Minotauro: “Mancano le prove dei collegamenti con le case madri
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Minotauro: “Mancano le prove dei collegamenti con le case madri
ATTUALITÀ 3 ROMA • Annullate le condanne di Francesco D’Onofrio (15 anni) e Francesco Tamburi (8 anni). Si va verso un nuovo processo Cassazione: la ‘ndrangheta non c’è Minotauro: “Mancano le prove dei collegamenti con le case madri calabresi” LIBORIO LA MATTINA La notizia è destinata a fare discutere. La Corte di Cassazione, la scorsa settimana, ha messo in dubbio l’esistenza della ‘ndrangheta in Piemonte, strutturata in maniera verticistica, con delle locali dipendenti da un’organizzazione con sede in Calabria, dedita al commercio della droga, alla vendita delle armi eccetera, eccetera, eccetera... La premessa è indispensabile considerando che solo provando l’adesione all’associazione criminale, in base ad una serie di leggi specifiche, si è colpevoli a prescindere da un reato vero e proprio. I giudici romani, chiamati a giudicare le condanne di due (a questo punto solo “presunti” affiliati), hanno annullato le condanne e rimandato le carte a Torino, chiedendo un nuovo processo d’appello, con qualche “argomentazione” in più. Il rischio, neppure troppo remoto, è che tutta l’inchiesta Minotauro, nei prossimi mesi, possa crollare sotto i colpi dei ricorsi imbastiti dalle difese. Si tratterebbe, non v’è chi non lo veda, di una bella mazzata alla credibilità dell’organizzazione giudiziaria e della Procura di Torino non foss’altro che è dal 2011 che da quste parti si parla solo di questo e, ancora, che su questo argomento sono stati scritti fiumi d’inchiosro e organizzati mille dibattiti e tavole rotonde, con commentatori pronti ad alternarsi sul palco, raccontando la propria lungimiranza. C’è in verità un fatto. Non tutta la magistratura italiana concorda con le linee guida tracciate a suo tempo dai giudici Falcone e Borsellino nei modi in cui andare alla ricerca di una verità impalpabile e nella lotta ad un’organizzzione criminale composta da uomini quasi mai arrestati con le armi in pugno. Falcone e Borsellino sono però morti per un’idea, gli altri no. Entrambi uccisi da quella “zona grigia” difficile da provare quando, com’è nel caso di Minotauro, si hanno solo a disposizione intercettazioni telefoniche e testimonianze dei collaboratori di giustizia (Rocco Varacalli a Torino ndr). Vale l’interpretazione e sull’interpretazione di un fenomeno quasi culturale la soggettività può benissimo imperare. Tornando a Minotauro, aggiungiamo che solo una delle 9 locali, quella di Chivasso, è stata approfondita con una successiva indagine denominata “Colpo di coda”. La presenza della 'ndrangheta in Piemonte non è stata provata dal primo processo dell'inchiesta Minotauro. "Non è dubitabile che si siano verificati fatti di intimidazione indicativi dell'esistenza di un'organizzazione criminale riconducibile a soggetti di origine calabrese" e persino di "tipo mafioso", ma quello che manca è la conferma dell'attività di cosche "in un contesto organizzato". e in contatto con le "case madri" in Calabria. Dice questo la sentenza con cui la, la scorsa settimana, la Cassazione ha annullato la condanna di due imputati, Francesco D'Onofrio e Francesco Tamburi. I supremi giudici hanno ordinato un nuovo processo. D'Onofrio e Tamburi erano stati condannati in appello a 15 e 8 anni di carcere in qualità di "figure di vertice" della 'ndrangheta, che a Torino e provincia era articolata, secondo l'accusa, in nove cosche chiamate "locali" e in una struttura, definita "crimine", dedicata a svolgere azioni violente "nell'interesse dell'intera compagine". Alle obiezioni della difesa, secondo la Cassazione, la Corte d'appello ha però opposto "risposte carenti e in parte contraddittorie". Ora nel nuovo processo i giudici dovranno ("eventualmente e se giunti dall’ordine d’arresto del tribunale torinese mentre erano già in carcere per l’operazione “Crimine” della Dda di Reggio Calabria, scattata il 13 luglio 2010 possibile") accertare se i "fenomeni criminali", che in Piemonte esistono, siano davvero inquadrati "in un contesto organizzato su quella base territoriale". La Cassazione critica la Corte d'appello perché non ha saputo dimostrare la presenza della banda chiamata "Cri- mine". Anzi, ha portato degli argomenti di "obiettiva fragilità", al punto da "prestare il fianco" agli affondi della difesa quando "paventava addirittura che la 'Crimine' fosse stata creata dagli inquirenti per poter incasellare i casi dubbi circa l'appartenenza a una 'locale' di alcuni sogget- IVREA Chiazza di gasolio in Dora E’ stata individuata nel tardo pomeriggio di sabato, nel tratto della Dora Baltea compreso tra il quartiere Borghetto e piazza del Rondolino. Un’enorme chiazza di circa 200 litri di gasolio galleggiava nel torrente probabilmente causata dalla pulizia di una cisterna di un condominio. Per arginarla, più squadre dei vigili del fuoco hanno lavorato fino alle 23,30. Nel frattempo il nucleo battereologico e l’Arpa hanno escluso la presenza di inquinamento delle falde e delle fognature. Spetterà ora alla Polizia individuare i responsabili. ti". I due imputati Francesco D’Onofrio e Francesco Tamburi, erano stati condannati dal gup Alessandra Bassi con rito abbreviato concluso il 27 ottobre del 2011. I due erano stati rag- Francesco D'Onofrio, è un ex militante di Prima Linea. Condannato a dieci anni, aveva sempre respinto l'accusa di essere entrato nella ‘ndrangheta: "Io dissento totalmente dalla mafia". Il secondo imputato è Francesco Tamburi, titolare di una nota pizzeria di Grugliasco secondo le indagini, era salito nella scala gerarchica della 'ndrangheta fino alla carica di "capo società". Anche lui si è sempre professato innocente. Le condanne di D'Onofrio e Tamburi furono le prime ad essere pronunciate dal tribunale di Torino nel quadro dei procedimenti in cui si articolava Minotauro. La militanza in Prima Linea aveva portato D'Onofrio ad essere arrestato negli anni Ottanta. In seguito si sarebbe avvicinato alla criminalità organizzata. D'Onofrio, che è originario di Vibo Valentia, ha spiegato che frequentava molti calabresi ma che non per questo era diventato mafioso. Nell'inchiesta Minotauro figura avere partecipato - con altri presunti 'ndranghetisti - ad un incontro elettorale con l'assessore regionale Claudia Porchietto. Interrogato in proposito direttamente dal procuratore Gian Carlo Caselli, ha ammesso la sua presenza con una serie di distinguo: "Figuratevi se sono d'accordo con quelle idee politiche. Ho anche affermato che secondo me diceva delle sciocchezze". Per lui è stato annullato "senza rinvio" un capo d'accusa che riguardava la violazione della legge sulle armi: fu notato mentre consegnava a un altro uomo un giornale arrotolato in modo tale che sembrava contenere qualcosa. Ad assistere Tamburi e D'Onofrio gli avvocati Aldo Albanese e Roberto Lamacchia..