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LE MONTAGNE CHE SORGONO DAL LAGO LE
A piedi dalla città LECCO TESTO DI CARLO CACCIA FOTO DI MAURO LANFRANCHI LE MONTAGNE CHE SORGONO DAL LAGO Su “quel ramo del Lago di Como” si specchiano montagne raggiungibili in 45 minuti di treno da Milano: le escursioni che partono da Lecco sono quindi ideali non solo per i turisti che visitano la cittadina, ma anche per gli escursionisti milanesi che vogliono andare a camminare non lontano da casa, magari rinunciando all’automobile. 80 288 LECCO civola verso il lago, Lecco: una città in discesa, dai rioni alti al Lario. O in salita se preferite, visto che di solito è la “città bassa” a presentarsi per prima al visitatore, con le sue vie dall’aspetto composto, che poi sono il suo vero volto: chi vive a Castello dice ancora “scendo a Lecco”, ma in realtà si sposta a piedi e di poche centinaia di metri, per necessità e per diletto: perché camminare, qui, significa guardarsi in giro, sbirciare il lago da una piazza e poi da un’altra e quindi salutarlo. Perché ci sono le montagne, c’è quel «monte di cui passeggiate le falde» (ecco il Manzoni, impossibile non citarlo), che «vi svolge le sue cime e le balze, distinte, aprendosi e contornandosi in gioghi ciò che v’era sembrato prima un sol giogo». S L’aria del lago e l’aria della montagna Siete in città, magari di fronte a un ordinato palazzo ottocentesco o alle moderne torri di Renzo Piano, eppure sentite che l’aria non manca: aria di lago e aria di monte, proprio così, un miscuglio strano che sa di confine. E voi siete lì, senza sapere a quale dei due appartenete veramente. È l’essenza di Lecco: città di ponti reali e simbolici dove la pianura e le Alpi sembrano incontrarsi, dove il treno arrivato da Milano subito riparte per la Valtellina, dove è bello camminare per entrare nelle pieghe di un mondo che, a prima vista, sembra non aver nulla da raccontare al visitatore. Ma questa non è soltanto la città del ferro, pragmatica e magari un po’ scontrosa, che dà l’impressione di bastare a se stessa forse perché chiusa in un angolo di paradiso che le regala anche il privilegio di rivelarsi all’ultimo, quando ormai la si fronteggia. È un mosaico da guardare con attenzione, un insieme di luoghi, storie e personaggi che conserva i caratteri del «gran borgo», con piccoli tesori – più o meno nascosti – ai quali fanno da scrigno altri tesori ancora, per niente celati e addirittura «elevati al cielo» per centinaia e migliaia di metri. Li vedete dal lungolago, in ogni direzione, li sentite alti sopra di voi mentre godete lo spazio aperto di piazza Cermenati, li scorgete in fondo, a chiudere una via del centro, e pensate si tratti di un’allucinazione, di uno scherzo. Invece no, è tutto vero, verissimo, concreto, dolce e severo al tempo stesso: sono lì a pungolare la fantasia e l’immaginazione, e qualche volta fanno paura, ispirano terrore. Perché le pareti sono vive, immobili all’occhio umano ma in realtà in perenne trasformazione, e di tanto in tanto si sbarazzano della loro scorza lasciandola precipitare verso la città, destinata così a mantenere uno straordinario meccanismo difensivo: non più le mura dei secoli passati ma un sistema di reti, tese intorno ai versanti dell’impervio San Martino con il suo fianco ferito, nel 1969 tragicamente franato sulle case. Lassù, proprio dove la montagna si è squarciata, si arrampicò un giorno il piccolo-grande Vittorio Panzeri; sempre las82 289 Nell’immagine di apertura: salendo verso la sommità del Monte Barro, il panorama abbraccia per intero la città di Lecco e i rilevi circostanti. In questa pagina, a sinistra: il campanile della basilica di San Nicolò si staglia sullo sfondo della Corna di Medale, imponente bastionata calcarea che domina i rioni alti di Lecco. Nella pagina a fianco: in alto, le case di Costa, abbarbicate sulle pendici del Resegone; in basso, l’arrivo della primavera a San Tomaso, a monte di Valmadrera. Nella pagina a fianco: il caratteristico approdo di Pescarenico; uno scorcio del parco cittadino di Villa Gomez; una comitiva di escursionisti in salita verso i sù, lungo quella via che mai nessuno potrà più ripercorrere, il giovane Casimiro Ferrari cacciava i passeri solitari... «A larga mano la natura profuse le sue bellezze nel territorio di Lecco. La limpida atmosfera, il clima né troppo freddo né troppo caldo, il suolo stupendamente accidentato, effetti magici di luce e di ombre gigantesche, la quiete che lascia al pensiero d’assaporare tutta la tranquillità della contemplazione, costituiscono di questa plaga un gradito soggiorno, che moltissimi dichiarano senz’altro il più bello d’Italia». Non c’è nulla da aggiungere alle parole di Giovanni Pozzi, che nel 1883 dedicò un’appassionata guida alla sua città e alle montagne che la circondano. Possiamo però raccontarle: il Monte Barro e il Moregallo – dall’altra parte del lago – poi il già ricordato San Martino, la Corna di Medale, il Monte Due Mani, il Pizzo d’Erna, il Resegone e il Magnodeno. Giganti sulla porta di casa, insomma, sempre gentili all’alba o al tramonto, ma anche grigi e in- combenti quando il sole non vuole mostrarsi e la magia di ombre e luci svanisce, persa nell’uniformità. Ma basta un raggio, una sottile lama nel cielo, per scatenare il tumulto nell’anima, per liberare il primo guizzo della voglia di salire. La tentazione di salire Sono in molti ad aver ceduto alla tentazione, ieri e oggi. Ma come resistere, ci domandiamo, a queste pareti tanto vicine, che i “locali” possono raggiungere a piedi in pochi minuti? Eccola, la grande pala della Corna di Medale: i primi a superarla furono Riccardo Cassin e Mario Dell’Oro, il leggendario “Boga”. Oggi la loro è una delle vie più ripetute delle Prealpi, tanto che la roccia in alcuni tratti è così liscia, “unta”, come si dice, che un pizzico d’attenzione è sempre necessario, nonostante le difficoltà contenute. Ma la montagna, quella “vera”, è un po’ più lontana: da una Piani d’Erna e il Resegone. Qui sopra: al tramonto, la massiccia mole del Moregallo si specchia nelle acque del Lago di Lecco. parte c’è il Resegone (dove comunque si sente sempre il respiro della città) e dall’altra le Grigne, con le innumerevoli guglie e torrioni di quella meridionale, la celebre Grignetta. Fungo, Lancia, Mongolfiera, Sigaro: nomi che sanno di grande storia, un universo magico che si dispiega a ogni svolta lungo i sentieri. La Guglia Angelina, la prima di una serie infinita di cime, fu il trampolino del formidabile Riccardo. Il “grande vecchio” dell’alpinismo mondiale era giunto qui dal Friuli, in cerca di lavoro e con pochi soldi in tasca: fu amore a prima vista. Dalla città vedeva le montagne, osservava quei bastioni che sembravano precipitare sulle fabbriche, e la domenica era il primo a tentare sfide impossibili. Lavoro e montagna: a Lecco il ritornello è sempre stato lo stesso. Qui viveva gente dalle mani d’oro, fatte per scalare e per forgiare i ferri del mestiere: gente che la sera, carica di voglia di riscatto dopo gli anni oscuri della guerra, non stanca di una gior- nata passata a guadagnarsi il pane, si precipitava ad arrampicare. Avventure senza corda, un gioco fantastico per cavalieri senza destriero forti soltanto della loro abilità e del loro entusiasmo: i talenti si sfidavano cronometro alla mano sulla Corna di Medale, e ogni cosa sembrava normale, una festa non dichiarata e senza eguali. E il tempo, come ricorda Aldo Anghileri – negli anni Sessanta del secolo scorso fu uno dei campionissimi della specialità – lo si faceva in discesa, a tutta velocità fino al rifugio. Sentieri centenari per tutti Le montagne lecchesi non sono soltanto per gli arrampicatori. Offrono sentieri, numerosissimi e perfettamente segnalati, frequentati da oltre un secolo: basta sfogliare le vecchie pubblicazioni, quelle riviste che continuano a essere interessanti nonostante i cento anni di età, per scoprire frequentatori illustri e comitive di «signore e signorine» che si dilettavano a raggiungere cime più o meno impervie e, soprattutto, i rifugi. Tra le tante, da non perdere la salita del 19 aprile 1891 compiuta da «ventun soci della Sezione (del Cai di Lecco, ndr)» alla «Pizza (Pizzo, ndr) d’Erna. La cima – si legge sulla “Rivista mensile del Club alpino italiano” – non è la più elevata fra quelle che 84 85 289 289 In questa pagina: il ponte Azzone Visconti sullo sfondo del Resegone; un tratto del Sentiero del Viandante, che corre a mezza costa lungo la riviera orientale del Lago di Lecco; fioriture primaverili sulle pendici del Resegone. Nella pagina accanto: un’immagine serale della città, sovrastata dal Monte San Martino e dal Monte Due Mani. fanno corona a Lecco, ma per la sua postura offre un magnifico punto di vista». Da notare che «la discesa si fece per la valle di Boasio (Boazzo, ndr)». Gli stessi soci del Cai pensarono di aprire la serie delle uscite sezionali con la classica camminata alla “Pizza” d’Erna anche nel 1894: «Fu il 18 febbraio – scrive l’anonimo cronista – che si compì questa prima gita e vi presero parte 18 soci, fra cui il presidente professore Mario Cermenati. Toccarono Acquate e di qui salirono a Costa a visitarvi la Capanna che nella prossima estate si aprirà ai turisti col nome di Stazione Alpina Antonio Stoppani». La gita fu purtroppo guastata dalla nebbia «sì che l’unica soddisfazione fu di dar fondo alle provvigioni e scacciare i brividi di freddo con due fiammate di ginestre». Attenzione, però: da queste parti non si aggiravano soltanto i lecchesi. Il 14 ottobre 1900 una comitiva di monzesi – per loro, come per i milanesi, Grigne e Resegone sono sempre state le montagne “di casa”, frequentate in ogni stagione – volle a tutti i costi salire in vetta al Monte Due Mani, nonostante «nebbia e pioggia e vento». Ci sembra di vederli, questi «venticinque volonterosi, cui parve che il tempo uggioso desse sapore d’attraente novità all’escursione» che «intervennero a collaudare il segnavia a minio, eseguito accuratamente dal sig. Lucca Natale, su una montagna che, pel nome strano, pareva fosse uscita dalla fervida fantasia di questo appassionato cultore dell’alpinismo». La gita fu resa «più simpatica» dal già annunciato «grazioso gruppo di signore e signorine e di minuscoli alpinisti», impegnato a salire «l’erta faticosa, sfidando il maltempo». Il finale della giornata è da incorniciare perché «ritornando, imbacuccati nelle mantelline immollate, nascosti i volti dagli ampi cappucci, i gitanti ricordavano con piacere la colazione, le clamorose risate e i frizzi, l’arrampicata laboriosa sull’erba bagnata, gli hurrà alla vetta e le involontarie cadute innocue sullo sdrucciolevole ripido pendio». Altri tempi... ma possiamo comunque riviverli a modo nostro con la fantasia e l’azione osservando dall’alto Lecco, oggi capoluogo di provincia con circa 45 mila abitanti distribuiti su un territorio di 46 chilometri quadrati. Città adagiata su una piccola pianura alluvionale all’estremità del ramo sud-orientale del lago di Como e quindi importante nodo stradale, da qualche anno “respira” grazie a una poderosa infrastruttura viaria costituita da due lunghe gallerie (i trafori del Monte Barro e del San Martino: sette chilometri sotto terra), dal ponte Manzoni e da una sopraelevata. All’epoca di quegli intrepidi escursionisti, però, c’era soltanto il treno: forse si potrebbe lasciare l’auto in garage e arrivare da Milano lungo l’antica strada ferrata, la stessa che migliaia e migliaia di camminatori e arrampicatori, nobili e proletari, danarosi o squattrinati, hanno scelto come via d’accesso ai loro sogni, per una giornata di sole e di gioia tra lago e cime rocciose. 2 Carlo Caccia 87 289 Lecco gli itinerari A CURA DI CARLO CACCIA Itinerario urbano Escursionismo Quattro escursioni ideali per 1. chi arriva in treno: almeno una Il rifugio Piazza dalla stazione di Lecco può essere iniziata mettendosi in cammino già dalla stazione; DISLIVELLO: per le altre si utilizza invece un TEMPO DI SALITA: bus urbano ed eventualmente una funivia. Abbiamo affiancato alle camminate sulle montagne che dominano Lecco due itinerari di visita della cittadina, che offre notevoli motivi di interesse: chi viene da lontano potrà così abbinare turismo ed escursionismo, magari pernottando in uno dei panoramici rifugi alpini che dominano il lago. 550 m circa. 1.45 ore. DIFFICOLTÀ: T/E. Escursione piacevole e non lunga, che si può effettuare partendo dalla stazione ferroviaria. Si può eventualmente abbreviare l’itinerario utilizzando il bus n. 1 da via Sassi (vicino alla stazione) in direzione di Laorca, scendendo alla fermata di Via Quarto. SALITA Dal piazzale della stazione di Lecco si imbocca a destra un passaggio pedonale che porta in largo Montenero. Occorre quindi prendere a destra (corso Matteotti) e, raggiunta una rotonda, continuare diritti nel rione di Castello fino a uno slargo. Da lì ancora diritti (a un certo punto, sulla sinistra si nota la palestra di arrampicata sportiva) e quindi, raggiunto un grande incrocio con semaforo, si prende a sinistra viale Adamello. Si prosegue fino a raggiungere via Gorizia, la si imbocca a destra e, raggiunta via Mazzucconi, si sale fino a raggiungere la vecchia stra- da per la Valsassina. La si segue per un tratto fino a un tornante dove, in leggera discesa, si prende via Quarto (fin qui si può giungere con l’autobus n. 1), che si percorre fino all’ampio piazzale di Rancio (0.45 ore). Dal piazzale si sale lungo una ripidissima strada asfaltata che si segue fino a una sbarra (solitamente chiusa) e poi oltre, raggiungendo un tornante. In corrispondenza della curva si prende a sinistra per un sentiero, e si continua in piano costeggiando le reti paramassi. Si prosegue nel bosco fino ad un crocefisso in legno e quindi alla bianca cappelletta della Madonna del Carmine (746 m), ben visibile da Lecco sopra la Parete Rossa del Monte San Martino. Dalla cappelletta, da cui si gode uno straordinario panorama sulla città, si prosegue in lieve salita e, in breve, si raggiunge il rifugio Riccardo L’ACCESSO In treno da Milano (linea Milano-Sondrio-Tirano) o da Bergamo. La stazione è in centro, nei pressi del municipio e delle fermate dei bus, e a poche centinaia di metri dal lago. GLI INDIRIZZI UTILI n Comune di Lecco www.comune.lecco.it, piazza Diaz 1, tel. 0341 481111. n Ufficio informazioni turistiche della Provincia di Lecco www.turismo.provincia.lecco.it, [email protected], via Nazario Sauro 6, tel. 0341 362360. n Trasporti www.leccotrasporti.it, [email protected]; info per linee extraurbane tel. 800011840 e 0341 363148, linee suburbane tel. 800915760 e 0341 359911. Piazza (767 m, 1 ora) ubicato in un bellissimo pianoro sul lato ovest della montagna. DISCESA Lungo l’itinerario di salita. 2 L’anello del Pian dei Resinelli DISLIVELLO: 1100 m circa. TEMPO COMPLESSIVO: 5-6 ore. DIFFICOLTÀ: EE. Un bel prolungamento dell’itinerario precedente permette di raggiungere il Pian dei Resinelli con un tracciato più impegnativo; quindi si torna a Lecco per la Val Calolden, effettuando un interessante anello. In questo caso conviene utilizzare il bus nel tratto iniziale e/o finale dell’anello, ma si può anche compiere la gita in due giorni, pernottando in uno dei rifugi. PER DORMIRE Nella cittadina di Lecco e nei comuni vicini vi sono numerosi alberghi di diverso livello: per gli elenchi si può far riferimento all’ufficio informazioni turistiche. Pian dei Resinelli Tra le strutture ricettive segnaliamo il rifugio Porta tel. 0341 590105 e 347 0749463, il rifugio Sel Rocca Locatelli tel. 0341 590163, il rifugio Soldanella (ex Sem) tel. 0341 531132 e 329 5745876. Resegone Lungo l’itinerario si trova il rifugio Stoppani (890 m, località Costa) tel. 0341 SALITA Da Lecco si raggiunge il rifugio Piazza con l’itinerario precedente (767 m, 1.45 ore a piedi, 1 ora utilizzando il bus n.1). Dal rifugio Piazza si raggiunge (passaggi con catene) il bivio dove confluisce anche il “Sentiero dei Tecett”: si sale a destra, rimontando un costolone erboso fino al fondo della Val Verde. Si superano il canale e il costone di sinistra, si raggiunge la cresta a sinistra della Bocchetta di Val Verde (1287 m). Dalla bocchetta si prosegue con una comoda carrareccia fino al Pian dei Resinelli (1280 m circa), dove è possibile mangiare o pernottare. DISCESA Dal Pian dei Resinelli si scende verso Laorca per la Val Calolden, passando nei pressi delle antiche miniere di galena (recentemente ristrutturate e visitabili). Il sentiero termina sulla vecchia strada per la Valsassina, dove si riprende l’autobus n. 1 che conduce a Lecco. 3. I Piani d’Erna, a piedi e in funivia 800 m. ore. DIFFICOLTÀ: E. I Piani d’Erna sono una meta classica per chi visita Lecco, grazie alla funivia che conduce senza fatica al panoramico balcone. Qualcuno sale in funivia e scende a piedi, mentre qui proponiamo di salire a piedi e di scendere in funivia o a piedi. DISLIVELLO: TEMPO DI SALITA: 2 Dalla stazione si raggiunge piazza Mazzini, dove si prende l’autobus n. 5 che conduce al piazzale della funivia che porta ai Piani d’Erna. SALITA Dal piazzale (603 m) si imbocca il sentiero a destra dell’edificio e, dopo un tratto in discesa, si raggiunge la strada asfaltata che sale da Versasio. Si prosegue quindi a destra lungo quest’ultima, fino a una sbarra, e si sale a sinistra nel bosco, ignorando prima la mulattiera per la località Campo de’ Boi e quindi il sentiero che conduce all’attacco della ferrata Gamma 1. Si procede quindi fino al borgo di Costa (786 m) e al rifugio Antonio Stoppani (890 m, 0.45 ore). Da lì, trascurando il sentiero che procede a destra in direzione del Passo del Fo, si continua fino al cosiddetto Piano del Fieno (1167 m, 0.30 ore), lasciando ancora a destra le diramazioni per la vetta principale del Resegone e per il rifugio Alpinisti monzesi. Toccato quindi il fondo di un vallone si sale tra cespugli e alberi e, dopo aver superato un torrentello, si arriva alla Bocca d’Erna (1291 m), ampia sella tra la Val Boazzo a nord e la Val Comera a sud, sulla cresta che dal Pizzo di Morterone (1747 m), il più settentrionale dei “cocuzzoli” del Resegone, scivola fino al Pizzo d’Erna. Dalla Bocca, salendo a sinistra lungo la carreggiabile in direzione della stazione superiore della funivia, si raggiunge in breve la vetta (1373 m, 0.45 ore), su cui spicca una croce con un Fioritura di gigli sul Monte Melma, con lo sfondo di Lecco e del Monte Barro. Alla scoperta di Lecco Il percorso, date le dimensioni ridotte del centro cittadino, può essere modificato a piacimento. Si attraversa la piazza della stazione e si imbocca via Cavour, in leggera discesa. Giunti in piazza Garibaldi si svolta subito a destra, fino a raggiungere piazza XX Settembre: sulla sinistra, quasi nascosta in un angolo, si nota la mole della Torre Viscontea, che ospita un allestimento parziale del museo dell’alpinismo lecchese (Cai di Lecco www.cai.lecco.it, visite su prenotazione tel. 0341 363588,). Sulla destra si scorge la casa natale di Antonio Stoppani (lapide) e poi, a sinistra, il cosiddetto “Palazzo delle paure”. Si prosegue fino a raggiungere piazza Cermenati, al cui centro troneggia la statua dell’illustre uomo politico e di cultura, poi si sale (scalinata) a visitare l’elegante basilica di San Nicolò, affiancata dal poderoso campanile. Si ritorna in piazza Cermenati e ci si dirige verso il lungolago, lo si percorre (a sinistra) notando sulla sponda opposta le case di Malgrate. Dai giardini pubblici (nei pressi della sede della Canottieri sorge il monumento ai caduti di Giannino Castiglioni) si torna indietro e, imboccata a destra via Nazario Sauro, si arriva nuovamente in piazza Garibaldi, sulla quale si affacciano il Teatro della Società e il palazzo della Banca Popolare di Lecco. Di qui si imbocca via Roma, si raggiunge piazza Manzoni (statua dello scrittore) e, individuata via Azzone Visconti (davanti alla Chiesa della Vittoria), la si percorre tutta fino all’antico ponte sull’Adda.A questo punto è possibile tornare alla stazione, dove attendere l’autobus e raggiungere il punto di partenza di una delle escursioni C.C. descritte qui di seguito. 88 89 289 289 Lecco gli itinerari Itinerario urbano I luoghi manzoniani, a piedi e in bus Dalla stazione, percorrendo via Sassi, via Marco d’Oggiono e via Digione si arriva ad incrociare via Amendola. Si svolta quindi a sinistra, si passa sotto il ponte della ferrovia e poco dopo, a destra, si nota villa Manzoni, già residenza dello scrittore (prima tappa dell’itinerario). Nelle vicinanze della villa, a circa dieci minuti, si può visitare la chiesa del convento di Pescarenico. In piazza Fra’ Cristoforo è inoltre visibile un ossario del 1699, con i resti dei francescani morti di peste.A pochi passi, in direzione del fiume Adda, sorge il villaggio dei pescatori, attorno all’antica piazza Era. La seconda parte dell’itinerario si svolge nei rioni alti della città, raggiungibili da Pescarenico prendendo l’autobus n. 1 (direzione Laorca o via Quarto, fermata al semaforo di via Adamello). In zona è possibile ammirare dall’esterno la chiesa di Don Abbondio, la presunta casa di Lucia a Olate (identificata dagli studiosi di topografia manzoniana), l’edicola dei Bravi, il palazzotto di Don Rodrigo e la tradizionale casa di Lucia ad Acquate. Il percorso fin qui descritto richiede circa mezza giornata. Una variante pomeridiana potrebbe prevedere la visita al castello dell’Innominato che si trova a Vercurago, in località Somasca. Per raggiungerlo occorre riprendere l’autobus n. 1 (in direzione opposta a quella precedente) e scendere a Chiuso. Da lì si prosegue a piedi fino al semaforo di Vercurago, si piega quindi a sinistra e si sale un’agevole scalinata che porta al castello. possente basamento: di lì si gode un panorama mozzafiato su Lecco e sulle montagne circostanti. DISCESA A piedi lungo il medesimo itinerario, oppure in funivia. 4. Il Resegone per il rifugio Stoppani e il Pian Serada DISLIVELLO: 1300 TEMPO DI SALITA: m. 3 ore. E. Classica gita alla cima più famosa di Lecco, che offre uno straordinario panorama a 360 gradi. Presso la cima del Resegone sorge il confortevole rifugio Azzoni della Società Escursionisti Lecchesi, ideale per ammirare dall’alto il tramonto o l’alba. Per chi vuole ridurre la fatica della salita c’è ovviamente la possibilità di raggiungere i Piani d’Erna con la funivia: in tal caso il dislivello da compiere a piedi si riduce a circa 750 metri. DIFFICOLTÀ: Dalla stazione si raggiunge piazza Mazzini, dove si prende l’autobus n. 5 che conduce al piazza- le della funivia che porta ai Piani d’Erna. SALITA Come per l’itinerario precedente, si sale al rifugio Antonio Stoppani (890 m) e si continua in direzione di Piano del Fieno (1.15 ore). Qui, ignorando il sentiero 7 che a destra conduce al Passo del Fo e a sinistra sale ai Piani d’Erna, si prosegue fino a incrociare un secondo sentiero proveniente da sinistra (segnavia 5) che collega i Piani d’Erna con il Passo del Fo. Lo si segue per un tratto e poi, al primo bivio, si piega a sinistra in direzione del Poggio della Beduletta (1300 m circa). Aggirato un crocifisso si sale per un tratto roccioso, si evita la traccia a sinistra che porta all’attacco della ferrata Gamma 2 e si raggiunge quindi il fondo del Canalone Comera, incuneato fra i bastioni della Punta Cermenati (a destra) e della Punta Stoppani (a sinistra). Si esce quindi dal canale e si arriva finalmente al Pian Serada (0.50 ore) dove si incontrano i resti di una piccola baita (1532 m). Si attraversa tutto il piano fino a incontrare la via ferrata che sale dal Passo del Fo lungo il Canalone Cai e si prose- 735386, 333 4760706, 347 0323045, mentre presso la cima vi è il rifugio Azzoni (1860 m), tel. 333 1051813 e 335 6361803. San Martino Lungo l’itinerario si incontra il rifugio Riccardo Piazza (767 m), tel. 0341 495835, del gruppo Ana di Rancio-Laorca. C.C. LE CARTE 90 289 Comunità montana Valsassina Carta turisticoescursionistica 1:35.000, reperibile in zona. Kompass 1:50.000, f. 105 Lecco - Valle Brembana. gue a sinistra, sulla dorsale che scende dalla Punta Cermenati. Raggiunte una lapide e una cengia con catena (0.30 ore), si arriva a una selletta e allo spuntone detto “Om de sass” (1750 m). Incrociato quindi il sentiero che sale dal rifugio Alpinisti monzesi (attualmente chiuso) per il Canalone di Valnegra, lo si lascia a destra e, in pochi minuti, si perviene al rifugio Azzoni (1860 m) e alla vetta del Resegone (1875 m, 0.30 ore). VARIANTE Un’impegnativa variante risale il Canalone Comera.. Raggiunto il fondo del canalone seguendo le indicazioni date in precedenza, lo si imbocca salendo a sinistra (segnavia 9) e lo si percorre integralmente, cercando i passaggi più agevoli, fino alla sella tra la Punta Stoppani e la Punta Cermenati. Dalla sella, prendendo a destra, in pochi minuti si arriva in vetta (EE, attenzione a non smuovere sassi). DISCESA Per l’itinerario di salita, con eventuale utilizzo della funivia dai Piani d’Erna. LE GUIDE Il lago di Como Touring Club Italiano, Milano 2003. Le Grigne di Eugenio Pesci, Cai-Tci, Milano 1998. Il gruppo delle Grigne di Carlo Caccia, ediz. Bellavite, Missaglia 2003. Il gruppo del Resegone di Carlo Caccia, ediz. Bellavite, Missaglia 2005. C. C.