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Chiamata di Mezzanotte

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Chiamata di Mezzanotte
Il giornale internazionale della profezia biblica
Chiamata di Mezzanotte
Poste Italiane - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art. 1 comma 1 D.C.B. - TORINO Chiamata di Mezzanotte n 7/2014
www.cdmitalia.org n ottobre 2014
La città più importante del mondo
• Un popolo ritorna in patria
Dio si mostrerà glorioso a Gerusalemme n La conoscenza aumenterà?
Davide Martella
Prefazione
Tante cose possono cambiare la vita di una persona,
ma per essere veramente soddisfatti e resistere a tutte
le avversità che l’esistenza ci pone davanti c’è bisogno
di qualcosa o meglio qualcuno che trasformi completamente la nostra vita e le dia un senso. Non sono certo i
beni materiali, un ottimo stato di salute, una famiglia
completa, il successo nel proprio lavoro che possono
offrire all’uomo quella pienezza della vita che garantisce la vera felicità.
In questo libro esiste un comune denominatore che
caratterizza e trasforma continuamente la vita di questi campioni: l’amore di Dio. In diversi modi, contesti e
situazioni Dio ha operato nella vita di queste persone
una trasformazione che ha radicalmente cambiato il
loro modo di pensare ed agire. Le diverse esperienze e
testimonianze delineano chiaramente l’elemento alla
base del loro modo di vivere: l’essere cristiani, ossia
persone che non hanno qualità particolari o soprannaturali, ma che hanno conosciuto quello che Dio ha fatto
per l’uomo e l’intera umanità, il Suo meraviglioso piano
di salvezza per mezzo della morte di Gesù Cristo sulla
croce ed il bisogno di comunione dell’uomo con il Suo
Creatore. Questa salvezza può essere acquisita solo per
mezzo della fede in Cristo e nel Suo Sacrificio, attraverso
il ravvedimento che implica una completa sottomissione
ai comandamenti del Signore nella Sua Parola, La Bibbia. Come cristiani, questi campioni mostrano a tutti un
reale cambiamento ed un modo di vita onesto, sincero e
leale che scaturisce da un rapporto vivo e costante con
il Salvatore e Signore della loro vita: Cristo Gesù. Per
conoscere Cristo e la Sua salvezza è indispensabile leggere La Bibbia, il Libro di Dio, perché essa rende testimonianza di Gesù Cristo, la Sua persona e la Sua Opera
di salvezza.
Il libro di Davide Martella ci aiuta a comprendere
chiaramente attraverso delle semplici testimonianze di
cristiani di conoscere e capire meglio quello che Gesù ha
fatto, la Salvezza di Dio per l’uomo e l’importanza della
lettura della Bibbia, il libro più diffuso al mondo capace
di cambiare la vita delle persone perché Parola di Dio.
Che la lettura di questo libro possa far maturare nella
tua vita la necessità di diventare un cristiano e manifestare Cristo al Centro della tua vita attraverso l’osservanza della parola di Dio ed un cammino di verità,
requisito essenziale richiesto a coloro i quali si definiscono ”cristiani”.
Dott. Graziano Riccioni, MD, PhD
2
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
Semplicemente Amore
Questo libro narra dell’amore di Dio per il
genere umano e ci racconta di vite di personaggi pubblici cambiate da questo grande
AMORE.
Conduce il lettore a considerare un’unica
possibilità di fronte a questo amore:
ARRENDERSI a LUI
Tascabile, 120 Pagine, Bestell-Nr. 00155
EUR 6.–
!
à
t
i
v
No
indice
focus Biblico
4 La più importante città del mondo
6 La conoscenza aumenterà?
10 Dio si mostrerà glorioso a
Gerusalemme
serie
9 La conferma delle profezie
dell’Antico Testamento che
riguardano il futuro
13 I tre «passi problematici»
punto di vista
14 «La fedeltà dell’azione di Dio nei
confronti di Israele ci incoraggia ad
essere certi della nostra salvezza»
20 In viaggio verso l'estremità del
mondo
attualità
12 La Bibbia il Corano e la terra
piatta
17 La decimazione dei cristiani in
Medio Oriente
17 Scandalo: nelle scuole ginevrine si
insegna la dottrina della creazione
17 Bambina di cinque anni diventa
maschio
profezie
23 Un popolo ritorna in patria
chiamata di mezzanotte
26 Meditazioni mattutine edificanti
26 Festival presso il Río Olimar
27 Israele – una destinazione di
viaggio molto speciale
3
Saluto
5
Spigolature
22Notizie su Israele
27Colophon
saluto
da Peter Malgo
«L’antisemitismo in veste cristiana fa
rabbrividire»
Vicinissimo a casa nostra, ho avuto modo di
osservare la seguente scena: su un autobus
di linea alcuni passeggeri salgono e improvvisamente un gruppo di giovani che si trovava già nel veicolo inizia a gridare: «Un ebreo,
un ebreo! Guardatelo…!» Dicono parolacce
e indicano con disprezzo l’ebreo ortodosso
appena salito. L’uomo è esposto a una palese ostilità antisemita ma reagisce ignorando
quella gentaglia. Che cosa starà provando?
Nessuno nell’autobus sembra infastidito da
ciò che sta accadendo. L’ostilità nei confronti
degli ebrei in molti ambienti è di nuovo tollerata; l’antisemitismo è presente in tutti gli strati
della popolazione e non viene più nascosto.
Le discussioni relative l’olocausto si accendono periodicamente in molti paesi. Ciò non è
dovuto solo all’elaborazione storica della Seconda Guerra Mondiale e alla questione dei
soldi di riparazione (Wiedergutmachung), ma
è la dimostrazione di una nuova forma di antisemitismo: la relativizzazione dell’olocausto
e l’affermazione che, in fondo, non è stato poi
tanto grave. Non mi riferisco qui alle persone che negano fondamentalmente l’olocausto e con esso il dolore indicibile provocato al
popolo ebreo, ma piuttosto alle persone che
affermano che sia ora di smettere di parlare
dei terribili avvenimenti del passato. Il frutto
di tale atteggiamento sono poi i tristi episodi come quello osservato nell’autobus. Come possono i nostri figli e nipoti sapere cosa è successo davvero, se questa parte della
storia viene rimossa? In Germania è salita al
ventiquattro per cento la parte di popolazione che ha adottato questo cliché antisemitico
come reazione all’olocausto. Oltre alle critiche
«classiche» rivolte agli ebrei dai fautori dell’antisemitismo – per esempio che gli ebrei abbiano troppo influsso e che siano responsabili in prima persona della loro persecuzione
a causa del loro comportamento – secondo
gli esperti sono ormai altri pregiudizi e accuse
ad essere diventati molto più frequenti, come
il fatto che gli ebrei traggano vantaggio dall’olocausto e lo sfruttino ai propri scopi a spese
degli interessi dei tedeschi. Anche la critica
contro Israele, motivata da una buona dose di
antisemitismo, viene espressa in modo sem-
pre più aperto.
Oggi è quanto mai evidente e preoccupante
che l’antisemitismo stia uscendo sempre più
dall’anonimato anche fra i cristiani. C’è forse
anche fra noi chi sta provando una crescente e nascosta insofferenza nei confronti degli
ebrei, del fatto che si parli tanto di loro e che
ci sia in gioco del denaro?! In realtà molti cristiani sono stanchi di sentir parlare dell’olocausto e vi si oppongono con grande fervore.
Confrontati con argomentazioni contrarie, distolgono il più possibile l’attenzione dai fatti.
L’antisemitismo in veste cristiana fa rabbrividire perché con esso ci si oppone consapevolmente al primo amore di Dio. «Perché proprio
Israele, perché proprio gli ebrei?», chiedono
in molti. In Deuteronomio 7:7-8 sta scritto: «Il
SIGNORE si è affezionato a voi e vi ha scelti,
non perché foste più numerosi di tutti gli altri
popoli, anzi siete meno numerosi di ogni altro
popolo, ma perché il SIGNORE vi ama: il SIGNORE vi ha fatti uscire con mano potente e
vi ha liberati dalla casa di schiavitù, dalla mano del faraone, re d'Egitto, perché ha voluto
mantenere il giuramento fatto ai vostri padri.»
In questa rivista abbiamo parlato più volte
della teologia della sostituzione che si sta diffondendo sempre più nelle chiese e che, in
realtà, contiene anche delle idee molto vicine all’antisemitismo. Che Dio ci preservi da
esse! Non sta a noi giudicare Israele o altre
nazioni. Senza dubbio, da un punto di vista
puramente umano, gli ebrei non sono migliori degli altri. Eppure sono il primo amore di
Dio. Hanno la promessa, come sta scritto nella lettera ai Romani. Sono il popolo del futuro,
la terra della Bibbia. Proprio in un periodo in
cui sulla scena politica Israele è sempre più
emarginato, in cui la nazione mediorientale
una volta popolare viene messa sempre più in
discussione, è importante che come cristiani
assumiamo una posizione chiara. Senza pregiudizi, liberi da qualsiasi idea antisemita, dovremmo amare Israele, aiutarlo e metterci
dalla sua parte.
Cordialmente vostro
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
3
TITolo
La città più importante del mondo
La città di Gerusalemme è la posta in gioco nel maggiore
conflitto in Medio Oriente. Gerusalemme divide ed è lì che
Gesù ritornerà. È inoltre da Gerusalemme che istituirà il
suo regno di pace e regnerà sulla terra (Is 2:1 sgg. e Mi 4:1
sgg.). Nella Bibbia Gerusalemme è definita anche la città
della fedeltà (o della verità) (Za 8:3). Gesù dice che Gerusalemme è la città del gran Re (Mt 5:35). A Gerusalemme Dio
fu in Cristo e riconciliò il mondo con se stesso (2 Co 5:19).
Questo rende Gerusalemme la città di Dio sulla terra e la
prova della verità della Bibbia. Dato
che un mondo incredulo non può e non
«Pregate per la
vuole ammetterlo, si combatte con
ogni mezzo contro questa città, anche
pace di
nel mondo invisibile. Il motto pare esGerusalemme!
sere: «Non è vero, non deve essere vero
e non può essere vero.» Se il mondo lo
Quelli che ti
ammettesse, dovrebbe convertirsi a
Gesù Cristo e riconoscere le ragioni di
amano vivano
Dio. Il nemico fa di tutto per impedire
tranquilli.»
che Gesù possa ritornare a Gerusalemme ma non riuscirà nel suo intento. È
Salmo 122:6
sintomatico che i Palestinesi considerino Gerusalemme la capitale del futuro Stato palestinese. In Zaccaria 12:23 leggiamo che Gerusalemme sarà una coppa di stordimento
e una pietra pesante per tutti i popoli e che tutte le nazioni
della terra si aduneranno contro di lei (Za 14:2-4). Allora
Gesù Cristo ritornerà per liberare il suo popolo e i suoi piedi
CM
poggeranno sul Monte degli Ulivi.
4
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
INFOBOX
Legge sulla
protezione dei
luoghi sacri
La legge sulla protezione dei luoghi sacri,
adottata nel 1967 durante la presidenza del
governo israeliano di Levi Eshkol, prevede:
1. I luoghi sacri saranno protetti dalla profanazione, da qualsiasi altra
violazione e da qualsiasi cosa atta a
ostacolare il libero accesso dei membri delle varie religioni ai luoghi a
loro sacri o che violi i loro sentimenti religiosi nei confronti di tali luoghi.
2 a) Chiunque profanerà o commetterà qualsiasi altra violazione di un
luogo sacro, può essere punito con
una pena di reclusione di sette anni.
2 b) Chiunque commetterà un’azione che
lede la libertà di accesso ai luoghi sacri dei membri delle varie confessioni
o ferirà i loro sentimenti nei confronti
di tali luoghi, può essere condannato a
una pena di cinque anni di reclusione.
Il contrasto riguardo Gerusalemme
Gerusalemme è il cuore della fede ebraica ed è una città importante anche per l’Islam. Come se non bastasse, ogni anno
anche centinaia di migliaia di cristiani si recano in pellegrinaggio nei luoghi sacri della città. Pur essendo stata riunificata
nel 1967, la città continua a essere divisa in varie regioni ed è un pomo di discordia fra Israeliani e Palestinesi.
Negli ultimi tempi, il contrasto riguardo Gerusalemme si è sempre più aggravato. Per molti gli sviluppi e le sfaccettature del conflitto sono difficili da capire. I comunicati riguardanti la parte orientale araba di Gerusalemme definiscono
generalmente «coloni» gli ebrei che abitano in questa zona della città. La situazione sul posto è molto più complessa, ma
di ciò i media non parlano. Le seguenti spiegazioni vogliono chiarire alcuni aspetti.
Prima di tutto vorremmo ricordare alcune affermazioni che negli ultimi tempi sono state più volte ripetute: a.) Un numero crescente di arabi contesta la storia ebraica di Gerusalemme. b.) Soprattutto i Palestinesi negano che in passato sia
esistito un tempio ebraico sulla spianata su cui oggi si trova la Cupola della Roccia. c.) Si accusa Israele di «giudaizzare»
Gerusalemme e i suoi dintorni. d.) Si afferma ripetutamente che Israele nega il libero accesso ai luoghi sacri.
Ecco alcuni fatti:
Gerusalemme è diventata molto presto la capitale
d’Israele e, contemporaneamente, è stata chiamata
Sion: a essa sono legate numerose speranze religiose e pensieri di salvezza (es. nei Salmi e in Isaia 2).
Non dovrebbe sorprendere che Sion, o Gerusalemme, giochi un ruolo tanto importante (sia emotivamente che storicamente) nel mondo ebraico. Il Sionismo non dovrebbe essere riferito esclusivamente
a un movimento politico del XIX sec. perché Sion fa
parte da millenni dell’identità del popolo ebraico. Il
Sionismo moderno ha incoraggiato l’immigrazione
degli ebrei a Gerusalemme e in tutto il territorio d’Israele. Già nel XIX secolo, ebrei yemeniti ricostruirono una parte della città, chiamata oggi Silwan, fuori
dalle mura della Gerusalemme antica (a sud della
collina del tempio). Durante il periodo dell’Impero
ottomano, vi si trovavano meno di cento abitazioni in cui vivevano poco più di 240 persone. Quasi lo
stesso è avvenuto per altri quartieri a est e a sud di
Gerusalemme. I terreni in cui sono sorti i quartieri
residenziali, abitati ancora oggi, furono acquistati
dagli ebrei già nel 1876. Nel 1877 un gruppo di ebrei
chassidici fondò un centro abitato fuori dalla porta
di Damasco. A nord di Gerusalemme si trovano due
quartieri periferici, Atarot e Neve Ya’akov, fondati
nel 1925. Dal 1888 esiste anche una zona abitata a
sudest di Gerusalemme, in cui si trova, per esempio, il kibbutz Ramat Rahel e Abu Tor, confinante
con Beth Josef. Tutti questi quartieri si trovano nella zona che generalmente è definita Gerusalemme
Est, ossia in una regione associata alla Gerusalemme araba. La grande maggioranza di questi quartieri ebraici di Gerusalemme è stata completamente
distrutta dalle truppe d’occupazione giordane fra il
1948 e il 1967, che vi cancellarono ogni traccia ebraica. Qualcosa di simile è successo al grande cimitero
che si trova sul Monte degli Ulivi.
Gerusalemme è stata fondata dal re Davide e, fin dalla
sua fondazione (ca. 1000 a.C.) questo luogo è stato costantemente abitato da ebrei, anche nei periodi in cui
buona parte della popolazione era stata deportata e viveva in esilio. L’abitato originario della «città di Davide»
è stato in parte riportato alla luce con scavi archeologici.
Come sta scritto nella Bibbia e, almeno per quanto
riguarda il secondo tempio, è stato confermato da
straordinarie scoperte archeologiche, in questo
luogo si trovavano entrambi i templi ebraici.
Quando il Waqf, l’Autorità a capo dei luoghi sacri
dell’Islam, fa sparire le tracce archeologiche del
giudaismo sotto gli attuali edifici musulmani, e le
riversa come macerie nella sottostante valle di
Kidron, compie un gravissimo sacrilegio agli occhi
del mondo intero. Nessuno, tuttavia, è pronto
ad ascoltare le proteste degli ebrei a questo
proposito.
Dopo il 1948 l’Assemblea generale dell’ONU adottò
tre risoluzioni che avevano l’obiettivo di conferire
lo status internazionale a Gerusalemme. In seguito
però il progetto fu abbandonato, fino al momento in
cui Israele assunse il controllo totale sulla città. Dal
1967 a oggi, l’ONU, dopo aver ignorato l’occupazione giordana della città per diciannove anni, ha adottato numerose risoluzioni in cui condanna Israele per
aver cambiato lo status di Gerusalemme.
Ricordiamo che Gerusalemme non è nominata neppure
una volta nel Corano e che i musulmani non pregano in
direzione di Gerusalemme come fanno invece gli ebrei.
Le frontiere del 1948 e quelle del 1967 sono linee di
demarcazione che corrispondono alle linee di armistizio; non esiste alcun contratto che rende definitive queste linee.
AN Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
5
focus biblico
La conoscenza
aumenterà?
«Tu, Daniele, tieni
nascoste queste parole
e sigilla il libro sino al
tempo della fine. Molti lo
studieranno con cura e la
conoscenza aumenterà»
(Da 12:4).
6
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
N
ei nostri ambienti è diffusa l’interpretazione che Daniele 12 al
versetto 4 si riferisca esclusivamente ai tempi moderni. In passato
anch’io ne ero convinto e lo insegnavo,
finché non ho studiato il versetto più
approfonditamente. Se infatti si considera Daniele 12:4 nel suo contesto,
ci si rende conto che il passo parla del
tempo della tribolazione, in cui molti
ebrei studieranno le profezie di Daniele
e si convertiranno al Messia. Alcuni
esegeti della profezia biblica insegnano
che Daniele doveva chiudere e sigillare
il libro perché le sue profezie parlano
dei tempi moderni e i contemporanei
di Daniele non avrebbero avuto modo
di capirle. Secondo tale posizione, è
riservata alla gente di oggi la capacità
di capire tali profezie perché solo quelli
che si avvicinano al loro compimento
sono in grado di capire le visioni del
profeta. Non condivido tale interpretazione. Il fatto di chiudere e sigillare
il libro fino al tempo della fine indica
qualcosa di diverso: è l’ordine di con-
Spigolatur e
servare il libro di Daniele. Il Commentario di Stephen Millers spiega questo
aspetto di Daniele 12:4 in modo molto
appropriato:
«In Medio Oriente si usava ‹sigillare› un documento importante,
imprimendovi il segno di riconoscimento delle persone coinvolte e del
suo scrivano. Un testo sigillato non
poteva più essere elaborato o modificato. Poi il documento originale
veniva copiato e nascosto in un luogo
sicuro (‹chiuso›), dove poteva essere
conservato. Un’illustrazione precisa
di tale processo si trova nel libro di
Geremia: ‹Io [Geremia] comprai da
Canameel, figlio di mio zio, il campo
che era ad Anatot, e gli pesai il denaro,
diciassette sicli d'argento. Scrissi tutto
questo in un documento, lo sigillai
(hâtâm), chiamai i testimoni, e pesai
il denaro nella bilancia. Poi presi l'atto
d'acquisto, quello sigillato contenente
i termini e le condizioni, e quello
aperto, e consegnai l'atto di acquisto a
Baruc, figlio di Neria, figlio di Maseia
[lo scrivano]› (Gr 32:9-12). L’atto di
acquisto di Geremia non fu sigillato per
‹nasconderne› o ‹mantenerne segreto›
il contenuto, bensì per conservarlo. In
realtà Geremia compì tale transazione
alla presenza del cugino, ‹in presenza
dei testimoni che avevano sottoscritto
l'atto d'acquisto, e in presenza di tutti
i Giudei che sedevano nel cortile della
prigione› (Gr 32:12). Esisteva anche
una ‹copia aperta› del documento che
probabilmente era a disposizione di chi
volesse controllare.
Gabriele ordinò quindi a Daniele di
conservare ‹le parole del rotolo›, non
soltanto quest’ultima visione bensì
l’intero libro, per quelli che vivranno
‹al tempo della fine›, quando si avrà
bisogno del suo messaggio.»
Al capitolo 8:26 Daniele riceve lo
stesso ordine, ossia di «chiudere» la
visione. Ciò non significa che Daniele
debba sigillare tali parole perché restino un segreto fino ad un certo momento, bensì che lo faccia perché la profezia
sia conservata e accessibile quando nel
futuro se ne avrà bisogno. Ma quando sarà tale momento? L’espressione
ebraica per «tempo della fine» si trova
cinque volte nell’Antico Testamento,
sempre nel libro di Daniele (8:17 e 19;
11:35, 40; 12:4, 9). In Daniele 8:26
si afferma a proposito di una visione:
«si riferisce a un tempo lontano». E
in Daniele 10:14 si spiega: «Ora sono
venuto a farti conoscere ciò che avverrà
al tuo popolo negli ultimi giorni; perché è ancora una visione che concerne
l'avvenire.» È interessante che alla fine
del libro di Daniele, dove si concentra
la profezia futura, si trovano almeno
otto affermazioni che riguardano il
tempo della fine. Da ciò capiamo che
queste cose devono avvenire nel piano
profetico di Dio per la storia.
Dato che l’espressione «tempo della
fine» si trova soltanto nel libro di Daniele, sono convinto che essa si riferisca alla fine di un tempo che è già stato
nominato in tale libro. Daniele 8:17
afferma: «Sta' bene attento, o figlio
d'uomo, perché questa visione riguarda
il tempo della fine.» E al verso 19 sta
scritto: «Ecco, io ti farò sapere ciò che
avverrà nell'ultimo tempo dell'indignazione; perché la visione riguarda
il tempo della fine.» Se consideriamo
entrambi questi versi, riconosciamo
che devono riferirsi allo stesso periodo. Considerando il contesto, il primo
tempo dell’indignazione si potrebbe
riferire agli av venimenti dell’epoca
di Antioco Epifane nel II sec. a.C. Ma
qui l’angelo inviato parla con Daniele
«dell’ultimo tempo dell’indignazione»
perché si riferisce al tempo della fine
stabilito. In tutto il libro di Daniele
l’ultimo tempo dell’indignazione è
sempre il periodo della tribolazione
prima dell’arrivo del Messia.
Gli altri casi in cui viene usata
l’espressione «tempo della fine» in
Daniele (11:35 e 40; 12:4 e 9) si riferiscono tutti allo stesso periodo. «Di
conseguenza le profezie rivelate saranno applicabili soprattutto a quelli che
vivono ‹al tempo della fine›», afferma
John Walvoord.
Mi ricordo che alla fine degli anni
Novanta guardavo un programma televisivo settimanale sulla profezia, in
cui per un anno si parlò dei rapidissimi
Se scopriamo in noi un bisogno
che non può essere soddisfatto
da nulla in questo mondo, possiamo dedurne che siamo stati
creati per un mondo diverso.
C.S. Lewis
Come tutti sappiamo, “casa” è
il luogo in cui normalmente siamo amati per quello che siamo
e non per i nostri doni o le nostre qualità; il luogo in cui siamo
amati fino alla fine, non ci si
dimentica e siamo sempre benvenuti. Questo ci dà un’idea del
cielo. I credenti durante la vita
terrena sono in un paese straniero e a scuola. Nella vita futura saremo a casa.
J.C. Ryle
Cristiano, rifletti molto sul cielo: ti aiuterà a proseguire e a
dimenticare le fatiche del cammino. Questa valle di lacrime
è un sentiero che porta in una
terra migliore: questo mondo di
sofferenza è un trampolino in un
mondo di beatitudine.
C.H. Spurgeon
Perché non abbiamo quaggiù
una città stabile, ma cerchiamo
quella futura.
Ebrei 13:14
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
7
focus Biblico
sviluppi nella tecnologia moderna e si
ripeteva continuamente: «Le conoscenze stanno raddoppiando ogni 17 mesi.»
Tutto il documentario era basato sulla
comprensione (errata) di Daniele 12:4,
secondo cui tale aumento della conoscenza sarebbe la realizzazione della
profezia: «e la conoscenza aumenterà.»
Non metto in discussione il fatto che
le conoscenze siano aumentate, ma
Daniele 12:4 non è una profezia riguardante le conoscenze scientifiche in aumento in un determinato periodo della
storia. Come è facilmente riconoscibile
dal contesto, il passo parla invece del
popolo ebreo che capirà le profezie
durante il tempo della tribolazione.
La conoscenza di cui si parla qui non
è soltanto cultura generale perché altrimenti nell’ebraico non si troverebbe
l’articolo determinativo. Dato che c’è
un articolo determinativo, il testo parla
di una conoscenza specifica e non può
trattarsi di altro che della comprensione delle profezie che Daniele dovette
sigillare fino al tempo della fine.
Ciò tuttavia non significa che prima
di allora nessuno sarà in grado di capire
le profezie. Penso che i nati di nuovo
possano capire la profezia di Daniele se
la studiano e ne ricercano il significato.
Tuttavia il passo afferma che il
popolo ebreo, nel suo complesso, non
capirà le profezie del libro di Daniele
prima del «tempo della fine» a causa
della cecità spirituale di cui è colpito
e che fino a oggi è presente fra gli
ebrei persino per quanto riguarda la
comprensione dell’Antico Testamento
– ad eccezione del residuo credente
della Chiesa. Paolo spiega: «Ma le loro
menti furono rese ottuse; infatti, sino
al giorno d'oggi, quando leggono l'antico patto, lo stesso velo rimane, senza
essere rimosso, perché è in Cristo che
esso è abolito. Ma fino a oggi, quando
si legge Mosè, un velo rimane steso
sul loro cuore; però quando si saranno convertiti al Signore, il velo sarà
rimosso» (2 Co 3:14-16). Questo velo
sarà rimosso a un certo punto, durante
il tempo della tribolazione, e Israele
sarà in grado di capire correttamente
i suoi scritti profetici. I gentili devono
8
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
Non è in discussione il fatto che le conoscenze siano
aumentate, ma Daniele 12:4 non è una profezia riguardante le conoscenze scientifiche in aumento in un determinato periodo della storia»
tuttavia guardarsi dal pensare che la
cecità spirituale abbia colpito soltanto
il popolo d’Israele. Non è così! In realtà
ogni persona è spiritualmente cieca
fino al momento in cui riconosce Cristo
come suo Salvatore personale (cfr. 1 Co
2:6-16; Ef 2:1-3; 1 Gv 5:19).
Credo inoltre che un’altra affermazione dell’angelo confermi la mia
interpretazione: «Va' Daniele; perché
queste parole sono nascoste e sigillate
sino al tempo della fine. Molti saranno
purificati, imbiancati, affinati; ma gli
empi agiranno empiamente e nessuno degli empi capirà, ma capiranno
i saggi» (Da 12:9-10). Gli empi non
capiranno mai queste cose e saranno
tolti da Israele. Così tutti quelli che
rimarranno alla fine della tribolazione
crederanno in Gesù come loro Messia
e sono qui nominati «i saggi». Quando capiranno? Quando si realizzerà
Daniele 12:4.
Quando molti anni fa vivevo nei dintorni di Washington D.C., partecipavo
spesso a manifestazioni in cui ebrei e
cristiani si riunivano per sostenere il
moderno Stato d’Israele. Ogni volta che
incontravo un ebreo ortodosso, cercavo
di chiedergli come interpretasse la
profezia delle settanta settimane di
anni di Daniele 9:24-27 e solitamente
mi rispondevano: «Il mio rabbi non
mi permette di studiare questo passo.»
Come? Non stupisce che ancora oggi
molti ebrei neghino la messianicità di
Gesù se non è loro permesso studiare i
passi che dimostrerebbero che Gesù di
Nazareth è il loro Messia. Daniele 12
ci insegna invece che tali profezie sono
conservate e che ci sarà un momento,
durante la tribolazione, in cui tutto il
popolo ebreo le studierà con fervore e
riconoscerà che l’uomo della Galilea è
sempre stato il suo Messia. Che giorno
glorioso sarà quando il Primogenito di
Dio, Israele, ritornerà a casa dopo aver
vagato per tanti anni! Maranatha!
Dr. Thomas Ice
Prima pubblicazione su pre-trib.org; Estratto e
tradotto da: «Running To and Fro».
Serie
Come il Nuovo Testa mento usa l’Antico
La conferma delle profezie dell’Antico
Testamento che riguardano il futuro
P
iù volte il Signore Gesù ha citato testi profetici
dell’Antico Testamento confermando che gli avvenimenti predetti si sarebbero avverati nel futuro.
Ciò vale per la premiazione dei giusti, l’orrore della
distruzione, i segni cosmici, la venuta del Messia nelle
nuvole, il regno messianico sulla terra e la reggenza dei
santi. Potremmo chiamare questo tipo di uso dell’Antico
Testamento da parte del Nuovo la «conferma delle profezie
dell’Antico Testamento che riguardano il futuro».
Ciò avviene ogni qualvolta qualcuno nel Nuovo Testamento nomina un passo veterotestamentario che, dal suo
punto di vista, riguarda il futuro. Tale approccio è una
conferma della forte continuità fra il significato di passi escatologici dell’Antico Testamento e le attese di chi li cita nel
Nuovo Testamento. In altre parole: le profezie degli antichi
profeti sono considerate dalle persone del Nuovo Testamento
un qualcosa che avverrà nel futuro, se non si sono già avverate. Ecco alcuni esempi:
Matteo 13:41-43. Il Signore Gesù parla del raccolto che
avrà luogo alla fine dei tempi. Quando Gesù Cristo ritornerà,
giudicherà gli empi e premierà i giusti che splenderanno nel
suo regno come il sole. Il Signore qui si riferisce probabilmente al passo di Daniele 12:3, un passo escatologico su ciò
che avverrà nel contesto del futuro tribunale di Dio.
Matteo 24:29. Il Signore Gesù qui si riferisce a Isaia
13:10 e 34:4. Questi due passi parlano di segni cosmici
connessi con il giudizio futuro di Dio sui popoli della terra.
Il Signore spiega che gli avvenimenti escatologici dell’Antico
Testamento, dal suo punto di vista, sono ancora futuri.
Matteo 24:30. Qui il Signore Gesù cita Daniele 7:13 che
parla del figlio dell’uomo che compare nelle nuvole del cielo
prima del vegliardo. Gesù collega questo passo con il suo
ritorno sulla terra.
Apocalisse 1:7. L’apostolo Giovanni cita Daniele 7:13 a
proposito del ritorno fra le nuvole e Zaccaria 12:10 a proposito dell’uomo trafitto e del pianto di quelli che lo vedono.
Entrambi i passi dell’Antico Testamento si riferiscono al
ritorno del Messia, alla redenzione d’Israele e al pianto che
ci sarà quando il Messia comparirà. È significativo che Giovanni, l’autore dell’Apocalisse, afferma che queste profezie
escatologiche dell’Antico Testamento si realizzeranno in
tempi futuri rispetto a lui.
Apocalisse 2:26-27. Nella lettera alla chiesa di Tiatiri,
il Signore Gesù promette a chi resiste che parteciperà al
suo dominio futuro. Gesù cita il Salmo messianico 2:8-9 (e
forse Isaia 30:14), che parla del Re di Dio che governerà le
nazioni. Il Salmo 2 mostra esplicitamente l’autorità del Re,
ma Gesù dichiara anche che delegherà ad altri le posizioni
di governo quando avrà stabilito il suo regno sulla terra. La
signoria del Messia è strettamente connessa al governo dei
suoi santi (v. Da 7:27). Quando il Signore Gesù eserciterà il
suo dominio sulla terra, i suoi santi vi parteciperanno.
Questa «categoria» dell’uso neotestamentario di passi dell’Antico Testamento – la conferma di una profezia
dell’Antico Testamento che deve ancora avverarsi nel futuro – dimostra che le persone del Nuovo Testamento erano
convinte che i testi profetici dell’Antico, che ancora non si
erano avverati, si sarebbero realizzati nel futuro. Questo
fatto dovrebbe correggere tutti quelli che affermano che
il Nuovo Testamento supera completamente tutte le attese
escatologiche dell’Antico Testamento.
Dr. Michael Vlach
Pubblicato inizialmente su theologicalstudies.org; «NT Use of OT Part 10:
Affirmation of an Old Testament Prophetic Text Whose Fulfillment Is Still
Future».
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
9
focus Biblico
bibbia & Israele
Dio
si mostrerà glorioso
a
Gerusalemme
10 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
Wim Malgo
Fondatore della missione Chiamata di Mezzanotte (1922-1992)
P
oi alzai gli occhi, guardai, ed ecco
un uomo che aveva in mano una
corda per misurare. Chiesi: ‹Dove
vai?› Egli mi rispose: ‹Vado a misurare Gerusalemme, per vedere qual è la
sua larghezza e quale la sua lunghezza›. Ed ecco, l'angelo che parlava con
me si fece avanti e un altro gli andò
incontro e gli disse: ‹Corri, parla a quel
giovane e digli: "Gerusalemme sarà
abitata come una città senza mura,
tanta sarà la quantità di gente e di bestiame che si troverà in mezzo a essa.
Io", dice il SIGNORE, "sarò per lei un
muro di fuoco tutto intorno, e sarò la
sua gloria in mezzo a lei". ‹Su, fuggite, dal paese del settentrione›, dice il
SIGNORE, ‹perché io vi ho dispersi ai
quattro venti dei cieli›, dice il SIGNORE. ‹Su, Sion, mettiti in salvo, tu che
abiti con la figlia di Babilonia!› Infatti
così parla il SIGNORE degli eserciti:
‹È per rivendicare la sua gloria che
egli mi ha mandato verso le nazioni
che hanno fatto di voi la loro preda;
perché chi tocca voi, tocca la pupilla
dell'occhio suo. Infatti, ecco, io sto per
agitare la mia mano contro di loro, ed
esse diventeranno preda di quelli a cui
erano asserviti, e voi conoscerete che
il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato. Manda grida di gioia, rallégrati,
figlia di Sion! perché ecco, io sto per
venire e abiterò in mezzo a te›, dice il
SIGNORE. ‹In quel giorno molte nazioni s'uniranno al SIGNORE e diventeranno mio popolo; io abiterò in mezzo
a te e tu conoscerai che il SIGNORE
degli eserciti mi ha mandato da te. Il
SIGNORE possederà Giuda, come sua
parte nella terra santa, e sceglierà ancora Gerusalemme. Ogni creatura faccia silenzio in presenza del SIGNORE,
perché egli si è destato dalla sua santa
dimora›» (Za 2,1-13).
Qual è il messaggio che il primo angelo ebbe l’incarico di portare a Zaccaria? È un messaggio che continua ad
echeggiare fino ai giorni nostri e si re-
Zaccaria 2:10
«Manda grida di gioia, rallègrati, figlia di Sion! perché
ecco, io sto per venire e abiterò in mezzo a te», dice il
SIGNORE..»
alizzerà in modo glorioso. Il messaggio
di Gerusalemme. Ma perché proprio di
questa città? Perché Dio ha eletto Gerusalemme e per questo motivo essa
esercita una misteriosa forza d’attrazione sui figli di Dio. Dio comunica
a Zaccaria la gloriosa verità che lui
stesso abiterà a Gerusalemme, come
sta scritto in Zaccaria 2:14. Linsieme
formato da Gesù Cristo, Gerusalemme
e Israele sarà decisivo per la storia della salvezza futura del mondo. Noi che
facciamo parte della Chiesa di Gesù
abbiamo la meravigliosa speranza che
un giorno saremo rapiti, quando il Signore Gesù verrà nelle nuvole del cielo
e noi potremo andargli incontro come
sua sposa. Qui sulla terra inizierà il
periodo della grande tribolazione, dopo
la quale il Signore Gesù ritornerà con
migliaia di santi. Dove avrà luogo questo avvenimento? A Gerusalemme! «In
quel giorno i suoi piedi si poseranno
sul monte degli Ulivi, che sta di fronte
a Gerusalemme …» (Za 14:4a).
Qual è poi il messaggio dell’angelo
più forte che interrompe il primo angelo e lo rimanda da Zaccaria? Il suo
messaggio riguarda il futuro di Gerusalemme. In quel periodo la città stava
attraversando un momento di grande
miseria. Dopo settant’anni di esilio
dei suoi abitanti, continuava a essere
ridotta a un mucchio di rovine. Il tempio era distrutto. Al tempo di Esdra e
di Neemia, soltanto un numero modesto di figli d’Israele era ritornato dalla cattività babilonese. Essi cercarono
di ricostruire la città, ma dovettero
affrontare difficoltà tanto interne che
esterne sotto il continuo attacco straniero. Erano sul punto di arrendersi
quando improvvisamente ricevettero
il messaggio promettente sul futuro di
Gerusalemme.
Secondo la promessa di Dio, Gerusalemme non avrà più bisogno della
protezione umana, come si legge in
Zaccaria 2:4. Questa è la meravigliosa
consolazione per il futuro di Gerusalemme. Finora, tuttavia, la sua esistenza è stata tribolata. Nessun’altra città
al mondo ha dovuto affrontare nemici
tanto numerosi e ostinati quanto Gerusalemme. Nessun’altra città è stata
assediata e distrutta tante volte quanto
la città di Davide nella sua lunga storia. Dio sta realizzando la sua promessa nei confronti di questa città ma la
concretizzazione del messaggio profetico di Zaccaria deve ancora avvenire.
L’inizio della realizzazione del futuro
di Gersualemme, descritto in Zaccaria
2:5, giungerà un giorno al suo completamento: «"Io", dice il SIGNORE, "sarò
per lei un muro di fuoco tutto intorno,
e sarò la sua gloria in mezzo a lei".»
Se il Signore pronuncia una simile promessa, lo farà malgrado i Romani, gli
Arabi, i Turchi o gli Inglesi. Zaccaria
2:5 è una promessa che riguarda la Gerusalemme terrestre durante il regno
milleniale di pace.
La Chiesa di Gesù sta invece vivendo fin da ora una gloria maggiore,
circondata com’è da un muro di fuoco
tramite Cristo Gesù. In essa il Signore si mostrerà in modo glorioso. Dio
ha possibilità illimitate se ci affidiamo
completamente a lui. Povero il credente che tentenna sui due lati! Più siamo miseri, fraintesi, disprezzati e deboli, più sarà grande la gloria con cui
il Signore si rivelerà in noi. In questo
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 11
focus Biblico
La Bibbia,
il Corano
e la Terra piatta
N
Gerusalemme ci è di esempio. Oggi si
stanno formando alleanze gigantesche
contro questa città. Non sono esplicite
e sono poche le persone che lo presagiscono. Nella politica mondiale non se
ne parla apertamente ma, secondo le
Scritture, sappiamo che le varie alleanze, come l’UE, la NATO, il movimento
ecumenico, si rivolgeranno tutte contro Gerusalemme. In Zaccaria 12:2 sta
scritto: «Ecco, io farò di Gerusalemme
una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà
assediata.» La stessa cosa si legge anche due capitoli più avanti in Zaccaria
14:2: «Io radunerò tutte le nazioni per
far guerra a Gerusalemme.» Questa è
la ragione del potente zelo di Dio per
Gerusalemme. Il Signore afferma: «Io
sarò un potente muro di fuoco attorno
a voi …» Se anche il mondo intero si dispiegherà contro Gerusalemme, la città che Dio ha scelto, lui stesso sarà un
muro di fuoco attorno a lei e si rivelerà
nella sua gloria al suo interno.
Esiste una prova che le cose andranno davvero così? Sì, abbiamo una
prova evidente nel fatto che i figli d’Israele stanno ritornando nella terra
dei loro padri. «Io sarò la sua gloria
in mezzo a lei», dice il Signore. Oggi
possiamo vederlo con i nostri occhi. Il
fatto che ebrei dal mondo intero stiano ritornando corrisponde anche a ciò
che il profeta Isaia ha predetto in modo
tanto commovente: «Il Signore, DIO,
che raccoglie gli esuli d'Israele, dice:
‹Io ne raccoglierò intorno a lui anche
degli altri, oltre a quelli dei suoi che
sono già raccolti›.» (Is 56:8). Come
12 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
effetto della visione notturna di Zaccaria, sono annunciate in modo molto
pressante e conciso le conseguenze per
Israele e per la Chiesa di Gesù, quando il profeta lancia l’appello al capitolo
2:10: «‹Su, fuggite, dal paese del settentrione›, dice il SIGNORE, ‹perché io
vi ho dispersi ai quattro venti dei cieli›,
dice il SIGNORE.» In altre parole: Riunitevi, tornate in Israele! Il Signore
dichiara anche tramite il salmista nel
Salmo 50:5: «‹Radunatemi›, dice, ‹i miei
fedeli che hanno fatto con me un patto
mediante il sacrificio›». Per quanto riguarda il popolo del Vecchio Patto ciò
sta accadendo davanti ai nostri occhi:
Israele si sta riunendo. Quanto più ciò
deve valere per il popolo del Nuovo
Patto, per la Chiesa di Gesù! Se oggi
non siamo in grado di riunirci attorno
al sacrificio che il Signore ha compiuto;
se oggi, in quanto figli di Dio nati di
nuovo, non formiamo un’unità organica; se oggi lottiamo fra di noi, saremo
superati da Israele. È necessario che ci
riconciliamo fra noi e ci chiediamo reciprocamente perdono in modo da essere
riuniti presso il sacrificio del Golgota.
Soltanto allora l’unità organizzata diventa un’unità organica, il vero corpo
di Gesù Cristo. Israele deve riunirsi
perché ciò corrisponde alla volontà
di Dio. Volontariamente o involontariamente gli ebrei stanno tornando a
Gerusalemme, in Israele, dai quattro
angoli della terra. Ciò è un esempio
per noi, perché finalmente anche noi
ci riuniamo e come figli di Dio, non ci
riconosciamo più secondo la carne ma
siamo uniti nel prezioso nome del Signore Gesù Cristo.
ella sura 71,19 del Corano sta scritto:
«Per voi Dio ha disteso la Terra come
un tappeto.» Altre traduzioni del Corano
rendono al posto di tappeto «distesa» o
«superficie». Il Corano fu scritto nel VII sec.
d.C. La Bibbia, scritta molto tempo prima,
afferma invece che la Terra è rotonda: «Egli
distende il settentrione sul vuoto, sospende
la terra sul nulla» (Gb 26:7). «Ha tracciato
un cerchio [orizzonte] sulla superficie
delle acque, là dove la luce confina con le
tenebre» (Gb 26:10). «Egli è assiso sulla
volta della terra, da lì gli abitanti appaiono
come cavallette; egli distende i cieli come
una cortina e li spiega come una tenda per
abitarvi» (Is 40:22). C’è da considerare
che Giobbe visse circa 2000 anni prima
della nascita di Cristo, Salomone 900 e
Isaia 700 anni prima. Chi li aveva messi a
conoscenza di questi particolari? In Proverbi 8, per esempio, Salomone descrive la
saggezza di Dio, presente al momento della
creazione del cielo e della terra. Senza dubbio tutti questi autori ricevettero saggezza
dallo stesso unico Dio e poterono scrivere
le stesse cose riguardo la terra, nonostante
fossero trascorsi secoli fra la vita dell’uno
e dell’altro. La Bibbia è unitaria perché fu
ispirata da Dio.
Serie
Come il Nuovo Testa mento usa l’Antico
I tre «passi problematici»
in Matteo 1 e 2
C
hiunque abbia già affrontato la domanda dell’uso
dell’Antico Testamento da parte del Nuovo sa,
probabilmente, che esistono tre testi che hanno
messo a dura prova le capacità interpretative di
molti lettori. Si tratta delle citazione di 1) Isaia 7:14 in Matteo 1:23, 2) Osea 11:1 in Matteo 2:15 e 3) Geremia 31:15 in
Matteo 2:17-18. Gli ultimi due passi in Matteo sono indicati
talvolta per affermare la teoria che l’evangelista abbia usato
l’Antico Testamento senza tener conto del suo contesto.
È molto probabile che Matteo indichi una corrispondenza
storica, divinamente pianificata, fra gli avvenimenti della
storia d‘Israele e la vita di Gesù. In questo modo Matteo
mette in relazione consapevolmente il Signore Gesù e Israele, presentando Gesù come il vero Israele, il capo «corporativo» d’Israele, che ripete avvenimenti chiave della storia
d’Israele e ha successo dove Israele ha fallito. Si consideri:
– Il bambino nato nei giorni d’Isaia da una giovane donna, indica/corrisponde alla nascita verginale del Signore
Gesù (Mt 1:23/Is 7:14).
– La vocazione d’Israele e la sua uscita dall’Egitto come
figlio di Dio, indica/corrisponde alla vocazione di Gesù e al
ritorno dall’Egitto del Figlio di Dio (Mt 2:15/Os 11:1).
– Il lamento sugli uomini d’Israele che, durante la prigionia babilonese, furono deportati da Gerusalemme e condotti
attraverso Rama, indica/corrisponde ai lamenti che si sentirono a Betlemme quando si perpetrò l’infanticidio ordinato
da Erode (Mt 2:17-18/Gr 31:15).
– I quarant’anni di cammino nel deserto indicano/corrispondono ai quaranta giorni in cui Satana tentò Gesù nel
deserto (Mt 4:1-11).
– Mosè, che ricevette la legge mosaica sul Monte Sinai,
indica/corrisponde a Gesù Cristo, il vero legislatore che
rivelò ciò che si aspetta dai suoi discepoli sul monte delle
beatitudini (Mt 5-7).
Questi esempi dimostrano che le connessioni fra l’Antico
e il Nuovo Testamento vanno oltre le profezie letterali. Era
intenzione di Dio che gli avvenimenti storici dell’Antico Testamento indicassero fatti futuri nel Nuovo Testamento. Ciò
dimostra che Dio è l’autore della storia della salvezza.
Ci sono però alcuni errori che vanno evitati quando
riconosciamo in Gesù Cristo il vero Israele. Un errore è affermare che Gesù annulli l’importanza d’Israele perché Matteo lo mette in relazione con quest’ultimo. Questa sarebbe
un’applicazione inammissibile. Credere che Israele sia privo
di importanza perché Gesù è il suo compimento non è né
biblico né logico. Isaia 49:1-6 rende evidente che uno degli
obiettivi di Gesù – nella sua funzione di vero servo e di vero
Israele – è il ristabilimento del popolo d’Israele. Vari passi
del Nuovo Testamento confermano l’importanza futura del
popolo d’Israele (Mt 19:28; At 1:6; Rm 11). Il rapporto fra
il Signore Gesù e Israele è una cosiddetta «solidarietà corporativa», in cui uno rappresenta e ristabilisce molti, senza
annullare il loro significato.
Un altro errore è la conclusione che, nel presentare gli
avvenimenti della vita di Gesù come «compimento» degli
avvenimenti storici nella vita d’Israele, Matteo abbia rifiutato il metodo storico-grammaticale d’interpretazione o ignorato il contesto delle affermazioni veterotestamentarie. Matteo
usa la parola pleroo («compiere») in vari modi e il suo uso
del termine non si riferisce sempre alla realizzazione diretta
di una profezia letterale.
Osea 11:1 parla per esempio di come Dio chiamò Israele
al tempo della liberazione dall’Egitto. Nessuna rivelazione
futura può cambiare questo fatto. Matteo, tuttavia, divinamente ispirato, può mostrare che questo avvenimento storico ha una corrispondenza nel ritorno di Gesù dall’Egitto (Mt
2:15). Ciò significa che interpretiamo Osea 11:1 in modo
letterale, ma possiamo anche riconoscere che, con la vocazione d’Israele dall’Egitto, Dio ha indicato la chiamata di Gesù
dall’Egitto che aveva pianificato per secoli dopo. Il fatto che
esistano delle corrispondenze e delle immagini non esclude
il metodo interpretativo storico-grammaticale.
Dr. Michael Vlach
Pubblicato inizialmente su theologicalstudies.org; «NT Use of OT Part 11:
Some Observations Concerning Matthew’s Purposes in Matt 1-2».
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 13
punto di vista
INTERVIsta
«La fedeltà dell’azione di
Dio nei confronti di Israele
ci incoraggia ad essere certi
della nostra salvezza»
Il prof. dott. Berthold Schwarz è docente
di Teologia Sistematica alla FTH Giessen
e Direttore dell’Istituto di Israelogia.
Nell’intervista parla dell’istituto, di
un’involontaria teologia della sostituzione, dell’importanza del tema Israele e
del giusto uso della Bibbia.
Lei è direttore dell’Istituto di Israelogia.
Qual è stato il motivo della sua fondazione?
Berthold Schwarz: Già negli anni Ottanta
il rettore della Freien Theologischen Hochschule di Giessen (Facoltà di teologia),
Helge Stadelmann, era convinto che
dovessimo riflettere più a fondo sul rapporto fra Israele e la storia della salvezza
biblica. Quando dei predicatori visitano
le chiese e conoscono poco o niente di
Israele, o presentano soltanto una «teologia della sostituzione», in cui Israele è
soppiantato dalla Chiesa e non svolge più
alcun ruolo, a lungo andare provocano
dei danni nella formazione dei giovani
e delle assemblee. Negli anni Ottanta,
tuttavia, non c’erano né le risorse finanziarie né quelle personali per realizzare
la visione di Stadelmann. Nell’anno 2003
sono stato nominato docente alla FTH e si
parlò della possibilità di creare un Istituto
per lo studio di Israele. In quel processo
è stato utile che io propugnassi lo studio
dell’importanza biblica di Israele nella
storia della salvezza. Poi ci furono offerte
delle generose possibilità di finanziamento esterne da parte dell’associazione CfI
(Cristiani per Israele). Tutto questo ci ha
14 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
permesso di fondare l’Istituto a Giessen
nel 2004.
Quali sono i compiti dell’Istituto?
Berthold Schwarz: L’Istituto lavora secondo i mezzi finanziari che ha a disposizione. Per esempio pubblichiamo una
collana di libri scientificamente rilevante,
la Edition Israelogie, e cerchiamo così di
raggiungere soprattutto i collaboratori
con una preparazione teologica, gli studenti delle scuole bibliche e di teologia.
Affrontiamo varie questioni importanti
– anche dal punto di vista teologico – che
riguardano Israele. All’Istituto collaborano, fra gli altri, degli studenti della FTH.
Curiamo i contatti con gli ebrei messianici nei paesi germanofoni e nell’America
settentrionale. Sul nostro sito pubblichiamo vari saggi per tenere vivi certi temi
come il superamento della teologia della
sostituzione, il significato d’Israele nel
rapporto con la Chiesa di Gesù, la chiarificazione di cosa sia l’ebraismo messianico
o la questione dell’interpretazione della
storia della salvezza nella Bibbia.
Come ogni lettore della Bibbia ben
sa, leggere e capire l’Antico e il Nuovo
Testamento comporta una grande sfida
esegetica. Talvolta affrontiamo dettagli
provocatori e la domanda se un dato
passo si riferisca soltanto a Israele oppure
no? Oppure, come deve essere applicato
concretamente un certo passo biblico
alla Chiesa e/o a Israele? A chi affronta
questi interrogativi, cerchiamo di offrire
dei mezzi di orientamento con i contributi dell’Istituto. Per quanto mi riguarda,
Dr. Berthold Schwarz
visito numerose comunità in tutta la Germania per insegnare il rapporto biblico
fra Israele e la Chiesa di Gesù.
Esistono altre opere, scuole bibliche o chiese che si rivolgono all’Istituto e chiedono
aiuto in questo frangente? Oppure succede
il contrario ed è l’Istituto che va incontro
agli altri?
Berthold Schwarz: L’Istituto esiste dal
2004 e nel frattempo sono nati molti
rapporti con i leader dei gruppi di ebrei
messianici negli USA, con gente in Israele, giornalisti e teologi, e con istituti
di formazione teologica nell’America
del Nord o in Israele, come per esempio
l’Israel College of the Bible. Nei paesi germanofoni le scuole bibliche e gli istituti di
formazione sono relativamente restii per
quanto riguarda la dottrina su Israele. Noi
proponiamo delle conferenze, per le quali
invitiamo degli oratori competenti, ma la
risposta da parte delle scuole bibliche e
delle chiese non è ancora come vorrei.
Generalmente sono le chiese locali o
singoli credenti che chiedono un servizio
dell’Istituto dicendo: «Passa da noi, parla
durante un convegno biblico. Guida le
riunioni durante un fine settimana su
Israele. Predica da noi sul tema Israele.»
Negli anni scorsi abbiamo creato dei contatti grazie al mio servizio di relatore itinerante. Talvolta anche altri collaboratori
viaggiano e partecipano a manifestazioni,
per esempio studenti che informano e
sensibilizzano sugli obiettivi dell’Istituto.
A Israele e alla Chiesa di Gesù sono legate
delle domande importanti che i credenti
stessi devono chiarire nella fede. Qui
non si tratta soltanto della «voce 5000
dell’ordine del giorno», che in fin dei
conti non interessa più nessuno. Israele
è un tema importante per i Cristiani, o se
non altro dovrebbe esserlo! A mio parere,
come cristiani siamo tenuti a farci un’idea
molto chiara e a saper informare in modo
appropriato su questo argomento. Perciò,
come Istituto di Israelogia, cerchiamo di
dare degli impulsi alla riflessione. Negli
ultimi otto anni, per essere sincero, l’istituto non ha ancora raggiunto un buon
grado di influenza. Tuttavia ringraziamo
il Signore per l’inizio che ci ha concesso!
Qual è l’obiezione più frequente che sentite pronunciare e con cui si giustifica la
teologia della sostituzione, ossia la dottrina secondo cui la Chiesa avrebbe preso il
posto di Israele?
Berthold Schwarz: In Germania ci sono
ancora delle persone che ragionano in
modo strettamente legato alla teologia
della sostituzione, ma con loro ho raramente occasione di parlare. Molti altri
però affermano tale teologia involontariamente e in buona fede. Spesso sono
dei cari fratelli che prendono sul serio
gli insegnamenti biblici, ma finiscono per
interpretarli secondo la teologia della sostituzione senza rendersene conto. Questo dipende dalla cosiddetta ermeneutica,
ossia dalle regole con cui interpretano
le Scritture. Se per esempio alcune
affermazioni dell’Antico Testamento, le
profezie pronunciate da Gesù o i messaggi degli apostoli vengono considerati
soltanto delle «immagini», e quindi
non ci si aspetta una loro realizzazione
concreta (sebbene il testo non sostenga
tale ipotesi), se ne dà un’interpretazione
molto diversa che se vi si riconosce una
promessa divina per il futuro d’Israele.
In un certo senso è necessario cambiare
approccio e riconoscere che determinati
passi della Bibbia non contengono parole
rivolte direttamente alla Chiesa di Gesù
e che, per interpretarle correttamente,
è necessario tener conto prima di tutto
del loro destinatario originario. Una volta
fatto questo, ci si può chiedere: «Che cosa
significano queste parole per la Chiesa di
Gesù?» L’esperienza insegna che alcuni
fratelli non riescono a compiere questo
trasferimento durante l’interpretazione,
ma spesso ciò non è dovuto a cattive intenzioni. Si legge semplicemente il testo:
«Ascolta, ascolta Israele» e ci si dice:
«Oggi non vogliamo più sentire parlare di
Israele, queste parole sono sicuramente
rivolte alla Chiesa!» In questo modo un
testo biblico, che aveva un altro destinatario, viene applicato direttamente alla
Chiesa di Gesù, e si tralascia di chiedersi
che cosa significasse o significhi ancora
per Israele. Inavvertitamente si inserisce
qualcosa nell’interpretazione biblica che
ha delle gravi conseguenze per il destinatario iniziale, Israele, senza esserne
consapevoli.
I più radicali si rifanno spesso agli apostoli e affermano: «Anche gli apostoli
usano l’Antico Testamento in questo modo
e riferiscono dei passi veterotestamentari
alla Chiesa!» Come risponderebbe a tale
affermazione?
Berthold Schwarz: Il loro ragionamento
non è nuovo. Se però ci si impegna un po’
e si analizza il modo in cui gli evangelisti
del Nuovo Testamento, gli apostoli e Gesù
stesso hanno usato i passi dell’Antico
Testamento, si costata che non esiste un
unico metodo o modo di citare e applicare i passi veterotestamentari. Questa è
un’osservazione importante per ribattere
la drastica affermazione che gli apostoli
abbiano agito sempre secondo lo stesso
schema.
Esistono invece molte varianti nel
modo in cui il Nuovo Testamento tratta
l’Antico. Alcune parole dell’AT hanno
un significato per la Chiesa, per esempio come esortazione, nel senso di:
«Imparate da loro». Ma ci sono vari
altri modi e non c’è una sola regola. Per
esempio, esistono alcune affermazioni
neotestamentarie che confermano che
determinate promesse rivolte a Israele
nell’Antico Testamento ancora non si
sono avverate e si realizzeranno in
futuro, dopo il tempo della Chiesa. Ciò
significa che non si può generalizzare e
che è necessario esaminare ogni singolo
passo e capire come Gesù e gli apostoli
abbiano veramente usato le promesse e
le affermazioni dell’Antico Testamento.
Il semplice schema in bianco e nero, che
di tanto in tanto si usa per spiegare il
comportamento del Signore Gesù e degli
apostoli, a mio parere non è corretto.
Come interpreta le promesse per Israele
in vista dello Stato ebraico moderno?
Anche qui si dibatte sul ruolo esatto che
la nazione secolare d’Israele ha nel piano
di salvezza di Dio.
Berthold Schwarz: In linea generale
dobbiamo fare lo sforzo di riscoprire le
promesse dell’Antico Testamento e capirne il contenuto nel contesto temporale in
cui sono state pronunciate e per il pubblico cui erano destinate. Il passo che si
sta esaminando si riferisce a un periodo
preesilico? Oppure parla dell’esilio? O
vi si accenna a qualcosa che riguarda la
fine dei tempi? Per cominciare, quindi,
dobbiamo capire le profezie e le promesse
di Dio nel modo in cui i destinatari le
capirono. In seguito esaminiamo come
se ne parla nel Nuovo Testamento, se
per esempio il discorso viene ripreso e
portato avanti, se la promessa va riferita
a Gesù e come eventualmente può essere
riferita a Israele. Se si procede in questo
modo, non si potrà affermare che i versetti dell’Antico Testamento che contengono
una promessa sono tutti ancora irrealizzati. Esistono numerose promesse che
ebbero la loro realizzazione già nel corso
della stesura della Bibbia (per esempio
quelle riguardo a Gesù, alla sua venuta,
alla sua messianicità, ecc.).
Tutti questi passi vanno distinti dalle
promesse che ancora non si sono avverate. Allora ci si rende conto che i primi
destinatari, il popolo del patto, Israele o
gli ebrei, hanno ricevuto delle promesse
che ancora dovranno realizzarsi nel
futuro. Tali promesse sono spesso legate
a determinate condizioni che si devono
realizzare in un certo momento storico.
Prima non si potrà affermare che quelle
promesse bibliche si siano avverate. Se
riusciamo ad affrontare una promessa
biblica in questo modo, troveremo anche delle affermazioni e delle promesse
valide e fondate che si possono mettere
in relazione con lo Stato d’Israele. Bisogna tuttavia prestare attenzione perché
alcune promesse rivolte a Israele si rife-
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 15
punto di vista
riscono a un tempo ancora futuro e non
allo Stato ebraico attuale. Distinguere
le une dalle altre non è sempre facile.
I lettori della Bibbia devono accettare
la sfida e impegnarsi a non identificare
con leggerezza tutte le promesse rivolte
all’Israele biblico con quelle rivolte allo
Stato ebraico secolare moderno.
Bisogna sempre tener conto del
contesto in cui le promesse e la loro realizzazione vengono riportate. Esistono
delle promesse che riguardano il futuro
ristabilimento d’Israele, cui deve precedere però un profondo pentimento o un
risveglio o una determinata azione di Dio,
o che si riferiscono al ritorno del Messia.
Promesse di questo tipo non possono
applicarsi semplicemente a una qualche
situazione storica d’Israele, e neppure al
moderno Stato ebraico. Studiare a fondo
e distinguere questi aspetti non è facile,
richiede molto lavoro e uno studio approfondito delle Scritture.
Che cosa consiglia a chi non ha avuto
una formazione teologica? Se un semplice lettore della Bibbia legge tutti questi
passi, può applicare una regola generale
per metterli in relazione con l’Israele del
passato, quello presente, quello del futuro
e con la Chiesa?
Berthold Schwarz: Il lettore che vuole
leggere la Bibbia con attenzione ed è
spinto da una certa curiosità dovrebbe
tentare, durante la lettura dell’Antico
Testamento, di riconoscere le connessioni
interne alla Bibbia. Per farlo possono essere utili una chiave biblica e le proprie
crescenti conoscenze della Parola di Dio,
non è necessario aver studiato teologia
ma essere interessati. Per esempio ci si
può chiedere: «Bene, abbiamo qui una
parola di Ezechiele oppure è il profeta
Amos a parlare? Un momento, qui
sembra quasi che questo messaggio di
Dio sia stato dato nel periodo dell’esilio.
Parte di questa promessa si è forse già
realizzata? Oppure si tratta di qualcosa
che deve ancora avvenire?» Durante lo
studio si può prendere spunto anche da
testi utili, da libri che nel corso degli
ultimi decenni sono stati pubblicati su
varie domande. Consiglio che si tenti di
individuare le relazioni con un lessico
16 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
Israele continua ad avere un ruolo importante
nel piano di salvezza di Dio e per questa ragione è fondamentale che determinati passi degli
evangeli, ma anche degli scritti apostolici, non
siano fraintesi ma interpretati in modo corretto
per fede.
biblico, lo studio personale della Bibbia
e con libri. In questo modo si accresce
la comprensione del modo in cui i testi
dell’Antico Testamento sono connessi a
quelli del Nuovo e quali interventi di Dio
nei confronti d’Israele sono già avvenuti e
quali no. Questo approccio richiede una
certa disciplina dal lettore biblico perché
non dia risposte affrettate e superficiali
ma si impegni a studiare e capire ciò che
è scritto.
Un’ultima domanda. Lei ha detto che la
questione d’Israele non è soltanto la voce
5000 nell’ordine del giorno. Perché essa
è rilevante anche nella vita quotidiana del
cristiano medio?
Berthold Schwarz: La Chiesa di Gesù
non va considerata il sostituto del popolo
d’Israele. Questa, in ogni caso, è secondo
me la visione corretta dedotta dalla Bibbia. Ciò significa che Israele continua ad
avere un ruolo importante nel piano di
salvezza di Dio e per questa ragione è
fondamentale che determinati passi degli
evangeli, ma anche degli scritti apostolici, non siano fraintesi ma interpretati
in modo corretto per fede. Per esempio,
come si affrontano determinate affermazioni bibliche se non si possono applicare
direttamente alla Chiesa?
Visto che non si possono eliminare,
bisogna chiedersi: Se hanno un significato per Israele, come posso ugualmente
trarre profitto dalle promesse, dalle
esortazioni e dai giudizi dell’Antico Testamento (cfr. 2 Ti 3:16: «ogni Scrittura
è utile»)? Quale significato concreto
hanno questi versetti per la Chiesa di
Gesù o per il singolo credente, anche se
inizialmente non furono rivolti a loro? È
di fondamentale importanza rispondere
a queste domande per leggere la Bibbia
con profitto e crescere nella fede. Osservando Israele, si possono imparare lezioni
importanti. Israele è la dimostrazione
che l’opera salvifica di Dio nella storia
non è ancora finita. Qui non si tratta di
una suggestione o di una filosofia, ma
del fatto che Dio opera in questo popolo
e continuerà a farlo in futuro. Guardare
Israele rafforza anche la nostra fede in
Gesù Cristo. Se riconosciamo le connessioni e vediamo come Dio sta scrivendo
la storia della salvezza, come annuncia la
sua salvezza tramite suo Figlio Gesù nel
contesto neotestamentario del Giudaismo
e di Israele, allora la nostra fede ne esce
arricchita e incoraggiata. Per questa
ragione i cristiani devono riflettere su
Israele e imparare a riconoscere i nessi.
Per esempio dobbiamo capire perché i
capitoli 9, 10 e 11 di Romani si trovano
proprio in questa lettera. Ciò ha fra l’altro
qualcosa a che vedere con la certezza
della nostra salvezza (cfr. il passaggio da
Rm 8:31-39 a Rm 9:1 sgg. e 11:1 sg. a
11:25-29). Se i cristiani vogliono ottenere
la certezza della loro salvezza devono
evidentemente credere in Gesù Cristo,
nella sua morte vicaria sulla croce e nella
sua redenzione. Ma anche Israele vi gioca
un ruolo. La fedeltà di Dio nel rapporto
con Israele ci incoraggia a essere certi
della nostra salvezza. Dio nella storia si
è rivelato fedele nei confronti di Israele
(Rm 11:28) e così è fedele verso «noi»
che crediamo in Cristo (Rm 8:39). La
fedeltà di Dio rafforza la nostra certezza
della validità della salvezza per la fede
nel Cristo risorto (Rm 4:25).
Per finire vorrei porre l’accento sul
fatto che, in generale, dobbiamo riflettere soprattutto su Cristo stesso. Lui è
il nostro Signore, Redentore, Salvatore,
colui che serviamo e al quale ubbidiamo.
La meditazione su Gesù Cristo non deve
essere soppiantata da nessun altro studio,
neppure dalle ricerche riguardo Israele.
Ciò non significa tuttavia che bisogna
trascurare o disprezzare gli aspetti biblici importanti che riguardano il popolo
di Dio. Dobbiamo piuttosto mettere in
relazione, sulla base dell’insegnamento
biblico, la storia della salvezza di Dio con
Israele e la fede nel Salvatore Gesù Cristo:
proprio questo ci permette di vivere una
vita di fede equilibrata, sana e orientata
sulla Bibbia.
Grazie per l'intervista
La decimazione dei
cristiani in Medio
Oriente
InfoBox
Instituto di Israelogia
L’Istituto di Israelogia si trova su
www.israelogie.de. Descrive i suoi
compiti come segue:
«Studiare le affermazioni bibliche
relative al passato, al presente e
al futuro d’Israele, incluse le promesse profetiche bibliche riguardanti il popolo, lo stato, la terra e
la fede d’Israele; studiare le radici comuni del cristianesimo e del
giudaismo, gli elementi che uniscono e che dividono i cristiani e
Israele, il dialogo fra cristiani ed
ebrei e – last but not least – le
cause e gli effetti dell’antigiudaismo, antisemitismo, antisionismo
e antiisraelismo cristiano».
«Lo scopo dell’Istituto di Israelogia
è di promuovere, nella ricerca e
nell’insegnamento, una comprensione di Israele motivata biblicamente e storicamente fondata.
Esso deve riflettere teologicamente sul ruolo d’Israele, in quanto
popolo eletto di Dio, nel passato,
presente e futuro, prendendo sul
serio le promesse e le affermazioni
profetiche delle Sacre Scritture.
In questo modo dovrà contribuire
a superare il peso della teoria
della sostituzione e dell’antisemitismo che è gravato sulla triste
storia del rapporto fra la Chiesa e
Israele, contribuendo così alla riconciliazione fra cristiani ed ebrei.
Per presentare questi obiettivi a
un vasto pubblico, ci teniamo a
promuovere la notorietà del nostro
Istituto. Ben volentieri vi invieremo
del materiale informativo, anche
da distribuire
Alla fine di maggio di quest’anno, il giornale
americano online The Huffington Post ha illustrato con un grafico come il cristianesimo in
Medio Oriente si stia letteralmente estinguendo. Nel 1900 in Egitto, Iraq, Israele, Giordania, territori palestinesi e Siria il 10% della
popolazione era cristiano. Entro il 2010 tale
quota si è dimezzata. Quella che una volta
era la culla del cristianesimo sta diventando
sempre meno cristiana. Dato che il numero
dei cristiani nella popolazione di questi paesi
in realtà sta leggermente aumentando, la loro
decimazione è dovuta soprattutto a «persecuzione e violenza». The Huffington Post scrive:
«Da quando gli USA hanno invaso l’Iraq nel
2003, almeno due terzi della popolazione cristiana sono fuggiti dalle loro abitazioni …» Dal
suo scoppio nel marzo 2011, la guerra civile
in Siria ha messo in fuga 450.000 cristiani.
Quando nel 2011 sono iniziate le rivolte in
Egitto, più di 93.000 cristiani copti hanno abbandonato il paese. Essi continuano a subire
gli attacchi contro le loro chiese. mnr
Scandalo:
nelle scuole
ginevrine si
insegna la
dottrina della
creazione
Naturalmente non è affatto uno
scandalo, ma è più o meno con
queste parole che ha reagito il
quotidiano Tagesanzeiger, riportando la notizia che in due scuole
private di Ginevra si insegna il
racconto biblico della creazione.
«La controversa teoria mette in
agitazione i biologi», sta scritto sul
tagesanzeiger.ch. Quanto la dottrina evoluzionista sia ormai diventata l’unica religione accettata
dalla società, è dimostrato anche
dall’ultima preoccupante frase
dell’articolo: «Le autorità ginevrine
hanno ora avviato delle indagini
nelle due scuole coinvolte.»
mnr
Bambina di cinque anni diventa
maschio
U
na bambina ha insistito a voler diventare un maschio e i genitori hanno
acconsentito all’intervento. Il Daily News
parla di una «storia commovente» e inneggia a questa trasformazione gender tanto
«toccante». Sul sito reformation21.org, il
professore di storia ecclesiale Carl Trueman spiega con aria di sufficienza quanto
considera assurda questa storia apparentemente commovente di trasformazione
del sesso: «Ricordo bene come a tre anni
decisi di non essere più un essere umano
bensì una scimmia, per la precisione
un Mico. Corrispondentemente alla mia
identità, correvo per la casa, imitavo il
verso delle scimmiette e mi arrampicavo
sui mobili. Inoltre rifiutavo di mangiare
chicken nuggets e preferivo frutta e noci.
Purtroppo i miei genitori erano dei bigotti
reazionari. Invece di favorire lo sviluppo
della mia identità, portandomi a vivere
in uno zoo o mettendomi in libertà nella
foresta vergine, mi pare di ricordare
che mamma mi maltrattò fisicamente e
verbalmente (dandomi uno scappellotto e
dicendomi che non dovevo arrampicarmi
su tutti i suoi bei mobili). Mi rendo conto
che il pensiero del danno psicologico
provocato, imponendo il concetto grecolatino-europeo di ‹natura umana› a un
semplice Mico, prigioniero nel corpo
umano di un treenne, possa provocare
brividi di orrore. Ma quelli erano tempi bui, caratterizzati da una profonda
ignoranza. È bene che ora viviamo in un
tempo più illuminato, non è vero?» mnr
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 17
Brennpunkt Bibel
Blickfeld
impr esssioni di osservator e dall'interno
In viaggio verso
l’estremità del mare
T
zahal è l'acronimo di Tzava Hagana
le Israel, cioè Esercito di Difesa di
Israele. L'opinione collettiva è che
in questo paese l'esercito è del popolo,
in quanto ogni cittadino israeliano è
chiamato a fare il servizio militare - con
l'eccezione degli arabi israeliani, per i
quali non c'è l'obbligo. E anche se per
qualcuno i tempi del militare fossero
ormai passati da un pezzo, ogni famiglia
può dire di essere in qualche modo legata
all'esercito: forse perché almeno uno dei
figli sta facendo il militare, o uno di loro
sta per entrarci, o ne è appena uscito.
Oppure il marito e padre potrebbe essere richiamato come riservista da un
momento all'altro.
Senza dubbio, il periodo del militare
ha segnato la vita di chi lo ha fatto. Si
dice che nell'esercito si entra bambini
e se ne esce adulti. Questo periodo di
18 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
apnea è lungo - due anni per le ragazze e
quasi tre per i ragazzi, in cui tutta la vita
di un individuo è concentrata sul proprio
servizio militare. Pochissimo tempo per
tornare a casa, continui ordini e regole
a cui obbedire e talvolta momenti di
grande stress psico-fisico da attraversare,
soprattutto in un periodo come quello
appena trascorso, caratterizzato da un
pesante conflitto armato.
Una volta che si riceve il tanto sospirato congedo, dopo alcuni anni vissuti in
questo modo, certamente sì che si può
tornare a casa e avere nuovamente la libertà di programmare la propria giornata
come uno desidera, ma interiormente
non si è più gli stessi. La vita appare
diversa, la scala dei valori e delle priorità
è totalmente sconvolta, si vedono e si
apprezzano cose che prima del militare
erano considerate senza valore o veni-
vano date come assolutamente scontate.
E poi c'è un futuro da programmare:
l'intera vita in età adulta sta davanti ad
ogni soldato, il giorno in cui partecipa alla
cerimonia per il suo congedo.
Mille domande affollano la sua mente:
studiare o lavorare? Ma studiare cosa?
Cosa mi piace veramente? Cosa farò nei
mesi e negli anni a venire?
Sarebbe difficile per chiunque, in
pochi giorni, dare una risposta a queste
domande cruciali, sapendo già cosa si
vorrebbe fare nella vita alla fine del militare. Così molti ragazzi e ragazze fanno
una scelta di tipo evasivo, una sorta di
fuga dal luogo dove sono cresciuti e a
cui hanno prestato servizio negli ultimi
anni: preparano uno zaino e partono per
un paese lontano; Sud e Centro America
e Sud Est asiatico sono le aree più gettonate, ma anche Australia e Nuova Zelanda
ne vedono arrivare molti. Stanno via
per sei mesi o anche di più. Si stima che
ogni anno circa 30.000 – 40.000 giovani israeliani intraprendano un viaggio
del genere. Alcuni di loro cominciano a
mettere da parte dei soldi già durante la
scuola superiore, considerando questo
lungo viaggio zaino in spalla come parte
integrante della propria vita, così come
lo è il servizio militare prima e l'uni-
versità o il lavoro dopo. Pare che questa
convinzione affondi le sue radici in un
periodo storico che risale a quarant'anni
fa, cioè subito dopo la guerra dello Yom
Kippur, un conflitto molto cruento dopo
il quale migliaia di giovani israeliani sono
tornati a casa con notevoli ferite e traumi
interiori, oltreché fisici per alcuni, da cui
desideravano liberarsi. Per raggiungere
questo scopo molti hanno optato per un
viaggio lontano da tutto e tutti. Solo negli
ultimi anni, però, questa è diventata davvero una moda, grazie al miglioramento
delle condizioni economiche generali,
lo sviluppo della globalizzazione e una
maggiore facilità di viaggiare in aereo.
Questa spinta di giovani israeliani
verso terre lontane è originata anche da
almeno altri due fattori: l'impossibilità
di attraversare un confine naturale, visto
che le relazioni dello Stato di Israele con i
paesi confinanti sono di tipo conflittuale,
è un fattore che forma la loro mentalità
fin da bambini: se uno vuole uscire da
Israele per viaggiare, deve prendere l'aereo. Un secondo fattore è la mentalità
di tipo globale che caratterizza molti
israeliani: oltre alla diffusa conoscenza
dell'inglese, che facilita gli spostamenti e
la comunicazione con gli stranieri, molti
qui hanno parte delle proprie radici in un
altro paese, perché i genitori o i nonni
sono nati e vissuti all'estero, e forse
alcuni membri della famiglia risiedono
ancora lì.
Alcune aree sono così famose per
questo tipo di viaggio, come il Perù,
l'Argentina, il Brasile e il Cile, che è impossibile non incontrare altri israeliani
sulla propria strada. L'arrivo di migliaia
di escursionisti ha visto persino nascere e svilupparsi comunità locali nuove
lungo le vie più battute, che offrono un
luogo per fermarsi per un po' ed entrare
in contatto con la gente del posto, cosa
che gli israeliani amano molto. Anche
l'India è un luogo scelto da molti per il
proprio viaggio. A differenza del Sudamerica, scelto da chi vuole percorrere
chilometri a piedi, l'India offre occasioni
per trascorrere lunghi periodi senza
spostarsi molto, per riposare e rilassarsi, per conoscere la sua cultura e la sua
religione.
Altri, invece, scelgono zone meno
famose e meno conosciute, come ad
esempio l'Australia e la Nuova Zelanda,
principalmente per le loro bellezze naturali. È il caso di un ragazzo israeliano di
nome Omri, che alcuni anni fa ha scelto
di viaggiare in Nuova Zelanda. Proprio
in questo luogo, agli antipodi della zona
mediterranea dove si trovava casa sua,
in Israele, è stato messo a confronto, per
la prima volta, con la verità del vangelo,
cioè che Gesù di Nazareth è il Messia di
Israele, Colui che Dio, nell'Antico Testamento, ha promesso di mandare al Suo
popolo. Omri ha creduto in Gesù come
il Messia, il quale ha salvato la sua vita;
da subito ha cominciato a desiderare che
altri suoi connazionali facessero la sua
stessa esperienza. Partendo dalla Nuova
Zelanda, dove lui stesso ha iniziato il
proprio cammino con il Signore, Omri
ha creato una rete di credenti che offrono
ospitalità ai viaggiatori israeliani, i quali
possono trascorrere anche lunghi periodi
nelle case di queste persone, che hanno
così l'opportunità di far loro sapere il
motivo dell'amore che li spinge ad aprire
loro le proprie case gratuitamente.
La storia di questo ragazzo, che ho
incontrato personalmente, mi ha fatto
pensare al fatto che non esiste luogo
troppo distante per Dio per raggiungere
coloro che Lui ama. Anche il salmista
ebbe un'esperienza simile con Dio quando scrisse queste parole: “Se prendo le
ali dell'alba e vado ad abitare all'estremità del mare, anche là mi condurrà la
tua mano e mi afferrerà la tua destra”.
A tutti un caloroso Shalom G.M.Z eiteschehenGeschichte
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 19
Chiamata di mezzanotte
assumere responsabilità perché, in
passato, una tata faceva tutto per lui.
Anche Mx. proviene da una famiglia in
cui i genitori sono divorziati e hanno
entrambi un nuovo partner. R. viene
solo di giorno e ha ottenuto il miglior
risultato nel quiz biblico. È calmo,
proviene da una famiglia intatta e viene
da noi per svolgere i compiti dopo la
scuola. Ognuno di questi ragazzi ha
una sua storia e Gesù sta iniziando a
bussare ai loro cuori (tutti affermano
di aver già affidato in passato la loro
vita a Gesù). Grazie a tutti quelli che
pregano quotidianamente per questi
bambini e sostengono il nostro lavoro!
www.llamada-de-medianoche.com
Studio biblico per giovani
Eberhard e Rosmarie Hanisch
R
iberalta, Bolivia. Lo studio biblico
e le ore felici per bambini sono
da sempre una parte integrante del
lavoro nel collegio. Quest’anno ho
insegnato ai bambini più grandi del
collegio. Il lavoro di preparazione e di
esposizione delle storie bibliche, della
via di Gesù verso la croce, continuano
a produrre una grande gioia in me. Nel
frattempo con i ragazzi si è istaurato
un rapporto di fiducia e ci conosciamo
bene. Da quando ho a disposizione un
iPhone, sto usando un nuovo metodo
per alleggerire le lezioni: di tanto in
tanto ascoltiamo un programma radiofonico per bambini della Chiamata
di Mezzanotte/Uruguay, ascoltiamo e
impariamo alcuni dei 483 inni dell’innario o risolviamo un quiz biblico. È
tanto importante che la vita con Gesù
trasmetta ai ragazzi anche un senso
di gioia. La maggior parte di loro sta
vivendo in collegio già da alcuni anni.
20 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
C’è per esempio il piccolo S., un bambino molto sveglio che viene da un villaggio sul fiume, il cui padre ha una nuova
moglie. È dotato e di solito si offre per
primo a leggere i passi biblici. Poi c’è
W., un ragazzo alto, il cui padre era un
poliziotto ma evidentemente si è curato
del figlio con poco amore e senza un
rapporto di fiducia. W. è con noi già da
anni, mostra alti e bassi perché sente
la mancanza di una famiglia stabile e
si pone molte domande. Non sappiamo
se abbia mai conosciuto sua madre.
Vorrebbe tanto avere contatto con lei,
ma il padre è contrario. W. si chiede:
«Mia madre non mi voleva?». Talvolta
è spiritualmente aperto, poi invece
assume un atteggiamento di scherno e
disprezzo. M. è seduto di fronte a lui.
Con la sua voce bassa assume spesso
un ruolo particolare. È un bambino
caratteriale ma sta facendo progressi.
È cresciuto dalla nonna e l’anno scorso
sua madre credente è deceduta. Per
lui è difficile prendere l’iniziativa e
Miracoli divini
durante il viaggio
missionario a
Jujuy
Erich Schäfer
J
ujuy, Argentina. Durante il nostro
viaggio missionario a Jujuy, a circa
200 km dal capoluogo di provincia, la
polizia ha fermato il nostro autobus.
Normalmente ciò non promette nulla di
buono, ma Dio aveva un piano ben preciso! Ci hanno chiesto di accompagnare
un ispettore dell’autorità sanitaria in una
certa località (a 100 km di distanza).
Mentre ero al volante, Stephan Beitze
ha parlato della fede biblica con il nostro nuovo compagno di viaggio. Poi gli
ha spiegato l’evangelo di Gesù Cristo e
come si diventa un figlio di Dio. L’uomo
ne è stato profondamente colpito e ha
continuato a chiedere: «È davvero così
facile?» Aveva incontrato tante altre
persone religiose nella sua vita, ma la
via della salvezza non gli era mai stata
spiegata in questo modo. «Non riesco a
crederci. La salvezza è davvero un dono
sondaggio
Arno Froese
Responsabile di
Chiamata di Mezzanotte
in Columbia USA
di Dio per me?» Poi ha capito, ha creduto
e ha affidato la sua vita in preghiera al
Signore Gesù. Gli abbiamo regalato una
Bibbia ed è arrivato a destinazione come
una persona nuova e felice. Abbiamo
sperimentato vari esempi della guida di
Dio e come ha donato la vita eterna a
delle persone. Qualcosa di straordinario è successo anche mentre abbiamo
condotto una riunione sui segni degli
ultimi tempi in una chiesa. Alla fine
dell’incontro abbiamo invitato la gente
ad affidare la propria vita a Gesù Cristo.
Allora mi si è avvicinato un uomo da
fuori (io ero vicino all’entrata con il
banco libri) e mi ha chiesto chi fosse il
pastore; mi ha detto che dovevamo andare immediatamente a pregare per un
malato. Ho risposto che doveva aspettare
la fine della riunione. Lui è andato via
ed è tornato con tre persone: il malato,
che non aveva una bella cera, una donna e un ragazzo. La moglie non voleva
aspettare fino alla fine della riunione e
ha insistito perché pregassi per il malato.
Un diacono della chiesa si è avvicinato e
ci ha condotto in un’altra stanza. Lì ha
parlato con il paziente e gli ha spiegato
che la cosa più importante nella vita è
avere un rapporto personale con Dio,
e che lui guiderà per il meglio anche
tutto il resto. Il diacono ha continuato a
spiegare l’evangelo all’ammalato finché
lui ha capito e ha pregato per affidare
la propria vita a Gesù Cristo. La consapevolezza di avere una speranza viva,
di essere un figlio di Dio e di poter un
giorno essere con lui nell’eternità, ha
trasformato completamente l’ammalato.
Era felicissimo. La donna era sua sorella
e ci ha raccontato delle preoccupazioni
per il fratello malato. Era venuta dalla
località di Salta, a 150 km di distanza,
per accudirlo. Il fratello però era molto
cattolico e non voleva ascoltare gli evangelici. Quella sera i due erano andati
in farmacia a prendere dei medicinali
e, dopo aver trovato il negozio chiuso,
erano passati davanti al locale di culto
e il malato si è convinto a entrare per
chiedere che si pregasse per la sua salute.
Così ha trovato Gesù Cristo.
llamadaweb.org.ar
«Il fatto che Gesù sta arrivando, è la
più grande e misteriosa rivelazione»
Come sei giunto alla fede
in Gesù Cristo?
Ero molto giovane, in una serata molto
deludente, mi inginocchiai senza nessun
motivo apparente, ho sentito il vuoto
della mia vita e ho pregato con queste
precise parole: "Gesù, se Tu esisti,
manifestati nella mia vita." - E Lui lo ha
fatto.
Quali sono i tuoi libri preferiti,
a parte la Bibbia?
In particolare ci sono tre libri che leggo
continuamente: La luce del giorno,
Meditazioni quotidiane di Wim Malgo e II
massimo... di Oswald Chambers. (I titoli
dei libri sono stati tradotti in italiano pur
non essendo ancora stati stampati nella
nostra lingua)
Quale libro della Bibbia si
legge di più? E perché?
Il libro di Daniele, perché rivela con una
precisione sconcertante tutta la storia
delle nazioni e ci svela il futuro che Dio
ha stabilito per Israele.
Quale figura storica del
cristianesimo apprezzi
di più? E perché?
Io non ho punti, uomini di riferimento
o familiarità con la storia della Chiesa,
quindi non ho alcuna figura storica
preferita.
Cosa ti viene in mente quando
si sente la promessa di Gesù:
"Sì, vengo presto"?
Penso ancora una volta che l'eternità è
una cosa reale, inoltre penso che il fatto
che Gesù viene sia la più grande e la più
misteriosa rivelazione per l'umanità.
Che cosa pensi del termine
"apocalisse"?
Apocalisse per me significa distruzione,
ed è una cosa a cui non mi piace pensare.
Se potessi cambiare una cosa
nel mondo, quale sarebbe?
Vorrei porre fine alla povertà in tutto il
mondo. Chi ha fame, fa fatica a pensare
all'eternità.
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 21
HINTERGRUNDINFORMATIONEN
notizie
su ISRAELe
AUS ISRAEL
Brennpunkt Bibel
SOCIETÀ
Monte del Tempio: una Polveriera
Il Monte del Tempio si potrebbe definire una bomba a orologeria innescata. Basta una piccola scintilla
per provocare un’ondata di violenza in tutta la regione. Al momento la situazione è tutt’altro che tranquilla.
I
Il Monte del Tempio è una zona sensibile sotto ogni aspetto. Ci vuole poco
perché qui tutto venga sconvolto, come
ben sappiamo dal passato. Incidenti che
avvengono in questo luogo hanno sempre conseguenze di vasta portata. Così
è stato nel 1929, quando alcuni ebrei
si sono diretti verso il Muro del Pianto
con la bandiera sionista: alla loro azione è seguito un massacro nel quartiere
ebraico della città vecchia di Gerusalemme. Anche l’anno 2000 ne ha fornito un altro esempio, quando la visita
di Ariel Sharon sul Monte del Tempio è
stato la miccia che ha acceso la seconda
intifada. La lista in realtà è molto più
lunga e comprende vittime umane da
entrambe le parti. Al momento sembra
che ci sia di nuovo qualcosa che bolle in
pentola. Un alto funzionario della polizia israeliana ha descritto la situazione
nei seguenti termini: «Due parti, che
perseguono interessi contrari, provocano in modo mirato e cercano lo scontro.
Così purtroppo non si può fare a meno
di riconoscere che sul Monte si sta preparando qualcosa di spiacevole.»
Il Monte del Tempio e gli avvenimenti legati a questo luogo sacro sono
strettamente connessi con avvenimenti
e sviluppi politici. Anche adesso è così.
Le trattative, che per molto tempo sono
rimaste bloccate e sembravano portare
solo in un vicolo cieco, hanno attivato gli elementi radicali di entrambe le
parti. Tanto ebrei quanto palestinesi
tentano di usare la situazione a pro-
prio vantaggio. Sul fronte palestinese
ci sono da nominare soprattutto le attività di Hamas. Questa organizzazione islamica radicale ha riconosciuto il
potenziale insito nel Monte del Tempio
per il raggiungimento dei propri scopi.
Mentre Hamas nella striscia di Gaza
è impegnato a mantenere il cessate il
fuoco con Israele, i seguaci di Hamas in
Cisgiordania sono intensamente occupati a provocare più disordine possibile.
Sperano di provocare così l’inizio della
terza intifada, che danneggerebbe Israele in modo duraturo, come avvenne per
l’intifada del 2000. Inoltre contano sul
fatto che tali azioni indeboliscano il partito Fatah, col quale non si è in rapporti
amichevoli, nonostante l’accordo di riconciliazione.
Anche sul fronte israeliano, però, si
fanno sentire le attività degli elementi
radicali. Mentre in passato solo pochi
attivisti politici sognavano di una rinnovata presenza ebraica sul Monte e
della costruzione di un terzo tempio, nel
frattempo il loro numero è aumentato
notevolmente. Oggi sono circa trenta le
organizzazioni ebraiche che si occupano del Monte del Tempio. Essi sono affiancati da vari deputati della Knesset,
fra cui persino due ministri dell’attuale
governo Netanyahu. Tra l’altro organizzano giri guidati che stanno diventando
sempre più popolari. Anche la discussione pubblica su tale argomento ha subito un cambiamento. In passato questi
ambienti chiedevano un ripristino della
«...è una montagna che ribolle»,
dice un anziano poliziotto israeliano
22 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
Nachrichten aus Israel | 7/2014
22
sovranità ebraica sul Monte del Tempio. Oggi parlano del fatto che anche
agli ebrei dovrebbe essere riconosciuto
il diritto del libero esercizio della loro
religione sul Monte. In altre parole:
chiedono che le preghiere degli ebrei
religiosi siano autorizzate anche su
questo areale, il che rappresenterebbe
un cambiamento dello Status Quo fissato nel 1967, che riconosce tale diritto
soltanto ai musulmani. Permettere agli
ebrei di pregare sul Monte del Tempio
provocherebbe indubbiamente la decisa
opposizione dei musulmani.
Durante l’ultima festa di Pesach, ossia nel corso di aprile, ci sono stati quotidiani tentativi di praticare la preghiera ebraica sul Monte del Tempio. Ciò ha
provocato degli scontri che hanno spinto la polizia israeliana a mandare 2000
agenti a calmare le acque.
La situazione però non si è davvero
tranquillizzata e gli episodi di violenza
hanno continuato a ripetersi. Nel frattempo la situazione si è talmente aggravata che il Monte del Tempio assume un
ruolo centrale nella politica di sicurezza. Anche i servizi segreti israeliani si
occupano della cosa, visto che eventuali
attentati terroristici potrebbero sconvolgere tutta la regione, a prescindere
da quali ne siano gli autori. Nonostante
tutti gli sforzi, sembra essere soltanto
una questione di tempo prima che da
questo luogo sacro parta nuovamente
un’ondata di violenza che investirà tutta la regione. ZL
profezie
Un popolo ritorna in patria
1 parte
Raccolta e ritorno degli Ebrei in terra d‘Israele: dal 1882 a oggi
roger liebi
A
ttorno al 600 a.C. Geremia annunciò il
ritorno del popolo ebreo dalla diaspora
nel mondo. Tale avvenimento avrebbe rivestito una tale importanza che era giusto
farlo conoscere anche nei paesi lontani
(Gr 31:10):
«[10] Voi nazioni, ascoltate la parola del
SIGNORE, e proclamatela alle isole lontane; dite: "Colui che ha disperso Israele
lo raccoglie, …"»
Un giorno il popolo ebreo sarà raccolto! Nel versetto appena citato, non si parla
del luogo in cui sarà ricondotto, ma soltanto del fatto che i suoi membri dispersi nel
mondo intero saranno riuniti. Numerosi
altri passi della Bibbia rispondono invece
alla domanda sul dove. Dio rivelò, fra
l’altro tramite il profeta Ezechiele nel VI
sec. a.C., che gli Ebrei nel tempo della
fine ritorneranno «nella loro terra» o nella
«terra d’Israele»:
Ezechiele 11:17:
«Perciò di': "Così parla DIO, il Signore: Io vi raccoglierò in mezzo ai popoli, vi
radunerò dai paesi dove siete stati dispersi, e vi darò la terra d'Israele".»
Ezechiele 36:24:
«Io vi farò uscire dalle nazioni, vi
radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò
nel vostro paese.»
Ezechiele 37:21:
«E di' loro: ‹Così parla DIO, il Signore:
Ecco, io prenderò i figli d'Israele dalle
nazioni dove sono andati, li radunerò
da tutte le parti, e li ricondurrò nel loro
paese.›»
Per quasi due millenni sembrava
impossibile che il sogno degli Ebrei di
ritornare nella terra d’Israele potesse realizzarsi. Per secoli, quotidianamente, nel
giudaismo si pregò per un ritorno, ma per
molto tempo tale preghiera non ricevette
una risposta. In tempi più remoti, un’immigrazione di massa da tutto il mondo
avrebbe causato la morte sicura di molte
persone, prima ancora che potessero
raggiungere la meta. Tentativi passati lo
avevano dimostrato molto chiaramente.
Soltanto in tempi più recenti un’impresa di tale portata divenne possibile
grazie ai moderni mezzi di trasporto.
Negli anni dal 1882 a oggi più di 3 milioni di Ebrei sono ritornati nella terra
dei loro padri da ca. 130 nazioni diverse,
da tutti e cinque i continenti. Secondo
le statistiche del 2011, sono ormai quasi
6 milioni gli Ebrei che vivono nella terra
d’Israele. Noi siamo diventati testimoni
oculari della realizzazione delle antiche
profezie bibliche riguardanti il ritorno
del popolo ebraico nel tempo della fine!
Alternative alla terra d'Israele
Nel corso del tempo sono state avanzate
numerose proposte, presentati piani e
preventivi per preparare una dimora
agli Ebrei in qualche luogo del mondo,
in modo che potessero trovare un domicilio al sicuro dalle persecuzioni. Negli
scorsi quattro secoli furono ideati circa
diciassette progetti di costituzione di una
patria per gli Ebrei (le date fra parentesi
indicano l’anno in cui si è proposto un
determinato piano):
India Occ. olandese (Curaçao, 1652)
Suriname (1654)
India Occ. francese (Cayenne, 1659)
America del Sud (1730)
Presso il Mississippi e il Missouri (1819)
Asia Minore (nell’odierna Turchia, 1820)
Grand Island cascate del Niagara, 1825)
Crimea (1841)
Argentina (1892)
Cipro (1880–1902)
Kenia (sull’altipiano del Guas Ngishu,
1903 = cosiddetto «progetto Uganda»)
Brasile (Recife, 1904)
Mesopotamia meridionale (oggi Iraq meridionale, 1908–1909)
Australia (Melbourne, 1927)
Birobidjan (presso il fiume Amur, fra la
Russia e la Cina, 1928)
Isola di Madagascar (1940)
Vietnam (1946)
Se uno di questi piani si fosse realizzato, una parte della parola profetica
della Bibbia non si sarebbe avverata. Si
sarebbe rivelata corretta la profezia che
annunciava la raccolta del popolo ebraico
da tutto il mondo, ma non quella che
prediceva il ritorno nella terra dei loro
padri. Mentre, per varie ragioni, tutti i
piani alternativi sono falliti e non sono
mai stati realizzati, gli Ebrei di tutto il
mondo hanno trovato una dimora nella
terra d’Israele, esattamente come la Bibbia aveva preannunciato.
Devono ritornare tutti?
Più volte viene posta la domanda: «È
necessario che tutti gli Ebrei ritornino
nella terra dei loro padri prima che venga
il Messia?»
Da Ezechiele 39:28 si deduce che
sarà solo dopo il ritorno del Messia
Gesù che anche l’ultimo Ebreo ritornerà
nella terra d’Israele dalla diaspora. In
Ezechiele 39:21–29 si parla del tempo
in cui il Messia, al suo ritorno, libererà
definitivamente Israele da ogni bisogno.
A questo riguardo i versetti 28 e 29 (Ez
39) affermano: «[28] Essi conosceranno
che io sono il SIGNORE, il loro Dio,
quando, dopo averli fatti deportare fra le
nazioni, li avrò raccolti nel loro paese e
non lascerò là più nessuno di essi; [29]
non nasconderò più loro la mia faccia,
perché avrò sparso il mio Spirito sulla
casa d'Israele, dice DIO, il Signore.»
Anche in Matteo 24:29–31 si parla
espressamente della riunione degli «eletti» di Israele, che ritorneranno nella terra
promessa da ogni angolo della terra dopo
il ritorno di Gesù Cristo.
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 23
profezie
Nemici nel paese
La Bibbia afferma con chiarezza che gli
Ebrei, quando ritorneranno nella loro
terra nel tempo della fine, non la troveranno disabitata. La profezia contenuta
in Levitico 26:31-33, che abbiamo già
esaminato, spiega che i nemici degli
Ebrei prenderanno Israele come proprio
domicilio quando il popolo d’Israele sarà
disperso nel mondo:
«[31] Ridurrò le vostre città a deserti,
desolerò i vostri santuari e non aspirerò
più il soave odore dei vostri profumi [dei
sacrifici]. [32] Desolerò il paese; e i vostri
nemici che vi abiteranno, ne saranno
stupefatti. [33] E, quanto a voi, io vi
disperderò fra le nazioni e vi inseguirò a
spada tratta; il vostro paese sarà desolato
e le vostre città saranno deserte.»
Il testo di Levitico 26:32 fa capire che
i nemici degli Ebrei prenderanno il loro
posto nella terra promessa. A partire dal
636 d.C. – poco dopo la morte di Maometto nell’anno 632 – gli arabi iniziarono
a conquistare la terra della Bibbia e a
insediarvisi.
Gli Arabi della penisola saudita, diventati musulmani poco prima, non si
accontentarono del dominio dell’Islam
nella loro patria. Subito dopo la morte del
Profeta, iniziarono rapidamente a islamizzare e arabizzare tutto il Medio Oriente
e l’Africa del Nord. Nella stessa epoca si
situa anche la loro espansione nella terra
santa degli Ebrei. La colonizzazione
della terra d’Israele da parte degli Arabi
musulmani fu una causa importante
dell’espulsione degli Ebrei dalla loro terra
nei secoli successivi al 636 d.C.
Il Corano contiene numerosi versi che
definiscono gli Ebrei un popolo degno
di odio e di disprezzo. Su questa base
poté svilupparsi quell’antisemitismo che
ancora oggi è profondamente radicato nel
mondo islamico. (Si pensi, per esempio,
al fatto che ancora oggi il libro «Mein
Kampf» di Adolf Hitler nel mondo arabo
continua a essere un bestseller!) Nei nostri giorni, l’antisemitismo di ispirazione
islamica è causa del conflitto che è sorto
in Medio Oriente dopo il ritorno degli
Ebrei nella terra d’Israele. Tale conflitto
era inevitabile perché i nemici si erano
stanziati nella terra d’Israele.
24 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
Ritorno da tutto il mondo
Il Salmo 107 è il primo canto del quinto
libro dei Salmi e fornisce una panoramica
su tutto il percorso di Dio con Israele, dal
tempo della liberazione dall’Egitto fino al
regno del Messia alla fine dei giorni. I
versi introduttivi 1–3 portano il lettore al
tempo del compimento e del regno messianico, quando Dio raccoglierà il popolo
eletto e lo riporterà in patria dai quattro
angoli della terra. Israele viene qui esortato a lodare il SIGNORE per la sua bontà
che si rivela in quest’opera (Sl 107):
«[1] Celebrate il SIGNORE, perch'egli
è buono, perché la sua bontà dura in
eterno!
[2] Così dicano i riscattati del SIGNORE,
ch'egli liberò dalla mano dell'avversario
[3] e riunì da tutti i paesi, da oriente e
da occidente, da settentrione e da mezzogiorno.»
Le parole in Isaia 43:5–6 confermano
i versi del Salmo:
«[5] Non temere, perché io sono con
te; io ricondurrò la tua discendenza da
oriente, e ti raccoglierò da occidente.
[6] Dirò al settentrione: «Da'!» E al mezzogiorno: «Non trattenere»; fa' venire i
miei figli da lontano e le mie figlie dalle
estremità della terra:»
Anche Zaccaria parla dell’oriente e
dell’occidente (Za 8:7–8):
«[7] Così parla il SIGNORE degli
eserciti: ‹Ecco, io salvo il mio popolo
dalla terra d'oriente e dalla terra d'occidente;
[8] li ricondurrò ed essi abiteranno in
mezzo a Gerusalemme; essi saranno mio
popolo e io sarò loro Dio con fedeltà e
con giustizia.»
Come già detto, negli anni dal 1882
a oggi, più di tre milioni di Ebrei sono
ritornati nella terra dei loro padri da circa
130 nazioni diverse, da tutti e cinque
i continenti. Nel solo periodo fra il 15
maggio 1947 e il 31 dicembre 1951, Ebrei
provenienti da settanta paesi diversi sono
immigrati in Israele, la maggior parte dei
quali via mare.
Se si guarda indietro ai ben 130 anni
di storia dell’immigrazione ebraica, è
impossibile non riconoscere che qui ci
troviamo di fronte a un fenomeno unico
nella storia dell’umanità! Non esistono
paralleli a questo tipo di migrazione di
un popolo, né nell’antichità né nell’epoca
moderna. Le parole profetiche del Salmo
107:1-3 e di numerosi altri passi biblici
si sono realizzate in questo modo spettacolare davanti ai nostri occhi. Dio aveva
predetto questo miracoloso ritorno da
tutto il mondo tramite il profeta Ezechiele
con le seguenti parole:
Ezechiele 36:24:
«[24] Io vi farò uscire dalle nazioni, vi
radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò
nel vostro paese.»
Ezechiele 11:17:
«[17] Perciò di': ‹Così parla DIO, il
Signore: Io vi raccoglierò in mezzo ai
popoli, vi radunerò dai paesi dove siete
stati dispersi, e vi darò la terra d'Israele.›»
Si noti quanto è chiaro il testo. Non
c’è bisogno di alcuna interpretazione.
Sono profezie inequivocabili risalenti a
millenni di anni fa.
Attorno al 600 a.C., Geremia predice
al capitolo 16:14–16 che il ritorno degli
Ebrei sarà suddiviso in due grandi fasi:
Prima di tutto ci sarà «un tempo dei pescatori» e poi «un tempo dei cacciatori».
Nel periodo iniziale, che si potrebbe
definire una «fase di attrazione», dei «pescatori di uomini» motiveranno gli Ebrei
a ritornare nella terra della promessa.
Nella fase successiva, dei «cacciatori»
spingeranno gli Ebrei a tornare in patria
con la forza.
Geremia 16:14–16:
«[14] ‹Perciò, ecco, i giorni vengono›,
dice il SIGNORE, ‹in cui non si dirà più:
"Per la vita del SIGNORE che condusse i
figli d'Israele fuori dal paese d'Egitto", –
[15] ma: "Per la vita del SIGNORE che ha
condotto i figli d'Israele fuori dal paese
del settentrione e da tutti gli altri paesi
nei quali li aveva scacciati". Io li ricondurrò nel loro paese, che avevo dato ai
loro padri. [16] Ecco, io mando un gran
numero di pescatori a pescarli›, dice il
SIGNORE; ‹inoltre manderò un gran
numero di cacciatori a dar loro la caccia
sopra ogni monte, sopra ogni collina e
nelle fessure delle rocce.›»
La realizzazione di queste predizioni
avvenne nel modo seguente: nel XVII
sec. sorse il movimento del cosiddetto
proto-sionismo. Considerando il lungo
periodo in cui il popolo ebreo era stato
senza una patria, caratterizzato da continua persecuzione e disprezzo, grandi
pensatori cercarono una soluzione al
problema ebraico tramite un ritorno
nella terra degli antenati. A questo
proposito è opportuno nominare, per
esempio, i seguenti rabbini: Elijahu
Ben Shlomo Zalman (1720–1797; Lituanaia), Menachem Mendel di Vitebsk
(1730–1788; Russia), Yehuda Salomon
Alkalay (1798–1878; Serbia), Zvi Hirsch
Kalischer (1795–1874; Germania).
Kalischer tentò persino di acquistare
la terra dei padri da Ibrahim Pascha, il
re d’Egitto che all’epoca regnava anche
sul territorio completamente decaduto
della Palestina, ma non ebbe successo.
Quali altri importanti rappresentanti del proto-sionismo vanno ricordati anche Mordechai Immanuel Noah
(1785–1851), ex console americano a
Tunisi, e Moses Montefiori (1784–1885).
Quest’ultimo favorì il ritorno degli Ebrei
nella terra promessa, a partire dal 1827,
tramite aiuti finanziari, costruzione di
industrie e di aziende agricole. Altrettanto degno di menzione, in questo
frangente, è il socialista Moses Hess
(1812–1875). Nel 1862 egli scrisse un’opera fondamentale sul ritorno degli Ebrei
in patria («Roma e Gerusalemme»).
Sul lavoro di questi primi sionisti, basarono in seguito i loro sforzi personalità
come Leo Pinsker (1821–1891), Theodor
Herzl (1860–1904) e Nathan Birnbaum
(1864–1937).
Gli effetti degli sforzi sionistici
per attrarre gli Ebrei furono tuttavia
deludenti. In tutto il mondo, gli Ebrei
si lasciarono difficilmente convincere
a rinunciare alla propria stabilità e a
ricominciare praticamente da zero nella
terra degli avi.
Dopo decenni di appelli sionistici,
ebbe inizio la fase della «caccia» che
invece fu molto efficace. Nel 1881 lo zar
Alessandro II fu ucciso. Bastò che fra i
numerosi sospettati dell’attentato ci fosse una donna ebrea, per provocare una
terribile persecuzione di Ebrei in tutta
la Russia negli anni fra il 1881 e il 1884.
Fu questa la ragione per cui migliaia
di Ebrei russi fuggirono in Palestina –
come veniva chiamata in quell’epoca
la terra d’Israele – per cercarvi rifugio.
Quell’esodo fu definito la prima ondata
di immigrazione ebraica.
Attorno al 1903 tale ondata lentamente finì. Con le persecuzioni
legate alla rivoluzione comunista del
1905–1907 fu messa in moto la seconda
ondata di immigrazione che portò un
numero ancora maggiore di Ebrei in
Palestina. Con lo scoppio della prima
Guerra mondiale anche tale ondata si arrestò. La Rivoluzione d’Ottobre del 1917
in Russia e le persecuzioni in Ucraina
provocarono la terza e la quarta ondata
di immigrazione. In questo modo, più di
100 000 Ebrei ritornarono complessivamente nella terra dei padri. Con la salita
al potere di Hitler, nel 1933, la quinta
ondata di immigrazione ricondusse in
patria circa 250 000 Ebrei.
Con le oppressioni negli stati arabi
dopo la creazione dello Stato d’Israele nel
Maggio 1948, circa 650 000 Ebrei furono spinti a tornare nella terra d’Israele.
Si potrebbe continuare a lungo con tale
elenco. Risulta comunque chiaro che la
causa principale del ritorno degli Ebrei in
tempi moderni non fu il Sionismo bensì
piuttosto la caccia agli Ebrei. Il Sionismo
fu comunque un’importante preparazione mentale che predispose al ritorno in
patria imposto dall’oppressione. Geremia
16:15 si è realizzato con precisione:
il dramma del ritorno degli Ebrei può
essere suddiviso in due fasi principali:
Il tempo dei pescatori (preparazione al ritorno tramite il Sionismo):
1750–1882
Il tempo dei cacciatori (ritorno effettivo dovuto alla persecuzione): 1882–oggi
Ritorno in numerose fasi
Fra i quindici canti dei pellegrinaggi,
nel Salmo 126:4 si trova una preghiera
che parla del ritorno escatologico degli
Ebrei:
«[4] SIGNORE, fa' tornare i nostri
deportati, come torrenti nel deserto del
Negev [hebr. nachal]!»
Perché il salmista paragona il ritorno
degli Ebrei dall’esilio con dei wadi (torrenti) nel Negev? Perché parla di wadi
al plurale?
Per riuscire a cogliere con precisione
il significato dell’affermazione nel Salmo
126:4, è importante conoscere la caratteristica differenza fra i wadi nel deserto
giudaico e quelli nel deserto del Negev.
Il testo del Salmo parla infatti espressamente dei torrenti invernali nel Negev.
Il tipico paesaggio del Negev è costituito da ampie vallate che si insinuano
nelle innumerevoli catene montuose.
Valli come Nachal Zin, Nachal Paran,
Nachal Shikma, Nachal Gaza e Nachal
El-Arish sono molto più larghe e ampie
delle numerossisime strette gole nel deserto giudaico, ad eccezione della valle
di Arava. Nel periodo delle piogge invernali (Ottobre–Aprile), l’acqua che nelle
valli del Negev si raccoglie in enormi
corsi d’acqua, che possono raggiungere
un’ampiezza di varie centinaia di metri,
proviene da numerosi grandi fiumi, in
cui sono affluiti a loro volta tanti piccoli
fiumi. Al contrario di queste larghe
valli del Negev, l’acqua nelle strette gole
del deserto della Giudea scorre in corsi
invernali impetuosi.
Quando gli Ebrei tornarono dall’esilio
babilonese sotto Zorobabele nel 539/538
a.C., somigliarono a un wadi del deserto
giudaico. Quella volta essi tornarono
nella terra dei padri in un unico corso
impetuoso. Se, oltre ai ca. 40 000 uomini,
si calcolano anche le donne e i bambini,
si giunge alla somma di più di 200 000
persone che rimpatriarono (Ed 1–2).
Molti anni dopo, attorno al 457 a.C.,
sotto Esdra giunse un piccolo affluente di
probabilmente poco più di 5 000 persone
(Ed 7–8).
Secondo il Salmo 126, il ritorno
nel tempo della fine avverrà invece in
numerose fasi e, in parte, passando da
stazioni intermedie, come i numerosi
piccoli e grandi fiumi in una tipica vallata
del Negev.
Oggi è possibile considerare 130
anni di storia dell’immigrazione ebraica
moderna e riconoscere che la profezia
si è realizzata esattamente come è stata
formulata migliaia di anni fa nel Salmo
126. Non c’è stato un solo grande fiume
di ritorno e tutto il processo si è svolto in
numerose fasi diverse. Nella storiografia
moderna il ritorno degli Ebrei dalla
diaspora viene suddiviso in una serie di
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 25
profezie
periodi. Si distinguono varie «ondate di
immigrazione» (ebr. «aliyoth»).
Presentiamo dunque una lista completa di tutti i periodi di aliya che ci sono
stati fino a oggi:
1a Aliya (1882–1903): ca. 25 000
Ebrei dalla Russia; ca. 1 000 Ebrei dallo
Yemen
2a Aliya (1904–1914): ca. 40 000
Ebrei soprattutto dalla Russia ma anche
dalla Polonia
3a Aliya (1919–1923): ca. 35 000,
soprattutto dalla Russia (53 %), ma anche
dalla Lituania e dalla Romania (36 %). Il
resto è tornato da altri paesi dell’Europa
dell’est, eccetto 800 persone che sono
immigrate dall’Europa occidentale.
4a Aliya (1924–1931): ca. 80 000 dalla
Polonia (ca. 50 %) e dall’Unione Sovietica,
dalla Lituania e dalla Romania (ca. 50 %)
5a Aliya (1932–1938): dopo l’ascesa
al potere di Hitler, ca. 250 000 Ebrei,
soprattutto profughi dalla Germania nazista, Polonia e Europa centrale
Aliya B (1934–1947): Cosiddetti immigrati «illegali» prima, durante e dopo
la seconda Guerra moniale, nonostante
notevoli ostacoli britannici
Immigrazione di massa da tutto il
mondo (1948–2012): ritorno di ca. 2,7
milioni di Ebrei da ca. 130 paesi diversi
da tutti e cinque i continenti:
1948–1957: immigrazione di massa
dai paesi arabi che circondano Israele:
ca. 650 000 Ebrei
1948–1970: ritorno di massa dall’Europa: 557 314 Ebrei. La maggioranza di
loro era stata vittima delle persecuzioni
naziste e aveva perso casa e parenti.
1984 –1985: Opera zione Mosè :
8 000–11 000 Ebrei etiopi arrivano in
Israele.
1985: Operazione Saba: 1 000 Ebrei
etiopi portati via in aereo
1989: Immigrazione di massa dall’Unione Sovietica: più di 1 milione
1991: Operazione Salomone: 14 000
Ebrei etiopi ritornano in patria.
Anno per anno, fino a oggi: migliaia
tornano a casa da tutto il mondo.
Chiamata di mezzanotte
Festival presso
il Río Olimar
Ellen Steiger
Martín Hernández
Treinta y Tres, Uruguay. Da sette
anni Radio El Libertador trasmette
annualmente il festival della musica Treinta y Tres, il più importante
evento culturale nel dipartimento.
Questo però non è il motivo principale per cui lo trasmettiamo, bensì
vogliamo sfruttare l’occasione per
testimoniare di Gesù Cristo. Da una
parte commentiamo la trasmissione quando, per esempio, c’è una
canzone che esalta l’adulterio, e
spieghiamo perché noi cristiani non
lo accettiamo. Dall’altra cerchiamo
il contatto personale con gli artisti.
Negli anni scorsi abbiamo distribuito
il calendario Il Buon Seme o il libro
Chi è quest’uomo? Quest’anno abbiamo fatto produrre delle tazze con
il logo di Radio El Libertador, una
foto del bellissimo fiume Olimar (sulla cui sponda si svolge il festival) e
la promessa di Gesù alla samaritana
in Giovanni 4:14. Abbiamo consegnato una tazza e un Nuovo Testamento a ogni artista, organizzatore
e membro dello staff del festival,
alle personalità politiche e al sindaco di Treinta y Tres. A molti di loro
abbiamo potuto spiegare l’evangelo
personalmente. Ci sono anche state
delle persone che si sono avvicinate
al nostro tavolo per richiedere il
«loro» Nuovo Testamento, dopo che
erano finiti durante la distribuzione
e avevamo loro promesso che ne
avremmo procurati degli altri. È
stato bello osservare alcuni di loro
iniziare subito a leggere. Anche il
direttore del festival ha colto l’occasione per fare una pausa di lettura.
Personalmente, mi ha fatto piacere
condividere ciò in cui crediamo.
www.llamadaweb.com
(nel prossimo numero continueremo questo
interessante argomento sulle profezie bibliche che
si sono già realizzate)
26 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014
Meditazioni
mattutine edificanti
O
gni giorno, la mattina presto, leggo
una pagina del libro di meditazioni
Pérolas Diárias (Meditazioni quotidiane)
di Wim Malgo. Poi le invio per e-mail
a vari amici e conoscenti. Questi brevi
messaggi sono un motivo di edificazione
e di benedizione per tutti noi. Soprattutto nei giorni in cui abbiamo bisogno di
incoraggiamento. Talvolta, quando mi
manca il tempo, non invio nulla. Allora,
con mia grande gioia, ricevo dei messaggi
da parte dei miei conoscenti che mi fanno
Fabio Sampaio durante la diretta
mattutina.
presente la mia ‹dimenticanza›! Questa
testimonianza vuole essere un incoraggiamento e un motivo di edificazione
anche per voi! Che il Signore continui a
benedirvi e a mantenervi nella sua meravigliosa opera missionaria della Chiamata
di Mezzanotte, per il suo onore e la sua
gloria!» A. dos Santos – Testimonianze
così sono davvero un incoraggiamento e
ci hanno spronato a registrare un altro
libro di meditazioni su CD e su MP3 e
a offrirlo in due parti: una da gennaio a
giugno e poi una da giugno a dicembre.
Si tratta di un progetto (che partirà in
gennaio 2015) proposto dal nostro nuovo
operatore nello studio, Fabio Sampaio.
Fabio ha un’ottima «voce radiofonica»,
legge le meditazioni in prima persona e
le registra su nastro. Poter ascoltare ogni
mattina un breve messaggio durante il
viaggio al lavoro è qualcosa di nuovo per
i brasiliani. Speriamo di ricevere reazioni
positive come quando mandiamo i messaggi per e-mail.
www.chamada.com.br
colophon
Il prossimo numero sarà in
spedizione il 15 novembre 2014
Opera missionaria
Chiamata di Mezzanotte
FONDATORE: Wim Malgo (1922-1992)
direttore responsabile: Gaetamo Trimigno)
Amministrazione Per la Svizzera italiana
e per l’Italia: Chiamata di Mezzanotte, Via
Monte Rosa 88 D-10154 TORINO
Tel. 0039 011 285966
Israele – una destinazione di
viaggio molto speciale
Markus Steiger
P
orto Alegre, Brasile. Che un viaggio in Israele sia davvero qualcosa
di speciale lo dimostrano le seguenti
testimonianze: «Partecipare a questo
viaggio è stato per me come ripetere
l’esperienza di Tommaso, ma all’inverso. Tommaso dovette vedere per credere, noi abbiamo creduto e ora abbiamo
potuto vedere! Sicuramente abbiamo
ricevuto una prospettiva diversa sulla
Parola di Dio. Ringrazio il Signore
per questo viaggio indimenticabile.»
S. de Andrade, Manaus/AM ― «Durante il viaggio ho avuto occasione di
conoscere alcune località dell’Antico
Testamento ma anche molti luoghi del
Nuovo, in cui Gesù visse e svolse il
suo servizio. Tra l’altro Gerusalemme,
dove morì per me! Il congresso sul
tema ‹Le visioni di Zaccaria› è stato
incredibilmente informativo. In queste
tre settimane ho capito molte cose,
soprattutto sulla parola profetica. Un
viaggio così rafforza la fede e cambia il
nostro rapporto con Gesù.» G. Costa,
Estrela/RS ― «Nel gruppo siamo stati
come in famiglia, uniti in Gesù e nel
suo Spirito. I luoghi che abbiamo visitato ci hanno permesso uno scorcio
dalla Genesi all’Apocalisse. Oltre alle
chiare spiegazioni della guida locale,
i commenti di Markus Steiger e di Pr.
Eros sono stati molto preziosi.» A. de
Almeida, Porto Alegre/RS ― «Vedere
che Dio ha creato ogni cosa, si cura
del suo popolo e gli resta fedele è stato
un motivo di grande incoraggiamen-
to per me.» R. Klinauer, Panambi/
RS ― «Per me questo viaggio non ha
soltanto contribuito a una migliore
comprensione della Parola di Dio ma
è stato anche bellissimo perché mi
ha permesso di fermarmi sul Monte
degli Ulivi nella certezza che un giorno Gesù ritornerà in questo luogo!
Conoscere personalmente il popolo
d’Israele, la sua varietà e i suoi usi, è
stato particolarmente interessante.»
E. Radke, Camp Mourão/PR ― «Ho
visitato molti posti ma non sono mai
stato in un luogo che rappresenta una
parte tanto grande della storia. Il viaggio è impegnativo, non solo dal punto
di vista fisico ma anche spirituale.
Tuttavia ne è valsa la pena perché ora,
quando leggo la Bibbia, mi sento molto
più vicino a quello che leggo. È come
se fossi stato presente quando avvennero determinati episodi. Con questo
mi riferisco soprattutto al periodo in
cui Gesù operò in Galilea.» D. Steiger,
Adelboden/Be.
Questa è solo una piccola raccolta di
impressioni dei nostri 81 partecipanti
del viaggio in Israele di quest’anno.
Non avremmo potuto ricevere una
reazione più riconoscente e appagante
agli sforzi per i preparativi e al lavoro
durante il viaggio. Ringraziamo il
Signore per la buona riuscita che ci
ha concesso. Anche perché i membri
della comitiva ora hanno un rapporto
diverso nei confronti suoi, del suo
popolo e del nostro lavoro!
www.chamada.com.br
ORGANO: la «Chiamata di Mezzanotte» in lingua
italiana ha 10 numeri annuali in italiano e si può
inoltre ottenere nelle seguenti lingue: inglese,
francese, olandese, tedesco, portoghese, rumeno,
spagnolo, ceco e ungherese.
distributore per l'italia
CDM Italia
Via Monte Rosa 88 D - 10154 TORINO
E-mail: [email protected]
Web-site: www.cdmitalia.org
Layout: Daniel Malgo
Versamenti in Svizzera: Conto Postale
CDMItalia IT-10154 Torino 65-9642-0
Versamenti dall’Estero:
CDM Italia - Via Monte Rosa 88 D
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IBAN: IT 36 L 07601 01000 000059153676
Banca: Credito Valtellinese
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59153676 - Italia abbonamento EUR 25 intestato a: CDM Italia, Via Monte Rosa 88 D
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Winkler
Autorizzazione: Pubblicazione numero 5869
registrata in data 27.04.2005 presso il Tribunale
di Torino.
INIziali DEgli AUTORi
af = Arno Froese; mnr = Redaktion Mitternachtsruf;
nol = Norbert Lieth; rem = René Malgo
GM = Gabriele Monacis; CM = Conno Malgo
Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 27
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Tour 2015
Dal 24 al 3 Maggio 2015
Monte degli Ulivi , Getsemani, Via
Dolorosa, Chiesa del Santo
Sepolcro, Muro del Pianto,
Giardino della Tomba, Spianata
del Tempio, Mt. Zion, Museo
d’Israele con modello di
Gerusalemme dell’anno 70,
Museo del Libro, Qumran (luogo
di scoperta dei Rotoli), En Gedi,
Mar Morto, Masada, Avdat, Sheva
fino a Haifa,Traversata in barca del
Lago di Galilea, Monte delle
Beatitudini, Tabgha, Capernaum,
Yardenit, Nazareth, Megiddo
(Armageddon) e Muchraka (Luogo
del Sacrificio del profeta Elia),
Cesarea.
informazioni: CDM Italia Tel. 011 285966 - [email protected]
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