Fortunio Liceti: un punto di svolta negli studi sui “mostri” e l`inizio
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Fortunio Liceti: un punto di svolta negli studi sui “mostri” e l`inizio
© Springer-Verlag 2002 Pathologica (2002) 94:263-268 RILETTURE E. Fulcheri Fortunio Liceti: un punto di svolta negli studi sui “mostri” e l’inizio della moderna teratologia Calcifying fibrous pseudotumour of pleura: a case report Il neologismo “teratologia” venne coniato agli inizi dell’Ottocento da Etienne Geoffroy Saint-Hilaire, padre del ben più noto Isidore, Autore appunto del celebre trattato [1], per indicare una disciplina che ormai da duecento anni si era progressivamente sviluppata su solide basi scientifiche fondate sull’osservazione clinica ed anatomica dei casi. Si dovrà però attendere la fine dell’Ottocento per avere dal bolognese Taruffi la prima e più importante trattazione sistematica delle malformazioni congenite e degli errori di sviluppo dell’embrione e del feto [2]; vera “summa” di dismorfologia e di teratologia. Le descrizioni di “mostri” o “fenomeni” come pure gli studi sistematici di questi furono numerosi in tutte le epoche storiche a partire dal periodo greco-romano sino al Medioevo e al Rinascimento; tutti sostanzialmente basati su interpretazioni e rivisitazioni del mito o sulle teorie aristoteliche e sulla classificazione che dei mostri aveva fatto Empedocle prima e Sant’Isidoro di Siviglia poi. Gran parte delle descrizioni, pur originate dall’osservazione diretta o riferita di casi reali, si sviluppava poi con elaborazioni filosofiche o veniva arricchita da fantasiose costruzioni, volte più ad interpretare che non a descrivere il fenomeno. Spesso, preziose incisioni documentavano i casi raccolti, ma con le raffigurazioni non si descriveva e analizzava la morfologia delle malformazioni quanto piuttosto si cercava di giustificare l’interpretazione che di esse veniva data dall’Autore. Non quindi una documentazione scientifica, bensì la raffigurazione del pensiero dell’Autore o la formalizzazione dell’interpretazione fantasiosa di chi aveva osservato il fenomeno. E. Fulcheri () Sezione di Anatomia Patologica, Dipartimento di Discipline Chirurgiche Morfologiche e Metodologie Integrate, Università degli Studi di Genova, Via de Toni 14, I-16132 Genova, Italia e-mail: [email protected] Tel.: +39-010-3537816 Fax: +39-010-3537803 Solo agli inizi del Seicento uno studioso italiano con un trattato molto dottrinale, logico, classificativo e apparentemente poco innovativo, di fatto segnò una svolta negli studi di teratologia e in genere sulle malformazioni congenite: si tratta di Fortunio Liceti. Da quel momento in poi, lo studio sui “mostri” diventò scienza con una potenzialità insospettata persino dall’Autore stesso che ne creò i presupposti. Fortunio Liceti nacque a Rapallo (Genova) il 3 ottobre 1577 e nel 1595 si recò a Bologna ove per cinque anni frequentò le lezioni di Medicina Teorica e Pratica tenute dal Costeo e dal Pendasio. Nel 1600 veniva ascritto al Collegio dei Dottori in Genova e nello stesso anno si trasferiva a Pisa per ricoprire il posto di Pubblico Lettore di Logica, ricevendo successivamente, presso lo stesso Ateneo, l’incarico delle lezioni di Filosofia Aristotelica. Dopo nove anni venne chiamato a Padova ove tenne la cattedra di Filosofia per ben ventidue anni. Nel 1631 lasciò Padova, a seguito di accesi contrasti con i colleghi per trasferirsi a Bologna, città dei suoi studi giovanili, ove restò per quattordici anni prima di fare nuovamente rientro in Padova per tenervi la cattedra di primo professore di Medicina. La carriera universitaria si concluse felicemente presso l’Ateneo patavino ove riscosse incondizionati apprezzamenti e dove morì ottuagenario nel 1657 (Fig. 1). Nel 1616 pubblicò a Padova il De Monstrorum causis natura et differentiis [3]; qui Liceti raccolse tutta la scienza teratologica sino allora conosciuta, elaborandola con una logica ed una capacità di sintesi notevole. Trasse il suo materiale da alcune osservazioni personali, ma soprattutto raccolse ed analizzò quasi tutti i lavori scientifici e le memorie dei suoi predecessori. La tecnica del riesaminare e rivisitare i casi del passato consentì questa monumentale composizione. Nell’edizione del De Monstris del 1668, all’opera di Liceti, arricchita di preziose incisioni, si aggiunge la parte di Gerardo Blasio (Fig. 2) [4]. Tralasciate le visioni immaginistiche e le fantasie, vengono riportate, nella Appendix Monstra quaedam nova et rariora, le ultime osservazioni di 264 Fortunio Liceti: un punto di svolta negli studi sui “mostri” Fig. 1 Ritratto di Fortunio Liceti Fig. 2 Frontespizio dell’edizione del “De Monstris” del 1668, in cui l’Autore stesso viene raffigurato nell’atto di alzare il sipario su una scena variamente popolata da mostri umani Tulp, Bonzio, Bartolino, Borello, de Bils, Everardo e Heiland. In queste descrizioni vi è già un più attento esame del caso, le tavole perdono la figurazione surreale per adeguarsi maggiormente alla realtà anatomica e in alcuni casi si giunge persino ad un’indagine autoptica documentata da apposite incisioni. L’opera di Liceti è divisa in due libri: nel primo, l’Autore discute sul significato del termine “monstrum” e sulla etimologia della parola, sulla reale esistenza dei mostri umani e quindi sulla varietà delle cause in genere; nel secondo, si addentra nella casistica, cercando di porre ordine nella materia, classificando le varie forme secondo uno schema logico che le suddivida raggruppandole a seconda delle cause ritenute specifiche. La classificazione prevede due categorie: quella dei mostri “uniformi“ (quando appartengono alla stessa specie) e quella dei mostri “polimorfi” (composti da specie diverse). Nella prima categoria, quella dei mostri uniformi, vengono distinti: 1. i mostri uniformi mutili; 2. i mostri di natura eccedente; 3. i mostri doppi (Fig. 3); 4. i mostri di difforme natura; 5. i mostri informi; 6. i mostri irregolari. La classificazione appare poco originale e ricalca quelle precedenti di stampo aristotelico. Ancor meno originale è la seconda categoria relativa ai mostri polimorfi ove, seguendo veramente con poco criticismo le cognizioni e le credenze del passato, distingue i mostri multiformi (di doppia natura umana, mascolina e femminea), i mostri multiformi di doppia natura, umana e ferina, ed infine i mostri composti da parti di animali diversi. In questa seconda parte, sembra che il Liceti accetti passivamente e senza critica le credenze del passato piuttosto che tentare di analizzarne i contenuti o confutarle. Capace di grosse intuizioni e tentando una elaborazione veramente sistematica della materia, sembra poco curarsi di demolire una parte, quella relativa alla doppia natura umana e ferina dei mostri, alla quale poco dovette credere, quasi fosse uno scotto da pagare per essere lui vissuto troppo presto ed in un’epoca ancor troppo influenzata dalla classicità e dall’aristotelismo. Uniche eccezioni si devono annotare quando, a proposito dei mostri di doppia natura umana e ferina, il Liceti così distingue: “non si deve considerare identico ciò che è soltanto somigliante: identico è ciò che attiene alla forma in- Fortunio Liceti: un punto di svolta negli studi sui “mostri” 265 Fig. 3 “De Monstris” (1668) di Fortunio Liceti: mostri doppi teriore ed essenziale, simile è ciò che si riferisce all’esteriore ed accidentale; orbene in questi casi (mostri multiformi di doppia natura, umana e ferina) si tratta di cose simili e non di cose identiche, perciò si può pensare che la natura possa creare tali mostri, perchè non lo potrebbe se si trattasse di identità”. Con tali argomenti, da buon aristotelico logico, pone le basi per confutare la sua stessa teoria, di fatto negando che possano esistere commistioni di sostanza tra due generi. La classificazione del Liceti ha poco di originale in quanto ricalca in parte quella di Sant’Isidoro di Siviglia che era impostata su di un criterio morfologico. Sempre nei primi anni del Seicento sono significative altre due classificazioni basate non sulle cause o sulla forma ma su di un criterio topografico delle anomalie: una quella degli Schenk [5] e l’altra di Aldrovandi [6]. È proprio l’Aldrovandi che pone anche esempi di mostruosità sia umane che animali nelle sue collezioni naturalistiche contribuendo così, con Liceti, alla costruzione della scienza della teratologia. L’originalità dell’opera di Liceti consiste nell’aver cercato di identificare per la prima volta nella storia della teratologia le cause delle malformazioni. Viene abbandonato il concetto delle “razze di uomini mostruosi”, tanto caro al periodo ellenistico e romano, come pure il concetto del mostro formatosi per volontà divina o astrale. Le cause identificate, pur con pesanti retaggi legati alle teorie aristoteliche, quali l’influenza delle passioni e dei sentimenti materni (causa tutt’oggi ancora presente nell’immaginario popolare), sono ricercate in ambito più scientifico ed alcune di esse, come più avanti vedremo, veramente innovative, sì che proprio in questo aspetto, a parer nostro, risiede l’importanza e l’aspetto più interessante dell’opera. Le cause identificate da Liceti sono nell’ordine: immaginazione dei genitori (vale a dire i sogni), sovrabbondanza di materia, difetto di materia (che può esprimersi sia come mancanza di parti sia perchè la materia, insufficiente a formare due individui è obbligata a generarne uno con parti in eccesso), superfetazione (ripetuta infusione di seme nell’utero), ristrettezza dell’utero, eredità (difetti già presenti in uno o in entrambi i genitori), difetto di nutrizione, passioni dell’animo (aristotelicamente distinguendo l’anima sensitiva da quella intellettiva), traumi violenti sul corpo materno, malattie del feto. Queste teorie sono enunciate e discusse per tutte e sei le sotto-categorie dei mostri uniformi (che come già detto è la parte più interessante del trattato). Ad esempio, potremmo citare le sette cause elencate (dal capitolo II al capitolo IX del secondo libro) per spiegare la tipologia ed origine della prima categoria, quella dei “monstra mutila” – mostri uniformi mutili: – “... ex propria materia defectu ...”; – “... ex debilitate ac defectu virtutis formatricis ...”; – “... in angustia uteri ac loci satum continentis ...”; – “... ad materiam ineptitudinem redigitur ...”; – “... ex parente itidem trunco ...”; – “... ad morbum fetus attinere dicitur ...”; – “... ex immaginationis parentum vi exoriri non posse ...”. Dovendo scegliere quali delle cause enunciate siano veramente innovative, non solo per l’epoca in cui venne elaborata l’opera ma in prospettiva per i secoli successivi, pare 266 di poterne individuare fondamentalmente due. In primo luogo, l’aver attribuito grande importanza alla “patologia propria del feto” come causa di malformazione ed, in secondo luogo, l’aver identificato, sempre come causa di malformazione, le anomalie e i difetti utero-placentari (Fig. 4). Tra le patologie del feto, Liceti comprende, in primo luogo, le anomalie del moto formativo, per cui le parti che via via si vanno formando non riescono a collocarsi nella posizione topografica ortologica, o ancora “lo spostamento di parti del corpo del feto per produzione di gas nell’utero o per traumi dell’utero”; in secondo luogo, ma con concetti non meno importanti, comprende le infiammazioni: “una infiammazione, un umore rodente, la lue gallica ... o qualunque altra malattia può privare di un membro il feto; ma la natura, guarendo la parte, e consolidandosi la cicatrice, il feto può nascere mutilato in conseguenza della malattia sofferta” (Libro II, Cap VIII). In altre parole, è importante che si delinei la possibilità di avere malformazioni non solo per difetti di prima formazione, ma anche come difetti di sviluppo e maturazione o per cause estrinseche. Possono qui essere comprese anche le cause meccaniche come nella sequenza da bande amniotiche (Fig. 5). Il concetto bene intuito era già stato sviluppato nel capitolo V quando si parla della “ristrettezza dell’utero” (... solam uteri, membranae situm ambientis angustiam in ea regione ...). Secondo l’Autore possono determinare anomale condizioni di ristrettezza dell’utero qualsivoglia patologia delle strutture anatomiche adiacenti o contigue all’utero Fortunio Liceti: un punto di svolta negli studi sui “mostri” stesso, qualsiasi causa compressiva ab estrinseco sull’utero compresa “ventris adstrictionem studiose a muliere factam seu conceptus occultandi causa ...” ma ancor più per cattiva conformazione dell’utero, per tumori, per presenza di una mole occupante spazio o per la presenza di due feti gemelli in un utero che per ampiezza delle membrane potesse accoglierne uno solo, ma ancor più per anormale situazione della placenta “... intra vicinarum partum cavitates ... ( placenta previa). È un punto davvero interessante quello che pone l’attenzione sulla patologia placentare “in quanto indurendosi può occupare luoghi innaturali e danneggiare il feto o possono cambiare le caratteristiche delle membrane e consumarsi il liquido”. L’indurimento della placenta può ben essere inteso genericamente come una intuizione dei fenomeni degenerativi o ischemici che portano all’insufficienza placentare e non troppa fatica occorre fare per interpretare le possibili alterazioni quantitative del liquido amniotico. Strettamente collegato a queste ipotesi è il concetto di “difetto di nutrizione”; stando alle teorie di Aristotele “tutto ciò che soffre degenera” ed allora se tutto il feto soffre per denutrizione è portato a degenerare ma anche, se una parte del feto soffre per denutrizione (difetto di vascolarizzazione) è obbligata a degenerare “delle varie parti del corpo per cui alcune ne assumono di più ed altre meno” (inutile citare il campo delle ipoplasie). Ancora più moderna appare la teoria relativa alla “angustia dell’utero” per spiegare i mostri mutili ove sembra deli- Fig. 4 “De Monstris” (1668) di Fortunio Liceti: mostri per causa ereditaria Fortunio Liceti: un punto di svolta negli studi sui “mostri” 267 Fig. 5 “De Monstris” (1668) di Fortunio Liceti: mostri mutili nearsi chiaramente il concetto di deformazione in utero. Per una cattiva conformazione dell’utero o abnorme posizione della placenta, piccola ed inadeguata ad accogliere il feto, possono determinarsi mostruosità che oggi definiremmo deformazioni (piedi torti ad esempio). Per sottolineare quanta importanza Liceti attribuisse alle cause fisiche e meccaniche è sufficiente rifarsi a quando parla della possibilità di formare mostri al di fuori dell’utero. Ricorda che “per opera dell’agricoltore si possono creare stirpi vegetali mostruose; .... così fanno, unendo insieme due corpi, ed in parte amputandoli, i ciarlatani, e così succede per imperizia dei chirurghi o per negligenza dei malati, che alcune parti del corpo ferite o escoriate, possono cicatrizzandosi far apparire una forma mostruosa di uomo (... cicatrice monstra nobis apparent ...); così si creano dei mostri al di fuori dell’utero. Dunque le teorie di Liceti sono estremamente innovative e lasciano trasparire, al di là delle scorie e delle incrostazioni, una mente duttile ed aperta che con brillante intuizione distingueva le malformazioni congenite e le agenesie dagli errori di sviluppo, i difetti di fusione o di sepimentazione dalle deformazioni; concetti che solo tre secoli più tardi verranno compresi ed analizzati. In questo forse risiede l’importanza dell’opera del Liceti, che forse financo a lui non fu chiara come non furono chiare queste intuizioni negli anni a venire. Liceti aveva posto le basi, aveva insegnato a guardare i “mostri” e ragionare prima sulla forma, la morfologia, piuttosto che elucubrare sulle cause ed aveva insegnato anche che quando si pensa alle cause occorre guardarsi attorno, guardare alla realtà materno-fetale ed alle condizioni di sviluppo e maturazione del feto come pure alle possibili malattie fetali. Ragionamenti tutti che ancora oggi sono di guida per chi vuol fare una teratologia moderna basata sul sempre valido criterio dell’osservazione. Tabella 1 Le due classificazioni dei mostri umani, quella di Sant’Isidoro di Siviglia e di Fortunio Liceti poste a confronto Sant’Isidoro Liceti Grandezza Piccolezza Difetto di parti Trasformazione di parti Mutazione di luogo Adesione di parti Sviluppo precoce o tardivo di parti Rimescolamento di generi Complesso di più deformità Uniformi mutili Di natura eccedente (con parti superflue) Doppi (di natura dubbia) Di difforme natura (deformi) Informi Irregolari (enormi) Multiformi di doppia natura umana Multiformi di doppia natura umana e ferina Fortunio Liceti: un punto di svolta negli studi sui “mostri” 268 Bibliografia 1. 2. Geoffroy Saint-Hilaire I (1832-1837) Histoire générale et particulière des anomalies de l’organisation chez l’homme et les animaux ..., des monstruosités ... ou Traité de tératologie. Avec Atlas. JB Baillière, Parigi Taruffi C (1984) Storia della teratologia. Regia Tipografia, Bologna 3. 4. 5. 6. Liceti F (1616) De Monstrorum causis natura et differentiis libri duo Gasparem Crivellarium, Patavi Liceti F. (1668) De Monstris, ex recensione Gherardi Blaxii. P. Frambotti, Patavi Schenk (1609) Monstruorum historia memorabilis. Supplementum ab osservationes. Francoforte Aldrovandi U (1642) De monstruorum historia. Bononiae