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“Monte di Pietà”, la più antica forma di credito

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“Monte di Pietà”, la più antica forma di credito
Intervista di Susanna Mineo a Serafino Gatti:
“Monte di Pietà”, la più antica forma di credito
Finanza
Cronaca di un viaggio itinerante all’interno delle peculiarità
giuridico-creditizie in compagnia del più autorevole studioso
della materia, il prof. Serafino Gatti, presidente dell’Associazione Italiana
degli Istituti di Credito su Pegno.
Ci può illustrare il contesto storico di
riferimento in cui vennero istituiti i
Monti di Pietà?
Il primo Monte di Pietà fu creato a Perugia nell’anno 1462 su iniziativa della Chiesa Cattolica. In particolare i frati francescani si dedicarono molto alla creazione dei Monti attraverso la loro predicazione quaresimale.
In quel momento storico l’Italia stava
attraversando il passaggio culturale dal
Medioevo al Rinascimento e furono
molti i fattori che accrebbero le richieste di denaro e contestualmente il bisogno di credito di sopravvivenza.
La piaga dell’usura era dilagante e opprimeva le genti più povere delle campagne e delle città. La reazione dei
francescani fu quella di istituire i Monti di Pietà, organismi innovativi in grado di offrire credito per i bisogni di
chiunque lo richiedesse, purché avesse da offrire in pegno un qualche bene mobile, anche di scarso valore.
Da subito l’iniziativa francescana si
distinse per l’impulso esistenziale e
fornì una valida alternativa in termini
di lotta all’usura.
L’usura è stata condannata sin dai tempi del mondo greco-romano, tuttavia
si trattava di condanne piuttosto “teoriche”, e la prima vera reazione si ebbe solo con l’opera francescana, in armonia col precetto del vangelo di Luca “Mutuum date nihil inde sperantes” che, da una prima interpretazione, si riteneva vietasse il prestito a interesse, a maggior ragione se usuraio.
Nel 1515 numerosi contrasti tra giurisprudenza e teologia vennero sana-
Finanza
ti grazie all’emanazione della Bolla
“Inter multiplices” da parte del Concilio Laterano V.
La Bolla pontificia, pur confermando la condanna della chiesa contro il
flagello dell’usura, in quanto ribadiva l’inapplicabilità per ragioni sociali
del prestito a interesse, rappresentò al
tempo stesso il primo riconoscimento ufficiale dell’attività creditizia praticata dai Monti, in quanto li legittimava ad applicare una modesta somma a titolo di rimborso delle spese, per
queste e per altri tipi di operazioni.
La massiccia diffusione di questi istituti avvenne a partire dai grandi centri dell’Italia centrale: Perugia, Roma,
Viterbo, sino a espandersi in tutto il
mondo “cattolico” in epoca coloniale.
Da quel momento in poi ai Monti di
Pietà è stato riconosciuto un ruolo rilevante nell’ambito delle opere benefiche, nonché una valida alternativa
contro l’usura.
A testimonianza di ciò, all’indomani
dell’Unità d’Italia, sotto il regime Sa-
baudo, fu estesa a tutto il territorio la
Legge piemontese, precisamente sulle Opere Pie, che riconosceva all’attività dei Monti particolare importanza sul piano benefico-solidaristico, ma
che tuttavia non attribuiva quel merito creditizio e quella rilevanza economica che le spettava.
Soltanto negli anni Trenta, con il testo
della Legge Bancaria, assistiamo alla
netta separazione della disciplina dei
Monti di Pietà da quella degli istituti
di beneficenza (così come confermato dal Testo Unico Bancario vigente),
e conseguentemente ne fu riconosciuta la natura creditizia.
L’emanazione della Legge 10/05/1938,
n. 745, e il relativo regolamento di attuazione, hanno dato organica, originale e univoca regolamentazione agli
enti che ponevano in essere questa particolare forma di erogazione creditizia.
A fronte: Giacomo Francesco Cipper
(Todeschini), “L’usuraia”, fine XVII sec.
Genova, collezione privata.
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Anonimo del XV secolo,
“La predica del Beato frate Bernardino
da Feltre”. Genova, Civiche raccolte
di Palazzo Bianco.
Negli Stati Uniti l’istituto di credito
su pegno ha conosciuto un’evoluzione differente da quella europea, tale
da attribuirgli asimmetrie sostanziali
dal punto di vista giuridico.
Gli Stati Americani in cui il vincolo
giuridico dell’operazione è maggiormente conforme alla nostra disciplina sono quelli che hanno subito nel
corso del tempo la colonizzazione
spagnola: Nuovo Mexico, Arizona,
bassa California.
Come è strutturata l’associazione e
che tipologia di relazioni intercorrono con gli istituti che concedono
credito su pegno?
Dal 1994 è entrato in vigore il nuovo
Testo Unico in materia bancaria(D.
Lgs. 01/09/1993 n. 385) che ha avuto
il merito di ampliare la platea di soggetti legittimati a intraprendere l’attività di credito su pegno, lasciando in
vigore le norme che ne regolano specificamente la procedura (ovvero dalla concessione del prestito sino al rientro del capitale erogato).
Qual è stata l’evoluzione storica dell’attività di credito su pegno a livello
internazionale?
I Monti di Pietà nacquero e si svilupparono a partire dalle regioni centro-settentrionali dell’Italia per poi
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diffondersi all’estero, anche in altri
continenti, in particolare nei paesi
di religione cattolica: Francia, Spagna, nella parte cattolica della Germania, in Belgio e nei paesi direttamente legati da vincoli coloniali a
queste nazioni europee.
Quindi è possibile rintracciare l’istituzione dei Monti in paesi come l’America Latina, le Filippine, antica colonia spagnola, persino in quei paesi
musulmani a vocazione religiosa fondamentalista come l’Algeria in cui c’era stata la colonizzazione francese. Il
primo Monte di Pietà fu istituito alla metà del XIX secolo con caratteri
e struttura del tutto simili a quelli esistenti nella madrepatria.
La nostra Associazione raggruppa quasi tutte le aziende di credito che erogano credito su pegno. Si tratta di banche soggette al controllo della Banca
d’Italia, associate tra loro in relazioni
di assistenza continua al fine di condividere tutte le problematiche di carattere tecnico-giuridico. In particolare, i quesiti che investono la fase di stima degli oggetti preziosi, influiscono
direttamente sull’ammontare del prestito da concedere; qualche anno fa assistemmo a una problematica valutativa con un materiale sintetico molto
sofisticato e pertanto facilmente assimilabile a brillanti di pregio.
La questione valutativa ha afflitto non
solo gli istituti di credito italiani, ma
ha coinvolto anche l’Associazione internazionale in quanto in qualche caso, in sede di stima, i periti non hanno riconosciuto l’esatto valore degli
oggetti poiché non erano stati prescritti
dall’Associazione quei particolari esami di laboratorio solo in base ai quali si riesce a distinguere la non autenticità del materiale in questione.
La problematica in esame comporta
conseguenze negative per l’istituto
erogante il prestito, per questo motivo le indagini merceologiche e qualitative, condotte anche grazie alla con-
Finanza
divisione delle comuni esperienze, sono in grado di elaborare via via stime sempre più puntuali e precise e
minimizzare, se non annullare, il margine di errore del valore valutativo.
Quali sono i tratti distintivi di questa particolare modalità di assegnazione del prestito e delle principali fasi in cui si articola?
Il primo tratto distintivo del prestito su pegno è la rapidità. È l’unica
operazione grazie alla quale è possibile entrare in banca e dopo pochi minuti, il tempo necessario per compiere
l’operazione, si ottiene il prestito.
Il secondo tratto distintivo è la mancanza dell’istruttoria di fido propria
di tutte le operazioni bancarie nell’ambito delle quali sono richieste
delle informazioni inerenti l’identità del richiedente, la posizione economica, l’attività lavorativa svolta,
nonché la destinazione dei mezzi
concessi in prestito dalla banca. Inoltre in questi casi i tempi di erogazione del prestito sono molto lunghi e
comportano spese di istruttoria spesso non trascurabili. L’operazione in
questione tende invece a soddisfare
urgenti esigenze di liquidità e non a
costituire una fonte di credito modificabile nella quantità e modalità.
L’identificazione del richiedente viene effettuata esclusivamente a fini di
polizia, ovvero per conoscere gli
estremi del portatore o di chi ne effettua il disimpegno.
L’istituto erogante è esonerato dall’esperire accertamenti sulla posizione del richiedente in riferimento
alla proprietà dell’oggetto offerto in
pegno ovvero l’eventuale diverso titolo del suo possesso.
L’oggetto, per disposizione di legge, viene valutato da uno stimatore
e sulla base del valore attribuito viene erogato il prestito, secondo specifiche percentuali di legge (ovvero
i quattro quinti del valore di stima
se trattasi di pegno di preziosi e i due
terzi del valore stesso quando trattasi di oggetti non preziosi).
Finanza
Documenti dell’Archivio Storico
di Banca Carige.
A fronte dell’operazione viene emessa una polizza che legittimerà il portatore a restituire il prestito, maggiorato degli interessi, e a disimpegnare
il bene alla scadenza, compresi nella
fascia tra tre e sei mesi.
Trascorso un mese dalla scadenza senza che il bene sia riscattato, (si evince
nuovamente l’ideale assistenziale in
quanto è concesso sempre al debitore un arco temporale per poter effettuare il disimpegno) l’oggetto viene
venduto all’asta pubblica e l’eventuale sopravanzo d’asta, in eccedenza rispetto al credito della banca, viene
mantenuto, infruttifero, a disposizione del portatore delle polizze.
L’operazione di credito su pegno viene
generalmente fatta per prestiti di somme modeste, ad esempio 300/800 Euro, al di fuori dei comuni importi oggetto di finanziamenti bancari, ed è proprio attraverso questi finanziamenti di
piccolo importo che l’attività mantiene
inalterata la sua funzione sociale.
Soltanto il 4-5% dei pegni non viene
riscattato e l’oggetto finisce conseguentemente all’asta pubblica. Se ne
deduce che l’operazione soddisfa pienamente le esigenze della clientela e
solo raramente raggiunge la fase patologica dell’insolvenza.
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Quali sono le peculiarità del contratto di credito su pegno nell’ordinamento
giuridico italiano?
Un primo elemento peculiare della
fattispecie riguarda la configurazione del rapporto giuridico che si instaura dopo la conclusione del contratto. Tale fattispecie si distingue per
la propria originalità rispetto alle norme dettate in tema di pegno dall’art.
2911 del codice civile. Infatti in diritto privato la costituzione del pegno crea un rapporto giuridico accessorio, di garanzia, collegato a
un’obbligazione principale; invece
nell’ambito della normativa speciale
del credito pignoratizio la creazione
del prestito viene fatta direttamente
sull’oggetto, tale da non coinvolgere
il prestatario in nessun tipo di vincolo obbligatorio e di limitare all’oggetto consegnato la responsabilità in capo al medesimo. È da sottolineare che la banca assume la semplice custodia dell’oggetto in quanto la
proprietà rimane sempre in capo ad
incertam personam, in quanto, come
si è già avuto modo di precisare, il
portatore può non coincidere con il
titolare del diritto reale.
La fattispecie tipicamente creditizia fa
assumere piena autonomia giuridica
all’istituto, che per questo motivo non
è assimilabile a nessun altro contratto
bancario, costituisce una realtà autonoma con un’antica dignità storica.
Che rapporto intercorre tra emarginazione creditizia ed emarginazione
sociale?
Indubbiamente il credito su pegno ebbe origine per esigenze di contrasto
all’usura e per tutelare le fasce più deboli della popolazione.
Attualmente i richiedenti appartengono alle più svariate categorie sociali.
Vi sono commercianti, professionisti,
artisti, impiegati, pensionati ma anche
persone che si trovano ai margini del
mondo operativo e creditizio, bisognosi del credito di ultima istanza e
per i quali questa modalità di finanziamento di piccoli importi costituisce una grossa agevolazione, rispetto
alla convenzionale procedura di finanziamento bancario, peraltro di difficile ottenimento per cifre modeste.
Accanto all’indubbia funzione sociale
assolta, si può, del pari, assistere anche
a operazioni di grosse dimensioni, come ad esempio per 30.000,00 / 50.000,00
Finanza
Euro, oppure a vere e proprie operazioni finanziarie.
In seguito all’aumento del prezzo dell’oro ci sono stati molti gioiellieri che,
intravedendo una possibilità di investimento per i loro affari, hanno portato per tempo ai banchi di pegno,
gioielli lavorati, e con i prestiti hanno
acquistato quantità d’oro grezzo che,
Finanza
una volta lavorati, è stato possibile
rivendere a prezzi vantaggiosi.
Storicamente, sono numerosi gli aneddoti che si raccontano intorno ai Monti di Pietà. Nell’archivio di Francia sono conservate delle lettere piuttosto
interessanti: ce n’è una di Giuseppina
Beauharnais, moglie di Napoleone, a
Barras suo protettore, con cui ella ri-
Il settore “preziosi” del Credito
su Pegno.
chiedeva a quest’ultimo una somma di
denaro per poter disimpegnare una
collana regalatale tempo prima dal marito, che era di ritorno da una delle sue
campagne. La donna aveva infatti il vi-
Con la disciplina di settore (D. Lgs.
385/1993, C.D. legge bancaria) il credito su pegno si è evoluto da attività
permanente “assistenziale” ad attività “creditizia”, pur mantenendo inalterata la sua funzione sociale. In che
termini l’attività in questione ha contribuito a diventare un valido strumento di contrasto all’usura?
zio del gioco e, per poter fronteggiare i numerosi debiti, ricorreva spesso
a questa forma di finanziamento.
E ancora: è stata rinvenuta la lettera
di un signore che voleva mettere al
collo della moglie defunta una colla-
na prima di seppellirla, ma era impossibilitato finanziariamente a riscattare il prezioso dal Monte di Pietà. Si trattava del famoso pittore Manet, che conobbe fama soltanto in
epoca tarda.
Il credito su pegno assurge a funzione
sociale in un contesto di concessione
di piccoli prestiti, poiché, come già precisato, sarebbe difficile ottenere prestiti
del medesimo importo con le convenzionali formule di finanziamento.
La nuova legge non parla più di
“Monti di Pietà”, ma di “servizio di
credito su pegno”, proprio perché ha
cambiato la sua fisionomia: da credito di ultima istanza a comune forma di finanziamento.
La procedura tecnica dell’operazione prevede, contestualmente al rilascio della polizza di pegno al portatore, l’applicazione dell’importo necessario per il riscatto e degli interessi bancari e in ogni caso i tassi d’interesse praticati sono monitorati dalla Banca d’Italia.
“Periti” del Credito su Pegno,
specialisti dei vari settori.
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Finanza
Le condizioni delle operazioni, che
ciascun istituto determina in relazione all’andamento del mercato finanziario ed in funzione della sua strategia, sono rese pubbliche – ai sensi delle norme sulla trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari – mediante
l’affissione di idonei avvisi informativi nei locali in cui si svolge l’attività di
assegnazione del credito.
Al pari del credito chirografario, all’apertura del credito, dell’anticipazione bancaria, del fondiario, l’attività di assegnazione del credito su pegno è un’operazione sottoposta al controllo della Banca d’Italia.
In seguito alle modifiche introdotte dal
D.Lgs. 342/1999 al testo dell’art. 48
D.Lgs. 385/1993 vi è stato l’ampliamento della platea di soggetti legittimati a intraprendere l’attività di concessione del credito su pegno, e una minor ingerenza della Banca d’Italia in
materia di controlli. Il comportamento del legislatore è stato frutto di particolari evoluzioni sociali?
Non proprio. Il comportamento del
legislatore è stato il frutto di una progressiva minore ingerenza da parte della Banca d’Italia come conseguenza
della liberalizzazione dei mercati.
L’effetto consiste nel fatto che l’istituto che intende intraprendere questo tipo di attività non è più obbligato a richiedere specifica autorizzazione alla Banca d’Italia, bensì limitarsi a fornire a quest’ultima una semplice comunicazione per “autocertificare” l’assolvimento della funzione
di custodia dei preziosi.
La maggioranza delle banche accetta in pegno oggetti preziosi per i quali deve essere in ogni caso garantito
il trasporto presso il caveau della sede principale e la vigilanza nel caso
in cui l’operazione venga eseguita in
una filiale secondaria.
In alcuni istituti bancari di elevate dimensioni si accettano in pegno anche
orologi, pelli, pellicce, tappeti, materiale fotografico e hi fi, anche se in misura minore, in quanto, per questi ul-
Finanza
timi, il tasso di obsolescenza tecnologica è elevatissimo con il conseguente
rischio di diminuzione rapida del valore rilevante in sede di asta nel caso
in cui non avvenisse il disimpegno.
L’idoneità dei locali messi a dispo-
sizione e le modalità di conservazione dei preziosi riguardano in special modo beni come pellicce, tappeti, che necessitano di accurate operazioni di custodia in locali appositamente creati con riguardo alle con-
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DEL
dizioni di umidità e di temperatura.
Inoltre i beni sono per legge assicurati contro furto e incendio.
Come si osserva, si tratta di operazioni onerose aventi costi fissi e di
struttura molto elevati; per la banca
sarebbe quindi economicamente sconveniente compiere operazioni in “perdita” come ad esempio erogazione di
prestiti di piccolo importo che, come
abbiamo visto, sono la maggioranza.
Nonostante ciò, la ragion d’essere di
questa particolare operazione bancaria è sempre stata, in re ipsa, la funzione sociale assolta.
Che programmi vi sono per l’Associazione e per il settore specifico relativamente all’anno in corso?
L’obiettivo è quello di valorizzare la
componente sociale del microcredito su pegno e la sua funzione non solo di credito di ultima istanza. In occasione del Convegno dell’Associazione Internazionale Istituti di Credito su Pegno, svoltosi a Siviglia nell’ottobre scorso, è stato trattato il tema delle relazioni tra il credito su pegno e il credito sociale.
STORIA
MONTE DI PIETÀ
DI GENOVA
Per quattro secoli, la cosiddetta “Casana” dei Genovesi o Monte di Pietà
accompagna l’attività dei mercanti.
Il Monte di Pietà di Genova, uno dei
primi in Italia, nasce nel 1483, per volontà del Beato Angelo da Chivasso.
La sede è centralissima: presso l’Ospedale Pammatone, Piazza San Genesio (oggi Piccapietra), poi trasferito
a Santa Maria degli Angeli e nel 1675
in un edificio nel Carroggio del Promontorio, diventato poi Vico Casana,
termine orientale che significa Tesoro,
e con cui i genovesi chiamavano il
Monte di Pietà.
Nel 1809 grazie a un decreto napoleonico, viene riordinato e rifornito
di nuovi capitali, con l’ampliamento
dei servizi e il trasferimento della sede nel vicino Vico dei Gelsomini, ora
Vico del Monte di Pietà, dove ha tuttora sede il Credito su Pegno della
Carige.
Nel 1846, con l’annessione della Liguria al Regno Sardo ed il diffondersi in Europa delle prime Casse di Risparmio, a Genova si costituisce la
Cassa di Risparmio “da aggregarsi allo stesso Monte”.
Gli sportelli in Vico Antica Accademia aprono al pubblico il 4 luglio
1848. Nel 1889 si sposteranno in via
David Chiossone. Intanto l’Istituto
cresce e diventa la seconda banca pubblica a livello nazionale, per numero
di libretti e somme depositate.
Nel 1895 la Cassa di Risparmio di Genova inizia una nuova fase di sviluppo con una maggiore autonomia di
azione, mantenendo, in un primo tempo, accanto al proprio nome, anche la
dizione Monte di Pietà e, poi di Monte dei Pegni, dizione eliminata nel
1929, quando Monte e Cassa si fondono. Nel 1939 appare il nome “Cassa di Risparmio di Genova”. Dotatasi di un proprio Statuto, la Cassa attua un riordinamento amministrativo
ed un rafforzamento patrimoniale, pur
nella costanza di un serio impegno nei
confronti del Monte, a cui continua
a fornire le somme necessarie alla gestione del prestito su pegno.
Ancora oggi il prestito su pegno svolge un’importante funzione sociale a
Genova per i meno abbienti.
Momenti dell’asta.
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Finanza
Fondazione Carige
e il cardinal Bertone insieme
in un’opera di carità
Un aiuto ai più bisognosi, costretti per un
piccolo prestito a dare in pegno i propri
oggetti, proprio come avveniva nell’antico Monte di Pietà, arrivò nel 2004 e poi
nel 2005 dal cardinale Tarcisio Bertone,
allora arcivescovo di Genova e ora Segretario di Stato, e dalla Fondazione Carige.
Finanza
Grazie alle premure di Bertone Banca Carige in quei due anni riscattò gratuitamente
le polizze di prestiti pari o inferiori a 77,47
euro, corrispondenti alle vecchie 150mila
lire. Un aiuto concreto verso i poveri della città, che si sono visti restituire gioielli,
orologi, tappeti, quanto messo a pegno,
senza dover pagare nulla. In occasione di
quell’evento di generosità uscì sui giornali, a firma del presidente della banca Giovanni Berneschi, un annuncio ufficiale
“Fondazione Carige, presieduta dal pro-
fessor Vincenzo Lorenzelli, per iniziativa
del cardinale arcivescovo di Genova S. E.
Tarcisio Bertone , ha disposto quanto necessario per il riscatto gratuito degli oggetti costituiti in pegno presso l’agenzia
Credito su Pegno della Banca Carige a
fronte di piccoli prestiti….Quanto sopra,
quale concreta iniziativa tendente ad alleviare i problemi delle persone più bisognose della nostra diocesi”.
Una bella iniziativa a dimostrazione dell’attenzione verso le nuove povertà.
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