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Matto ma non scemo Jannacci che stupore
INCONTRI 9 Enzo Jannacci saluta il pubblico alla fine del concerto svolto al Meeting nell’agosto del 2009 Matto ma non scemo Jannacci che stupore ma nei dischi non si vede. Gaber, prende il volo come cantante commerciale di successo. Il discografico Nanni Ricordi non rinuncia a lanciare Jannacci, gli procura un provino alla Rai. Il mica scemo ma matto si presenta come diplomato al Conservatorio in triangolo (e spiegando che proponeva una «canzone progressista»). La canzone era Il cane con i capelli, storia di un diverso che più diverso non si può essendo emarginato dagli altri cani per via dei bei capelli e dagli uomini perché cane. La Rai lo spedisce a casa: «inadatto a fare l’artista» fu la sentenza scritta. Ma questo è solo l’inizio. Pedrinelli ne ha da raccontare. Il matto ma non scemo diventa un fenomeno apprezzato da Zavattini («ecco il neo-realismo nella canzone!»), Bianciardi, Eco, dal musicista del Piccolo Teatro Fiorenzo Carpi, da /ů ƌƵŽůŽ ĚĞů ĐŝƩĂĚŝŶŽ͕ ŝŶ ƋƵĞƐƚŽ ƐĞŶƐŽ͕ ğ ĨŽŶͲ ĚĂŵĞŶƚĂůĞ͗ ĂƩƌĂǀĞƌƐŽ ŝů ŐĞƐƚŽ ĚĞůůĂ ĐŽƌƌĞƩĂ ƐĞƉĂƌĂnjŝŽŶĞ ĚĞŝ ƌŝĮƵƟ ĚŽŵĞƐƟĐŝ ğ ĐŽůƵŝ ĐŚĞ ƉĞƌ ƉƌŝŵŽ ŝŶŶĞƐĐĂ ŝů ƉƌŽĐĞƐƐŽ ĚĞů ƌŝĐŝĐůŽ͘ ŝŵƉŽƌƚĂŶƚĞ͕ ƉŽŝ͕ ĐŚĞ ŝů ŽŵƵŶĞ Ăƫǀŝ ƵŶ ƐĞƌǀŝnjŝŽĞĸĐĂĐĞĚŝƌĂĐĐŽůƚĂĚŝīĞƌĞŶnjŝĂƚĂĞĐŚĞ ŝů ŵĂƚĞƌŝĂůĞ ǀĞŶŐĂ ƐƵĐĐĞƐƐŝǀĂŵĞŶƚĞ ĂǀǀŝĂƚŽ Ă ƌĞĐƵƉĞƌŽ͘ DŝŐůŝŽƌĞ ğ ůĂ ƋƵĂůŝƚă ĚĞŝ ŵĂƚĞƌŝĂůŝ ƌĂĐĐŽůƟ͕ ŵĂŐŐŝŽƌŝ ƐĂƌĂŶŶŽ ŝ ƌŝƐƵůƚĂƟ ĮŶĂůŝ Ěŝ ƌŝĐŝĐůŽ͕ŐĂƌĂŶƟƟĚĂŽŶĂŝĞŽŶƐŽƌnjŝĚŝĮůŝĞƌĂ͘ KE/ğŝůĐŽŶƐŽƌnjŝŽƉƌŝǀĂƚŽƐĞŶnjĂĮŶŝĚŝůƵĐƌŽ ĐŽƐƟƚƵŝƚŽĚĂŽůƚƌĞϭ͘ϬϬϬ͘ϬϬϬĚŝĂnjŝĞŶĚĞƉƌŽĚƵƩƌŝĐŝ ĞƵƟůŝnjnjĂƚƌŝĐŝĚŝŝŵďĂůůĂŐŐŝĐŚĞŚĂůĂĮŶĂůŝƚăĚŝ ƉĞƌƐĞŐƵŝƌĞŐůŝŽďŝĞƫǀŝĚŝůĞŐŐĞĚŝƌĞĐƵƉĞƌŽĞƌŝĐŝĐůŽ ĚĞŝŵĂƚĞƌŝĂůŝĚŝŝŵďĂůůĂŐŐŝŽ͘/ů^ŝƐƚĞŵĂŽŶƐŽƌƟůĞ ĐŽƐƟƚƵŝƐĐĞŝŶ/ƚĂůŝĂƵŶŵŽĚĞůůŽĚŝŐĞƐƟŽŶĞĚĂƉĂƌƚĞ ĚĞŝƉƌŝǀĂƟĚŝƵŶŝŶƚĞƌĞƐƐĞĚŝŶĂƚƵƌĂƉƵďďůŝĐĂ͗ůĂƚƵƚĞůĂ ĂŵďŝĞŶƚĂůĞ͕ŝŶƵŶ͛ŽƫĐĂĚŝƌĞƐƉŽŶƐĂďŝůŝƚăĐŽŶĚŝǀŝƐĂ ƚƌĂŝŵƉƌĞƐĞ͕ƉƵďďůŝĐĂĂŵŵŝŶŝƐƚƌĂnjŝŽŶĞĞĐŝƩĂĚŝŶŝ͕ĐŚĞ ǀĂĚĂůůĂƉƌŽĚƵnjŝŽŶĞĚĞůů͛ŝŵďĂůůĂŐŐŝŽĂůůĂŐĞƐƟŽŶĞ ĚĞůĮŶĞǀŝƚĂĚĞůůŽƐƚĞƐƐŽ͘KE/ŝŶĚŝƌŝnjnjĂů͛ĂƫǀŝƚăĚĞŝ ϲŽŶƐŽƌnjŝĚĞŝŵĂƚĞƌŝĂůŝ͗ĂĐĐŝĂŝŽ;ZŝĐƌĞĂͿ͕ĂůůƵŵŝŶŝŽ ;ŝĂůͿ͕ĐĂƌƚĂ;ŽŵŝĞĐŽͿ͕ůĞŐŶŽ;ZŝůĞŐŶŽͿ͕ƉůĂƐƟĐĂ ;ŽƌĞƉůĂͿĞǀĞƚƌŽ;ŽƌĞǀĞͿ͘ EĞůϮϬϭϰĞƐƵůů͛ŝŶƚĞƌŽƚĞƌƌŝƚŽƌŝŽŶĂnjŝŽŶĂůĞ͕ů͛ŝŵƉĞŐŶŽĚŝ ŽŶĂŝͲŽŶƐŽƌnjŝŽEĂnjŝŽŶĂůĞ/ŵďĂůůĂŐŐŝͲĞĚĞŝŽŶƐŽƌnjŝ Ěŝ&ŝůŝĞƌĂŚĂƉĞƌŵĞƐƐŽů͛ĂǀǀŝŽĂƌŝĐŝĐůŽĚĞůϲϱ͕ϵйĚĞŐůŝ ŝŵďĂůůĂŐŐŝŝŵŵĞƐƐŝĂůĐŽŶƐƵŵŽ͕ƉĞƌƵŶƚŽƚĂůĞĚŝĐŝƌĐĂ ϴŵŝůŝŽŶŝĚŝƚŽŶŶĞůůĂƚĞĚŝƌŝĮƵƟƚƌĂƐĨŽƌŵĂƟŝŶŵĂƚĞƌŝĂ ƉƌŝŵĂƐĞĐŽŶĚĂ͕ĞŝůƌĂŐŐŝƵŶŐŝŵĞŶƚŽĚŝƵŶƚĂƐƐŽĚŝ ƌĞĐƵƉĞƌŽĐŽŵƉůĞƐƐŝǀŽƉĂƌŝĂů77,7%͘ TE OFFERTA SPECIALE MEETING 2015 EMPI ento aaacT ea Abbonisatam rt r ca e + gitalle dig Un anno di riv ISTIIADmApi Dvd CR Te r di T er i llettori utta p assolu ima a Anteprrim + O MILANO M O U D o r Lib + na e la Ran i, i I Mostrri, Santi Y OffertattoorSi K Tempi di T d e riservata ne on Promozziio DA COSA RINASCE COSA. 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Cerca di emergere col jazz, ma è musica senza parole; e allora prova da rockettaro: lui e Gaber fanno i Due corsari. Uno spasso da vedere, Dario Fo. Lui resta timido (che scuse), canta schizo e così si capisce che è lui, patisce la censura della Rai democristiana: guance bianche e rosse devono parere bicolore e non tricolore se no è vilipendio. Strada sempre in salita di uno sempre diverso e non allineato perché appena ha un po’ di autorevolezza lancia gli altri, i giovani che trova talentuosi: Boldi, Teocoli, Abatantuono, Cochi e Renato, Paolo Rossi, Bove e Limardi… fino a San Remo, dove vince in premi della critica ma ancora una volta subisce il disinteresse del mondo discografaro che conta commercialmente. Anche come medico (cardiochirurgo e altro) patisce invidie di tanti colleghi, perché lui è noto in tv, e perché è anche bravo e umano coi pazienti. «Quando il sipario calerà / io me ne andrò / ed ogni luce sparirà, io me ne andrò… l’elettricista chiederà / Ma vale tanto una canzone?». Pedrinelli racconta di quando Enzo gli raccontò che due bambinetti lo riconobbero. Guarda, quello di Vengo anch’io. E l’altro: ma a me piace di più il lato B, perché quando lo sento piango. É la storia d’amore sfortunata di un «cuore urgente». La canzone era Giovanni Telegrafista. «In quella canzone ci sono io, la mia disperazione, e la canto in modo sincero». Il cuore urgente i bambini lo capiscono. Pedrinelli aiuta a farlo capire anche ai grandi. Maurizio Vitali IG Uno che di sé dice «sono matto ma non sono scemo», al Meeting non finisce mai di interessare e di piacere. Perché matto equivale a libero dagli schemi e mica scemo equivale ad avere un giudizio. L’uomo che si definì come sopra è il grande medico e artista Enzo Jannacci. Ricordate? Stupì nel 2009 la sua intervista data al Corriere su Eluana, perché andava controcorrente di brutto e parlava anche di carezza del Nazareno. Stupì lo scorso anno qui al Meeting la mostra dedicata a lui e a Giovannino Guareschi, che dei due così diversi faceva conoscere la comune grandezza nell’amore al Mondo piccolo e alla Roba minima. Ieri è toccato al giornalista e critico musicale Andrea Pedrinelli tener vivo il fuoco dello stupore per la figura e l’opera di Jannacci. Riuscendoci benissimo, perché la conoscenza che Pedrinelli ha di Jannacci non è solo quella professionale e distaccata del competente e del reporter di lungo corso, ma è dichiaratamente affettiva, maturata negli anni in tanti incontri e tante interviste (e tanto ascolto delle sue canzoni). Roba minima (mica tanto) è il titolo del libro di Pedrinelli che è come la bibbia completa e ragionata delle canzoni di Enzo (editore Giunti). Racconti minimi è la godibilissima ora di incontro-quasi spettacolo in cui Pedrinelli inanella racconti, ricordi personali, frasi di Enzo, testi recitati di sue canzoni. Vien fuori la possibilità di un incontro, vero e commovente, con il grande Jannacci. Il quale è partito dalla periferia, 22 agosto