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Mostri nella cronaca di Matteo Villani Un “teatrino delle difformità

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Mostri nella cronaca di Matteo Villani Un “teatrino delle difformità
ELISA ANDRETTA - UNIVERSO DEI MEDICI E MONDO DEI CHIRURGHI NELLA ROMA CINQUECENTESCA
Mostri nella cronaca di Matteo Villani
Un “teatrino delle difformità” del XIV secolo
LORENZO MONTEMAGNO CISERI
Riassunto
Nella Cronica del fiorentino Matteo Villani sono presenti molte descrizioni
di nascite mostruose che risultano a tutt’oggi, sorprendentemente, quasi del
tutto ignorate dalla letteratura teratologica. Nel presente studio si è tentato,
considerando il loro inquadramento storico anche in relazione con le fonti
classiche sui mostri, di analizzare quanto di realmente patologico vi fosse in
quei resoconti tanto meravigliosi. Evitando inopportune forme di presentismo,
si è quindi tentato di fornire una quanto più possibile stretta associazione tra
i casi presentati nella cronaca e la corrispondente sindrome malformativa che
li aveva presumibilmente generati. Si sono distinte quindi, all’interno dello
scritto, le informazioni medico-patologiche da quelle strettamente fantasiose
o letterarie. Evidenziando così, tra gli altri, casi di esadattilia, ipertricosi, due
gemelli congiunti craniopagi ed un possibile caso di Sindrome di Roberts.
Introduzione
“[...] tra i presagi più funesti
vanno annoverati i parti mostruosi
di svariate forme, avvenuti nei modi più diversi.”
(Plinio Naturalis historia)
La più celebre cronaca fiorentina del XIV secolo fu, possiamo dire,
un’impresa a carattere familiare che vide il fratello Matteo e il nipote Filippo
proseguire la compilazione iniziata dal capostipite Giovanni Villani1. Nel
quarto di secolo che va dal 1348 al 1363 fu proprio Matteo Villani a scrivere
degli avvenimenti di Firenze e del contado fiorentino dai quali spesso traspare,
Di non particolare rilievo è infatti l’opera di aggiornamento della Cronaca da parte di Filippo,
figlio di Matteo, morto a sua volta di peste del 1363, che egli condusse soltanto fino al racconto
della pace di Firenze con Pisa nel 1364. Filippo redasse infatti solo i capitoli dal 61 al 102 del
libro XI e non incluse in essi descrizioni di nascite mostruose o eventi meravigliosi. Cfr. Villani,
1995, II, pp. 663-748. Sulla figura di Filippo Villani cfr. anche Tanturli, 1997.
1
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MEDICINA & STORIA - SAGGI
diversamente dagli altri due cronisti, uno spiccato, quanto personale, senso
del meraviglioso. Si può ricordare in tal senso l’episodio in cui egli narra di un
fulmine che colpì il campanile dei frati predicatori di Firenze:
Nel detto anno [1358], a dì XX d’aprile, nell’ora quasi di mezza notte, il tempo
ch’era sereno si turbò con disordinata e sùbita pioggia, e una folgore percosse
nella punta del campanile de’ frati predicatori, dov’era uno agnolo di marmo
di statura in altezza di IIII braccia e con grandi alie di ferro, il quale volgea
sopra una grossa stanga di ferro, mostrando col braccio steso il segno de’ venti,
la quale figura in·molte parti spezzò, e la stanga volta in arco volse con una
gran corteccia del campanile, e assai di lontano gittò le pietre, spargendole; e
discesa nella maggiore cappella in più parti la ‘ncese [= arse], e abronzò le figure,
e il simile fé nel dormentoro sanza far danno a persona, vituperando le cose
pompose. Stimossi per molti che ciò non fosse sanza singulare dimostramento d’oculto giudicio, considerato che’ frati del detto luogo disordinatamente
passando l’umilità delle regola loro data da san Domenico, i loro chiostri e
dormentori sono pomposi, vezzosamente intendendo alle dilicatezze e piaceri
temporali. E di ciò acorgendosi il venerabile maestro Piero delli Strozzi del
detto ordine, uomo di santa vita, considerando che ne’ suoi giorni tre volte
il detto caso era avenuto, non volle che figura niuna più si ponesse nel detto
luogo, ma armò la vetta del campanile contro la forza delle folgori con orlique
[= reliquie] sante2.
Matteo riprese la stesura della cronaca di Giovanni dalla peste del 1348 a
causa della quale quest’ultimo era morto. Risultando però molto diversa per stile
e contenuti da quella del fratello maggiore, la Cronica di Matteo, anche per le
mutate condizioni politiche e il correlato declinare della potenza fiorentina,
non poté mai fregiarsi della stessa autorevolezza presso i fiorentini che ebbe
quella del suo illustre fratello e predecessore. Contò naturalmente pure la diversità della loro fortuna personale, che solo a Giovanni consentì un’esperienza
internazionale e un successo nella vita pubblica con un cursus honorum di tutto
rispetto3. Perché venga restituita la giusta dimensione all’opera di Matteo, anche
da un punto di vista linguistico e stilistico, si dovranno aspettare, gli studi a lui
dedicati nel XVI secolo. Solo allora sarà possibile leggere giudizi, come quello
Cfr. Villani, 1995, I, pp. 194-95.
Dalla tradizione manoscritta dieci volte meno ricca della Nuova cronica di Giovanni, dal silenzio
degli umanisti (vedi Machiavelli) fino alla riscoperta del Cinquecento e dalla successiva vicenda
editoriale, sempre all’ombra del primo dei Villani, si riceve ulteriore conferma che dopo la composizione della storia ufficiale di Firenze non se ne poteva scrivere la continuazione, modificandola così
vistosamente, senza pagare un caro prezzo in termini di riconoscimento delle proprie individuali
qualità. Ivi., pp. XVI-XVII.
2
3
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LORENZO MONTEMAGNO - I MOSTRI DI MATTEO VILLANI
del filologo fiorentino Vincenzio Borghini, che ne sapranno cogliere pregi e
difetti, riconoscendogli tuttavia grandi doti personali:
E, dico, che questo Matteo è uno scrittore dal quale non si può sperare né
aspettare eleganza o ornamento di parlare, né composizione di parole con arte,
ma a guisa di que’ buoni vecchi Latini, che recita Cicerone, prima un’istoria
pura e vera, poi un parlare semplice e schietto, come allora si usava; e di
questo bisogna far capitale in lui, cioè nelle parole che sono proprie e significative, e da tenere conto; poi in certi modi di dire proprj di quell’età, che si
riscontreranno tutti ne’ migliori scrittori. La eloquenza poi, e l’arte bisogna
pensare di cavarla d’altonde, benché anche qualche volta si sforzasse, ma non
così felicemente [...]4.
La personalità del Matteo cronista si affermò decisamente quando, parallelamente agli avvenimenti politici e sociali più rilevanti, egli si risolse di
annotare numerosi casi di nascite mostruose verificatisi in Toscana in quel
tempo. Anche se non possiamo asserire con certezza che egli sia stato testimone oculare di tutti i casi da lui riportati, si deve tuttavia sottolineare come
alcuni di quelli risultino descritti con tale estrema precisione da rendere praticamente indubitabile che fossero stati da lui direttamente osservati5. Come
apparirà chiaro nell’analizzare i casi teratologici della Cronica, saranno molto
importanti, nonché di grande aiuto per la loro interpretazione, proprio la semplicità e la schiettezza delle parole del Villani, oltre al suo caratteristico modo
di esporre i fatti. A differenza della nascita mostruosa del 1317 riportata dal
fratello Giovanni6, solo alcuni dei casi descritti da Matteo ebbero una qualche
minima risonanza nella letteratura e negli studi teratologici dei secoli successivi
e, nemmeno, trovarono una loro fortuna iconografica (aspetto fondamentale
per la diffusione delle notizie inerenti i mostri), tanto da risultare a tutt’oggi,
per gran parte, privi di un’adeguata analisi7.
Cfr. Borghini, 1745, IV, p. 173. Il Borghini (1515-1580), benedettino, fu nominato nel 1552
Spedalingo degli Innocenti e si ricorda per il grande spessore dei suoi studi su Dante. Cfr. Bonora,
1966, pp. 616-619.
5
I casi in questione sono racchiusi approssimativamente nel decennio che va dal 1348 al 1359.
Cfr. Orlando-Salinas, 1931, p. 6.
6
Cfr. Villani, 1990, II, p. 284. Su questa nascita straordinaria si veda anche il sempre valido
contributo di Belloni, 1950.
7
Un solo caso, quello dei gemelli siamesi del 1348, dei cinque della Cronica è infatti ripreso da
Cesare Taruffi nella sua monumentale Storia della teratologia, cfr. Taruffi, 1881-1894, II, pp. 250251. Per ciò che è a mia conoscenza solo il Lancellotti, pur non occupandosi specificatamente di
mostri, ha selezionato e citato nella sua opera sei casi di mostruosità dalla Cronica di Matteo. Cfr.
Lancellotti, 1623, pp. 523-525.
4
101
MEDICINA & STORIA - SAGGI
Verranno qui analizzati questi casi straordinari e, ove possibile, se ne tenterà
un’analisi ed un’interpretazione nella doppia prospettiva storica e medica. Nel
cercare di attribuire una determinata patologia ai diversi mostri descritti dal
Villani, ben consci dei rischi di un approccio che potrebbe apparire presentista o neo-positivista, si è solo tentato di risalire ai veri soggetti dello scritto,
attorno ai quali veniva spesso costruita una chiara sovrastruttura di simboli e
suggestioni che nulla avevano a che vedere con la loro primitiva natura. Si è
ritenuto così di integrare o correggere la prospettiva di chi ha visto in molti
mostri il solo riflesso dell’immaginario dell’epoca in cui erano apparsi. Ciò
che si usa chiamare, spesso con molto compiacimento, “immaginario”, se ben
analizzato, può rivelare talvolta un’origine molto più immediata, come una
mancanza lessicale trasformata in una distorsione figurativa.
Come nacque in Prato un fanciullo mostruoso
L’excursus teratologico che ci offre Matteo nella sua cronaca inizia dal
caso di un mostro disomato monocefalo venuto al mondo nel vicino centro
di Prato, a nord ovest di Firenze:
In questo anno [1348], del mese d’agosto, nacque a Prato uno fanciullo mostruoso di maravigliosa figura, però che a uno capo e a uno collo furono stesi
e partiti due imbusti umani con tutte le membra distinte e partite dal collo
in giuso, sanza niuna diminuzione che natura dia a corpo umano: e catuno
imbusto fu colle membra e natura masculina. Ma l’uno corpo era maggiore
che l’altro: e vivette questo corpo mostruoso e maraviglioso quindici giorni,
dando pronosticazione forse di loro futuri danni, come leggendo appresso si
potrà trovare8.
Colpiscono subito due aspetti di questa descrizione che la legano a quella
scritta anni addietro dal fratello Giovanni9. In primo luogo si tratta, anche per
Cfr. Villani, 1995, I, pp. 18-19. Riportò il Lancellotti: Nacque a Prato [1348] un fanciullo di
mostruosa figura, cioè d’un capo, e collo solo, ma con due busti humani, e membra distinte, e
separate dal collo in giù, e ciascun busto con le sue. Visse 15 giorni, pronosticandone ognuno i
mali che succedettero. Cfr. Lancellotti, 1623, p. 525.
9
Nella Nuova Cronica, all’anno 1317 (segnato da Giovanni come 1316, in stile fiorentino) si può
leggere: “E nel detto anno, del mese di gennaio, a la signoria del detto conte [Guido da Battifolle] nacque al Terraio in Valdarno uno fanciullo con due corpi così fatto, e fu recato in Firenze,
e vivette più di XX dì; poi morì a lo spedale di Santa Maria della Scala, l’uno prima che l’altro:
e volendo essere recato vivo a’ priori ch’allora erano, per maraviglia non vollono ch’entrasse in
palagio, recandolsi a pietà e sospetto di sì fatto mostro, il quale secondo l’oppenione degli antichi
ove nasce era segno di futuro danno”. Cfr. Villani, 1990, II, p. 284.
8
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LORENZO MONTEMAGNO - I MOSTRI DI MATTEO VILLANI
questo caso, di un parto di gemelli congiunti, seppur di diverso tipo, che non
vissero, come gli altri, più di qualche settimana. Ancor più evidente risulta
la chiosa finale relativa alla “pronosticazione” dei “futuri danni”, che ricalca
in modo esatto quel “futuro danno” di cui, secondo i priori di Firenze, era
segno il mostro nato in Valdarno, tanto da non voler “ch’entrasse in palagio”.
Quest’accortezza dovette sembrare, in quel gennaio del 1317, un’abile mossa
visto che, nel capitolo successivo, Giovanni scrisse di una terribile epidemia di
peste che colpì quasi tutto il nord Europa con focolai anche italiani, in Toscana,
ma niente a Firenze. Peccato che il mostro non venga nemmeno menzionato e,
nello stesso capitolo, egli attribuisca la causa di questa pestilenza all’apparizione
di una cometa che gli “astrolaghi” osservarono nel 1315 e che transitò proprio
sopra i paesi colpiti10. Quel parto tanto prodigioso non aveva portato con sé,
evidentemente, i funesti eventi che si temevano.
Altrettanto bene non andarono le cose dopo la nascita dei gemelli di Prato
nel 1348, dal momento che questa volta i “futuri danni” si materializzarono
in modo molto concreto, sotto forma di “inaudita mortalità” per la “pistolenza” che scoppiò in Firenze dopo avere per alcuni anni decimato le popolazioni dell’alta Italia. Matteo dubitava però che questi parti fossero realmente
segni premonitori di incombenti disgrazie e ne denunciava piuttosto, come
vedremo in seguito, la stretta connessione con la degenerata sfera morale dei
comportamenti umani o sembrava trovarvi qualche tipo di relazioni col moto
e la posizione dei corpi celesti, come quando affermava, due anni prima, che:
[la] congiunzione di tre superiori pianeti nel segno dell’Acquario, della quale
congiunzione si disse per gli astrolaghi che Saturno fu Signore: pronosticarono
al mondo grandi e gravi novitadi11.
La descrizione anatomica dei gemelli congiunti di Prato è molto precisa
e, come notò anche il Taruffi, la prima del genere. Egli classifica il caso come
sincefalo disomo, del tipo acrocefalopago12. Si tratta di una patologia che ha
un’occorrenza decisamente bassa in cui i gemelli, in questo caso di sesso ma-
Cfr. Villani, 1990, II, p. 285.
Cfr. Villani, 1995, I, p. 8.
12
Cfr. Orlando-Salinas, 1931, p. 8. Il Taruffi aggiunse che: “i primi esempi [di questi mostri] di cui
abbiamo memoria, furono egregiamente descritti da due cronisti italiani: Matteo Villani nel 1348
e Allegretto Allegretti, nel 1473, nella sua cronica”. Cfr. Taruffi, 1881-1894, II, p. 250. Per questo
secondo autore si veda Allegretti, 1733, pp. 764-860. Aggiungo che un caso apparentemente simile
venne segnalato da Giovan Paolo Lomazzo il quale riporta che: “In Pavia, nel 1505, nacquero due
creature benissimo distinte, eccetto che avevano una sola testa”. Cfr. Lomazzo, 1974, II, p. 552.
10
11
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MEDICINA & STORIA - SAGGI
schile, condividono un’unica testa dalla quale si dipartono due corpi separati
e distinti. Come accade molto spesso nei gemelli congiunti non si ha uno
sviluppo perfettamente identico del corpo nei due nati, per cui accade che ve
ne sia uno più forte ed uno più debole, con meno risorse, destinato ad essere il
primo della coppia a mancare in caso di decesso13. Questo fu ben testimoniato
in entrambe le descrizioni dei gemelli siamesi riportate dai fratelli Villani in
quanto, in tutti e due i casi, i parti furono vitali e sopravvissero per diversi
giorni, potendo essere osservati così al momento della morte14. Se infatti Matteo
scrisse che “l’uno corpo era maggiore che l’altro” dandoci la testimonianza,
come detto, della non perfetta simmetria dei due gemelli, Giovanni precisò
che: “morì [...] l’uno prima che l’altro”.
Dei gemelli di Prato del 1348 non esiste un’immagine appositamente
creata per raffigurarli e fissarne la mostruosità, né abbiamo, ad oggi, testimonianza che ci siano mai stati anche semplici disegni che circolassero all’epoca
della loro nascita. La minor fortuna di questo caso, rispetto a quella dei gemelli
del 1317 per cui fu realizzato un bassorilievo ancor oggi visibile a Firenze15, è
senza alcun dubbio legata anche a questa importante mancanza. La singolarità
della malformazione comunque ci può far riconoscere altre immagini presenti
nei grandi trattati sui mostri del XVI e XVII secolo che, pur raffigurando altri
soggetti, recano, a vari livelli, la medesima patologia. L’Aldrovandi dedicò, ad
esempio, un intero paragrafo a quelli che definì “Monstra humana bicorpora
unico tantvm capite copvlata”16 in cui riportò molti casi di nascite mostruose
caratterizzate dalla presenza di due corpi fusi al livello del capo ma, tra le
sue diverse fonti, non citò Matteo Villani. La prima tavola di quel paragrafo
sembra comunque di particolare interesse per le evidenti affinità con il caso
dei gemelli di Prato. La figura illustra un testo ripreso da Ambroise Paré che
afferma di aver direttamente osservato due gemelli, partoriti da una donna di
Tours nel 1569, “con un’unica testa e uniti come se si abbracciassero”, che gli
Una estrema conseguenza di questa crescita non perfettamente identica sono i gemelli parassitici, in cui l’uno si sviluppa normalmente mentre l’altro rimane, spesso con un alto grado di
incompletezza, come una semplice appendice congiunta al corpo del gemello.
14
Scrisse Giovanni per il parto del 1317: “vivette più di XX dì”. gli fece eco Matteo: “vivette questo
corpo mostruoso e maraviglioso quindici giorni”. Notò infatti il Taruffi come: “questi mostri [...]
talvolta nacquero morti a termine di gravidanza, o prematuri, tale altre morirono poco dopo la
nascita. Sono per altro da registrare alcune eccezioni [...] Una di queste risulta dalla narrazione di
Villani, in cui è detto che il mostro visse 15 giorni”. Cfr. Taruffi, 1881-94, II, p. 321.
15
Cfr. Sframeli, 1989, p. 492; Belloni, 1950; Daston, Park, 2000, pp. 50-51.
16
Questo si trova, nella Monstrorum Historia, all’interno del capitolo dedicato più generalmente
ai mostri doppi. Cfr. Aldrovandi, 1642, pp. 607-627.
13
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LORENZO MONTEMAGNO - I MOSTRI DI MATTEO VILLANI
furono consegnati “già dissecati e sezionati” da
un amico chirurgo17.
Dall’immagine (Fig. 1) non è possibile apprezzare appieno l’esatta porzione di corpo che
risulta congiunta al di sotto dell’unica testa, ma
tutto farebbe ipotizzare che poco più del collo
risulti in comune ai due fanciulli. Anche il sesso
dei gemelli non si distingue con chiarezza ma
dall’aspetto, in particolare del volto, e dal testo si
deduce che si tratta senza dubbio di due maschi.
Questa è l’unica illustrazione, allo stato attuale della ricerca, che raffiguri con chiarezza, all’interno di
un trattato sui mostri, un caso patologico analogo a
quello osservato dal Villani e che tanto scrupolosamente egli descrisse. Uno scheletro di due gemelli
congiunti cranio-toracopagi, conservato al Mütter
Museum di
Philadelphia
Figura 1 - Ritratto di due gemelli
(Fig. 2), ci
aventi un’unica testa, da Ambroise
può mostrare
Paré, Des Monstres et prodiges, 1573
chiaramente
invece la peculiare anatomia interna di un
soggetto come quello appena analizzato.
D’un fanciullo mostruoso nato in Firenze
Pochi anni dopo un altro mostro tornò
al centro dell’attenzione di Matteo, quando
cioè, proprio nella sua Firenze, egli fu testimone oculare della nascita di un bambino
dal volto liscio, senza tratti umani e che poté
sopravvivere alcuni giorni solo succhiando
il latte da un foro posto dove normalmente
dovrebbe essere situata la bocca:
In questo verno del detto anno [1354]
nacque in Firenze nel popolo di San Pier
17
Figura 2 - Scheletro di cranio-toracopagi,
Philadelphia, Mütter Museum
Cfr. Paré, 1996, pp. 37-38 e, per un’immagine di confronto vedi Aldrovandi, 1642, p. 608.
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MEDICINA & STORIA - SAGGI
Maggiore18 un fanciullo maschio figliuolo d’uno de’ maggiori popolani di
quello popolo, che avea tutte le membra umane dal collo a’ piedi, e il viso suo
non aveva effigie umana; la faccia era tutta piana sanza bocca, e aveva un foro
per lo quale messo lo zezzolo della poppa traeva il latte, e poppava, e nella
superficie della testa al diritto, sopra dove dovevano essere gli occhi avea due
fori: e’ vivette più giorni, e fu battezzato, e seppellito in San Pier Maggiore19.
Si trattò con molta probabilità di un caso di aplasia, o agenesia, totale della
faccia, e precisamente della cosiddetta aprosopia, una mostruosità assai rara, specie quando non è accompagnata da ulteriori anomalie del corpo come pare dalle
parole del cronista fiorentino20. Anche questa volta Matteo ebbe il piccolo grande
merito di essere tra i primi in assoluto ad aver descritto un caso come questo e,
quindi, appare tanto più singolare che tale descrizione non sia stata ripresa nelle
grandi compilazioni sui mostri dei secoli successivi rimanendo così quasi inedita.
Chissà se nel riferirlo passò mai per la mente al Villani di operare un parallelismo tra
quel piccolo infelice e gli Astomi, popolazione di uomini mostruosi della tradizione classica
il cui nome significa appunto “privi di bocca”. Citati in origine da Megastene vennero
ripresi in seguito da Plinio che sosteneva come essi vivessero vicino al fiume Gange e li
descrisse proprio senza bocca21. Questo popolo, continuava Plinio, vive solo dell’aria
che respira, degli odori e dei profumi di radici, fiori e frutti selvatici che essi si portano
sempre dietro. Un odore più acuto infine può addirittura ucciderli. Individui quindi
che non possono mangiare, che non possono nutrirsi attraverso la bocca proprio come
lo sfortunato fanciullo fiorentino. Matteo avrebbe quindi potuto riferirsi alla tradizione anche solo per condire il proprio resoconto con un pizzico di auctoritates e magari
nell’inconscia tentazione di dare maggior credito alla sua osservazione. Non fece nulla di
tutto ciò, rimanendo semplicemente entro i limiti della propria osservazione ed evitando
così, anche se inconsapevolmente, di fornire una base empirica tangibile alle antiche ed
autorevoli relazioni su alcune delle favolose popolazioni d’Oriente22.
Proprio a cavallo del XIV secolo veniva composto uno dei testi più popolari
del tardo Medioevo che, per i secoli a venire, sarà uno dei maggiori veicoli di
Nella parrocchia, cioè della chiesa di San Pier Maggiore, una delle più antiche (XI sec.) e importanti di Firenze. Questa si trovava nel borgo sviluppatosi fuori dell’omonima porta est della
cerchia antica di mura, in asse con il decumano massimo (oggi via del Corso) della città romana,
e incluso nel perimetro urbano di Firenze con la costruzione della quinta cerchia tra il 1173 e il
1176. La chiesa fu demolita nel 1783, in quanto pericolante, ed oggi se ne conserva memoria
visibile solamente nelle tre superstiti arcate del portico originario.
19
Cfr. Villani, 1995, I, pp. 469-470.
20
Il Taruffi la chiama prosopoaplasia. Cfr. Orlando Salinas, 1931, p. 8.
21
Cfr. Plinio, 1983, II, p. 23.
22
Qualche secolo dopo Plinio sarà l’autorità di Isidoro di Siviglia a ricordare come nell’estremo
18
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LORENZO MONTEMAGNO - I MOSTRI DI MATTEO VILLANI
circolazione della teratologia classica a tutti i livelli della cultura europea. Si
tratta dei Viaggi di Giovanni di Mandeville, dove possiamo leggere “di gente
d’aspetto diverso e straordinariamente deforme” ed in particolare di:
un’isola [dove] c’è gente che ha la faccia completamente piatta, tutta schiacciata,
senza naso e senza bocca. Ha tuttavia due piccoli fori, perfettamente tondi, al
posto degli occhi, ma anche la bocca è appiattita e senza labbra23.
Ed ancora:
In un’altra isola ci sono abitanti piccoli come nani [che] non hanno bocca:
invece della bocca, hanno un piccolo buco rotondo, e quando devono mangiare o bere, usano una canna o un tubo o qualcosa di simile, e si mettono a
succhiare24.
Una descrizione che, anche se derivata in gran parte dalle fonti classiche,
appare straordinariamente simile a quella del Villani e che, se non fosse per il fatto
di poter escludere in modo quasi assoluto qualsiasi tipo di influenza diretta tra i
due testi, sembrerebbe davvero ricalcata su quella. Ma proprio questa coincidenza
testuale di due avvenimenti slegati nello spazio e nel tempo testimonia, meglio
di tante ipotesi, come le nascite mostruose possano essere state, in tempi remoti,
alla base dei resoconti fantastici su molti tipi di mostruosità e, in particolare,
delle popolazioni deformi del lontano Oriente. Come si è accennato non esiste
un’iconografia legata strettamente ai casi del Villani ma si possono comunque
trovare, in diversi testi classici di teratologia, raffigurazioni che coincidono in
parte o del tutto con le patologie da lui descritte25.
Materia di carne a modo di un cuore di bue espulsa da una donna
dopo il parto
Subito di seguito alla notizia della straordinaria nascita in San Pier Maggiore, il Villani ne aggiunse una seconda, decisamente più oscura e di difficile
interpretazione, anche se non meno meravigliosa ai suoi occhi:
Oriente “esistono genti dal volto mostruoso: alcune prive di naso, con la faccia deforme e completamente piatta”. Cfr. Isidoro di Siviglia, 2004, XI, III, p. 929.
23
Cfr. Mandeville, 1982, p. 137.
24
Ivi, p. 138.
25
Per questo mostro fiorentino, ad esempio, si può far riferimento alla tavola del De monstrorum
natura caussis et differentiis di Fortunio Liceti che parla di un fanciullo “[...] sine labijs, oris loco
exiguum habens foramen”. Cfr. Liceti, 1634, p. 57. Immagini simili si trovano poi in Licostene,
1557, p. 141 e in Aldrovandi, 1642, pp. 450 e 454, che cita come fonte per questo caso Cornelio
Gemma.
107
MEDICINA & STORIA - SAGGI
E poco appresso una gentile donna moglie d’un cavaliere avendo fatto un
fanciullo un mese innanzi, partorì un’altra materia di carne a modo di un
cuore di bue, di peso di libbre XV, con alcuni dimostramenti ma non chiari
d’effigie umana, sanza distinzione di membri, e come questo ebbe partorito,
incontanente morì la donna26.
Un parto mostruoso dunque che seguì di un mese quello di un figlio
normale. È questo un fenomeno sicuramente insolito che potrebbe far pensare
ad una mola vescicolare ma, più probabilmente, visto l’accenno che Matteo
fece ad una qualche organizzazione somatica, avrebbe potuto trattarsi di un
parassita acormo espulso un mese dopo l’autossita normale27. Un probabile
accenno a questo tipo di parti insoliti, nella letteratura classica, lo troviamo in
Isidoro di Siviglia che, tra le diverse varietà di mostri per difetto, ricorda anche
“quando nasce solo la testa o una gamba”28.
Come al Galluzzo nacque un fanciullo mostruoso
Dovette essere un inverno davvero tribolato quello del 1354, se non per il
clima almeno per le partorienti fiorentine e per chi le doveva assistere. A pochi
giorni di distanza infatti dal mostro nato nel popolo di San Pier Maggiore il
Villani riportò come:
In questo mese di febraio [1354] nacque presso a Firenze in un luogo che si
chiama al Galluzzo29, ad uno Barbiere, un fanciullo mostruoso e diminuito,
che ‘l viso era come di vitello colli occhi bovini, e dove dovieno essere i bracci,
dalli omeri delle spalle uscivano due branche quasi come d’una botta, da ogni
parte la sua, e aveva il corpo e la natura umana senza coscie; ma dove le coscie
dallo ‘mbusto dovieno discendere, uscivano due branche da catuno lato una,
ravvolte che non avieno comparazione; e’ vivette parecchie ore, e appresso
morì, lasciando ammirazione di sè30.
Un resoconto che a prima vista può apparire alquanto criptico ma, se
Cfr. Villani, 1995, I, p. 469-470.
Si definisce acormo un feto malformato senza tronco che presenta la sola testa. Cfr. OrlandoSalinas, 1931, p. 9.
28
Cfr. Isidoro di Siviglia, 2004, II, p. 925.
29
Piccolo borgo sotto la Certosa fiorentina in Val d’Ema, a sud di Firenze.
30
Cfr. Villani, 1995, I, pp. 559-560. Si può dire che questo caso sia praticamente inedito in quanto
è riportato solo dal Lancellotti (p. 524), ma senza alcun commento, ed è assente sia nell’opera del
Taruffi che nell’analisi dell’Orlando-Salinas.
26
27
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LORENZO MONTEMAGNO - I MOSTRI DI MATTEO VILLANI
adeguatamente analizzato, riserva invece un’interessante sorpresa. Vi si trova
essenzialmente descritto un cosiddetto mostro ‘per difetto’, in qualche sua parte
“diminuito” come scrisse lo stesso Matteo, che presentava gravi malformazioni
a carico del volto e degli arti. Il viso “come di vitello” e gli “occhi bovini” fanno
pensare ad una serie di evidenti deformità facciali, tali da stravolgere l’intero
aspetto del fanciullo, che avrebbe potuto ricordare al cronista, con un pò di
immaginazione, i tratti somatici animaleschi di un vitello appunto. Questo particolare associato alla forte protrusione verso l’esterno dei bulbi oculari, dovuta
forse alla forma abnorme delle ossa frontali del cranio e delle orbite superiori,
potrebbe richiamare per alcuni aspetti le fattezze di un parto anencefalo (Fig. 3).
Al posto delle braccia poi,
scrisse Matteo, spuntavano due
“branche” 31, ovvero due zampe
animalesche unghiate, che somigliavano, secondo lui, a quelle di
una “botta” cioè, in termini toscani
trecenteschi, di un rospo, o di una
rana. Questo preciso paragone potrebbe significare sia lo sviluppo assai
parziale e deforme degl’arti, sia la
presenza di una qualche palmatura
delle dita, tipica appunto di questi
anfibi. In forma clinica diremmo che
si evidenzia una chiara ipoplasia o
focomelia dei quattro arti, associata
ad altre possibili malformazioni a
carico delle dita, come ad esempio la
brachidattilia, e presenza di pterigio.
Figura 3 - Volto con tipica espressione di un neonato
anencefalo da S. T. Sommering, Abbildungen
Come interpretare dunque queund Beschreibungen einiger Missgeburten, 1791
sto particolare caso? Esiste una precisa combinazione di malformazioni
congenite, chiamata Sindrome di Roberts, i cui effetti sono compatibili con la
descrizione del Villani e che ne può dunque fornire una valida spiegazione dal
punto di vista medico. Tale sindrome è una patologia di origine genetica che si
trasmette come carattere autosomico recessivo e si caratterizza per il contemporaneo insorgere di tetrafocomelia, malformazioni cranio-facciali, grave ritardo di
Da sottolineare la ricorrenza dello stesso termine “branche” che Dante aveva usato nella Commedia per descrivere le zampe del mostro Gerione. Cfr. Inferno, XVII, v. 13.
31
109
MEDICINA & STORIA - SAGGI
crescita, pre e postnatale, e ritardo mentale nei
pochi casi che sopravvivono. Fu inizialmente
descritta da Roberts nel 1919 e, pur essendo
estremamente rara, è stata osservata e studiata
in soggetti di ogni parte del mondo32.
Per ciò che riguarda questa patologia nella
storia della teratologia, esiste un caso, riportato dal medico tedesco Gottlieb Friderici nel
1737, che è stato recentemente segnalato come
possibile parto affetto da Sindrome di Roberts
in un contributo di Alan Bates33. Nel 1735
Johanna Sophia Schmied, che viveva nel villaggio di Taucha nei pressi di Lipsia, dette alla
luce un bimbo con gravi e multiple anomalie
che venne definito all’epoca come “mostro
assai raro”. Due anni più tardi veniva infatti
pubblicato il trattato di Friderici proprio dal
Figura 4 - Probabile raffigurazione
titolo Monstrum humanum rarissimum, dove
di Sindrome di Roberts da Gottlieb
questi descriveva i risultati del suo esame auFriderici, Monstrum humanum
rarissimum, 1737
toptico sul corpo del fanciullo, accompagnati
da una relazione sul decorso della gravidanza
della madre e da due tavole, molto ben dettagliate, raffiguranti il mostro stesso
(Fig. 4). Il bambino, nato vivo, presentava un largo encefalocele anteriore,
l’osso frontale era deformato sino al ponte nasale, le narici apparivano evidenti, nonostante il naso fosse vestigiale, e l’osso del palato era fessurato. La
bocca mancava delle labbra, gli occhi protrudenti all’infuori e le orbite poco
sviluppate. Le braccia e le gambe erano ridotte, composte da un solo osso, e
presentavano pterigi, ovvero membrane connettive di tessuto cadente. Le dita
erano distorte e le unghie “assomigliavano a quelle di un animale”34.
È davvero stupefacente come questa descrizione del caso di Lipsia abbia
perfetta coincidenza con le informazioni, tanto essenziali quanto precise, che
il Villani fornì a proposito del mostro del Galluzzo del 1354. Bates cita altri
casi patologici presenti in letteratura e rapportabili a quello di Friderici, due
dei quali osservati nel XIX secolo, uno identificato nella collezione teratologica
La Sindrome di Roberts è conosciuta anche come sindrome da pseudotalidomide o SC focomelia.
Cfr. Roberts, 1919, pp. 252-253. Più recentemente sulla stessa patologia si veda Appelt et al., 1966,
p. 119. Per uno studio sulle possibili variazioni fenotipiche cfr. Maserati et al., 1991, pp. 239-246.
33
Cfr. Bates, 2001, p. 565.
34
Ibid.
32
110
LORENZO MONTEMAGNO - I MOSTRI DI MATTEO VILLANI
del Museo di Vrolik ad Amsterdam, ed uno molto simile riguardante un bimbo
esibito a Leida nel 167135. Egli conclude l’analisi sul rapporto del Monstrum
humanum rarissimum sostenendo come questo rappresenti una delle prime
descrizioni pubblicate di un caso di Sindrome di Roberts36.
Matteo Villani apparteneva alla classe dirigente mercantile di Firenze, non
era certo un medico e nemmeno ci dice, ovviamente, di aver potuto compiere
un’analisi necroscopica sul fanciullo da lui osservato. Dal momento però che
la sua descrizione appare, come sempre, molto puntuale ed i primi libri della
Cronica furono pubblicati nel 1554 a Firenze37, possiamo ritenere che si debba
a lui, con quasi quattrocento anni di anticipo rispetto al Friderici, la prima
descrizione di un caso di Sindrome di Roberts.
In un recente studio pubblicato su Nature Genetics è stato identificato
un tratto di genoma, presente sul cromosoma 8 e denominato ESCO2, la
cui mutazione sarebbe responsabile di questa patologia nell’uomo38. È stato
evidenziato poi come i soggetti affetti dalla sindrome risultino omozigoti per
la mutazione del gene ESCO2 mentre i genitori, non consanguinei e del tutto
normali, siano invece eterozigoti per la stessa mutazione39. Se il fanciullo del
Villani era effettivamente affetto dalla Sindrome di Roberts, ciò significa anche
che sia il Barbiere del Galluzzo, suo padre, sia la madre, che in mancanza di altri
elementi dobbiamo considerare fisicamente normali, erano entrambi portatori
del gene recessivo responsabile di questa patologia.
Il piccolo mostro visse alcune ore prima di morire, proprio come il caso
del Friderici, ma ciò evidentemente fu sufficiente perché la notizia della sua
nascita circolasse abbastanza da suscitare meraviglia e lasciare, come dice il
Villani, “ammirazione di se”. Tanta ammirazione tra il popolo del Galluzzo e
I tre casi sono rispettivamente riportati in Van den Berg, Francke, 1993, pp. 1104-1123; Urban
et al., 1997, pp. 307-314; Oostra et al., 1998, pp. 100-115; Bouchard, 1672, pp. 14-16.
36
Cfr. Bates, 2001, p. 567. Per il caso del 1671, in cui il neonato, oltre alla tetrofocomelia, presentava un evidente idrocefalo, in un’associazione rara ma comunque riconosciuta, si veda Bates,
2005, pp. 188-189.
37
Si tratta de La prima parte della cronica universale de suoi tempi di Matteo Villani cittadino fiorentino. Nuovamente uscita in luce, stampata a Firenze da Lorenzo Torrentino. Il testo comprende
i primi quattro libri della Cronica, mentre per gli altri si deve aspettare il 1577 nell’edizione
fiorentina Della historia di Matteo Villani cittadino fiorentino. Li tre ultimi libri. Che son il resto
dell’Istoria scritta da lui, che nelli stampati sino ad hora mancano. Con l’aggiunta di Filippo Villani
suo figliuolo, ch’arriva fino all’anno 1364. Nuovamente portata in luce.
38
Questo gene gioca un ruolo chiave nella replicazione cellulare e la sua mutazione non consente
una normale crescita perché rallenta o impedisce la suddivisione delle staminali sin dai primi stadi
dello sviluppo embrionale. Cfr. Vega et al., 2005, pp. 468-470.
39
Cfr. ad esempio Resta, 2005.
35
111
MEDICINA & STORIA - SAGGI
di Firenze, e forse tante conseguenti discussioni sull’accaduto, che l’autore sentì
il dovere di chiosare il suo resoconto con una riflessione sulle cause di questi
eventi fuori dall’ordinario e sugli effetti che avrebbero potuto comportare:
Ma di questo e degli altri corpi umani nati mostruosi nella nostra città non
potemmo comprendere che fosse vestigio o pronosticatori d’alcuni accidenti,
come credeano li antichi, ma li sconci e disonesti peccati spesso sono cagione
di mostruosi nascimenti, e alcuna volta l’empito delle costellazioni40.
Sebbene egli dichiari di non voler entrare nelle questioni dei signa e degli
ostenta, credenze e superstizioni degli “antichi”, d’altra parte, in modo molto
diretto ed inappellabile, accusa in qualche modo i coniugi del Galluzzo, così
come gli altri sfortunati genitori dei fanciulli mostruosi, d’aver commesso, influssi astrali a parte, chissà quali “sconci e disonesti peccati” e di essere quindi
la causa diretta di tali nascite. Un errore genetico fu visto quindi, attraverso la
penna e le lenti culturali del Villani, come un grave e riprovevole errore morale.
D’una fanciulla pilosa presentata a lo ‘mperadore
Se nella precedente descrizione del Villani si sono potuti riscontrare dei
probabili elementi riconducibili ad un preciso quadro patologico, ancor più e
ancor meglio, si potranno individuare nel resoconto dell’episodio avvenuto a
Pietrasanta41, nei pressi di Lucca, durante la discesa di Carlo IV in Italia. Così,
nel 1355, lo ricorda Matteo:
Mentre che lo ‘mperadore era a Pietrassanta, per grande maraviglia, e cosa
nuova e strana, gli fu presentata una fanciulla femmina d’età di sette anni,
tutta lanuta come una pecora, di lana rossa mal tinta, ed era piena per tutta la
persona di quella lana insino all’estremità delle labbra e degli occhi. La ‘mperadrice, maravigliatasi di vedere un corpo umano così maravigliosamente vestito
dalla natura, l’accomandò a sue damigelle che la nudrissono e guardassono, e
menolla nella Magna42.
Cfr. Villani, 1995, I, pp. 559-560.
La fondazione di questa cittadina, così come il suo nome, risalgono al 1255, quando Guiscardo
Pietrasanta, podestà di Lucca, intraprese il progetto di assoggettamento della Versilia, rafforzando
così i confini settentrionali dello Stato. Successivamente fu Castruccio Castracani (ca 1281-1328),
influente capo ghibellino e signore di Lucca nel 1316, a favorire la cerscita del Borgo. Ai tempi
dei fatti del Villani dunque Pietrasanta era evidentemente un centro rilevante anche, e soprattutto
in questo caso, per la sua posizione geografica.
42
Cfr. Villani, 1995, I, p. 677. È curioso notare come, in poche righe e non a caso, il Villani usi
per ben tre volte termini come “maraviglia”, “maravigliatasi” e “maravigliosamente”.
40
41
112
LORENZO MONTEMAGNO - I MOSTRI DI MATTEO VILLANI
Si tratta con molta probabilità di un caso di ipertricosi lanuginosa universale,
detta anche irsutismo, ovvero un’anomalia congenita del sistema pilifero che,
essendo di per sé una patologia molto rara, apparve necessariamente al Villani,
per sua stessa ammissione, “cosa nuova e strana”43. La descrizione della fanciulla
e della straordinaria copertura di peli sul suo corpo si rivela, anche in questo
frangente, molto precisa. Gli studi clinici sull’ipertricosi stabiliscono infatti
che il corpo di una persona affetta da tale malattia risulta variamente coperto
di peli sin dalla nascita ma è solamente tra i due ed i sette anni d’età che questa peluria si fa decisamente generalizzata44. L’età della fanciulla, stando alla
testimonianza di Matteo, sarebbe dunque pienamente compatibile con questo
dato sulla progressione della patologia. Inoltre la peluria, con la crescita, passa
da una prima fase lanuginosa, caratterizzata da peli più corti e morbidi, ad
una in cui questi appaiono più lunghi e simili agli animali da pelliccia. Non
sembra perciò azzardato, né frutto di eccessiva fantasia, il paragone fatto dal
Villani tra una pecora e la piccola, ovviamente, “tutta lanuta”.
Un ulteriore particolare infine, nella descrizione del cronista fiorentino,
concorda pienamente con le osservazioni che si trovano oggi in letteratura
riguardo l’hypertricosis, ovvero la precisazione che le uniche zone del viso non
interessate dalla crescita anomala di peli sarebbero state le labbra e gli occhi.
Ancora poi è necessario soffermarsi sulle parole che Matteo usa per definire
l’aspetto dei peli della fanciulla. Egli infatti, per rendere meglio l’immagine di
questi al lettore, non trae direttamente dalla tavolozza un colore base ma ricorre
bensì ad una costruzione più complessa parlando di “lana rossa mal tinta”. Per
prima cosa dunque egli si sofferma, e lo ripete per ben tre volte nel passo, sulla
consistenza lanuginosa, dall’apparenza evidentemente soffice, della peluria che
ricopriva “tutta la persona” della bambina, per poi subito specificare che questa
“lana” era sì colorata ma evidente in modo alquanto tenue. Pertanto non è da
escludere che i peli che ricoprivano il volto della fanciulla di Pietrasanta fossero
colorati di un tono biondorossastro chiaro per nulla dissimile, detto in termini
trecenteschi, da un rosso appunto maltinto. Non si ritiene ci sia da dubitare di
queste espressioni del Villani, sia per ciò che concerne il colore della peluria sia
per la sua qualità materica, entrambe coincidenti con le caratteristiche di chi
è affetto da ipertricosi totale. Il celebre medico Moritz Kaposi nel suo trattato
L’ipertricosi totale, il cui fattore genetico resta ancora sconosciuto, è stata studiata in modo clinico
nell’uomo a partire dalla seconda metà del XIX secolo e solo di recente, a seguito del lavoro di
Muller, le due patologie che andavano sotto il nome scientifico di Hypertrichosis lanuginosa universalis e Hypertrichosis universalis congenita, sono state identificate diverse espressioni di un’unica
sindrome. Cfr. Muller, 1973, pp. 457-474.
44
Per un’ampia trattazione della materia cfr. Zanca, 1983, pp. 43-45.
43
113
MEDICINA & STORIA - SAGGI
Pathologie und Therapie der Hautkrankeiten descrisse infatti questa patologia
come: “una mostruosità nella quale la faccia ed il corpo sono coperti di lanugine
lunga di parecchi centimetri, morbida, bionda o bruna”45.
Ma ben oltre la “grande maraviglia” suscitata dalla figura della bambina
pelosa sono le circostanze nelle quali si svolse l’episodio a renderlo significativamente degno di nota anche dal punto di vista storico. Il destino della piccola
infelice era doveva infatti incrociare quello di una ben più illustre figura del
tempo. Durante la sua prima discesa in Italia, tra il 1354 e il 1355, il re di
Germania Carlo IV, figlio di Giovanni di Lussemburgo, fu incoronato a Roma
Imperatore del Sacro Romano Impero da un legato di papa Innocenzo VI46. Nel
giugno del 1355 si trovava sulla via del ritorno, assieme alla consorte, quando,
lasciata Pisa, soggiornò alcuni giorni a Pietrasanta e qui gli venne presentata
“per grande maraviglia” quella fanciulla “così maravigliosamente vestita dalla
natura”. Possediamo anche una seconda testimonianza sull’episodio, lasciataci
dal missionario francescano, nonché contemporaneo del Villani, Giovanni
de’ Marignolli47, che conferma ed avvalora storicamente quanto riportato dal
cronista fiorentino. Nel suo Chronicon Bohemorum, composto tra il 1353 e il
1358, il Marignolli scrisse:
Sicut imperator nobilissimus Karolus quartus portavit de Tuscia puellam in facie
omnino pilosam et in toto corpore maximis pilis, sicut esset filia vulpis; non tamen
per se in Tuscia est talis populus, nec mater sua fuit talis, nec alii filii, sed nobis
similes48.
In questo caso dunque il mostro umano non fu semplicemente esposto in
pubblico al popolo minuto, magari in qualche fiera di paese, o recato ai Priori della
Cfr. Kaposi, 1882, pp. 410-411. Kaposi (1837-1902) fu direttore della clinica dermatologica di
Vienna e si dedicò agli studi di patologia cutanea tanto che diverse malattie, sarcoma di Kaposi,
malattia di Kaposi ossia xeroderma pigmentoso ecc., portano il suo nome.
46
In particolare, per ciò che riguarda il passaggio di Carlo IV in Toscana, oltre ai tanti altri capitoli
a lui dedicati dallo stesso Matteo nella Cronica, si veda Capponi, 1990, I, pp. 232-243 e 255-256.
47
Fra Giovanni dei Marignolli (Firenze, fine sec. XIII Praga, 1359), detto anche Giovanni di
S. Lorenzo, fu inviato nel 1338 da Benedetto XII al Gran Khan ed arrivò a Pechino nel 1342
per evangelizzare quelle genti. Tornato in Europa fu poi anche vescovo di Bisignano in Calabria.
All’epoca del suo soggiorno in Italia Carlo IV fece la conoscenza di parecchi intellettuali italiani,
soprattutto del Petrarca che si unì al suo seguito a Mantova. Fra gli Italiani che visitarono Praga
a quest’epoca bisogna ricordare, oltre al Petrarca in missione diplomatica per Galeazzo Visconti,
proprio l’altro fiorentino Giovanni de’ Marignolli, che divenne cappellano di Carlo IV e, per
incarico del quale, scrisse una Cronaca di Boemia, con ricordi dei suoi viaggi. Cfr. Roux, 1990, p.
129; De Gubernatis, 1875, pp. 142-160.
48
Per l’opera di Marignolli si faccia riferimento a Emler, 1882, III, pp. 492-604. Sull’attenzione
del Marignolli per i mostri si veda anche Block Friedman, 2000, p. 181.
45
114
LORENZO MONTEMAGNO - I MOSTRI DI MATTEO VILLANI
città, come i gemelli siamesi fiorentini di quarant’anni prima, ma offerto, quale
più stravagante dei doni, al cospetto della coppia reale di passaggio. Si capisce
dalle parole del Villani che in special modo l’Imperatrice rimase molto colpita, e
forse commossa, dall’aspetto dalle condizioni della piccola, tanto da ordinare che
fosse nutrita ed accudita e tanto da volerla portare con se in Germania. All’Imperatore Carlo, comunque, non dovette risultare difficile compiacere la consorte
e permetterle di ‘adottare’ la bimba pelosa. Egli fu infatti un gran collezionista
di reliquie e mirabilia, e non perdeva occasione, durante i suoi viaggi e nelle
campagne militari, di raccogliere gli oggetti ed i reperti più preziosi o rari49.
Non sappiamo se la sua fama di appassionato ricercatore di cose tanto straordinarie lo precedesse così da rendere cosa dovuta la presentazione del piccolo
mostro, ma possiamo esser certi che fu per Carlo IV cosa molto gradita. Tornò
l’Imperatore in patria dunque con un nuovo ed unico ‘pezzo’ da aggiungere
alla sua ricca collezione e da poter mostrare con orgoglio a magnificenza della
sua gloria e dei suoi possedimenti.
Tornando alla notizia della Cronica, il Villani descrisse la prodigiosa fanciulla senza interrogarsi sulle possibili cause della sua nascita, senza cercare di
correre con la memoria ad esempi di casi simili o di miti presenti nella letteratura
classica. Eppure questi non mancavano di sicuro e le storie sulle donne barbute
e sui pelosi uomini selvaggi furono parte integrante di molti testi antichi a
partire dal Periplus di Annone Cartaginese, relazione della spedizione lungo le
coste occidentali dell’Africa oltre le Colonne d’Ercole, che dovette aver luogo
nel V secolo a.C. Egli accennò più di una volta all’incontro con “uomini di
forma strana e diversa” ed in particolare ricordò come:
Avendo noi per tre giornate navigato [...] giungemmo ad un golfo che si chiama Nòtukéras, cioè Corno di Ostro; nella parte più interna del quale vi era
un’isola che aveva una palude, ed in essa vi era un’altra isola piena di uomini
selvatici, le femmine erano assai di più: le quali avevano i corpi tutti pelosi, e
dagli interpreti nostri eran chiamate gorille50.
Una confusione, una sovrapposizione ed una convivenza, quella tra le
scimmie antropomorfe e altre presunte varietà di uomini, definiti appunto
“selvatici”, che si protrarrà, sia a livello testuale che iconografico, per moltissimi
secoli. Si pensi che persino Linneo, nell’Editio decima, considerata come la più
importante della sua celebre opera Systema naturae, distingueva il genere “Homo
Il luogo dove Carlo celebrava questo culto delle mirabilia fu Karlstein, il castello fatto costruire
dall’Imperatore vicino a Praga a partire dal 1348. Cfr. Lugli, 1983, pp. 34-35 e Figg. 53-54.
50
Citato in Spagnol, Dossena, 1959. pp 5-8. Scritto originariamente in lingua punica, il Periplus
Hannonis, fu stampato per la prima volta, nella sua traduzione greca, a Basilea nel 1533.
49
115
MEDICINA & STORIA - SAGGI
nosce te ipsum” nelle due specie “Homo sapiens” (o “H. diurnus”) e “Troglodytes”
(o “H. nocturnus”), identificando quest’ultimo con l’”Homo sylvestris Orang
outang”: insomma l’uomo selvatico51 (Fig. 5).
Tornando all’aspetto più femminile del nostro caso, sia nel De rebus in
oriente mirabilibus che nel Liber monstrorum, ad esempio, si racconta di una
terra, prossima all’Armenia, abitata da donne cacciatrici che usano vestirsi con
pelli di cavallo ed alle quali cresce una lunga barba che arriva loro fino alle
mammelle52. Così come donne selvatiche furono spesso raffigurate S. Maddalena e S. Maria Egiziaca, anche perché secondo la leggenda, certe sante, per
liberarsi dai seduttori e dalle tentazioni, pregarono ed ottennero di diventare
appunto pilosae53. Sarà proprio con queste fattezze infatti che Hartmann Schedel, accanto ai favolosi popoli d’Oriente ed alle tante altre meraviglie del suo
Liber Chronicarum, farà illustrare, dagl’incisori Michael Wolgemut e Wilhelm
Pleydenwurff, una Maria Maddalena che ascende al cielo accompagnata e
sostenuta da quattro angeli (Fig. 6).
Due secoli dopo il Villani alcuni compilatori di cataloghi di fatti prodigiosi accaduti ‘ab exordio mundi usque ad hæc nostra tempora’ forniranno una
spiegazione stupefacente, e probabilmente ignota allo stesso Matteo che aveva
narrato il caso, sui meccanismi che determinarono la nascita della bambina
pelosa. La questione della somiglianza era già ampiamente attestata nella letteratura sin dall’antichità classica dove, al pari di altri eventi, si attribuivano le
caratteristiche somatiche del nascituro alle immagini osservate, in particolar
modo dalla madre, nell’attimo del concepimento. Così ad esempio scriveva
Plinio nella sua Storia Naturale
Si ritiene che il basti un pensiero, il quale attraversa per un istante la mente
di uno dei due amanti, a creare e a combinare elementi di somiglianza. Per
questo motivo le differenze sono più numerose fra gli uomini che in tutti gli
altri animali: la rapidità dei pensieri, la celerità della mente e la diversità degli
ingegni lasciano i segni più disparati, mentre gli altri animali hanno menti
piatte e tutte simili nell’ambito di ciascuna specie54.
Cfr. Linné, 1758-1759, I, pp. 20-24. Su questo argomento si veda poi Tinland, 1968, e, per un
contributo sul posto dell’uomo in natura ed una breve storia della primatologia nel XVIII secolo,
Barsanti, 1993, pp. 380-410.
52
Cfr. Tardiola, 1991, p. 54 e Bologna, 1977, p. 53-54. In effetti è stato osservato come le donne
di certi popoli del Mediterraneo Orientale, Armeni in particolare, possono presentare un certo
grado di ipertricosi (si parla di ipertricosi razziale, non patologica) anche in assenza di squlibri
ormonici. Cfr. Zanca, 1983, pp. 43-44.
53
Cfr. Zanca, 1983, p. 51. Sull’argomento vedi anche Centini, 2000, pp. 29-36.
54
Cfr. Plinio, 1983, II, p. 39.
51
116
LORENZO MONTEMAGNO - I MOSTRI DI MATTEO VILLANI
Figura 5 - Antropomorpha dalla monografia di Carlo Linneo del 1760.
La prima creatura pelosa a sinistra rappresenta la seconda specie di uomo (Troglodyta)
Nel XVI secolo ritroviamo queste
argomentazioni riprese da autori quali
Boaistuau, Paré e Aldrovandi che, pur
non citando direttamente il caso del 1355,
imputarono l’aspetto di un’altra siffatta
fanciulla (Fig. 7) alla madre, colpevole di
avere guardato con eccessiva attenzione,
durante il concepimento, un’immagine
raffigurante un San Giovanni Battista
dal caratteristico aspetto ispido e vestito
di velli ovini, appesa sopra al talamo55.
L’apparenza della bambina, riconducibile
all’epoca del Villani agli influssi siderali
o all’iniqua e contro naturale condotta
sessuale dei genitori, venne dunque spiegata come effetto della turbata fantasia
materna. La vicenda offre al Vanini,
agli inizi del XVII secolo, lo spunto per
un caustico commento sull’usanza di
appendere al letto immaginette sacre.
Quanti sono coloro che, durante il coito,
55
Figura 6 - S. Maria Maddalena pelosa che ascende al cielo da Hartmann Schedel,
Liber chronicarum, 1493
Cfr. Boaistuau, 1860, p. 13-15, in cui si accenna alla fanciulla di Pietrasanta; Paré, 1996, pp.
117
MEDICINA & STORIA - SAGGI
vengono distratti da improbabili pii pensieri? Verrebbe da rispondere: nessuno; sono
invece moltissimi, osserva sarcasticamente
Vanini, quelli che, “sollazzandosi nei giochi
di Venere”, rivolgono la mente alle sacre
meditazioni:
infatti, ora i cristiani hanno la consuetudine
di attaccare al letto certe figure di santi;
quindi, vedendole, i coniugi si figgono in
mente le somiglianze che poi trasfondono
nel feto56.
Recentemente Roberto Zapperi ha
dedicato un interessante libro alla vita di
Pedro Gonzalez e dei suoi figli, una famiglia
di pelosi del XVI secolo divenuta forse la
più celebre della storia grazie ai numerosi
e famosissimi ritratti che ne vennero fatti
all’epoca. Si tratta probabilmente delle priFigura 7 - Infante etiope e fanciulla pelosa
me immagini ‘scientifiche’ di soggetti affetti
(forse di Pietrasanta) da Ambroise Paré, Des
da hypertrichosis universalis congenita ed un
Monstres et prodiges, 1573
ritratto in particolare, attribuito alla pittrice
Lavinia Fontana, che raffigura Antonietta Gonzalez, figlia di Pedro e coperta
anch’essa da lunghi peli su tutto il volto, ha una forza ed una grazia espressiva
decisamente unici57. L’immagine del quadro (Fig. 8), tutt’oggi molto riprodotto, ritengo non sia molto lontana, vestiti a parte, da come dovette apparire la
fanciulla di Pietrasanta all’Imperatrice di Germania nel 1355.
Altro elemento che potrebbe accomunare le due fanciulle è la condizione
di non pelosità delle rispettive madri. Sappiamo infatti che la madre di Antonietta era una donna glabra, perfettamente normale, ed altrettanto dobbiamo
ipotizzare riguardo quella della fanciulla di Pietrasanta dal momento che il
58-60, che elenca numerosi casi di nascite di bambine pelose; Aldrovandi, 1642, p. 580, in cui
troviamo la notizia di una “Virginem oblongis villis tectam” di Pietrasanta, ma senza l’indicazione
di alcuna data; la fonte citata non è il Villani bensì i Dies caniculares (Roma, 1597) di Simeone
Maiolo. Di seguito, a p. 581, Aldrovandi riporta anche l’immagine di un “puer villosus instar ursi”
la cui nascita si attribuì al fatto che la madre avesse in casa immagini di orsi. In generale sullo
stesso argomento per il XVII secolo vedi anche Thompson, 2001, p. 193.
56
Cfr. Vanini, 1616, p. 355.
57
Sulla storia iconografica relativa a questa fanciulla pelosa cfr. anche Lugli, 1983, p. 113 e Fig. 118.
118
LORENZO MONTEMAGNO - I MOSTRI DI MATTEO VILLANI
Villani non descrisse, per questo particolare, la sua condizione fisica.
Notizie ed immagini dei Gonzalez,
questa particolarissima e forse unica famiglia di ‘salvatici’, sono riportate anche
dall’Aldrovandi nel primo capitolo della
sua Monstrorum historia interamente
dedicato alle mostruosità della pelle. Egli
descrisse dettagliatamente, senza fare però
il nome di Antonietta, la pelosità di “una
bambina di otto anni”, che, giunta a Bologna al seguito della marchesa di Soragna,
poté visitare nel suo studio nel 1594 (Fig.
9). Così scrisse il naturalista bolognese:
La faccia della fanciulla era tutta pelosa,
compresa la fronte, eccetto le narici e le Figura 8 - Lavinia Fontana,
labbra intorno alla bocca. I peli della fronte ritratto di Antonietta Gonzalez, 1595
erano alquanto lunghi e ispidi in confronto ca., Blois, Musée du Château
a quelli che ricoprivano le guance, essendo
questi più morbidi al tatto; la rimanente
parte del corpo, e soprattutto del dorso, era irsuta e piena di peli biondi fino
all’inizio dei lombi58.
Anche qui possiamo notare altre coincidenze non trascurabili con la descrizione della fanciulla di Pietrasanta. Per prima cosa infatti le due bambine
avevano quasi la stessa età quando il Villani e l’Aldrovandi stilarono le loro
osservazioni, ed entrambi si soffermarono poi sul particolare delle labbra e della
bocca, unico punto dove i peli che ricoprivano l’intera faccia delle due creature,
si fermavano lasciando spazio alla normalità. Il volto, con le sue anomalie, è
certo l’aspetto più stupefacente di quasi tutte le descrizioni di mostri e parti
mostruosi ed anche questo caso, per ciò che concerne sia l’aspetto testuale che
iconografico, sembra non far eccezione. È da notare però come Aldrovandi
non menzioni mai tra le sue fonti Matteo Villani, nemmeno ovviamente in
relazione ai casi di ‘sylvestres homines’ da lui riportati, e forse questa è un’altra
delle cause per cui i mostri descritti dal cronista fiorentino rimasero, e sono in
Cfr. Aldrovandi, 1642, p. 18. L’immagine corrispondente sarà successivamente ripresa nel 1667
da Gaspar Schott nella sua Physica Curiosa a p. 395.
58
119
MEDICINA & STORIA - SAGGI
gran parte ancora oggi, inediti.
Pedro Gonzalez, il capofamiglia, aveva appena dieci anni quando fu recato, nell’Aprile del 1547, dalle isole Canarie, in dono ad Enrico II futuro re
di Francia59. Secondo Zapperi, che pur afferma nella Prefazione al suo volume
di aver impiegato “lunghissimi anni di faticose ricerche d’archivio”, questo fu
uno dei rarissimi se non il primo caso in assoluto di ipertricosi totale sicuramente documentato60. Anche lui, come Aldrovandi, non cita mai, in tutto il
libro, il caso del Villani e se ne deduce
quindi che non ne sia a conoscenza, il
che appare, da un lato, una lacuna di
non poco conto per un tale lavoro e,
dall’altro, consente di retrodatare di
quasi due secoli la prima attendibile
descrizione di un caso analogo. Analogo anche per la quasi coincidenza
dell’età dei due fanciulli pelosi e per
la straordinaria particolarità delle loro
sorti parallele; entrambi andarono
infatti in dono, per piacere, sollazzo
e meraviglia, a due regnanti delle loro
rispettive epoche.
In età moderna uno dei casi più
famosi di ipertricosi totale fu quella di
Feodor Jeftichew, detto Jo-Jo il ‘ragazzo dalla faccia di cane’ o ‘Skye Terrier
umano’, uno dei tanti freaks di Phileas
Figura 9 - Puella pilosa annorum octo alterius soror,
da Ulisse Aldrovandi,
T. Barnum, esibito nel suo celebre
Monstrorum historia, 1642
circo di mostri umani e incomparabili
‘fenomeni da baraccone’, verso il 1870 (Fig. 10)61.
Attorno agli stessi anni del XIX secolo l’ipertricosi totale assunse anche
un significato particolare dal punto di vista antropologico tanto da essere
Cfr. Zapperi, 2005, p. 15.
Ivi. p. 20. In particolare, secondo lo Zanca, la prima descrizione di hypertricosis lanuginosa
universalis si deve al medico svizzero Felix Platter che, nel 1583, visitò a Basilea proprio la moglie
e due dei figli irsuti di Pedro Gonzalez. Cfr. Zanca, 1983, pp. 61 e 64.
61
Per una storia del più celebre circo del XIX secolo cfr. Barnum, 1883. Per una trattazione più
generale sull’argomento delle esposizioni di freaks e fenomeni umani esotici in età moderna vedi
anche Fiedler, 1981 e Lamaire et al., 2003.
59
60
120
LORENZO MONTEMAGNO - I MOSTRI DI MATTEO VILLANI
addirittura considerata, da autori quali
von Siebold, come una manifestazione di
regressione atavica, ossia di ritorno allo
stato di eccessiva pelosità, ritenuto caratteristico dell’uomo primitivo. Si dovranno
attendere non pochi anni prima che nuove
posizioni rigettassero tali idee ed riducessero l’ipertricosi al solo ambito medico della
patologia62.
Come in Firenze nacque una fanciulla mostruosa
Altro capitolo della Cronica in cui si
descrive un caso di sindrome malformativa, ovvero di malformazioni multiple
dello stesso neonato, davvero notevole
per precisione, è quello relativo ad una
fanciulla nata a Firenze nel 1357:
Figura 10 - Feodor Jeftichew, il ragazzo
ipertricotico detto “faccia di cane” in una
locandina pubblicitaria del Circo P.T.
Barnum, 1870 ca
A dì IIII del mese di febbraio del detto anno nacque in Firenze al Poggio di
Magnoli una fanciulla portata sette mesi nel ventre della madre, la quale aveva
sei dita in ciascuna mano e in catuno piede, e i piedi rivolti in su verso le gambe,
senza naso, e senza labbro di sopra, e con quattro denti canini lunghi da ogni
parte della bocca due, uno di sopra e uno di sotto; il viso aveva tutto piano, e
gli occhi senza ciglia: e vivette dalla domenica a vespro al lunedì vegnente alla
detta ora, e più sarebbe vivuta s’avesse potuto prendere il latte63.
Si dovette trattare di un parto mostruoso alquanto irregolare che presentava, seguendo l’attenta narrazione di Matteo, una serie coincidente di più
patologie associate, tanto da farne un caso realmente interessante e raro64. In
particolare risultavano colpite da un chiaro sexdigitismo, o esadattilia, sia le
mani e sia i piedi. Questa malformazione congenita degli arti determina la
presenza di dita soprannumerarie, sei in questo caso, e fa di questa fanciullina
un esempio di quelli che venivano definiti ‘mostri per eccesso’. Nel corso dei
secoli, da Empedocle in poi, nel tentativo di ricercare cause naturali per la
nascita dei mostri, una malformazione di questo tipo era attribuita infatti ad
Cfr. Zanca, 1983, pp. 47-48.
Cfr. Villani, 1995, II, p. 167.
64
Cfr. Orlando-Salinas, 1931, p. 10.
62
63
121
MEDICINA & STORIA - SAGGI
una sovrabbondanza o di seme maschile o di ‘materia’ femminile, durante il
concepimento. Una anomalia cioè, per eccesso o per difetto, di uno dei due
componenti che contribuivano alla formazione del nascituro si riteneva potesse
spiegare fenomeni come i nani, i giganti, i gemelli siamesi e persone con arti
mancanti o, come in questo caso, in soprannumero.
Sulla polidattilia sono molte le segnalazioni e le testimonianze che si trovano anche nella letteratura classica che attribuiva però una tale malformazione,
in molti casi, alle favolose popolazioni d’Oriente. Se ne desume come questa
patologia debba essere stata abbastanza diffusa, osservata e, di conseguenza,
annotata e trascritta sin dall’antichità. Nelle tavolette di creta incise con caratteri cuneiformi che dovevano appartenere alla biblioteca di Ninive, voluta
da Re Assurbanipal nel VII secolo a. C., e che riportavano lunghi elenchi di
anomalie congenite, già si leggeva di neonati “con sei dita a ciascun piede”65.
In un passaggio dell’opera del medico greco Ctesia di Cnido, vissuto a cavallo
tra il IV ed il V secolo a.C., è possibile leggere di come:
Sulle montagne dell’India su cui cresce la canna vive una popolazione che
raggiunge le trentamila unità. [...] Queste genti hanno otto dita per mano e
altrettante per piede, e ciò vale tanto per gli uomini quanto per le donne66.
Plinio, citando come fonte l’opera di Megastene sull’India, riprese una
notizia simile scrivendo di uomini “con le piante dei piedi rivolte all’indietro
e con otto dita per piede”67 e lo stesso particolare si ritrova anche nei già citati
Viaggi di Mandeville68. Nel diffusissimo Liber monstrorum un intero capitolo
tratta proprio di coloro che hanno sei dita “in tutte e due le mani, e in ciascun
piede”69 e Sant’Agostino, nelle sue riflessioni sulle notizie circa i mostri e le razze
favolose, e se queste fossero volute o meno da Dio, prese ad esempio proprio
questa peculiare malformazione fisica per affermare che:
Si ritiene tuttavia che questi reperti, scritti in assiro, siano in realtà copie di più antichi testi
babilonesi, probabilmente risalenti al periodo di Hammurabi (circa 4000 a.C.). Cfr. Giavini,
2006, pp. 15-16.
66
Cfr. Fozio, 1992, p. 148. Ctesia soggiornò a lungo alla corte di Artaserse Mnemone II re di
Persia e, tornato in Grecia tra il 398-397 a.C., si dedicò a scrivere le sue relazioni. Non sempre
degne di fede, le notizie riportate da Ctesia appaiono spesso come una raccolta di tutte le storie
favolose che, da Omero in poi, si erano diffuse sull’Oriente. Della sua opera sull’India ci restano
solo pochi frammenti e il più completo resoconto, giunto sino a noi è contenuto nella Bibliotheca
di Fozio, patriarca di Costantinopoli, redatta nel IX secolo. Su questi temi si veda anche Momigliano, 1969, pp. 181-212.
67
Cfr. Plinio, 1983, II, p. 21.
68
Cfr. Mandeville, 1982, p. 138.
69
Cfr. Bologna, 1977, p. 41.
65
122
LORENZO MONTEMAGNO - I MOSTRI DI MATTEO VILLANI
Sappiamo che nascono individui con più di cinque dita nelle mani e nei
piedi, ed è una deformità più lieve di ogni altra, tuttavia non si può essere
sciocchi al punto di ritenere che il Creatore si è sbagliato nel calcolo delle dita
dell’uomo, sebbene non si sa perché l’ha fatto70.
Se ne deduce che tali casi dovettero essere, viste le così numerose citazioni,
molto frequenti e diffusi sin dall’antichità. L’esadattilia della fanciulla del Villani
inoltre, per ciò che riguarda gli arti inferiori, era aggravata dalla posizione innaturale dei piedi, che apparivano “rivolti in su verso le gambe”. Una tale flessione
dorsale del piede si definisce talismo, in questo caso bilaterale, e si osserva quando
il piede forma sul piano frontale un angolo mediale inferiore di 90° rispetto all’asse
longitudinale della tibia. Nelle persone affette da tale malformazione l’appoggio
dei piedi durante la camminata avviene solo sul calcagno.
Le altre anomalie si riscontrano diffusamente a carico della faccia. La prima
è quella degli occhi, che si presentano “senza ciglia”, denotando quella che viene
comunemente chiamata atrichia. Si ha poi la completa assenza delle cartilagini
del naso ed un accentuato labbro leporino mediano superiore che lo fa apparire
praticamente assente. A tutto questo va aggiunta una dentizione precoce parziale
riguardante i soli quattro denti canini, superiori ed inferiori, che apparivano già
“lunghi” al momento della nascita. Anche qui troviamo elementi di notevole
coincidenza con alcuni passi della letteratura classica come quello di Isidoro
che parla di “creazione prematura ed eccessiva”71 per chi nasce già con i denti,
ed ancora più in particolare Plinio, che parlando della dentizione, scrisse:
È fuori di dubbio che ai bambini i denti comincino a spuntare nel settimo
mese; prima, di solito, nella mascella superiore;[...] Alcuni nascono già coi
denti, come Mario Curio, che ebbe perciò il cognome di Dentato. [...] Fra le
donne, questa particolarità fu di cattivo augurio al tempo dei re72.
Segni dunque di quel cattivo augurio che allora, come ai tempi del Villani,
si riteneva la causa del manifestarsi di mostri come questo. Aristotele stesso,
nella Riproduzione degli animali, notava come fosse un fatto straordinario e
‘contro natura’, se non mostruoso, il comparire dei denti nell’uomo prima
De civitate Dei, XVI, 8.2. Anche Isidoro parlò di esadattilia come di “una mutazione lieve”.
Cfr. Isidoro di Siviglia, 2004, II, p. 925. Per una panoramica generale su questi casi si rimanda a
Thompson, 2001, pp. 25-29.
71
Cfr. Isidoro di Siviglia, 2004, II, p. 927.
72
Un frammento di Varrone sui denti analogo al passo di Plinio ci è conservato da Gellio (Noctes
Atticae, III, 10.12). Cfr. Plinio, 1983, II, p. 47.
70
123
MEDICINA & STORIA - SAGGI
della nascita:
Gli altri animali nascono coi denti o l’analogo dei denti, salvo che accada
qualche cosa contro natura, perché vengono al mondo più compiuti dell’uomo; l’uomo invece, salvo che accada qualche cosa contro natura, non ne ha
quando nasce73.
Per la conformazione della bocca e del naso si può ricordare nuovamente
il passo di Mandeville, già citato a proposito del bimbo con aplasia totale della faccia, in cui si attribuiscono tali caratteristiche ad una delle immaginarie
popolazioni visitate dall’autore nei suoi Viaggi. Anche questa malformazione
congenita dunque doveva essersi manifestata con un certa frequenza in tutte
le epoche.
Fanciulli mostruosi che nacquero in Firenze nel contado
Nell’ultima nota della Cronica riguardante i mostri, come nelle migliori
opere teatrali, Matteo sembra volerci riservare un finale in crescendo di tensione e meraviglia. Non si tratta infatti di un unico caso, di una particolare
mostruosità o di un peculiare aspetto di qualche singola nascita, bensì di un
multiforme e variegato ventaglio di difformità:
Del mese d’aprile in questo anno [1359] in Firenze e nel contado nacquero
parecchi fanciulli contraffatti, mostruosi, e spaventevoli in vista, alcuni in figura
di becco, e le braccia e dal petto come membra femminili e libere, e compiute;
altri nacquero in altre forme mirabili, e assai differenti dall’umana natura74.
Sfortunatamente egli non si dilungò nella descrizione di questi mostri
poiché, molto probabilmente, non ebbe occasione di esaminarli direttamente
come alcuni dei precedenti, per i quali, come è già stato più volte sottolineato,
fornì descrizioni sempre assai puntuali e particolareggiate. Poco o nulla si può
dunque dire sulle alterazioni o sulle “forme mirabili” da essi presentati, se non
annotare la notizia come pertinente in questo contesto e testimone ulteriore, se
ce ne fosse stato bisogno, dell’attenzione del Villani per questi eventi prodigiosi.
Così, proseguendo nella lettura della Cronica ci si duole quasi di non
incontrar più oltre queste notizie così particolari ed interessanti e, tanto più,
ci si duole nel considerare come l’interesse di Matteo per le nascite mostruose
fu, tra i membri e cronisti della famiglia Villani, suo e suo soltanto. Il figlio
73
74
Cfr. Aristotele, 1999, pp. 920-921.
Cfr. Villani, 1995, Vol. II, Lib. IX, Cap. XXV, pp. 316-317.
124
LORENZO MONTEMAGNO - I MOSTRI DI MATTEO VILLANI
Filippo, che ne continuò per alcuni anni l’opera, non ereditò certo dal padre
tale curiosità ed è un vero peccato, dal momento che sappiamo come di parti
straordinari a Firenze ed in tutta la Toscana non cessarono certo con l’opera
di Matteo.
Se, come si usa dire, la bellezza è negli occhi di chi la guarda, forse è così
anche per la meraviglia legata alla mostruosità. Singolare personaggio dovette
essere, a suo modo, anche lo stesso Matteo Villani che, di notizia in notizia,
continua ancora oggi a deliziarci con i sempre particolari ed attenti racconti di
quelle mirabili difformità che occorsero allora nella sua terra natia. Ai suoi occhi
le prodigiose nascite, di cui fu diretto o indiretto testimone, ebbero sempre,
al pari degli eventi sociali e politici, un rilievo degno di essere annotato con la
massima attenzione.
Summary
To date most of the several descriptions of deformed births contained in the
fourteenth-century Chronicles by the Florentine author Matteo Villani have
been surprisingly ignored by scholars. This study analyses such descriptions
discarding their fanciful elements in order to concentrate on their truly pathological aspects, with reference to their historical background and their classical
sources. An explanation is provided for every malformation described in the
Chronicles in terms of the syndrome that might have caused it. As a result,
instances of hexadactyly, hypertrichosis and conjoined craniopagus twins, as
well as a likely case of Roberts syndrome, have been detected.65
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