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Lectio vangelo - Nuova evangelizzazione
Marco 1, 29-39 Gesù percorre la Galilea 29 In quel tempo. Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30 La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31 Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. 32 Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33 Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34 Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano. 35 Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36 Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37 Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38 Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39 E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. Bibbia Cei : Versione 2008 LETTURA (=leggere con intelligenza e comprendere con sapienza) Marco 1, 29-39 E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. ( Bibbia Cei : versione1971 ) Esegesi Nei versetti 21-45 Marco presenta una giornata tipo di Gesù. E' un giorno di sabato. Gesù appare tutto preso dall'attività che il Padre gli ha ordinato di compiere. Insegna (21-22 ). Nella Sinagoga di Cafarnao insegna con le parole e con i fatti ; annunzia una "dottrina nuova" e con "autorità. E' un'autorità superiore a quella dei profeti, che vince anche il potere di satana, è l'autorità stessa di Dio, Vince Satana (23-27 ). E' logico che venga per primo presentato un miracolo che debella satana. Si vede così subito che il Regno si è affermato. Appare la potenza del demonio e la superpotenza di Cristo. Prosegue, con gli stessi risultati, la lotta iniziata nella tentazione. Guarisce i malati (29-34 ). Le guarigioni sono segno del Regno nuovo di gioia e di salvezza che Gesù inizia. Ma sono anche invito ad impegnarsi: la suocera di Pietro subito si alza e serve. C'è anche chi fraintende il miracolo e vorrebbe accaparrarsi Gesù per i propri interessi. La folla cerca Gesù, ma egli lascia Cafarnao e va in altri villaggi, per adempiere la sua missione. Prega (35-38) Gesù si sottrae ai sofferenti ed entra in colloquio col Padre. Non è una fuga: se si vuole agire come il Padre vuole è necessario entrare in colloquio con Dio. Recupera gli emarginati (40-45 ) Gesù è venuto a salvare chi era perduto. Del lebbroso ha compassione, lo tocca, lo guarisce, superando tutte le tradizioni che isolavano questi malati. Gesù vince il male, reintegra la persona nella sua dignità e insegna che l'amore non emargina nessuno. Di questa giornata la liturgia odierna sceglie 11 versetti in cui sono in risalto la guarigione dei malati ( 29-34) e la preghiera di Gesù (35-38). USCITO DALLA SINAGOGA (29 ) Gesù, in giorno di sabato, come ogni buon ebreo andò alla sinagoga, dove “si mise ad insegnare”. Lì ordinò a satana di uscire da un indemoniato, e satana, “mandò un grande grido e uscì da lui. SI RECO’ IN CASA DI SIMONE E ANDREA (29 ) Pietro era di Betania ( Gv 1, 44 ), ma abitava in una casa di Cafarnao (Mt 8, 14; Lc 4, 38 ). Con lui abitava anche Andrea e la suocera. La moglie non è nominata mai, ma in 1 Cor 9, si parla di Pietro che, come gli altri apostoli ad eccezione di Paolo, era aiutato da una collaboratrice cristiana, detta “adelfen gunaica” , letteralmente “una donna sorella”, che potrebbe essere, anche se non è certo, la moglie. Dal silenzio sulla moglie Gerolamo deduce che fosse morta, ma il testo non sembra avvalorare questa ipotesi. GLI PARLARONO (40 ) Più che di un semplice “parlare” si può pensare ad una presentazione della persona, ad una descrizione del suo stato, con una domanda di guarigione. ACCOSTATOSI (31 ) Dopo satana, si sottomette alla potenza di Gesù anche la malattia. Egli non compie nessun gesto magico, come era usanza presso i popoli antichi: basta il semplice tocco della mano ( Mc 1, 41; 5, 41; 9,27 ) per sollevare la donna dal giaciglio. SI MISE A SERVIRLI (41 ) La suocera avrà preparato il pasto, ma il verbo usato (diakonei autois) indica anche il servizio che la comunità primitiva affidava ai diaconi e anche la sequela delle donne ( Mc 15,40- 41 ; Lc 8, 2 ). VENUTA LA SERA (32 ) Quel giorno era sabato e non era possibile portare pesi. Dopo il tramonto, iniziato il nuovo giorno, la gente porta a Gesù ogni genere di malati, quelli afflitti da malattie fisiche ( malati ) e i quelli afflitti da malattie mentali, qui indicati come indemoniati. Questi malati erano proprio tanti e se ad essi si aggiungono i parenti, gli amici, passanti e curiosi, si può dire che “tutta la città” si raccoglie davanti a Gesù. GUARI’… SCACCIO’ (33 ) Gesù guarisce i malati e libera dall’influsso demoniaco i posseduti da satana. NON PERMETTEVA (34 ) Gesù non permette a demoni, che sapevano bene “che egli era il Cristo” (Lc 4, 41 ), che lo proclamino tale. Gesù desidera che gli uomini scoprano da soli la sua identità. Anche altrove Gesù ordina che i suoi miracoli non vengano propagati, per evitare confusioni tra il suo vero messianismo e le speranze del popolo, che aspettava un salvatore guerriero e purché, pur essendo dal principio Figlio di Dio, vuol ricevere tutto dal Padre. SI ALZO’ ( 35 ) Gesù prega in un luogo solitario e al mattino, come il giusto, al quale il salmista fa dire: “ Dal mattino odi la mia voce” (Sl 5.4 e 88 ). Marco ricorda la preghiera di Gesù qui, a metà del suo vangelo (Mc 6, 46 ) e alla fine delle vita, nel Getsemani, e ogni volta la preghiera di Gesù avviene nella tranquillità della notte. Era nella preghiera che Gesù trovava la calma e la sicurezza nella perfetta adesione alla volontà del Padre. MA SIMONE (36 ) Mentre Gesù prega la gente lo cerca e Simone e “quelli che erano con lui” si fanno portavoce delle folle, che anche in altre circostanze, “lo trattenevano affinché non si allontanasse da loro”( Lc 4, 42 ) ANDIAMOCENE ALTROVE (38 ) Gesù non torna a Cafarnao, ma va “altrove”. Evidentemente va in altri villaggi, ma questo “altrove” è lo spiraglio di un’apertura al mondo intero. La scena fa pensare anche a Gv 6, 26 quando Gesù dice: “ voi cercate me…..perché avete mangiato di quei pani”. Anche in questa circostanza si allontana perché la gente cercava non il Messia ma il taumaturgo. PER QUESTO INFATTI SONO VENUTO ( 38 ) Gesù afferma di essere inviato non solo a Cafarnao, ma anche altrove; egli è venuto essere venuto per chiamare i peccatori ( 2, 17 ) e dare la propria vita in riscatto per molti ( 10, 45 ). E’ la prima volta che in Marco Gesù parla della sua missione e manifesta il proposito di volersi attenere alla volontà del Padre, considerando suo compito primo l’annunzio della salvezza e non quello di soddisfare la curiosità o l’entusiasmo delle folle. IN TUTTA LA GALILEA ( 39 ) Il programma annunziato viene presentato nella sua pratica attuazione. Gesù si reca in tutti i villaggi della Galilea, predicando nelle sinagoghe in giorno di sabato ( cf Mc 1,21-26 ) , scacciando i demoni. MEDITAZIONE (=meditare con attenzione e ascoltare con amore) IL MISTERO DELLA SOFFERENZA Il mistero della sofferenza è in sé un terreno ambiguo, può fare attecchire l’erba velenosa della disperazione o far sbocciare il fiore della fiducia. La liturgia di oggi legge questo mistero alla luce di Cristo, esso è “illuminato dalla speranza”, perché Dio stesso “si accosta a tutti gli uomini”. Stupenda è la dichiarazione orante del salmo 56,9 : “ I passi del mio vagare tu li hai contati, le lacrime mie nell’otre tuo raccogli; non sono forse scritte nel tuo libro?” Le lacrime dell’uomo non cadono nella polvere della terra, ma sono scritte nel “libro della vita” di Dio, che le conserva così come il beduino tiene nel suo otre l’acqua, il principio stesso della sua sopravvivenza nel deserto, in pratica il suo tesoro. In tutte le culture una delle prime forme di teologia è stata la teodicea, cioè il tentativo di comporre la contraddizione tra Dio, la sua bontà, e il male, la sua assurdità, la sua distribuzione insensata dall’altro. Anche la Bibbia offre diverse vie per risolvere questo intreccio inestricabile, che resta sempre invalicabile nonostante i fasci di luce che la divina rivelazione proietta su di esso. La svolta concreta è nella Pasqua di Cristo che assume su di sé l’esperienza umana del soffrire per seminarvi il germe dell’infinito, della trasformazione, della gloria. ( Gianfranco Ravasi ) I MIRACOLI DEI VANGELI I miracoli dei Vangeli, più che azioni taumaturgiche destinate ad esaltare l’”eroe” Gesù, sono segni del nuovo orizzonte che Cristo sta per inaugurare. Esplicita questa prospettiva è in Giovanni. Ma in qualche modo emerge già nelle sequenze di guarigioni narrate da Marco, come anche nella pericope evangelica odierna, tratta dalla cosiddetta “giornata di Cafarnao”, cioè da quel complesso di atti di Gesù , incorniciati nell’arco temporale di una giornata e nello spazio della cittadina di Cafarnao, che si affaccia sulla costa meridionale del lago di Tiberiade. C’è un dato significativo da sottolineare in questo brano evangelico: il quadro di Cafarnao dilata i suoi confini e diventa un simbolo dell’accostarsi del Padre alla sofferenza di tutti gli uomini. Il mistero di salvezza del Cristo supera i confini di una tribù, le mura di una casa, le porte di una città, le frontiere di una regione. “Gli portarono tutti i malati….tutta la città era riunita davanti alla porta… Guarì molti… scacciò molti demoni…. Tutti ti cercano… andò in tutta la Galilea.” Anche se concretamente relegato in Palestina, Gesù condivide l’ansia di tutti, le sofferenze, le attese di tutti, perché “ Dio sia tutto in tutti” ( 1 Cor 15, 28). ( Gianfranco Ravasi ) FORZA DI GESU’ La forza di Gesù davanti al mondo della sofferenza e del male induce i cristiani e le comunità cristiane a vivere e a educare a vivere nella speranza. La testimonianza evangelica di Gesù deve generare uno stile di vita caratterizzato dalla speranza. Essa è fondata sul mistero pasquale di Gesù. al quale fa riferimento la narrazione della suocera di Pietro. Nell’accostarsi di Gesù alla donna c’è un segno di quell’amore che porta a chinarsi sulle sofferenze degli uomini, e nel sollevarla si manifesta la potenza della sua resurrezione. Per la certezza della vittoria pasquale di Cristo, la speranza non è un’illusione, ma la soluzione più logica. Essa vince quella paura che è ampiamente presente nella cultura contemporanea. ( Franco Giulio Brambilla ) SE DIO E’ CON NOI “ Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa con lui?…. Chi ci separerà, dunque, dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenire, né altezze, né profondità, né alcuna altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 8, 31-39 ) CRISTIANI, PORTATORI DI SPERANZA Portatori di speranza, noi cristiani ci guarderemo ben dal cadere nella trappola di due ricorrenti tentazioni. La tentazione di giudicare il mondo di oggi con una mentalità catastrofica secondo la quale tutto è perduto sul versante della fede, della morale, della vita civile; e la tentazione di esaltare in senso mitico il passato della società e della chiesa, quale tempo della vera primavera della vita e della religione. Sono questi, due atteggiamenti paralizzanti l’impegno nel presente storico che è posto sotto il segno della regalità di Dio. (Franco Giulio Brambilla ) SOFFERENZA REDENTA La vittoria di Gesù sul male non deve essere falsamente interpretata. Gesù non è un mago. Le guarigioni fisiche che egli ha operato non indicano che la risposata cristiana al problema della sofferenza passi esclusivamente attraverso l’abrogazione di essa. Anzi Gesù ha liberamente e con amore assunto su di sé la sofferenza e proprio per questo l’ha redenta… La comunità cristiana e i singoli credenti, di fronte al vasto e complesso mondo della sofferenza, devono assumere l’atteggiamento del buon samaritano. Occorre tuttavia ricordare che le sofferenze non vanno esclusivamente intese come un tunnel dal quale uscire il più presto possibile e neppure come una parentesi della vita che bisogna subito dimenticare. Noi siamo chiamati anche a chiederci: come fare , perché l’esperienza della sofferenza possa costituire un momento di crescita per la mia persona? Come fare perché tale esperienza diventi feconda per me e per la comunità? Si tratta di dare un senso e un valore alla sofferenza, facendo proprio il comportamento di Gesù. (Franco Giulio Brambilla ) SOFFERENZA NECESSARIA Oh se tu sapessi come la sofferenza è necessaria perché si compia nell’anima l’opera di Dio! Il buon Dio ha un desiderio immenso di arricchirci della sue grazie, ma siamo noi che ne fissiamo la misura, nella proporzione con cui ci lasciamo immolare da lui, immolare nella gioia, nel rendimento di grazie, come il Maestro, dicendo colui “ Non berrò il calice che il Padre mio mi ha preparato?” L’ora della passione il Maestro la chiamava “la sua ora”, quella per la quale era venuto, l’oggetto di tutti i suoi desideri. Quando ci si presenta una grande sofferenza o un minimo sacrificio, oh! Pensiamo immediatamente che è la “nostra ora”, l’ora in cui ci disponiamo a dare la prova del nostro amore a colui che ha “troppo amato”, dice S. Paolo. ( Santa Elisabetta della Trinità ) ACCOGLIERE LE SOFFERENZE Dopo aver accolto in sé la grazia dello Spirito, dopo essersi attaccata al Signore e dopo essersi identificata con lui in un unico spirito, l’”anima” non si limita soltanto a compiere facilmente le opere virtuose che le sono proprie, senza più lottare contro il nemico giacché si trova ormai al di sopra delle sua insidie: la cosa più importante è che accoglie in sé le sofferenze del Signore e si gloria di esse più di quanto gli amanti di questa vita si gloriano degli onori, della gloria e della potenza umana. (San Gregorio di Nissa) GESU’ GRANDE MEDICO "Ora la suocera di Simone stava a letto con la febbre" (Mc 1,30). Dio voglia ch`egli venga ed entri nella nostra casa, e guarisca con un suo ordine la febbre dei nostri peccati. Ciascuno di noi è febbricitante. Quando sono colto dall`ira, ho la febbre ogni vizio è una febbre. Preghiamo dunque gli apostoli affinché supplichino Gesú, ed egli venga a noi e tocchi la nostra mano: se la sua mano ci tocca, subito la febbre è scacciata. E il Signore un grande medico, un vero archiatra. Un medico era Mosè, un medico era Isaia, medici sono tutti i santi: ma questo è il maestro di tutti i medici. Egli sa toccare con cura le vene, sa scrutare nei segreti del male. Non tocca le orecchie, non tocca la fronte, né tocca alcuna altra parte del corpo: tocca soltanto la mano. Quella donna, infatti, aveva la febbre, perché non aveva opere di bene. Prima viene dunque sanata nelle opere e poi viene liberata dalla febbre. Non può liberarsi della febbre se non è guarita nelle opere. Quando la nostra mano opera il male, è come se fossimo costretti a stare a letto; non possiamo alzarci, non possiamo camminare: è come se fossimo ammalati in ogni parte del corpo. E "avvicinatosi" (Mc 1,31) a lei che era ammalata... Essa non poteva alzarsi, giaceva nel letto; quindi, non poteva venire incontro al Signore che entrava: ma questo misericordioso medico, che la teneva sulle sue spalle come fosse una morbida pecorella, va lui al letto. «E avvicinatosi...». Si avvicina spontaneamente, per guarirla di sua propria volontà. «E avvicinatosi...». Stai attento a che cosa dice. E` come se dicesse: Avresti dovuto correre incontro a me, venire alla porta per accogliermi, affinché la tua guarigione non fosse soltanto opera della mia misericordia, ma anche della tua volontà: ma, poiché sei in preda ad una violenta febbre e non ti puoi alzare, vengo io. E "avvicinatosi la fece alzare". Ella non poteva alzarsi, ed è alzata dal Signore. "E la fece alzare prendendola per mano" (Mc 1,31). Giustamente la prende per mano. Quando anche Pietro era in pericolo in mare e stava per essere sommerso, è toccato dalla sua mano e subito si alza. «E la fece alzare prendendola per la mano»: con la sua mano prese la mano di lei. O beata amicizia, o dolcissimo bacio! La fece alzare dopo averla presa per mano: la mano di lui guarí la mano di lei. La prese per mano come medico, sentí le sue vene, costatò la violenza della febbre, egli che è medico e medicina. Gesú tocca, e la febbre fugge. Tocchi anche le nostre mani, per rendere pure le nostre opere. Che entri nella nostra casa: alziamoci dal letto non restiamo sdraiati. Gesú sta dinanzi al nostro letto e noi non ci alziamo? Leviamoci, stiamo in piedi: è ignominioso per noi giacere dinanzi a Gesú. Ma qualcuno dirà: - Dov`è Gesú? Gesú è qui. "Sta in mezzo a voi uno che voi non conoscete" (Gv 1,26). "Il regno di Dio è dentro di voi" (Lc 17,21). Crediamo, e vedremo Gesú qui oggi. E se non possiamo toccare la sua mano, corriamo ai suoi piedi. Se non possiamo giungere alla sua testa, almeno laviamo con le nostre lacrime i suoi piedi. Il nostro pentimento è profumo per il Salvatore. Osserva quanto è grande la misericordia del Signore. I nostri peccati mandano un cattivo odore, sono putredine: tuttavia, se ci pentiamo dei nostri peccati, se piangiamo, i nostri puzzolenti peccati diventano il profumo del Signore. Preghiamo dunque il Signore affinché ci prenda per la mano... Che dice ancora David? "Mi laverai e io sarò piú bianco della neve" (Sal 50,9). Poiché mi hai lavato con le mie lacrime le mie lacrime e la mia penitenza hanno agito per me come il battesimo. Potete costatare da qui quanto sia efficace la penitenza. Egli si pentí e pianse: perciò fu purificato. Che cosa dice subito dopo? "Insegnerò agli iniqui la tua via, e gli empi si convertiranno a te" (Sal 50,15). Il penitente è diventato maestro. Perché ho detto tutto questo? Perché qui sta scritto: "E subito la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli" (Mc 1,31). Non si accontenta di essere stata liberata dalla febbre, ma subito si mette al servizio di Cristo. «E si mise a servirli». Li serviva con i piedi, li serviva con le mani, correva di qua e di là, e venerava colui dal quale era stata guarita. Serviamo anche noi Gesú. Egli accoglie volentieri il nostro servizio, anche se abbiamo le mani sporche: infatti egli si degna di guardare ciò che si è degnato di guarire. Sia a lui gloria nei secoli dei secoli. Amen. (Girolamo, Comment. in Marc., 2) AUTORE DI OGNI GUARIGIONE "E venuto nella casa di Pietro, lo serviva" (Mt 8,14-15). Entrato nella casa di Pietro, il Signore e Salvatore nostro guarí col solo contatto della sua mano la suocera di lui ammalata gravemente, ed in questo prodigio mostrò di essere l`autore di ogni sanità, l`autore della medicina celeste, che nel passato aveva parlato a Mosè dicendo: "Io sono il Signore che ti guarisco" (Es 15,26). Ma in questo, poiché donò la guarigione col contatto della mano, fu segno non di impotenza ma di grazia. In realtà, anche se precedentemente aveva guarito il paralitico soltanto con una parola, senz`altro facilmente avrebbe potuto anche ora fare scomparire le febbri con una parola, ma attraverso il contatto della sua mano mostrò il dono della sua benevolenza e si manifestò mano presto ridona la sanità", poiché capiamo che è stato adempiuto in questa stessa opera. Immediatamente, infine, per il contatto della mano del Signore, la febbre scomparve, la guarigione ritorna con la fede alla credente, egli che scruta i reni e il cuore [degli uomini] dona i benefici della sanità, e quelle cose di cui bisognava per il servizio altrui, e restituita alla salute precedente, cominciò in persona a servire il Signore. Per queste prodigiose azioni senza dubbio si approva chiaramente la divinità del Cristo. "Venuta, poi, la sera gli presentarono molti, e curò le loro infermità" (Mt 8,16). Il Signore delle virtù ed autore della salvezza degli uomini, elargiva a tutti, come pio e misericordioso. Dio, il rimedio della medicina celeste, liberava i posseduti dal demonio, scacciava gli spiriti immondi, faceva scomparire anche tutte le malattie ed infermità del corpo con la parola del suo divino potere, affinché mostrasse di essere venuto per la salvezza del genere umano, e dimostrasse fino all`evidenza di essere Dio attraverso un cosí gran numero di azioni prodigiose, perché questi cosí grandi segni miracolosi non li può effettuare se non Dio solo. "Affinché si adempisse, disse, ciò che è stato detto per il profeta Isaia: Poiché egli stesso si addossò le nostre infermità, e portò le nostre malattie" (Mt 8,17). Inoltre il Figlio di Dio si addossò le infermità del genere umano, affinché rendesse noi, una volta deboli, forti e ben radicati nella sua fede; per questo prese un corpo da una razza peccatrice, per cancellare i nostri peccati col mistero della sua carne. (Cromazio di Aquileia, In Matth., Tract., 40, 1-4) CRISTO SALUTE DEL CORPO Gesú, toccando la mano della donna malata, non soltanto spegne l`ardore della febbre, ma le restituisce perfetta salute. Trattandosi di una malattia leggera, egli manifesta la sua potenza nel modo in cui la guarisce: il che nessun`arte medica avrebbe potuto fare. Voi ben sapete che anche dopo la caduta della febbre occorre molto tempo prima che i malati riacquistino completamente la salute. In questa occasione invece la guarigione e il completo recupero delle forze si ottengono nello stesso istante……. Volendo far intendere ciò, l`evangelista precisa: «levatasi, si mise a servirlo»: il che conferma da un lato la potenza di Cristo, e dall`altro la gratitudine che la donna prova per lui. Un altro punto che qui dovremmo considerare è il fatto che Cristo per la fede di alcuni concede la guarigione ad altri - qui, infatti, altri l`hanno pregato (cf. Lc 4,38), come pure nel caso del servo del centurione. Tuttavia la concede a condizione che colui che sta per essere guarito non sia incredulo e solo a causa della sua malattia non possa presentarsi a lui e per ignoranza o per giovane età non riesca a comprendere la sua grandezza. "Fattosi sera, gli condussero molti indemoniati, ed egli con una parola scacciò gli spiriti e guarí i malati, affinché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: Ha preso le nostre infermità e si è caricato delle nostre malattie" (Mt 8,16-17; Is 53,4). Notate come è cresciuta ormai la fede della moltitudine. Non si rassegnano infatti ad andarsene, nonostante l`incalzare del tempo, né ritengono inopportuno condurre a Cristo i loro malati di sera. (Giovanni Crisostomo, Comment. in Matth., 27, 1) PREGHIERA (=pregare la parola ) • O Dio, che nel tuo amore di Padre ti accosti alla sofferenza di tutti gli uomini e li unisci alla Pasqua del tuo Figlio, rendici puri e forti nelle prove, perché sull’esempio di Cristo impariamo a condividere con i fratelli il mistero del dolore, illuminati dalla speranza che ci salva. (Colletta 5 perannum B ) • Lodate il Signore: è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a lui conviene. Il Signore ricostruisce Gerusalemme, raduna i dispersi d’Israele. Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite; egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome. Grande è il Signore, onnipotente, la sua sapienza non ha confini. Il Signore sostiene gli umili, ma abbassa fino a terra gli empi . ( Dal Salmo 146 ) • Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti. Sono molte le sciagure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore. Preserva tutte le sue ossa, neppure uno sarà spezzato; il Signore riscatta la vita dei suoi servi, chi in lui si rifugia non sarà condannato. (Dal Salmo 33 ) • Nell’ora della paura io in te confido. In Dio, di cui lodo la parola, in Dio confido, non avrò timore…. I passi del mio vagare tu li hai contati, le mie lacrime nell’otre tuoi raccogli, non sono forse scritte nel tuo libro? Ti renderò azioni di grazie, mi hai liberato dalla morte, hai preservati i miei piedi dalla caduta, perché io cammini alla luce dei viventi, o Dio ( Dal Salmo 55 ) • Padre misericordioso, che ascolti il pianto dei tuoi figli, fa che ti sentiamo presente nel momento del dolore e possiamo esperimentare il tuo amore. • Padre buono che hai cura del debole e nulla disperdi di quanto hai creato, prendi le nostre mani tra le tue, perché il nostro cuore sia nella pace, anche nel momento della sofferenza. • Padre giusto, cui giunge il grido del misero, non lasciare questa nostra umanità in preda alle forze del male, ma riscattala per il tuo amore. • Padre clemente, volgiti verso coloro che sono colpiti da malattie incurabili, perché non si lasciamo vincere dall’angoscia e dalla disperazione. • Padre onnipotente, che tutto hai chiamato all’esistenza e sostieni con la tua provvidenza, volgi lo sguardo ai mali che ci rattristano e mostra il tuo braccio potente ai fratelli colpiti da malattie umanamente inguaribili, perché non vi lascino vincere dall’angoscia e dalla disperazione. ( Preghiere al Padre di Francesco Zenna ) • La tua Chiesa santa, o Signore, purificata dalle prove di questo tempo e dalle sue debolezze, conservi integra la fede e faccia particolare attenzione ai piccoli, ai soli, ai sofferenti, alle persone in crisi, agli anziani. ( Servizio Parola ) • Ti preghiamo per coloro che nella nostra comunità sono chiamati ad amare nella sofferenza. Concedi loro che vivano questa situazione con spirito di fede e ogni loro dolore sia accompagnato dalla profonda coscienza della tua vicinanza, o Signore, che sei il Salvatore e il Redentore. ( Servizio della Parola ) • Ascolta, Dio della liberazione, il grido di tutti coloro che sono abbandonati, emarginati, disperati, carcerati, deboli, infermi e dona loro speranza e sollievo nel loro travaglio. ( Servizio della Parola) • Signore, anche noi siamo malati e mendicanti, anche noi ti cerchiamo sempre, perché nessuno è mai sicuro di conoscerti, di averti incontrato davvero; anche se tu sei vicino, noi siamo sempre lontani; vieni a cercarci, Signore, e che ogni giorno sia sempre una nuova scoperta di te. ( David Maria Turoldo ) • Dalla febbre del vizio ero tormentato dell`impurità abominevole, e in letti per mollezza ignobili son caduto, incapace di rialzarmi. Come la suocera del beato Pietro, piacciati rialzarmi, Destra del Potente, affinché come lei anch`io ti serva, tu che ridai la vita alla mia anima. (Nerses Snorhalí, Jesus, 440-441 ) • O Vergine Maria, Madre del dolore. Tu hai seguito il tuo Figlio Gesù fino al Calvario e hai partecipato, con tutta l’anima, alla sua passione e morte. Tu , ai piedi della croce, eri la Chiesa, eri noi. Prega per noi il tuo Figlio, perché anche noi siamo testimoni della sua passione e morte. ( Pregare giovane ) CONTEMPLAZIONE (=silenziosa accoglienza della parola di Dio) AZIONE (=assunzione di impegni concreti) Certi nella vittoria pasquale di Cristo sulla sofferenza e sulla morte, viviamo sempre nella speranza. 5 Domenica durante l’anno: B