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Il Piccolo 2 aprile 2016 «Non sono l`assassina. Mancano le prove

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Il Piccolo 2 aprile 2016 «Non sono l`assassina. Mancano le prove
Il Piccolo 2 aprile 2016 Attualità L’infermiera in cella «Non sono l’assassina. Mancano le prove» La donna accusata dell’omicidio di 13 pazienti si difende Sarà interrogata lunedì. Non ci sono altre persone indagate PIOMBINO (LIVORNO). Nessuna prova certa. Solo in due-­‐tre casi ci sarebbero stati effettivi approfondimenti sulla causa delle morti e l’arrestata si proclama «innocente». La difesa di Fausta Bonino tiene a distanza le accuse di omicidio di 13 pazienti e si chiude a riccio. L’ha detto ai giornalisti l’avvocato Cesarina Barghini, che difende l’infermiera di 55 anni ora in carcere a Pisa: «Mi sorprende la sicurezza con la quale, in difetto di prove certe o quantomeno di un patrimonio di indizi idonei, si stia attribuendo alla mia assistita una condotta così efferata e, sulla base di questa insufficienza, si sia potuti arrivare ad una misura eccezionale come la custodia cautelare in carcere». E ancora, sempre il legale: «Dalla ricostruzione degli inquirenti non emergono elementi certi se non la presenza della mia assistita al momento degli eventi, che di per sé non può essere sufficiente. Inoltre le si stanno attribuendo 13 eventi di somministrazione di eparina quando, in realtà, gli approfondimenti sulla causa delle morti sono stati fatti solo in relazione a due-­‐tre casi e si tratta comunque di accertamenti di parte senza contraddittorio». Comunque sia il gip Antonio Pirato ha fissato l’interrogatorio di garanzia a Fausta Bonino per lunedì 4 aprile, nel carcere di Pisa. L’infermiera è stata arrestata perché il gip ha ravvisato i pericoli di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio, dove il Nas ha rilevato tentativi della Bonino di ottenere informazioni dalle colleghe, provando, tra l’altro, a convincerle della sua estraneità ai decessi. Ieri il procuratore di Livorno, Ettore Squillace Greco, ha precisato che «non ci sono altri indagati» nell’inchiesta e ha sottolineato che «allo stato non abbiamo rilevato alcun elemento di responsabilità delle strutture sanitarie e, quindi, non c’è nessuna accusa nei confronti delle strutture sanitarie». E anche se rimane al momento in ombra il movente di tutti gli omicidi, in procura sono convinti che ci siano indizi per sostenere la necessità dell’arresto. Ieri mattina alcuni parenti delle vittime, che solo ora hanno compreso che i loro cari sarebbero stati uccisi, sono andati all’ospedale di Piombino per chiedere informazioni. La stessa Asl avrebbe contattato per telefono tutti i familiari delle vittime. Alcuni si stanno già rivolgendo a dei legali. Le storie dei 13 deceduti sono simili: pazienti ricoverati in terapia intensiva con patologie risolvibili e interventi chirurgici, morirono nel giro di poche ore per inspiegabili e irrecuperabili emorragie. I medici di Piombino chiesero consulenze esterne. Dall’ospedale di Careggi (Firenze) ottennero la stessa risposta per 4 pazienti: nel loro sangue era attivo un anticoagulante. Anche se non era stato prescritto. Era l’eparina. I medici di Piombino non erano arrivati a pensare a una volontà omicida nel loro reparto. Regione Assegni antipovertà da quaranta milioni La Regione, finita la fase di rodaggio, tira le somme e annuncia ritocchi I beneficiari sfiorano quota 30mila. In arrivo bonus più ricchi per chi ha figli di Diego D’Amelio. TRIESTE. Costerà poco più di 40 milioni nel 2016 la misura attiva di sostegno al reddito varata dal centrosinistra e arrivata al primo tagliando dopo alcuni mesi di prova. Un test sul campo cui seguirà presto una messa a punto, anche allo scopo di integrare il provvedimento con quello voluto dal governo Renzi, a supporto delle famiglie in condizioni di povertà. La giunta ha presentato ieri i dati della prima fase di rodaggio: lo schieramento è quello delle grandi occasioni, con la presidente Debora Serracchiani, gli assessori Maria 1 Sandra Telesca e Loredana Panariti, il presidente della terza commissione Franco Rotelli e i capigruppo Diego Moretti (Pd), Giulio Lauri (Sel) e Pietro Paviotti (Cittadini), a testimoniare quanto il nodo sia caro al cuore della maggioranza. Aggiornate al 23 marzo, le cifre parlano di 10.785 nuclei familiari rivoltisi ai Servizi sociali dei Comuni per ottenere il sostegno al reddito. Poco meno di 11mila domande a copertura di 29.493 persone: il 2,4% della popolazione regionale. La giunta considera ormai assestato il numero di richieste dopo il picco iniziale e un leggero rallentamento nel bimestre gennaio-­‐febbraio: l’aiuto pubblico riguarderà quindi oltre 10mila richiedenti, con ingressi e uscite dal sistema nel corso del tempo. Trieste è il primo ambito assistenziale per numero di domande: 3.513. Seguono Udine con 2.510, Alto e Basso Isontino con rispettivamente 662 e 848, Pordenone con 641, dato quest’ultimo al di sotto delle aspettative. Quasi tutti i richiedenti stanno già ricevendo l’assegno, ma la giunta ammette che i municipi sono andati in crisi davanti all’alto numero di domande, che ha complicato la stesura dei patti di inserimento, definiti dall’assessore al Lavoro Panariti «vero elemento qualificante della misura, perché fissano gli obiettivi di inclusione sociale e lavorativa del nucleo familiare». Per porre rimedio, la giunta ha annunciato l’assunzione a tempo determinato di 19 figure che si dedicheranno alla preparazione dei patti, ma non ha fornito numeri relativi ai patti stessi già stipulati e a quelli ancora da stringere. L’operazione non sarà semplicissima, dato che bisogna prima valutare la reale occupabilità del richiedente (non sempre in grado di lavorare per invalidità, dipendenze o problemi di altra natura) e quindi pensare alle opportunità di lavoro e agli interventi da rivolgere al resto della famiglia, a cominciare dall’obbligo di frequenza scolastica per i più piccoli. Panariti ha illustrato le prime misure messe in campo: «I 4 milioni per i percorsi formativi per soggetti svantaggiati, i tirocini, la qualificazione e riqualificazione professionale, i lavori socialmente utili, la lotta alla dispersione scolastica per i minorenni e l’orientamento per i maggiorenni». L’assetto del provvedimento andrà incontro a modifiche nei prossimi mesi, ma non si rivedrà il tetto Isee. La prima preoccupazione sarà piuttosto quella di indirizzare gli aiuti verso le famiglie con figli, comprese fra 3mila e 6mila euro di Isee, quelle cioé non coperte dal provvedimento del governo. Sono probabili i ritocchi al rialzo in questa direzione e la contemporanea limatura all’ingiù degli aiuti ai nuclei familiari composti da una persona soltanto o senza figli, rivelatisi molto più frequenti del previsto. L’assessore al Welfare Telesca ha chiarito che «le variazioni serviranno a evitare cumuli e contemperare il provvedimento regionale con quello statale, rivolto alle famiglie con figli al di sotto dei 3mila euro di Isee». Resta da capire a quanto ammonterà l’integrazione che le famiglie più povere riceveranno dalla Regione. Altra novità all’orizzonte è l’allungamento della pausa dopo il primo anno di aiuti: i due mesi di sospensione passeranno a sei. Serracchiani ha sottolineato che il Fvg «è la prima Regione in Italia ad aver messo a sistema una misura di sostegno al reddito in questa fase di crisi. La norma è sperimentale e ritocchi erano previsti, anche per integrare le iniziative prese a più livelli per il contrasto della povertà». La governatrice ha spiegato che «i 40 milioni spesi per vanno considerati un investimento sulla società del Fvg». L’ultimo passaggio è dedicato ai furbetti: «Il patto stretto con la Guardia di finanza è importante, perché l’indennità deve arrivare a chi ne ha bisogno: saranno effettuati controlli incrociati sulle dichiarazioni presentate e, laddove si trovino irregolarità, partirà il provvedimento giudiziario». _diegodamelio_ Gli scaglioni Isee Il 36% dei beneficiari sotto i mille euro Nullatenenti o quasi. Il 36 per cento dei cittadini che hanno chiesto e ottenuto il sostegno al reddito appartengono alla fascia più debole della popolazione in quanto presentano un Isee che va da zero a mille euro. Non a caso Debora Serracchiani, dati alla mano, evidenzia quanto sia «necessario» l’assegno che il Friuli Venezia Giulia, primo in Italia, ha staccato a favore dei 2 cittadini in difficoltà, raggiungendo una fascia «in precedenza esclusa dai servizi sociali». I dati sulle domande presentate, se rapportati allo scaglione Isee, indicano infatti che 3.906 domande su 10.785 appartengono alla fascia più povera. Le altre domande sono spalmate in maniera pressoché omogenea tra gli altri scaglioni di Isee: 1.305 sotto i 2mila euro, 1.320 sotto i 3mila euro, 1.424 sotto i 4mila euro, 1.421 sotto i 5mila euro e, infine, 1.409 sotto i 6mila euro. La polemica «Si penalizzano gli italiani» Forza Italia chiede correttivi TRIESTE. «Alla faccia di chi è nato e cresciuto in questa terra e ha contribuito a farla crescere e ora, a causa della crisi, si trova in povertà». La giunta regionale non fa in tempo a comunicare i dati sul reddito di cittadinanza, quelli che vedono un 44% di beneficiari non italiani, e subito riesplodono le polemiche. Stavolta, a muoversi per prima, non è la Lega ma Forza Italia. E lo fa con Riccardo Riccardi e Roberto Novelli. «Confermati i dati che avevamo anticipato: il sostegno al reddito va per metà a stranieri che rappresentano meno del 10% della popolazione residente in Friuli Venezia Giulia. La misura è necessaria, ma non risponde equamente alla struttura della società regionale, rischiamo un conflitto dove gli italiani si sentono cittadini di serie B rispetto agli stranieri» afferma il capogruppo regionale. Concorda il consigliere, che parla di norma iniqua nei confronti degli italiani, auspicando una rapida correzione di rotta. Rilancia ancora Riccardi: «La misura va corretta se vogliamo evitare tensioni sociali». Luci blu accese per affrontare l’autismo Oggi la giornata mondiale con iniziative a Trieste, Udine e Monfalcone. Progetto ad hoc all’aeroporto di Giulia Basso. TRIESTE. Il blu, il colore del mare, è anche il colore simbolo del 2 aprile, Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo, un modo per tenere viva l'attenzione 3 su un mondo spesso dimenticato e abbandonato a se stesso: quello delle persone autistiche e delle loro famiglie. E' di pochi giorni fa la pubblicazione su Scientific Report di una ricerca della Sissa e dell'Università di Vienna in cui si dimostra la falsità di uno stereotipo duro a morire, quello secondo cui gli autistici sarebbero freddi e non proverebbero empatia. Ma se lo chiedi alla madre di un ragazzo autistico lei sa dirtelo da tempo e per farti capire meglio usa paragoni cinematografici: «Somiglia più a Forrest Gump che a Rain Man», dice Elena Bulfone, presidente dell'associazione AutismoFVG. Con la sua associazione, e insieme al gruppo di Trieste e alla Fondazione Bambini e Autismo di Pordenone -­‐ le uniche organizzazioni presenti in regione per supportare i ragazzi autistici e le loro famiglie -­‐ aderisce alla Giornata, che a Trieste vedrà scendere in campo, alle 18.30, in piazza della Borsa, anche la squadra di Pallanuoto Trieste, per la premiazione dei ragazzi di “Aquabile, anche noi in piscina”, corsi in acqua destinati a bimbi e ragazzi con disturbi generalizzati dello sviluppo, autismo e sindrome di Asperger che si svolgono alla Piscina Acquamarina. Dalle 17.30 in piazza Borsa saranno distribuiti materiale informativo per conoscere meglio questa patologia e palloncini blu, alle 18 ci sarà l'esibizione del gruppo di Tip Tap “Toc Toc”, capitanato da Michela Bianco, alle 19 un flash mob con sorpresa e infine alle 19.30 si accenderà di blu il Pontecurto e la statua di Nettuno, e saranno liberati i palloncini. La Giornata per la consapevolezza sull'autismo prevede numerosi eventi in Friuli Venezia Giulia: saranno illuminati di blu anche la rocca di Monfalcone e piazza Libertà a Udine, mentre all'aeroporto di Ronchi sarà presentato Autismport, un innovativo progetto pensato per rendere accessibile l'aeroporto anche a bambini e ragazzi autistici. «Spesso i genitori con figli con autismo non si fidano a portarli in aeroporto – spiega Bulfone -­‐, perché non sanno come possono reagire a eventi particolari e inattesi, come per esempio una perquisizione. Grazie a un percorso di formazione del personale aeroportuale e delle forze di polizia che vi operano e ad un sistema di video modelling che consentirà alle persone autistiche di conoscere in anticipo ciò che succede all'interno di un aeroporto e le procedure alle quali devono sottoporsi i passeggeri (ci saranno dei video postati sul sito dell'aeroporto e sul sito progettoautismofvg.org, ndr), per le persone autistiche, che non amano l'imprevedibilità, sarà più facile affrontare le procedure d'imbarco e sbarco». La stessa tecnica è stata adottata anche per l'accesso in ospedale, altra procedura difficoltosa per le persone autistiche. Trieste Il Tar invalida la gara Maxi ospedale a rischio Accolto il ricorso di Rizzani De Eccher e annullata l’aggiudicazione dell’appalto Incognita sui tempi per la costruzione del polo che ospiterà Cattinara e Burlo di Silvio Maranzana Terremoto nell’iter per la riqualificazione dell’ospedale di Cattinara e la costruzione del nuovo Burlo Garofolo, un’operazione da 140 milioni di euro: il Tar del Friuli Venezia Giulia ha rovesciato la classifica della gara d’appalto accogliendo l’appello avanzato dalla terza classificata, la Rizzani De Eccher, nei confronti delle prime due e cioé la Clea (Impresa cooperativa di costruzioni generali) e la Cmb (Cooperativa muratori e braccianti di Carpi). Causa la squalifica delle prime due, si direbbe in gergo sportivo, la vittoria è stata assegnata alla contendente che si era aggiudicata semplicemente il bronzo. La questione è in realtà più complessa anche se la sentenza dei giudici amministrativi di primo grado appare chiara e lo spettro che comunque si prospetta è un ulteriore slittamento dell’inizio dei lavori sebbene la gara non debba ora essere rifatta. «Il Tribunale amministrativo regionale del Friuli Venezia Giulia -­‐ si legge nel dispositivo -­‐ accoglie il ricorso principale e per l’effetto annulla l’aggiudicazione definitiva a favore del raggruppamento temporaneo d’imprese (rti) Clea e i verbali e gli altri atti di gara laddove ammettono e/o comunque non hanno escluso dalla proceduta il medesimo rti Clea e il rti Cmb». Il motivo della doppia esclusione va ricercato nel 4 fatto che le due concorrenti si sono avvalse di intermediari (rispettivamente la Gbm Finanziaria spa e la Osella spa) non abilitati al rilascio di garanzie nei confronti del pubblico. «È evidente -­‐ sottolineano i giudici -­‐ che sia la stazione appaltante che l’aggiudicataria e la seconda classificata avrebbero dovuto avvedersi che nessuno dei due intermediari è mai stato legittimato a rilasciare alcuna cauzione provvisoria». Il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero-­‐sanitaria Nicola Delli Quadri, in una breve nota emessa già nella tarda mattinata di ieri, ha assicurato che «gli uffici avvieranno le procedure necessarie all’aggiudicazione definitiva per iniziare i lavori al più presto, fermo restando il diritto degli altri partecipanti a interporre appello». Qui infatti sta un altro nodo della questione. Secondo quanto ha riferito lo stesso avvocato Orio De Marchi che assieme ai colleghi Alfredo Biagini e Andrea Giuman ha rappresentato gli interessi della Rizzani De Eccher nella causa risoltasi a suo favore, i legali delle due imprese soccombenti l’appello al Consiglo di Stato lo hanno già preannunciato. «Ora -­‐ l’interpretazione di De Marchi -­‐ la commissione di gara dovrà fare l’aggiudicazione provvisoria alla Rizzani De Eccher in attesa della verifica puntuale di tutti i documenti necessaria per arrivare all’assegnazione definitiva. Nel frattempo però il Consiglio di Stato si pronuncerà, in tempi che ritengo molto rapidi, sulla richiesta di sospensiva delle due escluse. Soltanto se questa verrà accolta, l’iter si fermerà. Se la sospensiva verrà respinta -­‐ conclude De Marchi -­‐ sarà la Rizzani De Eccher a incominciare e molto probabilmente a finire i lavori poiché il giudizio nel merito non sarà rapido e anche se ci desse torto dovrebbe prevedere soltanto un risarcimento e non la sostituzione della ditta appaltante». In realtà, come rilevano gli stessi legali risultati vincitori in primo grado, la questione è complessa in quanto la normativa è stata oggetto di modifiche in corso di gara. Ma anche su questo punto il Tar non sembra aver avuto tentennamenti mettendo nero su bianco che «ad avviso del Collegio, a prescindere dall’effettivo momento di declinazione della normativa attuativa e degli ulteriori chiarimenti intervenuti, nessuna incertezza pare potesse comunque sussistere su quali fossero gli intermediari legittimati a rilasciare le garanzie». Si afferma in sostanza che i due intermediari utilizzati non erano abilitati nemmeno con le vecchie norme, né la Commissione avrebbe potuto obiettare il fatto e chiedere nuove garanzie perché ciò avrebbe costituito «una inammissibile lesione del fondamentale principio della par condicio competitorum». «La Direzione prende atto -­‐ rileva Delli Quadri -­‐ del pronunciamento che annulla l’aggiudicazione in favore di Clea e inoltre esclude la seconda classificata, Cmb. Si consideri che le procedure di aggiudicazione -­‐ viene fatto rilevare -­‐ sono state rese complesse e articolate a causa di continui adeguamenti normativi e chiarimenti, intervenuti in corso e alla fine della procedura stessa, come riconosciuto dallo stesso Tar». Salta l’avvio dei cantieri previsto a dicembre Per finire l’opera serviranno 140 milioni e sei anni di interventi tra abbattimenti e nuove edificazioni Non più tardi del 10 marzo scorso, in occasione del forum svoltosi al Piccolo sul Burlo Garofolo, il direttore generale dell’ospedale infantile Gianluigi Scannapieco aveva previsto l’inizio dei lavori per la nuova struttura a dicembre 2016 con uno slittamento di soli sei mesi rispetto al cronoprogramma originario che prevedeva di partire a giugno. «Solo la sospensiva -­‐ aveva specificato -­‐ potrebbe provocare un ulteriore slittamento». Questa minaccia incombe da parte del Consiglio di Stato che in secondo grado potrebbe anche propendere per lo stop in attesa della decisione nel merito. Da parte sua però ieri il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero-­‐sanitaria Nicola Delli Quadri ha assicurato che «gli uffici avvieranno le procedure per l’aggiudicazione definitiva per iniziare i lavori al più presto». Diventa sempre più difficile comunque giurare su un’apertura del cantiere a dicembre dal momento che Rizzani De Eccher o chi per essa dovrà appena fare la progettazione esecutiva. Si conferma tormentato dunque un iter che sembrava essere giunto al punto di svolta nel luglio scorso con 5 l’aggiudicazione appunto dei lavori alla Clea grazie a un ribasso dei costi a 110,5 milioni di euro e una riduzione di due anni sui tempi di costruzione. È auspicabile ora che perlomeno il taglio dei tempi sia mantenuto dato che ci vorranno sei anni per la ristrutturazione di Cattinara e, contemporaneamente, cinque per la realizzazione del Burlo che dunque dovrebbe essere pronto un anno prima, cioè in base alla tabella originaria, alla fine del 2021. A Cattinara il progetto preveder una serie di abbattimenti e la costruzione di una terza torre di collegamento che cambierà lo skyline triestino, proponendo una facciata intera e di aspetto diverso. Verranno demoliti l'attuale terminal degli autobus e la palazzina uffici d'ingresso. Saranno rifatti tutti gli impianti, e anche i camminamenti suddivisi per utenti, personale, materiali biologici, rifiuti, vitto, merci, con ascensori separati. I due ingressi saranno tutti su Strada di Fiume, e chi arriva in macchina potrà direttamente accedere a un park sotterraneo dotato di ascensore, e da lì dirigersi a Cattinara o al Burlo. Il nuovo ospedale infantile avrà sei piani, le facciate decorate a verde. Dall'ingresso pedonale si accederà a un salone collegato all'ultimo piano con una scala elicoidale dalla quale si potrà anche accedere a salette e salottini, punti Internet, atelier didattici e ricreativi. (s.m.) La vicenda giudiziaria La battaglia legale contro Clea e Cbm Il ricorso al Tar era stato avanzato da Rizzani De Eccher spa (avvocati Alfredo Biagini, Andrea Giuman e Orio De Marchi) contro l’Azienda ospedaliero-­‐universitaria di Trieste e l’Ircss materno infantile Burlo Garofolo nei confronti di Clea -­‐ Impresa cooperativa di costruzioni generali in proprio e quale capogruppo dell’associazione temporanea di imprese costituita assieme a Bilfinger Sielv facility managment srl e Tecno.Geo srl (avvocati Gianfranco Carbone, Stefania Lago, Nicola Creuso e Nicola De Zan) -­‐ e di Cmb -­‐ Cooperativa muratori e braccianti di Carpi in proprio e nella qualità di mandataria delle altre imprese offerenti e cioé Consorzio cooperative costruzioni Ccc, Riccesi spa e Siram spa (avvocati Alessandro Cinti, Enrico Carpanelli e Mario Sardos Albertini). Un ricorso nei confronti di Clea era stato avanzato anche dalla Cmb, ma entrambe sono state estromesse dai giudici. Scannapieco tira dritto «Il processo non si arresta» Il direttore dell’Irccs: «In gare come queste gli ostacoli sono all’ordine del giorno Noi continuiamo a lavorare per l’integrazione». Telesca auspica decisioni rapide di Gianpaolo Sarti. La tabella di marcia del trasferimento del Burlo a Cattinara, atteso nel 2021, è un documento da scrivere a matita. Se prima era la politica a “traccheggiare”, ora sono gli inghippi giudiziari e amministrativi a mettersi di traverso. Il pronunciamento del Tar sull’appalto con il nuovo ricorso al Consiglio di stato, è di fatto uno stop. Lungo o breve che sia, porterà un inevitabile allungamento dei tempi anche per il trasloco dell'Irccs. L'assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca, pur con tutte le cautele del caso e «in attesa di verifiche», non esclude che i lavori si possano aggiudicare comunque subito. «Vedremo», dice. Ma la vicenda è una grana di cui il direttore generale Gianluigi Scannapieco avrebbe fatto volentieri a meno. «Se i tempi dovessero prolungarsi davvero -­‐ riflette il manager -­‐ mi dispiacerebbe molto. Ma, come noto, noi stiamo già lavorando in prospettiva dell'integrazione di servizi e attività con l'Azienda ospedaliera, con l'obiettivo della razionalizzazione e dell'efficienza. Stiamo mettendo mano a una revisione di alcuni modelli organizzativi». Il primo esempio, con una gestazione tutt'altro che facile, è stato il passaggio del Laboratorio analisi. «Certo -­‐ rileva ancora il dg -­‐ tutto quello che stiamo iniziando sarà più semplice quando saremo là perché la prossimità strutturale, oltre alla modernità stessa del futuro edificio, permetterà di concretizzare ciò rendendo tutto più funzionale. L'auspicio è che ciò possa realizzarsi secondo le tempistiche programmate. Lavorare in un palazzo nuovo è cosa 6 ben diversa». Il direttore generale, che in qualche modo aveva messo in preventivo altri ostacoli giudiziari, non demorde. «Nelle grandi gare e nei grandi appalti pubblici come questo -­‐ puntualizza -­‐ una quota di ritardo legata ad aspetti tecnici e normativi non va mai esclusa, analogamente ai possibili ricorsi e a tutte le conseguenze del caso. Non conosco nessun appalto pubblico di una certa entità che sia filato completamente liscio. Sono dinamiche complesse -­‐ aggiunge -­‐ quindi va messo in conto che circostanze del genere possano effettivamente accadere». Scannapieco torna a ribadire la mission del Burlo, attuale e futura: un ospedale altamente specializzato al centro della pediatria regionale, chiamato a operare in stretta collaborazione con le altre realtà sanitarie del territorio. E con gli stessi professionisti, pure loro, a disposizione dell'intero Friuli Venezia Giulia. Obiettivi che il manager veneto aveva annunciato pubblicamente qualche settimana fa, in piena bufera sul trasferimento del Laboratorio analisi, e che ora ripete. «Ci sono servizi che vanno integrati -­‐ rimarca -­‐, ma il Burlo manterrà sempre la propria identità e un ruolo di assoluto primo piano nel sistema sanitario regionale. Un ruolo che ne uscirà rafforzato». Scannapieco porta l'esempio del Cro di Aviano «che sta già attuando importanti sinergie con Pordenone, senza mettere in discussione l'attività». Anzi, operazioni di questo tipo «aiutano a crescere». Dunque, è l'invito, «non si deve fare confusione tra sinergie strutturali, messa a fattor comune e identità». La sentenza del Tar ha raggiunto presto l'orecchio dell'assessore Telesca. «Stiamo parlando di una questione squisitamente giuridica -­‐ commenta -­‐ che va per forza valutata sulla base delle motivazioni espresse. Naturalmente non si deve perdere tempo. Da parte mia non posso che augurare che l'intera procedura in essere non subisca un rallentamento, ma è chiaro che devono sussistere le condizioni giuridiche per poter proseguire». L'assessore fa notare che l'appalto è stato bandito «nel momento in cui si è verificato un cambiamento nella normativa in materia, è stato questo che ha prodotto un quasi inevitabile ricorso». Telesca è d'accordo con il direttore generale dell'ospedale infantile di via dell'Istria: «Ricorsi di questo tipo, negli appalti, accadono di frequente. Ora la valutazione del rischio dell'appello deve farla l'azienda, ma non escludo che possano verificarsi le condizioni per aggiudicare comunque la gara in base alla sentenza». In questo caso «i tempi non si allungherebbero». La prudenza del sindaco e le critiche della Cgil Cosolini: «Spero che non si debba ripartire da zero». Giacaz: «L’agonia del trasloco affossa via dell’Istria» Gli auspici del sindaco Roberto Cosolini e le accuse dei sindacati. I lavori di Cattinara e il trasloco del Burlo sono una vera e propria corsa ad ostacoli. Ma Cosolini non ne fa un dramma. «Non commento le sentenze del Tar -­‐ afferma -­‐ perché le sentenze dei giudici si rispettano e basta. Mi auguro però che esista la possibilità di correggere la procedura e non si azzeri nulla, in modo da evitare di ricominciare daccapo tutto. Ciò ovviamente comporterebbe un allungamento dei tempi. Purtroppo -­‐ osserva -­‐ sappiamo bene che i grandi appalti si muovono spesso su lunghi contenziosi, dal momento che la posta in gioco è alta. Come sindaco spero che la procedura possa essere corretta strada facendo senza che si perda troppo tempo». Toni decisamente diversi dalle sigle sindacali che stigmatizzano la mancanza di investimenti adeguati per la crescita del Burlo. «Politici e manager promettono il trasferimento e con questa scusa -­‐ osserva Rossana Giacaz (Cgil) -­‐ scelgono di non avviare interventi di sviluppo degni di questo nome. Per questo motivo da anni tutto è fermo. Non siamo mai stati contrari allo spostamento -­‐ prosegue -­‐ ma per l'ospedale questa sta diventando ormai una lunga e lenta agonia. Fermano gli investimenti dicendoci che “tanto ci spostiamo a Cattinara”. Certo, quando decidi di cambiare casa sicuramente non ti metti a dipingere le pareti. Ma quando avverrà questo passaggio? E ora che i tempi rischiano di allungarsi? Nel frattempo lasciamo cadere tutto?», sono gli interrogativi posti da Giacaz. «Chiediamo più attenzione per l'Irccs, perché la struttura mostra chiari segni di decadimento sotto vari punti di vista, più volte 7 denunciati. L'opera da costruire a Cattinara è faraonica, preoccupiamoci di via dell'Istria altrimenti corriamo il pericolo di perdere un'eccellenza importante per tutto il sistema sanitario del Friuli Venezia Giulia. In attesa del trasloco -­‐ conclude -­‐ serve un piano eccezionale per il Burlo». Sulla stessa linea Luca Tracanelli (Uil Fpl). «È stato accolto il ricorso alle De Eccher -­‐ ricorda -­‐ ma i ricorsi vanno avanti. Sono strascichi e rallentamenti che non ci volevano. Fermarsi non va bene all'utenza, al personale e alla riorganizzazione. Ci auguriamo che tutto si risolva nel più breve tempo possibile». Così il collega della Fials Fabio Pototschnig: «Difficile quantificare il possibile rallentamento -­‐ spiega -­‐ va detto che il commissario dell'Azienda ospedaliera Delli Quadri aveva ipotizzato questo esito. Ci preoccupa certamente il futuro del Burlo ma pure la ristrutturazione di Cattinara che necessita di un vero intervento. I cantieri devono aprire rapidamente perché l'investimento c'è e la struttura va ammodernata. Non è accettabile -­‐ aggiunge il sindacalista -­‐ che la degenza del Polo cardiologico abbia servizi d'eccellenza, mentre le due Torri no». (g.s.) Le procedure Esenzioni dal ticket Istruzioni per l'uso Novità in vista per i cittadini che hanno diritto all’esenzione dal ticket sanitario. A comunicarle è l’Azienda per l’assistenza sanitaria, che informa di aver ricevuto dal ministero dell'Economia e delle Finanze la notizia dell’invio degli elenchi riguardanti gli aventi diritto all'esenzione per motivi di status e reddito, relativi all'anno 2016. Entro aprile, comunica in una nota l’Azienda, il certificato verrà inviato al domicilio dei residenti nella provincia di Trieste, che non l'abbiano già ricevuto in precedenza. L’Azienda per i servizi sanitari ricorda infatti che il certificato rilasciato dal ministero ha una validità che viene automaticamente prorogata alla scadenza, a meno che le condizioni reddituali dell'interessato non subiscano variazioni. Chi non ha ancora il certificato e non lo riceverà entro il 30 aprile dovrà sottoscrivere l'autocertificazione agli sportelli Cup di via Farneto o Muggia o inviare la necessaria documentazione tramite fax -­‐ per ulteriori dettagli (documentazione da inviare, recapiti, eccetera) sono disponibili sul sito internet dell'Azienda Sanitaria n. 1 Triestina www.ass1.sanita.fvg.it consultando la pagina “Esenzioni per status e reddito” o chiamando il numero verde Sanità 800991170 dalle 8 alle 11-­‐30 dal lunedì al venerdì. In attesa di recapitare ulteriori certificati rilasciati dal ministero dell’Economia ai nuovi nominativi e in attesa di eventuali diverse disposizioni regionali in merito, l’Azienda fornisce poi altre precisazioni. Innanzitutto chi è già in possesso del certificato, perchè ricevuto per posta negli anni scorsi, non deve fare nulla, in quanto la validità del certificato viene prorogata automaticamente.La validità delle autocertificazioni di esenzione per status e reddito (codici E01, E03, E04) sottoscritte nel 2015 e scadute il 31/03/2016, nella provincia di Trieste, inoltre, sono prorogate a tutto il 30/04/2016. Chi non ha ancora il certificato Mef e non lo riceverà entro il 30 aprile dovrà sottoscrivere una nuova autocertificazione. L’Aas retta dal commissario Nicola Delli Quadri invita poi le persone interessate a controllare con attenzione la posta nelle prossime settimane e di recarsi agli sportelli Cup di via Farneto e a Muggia per rinnovare l'autocertificazione, solo se hanno bisogno di prestazioni sanitarie. Infine si ricorda che non è necessario che provvedano al rinnovo coloro che hanno già diritto all'esenzione dal pagamento di tutte le prestazioni per l'invalidità loro riconosciuta. Sempre l’Azienda sanitaria, inoltre, comunicherà a breve i dati relativi al monitoraggio sulle attese al Pronto soccorso dell’ospedale di Cattinara. Attesa valutate dai cittadini ad un anno esatto dall’entrata in servizio delle assistenti di sala, le nuove figure professionali introdotte al Pronto soccorso proprio per accogliere i pazienti e indirizzarli al meglio. I dati verranno illustrati mercoledì negli uffici della Direzione generale del nosocomio alla presenza, tra gli altri, dell’assessore regionale alla Sanità, Maria Sandra Telesca. 8 Lettere Regione. Sanità penalizzata ma non in Friuli Il radiogiornale della mattina del 31 marzo: "A Udine il giorno 5 aprile verrà inaugurato un nuovo servizio per le mamme ed i bambini con un pronto soccorso, uno psicologo ed altri servizi per aiutare le famiglie di un popoloso quartiere udinese". Molto bene, questa è una cosa buona per Udine, mentre Trieste resta sempre in attesa di non si sa che cosa! Il giorno di Pasquetta un bimbetto di sette mesi (dico sette mesi) che si era fatto male a un occhietto è stato dirottato al Pronto soccorso oculistico dell'Ospedale Maggiore perchè quello oculistico per l'infanzia neonatale e minorile del “Burlo”, mancando l'oculista non era funzionante! Mi chiedo dove stanno i politici triestini? Cosa sta facendo il direttore del “Burlo”? La signora Telesca? Il sindaco di Trieste? Ammetto che l'attuale sindaco negli anni '50 fosse troppo giovane (forse non era neanche nato) ma allora il “Burlo” era il secondo ospedale infantile in Europa (il primo stava in Spagna) e ora dopo la costituzione della Regione Friuli Venezia Giulia siamo agli ultimi posti in regione! Che sia proprio deciso di smantellarlo? Le cose in regione i friulani le portano sempre a compimento, piano ma con costanza e prima o dopo le fanno: ora è la volta del “Burlo” e mentre a Trieste si discute animatamente dei "generi", a Udine pensano ai loro bambini! Clara Pasian Gorizia Sanità sul territorio, arrivano le " Aft " Sono le Aggregazioni funzionali: si tratta di raggruppamenti di medici di medicina generale Parte la rivoluzione della sanità territoriale nell'Isontino e nella Bassa Friulana. L'Aas, infatti, ha appena licenziato il decreto che, dando seguito all'accordo siglato a fine 2015 con i medici di medicina generale, porterà alla costituzione delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), da un lato, e dei Centri di assistenza primaria (Cap) dall'altro. La prima innovazione rivolta e offerta ai professionisti, ai medici, i secondi nuovo punto di riferimento sul territorio per gli utenti, i pazienti. A presentare quello che è stato definito «l'inizio di un percorso importantissimo per l'assistenza primaria sul territorio" è stato ieri il direttore sanitario dell'Azienda Bassa Friulana-­‐ Isontina Gianni Cavallini, che ha illustrato anche il senso delle Aggregazioni funzionali territoriali. «Le Aft sono di fatto dei raggruppamenti di medici di medicina generale, a seconda della loro appartenenza territoriale, che daranno occasione ai professionisti di approfondire determinate tematiche, implementare la loro formazione, confrontarsi su casi particolarmente complessi -­‐ ha detto Cavallini -­‐. Il tutto incontrandosi periodicamente nelle sedi delle Aft, dove avranno a disposizione anche un infermiera, che permetterà di promuovere la cosiddetta "medicina d'iniziativa": non ci si limiterà più ad attendere i pazienti, specie quelli affetti da malattie croniche, che verranno invece contattati e seguiti in modo tale da garantire una periodicità adeguata dei controlli». L'adesione alle Aggregazioni da parte dei medici di medicina generale è obbligatoria, e dovrà avvenire entro il 30 giugno. Dieci saranno in tutto le sedi distribuite sul territorio aziendale, ospitate negli spazi dei Distretti sanitari (a Gorizia in via Vittorio Veneto, ad esempio), dove ci sarà un ufficio per il coordinatore, una sala riunioni e uno spazio per l'infermiera. Nell'Alto Isontino le Aft saranno tre (Gorizia, Cormons e Destra Isonzo, Gradisca), ed altrettante saranno le aggregazioni del Basso Isontino (Monfalcone-­‐Staranzano, Ronchi e Sinistra Isonzo, Grado). Le ultime quattro, due a testa, sono previste nella Bassa Friulana per Palmanova e Latisana. Ma se le Aft sono pensate per migliorare l'organizzazione e il lavoro dei medici, l'altra faccia della rivoluzione è finalizzata a migliorare il servizio ai cittadini. Ed è rappresentata dai Cap, i Centri d'assistenza primaria. Nel giro di un paio d'anni dovranno essere dieci (uno per ogni Aft), ma intanto da giugno partiranno in via sperimentale i primi due, quello di Cormons e 9 quello di Grado, entrambi ospitati dalle sedi già esistenti (e in via di adeguamento) dei Distretti. Nei Cap gli utenti troveranno una copertura sanitaria sulle 24 ore, garantita dai medici di medicina generale -­‐ ma in questo caso l'adesione è su base volontaria, e seguirà alla sigla di un apposito accordo -­‐ e dai medici della continuità assistenziale. I Centri saranno strutture alternative, in un certo senso, al Pronto soccorso, dove opereranno medici generalisti, specialisti e infermieri, con ambulatori e strumenti, a completare di fatto anche l'offerta già garantita sul territorio dagli ambulatori dei medici di base. Così, nel prossimo futuro l'assistenza sanitaria per i cittadini avrà tre livelli: quello di prossimità, incarnato dal medico di famiglia con l'ambulatorio locale, specie nei paesi, poi quello del Cap, e, infine, quello ospedaliero. «Le prime risposte da parte dei professionisti, sul territorio, sono positive, di fronte questa prospettiva -­‐ ha spiegato il dottor Cavallini -­‐, e sarà interessante capire il comportamento degli utenti. Servirà anche un'operazione comunicativa, per spiegare come i Cap si possano integrare agli ambulatori dei medici di famiglia, da un lato, e sostituire per diverse necessità al Pronto soccorso da un altro». A proposito di Pronto soccorso, intanto, l'Azienda sanitaria sta valutando la possibilità di intitolare quello dell'ospedale di Gorizia al dottor Giuseppe Giagnorio, per una vita anima del reparto e prematuramente scomparso all'inizio dell'anno. Marco Bisiach Ex clinica Santa Eufemia Prelevate Tac e risonanza Vendute per 47.500 euro GRADO. Lavori in corso all’ex clinica Sant’Eufemia per consentire l’estrazione della Tac e della risonanza magnetica. Per trasportare all’esterno le due apparecchiature si sta procedendo a parziale demolizione della struttura che avrebbe dovuto diventare una moderna clinica riabilitativa e che invece ha finito per travolgere anche l’Ospizio Marino. In questi giorni infatti tecnici e operai sono al lavoro per predisporre gli adeguati spazi di uscita delle due strumentazioni. Sul lato che si affaccia su via Fiume è evidente l’intervento sulla quinta finestra del piano terra. Il commissario liquidatore Enrico Guglielmucci nei mesi scorsi era riuscito a piazzare Tac e risonanza magnetica a una società austriaca che aveva proposto il prezzo migliore: 47.500 euro. E pensare che il valore di tutta la clinica Sant’Eufemia era di tre milioni di euro. L’importo di vendita può apparire eccessivamente contenuto ma così non è. Fa notare il commissario che le due strumentazioni, di ultima generazione al momento dell’acquisto -­‐ avvenuto nei mesi invernali tra il 2010 e il 2011 -­‐ oggi sono superate dal punto di vista tecnologico e si trovano in uno stato di deperimento a causa del lungo abbandono. Solo la Tac sarà riutilizzata dalla società austriaca quale strumento diagnostico, mentre la risonanza magnetica sarà “cannibalizzata” per estrarre pezzi di ricambio. Le spese di prelievo delle attrezzature e quelle di parziale demolizione dell’ex clinica sono a carico della ditta austriaca che si era aggiudicata il lotto. Trattandosi di apparecchiature che hanno a che fare con il magnetismo, l’operazione si è rivelata più complessa del previsto. Devono essere abbattuti i muri che all'interno della clinica, consentivano l'isolamento dal resto dell'edificio. Il compito del commissario liquidatore potrà dirsi concluso solo con la vendita al miglior offerente della struttura muraria dell’ex clinica. Ci sono state, come aveva avuto modo di affermare lo stesso commissario, alcune richieste d'informazioni da parte di soggetti operanti nel settore della riabilitazione. A breve dovrebbe essere messo a punto il bando di gara. Si ritiene da più parti che la vendita della struttura potrebbe essere più facilmente portata a termine con una variazione della destinazione d’uso. (r.c.) 10 Messaggero Veneto 2 aprile 2016 Udine Sotto la loggia del Lionello il flash mob con “Sei di Udine se...” Tanti appuntamenti in tutto il Friuli con i monumenti (e anche la pista dell’aeroporto di Ronchi) illuminati Anche in Friuli oggi sarà celebrata la Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo, costituita con risoluzione Onu nel 2007. E proprio in questa occasione Progettoautismo Fvg onlus ha organizzato una serie di eventi da mattina a sera per dare rilevanza al tema della cittadinanza attiva. Alle 11 ci sarà una conferenza stampa all’aeroporto di Ronchi per presentare assieme alle forze di polizia di Gorizia e ai vertici aeroportuali il progetto “Autismport: luci blu sempre accese per l'autismo”, che mira a facilitare i viaggi anche aerei e la sicurezza per persone con disabilità intellettiva e autismi; alle 11.30 l'inaugurazione della mostra dell’Atelier NoUei-­‐NoWay con le opere dei giovani artisti dell’associazione. Alle 17, invece, sarà inaugurata un'altra esposizione dal titolo “Blu” nella sede di Arte Pagnacco, e alle 19 sarà il momento di “Light it up blue”: alcuni monumenti del territorio regionale saranno illuminati di blu, mentre a Udine nella Loggia del Lionello si svolgerà un flash mob in collaborazione con l'associazione “Sei di Udine se...”. A illuminarsi saranno la pista di atterraggio dell’aeroporto e la Rocca di Monfalcone, le sedi dei Comuni di Tavagnacco, Martignacco e Pagnacco. La Loggia del Lionello a Udine, invece, sarà colorata d’azzurro grazie a tutte le persone che parteciperanno al flash mob, che sono invitate a presentarsi con qualcosa di blu: ci sarà musica e intrattenimento per dare vita a una vera e propria festa. Il messaggio che gli organizzatori vogliono lanciare è che la città sia spazio di tutti, nessuno escluso. (s.d’e.) La storia di Gionata: «Non parlo, ma ascolto la musica del silenzio» Ogni anno 50 nuove diagnosi alla Neuropsichiatria di Udine L’associazione: riceviamo richieste di aiuto da tante famiglie di Alessandra Ceschia. «Mi chiamo Gionata. Ho 31 anni. Non so leggere, non so scrivere, non so neanche parlare. Il mio mondo è fatto di silenzio. Autismo dicono sia il mio male, ma io, in verità, non soffro affatto. Anzi, sono felice. Perché in questo mio mondo di silenzio vive la musica». Quella di Gionata, un uomo di Paularo che vive in un mondo, cullato dal suono delle onde del mare, del vento che fugge fra le montagne, dei concerti dei grilli e del tintinnio delle campane tibetane che mamma Marilena ha appeso alla finestra, è una delle tante storie che brilleranno con la luce blu del flash mob organizzato a Udine sotto la Loggia del Lionello oggi alle 19. Non vuole essere la storia che si racconta un giorno all’anno, in occasione della Giornata mondiale dell’autismo, e poi si dimentica. «Gionata è mio figlio – racconta papà Dino – anzi nostro figlio, perchè siamo una famiglia. È la nostra croce e la nostra delizia. Con lui è difficile vivere, ma senza di lui la nostra vita varrebbe meno di niente. Autismo vuol dire dolore e sofferenza. E sacrifici, specie per noi che siamo una famiglia modesta e povera. Ma io credo, come il poeta Hikmet, che la vita si deve vivere con coraggio, dignità e bellezza». Non ci sono stime su quanti siano i malati di autismo in Friuli o in Italia, ma oggi un bambino su 155 nati, sviluppa sintomi rientranti nello spettro autistico. «Negli ultimi anni il numero delle diagnosi è aumentato costantemente – afferma la neuropsichiatra Rossella Zanetti che lavora 11 per l’Aas4 Friuli Centrale – oggi la sfida è fare una diagnosi precoce che arrivi prima dei tre anni di vita attraverso il lavoro dei pediatri di libera scelta perché la rete di invio è fondamentale. Alla Neuropsichiatria infantile negli ultimi anni facciamo dalle 40 alle 50 diagnosi di autismo all’anno e abbiamo in carico un centinaio di pazienti. La Direzione regionale salute ha organizzato un gruppo di lavoro sull’autismo per delineare e condividere i percorsi diagnostici garantendo protocolli omogenei e censendo i malati sul territorio». La commissione, di cui fanno parte diverse figure professionali, fra le quali la stessa Zanetti, sta per concludere il suo lavoro, presto dunque, la rete di assistenza per i malati di autismo sarà potenziata e uniformata sul territorio. Al momento la diagnosi e la presa in carico dei bambini nella fascia prescolare o dei primi anni dell’età scolare fa capo all’Azienda sanitaria 4, per l’età evolutiva si passa alle équipe multidisciplinari dei distretti, mentre per i servizi agli adulti l’Azienda ha già realizzato un centro diurno in via Massaua. Ma c’è ancora molto da fare. A confermarlo è Elena Bulfone, presidente dell’associazione “Progettoautismo Fvg”. Siamo una onlus di genitori nata 10 anni fa e formata da 300 famiglie. Abbiamo comprato una sede a Feletto dove, grazie a un contributo della Regione, gestiamo un centro diurno, l’unico in regione, accogliendo una ventina di bambini». Un piccolo centro che offre un grande servizio a bimbi e adolescenti. «Riceviamo decine di telefonate da parte di famiglie in difficoltà, costrette a mettere i figli autistici in strutture di contenimento, a pagare professionisti privati perché a fronte delle 30 ore di trattamento intensivo necessario le strutture riescono a erogarne 2 o 6 o alle prese con ragazzi espulsi dalle scuole perché assumono atteggiamenti aggressivi». Oggi è la festa di Gionata e di tanti come lui. Il suo silenzio pieno di musica è carico di domande che attendono una risposta. Un banchetto in via Sarpi per informare Sarà illuminato di blu il palazzo della Regione a Trieste per la Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo. Ma non dappertutto brilla la luce della sensibilità. «Esperienza quotidiana più che prevedibile, molto meno giustificabile quando a prendere l’autismo per cattiva volontà , peggio, furbizia è chi invece dovrebbe riconoscerlo» si sfoga una mamma. Alcune famiglie saranno in via Paolo Sarpi oggi di fronte al negozio Zara con un banchetto, per sensibilizzare al riconoscimento dei sintomi delle crisi autistiche e alle modalità per prevenire e alleviare il disagio. Lo faranno dalle 10 alle 19 con un dono bellissimo: il caffè di Antonio Di Natale e le magliette di Piubello. Il popolare Totò ha offerto 350 sacchetti di sua produzione e la ditta di Tavagnacco 20 maglie, che andranno a chi vorrà ascoltare le esperienze e fare un’offerta da devolvere alla Nostra Famiglia di Pasian di Prato per progetti sull’autismo. Ma mentre prepara il materiale, scende una lacrima a una di queste “mamme coraggio”, residente in una località non lontana da Udine. Ha appena ricevuto dal dirigente scolastico frequentato dal figlio un cortese ma determinato invito a non far salire il bambino sullo scuolabus, in quanto tra l’arrivo del mezzo e l’inizio delle lezioni passano alcuni minuti in cui non c’è chi si prenda responsabilità. Pochi giorni fa un’insegnante le aveva fatto capire che sarebbe preferibile tenerlo a casa il sabato perché si mostra stanco. «Questa ignoranza – osserva la signora – non è tollerabile, ci è resa la vita impossibile da chi è chiamato per sua professionalità a individuare soluzioni». (p.b.) Tarvisio Il sindaco: serve un medico solo per le visite ai migranti TARVISIO. Per alleviare le problematiche che l’aumento degli arrivi di immigrati provenienti dall’Austria sta creando al presidio sanitario locale, è indispensabile provvedere all’assegnazione di un medico incaricato specificamente di provvedere alle visite di queste persone. Questa la richiesta del sindaco Renato Carlantoni e dell’assessore alla sanità Nadia Campana inoltrata al prefetto di Udine Zappalorto che ha convocato, per martedì, l’incontro nella sede governativa, cui parteciperanno oltre agli amministratori tarvisiani anche dirigenti 12 sanitari della regione, dell’Aas 3, rappresentanti della Questura e della polizia di frontiera. Alla richiesta si è giunti in conseguenza al fatto che il poliambulatorio del capoluogo non è più in grado di sopportare il costante aumento di presenze. Accade, come segnalato dal sindaco, che il personale medico riesce, con difficoltà, a intervenire durante i giorni feriali in orario ambulatoriale. E le cose si complicano quando il sabato, la domenica e ogni giorno dopo le 20 è presente solo la guardia medica. Ne consegue che il suo intervento per assistere gli immigrati la obbligherebbe a lasciare incustodito il presidio. Per contro, il trasporto degli immigrati al Poliambulatorio crea disagi, sia ai pazienti presenti (frequentemente anche bambini), che alle forze dell'ordine costrette a lunghe attese. «Va, comunque, sottolineata -­‐ aggiunge Carlantoni -­‐ la disponibilità della Polizia di Frontiera ad effettuare il trasporto del medico presso la caserma, ma pare che ora ciò sia impedito da una circolare interna che impedisce questo tipo di soluzione». (g.m.) Latisana Il direttore alle mamme: «Andate a Palmanova» Trentin fa un primo bilancio del reparto chiuso e dà un consiglio Concorso pediatri: 11 candidati idonei e così le carte si tornano a mescolare di Paola Mauro. LATISANA. E-­‐mail e lettere di protesta, per segnalare disservizi e malcontento, sono arrivate a destinazione. E a due settimane dalla sospensione della guardia pediatrica, l’ospedale di Latisana, per voce del suo direttore, Daniele Trentin, traccia un primo bilancio, partendo proprio da un’ammissione. Il bilancio «Disagi per l’utenza ce ne sono stati – conferma – forse frutto di incomprensioni, fra l’utenza e il personale, che in tutti i modi si prodiga a spiegare chiaramente come funziona il trasferimento a Palmanova. E soprattutto che non è garantito il rientro. Non posso dire se le cose stanno andando bene o male, perché chiaramente, sotto il mio punto di vista, è tutto sotto controllo e stiamo facendo tutto coerentemente con quanto previsto dal protocollo. Ma è chiaro che sotto il punto di vista di una mamma, il servizio è uno schifo. Il pediatra a Latisana è presente dalle 8 alle 20 dei giorni feriali e dalle 8 alle 14, sabato, domenica e festivi – ricorda Trentin – per la fascia oraria in cui non c’è, se posso dare un consiglio, è quello di valutare la distanza e rivolgersi direttamente a Palmanova. Con questo non intendo toglierci la responsabilità del servizio – aggiunge – ma evitare il disagio di trovarsi a Palmanova con un bambino e senza mezzi per il ritorno, perché non possiamo permetterci di tenere un mezzo di soccorso come un’ambulanza ferma ad attendere gli esiti di una visita». Accessi in calo Da una settimana all’altra un calo drastico negli accessi pediatrici: era quello che voleva l’azienda per poter dire che la guardia pediatrica a Latisana non è indispensabile? «È normale che sapendo che il servizio non c’è più, l’utenza si rivolta altrove. D’altronde – conferma Trentin – qualcosa di simile è accaduto anche all’ospedale di Gorizia». I numeri Da lunedì a ieri gli accessi notturni al Ps sono stati solo sette: quattro bambini sono stati accompagnati all’ospedale di Jalmicco, due soli i codici gialli conclusi con un ricovero e uno stato d’osservazione. Tre i casi trattati dall’ospedale di Latisana. Solo la prima settimana senza la guardia pediatrica gli accessi sono stati trentasei: quattordici bambini sono stati trattati dal Pronto soccorso di Latisana e dimessi, tredici sono stati trasferiti in ambulanza all’ospedale di Jalmicco, dov’è presente la guardia pediatria, con un bambino ricoverato e uno tenuto in osservazione, otto bambini sono arrivati a Jalmicco con i genitori e uno solo si è rivolto a un’altra struttura sanitaria. Verso l’estate Cosa succederà con il ben tempo e i primi arrivi sulle spiagge? «L’obiettivo dell’azienda è quello di ripristinare la guardia pediatrica per tutto il periodo di chiusura delle scuole, dal 10 giugno al 10 settembre – anticipa il direttore Trentin – sarà possibile con l’assunzione di due pediatri (l’autorizzazione è stata chiesta alla Regione, ndr). Il piano operativo collegato al decreto è valido fino al 23 aprile. Alla terza settimana di applicazione, verrà fatta una prima riflessione e la conseguente valutazione». Il concorso per i pediatri Undici candidati sono stati giudicati 13 idonei al concorso. «Come primo passo – dice il direttore – sarà possibile trasformare due contratti da tempo determinato a indeterminato. Il direttore generale formalizzerà una richiesta alla Regione, per autorizzare l’azienda ad assumere altri cinque medici. Ciò permetterebbe di ripristinare la guardia pediatrica (volendo anche di riaprire il punto nascita, ndr). Ma è chiaro che qui subentra la politica: perché l’autorizzazione ai cinque medici può arrivare solo dalla Giunta regionale». Ginecologia al sicuro Il direttore Trentin ricorda che la presenza dei medici è quotidiana, per l’orario ambulatoriale, ma anche per le emergenze, di notte e nei festivi. Al di là dell’attività programmata, il reparto è operativo e in grado di affrontare un’emergenza ostetrica, come un parto anticipato, oppure giunto al termine, ma così rapido che la partoriente non riuscirebbe a raggiungere nessun altra struttura. Dopo la sospensione del punto nascita, a Latisana, non ci sono stati parti: della ventina di partorienti di fine marzo, solo una parte si è rivolta all’ospedale di Jalmicco. Le altre hanno preferito partorire nel pordenonese. Gorizia Medici di base da giugno la rivoluzione Ambulatori con i più professionisti e infermieri Nascono le aggregazioni funzionali territoriali di Vincenzo Compagnone. Via libera da giugno al primo passo dell’assistenza primaria sul territorio da parte dell’Azienda sanitaria Bassa Friulana-­‐Isontina. Entro tale mese, infatti (come da decreto approvato giovedì e disponibile da ieri sul sito aziendale), diventeranno operative le cosiddette Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) costituite dai medici di base che dovranno parteciparvi obbligatoriamente percependo, in base all’accordo integrativo stipulato alla fine del 2015, 3 mila euro annui in più per ciascun assistito. Le Aft saranno in tutto 10 (6 nell’Isontino e 4 nella Bassa Friulana) e verranno considerate effettivamente costituite anche prima del 30 giugno, nel momento in cui almeno il 70 per cento dei medici di famiglia vi avranno aderito. Il nuovo modello organizzativo è stato illustrato ieri mattina in conferenza stampa dal direttore sanitario, dottor Gianni Cavallini. Tre saranno le Aft del Distretto Alto Isontino: Gorizia (34.326 abitanti), Cormons (18.367, comprendente anche i comuni di San Floriano, Savogna, Capriva, Dolegna, Mariano, Medea, Moraro, San Lorenzo e Mossa) e Gradisca (15.813 abitanti, includerà anche Farra, Romans, Sagrado e Villesse). Nel Basso Isontino altre tre Aft saranno costituite a Monfalcone-­‐Staranzano, Ronchi e Grado. In cosa differenzieranno le nuove “Aggregazioni” dagli attuali ambulatori medici associati? Innanzitutto, come detto, i dottori di famiglia dovranno farne parte in modo obbligatorio. Ogni 14 Aft, poi, avrà un medico che, in un proprio ufficio, svolgerà il ruolo di coordinatore e, nelle rispettive sedi (che saranno quelle del Distretto) convocherà periodiche riunioni di confronto con i colleghi per fissare le linee operative. E’ prevista, inoltre, la presenza di un infermiere per facilitare quella che Cavallini ha definito la «medicina d’iniziativa», in contrapposizione all’attuale «medicina d’attesa». In parole povere, i medici di base non dovranno attendere che i pazienti si presentino nel loro studio ma stabiliranno dei protocolli per monitorare, in modo particolare, i malati cronici con controlli periodici e mirati. Ma un altro, importante passo avanti a proposito dell’assistenza sul territorio sarà effettuato, in giugno, con l’attivazione dei due primi Cap (Centri di assistenza primaria) dell’Azienda. Le sedi deputate a ospitarli saranno Cormons (nell’ex ospedale) e Grado (nella sede distrettuale). Per il momento nessun centro partirà nella Bassa Friulana. Sarà questo il vero e proprio salto di qualità che a regime, nel biennio, prevede l’operatività di 10 centri in tutta l’Azienda, uno dei quali sarà costituito anche a Gorizia in una sede ancora da individuare. I Cap saranno su base volontaria (non tutti i medici di base saranno cioè obbligati ad aderire) ma, secondo Cavallini, «le sensazioni sono buone, dovrebbe esserci una buona partecipazione anche se è probabile che i dottori più anziani e vicini alla pensione si sentiranno meno coinvolti». I nuovi centri saranno, in buona sostanza, alternativi al Pronto soccorso, che verrà così sgravato dai casi meno gravi (i cosiddetti codici bianchi): vi lavoreranno a rotazione 24 ore su 24 i medici di base (dalle 8 alle 20) e quelli della continuità assistenziale (l’attuale Guardia medica), dalle 20 alle 8. Al loro fianco agiranno specialisti con strumentazioni di primo livello, infermieri e assistenti sociali. Al sabato, alla domenica e nei giorni festivi i medici di base saranno disponibili per 2 ore, mentre il restante lasso di tempo sarà coperto dalla continuità assistenziale. Il Pronto soccorso dell’ospedale civile sarà intitolato all’ex primario Giagnorio Il Pronto soccorso dell’ospedale di Gorizia sarà intitolato a Giuseppe Giagnorio. La decisione non ha ancora il crisma dell’ufficialità ma è questo, sulla base di quanto riferito ieri nella conferenza stampa tenuta dal direttore sanitario Gianni Cavallini, l’orientamento dei vertici dell’Azienda sanitaria Bassa Friulana-­‐Isontina. Già nelle settimane immediatamente successive alla scomparsa del primario del Pronto soccorso e della centrale operativa del 118, avvenuta nello scorso gennaio, era stata sottolineata l’opportunità di onorare la memoria del medico, che del “suo” reparto aveva fatto per 15 anni qualcosa di più che una seconda casa, dedicandogli uno spazio dell’ospedale. Inizialmente si era pensato alla sala riunioni del Pronto soccorso e alla cosiddetta aula “sottochiesa”, quella dove vengono effettuate le riunioni e le assemblee più importanti. Per l’11 aprile è stato preannunciato, inoltre, a Gradisca,un convegno in sala Bergamas sui temi dell’emergenza sanitaria che sarà dedicato alla memoria di Giagnorio. I vertici dell’Ass stanno pensando inoltre all’intitolazione del Consultorio familiare al dottor Silvano Ceccotti che lo diresse fino alla morte improvvisa avvenuta nel 2012. (vi.co.) 15 Pordenone Quattordici offerte per il bando di gara del nuovo ospedale Martedì si aprono le buste anche per la cittadella della salute Intanto respinte le accuse di una paziente romena in corsia di Donatella Schettini. Sono 14 i raggruppamenti di imprese e le imprese singole ai nastri di partenza della gara per la progettazione esecutiva e costruzione del nuovo ospedale di Pordenone e della cittadella della salute. Ieri a mezzogiorno è scaduto il termine per la presentazione delle offerte. Una partita da circa 170 milioni di euro per la costruzione delle due strutture e della centrale tecnologica. «Sono imprese che hanno sede in tutta Italia – spiega il responsabile del procedimento Loretta De Col – e c’è anche qualche impresa locale che partecipa a un raggruppamento con altre. E’ il numero che ci aspettavamo – prosegue il responsabile del procedimento – e ci sono tutti coloro che hanno fatto i sopralluoghi». Per loro una corsa da 170 milioni di euro, garantiti dalla Regione Friuli Venezia Giulia, e lavoro garantito per i prossimi 4 anni e mezzo. Adesso, a offerte presentate, la parola passa alla commissione di gara, nominata ieri pomeriggio dopo la chiusura delle offerte e la verifica che non vi siano incompatibilità nei commissari. La prima seduta è in programma martedì alle 10 nella sala riunioni del padiglione H: si apriranno i plichi per la verifica amministrativa delle domande. Riunione in seduta pubblica per la valutazione della sussistenza di tutti i requisiti richiesti dal bando ai partecipanti. In quella occasione si conosceranno tutti i nomi delle imprese che, insieme o da soli, concorrono al bando. Intanto l’ospedale ha smentito quanto denunciato da una donna di nazionalità romena sul trattamento riservato a sua madre dopo un intervento di disostruzione della carotide. «Non è successo assolutamente niente – ha detto il responsabile del presidio Giusepep Sclippa –, nessun momento di tensione e nessuna lite. E’ andato tutto bene tanto che la paziente domani (oggi per chi legge n.d.r.) sarà dimessa. La signora asserisce cose che non sono vere e io tutelerò in ogni sede l’ospedale e soprattutto il personale. Non è accettabile che siano mosse queste accuse di una gravità assoluta». Lunedì Sclippa convocherà la donna, che ha presentato esposti all’urp e al tribunale dei diritti del malato. Cordenons Medici di base, aperto il poliambulatorio È una “rivoluzione” per l’assistenza sanitaria locale. Operativi i primi due professionisti 16 CORDENONS. Giovedì ha aperto i battenti in via del Makò il nuovo poliambulatorio di medicina di base di Cordenons, una rivoluzione per l’assistenza sanitaria locale. Il servizio è stato avviato, come già annunciato, al primo piano della sede del Distretto socio sanitario, ospite dell’Aas5. Si tratta di un progetto partito tre anni fa con il trasferimento della proprietà dell’immobile dal Comune all’Azienda stessa, che ora diventa realtà. Entro metà aprirle entrerà a regime: in via del Makò graviteranno così circa 6 mila pazienti. Da giovedì in particolare sono operativi nella nuova struttura il dottore Gianni Segalla e la dottoressa Mariangela Bosa, due dei quattro medici cordenonesi di medicina generale che hanno aderito al progetto. Verso metà aprile arriveranno anche i colleghi Gino Cancian e Bruno Ponga. Chiusi gli ambulatori privati, i quattro medici concentreranno tutte le loro attività nel nuovo poliambulatorio, che a regime resterà aperto dal lunedì al venerdì otto ore al giorno (dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19) e che risponderà ad un unico numero telefonico, lo 0434 545044. Il primo piano del Distretto, ristrutturato a spese dell’Azienda, è stato trasformato in uno studio di 250 metri quadri di superficie, suddiviso in cinque ambulatori per i medici più uno eventuale, una sala medicina e per osservazione breve del paziente, una sala riunioni, un’ampia segreteria comune e una sala d’aspetto unica da una trentina di posti a sedere. Per raggiungere il primo piano agevolmente, l’immobile è stato dotato anche di ascensore. Farà parte inoltre del medesimo gruppo funzionale anche il dottor Giovanni Bertoli, che però continuerà a operare nel proprio ambulatorio distaccato. Ogni paziente manterrà il rapporto fiduciario con il proprio medico, ma il vantaggio sarà che potrà godere di una copertura giornaliera in caso di urgenze e della vicinanza con i servizi specialistici posti al primo piano del Distretto. «Il poliambulatorio – dice con soddisfazione Segalla – è un servizio che inseguiamo da tempo di concerto con l’Aas5: rappresenta la prima applicazione concreta dell’area vasta cordenonese voluta dalla riforma sanitaria regionale dell’ottobre 2014. Strutture come queste saranno il futuro: rispondono infatti ai nuovi bisogni dei pazienti, che chiedono una maggiore copertura di orario da parte dei medici e medici di base più specializzati. E’ ancora da decidere la definizione che avrà in base alla legge – chiarisce – se cioè di poliambulatorio di medicina di gruppo integrata piuttosto che di centro di assistenza primaria. In futuro infatti al Distretto potrebbe essere aggiunta anche la guardia medica».(mi.bi.) San Vito L’ospedale perde altri 2 primari Posti vacanti anche nei reparti di radiologia e medicina riabilitativa. Non sono solo pensionamenti di Andrea Sartori. SAN VITO AL TAGLIAMENTO. Si aggiungono posti vacanti alla guida dei reparti dell’ospedale di San Vito al Tagliamento. Ai tre già noti (medicina, ostetricia-­‐
ginecologia e otorinolaringoiatria) si sommano radiologia e medicina riabilitativa. Una “fuga” di primari per pensionamenti ma anche per scelte professionali, cui l’azienda sanitaria risponderà con altrettanti concorsi per le sostituzioni. L’accavallarsi di situazioni significa procedere a rilento nell’organizzazione dei bandi. Soltanto uno (medicina) sta per essere pubblicato, per gli altri ci sarà da attendere. Erano nell’aria da tempo le dimissioni di Maurizio Comoretto, direttore della radiologia. Sono arrivate alla direzione dell’Aas: è previsto che cessi servizio a San Vito il 31 maggio, per approdare a una struttura privata. «Al momento si sta procedendo nell’organizzazione del concorso per la radiologia di Pordenone, dove il posto di primario è vacante da tempo: dopodichè si procederà col concorso per la sostituzione a San Vito» spiega il direttore sanitario dell’Aas, Giorgio Simon». Tra l’altro, in capo a questo settore c’è la nuova risonanza magnetica, ormai in fase di collaudo e di imminente utilizzo. Non pubblicato, al momento, neppure il bando per il direttore di ostetricia-­‐ginecologia, a quasi un anno dal pensionamento di Silvio Giove (secondo Simon si dovrebbe procedere entro il 17 semestre). L’attenzione, negli ultimi mesi, si è concentrata sulla pubblicazione dell’avviso per il concorso del primario di medicina interna (il pensionamento di Tiziano Croatto risale a un anno fa): a breve avverrà sul bollettino ufficiale della Regione. Entro l’anno, come previsto dal direttore sanitario, dovrebbe essere nominato il nuovo primario di medicina. Ci sarà ancora da attendere, almeno sino a giugno, per chiedere alla Regione l’autorizzazione per procedere alla sostituzione, all’otorinolaringoiatria, di Cesare Miani, attualmente in aspettativa e direttore dello stesso reparto a Tolmezzo. Non solo. Si è aggiunta anche la richiesta di Vincenzo Rucco, direttore della struttura complessa medicina riabilitativa di San Vito-­‐
Spilimbergo, facente funzioni a Pordenone. Sarà in quiescenza dal primo agosto. «In questo caso abbiamo già chiesto l’autorizzazione alla Regione – riferisce Simon – Figura tra le sostituzioni urgenti». 18 
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