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george dandin ovvero il marito umiliato

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george dandin ovvero il marito umiliato
GEORGE DANDIN
OVVERO IL
MARITO
UMILIATO
di
Moliere
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
IL GRAN DIVERTIMENTO REALE DI VERSAILLES
Soggetto della commedia che si deve fare alla grande festa di Versailles.
Non ha del Re di Francia alcun freno la gloria,
Dilaga in ogni dove, e presso ogni nazione
Le verità della sua storia
I miti vinceranno d'altri tempi:
Applaudirete invano al prezioso retaggio
Di tanti eroici destini
Che l'arte si compiacque d'innalzar fino al Cielo.
La realtà dell'oggi il lustro ne cancella,
E i famosi semidei
Di cui mormora il passato
Non son nulla al paragone
Di quel che LUIGI è per noi.
Per passare dal linguaggio degli Dei a quello degli uomini, il Re è un grande re in
tutto, e noi non vediamo come la sua gloria possa essere limitata ad alcune qualità senza le
quali egli cadrebbe nel novero degli uomini comuni. Tutto in lui si sostiene con ugual
forza, non vi sono punti dai quali gli sia svantaggioso l'esser guardato, e quale che sia la
prospettiva, la stessa grandezza, lo stesso splendore s'incontra. Egli è re da ogni lato: non
c'è incarico che lo abbassi, azione che lo deformi; egli rimane se stesso, e dovunque lo si
riconosce per quello che è. C'è qualcosa di eroico in tutto ciò, e persino nelle cose che
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
attengono ai piaceri, egli fa risplendere una grandezza che oltrepassa quanto si è visto fin
qui.
Questa nuova festa di Versailles lo mostra appieno, è fatta di prodigi e miracoli alla
stregua di ogni altra sua azione; e come avete visto alle nostre frontiere conquistar territori
in una settimana d'inverno, e forzare potenti città cammin facendo, allo stesso modo si
vedono qui balzar fuori dai giardini, in men che non si dica, superbi palazzi e magnifici
teatri, da ogni lato arricchiti d'oro e di grandi statue, che la verzura rallegra e cento getti
d'acqua rinfrescano. Nulla si può immaginare di più fastoso né di più sorprendente; e si
direbbe che questo degno monarca abbia voluto qui mostrare che sa dominare pienamente
l'impeto del proprio coraggio, avendo cura di adornare di tutte queste magnificenze i bei
giorni di una pace cui il suo grande cuore riluttava e che egli ha accettato soltanto per le
preghiere dei suoi sudditi.
Non ho la pretesa di descrivervi queste meraviglie in tutti i particolari; uno dei
nostri più fini spiriti è incaricato di farvene il racconto, io mi limito alla commedia, della
quale mi chiedete in anticipo notizie.
L'ha scritta Molière; e poiché io sono amico suo, mi par giusto non dirne né bene né
male, giudicherete voi quando l'avrete vista. Dirò solamente che sarebbe buona cosa per
lui se ciascuno di voi intendesse nella maniera giusta gli «improvvisi» della commedia, e
che l'onore di obbedire prontamente al Re potesse costituire nell'animo degli ascoltatori
una parte dei meriti che queste opere hanno.
L'argomento è un uomo del contado che ha preso in moglie la figlia di un
gentiluomo, e che in tutto il corso della commedia viene punito per la sua ambizione. Dal
momento che vedrete la commedia, mi guarderò bene, per amor vostro, dall'intrattenermi
sui particolari; e non voglio togliere ad essa la grazia della novità e a voi il piacere della
sorpresa. Ma poiché all'argomento si intreccia una specie di commedia in musica e
balletto, è conveniente che vi spieghi l'ordine delle sequenze, e vi riferisca i versi che
verranno cantati.
La nostra nazione non è ben disposta per la commedia in musica, e non posso
rispondere di quale esito avrà questa novità. Non ci vuol nulla, a volte, per turbare l'animo
dei Francesi; una parola messa in ridicolo, una sillaba che si approssima in modo un po'
rude a un orecchio delicato, il gesto di un musico che forse non ha ancora appreso quella
disinvoltura che in teatro è necessaria, una parrucca un tantino di lato, un nastro che
pende, la minima cosa è capace di rovinare tutto. Ma infine mi è stato garantito dai
conoscitori che hanno assistito alle prove, che Lulli non ha mai creato nulla di più bello, sia
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
nella musica che nelle danze, e che ogni cosa brilla per inventiva. In verità egli è un uomo
ammirevole, e il Re potrebbe perdere numerose valenti persone che gli sarebbe meno
arduo sostituire che non lui.
La vicenda si svolge in una grande festa campestre.
L'OUVERTURE
viene fatta da quattro illustri pastori vestiti da paggi da cerimonia; i quali, accompagnati
da altri quattro pastori che suonano il flauto, fanno una danza che interrompe le
fantasticherie del contadino ammogliato, e lo costringono, dopo averlo un po' molestato, a
ritirarsi.
Climene e Clori, due pastorelle amiche, decidono di cantare, al suono dei flauti,
questa
CANZONETTA
Ier l'altro di Annetta
La voce ho sentito
Che con la musetta
Nei boschi cantava,
Amore, che sotto il tuo impero
Si soffra un cocente tormento,
Io lo posso ben dire
Perché son io che lo sento.
La bella Lisetta
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In tale momento,
Sul tono di Annetta
Riprende in languore:
Amore, sotto il tuo impero
Io soffro un cocente tormento
Perché non oso dire
Tutte le cose che sento.
Tirsi e Filene, innamorati di queste due pastorelle, le avvicinano per favellar con
esse della propria passione, e insieme fanno una
SCENA IN MUSICA
CLORI
Non molestarci, Fileno.
CLIMENE
Tirsi, a me non t'accostare.
TIRSI E FILENO
Ah, bellezza disumana,
Fa' che almen possa parlare!
CLIMENE E CLORI
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Ma che cosa mi vuoi dire?
I DUE PASTORI
Che d'un immortale fuoco
Ardo sotto la tua stella.
LE DUE PASTORELLE
Me l'hai detto mille volte,
Non è nuova la novella.
FILENO
Vuoi che t'ami in sempiterno
Senza aver da te mai nulla?
CLORI
Non è questa la mia brama,
Se non m'ami, son contenta.
TIRSI
A laudarti il Ciel mi spinge
E n'è il bosco testimone.
CLIMENE
Tocca al Ciel che ti costringe
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Compensar le tue premure.
FILENO
Solo il merito che hai
Catturato ha il mio desire.
CLORI
Ma se i meriti son miei
Al tuo amor non devo nulla.
I DUE PASTORI
Il tuo sguardo m'assassina.
LE DUE PASTORELLE
Da me lungi il passo tieni.
I DUE PASTORI
Il guardarti mi dà gioia.
LE DUE PASTORELLE
Perché, dunque, ti lamenti?
FILENO
Ah, bella Climene.
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TIRSI
Ah, Clori mia bella.
FILENO
Fa' che sia con me più umana.
TIRSI
Fa' che temperi il suo sdegno.
CLIMENE, a Clori
Ascolta l'amor che ti porta Fileno.
CLORI, a Climene
Ascolta la fiamma che Tirsi conquide.
CLIMENE
Se dare l'esempio, pastora, tu vuoi
Forse in conto lo terrei.
CLORI
Se tu il primo passo decidi di fare
Può accadere che ti segua.
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CLIMENE, a Fileno
Addio, pastore.
CLORI, a Tirsi
Addio, pastore.
CLIMENE
Aspetta una benigna sorte.
CLORI
Aspetta un dolce frutto, dal mal che ti possiede.
TIRSI
Non aspetto alcun rimedio.
FILENO
Non aspetto che la morte.
TIRSI E FILENO
Poiché languir si deve in tali dispiaceri,
Mettiam fine, morendo, agli amari sospiri.
I due pastori, disperati, se ne vanno al modo degli antichi amanti che si disperavano
per poca cosa; dopo questa musica viene
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IL PRIMO ATTO DELLA COMMEDIA
che viene recitato.
Il contadino ammogliato riceve le mortificazioni che gli destina il suo matrimonio, e
alla fine dell'atto, in una forte prostrazione, viene distratto da una pastorella che gli parla
della disperazione dei due pastori; egli l'abbandona adirato, e lascia il posto a Clori, che
per la morte del suo innamorato viene a fare un
COMPIANTO IN MUSICA
Ah! mortali tormenti!
Quale speme mi resta?
Lacrime mie, scorrete,
Ché non ho più lamenti.
Perché ci viene chiesto che un tirannico onore
Tenga l'anima nostra come schiava asservita?
Ahimè, per soddisfare il barbaro suo rigore
Ho costretto il mio amante a troncar la sua vita.
Ah! mortali tormenti!
Quale speme mi resta?
Lacrime mie, scorrete,
Ché non ho più lamenti.
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Ma posso perdonarmi in sì funesta sorte
La fredda indifferenza di cui mi sono armata?
Caro amante, son io che t'ho dato la morte.
È questo dunque il prezzo di avermi tanto amata?
Ah! mortali tormenti! ecc.
La fine del compianto introduce
IL SECONDO ATTO DELLA COMMEDIA
che viene recitato.
È una sequela di dispiaceri per il contadino ammogliato, e la pastorella di prima
torna ad interrompere le sofferenze di lui. Gli racconta come Tirsi e Fileno non sono affatto
morti, e gli mostra sei battellieri che li hanno salvati; lui non vuol fermarsi a guardarli, e i
battellieri, soddisfatti della ricompensa che hanno ricevuto, danzano coi loro arpioni e
insieme fan festa, dopo di che incomincia
IL TERZO ATTO DELLA COMMEDIA
che viene recitato.
Dove le pene del contadino ammogliato raggiungono il culmine. Infine un amico gli
consiglia di annegare nel vino i dipiaceri, e se ne va con lui a raggiungere la compagnia,
vedendo giunger la folla dei pastori innamorati, che alla maniera dei pastori antichi
incominciano a celebrare con canti e danze la potenza d'Amore.
CLORI
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Qui all'erbetta gli olmi ombrosi
Dan freschissimi colori
E le rive dei ruscelli
Splendon già di mille fiori
Che si specchiano nell'acque.
Su, prendete le musette,
Apprestiam le cennamelle,
Mescoliamo canzonette
Degli uccelli al cinguettio.
Zeffiretto in mezzo all'acque
Fa segrete scorrerie,
E i novelli usignoletti
Degli amor fan confidenza
Alli teneri arboscelli.
Su, prendete le musette,
Apprestiam le cennamelle,
Mescoliamo canzonette
Degli uccelli al cinguettio.
Anche numerosi pastori e pastorelle galanti mescolano i loro passi a quanto
precede, catturando l'attenzione degli occhi mentre la musica cattura l'attenzione degli
orecchi.
CLIMENE
Com'è dolce, Silvia bella,
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Come è dolce innamorarsi;
Cancelliamo dalla vita
I momenti senza amore.
CLORI
Ah! i bei giorni che Amore ci dona
Se il suo foco incatena due cuori;
Non c'è gloria o corona che valga
La più piccola gioia d'amore.
TIRSI
Con quanta insensatezza lamentiamo i travagli
Che seguono ai dolcissimi piaceri.
FILENO
Un momento felice nell'amoroso impero
Compensa dieci anni di sospiri.
INSIEME
Cantiamo dell'Amore l'adorabil potere,
Su, cantiamo in questi luoghi
Le superbe sue bellezze,
Egli è invero il più leggiadro
E il più grande degli Dei.
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A queste parole giunge la schiera di Bacco, e un satiro, mettendosi davanti a tutti,
canta fieramente queste parole.
Aspettate, l'impresa è troppo grande.
Un altro Iddio supremo di cui seguiam le leggi
Si oppone a questi omaggi che rendono all'Amore
Le vostre cornamuse e i vostri canti:
Tali onori soltanto rivendicar può Bacco,
E noi siam qui venuti dei suoi dritti in difesa.
CORO DI BACCO
Noi di Bacco seguiamo l'adorabil potere,
Noi seguiamo in ogni luogo
Le superbe sue bellezze,
Egli è invero il più leggiadro
E il più grande degli Dei.
Molti della schiera di Bacco uniscono alla musica i loro passi, e si assiste a un
combattimento di ballerini contro ballerini, e di cantori contro cantori.
CLORI
Primavera infonde l'alma
Ai fioretti dei prativi
Ma è l'Amor con il suo foco
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Che rinascere fa i cuori.
UNO DEL SEGUITO DI BACCO
Il sole l'ombra discaccia
Che rende il ciel tenebroso
E dall'anime più cupe
Bacco scaccia le apprensioni.
CORO DI BACCO
Sulla terra e sull'onde è venerato Bacco.
CORO DI AMORE
E in tutte le contrade si adora il dio d'Amore.
CORO DI BACCO
Al suo potere Bacco ha sottomesso il mondo.
CORO DI AMORE
L'Amore ha dominato i mortali e gli Dei.
CORO DI BACCO
Chi eguagliare potrà le sue dolci maniere?
CORO DI AMORE
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Nulla eguagliar potrà gli incanti suoi preziosi.
CORO DI BACCO
Attenti all'Amore e alla sua fiamma.
IL PARTITO DELL'AMORE
Amare, che piacere.
IL PARTITO DI BACCO
E che piacere è bere.
IL PARTITO DELL'AMORE
Se vivi senza amore, la vita non è lieta.
IL PARTITO DI BACCO
E vivere è morire, se bere non ti è dato.
IL PARTITO DELL'AMORE
Adorabili ceppi.
IL PARTITO DI BACCO
Dolcissima vittoria.
IL PARTITO DELL'AMORE
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Amare, che piacere.
IL PARTITO DI BACCO
E che piacere è bere.
I DUE PARTITI
No, no, siete in errore.
Il maggiore dei Numi...
IL PARTITO DELL'AMORE
È amore.
IL PARTITO DI BACCO
È Bacco.
Un pastore interviene nella disputa e canta questi versi ai due partiti.
Basta, basta, pastori, lasciamo ogni contrasto.
In un solo partito ci unisca la ragione.
Amore ha sue dolcezze, ha i propri incanti Bacco.
Deità sono entrambe che stanno bene insieme,
Separarle non dobbiamo.
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I DUE CORI INSIEME
Si unisca ad un piacere altro piacere,
E voce a voce, in questi luoghi ameni,
Ripeta dunque l'Eco tutt'intorno:
Nulla più dolce v'è che Bacco e Amore.
I ballerini si uniscono gli uni agli altri, e col pieno contento dei pastori e delle pastorelle
termina il divertimento della commedia; si passerà da questa ad altre meraviglie, delle
quali vi sarà fatta relazione.
PERSONAGGI
GEORGE DANDIN, ricco possidente di campagna, marito di Angelica
ANGELICA, moglie di George Dandin e figlia del Signore di Sotenville
IL SIGNORE DI SOTENVILLE, nobile di campagna, padre di Angelica
LA SIGNORA DI SOTENVILLE, sua moglie
CLITANDRO, innamorato di Angelica
CLAUDINA, governante di Angelica
LUBIN, contadino al servizio di Clitandro
BACCALÀ, servitore di George Dandin
La scena è davanti alla casa di George Dandin.
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ATTO I
Scena I
George Dandin
Ah! Brutto affare una moglie aristocratica. Il mio matrimonio è una chiara lezione a tutta la
gente del contado che vuole innalzarsi sopra la propria condizione e imparentarsi, come
ho fatto io, con una famiglia patrizia! La nobiltà in se stessa è una buona cosa,
assolutamente stimabile; ma è accompagnata da circostanze così cattive che conviene
starsene alla larga. A questo proposito, ho imparato a mie spese, e ora so come si
comportano i nobili quando consentono a persone come noi di entrare nel loro mondo. Il
vincolo di famiglia che stabiliscono con noi è molto esiguo: non sposano noi ma le nostre
sostanze, e avrei fatto meglio, ricco come sono, a prendere in moglie una buona e semplice
contadinotta invece di una donna che si considera tanto al disopra di me, si vergogna di
portare il mio nome e pensa che tutti i miei quattrini non siano bastati a comperare la
qualifica di suo consorte. George Dandin, George Dandin, hai commesso la più enorme
delle sciocchezze. Ora la mia stessa casa mi fa paura e non vi faccio mai ritorno senza che
mi capiti qualche guaio.
Scena II
George Dandin, Lubin
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GEORGE DANDIN (vedendo Lubin che esce da casa sua)
Che cosa diavolo è venuto a fare, quel bel tipo, a casa mia?
LUBIN
C'è un tale che mi sta guardando.
GEORGE DANDIN
Non mi conosce.
LUBIN
Sospetta qualcosa.
GEORGE DANDIN
Gnaffe! non ha molta voglia di salutarmi.
LUBIN
Ho una gran paura che vada in giro a dire che mi ha visto uscire di lì.
GEORGE DANDIN
Buongiorno.
LUBIN
Servitore.
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GEORGE DANDIN
Voi non siete di qui, vero?
LUBIN
No, sono venuto per assistere alla festa di domani.
GEORGE DANDIN
E dite un po', abbiate pazienza: siete uscito da quella casa?
LUBIN
Sst!
GEORGE DANDIN
Come?
LUBIN
Silenzio!
GEORGE DANDIN
Ma che c'è?
LUBIN
Citus mutus! Non si deve sapere che mi avete visto uscire di là.
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GEORGE DANDIN
Perché?
LUBIN
Dio mio! essendo che.
GEORGE DANDIN
Come «essendo che»?
LUBIN
Non fate rumore. Ho una gran paura che qualcuno ci ascolti.
GEORGE DANDIN
Ma no, ma no.
LUBIN
Ho appena parlato con la padrona di casa, per conto di un certo signore che le fa gli occhi
dolci, e non bisogna che la cosa si venga a sapere. Comprendete questo?
GEORGE DANDIN
Perfettamente.
LUBIN
Qui sta il motivo! Devo stare molto attento, mi hanno detto, che nessuno mi veda, e vi
pregherei di non dire assolutamente che mi avete visto.
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GEORGE DANDIN
Non ci penso nemmeno.
LUBIN
Sono contento di far le cose in segreto, come mi hanno raccomandato.
GEORGE DANDIN
Così si deve fare.
LUBIN
Il marito, a quanto dicono, è un uomo gelosissimo e non vuole che si faccia la corte a sua
moglie; farebbe il diavolo a quattro se la cosa venisse alle sue orecchie. Afferrate il
concetto?
GEORGE DANDIN
Benissimo.
LUBIN
È necessario che non venga a sapere nulla di tutto questo.
GEORGE DANDIN
È ovvio.
LUBIN
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Lo vogliono ingannare nella più assoluta dolcezza, non so se mi spiego.
GEORGE DANDIN
Come meglio non si potrebbe.
LUBIN
Se vi lasciaste scappare che mi avete visto uscire da casa sua, mandereste a monte tutta la
faccenda. Vi rendete conto?
GEORGE DANDIN
Certamente. Sentite: come la chiamate, di solito, la persona che vi ha dato questo incarico?
LUBIN
È il signore del nostro villaggio, il Visconte di coso... Accidentaccio! non mi ricordo mai
come diavolo farfugliano quel nome. Il Signor di... Cli... Clirtando.
GEORGE DANDIN
È quel giovane gentiluomo di corte che abita...
LUBIN
Sì, accanto a quegli alberi.
GEORGE DANDIN (a parte)
Ecco perché il damerino è venuto ad abitare qui vicino: ho avuto buon fiuto, la sua
vicinanza mi aveva già fatto nascere dei sospetti.
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LUBIN
Per la madonna! È la persona più generosa che abbia mai conosciuto. Mi ha dato tre
monete d'oro perché andassi a dire a quella donna che è innamorato di lei, e che spera di
avere l'onore di incontrarla. Ditemi voi che fatica ho dovuto fare per essere pagato tanto
bene. Cos'è in confronto la mia giornata di lavoro, che mi frutta dieci soldi?
GEORGE DANDIN
E voi l'ambasciata l'avete fatta?
LUBIN
Sì, e ho trovato in casa una certa Claudina, che ha capito immediatamente quel che volevo
e mi ha subito fatto parlare con la padrona.
GEORGE DANDIN (a parte)
Che ruffiana!
LUBIN
Dio ti strafulmini! quella Claudina è davvero un amore, si è guadagnata la mia simpatia e
dipende solo da lei se diventeremo marito e moglie.
GEORGE DANDIN
Ma che cosa ha risposto la padrona a quel cortigiano?
LUBIN
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Mi ha detto di dirgli... aspettate, non so se ricordo le parole precise... che gli è molto grata
dell'affetto che ha per lei ma che deve stare molto attento a non lasciarlo trasparire, per
colpa di quel balordo che ha per marito, e che bisognerà inventare qualcosa per potersi
incontrare.
GEORGE DANDIN (a parte)
Che scellerata!
LUBIN
Dio bono! ci sarà da ridere, il marito non saprà niente della tresca, questo è il bello; e il
gelosone resterà lì come un baggiano, l'è vero o no?
GEORGE DANDIN
Verissimo.
LUBIN
Arrivederci. Ma acqua in bocca. Tenete il segreto, il marito non deve sapere niente.
GEORGE DANDIN
Sì, sì.
LUBIN
Per quel che mi riguarda, farò finta di niente: io sono furbetto, e nessuno penserà mai che
sono della partita.
Scena III
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George Dandin
Bene, caro George Dandin, ora puoi constatare in che modo ti tratta tua moglie. Questo
succede quando si vuole sposare una signorina di famiglia altolocata: ti rendono ridicolo
in mille modi senza che tu possa rivalerti e la nobileria ti lega le mani. La parità di ceto, se
non altro, lascia ai mariti libertà di risentimento; e se hai a che fare con una contadina, le
tue braccia son lì pronte a far giustizia con sacrosante bastonate. Ma tu hai voluto
assaggiare la nobiltà, ti dava fastidio essere padrone in casa tua. Ah! mi arrabbio con me
stesso e mi prenderei volentieri a schiaffi. Ma come! si accettano senza pudore le proposte
di uno zerbinotto e gli si promette che sarà corrisposto! Perdio! un'occasione come questa
non la voglio perdere. Vado subito a fare le mie rimostranze al padre e alla madre, perché
siano testimoni, come la legge impone, dei motivi di lamentela e di risentimento che la
loro figlia mi fornisce. Eccoli qui tutti e due, arrivano a proposito.
Scena IV
Il Signore e la Signora di Sotenville, George Dandin
SIGNORE DI SOTENVILLE
Che succede, genero mio? Mi sembrate conturbato.
GEORGE DANDIN
Ne ho tutte le ragioni, e...
SIGNORA DI SOTENVILLE
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Santo Cielo! quanto siete poco civile, genero, non salutate nemmeno le persone che
incontrate!
GEORGE DANDIN
Vi assicuro, suocera, che ho altre cose per la testa, e...
SIGNORA DI SOTENVILLE
Ancora! È mai possibile, genero, che conosciate tanto poco le buone maniere e non ci sia
mezzo di insegnarvi come ci si comporta con le persone di rango?
GEORGE DANDIN
Come?
SIGNORA DI SOTENVILLE
Quando rinuncerete a quel confidenziale «suocera» e vi deciderete a chiamarmi
«Signora»?
GEORGE DANDIN
Perbacco! Se voi mi chiamate genero, io posso chiamarvi suocera, mi pare.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Dite quel che volete, ma non è la stessa cosa. Convincetevi, per piacere, che non vi è
concesso di usare quella parola con una persona del mio rango; potete essere nostro
genero fin che vi pare ma fra voi e noi c'è della differenza. Dovreste pur sapere chi siete.
SIGNORE DI SOTENVILLE
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Basta così, tesorino, ora lasciate perdere.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Mio Dio, Signore di Sotenville, soltanto voi siete indulgente fino a questo punto; non
sapete esigere dalla gente quel che vi è dovuto.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Perdincibacco! non potete darmi lezioni sull'argomento, abbiate pazienza; ho ben saputo
dimostrare nella mia vita, attraverso non pochi energici interventi, che non sono uomo da
rinunciare a una sola parte dei miei diritti. Mi pare sufficiente averlo messo sull'avviso.
Sentiamo un po', genero mio, quel che avete in animo.
GEORGE DANDIN
Dal momento che bisogna parlare chiaro, vi dirò, Signore di Sotenville, che ho buone
ragioni per...
SIGNORE DI SOTENVILLE
Un momento, genero mio, sappiate che non è rispettoso chiamare le persone col loro nome
per esteso; a colui che ci è superiore ci dobbiamo rivolgere col semplice «Signore».
GEORGE DANDIN
Va bene! Signore e basta, e non più Signore di Sotenville, vi devo dire che mia moglie mi
dà...
SIGNORE DI SOTENVILLE
Adagio! Sappiate altresì che non dovete dire «mia moglie» quando parlate di nostra figlia.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
GEORGE DANDIN
Adesso mi arrabbio. Come! Mia moglie non è mia moglie?
SIGNORA DI SOTENVILLE
Sì, genero, è vostra moglie ma non vi è permesso di chiamarla in questo modo; lo potreste
se aveste sposato una donna della vostra condizione.
GEORGE DANDIN (sottovoce, a parte)
Oh, George Dandin, in che ginepraio ti sei cacciato! (A voce alta) Di grazia, mettete da parte
per un momento la vostra nobileria e tollerate che ora vi parli come sono capace. Al
diavolo quelle storie con tutte le loro proibizioni! Vi stavo dicendo che sono molto
scontento del mio matrimonio.
SIGNORE DI SOTENVILLE
E la ragione, genero mio?
SIGNORA DI SOTENVILLE
Come! Parlate in questo modo di una cosa che vi ha arrecato tanti vantaggi?
GEORGE DANDIN
Quali vantaggi, Signora, visto che Signora dev'essere? Per voi la vicenda non è finita male:
senza di me i vostri affari, col vostro permesso, sarebbero andati a rotoli e il mio denaro è
servito a tappare molti buchi: ma io, scusate, che cosa ci ho guadagnato? ho soltanto il
nome più lungo, e invece di George Dandin mi avete concesso il titolo di «Signore della
Dandinière».
SIGNORE DI SOTENVILLE
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Vi pare cosa da nulla, genero mio, l'essere imparentato con la casa di Sotenville?
SIGNORA DI SOTENVILLE
E con quella della Prudoterie, da cui ho l'onore di essere uscita, una casa il cui blasone può
essere trasmesso anche per via femminile e che grazie a tale privilegio farà nobili anche i
vostri figli?
GEORGE DANDIN
Sì, questo va benissimo, i miei figli avranno il titolo nobiliare, ma io avrò quello di cornuto,
se non prendiamo dei provvedimenti.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Che vuol dire tutto questo, genero mio?
GEORGE DANDIN
Vuol dire che vostra figlia non si comporta come deve comportarsi una moglie e che fa
cose contrarie all'onore.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Piano! badate a quel che dite. Mia figlia appartiene a una stirpe troppo carica di prestigio
per lasciarsi andare a cose che offendono l'onestà, e nella casa della Prudoterie, grazie a
Dio, da trecento anni a questa parte non s'è mai vista una donna che abbia fatto parlare di
sé.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Perdincibacco! nella casa di Sotenville non sono mai esistite donne di piccola virtù; in essa
la castità delle femmine non è meno ereditaria di quanto non sia nei maschi l'ardimento.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
SIGNORA DI SOTENVILLE
Abbiamo avuto una Giacomina della Prudoterie che non volle diventare l'amante di un
duca pari di Francia, governatore della nostra provincia.
SIGNORE DI SOTENVILLE
C'è stata una Maturina di Sotenville che rifiutò ventimila scudi da un favorito del Re, che
non altro chiedeva se non il favore di un colloquio.
GEORGE DANDIN
Oh, se è per questo vostra figlia non è inesorabile come le sue antenate, da quando sta con
me si è fatta più conciliante.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Spiegatevi, genero mio. Non siamo di quelli che la difenderebbero se commettesse cattive
azioni, e saremmo i primi, sua madre ed io, a chiedere giustizia.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Sulle questioni d'onore, non tolleriamo che si scherzi; l'abbiamo cresciuta nella più
assoluta rettitudine.
GEORGE DANDIN
Tutto ciò che posso dire è che un giovane gentiluomo di corte, che voi avete conosciuto, è
innamorato di lei alla faccia mia e le ha inviato una dichiarazione d'amore che lei, con
molta umanità, ha ascoltato.
SIGNORA DI SOTENVILLE
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Dio misericordioso! la strozzerei con le mie mani se mai dovesse tralignare dalla via
dell'onestà tracciata da sua madre.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Perdincibacco! la passerei da parte a parte con la mia spada, e con lei lo spasimante, se
dovesse macchiare l'onor suo.
GEORGE DANDIN
Vi ho riferito quel che sta accadendo per farvi le mie rimostranze; e chiedo spiegazioni.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Non datevi pensiero, le avrete da tutti e due, con me chiunque deve rigare diritto. Ma voi
siete certo di quel che dite?
GEORGE DANDIN
Certissimo.
SIGNORE DI SOTENVILLE
In ogni modo, state attento; poiché un aristocratico è molto suscettibile in queste cose e
non è proprio il caso di fare un passo falso.
GEORGE DANDIN
Non vi ho detto assolutamente niente che non sia la pura verità.
SIGNORE DI SOTENVILLE
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Tesorino, andate a parlare a vostra figlia, mentre io assieme a mio genero andrò a sentire
quest'altro.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Sarebbe mai possibile, pupetto, che essa dimentichi in questo modo il suo dovere, dopo gli
esempi di virtù che, come voi sapete bene, le ho dato?
SIGNORE DI SOTENVILLE
Chiariremo ogni cosa. Seguitemi, genero, e non preoccupatevi. Vedrete di quale ferrea
tempra siamo fatti allorché si fa un torto ad uno dei nostri.
GEORGE DANDIN
Eccolo, viene verso di noi.
Scena V
Il Signore di Sotenville, Clitandro, George Dandin
SIGNORE DI SOTENVILLE
Son io da voi conosciuto, Signore?
CLITANDRO
No, Signore, che io sappia.
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SIGNORE DI SOTENVILLE
Mi chiamo barone di Sotenville.
CLITANDRO
Me ne compiaccio infinitamente.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Il mio nome è conosciuto a corte, e ho avuto l'onore in gioventù di essere segnalato fra i
primi alla mobilitazione generale di Nancy.
CLITANDRO
Alla buon'ora.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Signore, mio padre Gilles di Sotenville ebbe la gloria di assistere personalmente all'assedio
di Montauban.
CLITANDRO
Ne sono ammirato.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Un mio antenato, Bertrando di Sotenville, godette ai suoi tempi di tale considerazione che
gli fu concesso di vendere tutti i suoi averi per effettuare il viaggio in oltremare.
CLITANDRO
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Ne sono ben convinto.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Mi è stato riferito, Signore, che voi amate e circuite una giovane donna, mia figlia, a cui
sono affezionato, come lo sono alla persona che qui vedete e che ha l'onore di essere mio
genero.
CLITANDRO
Io, Signore?
SIGNORE DI SOTENVILLE
Sì, e sono felice di parlarvi, per ottenere da voi, se non vi dispiace, un chiarimento a questo
riguardo.
CLITANDRO
È un'orrenda maldicenza! Da chi lo avete appreso?
SIGNORE DI SOTENVILLE
Da qualcuno che crede saperlo assai bene.
CLITANDRO
Questo qualcuno ha mentito. Sono un uomo onesto. Mi credete capace, Signore, di
un'azione tanto vile? Io, amare una donna giovane e bella che ha l'onore di essere la figlia
del Signor barone di Sotenville? no, ho troppo rispetto per voi, e mi dichiaro vostro
umilissimo servitore. Chiunque vi abbia riferito la cosa è un insipiente.
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SIGNORE DI SOTENVILLE
E allora, genero?
GEORGE DANDIN
Cosa?
CLITANDRO
È un furfante e un manigoldo.
SIGNORE DI SOTENVILLE (a George Dandin)
Rispondete.
GEORGE DANDIN
Rispondete voi.
CLITANDRO
Se sapessi chi è, gli pianterei di fronte a voi la spada nel ventre.
SIGNORE DI SOTENVILLE (a Georges Dandin)
Dite dunque la vostra.
GEORGE DANDIN
La mia l'ho già detta; ed è la pura verità.
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CLITANDRO
È forse vostro genero, Signore, che...
SIGNORE DI SOTENVILLE
Sì, è lui che si è lamentato con me.
CLITANDRO
Può ringraziare la fortuna che lo fa essere vostro familiare, senza di che gli insegnerei a
parlare in codesta maniera di una persona come me.
Scena VI
Il Signore e la Signora di Sotenville, Angelica, Clitandro, George Dandin, Claudina
SIGNORA DI SOTENVILLE
Tremenda cosa è la gelosia, in casi come questi. Ho condotto qui mia figlia perché
chiarisca la cosa davanti a tutti.
CLITANDRO
Siete dunque voi, Signora, che avete detto a vostro marito che sono innamorato di voi?
ANGELICA
Io? e come avrei potuto? che ragioni avrei? Davvero non mi dispiacerebbe che foste
innamorato di me. Perché non tentate? Vi prego, datevi da fare, troverete la persona che fa
per voi. Ve lo consiglio vivamente. Potete ricorrere, tanto per cominciare, ai mezzucci degli
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spasimanti. Fatemi questo piacere, provate a mandarmi ambasciate, a scrivermi di
nascosto bigliettini galanti, ad approfittare dell'assenza di mio marito o dei momenti in cui
esco per parlarmi del vostro amore. Non dovete fare altro che venirmi a trovare, vi
prometto che sarete ricevuto con le dovute maniere.
CLITANDRO
Eh, eh, Signora, chetatevi. Non è necessario che mi facciate tante prediche e che vi
scandalizziate tanto. Chi vi ha detto che ho l'intenzione di amarvi?
ANGELICA
Che ne so, io, lo sento dire.
CLITANDRO
La gente dica quel che vuole; ma voi sapete bene se vi ho mai parlato d'amore, quando vi
ho incontrato.
ANGELICA
Potevate farlo, eravate il benvenuto.
CLITANDRO
Vi garantisco che con me non avete nulla da temere. Non sono di quelli che infastidiscono
le signore. Ho troppo rispetto per voi e per i Signori vostri genitori, perché mi venga il
pensiero di innamorarmi.
SIGNORA DI SOTENVILLE (a George Dandin)
Come vedete...
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SIGNORE DI SOTENVILLE
Eccovi soddisfatto, genero mio. Che ne dite?
GEORGE DANDIN
Dico che questi sono discorsi che fanno ridere i polli. So bene quel che dico; e visto che
bisogna parlar chiaro, so che la signora mia moglie ha ricevuto poco fa un'ambasciata dal
signore.
ANGELICA
Io? io ho ricevuto un'ambasciata?
CLITANDRO
Io le avrei mandato un'ambasciata?
ANGELICA
Claudina.
CLITANDRO (a Claudina)
È vero questo?
CLAUDINA
In verità, è una colossale bugia!
GEORGE DANDIN
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Tacete voi, canaglia. So tutto. Poco fa avete fatto entrare in casa la persona che ha portato il
messaggio.
CLAUDINA
Chi, io?
GEORGE DANDIN
Sì, voi, non fate tanto l'ingenua.
CLAUDINA
Poveri noi! quanta cattiveria c'è al mondo al giorno d'oggi, sospettare di me in codesta
maniera, di me che sono l'innocenza in persona!
GEORGE DANDIN
Tacete voi, buona lana. Fate la santarella, ma io vi conosco da un pezzo, siete una vecchia
volpe.
CLAUDINA
Signora, forse che...?
GEORGE DANDIN
Tacete, vi dico, che in questo date la paga a tutte le altre; e non avete un padre
aristocratico, voi.
ANGELICA
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
È così grossa questa menzogna, e mi ferisce tanto profondamente, che non ho nemmeno la
forza di rispondere. È orrendo venire accusata dal marito quando non gli si fa nulla che
non sia più che doveroso. Me infelice! se c'è qualcosa che mi posso rimproverare è di
trattarlo troppo bene.
CLAUDINA
Questo è certo.
ANGELICA
La mia disgrazia è di avere per lui troppa considerazione; e volesse il Cielo che io fossi
capace di tollerare, come lui dice, le galanterie di un uomo! non sarei tanto da
compiangere. Addio: mi ritiro, non posso più sopportare che mi si oltraggi a questo modo.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Voi non meritate la donna irreprensibile che vi è stata concessa.
CLAUDINA
Davvero, meriterebbe che la sua accusa fosse vera; nei panni della signora, non ci penserei
due volte. Sì, Signore, voi dovreste, per punirlo, fare la corte alla mia padrona. Fatela
vostra, sono io che ve lo dico, sarà una cosa ben fatta; e vi offro i miei servigi, dal momento
che di questo già sono accusata.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Le cose che vi sentite dire sono ben meritate, genero mio; a causa del vostro
comportamento, avete tutti contro.
SIGNORA DI SOTENVILLE
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Suvvia, imparate a trattare come si deve una damigella dai nobili natali, e badate di non
commettere mai più simili spropositi.
GEORGE DANDIN
Mi fa andare in bestia l'avere torto quando ho ragione.
CLITANDRO
Signore, vedete come sia stato falsamente accusato: siete un uomo che conosce i princìpi
dell'onore, e vi domando ragione dell'affronto che mi è stato fatto.
SIGNORE DI SOTENVILLE
È più che giusto, ciò rientra nella procedura consueta. Orsù, genero, date soddisfazione al
Signore.
GEORGE DANDIN
Come soddisfazione?
SIGNORE DI SOTENVILLE
Certo, questa è la norma quando si accusa qualcuno a torto.
GEORGE DANDIN
È una cosa, che io non sono d'accordo, di averlo accusato a torto; so bene quel che penso.
SIGNORE DI SOTENVILLE
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Non importa. Qualunque sia la convinzione che vi è rimasta, il Signore ha negato, e
bisogna dargli soddisfazione; non si ha nessun diritto di opporsi a una persona che
smentisce.
GEORGE DANDIN
Come a dire dunque che se lo trovassi a letto con mia moglie, potrebbe continuare a
smentire.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Lasciate stare i ragionamenti. Fategli le scuse che vi ho detto.
GEORGE DANDIN
Dovrei fargli ancora delle scuse dopo che...?
SIGNORE DI SOTENVILLE
Orsù, fate come vi dico, non c'è da discutere; e non abbiate paura di fargliene troppe, ci
sono io che vi guido.
GEORGE DANDIN
Io non saprei...
SIGNORE DI SOTENVILLE
Perdincibacco! genero, non mi fate riscaldar la bile; altrimenti mi metto dalla sua parte
contro di voi. Su, lasciatevi guidare da me.
GEORGE DANDIN (a parte)
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Ah, George Dandin!
SIGNORE DI SOTENVILLE
Prima cosa, berretto in mano: il Signore è nobile e voi non lo siete.
GEORGE DANDIN
Impazzisco.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Ripetete con me: «Signore».
GEORGE DANDIN
«Signore».
SIGNORE DI SOTENVILLE (vede che il genero gli obbedisce con difficoltà)
«Vi chiedo perdono». Ah!
GEORGE DANDIN
«Vi chiedo perdono».
SIGNORE DI SOTENVILLE
«Di avere pensato male di voi».
GEORGE DANDIN
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
«Di avere pensato male di voi».
SIGNORE DI SOTENVILLE
«Non avevo l'onore di conoscervi».
GEORGE DANDIN
«Non avevo l'onore di conoscervi».
SIGNORE DI SOTENVILLE
«E vi prego di credere».
GEORGE DANDIN
«E vi prego di credere».
SIGNORE DI SOTENVILLE
«Che sono il vostro servitore».
GEORGE DANDIN
Volete che sia il servitore di un uomo che intende farmi cornuto?
SIGNORE DI SOTENVILLE (minacciandolo ancora)
Ah!
CLITANDRO
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Basta così, Signore.
SIGNORE DI SOTENVILLE
No, deve terminare. Voglio che tutto sia fatto secondo le forme. «Che sono il vostro
servitore».
GEORGE DANDIN
«Che sono il vostro servitore».
CLITANDRO
Signore, sono io il vostro con tutto il cuore, e non penso più a ciò che è stato. A voi,
Signore, il mio saluto, son desolato per il fastidio che avete dovuto sopportare.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Bacio le mani; e quando vi piacerà, vi concederò la distrazione di una battuta alla lepre.
CLITANDRO
Mi fate troppa grazia. (Clitandro esce)
SIGNORE DI SOTENVILLE
Ecco, genero mio, così si risolvono le questioni. Addio. Sappiate che siete entrato in una
famiglia che è solidale con voi e non sopporterà che vi venga fatto il minimo affronto.
Scena VII
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
George Dandin
Ah! come... Lo hai voluto, lo hai voluto, George Dandin, lo hai voluto, ti sta bene, ed eccoti
conciato per le feste; hai ottenuto quel che meriti. Suvvia, si tratta soltanto di aprire gli
occhi al padre e alla madre, e forse troverò il modo di riuscirci.
ATTO II
Scena I
Claudina, Lubin
CLAUDINA
Sì, dovevo bene immaginare che c'eri di mezzo tu; ne avrai parlato a qualcuno che ha
riferito tutto al padrone.
LUBIN
Ti garantisco! ne ho accennato a un tizio, così di sfuggita, proprio perché non dicesse che
mi ha visto uscire; dev'essere molto pettegola la gente, qui.
CLAUDINA
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Ah, davvero, deve conoscerli bene i suoi servitori, il Signor Visconte, se ha scelto te come
ambasciatore; ha trovato uno che gli va a pennello.
LUBIN
D'accordo, un'altra volta sarò più accorto e starò in guardia.
CLAUDINA
Sarebbe ora.
LUBIN
Non parliamone più. Ora ascolta.
CLAUDINA
Che cosa devo ascoltare?
LUBIN
Volgi il tuo sguardo inverso me.
CLAUDINA
Sì, e allora?
LUBIN
Claudina.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
CLAUDINA
Cosa c'è?
LUBIN
Oh, insomma, non capisci che cosa ti voglio dire?
CLAUDINA
No.
LUBIN
Dio ti strafulmini! ti amo.
CLAUDINA
Davvero?
LUBIN
Sì, che il diavolo mi porti! mi puoi credere, visto che te lo giuro.
CLAUDINA
Finalmente.
LUBIN
Mi sento uno scombussolo nel cuore quando ti guardo.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
CLAUDINA
Mi fa piacere.
LUBIN
Come fai ad essere così carina?
CLAUDINA
Faccio come le altre.
LUBIN
Senti, è inutile tirarla in lungo: se vuoi, tu sarai mia moglie, io sarò tuo marito, e insieme
saremo marito e moglie.
CLAUDINA
E tu, forse, sarai geloso come il nostro padrone.
LUBIN
Nossignore.
CLAUDINA
Io detesto i mariti sospettosi, e ne voglio uno che non si spaventi di nulla, abbia in me
un'immensa fiducia e sia così convinto della mia onestà da non inquietarsi se mi vedesse
circondata da trenta uomini.
LUBIN
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Va bene, farò esattamente così.
CLAUDINA
La cosa più stupida che possa venire in mente a un uomo è di non fidarsi di una donna e
di tormentarla. In questo modo non si ottiene niente di buono, ecco la verità: è di lì che
vengono certi pensieri; e spesso i mariti, facendo tanto clamore, diventano quel che sono
esclusivamente per merito proprio.
LUBIN
Va bene! ti concederò la libertà di fare tutto quel che vuoi.
CLAUDINA
Così si comporta un uomo se non vuole essere tradito. Quando un marito si affida alla
nostra discrezione, ci prendiamo soltanto quel po' di libertà che ci serve, così come
facciamo con coloro che ci aprono la loro borsa e ci dicono: «Prendete». Allora ci
comportiamo onestamente e ci accontentiamo del ragionevole. Ma se uno si mette a
lesinare, facciamo di tutto per spennarlo, e non lo risparmiamo.
LUBIN
Io farò parte di quelli che aprono la borsa, devi soltanto sposarmi.
CLAUDINA
Bene, bene, si vedrà.
LUBIN
Sì, Claudina, ma adesso vieni qui.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
CLAUDINA
Che cosa vuoi?
LUBIN
Vieni, ti dico.
CLAUDINA
Piano: non mi piacciono quelli che allungano le mani.
LUBIN
Eh! un po' di benevolenza.
CLAUDINA
Lasciami, ti dico: non scherzo.
LUBIN
Claudina.
CLAUDINA (respingendo Lubin)
No.
LUBIN
Come sei seria coi poveracci. Ti pare gentile respingere così la gente? Non hai vergogna di
essere tanto bella e di non lasciarti accarezzare? Ma insomma!
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
CLAUDINA
Ti darei uno schiaffo.
LUBIN
Oh! che tipo intrattabile, che tipo selvatico. Puah! maleducata e crudele.
CLAUDINA
Ti spingi troppo in là.
LUBIN
Che cosa ti costerebbe lasciarmi fare un po'?
CLAUDINA
Devi portare pazienza.
LUBIN
Un bacino soltanto, un piccolo anticipo.
CLAUDINA
Stai fresco.
LUBIN
Claudina, ti prego, da scontare sul totale.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
CLAUDINA
Ah! no, signorino: non ci casco più. Addio. Vattene e riferisci al Signor Visconte che avrò
cura di consegnare il suo biglietto.
LUBIN
Addio, rustica mandriana.
CLAUDINA
Che parolina dolce.
LUBIN
Addio, roccia, sasso, granito, e tutto quello che c'è di più duro al mondo.
CLAUDINA (sola)
Consegnerò personalmente alla padrona... Ma eccola che sta arrivando con suo marito:
allontaniamoci e aspettiamo che sia sola.
Scena II
George Dandin, Angelica, Clitandro
GEORGE DANDIN
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
No, no, a me non la si fa tanto facilmente; sono più che sicuro che quanto mi è stato riferito
risponde a verità. Ci vedo meglio di quanto voi non pensiate, e con tutte le vostre
chiacchiere non me la date ad intendere.
CLITANDRO (in fondo alla scena, a parte)
Ah! eccola; ma c'è il marito con lei.
GEORGE DANDIN (che non vede Clitandro)
Nonostante le vostre smancerie, ho capito benissimo che quel che mi avevano detto era
vero: avete ben poco rispetto del legame che ci unisce. (Clitandro e Angelica si salutano)
Santo Dio! lasciate perdere il rispetto delle forme, non è alle belle maniere che mi riferisco,
non prendetemi in giro.
ANGELICA
Io prendervi in giro? Ma nemmeno per sogno.
GEORGE DANDIN
So che cosa vi passa per la testa (Clitandro e Angelica si salutano di nuovo), e conosco... (Altro
saluto) Di nuovo? Ah, basta con le burle! Lo so che mi considerate tanto inferiore a voi, per
via della nobiltà. Il rispetto di cui parlo non riguarda affatto la mia persona: io dico di un
legame che bisogna venerare, come quello del matrimonio. (Angelica fa un cenno a
Clitandro) Non dovete fare spallucce, non sto dicendo delle sciocchezze.
ANGELICA
Chi è che fa spallucce?
GEORGE DANDIN
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Santo Dio! è tanto chiaro. Vi dico ancora una volta che il matrimonio stabilisce un legame a
cui bisogna portare rispetto in tutti i modi, e non è bello da parte vostra considerarlo come
state facendo. (Altro cenno del capo di Angelica a Clitandro) Sì, sì, non è bello da parte vostra;
e c'è poco da scuotere la testa e da farmi le smorfie.
ANGELICA
Io! Non so quel che volete dire.
GEORGE DANDIN
Io invece lo so; e conosco bene il vostro disprezzo. Io non sono nato nobile, ma appartengo
se non altro a una famiglia che non ha niente da rimproverarsi. La famiglia dei Dandin...
CLITANDRO (dietro Angelica, e non visto da Dandin)
Vediamoci un momento.
GEORGE DANDIN (che non vede Clitandro) Eh?
ANGELICA
Come? Non ho detto niente. (George Dandin gira attorno alla moglie, e Clitandro si ritira
facendogli un'ampia riverenza)
GEORGE DANDIN
Eccolo di nuovo che viene a far la ronda.
ANGELICA
È forse colpa mia? Che cosa ci posso fare?
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
GEORGE DANDIN
Voglio che facciate quel che fa una donna quando desidera piacere soltanto a suo marito.
Dite quel che volete, ma i damerini fanno la corte soltanto quando una donna lo vuole.
Sono attirati da una certa aria sdolcinata, come le mosche dal miele; mentre le donne
oneste si comportano in modo da dissuaderli fin dall'inizio.
ANGELICA
Dovrei dissuaderli? e per quale ragione? Non mi scandalizzo affatto se mi trovano carina,
anzi mi fa piacere.
GEORGE DANDIN
Sì. Ma in questa galante situazione il marito che parte dovrebbe recitare?
ANGELICA
La parte di un uomo di mondo che è ben felice di vedere sua moglie tenuta in
considerazione.
GEORGE DANDIN
Grazie tante. Non è il mio caso. I Dandin non sono abituati a questa moda.
ANGELICA
Oh! i Dandin si abitueranno, basta che lo vogliano. Per quel che mi riguarda, vi dico subito
che non desidero rinunciare alle relazioni sociali ed essere sepolta viva dentro un marito.
Ma come? dovremmo rinunciare a tutto, interrompere ogni rapporto coi vivi solo perché
un uomo ha deciso di prenderci in moglie? Meravigliosa questa tirannia dei Signori
uomini, pretendere che una donna sia morta nei confronti di tutti gli svaghi e che debba
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
vivere soltanto per suo marito. Io me ne infischio di questa pretesa, non voglio morir
giovane.
GEORGE DANDIN
È così che mantenete la promessa di fedeltà che avete fatto davanti a tutti?
ANGELICA
La promessa? Non ve l'ho fatta spontaneamente, me l'avete strappata a viva forza. Mi
avete forse chiesto, prima di sposarmi, se ero consenziente, se vi volevo come marito?
Avete consultato soltanto i miei genitori; sono loro in verità che vi hanno sposato, dunque
se vi vengono fatti dei torti rimproverate loro. Quanto a me, che non vi ho mai detto
sposatemi, e che voi avete preso senza sapere come la pensavo, pretendo di non essere
sottomessa come una schiava alla vostra volontà; e voglio godere, se non vi dispiace, di
tutti i giorni felici che la giovinezza mi può concedere, prendermi le dolci libertà che l'età
mi consente, incontrare ogni tanto il bel mondo, e assaporare tutto il piacere di sentirmi
dire paroline dolci. Preparatevi a questo, per vostro castigo, e ringraziate il Signore se non
sono capace di fare qualcosa di peggio.
GEORGE DANDIN
Così la pensate. Ma io sono vostro marito e vi dico che non la intendo in questo modo.
ANGELICA
E io sono vostra moglie, e vi dico che in questo modo io la intendo.
GEORGE DANDIN
Mi viene la tentazione di spaccarle la faccia, e metterla nella condizione di non poter più
ascoltare cascamorti per il resto della vita. Suvvia, George Dandin! potresti non riuscire a
trattenerti, è meglio che te ne vada.
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Scena III
Claudina, Angelica
CLAUDINA
Signora, non vedevo l'ora che se ne andasse, devo darvi questo biglietto da parte della
persona che sapete.
ANGELICA
Vediamo. (Legge sottovoce)
CLAUDINA (a parte)
Da quel che posso vedere, le cose che dice non le dispiacciono troppo.
ANGELICA
Ah! Claudina, con quanta galanteria si esprime questo biglietto! Che tono garbato hanno
sempre, nei discorsi e negli atti, le persone che vivono a corte! Che cosa è mai la nostra
gente di provincia al loro confronto!
CLAUDINA
Adesso che li conoscete, penso che i nostri Dandin non vi piacciano più.
ANGELICA
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Rimani: vado a scrivere la risposta.
CLAUDINA
Non ho bisogno, credo, di raccomandarle che sia garbata. Ma vedo che...
Scena IV
Clitandro, Lubin, Claudina
CLAUDINA
Davvero, Signore, avete scelto un abile messaggero.
CLITANDRO
Non ho osato mandare uno dei miei servi. Ma ti devo compensare, povera Claudina, dei
servigi che mi hai reso. (Si fruga nelle tasche)
CLAUDINA
Signore, non è necessario. No, Signore, non datevi questo fastidio; vi rendo dei servigi
perché lo meritate, e perché mi destate simpatia.
CLITANDRO
Ti sono obbligato. (Le dà del denaro)
LUBIN
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Visto che saremo marito e moglie, dammelo; lo aggiungerò al mio.
CLAUDINA
Lo metto da parte assieme al bacio.
CLITANDRO
Dimmi: hai consegnato il mio biglietto alla tua bella padrona?
CLAUDINA
Sì, è andata a scrivere la risposta.
CLITANDRO
Ma non c'è la possibilità di vederla?
CLAUDINA
Certo: se mi seguite, vi faccio parlare con lei.
CLITANDRO
Ma come la prenderà? e sei sicura che non corriamo dei rischi?
CLAUDINA
No, no; il marito non è in casa; e poi non è il marito che lei deve tenersi buono, ma suo
padre e sua madre; se non hanno sospetti loro, non c'è più nulla da temere.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
CLITANDRO
Mi affido a te.
LUBIN
Per Dio santo! che moglie formidabile sarebbe per me. Ha dello spirito per quattro.
Scena V
George Dandin, Lubin
GEORGE DANDIN
Ecco l'uomo di poco fa. Volesse il Cielo che si decidesse a riferire al padre e alla madre ciò
che loro si rifiutano di credere!
LUBIN
Ah! eccovi qua, signor chiacchierone! vi avevo raccomandato di non parlare, e voi me
l'avevate pure promesso. Ma a quanto pare siete un pettegolo, e andate in giro a riferire
quel che vi viene detto in segreto!
GEORGE DANDIN
Io?
LUBIN
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Sì, voi. Avete riferito ogni cosa al marito, che per colpa vostra ha fatto un chiasso del
diavolo. Sono contento di sapere che avete la lingua lunga, ho imparato che non vi devo
dire più niente.
GEORGE DANDIN
Senti, amico...
LUBIN
Se non aveste ciarlato, vi avrei raccontato quel che sta accadendo a quest'ora; ma per
castigo non saprete un bel niente.
GEORGE DANDIN
Quel che sta accadendo? ma come?
LUBIN
Un bel niente, un bel niente. Questo è quel che si guadagna quando si chiacchiera: non si
assaggia nulla e si rimane con l'acquolina in bocca.
GEORGE DANDIN
Aspetta un momento.
LUBIN
Neanche per sogno.
GEORGE DANDIN
Voglio dirti una cosa sola.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
LUBIN
No, no, e poi no. Volete farmi spifferare tutto.
GEORGE DANDIN
No, non è questo.
LUBIN
Già, sono micco. Come se non vedessi dove volete arrivare.
GEORGE DANDIN
No, è tutt'altra cosa. Ascolta.
LUBIN
Niente da fare. Voi vorreste che vi dicessi che il Signor Visconte ha dato dei soldi a
Claudina, e che questa lo ha condotto dalla sua padrona. Ma io non sono tanto stupido!
GEORGE DANDIN
Per favore.
LUBIN
No.
GEORGE DANDIN
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Ti darò...
LUBIN
No, no, no, no, no!
Scena VI
George Dandin
Mi era venuta un'idea ma non sono riuscito a parlare a quell'anima candida. Però gli è
sfuggita un'altra informazione ed io otterrò lo stesso risultato: se il bellimbusto viene
sorpreso in casa mia, il padre e la madre capiranno che ho ragione io, e si convinceranno
della sfrontatezza della loro figlia. C'è un unico difetto in tutto questo, ed è che non so
come approfittare dell'informazione. Se torno a casa, farò fuggire lo scimunito, e allora
qualsiasi prova io abbia del mio disonore, nessuno darebbe il minimo credito ai miei
giuramenti, e direbbero che sto sognando. D'altra parte, se vado a cercare il padre e la
madre e non ho la sicurezza di trovare in casa il bellimbusto, è la stessa cosa, e ricadrei
nell'inconveniente di poco fa. Se potessi assicurarmi con discrezione che è ancora lì... Oh,
Cielo! non ci sono più dubbi, l'ho visto dal buco della serratura. Il caso mi offre la
possibilità di smascherare mia moglie; e per completare l'opera mi manda al momento
giusto i giudici di cui avevo bisogno.
Scena VII
Il Signore e la Signora di Sotenville, George Dandin
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
GEORGE DANDIN
Non avete voluto credermi, poco fa, e vostra figlia ha avuto la meglio; ma ora sono in
grado di farvi vedere come mi serva di barba e capelli; grazie a Dio il mio disonore è ora
tanto evidente che non potrete più dubitarne.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Ma come, genero mio, siamo ancora al punto di prima?
GEORGE DANDIN
Sì, ci siamo ancora, e mai ho avuto tanta ragione di esserci.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Ci volete frastornare la testa un'altra volta?
GEORGE DANDIN
Sì, signora, visto che alla mia si sta facendo anche di peggio.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Non vi stancherete mai di importunarci?
GEORGE DANDIN
No; mi stanco di essere preso in giro.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Non volete liberarvi dalle vostre idee bizzarre?
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
GEORGE DANDIN
No, Signora; vorrei solo liberarmi di una donna che mi toglie l'onore.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Dio del Cielo! genero, imparate a parlare.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Poffarbacco! cercate termini un po' meno offensivi.
GEORGE DANDIN
Mercante che ci rimette non va per il sottile.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Ricordate che avete sposato una gentildonna.
GEORGE DANDIN
Me ne ricordo abbastanza, e me ne ricorderò fin troppo.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Se ve ne ricordate, fate dunque in modo di parlare di lei con maggiore rispetto.
GEORGE DANDIN
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Perché non fa in modo lei, piuttosto, di trattarmi più onestamente? Ma come! per il fatto
che è gentildonna, deve avere la libertà di trattarmi come le pare senza che io possa aprir
bocca?
SIGNORE DI SOTENVILLE
Ma voi che prove avete in mano, che cosa potete dire? Avete pur sentito questa mattina
che lei ha negato di conoscere la persona della quale eravate venuto a parlarmi.
GEORGE DANDIN
Sì. Ma voi, che cosa direste se vi facessi vedere che il damerino sta con lei?
SIGNORA DI SOTENVILLE
Con lei?
GEORGE DANDIN
Sì, con lei, e in casa mia.
SIGNORE DI SOTENVILLE
In casa vostra?
GEORGE DANDIN
Esattamente nella mia casa.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Se così fosse, saremmo con voi e contro di lei.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
SIGNORE DI SOTENVILLE
Sì: l'onore della nostra famiglia ci è più caro d'ogni cosa; e se dite il vero, la rinnegheremo
come sangue nostro e l'abbandoneremo alla vostra collera.
GEORGE DANDIN
Non avete che da seguirmi.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Vedete di non ingannarvi.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Che non succeda come poco fa.
GEORGE DANDIN
Oh, mio Dio, vedrete voi stessi. (Indicando Clitandro che esce di casa con Angelica) Guardate,
ho mentito?
Scena VIII
Angelica, Clitandro, Claudina, Il Signore e la Signora di Sotenville, George Dandin
ANGELICA
Addio. Ho paura che vi sorprendano qui, e devo prendere delle precauzioni.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
CLITANDRO
Promettetemi, Signora, che vi potrò parlare questa notte.
ANGELICA
Farò il possibile.
GEORGE DANDIN
Avviciniamoci adagio da dietro e procuriamo di non essere visti.
CLAUDINA
Ah! Signora, tutto è perduto: stanno arrivando il babbo e la mamma, assieme a vostro
marito.
CLITANDRO
Oh, Dio!
ANGELICA
Fate finta di niente e lasciatemi fare. (A voce alta, a Clitandro) Ma come? osate comportarvi
in questo modo, dopo quanto è accaduto stamane? è così che nascondete i vostri
sentimenti? Mi vengono a dire che siete innamorato di me, e che volete indurmi in
tentazione; io vi rispondo che sono sdegnata e lo dico a voce alta davanti a tutti; voi negate
solennemente la cosa e mi date la vostra parola che non avete intenzione di offendermi; e
poi, nello stesso giorno, avete l'audacia di venire a farmi visita, di dirmi che mi amate, e di
raccontarmi cento stupide fandonie perché mi convinca di assecondare le vostre fantasie:
quasi fossi donna da violare la fedeltà che ho promesso a mio marito e da allontanarmi
dalla virtù che ho appreso dai miei genitori. Se mio padre lo venisse a sapere, vi farebbe
vedere lui se si tentano simili bravate. Ma una donna onesta non ama lo scandalo; (fa cenno
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
a Claudina di portare un bastone) non gli dirò niente e voglio mostrarvi che per quanto sia
donna ho abbastanza coraggio per vendicarmi delle offese che mi si fanno. L'azione che
avete commesso non è da gentiluomo, e non vi voglio trattare da gentiluomo.
Prende un bastone e percuote suo marito anziché Clitandro, che si mette in mezzo.
CLITANDRO
Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! piano. (Fugge)
CLAUDINA
Forte, Signora, come Dio comanda.
ANGELICA (fingendo di parlare a Clitandro)
E se non ne avete abbastanza, vi darò il resto.
CLAUDINA
Imparate con chi avete a che fare.
ANGELICA
Oh, padre, siete qui!
SIGNORE DI SOTENVILLE
Sì, figlia mia, e vedo che in saggezza e in coraggio sei un degno virgulto della casa di
Sotenville. Vieni qua, ti voglio abbracciare.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
SIGNORA DI SOTENVILLE
Abbraccia anche me, figliola. Ohimè! piango di gioia, e in quello che fai riconosco il
sangue mio.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Che felicità sarà la vostra, genero mio, quanto dolce vi deve sembrare questa avventura!
Avevate un giusto motivo per allarmarvi; ma i vostri sospetti si trovano ora dissipati nel
modo migliore.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Proprio così, caro genero, e voi dovete essere, ora, il più felice degli uomini.
CLAUDINA
Certamente. Quella sì che è una donna! Siete ben fortunato, voi, e dovreste baciare la terra
dove mette il piede.
GEORGE DANDIN
Ah! che bugiarda!
SIGNORE DI SOTENVILLE
Che succede, genero? Non ringraziate vostra moglie della devozione che vi dimostra?
ANGELICA
No, padre mio, non è necessario. Non mi deve nessuna obbligazione per quel che ha visto,
l'ho fatto solo per amore di me stessa.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
SIGNORE DI SOTENVILLE
Dove andate, figliola?
ANGELICA
Mi ritiro, padre, per non vedermi obbligata a ricevere i suoi complimenti.
CLAUDINA
Ha ragione di essere in collera. È una donna che meriterebbe di essere adorata, e voi non la
trattate come dovreste.
GEORGE DANDIN
Scellerata!
SIGNORE DI SOTENVILLE
È un po' di risentimento per la faccenda di poco fa, ma passerà tutto con qualche carezza.
Addio, genero, ora vi trovate nella condizione di non dovervi più inquietare. Andate, fate
la pace con lei, e vedete di calmarla chiedendole scusa per avere perso le staffe.
SIGNORA DI SOTENVILLE
Dovete considerare che è una ragazza educata alla virtù, e non è abituata a vedersi
attribuire cattive azioni. Addio. Mi manda in estasi sapere che i vostri dispiaceri sono finiti
e che il suo comportamento vi farà fare balzi di gioia.
GEORGE DANDIN (solo)
Non dico una parola, poiché parlando non ci guadagnerei nulla. Una disgrazia come la
mia non s'è mai vista. Sì, ammiro la mia sciagura, e la sottile astuzia di quella carogna di
mia moglie, che riesce sempre a fare in modo che abbia ragione lei e torto io. È mai
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
possibile che con lei io debba avere sempre la peggio, che le apparenze siano sempre
contro di me, e che non arrivi mai a smascherare quella svergognata? O Cielo, asseconda i
miei progetti, e accordami la grazia di far vedere al mondo che mi si toglie l'onore.
ATTO III
Scena I
Clitandro, Lubin
CLITANDRO
La notte è avanzata, e temo che sia troppo tardi. Non vedo dove metto i piedi. Lubin!
LUBIN
Signore?
CLITANDRO
Va bene da questa parte?
LUBIN
Penso di sì. Dio ti strafulmini! che notte cretina, guarda un po' se dev'essere così buia.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
CLITANDRO
Sbaglia senz'altro; ma se da un lato ci impedisce di vedere, impedisce anche agli altri di
vedere noi.
LUBIN
Avete ragione, non sbaglia poi tanto. Vorrei sapere, Signore, da voi che sapete tante cose,
perché di notte non fa giorno.
CLITANDRO
È un grosso problema, molto difficile. Sei curioso, Lubin.
LUBIN
Sì. Se avessi studiato, avrei pensato cose che non ha mai pensato nessuno.
CLITANDRO
Lo credo. Dai l'impressione di avere uno spirito sottile e penetrante.
LUBIN
È vero. Capisco il latino, anche se non l'ho mai imparato: vedendo l'altro giorno in una
porta la scritta collegium, ho indovinato che voleva dire collegio.
CLITANDRO
È meraviglioso. Ma allora, Lubin, tu sai leggere.
LUBIN
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Certamente, so leggere lo stampatello, mentre non ho mai saputo decifrare quel che si
scrive a mano.
CLITANDRO
Eccoci accanto alla casa. (Dopo aver battuto le mani) È questo il segnale, mi ha detto
Claudina.
LUBIN
Davvero, è una donna che vale tant'oro quanto pesa, e io l'amo di tutto cuore.
CLITANDRO
Ti ho portato con me perché tu le faccia compagnia.
LUBIN
Signore, vi seguo...
CLITANDRO
Zitto! Sento dei rumori.
Scena II
Angelica, Claudina, Clitandro, Lubin
ANGELICA
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Claudina.
CLAUDINA
Sì.
ANGELICA
Lascia la porta socchiusa.
CLAUDINA
Ecco fatto.
CLITANDRO (a Lubin)
Sono loro. Sst!
ANGELICA
Sst.
LUBIN
Sst.
CLAUDINA
Sst.
CLITANDRO (a Claudina)
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Signora.
ANGELICA (a Lubin)
Come?
LUBIN (ad Angelica)
Claudina.
CLAUDINA
Che c'è?
CLITANDRO (a Claudina)
Ah! Signora, come sono felice!
LUBIN (ad Angelica)
Claudina, mia povera Claudina.
CLAUDINA (a Clitandro)
Piano, piano, Signore.
ANGELICA (a Lubin)
Calma, Lubin.
CLITANDRO
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Ah, ma tu sei Claudina!
CLAUDINA
Sì.
LUBIN
Oh, Signora, siete voi!
ANGELICA
Sì.
CLAUDINA (a Clitandro)
Avete scambiato una donna con l'altra.
LUBIN (ad Angelica)
Di notte, ve lo assicuro, non ci si vede un accidente.
ANGELICA
Siete voi, Clitandro?
CLITANDRO
Sì, sono io, Signora.
ANGELICA
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Mio marito russa che è un piacere, e ho approfittato di questo momento per vedervi.
CLITANDRO
Cerchiamo un posto dove sedere.
CLAUDINA
Giusto.
Vanno a sedere in fondo alla scena.
LUBIN
Claudina, dove sei?
Scena III
George Dandin, Lubin
GEORGE DANDIN
Ho sentito mia moglie che scendeva, e mi sono vestito in fretta per seguirla. Dove può
essere andata? Che sia uscita?
LUBIN (scambiando George Dandin per Claudina)
Dove sei, Claudina? Ah, sei qui. Il tuo padrone, credimi, è piacevolmente corbellato, e la
cosa mi pare tanto comica come le bastonate che ha preso poco fa. La tua padrona ha detto
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
che in questo momento sta ronfando della più bella, e non sa che, mentre lui dorme, sua
moglie se la spassa col Signor Visconte. Mi piacerebbe sapere che sogno sta facendo. Roba
da morir dal ridere! Che cosa gli salta in mente di essere geloso di sua moglie e di volerla
tutta per sé? È un'impertinenza e il Signor Visconte gli fa troppo onore. Claudina, non
parli? Su, seguiamoli, dammi la tua manina da baciare. Ah! che dolcezza! mi par di
mangiare dei canditi! (Mentre bacia la mano di Dandin, questi lo respinge violentemente
colpendolo al viso.) Poffare! come vai forte! Piuttosto rude, per essere una manina gentile.
GEORGE DANDIN
Chi è là?
LUBIN
Nessuno.
GEORGE DANDIN
Scappa, e intanto mi fa sapere la nuova perfidia di quella malafemmina. Svelto, non c'è
tempo da perdere, bisogna chiamare il padre e la madre, e che l'avventura riesca a farmi
separare da lei. Ehi! Baccalà! Baccalà!
Scena IV
Baccalà, George Dandin
BACCALÀ (alla finestra)
Signore.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
GEORGE DANDIN
Su, presto, scendi.
BACCALÀ (saltando dalla finestra)
Eccomi! più presto non si poteva.
GEORGE DANDIN
Ci sei?
BACCALÀ
Sì, Signore.
Mentre Dandin va da una parte per parlargli, Baccalà va dall'altra.
GEORGE DANDIN
Piano. Parla sottovoce. Ascolta. Corri in casa dei miei suoceri, e riferisci che li prego
vivamente di venire subito qui. Hai capito? Ehi, Baccalà, Baccalà.
BACCALÀ (dall'altro lato)
Signore.
GEORGE DANDIN
Ma dove diavolo sei?
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
BACCALÀ
Sono qui.
GEORGE DANDIN (Si cercano entrambi e mentre l'uno si sposta verso un lato, l'altro si sposta
verso l'altro)
Maledetto bestione, si allontana! Ti sto dicendo che devi andare subito dai miei suoceri, e
dire che li scongiuro di venire qui immediatamente. Hai capito bene? Baccalà, rispondi,
Baccalà.
BACCALÀ (dalla parte opposta)
Signore.
GEORGE DANDIN
Quel delinquente mi farà crepare di rabbia. Ma vieni qui, no? (Si scontrano.) Ah!
Disgraziato! mi hai rotto la testa. Ma dove sei? Vieni avanti, che ti riempio di botte. Si
direbbe che vuole sfuggirmi.
BACCALÀ
Ma certo.
GEORGE DANDIN
Ti decidi a venire avanti?
BACCALÀ
Gnaffe che no!
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
GEORGE DANDIN
Vieni, ti dico.
BACCALÀ
Io no: volete picchiarmi.
GEORGE DANDIN
Ma no, che non ti faccio niente.
BACCALÀ
Sicuro?
GEORGE DANDIN
Ma sì. Avvicinati. Bene. Ringrazia il Cielo che ho bisogno di te. Vai subito a casa dei miei
suoceri e pregali di venire qui il più presto possibile. Riferisci che è per una cosa della
massima importanza; se facessero qualche difficoltà a causa dell'ora, non dimenticare di
far loro premura, devono capire che è importantissimo che vengano, non importa in quale
condizione si trovino. Hai capito, adesso?
BACCALÀ
Sì, Signore.
GEORGE DANDIN
Va' di corsa, e torna sempre di corsa. (Credendosi solo) Io rientro in casa in attesa che... Ma
sento qualcuno. Che sia mia moglie? Voglio ascoltare, per fortuna c'è buio. (Dandin si
apposta presso la porta di casa sua)
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Scena V
Clitandro, Angelica, George Dandin, Claudina, Lubin
ANGELICA
Addio. È ora di tornare a casa.
CLITANDRO
Come? Così presto?
ANGELICA
Siamo rimasti vicini abbastanza.
CLITANDRO
Ah! Signora, come è possibile ch'io rimanga vicino a voi abbastanza, e che trovi in così
poco tempo tutte le parole di cui ho bisogno? Mi ci vorrebbero giornate intere per
manifestarvi tutto quel che sento, vi ho detto soltanto una minima parte di quel che devo
dirvi.
ANGELICA
Ascolteremo il resto un'altra volta.
CLITANDRO
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Ahimè! con quale stoccata mi trapassate il cuore quando mi dite che volete tornare a casa,
e come mi lasciate addolorato, ora!
ANGELICA
Troveremo il mezzo per rivederci.
CLITANDRO
Sì, ma penso che ritroverete vostro marito, ora che mi lasciate. Questo pensiero mi uccide,
i privilegi che hanno i mariti sono una crudeltà per un amante che ama davvero.
ANGELICA
Sarete dunque tanto sciocco da avere questa preoccupazione? e pensate che si possano
amare uomini di quella fatta? Li prendiamo come mariti perché non possiamo fare
altrimenti, perché dipendiamo da genitori che pensano soltanto ai soldi, ma siamo anche
capaci di render loro la pariglia, e ci guardiamo bene dal considerarli più di quel che
meritano.
GEORGE DANDIN
Queste sono le nostre mogli: carogne!
CLITANDRO
E il marito che hanno dato a voi, bisogna riconoscerlo, non era certo degno dell'onore che
ha ricevuto. È stata una vera bizzarria unire una donna come voi a un uomo come lui!
GEORGE DANDIN (a parte)
Poveri mariti! così vi trattano.
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CLITANDRO
Meritate ben altra sorte, il Cielo non vi ha certo fatta per essere la moglie di un villano.
GEORGE DANDIN
Magari fosse la tua! parleresti in modo diverso. Torniamo in casa; ne ho sentite
abbastanza.
Entra in casa e chiude la porta.
CLAUDINA
Signora, se dovete parlar male di vostro marito, sbrigatevi perché è tardi.
CLITANDRO
Claudina, quanto sei crudele!
ANGELICA
Ha ragione, dobbiamo separarci.
CLITANDRO
Dobbiamo dunque deciderci, dal momento che lo volete. Ma almeno vi scongiuro di
compiangermi un poco per i brutti momenti che dovrò passare.
ANGELICA
Addio.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
LUBIN
Dove sei, Claudina? voglio darti la buonanotte.
CLAUDINA
Su, su, dammela da lontano e da lontano te la do anch'io.
Scena VI
Angelica, Claudina, George Dandin
ANGELICA
Entriamo senza far rumore.
CLAUDINA
La porta è chiusa.
ANGELICA
Ho la chiave.
CLAUDINA
Aprite pian piano.
ANGELICA
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Hanno chiuso da dentro col catenaccio, come possiamo fare?
CLAUDINA
Chiamate il ragazzo che dorme lassù.
ANGELICA
Baccalà, Baccalà, Baccalà.
GEORGE DANDIN (affacciandosi alla finestra)
Baccalà, Baccalà? Ah! vi acchiappo dunque, signora moglie, che fate delle passeggiatine
notturne mentre io dormo. Mi fa molto piacere, e sono contento di vedervi in giro a
quest'ora.
ANGELICA
E allora? Che male c'è nel prendere il fresco della notte?
GEORGE DANDIN
Sì, sì, è l'ora adatta per prendere il fresco. Perché non piuttosto il caldo, signora
malafemmina? Conosciamo tutto l'intrigo dell'appuntamento e del bellimbusto. Abbiamo
sentito il vostro galante colloquio, e le belle cose che avete detto di me tutti e due. Ma la
mia consolazione è che sto per essere vendicato, e che vostro padre e vostra madre si
convinceranno ora che le mie lagnanze sono giuste e il vostro comportamento scostumato.
Li ho mandati a chiamare, fra poco saranno qui.
ANGELICA
Oh, Cielo!
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
CLAUDINA
Signora.
GEORGE DANDIN
Una sorpresa che non vi aspettavate, eh? Ora il trionfo è mio, e ho in mano quanto basta
per umiliare il vostro orgoglio e svelare i vostri trucchi. Finora avete riso delle mie accuse,
gettato polvere negli occhi ai genitori e mimetizzato i vostri abusi di potere. Ho avuto un
bel capire e un bel dire; la vostra astuzia ha sempre avuto la meglio sul mio buon diritto,
avete sempre trovato modo di avere ragione; ma questa volta, grazie a Dio, le cose stanno
per essere chiarite, e la vostra sfrontatezza sarà smascherata.
ANGELICA
Oh! vi prego, fatemi aprire la porta.
GEORGE DANDIN
No, no; dobbiamo aspettare che arrivino i signori che ho mandato a chiamare, e voglio che
vi trovino fuori di casa in un'ora come questa. Nel frattempo, se volete, potete cercare nel
vostro cervellino qualche nuovo espediente per cavarvi d'impaccio, inventare qualcosa per
giustificare la scappatella, trovare un sotterfugio per sviare i sospetti e sembrare innocente,
il pretesto capzioso di un pellegrinaggio notturno, o di un' amica che aspettava un figlio e
che siete andata a soccorrere.
ANGELICA
Non intendo nascondere nulla. Non pretendo di difendermi, né di negare i fatti, dal
momento che li conoscete.
GEORGE DANDIN
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Per forza, vi accorgete che non è assolutamente possibile, e che qualsiasi scusa potreste
trovare, mi sarebbe facile dimostrare che è falsa.
ANGELICA
Sì, confesso che ho torto e che avete ragione di lamentarvi. Ma vi chiedo la grazia di non
espormi ora allo sdegno dei miei genitori, e di fare aprire subito la porta.
GEORGE DANDIN
Bacio le mani.
ANGELICA
Vi scongiuro, maritino!
GEORGE DANDIN
Maritino, eh? Sono il vostro maritino, adesso che vi sentite perduta. Mi fa molto piacere,
non vi era mai venuto in mente di dirmi queste piacevolezze.
ANGELICA
Vi prometto di non darvi più alcun motivo di dispiacere e di...
GEORGE DANDIN
Niente da fare. Non voglio perdere l'occasione, e mi preme molto mettere in chiaro, una
buona volta, che la vostra condotta è scorretta.
ANGELICA
Di grazia, lasciatemi dire. Datemi udienza un momento.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
GEORGE DANDIN
Va bene, e allora?
ANGELICA
È vero che ho sbagliato, lo confesso un'altra volta; il vostro risentimento è giusto; sono
uscita quando ho visto che stavate dormendo, e la ragione è che avevo dato un
appuntamento alla persona che sapete. Ma queste cose sono perdonabili alla mia età;
sventatezze di una donna giovane che non ha ancora conosciuto nulla della vita e che è
appena entrata in società; libertà a cui ci si abbandona senza pensare a cose cattive, e che
in fondo non hanno nulla di...
GEORGE DANDIN
Questo lo dite voi, sono argomenti che dobbiamo fingere di credere per carità.
ANGELICA
Con questo non voglio giustificare la mia colpa, vi prego soltanto di dimenticare un'offesa
della quale vi chiedo perdono con tutto il mio cuore, e di risparmiarmi l'incontro con mio
padre e mia madre. Risparmiatemi il dolore che i loro pesanti rimproveri mi potrebbero
causare. Se mi accordate generosamente la grazia che vi chiedo, sono certa che la vostra
comprensione, la bontà che mi dimostrate, mi conquisteranno del tutto. Toccherete il mio
cuore e susciterete in me ciò che il potere dei miei genitori e i vincoli del matrimonio non
hanno saputo far nascere. In breve, rinuncerò ad ogni galanteria, e non avrò attenzioni che
per voi. Sì, vi do la mia parola che vedrete in me la migliore donna del mondo, e vi
dimostrerò tanta benevolenza, tanta benevolenza, che ne sarete soddisfatto.
GEORGE DANDIN
Lacrime di coccodrillo, lusingate la gente per poterla strangolare.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
ANGELICA
Accordatemi questo favore.
GEORGE DANDIN
Niente da fare. Sono inesorabile.
ANGELICA
Mostratevi generoso.
GEORGE DANDIN
No.
ANGELICA
Di grazia!
GEORGE DANDIN
Niente.
ANGELICA
Vi scongiuro con tutta l'anima mia!
GEORGE DANDIN
No, no, no. Voglio che si sappia la verità sul conto vostro e che siate smascherata davanti a
tutti.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
ANGELICA
Ebbene, se mi riducete alla disperazione, vi avverto che una donna in queste condizioni è
capace di tutto: farò qualcosa che vi costringerà a pentirvi.
GEORGE DANDIN
E che cosa farete, di grazia?
ANGELICA
Prenderò un'estrema decisione, e con questo coltello mi ucciderò qui dove mi trovo.
GEORGE DANDIN
Ah! ah! magnifica idea!
ANGELICA
Non tanto magnifica come vi sembra. Tutti sanno dei nostri litigi, e dei perpetui
rimproveri che mi rivolgete. Quando mi troveranno morta, nessuno metterà in dubbio che
siete stato voi ad uccidermi; e i miei genitori non sono persone da lasciare impunita questa
morte, e non vi risparmieranno nessun castigo che i procedimenti della giustizia e l'ardore
del loro risentimento potranno suggerire. Questo è il modo con cui mi vendicherò di voi,
non sono la prima che ricorre a una simile vendetta e che non ha difficoltà a darsi la morte
per condurre alla rovina uomini tanto crudeli da spingerci all'estremo gesto.
GEORGE DANDIN
Grazie del pensiero. Non ci si uccide più al giorno d'oggi, la moda è passata da un pezzo.
ANGELICA
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Potete star sicuro che sarà così, e se persistete nel vostro rifiuto, se non mi fate aprire, vi
giuro che fra poco vi farò vedere fin dove può giungere la volontà di una persona condotta
alla disperazione.
GEORGE DANDIN
Sciocchezze, sciocchezze. Lo dite per farmi paura.
ANGELICA
Ebbene, visto che è necessario, saremo accontentati tutti e due; vi farò vedere se stavo
scherzando. (Dopo aver finto di uccidersi) Ah! È fatta. Voglia il Cielo che la mia morte sia
vendicata come desidero! Colui che ne è la causa, perché non ha avuto pietà di me, avrà il
castigo che si merita!
GEORGE DANDIN
Caspita! vuoi vedere che è così maliziosa da essersi uccisa per farmi impiccare? Prendiamo
un moccolo e andiamo a vedere.
ANGELICA
Sst. Silenzio! Mettiamoci ai lati della porta, una di qua e l'altra di là.
GEORGE DANDIN
Può la malvagità di una donna arrivare a questo punto? (Esce con un moccolo in mano, senza
vederle; le donne entrano in casa, chiudendo subito la porta.) Non c'è nessuno. Eh! dovevo
immaginarlo; ha visto che da me non ricavava nulla, né con le preghiere né con le minacce,
e la canaglia se n'è andata. Meglio così! si è messa ancor più nei guai, e il padre e la madre,
quando saranno qui, vedranno più chiaramente il peccato che ha commesso! Toh! la porta
è chiusa. Ehi, voi! qualcuno! aprite subito!
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
ANGELICA (alla finestra assieme a Claudina)
Come? sei tu? Da dove vieni, canaglia? È questa l'ora di tornare, lo sai che è quasi giorno?
è questa la vita che deve condurre un onesto marito?
CLAUDINA
Vi pare bello stare in giro tutta la notte a gozzovigliare? e lasciare sola in casa una povera
ragazza?
GEORGE DANDIN
Come? avete...
ANGELICA
Basta, disgraziato, sono stanca delle tue dissolutezze, e senza più tardare farò le mie
rimostranze a mio padre e a mia madre.
GEORGE DANDIN
Come? avete il coraggio...
Scena VII
Il Signore e la Signora di Sotenville, Baccalà, Claudina, Angelica, George Dandin
Il Signore e la Signora di Sotenville sono in abiti da notte, accompagnati da Baccalà che porta una
lanterna.
ANGELICA
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Avvicinatevi, prego, e venite a far giustizia della più grande insolenza che si possa
immaginare, quella di un marito al quale il vino e la gelosia hanno turbato a tal punto la
ragione che non sa più né quel che dice né quel che fa, e vi ha mandato a chiamare lui
stesso per farvi testimoni della più orrenda insensatezza di cui si sia mai sentito parlare.
Eccolo che ritorna, come vedete, dopo essersi fatto aspettare per tutta la notte; e se avete la
bontà di ascoltarlo, vi dirà di avere le più grosse lagnanze da farvi a mio riguardo; vi dirà
che mentre dormiva, io mi sarei allontanata da lui per andare a spassarmela, e cento altre
storielle del genere che si è messo in mente.
GEORGE DANDIN
Non esiste una carogna peggiore di questa.
CLAUDINA
Sì, ha voluto farci credere che lui stava in casa mentre noi stavamo fuori; è una pazzia che
non è possibile levargli dal capo.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Come sarebbe a dire?
SIGNORA DI SOTENVILLE
Un'impudenza da pazzo furioso mandarci a chiamare.
GEORGE DANDIN
Mai...
ANGELICA
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
No, padre mio, non posso più sopportare un marito come questo. La mia pazienza è
giunta al limite, mi ha appena rivolto mille parole ingiuriose.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Perdiana! Siete davvero un cialtrone.
CLAUDINA
Fa male al cuore vedere una povera donna trattata in questo modo, è una cosa che grida
vendetta al Cielo.
GEORGE DANDIN
Non è possibile...
SIGNORA DI SOTENVILLE
Dovreste morire di vergogna.
GEORGE DANDIN
Lasciatemi dire una parola.
ANGELICA
Dovete soltanto ascoltare, ne sentirete delle belle.
GEORGE DANDIN
Non ci spero più.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
CLAUDINA
Ha tanto bevuto che non si può stargli accanto, immagino; il suo fiato ha un odore di vino
che arriva fin qui.
GEORGE DANDIN
Signor suocero, vi scongiuro...
SIGNORE DI SOTENVILLE
State lontano: odorate di vino a tutto spiano.
GEORGE DANDIN
Signora, vi prego...
SIGNORA DI SOTENVILLE
Per carità, non vi avvicinate: avete un fiato che ammorba.
GEORGE DANDIN
Tollerate che vi...
SIGNORE DI SOTENVILLE
State lontano, ho detto: non vi reggo.
GEORGE DANDIN
Permettete, di grazia, che...
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
SIGNORA DI SOTENVILLE
Puah! vi state bevendo l'anima mia. Andate lontano, se volete parlare.
GEORGE DANDIN
Va bene, d'accordo, parlo da lontano. Vi giuro che non mi sono mosso da casa, è uscita lei.
ANGELICA
Che cosa vi ho detto?
CLAUDINA
Vedete bene che coerenza c'è.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Insomma, prendete in giro la gente. Scendete, figliola, e venite qui.
GEORGE DANDIN
Chiamo a testimonio il Cielo che ero in casa e che...
SIGNORA DI SOTENVILLE
Tacete, è una follia assolutamente insopportabile.
GEORGE DANDIN
Possa morire fulminato all'istante se...!
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
SIGNORE DI SOTENVILLE
Basta, non rompeteci più il capo e pensate invece a chiedere perdono a vostra moglie.
GEORGE DANDIN
Io, chiedere perdono?
SIGNORE DI SOTENVILLE
Sì, perdono, e subito.
GEORGE DANDIN
Cosa? io...
SIGNORE DI SOTENVILLE
Perdiana! se dite una sola parola, vi farò vedere che cosa vuol dire prenderci in giro.
GEORGE DANDIN
Ah! George Dandin!
SIGNORE DI SOTENVILLE
Su venite, figliola, vostro marito vi chiede perdono.
ANGELICA (ritornando)
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
Come? Dovrei perdonare tutto quel che m'ha detto? No, no, padre mio, non è possibile, e
vi prego, fate che mi separi da un marito col quale non saprei più vivere.
CLAUDINA
Chi mai potrebbe resistere?
SIGNORE DI SOTENVILLE
Figlia mia, le separazioni non si fanno senza grande scandalo; dovete mostrarvi più saggia
di lui, e avere pazienza anche questa volta.
ANGELICA
Avere pazienza dopo tante infamie? No, padre mio, non posso accettare.
SIGNORE DI SOTENVILLE
È necessario, figlia mia, e sono io che ve lo ordino.
ANGELICA
Questo mi chiude la bocca; voi avete su di me potere assoluto.
CLAUDINA
Che meraviglia!
ANGELICA
È spiacevole essere costretta a dimenticare tutte quelle ingiurie; ma qualunque violenza mi
venga fatta, è mio dovere ubbidirvi.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
CLAUDINA
Povero agnellino!
SIGNORE DI SOTENVILLE (ad Angelica)
Avvicinatevi.
ANGELICA
Tutto quel che mi fate fare non servirà a nulla, e vedrete che domani si ricomincerà da
capo.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Prenderemo provvedimenti. (A George Dandin) Su, mettetevi in ginocchio.
GEORGE DANDIN
In ginocchio?
SIGNORE DI SOTENVILLE
Sì, in ginocchio, e senza indugio.
(Dandin si mette in ginocchio, con la candela in mano)
GEORGE DANDIN
O Cielo! Che cosa dovrò mai dire?
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
SIGNORE DI SOTENVILLE
«Signora, vi prego di perdonarmi».
GEORGE DANDIN
«Signora, vi prego di perdonarmi».
SIGNORE DI SOTENVILLE
«La follia che ho commesso».
GEORGE DANDIN
«La follia che ho commesso» (a parte) di sposarvi.
SIGNORE DI SOTENVILLE
«E vi prometto di comportarmi meglio in avvenire».
GEORGE DANDIN
«E vi prometto di comportarmi meglio in avvenire».
SIGNORE DI SOTENVILLE
State in guardia e ricordatevi che questa è l'ultima sregolatezza che siamo disposti a
tollerare.
SIGNORA DI SOTENVILLE
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
E se ci ricadete, buon Dio, vi insegneremo il rispetto che dovete a vostra moglie e alla
società da cui esce.
SIGNORE DI SOTENVILLE
Il giorno sta per nascere. Addio. Tornate in casa e pensate a metter la testa a partito. E noi,
tesorino, andiamo a letto.
Scena VIII
George Dandin
Ah! la devo smettere, non c'è più rimedio; quando, come ho fatto io, si sposa una cattiva
donna, il miglior partito che si possa prendere è di andarsi a gettare in acqua a capofitto.
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Moliere – George Dandin ovvero il marito umiliato
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