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ISPEZIONE VISIVA Superficie Riferimenti SCHEDA NR. 1 Trattamento Primario: Su tutte le superfici. Precede e segue ogni operazione. – – Documento ENFSI – EFWG : “Best Practice Manual for Fingerprint Examination” First Edition 2007 Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology).Sandridge St. Albans (United Kingdom). Procedura per l’applicazione della tecnica: Si procede con normale osservazione delle superfici sfruttando la risposta che le stesse danno quando esposte ad illuminazione con normale luce bianca. In particolare: la riflessione e la diffusione. . 1. Ispezionare attentamente gli oggetti o le superfici ove si presume vi siano le tracce di interesse. Vari tipi di impronte possono essere già visibili alla luce naturale, in particolare: Su superfici trasparenti ove queste siano di normale sudore, di grasso, di olio ecc. Su superfici colorate con tracce di sangue, di vernice o di inchiostro. Su superfici impolverate. Su superfici lisce con luce riflessa. In situazioni ove vi può essere stata una reazione chimica tra il sudore e la superficie (esempio sulle superfici metalliche a causa della corrosione). Su superfici plastiche a causa della deformazione della materia. 2. Disporre di una fonte di luce forense con luce bianca o anche una torcia elettrica. La stessa deve essere orientata sulle superfici da ispezionare variando l’angolo di incidenza fino a raggiungere il massimo contrasto dell’impronta. 3. Fotografare le tracce visibili reimpostando le stesse condizioni di illuminazione che di seguito sono descritte. 1) Luce a basso angolo di incidenza (radente). Efficace per operare su superfici lisce. La luce viene orientata con basso angolo di incidenza sulla superficie da ispezionare e la traccia, che potrebbe essere una impronta di calzatura sul pavimento o una impronta papillare su un mobile, risulterà visibile per la riflessione in varie direzioni della luce che irradia la polvere (la traccia apparirà pertanto di colore scuro su sfondo chiaro) oppure perché è composta da rilievi o micro imperfezioni presenti sulla superficie 2) Luce a medio angolo di incidenza Efficace per superfici trasparenti. La fonte di luce viene posta nel lato opposto e diretta sul vetro con medio angolo di incidenza. La luce prosegue nella stessa direzione e, dove trova il materiale della traccia, la stessa viene riflessa in altre direzioni, si diffonde, e si dirige pertanto anche verso il punto di osservazione. L’impronta risulterà chiara su sfondo scuro. 3) Illuminazione speculare. Efficace per tutte le superfici lucide. La fonte di luce viene orientata sulla superficie che la riflette specularmente. Dove è presente la traccia questa viene invece diffusa o riflessa in altre direzioni facendo apparire la traccia di colore scuro su sfondo chiaro, la si potrà individuare osservando ovviamente dal lato della riflessione. 4) Luce polarizzata. Efficace su superfici riflettenti. Un filtro polarizzatore lineare viene collocato davanti alla fonte di luce. La luce polarizzata che incide sulla superficie riflettente dando luogo alla riflessione della stessa luce polarizzata. Dove è presente la traccia questa luce si diffonde in tutte le direzioni con una componente depolarizzata. Un secondo filtro polarizzatore collocato davanti al sistema di osservazione o di acquisizione blocca la componente della luce riflessa specularmente e l’impronta apparirà chiara su sfondo scuro Altre informazioni Salute e sicurezza Non osservare direttamente la luce. Fare attenzione all’eventuale pericolosità degli oggetti da ispezionare. DPI specifici Solo quelli richiesti dalla scena del crimine. Utilizzo sulla scena del crimine Costante. Forma di documentazione e repertamento Fotografia generale e macro secondo procedura Varie L’ispezione visiva deve sempre precedere e seguire ogni qualsiasi altra tecnica di rilevazione. È necessaria per valutare, in relazione a vari fattori (es. anzianità della traccia, tipologia substrato, ecc.) La tecnica non è distruttiva ne modificativa dello stato originario del reperto. Non vi sono compromissioni per il DNA LUCE FORENSE (FLS) PER LA RICERCA DELLE TRACCE PAPILLARI Superficie: SCHEDA NR.2 Trattamento primario di tracce che: 1. possono essere individuate o esaltate sfruttando la fluorescenza propria di alcuni costituenti chimici che ne fanno parte; 2. presentano alcuni contaminanti che si sono aggiunti e che possono emettere fluorescenza (esempio alcuni tipi di inchiostro o la droga). 3. sono presenti su substrato che emette fluorescenza, come la carta o alcuni tipi di cartone, oppure che emettono una fluorescenza sufficiente ad aumentare il contrasto con il materiale di cui è composta l’impronta che invece assorbe (esempio il sangue o la sporcizia in genere). Come trattamento secondario: per aumentare il contrasto e la visibilità di tracce già sottoposte a trattamenti chimici di esaltazione in casi di: 1. fluorescenza come le polveri dattiloscopiche fluorescenti oppure reattivi chimici come DFO, Indanedione, ecc.; 2. prodotto chimici che assorbono luce o che sono state rinvenute su un supporto fluorescente (es.: le impronte su carta esaltate con la ninidrina o con il PD); 3. trattamento secondario con prodotti fluorescenti di impronte esaltate con metodi chimico-fisici (es. le impronte esaltate con il cianoacrilato e trattate successivamente con coloranti chimici quali il giallo basico e l’ardrox). Riferimenti – Documento ENFSI – EFWG : “Best Practice Manual for Fingerprint Examination” First Edition 2007 – HOSDB “Manual of Fingerprint Development Techniques - A guide to the selection and use of processes for the development of latent fingerprints”. Ed. 2004HOME OFFICE - Police Development Branch. – “Fingerprint and Other Ridge Skin Impression” International Forensic Science and Investigation Series– Ed. 2004 CRC Press. - Christophe Champod, Chris Lennard, Pierre Margot and Milutin Stoilovic – – Stoilovic, M. (1991) “"Detection of semen and blood stains using Polilight as a light source” Forensic Science International, 51, 289-96. – Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology).Sandridge St. Albans (United Kingdom). – Vezard N., Verrier G. “Reflective Ultra Violet Imaging System: The SceneScope”. Jy Division Information - Forensic. . http://www.horiba.com (acc. 03.2012). – Stoilovic, Milutin, Detection of semen and blood stains using polilight as a light source, Forensic Science International, 51, 1991, 289-296. Procedure per l’applicazione della tecnica: Per osservare una traccia alla fluorescenza è necessario sistemare lo strumento FLS con una combinazione di filtri di eccitazione e di osservazione a seconda della natura della traccia da rilevare. Le tabelle che seguono mostrano alcune indicazioni. Prima di iniziare occorre essere consapevoli che l’alta intensità della sorgente di luce costituisce un serio pericolo per gli occhi; con la fonte di luce accesa indossare quindi sempre gli occhiali protettivi, assicurarsi che le parti scoperte del corpo siano protette e apporre all’esterno del laboratorio un avviso che si sta operando con luce a forte intensità. 1. Preparare lo strumento per la ispezione seguendo le istruzioni con lo stesso fornite. 2. Assicurarsi che le impronte visibili anche a luce naturale siano già state documentate a mezzo di riprese fotografiche macro. 3. Prendere la fonte di luce (o il tubo o la guida da cui fuoriesce la luce) per dirigerla verso la superficie da ispezionare (tenere sempre sotto controllo i comandi in modo da cambiare i parametri o spegnere lo strumento qualora ci si accorga che la lunghezza d’onda scelta stia danneggiando la traccia o la superficie). 4. Accendere la luce monocromatica dello strumento (seguire le istruzioni dell’apparato in dotazione). 5. 6. Oscurare l’ambiente da ispezionare. Verificare che lo strumento sia punLuce riflessa tato sul campione di controllo. 7. Selezionare la lunghezza d’onda di eccitazione ed il filtro di osservazione Luminescenz ritenuti più opportuni. 8. Ispezionare settore per settore la superficie osservandola attraverso gli occhiali/filtro di cui è dotato lo strumenLuce to (prima di iniziare l’ispezione, coFiltro osservazione munque, attendere alcuni minuti per Filtro consentire agli occhi di abituarsi all’oTraccia fluorescente scurità). L’ispezione deve essere effetLuce colorata tuata con attenzione e pazienza in quanto spesso le impronte sono troppo deboli per essere individuate alla prima osservazione. Immagine tratta da “I metodi di esaltazione delle impronte digitali” – 9. Fotografare le impronte individuate Pierre Margot & Chris Lennard – Universite de Lausanne apponendo un filtro sull’obiettivo analogo a quello di osservazione. 10. Ripetere le fasi 5, 6 e 7 con una combinazione diversa di luce e filtri di osservazione e/o dopo aver applicato eventualmente una ulteriore sostanza fluorescente per la esaltazione. Questo al fine di individuare una combinazione che consente di avere maggiore contrasto. 11. Fotografare le eventuali ulteriori tracce individuate fissando un filtro nell’ottica di caratteristiche analoghe a quello utilizzato per la osservazione. N.B: per l’uso dell’apparato RUVIS si rimanda alla procedura generale sulle FLS. Indicazioni: A. Per la ispezione preliminare delle superfici per la ricerca delle impronte papillari. B. Per la documentazione delle impronte papillari già sottoposte ad un trattamento di esaltazione. * Ciascuno di questi filtri può soddisfare le esigenze. Quanto di seguito riportato vuole essere una guida indicativa per l’esame e la documentazione fotografica delle impronte che hanno subito un trattamento di esaltazione. Altre informazioni Salute e sicurezza Non osservare direttamente la luce. Fare attenzione alla eventuale pericolosità degli oggetti da ispezionare. Lunghezze d’onda molto basse possono creare seri problemi alla vista cosi coe esposizioni continuative anche alla pelle. DPI Solo quelli richiesti dalla scena del crimine, con l’aggiunta di occhiali per la protezione da UV. Utilizzo sulla scena del crimine Costante. Forma di documentazione e repertamento Fotografia generale e macro secondo procedura. Varie L’ispezione con FLS deve sempre precedere e seguire ogni qualsiasi altra tecnica di rilevazione. È necessaria per valutare, in relazione a vari fattori (es. anzianità della traccia, tipologia substrato, ecc.) La tecnica non è distruttiva ne modificativa dello stato originario del reperto. Non vi sono compromissioni per il DNA salvo l’uso prolungato e ravvicinato di UV. NINIDRINA Superficie Riferimenti SCHEDA NR. 3 Trattamento Primario: Su tutte le superfici porose come la carta, il legno grezzo (non trattato e non verniciato), il cartone. Reagisce con gli aminoacidi e con altre componenti presenti nelle impronte nonché con il sangue. Trattamento secondario: dopo il DFO – T.A. Trozzi, R.L. Schwartz, M.L. Hollars. Processing Guide for Developing Latent Prints. Ed. 2000 by L.D. Leighton et al. (U.S. Department of Justice - Federal Bureau of Investigation - Laboratory Division. – HOSDB “Manual of Fingerprint Development Techniques - A guide to the selection and use of processes for the development of latent fingerprints”. Ed. 2004HOME OFFICE Police Development Branch. – Documento ENFSI – EFWG : “Best Practice Manual for Fingerprint Examination” First Edition 2007 – Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) -CAST (Centre for Applied Science and Technology).Sandridge St. Albans (United Kingdom). Note: Reagisce con gli aminoacidi e le proteine. La si trova in commercio in forma di polvere di colore giallo o in confezione spray con prodotto già pronto all’uso. Viene applicata per immersione (tempo ≈ 5 sec) del reperto all’interno della soluzione liquida o inumidendo lo stesso con la soluzione mediante un nebulizzatore oppure infine applicando il liquido con un pennello. L’esaltazione avviene in condizioni ambientali di temperatura ed umidità ma occorre attendere anche alcune ore(o giorni) per vedere i risultati. Può essere comunque accelerata mediante riscaldamento della superficie a 80°C, in ambiente con 65% di umidità e per un tempo di 5-7 minuti. Le impronte esaltate appaiono di color porpora. Il reattivo è indicato anche per la esaltazione delle impronte contenenti tracce di sangue. Il solvente indicato per la preparazione della soluzione di lavoro è l’ HFE-7100 (1-methoxynonafluorobutane) della 3M, che rispetto ad altri solventi consente di ridurre il formarsi del colore di fondo sulla superficie. Questo solvente rispetto ad altri disponibili riunisce il criterio di non tossicità e di non infiammabilità oltreché di rendere minimi i danni all’inchiostro eventualmente presente sui documenti trattati. È comunque un prodotto costoso e ciò impone la preparazione della soluzione di lavoro nella quantità minima necessaria per l’esigenza ed una applicazione la più parsimoniosa possibile. Un trattamento successivo degli stessi reperti con sali metallici, come il Cloruro di Zinco, può essere utile per far assumere alle impronte anche una propria fluorescenza. Per il trattamento esistono comunque diversi prodotti spray sul mercato, pronti all’uso, per i quali è bene effettuare prima una prova in bianco su una superficie analoga per verificarne l’efficacia. Se il prodotto appare torbido alla vista o presenta diverse gocce oleose sulla superficie, lo stesso deve essere scartato. Preparazione: L’HOSDB raccomanda la preparazione di una soluzione concentrata iniziale seguita poi dalla preparazione della soluzione di lavoro quando necessita. Questo perché la soluzione di lavoro ha una limitata stabilità. Soluzione concentrata: versare 25 grammi di ninidrina in 225ml di etanolo assoluto e dissolvere la polvere agitando continuamente il prodotto. Aggiungere 10 ml di acetato di etile, 25 ml di acido acetico e continuare ad agitare a lungo il prodotto fino alla dissoluzione completa della ninidrina. La soluzione concentrata si presenta di colore giallo chiaro trasparente e può essere accantonata in un contenitore di vetro scuro in attesa di essere utilizzata. La soluzione di lavoro: deve essere preparata versando 52 ml di soluzione concentrata in un contenitore ampio nel quale deve essere poi aggiunto un litro di HFE7100. Procedura per l’applicazione della tecnica. Sequenza: Operazioni in laboratorio. - Assicurarsi che tutte le tracce e le impronte già allo stato Ispezione Visiva visibile siano state preventivamente documentate. - Assicurarsi, inoltre, che siano stati eseguiti o che non risultino più necessarie le operazioni che devono Ispezione alla fluorescenza precedere il trattamento con la ninidrina (ricerca DNA, esame delle scritture, ecc.). DFO - Versare la soluzione di lavoro in una bacinella (accuratamente asciutta, pulita e dell’ampiezza sufficiente Ispezione alla fluorescenza per il trattamento del reperto) fino a raggiungere un livello di almeno 10 mm. In alternativa versare il prodotto in un Ninidrina nebulizzatore per l’applicazione su superfici ampie e/o verticali. Cloruro di Zinco - Verificare l’efficacia del prodotto su una superficie analoga a quella del reperto con già una impronta apposta. - Immergere il reperto nella soluzione per almeno 5 secondi. Sviluppatore Fisico Su altri tipi di reperto più ingombranti l’applicazione del prodotto sulla superficie potrebbe essere fatta mediante il citato nebulizzatore o mediante l’utilizzo di un pennello soffice (si ricorda che è sufficiente inumidire la superficie con la soluzione, una immersione prolungata potrebbe infatti provocare degli effetti indesiderati sulle impronte). - Se il reperto è di cartone, legno o altro materiale poroso particolarmente denso è bene che lo stesso venga in qualche modo riscaldato prima del trattamento e quindi collocarlo nell’ambiente umido del forno. Questo per favorire l’omogeneo raggiungimento della temperatura in tutte le parti nel breve tempo di permanenza nel forno e per prevenire con ciò la possibile formazione di un strato di condensazione del reattivo sulla superficie che dissolverebbe le eventuali tracce latenti. È raccomandato (CAST, 2012) un preriscaldamento in ambiente asciutto a 80°C circa per un’ora. - Dopo averne verificato l’efficacia su altra superficie la soluzione potrebbe essere riutilizzata qualora necessario, non deve comunque essere fortemente contaminata. Se la stessa dovesse contenere solo poche gocce di formazioni oleose queste possono essere tolte con carta o tessuto assorbente. Al termine del trattamento solitamente la soluzione viene scartata e gettata negli appositi contenitori(!). La stessa comunque potrebbe essere recuperata per successivi trattamenti qualora non risulti fortemente contaminata. È importante comunque custodire il prodotto in un nuovo contenitore sempre pulito ed asciutto sul quale ovviamente deve essere annotato che trattasi di prodotto già utilizzato e questo non deve essere mescolato con il prodotto nuovo ed ancora non utilizzato. - Asciugare il reperto o il foglio trattato ponendolo sopra un cartone. - Inserire il reperto in un forno già riscaldato alla temperatura di 80 C°, umidificato al 65% e per un tempo di 10 minuti circa. Alcuni reperti, se posti in un forno regolato con questi parametri ambientali, possono manifestare un eccessivo colore di fondo che può attenuare il contrasto delle impronte. Qualora si preveda il verificarsi di questa evenienza (per averla riscontrata ad esempio sulla prova precedentemente fatta) è bene che il reperto venga lasciato asciugare a temperatura ambiente, anche per alcuni giorni, le impronte diverranno più contrastate. Per il riscaldamento, ove si tratti di fogli di carta, in alternativa al forno può essere usato un ferro da stiro, con vapore attivato, avendo cura di porre gli stessi tra più tovaglioli di carta. - Ispezionare il reperto per rilevare la presenza di impronte quindi procedere immediatamente alla loro documentazione fotografica secondo la procedura. Eventualmente con un filtro verde per un miglior contrasto. Trattamento delle superfici sulla scena del crimine. - Assicurarsi di aver già rilevato e documentato eventuali impronte o tracce già allo stato evidente. - Versare la soluzione di lavoro in un nebulizzatore o all’interno di un beaker per una altezza di circa 25 mm. Applicare la soluzione sulla superficie con il nebulizzatore o con un soffice pennello. Lasciare asciugare la superficie completamente. Se possibile riscaldare la superficie (es. con un asciuga-capelli) ed umidificarla anche ponendo un piattino con dell’acqua calda vicino. - Proteggere la superficie dalla luce diretta del sole ed esaminarla periodicamente per controllare lo sviluppo delle impronte. In condizioni ambientali potrebbe comunque richiedere molto tempo, anche alcuni giorni . - Qualora le stesse siano rilevabili procedere immediatamente alla loro documentazione fotografica secondo la corretta procedura. Altre informazioni: Salute e sicurezza. La ninidrina è un irritante se inalata. In laboratorio è necessario operare sotto cappa aspirante con i dispositivi di protezione personale indossati. Nei pressi del banco di lavoro vi deve essere un lavandino per l’immediato lavaggio della parte del corpo eventualmente colpita dal reattivo, a partire dagli occhi. Sul luogo del reato indossare una maschera idonea per la protezione dai vapori nocivi e gli occhiali a tenuta oltre che i consueti dispositivi di protezione personale. Ad una distanza di sicurezza dall’operatore vi deve essere un collaboratore con il compito di avvisare i presenti del trattamento chimico in corso e di mantenere costoro ad una distanza di sicurezza. DPI Quelli richiesti dalla scena del crimine, con l’aggiunta di occhiali e maschere con filtri specifici. Possibili cause di insuccesso – Un riscaldamento superiore ad 80 gradi C° aumenta la colorazione di fondo. – L’umidità facilita lo sviluppo delle impronte e 65% è indicato come valore ottimale. Ove si faccia uso di un forno per il riscaldamento assicurarsi che all’interno sia già presente la necessaria umidità prima di inserire il reperto. – Una troppo elevata concentrazione di ninidrina renderebbe la soluzione instabile. – La ninidrina è un reattivo specifico per gli amino acidi e, pertanto, può reagire anche con fluidi di altra natura o con oli vegetali presenti sul reperto, fornendo risultato aspecifici. – L’umidità alla quale è stato esposto il reperto che ne diluisce gli aminoacidi presenti nelle impronte, facendo perdere la significatività dei dettagli. Incompatibilità – Il prodotto è elettivo per superfici porose e non fornisce risultati riproducibili su oggetti che sono stati esposti all’umidità intensa o acqua. – Le superfici che contengono proteine animali o vegetali (cuoio, banconote, carta termica) possono assumere un forte colore di fondo. Custodia – La soluzione di lavoro deve essere custodita in contenitori di vetro scuro. In tali condizioni e a temperatura ambiente, la soluzione è stabile per circa 10 mesi. Lo sviluppo è completo quando – Si osservano i dettagli delle creste di color porpora e la superficie del reperto inizia ad assumere analoga tonalità. Raccomandazioni – L’umidità nel trattamento aumenta il contrasto delle impronte. – Osservare le impronte anche con luce a diverse lunghezze d’onda (es. 530 nm) prima di definire le tracce esaltate di scarso valore. Precauzioni – Il contrasto delle impronte con il tempo viene meno pertanto è bene eseguire una corretta documentazione fotografica il prima possibile. – Alcuni solventi (acetone) possono provocare il dissolvimento dell’inchiostro. Utilizzosulla scena del crimine All’occasione. Forma di documentazione e repertamento Fotografia generale e macro secondo procedura - Varie La metodica è tecnicamente molto alterativa dello stato originario del reperto. Le condizioni acide pur non inficiando irreversibilmente la tipizzazione del DNA, riducono la resa. Questa condizione va tenuta in considerazione in presenza di tracce esigue. Scelta Ninidrina/DFO: Se i prodotti vengono utilizzati entrambi, la ninidrina deve seguire il DFO che esalta più impronte (la fluorescenza è più sensibile rispetto alla luce visibile!). La ninidrina è semplice da utilizzare e non richiede l’ispezione alla fluorescenza. D.F.O. (1,8-DIAZAFLUOREN-9-ONE) Superficie Riferimenti SCHEDA NR. 4 Trattamento Primario: Su tutte le superfici porose come la carta o il cartone. Reagisce con gli aminoacidi e con altre componenti presenti nell’impronta nonché con il sangue. - - - T.A. Trozzi, R.L.Schwartz, M.L.Hollars. Processing Guide for Developing Latent Prints. Ed. 2000 by L.D. Leighton et al. (U.S. Department of Justice - Federal Bureau of Investigation - Laboratory Division. Documento ENFSI – EFWG : “Best Practice Manual for Fingerprint Examination” First Edition 2007 HOSDB “Manual of Fingerprint Development Techniques - A guide to the selection and use of processes for the development of latent fingerprints”. Ed. 2004HOME OFFICE - Police Development Branch. Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). "Chemical Formulas and Processing Guide for Developing Latent Prints”, U.S. Dept. of Justice, pg. 47-48, 1994. Note: È un prodotto utilizzato per esaltare le impronte sulle superfici porose. Reagisce con gli aminoacidi presenti nelle tracce. Può essere utilizzato prima dellaNinidrina. Le impronte, se osservate a luce naturale, appaiono di colore rosa ma sono fluorescenti e ben visibili se illuminate con luce forense tra 500 nm e 590 nm di lunghezza d’onda, ed osservate attraverso occhiali o filtri di colore arancione o rosso. Rispetto alla ninidrina il DFO presenta delle differenze nel trattamento: non è possibile una esaltazione in condizioni ambientali ma è necessario avere un forno ove riscaldare il reperto alla temperatura di 100 gradi centigradi con esposizione di circa 20 minuti ed in ambiente privo di umidità (in alternativa la superficie può essere riscaldata alla temperatura di 160-180°C, per 10-30 sec., ad esempio mediante un ferro da stiro). Preparazione: Sono sul mercato prodotti spray già pronti all’uso e in genere consigliati per interventi sul luogo del reato. Per un utilizzo in laboratorio la soluzione viene generalmente preparata appena prima della sua applicazione facendo riferimento alle varie formulazioni che nel tempo sono state elaborate per una maggiore efficacia. Di seguito sono descritte le più note. Prima di iniziare è bene assicurarsi sulla particolare pulizia che vi deve essere nella vetreria da usare in quanto anche da questa dipende la riuscita dell’operazione di esaltazione delle impronte. Soluzione numero 1 (Home Office - CAST 2012) - Pesare 0,25 grammi di DFO (1,8-Diazafluoren-9-one) e porlo in un beaker di vetro da 100 ml. - Aggiungere 30 ml di metanolo e agitare il prodotto per la dissoluzione completa del DFO. Aggiungere 20 ml di acido acetico e continuare ad agitare (per almeno 20 minuti). - Versare la soluzione in un secondo contenitore da litri due (anch’esso ben asciutto e pulito). Aggiungere un litro di HFE7100 della 3M. - Continuare ad agitare per un po’ di tempo. la soluzione dovrà apparire di colore giallo chiaro e trasparente e non devono apparire macchie o strati oleosi (nel caso la soluzione è da scartare). - Trasferire il prodotto in una bottiglia da un litro munita di tappo a vite (accuratamente pulita ed asciutta). Lo stesso deve quindi essere custodito in un apposito deposito ventilato e possibilmente non illuminato. Se nella soluzione appaiano delle formazioni cristalline, le stesse non influiscono sula efficacia del prodotto il quale non dovrebbe essere più usato se invece appaiono delle formazioni oleose. Soluzione numero 2 (formula IPSC) - Pesare 0,2 g di polvere di D.F.O. e discioglierli con 50 ml di diclorometano. - Quando la soluzione è divenuta omogenea aggiungere 50 ml di metanolo e 20 ml di acido acetico. - Portare il tutto a volume con HFE7100 (1000 ml). Soluzione numero 3 (formula F.B.I) - Pesare 0,5 g di polvere di D.F.O. e discioglierli con 100 ml di metanolo. - Quando la soluzione è divenuta omogenea aggiungere 100 ml di acetato di etile e 20 ml di acido acetico. - Mescolare per 20 minuti e portare il tutto a volume con HFE7100 (1000 ml). Procedura per l’applicazione della tecnica: - - - - - - Sequenza: Tutte le operazioni devono essere effettuate sotto cappa aspirante indossando i previsti dispositivi di protezione. Ispezione Visiva Assicurarsi che tutte le tracce e le impronte già allo stato visibile siano state preventivamente documentate. Ispezione alla fluorescenza Assicurarsi che siano stati eseguiti o che non risultino più necessarie operazioni che devono precedere il trattamento con la DFO ninidrina (ricerca DNA, esame delle scritture, ecc.). Versare la soluzione di lavoro in una bacinella (accuratamente Ispezione alla fluorescenza asciutta, pulita e dell’ampiezza sufficiente per il trattamento del reperto) fino a raggiungere un livello di almeno 10 mm. In Ninidrina alternativa versare il prodotto in un nebulizzatore per l’applicazione su superfici ampie. Sviluppatore Fisico Verificare l’efficacia del prodotto su una superficie analoga a quella del reperto con già una impronta precedentemente apposta. Immergere il reperto nella soluzione per almeno 5 secondi. Su altri tipi di reperto più ingombranti l’applicazione del prodotto sulla superficie potrebbe essere fatta mediante il citato nebulizzatore o mediante l’utilizzo di un pennello soffice (si ricorda che è sufficiente inumidire la superficie con la soluzione, una immersione prolungata potrebbe, infatti, provocare effetti indesiderati sulle impronte). Inserire il reperto in un forno regolato a 100 gradi centigradi privo di umidità. La permanenza alla temperatura citata deve essere di un periodo di circa 20 minuti. In alternativa al forno il trattamento può essere completato riscaldando il reperto cartaceo mediante un ferro da stiro (togliendo la possibilità di emettere vapore). Lo stesso viene posto tra tovaglioli di carta assorbente e sopra, per circa 10-30 sec. deve essere passato il ferro da stiro che solitamente ha una piastra che raggiunge i 180°C. Ispezionare il reperto con una fonte di luce forense con banda di illuminazione regolata a 450-570 nm.. L’osservazione può essere effettuata con occhiali arancioni o rossi (banda di osservazione tra 550 - 610 nm) . Fotografare i risultati utilizzando analogo filtro di osservazione (BP 35). In ogni modo fotografare il risultato cercando una ideale combinazione di luce di eccitazione e di osservazione. Altre informazioni Salute e sicurezza. Il DFO, come la ninidrina è un irritante se inalato. In laboratorio è necessario operare sotto cappa aspirante con i dispositivi di protezione personale indossati. Nei pressi del banco di lavoro vi deve essere un lavandino per l’immediato lavaggio della parte del corpo eventualmente colpita dal reattivo, a partire dagli occhi. Sul luogo del reato indossare una maschera idonea per la protezione dai vapori nocivi e gli occhiali a tenuta oltre che i consueti dispositivi di protezione personale.. Ad una distanza di sicurezza dall’operatore vi deve essere un collaboratore con il compito di avvisare i presenti del trattamento chimico in corso e di mantenere costoro ad una distanza di sicurezza. DPI Quelli richiesti dalla scena del crimine, con l’aggiunta di occhiali e maschere con filtri specifici Possibili cause di insuccesso: - L’elevata umidità o eventuali vapori a cui possono essere stati esposti i reperti può influire negativamente sulla possibilità di individuare le impronte papillari (gli aminoacidi possono essersi dissolti). Incompatibilità: – Il prodotto è elettivo per superfici porose e non fornisce risultati riproducibili su oggetti che sono stati esposti all’umidità intensa o acqua. – Le superfici che contengono proteine animali o vegetali (cuoio, banconote, carta termica) possono assumere un forte colore di fondo. Custodia: - La soluzione di lavoro deve essere custodita in contenitori di vetro scuro. In queste condizioni ed a temperatura ambiente è stabile per 6 mesi. Lo sviluppo è completo quando: - Si osservano i dettagli delle creste di colore rosso-rosa dopo aver effettuato il trattamento Raccomandazioni: - In sequenza con la ninidrina deve prima essere utilizzato il D.F.O. - Il D.F.O. è considerato più sensibile della ninidrina. Precauzioni: - Preparare la soluzione di lavoro operando sotto una cappa aspirante. - Una fluorescenza troppo elevata della carta o degli inchiostri può interferire con la fluorescenza del trattamento. Forma di documentazione e repertamento Fotografia generale e macro secondo procedura Utilizzosulla scena del crimine All’occasione. Tuttavia è una tecnica quindi di difficile applicazione sulla scena del crimine in quanto nella complessa situazione in cui solitamente ci si viene a trovare è difficile riprodurre le condizioni appena descritte. Varie: La metodica è tecnicamente alterativa dello stato originario del reperto. Le condizioni acide pur non inficiando irreversibilmente la tipizzazione del DNA, riducono la resa. Questa condizione va tenuta in considerazione in presenza di tracce esigue. SVILUPPATORE FISICO (PD (PHYSICAL DEVELOPER)) Superficie Riferimenti SCHEDA NR.5 Trattamento Primario: Su superfici porose come la carta, cartone e legno grezzo. Reagisce con le componenti grasse delle secrezioni papillari. È una tecnica efficace per evidenziare impronte papillari sulla carta moneta. Come trattamento secondario: dopo aver applicato il DFO e/o la ninidrina. - - - Documento ENFSI – EFWG : “Best Practice Manual for Fingerprint Examination” First Edition 2007 HOSDB “Manual of Fingerprint Development Techniques - A guide to the selection and use of processes for the development of latent fingerprints”. Ed. 2004HOME OFFICE - Police Development Branch. Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). "Manual of Fingerprint Development Techniques 2nd. Ed., Home Office - Police Scientific Development Branch, White Crescent Press, Ltd., Luton, England, 2001.. Advances in Fingerprint Technology 2nd. Ed., Lee, H.C. & Gaensslen, R.E., CRC Press, Boca Raton, FL., 2001. Note: Il PD è una tecnica che permette una rivelazione soddisfacente delle impronte digitali latenti anche sulla carta che è stata esposta all’umidità o bagnata. Il reattivo, disponibile in confezioni già pronte all’uso, può essere utilizzato sulla carta come trattamento secondario dopo il DFO e la ninidrina se da questi prodotti non si hanno avuti i risultati sperati. Il prodotto ha dato risultati positivi su superfici cartacee esposte alle alte temperature di un incendio (fino a 200°C) o per impronte vecchie anche decine di anni su carta. È una tecnica che presenta alcuni inconvenienti: è distruttiva, le componenti della carta possono reagire negativamente in presenza del reattivo e nessun’altra tecnica alternativa può essere impiegata dopo il trattamento. Il PD è una soluzione instabile. Per preparate la soluzione e utilizzarla con successo occorre pertanto seguire dettagliatamente le istruzioni che in genere sono allegate al kit da utilizzare e la vetreria deve essere accuratamente pulita (lavare bene in acqua corrente e sciacquare tre volte con acqua distillata). Il prodotto non è molto indicato per l’applicazione sulla scena del crimine data la complessità e delicatezza delle operazioni. Si parla comunque di casi ove invece questa operazione è stata effettuata costruendo apposite bacinelle da tenere pressate al muro da esaminare dentro le quali inserire le soluzioni in sequenza. Procedura per l’applicazione della tecnica: Consiste in una sequenza di soluzioni da applicare e le operazioni devono avere luogo all’interno di un laboratorio con una buona ventilazione (almeno 5 cambiamenti d’aria l’ora) o all’interno di una cappa aspirante. La procedura completa richiede almeno 45 minuti e il trattamento deve essere proceduto da un prova della efficacia del prodotto. Vi è un primo lavaggio del reperto in una soluzione di acido maleico (25g di acido maleico dissolti in un litro di acqua distillata). Questo passaggio impedisce che il supporto diventi scuro neutralizzando alcune componenti chimiche presenti nella carta. Sequenza: Ispezione Visiva Ispezione alla fluorescenza DFO Ispezione alla fluorescenza Ninidrina Procedere come segue: 1. Assicurarsi che siano già state documentate fotograficamente tutte Sviluppatore Fisico le tracce che appaiono già visibili. 2. Versare una sufficiente quantità di acido maleico e una certa quantità di PD preparato appena prima in due distinti contenitori di vetro perfettamente puliti; versare poi acqua distillata in altri tre contenitori. 3. Immergere il reperto nei contenitori seguendo l’ordine di seguito descritto: I. in acido maleico per 10 minuti o almeno fino a quanto non si vedono più le bolle di aria (il substrato non deve diventare scuro); II. nel PD per almeno 20 minuti o almeno fino a quanto le impronte papillari appaiono distinte (di colore grigio); III. nell’acqua distillata mantenendo il reperto per almeno 5 minuti in ogni contenitore. 4. 5. 6. 7. Trasferire il reperto in un contenitore con acqua corrente per almeno 10 minuti (questo lungo lavaggio consente di rimuovere ogni particella della soluzione di lavoro altrimenti la superficie diverrebbe scura dopo breve tempo). Lasciare asciugare il reperto Ispezionare le superfici con luce bianca. Fotografare le tracce eventualmente esaltate. La soluzione utilizzata non può più essere riutilizzata (la prova in bianco di efficacia del prodotto sopra citata dovrà essere fatta su parte della soluzione che di li a breve verrà utilizzata). Altre informazioni: Salute e sicurezza. Il PD è tossico ed irritante per cui sia in fase di preparazione che di erogazione è opportuno avere una buona ventilazione/aspirazione e DPI appropriati. Nei pressi del banco di lavoro vi deve essere un lavandino per l’immediato lavaggio della parte del corpo eventualmente colpita dal reattivo, a partire dagli occhi. Sul luogo del reato indossare una maschera idonea per la protezione dai vapori nocivi e gli occhiali a tenuta oltre che i consueti dispositivi di protezione personale.. Ad una distanza di sicurezza dall’operatore vi deve essere un collaboratore con il compito di avvisare i presenti del trattamento chimico in corso e di mantenere costoro ad una distanza di sicurezza. DPI Quelli richiesti dalla scena del crimine, con l’aggiunta di occhiali e maschere con filtri specifici Possibili cause di insuccesso: - La vetreria non perfettamente assolutamente pulita. - Preparazioni molto vecchie Incompatibilità: - I reperti che si distruggono se immersi in soluzioni liquide o in acqua. - La carta termica in uso in alcuni tipi di fax, la carta per effettuare le cianografie e, comunque, tutti quei tipi di carta con un fattore di alcalinità superiore pH 7 che diventano, con il trattamento, completamente scuri. - I reperti cartacei che devono essere esaminati in relazione alla validità o meno del documento. Raccomandazioni: - Utilizzare pinzette e forbici di plastica per maneggiare i reperti. Precauzioni: - La soluzione di lavoro deve essere preparata seguendo strettamente l’ordine stabilito delle operazioni. - Le operazioni di agitazione dei liquidi devono essere effettuate correttamente. Il procedimento deve essere condotto lontano dalla luce del sole. Forma di documentazione e repertamento Fotografia generale e macro secondo procedura Utilizzosulla scena del crimine All’occasione. Tuttavia è una tecnica quindi di difficile applicazione sulla scena del crimine in quanto nella complessa situazione in cui solitamente ci si viene a trovare è difficile riprodurre le condizioni appena descritte. Varie: La metodica è tecnicamente notevolmente alterativa dello stato originario del reperto. Le condizioni sono molto aggressive per il DNA. POLVERE EVIDENZIATRICE Superficie Riferimenti SCHEDA NR. 6 Trattamento primario: Su superfici lisce come il metallo verniciato o legno liscio. Trattamento secondario: per evidenziare impronte esaltate con il cianoacrilato. - - - Documento ENFSI – EFWG : “Best Practice Manual for Fingerprint Examination” First Edition 2007 HOSDB “Manual of Fingerprint Development Techniques - A guide to the selection and use of processes for the development of latent fingerprints”. Ed. 2004HOME OFFICE - Police Development Branch. Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). H.L. BANDEY , T. HARDY, “The Powder Process, Study 3: Evaluation of Fingerprint Powders on Textured Surfaces and U-PVC"(2006) Home Office - Scientific Development Branch, Publication n. 67/06. H.L. BANDEY “Superglue Treatment of Crime Scenes - A Trial of the Effectiveness of the Mason VactronSuperfume Process”. (2003) Home Office - Police Scientific Development Branch, Publication n. 30/03. H.L. BANDEY “Fingerprint Development and Imaging Newsletter: Special Edition”. (2004) Home Office - Police Scientific Development Branch, Publication n. 54/04. H.L. BANDEY “Fingerprint Powders Guidelines”. (2007) Home Office - Police Scientific Development Branch, Publication n. 09/07. Note: La tecnica di esaltazione delle impronte papillari che prevede l’utilizzo della polvere dattiloscopica, è tradizionalmente quella più utilizzata è più diffusa. Anche se appare relativamente semplice nella sua applicazione, è bene che sia conosciuta in tutti i suoi aspetti affinché se ne sfrutti pienamente l’efficacia. L’efficacia della tecnica dipendedalla combinazione dei seguenti fattori: – dalla forma della particella di polvere (la polvere a scaglie è più sensibile di quella granulare); – dalla composizione chimica della particella di polvere; – dalla carica elettrostatica presente nella stessa particella; – dalla presenza di acqua o di grasso nel deposito papillare. – dalla adesione delle particelle della polvere. Quanto appena elencato dimostra che ad esempio in una impronta relativamente vecchia la tecnica è in genere poco efficace in quanto viene meno la presenza di acqua che ne costituisce gran parte della massa. In questi casi una reidratazione della superficie prima del trattamento darebbe quindi maggiore efficacia alla procedura. Le polveri commercialmente disponibili sono molte e generalmente suddivise in quattro gruppi principali: tratto dalla pubblicazione HOME OFFICE 67/06 - ved. 1. polvere metallica a scaglie (esempio la (Schema bibl.) polvere di alluminio) NOTA: Sulla base delle prove condotte dall’HOSDB, la 2. polvere granulare bianca o nera polvere in alluminio a scaglie, la polvere nera granulare, la 3. polvere magnetica povere a scaglie magnetiche e la polvere nera magnetica 4. polvere fluorescente forniscono esiti simili su molte superfici lisce. La polvere del Nella scelta della polvere più idonea per la tipo a scaglie è in ogni modo considerata più sensibile rispetto a superficie in cui si sta operando vale molto quella di tipo granulare.. l’esperienza dell’operatore e le condizioni del materiale disponibile. In ogni modo, al di fuori di questi, si vuole far cenno ai risultati degli esperimenti condotti dall’HOSDB (Home Office Scientific Development Branch), riassunti nello schema a fianco (Bandey -2007), sui cui aspetti tecnici si può far riferimentoper la scelta della polvere in relazione alle condizioni della superficie . L’applicatore deve essere scelto in relazione del tipo di polvere in uso: per la polvere a scaglie è preferibile l’uso del pennello con fibre di vetro mentre per le polveri granulari possono essere utilizzati i pennelli a fibra animale. Come già accennato l’utilizzo della polvere quale tecnica di esaltazione è limitata alle superfici sulle quali si può procedere anche con altre tecniche, a partire dal cianoacrilato per le superfici non porose. Si impone quindi in questo caso una scelta tra le due tecniche (polvere/cianoacrilato) al fine di ottenere il miglior risultato. Va da sé che nella scelta hanno influenza anche parametri estranei agli aspetti tecnici del trattamento (convenienza, praticità, disponibilità e qualità del materiale, ecc.). In ogni modo delle prove effettuate hanno mostrato che vi è differenza nei risultati tra l’applicazione della polvere e del cianoacrilato sulla scena del crimine. La tecnica del cianoacrilato è in generale più efficace ma sulla scena del crimine è solitamente difficile rispettare i parametri di umidità e temperatura per un ottimale trattamento come avviene in un laboratorio. Di conseguenza, sulla scena del crimine, per impronte relativamente recenti, le due tecniche si equivalgono nei risultati e, in alcuni casi, l’efficacia della polvere prevale. Riassumendo, in merito alla scelta del tipo di polvere degli studi del HOPSD hanno mostrato che sul vetro è preferibile la polvere di alluminio mentre per gran parte delle altre superfici la polvere magnetica è risultata la più efficace. Procedura per l’applicazione della tecnica: 1. Tutte le operazioni devono essere effettuate indossando i previsti dispositivi di protezione personale a partire dalla mascherina antipolvere. 2. Se si ritiene che le impronte siano molto leggere è bene utilizzare un pennello con fibra di carbonio o di vetro. 3. Prima della applicazione della polvere occorre procedere subito con la documentazione fotografica di quanto della stessa è possibile vedere, anche se di scarsa qualità. 4. Versare un sufficiente quantitativo di polvere all’interno di un contenitore o sopra un foglio di carta da adattare allo scopo. 5. Pulire il pennello facendolo ruotare fortemente tra le mani ecaricarlo di polvere inserendolo appena nel contenitore. 6. L’applicazione della polvere sulla superficie deve avvenire con movimenti leggeri, alternati ed in una unica direzione. Nel caso venga utilizzato un pennello con fibre di carbonio o di vetro l’applicazione deve essere effettuata ruotando lo stesso facendo sfiorare le fibre alla superficie. 7. Appena una traccia appare evidente si deve interrompere l’applicazione. Si deve quindi togliere la polvere in eccesso con aria o con un pennello pulito. 8. Si procede alla documentazione fotografica delle impronte esaltate, sia per documentarne la posizione nell’ambiente che per la documentazione macro delle stesse con riprese ravvicinate. 9. L’adesivo da utilizzare deve essere di estensione sufficiente a coprire l’area interessata dalle impronte da asportare. L’operatore deve fare attenzione a non lasciare sullo stesso le proprie impronte. Se questo dovesse avvenire il bordo interessato deve essere tagliato o deve essere indicato. 10. L’adesivo deve essere fatto aderire in modo omogeneo per tutta la superficie facendo una leggera pressione sul dorso. Per evitare il formarsi di bolle d’aria, che possono distruggere la traccia, far aderire l’adesivo partendo da un lato e, con leggeri movimenti rotatori sul dorso, farlo aderire interamente fino al lato opposto. L’azione deve essere lenta e graduale. Per questa operazione, soprattutto quanto le superfici sono curve ed irregolari, è indicato l’utilizzo di un piccolo rullo di gomma. L’adesivo può essere quindi sollevato dalla superficie e l’impronta apparirà riprodotta sullo stesso. 11. Ripetendo le stesse operazioni, anche con l’ausilio di un rullo di gomma, l’adesivo viene quindi posto sul supporto in vinile rigido facendolo aderire molto bene senza far apparire le bolle d’aria (se dovessero presentarsi eliminarle immediatamente con un ago). 12. Scegliere il supporto in gelatina ove le impronte vengono individuate su superfici poco resistenti (vernici, carta, ecc.), ruvide o di forma irregolare. Scegliere il silicone liquido nel caso che le impronte siano state individuate su superfici fortemente irregolari (polistirolo, legno, pelle, ecc..) Applicazione della polvere magnetica 1. Inserire l’applicatore magnetico in stato attivo (l’asticella centrale nella sua più bassa posizione) nel contenitore di polvere magnetica. 2. Sollevare l’applicatore e scuoterlo leggermente per far cadere l’eccesso di polvere. 3. Passare l’applicatore sopra la superficie facendovi sfiorare la massa di polvere. 4. Riportare l’estremità dell’applicatore sopra il contenitore e disattivare lo stato magnetico. La polvere in eccesso rimasta sul pennello ricadrà nel contenitore. 5. L’applicatore pulito e riattivato viene ripassato sulla superficie sfiorandola in modo da ripulire l’impronta dalla polvere in eccesso che viene raccolta e riposta nel contenitore. 6. Fotografare l’impronta prima della sua asportazione. 7. Asportare l’impronta. Se si trova su una superficie poco resistente (come la carta) utilizzare un adesivo con supporto di gelatina per il suo basso potere adesivo. Raccomandazioni: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Applicare la tecnica in modo calmo e controllato sulla superficie. Applicare la minore quantità possibile di polvere in modo particolare se si utilizza la polvere fluorescente. Non inserire mai il pennello dentro il contenitore di polvere. Il quantitativo necessario deve essere versato in un piccolo contenitore a parte o anche su un foglio di carta. Prima di applicare la polvere il pennello deve esser pulito facendolo ruotare velocemente con le mani. Quando non lo si usa non lasciare il pennello appoggiato su un piano con le fibre a contatto con le superfici ma riporlo nell’apposito contenitore. Utilizzare un pennello per ogni tipo di polvere. Sui vetri è consigliabile utilizzare la polvere di alluminio a meno che la sporcizia presente non consigli diversamente. Sulle superfici ruvide o porose bene utilizzare la polvere magnetica. Salute e sicurezza. Le polveri non sono tossiche. Tuttavia l’aspirazione può creare difficoltà respiratorie. Altre informazioni: DPI Quelli richiesti dalla scena del crimine. Possibili cause di insuccesso: - Polveri vecchie e umide. - Scelta non corretta del tipo di polvere. - Applicazione incorretta Incompatibilità: - L’applicazione delle polveri pregiudica trattamenti successivo - Impronte papillari molto vecchie non sono evidenziate. Raccomandazioni: - Utilizzare molta attenzione nell’aspersione. Forma di documentazione e repertamento Fotografia generale e macro secondo procedura . Asportazione con adesivi. Utilizzosulla scena del crimine Costante specie se l’evento è accaduto di recente. Non è consigliabile laddove occorrono trattamenti specifici..Varie: La metodica non è alterativa dello stato originario del reperto. Le tecniche non sono alterative per il DNA. S.P.R. (SMALL PARTICLE REAGENT) Superficie Riferimenti: SCHEDA NR.7 Trattamento Primario: Su tutte le superfici non porose (plastica, vetro, ceramica, superfici verniciate, ecc). interagisce con le componenti grasse del sudore ed è pertanto un prodotto valido per la ricerca delle tracce su superfici esposte all’umidità o acqua. – Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). – R.C. SHALER. Crime Scene Forensic - A Scientific Method Approach.Ed. CRC Press anno 2012. H.C. LEE, R.E. GAENSSLEN, Advances in Fingerprint Technology, II ed., CRC Press, anno 2001. CHAMPOD, C. LENNARD, P. MARGOT, M. STOILOVIC, Fingerprint and other ridge skin im-pression, in International forensic science and investigation series.Ed. 2004 CRC Press. HOSDB “Manuale of Fingerprint Development Techniques - A guide to the selection and use of processes for the development of latent fingerprints”. Ed. 2004HOME OFFICE - Police Development Branch. Documento ENFSI – EFWG : “Best Practice Manual for Fingerprint Examination” First Edition 2007 – – – – Note: La soluzione è composta di micro particelle insolubili di solfuro di molibdenosospese in una soluzione detergente (es. Photoflo, Tergitol) diluita in acqua distillata. Queste aderiscono con le componenti grasse presenti nel sudore dell’impronta formando un deposito grigio. Il risultato deve essere fotografato immediatamente poiché l’impronta è molto fragile. Il prodotto è utile per superfici relativamente lisce e non porose. La possibilità di interagire con le componenti grasse, quindi più resistenti all’azione dell’acqua, ne fa della stessa la soluzione più efficace per esaltare le impronte su oggetti che sono stati esposti all’acqua o all’umidità o, in ogni modo, per superfici lisce ove si ritiene inefficace l’applicazione della polvere o delle tecniche che reagiscono con le componenti ecrine (solubili in acqua)della traccia papillare. Un esempio di applicazione sulla scena del crimine è infatti sulla superficie esterna di una autovettura esposta alla pioggia, oppure quella esterna dei vetri delle finestre esposta alle varie condizioni ambientali L’applicazione sulla scena del crimine avviene solitamente mediante l’utilizzo di contenitori spray con i quali, tra l’altro, il prodotto viene trovato in commercio. Potrebbe avvenire anche per immersione del reperto di piccole dimensioni nella soluzione. In quest’ultimo caso la tecnica sostituisce in laboratorio la tecnica del VMD (Vacuum Metal Deposition) che per reperti in analoghe condizioni è da preferire ma il costo e la complessità delle operazioni ne limitano l’uso. Applicazione: A) Applicazione per immersione (in laboratorio e per piccoli oggetti). L’SPR applicato con la tecnica dell’immersione è un procedimento ad umido. Gli oggetti di piccoli dimensioni vengono immersi nella soluzione di lavoro e poi immersi in acqua per la rimozione della soluzione in eccesso che si è depositata sulla superficie. Il reperto viene poi lasciato asciugare a temperatura ambiente. 1. Assicurarsi di aver eseguito tutte le fotografie di eventuali impronte che già si trovano in uno stato evidente o di semilatenza. 2. Agitare il contenitore con la soluzione di lavoro per diversi secondi e versare la stessa all’interno di una vaschetta di vetro. Il quantitativo deve essere sufficiente per coprire il reperto da trattare,. 3. Immergere il reperto nel liquido contenuto nella vaschetta e attendere per qualche minuto. In questo tempo la polvere si depositerà sul Sequenza fondo e sulle superfici superiori del reperto immerso. (per trattamento in immersione 4. Afferrare con pinzette il reperto (facendo attenzione a non venire a di piccoli oggetti) contatto con i punti dove potrebbero essere le impronte) ed agitare lo stesso nella soluzione (con questa operazione le particelle in eccesso Ispezione Visiva ritornano in sospensione nel liquido). Rimuovere quindi il reperto dal contenitore. Ispezione alla fluorescenza 5. Immergere il reperto in un secondo contenitore con acqua ed agitare per la completa rimozione delle particelle in eccesso della sostanza. Sudan black 6. Collocare il reperto in un ambiente asciutto e lasciarlo asciugare a temperatura ambiente. S.P.R. 7. Le impronte eventualmente apparse sono molto labili pertanto e bene eseguire subito le riprese fotografiche e, una volta che la superficie si è Ispezione alla fluorescenza asciugata, possono essere asportare a mezzo dell’adesivo dattiloscopico (solo del tipo con supporto in gelatina). Sviluppatore Fisico (PD) 8. Se le impronte evidenziate appaiono leggere o prive di dettaglio è possibile riprendere le operazioni a partire dal punto 3. 9. La soluzione presente nella vaschetta, dopo aver fatto ritornare in sospensione le particelle agitando nuovamente il liquido, può essere rimessa nella originale confezione, pronta per un nuovo utilizzo. B) Applicazione su ampie superfici (sulla scena del crimine). Avviene cospargendo il prodotto sulla superficie a mezzo di un applicatore spray. Sulla stessa superficie viene poi spruzzata dell’acqua per il lavaggio della sostanza in eccesso. 1. Assicurarsi di aver eseguito tutte le fotografie di eventuali impronte che già si trovano in uno stato evidente o di semilatenza. 2. Se l’oggetto da esaminare è esposto alla pioggia occorre mettere al riparo la superficie da trattare. 3. Agitare il prodotto che è all’interno del contenitore spray. 4. L’applicazione avviene a partire dall’alto. È più efficace su superfici verticali. Evitare di spruzzare direttamente nel punto ove dovrebbe essere l’impronta ma sopra alla stessa e lasciare che il fluido vi ci scorra sopra. Appena appare la presenza di una traccia papillare concentrare le operazioni sulla stessa fino a quanto un ulteriore trattamento non ne migliora l’aspetto. 5. Se necessario, spruzzare sulla stessa superficie dell’acqua onde rimuovere le particelle dell’SPR in eccesso. 6. Lasciare asciugare la superficie a temperatura ambiente. 7. Le impronte eventualmente apparse sono molto labili pertanto e bene eseguire subito le riprese fotografiche e, una volta che la superficie si è asciugata, possono essere asportare a mezzo dell’adesivo dattiloscopico (solo del tipo con supporto in gelatina). Se le impronte evidenziate appaiono leggere o prive di dettagli è possibile riprendere le operazioni a partire dal punto 4. Altre informazioni: Salute e sicurezza : – Il prodotto non crea particolari problemi per la salute. È irritante ed è pertanto bene indossare sempre l’abbigliamento protettivo da laboratorio (guanti, occhiali). Evitare il contatto del prodotto con la pelle e operare in prossimità di una fonte d’acqua per sciacquare immediatamente le parti scoperte colpite dal prodotto. Incompatibilità: – Reperti con superfici porose o che si danneggiano a contatto con l’acqua. – Reperti che non possono essere risciacquati dopo l’applicazione del prodotto. – Reperti sopra i quali si è proceduto con polveri dattiloscopiche Precauzioni: – I residui del prodotto sono difficili da rimuovere pertanto valutare bene ove operare e gli indumenti da indossare. Possibili cause di insuccesso: – Non agitare bene il prodotto nel corso dell’applicazione. Altre informazioni: – L’applicazione per immersione è più efficace di quella spray. È pertanto indicato portare oggetti trasportabili in laboratorio per le migliori condizioni di lavoro e per la possibilità di procedere per immersione. Forma di documentazione: FOTOGRAFIA, ADESIVO CIANOACRILATO Superficie Riferimenti SCHEDA NR. 8 Trattamento Primario: Su tutte le superfici non porose come il vetro, la ceramica, la plastica, i metalli, gli adesivi. È una tecnica efficace anche per le superfici semiporose come quelle della carta lucida di alcune riviste o di alcuni tipi di scatolame. – R.C. SHALER. Crime Scene Forensic - A Scientific Method Approach.Ed. CRC Press anno 2012. – Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). – H.C. LEE, R.E. GAENSSLEN, Advances in Fingerprint Technology, II ed., CRC Press, anno 2001. – CHAMPOD, C. LENNARD, P. MARGOT, M. STOILOVIC, Fingerprint and other ridge skin impression, in International forensic science and investigation series.Ed. 2004 CRC Press. – HOSDB “Manuale of Fingerprint Development Techniques - A guide to the selection and use of processes for the development of latent fingerprints”. Ed. 2004HOME OFFICE Police Development Branch. – Documento ENFSI – EFWG : “Best Practice Manual for Fingerprint Examination” First Edition 2007 . Note: Il trattamento con il cianoacrilato consiste nell’esporre la superficie ove è l’impronta latente ai vapori di cianoacrilato. Questi formano sulla traccia papillare latente un deposito bianco visibile costituito dal policianoacrilato che si forma per la polimerizzazione dei monomeri di cianoacrilato dovuta, o comunque favorita, da particolari condizioni di umidità e composizione chimica (presenza di sali minerali) della traccia. Per una corretta reazione è quindi importante che, oltre alla corretta formazione dei vapori di cianoacrilato (con le tecniche di seguito descritte), si creino le ottimali condizioni di umidità per la reazione che deve essere dell’80% circa. Valori sia inferiori, esempio già al 60%, che superiori, esempio al 100%, producono effetti negativi nella qualità e nel numero delle tracce evidenziate. La corretta procedura del trattamento, come indicato dall’HOSDB, prevede quindi di umidificare l’ambiente ove effettuare l’esposizione e l’umidità deve essere poi mantenuta all’80%±2%. Per mantenere costante questo valore è necessario mantenere constante anche la temperatura in quanto, soprattutto in piccoli ambienti, piccoli scostamenti danno origine ad elevate variazioni dell’umidità quindi a forti riflessi nei risultati. Una fonte di calore troppo vicina alla superficie da esaminare produce pertanto effetti negativi. In laboratorio le condizioni ideali per il trattamento con il cianoacrilato è ottenuta attraverso l’impiego di strumentazioni appositamente costruite e presenti sul mercato. Sulla scena del crimine non è invece semplice creare analoghe condizioni e, in alcuni casi, la polvere consente di avere risultati migliori. Quando possibile è bene di conseguenza trasportare l’oggetto in laboratorio ove si possono creare le condizioni ottimali per l’esposizione al reattivo. I vapori di cianoacrilato vengono prodotti mediante una fonte di calore che non deve superare i 120°C (temperature superiori possono dar origine a pericolosi vapori di cianuro). Nella pratica una fonte di calore potrebbe essere costituita da un piccolo fornello elettrico o anche da una lampada. L’ambiente ove creare i vapori di cianoacrilato potrebbe essere prodotto sulla scena del crimine in vari modi: adattando un piccolo acquario, assemblando lastre di plexiglass in modo da creare un piccolo contenitore, rovesciando sottosopra una busta trasparente con all’interno dei supporti di sostegno. Piccoli oggetti, come detto, possono essere esaminati in laboratorio per le migliori condizioni in cui vengono effettuare le operazioni. In alcuni casi è invece bene procedere direttamente sulla scena del crimine anche per questi ove si ritenga possibile un danno alle tracce nelle fasi di imballaggio e trasporto. Per le superfici estese l’applicazione del cianoacrilato sulla scena del crimine avviene solitamente attraverso appositi applicatori portatili che emettono loro stessi i vapori provenienti da piccole cartucce. L’aspetto positivo di questi applicatori è la possibilità di operare in modo agevole sulla scena del crimine qualsiasi sia il punto di interesse. È necessario comunque indossare i dispositivi di protezione personale sufficienti per la protezione, anche degli occhi, dai vapori nocivi che si diffondono nell’ambiente. L’aspetto negativo è che, per questi casi, il trattamento della superficie avviene in modo incontrollato in relazione ai parametri di umidità relativa, tempi di esposizione ed omogenea distribuzione dei vapori. Un miglior trattamento di una superficie di interesse (ad esempio la zona centrale della porta di ingresso di una abitazione, il mobile rovistato, o l’esterno della portiera di una autovettura) potrebbe comunque essere effettuato creandovi sopra un ambiente attraverso l’utilizzo di piccoli e leggeri teli di plastica trasparente (esempio quelli solitamente in uso per coprire la mobilia dalla polvere) che vengono fissati sulla superficie con del nastro adesivo. L’applicatore viene inserito nel piccolo ambiente. Sulla scena del crimine le impronte evidenziate con il cianoacrilato potrebbero ancora non essere visibili (il cianoacrilato è bianco ed è difficile individuare le tracce evidenziate su una superficie chiara). Allo scopo è necessario effettuare ulteriori operazioni per la loro individuazione a partire dall’utilizzo delle fonti di luce 1. luce bianca radente o riflessa. 2. Luce ultravioletta (a 250 nm il cianoacrilato è luminescente). Effettuata l’ispezione con la strumentazione ottica a disposizione e documentate le eventuali tracce, anche se parzialmente visibili, si procede ad un ulteriore trattamento di esaltazione dell’impronta definito secondario. Allo scopo il trattamento potrebbe avvenire con diverse tecniche: – Applicazione della polvere dattiloscopica di colore scuro – Applicazione di vari coloranti chimici che sono visibili in fluorescenza (esempio: il Basic Yellow; l’Ardrox, il Basic red, la Rodamina 6G, ecc.). Applicazione: - - - – – – – – Sequenza: Tutte le operazioni devono essere effettuate sotto cappa aspirante (in laboratorio) o indossando i Ispezione Visiva previsti dispositivi di protezione personale. Assicurarsi che tutte le tracce e le impronte già Ispezione alla fluorescenza allo stato visibile siano state preventivamente documentate. Cianoacrilato Assicurarsi che siano stati eseguite, o che non risultino più necessarie, operazioni che devono Ispezione Visiva precedere il trattamento con il cianoacrilato (es. la ricerca del DNA). Ispezione alla fluorescenza Per il trattamento si pone la fonte di calore (che non deve superare la temperatura di 120°C) in un coloranti chimici Tra i quali vi sono: angolo all’interno del vano creato. – Ardrox Sopra la fonte di calore deve essere posto un – Basic Yellow Ispezione alla fluorescenza contenitore in alluminio con alcune gocce di – Basic red cianoacrilato (la quantità è in relazione al volume – Rodamina 6G VMD dell’ambiente es.: quantità di cianoacrilato ... paragonabile alla grandezza di una moneta per un volume di 50 cm3). Quantità maggiori di cianoacrilato, in proporzione al differente maggiore volume, devono essere distribuite in più contenitori per mantenere lo stesso livello del reattivo sopra la fonte di calore). Collocare il reperto in un punto del vano ove si ritiene che abbia una esposizione omogenea ai vapori (non troppo vicino alla fonte di calore). Collocare un foglio in acetato scuro nello stesso vano con sopra una propria impronta “prova” di materiale sebaceo (toccare con le dita ai lati del naso e poi sul foglio di alluminio). Questo servirà da controllo del trattamento (il trattamento è completo quando appare l’impronta). Collocare sopra la fonte di calore, prima del cianoacrilato, un contenitore con acqua da riscaldare per creare l’umidità ove insufficiente. Raggiungere le condizioni ideali di umidità dell’80% circa – – – – e mantenerle per alcuni minuti prima di attivare il cianoacrilatoal fine di consentire una reidratazione della traccia da esaltare. Attivare la fonte di calore con sopra il cianoacrilato o, se è la stessa con già presente il contenitore con l’acqua, collocarvi sopra quello di alluminio con il cianoacrilato dentro. In ambienti relativamente ampi (esempio l’abitacolo di un veicolo) è bene collocare negli stessi anche una piccola ventola per favorire la omogenea distribuzione dei vapori. Controllare a vista lo sviluppo dell’impronta “prova” e interrompere la reazione ove questa risulti sufficientemente sviluppata. In ogni modo dopo circa 10 minuti estrarre il reperto e controllare lo stato della reazione. Se appare insufficiente far proseguire la reazione per altri 10 minuti. Documentare con la fotografia le impronte rilevate. Applicazione del cianoacrilatosulla scena del crimine: Sulla scena del crimine è importante poter utilizzare il cianoacrilato, tecnica che fino a non molto tempo fa era limitata ad un uso in laboratorio per piccoli ed trasportabili oggetti. Vi sono degli applicatori che consentono di operare anche su ampie superficilisce sulle qualisolitamente si procede utilizzando della polvere dattiloscopicanon potendo queste essere trasportate in laboratorio. Il corretto uso del cianoacrilato in molte situazioni consente di individuare molte più impronte rispetto alla polvere, anche dopo diverso tempo quando non sono più sufficientemente ricche di essudato. L’applicatore, così come se si operasse con le polveri, consente poi di effettuare trattamenti localizzati sulla scena del crimine. Quello che viene spesso utilizzato, il “Cyanowand”, è’ semplice da usare ma allo stesso tempo richiede esperienza per ottenere buoni risultati. Procedura: 1. Una volta acceso, dalla cartuccia, in meno di un minuto, iniziano ad uscire i vapori di cianoacrilato. La quantità del gas che fuoriesce può essere variata a mezzo della manopola di regolazione del flusso posta sul fondo del serbatoio. 2. Posizionare lo strumento con l’estremità diretta verso la superficie da trattare ad una distanza media di circa 20 cm e, con lenti movimenti circolari, cospargere i vapori, in modo quanto più uniforme possibile, per tutta la superficie. 3. Durante l’operazione osservare attentamente lo stato di sviluppo delle impronte ed interrompere le operazioni appena le stesse risulteranno sufficientemente visibili. Una sovraesposizione porta alla perdita definitiva dell’impronta e la sovraesposizione è spesso causata dalla posizione troppo ravvicinata dello strumento alla superficie o per aver soffermato il flusso di vapore per troppo tempo sullo stesso punto. 4. Se si opera in ambiente ventoso, proteggere la reazione mediante l’utilizzo di un pannello di cartone per attenuare il flusso dell’aria. 5. Al termine delle operazioni o quando ci si accorge che il flusso del vapore è esaurito, chiudere l’alimentazione del gas e appoggiare lo strumento in un angolo per alcuni minuti al fine di far raffreddare la cartuccia. (non tentare di togliere la cartuccia con le mani e non avvicinare lo strumento a materiale infiammabile ...!). 6. Appena raffreddata rimuovere le cartuccia dalla sede. 7. Quando tutto si è ben raffreddato riporre il materiale nella custodia. 8. Un trattamento omogeneo e più controllato su una superficie di maggiore interesse (esempio l’esterno della portiera di un’autovettura o la zona centrale di un a porta di ingresso di un a abitazione) potrebbe avvenire collocando un telo di plastica sopra la stessa (vedasi la figura nella pagina precedente) per creare il piccolo ambiente necessario per soffermare il cianoacrilato nella esposizione. Altre informazioni: Possibili cause di insuccesso: - L’umidità relativa che non deve scostarsi molto dall’ 80%; - L’eccessivo tempo di esposizione che crea un sovrasviluppo nell’impronta. - Presenza di sostanze incompatibili sulla superficie (es. olio). Incompatibilità: - È un trattamento non indicato per oggetti porosi o che dopo il contatto sono stati esposti ad eccessiva umidità. Lo sviluppo è completo quando: - è visibile la crosta bianca della avvenuta polimerizzazione delcianoacrilato sull’impronta. Forma di documentazione: FOTOGRAFIA. COLORANTI LUMINESCENTI PER IL CIANOACRILATO BASIC YELLOW 40, ARDROX, RODAMINA 6G, BASIC RED SCHEDA NR. 9 Superficie Trattamento Secondario: Coloranti fluorescenti per evidenziare il cianoacrilato. Riferimenti – Documento ENFSI – EFWG : “Best Practice Manual for Fingerprint Examination” First Edition 2007. – Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). – H.C. LEE, R.E. GAENSSLEN, Advances in Fingerprint Technology, II ed., CRC Press, anno 2001. – CHAMPOD, C. LENNARD, P. MARGOT, M. STOILOVIC, Fingerprint and other ridge skin impression, in International forensic science and investigation series. Ed. 2004 CRC Press. L’impronta evidenziata con il cianoacrilato è bianca e, soprattutto se evidenziata su superfici chiare, è difficile vederla e poterla esaminare con sufficienza. Necessita quindi di un ulteriore passaggio per diventare evidente. È possibile applicare la polvere oppure un colorante chimico fluorescente il quale, una volta assorbito dalla traccia di cianoacrilato latente, rende visibile la stessa impronta. Di coloranti ve ne sono diversi e quelli descritti nella presente scheda: Basic Yellow 40, Ardrox, Rodamina 6G e Basic Red; sono quelli maggiormente utilizzati. Procedura per l’applicazione della tecnica: – – – – – – – – – – Sequenza: Ispezione Visiva Ispezione alla fluorescenza Cianoacrilato Ispezione Visiva Ispezione alla fluorescenza La soluzione può essere sia a base d’acqua che a coloranti chimici base di etanolo (consigliata per un uso in Tra i quali vi sono: laboratorio). – Ardrox – Basic Yellow L’applicazione in laboratorio deve essere effettuata Ispezione alla fluorescenza – Basic red sotto cappa aspirante. Sulla scena dl crimine – Rodamina 6G occorre invece indossare i previsti dispositivi di VMD ... protezione personale. Documentare con la fotografia tutte le tracce che l’esposizione al cianoacrilato ha reso evidenti. Verificare gli effetti del colorante sulla stessa superficie, se si nota che anche la stessa assorbe in modo eccessivo è bene astenersi dall’utilizzo di un colorante in quanto la fluorescenza del substrato renderebbe in ogni modo ugualmente poco evidenti le tracce eventualmente presenti. Tener conto, prima di operare, che il colorante è indelebile e altera in modo permanente la superficie sulla quale viene utilizzato. Immergere l’oggetto nella soluzione (se di piccole dimensioni) o applicare il colorante mediante uno spray o con pennello sulle superfici più ampie. Attendere alcuni minuti e sciacquare la superficie o il reperto in acqua corrente. Lasciare asciugare a temperatura ambiente. Ispezionare le superfici trattate con luce forense. Documentare le impronte esaltate impostando la banda di eccitazione e di osservazione come da tabella che segue. Colorante Rodamina 6G Ardrox Basic Red Basic Yellow Banda di eccitazione (nm/colore) 495-450 (verde) 365 o 435-480 (UV o blu) 470-550 (verde) 430-450 (blu/verde) Filtro di osservazione (nm/colore) 550 (arancione) 480 (blu/verde) 550 (arancione) 530 (giallo/arancione) VIOLETTO DI GENZIANA/BASIC VIOLET 3 Superficie Riferimenti SCHEDA NR. 10 Trattamento Primario: per le superfici non porose sporche di sostanze grasse e per superfici adesive. Interagisce con le costituendi sebacee dell’essudato papillare. Trattamento secondario: per superfici contaminate con sostanze grasse, oleose o aderenti. - CHAMPOD, C. LENNARD, P. MARGOT, M. STOILOVIC, Fingerprint and other ridge skin impres-sion, in International forensic science and investigation series, CRC PRESS 2004, p. 153 ss. - Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). Note: È un colorante in genere utilizzato nell’industria tessile. Lo stesso costituisce una delle tecniche per la esaltazione delle impronte papillari sulle superfici adesive dei nastri. Le impronte evidenziate si presentano di colore porpora scuro pertanto appaiono subito visibili e senza particolari strumenti per la osservazione. Lo stesso è fluorescente se illuminato con luce verde (577 nm) ed osservato attraverso un filtro rosso e ciò ne consente l’utilizzo su superfici scure. Nell’utilizzo del prodotto occorre fare molta attenzione nella protezione personale in quanto contiene fenolo. Questo ne fa una tecnica scarsamente utilizzata. Procedura per l’applicazione della tecnica: Preparazione della soluzione. Soluzione concentrata: - dissolvere 5 g di violetto e 10 g di fenolo in 50 ml di etanolo. - custodire il prodotto in un contenitore a chiusura ermetica con una etichetta indicante la natura del prodotto e la particolare pericolosità del contenuto. Soluzione di lavoro: - diluire 1 ml della soluzione concentrata in acqua distillata (aggiungere acqua fino a quanto non appare più una pellicola superficiale di color oro). Sequenza: Ispezione visiva Violetto di genziana Ispezione visiva Ispezione alla Applicazione del prodotto. - Può essere applicata mediante uno spray, una pipetta lasciando cadere la soluzione sopra la superficie, oppure per immersione se l’oggetto è di piccole dimensioni. - L’eccesso viene tolto sciacquando la superficie con acqua corrente e le impronte appaiono subito evidenti. - Procedere subito con la fotografia. In caso di impronte su superfici scure le stesse, che appaiono poco evidenti, possono essere visualizzate mediante l’utilizzo della carta fotografica come segue. Al termine della procedura sopra descritta immergere la superficie ove è l’impronta in una soluzione detergente molto concentrata. La superficie viene poi posta a contatto con la superficie bianca della carta fotografica (sviluppata e fissata) facendo attenzione a non lasciare bolle d’aria tre le superfici. Dopo circa un’ora le superfici vengono separate e una impronta, prodotta per la diffusione della soluzione nella gelatina della carta, sarà visibile su questa (invertita) e subito dovrà essere fotografata. Altre informazioni: Salute e sicurezza : – indossare i previsti dispositivi di protezione completi sulla scena del crimine. In laboratorio operare sotto una cappa aspirante. – Evitare che la soluzione venga a contatto con la pelle, il reattivo è molto tossico. In ogni modo operare in prossimità di un lavandino per sciacquare immediatamente le parti scoperte colpite dal prodotto. Incompatibilità: – Con le superfici porose che assorbono fortemente il colorante. – I nastri che contengono lo strato adesivo solubile in acqua devono essere evitati. Precauzioni: – La tecnica prevede l’uso di una sostanza le cui macchie sono difficili da rimuovere, pertanto, valutare bene ove operare e gli indumenti protettivi da indossare. Possibili cause di insuccesso: – Il prodotto non è un colorante specifico per le proteine. Forma di documentazione: FOTOGRAFIA. IODIO Superficie Riferimenti SCHEDA NR.11 Trattamento Primario: Su tutte le superfici porose come la carta, il cartoneo sul legno al naturale, senza trattamenti. Interagisce con le componenti grasse ed oleose dell’essudato papillare. – – – – – Documento ENFSI – EFWG : “Best Practice Manual for Fingerprint Examination” First Edition 2007 “Fingerprint and Other Ridge Skin Impression” International Forensic Science and Investigation Series– Ed. 2004 CRC Press. - Christophe Champod, Chris Lennard, Pierre Margot and Milutin Stoilovic . H.C. LEE, R.E. GAENSSLEN, Advances in Fingerprint Technology, II ed., CRC Press, anno 2001. Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). Catalogo SIRCHIE. www.sirchie.com (accesso 03.2012). Note:Lo iodio utilizzato per la esaltazione delle impronte è in forma di cristalli ed il procedimento avviene esponendo la superficie ai vapori emessi dagli stessi cristalli per sublimazione. I vapori vengono assorbiti dai residui oleosi e le componenti sebacee delle impronte papillari. La traccia evidenziata appare di colore giallo-marrone. La temperatura favorisce la sublimazione ma un eventuale riscaldamento dei cristalli non deve superare i 50°C. Il trattamento con lo iodio non è stabile e l’impronta evidenziata svanisce dopo breve tempo. Deve quindi essere immediatamente fotografata. È una tecnica non distruttiva quindi dopo aver subito fotografato le tracce evidenziate, la medesima superficie può essere successivamente esposta ad altri trattamenti chimici di esaltazione (DFO, ninidrina, Phisical Developer e nitrato d’argento). Il trattamento con lo iodio può essere fissato chimicamente. È poco raccomandata una sua applicazione sulla scena del crimine, è una tecnica poco sensibile e per le stesse superfici è in genere più efficace la ninidrina. È comunque una tecnica non distruttiva e dopo la sua applicazione è possibile procedere con le altre consuete tecniche per le superfici porose. È tra le più efficaci per la ricerca delle impronte sulla pelle umana. Procedura per l’applicazione della tecnica: Il trattamento con i vapori di iodio può essere applicato in quattro diverse modalità: 1) fumigazione localizzata mediante applicatore a cannuccia. - Sul mercato vi sono dispositivi già pronti all’uso. Sono costituiti da tubicini di plastica con all’interno un’ampolla contenente i cristalli di iodio che viene rotta al momento dell’uso. Nell’applicazione una mano viene tenuta stretta in corrispondenza dell’ampolla, il calore umano accelera infatti la sublimazione dello iodio. - Si apre il beccuccio anteriore e lo si dirige sulla superficie mantenendolo ad una distanza di non più di tre centimetri. dall’altro lato, attraverso un tubicino aggiunto, si soffia all’interno. - Con l’applicatore si fanno dei movimenti circolari sulla superficie e, dopo breve tempo, appaiono delle tracce papillari che occorre immediatamente fotografare. - Le impronte esaltate dopo breve tempo tendono a sparire; permangono più a lungo, anche alcuni giorni, se sono ricche di materiale sebaceo. - Al termine del trattamento, togliere il tubicino dalla parte posteriore, chiudere le aperture dell’applicatore, collocare lo stesso all’interno di una busta, chiudere l’apertura della stessa con del nastro adesivo e depositare l’applicatore pronto per un suo successivo utilizzo. Fonte: catalogo Sirchie 2) esposizione in ambiente saturo di vapori di iodio mediante l’uso di piccole cabine. Il trattamento avviene collocando il reperto da trattare in apposita cabina. All’interno, in un contenitore di vetro o ceramica (non di metallo!), viene inserito dello iodio in cristalli. Lo iodio viene riscaldato ad una temperatura che non deve superare i 50°C. Lo sviluppo delle impronte deve poter essere osservato dall’esterno della cabina ed il trattamento deve essere interrotto appena sono visibili le tracce. L’applicazione deve avvenire all’interno di una cappa aspirante che deve essere accesa all’apertura del vano con lo iodio. 3)Applicazione della polvere di iodio mediante un pennello.I cristalli di iodio, in forma di microscopiche particelle, vengono cosparsi su una superficie porosa. Sequenza Ispezione visiva Ispezione alla Vapori di iodio Ispezione visiva Ninidrina Sviluppatore Fisico 4) Applicazione mediante un nebulizzatore in soluzione con il fissante 7,8benzoflacone. Altre informazioni: Salute e sicurezza : – Il prodotto è tossico e corrosivo. È necessario operare sotto una cappa aspirante o in area ben ventilata. Attenzione a non aspirare i vapori soprattutto nell’utilizzo mediante applicatore a cannuccia. Incompatibilità: – I metalli si corrodono se esposti ai vapori di iodio. – Non è applicabile sulle superfici scure Precauzioni: – Fare attenzione affinché la strumentazione, a partire dalle apparecchiature fotografiche, non rimangano esposte ai vapori. Altro: – I cristalli devono essere custoditi in contenitori di vetro scuro etichettati: prodotto tossico e corrosivo. Forma di documentazione: FOTOGRAFIA. SOLVENT BLACK 3 (SUDAN BLACK) Superficie Riferimenti SCHEDA NR.12 Trattamento Primario: Su tutte le superfici non porose come il vetro, i metalli e la plastica quando queste sono contaminate con sostanze grasse o dai residui di cibo, dai residui essiccati di bibite. Non è indicato per le superfici porose. Trattamento secondario: colorante del cianoacrilato. - Documento ENFSI – EFWG : “Best Practice Manual for Fingerprint Examination” First Edition 2007 - Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). - Catalogo SIRCHIE. www.sirchie.com (accesso 03.2012). Manuale HOSDB. - "Solvent Black 3 for Scene of Crime”. (2005) Home Office - Police Scientific Development Branch, Publication n. 20/05. Note: È un prodotto colorante che interagisce con le componenti grasse delle secrezioni sebacee producendo una traccia di colore blu scuro. È una tecnica efficace per quelle superfici ove è presente grasso, tracce oleose, adesive o con residui alimentari. È meno sensibile rispetto ad altre tecniche di esaltazione ma è particolarmente utile come colorante del cianoacrilato. La soluzione può quindi essere utilizzata anche come tecnica successiva alcianoacrilato. Il vantaggio principale di questa tecnica è quello di essere poco costosa ed applicabile su superfici ove non è possibile operare con le polveri. È una tecnica non efficace per normali impronte papillari su superfici non porose. L’impronta esaltata appare di colore blu scuro e può essere solo fotografata per la documentazione. Procedura per l’applicazione della tecnica: Il prodotto si trova in commercio in forma di polvere. La soluzione unicamente di lavorosi prepara come segue: Preparazione della soluzione: - Leggere attentamente le indicazioni sulla sicurezza personale. - versare 15 grammi di Sudan black in un beaker di vetro da 2 litri; - aggiungere un litro di etanolo e dissolvere il prodotto agitando continuamente (con agitatore magnetico); - aggiungere 500 ml di acqua distillata e agitare continuamente il prodotto; - trasferire la soluzione in una bottiglia con tappo a vite. Sequenza Ispezione Visiva Ispezione alla fluorescenza Sudan Black Ispezione alla fluorescenza Sviluppatore Fisico (l’HOSDB propone quale solvente il 1-METHOXY-2-PROPANOL in sostituzionedell’etanolo che è altamente infiammabile) Applicazione. - L’applicazione sulla scena del crimine avviene versando il prodotto sulla superficie che deve avvenire utilizzando tutti i dispositivi di protezione personale (in laboratorio all’interno di una cappa aspirante); - agitare bene il prodotto presente nel contenitore; in laboratorioove solitamente si opera su oggetti piccoli pertanto la soluzione viene applicata per immersione: - versare il prodotto in una bacinella di ampiezza sufficiente per contenere il reperto; - immergere per 2 o 3 minuti il reperto nella soluzione; - sciacquare le superfici del reperto in acqua corrente; - la soluzione di lavoro, ripulita con un filtro da eventuali residui solidi, può essere ritrasferita nello stesso contenitore e depositata per un nuovo utilizzo. Sulla scena del crimine: - il prodotto deve essere versato sulla superficie mediante un beccuccio, l’applicazione non deve essere effettuata con lo spray; - l’applicazione avviene per piccole aree (la superficie deve essere suddivisa in piccole aree di 30x30 cm) con movimenti che vanno verso l’alto come mostrato nella figura a fianco; - dopo minimo 30 secondi rimuovere l’eccesso versando dell’acqua; - lasciare asciugare a temperatura ambiente e ispezionare la superficie con luce bianca; - fotografare le eventuali impronte evidenziate mediante . Foto proveniente dal manuale HOME OFFICE, vds. rif. bibl. Altre informazioni: Salute e sicurezza : – Operare sotto cappa aspirante o, sulla scena del crimine, con dispositivi di protezione personale e in ambiente ventilato. – Il prodotto è infiammabile la temperatura della superficie o dell’ambiente deve essere inferiore a 48°C. – Sulla scena del crimine tenere aperte porte e finestre dell’ambiente per mantenerlo ventilato. – Assicurarsi che nell’ambiente non ci siano fiamme o fonti di calore accese. – Avere con se carta assorbente per raccogliere l’eccesso della soluzione (la carta utilizzata costituisce rifiuto speciale). Incompatibilità: – Superfici porose o che hanno una colorazione ed una tonalità simile alla sostanza da utilizzare. Precauzioni: – È una tecnica i cui residui sono difficili da rimuovere dalle superfici ove si opera, pertanto fare attenzione, anche in relazione agli abiti che si indossano. Altro: – I cristalli devono essere custoditi in contenitori di vetro scuro etichettati: prodotto tossico e corrosivo. – È un prodotto che può interferire con le scritture sui documenti e con il DNA o altro materiale biologico. Forma di documentazione: FOTOGRAFIA. NITRATO D’ARGENTO SCHEDA NR.13 Superficie Trattamento Primario: Su tutte le superfici porose come la carta, sulle superfici di legno liscio e non verniciato. Interagisce con i cloruri presenti nell’essudato papillare Riferimenti: - CHAMPOD, C. LENNARD, P. MARGOT, M. STOILOVIC, Fingerprint and other ridge skin impres-sion, in International forensic science and investigation series, Ed. 2004 CRC Press, p. 153 ss. - Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). Note: Il nitrato d’argento (AgNO3) reagisce con i cloruri presenti nell’essudato papillare per formare il cloruro d’argento (AgCl). Questo è sensibile alla luce e, dopo un’esposizione, si scompone in argento metallico che alla luce (in particolare agli ultravioletti 255 nm) si oscura producendo l’immagine grigio-scura dell’impronta. È comunque una tecnica poco raccomandata per l’elevato colore di fondo che può produrre nel tempo la reazione. Un ulteriore aspetto che limita la convenienza all’utilizzo del prodotto è che lo stesso reagisce con i cloruri i quali con l’umidità si dissolvono facilmente rendendo difficile l’evidenziazione della traccia. Il prodotto deve pertanto essere applicato il prima possibile. Solitamente è poco efficace per le impronte lasciate da oltre una settimana o per superfici esposte all’umidità. In ogni modo, vi possono essere delle condizioni ove il cloruro di sodio rimane più stabile nel tempo rispetto ad altre componenti del sudore e, in questi casi, la tecnica è da considerare la più efficace, anche dopo molto tempo. Il nitrato d’argento è stato anche utilizzato come trattamento secondario per rinforzare delle impronte digitali deboli, o non ancora esaltate dalla ninidrina sulla carta. Procedura per l’applicazione della tecnica: La soluzione, che si trova in commercio i kit già pronti all’uso, può essere preparata come segue: Preparazione della soluzione: - Leggere attentamente le indicazioni sulla sicurezza personale. - Il prodotto “Nitrato di argento” è costituito dalla sola soluzione di lavoro. - Pesare 10 grammi di Nitrato d’Argento e versarlo all’interno di un beaker di vetro, da un litro, pulito ed asciutto. - Misurale 500 ml di Metanolo e aggiungerlo nel beaker. La soluzione deve poi essere continuamente agitata finché tutto il prodotto non si è Sequenza: dissolto. La stessa apparirà incolore. - Trasferire la soluzione di lavoro in un contenitore di vetro, opaco, da 500 ml e con tappo a vite. Ispezione Visiva - Il contenitore deve essere bene etichettato e riposto in ambiente scuro. Ispezione alla fluorescenza Applicazione. La soluzione può essere applicata con una pipetta, con uno spray o semplicemente per immersione non più lunga di 5 secondi. Il reperto viene lasciato asciugare in ambiente oscurato. Dopo il trattamento il reperto è esposto ad una sorgente di raggi UV (sole, una lampada ad arco allo xeno no una lampada UV) in modo da evidenziare la traccia ed ottenere il migliore contrasto traimpronta e supporto. Le impronte rivelate, di colore marrone scuro o nero, devono immediatamente essere fotografate e conservate al buio, l’esposizione alla luce produce infatti un imbrunimento della superficie. Le impronte che si presentano deboli dopo il trattamento al nitrato d’argento possono essere rinforzate con una soluzione diluita di Ninidrina Nitrato d'argento Esposizione alla luce UV Ispezione Visiva rilevatore fisico PD (ricordare di registrare fotograficamente le impronte prima del trattamento secondario). Per il trattamento sono necessari almeno 5 minuti di tempo. Il reperto deve poi essere esposto ad una forte luce (per almeno 10-60 minuti. Sulla scena del crimine il prodotto può essere applicato mediante un contenitore spray o con un pennello. Lasciare asciugare e esporre la superficie ad una forte fonte di luce (es.: lampade per uso fotografico, alla luce del sole, luce UV, ecc.). Le impronte appariranno di colore scuro. Continuare ad esporre il reperto alla luce finche anche il supporto non inizia ad oscurarsi. Altre informazioni: Salute e sicurezza : – indossare i previsti dispositivi di protezione, in particolare guanti e occhiali protettivi. – Evitare il contatto del prodotto con la pelle e operare in prossimità di una fonte d’acqua per sciacquare immediatamente le parti scoperte colpite dal prodotto. Incompatibilità: – superfici che sono state esposte all’umidità – superficie che già di per sé contengono una elevata quantità di cloruri per l’elevato colore di fondo a cui danno origine. Precauzioni: – fare attenzione alla luce utilizzata, potrebbe essere eccessivamente intensa da produrre velocemente la colorazione di fondo; – il prodotto non deve essere torbido e quello utilizzato per immersione può essere utilizzato finché appare trasparente. Possibili cause di insuccesso: – la superficie è stata esposta all’umidità. – il nitrato d’argento non è un prodotto specifico per le impronte papillari. Altre informazioni: – la documentazione fotografica deve essere effettuata il prima possibile in quanto la luce nel tempo aumenta il colore di fondo che fa perdere il contrasto. – il prodotto deve essere custodito in ambienti privi di luce ed in contenitori oscurati. – la tecnica e distruttiva. Forma di documentazione: FOTOGRAFIA. LA MACROFOTOGRAFIA DELLE IMPRONTE Riferimenti: - - - - - - SCHEDA NR.14 N. COHEN, K. MACLENNAN:Digital Imaging Procedure. Home Office - Scientific Development Branch, v2.1 November 207.Pubblication n 58/07. SWGIT (Scientific Working Group Imaging Technology),Section 9,General Guidelines for Photographing Tire Impressions.Version 1.2, 2010. Fonte: https://www.swgit.org/ - accesso marzo 2012. SWGIT(Scientific Working Group Imaging Technology),Section 10,General Guidelines for Photographing Footwear Impressions.Version 1.2, 2010. Fonte: https://www.swgit.org/ - accesso marzo 2012. SWGFAST (Scientific Working Group on Friction Ridge Analysis Study and Technology). Standard for Friction Ridge Digital Imaging (latent/Tenprint). Version 1.1, 2009. Fonte: https://www.swgit.org/ - accesso marzo 2012. SWGIT(Scientific Working Group Imaging Technology), Section 15, Best Practices for Archiving Digital and Multimedia Evidence (DME) in the Criminal Justice System. Version 1.0, 2007. Fonte: https://www.swgit.org/ - accesso marzo 2012. SWGIT(Scientific Working Group Imaging Technology), Section 11, Best Practices for Documenting Image Enhancement. Version 1.3, 2010. Fonte: https://www.swgit.org/ - accesso marzo 2012. E.M. ROBINSON, Crime scene photography, II° ed., Elsevier, 2010, p. 489 ss. W.J. BODZIAK, Footwear impression evidence, ed CRC Press, 2000, p. 27 ss. Note: La risoluzione – scelta del formato. La presente scheda sulla fotografia forense delle impronte, eseguita con tecnologia digitale, si riferisce anche a tutto ciò che attraverso la stessa immagine dovrà costituire oggetto di analisi e confronto in ambito forense. In particolare si fa riferimento a quanto lo SWGIT elenca nella categoria 2 ove, oltre alle impronte, vi sono le immagini di: tracce di sangue, manoscritture, dei residui di colpi di arma da fuoco. Nella documentazione fotografica di una impronta, sia essa di un polpastrello, di una calzatura, di un utensile o di altro, occorre effettuare riprese di elevata qualità al fine di consentire una corretta analisi e valutazione della stessa in laboratorio. È in particolare necessario che nell’immagine acquisita siano ben documentati tutti i particolari oggetto di esame compresi quelli che rientrano nel terzo livello di dettaglio(cfr. sez. II, p. I, cap. III, § 8).La qualità di una immagine, al di fuori dei parametri attinenti al sistema di acquisizione (grandezza fisica del sensore, qualità dell’ottica utilizzata), dipende principalmente dalla risoluzione1. La documentazione fotografica di una impronta deve quindi essere eseguitai mpostando il massimo della risoluzione o, almeno, quella sufficiente per poter distinguere ed esaminare appunto anche i particolari di terzo livello presenti nelle impronte (i pori e i bordi delle creste nelle impronte papillari, le microstriature nelle effrazioni, ecc.). A tal proposito esiste uno standard minimo che occorre raggiungere per avere la documentazione fotografica corretta di una impronta. Generalmente si fa riferimento alle linee guida approntate dal NIST (National Institute of Standards and Technology - agenzia del governo degli Stati Uniti d’America che si occupa della gestione delle tecnologie), che ha indicato 1000 ppi (pixels per inch2) nel rapporto 1:1, come valore per la risoluzione minima dell’immagine di una impronta affinché possa essere esaminata anche nei minimi particolari come sopra descritto. In altre parole, tenendo conto che la misura di un pollice equivale alla distanza di 25,4 millimetri, questi devono occupare lo spazio nel sensore di 1000 pixel; una distanza maggiore comporterebbe una immagine di minore qualità per la minore risoluzione. La procedura prevede di conseguenza, come già detto, che anche nella trasmissione e gestione della stessa immagine si mantenga il medesimo livello di qualità. 1 È la capacità del sistema (corpo, obiettivo, sensore/pellicola, software di elaborazione delle immagini) di distinguere linee nere e bianche, man mano che queste diventano sempre più piccole, presenti in un determinato sistema di misurazione fino a quanto tutto non appare grigio e le righe non più distinguibili. 2 ppi: pixel per inch (1 inch = 2,54 cm) è normalmente utilizzato per descrivere la risoluzione di un sistema di acquisizione di una immagine (scanner o fotocamera). Il valore dpi viene invece utilizzato per descrivere la risoluzione del sistema di riproduzione di una immagine come la stampante. Sulla base di questo parametro nella tabella a fianco vi sono esempi di massima dimensione della superficie da fotografare per avere una sufficiente risoluzione sulla base della capacità del sensore della fotocamera e del formato. Procedura per l’applicazione della tecnica: a) Foto delle impronte papillari: FASE 1: PRIMA DI PROCEDERE: 1) Determinare il massimo campo di ripresa affinché vi sia un minimo di 1000 ppi (pixel per inch) di risoluzione nell’immagine ripresa a grandezza naturale: a. verificare l’effettiva dimensione in pixel del sensore della macchina fotografica in uso (esempio 3.872x2.592 pixels per una fotocamera da 10 MP); b. determinare l’area massima in millimetri che deve essere inquadrata dividendo ogni dimensione in pixel del sensore per 1.000 per poi moltiplicare il risultato per25,4 (per una macchina da 10 MP si avrà quindi una superficie di ripresa che non deve superare 98 per 65 millimetri circa); c. fare attenzione al fatto che non tutti gli oculari delle macchine fotografiche coprono il 100% di quello che effettivamente il sensore acquisisce. Per verificare l’ampiezza effettiva del campo di ripresa collocare due riferimenti metrici ad angolo retto sulla superficie in modo che diano le indicazioni rispettivamente della distanza verticale ed orizzontale di ripresa e verificare l’area ripresa nella foto. 2) verificare il settaggio della fotocamera che deve comprendere il controllo della data e ora della fotografia, il formato dell’immagine e la dimensione della stessa. È raccomandato impostare formati RAW o TIFF; FASE 2: ESECUZIONE DELLA FOTOGRAFICA. 1) attivare o predisporre l’elenco descrittivo completo delle operazioni fotografiche; 2) individuare le impronte che devono essere documentate; 3) eseguire fotografie generali dell’impronta senza inserirvi alcun riferimento metrico o altro per indicarla (lettera, numero, ecc.); 4) effettuare analoga ripresa inserendo un riferimento metrico ed un numero o una lettera identificativa della traccia; 5) collocare la macchina fotografica su un cavalletto con angolo a 90° rispetto al piano dell’impronta; 6) illuminare l’impronta in modo appropriato; 7) collocare il riferimento metrico sullo stesso piano ed il più vicino possibile alla traccia. Attenzione a non coprire i particolari; 8) non superare il massimo campo di ripresa indicato nel punto 1) della fase 1); 9) nel caso si debba documentare una traccia più ampia del campo di ripresa massimo consentito effettuare allora una prima ripresa dell’impronta nel suo insieme seguita poi da una serie di fotografie di settori minori della medesima traccia; 10) sul riferimento metrico deve essere indicato il numero o codice alfanumerico identificativo della traccia; 11) settare la macchina fotografica per ottenere le migliori condizioni di esposizione (è raccomandata l’impostazione manuale o la priorità dei diaframmi); 12) Effettuare la ripresa, valutare l’immagine e, se necessario, effettuare diverse riprese variando i parametri di esposizione; 13) nel caso di impronte ove la luce ha un ruolo fondamentale nella qualità dell’immagine, esempio per le impronte tridimensionali delle effrazioni o per quelle individuate a mezzo del riflesso della luce, ripetere le operazioni dal punto 9) orientando in modo differente la luce. 14) ripetere le operazioni dalla numero dalla numero 2) alla numero 12 per tutte le altre eventuali impronte. FASE 3: ARCHIVIAZIONE DELLE IMMAGINI DIGITALI. L’archiviazione non riguarda solo la custodia materiale del supporto magnetico ove sono contenute le immagini ma anche la custodia delle stesse immagini contenute e deve garantire il loro pieno utilizzo nel tempo (il tempo ha relazione con gli aspetti giuridici della prova informatica, esempio: per la foto di una impronta che riguarda il reato di omicidio è da prevedere che la stessa debba essere disponibile per un tempo paragonabile a quello della prescrizione sommato alla presumibile durata di un processo nei tre gradi di giudizio). In genere le modalità e le procedure per l’archiviazione dei dati digitali sono già oggetto di regolamenti interni delle varie amministrazioni ai quali il presente documento non si vuole sostituire. Si vogliono solo dare alcune indicazioni utili che possono eventualmente essere di completamento a quanto previsto dalle stesse normative. In particolare: - assicurarsi nel tempo che il software e l’hardware utilizzato nell’archiviazione sia di volta in volta aggiornato alla tecnologia del tempo e che quindi sia accessibile con la nuova tecnologia che nel futuro si presenta; - tener conto che il supporto ove i dati sono registrati (CD, DVD, nastri magnetici, hard disk, ecc) ha una limitata durata nel tempo. Questa dipende dal tipo e dalla tecnologia (il periodo di durata inizia dalla produzione e non dall’acquisto), occorre di conseguenza prevedere e precedere periodicamente al trasferimento dei dati su nuovi supportisulla base della durata che per gli stessi è stata garantita dal produttore (per i CD o i DVD ad esempio è bene non andare oltre i 5 anni). Di un documento digitale occorre non solo mantenere ma anche dimostrarne l’integrità nel tempo. Mantenere l’integrità significa mantenere lo stato di sicurezza nel corso del trasporto e della custodia mentre dimostrare l’integrità significa adottare metodi sufficienti a dimostrare che i files non sono stati modificati in quanto in alcuna fase della custodia vi è stata nemmeno la potenziale possibilità di farlo. L’integrità di una immagine o video digitale viene dimostrata attraverso una combinazione di metodi: - documentazione scritta: documentare tutte le fasi, i movimenti, le azioni ed altro che riguarda l’immagine digitale. Questa documentazione include la “catena di custodia”; - sicurezza fisica/ambiente: attivazione di sistemi meccanici o fisici per prevenire accessi non autorizzati ai documenti (esempio: ambienti chiusi a chiave, piantonamento, controllo personale; - produrre una pluralità di copie “master": duplicare i documenti e trasferirli in sedi differenti; - per ognuna delle copie “master” produrre una copia “lavoro” da utilizzare per le eventuali elaborazioni e utilizzi vari successivi; - sistemi logici di sicurezza: applicazione di software che prevengono o rendono difficoltoso l’accesso ai files (esempio le password di protezione); - trasferire i documenti presso una parte terza (esempio con il deposito presso l’Autorità Giudiziaria). - se la conservazione avviene attraverso la registrazione su CD o DVD controllare la effettiva registrazione prima di cancellare le immagini dal computer o dalle memorie dei dispositivi di acquisizione (il controllo deve essere effettuato anche aprendo delle immagini a caso nella cartella di destinazione), in ogni modo il documento trasferito deve essere l’esatta copia dell’originale. b) Foto delle impronte di pneumatico e di calzatura sul terreno(cfr. sez. II, p. I, cap. V, § 9): 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. annotare il numero del caso, la data, l’ora, la collocazione, le condizioni ambientali e del suolo; effettuare le riprese generali dell’impronta; osservare e annotare tutte le informazioni dell’impronta in relazione alla scena del crimine; effettuare fotografie generali dell’intera scena ed altre fotografie con riprese che si avvicinano alla traccia da documentare; individuare un percorso all’interno della scena per avvicinarsi alla traccia senza pregiudicare le informazioni o altre tracce eventualmente ancora da individuare; collocare un marker,con un numero o una lettera, che dovrà poi sempre seguire la traccia ed essere alla stessa abbinata nelle fotografie, nelle planimetrie e nelle verbalizzazioni; annotare la relazione delle tracce tra loro (distanze reciproche, orientamento, direzioni, differenze); 8. effettuare una serie di fotografie a “medio raggio” dell’impronta al fine di porla in relazione con l’ambiente circostante; 9. eseguire i rilievi planimetrici dell’area di interesse; 10. effettuare la fotografia forense ravvicinata: a) posizionare la fotocamera sul cavalletto con il piano del sensore parallelo al piano dell’impronta; b) collocare un riferimento metrico, di lunghezza paragonabile all’ampiezza dell’impronta, a fiancodella stessa e sul medesimo livello del piano inferiore della traccia (per impronte di pneumatico abbastanza lunghe posizionare lungo le stesse ancheuna fettuccia metrica); c) affiancare al riferimento metrico un elemento verticale (es. bastoncino) per documentare la provenienza della luce; d) riempire il fotogramma con l’intera area da inquadrare; e) Regolare il fuoco sul piano inferiore dell’impronta (non sul riferimento metrico) e massimizzare la profondità di campo (esempio con apertura del diaframma f16 o f22); f) impostare la risoluzione massima ed un formato non compresso (RAW o TIFF); g) collocare una fonte di luce (faretto o flash ausiliario con un cavo per il collegamento alla fotocamera) di lato con luce incidente sull’impronta. h) Scegliere il giusto angolo di incidenza della luce in relazione alla giusta estensione delle ombre. i) Scegliere una distanza della fonte di luce dall’impronta in modo che l’illuminazione sia omogeneamente distribuita per l’intera area di interesse; j) fare ombra sull’impronta con una stoffa qualora la luce del sole sovrasti quella della luce utilizzata; k) collocare un pannello chiaro sul lato opposto di quello di provenienza della luce qualora la stessa sia troppo intensa (per attenuare le ombre); l) regolare l’esposizione ed effettuare più riprese avendo cura di spostare ogni volta la provenienza della luce (almeno tre foto variando di circa 100° l’angolo di provenienza della luce intorno all’impronta); m) per le impronte di pneumatico eseguire, per ognuna, la stessa serie di fotografie che si deve ripetere poi in ogni settore contiguo della lunghezza di 30-40 cm circa della medesima traccia. n) In quest’ultimo caso tra i vari settori vi devono essere alcuni cm dell’impronta che devono essere contenuti in entrambe le fotografie dei settori contigui. LE IMPRONTE FRAMMISTE A SANGUE Riferimenti - - - - SCHEDA NR. 15 CHAMPOD, C. LENNARD, P. MARGOT, M. STOILOVIC, Fingerprint and other ridge skin impres-sion, in International forensic science and investigation series, Ed. 2004 CRC Press. Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). BIALEKI., ZAJĄC A. The Effect of Fingerprint Detection Methods on DNA Profiling overview of present researches. 6th h EFP-WG - Lingköping, Sweden, September 13th 15th 2006. HOSDB “Manual of Fingerprint Development Techniques - A guide to the selection and use of processes for the development of latent fingerprints”. Ed. 2004HOME OFFICE Police Development Branch. R.C. SHALER. Crime Scene Forensic - A Scientific Method Approach.Ed. CRC Press, anno 2012. Advances in Fingeprint Technology 2nd. Ed., Lee, H.C. & Gaensslen, R.E., CRC Press, Boca Raton, FL., 2001. S.H. James, P.E. Kish, T.P. Sutton, Principles of Bloodstain Pattern Analysis - Theory and Practice.Ed, 2005 CRC Press. Note: Sulla scena del crimine è molto frequente l’imbattersi in tracce di sangue dovute a trasferimento che, nell’ambito della disciplina BPI (Blood Pattern Analysis), vengono genericamente indicate come transfer pattern. In sostanza, le impronte lasciate da un qualsiasi oggetto con superficie contaminata di sangue. Nella presente scheda facciamo in particolare riferimento all’impronte papillari e di calzatura, cioè quelle che con più frequenza possono essere individuate sulla scena del crimine in una moltitudine di situazioni. Pensiamo ad esempio alle impronte di sangue su un’arma, o sulle pareti di una stanza ove vi è stata una colluttazione, o, infine, alle impronte di calzatura sul pavimento nei pressi della vittima. Con questo tipo di traccia occorre fare molta attenzione. Da un lato abbiamo una pluralità di tecniche da poter scegliere per la esaltazione delle impronte in relazione alle condizioni della superficie, dall’altro dobbiamo tener conto che in una impronta con sangue vi sono anche le impronte genetiche da dover preservare e documentare. Nella tabella che segue vi è un raffronto tra le principali tecniche in relazione alla loro efficacia sulle superfici lisce o porose, nonché in relazione alla possibilità di poter preservare l’informazione genetica (Bialek, Zając - 2006) ed alla possibilità di interagire con la medesima tecnica anche in quella parte dell’impronta ove non è presente il sangue. In generale, le tecniche di esaltazione utilizzate per il sangue si dividono in tre gruppi: quelle che interagiscono chimicamente con il gruppo eme dell’emoglobina(H), quelle che interagiscono chimicamente con gli aminoacidi (A) e quelle che costituiscono dei coloranti delle proteine presenti nel sangue (P). REAGENTE DAB (DIAMINOBENZIDINE) LCV (LEUCO CRYSTALVIOLET) ACID BLACK 1 (NERO AMIDO) ETANOLO/ACQUA/AC.ACETICO ACID BLACK 1 (NERO AMIDO) ACQUA ACID VIOLET 17 ACID YELLOW 7 DFO NINIDRINA ACID VIOLET 19 POSSIBILITÀ DI ESALTARE CON LA STESSA TECNICA INTERAZIONE: ANCHE LA PARTE LATENTE DELL’IMPRONTA COMPOSTA H= EMOGLOBINA DI SOLO ESSUDATO A= AMINOACIDI PAPILLARE (LA PARTE PRIVA P= PROTEINE DI SANGUE) TIPO DI CAPACITÀ DI INDIVIDUARE IMPRONTE SU SUPERFICI: ***** = ECCELLENTE * = SCARSA POROSE SEMI POROSE NON POROSE H H NO NO ** ** ** ** * / P NO **** *** *** P NO *** *** ** P P A A H NO NO SI SI NO **** / ***** **** ** *** / ** ** ** *** ***** / / * Nel caso che da una impronta da esaltare si voglia prelevare anche del materiale per la ricerca del DNA, la seguente è la corretta sequenza delle fasi di repertamento. 1. Ispezione ottica iniziale e documentazione fotografica di quanto è percepibile a luce naturale. 2. Ispezione con luce ultravioletta per evidenziare il sangue grazie al suo forte assorbimento a 415 nm (vedasi scheda 9) e fotografare il risultato. 3. Verificare se e possibile prelevare parte del sangue contenuto nell’impronta per il DNA senza pregiudicarne la forma o le informazioni di interesse per il confronto (esempio: nel caso di una impronta papillare di sangue si potrebbe prelevare la sostanza ematica che si trova nelle zone marginali del disegno che solitamente sono di minor interesse nei confronti). In questo caso verificare se l’immagine finora documentata sia già sufficiente per il confronto dell’impronta in quanto, in tal caso, oltre ad essere superflua l’applicazione delle successive tecniche di esaltazione, la traccia può interamente essere asportata per acquisire l’informazione genetica. 4. Se l’operazione del punto precedente non fosse possibile e l’immagine documentata non appare di qualità sufficiente per un confronto, procedere all’esaltazione scegliendo una tecnica che da un lato preservi l’informazione genetica (da prelevare successivamente) e, dall’altro, consenta di evidenziare la parte dell’impronta composta solo di essudato papillare. 5. Se quanto indicato nel unto precedente non IMPRONTA CON fosse possibile verificare se per la ricostruzione della vicenda criminale sia in SANGUE quel momento da far prevalere l’informazione genetica all’impronta, o SUPERFICIE BAGNATA SUPERFICIE ASCIUTTA viceversa, e procedere di conseguenza. ISPEZIONE VISIVA In questo caso, infatti, se si applica una tecnica di esaltazione dell’impronta si distrugge il DNA ISPEZIONE ALLA FLUORESCENZA e, viceversa, se si preleva la traccia ematica si distrugge SUPERFICI SUPERFICI l’impronta. POROSE NON POROSE Per procedere alla esaltazione dell’impronta con sangue vi sono diverse tecniche. Lo schema che segue ne indica le principali e la sequenza consigliata. Come si può osservare nello stesso, dopo le operazioni di esaltazione mediante la luce sopra descritte, le tecniche da preferire, soprattutto nel caso si ritenga che il sangue interessi solo parte dell’impronta, sono POLVERI DFO/INDANEDIONE ISPEZIONE VISIVA CON LUCE CIANOACRILATO ACID YELLOW 7 FORENSE NINIDRINA ACID VIOLET 17/ACID BLACK 1 ACID BLACK 1 (NERO AMIDO) PD(PHYSICAL DEVELOPER) quelle che potenzialmente interagiscono anche con la parte della traccia non interessata dal sangue (cianoacrilato o polvere per superfici non porose e DFO, indanedione e ninidrina per le superfici porose). Solo dopo è bene proseguire con le tecniche specifiche per il sangue (Acid Black 1, Acid Yellow 7, ...). Per l’esaltazione vi sono le tecniche che interagiscono con gli aminoacidi (es. il DFO, Ninidrina sopra descritti) e queste sono molto efficaci, ed anche da preferire, per le superfici porose. Tra le tecniche specifiche per il sangue icoloranti delle proteine sono le più utilizzate e nella presente scheda ne sono citati tre: l’Acid Black 1 (il nero amido), L’acid Yellow 7 e l’Acid Violet 17. La loro applicazione deve essere preceduta dall’applicazione di un fissante (l’acido 5-solfosalicilico) per evitare il dissolvimento della traccia al contatto con il liquido della soluzione. Deve essere poi seguita dall’applicazione di una soluzione di lavaggio per togliere l’eccesso del prodotto: 1) soluzione di fissaggio - dissolvere in un litro di acqua 23 g di acido 5-solfosalicilico. 2) soluzione colorante: dissolvere 1 g del colorante (uno dei tre citati) in 700 mL di acqua distillata. aggiungere 250 mL di etanolo e 50 mL di acido acetico. 3) soluzione di lavaggio: miscelare 700 mL di acqua distillata con 250 mL di etanolo e 50 mL di acido acetico. Le soluzioni sulla scena del crimine vengono applicate con lo spray nella sequenza appena descritta. In particolare: Passaggio 1: Inserire il fissante in un contenitore e con un nebulizzatore inumidire l’impronta e lasciar agire per 30 sec circa. Passaggio 2: con un nebulizzatore inumidire la traccia di sangue con il reattivo scelto e lasciar agire per 30-90 secondi. Passaggio 3: risciacquare la traccia con la soluzione di lavaggio per almeno 30 90 secondi fino a quando tutto il reattivo chimico in eccesso è stato rimosso e l’impronta non appare ben contrastata. È bene far seguire anche un ulteriore risciacquo con acqua distillata. Fare attenzione con le superfici porose: verificare prima, provando in un angolo, il livello di assorbimento del prodotto che non deve essere tale da rendere troppo poco evidente la traccia. Tra gli altri prodotti coloranti utilizzati vi sono: il Comassie Blue,el’Hungarian Red. Comassie Blue. È un colorante delle proteine del sangue ed è in forma di polvere. La soluzione viene preparata diluendo 4 g. di prodotto in 200 ml di metanolo. Una volto disciolta la polvere la soluzione viene miscelata con 200 ml di acqua distillata e 40 ml di acido acetico glaciale. HungarianRed. È un colorante delle proteine del sangue e può essere usato sia su superfici porose che non porose. Lo si trova in genere in confezioni spray già pronte all’uso. Se applicato su superfici scure la traccia evidenziata può essere vista mediante luce forense (520nm - 560nm). È un prodotto a base d’acqua ed è relativamente sicuro da utilizzare (occorre comunque proteggere bene gli occhi). Altra tecnica molto utilizzata per la esaltazione delle impronte con sangue è LCV (Leuco Crystal Violet). Lo stesso è un reagente specifico per il sangue in quanto reagisce con il gruppo eme dell’emoglobina. Presenta il vantaggio rispetto ai coloranti delle proteine di non produrre la colorazione di fondo della traccia e quello di essere molto sensibile. Il prodotto venduto in kit è solitamente composto da una soluzione (500 ml) di perossido di idrogeno e di acido salicilsolfonico, di acetato di sodio e di LCV. Questi vengono mescolati insieme e sono pronti all’uso. Il prodotto viene applicato mediante uno spray e l’impronta esaltata appare di colore viola. La stessa deve essere immediatamente fotografata. Anche il Luminol è un prodotto utilizzato per esaltare le tracce di sangue. È da tener conto comunque che la qualità dell’impronta evidenziata con questa tecnica è molto scarsa: contorni indefiniti e informazioni limitate in genere ai particolari di primo livello. In genere è da evitare per la ricerca delle impronte ma è comunque una tecnica molto utile per individuare e documentare le impronte su superfici che già di per sé non consentirebbero la riproduzione ottimale dei particolari (esempio su un tappeto o su una tavola di legno grezzo, ecc.). SCELTA DEI PENNELLI PER L’ASPERSIONE DELLA POLVERE SCHEDA NR. 16 EVIDENZIATRICE Riferimenti - - - - CHAMPOD, C. LENNARD, P. MARGOT, M. STOILOVIC, Fingerprint and other ridge skin impres-sion, in International forensic science and investigation series, Ed. 2004 CRC Press.. Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). BIALEKI., ZAJĄC A. The Effect of Fingerprint Detection Methods on DNA Profiling overview of present researches. 6th h EFP-WG - Lingköping, Sweden, September 13th 15th 2006. HOSDB “Manual of Fingerprint Development Techniques - A guide to the selection and use of processes for the development of latent fingerprints”. Ed. 2004HOME OFFICE Police Development Branch. R.C. SHALER. Crime Scene Forensic - A Scientific Method Approach.Ed. CRC Press, anno 2012. Advances in Fingeprint Technology 2nd. Ed., Lee, H.C. &Gaensslen, R.E., CRC Press, Boca Raton, FL., 2001. S.H. James, P.E. Kish, T.P. Sutton, Principles of Bloodstain Pattern Analysis - Theory and Practice.Ed, 2005 CRC Press. La polvere evidenziatrice viene generalmente applicata sulla superficie mediante un pennello o, se la stessa è di tipo magnetico, con l’apposito applicatore. La scelta dello strumento idoneo con cui cospargere la polvere è quindi determinante per la buona riuscita dell’operazione, a volte anche più importante di quella della stessa polvere. Non vi sono molti studi a cui fare riferimento per dare utili indicazioni. Quanto segue fa principalmente riferimento al lavoro dell’Home Office (Bandey, 2004), molto dettagliato, svolto per testare i principali pennelli attualmente in uso sulla scena del crimine e che possiamo vedere nelle figure che seguono. FIBRA ANIMALE FIBRA DI VETRO FIBRA DI CARBONIO CON PIUME APPLICATORE MAGNETICO Le conclusioni dello studio, confermate anche dall’attività quotidiana di molti operatori, hanno sostanzialmente evidenziato come il pennello in fibra di vetro e la polvere di alluminio sia la combinazione più affidabile per la evidenziazione delle tracce papillari, anche di non recente apposizione. Il pennello in fibra animale dovrebbe invece essere utilizzato dove l’uso degli altri è ritenuto inappropriato, ad esempio per l’ eccessiva contaminazione della superficie sulla quale operare. L’applicatore e la polvere magnetica è efficace in gran parte delle situazioni ma può essere utilizzato solo in punti di ampiezza limitata. Procedura di lavoro La foto a lato mostra un esempio di applicazione della polvere evidenziatrice sulla superficie di un barattolo di vetro a mezzo di un pennello in fibra di vetro. Come è evidente dalla stessa, il miglior utilizzo dell’applicatore, come anche quello in fibra di carbonio, consiste nel farlo ruotare su se stesso sempre sfiorando la superficie. Le foto che seguono (Fig. 2) mostrano l’utilizzo del pennello in piume. Lo stesso può essere usato con movimenti lineari antero-posteriore (foto a), con movimenti rotatori del braccio (foto b) o facendo Fig. 1: uso del pennello in fibra di vetro ruotare il pennello su se stesso (foto c). Fig. 2: impiego del pennello in piuma. Da sinistra a destra foto a, b, c È da aggiungere comunque la possibilità di tecniche alternative all’uso dei pennelli per la evidenziazione delle impronte. Una valida alternativa è ad esempio data dall’utilizzo di aerosol spray (Swofford, Kovalchick, 2012) e, in caso di ampie superfici da trattare, di appositi guanti (http://tritechforensics.com) come mostrato in figura (Fig.3). Al di fuori delle varie indicazioni che sull’argomento vengono diffuse è bene ricordare che non è al momento possibile dare delle indicazioni ottimali e valide per ogni situazione, le variabili che incidono sulla qualità del risultato, ed anche sulla possibilità che vi sia un risultato, sono molte e dipendono da fattori unici e in gran parte non controllabili o prevedibili: esperienza dell’operatore, età dell’impronta, umidità presente nell’ambiente, quantità del sudore trasferito, qualità dei materiali in uso, caratteristiche della superficie, ecc. In relazione all’aspetto della sicurezza personale ricordare di indossare i DPI previsti per l’uso delle polveri (maschera antipolvere, occhiali a tenuta e guanti in lattice), in particolar modo se si fa uso di pennelli con fibra di vetro e di polveri di alluminio. Altre informazioni: Salute e sicurezza : Fig. 3: tecnica del guanto. – indossare i previsti dispositivi di protezione, in particolare guanti e occhiali protettivi. – Evitare di aspirare le polveri o che possano venire in contatto con la mucosa oculare a causa dell’alto potere abrasivo. Sciacquare in modo opportuno con tamponi o con acqua. Fare uso di mascherina per polveri ed occhiali di protezione. Incompatibilità: – superfici che sono state esposte all’umidità – superficie che già di per sé contengono una elevata quantità di cloruri per l’elevato colore di fondo a cui danno origine. Precauzioni: – fare attenzione alla luce utilizzata, potrebbe essere eccessivamente intensa da produrre velocemente la colorazione di fondo; – il prodotto non deve essere torbido e quello utilizzato per immersione può essere utilizzato finché appare trasparente. Possibili cause di insuccesso: – la superficie è stata esposta all’umidità. – il nitrato d’argento non è un prodotto specifico per le impronte papillari. Altre informazioni: – la documentazione fotografica deve essere effettuata il prima possibile in quanto la luce nel tempo aumenta il colore di fondo che fa perdere il contrasto. – il prodotto deve essere custodito in ambienti privi di luce ed in contenitori oscurati. – la tecnica e distruttiva. Forma di documentazione: FOTOGRAFIA. ESALTAZIONE DELLE IMPRONTE SU NASTRI ADESIVI Riferimenti - - - - SCHEDA NR. 17 CHAMPOD, C. LENNARD, P. MARGOT, M. STOILOVIC, Fingerprint and other ridge skin impres-sion, in International forensic science and investigation series, Ed. 2004 CRC Press.. Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). BIALEKI., ZAJĄC A. The Effect of Fingerprint Detection Methods on DNA Profiling overview of present researches. 6th h EFP-WG - Lingköping, Sweden, September 13th 15th 2006. HOSDB “Manual of Fingerprint Development Techniques - A guide to the selection and use of processes for the development of latent fingerprints”. Ed. 2004HOME OFFICE Police Development Branch. R.C. SHALER. Crime Scene Forensic - A Scientific Method Approach.Ed. CRC Press, anno 2012. Advances in Fingeprint Technology 2nd. Ed., Lee, H.C. &Gaensslen, R.E., CRC Press, Boca Raton, FL., 2001. S.H. James, P.E. Kish, T.P. Sutton, Principles of Bloodstain Pattern Analysis - Theory and Practice.Ed, 2005 CRC Press. È una procedura che riguarda le operazioni che devono essere svolte sui nastri adesivi che sono stati repertati sulla scena del crimine, solitamente utilizzato per immobilizzare le vittime, per imballare oggetti, ecc. È una tipologia di reperto di difficile trattazione in quanto, ad esempio risulta complicato maneggiarlo indossando. quali fibre tessili, DNA, impronte, ecc. Tuttavia è opportuno maneggiarlo con cura in quanto è fonte di varie informazioni quali: - le impronte digitali di chi vi è venuto a contatto; - il DNA della persona che lo ha toccato soprattutto se ne ha distaccato un pezzo facendo uso dei denti; - le fibre e le varie microtracce che facilmente vi possono aderire (a volte anche i frammenti di guanto in lattice Fig. 1: frammenti di guanto rimasto adeso alla dei soggetti con i quali è venuto a contatto (fig. 1)); superficie interna del guanto. - il particolare lineamento del lembo finale, utile per legare un frammento ad altro individuato in posti differenti o allo stesso rotolo da cui è stato distaccato che eventualmente potrebbe ancora essere nella disponibilità del criminale. - Le caratteristiche merceologiche del nastro che potrebbe dare indicazioni sulla provenienza, quindi anche quella del criminale ove la vendita del prodotto è limitata ad una ristretta area geografica. Le attività che sullo stesso devono essere effettuate devono seguire una corretta sequenza, le operazioni devono in particolare tener conto della diversa natura delle informazioni da documentare ed appena elencate. Procedura da adottare. Operazioni preliminari sulla scena del crimine. 1. Se il nastro adesivo è su un oggetto rimovibile e facilmente trasportabile (esempio quando costituisce l’imballo di una scatola) è preferibile trasferirlo in laboratorio per un più agevole è corretto processamento. Nel caso procedere come segue: a) Eseguire una documentazione fotografica sufficiente a documentarne la posizione nell’ambiente e lo stato iniziale. b) Effettuare una ispezione preliminare per verificare la presenza di tracce che nel trasporto potrebbero subire delle alterazioni o disperdersi, nel caso procedere alla corretta documentazione e repertamento così come le procedure per la natura della traccia prevedono (esempio una impronta papillare, delle fibre o del sangue collocati in punti del reperto facilmente alterabili nel trasporto). Imballare il reperto così come la procedure (vedasi procedura relativa) prevede. Nel particolare caso, trattandosi di nastro adesivo, fare attenzione a che non si verifichi, o che sia ridotta ad un livello trascurabile, la contaminazione da trasferimento sull’imballo, o da un punto all’altro dell’oggetto. Nel caso si tratti di piccoli oggetti è forse preferibile inserirli in contenitori di vetro e fare in modo che nel trasporto non siano esposti ad eccessivo scuotimento. Nel caso siano reperti ampi è forse preferibile effettuare un imballaggio interno con carta siliconata anadesiva ed un imballaggio esterno. Lo stesso imballaggio interno dovrà poi costituire oggetto di ispezione, al pari del reperto, per la ricerca di eventuale materiale trasferitosi nel trasporto. Se il nastro adesivo è su un oggetto non rimovibile (esempio perché è adeso ad un mobile o su un infisso) procedere con le stesse operazioni sopra elencate con l’aggiunta delle seguenti da inserire dopo il punto b): - Ispezionare preliminarmente il reperto, così come da procedura scheda 1 e 2, Rimuovere l’adesivo dalla superficie scegliendo una delle modalità di seguito descritte. Se il nastro adesivo è stato apposto su un cadavere è preferibile, ove le circostanze non impongano o consiglino scelte differenti e dopo aver effettuato le operazioni di cui ai precedenti punti a) e b), che lo stesso venga rimosso con attenzione nel corso delle fasi preliminari della ispezione autoptica. Se il nastro è su una persona viva ed immobilizzata abbiamo in questo caso la priorità alle quali fare riferimento che è il soccorso alla vittima. Il nastro, come è stato apposto, potrebbe impedire una corretta respirazione o costringere la vittima in posizioni sofferenti e non naturali, va da se quindi che la rimozione va effettuata immediatamente, nel modo più celere ed anche a prescindere dalle modalità che un corretto repertamento prevede (esempio operare a mani nude, con le forbici o con il primo idoneo utensile che si rende al momento disponibile). In ogni modo per questi casi occorre ricordare quanto segue: - Questa preliminare è poco accurata gestione del nastro adesivo che il contesto di emergenza impone, non giustifica un successivo trattamento poco corretto, una superficiale successiva ricerca delle tracce o addirittura una rinuncia alla stessa. Non è infatti possibile escludere a priori la presenza, anche minima, delle tracce di interesse. Appena il nastro è stato distaccato dalla vittima lo stesso deve essere pertanto gestito con tutte le accortezze possibili, in parte già elencate, per non disperdere eventuali ed ulteriori tracce. - Documentare tutte le operazioni, ed il modo in cui sono state fatte, che hanno interessato il nastro adesivo in modo da tenerne conto nella successiva fase di analisi. - Nell’ambito di una corretta sequenza con cui operare nel distacco del nastro si consiglia di liberare la vittima togliendo prima il nastro sul viso, poi quello sulla gambe e in ultimo quello sulle mani. Ciò in primo luogo per impedire che la stessa, avendo le mani libere, cerchi di liberarsi da se in modo incontrollato compromettendo ulteriormente eventuali tracce presenti sul nastro. c) 2. 3. 4. Le operazioni di repertamento e di ricerca delle tracce. Il nastro adesivo è un reperto particolare per la ricerca delle tracce soprattutto per la ricerca delle impronte in quanto presenta sia superfici lisce che adesive e sullo stesso si deve pertanto operare con tecniche che tengano conto sia del lato liscio che di quello adesivo. Il tutto rispettando una sequenza che consenta il miglior risultato possibile. L’approccio al trattamento del nastro adesivo necessita di operare in modo corretto in tre distinte fasi, comuni tra l’altro a reperti di altra natura ma che per il nastro adesivo prevedono delle accortezze e procedure differenti ai fini del raggiungimento di un miglior risultato finale. Queste fasi sono: 1. La rimozione del nastro dalla superficie 2. L’imballaggio per il trasporto in laboratorio. 3. L’ispezione preliminare. 4. La ricerca ed il repertamento delle tracce biologiche. 5. La ricerca ed il repertamento delle microtracce (fibre e residui vari). 6. L’esaltazione delle impronte sul nastro, inteso come intero involucro, sia dalla parte adesiva e 7. dalla parte non adesiva. Sgrovigliare o separare la parti dell’involucro e ripetere le operazioni per ogni frammento a partire dal precedente punto 3. 1) La rimozione del nastro dalla superficie. a. Operazioni preliminari. Prima di procedere alla rimozione del nastro da una superficie produrre la consueta documentazione fotografica necessaria per comprendere anche come lo stesso è stato apposto e in quale particolare posizione. Non è da escludere una simulazione e, di conseguenza, la individuazione di elementi che potrebbero essere di sostegno a questa ipotesi (esempio una apposizione troppo cedevole perché si immobilizzi realmente una vittima o la presenza di un taglio finale effettuato con le forbici la cui operazione laboriosa del taglio poco si addice alla caotica situazione di una aggressione ove invece parrebbe più agevole uno strappo). Se il nastro è su un oggetto trasportabile, come sopra detto è bene procedere subito al repertamento dello stesso per un più accurato ed agevole processo in laboratorio. Se invece non è trasportabile al termine delle operazioni preliminari sopra descritte occorre procedere all’asportazione, quindi alla separazione della stesso dalla superficie e, per quando riguarda la separazione, sia dalla superficie ma anche da se stesso ove si tratti di un groviglio, seguire le seguenti indicazioni: b) separazione dell’adesivo I vari frammenti di nastro adesivo possono essere fisicamente separati da altri dello stesso groviglio in diversi modi: - separazione fisica - congelamento - utilizzo di solventi Separazione fisica. È la procedura più immediata, pratica e semplice ma sconsigliabile anche se è spesso l’unica possibile in molte situazioni. Afferrare un nastro può produrre delle distorsioni e delle rotture nonché potrebbe dar luogo, all’interno dei grovigli, ad ulteriori adesioni tra parti separate distruggendo anche ciò che fino a quel momento poteva facilmente essere documentato. Questa operazione deve essere pertanto limitata ai casi ove non è oggettivamente possibile procedere in altro modo. In ogni modo questa tecnica è anche quella che incide di meno sulla qualità della traccia. Ove necessario è bene procedere in modo molto accurato facendo attenzione a non produrre lacerazioni o nuove adesioni. In queste operazioni è bene afferrare il nastro possibilmente sempre nello stesso punto per compromettere meno superficie possibile alla possibilità di ricerca delle impronte latenti. Tirare poi verso l’alto o verso l’avanti; benché le operazioni siano meno agevoli, in questo modo si ritiene venga limitata la possibilità di nuove adesioni nei punti ove il nastro non ha aderito bene e vi ha lasciato importantissimi vuoti tra gli strati ove ricercare le tracce. Congelamento. Il congelamento è ritenuto da molti il miglior modo per separare il nastro dalle superfici degli oggetti o da se stesso nei grovigli. Per la separazione l’obiettivo del raffreddamento è quello di portare il nastro ad una temperatura inferiore a quella di transizione vetrosa (in sostanza quella ove il materiale amorfo del nastro si trasforma in materiale solido vetroso per il congelamento). A tal proposito, per individuare la migliore tecnica di congelamento e separazione del nastro sono stati fatti diversi studi. Un esempio è il recente lavoro (Bergeron, 2009) che mostra gli effetti positivi dell’uso dell’azoto liquido per la separazione di nastri adesivi, anche se adesi reciprocamente dalla parte adesiva, e la possibilità di trovare impronte allo stato latente dopo il distacco anche sul lato adesivo facendo uso della tecnica di Fig. 2 esaltazione “Stick-side Powder”. Studi dell’HOME OFFICE 3 hanno indicato come tecnica efficace l’utilizzo di uno spray congelante del tipo in uso nell’industria elettronica (nelle prove è stato fatto in particolare uso dello spray distribuito della RS components S.p.A. Italia). Questo prodotto abbassa la temperatura del nastro a -50°C (indossare i DPI con guanti sufficienti a proteggere la pelle alle basse temperature) e deve essere utilizzato esponendo solo piccole parti alla volta. La tecnica è efficace se il nastro è adeso sulle buste di plastica o sulla plastica in generale ma è ritenuto non efficace se invece è adeso su superfici come la 3 March 2006 Publication No. 23/06 Additional Fingerprint Development Techniques for Adhesive Tapes(2007) Home Office ‐ Police Scientific Development Branch, Publication n. 23/06. carta, il cartone o su altre superfici adesive. È da ricordare infine che il congelamento effettuato mediante lo spray deve seguire la ricerca delle impronte sulla superficie liscia esterna del nastro in quando la condensa che si forma applicando il prodotto distrugge la traccia latente. Esporre quindi prima il reperto ai vapori di cianoacriolato per evidenziare la traccia nel lato non adesivo per poi procede al distacco delle parti mediante il congelamento. Uso di solventi. Solventi a base di xylene (Choudhry, Whritenour, 1990) sono utili e più indicati per separare adesivi adesi su altre superfici adesive, su carta e cartone. Fig. 4 L’applicazione deve essere effettuata con cura ed il prodotto Fig. 3 deve essere applicato con piccole quantità alla volta per evitare la distruzione di eventuali tracce latenti. La procedura non è comunque da consigliare in quanto i solventi possono alterare la traccia papillare anche se a volte effettivamente non vi sono alternative. In commercio esistono prodotti solventi appositamente creati per uso forense come quello mostrato in foto (fig. 4). Si aggiunge infine la possibilità di separare il nastro adesivo a mezzo dell’aria calda emessa da un soffiante di aria calda cosi come indicato da Campbell B.M (Campbell B.M, 1991). L’imballaggio. Nell’imballaggio oltre alle indicazioni di ordine generale indicate nella (procedura custodia reperti), per gli adesivi occorre avere delle accortezze particolari: - proteggere le impronte che sono presenti in entrambi i lati del nastro (adesivo e non adesivo). - evitare nuovi contatti e adesioni accidentali tra gli stessi adesivi e tra gli adesivi con il contenitore. Un più efficace modo per imballare gli adesivi è collocare gli stessi tra fogli della sopra citata carta siliconata anadesiva in modo che solo con la stessa possa venire a contatto la parte adesiva. La carta è liscia e poco aderente per i nastri adesivi. Per la stessa occorre comunque fare attenzione a non lasciarvi sopra le proprie impronte e ad indossare i DPI in quanto ciò che sulla stessa vi si deposita automaticamente si trasferisce sull’adesivo che vi viene a contatto. Dalla carta il nastro può essere rimosso facilmente senza alterare eccessivamente quanto presente sul lato adesivo. Il nastro, contenuto all’interno di fogli di carta siliconata, deve essere poi collocato e fissato all’interno di una scatola rigida avendo cura che non venga a contatto con la scatola stessa. L’esaltazione delle impronte. Il nastro adesivo presenta superfici dalle caratteristiche differenti, consegue pertanto che per un unico reperto occorre individuare la sequenza delle tecniche che tenga conto di questa differenza. Le principali tecniche di esaltazione delle impronte sulla superficie adesiva sono il violetto di genziana (cristalli di violetto), lo stichy-side powder ed il cianoacrilato. 1) Violetto di genziana, Basic Violet 3 È una tecnica efficace per la ricerca delle impronte su superfici adesive di nastri di diverso tipo nastro adesivo per imballaggi, nastro di carta, nastro in PVC per l’isolamento elettrico. L’applicazione avviene per immersione completa del nastro nella soluzione, facendo toccare la soluzione alla superficie adesiva (adesivo rivolto in basso) oppure per applicazione della stessa sulla superficie adesiva a mezzo di una pipetta che poi viene cosparso per tutta la superficie adesiva. L’eccesso viene poi tolto con acqua corrente. Le componenti sebacee dell’impronta acquisiscono il colore scuro per l’assorbimento del colorante e, di conseguenza, appaiono visibili. Per i nastri di carta o le etichette adesive si devono prima effettuare delle prove su superfici simili per verificare gli effetti del prodotto sulla stessa superficie. Nel caso di nastri di colore scuro l’impronta può essere documentata trasferendola sulla superficie chiara della carta fotografica. Il violetto di genziana contiene fenolo che è pericoloso ed occorre operare sotto cappa ed indossare i DPI. 2) Polvere in sospensione, Sticky-Side Powder. Si tratta di polvere nera o bianca in una soluzione detergente (KodacPhotoflo®, EZFLO Solution della SIRCHIE®, Liqui-NoxTM). Procedura: i. Fotografare le impronte che eventualmente sono già visibili (vedasi procedura scheda 14). ii. Preparare la soluzione di lavoro mescolando un piccolo quantitativo della polvere scelta con la soluzione detergente (deve raggiungere la consistenza di una poltiglia densa adatta a verniciare). iii. mediante un pennello cospargere la poltiglia preparata sulla superficie adesiva. Deve coprire l’intera superficie di interesse in modo omogeneo. iv. dopo 15-20 secondi risciacquare la superficie trattata in acqua corrente. v. Lasciare asciugare e fotografare le impronte evidenziate (procedura scheda 14) 3) Cianoacrilato(vedasi procedura scheda 8) Altre informazioni: Salute e sicurezza : – indossare i previsti dispositivi di protezione, in particolare guanti e occhiali protettivi. – Evitare di aspirare i solventi e le polveri Fare uso di mascherina per polveri ed occhiali di protezione. Incompatibilità: – superfici che sono state esposte all’umidità – superficie che già di per sé contengono una elevata quantità di cloruri per l’elevato colore di fondo a cui danno origine. Precauzioni: – fare attenzione alla luce utilizzata, potrebbe essere eccessivamente intensa da produrre velocemente la colorazione di fondo; – il prodotto non deve essere torbido e quello utilizzato per immersione può essere utilizzato finché appare trasparente. Possibili cause di insuccesso: – la superficie è stata esposta all’umidità. – il nitrato d’argento non è un prodotto specifico per le impronte papillari. Altre informazioni: – la documentazione fotografica deve essere effettuata il prima possibile in quanto la luce nel tempo aumenta il colore di fondo che fa perdere il contrasto. – il prodotto deve essere custodito in ambienti privi di luce ed in contenitori oscurati. – la tecnica e distruttiva. Forma di documentazione: FOTOGRAFIA. ASPORTAZIONE DELLE IMPRONTE Superficie Riferimenti: SCHEDA NR. 18 Gli schemi che seguono tengono conto delle applicazioni a seconda delle differenti superfici. CHAMPOD, C. LENNARD, P. MARGOT, M. STOILOVIC, Fingerprint and other ridge skin impres-sion, in International forensic science and investigation series, Ed. 2004 CRC Press, p. 153 ss. Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). R.C. SHALER. Crime Scene Forensic - A Scientific Method Approach. Ed. CRC Press,2012. DOCUMENTO ENFSI – EFWG : “BestPractice Manual for Fingerprint Examination” (1) IMPRONTA BIDIMENSIONALE (3) DI MATERIALE ASPORTABILE FOTOGRAFIA (2) IMPRONTA TRIDIMENSIONALE (4) DI MATERIALE NON ASPORTABILE FOTOGRAFIA FOTOGRAFIA ESECUZIONE ASPORTAZIONE Post Lo schema che segue riassume le operazioni “post trattamento” da effettuare in relazione alle caratteristiche fisiche dell’impronta rilevata. In sostanza, al di fuori, dei casi ove è possibile procedere anche all’asportazione o all’esecuzione di un calco che ne riproduce la forma, si tratta di effettuare una corretta documentazione fotografica. Impronte rilevate , Ed.2012. DI UN CALCO CON ADESIVI IMPRONTA DOCUMENTATA Fig.1: schema riassuntivo delle operazioni post trattamento. Descrizione: 1) Impronta bidimensionale. Cioè l’immagine su una superficie che rappresenta la riproduzione su un piano dei punti di contatto (esempio l’impronta digitale su un vetro o quella di una scarpa sul pavimento). 2) Impronta tridimensionale. Cioè la deformazione della superficie che riproduce la forma di ciò che con la stessa è venuto a contatto (esempio l’impronta del percussore sulla capsula della cartuccia o quella di una scarpa sul terreno). 3) Impronta composta di materiale asportabile (intendendo con ciò che l’intera immagine è asportabile e non che dalla stessa si può prelevare del materiale eventualmente da sottoporre ad esame, come una impronta di sangue). Si fa principalmente riferimento alle impronte composte per deposito di polveri o esaltate a mezzo delle polveri evidenziatrici. 4) Si fa riferimento alle impronte evidenziate attraverso una reazione chimica o che sono composte di materiale adeso alla superficie Per le impronte evidenziate con reattivi che la rendono asportabile (impronte nel pulviscolo o esaltate mediante polveri evidenziatrici) si procede alla loro asportazione mediante supporti di diverso tipo. Una buona percentuale delle impronte rilevate sulla scena del crimine rientrano in questa procedura. La tecnica è infatti relativamente semplice e rapidamente si acquisisce una traccia utile per il prosieguo delle indagini ma la semplicità della procedura non deve comunque far venir meno la preliminare fase della documentazione fotografica della traccia come lo schema sopra evidenzia. Questo per due fondamentali ragioni: - Al di fuori della qualità del supporto utilizzato, l’impronta asportata risulterà sempre di qualità inferiore rispetto a come la stessa si presenta sulla superficie. L’asportazione è infatti un passaggio che necessariamente comporta una perdita delle informazioni, anche se minima e la fotografia, preventivamente effettuata, consente invece di documentare le condizioni originali della traccia. Le operazioni di asportazione, in quanto legate anche alla esperienza dell’operatore, alla scelta ed alla qualità del materiale a disposizione, potrebbero non andare a buon fine e le conseguenze non potranno che essere quelle di disperdere quanto rilevato. È da aggiungere poi che limitandosi alla asportazione dell’impronta evidenziata rimarrebbe ambigua, e a volte difficile da dimostrare, l’informazione sulla sua posizione. Con la fotografia ne viene invece contestualmente documentata anche la posizione e l’orientamento della stessa sulla superficie. I materiali prevalentemente utilizzati per l’asportazione sono suddivisibili nei tre seguenti tipi che possono essere utilizzati nelle varie situazioni: 1) nastri o fogli adesivi con supporti in acetato, 2) supporti in gomma con strato di gelatina. 3) materiale in silicone - Nella scelta del supporto con cui asportare l’impronta occorre in primo luogo valutare la ruvidità della superficie poi la sua resistenza. I primi sono da preferire per asportare impronte su superfici lisce e resistenti come il vetro o la ceramica. I supporti in gomma e gelatina sono invece da preferire per asportare impronte evidenziate su superfici leggermente ruvide e/o poco resistenti come può essere la carta o una superficie verniciata. Questi infatti si adattano meglio alle irregolarità. Per superfici estremamente irregolari è infine da preferire prodotti in silicone da cospargere sopra l’impronta. Nelle figura2 e 3viene mostrato un esempio di applicazione di un adesivo con supporto in acetato ed un adesivo in gelatina per asportare delle impronte esaltate sulla superficie ruvida della mattonella di un muro. Le figure successive (Figg. 4 e 5) si mostrano i relativi risultati: l’impronta asportata con supporto in acetato presenta dei vuoti dovuti alla sua non perfetta aderenza sulla superficie; l’impronta asportata con il supporto in gelatina si presenta invece più completa e definita nei particolari. Figg.2 e 3: impronte su superficie ruvida. A sinistra asportazione mediante para in gel, mentre a destra asportazione con adesivo in acetato. Figg. 4 e 5: impronte su superficie ruvida. A sinistra il risultato dell'asportazione mediante adesivo in acetato, mentre a destra quello con para in gel. La serie di foto che segue (Figg. 6-8) mostra l’asportazione mediante del silicone di una impronta esaltata su una superficie estremamente irregolare, come può essere quella del polistirolo, effettuata con pasta in silicone. Figg- 6-8: progressione delle fasi di asportazione mediante sostanze siliconiche. Asportazione delle impronte. 1) Nastri o supporti adesivi (Fig. 9). - - - Ritagliare un adesivo di ampiezza sufficiente per asportare l’impronta o l’insieme di impronte di interesse (esempio in quanto parte di una stessa mano). Appoggiare con movimento deciso la parte adesiva del supporto sulla superficie con l’impronta. Premere sulla spalla del supporto a partire dalla posizione dell’impronta e con movimenti verso l’esterno. Apporre con una penna una freccia che indica l’alto (o il nord) necessaria per comprendere poi l’originale orientamento. Apporre un numero o una lettera identificativa. Eseguire una fotografia dell’adesivo ancora collocato sulla superficie. Asportare l’adesivo ed apporlo poi su Fig. 9 differenti forme di nastro per l'asportazione. una superficie in acetato di tonalità contrastante rispetto alla polvere utilizzata (nera o bianca) o su un supporto trasparente. Fissare l’adesivo sulla pagina di un fascicolo con indicazione della sua posizione (Figg. 10-13) Fig. 10-13: sequenza delle fasi di asportazione mediante nastro adesivo. 2) Supporti in gelatina. - - - - Ritagliare un adesivo di ampiezza sufficiente per asportare l’impronta o l’insieme di impronte di interesse (esempio in quanto parte di una stessa mano). Tagliare con le forbici un angolo dell’adesivo Togliere la protezione in plastica trasparente e appoggiarla in un angolo con la superficie che era a contatto con l’adesivo rivolta verso l’alto. Appoggiare con movimento deciso la parte adesiva del supporto sulla superficie con l’impronta. Premere sulla spalla del supporto a partire dalla posizione dell’impronta. Apporre con una penna una freccia che indica l’alto (o il Fig.14: diverse forme di para in gelatina. nord) necessaria per comprendere poi l’originale orientamento. - Apporre un numero o una lettera identificativa. - Eseguire una fotografia dell’adesivo ancora collocato sulla superficie. Asportare l’adesivo e ricollocarvi poi sopra la protezione in plastica accantonata avendo cura di porla nella sua originale posizione (l’angolo ritagliato agevola l’operazione). Fissare l’adesivo sulla pagina di un fascicolo con indicazione della sua posizione. 3) Il silicone. Il silicone, mescolato al componente catalizzatore, viene cosparso sopra la superficie. Si solidifica e dopo alcuni minuti può essere asportato. Si noterà la perfetta adesione del supporto alle irregolarità della superficie e la conseguente completa asportazione della polvere riproducente l’impronta evidenziata. Sequenza di foto che segue mostra l’asportazione di una impronta esaltata sulla superficie irregolare di una bottiglia effettuata con una tipologia di silicone in uso in criminalistica denominato silicone “Mikrolsil” (Figg. 15-19). Figg. 15-19: fasi di impiego di sostanze siliconiche Applicazione: - Mescolare bene su un piano di lavoro le due componenti silicone e catalizzatore. - Applicare il prodotto sulla superficie facendo uso di una spatola. - Attendere circa 10 minuti. - Asportare il silicone con l’impronta. - Eseguire la documentazione fotografica dell’impronta asportata. - Custodire secondo procedure il silicone con l’impronta asportata. Sono state immesse in commercio anche altre sostanze, note come polivinilsilossani, che distribuiti sotto forma di gel molto fluido riesce anche a penetrare nelle creste e nelle asperità più minute assicurando una elevata fedeltà di riproduzione. Queste sostanze, con nomi commerciali vari, sono anche pretrattati in fase produttiva per essere non contaminati da DNA esogeno, di modo da utilizzare questi gel anche per asportare piccole tracce di materiale biologico, nella fase di asportazione del calco (Figg.20-22). Figg. 20- 22: esaltazione ed asportazione di una microimpronta su una pallina da golf. con sistemi polisilossanici. La praticità di uso e l’alta efficacia dei risultati rendono quest’ultima applicazione molto interessante per l’asportazione di impronte digitali su pelle umana, dopo esaltazione con polvere magnetica (Figg. 23-24). Figg. 23- 24: esaltazione ed asportazione di una microimpronta sulla pelle umana con sistemi polisilossanici. ESALTAZIONE DELLE IMPRONTE SULLA PELLE UMANA Superficie Riferimenti: SCHEDA NR. 19 Superficie dell’epidermide umana non coperta da peluria. - - - CHAMPOD, C. LENNARD, P. MARGOT, M. STOILOVIC, Fingerprint and other ridge skin impres-sion, in International forensic science and investigation series, Ed. 2004 CRC Press, p. 153 ss. Manuale: “Fingerprint Source Book” HOME OFFICE. Ed. (2012) CAST (Centre for Applied Science and Technology). Sandridge St. Albans (United Kingdom). R.C. SHALER. Crime Scene Forensic - A Scientific Method Approach. Ed. CRC Press,2012. DOCUMENTO ENFSI – EFWG : “BestPractice Manual for Fingerprint Examination” , Ed.2012. J. Hebrard, A. Donche, Fingerprint Detection Methods on Skin: Experimental Study on 16 Live Subject and 23 Cadavers, Journal of Forensic Identification, 44, 1994, pp. 623-631. W.C. Sampson, K.L. Sampson, Recovery of Latent Prints from Human Skin, Journal of Forensic Identification, 55, 2005, pp. 365-385. D.S. Bettencourt, A Compilation of Techniques for Processing Deceased Human Skin for Latent Prints, Journal of Forensic Identification, 41, 1991, pp. 111-120 . http://www.neateimaging.com/page17.html - accesso aprile 2013 Faerber D.,Seul A., Weisser H.,Bohnert M., Latent fingerprints and foreign DNA on the skin of corpses,19th IAFS WORLD MEETING, 2006 Procedura di inizio Prima di procedere si indicano le condizioni operative ove è ritenuta maggiore la probabilità di rilevare le impronte sulla pelle umana (Sampson W.C., Sampson K.L., 2004). Il corpo, ove possibile, dovrebbe essere esaminato sul posto ed il prima possibile. Ogni movimento, accidentale sfregamento, ecc., potrebbero infatti facilmente provocare la perdita delle tracce. Va da se comunque che nell’operare sul posto (soprattutto in luoghi esposti) occorre tener conto non solo della agevole possibilità di applicare le tecniche necessarie ma anche di altri aspetti quali quelli connessi al rispetto della dignità della vittima, della privacy, ecc.. Ove non sia possibile operare sul posto occorre subito individuare l’area del corpo obiettivo di una ricerca approfondita e questa deve essere protetta fino all’esame da eseguire nelle ottimali condizioni che può offrire un obitorio. Occorre operare nel’ambito di rangesottimali delle condizioni di umidità e temperatura. In particolare sono stati indicati i seguenti parametri: - umidità dell’ambiente tra 40% e 60% con un valore ottimale di 58%; - temperatura dell’ambiente tra 20°C e 26°C con un rangeottimale tra 20°C e 22°C; - temperatura della pelle tra 20°C e 26°C con un rangeottimale tra 20°C e 22°C. Occorre procedere nelle prime ore dopo il decesso. Con il tempo si riducono di molto le probabilità di riuscita delle tecniche. Se il corpo era in una cella frigorifera occorre attendere almeno un’ora affinché svanisca lo strati di condensa che si è formato sulla pelle. Per la esaltazione delle impronte sono state sperimentate diverse tecniche (D.S. Bettencourt, 1991) che fanno sostanzialmente riferimento all’essudato papillare trasferito dal polpastrello. Occorre in ogni modo tener conto, già dalla ispezione del corpo sulla scena del crimine, che le impronte papillari possono essersi prodotte anche per trasferimento di sangue od altro sulla superficie. La preliminare ispezione deve pertanto essere effettuata a mezzo delle FLS. Una impronta di sangue è ad esempio evidente illuminando la stessa con luce ultravioletta a 418 nm (vedasi scheda). occorre ricordare l’importanza della documentazione fotografica che precede e/o segue ogni passaggio. Descrizione delle tecniche 1) Iodio e trasferimento su piastra d’argento. Per operare è necessario possedere un emettitore di vapori di iodio, una piastra d’argento, una fonte di luce ad alta energia e un equipaggiamento fotografico. Procedura: La superficie della limitata area di interesse viene esposta ai vapori di iodio (vedasi scheda). In caso di esito positivo sulla superficie è possibile osservare solo degli aloni scuri dovuti all’esposizione ai vapori di iodio. In questi punti viene pressata la piastra facendo attenzione a tenerla ferma nella sua posizione. L’impronta apparirà sullo stesso lato della piastra dopo che questo viene esposto alla forte fonte di luce. L’immagine, speculare, dell’impronta evidenziata deve essere poi immediatamente fotografata. luce e la stessa è in posizione invertita deve essere pressata solo ove si vedono aloni scuri che sono le concentrazioni dei vapori di iodio. 2) Polvere magnetica. Procedere all’applicazione della polvere sulla superficie di interesse (vedasi scheda). Eseguire una documentazione fotografica delle impronte evidenziate (vedasi scheda). Asportare le impronte evidenziate mediante gelatina o silicone (vedasi post trattamento) 3) Cianoacrilato e coloranti fluorescenti. Il corpo viene collocato all’interno di un telo di plastica disposto intorno allo stesso in modo da formare una cabina da esposizione. Il corpo viene esposto ai vapori di cianoacrilato (vedasi scheda). Ispezionare la superficie e documentare con fotografie le eventuali tracce evidenziate. La superficie può essere successivamente trattata con i coloranti fluorescenti del cianoacrilato (Basic Yellow, Ardrox, Rodamina 6G, ecc.). 4) Esposizione ai vapori di tetrossido di rutenio (RTX) Il corpo viene collocato all’interno di un telo di plastica disposto intorno allo stesso in modo da formare una cabina da esposizione. Il corpo viene esposto per almeno 30 minuti ai vapori di RTX. Ispezionare la superficie e documentare con la fotografia le eventuali tracce evidenziate.