Comments
Description
Transcript
Luca 6, 27-38 - Nuova evangelizzazione
Luca 6, 27-38 L`amore dei nemici 27 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28 benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30 Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. 31 E come volete che gli uomini facciano a voi, cosi anche voi fate a loro. 32 Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33 E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34 E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35 Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. 36 Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38 Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». ( Bibbia Cei : versione 2008) LETTURA (= leggere con intelligenza e comprendere con sapienza) Luca 6, 27-38 In quel tempo. Gesù disse ai suoi discepoli : ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l`altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dá a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell`Altissimo; perché egli è benevolo verso gl`ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». ( Bibbia Cei : versione 1971) Esegesi Il brano è situato nel contesto del “discorso della pianura”, in continuazione con le “beatitudini” e in collegamento con l’ultima benedizione ( “ Beati voi quando gli uomini vi odieranno” ), nel clima di inimicizia che può circondare i cristiani, dichiarati in questa situazione “beati”, dato il premio che avranno nei cieli. E partendo da questa situazione di inimicizia, Gesù parla dell’amore che deve riguardare tutti, compresi i nemici. AMATE I VOSTRI NEMICI ( 27 ) L’invito è rivolto alla comunità dei discepoli ( “disse ai suoi discepoli”), ma riguarda anche ogni singolo cristiano, come appare da quanto segue. L’amore del prossimo s’impone al cristiano col massimo grado di obbligatorietà. La formula “amate i nemici” può essere sostituita con “perdonate” e allora il precetto appare paradossale, dato che perdonare i nemici non è istintivo e che la natura umana, ferita dal peccato, spinge all’antipatia, al rancore , all’odio. Ma Gesù chiede di andare oltre il sentire umano, oltre il buon senso. FATE DEL BENE ( 28 ) L’amore, il perdono non è un semplice rimuovere, né un dimenticare, né un ignorare l’accaduto , ma è un operare sul versante positivo e il testo elenca una serie di interventi positivi possibili: “fate del bene”, “benedite”, “pregate”. Gesù dice : a odio rispondi con amore, a maledizione con benedizione, a calunnia con preghiera. A CHI TI PERCUOTE ( 29 ) Con linguaggio paradossale viene detto al seguace di Cristo che deve piuttosto lasciarsi percuotere, derubare, spogliare per invitarlo all’ideale evangelico della mitezza, della pazienza, della non violenza. CIO’ CHE VOLETE (31 ) Le esortazioni terminano con la cosiddetta “regola d’oro”, che troviamo sia nel Vecchio Testamento che nelle altre religioni, e che qui è presentata in forma positiva. E’ una regola conforme all’etica naturale, Ma quanto precede e quanto segue dice che il comportamento dei credenti deve superare questa norma. SE AMATE QUELLI CHE VI AMANO ( 32 ) L’amore dei cristiani deve essere superiore a quello dei “peccatori”. Costoro contraccambiano l’amore e i gesti di bontà ricevuti e non escono da un orizzonte istintivo ed egoistico e commercialistico o filantropico, senza prospettive superiori. Costoro ricevono già qui la loro ricompensa AMATE INVECE ( 35 ) Il bene va fatto per se stesso. I cristiani sono invitati ad amare i nemici, a beneficiare chi odia a condonare generosamente senza esigere restituzione, ad impegnarsi nella via di un amore universale. IL PREMIO SARA’ GRANDE (35 ) A chi ama in questo modo è riservato il premio divino. Come nella quarta beatitudine è assicurata una ricompensa nei cieli. SARETE FIGLI DELL’ALTISSIMO ( 35 ) Il discepolo che segue sempre le indicazioni della volontà di Dio ed “è benevolo verso tutti”, già ora ha la certezza che domani sarà in pienezza ciò che oggi è già, cioè figlio di Dio. Questa figliolanza è ad un tempo dono gratuito e realtà che si esprime mediante il pentimento, la fede e le opere. SIATE MISERRICORDIOSI ( 34) Dio è il modello di ogni cristiano. Il vertice delle esortazioni di Gesù è costituito dall’invito ad essere “misericordiosi” come è misericordioso Dio. Nel Vangelo di Matteo ( 5, 17-48 ) troviamo l’ invito analogo ad essere “santi” come il Padre. I due inviti vanno letti in sinossi: seguire la perfezione e la misericordia di Dio. NON GIUDICATE ( 37 ) Seguono logicamente l’invito a non giudicare e a perdonare, riassunto in due massime, una negativa ( non giudicare e non condannare) e l’altra positiva ( perdonate e date). Il riferimento a Dio è di aiuto al discepolo per opporsi alla tendenza di giudicare gli altri per giustificare se stessi, che è una delle debolezze più radicali della natura umana. VI SARA’ DATO ( 38 ) Chi ha un amore come quello indicato da Gesù avrà da Dio una grande ricompensa. L’immagine che qui è in risalto si capisce se si pensa alla rimunerazione data al servo in grano, base del sostentamento che veniva versato nelle falde della larga veste orientale. L’abbondante ricompensa verrà versata nelle pieghe di un’ideale veste. MEDITAZIONE (=meditare con attenzione e ascoltare con amore) AMATE I VOSTRI NEMICI La carità ci viene ordinata, quando ci viene detto: "Amate i vostri nemici" (Lc 6,27), e cosí si realizza quella parola della Chiesa di cui abbiamo parlato prima: "Ordinate in me la carità" (Ct 2,4), poiché la carità viene ordinata quando sono formulati i precetti della carità stessa. Osserva come si cominci dalle cose piú elevate, e si volga le spalle alla legge dopo le beatitudini. La legge comanda il ricorso alla vendetta (cf. Es 21,23-26); il Vangelo richiede per i nemici carità, bontà per l`odio, benedizioni per le maledizioni, invita a dare soccorso a chi ci perseguita, diffonde la pazienza tra gli affamati e la grazia della rimunerazione. Quanto è piú perfetto di un atleta colui che non si risente per l`offesa. (Ambrogio, In Lc, 6, 73..). AMARE CHI NON AMA Il cristiano si è formato a questa buona scuola e, non soddisfatto del diritto della natura, ne cerca anche la grazia. Se tutti anche i peccatori, sono d`accordo nel ricambiare l`affetto, colui che ha convinzioni piú elevate deve applicarsi con maggiore generosità all`esercizio della carità, al punto da amare anche coloro che non lo amano. Infatti, benché l`assenza di ogni titolo a essere amati escluda l`esercizio dell`amore, non tuttavia esclude l`esercizio della virtù. E come tu ti vergogneresti di non ricambiare l`amore a uno che ti ama, e per ricambiare il bene ricevuto ti metti ad amare, cosí per virtù devi amare chi non ama, affinché, amando, per virtù, tu incominci ad amare chi non amavi. Poiché, mentre è futile e vuota la ricompensa dell`affetto, duratura è la ricompensa della virtù. (Ambrogio, In Luc., 6, 73-77) LA CARITA E’ PAZIENTE Ed ecco che le parole dell`Apostolo: "La carità è paziente, benigna, non è invidiosa, non si gonfia d`orgoglio" (1Cor 13,4), appaiono perfette in questi precetti. Se essa è paziente, deve sopportare chi offende; se è benigna, non deve rispondere a chi maledice; se non cerca il bene per sé, non deve resistere a chi toglie; se non è invidiosa, non deve odiare il nemico. E tuttavia i precetti della carità divina vanno oltre quelli dell`Apostolo; dare è piú che cedere, amare i nemici è ben piú che non essere invidiosi. Tutto questo il Signore lo ha detto e fatto, egli che, oltraggiato, non ha restituito l`oltraggio; schiaffeggiato, non ha restituito gli schiaffi; spogliato, non ha opposto resistenza; crocifisso, ha chiesto perdono per gli stessi suoi persecutori, dicendo: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,34), scusava del loro crimine i suoi accusatori: quelli preparavano la croce, ed egli diffondeva grazia e salvezza. (Ambrogio, In Luc., 6, 73-77) DARE GRATUITAMENTE Il Signore ci ha dato come parola d`ordine, al posto di "non commettere adulterio", di "non desiderare neppure" (Mt 5,27-28); al posto di "non uccidere", di "non adirarsi" (Mt 5,21-22); al posto di pagare semplicemente le decime, di distribuire tutti i nostri averi ai poveri (cf. Mt 19,21), di amare non solo i nostri prossimi, ma anche i nemici (cf. Mt 5,4344); di essere non solo generosi e pronti a condividere (cf. 1Tm 6,18), ma di piú, di dare graziosamente i nostri beni a coloro che ce li prendono: "A chi ti sottrae la tunica, tu lascia anche il mantello; a chi ti prende un bene, non reclamarlo; e ciò che volete che gli uomini facciano nei vostri confronti, voi fatelo per loro" (Mt 5,40; Lc 6,30-31): in tal modo, non ci rattristeremo come persone derubate loro malgrado, ma ci rallegreremo al contrario come persone che avranno dato di buon animo, poiché faremo un dono gratuito al prossimo piú che una concessione alla necessità. "E se uno ti costringe a fare un miglio - aggiunge - "tu fanne con lui due" (Mt 5,41), per non seguirlo come uno schiavo, bensí precedendolo come un uomo libero, rendendoti in ogni cosa utile al tuo prossimo, non considerando la sua cattiveria, ma sovrabbondando in bontà alla stregua del Padre "che fa sorgere il suo sole sui giusti e sugli ingiusti e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti" (Mt 5,45). Tutto ciò, lo abbiamo detto piú sopra, non era questione di uno venuto ad abolire la Legge, quanto piuttosto di uno che la compiva e l`amplificava in noi. Come dire che è piú grande il servizio della libertà, ed una sottomissione e una pietà piú piene si sono radicate in noi nei riguardi del nostro Liberatore. Infatti, egli non ci ha liberati perché ci distaccassimo da lui - nessuno può, se posto fuori dai beni del Signore, procurarsi il nutrimento di salvezza -, ma perché, avendo ricevuto piú abbondantemente la sua grazia, noi lo amassimo maggiormente; e, avendolo amato maggiormente, ricevessimo da lui una gloria ancor piú grande, quando saremo per sempre alla presenza del Padre. (Ireneo di Lione, Adv. haer., 4, 13, 2-3) NON GIUDICATE Non giudicate, affinché non siate giudicati (Mt 7,1). Ma come? Non dovremo, dunque, rimproverare chi pecca? Anche Paolo ci vieta di farlo, o meglio ce lo vieta Gesú Cristo per mezzo di Paolo, con queste parole: "Tu poi perché giudichi il tuo fratello? E perché tu disprezzi il tuo fratello?" (Rm 14,10). "E chi sei tu che ti fai giudice del servo di un altro?" (Rm 14,4). E ancora: "Perciò non giudicate di nulla prima del tempo, finché non venga il Signore" (1Cor 4,5). Ma perché, poi, in un`altra circostanza lo stesso Apostolo aggiunge: "Riprendi, correggi, esorta" (2Tm 4,2)? E altrove ripete: "Quelli che peccano, riprendili alla presenza di tutti" (1Tm 5,20). E Cristo dice a Pietro: "Se il fratello tuo ha peccato contro di te, va` e ammoniscilo fra te e lui solo. Se poi non ascolta, prendi con te un`altra persona se neppure cosí dà ascolto, dillo alla Chiesa" (Mt 18,15-17). Perché Cristo invita tante persone, non soltanto a rimproverare, ma anche a punire coloro che peccano? …..Egli ordina, infatti, di considerare il peccatore ostinato, che non dà ascolto a nessuno, come il gentile e il pubblicano (cf. Mt 18,17). E perché ha dato anche le chiavi del cielo ai suoi apostoli? Se essi non possono giudicare, non hanno nessuna autorità su alcuno e, perciò, invano hanno ricevuto il potere di legare e di sciogliere. E d`altra parte se ciò prevalesse, la libertà cioè di peccare senza che nessuno ci rimproveri, tutto precipiterebbe in rovina, sia nella Chiesa, come nelle città e nelle famiglie. Se il padrone non giudicasse il suo servo, e la padrona la sua domestica, il padre il proprio figlio e l`amico il suo amico, la malvagità di certo aumenterebbe. E non soltanto l`amico deve giudicare l`amico, ma noi dobbiamo giudicare anche i nemici, poiché non facendolo non potremo mai sciogliere ed eliminare l`inimicizia esistente fra loro e noi, e tutto sarebbe sconvolto. (Giovanni Crisostomo, In Matth., 23, 1 s ) PAGLIUZZA ALTRUI …. TRAVE PRPRIA Qual è dunque il senso preciso di queste parole del Vangelo? Esaminiamole con cura, in modo che nessuno sia tentato di vedere in questo comando, che costituisce un rimedio di salvezza e di pace, uno strumento di sovversione e di turbamento. Soprattutto attraverso le parole che seguono, Cristo dimostra la forza e l`efficacia di questo precetto: «Perché - egli chiede - osservi la pagliuzza che è nell`occhio del tuo fratello e non badi alla trave che è nell`occhio tuo?». Può darsi che questa spiegazione appaia ancora oscura a molti spiriti pigri: io cercherò per questo di chiarirla, prendendo in esame il discorso. Mi sembra dunque che Cristo non vieti in senso assoluto di giudicare qualsiasi peccato, che non neghi questo diritto genericamente a tutti, ma a coloro che, pieni di un`infinità di vizi, condannano insolentemente gli altri per lievi colpe. E a me pare che qui egli voglia riferirsi anche ai Giudei, che erano severi censori delle piú piccole colpe del prossimo, mentre essi non si accorgevano di essere colpevoli di peccati ben piú gravi. Questa stessa cosa, infatti, Cristo ripete verso la fine del Vangelo, rimproverando i Giudei: "Affastellano carichi gravi e difficili a portarsi, e li impongono sulle spalle degli altri; ma essi non vogliono smuoverli con un dito" (Mt 23,24). E ancora: "Voi pagate la decima della menta, dell`aneto e del comino, e avete tralasciato le cose piú gravi della legge: la giustizia, la misericordia, la fedeltà" (Mt 23,23)…Anche Paolo non vietava ai Corinti di giudicare genericamente, ma proibiva soltanto di giudicare chi era loro preposto e li guidava, e su questioni ancora incerte e non chiare. Non vietava loro di correggere i peccatori. Il divieto che egli formulava non si rivolgeva a tutti indistintamente, ma solo a quei discepoli che osavano giudicare e condannare i loro maestri, e a coloro che, colpevoli di mille colpe, ardivano lanciare accuse atroci contro persone innocenti. (Giovanni Crisostomo, In Matth., 23, 1 s.) NELLA MISURA CON CUI PERDONIAMO E` proprio questo che Gesú Cristo vuol far capire qui: e non soltanto lo fa capire, ma con queste altre parole incute pure un grande timore e minaccia l`inevitabile supplizio: "Poiché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati" (Mt 7,2). Non è vostro fratello - egli dice - che voi condannate, ma voi stessi; siete voi che vi preparate un temibile tribunale, davanti al quale dovrete rendere conto rigoroso del vostro comportamento. Come Dio ci perdonerà i nostri peccati nella misura in cui noi avremo perdonato agli altri, cosí anche ci giudicherà nella misura in cui avremo giudicato gli altri. Non dobbiamo, quindi, né ingiuriare, né insultare coloro che peccano, ma dobbiamo avvertirli. Non bisogna dirne male e diffamarli, ma consigliarli. Dobbiamo correggerli con amore e non insorgere contro di loro con arroganza. Se trattate il vostro prossimo senza rispetto e senza pietà quando dovrete decidere dei suoi errori e determinare le sue colpe, non sarà lui, ma voi a essere condannati all`estremo supplizio. (Giovanni Crisostomo, In Matth., 23, 1 s.) NON DIVENTARE GIUDICI ASPRI E SEVERI Vedete come sono lievi questi due comandi di Gesú, e come essi costituiscono in effetti una sorgente di grandi beni per coloro che li praticano e, per conseguenza, di mali per quanti li trascurano? Chi perdona suo fratello, libera se medesimo da ogni accusa, prima ancora che suo fratello, senza che gli costi alcun sacrificio. Chi giudica le colpe degli altri con moderazione e con indulgenza, accumula in tal modo per se stesso un grande tesoro di misericordia. Qualcuno potrebbe dirmi a questo punto: Ma se un uomo cade nella fornicazione, non gli si dovrà dunque dire che la fornicazione è un male e non si dovrà correggerlo con energia per il suo peccato? Correggilo, certo, però, non come se tu fossi un nemico che chiede giustizia, ma comportandoti come un medico che prepara il rimedio per guarire il malato. Cristo non ti disse di non impedire al prossimo di peccare, ma ti ordinò di non giudicare, cioè di non diventare un giudice aspro e severo. Inoltre egli non parla qui, come ho già cercato di chiarire, dei grandi peccati, dei delitti gravissimi, ma di quelle colpe che paiono tali e non lo sono.Ecco infatti che dice: "Perché osservi la pagliuzza che è nel l`occhio del tuo fratello?" (Mt 7,3). Questa è una colpa in cui cadono tuttora molti uomini. Se vedono che un religioso ha un abito in piú, subito gli rinfacciano la regola di povertà che il Signore ha dato; ma non tengono conto che essi rubano a piú non posso e ogni giorno accumulano ingiuste ricchezze. E se vedono che prende un po` piú di cibo, subito assumono il ruolo dei severi accusatori, essi che passano tutta la loro vita negli eccessi del bere e del mangiare. Non si accorgono che cosí facendo attirano sul loro capo, oltre a quanto già meritano per i loro delitti, un fuoco ancor piú intenso e che, giudicando gli altri in tal modo, privano se stessi di ogni scusa e attenuante. (Giovanni Crisostomo, In Matth., 23, 1 s.) LA REGOLA D’ORO La regola d’oro universale (“ Non fare agli altri ciò che non piace a te” (Tb 4, 15) ) è superata dalla carità cristiana, che implica pazienza, mitezza, non violenza, amore dei nemici , non giudizio, non condanna, perdono sempre, preghiera per i nemici, dono della vita. La fonte, il modello e la meta di questa carità è Dio ricco di misericordia. La carità rende figli di Dio. La Chiesa primitiva annunzia ed attua il comando di Gesù: ad essere gente di carità. ( Rm 12, 21; Rom 12, 17-21; At 7, 57ss; At 5, 41 ) FORMA PIU’ ALTA DELL’AMORE Tre brani sul tema dell'amore seguono la proclamazione delle beatitudini. La nuova logica creata dall'annuncio della salvezza per i poveri e gli oppressi si concretizza nell'attenzione verso il prossimo, nell'amore per l'altro che prolunga la misericordia di Gesù. Luca presenta per prima la forma più alta dell'amore, quello per i nemici (Lc 6,27-30), che trova il suo significato nella piena partecipazione alla vita degli altri, la «regola d'oro» del v. 31. Segue un brano relativo all'amore disinteressato e gratuito (6,32-35) e, infine, un detto di Gesù relativo al perdono e alla generosità (6,36-38). La beatitudine della povertà ha pertanto senso soltanto nell'ottica di un amore che non è semplice filantropia, un «esser buoni» dettato da motivazioni umanitarie, ma piuttosto, con le parole di Luca, un «essere misericordiosi com'è misericordioso il Padre vostro» (v. 38; cf. Mt 5,48!).( Luca Mazzenghi) RIVOLUZIONE TOTALE Quello che Gesù afferma come cuore irradiante del suo insegnamento è: «Amate i vostri nemici». È detto all'inizio e alla fine di questo discorso , come a racchiudere entro questo confine il senso e il succo di tutto il messaggio. È questa una rivoluzione totale. Il nostro amore non è di questa natura. Noi amiamo ciò che ci piace, ciò che ci serve. Il nostro è un amore che «risponde» a qualcosa che per un verso o per l'altro ci attira o ci può procurare un guadagno. Quando c'è indifferenza o, peggio, ostilità, il nostro amore si blocca, può diventare addirittura odio. Di contro a un amore che è risposta e che si blocca di fronte all'ostacolo, Gesù propone un amore che è iniziativa e che non si ferma davanti a niente. Questo spiega perché Gesù parte proponendo senza mezzi termini quello che sembra decisamente un assurdo: l'amore per i nemici, cioè l'amore là dove nessuno di noi penserebbe di poterlo portare, là dove non c'è niente che stimoli il «nostro» amore. È il solito stile di Gesù: mandare subito all'aria, con affermazioni radicali, il nostro «buon senso». ( Domenico Pezzini ) FATE DEL BENE A CHI VI ODIA Capito questo, tutto il resto è un corollario: sono indicazioni che trovano la loro logica solo nella luce della prima affermazione. Fare del bene a chi ci odia è un altro modo di presentare un amore che parte di propria iniziativa, che è felice di essere quello che è: la gioia di amare, e basta, perché è più bello. E poi la gioia di benedire, la gioia di fare comunque qualcosa per gli altri: dove non è possibile arrivare con il gesto, si può almeno «pregare per quelli che ci maltrattano», come ha fatto Gesù sulla croce. Sono proposte da vertigine; si sa che l'amore fa diventare scemi, ma questa che promette Gesù è l'unica follia sana. Questa è la vera libertà, e Dio sa quanto sia raro il raggiungerla, e quanto costi il mantenervisi. (Domenico Pezzini ) AMORE VERSO TUTTI I poveri devono avere il primo posto, la scelta preferenziale dei poveri è una profonda esigenza evangelica, perché questa è la logica dell'amore nella famiglia di Dio. Ma la carità-amore si estende a tutti i rapporti con tutti gli uomini. Con il vangelo di oggi il Signore Gesù ci chiede di verifìcarci con onestà e chiarezza su tre punti: 1° Amiamo i nostri nemici? Facciamo del bene a quelli che ci odiano? Preghiamo per quelli che ci calunniano? Nel Padre nostro Gesù ci ha insegnato a pregare così: «rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori». Ciò vuoi dire che, se non perdoniamo, noi stessi chiediamo al Signore che non perdoni a noi. 2° Con quale scopo facciamo qualche cosa per gli altri? È umano farlo per portare a casa qualche cosa. È cristiano farlo per amore e basta, a fondo perduto, senza aspettarci nulla. 3° Quale parte ha il giudizio, la critica, la mormorazione degli altri nella nostra vita? (Giovanni Gallo ) FIGLI DELL’ALTISSIMO L’amore per il nemico di cui parla il Vangelo non è un atteggiamento derivante da un’ideologia pacifista o da dottrine di resistenza non violenta. Il cristiano agisce così perché porta in sé l’immagine “dell’Altissimo”, che è “benevolo verso gli ingrati e i malvagi” ( Lc 6, 35 ). Egli cerca di corrispondere a Colui che lo ha amato , nonostante il suo peccato (Rm 5,8) , “ Quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo” (Rm 5, 10): ecco quello che il cristiano cerca di tradurre nel suo atteggiamento. L’amore del nemico infatti non è motivato da nessuna ricompensa. Il “premio” di cui si parla al v. 35 altro non è che la dichiarazione di quello che siamo in Cristo: “ figli dell’Altissimo”. L’amore per il nemici scaturisce dunque dall’esigenza profonda di riflettere l’amore con il quale siamo stati amati: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”. Se crediamo che in Cristo il giudizio è la manifestazione dell’immensa misericordia di Dio nei nostri confronti, allora questo si deve percepire e vedere nel nostro comportamento: la misericordia deve riflettere la misericordia infinita di Dio. Ma il nostro atteggiamento ha anche una portata escatologica: vivendo nella misericordia di Dio e manifestandola con il nostro comportamento, anticipiamo già l’ultimo giudizio che rivelerà la piena misura dell’amore divino: “ Una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata in seno”. Se con la misericordia avremo corrisposto alla misericordia di Dio. allora si rivelerà la pienezza e l’immensità del dono in confronto alla piccolezza della nostra capacità di amare. ( Daniele Attinger ) INTERROGATIVI Ci siamo resi conto che Dio non ci tratta secondo le nostre colpe? Sappiamo vedere i segni dell’amore di Dio nell’ambiente in cui viviamo. Sappiamo accorgerci che il bene esiste ed opera? Perché si è tanto portati a squalificare, a strumentalizzare, a guardare negli altri prima i difetti anziché i pregi? Siamo consapevoli che amare solo coloro che ci amano, fare del bene solo a ci fa del bene, dare solo a coloro che contraccambieranno non è un comportamento da cristiani? Riusciamo a cogliere in tutta la sua intensità il comando di Gesù ai cristiani: amate senza interesse, siete miti, misericordiosi, non violenti, perdonate i vostri nemici, fate loro del bene, benediteli, pregate per loro? Come si leggono gli appelli all’amore verso i nemici e verso coloro dei quali si è certi di non ricevere niente in cambio? Abbiamo conosciuto persone che amano come Dio insegna? Come fanno ad amare così? Quale è il loro punto di riferimento? Dove trovano la forza? Come viviamo, come ci comportino, come amiamo di fatto? Quali atteggiamenti educano la nostra vita all’amore e la costruiscono attorno ad esso? PREGHIERA (= pregare la parola) • Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie. salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia. Buono e pietoso è il Signore, lento all`ira e grande nell`amore. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono; come dista l`oriente dall`occidente, così allontana da noi le nostre colpe. Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono. (Dal Salmo 102 ) • Noi pieghiamo le ginocchio davanti a te, o Padre, e ti supplichiamo perché tu ci conceda secondo la ricchezza della tua gloria, di essere potentemente rafforzati dal tuo Spirito nell'uomo inferiore. Il Cristo abiti per la fede nei nostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siamo in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità e conoscere il tuo amore che sorpassa ogni conoscenza, per essere ricolmi della tua vita. (cf Ef 3,17-19). • Perché scompaia da noi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità, e regni in noi la legge dello Spirito d'amore, Padre di misericordia, rendici misericordiosi. • Perché sappiamo essere benevoli gli uni verso gli altri, perdonandoci a vicenda come tu ci hai perdonato in Cristo, Padre di misericordia, rendici misericordiosi. • Perché, quali figli a te carissimi, imitiamo la tua bontà e la tua dolcezza verso tutti, Padre di misericordia, rendici misericordiosi • Perché camminiamo nella carità, nel modo che anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi offrendosi in sacrificio di soave odore, Padre di misericordia, rendici misericordiosi ( S. Benedettine M.E da Ef 4,31-5,2). • O alta, eterna Trinità, volgi lo sguardo della tua misericordia sopra le tue creature. Io so che la misericordia ti è propria; e ovunque io guardi altro non trovo fuorché la tua misericordia; perciò corro e grido dinanzi alla misericordia tua perché tu faccia misericordia al mondo. La misericordia tua ci ha creati; la stessa misericordia ci ha ricomprati dalla morte eterna. La misericordia tua ci conserva e prolunga la vita dandoci il tempo per ritornare e riconciliarci con te. O misericordioso e pietoso Padre, per misericordia ci concedi le grandi consolazioni, affinché siamo spinti ad amare, poiché il cuore della creatura è attirato dall'amore.» La misericordia tua anche ci dà e permette pene e afflizioni affinché impariamo a conoscere noi stessi e acquistare la virtù piccola della vera umiltà. Per misericordia riservasti le cicatrici nel corpo del tuo Figliolo, perché con esse egli chieda misericordia per noi dinanzi alla tua maestà. A te rendiamo grazie. ( S. Caterina da Siena Oratio IX ) • Signore, fammi strumento dell'amore e della pace: dove è l'odio, ch'io porti l'amore; dove è offesa, ch'io porti il perdono; dove è discordia, ch'io porti l'unione; dove è l'errore, ch'io porti la verità; dove è tenebra, ch'io porti la luce; dove è sofferenza, ch'io porti la gioia. Poiché io esisto non per essere consolato, ma per consolare; non per essere compreso, ma per comprendere. Poiché dando si riceve; perdonando si è perdonati; morendo si risuscita a vita nuova. (San Francesco d'Assisi) • È così fin dall'origine del mondo: sette volte sarà ucciso chi uccide Caino! Solo tu. Signore, hai voluto spezzare questa spirale di morte ma noi non ti abbiamo dato ascolto, perciò la condizione umana, è ancora più minacciata: solo il tuo vangelo ci può salvare. Signore. (David Maria Turoldo ) • Contempliamo con stupore l’immensità del tuo amore, o Signore, “che sorpassa ogni conoscenza”. ( Ef 3, 17-19 ) • Padre di misericordia fa che sapendo di essere amati e perdonati senza nostro merito, impariamo a modellare le nostre relazioni alla luce della tua gratuità. • “O Padre, per misericordia ci concedi le grandi consolazioni, affinché siamo spinti ad amare, perché il cuore della creatura è attratto dall’amore .( S. Caterina da Siena ) • Padre clementissimo, che nel tuo unico Figlio ci riveli l’amore gratuito e universale, donaci un cuore nuovo, perché diventiamo capaci di amare anche i nostri nemici e di benedire chi ci fa del male. ( Colletta 7 perannum C )) • Illumina, Signore, la tua Chiesa perché possa superare le incomprensioni e le chiusure storiche nei confronti delle altre confessioni cristiane. • Ave, speranza nostra, ave, benigna e pia, ave, piena di grazia, o Vergine Maria. Ave, fulgida rosa, roveto sempre ardente, ave, pianta fiorita dalla stirpe di Iesse. In te vinta è la morte, la schiavitù è redenta, ridonata la pace, aperto il Paradiso. O Trinità santissima, a tè l'inno di grazie, per Maria nostra Madre, nei secoli dei secoli. Amen. CONTEMPLAZIONE ( = silenziosa accoglienza della parola di Dio) AZIONE ( = assunzione di impegni concreti ) Offriamo al mondo la profezia di un amore incondizionato e universale. 7 Domenica durante l’anno : C 15