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3 su 4 non credono nei candidati
PRIMO PIANO Giovedì 12 Maggio 2016 11 Indagine MG Research-ItaliaOggi fra i cittadini di Milano, Roma e Napoli in vista del voto 3 su 4 non credono nei candidati In testa: a Milano, Sala. A Roma, Raggi. A Napoli, De Magistris DI SILVIA STRAMPELLI A lla vigilia delle elezioni amministrative che avranno luogo nel mese di giugno, MG Research ha realizzato un’indagine rivolta ai cittadini potenziali elettori delle città di Milano, Roma e Napoli al fine di analizzare il clima di opinione tra gli elettori e i giudizi sui diversi candidati alla carica di sindaco. Dalla ricerca si conferma il generale malcontento dei cittadini verso la politica e le amministrazioni cittadine che da un po’ di anni a questa parte rappresenta il leitmotiv di tutti gli appuntamenti elettorali. In tutte e tre le città prese in esame, infatti, la maggioranza dei cittadini ritiene basso il livello della qualità della vita nella propria città e evidenzia un deciso peggioramento delle condizioni di vita negli ultimi anni. La situazione più critica si registra nella capitale: per il 65,7% dei romani oggi nella capitale si vive molto o abbastanza male e il 57,6% ritiene che la vita in città sia peggiorata. Discorso leggermente diverso per Milano, dove alla percezione di peggioramento delle condizioni di vita fa da contraltare un dato più che positivo sul livello della qualità della vita (per il 69,1% dei milanesi a Milano si vive molto o abbastanza bene. Quanto alle problematiche più importanti da affrontare emerge un quadro abbastanza diversificato tra le diverse città indagate: • a Milano e Napoli i cittadini mettono al primo posto nella scala delle priorità: sicurezza, criminalità, ordine pubblico; • a Roma il problema maggiormente sentito, invece, è quello che riguarda la viabilità e i parcheggi; • Roma e Napoli hanno come esigenza comune la risoluzione delle difficoltà legate alla raccolta dei rifi uti e pulizia e al trasporto pubblico Nelle tre città sono emerse anche delle problematiche distintive. Tra i milanesi è molto sentita la questione della presenza di extracomunitari e di campi nomadi, i romani avvertono con maggiore forza il problema del traffico mentre a Napoli è forte l’esigenza che vengano messe in atto serie politiche per i giovani. In ogni caso, le risposte degli intervistati, sia quelli che andranno a votare alle prossime amministrative sia continua a pag. 12 Se dovesse votare domani per il sindaco di Milano chi voterebbe? Rispetto a 5 anni fa, oggi...? Chi secondo lei è in grado di affrontare e risolvere i problemi della città? Se dovesse votare domani per il sindaco di Roma chi voterebbe? Quali sono i 3 problemi più urgenti da affrontare nella sua città Se dovesse votare domani per il sindaco di Napoli chi voterebbe? Tra i candidati sindaco c’è uno che è in grado di risolvere i problemi della città? In generale, lei guarda alle prossime elezioni comunali maggiormente con... Nota informativa ai sensi dell’art. 4 del Regolamento Agcom - Delibera n. 256/10/Csp TITOLO DEL SONDAGGIO La potenziale affluenza alle urne SOGGETTO REALIZZATORE Come si vive oggi a...? COMMITTENTE/ACQUIRENTE PERIODO DI RILEVAZIONE ESTENSIONE TERRITORIALE METODO DI CAMPIONAMENTO MARGINE DI ERRORE M E TO D O D I R AC C O LTA DELLE INFORMAZIONI CONSISTENZA NUMERICA DEL CAMPIONE Elezioni amministrative 2016: Roma, Milano e Napoli MG Research Cer tificazione di qualità UNI EN ISO 9001:2008 ItaliaOggi Dal 2 al 7 maggio 2016 Comuni di Milano, Roma e Napoli C a m p i o n e c asu al e s t r a t i f i c a to d i t ip o proporzionale per genere, classi di età, e area di residenza +/- 4,0% Interviste telefoniche con metodologia CATI questionario strutturato. Interviste complete: Roma 600 - Milano 601 Napoli 600 - Rifiuti/Sostituzioni: Roma 2.011 - Milano 1.785 - Napoli 1.865 12 PRIMO PIANO Giovedì 12 Maggio 2016 Il documento dimostrerebbe il coinvolgimento dell’Arabia Saudita nell’attacco alle Due Torri Sono solo 28 pagine, ma roventi In un altro documento 21 nomi di sauditi finanziatori DI MARIO LETTIERI* E PAOLO RAIMONDI** L a campagna elettorale negli Stati Uniti è entrata nella fase calda. È quindi inevitabile che le questioni politiche irrisolte e più esplosive tornino a riconquistare l’attenzione dell’opinione pubblica. La più importante riguarda la verità su l’11 settembre, sui suoi responsabili e finanziatori. Non si può dimenticare che 2977 innocenti persero la vita negli attentati contro le Torri Gemelle e che le loro famiglie, e non solo loro, non sono per niente soddisfatte delle spiegazioni ufficiali. Come è noto, quell’attentato cambiò radicalmente anche la politica internazionale. Le famose «28 pages», che rivelerebbero un importante e determinante coinvolgimento di personaggi e di strutture dell’Arabia Saudita, sono ancora segretate. Esse sono parte del rapporto della Commissione di indagine del Congresso americano su l’11 settembre. Nel frattempo però è apparso un altro dossier, il «document 17» di 47 pagine che punterebbe il dito sui legami di ben 21 persone, operanti per conto di istituzioni saudite, e i dirottatori. Interessante è la lettura del testo: http://www. archives.gov/declassification/ iscap/pdf/2012-048-doc17. pdf Il documento è stato declassificato, ossia reso pubblico, nel luglio 2015 dalla Interagency Security Clearence Appeals Panel (Iscap). È una parte degli elaborati della «9/11 Commission», la seconda indagine indipendente del 2003 sul più grande atto terroristico della storia. Il testo è stato scritto da due tra i più importanti inquirenti del governo federale americano, Dana Lesermann e Michael Jaconson. Gli stessi che per conto della Commissione di indagine del Congresso hanno partecipato alla stesura delle succitate «28 pages». Il «document 17» tra i tanti interrogativi chiede di cono- scere chi abbia aiutato due dei dirottatori, che, in precedenza, avevano soggiornato a lungo in California. Essi avrebbero goduto di appoggi logistici e sostegni finanziari di cittadini sauditi operanti sul territorio americano, dei quali uno sarebbe stato addirittura un informatore della Fbi. Nella lunga serie di domande alla Fbi si cerca di comprendere se sia stato fatto tutto il necessario per fermare i terroristi e scoprire le eventuali responsabilità e complicità dei 21 cittadini sauditi. Esso rivela anche vari collegamenti internazionali con personaggi operanti in altri Paesi tra cui la Germania e la Norvegia. In merito si spera che le nostre autorità abbiano controllato l’eventualità che i 21 personaggi menzionati ab- © Riproduzione riservata Per lo sviluppo, il carattere di imprenditori e manager conta molto più delle slides DI © Riproduzione riservata i dettagli comunque puntano il dito in maniera forte contro l’Arabia Saudita. È notorio che agenti del governo saudita hanno aiutato almeno due dirottatori che vivano a San Diego, con sostegni finanziari e garantendo loro l’anonimità». La denuncia è forte tanto che definisce il lavoro della Fbi una «aggressive deception», un inganno aggressivo. Riteniamo che i fatti in questione siano troppo importanti per la stabilità e per la lotta contro il terrorismo internazionale e che la piena verità possa essere il primo passo per affrontare in modo giusto e pacifico le sfide globali. *già sottosegretario all’economia **economista IN PRIMO PIANO C’È LA PERSONALITÀ DI CHI GUIDA LE IMPRESE SEGUE DA PAG. 11 quelli che si asterranno, confermano il generale clima di sfiducia e progressivo allontanamento dalla politica: circa 3 cittadini su 4 infatti non ritengono credibile nessuno dei potenziali candidati per quanto riguarda la capacità di risoluzione delle problematiche cittadine. La critica più evidente ai media e ai politici è che si parla troppo dei sondaggi elettorali mentre pochi parlano dei reali problemi delle città. Tra chi esprime parere positivo, i candidati giudicati più credibili sono a Roma Giorgia Meloni (34,7%) e, in seconda battuta, più o meno sullo stesso piano, Virginia Raggi e Roberto Giachetti (rispettivamente con il 25,3% e 23,4%); a Milano il più credibile è Giuseppe Sala (63,8%) e a seguire Stefano Parisi (34%); a Napoli De Magistris (con il 54% delle preferenze), è considerato il candidato più idoneo a rispondere alle problematiche della città. Nonostante il generale sconforto, comunque, gli elettori guardano alle prossime elezioni comunali maggiormente con speranza e fi ducia, a Napoli e Roma in particolar modo tra i giovani tra i 18 e i 34 anni, a Milano i più speranzosi sono gli over 54. I dati sull’affluenza alle urne in tutte e tre le città confermano il trend negativo registrato negli ultimi anni. Mediamente dichiara che andrà a votare meno del 60% degli aventi diritto. La fotografia scattata relativamente alle intenzioni di voto dei cittadini restituisce scenari diversi tra Milano, Roma e Napoli. Nel capoluogo lombardo, al momento il consenso è polarizzato attorno ai due principali candidati Sala e Parisi con il candidato l’ex commissario di Expo in vantaggio sul candidato unitario del centrodestra. I giochi per il ballottaggio quindi sembrano fatti. Nella capitale, il quadro è più incerto con una leggera prevalenza della candidata del Movimento 5 stelle che intercetta al momento con maggiore effi cacia il malcontento degli elettori capitolini, seguita a breve distanza dal candidato del Pd Giachetti e, un po’ più staccati, dalla Meloni e da Alfio Marchini. Decisive le prossime settimane di campagna elettorale quindi. A Napoli, l’apprezzamento per il lavoro svolto dal sindaco uscente De Magistris si traduce in un netto vantaggio del candidato sui principali avversari, Valente, Lettieri e Brambilla, che partono più o meno alla pari nella corsa per arrivare al ballottaggio con De Magistris. biano avuto contatti anche nel nostro Paese. Negli Usa su tali questioni il dibattito è diventato più acceso e più diffuso. L’ex senatore Bob Graham, già copresidente della Commissione d’indagine del Congresso su l’11 settembre, continua con insistenza a chiedere la desecretazione delle 28 pagine. Anche recentemente in diverse interviste ha ribadito che «è necessaria la riapertura di un’indagine generale su l’11 settembre perché entrambe le Commissioni di indagine hanno dovuto operare entro un limite temporale che non ha permesso una’indagine esaustiva». Ha aggiunto: «Le 28 pagine sono importanti in quanto indicano come il complotto venne finanziato e, anche se non sono autorizzato a discuterne, C GIANMARIA MARTINI* he ci sia un nesso tra le caratteristiche della personalità di manager e imprenditori e le performance delle loro imprese, è facilmente intuibile. Caratteri empatici, capaci di fare squadra, o al contrario tirannici e che non danno affidamento, incidono evidentemente, non solo sul clima interno all’azienda, ma di conseguenza anche sui suoi risultati. In che termini, però, con quali fattori e con quale impatto, non lo si era ancora indagato. Ci ha provato per la prima volta la Fondazione per la sussidiarietà con il suo annuale Rapporto, realizzato in collaborazione con l’Università di Bergamo e uscito in questi giorni. Il Rapporto, dal titolo «Sussidiarietà e… politiche industriali», parte dalla considerazione che oggi tra le aziende italiane si osserva una grande eterogeneità nei risultati, in termini cioè di crescita, assunzioni, investimenti, internazionalizzazione e innovazione. Soprattutto con la crisi scoppiata nel 2008, si è ampliato il divario tra imprese che hanno iniziato a boccheggiare, o a chiudere, e imprese che non solo hanno resistito ma si sono addirittura rinforzate. E visto che fattori quali il settore di appartenenza, la localizzazione geografica e la dimensione, così come altre cause che il dibattito pubblico tende a indicare, non offrono spiegazioni sufficienti, ci si è interrogati su quali siano i veri fattori di successo dell’impresa e se l’imprenditore che si affida solo a meccanismi gestionali e strategici sia davvero quello che ottiene i risultati migliori. Da qui l’idea di analizzare i «tratti della personalità» di chi guida l’impresa, con riferimento alle capacità caratteriali che l’economista e premio Nobel Heckman ha chiamato soft skills o character. Esse figurano oramai come le dimensioni classiche nella psicologia e nell’economia del carattere e sono: apertura all’esperienza, responsabilità, tendenza a cooperare, omologazione. Dall’indagine, realizzata in quattro settori caratteristici del Made in Italy (abbigliamento-tessile, agroalimentare-ortofrutta, arredamento e automazione–macchine utensili) sono emerse alcune conferme a dati intuibili, ma anche alcune sorprese. Le conferme: la tendenza a cooperare del titolare (che si attua nella collaborazione con dipendenti, fornitori, partner e anche imprese dello stesso settore) ha una relazione positiva significativa con la crescita del fatturato e con l’innovazione di prodotto; una relazione positiva molto significativa con i margini delle vendite, con l’innovazione di processo e con l’internazionalizzazione e la presenza nei mercati esteri. Anche la responsabilità (intesa come tendenza ad essere organizzati, a trovare nuove soluzioni ai problemi, a consolidare e far crescere l’azienda, a lavorare sodo) ha una relazione positiva molto significativa con la crescita del fatturato, mentre l’apertura all’esperienza (intesa come tendenza ad essere aperti a nuove esperienze estetiche, culturali ed intellettuali, ad essere curiosi, a imparare nuove lingue), ha un nesso positivo, ma non così significativo come ci si aspetterebbe, con la presenza dell’azienda sui mercati esteri. Alla luce dei risultati ottenuti, per essere efficace, la politica industriale deve innanzitutto riconoscere la diversità delle imprese tra settori e all’interno dei singoli settori, e strutturarsi in interventi articolati e specifici. In particolare, questi strumenti appaiono i più idonei per una politica industriale efficace: la formazione life-long di imprenditori, manager e lavoratori; il riconoscimento esplicito anche da parte dei policy makers del valore delle reti d’impresa e degli altri corpi intermedi a cui partecipa l’imprenditore, se essi sono terreno di scambio di esperienze e conoscenze e non mere occasioni commerciali; la valorizzazione dei casi di cooperazione virtuosa tra imprese; e una politica industriale progettata e implementata innanzitutto osservando la realtà delle imprese. In altri termini, ciò che può fare bene alle nostre imprese, alla luce di quanto emerge dal Rapporto, è una politica che risponda a criteri di sussidiarietà, partendo dalla realtà delle imprese e dei loro ambiti e che non venga calata dall’alto in modo astratto o ideologico. *ordinario di economia politica Università di Bergamo © Riproduzione riservata