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LE MONTAGNE CHE SORGONO DAL LAGO LE

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LE MONTAGNE CHE SORGONO DAL LAGO LE
A piedi dalla città
LECCO
TESTO DI CARLO CACCIA
FOTO DI MAURO LANFRANCHI
LE MONTAGNE
CHE SORGONO
DAL LAGO
Su “quel ramo del Lago di Como”
si specchiano montagne raggiungibili in
45 minuti di treno da Milano: le escursioni
che partono da Lecco sono quindi ideali
non solo per i turisti che visitano la
cittadina, ma anche per gli escursionisti
milanesi che vogliono andare a
camminare non lontano da casa, magari
rinunciando all’automobile.
80
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LECCO
civola verso il lago, Lecco: una città in discesa, dai rioni
alti al Lario. O in salita se preferite, visto che di solito è
la “città bassa” a presentarsi per prima al visitatore, con
le sue vie dall’aspetto composto, che poi sono il suo vero volto: chi vive a Castello dice ancora “scendo a Lecco”, ma in
realtà si sposta a piedi e di poche centinaia di metri, per necessità e per diletto: perché camminare, qui, significa guardarsi in giro, sbirciare il lago da una piazza e poi da un’altra
e quindi salutarlo. Perché ci sono le montagne, c’è quel
«monte di cui passeggiate le falde» (ecco il Manzoni, impossibile non citarlo), che «vi svolge le sue cime e le balze, distinte, aprendosi e contornandosi in gioghi ciò che v’era sembrato prima un sol giogo».
S
L’aria del lago e l’aria della montagna
Siete in città, magari di fronte a un ordinato palazzo ottocentesco o alle moderne torri di Renzo Piano, eppure sentite
che l’aria non manca: aria di lago e aria di monte, proprio così,
un miscuglio strano che sa di confine. E voi siete lì, senza sapere a quale dei due appartenete veramente. È l’essenza di Lecco:
città di ponti reali e simbolici dove la pianura e le Alpi sembrano incontrarsi, dove il treno arrivato da Milano subito riparte
per la Valtellina, dove è bello camminare per entrare nelle pieghe di un mondo che, a prima vista, sembra non aver nulla da
raccontare al visitatore. Ma questa non è soltanto la città del
ferro, pragmatica e magari un po’ scontrosa, che dà l’impressione di bastare a se stessa forse perché chiusa in un angolo di
paradiso che le regala anche il privilegio di rivelarsi all’ultimo,
quando ormai la si fronteggia. È un mosaico da guardare con
attenzione, un insieme di luoghi, storie e personaggi che conserva i caratteri del «gran borgo», con piccoli tesori – più o meno nascosti – ai quali fanno da scrigno altri tesori ancora, per
niente celati e addirittura «elevati al cielo» per centinaia e migliaia di metri.
Li vedete dal lungolago, in ogni direzione, li sentite alti sopra di
voi mentre godete lo spazio aperto di piazza Cermenati, li scorgete in fondo, a chiudere una via del centro, e pensate si tratti
di un’allucinazione, di uno scherzo. Invece no, è tutto vero, verissimo, concreto, dolce e severo al tempo stesso: sono lì a pungolare la fantasia e l’immaginazione, e qualche volta fanno paura, ispirano terrore. Perché le pareti sono vive, immobili all’occhio umano ma in realtà in perenne trasformazione, e di tanto
in tanto si sbarazzano della loro scorza lasciandola precipitare
verso la città, destinata così a mantenere uno straordinario meccanismo difensivo: non più le mura dei secoli passati ma un sistema di reti, tese intorno ai versanti dell’impervio San Martino
con il suo fianco ferito, nel 1969 tragicamente franato sulle case. Lassù, proprio dove la montagna si è squarciata, si arrampicò un giorno il piccolo-grande Vittorio Panzeri; sempre las82
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Nell’immagine
di apertura: salendo verso
la sommità del Monte
Barro, il panorama
abbraccia per intero
la città di Lecco
e i rilevi circostanti.
In questa pagina,
a sinistra: il campanile
della basilica di San
Nicolò si staglia sullo
sfondo della Corna
di Medale, imponente
bastionata calcarea
che domina i rioni
alti di Lecco.
Nella pagina a fianco:
in alto, le case di Costa,
abbarbicate sulle pendici
del Resegone; in basso,
l’arrivo della primavera
a San Tomaso,
a monte di Valmadrera.
Nella pagina a fianco:
il caratteristico approdo
di Pescarenico; uno scorcio
del parco cittadino di Villa
Gomez; una comitiva
di escursionisti in salita verso i
sù, lungo quella via che mai nessuno potrà più ripercorrere,
il giovane Casimiro Ferrari cacciava i passeri solitari...
«A larga mano la natura profuse le sue bellezze nel territorio di
Lecco. La limpida atmosfera, il clima né troppo freddo né troppo caldo, il suolo stupendamente accidentato, effetti magici di
luce e di ombre gigantesche, la quiete che lascia al pensiero
d’assaporare tutta la tranquillità della contemplazione, costituiscono di questa plaga un gradito soggiorno, che moltissimi dichiarano senz’altro il più bello d’Italia». Non c’è nulla da aggiungere alle parole di Giovanni Pozzi, che nel 1883 dedicò
un’appassionata guida alla sua città e alle montagne che la circondano. Possiamo però raccontarle: il Monte Barro e il Moregallo – dall’altra parte del lago – poi il già ricordato San Martino, la Corna di Medale, il Monte Due Mani, il Pizzo d’Erna, il
Resegone e il Magnodeno. Giganti sulla porta di casa, insomma, sempre gentili all’alba o al tramonto, ma anche grigi e in-
combenti quando il sole non vuole mostrarsi e la magia di ombre e luci svanisce, persa nell’uniformità. Ma basta un raggio,
una sottile lama nel cielo, per scatenare il tumulto nell’anima,
per liberare il primo guizzo della voglia di salire.
La tentazione di salire
Sono in molti ad aver ceduto alla tentazione, ieri e oggi. Ma come resistere, ci domandiamo, a queste pareti tanto vicine, che i
“locali” possono raggiungere a piedi in pochi minuti? Eccola, la
grande pala della Corna di Medale: i primi a superarla furono
Riccardo Cassin e Mario Dell’Oro, il leggendario “Boga”. Oggi
la loro è una delle vie più ripetute delle Prealpi, tanto che la roccia in alcuni tratti è così liscia, “unta”, come si dice, che un pizzico d’attenzione è sempre necessario, nonostante le difficoltà
contenute.
Ma la montagna, quella “vera”, è un po’ più lontana: da una
Piani d’Erna e il Resegone.
Qui sopra: al tramonto,
la massiccia mole
del Moregallo si specchia
nelle acque del Lago di Lecco.
parte c’è il Resegone (dove comunque si sente sempre il respiro della città) e dall’altra le Grigne, con le innumerevoli guglie
e torrioni di quella meridionale, la celebre Grignetta. Fungo,
Lancia, Mongolfiera, Sigaro: nomi che sanno di grande storia,
un universo magico che si dispiega a ogni svolta lungo i sentieri. La Guglia Angelina, la prima di una serie infinita di cime, fu
il trampolino del formidabile Riccardo. Il “grande vecchio” dell’alpinismo mondiale era giunto qui dal Friuli, in cerca di lavoro e con pochi soldi in tasca: fu amore a prima vista. Dalla città
vedeva le montagne, osservava quei bastioni che sembravano
precipitare sulle fabbriche, e la domenica era il primo a tentare
sfide impossibili.
Lavoro e montagna: a Lecco il ritornello è sempre stato lo stesso. Qui viveva gente dalle mani d’oro, fatte per scalare e per forgiare i ferri del mestiere: gente che la sera, carica di voglia di riscatto dopo gli anni oscuri della guerra, non stanca di una gior-
nata passata a guadagnarsi il pane, si precipitava ad arrampicare. Avventure senza corda, un gioco fantastico per cavalieri
senza destriero forti soltanto della loro abilità e del loro entusiasmo: i talenti si sfidavano cronometro alla mano sulla Corna
di Medale, e ogni cosa sembrava normale, una festa non dichiarata e senza eguali. E il tempo, come ricorda Aldo Anghileri – negli anni Sessanta del secolo scorso fu uno dei campionissimi della specialità – lo si faceva in discesa, a tutta velocità fino al rifugio.
Sentieri centenari per tutti
Le montagne lecchesi non sono soltanto per gli arrampicatori. Offrono sentieri, numerosissimi e perfettamente segnalati,
frequentati da oltre un secolo: basta sfogliare le vecchie pubblicazioni, quelle riviste che continuano a essere interessanti
nonostante i cento anni di età, per scoprire frequentatori illustri e comitive di «signore e signorine» che si dilettavano a raggiungere cime più o meno impervie e, soprattutto, i rifugi. Tra
le tante, da non perdere la salita del 19 aprile 1891 compiuta
da «ventun soci della Sezione (del Cai di Lecco, ndr)» alla «Pizza (Pizzo, ndr) d’Erna. La cima – si legge sulla “Rivista mensile del Club alpino italiano” – non è la più elevata fra quelle che
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In questa pagina: il ponte Azzone
Visconti sullo sfondo del
Resegone; un tratto del Sentiero
del Viandante, che corre a mezza
costa lungo la riviera orientale
del Lago di Lecco; fioriture
primaverili sulle pendici del
Resegone.
Nella pagina accanto:
un’immagine serale della città,
sovrastata dal Monte San
Martino e dal Monte Due Mani.
fanno corona a Lecco, ma per la sua postura offre un magnifico punto di vista». Da notare che «la discesa si fece per la valle
di Boasio (Boazzo, ndr)». Gli stessi soci del Cai pensarono di
aprire la serie delle uscite sezionali con la classica camminata
alla “Pizza” d’Erna anche nel 1894: «Fu il 18 febbraio – scrive
l’anonimo cronista – che si compì questa prima gita e vi presero parte 18 soci, fra cui il presidente professore Mario Cermenati. Toccarono Acquate e di qui salirono a Costa a visitarvi la
Capanna che nella prossima estate si aprirà ai turisti col nome di Stazione Alpina Antonio Stoppani». La gita fu purtroppo guastata dalla nebbia «sì che l’unica soddisfazione fu
di dar fondo alle provvigioni e scacciare i brividi di freddo
con due fiammate di ginestre». Attenzione, però: da queste
parti non si aggiravano soltanto i lecchesi. Il 14 ottobre 1900
una comitiva di monzesi – per loro, come per i milanesi, Grigne e Resegone sono sempre state le montagne “di casa”, frequentate in ogni stagione – volle a tutti i costi salire in vetta
al Monte Due Mani, nonostante «nebbia e pioggia e vento».
Ci sembra di vederli, questi «venticinque volonterosi, cui
parve che il tempo uggioso desse sapore d’attraente novità all’escursione» che «intervennero a collaudare il segnavia a minio, eseguito accuratamente dal sig. Lucca Natale, su una
montagna che, pel nome strano, pareva fosse uscita dalla fervida fantasia di questo appassionato cultore dell’alpinismo».
La gita fu resa «più simpatica» dal già annunciato «grazioso
gruppo di signore e signorine e di minuscoli alpinisti», impegnato a salire «l’erta faticosa, sfidando il maltempo». Il finale della giornata è da incorniciare perché «ritornando, imbacuccati nelle mantelline immollate, nascosti i volti dagli ampi cappucci, i gitanti ricordavano con piacere la colazione, le
clamorose risate e i frizzi, l’arrampicata laboriosa sull’erba
bagnata, gli hurrà alla vetta e le involontarie cadute innocue
sullo sdrucciolevole ripido pendio».
Altri tempi... ma possiamo comunque riviverli a modo nostro
con la fantasia e l’azione osservando dall’alto Lecco, oggi capoluogo di provincia con circa 45 mila abitanti distribuiti su
un territorio di 46 chilometri quadrati. Città adagiata su una
piccola pianura alluvionale all’estremità del ramo sud-orientale del lago di Como e quindi importante nodo stradale, da
qualche anno “respira” grazie a una poderosa infrastruttura
viaria costituita da due lunghe gallerie (i trafori del Monte
Barro e del San Martino: sette chilometri sotto terra), dal
ponte Manzoni e da una sopraelevata. All’epoca di quegli intrepidi escursionisti, però, c’era soltanto il treno: forse si potrebbe lasciare l’auto in garage e arrivare da Milano lungo
l’antica strada ferrata, la stessa che migliaia e migliaia di
camminatori e arrampicatori, nobili e proletari, danarosi o
squattrinati, hanno scelto come via d’accesso ai loro sogni,
per una giornata di sole e di gioia tra lago e cime rocciose.
2 Carlo Caccia
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Lecco
gli itinerari
A CURA DI CARLO CACCIA
Itinerario urbano
Escursionismo
Quattro escursioni ideali per
1.
chi arriva in treno: almeno una
Il rifugio Piazza
dalla stazione di Lecco
può essere iniziata mettendosi
in cammino già dalla stazione;
DISLIVELLO:
per le altre si utilizza invece un
TEMPO DI SALITA:
bus urbano ed eventualmente
una funivia. Abbiamo
affiancato alle camminate
sulle montagne che dominano
Lecco due itinerari di visita
della cittadina, che offre
notevoli motivi di interesse:
chi viene da lontano potrà
così abbinare turismo ed
escursionismo, magari
pernottando in uno dei
panoramici rifugi alpini
che dominano il lago.
550 m circa.
1.45 ore.
DIFFICOLTÀ: T/E.
Escursione piacevole e non lunga, che si può effettuare partendo dalla stazione ferroviaria. Si
può eventualmente abbreviare
l’itinerario utilizzando il bus n. 1
da via Sassi (vicino alla stazione)
in direzione di Laorca, scendendo alla fermata di Via Quarto.
SALITA Dal piazzale della stazione
di Lecco si imbocca a destra un
passaggio pedonale che porta in
largo Montenero. Occorre quindi
prendere a destra (corso Matteotti)
e, raggiunta una rotonda, continuare diritti nel rione di Castello fino a uno slargo. Da lì ancora diritti
(a un certo punto, sulla sinistra si
nota la palestra di arrampicata
sportiva) e quindi, raggiunto un
grande incrocio con semaforo, si
prende a sinistra viale Adamello. Si
prosegue fino a raggiungere via
Gorizia, la si imbocca a destra e,
raggiunta via Mazzucconi, si sale
fino a raggiungere la vecchia stra-
da per la Valsassina. La si segue per
un tratto fino a un tornante dove,
in leggera discesa, si prende via
Quarto (fin qui si può giungere con
l’autobus n. 1), che si percorre fino
all’ampio piazzale di Rancio (0.45
ore). Dal piazzale si sale lungo una
ripidissima strada asfaltata che si
segue fino a una sbarra (solitamente chiusa) e poi oltre, raggiungendo un tornante. In corrispondenza della curva si prende a sinistra per un sentiero, e si continua in
piano costeggiando le reti paramassi. Si prosegue nel bosco fino
ad un crocefisso in legno e quindi
alla bianca cappelletta della Madonna del Carmine (746 m), ben visibile da Lecco sopra la Parete Rossa del Monte San Martino. Dalla
cappelletta, da cui si gode uno
straordinario panorama sulla città,
si prosegue in lieve salita e, in breve, si raggiunge il rifugio Riccardo
L’ACCESSO
In treno da Milano (linea Milano-Sondrio-Tirano) o da
Bergamo. La stazione è in centro, nei pressi del municipio
e delle fermate dei bus, e a poche centinaia di metri dal lago.
GLI INDIRIZZI UTILI
n Comune di Lecco www.comune.lecco.it, piazza Diaz 1, tel. 0341 481111.
n Ufficio informazioni turistiche della Provincia di Lecco
www.turismo.provincia.lecco.it, [email protected], via Nazario
Sauro 6, tel. 0341 362360.
n Trasporti www.leccotrasporti.it, [email protected]; info per linee extraurbane
tel. 800011840 e 0341 363148, linee suburbane tel. 800915760 e 0341 359911.
Piazza (767 m, 1 ora) ubicato in un
bellissimo pianoro sul lato ovest
della montagna.
DISCESA Lungo l’itinerario di salita.
2
L’anello del Pian
dei Resinelli
DISLIVELLO: 1100
m circa.
TEMPO COMPLESSIVO: 5-6 ore.
DIFFICOLTÀ: EE.
Un bel prolungamento dell’itinerario precedente permette di
raggiungere il Pian dei Resinelli
con un tracciato più impegnativo; quindi si torna a Lecco per la
Val Calolden, effettuando un interessante anello. In questo caso conviene utilizzare il bus nel
tratto iniziale e/o finale dell’anello, ma si può anche compiere
la gita in due giorni, pernottando in uno dei rifugi.
PER DORMIRE
Nella cittadina di Lecco e nei comuni vicini vi
sono numerosi alberghi di diverso livello: per gli
elenchi si può far riferimento all’ufficio
informazioni turistiche.
Pian dei Resinelli Tra le strutture ricettive
segnaliamo il rifugio Porta tel. 0341 590105 e
347 0749463, il rifugio Sel Rocca Locatelli tel.
0341 590163, il rifugio Soldanella (ex Sem) tel.
0341 531132 e 329 5745876.
Resegone Lungo l’itinerario si trova il rifugio
Stoppani (890 m, località Costa) tel. 0341
SALITA Da Lecco si raggiunge il
rifugio Piazza con l’itinerario precedente (767 m, 1.45 ore a piedi,
1 ora utilizzando il bus n.1).
Dal rifugio Piazza si raggiunge
(passaggi con catene) il bivio dove
confluisce anche il “Sentiero dei
Tecett”: si sale a destra, rimontando un costolone erboso fino al
fondo della Val Verde. Si superano
il canale e il costone di sinistra, si
raggiunge la cresta a sinistra della
Bocchetta di Val Verde (1287 m).
Dalla bocchetta si prosegue con
una comoda carrareccia fino al
Pian dei Resinelli (1280 m circa),
dove è possibile mangiare o pernottare.
DISCESA Dal Pian dei Resinelli si
scende verso Laorca per la Val Calolden, passando nei pressi delle
antiche miniere di galena (recentemente ristrutturate e visitabili). Il
sentiero termina sulla vecchia
strada per la Valsassina, dove si riprende l’autobus n. 1 che conduce
a Lecco.
3.
I Piani d’Erna,
a piedi e in funivia
800 m.
ore.
DIFFICOLTÀ: E.
I Piani d’Erna sono una meta
classica per chi visita Lecco,
grazie alla funivia che conduce
senza fatica al panoramico
balcone. Qualcuno sale in funivia e scende a piedi, mentre
qui proponiamo di salire a piedi e di scendere in funivia o a
piedi.
DISLIVELLO:
TEMPO DI SALITA: 2
Dalla stazione si raggiunge piazza Mazzini, dove si prende l’autobus n. 5 che conduce al piazzale della funivia che porta ai Piani
d’Erna.
SALITA Dal piazzale (603 m) si
imbocca il sentiero a destra dell’edificio e, dopo un tratto in discesa, si raggiunge la strada
asfaltata che sale da Versasio. Si
prosegue quindi a destra lungo
quest’ultima, fino a una sbarra, e
si sale a sinistra nel bosco, ignorando prima la mulattiera per la
località Campo de’ Boi e quindi il
sentiero che conduce all’attacco
della ferrata Gamma 1. Si procede quindi fino al borgo di Costa
(786 m) e al rifugio Antonio Stoppani (890 m, 0.45 ore). Da lì, trascurando il sentiero che procede
a destra in direzione del Passo del
Fo, si continua fino al cosiddetto
Piano del Fieno (1167 m, 0.30
ore), lasciando ancora a destra le
diramazioni per la vetta principale
del Resegone e per il rifugio Alpinisti monzesi. Toccato quindi il
fondo di un vallone si sale tra cespugli e alberi e, dopo aver superato un torrentello, si arriva alla
Bocca d’Erna (1291 m), ampia sella tra la Val Boazzo a nord e la Val
Comera a sud, sulla cresta che dal
Pizzo di Morterone (1747 m), il più
settentrionale dei “cocuzzoli” del
Resegone, scivola fino al Pizzo
d’Erna. Dalla Bocca, salendo a sinistra lungo la carreggiabile in
direzione della stazione superiore della funivia, si raggiunge in
breve la vetta (1373 m, 0.45 ore),
su cui spicca una croce con un
Fioritura di gigli
sul Monte Melma,
con lo sfondo
di Lecco
e del Monte Barro.
Alla scoperta
di Lecco
Il percorso, date le dimensioni ridotte del
centro cittadino, può essere modificato a
piacimento. Si attraversa la piazza della
stazione e si imbocca via Cavour, in
leggera discesa. Giunti in piazza Garibaldi
si svolta subito a destra, fino a
raggiungere piazza XX Settembre: sulla
sinistra, quasi nascosta in un angolo, si
nota la mole della Torre Viscontea, che
ospita un allestimento parziale del museo
dell’alpinismo lecchese (Cai di Lecco
www.cai.lecco.it, visite su prenotazione
tel. 0341 363588,). Sulla destra si scorge
la casa natale di Antonio Stoppani
(lapide) e poi, a sinistra, il cosiddetto
“Palazzo delle paure”. Si prosegue fino a
raggiungere piazza Cermenati, al cui
centro troneggia la statua dell’illustre
uomo politico e di cultura, poi si sale
(scalinata) a visitare l’elegante basilica di
San Nicolò, affiancata dal poderoso
campanile. Si ritorna in piazza Cermenati
e ci si dirige verso il lungolago, lo si
percorre (a sinistra) notando sulla sponda
opposta le case di Malgrate. Dai giardini
pubblici (nei pressi della sede della
Canottieri sorge il monumento ai caduti
di Giannino Castiglioni) si torna indietro
e, imboccata a destra via Nazario Sauro, si
arriva nuovamente in piazza Garibaldi,
sulla quale si affacciano il Teatro della
Società e il palazzo della Banca Popolare
di Lecco. Di qui si imbocca via Roma, si
raggiunge piazza Manzoni (statua dello
scrittore) e, individuata via Azzone
Visconti (davanti alla Chiesa della
Vittoria), la si percorre tutta fino all’antico
ponte sull’Adda.A questo punto è
possibile tornare alla stazione, dove
attendere l’autobus e raggiungere il
punto di partenza di una delle escursioni
C.C.
descritte qui di seguito.
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289
Lecco
gli itinerari
Itinerario urbano
I luoghi manzoniani,
a piedi e in bus
Dalla stazione, percorrendo via Sassi, via
Marco d’Oggiono e via Digione si arriva
ad incrociare via Amendola. Si svolta
quindi a sinistra, si passa sotto il ponte
della ferrovia e poco dopo, a destra, si
nota villa Manzoni, già residenza dello
scrittore (prima tappa dell’itinerario).
Nelle vicinanze della villa, a circa dieci
minuti, si può visitare la chiesa del
convento di Pescarenico. In piazza Fra’
Cristoforo è inoltre visibile un ossario del
1699, con i resti dei francescani morti di
peste.A pochi passi, in direzione del
fiume Adda, sorge il villaggio dei
pescatori, attorno all’antica piazza Era. La
seconda parte dell’itinerario si svolge nei
rioni alti della città, raggiungibili da
Pescarenico prendendo l’autobus n. 1
(direzione Laorca o via Quarto, fermata al
semaforo di via Adamello). In zona è
possibile ammirare dall’esterno la chiesa
di Don Abbondio, la presunta casa di
Lucia a Olate (identificata dagli studiosi di
topografia manzoniana), l’edicola dei
Bravi, il palazzotto di Don Rodrigo e la
tradizionale casa di Lucia ad Acquate. Il
percorso fin qui descritto richiede circa
mezza giornata. Una variante
pomeridiana potrebbe prevedere la visita
al castello dell’Innominato che si trova a
Vercurago, in località Somasca. Per
raggiungerlo occorre riprendere l’autobus
n. 1 (in direzione opposta a quella
precedente) e scendere a Chiuso. Da lì si
prosegue a piedi fino al semaforo di
Vercurago, si piega quindi a sinistra e si
sale un’agevole scalinata che porta al
castello.
possente basamento: di lì si gode
un panorama mozzafiato su Lecco e sulle montagne circostanti.
DISCESA A piedi lungo il medesimo itinerario, oppure in funivia.
4.
Il Resegone
per il rifugio Stoppani
e il Pian Serada
DISLIVELLO: 1300
TEMPO DI SALITA:
m.
3 ore.
E.
Classica gita alla cima più famosa di Lecco, che offre uno
straordinario panorama a 360
gradi. Presso la cima del Resegone sorge il confortevole rifugio Azzoni della Società Escursionisti Lecchesi, ideale per
ammirare dall’alto il tramonto
o l’alba. Per chi vuole ridurre
la fatica della salita c’è ovviamente la possibilità di raggiungere i Piani d’Erna con la
funivia: in tal caso il dislivello
da compiere a piedi si riduce a
circa 750 metri.
DIFFICOLTÀ:
Dalla stazione si raggiunge piazza Mazzini, dove si prende l’autobus n. 5 che conduce al piazza-
le della funivia che porta ai Piani
d’Erna.
SALITA Come per l’itinerario precedente, si sale al rifugio Antonio
Stoppani (890 m) e si continua in
direzione di Piano del Fieno (1.15
ore). Qui, ignorando il sentiero 7
che a destra conduce al Passo del
Fo e a sinistra sale ai Piani d’Erna, si prosegue fino a incrociare
un secondo sentiero proveniente
da sinistra (segnavia 5) che collega i Piani d’Erna con il Passo del
Fo. Lo si segue per un tratto e
poi, al primo bivio, si piega a sinistra in direzione del Poggio della Beduletta (1300 m circa). Aggirato un crocifisso si sale per un
tratto roccioso, si evita la traccia
a sinistra che porta all’attacco
della ferrata Gamma 2 e si raggiunge quindi il fondo del Canalone Comera, incuneato fra i bastioni della Punta Cermenati (a
destra) e della Punta Stoppani (a
sinistra). Si esce quindi dal canale e si arriva finalmente al Pian
Serada (0.50 ore) dove si incontrano i resti di una piccola baita
(1532 m). Si attraversa tutto il
piano fino a incontrare la via ferrata che sale dal Passo del Fo
lungo il Canalone Cai e si prose-
735386, 333 4760706, 347 0323045, mentre
presso la cima vi è il rifugio Azzoni (1860 m), tel.
333 1051813 e 335 6361803.
San Martino Lungo l’itinerario si incontra il
rifugio Riccardo Piazza (767 m), tel. 0341
495835, del gruppo Ana di Rancio-Laorca.
C.C.
LE CARTE
90
289
Comunità montana Valsassina Carta turisticoescursionistica 1:35.000, reperibile in zona.
Kompass 1:50.000, f. 105 Lecco - Valle
Brembana.
gue a sinistra, sulla dorsale che
scende dalla Punta Cermenati.
Raggiunte una lapide e una cengia con catena (0.30 ore), si arriva a una selletta e allo spuntone
detto “Om de sass” (1750 m). Incrociato quindi il sentiero che sale dal rifugio Alpinisti monzesi
(attualmente chiuso) per il Canalone di Valnegra, lo si lascia a destra e, in pochi minuti, si perviene al rifugio Azzoni (1860 m) e
alla vetta del Resegone (1875 m,
0.30 ore).
VARIANTE Un’impegnativa variante risale il Canalone Comera..
Raggiunto il fondo del canalone
seguendo le indicazioni date in
precedenza, lo si imbocca salendo a sinistra (segnavia 9) e lo si
percorre integralmente, cercando
i passaggi più agevoli, fino alla
sella tra la Punta Stoppani e la
Punta Cermenati. Dalla sella,
prendendo a destra, in pochi minuti si arriva in vetta (EE, attenzione a non smuovere sassi).
DISCESA Per l’itinerario di salita,
con eventuale utilizzo della funivia dai Piani d’Erna.
LE GUIDE
Il lago di Como Touring Club Italiano,
Milano 2003.
Le Grigne di Eugenio Pesci, Cai-Tci,
Milano 1998.
Il gruppo delle Grigne di Carlo Caccia,
ediz. Bellavite, Missaglia 2003.
Il gruppo del Resegone di Carlo Caccia,
ediz. Bellavite, Missaglia 2005.
C. C.
Fly UP