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La bodda di Vincenzo Pardini
Brani letterari Vincenzo Pardini © Studio Arcobaleno Multimedia - Anno 2014 Titolo opera Rasoio di guerra Titolo brano La bodda Autore Testo del brano Vincenzo Pardini Ubriachi di sole, serpi e ramarri finivano preda dei gatti che, crudeli e spietati, gli spezzavano la spina dorsale; mentre ancora si contorcevano, li sventravano lasciando loro intatte le teste e le code, sulle quali calavano mosche d'ogni dimensione e colore. L'aria era un alito fetido. Un campo di battaglia coi suoi morti anonimi e innocenti si estendeva attorno casa mia. I mici, autentici cialtroni di una guerra mai dichiarata, ma di fatto sempre combattuta, dormivano all'ombra dei muri. Fu guardando questo, che tra i radicchi e i pomodori scorsi qualcosa la cui immobilità era quella di chi si nasconde. Si trattava di una bodda; ossia di un rospo, la cui specie sta estinguendosi. La bodda che avevo davanti mostrava infatti la caratteristica sia nella forma, sia nei colori di foglie secche e di terra, di quelle che da bambino vedevo nei pressi dell'abbeveratoio delle vacche, oppure acquattate a ridosso dei poggi esposti a nord: i più umidi, e dove l'erba non essicca mai. Un pomeriggio che i falciatori ammucchiavano fieno, uno di loro incappò con la forca in una di esse che finì ventre all'aria. <<Lasciala stare, lasciala stare!>>; ingiunse qualcuno al falciatore: un giovane alto e snello, la camicia aperta sul petto e i calzoni rimboccati sui polpacci. Lui, che avrebbe voluto trafiggerla, si trattenne a stento; e gli occhi gli scintillarono più del sudore che gli scorreva sulle tempie. A me parve di respirare olezzo di corniole e di ciliege acerbe. La bodda, sgonfiati i fianchi, zampe uncinate e movimento da invalido, riprese a camminare. 1