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Denaro sporco, 234 segnalazioni: +23%
Denaro sporco, 234 segnalazioni: +23% FRANCESCO TERRERI TRENTO - Nuovo boom degli Sos su possibili operazioni di riciclaggio di denaro sporco. Nel 2011 in Trentino banche e altri intermediari finanziari hanno segnalato 234 transazioni sospette, contro le 190 del 2010. L'incremento annuo è del 23%, mentre siamo ormai al raddoppio rispetto al 2009. Inoltre, mentre l'anno scorso non sono emersi casi di coinvolgimento della criminalità organizzata, nel 2010 sono 6 le transazioni su cui è scattato l'allarme antimafia. La Guardia di finanza, intanto, ha messo nel mirino non solo per riciclaggio ma anche per evasione fiscale i negozi di compravendita di oro. I dati sul secondo semestre e sull'intero 2011 sono stati pubblicati nell'ultimo rapporto dell'Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d'Italia. Le segnalazioni antiriciclaggio sono in crescita in tutta Italia. L'anno scorso a livello nazionale l'Uif ne ha registrate 48.344 da intermediari finanziari, contro le 36.824 del 2010, con una crescita del 31%, e 492 da operato- ri non finanziari, cioè commercialisti, notai, avvocati, revisori contabili e altre figure professionali, più del doppio delle 223 del 2010. L'aumento deriva anche dalla maggiore consapevolezza e preparazione degli operatori e dal fatto che prendono cognizione di normative sempre più restrittive. In Trentino le segnalazioni sono state 112 nel 2009, sono salite a 190 nel 2010, con un balzo di oltre il 70%, e a 234 l'anno scorso, di cui 95 nel primo semestre e ben 139 nel secondo. Nessun Sos invece dai professionisti, da cui l'anno precedente erano arrivate 3 segnalazioni. Il balzo si registra anche a Bolzano, dove le segnalazioni bancarie passano dalle 152 del 2010 a 256 nel 2011. Due transazioni sospette a Trento e tre a Bolzano riguardano il rimpatrio di attività finanziarie dall'estero, il cosiddetto «scudo fiscale». Il fatto stesso che vi siano Sos su operazioni che dovrebbero regolarizzare i capitali detenuti all'estero indica che potrebbero essere state «scudati» direttamente o indirettamente in- troiti di attività criminali. Ma buona parte delle segnalazioni sospette vengono trasmesse alla Direzione investigativa antimafia (Dia) per verificare che non si tratti di riciclaggio di denaro della criminalità organizzata. Secondo quanto ha riferito ad un recente convegno della Fondazione italiana per il notariato Omar Pace, capo settore investigazioni antiriciclaggio della Dia, nel 2011 sono pervenute all'antimafia 284 segnalazioni delle 490 del Trentino Alto Adige, il 58% del totale. Nessuna di esse è risultata attinente a operazioni condotte da mafia, camorra o n'drangheta. L'anno prima, invece, c'erano state 6 transazioni che la Dia aveva «trattenuto» perché connesse con la criminalità organizzata. È possibile che abbiano a che fare con il tentativo di infiltrazione partito dalla finanziaria Aspide di Padova legata al clan del Casalesi, che ha colpito una quindicina di piccole e micro imprese trentine. La Guardia di finanza condivide con l'Uif la banca dati delle segnalazioni e svolge indagini dirette su quelle che gli trasmette l'organismo della Banca d'Italia, in moltLcasila-seenalazio- ne viene archiviata, ma in altri dà esito positivo, nel senso che vengono rilevate violazioni amministrative o penali. Uno dei casi più frequenti è che la transazione sospetta di riciclaggio porti a scoprire un'evasione fiscale che, se supera certe soglie, diventa un reato penale in base al decreto legislativo 74 del 2000 che riprende la legge «manette agli evasori». In questo ambito le Fiamme Gialle hanno avviato un'attività di verifica sui negozi di compravendita di oro e preziosi che stanno proliferando in Italia e in Trentino e che, come ha sottolineato il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, sono a rischio di «usura, ricettazione e riciclaggio». Ma sono anche una potenziale fonte di evasione, grazie al diverso regime Iva sugli oggetti d'oro e sui materiali d'oro «da investimento», cioè l'oro fuso in lingotti o altre forme. In questo secondo caso una norma europea prevede che non si applichi l'Iva sulla vendita. Così se un operatore compra un gioiello e lo rivende senza autorizzazione come «rottame» lucra illecitamente il 21% di Iva.