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Chiamata di Mezzanotte
Il giornale internazionale della profezia biblica Chiamata di Mezzanotte Poste Italiane - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art. 1 comma 1 D.C.B. - TORINO Chiamata di Mezzanotte n 7/2014 www.cdmitalia.org n ottobre 2014 La città più importante del mondo • Un popolo ritorna in patria Dio si mostrerà glorioso a Gerusalemme n La conoscenza aumenterà? Davide Martella Prefazione Tante cose possono cambiare la vita di una persona, ma per essere veramente soddisfatti e resistere a tutte le avversità che l’esistenza ci pone davanti c’è bisogno di qualcosa o meglio qualcuno che trasformi completamente la nostra vita e le dia un senso. Non sono certo i beni materiali, un ottimo stato di salute, una famiglia completa, il successo nel proprio lavoro che possono offrire all’uomo quella pienezza della vita che garantisce la vera felicità. In questo libro esiste un comune denominatore che caratterizza e trasforma continuamente la vita di questi campioni: l’amore di Dio. In diversi modi, contesti e situazioni Dio ha operato nella vita di queste persone una trasformazione che ha radicalmente cambiato il loro modo di pensare ed agire. Le diverse esperienze e testimonianze delineano chiaramente l’elemento alla base del loro modo di vivere: l’essere cristiani, ossia persone che non hanno qualità particolari o soprannaturali, ma che hanno conosciuto quello che Dio ha fatto per l’uomo e l’intera umanità, il Suo meraviglioso piano di salvezza per mezzo della morte di Gesù Cristo sulla croce ed il bisogno di comunione dell’uomo con il Suo Creatore. Questa salvezza può essere acquisita solo per mezzo della fede in Cristo e nel Suo Sacrificio, attraverso il ravvedimento che implica una completa sottomissione ai comandamenti del Signore nella Sua Parola, La Bibbia. Come cristiani, questi campioni mostrano a tutti un reale cambiamento ed un modo di vita onesto, sincero e leale che scaturisce da un rapporto vivo e costante con il Salvatore e Signore della loro vita: Cristo Gesù. Per conoscere Cristo e la Sua salvezza è indispensabile leggere La Bibbia, il Libro di Dio, perché essa rende testimonianza di Gesù Cristo, la Sua persona e la Sua Opera di salvezza. Il libro di Davide Martella ci aiuta a comprendere chiaramente attraverso delle semplici testimonianze di cristiani di conoscere e capire meglio quello che Gesù ha fatto, la Salvezza di Dio per l’uomo e l’importanza della lettura della Bibbia, il libro più diffuso al mondo capace di cambiare la vita delle persone perché Parola di Dio. Che la lettura di questo libro possa far maturare nella tua vita la necessità di diventare un cristiano e manifestare Cristo al Centro della tua vita attraverso l’osservanza della parola di Dio ed un cammino di verità, requisito essenziale richiesto a coloro i quali si definiscono ”cristiani”. Dott. Graziano Riccioni, MD, PhD 2 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 Semplicemente Amore Questo libro narra dell’amore di Dio per il genere umano e ci racconta di vite di personaggi pubblici cambiate da questo grande AMORE. Conduce il lettore a considerare un’unica possibilità di fronte a questo amore: ARRENDERSI a LUI Tascabile, 120 Pagine, Bestell-Nr. 00155 EUR 6.– ! à t i v No indice focus Biblico 4 La più importante città del mondo 6 La conoscenza aumenterà? 10 Dio si mostrerà glorioso a Gerusalemme serie 9 La conferma delle profezie dell’Antico Testamento che riguardano il futuro 13 I tre «passi problematici» punto di vista 14 «La fedeltà dell’azione di Dio nei confronti di Israele ci incoraggia ad essere certi della nostra salvezza» 20 In viaggio verso l'estremità del mondo attualità 12 La Bibbia il Corano e la terra piatta 17 La decimazione dei cristiani in Medio Oriente 17 Scandalo: nelle scuole ginevrine si insegna la dottrina della creazione 17 Bambina di cinque anni diventa maschio profezie 23 Un popolo ritorna in patria chiamata di mezzanotte 26 Meditazioni mattutine edificanti 26 Festival presso il Río Olimar 27 Israele – una destinazione di viaggio molto speciale 3 Saluto 5 Spigolature 22Notizie su Israele 27Colophon saluto da Peter Malgo «L’antisemitismo in veste cristiana fa rabbrividire» Vicinissimo a casa nostra, ho avuto modo di osservare la seguente scena: su un autobus di linea alcuni passeggeri salgono e improvvisamente un gruppo di giovani che si trovava già nel veicolo inizia a gridare: «Un ebreo, un ebreo! Guardatelo…!» Dicono parolacce e indicano con disprezzo l’ebreo ortodosso appena salito. L’uomo è esposto a una palese ostilità antisemita ma reagisce ignorando quella gentaglia. Che cosa starà provando? Nessuno nell’autobus sembra infastidito da ciò che sta accadendo. L’ostilità nei confronti degli ebrei in molti ambienti è di nuovo tollerata; l’antisemitismo è presente in tutti gli strati della popolazione e non viene più nascosto. Le discussioni relative l’olocausto si accendono periodicamente in molti paesi. Ciò non è dovuto solo all’elaborazione storica della Seconda Guerra Mondiale e alla questione dei soldi di riparazione (Wiedergutmachung), ma è la dimostrazione di una nuova forma di antisemitismo: la relativizzazione dell’olocausto e l’affermazione che, in fondo, non è stato poi tanto grave. Non mi riferisco qui alle persone che negano fondamentalmente l’olocausto e con esso il dolore indicibile provocato al popolo ebreo, ma piuttosto alle persone che affermano che sia ora di smettere di parlare dei terribili avvenimenti del passato. Il frutto di tale atteggiamento sono poi i tristi episodi come quello osservato nell’autobus. Come possono i nostri figli e nipoti sapere cosa è successo davvero, se questa parte della storia viene rimossa? In Germania è salita al ventiquattro per cento la parte di popolazione che ha adottato questo cliché antisemitico come reazione all’olocausto. Oltre alle critiche «classiche» rivolte agli ebrei dai fautori dell’antisemitismo – per esempio che gli ebrei abbiano troppo influsso e che siano responsabili in prima persona della loro persecuzione a causa del loro comportamento – secondo gli esperti sono ormai altri pregiudizi e accuse ad essere diventati molto più frequenti, come il fatto che gli ebrei traggano vantaggio dall’olocausto e lo sfruttino ai propri scopi a spese degli interessi dei tedeschi. Anche la critica contro Israele, motivata da una buona dose di antisemitismo, viene espressa in modo sem- pre più aperto. Oggi è quanto mai evidente e preoccupante che l’antisemitismo stia uscendo sempre più dall’anonimato anche fra i cristiani. C’è forse anche fra noi chi sta provando una crescente e nascosta insofferenza nei confronti degli ebrei, del fatto che si parli tanto di loro e che ci sia in gioco del denaro?! In realtà molti cristiani sono stanchi di sentir parlare dell’olocausto e vi si oppongono con grande fervore. Confrontati con argomentazioni contrarie, distolgono il più possibile l’attenzione dai fatti. L’antisemitismo in veste cristiana fa rabbrividire perché con esso ci si oppone consapevolmente al primo amore di Dio. «Perché proprio Israele, perché proprio gli ebrei?», chiedono in molti. In Deuteronomio 7:7-8 sta scritto: «Il SIGNORE si è affezionato a voi e vi ha scelti, non perché foste più numerosi di tutti gli altri popoli, anzi siete meno numerosi di ogni altro popolo, ma perché il SIGNORE vi ama: il SIGNORE vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha liberati dalla casa di schiavitù, dalla mano del faraone, re d'Egitto, perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri.» In questa rivista abbiamo parlato più volte della teologia della sostituzione che si sta diffondendo sempre più nelle chiese e che, in realtà, contiene anche delle idee molto vicine all’antisemitismo. Che Dio ci preservi da esse! Non sta a noi giudicare Israele o altre nazioni. Senza dubbio, da un punto di vista puramente umano, gli ebrei non sono migliori degli altri. Eppure sono il primo amore di Dio. Hanno la promessa, come sta scritto nella lettera ai Romani. Sono il popolo del futuro, la terra della Bibbia. Proprio in un periodo in cui sulla scena politica Israele è sempre più emarginato, in cui la nazione mediorientale una volta popolare viene messa sempre più in discussione, è importante che come cristiani assumiamo una posizione chiara. Senza pregiudizi, liberi da qualsiasi idea antisemita, dovremmo amare Israele, aiutarlo e metterci dalla sua parte. Cordialmente vostro Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 3 TITolo La città più importante del mondo La città di Gerusalemme è la posta in gioco nel maggiore conflitto in Medio Oriente. Gerusalemme divide ed è lì che Gesù ritornerà. È inoltre da Gerusalemme che istituirà il suo regno di pace e regnerà sulla terra (Is 2:1 sgg. e Mi 4:1 sgg.). Nella Bibbia Gerusalemme è definita anche la città della fedeltà (o della verità) (Za 8:3). Gesù dice che Gerusalemme è la città del gran Re (Mt 5:35). A Gerusalemme Dio fu in Cristo e riconciliò il mondo con se stesso (2 Co 5:19). Questo rende Gerusalemme la città di Dio sulla terra e la prova della verità della Bibbia. Dato che un mondo incredulo non può e non «Pregate per la vuole ammetterlo, si combatte con ogni mezzo contro questa città, anche pace di nel mondo invisibile. Il motto pare esGerusalemme! sere: «Non è vero, non deve essere vero e non può essere vero.» Se il mondo lo Quelli che ti ammettesse, dovrebbe convertirsi a Gesù Cristo e riconoscere le ragioni di amano vivano Dio. Il nemico fa di tutto per impedire tranquilli.» che Gesù possa ritornare a Gerusalemme ma non riuscirà nel suo intento. È Salmo 122:6 sintomatico che i Palestinesi considerino Gerusalemme la capitale del futuro Stato palestinese. In Zaccaria 12:23 leggiamo che Gerusalemme sarà una coppa di stordimento e una pietra pesante per tutti i popoli e che tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei (Za 14:2-4). Allora Gesù Cristo ritornerà per liberare il suo popolo e i suoi piedi CM poggeranno sul Monte degli Ulivi. 4 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 INFOBOX Legge sulla protezione dei luoghi sacri La legge sulla protezione dei luoghi sacri, adottata nel 1967 durante la presidenza del governo israeliano di Levi Eshkol, prevede: 1. I luoghi sacri saranno protetti dalla profanazione, da qualsiasi altra violazione e da qualsiasi cosa atta a ostacolare il libero accesso dei membri delle varie religioni ai luoghi a loro sacri o che violi i loro sentimenti religiosi nei confronti di tali luoghi. 2 a) Chiunque profanerà o commetterà qualsiasi altra violazione di un luogo sacro, può essere punito con una pena di reclusione di sette anni. 2 b) Chiunque commetterà un’azione che lede la libertà di accesso ai luoghi sacri dei membri delle varie confessioni o ferirà i loro sentimenti nei confronti di tali luoghi, può essere condannato a una pena di cinque anni di reclusione. Il contrasto riguardo Gerusalemme Gerusalemme è il cuore della fede ebraica ed è una città importante anche per l’Islam. Come se non bastasse, ogni anno anche centinaia di migliaia di cristiani si recano in pellegrinaggio nei luoghi sacri della città. Pur essendo stata riunificata nel 1967, la città continua a essere divisa in varie regioni ed è un pomo di discordia fra Israeliani e Palestinesi. Negli ultimi tempi, il contrasto riguardo Gerusalemme si è sempre più aggravato. Per molti gli sviluppi e le sfaccettature del conflitto sono difficili da capire. I comunicati riguardanti la parte orientale araba di Gerusalemme definiscono generalmente «coloni» gli ebrei che abitano in questa zona della città. La situazione sul posto è molto più complessa, ma di ciò i media non parlano. Le seguenti spiegazioni vogliono chiarire alcuni aspetti. Prima di tutto vorremmo ricordare alcune affermazioni che negli ultimi tempi sono state più volte ripetute: a.) Un numero crescente di arabi contesta la storia ebraica di Gerusalemme. b.) Soprattutto i Palestinesi negano che in passato sia esistito un tempio ebraico sulla spianata su cui oggi si trova la Cupola della Roccia. c.) Si accusa Israele di «giudaizzare» Gerusalemme e i suoi dintorni. d.) Si afferma ripetutamente che Israele nega il libero accesso ai luoghi sacri. Ecco alcuni fatti: Gerusalemme è diventata molto presto la capitale d’Israele e, contemporaneamente, è stata chiamata Sion: a essa sono legate numerose speranze religiose e pensieri di salvezza (es. nei Salmi e in Isaia 2). Non dovrebbe sorprendere che Sion, o Gerusalemme, giochi un ruolo tanto importante (sia emotivamente che storicamente) nel mondo ebraico. Il Sionismo non dovrebbe essere riferito esclusivamente a un movimento politico del XIX sec. perché Sion fa parte da millenni dell’identità del popolo ebraico. Il Sionismo moderno ha incoraggiato l’immigrazione degli ebrei a Gerusalemme e in tutto il territorio d’Israele. Già nel XIX secolo, ebrei yemeniti ricostruirono una parte della città, chiamata oggi Silwan, fuori dalle mura della Gerusalemme antica (a sud della collina del tempio). Durante il periodo dell’Impero ottomano, vi si trovavano meno di cento abitazioni in cui vivevano poco più di 240 persone. Quasi lo stesso è avvenuto per altri quartieri a est e a sud di Gerusalemme. I terreni in cui sono sorti i quartieri residenziali, abitati ancora oggi, furono acquistati dagli ebrei già nel 1876. Nel 1877 un gruppo di ebrei chassidici fondò un centro abitato fuori dalla porta di Damasco. A nord di Gerusalemme si trovano due quartieri periferici, Atarot e Neve Ya’akov, fondati nel 1925. Dal 1888 esiste anche una zona abitata a sudest di Gerusalemme, in cui si trova, per esempio, il kibbutz Ramat Rahel e Abu Tor, confinante con Beth Josef. Tutti questi quartieri si trovano nella zona che generalmente è definita Gerusalemme Est, ossia in una regione associata alla Gerusalemme araba. La grande maggioranza di questi quartieri ebraici di Gerusalemme è stata completamente distrutta dalle truppe d’occupazione giordane fra il 1948 e il 1967, che vi cancellarono ogni traccia ebraica. Qualcosa di simile è successo al grande cimitero che si trova sul Monte degli Ulivi. Gerusalemme è stata fondata dal re Davide e, fin dalla sua fondazione (ca. 1000 a.C.) questo luogo è stato costantemente abitato da ebrei, anche nei periodi in cui buona parte della popolazione era stata deportata e viveva in esilio. L’abitato originario della «città di Davide» è stato in parte riportato alla luce con scavi archeologici. Come sta scritto nella Bibbia e, almeno per quanto riguarda il secondo tempio, è stato confermato da straordinarie scoperte archeologiche, in questo luogo si trovavano entrambi i templi ebraici. Quando il Waqf, l’Autorità a capo dei luoghi sacri dell’Islam, fa sparire le tracce archeologiche del giudaismo sotto gli attuali edifici musulmani, e le riversa come macerie nella sottostante valle di Kidron, compie un gravissimo sacrilegio agli occhi del mondo intero. Nessuno, tuttavia, è pronto ad ascoltare le proteste degli ebrei a questo proposito. Dopo il 1948 l’Assemblea generale dell’ONU adottò tre risoluzioni che avevano l’obiettivo di conferire lo status internazionale a Gerusalemme. In seguito però il progetto fu abbandonato, fino al momento in cui Israele assunse il controllo totale sulla città. Dal 1967 a oggi, l’ONU, dopo aver ignorato l’occupazione giordana della città per diciannove anni, ha adottato numerose risoluzioni in cui condanna Israele per aver cambiato lo status di Gerusalemme. Ricordiamo che Gerusalemme non è nominata neppure una volta nel Corano e che i musulmani non pregano in direzione di Gerusalemme come fanno invece gli ebrei. Le frontiere del 1948 e quelle del 1967 sono linee di demarcazione che corrispondono alle linee di armistizio; non esiste alcun contratto che rende definitive queste linee. AN Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 5 focus biblico La conoscenza aumenterà? «Tu, Daniele, tieni nascoste queste parole e sigilla il libro sino al tempo della fine. Molti lo studieranno con cura e la conoscenza aumenterà» (Da 12:4). 6 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 N ei nostri ambienti è diffusa l’interpretazione che Daniele 12 al versetto 4 si riferisca esclusivamente ai tempi moderni. In passato anch’io ne ero convinto e lo insegnavo, finché non ho studiato il versetto più approfonditamente. Se infatti si considera Daniele 12:4 nel suo contesto, ci si rende conto che il passo parla del tempo della tribolazione, in cui molti ebrei studieranno le profezie di Daniele e si convertiranno al Messia. Alcuni esegeti della profezia biblica insegnano che Daniele doveva chiudere e sigillare il libro perché le sue profezie parlano dei tempi moderni e i contemporanei di Daniele non avrebbero avuto modo di capirle. Secondo tale posizione, è riservata alla gente di oggi la capacità di capire tali profezie perché solo quelli che si avvicinano al loro compimento sono in grado di capire le visioni del profeta. Non condivido tale interpretazione. Il fatto di chiudere e sigillare il libro fino al tempo della fine indica qualcosa di diverso: è l’ordine di con- Spigolatur e servare il libro di Daniele. Il Commentario di Stephen Millers spiega questo aspetto di Daniele 12:4 in modo molto appropriato: «In Medio Oriente si usava ‹sigillare› un documento importante, imprimendovi il segno di riconoscimento delle persone coinvolte e del suo scrivano. Un testo sigillato non poteva più essere elaborato o modificato. Poi il documento originale veniva copiato e nascosto in un luogo sicuro (‹chiuso›), dove poteva essere conservato. Un’illustrazione precisa di tale processo si trova nel libro di Geremia: ‹Io [Geremia] comprai da Canameel, figlio di mio zio, il campo che era ad Anatot, e gli pesai il denaro, diciassette sicli d'argento. Scrissi tutto questo in un documento, lo sigillai (hâtâm), chiamai i testimoni, e pesai il denaro nella bilancia. Poi presi l'atto d'acquisto, quello sigillato contenente i termini e le condizioni, e quello aperto, e consegnai l'atto di acquisto a Baruc, figlio di Neria, figlio di Maseia [lo scrivano]› (Gr 32:9-12). L’atto di acquisto di Geremia non fu sigillato per ‹nasconderne› o ‹mantenerne segreto› il contenuto, bensì per conservarlo. In realtà Geremia compì tale transazione alla presenza del cugino, ‹in presenza dei testimoni che avevano sottoscritto l'atto d'acquisto, e in presenza di tutti i Giudei che sedevano nel cortile della prigione› (Gr 32:12). Esisteva anche una ‹copia aperta› del documento che probabilmente era a disposizione di chi volesse controllare. Gabriele ordinò quindi a Daniele di conservare ‹le parole del rotolo›, non soltanto quest’ultima visione bensì l’intero libro, per quelli che vivranno ‹al tempo della fine›, quando si avrà bisogno del suo messaggio.» Al capitolo 8:26 Daniele riceve lo stesso ordine, ossia di «chiudere» la visione. Ciò non significa che Daniele debba sigillare tali parole perché restino un segreto fino ad un certo momento, bensì che lo faccia perché la profezia sia conservata e accessibile quando nel futuro se ne avrà bisogno. Ma quando sarà tale momento? L’espressione ebraica per «tempo della fine» si trova cinque volte nell’Antico Testamento, sempre nel libro di Daniele (8:17 e 19; 11:35, 40; 12:4, 9). In Daniele 8:26 si afferma a proposito di una visione: «si riferisce a un tempo lontano». E in Daniele 10:14 si spiega: «Ora sono venuto a farti conoscere ciò che avverrà al tuo popolo negli ultimi giorni; perché è ancora una visione che concerne l'avvenire.» È interessante che alla fine del libro di Daniele, dove si concentra la profezia futura, si trovano almeno otto affermazioni che riguardano il tempo della fine. Da ciò capiamo che queste cose devono avvenire nel piano profetico di Dio per la storia. Dato che l’espressione «tempo della fine» si trova soltanto nel libro di Daniele, sono convinto che essa si riferisca alla fine di un tempo che è già stato nominato in tale libro. Daniele 8:17 afferma: «Sta' bene attento, o figlio d'uomo, perché questa visione riguarda il tempo della fine.» E al verso 19 sta scritto: «Ecco, io ti farò sapere ciò che avverrà nell'ultimo tempo dell'indignazione; perché la visione riguarda il tempo della fine.» Se consideriamo entrambi questi versi, riconosciamo che devono riferirsi allo stesso periodo. Considerando il contesto, il primo tempo dell’indignazione si potrebbe riferire agli av venimenti dell’epoca di Antioco Epifane nel II sec. a.C. Ma qui l’angelo inviato parla con Daniele «dell’ultimo tempo dell’indignazione» perché si riferisce al tempo della fine stabilito. In tutto il libro di Daniele l’ultimo tempo dell’indignazione è sempre il periodo della tribolazione prima dell’arrivo del Messia. Gli altri casi in cui viene usata l’espressione «tempo della fine» in Daniele (11:35 e 40; 12:4 e 9) si riferiscono tutti allo stesso periodo. «Di conseguenza le profezie rivelate saranno applicabili soprattutto a quelli che vivono ‹al tempo della fine›», afferma John Walvoord. Mi ricordo che alla fine degli anni Novanta guardavo un programma televisivo settimanale sulla profezia, in cui per un anno si parlò dei rapidissimi Se scopriamo in noi un bisogno che non può essere soddisfatto da nulla in questo mondo, possiamo dedurne che siamo stati creati per un mondo diverso. C.S. Lewis Come tutti sappiamo, “casa” è il luogo in cui normalmente siamo amati per quello che siamo e non per i nostri doni o le nostre qualità; il luogo in cui siamo amati fino alla fine, non ci si dimentica e siamo sempre benvenuti. Questo ci dà un’idea del cielo. I credenti durante la vita terrena sono in un paese straniero e a scuola. Nella vita futura saremo a casa. J.C. Ryle Cristiano, rifletti molto sul cielo: ti aiuterà a proseguire e a dimenticare le fatiche del cammino. Questa valle di lacrime è un sentiero che porta in una terra migliore: questo mondo di sofferenza è un trampolino in un mondo di beatitudine. C.H. Spurgeon Perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. Ebrei 13:14 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 7 focus Biblico sviluppi nella tecnologia moderna e si ripeteva continuamente: «Le conoscenze stanno raddoppiando ogni 17 mesi.» Tutto il documentario era basato sulla comprensione (errata) di Daniele 12:4, secondo cui tale aumento della conoscenza sarebbe la realizzazione della profezia: «e la conoscenza aumenterà.» Non metto in discussione il fatto che le conoscenze siano aumentate, ma Daniele 12:4 non è una profezia riguardante le conoscenze scientifiche in aumento in un determinato periodo della storia. Come è facilmente riconoscibile dal contesto, il passo parla invece del popolo ebreo che capirà le profezie durante il tempo della tribolazione. La conoscenza di cui si parla qui non è soltanto cultura generale perché altrimenti nell’ebraico non si troverebbe l’articolo determinativo. Dato che c’è un articolo determinativo, il testo parla di una conoscenza specifica e non può trattarsi di altro che della comprensione delle profezie che Daniele dovette sigillare fino al tempo della fine. Ciò tuttavia non significa che prima di allora nessuno sarà in grado di capire le profezie. Penso che i nati di nuovo possano capire la profezia di Daniele se la studiano e ne ricercano il significato. Tuttavia il passo afferma che il popolo ebreo, nel suo complesso, non capirà le profezie del libro di Daniele prima del «tempo della fine» a causa della cecità spirituale di cui è colpito e che fino a oggi è presente fra gli ebrei persino per quanto riguarda la comprensione dell’Antico Testamento – ad eccezione del residuo credente della Chiesa. Paolo spiega: «Ma le loro menti furono rese ottuse; infatti, sino al giorno d'oggi, quando leggono l'antico patto, lo stesso velo rimane, senza essere rimosso, perché è in Cristo che esso è abolito. Ma fino a oggi, quando si legge Mosè, un velo rimane steso sul loro cuore; però quando si saranno convertiti al Signore, il velo sarà rimosso» (2 Co 3:14-16). Questo velo sarà rimosso a un certo punto, durante il tempo della tribolazione, e Israele sarà in grado di capire correttamente i suoi scritti profetici. I gentili devono 8 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 Non è in discussione il fatto che le conoscenze siano aumentate, ma Daniele 12:4 non è una profezia riguardante le conoscenze scientifiche in aumento in un determinato periodo della storia» tuttavia guardarsi dal pensare che la cecità spirituale abbia colpito soltanto il popolo d’Israele. Non è così! In realtà ogni persona è spiritualmente cieca fino al momento in cui riconosce Cristo come suo Salvatore personale (cfr. 1 Co 2:6-16; Ef 2:1-3; 1 Gv 5:19). Credo inoltre che un’altra affermazione dell’angelo confermi la mia interpretazione: «Va' Daniele; perché queste parole sono nascoste e sigillate sino al tempo della fine. Molti saranno purificati, imbiancati, affinati; ma gli empi agiranno empiamente e nessuno degli empi capirà, ma capiranno i saggi» (Da 12:9-10). Gli empi non capiranno mai queste cose e saranno tolti da Israele. Così tutti quelli che rimarranno alla fine della tribolazione crederanno in Gesù come loro Messia e sono qui nominati «i saggi». Quando capiranno? Quando si realizzerà Daniele 12:4. Quando molti anni fa vivevo nei dintorni di Washington D.C., partecipavo spesso a manifestazioni in cui ebrei e cristiani si riunivano per sostenere il moderno Stato d’Israele. Ogni volta che incontravo un ebreo ortodosso, cercavo di chiedergli come interpretasse la profezia delle settanta settimane di anni di Daniele 9:24-27 e solitamente mi rispondevano: «Il mio rabbi non mi permette di studiare questo passo.» Come? Non stupisce che ancora oggi molti ebrei neghino la messianicità di Gesù se non è loro permesso studiare i passi che dimostrerebbero che Gesù di Nazareth è il loro Messia. Daniele 12 ci insegna invece che tali profezie sono conservate e che ci sarà un momento, durante la tribolazione, in cui tutto il popolo ebreo le studierà con fervore e riconoscerà che l’uomo della Galilea è sempre stato il suo Messia. Che giorno glorioso sarà quando il Primogenito di Dio, Israele, ritornerà a casa dopo aver vagato per tanti anni! Maranatha! Dr. Thomas Ice Prima pubblicazione su pre-trib.org; Estratto e tradotto da: «Running To and Fro». Serie Come il Nuovo Testa mento usa l’Antico La conferma delle profezie dell’Antico Testamento che riguardano il futuro P iù volte il Signore Gesù ha citato testi profetici dell’Antico Testamento confermando che gli avvenimenti predetti si sarebbero avverati nel futuro. Ciò vale per la premiazione dei giusti, l’orrore della distruzione, i segni cosmici, la venuta del Messia nelle nuvole, il regno messianico sulla terra e la reggenza dei santi. Potremmo chiamare questo tipo di uso dell’Antico Testamento da parte del Nuovo la «conferma delle profezie dell’Antico Testamento che riguardano il futuro». Ciò avviene ogni qualvolta qualcuno nel Nuovo Testamento nomina un passo veterotestamentario che, dal suo punto di vista, riguarda il futuro. Tale approccio è una conferma della forte continuità fra il significato di passi escatologici dell’Antico Testamento e le attese di chi li cita nel Nuovo Testamento. In altre parole: le profezie degli antichi profeti sono considerate dalle persone del Nuovo Testamento un qualcosa che avverrà nel futuro, se non si sono già avverate. Ecco alcuni esempi: Matteo 13:41-43. Il Signore Gesù parla del raccolto che avrà luogo alla fine dei tempi. Quando Gesù Cristo ritornerà, giudicherà gli empi e premierà i giusti che splenderanno nel suo regno come il sole. Il Signore qui si riferisce probabilmente al passo di Daniele 12:3, un passo escatologico su ciò che avverrà nel contesto del futuro tribunale di Dio. Matteo 24:29. Il Signore Gesù qui si riferisce a Isaia 13:10 e 34:4. Questi due passi parlano di segni cosmici connessi con il giudizio futuro di Dio sui popoli della terra. Il Signore spiega che gli avvenimenti escatologici dell’Antico Testamento, dal suo punto di vista, sono ancora futuri. Matteo 24:30. Qui il Signore Gesù cita Daniele 7:13 che parla del figlio dell’uomo che compare nelle nuvole del cielo prima del vegliardo. Gesù collega questo passo con il suo ritorno sulla terra. Apocalisse 1:7. L’apostolo Giovanni cita Daniele 7:13 a proposito del ritorno fra le nuvole e Zaccaria 12:10 a proposito dell’uomo trafitto e del pianto di quelli che lo vedono. Entrambi i passi dell’Antico Testamento si riferiscono al ritorno del Messia, alla redenzione d’Israele e al pianto che ci sarà quando il Messia comparirà. È significativo che Giovanni, l’autore dell’Apocalisse, afferma che queste profezie escatologiche dell’Antico Testamento si realizzeranno in tempi futuri rispetto a lui. Apocalisse 2:26-27. Nella lettera alla chiesa di Tiatiri, il Signore Gesù promette a chi resiste che parteciperà al suo dominio futuro. Gesù cita il Salmo messianico 2:8-9 (e forse Isaia 30:14), che parla del Re di Dio che governerà le nazioni. Il Salmo 2 mostra esplicitamente l’autorità del Re, ma Gesù dichiara anche che delegherà ad altri le posizioni di governo quando avrà stabilito il suo regno sulla terra. La signoria del Messia è strettamente connessa al governo dei suoi santi (v. Da 7:27). Quando il Signore Gesù eserciterà il suo dominio sulla terra, i suoi santi vi parteciperanno. Questa «categoria» dell’uso neotestamentario di passi dell’Antico Testamento – la conferma di una profezia dell’Antico Testamento che deve ancora avverarsi nel futuro – dimostra che le persone del Nuovo Testamento erano convinte che i testi profetici dell’Antico, che ancora non si erano avverati, si sarebbero realizzati nel futuro. Questo fatto dovrebbe correggere tutti quelli che affermano che il Nuovo Testamento supera completamente tutte le attese escatologiche dell’Antico Testamento. Dr. Michael Vlach Pubblicato inizialmente su theologicalstudies.org; «NT Use of OT Part 10: Affirmation of an Old Testament Prophetic Text Whose Fulfillment Is Still Future». Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 9 focus Biblico bibbia & Israele Dio si mostrerà glorioso a Gerusalemme 10 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 Wim Malgo Fondatore della missione Chiamata di Mezzanotte (1922-1992) P oi alzai gli occhi, guardai, ed ecco un uomo che aveva in mano una corda per misurare. Chiesi: ‹Dove vai?› Egli mi rispose: ‹Vado a misurare Gerusalemme, per vedere qual è la sua larghezza e quale la sua lunghezza›. Ed ecco, l'angelo che parlava con me si fece avanti e un altro gli andò incontro e gli disse: ‹Corri, parla a quel giovane e digli: "Gerusalemme sarà abitata come una città senza mura, tanta sarà la quantità di gente e di bestiame che si troverà in mezzo a essa. Io", dice il SIGNORE, "sarò per lei un muro di fuoco tutto intorno, e sarò la sua gloria in mezzo a lei". ‹Su, fuggite, dal paese del settentrione›, dice il SIGNORE, ‹perché io vi ho dispersi ai quattro venti dei cieli›, dice il SIGNORE. ‹Su, Sion, mettiti in salvo, tu che abiti con la figlia di Babilonia!› Infatti così parla il SIGNORE degli eserciti: ‹È per rivendicare la sua gloria che egli mi ha mandato verso le nazioni che hanno fatto di voi la loro preda; perché chi tocca voi, tocca la pupilla dell'occhio suo. Infatti, ecco, io sto per agitare la mia mano contro di loro, ed esse diventeranno preda di quelli a cui erano asserviti, e voi conoscerete che il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato. Manda grida di gioia, rallégrati, figlia di Sion! perché ecco, io sto per venire e abiterò in mezzo a te›, dice il SIGNORE. ‹In quel giorno molte nazioni s'uniranno al SIGNORE e diventeranno mio popolo; io abiterò in mezzo a te e tu conoscerai che il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato da te. Il SIGNORE possederà Giuda, come sua parte nella terra santa, e sceglierà ancora Gerusalemme. Ogni creatura faccia silenzio in presenza del SIGNORE, perché egli si è destato dalla sua santa dimora›» (Za 2,1-13). Qual è il messaggio che il primo angelo ebbe l’incarico di portare a Zaccaria? È un messaggio che continua ad echeggiare fino ai giorni nostri e si re- Zaccaria 2:10 «Manda grida di gioia, rallègrati, figlia di Sion! perché ecco, io sto per venire e abiterò in mezzo a te», dice il SIGNORE..» alizzerà in modo glorioso. Il messaggio di Gerusalemme. Ma perché proprio di questa città? Perché Dio ha eletto Gerusalemme e per questo motivo essa esercita una misteriosa forza d’attrazione sui figli di Dio. Dio comunica a Zaccaria la gloriosa verità che lui stesso abiterà a Gerusalemme, come sta scritto in Zaccaria 2:14. Linsieme formato da Gesù Cristo, Gerusalemme e Israele sarà decisivo per la storia della salvezza futura del mondo. Noi che facciamo parte della Chiesa di Gesù abbiamo la meravigliosa speranza che un giorno saremo rapiti, quando il Signore Gesù verrà nelle nuvole del cielo e noi potremo andargli incontro come sua sposa. Qui sulla terra inizierà il periodo della grande tribolazione, dopo la quale il Signore Gesù ritornerà con migliaia di santi. Dove avrà luogo questo avvenimento? A Gerusalemme! «In quel giorno i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi, che sta di fronte a Gerusalemme …» (Za 14:4a). Qual è poi il messaggio dell’angelo più forte che interrompe il primo angelo e lo rimanda da Zaccaria? Il suo messaggio riguarda il futuro di Gerusalemme. In quel periodo la città stava attraversando un momento di grande miseria. Dopo settant’anni di esilio dei suoi abitanti, continuava a essere ridotta a un mucchio di rovine. Il tempio era distrutto. Al tempo di Esdra e di Neemia, soltanto un numero modesto di figli d’Israele era ritornato dalla cattività babilonese. Essi cercarono di ricostruire la città, ma dovettero affrontare difficoltà tanto interne che esterne sotto il continuo attacco straniero. Erano sul punto di arrendersi quando improvvisamente ricevettero il messaggio promettente sul futuro di Gerusalemme. Secondo la promessa di Dio, Gerusalemme non avrà più bisogno della protezione umana, come si legge in Zaccaria 2:4. Questa è la meravigliosa consolazione per il futuro di Gerusalemme. Finora, tuttavia, la sua esistenza è stata tribolata. Nessun’altra città al mondo ha dovuto affrontare nemici tanto numerosi e ostinati quanto Gerusalemme. Nessun’altra città è stata assediata e distrutta tante volte quanto la città di Davide nella sua lunga storia. Dio sta realizzando la sua promessa nei confronti di questa città ma la concretizzazione del messaggio profetico di Zaccaria deve ancora avvenire. L’inizio della realizzazione del futuro di Gersualemme, descritto in Zaccaria 2:5, giungerà un giorno al suo completamento: «"Io", dice il SIGNORE, "sarò per lei un muro di fuoco tutto intorno, e sarò la sua gloria in mezzo a lei".» Se il Signore pronuncia una simile promessa, lo farà malgrado i Romani, gli Arabi, i Turchi o gli Inglesi. Zaccaria 2:5 è una promessa che riguarda la Gerusalemme terrestre durante il regno milleniale di pace. La Chiesa di Gesù sta invece vivendo fin da ora una gloria maggiore, circondata com’è da un muro di fuoco tramite Cristo Gesù. In essa il Signore si mostrerà in modo glorioso. Dio ha possibilità illimitate se ci affidiamo completamente a lui. Povero il credente che tentenna sui due lati! Più siamo miseri, fraintesi, disprezzati e deboli, più sarà grande la gloria con cui il Signore si rivelerà in noi. In questo Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 11 focus Biblico La Bibbia, il Corano e la Terra piatta N Gerusalemme ci è di esempio. Oggi si stanno formando alleanze gigantesche contro questa città. Non sono esplicite e sono poche le persone che lo presagiscono. Nella politica mondiale non se ne parla apertamente ma, secondo le Scritture, sappiamo che le varie alleanze, come l’UE, la NATO, il movimento ecumenico, si rivolgeranno tutte contro Gerusalemme. In Zaccaria 12:2 sta scritto: «Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata.» La stessa cosa si legge anche due capitoli più avanti in Zaccaria 14:2: «Io radunerò tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme.» Questa è la ragione del potente zelo di Dio per Gerusalemme. Il Signore afferma: «Io sarò un potente muro di fuoco attorno a voi …» Se anche il mondo intero si dispiegherà contro Gerusalemme, la città che Dio ha scelto, lui stesso sarà un muro di fuoco attorno a lei e si rivelerà nella sua gloria al suo interno. Esiste una prova che le cose andranno davvero così? Sì, abbiamo una prova evidente nel fatto che i figli d’Israele stanno ritornando nella terra dei loro padri. «Io sarò la sua gloria in mezzo a lei», dice il Signore. Oggi possiamo vederlo con i nostri occhi. Il fatto che ebrei dal mondo intero stiano ritornando corrisponde anche a ciò che il profeta Isaia ha predetto in modo tanto commovente: «Il Signore, DIO, che raccoglie gli esuli d'Israele, dice: ‹Io ne raccoglierò intorno a lui anche degli altri, oltre a quelli dei suoi che sono già raccolti›.» (Is 56:8). Come 12 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 effetto della visione notturna di Zaccaria, sono annunciate in modo molto pressante e conciso le conseguenze per Israele e per la Chiesa di Gesù, quando il profeta lancia l’appello al capitolo 2:10: «‹Su, fuggite, dal paese del settentrione›, dice il SIGNORE, ‹perché io vi ho dispersi ai quattro venti dei cieli›, dice il SIGNORE.» In altre parole: Riunitevi, tornate in Israele! Il Signore dichiara anche tramite il salmista nel Salmo 50:5: «‹Radunatemi›, dice, ‹i miei fedeli che hanno fatto con me un patto mediante il sacrificio›». Per quanto riguarda il popolo del Vecchio Patto ciò sta accadendo davanti ai nostri occhi: Israele si sta riunendo. Quanto più ciò deve valere per il popolo del Nuovo Patto, per la Chiesa di Gesù! Se oggi non siamo in grado di riunirci attorno al sacrificio che il Signore ha compiuto; se oggi, in quanto figli di Dio nati di nuovo, non formiamo un’unità organica; se oggi lottiamo fra di noi, saremo superati da Israele. È necessario che ci riconciliamo fra noi e ci chiediamo reciprocamente perdono in modo da essere riuniti presso il sacrificio del Golgota. Soltanto allora l’unità organizzata diventa un’unità organica, il vero corpo di Gesù Cristo. Israele deve riunirsi perché ciò corrisponde alla volontà di Dio. Volontariamente o involontariamente gli ebrei stanno tornando a Gerusalemme, in Israele, dai quattro angoli della terra. Ciò è un esempio per noi, perché finalmente anche noi ci riuniamo e come figli di Dio, non ci riconosciamo più secondo la carne ma siamo uniti nel prezioso nome del Signore Gesù Cristo. ella sura 71,19 del Corano sta scritto: «Per voi Dio ha disteso la Terra come un tappeto.» Altre traduzioni del Corano rendono al posto di tappeto «distesa» o «superficie». Il Corano fu scritto nel VII sec. d.C. La Bibbia, scritta molto tempo prima, afferma invece che la Terra è rotonda: «Egli distende il settentrione sul vuoto, sospende la terra sul nulla» (Gb 26:7). «Ha tracciato un cerchio [orizzonte] sulla superficie delle acque, là dove la luce confina con le tenebre» (Gb 26:10). «Egli è assiso sulla volta della terra, da lì gli abitanti appaiono come cavallette; egli distende i cieli come una cortina e li spiega come una tenda per abitarvi» (Is 40:22). C’è da considerare che Giobbe visse circa 2000 anni prima della nascita di Cristo, Salomone 900 e Isaia 700 anni prima. Chi li aveva messi a conoscenza di questi particolari? In Proverbi 8, per esempio, Salomone descrive la saggezza di Dio, presente al momento della creazione del cielo e della terra. Senza dubbio tutti questi autori ricevettero saggezza dallo stesso unico Dio e poterono scrivere le stesse cose riguardo la terra, nonostante fossero trascorsi secoli fra la vita dell’uno e dell’altro. La Bibbia è unitaria perché fu ispirata da Dio. Serie Come il Nuovo Testa mento usa l’Antico I tre «passi problematici» in Matteo 1 e 2 C hiunque abbia già affrontato la domanda dell’uso dell’Antico Testamento da parte del Nuovo sa, probabilmente, che esistono tre testi che hanno messo a dura prova le capacità interpretative di molti lettori. Si tratta delle citazione di 1) Isaia 7:14 in Matteo 1:23, 2) Osea 11:1 in Matteo 2:15 e 3) Geremia 31:15 in Matteo 2:17-18. Gli ultimi due passi in Matteo sono indicati talvolta per affermare la teoria che l’evangelista abbia usato l’Antico Testamento senza tener conto del suo contesto. È molto probabile che Matteo indichi una corrispondenza storica, divinamente pianificata, fra gli avvenimenti della storia d‘Israele e la vita di Gesù. In questo modo Matteo mette in relazione consapevolmente il Signore Gesù e Israele, presentando Gesù come il vero Israele, il capo «corporativo» d’Israele, che ripete avvenimenti chiave della storia d’Israele e ha successo dove Israele ha fallito. Si consideri: – Il bambino nato nei giorni d’Isaia da una giovane donna, indica/corrisponde alla nascita verginale del Signore Gesù (Mt 1:23/Is 7:14). – La vocazione d’Israele e la sua uscita dall’Egitto come figlio di Dio, indica/corrisponde alla vocazione di Gesù e al ritorno dall’Egitto del Figlio di Dio (Mt 2:15/Os 11:1). – Il lamento sugli uomini d’Israele che, durante la prigionia babilonese, furono deportati da Gerusalemme e condotti attraverso Rama, indica/corrisponde ai lamenti che si sentirono a Betlemme quando si perpetrò l’infanticidio ordinato da Erode (Mt 2:17-18/Gr 31:15). – I quarant’anni di cammino nel deserto indicano/corrispondono ai quaranta giorni in cui Satana tentò Gesù nel deserto (Mt 4:1-11). – Mosè, che ricevette la legge mosaica sul Monte Sinai, indica/corrisponde a Gesù Cristo, il vero legislatore che rivelò ciò che si aspetta dai suoi discepoli sul monte delle beatitudini (Mt 5-7). Questi esempi dimostrano che le connessioni fra l’Antico e il Nuovo Testamento vanno oltre le profezie letterali. Era intenzione di Dio che gli avvenimenti storici dell’Antico Testamento indicassero fatti futuri nel Nuovo Testamento. Ciò dimostra che Dio è l’autore della storia della salvezza. Ci sono però alcuni errori che vanno evitati quando riconosciamo in Gesù Cristo il vero Israele. Un errore è affermare che Gesù annulli l’importanza d’Israele perché Matteo lo mette in relazione con quest’ultimo. Questa sarebbe un’applicazione inammissibile. Credere che Israele sia privo di importanza perché Gesù è il suo compimento non è né biblico né logico. Isaia 49:1-6 rende evidente che uno degli obiettivi di Gesù – nella sua funzione di vero servo e di vero Israele – è il ristabilimento del popolo d’Israele. Vari passi del Nuovo Testamento confermano l’importanza futura del popolo d’Israele (Mt 19:28; At 1:6; Rm 11). Il rapporto fra il Signore Gesù e Israele è una cosiddetta «solidarietà corporativa», in cui uno rappresenta e ristabilisce molti, senza annullare il loro significato. Un altro errore è la conclusione che, nel presentare gli avvenimenti della vita di Gesù come «compimento» degli avvenimenti storici nella vita d’Israele, Matteo abbia rifiutato il metodo storico-grammaticale d’interpretazione o ignorato il contesto delle affermazioni veterotestamentarie. Matteo usa la parola pleroo («compiere») in vari modi e il suo uso del termine non si riferisce sempre alla realizzazione diretta di una profezia letterale. Osea 11:1 parla per esempio di come Dio chiamò Israele al tempo della liberazione dall’Egitto. Nessuna rivelazione futura può cambiare questo fatto. Matteo, tuttavia, divinamente ispirato, può mostrare che questo avvenimento storico ha una corrispondenza nel ritorno di Gesù dall’Egitto (Mt 2:15). Ciò significa che interpretiamo Osea 11:1 in modo letterale, ma possiamo anche riconoscere che, con la vocazione d’Israele dall’Egitto, Dio ha indicato la chiamata di Gesù dall’Egitto che aveva pianificato per secoli dopo. Il fatto che esistano delle corrispondenze e delle immagini non esclude il metodo interpretativo storico-grammaticale. Dr. Michael Vlach Pubblicato inizialmente su theologicalstudies.org; «NT Use of OT Part 11: Some Observations Concerning Matthew’s Purposes in Matt 1-2». Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 13 punto di vista INTERVIsta «La fedeltà dell’azione di Dio nei confronti di Israele ci incoraggia ad essere certi della nostra salvezza» Il prof. dott. Berthold Schwarz è docente di Teologia Sistematica alla FTH Giessen e Direttore dell’Istituto di Israelogia. Nell’intervista parla dell’istituto, di un’involontaria teologia della sostituzione, dell’importanza del tema Israele e del giusto uso della Bibbia. Lei è direttore dell’Istituto di Israelogia. Qual è stato il motivo della sua fondazione? Berthold Schwarz: Già negli anni Ottanta il rettore della Freien Theologischen Hochschule di Giessen (Facoltà di teologia), Helge Stadelmann, era convinto che dovessimo riflettere più a fondo sul rapporto fra Israele e la storia della salvezza biblica. Quando dei predicatori visitano le chiese e conoscono poco o niente di Israele, o presentano soltanto una «teologia della sostituzione», in cui Israele è soppiantato dalla Chiesa e non svolge più alcun ruolo, a lungo andare provocano dei danni nella formazione dei giovani e delle assemblee. Negli anni Ottanta, tuttavia, non c’erano né le risorse finanziarie né quelle personali per realizzare la visione di Stadelmann. Nell’anno 2003 sono stato nominato docente alla FTH e si parlò della possibilità di creare un Istituto per lo studio di Israele. In quel processo è stato utile che io propugnassi lo studio dell’importanza biblica di Israele nella storia della salvezza. Poi ci furono offerte delle generose possibilità di finanziamento esterne da parte dell’associazione CfI (Cristiani per Israele). Tutto questo ci ha 14 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 permesso di fondare l’Istituto a Giessen nel 2004. Quali sono i compiti dell’Istituto? Berthold Schwarz: L’Istituto lavora secondo i mezzi finanziari che ha a disposizione. Per esempio pubblichiamo una collana di libri scientificamente rilevante, la Edition Israelogie, e cerchiamo così di raggiungere soprattutto i collaboratori con una preparazione teologica, gli studenti delle scuole bibliche e di teologia. Affrontiamo varie questioni importanti – anche dal punto di vista teologico – che riguardano Israele. All’Istituto collaborano, fra gli altri, degli studenti della FTH. Curiamo i contatti con gli ebrei messianici nei paesi germanofoni e nell’America settentrionale. Sul nostro sito pubblichiamo vari saggi per tenere vivi certi temi come il superamento della teologia della sostituzione, il significato d’Israele nel rapporto con la Chiesa di Gesù, la chiarificazione di cosa sia l’ebraismo messianico o la questione dell’interpretazione della storia della salvezza nella Bibbia. Come ogni lettore della Bibbia ben sa, leggere e capire l’Antico e il Nuovo Testamento comporta una grande sfida esegetica. Talvolta affrontiamo dettagli provocatori e la domanda se un dato passo si riferisca soltanto a Israele oppure no? Oppure, come deve essere applicato concretamente un certo passo biblico alla Chiesa e/o a Israele? A chi affronta questi interrogativi, cerchiamo di offrire dei mezzi di orientamento con i contributi dell’Istituto. Per quanto mi riguarda, Dr. Berthold Schwarz visito numerose comunità in tutta la Germania per insegnare il rapporto biblico fra Israele e la Chiesa di Gesù. Esistono altre opere, scuole bibliche o chiese che si rivolgono all’Istituto e chiedono aiuto in questo frangente? Oppure succede il contrario ed è l’Istituto che va incontro agli altri? Berthold Schwarz: L’Istituto esiste dal 2004 e nel frattempo sono nati molti rapporti con i leader dei gruppi di ebrei messianici negli USA, con gente in Israele, giornalisti e teologi, e con istituti di formazione teologica nell’America del Nord o in Israele, come per esempio l’Israel College of the Bible. Nei paesi germanofoni le scuole bibliche e gli istituti di formazione sono relativamente restii per quanto riguarda la dottrina su Israele. Noi proponiamo delle conferenze, per le quali invitiamo degli oratori competenti, ma la risposta da parte delle scuole bibliche e delle chiese non è ancora come vorrei. Generalmente sono le chiese locali o singoli credenti che chiedono un servizio dell’Istituto dicendo: «Passa da noi, parla durante un convegno biblico. Guida le riunioni durante un fine settimana su Israele. Predica da noi sul tema Israele.» Negli anni scorsi abbiamo creato dei contatti grazie al mio servizio di relatore itinerante. Talvolta anche altri collaboratori viaggiano e partecipano a manifestazioni, per esempio studenti che informano e sensibilizzano sugli obiettivi dell’Istituto. A Israele e alla Chiesa di Gesù sono legate delle domande importanti che i credenti stessi devono chiarire nella fede. Qui non si tratta soltanto della «voce 5000 dell’ordine del giorno», che in fin dei conti non interessa più nessuno. Israele è un tema importante per i Cristiani, o se non altro dovrebbe esserlo! A mio parere, come cristiani siamo tenuti a farci un’idea molto chiara e a saper informare in modo appropriato su questo argomento. Perciò, come Istituto di Israelogia, cerchiamo di dare degli impulsi alla riflessione. Negli ultimi otto anni, per essere sincero, l’istituto non ha ancora raggiunto un buon grado di influenza. Tuttavia ringraziamo il Signore per l’inizio che ci ha concesso! Qual è l’obiezione più frequente che sentite pronunciare e con cui si giustifica la teologia della sostituzione, ossia la dottrina secondo cui la Chiesa avrebbe preso il posto di Israele? Berthold Schwarz: In Germania ci sono ancora delle persone che ragionano in modo strettamente legato alla teologia della sostituzione, ma con loro ho raramente occasione di parlare. Molti altri però affermano tale teologia involontariamente e in buona fede. Spesso sono dei cari fratelli che prendono sul serio gli insegnamenti biblici, ma finiscono per interpretarli secondo la teologia della sostituzione senza rendersene conto. Questo dipende dalla cosiddetta ermeneutica, ossia dalle regole con cui interpretano le Scritture. Se per esempio alcune affermazioni dell’Antico Testamento, le profezie pronunciate da Gesù o i messaggi degli apostoli vengono considerati soltanto delle «immagini», e quindi non ci si aspetta una loro realizzazione concreta (sebbene il testo non sostenga tale ipotesi), se ne dà un’interpretazione molto diversa che se vi si riconosce una promessa divina per il futuro d’Israele. In un certo senso è necessario cambiare approccio e riconoscere che determinati passi della Bibbia non contengono parole rivolte direttamente alla Chiesa di Gesù e che, per interpretarle correttamente, è necessario tener conto prima di tutto del loro destinatario originario. Una volta fatto questo, ci si può chiedere: «Che cosa significano queste parole per la Chiesa di Gesù?» L’esperienza insegna che alcuni fratelli non riescono a compiere questo trasferimento durante l’interpretazione, ma spesso ciò non è dovuto a cattive intenzioni. Si legge semplicemente il testo: «Ascolta, ascolta Israele» e ci si dice: «Oggi non vogliamo più sentire parlare di Israele, queste parole sono sicuramente rivolte alla Chiesa!» In questo modo un testo biblico, che aveva un altro destinatario, viene applicato direttamente alla Chiesa di Gesù, e si tralascia di chiedersi che cosa significasse o significhi ancora per Israele. Inavvertitamente si inserisce qualcosa nell’interpretazione biblica che ha delle gravi conseguenze per il destinatario iniziale, Israele, senza esserne consapevoli. I più radicali si rifanno spesso agli apostoli e affermano: «Anche gli apostoli usano l’Antico Testamento in questo modo e riferiscono dei passi veterotestamentari alla Chiesa!» Come risponderebbe a tale affermazione? Berthold Schwarz: Il loro ragionamento non è nuovo. Se però ci si impegna un po’ e si analizza il modo in cui gli evangelisti del Nuovo Testamento, gli apostoli e Gesù stesso hanno usato i passi dell’Antico Testamento, si costata che non esiste un unico metodo o modo di citare e applicare i passi veterotestamentari. Questa è un’osservazione importante per ribattere la drastica affermazione che gli apostoli abbiano agito sempre secondo lo stesso schema. Esistono invece molte varianti nel modo in cui il Nuovo Testamento tratta l’Antico. Alcune parole dell’AT hanno un significato per la Chiesa, per esempio come esortazione, nel senso di: «Imparate da loro». Ma ci sono vari altri modi e non c’è una sola regola. Per esempio, esistono alcune affermazioni neotestamentarie che confermano che determinate promesse rivolte a Israele nell’Antico Testamento ancora non si sono avverate e si realizzeranno in futuro, dopo il tempo della Chiesa. Ciò significa che non si può generalizzare e che è necessario esaminare ogni singolo passo e capire come Gesù e gli apostoli abbiano veramente usato le promesse e le affermazioni dell’Antico Testamento. Il semplice schema in bianco e nero, che di tanto in tanto si usa per spiegare il comportamento del Signore Gesù e degli apostoli, a mio parere non è corretto. Come interpreta le promesse per Israele in vista dello Stato ebraico moderno? Anche qui si dibatte sul ruolo esatto che la nazione secolare d’Israele ha nel piano di salvezza di Dio. Berthold Schwarz: In linea generale dobbiamo fare lo sforzo di riscoprire le promesse dell’Antico Testamento e capirne il contenuto nel contesto temporale in cui sono state pronunciate e per il pubblico cui erano destinate. Il passo che si sta esaminando si riferisce a un periodo preesilico? Oppure parla dell’esilio? O vi si accenna a qualcosa che riguarda la fine dei tempi? Per cominciare, quindi, dobbiamo capire le profezie e le promesse di Dio nel modo in cui i destinatari le capirono. In seguito esaminiamo come se ne parla nel Nuovo Testamento, se per esempio il discorso viene ripreso e portato avanti, se la promessa va riferita a Gesù e come eventualmente può essere riferita a Israele. Se si procede in questo modo, non si potrà affermare che i versetti dell’Antico Testamento che contengono una promessa sono tutti ancora irrealizzati. Esistono numerose promesse che ebbero la loro realizzazione già nel corso della stesura della Bibbia (per esempio quelle riguardo a Gesù, alla sua venuta, alla sua messianicità, ecc.). Tutti questi passi vanno distinti dalle promesse che ancora non si sono avverate. Allora ci si rende conto che i primi destinatari, il popolo del patto, Israele o gli ebrei, hanno ricevuto delle promesse che ancora dovranno realizzarsi nel futuro. Tali promesse sono spesso legate a determinate condizioni che si devono realizzare in un certo momento storico. Prima non si potrà affermare che quelle promesse bibliche si siano avverate. Se riusciamo ad affrontare una promessa biblica in questo modo, troveremo anche delle affermazioni e delle promesse valide e fondate che si possono mettere in relazione con lo Stato d’Israele. Bisogna tuttavia prestare attenzione perché alcune promesse rivolte a Israele si rife- Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 15 punto di vista riscono a un tempo ancora futuro e non allo Stato ebraico attuale. Distinguere le une dalle altre non è sempre facile. I lettori della Bibbia devono accettare la sfida e impegnarsi a non identificare con leggerezza tutte le promesse rivolte all’Israele biblico con quelle rivolte allo Stato ebraico secolare moderno. Bisogna sempre tener conto del contesto in cui le promesse e la loro realizzazione vengono riportate. Esistono delle promesse che riguardano il futuro ristabilimento d’Israele, cui deve precedere però un profondo pentimento o un risveglio o una determinata azione di Dio, o che si riferiscono al ritorno del Messia. Promesse di questo tipo non possono applicarsi semplicemente a una qualche situazione storica d’Israele, e neppure al moderno Stato ebraico. Studiare a fondo e distinguere questi aspetti non è facile, richiede molto lavoro e uno studio approfondito delle Scritture. Che cosa consiglia a chi non ha avuto una formazione teologica? Se un semplice lettore della Bibbia legge tutti questi passi, può applicare una regola generale per metterli in relazione con l’Israele del passato, quello presente, quello del futuro e con la Chiesa? Berthold Schwarz: Il lettore che vuole leggere la Bibbia con attenzione ed è spinto da una certa curiosità dovrebbe tentare, durante la lettura dell’Antico Testamento, di riconoscere le connessioni interne alla Bibbia. Per farlo possono essere utili una chiave biblica e le proprie crescenti conoscenze della Parola di Dio, non è necessario aver studiato teologia ma essere interessati. Per esempio ci si può chiedere: «Bene, abbiamo qui una parola di Ezechiele oppure è il profeta Amos a parlare? Un momento, qui sembra quasi che questo messaggio di Dio sia stato dato nel periodo dell’esilio. Parte di questa promessa si è forse già realizzata? Oppure si tratta di qualcosa che deve ancora avvenire?» Durante lo studio si può prendere spunto anche da testi utili, da libri che nel corso degli ultimi decenni sono stati pubblicati su varie domande. Consiglio che si tenti di individuare le relazioni con un lessico 16 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 Israele continua ad avere un ruolo importante nel piano di salvezza di Dio e per questa ragione è fondamentale che determinati passi degli evangeli, ma anche degli scritti apostolici, non siano fraintesi ma interpretati in modo corretto per fede. biblico, lo studio personale della Bibbia e con libri. In questo modo si accresce la comprensione del modo in cui i testi dell’Antico Testamento sono connessi a quelli del Nuovo e quali interventi di Dio nei confronti d’Israele sono già avvenuti e quali no. Questo approccio richiede una certa disciplina dal lettore biblico perché non dia risposte affrettate e superficiali ma si impegni a studiare e capire ciò che è scritto. Un’ultima domanda. Lei ha detto che la questione d’Israele non è soltanto la voce 5000 nell’ordine del giorno. Perché essa è rilevante anche nella vita quotidiana del cristiano medio? Berthold Schwarz: La Chiesa di Gesù non va considerata il sostituto del popolo d’Israele. Questa, in ogni caso, è secondo me la visione corretta dedotta dalla Bibbia. Ciò significa che Israele continua ad avere un ruolo importante nel piano di salvezza di Dio e per questa ragione è fondamentale che determinati passi degli evangeli, ma anche degli scritti apostolici, non siano fraintesi ma interpretati in modo corretto per fede. Per esempio, come si affrontano determinate affermazioni bibliche se non si possono applicare direttamente alla Chiesa? Visto che non si possono eliminare, bisogna chiedersi: Se hanno un significato per Israele, come posso ugualmente trarre profitto dalle promesse, dalle esortazioni e dai giudizi dell’Antico Testamento (cfr. 2 Ti 3:16: «ogni Scrittura è utile»)? Quale significato concreto hanno questi versetti per la Chiesa di Gesù o per il singolo credente, anche se inizialmente non furono rivolti a loro? È di fondamentale importanza rispondere a queste domande per leggere la Bibbia con profitto e crescere nella fede. Osservando Israele, si possono imparare lezioni importanti. Israele è la dimostrazione che l’opera salvifica di Dio nella storia non è ancora finita. Qui non si tratta di una suggestione o di una filosofia, ma del fatto che Dio opera in questo popolo e continuerà a farlo in futuro. Guardare Israele rafforza anche la nostra fede in Gesù Cristo. Se riconosciamo le connessioni e vediamo come Dio sta scrivendo la storia della salvezza, come annuncia la sua salvezza tramite suo Figlio Gesù nel contesto neotestamentario del Giudaismo e di Israele, allora la nostra fede ne esce arricchita e incoraggiata. Per questa ragione i cristiani devono riflettere su Israele e imparare a riconoscere i nessi. Per esempio dobbiamo capire perché i capitoli 9, 10 e 11 di Romani si trovano proprio in questa lettera. Ciò ha fra l’altro qualcosa a che vedere con la certezza della nostra salvezza (cfr. il passaggio da Rm 8:31-39 a Rm 9:1 sgg. e 11:1 sg. a 11:25-29). Se i cristiani vogliono ottenere la certezza della loro salvezza devono evidentemente credere in Gesù Cristo, nella sua morte vicaria sulla croce e nella sua redenzione. Ma anche Israele vi gioca un ruolo. La fedeltà di Dio nel rapporto con Israele ci incoraggia a essere certi della nostra salvezza. Dio nella storia si è rivelato fedele nei confronti di Israele (Rm 11:28) e così è fedele verso «noi» che crediamo in Cristo (Rm 8:39). La fedeltà di Dio rafforza la nostra certezza della validità della salvezza per la fede nel Cristo risorto (Rm 4:25). Per finire vorrei porre l’accento sul fatto che, in generale, dobbiamo riflettere soprattutto su Cristo stesso. Lui è il nostro Signore, Redentore, Salvatore, colui che serviamo e al quale ubbidiamo. La meditazione su Gesù Cristo non deve essere soppiantata da nessun altro studio, neppure dalle ricerche riguardo Israele. Ciò non significa tuttavia che bisogna trascurare o disprezzare gli aspetti biblici importanti che riguardano il popolo di Dio. Dobbiamo piuttosto mettere in relazione, sulla base dell’insegnamento biblico, la storia della salvezza di Dio con Israele e la fede nel Salvatore Gesù Cristo: proprio questo ci permette di vivere una vita di fede equilibrata, sana e orientata sulla Bibbia. Grazie per l'intervista La decimazione dei cristiani in Medio Oriente InfoBox Instituto di Israelogia L’Istituto di Israelogia si trova su www.israelogie.de. Descrive i suoi compiti come segue: «Studiare le affermazioni bibliche relative al passato, al presente e al futuro d’Israele, incluse le promesse profetiche bibliche riguardanti il popolo, lo stato, la terra e la fede d’Israele; studiare le radici comuni del cristianesimo e del giudaismo, gli elementi che uniscono e che dividono i cristiani e Israele, il dialogo fra cristiani ed ebrei e – last but not least – le cause e gli effetti dell’antigiudaismo, antisemitismo, antisionismo e antiisraelismo cristiano». «Lo scopo dell’Istituto di Israelogia è di promuovere, nella ricerca e nell’insegnamento, una comprensione di Israele motivata biblicamente e storicamente fondata. Esso deve riflettere teologicamente sul ruolo d’Israele, in quanto popolo eletto di Dio, nel passato, presente e futuro, prendendo sul serio le promesse e le affermazioni profetiche delle Sacre Scritture. In questo modo dovrà contribuire a superare il peso della teoria della sostituzione e dell’antisemitismo che è gravato sulla triste storia del rapporto fra la Chiesa e Israele, contribuendo così alla riconciliazione fra cristiani ed ebrei. Per presentare questi obiettivi a un vasto pubblico, ci teniamo a promuovere la notorietà del nostro Istituto. Ben volentieri vi invieremo del materiale informativo, anche da distribuire Alla fine di maggio di quest’anno, il giornale americano online The Huffington Post ha illustrato con un grafico come il cristianesimo in Medio Oriente si stia letteralmente estinguendo. Nel 1900 in Egitto, Iraq, Israele, Giordania, territori palestinesi e Siria il 10% della popolazione era cristiano. Entro il 2010 tale quota si è dimezzata. Quella che una volta era la culla del cristianesimo sta diventando sempre meno cristiana. Dato che il numero dei cristiani nella popolazione di questi paesi in realtà sta leggermente aumentando, la loro decimazione è dovuta soprattutto a «persecuzione e violenza». The Huffington Post scrive: «Da quando gli USA hanno invaso l’Iraq nel 2003, almeno due terzi della popolazione cristiana sono fuggiti dalle loro abitazioni …» Dal suo scoppio nel marzo 2011, la guerra civile in Siria ha messo in fuga 450.000 cristiani. Quando nel 2011 sono iniziate le rivolte in Egitto, più di 93.000 cristiani copti hanno abbandonato il paese. Essi continuano a subire gli attacchi contro le loro chiese. mnr Scandalo: nelle scuole ginevrine si insegna la dottrina della creazione Naturalmente non è affatto uno scandalo, ma è più o meno con queste parole che ha reagito il quotidiano Tagesanzeiger, riportando la notizia che in due scuole private di Ginevra si insegna il racconto biblico della creazione. «La controversa teoria mette in agitazione i biologi», sta scritto sul tagesanzeiger.ch. Quanto la dottrina evoluzionista sia ormai diventata l’unica religione accettata dalla società, è dimostrato anche dall’ultima preoccupante frase dell’articolo: «Le autorità ginevrine hanno ora avviato delle indagini nelle due scuole coinvolte.» mnr Bambina di cinque anni diventa maschio U na bambina ha insistito a voler diventare un maschio e i genitori hanno acconsentito all’intervento. Il Daily News parla di una «storia commovente» e inneggia a questa trasformazione gender tanto «toccante». Sul sito reformation21.org, il professore di storia ecclesiale Carl Trueman spiega con aria di sufficienza quanto considera assurda questa storia apparentemente commovente di trasformazione del sesso: «Ricordo bene come a tre anni decisi di non essere più un essere umano bensì una scimmia, per la precisione un Mico. Corrispondentemente alla mia identità, correvo per la casa, imitavo il verso delle scimmiette e mi arrampicavo sui mobili. Inoltre rifiutavo di mangiare chicken nuggets e preferivo frutta e noci. Purtroppo i miei genitori erano dei bigotti reazionari. Invece di favorire lo sviluppo della mia identità, portandomi a vivere in uno zoo o mettendomi in libertà nella foresta vergine, mi pare di ricordare che mamma mi maltrattò fisicamente e verbalmente (dandomi uno scappellotto e dicendomi che non dovevo arrampicarmi su tutti i suoi bei mobili). Mi rendo conto che il pensiero del danno psicologico provocato, imponendo il concetto grecolatino-europeo di ‹natura umana› a un semplice Mico, prigioniero nel corpo umano di un treenne, possa provocare brividi di orrore. Ma quelli erano tempi bui, caratterizzati da una profonda ignoranza. È bene che ora viviamo in un tempo più illuminato, non è vero?» mnr Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 17 Brennpunkt Bibel Blickfeld impr esssioni di osservator e dall'interno In viaggio verso l’estremità del mare T zahal è l'acronimo di Tzava Hagana le Israel, cioè Esercito di Difesa di Israele. L'opinione collettiva è che in questo paese l'esercito è del popolo, in quanto ogni cittadino israeliano è chiamato a fare il servizio militare - con l'eccezione degli arabi israeliani, per i quali non c'è l'obbligo. E anche se per qualcuno i tempi del militare fossero ormai passati da un pezzo, ogni famiglia può dire di essere in qualche modo legata all'esercito: forse perché almeno uno dei figli sta facendo il militare, o uno di loro sta per entrarci, o ne è appena uscito. Oppure il marito e padre potrebbe essere richiamato come riservista da un momento all'altro. Senza dubbio, il periodo del militare ha segnato la vita di chi lo ha fatto. Si dice che nell'esercito si entra bambini e se ne esce adulti. Questo periodo di 18 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 apnea è lungo - due anni per le ragazze e quasi tre per i ragazzi, in cui tutta la vita di un individuo è concentrata sul proprio servizio militare. Pochissimo tempo per tornare a casa, continui ordini e regole a cui obbedire e talvolta momenti di grande stress psico-fisico da attraversare, soprattutto in un periodo come quello appena trascorso, caratterizzato da un pesante conflitto armato. Una volta che si riceve il tanto sospirato congedo, dopo alcuni anni vissuti in questo modo, certamente sì che si può tornare a casa e avere nuovamente la libertà di programmare la propria giornata come uno desidera, ma interiormente non si è più gli stessi. La vita appare diversa, la scala dei valori e delle priorità è totalmente sconvolta, si vedono e si apprezzano cose che prima del militare erano considerate senza valore o veni- vano date come assolutamente scontate. E poi c'è un futuro da programmare: l'intera vita in età adulta sta davanti ad ogni soldato, il giorno in cui partecipa alla cerimonia per il suo congedo. Mille domande affollano la sua mente: studiare o lavorare? Ma studiare cosa? Cosa mi piace veramente? Cosa farò nei mesi e negli anni a venire? Sarebbe difficile per chiunque, in pochi giorni, dare una risposta a queste domande cruciali, sapendo già cosa si vorrebbe fare nella vita alla fine del militare. Così molti ragazzi e ragazze fanno una scelta di tipo evasivo, una sorta di fuga dal luogo dove sono cresciuti e a cui hanno prestato servizio negli ultimi anni: preparano uno zaino e partono per un paese lontano; Sud e Centro America e Sud Est asiatico sono le aree più gettonate, ma anche Australia e Nuova Zelanda ne vedono arrivare molti. Stanno via per sei mesi o anche di più. Si stima che ogni anno circa 30.000 – 40.000 giovani israeliani intraprendano un viaggio del genere. Alcuni di loro cominciano a mettere da parte dei soldi già durante la scuola superiore, considerando questo lungo viaggio zaino in spalla come parte integrante della propria vita, così come lo è il servizio militare prima e l'uni- versità o il lavoro dopo. Pare che questa convinzione affondi le sue radici in un periodo storico che risale a quarant'anni fa, cioè subito dopo la guerra dello Yom Kippur, un conflitto molto cruento dopo il quale migliaia di giovani israeliani sono tornati a casa con notevoli ferite e traumi interiori, oltreché fisici per alcuni, da cui desideravano liberarsi. Per raggiungere questo scopo molti hanno optato per un viaggio lontano da tutto e tutti. Solo negli ultimi anni, però, questa è diventata davvero una moda, grazie al miglioramento delle condizioni economiche generali, lo sviluppo della globalizzazione e una maggiore facilità di viaggiare in aereo. Questa spinta di giovani israeliani verso terre lontane è originata anche da almeno altri due fattori: l'impossibilità di attraversare un confine naturale, visto che le relazioni dello Stato di Israele con i paesi confinanti sono di tipo conflittuale, è un fattore che forma la loro mentalità fin da bambini: se uno vuole uscire da Israele per viaggiare, deve prendere l'aereo. Un secondo fattore è la mentalità di tipo globale che caratterizza molti israeliani: oltre alla diffusa conoscenza dell'inglese, che facilita gli spostamenti e la comunicazione con gli stranieri, molti qui hanno parte delle proprie radici in un altro paese, perché i genitori o i nonni sono nati e vissuti all'estero, e forse alcuni membri della famiglia risiedono ancora lì. Alcune aree sono così famose per questo tipo di viaggio, come il Perù, l'Argentina, il Brasile e il Cile, che è impossibile non incontrare altri israeliani sulla propria strada. L'arrivo di migliaia di escursionisti ha visto persino nascere e svilupparsi comunità locali nuove lungo le vie più battute, che offrono un luogo per fermarsi per un po' ed entrare in contatto con la gente del posto, cosa che gli israeliani amano molto. Anche l'India è un luogo scelto da molti per il proprio viaggio. A differenza del Sudamerica, scelto da chi vuole percorrere chilometri a piedi, l'India offre occasioni per trascorrere lunghi periodi senza spostarsi molto, per riposare e rilassarsi, per conoscere la sua cultura e la sua religione. Altri, invece, scelgono zone meno famose e meno conosciute, come ad esempio l'Australia e la Nuova Zelanda, principalmente per le loro bellezze naturali. È il caso di un ragazzo israeliano di nome Omri, che alcuni anni fa ha scelto di viaggiare in Nuova Zelanda. Proprio in questo luogo, agli antipodi della zona mediterranea dove si trovava casa sua, in Israele, è stato messo a confronto, per la prima volta, con la verità del vangelo, cioè che Gesù di Nazareth è il Messia di Israele, Colui che Dio, nell'Antico Testamento, ha promesso di mandare al Suo popolo. Omri ha creduto in Gesù come il Messia, il quale ha salvato la sua vita; da subito ha cominciato a desiderare che altri suoi connazionali facessero la sua stessa esperienza. Partendo dalla Nuova Zelanda, dove lui stesso ha iniziato il proprio cammino con il Signore, Omri ha creato una rete di credenti che offrono ospitalità ai viaggiatori israeliani, i quali possono trascorrere anche lunghi periodi nelle case di queste persone, che hanno così l'opportunità di far loro sapere il motivo dell'amore che li spinge ad aprire loro le proprie case gratuitamente. La storia di questo ragazzo, che ho incontrato personalmente, mi ha fatto pensare al fatto che non esiste luogo troppo distante per Dio per raggiungere coloro che Lui ama. Anche il salmista ebbe un'esperienza simile con Dio quando scrisse queste parole: “Se prendo le ali dell'alba e vado ad abitare all'estremità del mare, anche là mi condurrà la tua mano e mi afferrerà la tua destra”. A tutti un caloroso Shalom G.M.Z eiteschehenGeschichte Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 19 Chiamata di mezzanotte assumere responsabilità perché, in passato, una tata faceva tutto per lui. Anche Mx. proviene da una famiglia in cui i genitori sono divorziati e hanno entrambi un nuovo partner. R. viene solo di giorno e ha ottenuto il miglior risultato nel quiz biblico. È calmo, proviene da una famiglia intatta e viene da noi per svolgere i compiti dopo la scuola. Ognuno di questi ragazzi ha una sua storia e Gesù sta iniziando a bussare ai loro cuori (tutti affermano di aver già affidato in passato la loro vita a Gesù). Grazie a tutti quelli che pregano quotidianamente per questi bambini e sostengono il nostro lavoro! www.llamada-de-medianoche.com Studio biblico per giovani Eberhard e Rosmarie Hanisch R iberalta, Bolivia. Lo studio biblico e le ore felici per bambini sono da sempre una parte integrante del lavoro nel collegio. Quest’anno ho insegnato ai bambini più grandi del collegio. Il lavoro di preparazione e di esposizione delle storie bibliche, della via di Gesù verso la croce, continuano a produrre una grande gioia in me. Nel frattempo con i ragazzi si è istaurato un rapporto di fiducia e ci conosciamo bene. Da quando ho a disposizione un iPhone, sto usando un nuovo metodo per alleggerire le lezioni: di tanto in tanto ascoltiamo un programma radiofonico per bambini della Chiamata di Mezzanotte/Uruguay, ascoltiamo e impariamo alcuni dei 483 inni dell’innario o risolviamo un quiz biblico. È tanto importante che la vita con Gesù trasmetta ai ragazzi anche un senso di gioia. La maggior parte di loro sta vivendo in collegio già da alcuni anni. 20 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 C’è per esempio il piccolo S., un bambino molto sveglio che viene da un villaggio sul fiume, il cui padre ha una nuova moglie. È dotato e di solito si offre per primo a leggere i passi biblici. Poi c’è W., un ragazzo alto, il cui padre era un poliziotto ma evidentemente si è curato del figlio con poco amore e senza un rapporto di fiducia. W. è con noi già da anni, mostra alti e bassi perché sente la mancanza di una famiglia stabile e si pone molte domande. Non sappiamo se abbia mai conosciuto sua madre. Vorrebbe tanto avere contatto con lei, ma il padre è contrario. W. si chiede: «Mia madre non mi voleva?». Talvolta è spiritualmente aperto, poi invece assume un atteggiamento di scherno e disprezzo. M. è seduto di fronte a lui. Con la sua voce bassa assume spesso un ruolo particolare. È un bambino caratteriale ma sta facendo progressi. È cresciuto dalla nonna e l’anno scorso sua madre credente è deceduta. Per lui è difficile prendere l’iniziativa e Miracoli divini durante il viaggio missionario a Jujuy Erich Schäfer J ujuy, Argentina. Durante il nostro viaggio missionario a Jujuy, a circa 200 km dal capoluogo di provincia, la polizia ha fermato il nostro autobus. Normalmente ciò non promette nulla di buono, ma Dio aveva un piano ben preciso! Ci hanno chiesto di accompagnare un ispettore dell’autorità sanitaria in una certa località (a 100 km di distanza). Mentre ero al volante, Stephan Beitze ha parlato della fede biblica con il nostro nuovo compagno di viaggio. Poi gli ha spiegato l’evangelo di Gesù Cristo e come si diventa un figlio di Dio. L’uomo ne è stato profondamente colpito e ha continuato a chiedere: «È davvero così facile?» Aveva incontrato tante altre persone religiose nella sua vita, ma la via della salvezza non gli era mai stata spiegata in questo modo. «Non riesco a crederci. La salvezza è davvero un dono sondaggio Arno Froese Responsabile di Chiamata di Mezzanotte in Columbia USA di Dio per me?» Poi ha capito, ha creduto e ha affidato la sua vita in preghiera al Signore Gesù. Gli abbiamo regalato una Bibbia ed è arrivato a destinazione come una persona nuova e felice. Abbiamo sperimentato vari esempi della guida di Dio e come ha donato la vita eterna a delle persone. Qualcosa di straordinario è successo anche mentre abbiamo condotto una riunione sui segni degli ultimi tempi in una chiesa. Alla fine dell’incontro abbiamo invitato la gente ad affidare la propria vita a Gesù Cristo. Allora mi si è avvicinato un uomo da fuori (io ero vicino all’entrata con il banco libri) e mi ha chiesto chi fosse il pastore; mi ha detto che dovevamo andare immediatamente a pregare per un malato. Ho risposto che doveva aspettare la fine della riunione. Lui è andato via ed è tornato con tre persone: il malato, che non aveva una bella cera, una donna e un ragazzo. La moglie non voleva aspettare fino alla fine della riunione e ha insistito perché pregassi per il malato. Un diacono della chiesa si è avvicinato e ci ha condotto in un’altra stanza. Lì ha parlato con il paziente e gli ha spiegato che la cosa più importante nella vita è avere un rapporto personale con Dio, e che lui guiderà per il meglio anche tutto il resto. Il diacono ha continuato a spiegare l’evangelo all’ammalato finché lui ha capito e ha pregato per affidare la propria vita a Gesù Cristo. La consapevolezza di avere una speranza viva, di essere un figlio di Dio e di poter un giorno essere con lui nell’eternità, ha trasformato completamente l’ammalato. Era felicissimo. La donna era sua sorella e ci ha raccontato delle preoccupazioni per il fratello malato. Era venuta dalla località di Salta, a 150 km di distanza, per accudirlo. Il fratello però era molto cattolico e non voleva ascoltare gli evangelici. Quella sera i due erano andati in farmacia a prendere dei medicinali e, dopo aver trovato il negozio chiuso, erano passati davanti al locale di culto e il malato si è convinto a entrare per chiedere che si pregasse per la sua salute. Così ha trovato Gesù Cristo. llamadaweb.org.ar «Il fatto che Gesù sta arrivando, è la più grande e misteriosa rivelazione» Come sei giunto alla fede in Gesù Cristo? Ero molto giovane, in una serata molto deludente, mi inginocchiai senza nessun motivo apparente, ho sentito il vuoto della mia vita e ho pregato con queste precise parole: "Gesù, se Tu esisti, manifestati nella mia vita." - E Lui lo ha fatto. Quali sono i tuoi libri preferiti, a parte la Bibbia? In particolare ci sono tre libri che leggo continuamente: La luce del giorno, Meditazioni quotidiane di Wim Malgo e II massimo... di Oswald Chambers. (I titoli dei libri sono stati tradotti in italiano pur non essendo ancora stati stampati nella nostra lingua) Quale libro della Bibbia si legge di più? E perché? Il libro di Daniele, perché rivela con una precisione sconcertante tutta la storia delle nazioni e ci svela il futuro che Dio ha stabilito per Israele. Quale figura storica del cristianesimo apprezzi di più? E perché? Io non ho punti, uomini di riferimento o familiarità con la storia della Chiesa, quindi non ho alcuna figura storica preferita. Cosa ti viene in mente quando si sente la promessa di Gesù: "Sì, vengo presto"? Penso ancora una volta che l'eternità è una cosa reale, inoltre penso che il fatto che Gesù viene sia la più grande e la più misteriosa rivelazione per l'umanità. Che cosa pensi del termine "apocalisse"? Apocalisse per me significa distruzione, ed è una cosa a cui non mi piace pensare. Se potessi cambiare una cosa nel mondo, quale sarebbe? Vorrei porre fine alla povertà in tutto il mondo. Chi ha fame, fa fatica a pensare all'eternità. Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 21 HINTERGRUNDINFORMATIONEN notizie su ISRAELe AUS ISRAEL Brennpunkt Bibel SOCIETÀ Monte del Tempio: una Polveriera Il Monte del Tempio si potrebbe definire una bomba a orologeria innescata. Basta una piccola scintilla per provocare un’ondata di violenza in tutta la regione. Al momento la situazione è tutt’altro che tranquilla. I Il Monte del Tempio è una zona sensibile sotto ogni aspetto. Ci vuole poco perché qui tutto venga sconvolto, come ben sappiamo dal passato. Incidenti che avvengono in questo luogo hanno sempre conseguenze di vasta portata. Così è stato nel 1929, quando alcuni ebrei si sono diretti verso il Muro del Pianto con la bandiera sionista: alla loro azione è seguito un massacro nel quartiere ebraico della città vecchia di Gerusalemme. Anche l’anno 2000 ne ha fornito un altro esempio, quando la visita di Ariel Sharon sul Monte del Tempio è stato la miccia che ha acceso la seconda intifada. La lista in realtà è molto più lunga e comprende vittime umane da entrambe le parti. Al momento sembra che ci sia di nuovo qualcosa che bolle in pentola. Un alto funzionario della polizia israeliana ha descritto la situazione nei seguenti termini: «Due parti, che perseguono interessi contrari, provocano in modo mirato e cercano lo scontro. Così purtroppo non si può fare a meno di riconoscere che sul Monte si sta preparando qualcosa di spiacevole.» Il Monte del Tempio e gli avvenimenti legati a questo luogo sacro sono strettamente connessi con avvenimenti e sviluppi politici. Anche adesso è così. Le trattative, che per molto tempo sono rimaste bloccate e sembravano portare solo in un vicolo cieco, hanno attivato gli elementi radicali di entrambe le parti. Tanto ebrei quanto palestinesi tentano di usare la situazione a pro- prio vantaggio. Sul fronte palestinese ci sono da nominare soprattutto le attività di Hamas. Questa organizzazione islamica radicale ha riconosciuto il potenziale insito nel Monte del Tempio per il raggiungimento dei propri scopi. Mentre Hamas nella striscia di Gaza è impegnato a mantenere il cessate il fuoco con Israele, i seguaci di Hamas in Cisgiordania sono intensamente occupati a provocare più disordine possibile. Sperano di provocare così l’inizio della terza intifada, che danneggerebbe Israele in modo duraturo, come avvenne per l’intifada del 2000. Inoltre contano sul fatto che tali azioni indeboliscano il partito Fatah, col quale non si è in rapporti amichevoli, nonostante l’accordo di riconciliazione. Anche sul fronte israeliano, però, si fanno sentire le attività degli elementi radicali. Mentre in passato solo pochi attivisti politici sognavano di una rinnovata presenza ebraica sul Monte e della costruzione di un terzo tempio, nel frattempo il loro numero è aumentato notevolmente. Oggi sono circa trenta le organizzazioni ebraiche che si occupano del Monte del Tempio. Essi sono affiancati da vari deputati della Knesset, fra cui persino due ministri dell’attuale governo Netanyahu. Tra l’altro organizzano giri guidati che stanno diventando sempre più popolari. Anche la discussione pubblica su tale argomento ha subito un cambiamento. In passato questi ambienti chiedevano un ripristino della «...è una montagna che ribolle», dice un anziano poliziotto israeliano 22 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 Nachrichten aus Israel | 7/2014 22 sovranità ebraica sul Monte del Tempio. Oggi parlano del fatto che anche agli ebrei dovrebbe essere riconosciuto il diritto del libero esercizio della loro religione sul Monte. In altre parole: chiedono che le preghiere degli ebrei religiosi siano autorizzate anche su questo areale, il che rappresenterebbe un cambiamento dello Status Quo fissato nel 1967, che riconosce tale diritto soltanto ai musulmani. Permettere agli ebrei di pregare sul Monte del Tempio provocherebbe indubbiamente la decisa opposizione dei musulmani. Durante l’ultima festa di Pesach, ossia nel corso di aprile, ci sono stati quotidiani tentativi di praticare la preghiera ebraica sul Monte del Tempio. Ciò ha provocato degli scontri che hanno spinto la polizia israeliana a mandare 2000 agenti a calmare le acque. La situazione però non si è davvero tranquillizzata e gli episodi di violenza hanno continuato a ripetersi. Nel frattempo la situazione si è talmente aggravata che il Monte del Tempio assume un ruolo centrale nella politica di sicurezza. Anche i servizi segreti israeliani si occupano della cosa, visto che eventuali attentati terroristici potrebbero sconvolgere tutta la regione, a prescindere da quali ne siano gli autori. Nonostante tutti gli sforzi, sembra essere soltanto una questione di tempo prima che da questo luogo sacro parta nuovamente un’ondata di violenza che investirà tutta la regione. ZL profezie Un popolo ritorna in patria 1 parte Raccolta e ritorno degli Ebrei in terra d‘Israele: dal 1882 a oggi roger liebi A ttorno al 600 a.C. Geremia annunciò il ritorno del popolo ebreo dalla diaspora nel mondo. Tale avvenimento avrebbe rivestito una tale importanza che era giusto farlo conoscere anche nei paesi lontani (Gr 31:10): «[10] Voi nazioni, ascoltate la parola del SIGNORE, e proclamatela alle isole lontane; dite: "Colui che ha disperso Israele lo raccoglie, …"» Un giorno il popolo ebreo sarà raccolto! Nel versetto appena citato, non si parla del luogo in cui sarà ricondotto, ma soltanto del fatto che i suoi membri dispersi nel mondo intero saranno riuniti. Numerosi altri passi della Bibbia rispondono invece alla domanda sul dove. Dio rivelò, fra l’altro tramite il profeta Ezechiele nel VI sec. a.C., che gli Ebrei nel tempo della fine ritorneranno «nella loro terra» o nella «terra d’Israele»: Ezechiele 11:17: «Perciò di': "Così parla DIO, il Signore: Io vi raccoglierò in mezzo ai popoli, vi radunerò dai paesi dove siete stati dispersi, e vi darò la terra d'Israele".» Ezechiele 36:24: «Io vi farò uscire dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese.» Ezechiele 37:21: «E di' loro: ‹Così parla DIO, il Signore: Ecco, io prenderò i figli d'Israele dalle nazioni dove sono andati, li radunerò da tutte le parti, e li ricondurrò nel loro paese.›» Per quasi due millenni sembrava impossibile che il sogno degli Ebrei di ritornare nella terra d’Israele potesse realizzarsi. Per secoli, quotidianamente, nel giudaismo si pregò per un ritorno, ma per molto tempo tale preghiera non ricevette una risposta. In tempi più remoti, un’immigrazione di massa da tutto il mondo avrebbe causato la morte sicura di molte persone, prima ancora che potessero raggiungere la meta. Tentativi passati lo avevano dimostrato molto chiaramente. Soltanto in tempi più recenti un’impresa di tale portata divenne possibile grazie ai moderni mezzi di trasporto. Negli anni dal 1882 a oggi più di 3 milioni di Ebrei sono ritornati nella terra dei loro padri da ca. 130 nazioni diverse, da tutti e cinque i continenti. Secondo le statistiche del 2011, sono ormai quasi 6 milioni gli Ebrei che vivono nella terra d’Israele. Noi siamo diventati testimoni oculari della realizzazione delle antiche profezie bibliche riguardanti il ritorno del popolo ebraico nel tempo della fine! Alternative alla terra d'Israele Nel corso del tempo sono state avanzate numerose proposte, presentati piani e preventivi per preparare una dimora agli Ebrei in qualche luogo del mondo, in modo che potessero trovare un domicilio al sicuro dalle persecuzioni. Negli scorsi quattro secoli furono ideati circa diciassette progetti di costituzione di una patria per gli Ebrei (le date fra parentesi indicano l’anno in cui si è proposto un determinato piano): India Occ. olandese (Curaçao, 1652) Suriname (1654) India Occ. francese (Cayenne, 1659) America del Sud (1730) Presso il Mississippi e il Missouri (1819) Asia Minore (nell’odierna Turchia, 1820) Grand Island cascate del Niagara, 1825) Crimea (1841) Argentina (1892) Cipro (1880–1902) Kenia (sull’altipiano del Guas Ngishu, 1903 = cosiddetto «progetto Uganda») Brasile (Recife, 1904) Mesopotamia meridionale (oggi Iraq meridionale, 1908–1909) Australia (Melbourne, 1927) Birobidjan (presso il fiume Amur, fra la Russia e la Cina, 1928) Isola di Madagascar (1940) Vietnam (1946) Se uno di questi piani si fosse realizzato, una parte della parola profetica della Bibbia non si sarebbe avverata. Si sarebbe rivelata corretta la profezia che annunciava la raccolta del popolo ebraico da tutto il mondo, ma non quella che prediceva il ritorno nella terra dei loro padri. Mentre, per varie ragioni, tutti i piani alternativi sono falliti e non sono mai stati realizzati, gli Ebrei di tutto il mondo hanno trovato una dimora nella terra d’Israele, esattamente come la Bibbia aveva preannunciato. Devono ritornare tutti? Più volte viene posta la domanda: «È necessario che tutti gli Ebrei ritornino nella terra dei loro padri prima che venga il Messia?» Da Ezechiele 39:28 si deduce che sarà solo dopo il ritorno del Messia Gesù che anche l’ultimo Ebreo ritornerà nella terra d’Israele dalla diaspora. In Ezechiele 39:21–29 si parla del tempo in cui il Messia, al suo ritorno, libererà definitivamente Israele da ogni bisogno. A questo riguardo i versetti 28 e 29 (Ez 39) affermano: «[28] Essi conosceranno che io sono il SIGNORE, il loro Dio, quando, dopo averli fatti deportare fra le nazioni, li avrò raccolti nel loro paese e non lascerò là più nessuno di essi; [29] non nasconderò più loro la mia faccia, perché avrò sparso il mio Spirito sulla casa d'Israele, dice DIO, il Signore.» Anche in Matteo 24:29–31 si parla espressamente della riunione degli «eletti» di Israele, che ritorneranno nella terra promessa da ogni angolo della terra dopo il ritorno di Gesù Cristo. Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 23 profezie Nemici nel paese La Bibbia afferma con chiarezza che gli Ebrei, quando ritorneranno nella loro terra nel tempo della fine, non la troveranno disabitata. La profezia contenuta in Levitico 26:31-33, che abbiamo già esaminato, spiega che i nemici degli Ebrei prenderanno Israele come proprio domicilio quando il popolo d’Israele sarà disperso nel mondo: «[31] Ridurrò le vostre città a deserti, desolerò i vostri santuari e non aspirerò più il soave odore dei vostri profumi [dei sacrifici]. [32] Desolerò il paese; e i vostri nemici che vi abiteranno, ne saranno stupefatti. [33] E, quanto a voi, io vi disperderò fra le nazioni e vi inseguirò a spada tratta; il vostro paese sarà desolato e le vostre città saranno deserte.» Il testo di Levitico 26:32 fa capire che i nemici degli Ebrei prenderanno il loro posto nella terra promessa. A partire dal 636 d.C. – poco dopo la morte di Maometto nell’anno 632 – gli arabi iniziarono a conquistare la terra della Bibbia e a insediarvisi. Gli Arabi della penisola saudita, diventati musulmani poco prima, non si accontentarono del dominio dell’Islam nella loro patria. Subito dopo la morte del Profeta, iniziarono rapidamente a islamizzare e arabizzare tutto il Medio Oriente e l’Africa del Nord. Nella stessa epoca si situa anche la loro espansione nella terra santa degli Ebrei. La colonizzazione della terra d’Israele da parte degli Arabi musulmani fu una causa importante dell’espulsione degli Ebrei dalla loro terra nei secoli successivi al 636 d.C. Il Corano contiene numerosi versi che definiscono gli Ebrei un popolo degno di odio e di disprezzo. Su questa base poté svilupparsi quell’antisemitismo che ancora oggi è profondamente radicato nel mondo islamico. (Si pensi, per esempio, al fatto che ancora oggi il libro «Mein Kampf» di Adolf Hitler nel mondo arabo continua a essere un bestseller!) Nei nostri giorni, l’antisemitismo di ispirazione islamica è causa del conflitto che è sorto in Medio Oriente dopo il ritorno degli Ebrei nella terra d’Israele. Tale conflitto era inevitabile perché i nemici si erano stanziati nella terra d’Israele. 24 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 Ritorno da tutto il mondo Il Salmo 107 è il primo canto del quinto libro dei Salmi e fornisce una panoramica su tutto il percorso di Dio con Israele, dal tempo della liberazione dall’Egitto fino al regno del Messia alla fine dei giorni. I versi introduttivi 1–3 portano il lettore al tempo del compimento e del regno messianico, quando Dio raccoglierà il popolo eletto e lo riporterà in patria dai quattro angoli della terra. Israele viene qui esortato a lodare il SIGNORE per la sua bontà che si rivela in quest’opera (Sl 107): «[1] Celebrate il SIGNORE, perch'egli è buono, perché la sua bontà dura in eterno! [2] Così dicano i riscattati del SIGNORE, ch'egli liberò dalla mano dell'avversario [3] e riunì da tutti i paesi, da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno.» Le parole in Isaia 43:5–6 confermano i versi del Salmo: «[5] Non temere, perché io sono con te; io ricondurrò la tua discendenza da oriente, e ti raccoglierò da occidente. [6] Dirò al settentrione: «Da'!» E al mezzogiorno: «Non trattenere»; fa' venire i miei figli da lontano e le mie figlie dalle estremità della terra:» Anche Zaccaria parla dell’oriente e dell’occidente (Za 8:7–8): «[7] Così parla il SIGNORE degli eserciti: ‹Ecco, io salvo il mio popolo dalla terra d'oriente e dalla terra d'occidente; [8] li ricondurrò ed essi abiteranno in mezzo a Gerusalemme; essi saranno mio popolo e io sarò loro Dio con fedeltà e con giustizia.» Come già detto, negli anni dal 1882 a oggi, più di tre milioni di Ebrei sono ritornati nella terra dei loro padri da circa 130 nazioni diverse, da tutti e cinque i continenti. Nel solo periodo fra il 15 maggio 1947 e il 31 dicembre 1951, Ebrei provenienti da settanta paesi diversi sono immigrati in Israele, la maggior parte dei quali via mare. Se si guarda indietro ai ben 130 anni di storia dell’immigrazione ebraica, è impossibile non riconoscere che qui ci troviamo di fronte a un fenomeno unico nella storia dell’umanità! Non esistono paralleli a questo tipo di migrazione di un popolo, né nell’antichità né nell’epoca moderna. Le parole profetiche del Salmo 107:1-3 e di numerosi altri passi biblici si sono realizzate in questo modo spettacolare davanti ai nostri occhi. Dio aveva predetto questo miracoloso ritorno da tutto il mondo tramite il profeta Ezechiele con le seguenti parole: Ezechiele 36:24: «[24] Io vi farò uscire dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese.» Ezechiele 11:17: «[17] Perciò di': ‹Così parla DIO, il Signore: Io vi raccoglierò in mezzo ai popoli, vi radunerò dai paesi dove siete stati dispersi, e vi darò la terra d'Israele.›» Si noti quanto è chiaro il testo. Non c’è bisogno di alcuna interpretazione. Sono profezie inequivocabili risalenti a millenni di anni fa. Attorno al 600 a.C., Geremia predice al capitolo 16:14–16 che il ritorno degli Ebrei sarà suddiviso in due grandi fasi: Prima di tutto ci sarà «un tempo dei pescatori» e poi «un tempo dei cacciatori». Nel periodo iniziale, che si potrebbe definire una «fase di attrazione», dei «pescatori di uomini» motiveranno gli Ebrei a ritornare nella terra della promessa. Nella fase successiva, dei «cacciatori» spingeranno gli Ebrei a tornare in patria con la forza. Geremia 16:14–16: «[14] ‹Perciò, ecco, i giorni vengono›, dice il SIGNORE, ‹in cui non si dirà più: "Per la vita del SIGNORE che condusse i figli d'Israele fuori dal paese d'Egitto", – [15] ma: "Per la vita del SIGNORE che ha condotto i figli d'Israele fuori dal paese del settentrione e da tutti gli altri paesi nei quali li aveva scacciati". Io li ricondurrò nel loro paese, che avevo dato ai loro padri. [16] Ecco, io mando un gran numero di pescatori a pescarli›, dice il SIGNORE; ‹inoltre manderò un gran numero di cacciatori a dar loro la caccia sopra ogni monte, sopra ogni collina e nelle fessure delle rocce.›» La realizzazione di queste predizioni avvenne nel modo seguente: nel XVII sec. sorse il movimento del cosiddetto proto-sionismo. Considerando il lungo periodo in cui il popolo ebreo era stato senza una patria, caratterizzato da continua persecuzione e disprezzo, grandi pensatori cercarono una soluzione al problema ebraico tramite un ritorno nella terra degli antenati. A questo proposito è opportuno nominare, per esempio, i seguenti rabbini: Elijahu Ben Shlomo Zalman (1720–1797; Lituanaia), Menachem Mendel di Vitebsk (1730–1788; Russia), Yehuda Salomon Alkalay (1798–1878; Serbia), Zvi Hirsch Kalischer (1795–1874; Germania). Kalischer tentò persino di acquistare la terra dei padri da Ibrahim Pascha, il re d’Egitto che all’epoca regnava anche sul territorio completamente decaduto della Palestina, ma non ebbe successo. Quali altri importanti rappresentanti del proto-sionismo vanno ricordati anche Mordechai Immanuel Noah (1785–1851), ex console americano a Tunisi, e Moses Montefiori (1784–1885). Quest’ultimo favorì il ritorno degli Ebrei nella terra promessa, a partire dal 1827, tramite aiuti finanziari, costruzione di industrie e di aziende agricole. Altrettanto degno di menzione, in questo frangente, è il socialista Moses Hess (1812–1875). Nel 1862 egli scrisse un’opera fondamentale sul ritorno degli Ebrei in patria («Roma e Gerusalemme»). Sul lavoro di questi primi sionisti, basarono in seguito i loro sforzi personalità come Leo Pinsker (1821–1891), Theodor Herzl (1860–1904) e Nathan Birnbaum (1864–1937). Gli effetti degli sforzi sionistici per attrarre gli Ebrei furono tuttavia deludenti. In tutto il mondo, gli Ebrei si lasciarono difficilmente convincere a rinunciare alla propria stabilità e a ricominciare praticamente da zero nella terra degli avi. Dopo decenni di appelli sionistici, ebbe inizio la fase della «caccia» che invece fu molto efficace. Nel 1881 lo zar Alessandro II fu ucciso. Bastò che fra i numerosi sospettati dell’attentato ci fosse una donna ebrea, per provocare una terribile persecuzione di Ebrei in tutta la Russia negli anni fra il 1881 e il 1884. Fu questa la ragione per cui migliaia di Ebrei russi fuggirono in Palestina – come veniva chiamata in quell’epoca la terra d’Israele – per cercarvi rifugio. Quell’esodo fu definito la prima ondata di immigrazione ebraica. Attorno al 1903 tale ondata lentamente finì. Con le persecuzioni legate alla rivoluzione comunista del 1905–1907 fu messa in moto la seconda ondata di immigrazione che portò un numero ancora maggiore di Ebrei in Palestina. Con lo scoppio della prima Guerra mondiale anche tale ondata si arrestò. La Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia e le persecuzioni in Ucraina provocarono la terza e la quarta ondata di immigrazione. In questo modo, più di 100 000 Ebrei ritornarono complessivamente nella terra dei padri. Con la salita al potere di Hitler, nel 1933, la quinta ondata di immigrazione ricondusse in patria circa 250 000 Ebrei. Con le oppressioni negli stati arabi dopo la creazione dello Stato d’Israele nel Maggio 1948, circa 650 000 Ebrei furono spinti a tornare nella terra d’Israele. Si potrebbe continuare a lungo con tale elenco. Risulta comunque chiaro che la causa principale del ritorno degli Ebrei in tempi moderni non fu il Sionismo bensì piuttosto la caccia agli Ebrei. Il Sionismo fu comunque un’importante preparazione mentale che predispose al ritorno in patria imposto dall’oppressione. Geremia 16:15 si è realizzato con precisione: il dramma del ritorno degli Ebrei può essere suddiviso in due fasi principali: Il tempo dei pescatori (preparazione al ritorno tramite il Sionismo): 1750–1882 Il tempo dei cacciatori (ritorno effettivo dovuto alla persecuzione): 1882–oggi Ritorno in numerose fasi Fra i quindici canti dei pellegrinaggi, nel Salmo 126:4 si trova una preghiera che parla del ritorno escatologico degli Ebrei: «[4] SIGNORE, fa' tornare i nostri deportati, come torrenti nel deserto del Negev [hebr. nachal]!» Perché il salmista paragona il ritorno degli Ebrei dall’esilio con dei wadi (torrenti) nel Negev? Perché parla di wadi al plurale? Per riuscire a cogliere con precisione il significato dell’affermazione nel Salmo 126:4, è importante conoscere la caratteristica differenza fra i wadi nel deserto giudaico e quelli nel deserto del Negev. Il testo del Salmo parla infatti espressamente dei torrenti invernali nel Negev. Il tipico paesaggio del Negev è costituito da ampie vallate che si insinuano nelle innumerevoli catene montuose. Valli come Nachal Zin, Nachal Paran, Nachal Shikma, Nachal Gaza e Nachal El-Arish sono molto più larghe e ampie delle numerossisime strette gole nel deserto giudaico, ad eccezione della valle di Arava. Nel periodo delle piogge invernali (Ottobre–Aprile), l’acqua che nelle valli del Negev si raccoglie in enormi corsi d’acqua, che possono raggiungere un’ampiezza di varie centinaia di metri, proviene da numerosi grandi fiumi, in cui sono affluiti a loro volta tanti piccoli fiumi. Al contrario di queste larghe valli del Negev, l’acqua nelle strette gole del deserto della Giudea scorre in corsi invernali impetuosi. Quando gli Ebrei tornarono dall’esilio babilonese sotto Zorobabele nel 539/538 a.C., somigliarono a un wadi del deserto giudaico. Quella volta essi tornarono nella terra dei padri in un unico corso impetuoso. Se, oltre ai ca. 40 000 uomini, si calcolano anche le donne e i bambini, si giunge alla somma di più di 200 000 persone che rimpatriarono (Ed 1–2). Molti anni dopo, attorno al 457 a.C., sotto Esdra giunse un piccolo affluente di probabilmente poco più di 5 000 persone (Ed 7–8). Secondo il Salmo 126, il ritorno nel tempo della fine avverrà invece in numerose fasi e, in parte, passando da stazioni intermedie, come i numerosi piccoli e grandi fiumi in una tipica vallata del Negev. Oggi è possibile considerare 130 anni di storia dell’immigrazione ebraica moderna e riconoscere che la profezia si è realizzata esattamente come è stata formulata migliaia di anni fa nel Salmo 126. Non c’è stato un solo grande fiume di ritorno e tutto il processo si è svolto in numerose fasi diverse. Nella storiografia moderna il ritorno degli Ebrei dalla diaspora viene suddiviso in una serie di Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 25 profezie periodi. Si distinguono varie «ondate di immigrazione» (ebr. «aliyoth»). Presentiamo dunque una lista completa di tutti i periodi di aliya che ci sono stati fino a oggi: 1a Aliya (1882–1903): ca. 25 000 Ebrei dalla Russia; ca. 1 000 Ebrei dallo Yemen 2a Aliya (1904–1914): ca. 40 000 Ebrei soprattutto dalla Russia ma anche dalla Polonia 3a Aliya (1919–1923): ca. 35 000, soprattutto dalla Russia (53 %), ma anche dalla Lituania e dalla Romania (36 %). Il resto è tornato da altri paesi dell’Europa dell’est, eccetto 800 persone che sono immigrate dall’Europa occidentale. 4a Aliya (1924–1931): ca. 80 000 dalla Polonia (ca. 50 %) e dall’Unione Sovietica, dalla Lituania e dalla Romania (ca. 50 %) 5a Aliya (1932–1938): dopo l’ascesa al potere di Hitler, ca. 250 000 Ebrei, soprattutto profughi dalla Germania nazista, Polonia e Europa centrale Aliya B (1934–1947): Cosiddetti immigrati «illegali» prima, durante e dopo la seconda Guerra moniale, nonostante notevoli ostacoli britannici Immigrazione di massa da tutto il mondo (1948–2012): ritorno di ca. 2,7 milioni di Ebrei da ca. 130 paesi diversi da tutti e cinque i continenti: 1948–1957: immigrazione di massa dai paesi arabi che circondano Israele: ca. 650 000 Ebrei 1948–1970: ritorno di massa dall’Europa: 557 314 Ebrei. La maggioranza di loro era stata vittima delle persecuzioni naziste e aveva perso casa e parenti. 1984 –1985: Opera zione Mosè : 8 000–11 000 Ebrei etiopi arrivano in Israele. 1985: Operazione Saba: 1 000 Ebrei etiopi portati via in aereo 1989: Immigrazione di massa dall’Unione Sovietica: più di 1 milione 1991: Operazione Salomone: 14 000 Ebrei etiopi ritornano in patria. Anno per anno, fino a oggi: migliaia tornano a casa da tutto il mondo. Chiamata di mezzanotte Festival presso il Río Olimar Ellen Steiger Martín Hernández Treinta y Tres, Uruguay. Da sette anni Radio El Libertador trasmette annualmente il festival della musica Treinta y Tres, il più importante evento culturale nel dipartimento. Questo però non è il motivo principale per cui lo trasmettiamo, bensì vogliamo sfruttare l’occasione per testimoniare di Gesù Cristo. Da una parte commentiamo la trasmissione quando, per esempio, c’è una canzone che esalta l’adulterio, e spieghiamo perché noi cristiani non lo accettiamo. Dall’altra cerchiamo il contatto personale con gli artisti. Negli anni scorsi abbiamo distribuito il calendario Il Buon Seme o il libro Chi è quest’uomo? Quest’anno abbiamo fatto produrre delle tazze con il logo di Radio El Libertador, una foto del bellissimo fiume Olimar (sulla cui sponda si svolge il festival) e la promessa di Gesù alla samaritana in Giovanni 4:14. Abbiamo consegnato una tazza e un Nuovo Testamento a ogni artista, organizzatore e membro dello staff del festival, alle personalità politiche e al sindaco di Treinta y Tres. A molti di loro abbiamo potuto spiegare l’evangelo personalmente. Ci sono anche state delle persone che si sono avvicinate al nostro tavolo per richiedere il «loro» Nuovo Testamento, dopo che erano finiti durante la distribuzione e avevamo loro promesso che ne avremmo procurati degli altri. È stato bello osservare alcuni di loro iniziare subito a leggere. Anche il direttore del festival ha colto l’occasione per fare una pausa di lettura. Personalmente, mi ha fatto piacere condividere ciò in cui crediamo. www.llamadaweb.com (nel prossimo numero continueremo questo interessante argomento sulle profezie bibliche che si sono già realizzate) 26 Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 Meditazioni mattutine edificanti O gni giorno, la mattina presto, leggo una pagina del libro di meditazioni Pérolas Diárias (Meditazioni quotidiane) di Wim Malgo. Poi le invio per e-mail a vari amici e conoscenti. Questi brevi messaggi sono un motivo di edificazione e di benedizione per tutti noi. Soprattutto nei giorni in cui abbiamo bisogno di incoraggiamento. Talvolta, quando mi manca il tempo, non invio nulla. Allora, con mia grande gioia, ricevo dei messaggi da parte dei miei conoscenti che mi fanno Fabio Sampaio durante la diretta mattutina. presente la mia ‹dimenticanza›! Questa testimonianza vuole essere un incoraggiamento e un motivo di edificazione anche per voi! Che il Signore continui a benedirvi e a mantenervi nella sua meravigliosa opera missionaria della Chiamata di Mezzanotte, per il suo onore e la sua gloria!» A. dos Santos – Testimonianze così sono davvero un incoraggiamento e ci hanno spronato a registrare un altro libro di meditazioni su CD e su MP3 e a offrirlo in due parti: una da gennaio a giugno e poi una da giugno a dicembre. Si tratta di un progetto (che partirà in gennaio 2015) proposto dal nostro nuovo operatore nello studio, Fabio Sampaio. Fabio ha un’ottima «voce radiofonica», legge le meditazioni in prima persona e le registra su nastro. Poter ascoltare ogni mattina un breve messaggio durante il viaggio al lavoro è qualcosa di nuovo per i brasiliani. Speriamo di ricevere reazioni positive come quando mandiamo i messaggi per e-mail. www.chamada.com.br colophon Il prossimo numero sarà in spedizione il 15 novembre 2014 Opera missionaria Chiamata di Mezzanotte FONDATORE: Wim Malgo (1922-1992) direttore responsabile: Gaetamo Trimigno) Amministrazione Per la Svizzera italiana e per l’Italia: Chiamata di Mezzanotte, Via Monte Rosa 88 D-10154 TORINO Tel. 0039 011 285966 Israele – una destinazione di viaggio molto speciale Markus Steiger P orto Alegre, Brasile. Che un viaggio in Israele sia davvero qualcosa di speciale lo dimostrano le seguenti testimonianze: «Partecipare a questo viaggio è stato per me come ripetere l’esperienza di Tommaso, ma all’inverso. Tommaso dovette vedere per credere, noi abbiamo creduto e ora abbiamo potuto vedere! Sicuramente abbiamo ricevuto una prospettiva diversa sulla Parola di Dio. Ringrazio il Signore per questo viaggio indimenticabile.» S. de Andrade, Manaus/AM ― «Durante il viaggio ho avuto occasione di conoscere alcune località dell’Antico Testamento ma anche molti luoghi del Nuovo, in cui Gesù visse e svolse il suo servizio. Tra l’altro Gerusalemme, dove morì per me! Il congresso sul tema ‹Le visioni di Zaccaria› è stato incredibilmente informativo. In queste tre settimane ho capito molte cose, soprattutto sulla parola profetica. Un viaggio così rafforza la fede e cambia il nostro rapporto con Gesù.» G. Costa, Estrela/RS ― «Nel gruppo siamo stati come in famiglia, uniti in Gesù e nel suo Spirito. I luoghi che abbiamo visitato ci hanno permesso uno scorcio dalla Genesi all’Apocalisse. Oltre alle chiare spiegazioni della guida locale, i commenti di Markus Steiger e di Pr. Eros sono stati molto preziosi.» A. de Almeida, Porto Alegre/RS ― «Vedere che Dio ha creato ogni cosa, si cura del suo popolo e gli resta fedele è stato un motivo di grande incoraggiamen- to per me.» R. Klinauer, Panambi/ RS ― «Per me questo viaggio non ha soltanto contribuito a una migliore comprensione della Parola di Dio ma è stato anche bellissimo perché mi ha permesso di fermarmi sul Monte degli Ulivi nella certezza che un giorno Gesù ritornerà in questo luogo! Conoscere personalmente il popolo d’Israele, la sua varietà e i suoi usi, è stato particolarmente interessante.» E. Radke, Camp Mourão/PR ― «Ho visitato molti posti ma non sono mai stato in un luogo che rappresenta una parte tanto grande della storia. Il viaggio è impegnativo, non solo dal punto di vista fisico ma anche spirituale. Tuttavia ne è valsa la pena perché ora, quando leggo la Bibbia, mi sento molto più vicino a quello che leggo. È come se fossi stato presente quando avvennero determinati episodi. Con questo mi riferisco soprattutto al periodo in cui Gesù operò in Galilea.» D. Steiger, Adelboden/Be. Questa è solo una piccola raccolta di impressioni dei nostri 81 partecipanti del viaggio in Israele di quest’anno. Non avremmo potuto ricevere una reazione più riconoscente e appagante agli sforzi per i preparativi e al lavoro durante il viaggio. Ringraziamo il Signore per la buona riuscita che ci ha concesso. Anche perché i membri della comitiva ora hanno un rapporto diverso nei confronti suoi, del suo popolo e del nostro lavoro! www.chamada.com.br ORGANO: la «Chiamata di Mezzanotte» in lingua italiana ha 10 numeri annuali in italiano e si può inoltre ottenere nelle seguenti lingue: inglese, francese, olandese, tedesco, portoghese, rumeno, spagnolo, ceco e ungherese. distributore per l'italia CDM Italia Via Monte Rosa 88 D - 10154 TORINO E-mail: [email protected] Web-site: www.cdmitalia.org Layout: Daniel Malgo Versamenti in Svizzera: Conto Postale CDMItalia IT-10154 Torino 65-9642-0 Versamenti dall’Estero: CDM Italia - Via Monte Rosa 88 D Poste Italiane BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX IBAN: IT 36 L 07601 01000 000059153676 Banca: Credito Valtellinese BIC/SWIFT: PIEMITTTXXX IBAN: IT21 E052 1601 0570 0000 0060 358 Versamenti in Italia: c/c postale n. 59153676 - Italia abbonamento EUR 25 intestato a: CDM Italia, Via Monte Rosa 88 D -10154 TORINO, Italia. 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INIziali DEgli AUTORi af = Arno Froese; mnr = Redaktion Mitternachtsruf; nol = Norbert Lieth; rem = René Malgo GM = Gabriele Monacis; CM = Conno Malgo Chiamata di Mezzanotte ottobre 2014 27 e r p m e S e l e a ! e l Isr a i c e p S a z n e i r e p s e ’ n u Tour 2015 Dal 24 al 3 Maggio 2015 Monte degli Ulivi , Getsemani, Via Dolorosa, Chiesa del Santo Sepolcro, Muro del Pianto, Giardino della Tomba, Spianata del Tempio, Mt. Zion, Museo d’Israele con modello di Gerusalemme dell’anno 70, Museo del Libro, Qumran (luogo di scoperta dei Rotoli), En Gedi, Mar Morto, Masada, Avdat, Sheva fino a Haifa,Traversata in barca del Lago di Galilea, Monte delle Beatitudini, Tabgha, Capernaum, Yardenit, Nazareth, Megiddo (Armageddon) e Muchraka (Luogo del Sacrificio del profeta Elia), Cesarea. informazioni: CDM Italia Tel. 011 285966 - [email protected]