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Lieviti killer - Prof. C. Mazzoni
Lieviti killer C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 2 Fenomeno Killer Descritto per la prima volta nel 1963 Immunità Sensibilità ad altre tossine killer Vantaggi nella competizione per i nutrienti Il fenomeno è molto diffuso tra i lieviti Basi genetiche diverse C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 3 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 4 Virus dsRNA in S. cerevisiae: i satelliti L-A e quelli codificanti la tossina M I ceppi di S. cerevisiae killer sono classificati in tre gruppi principali (K1, K2, K28) ognuno dei quali un’unica tossina e uno specifico componente che li rende immuni dalla stessa. La produzione di ogni tossina K1, K2 e/o K28 è associata con la presenza di un virus satellite (ScV-M1, ScV-M2 o ScV-M28) che per essere stabilmente mantenuto e replicato nella cellula ospite richiede la presenza del virus helper L-A. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Virus dsRNA in S. cerevisiae: i satelliti L-A e quelli codificanti la tossina M 5 Cellule contenenti solo L-A sono sensibili alle tossine e non-killer mentre quelle contenenti anche ScV-M sono killer e immuni. I virus killer si autoselezionano mediante l’uccisione dei segreganti privi di virus. I ceppi di lievito sensibili, sopravvivono all’incrocio con un ceppo killer e le copie di virione multiple ScV-M che si trovano nel citoplasma durante l’incrocio, non seguono un eredità mendeliana nella successiva meiosi. I virus che codificano la tossina killer sono incompatibili a livello replicativo, si escludono l’un l’altro è sono instabili come ceppi contenenti killer multipli. Questa esclusione indica che i virus rimangono isolati nell’ospite e può spiegare perché i virioni ScV-M killer rimangono distinti e non sono mai stati trovati come ricombinanti o ibridi. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 6 Virus dsRNA in S. cerevisiae: L-A L-A appartiene alla famiglia dei Totiviridae, non richiede la presenza di un M-dsRNA per la sua replicazione ed il mantenimento, e non conferisce nessun fenotipo evidente alla cellula. I virus di questa famiglia hanno un genoma incapsulato in una testa icosaedrica costituito da un singolo segmento dsRNA che codifica una proteina maggiore del rivestimento ed una RNA polimerasi RNA dipendente. Ogni particella L-A contiene una singola copia del genoma lineare di 4.6kb L-A dsRNA, e l’elica codificante (L-A(+)ssRNA) ha due ORF che si overlappano per 130 nucleotidi dove la ORF 3’ è nel frame –1 rispetto alla ORF 5’. Quest’ultima codifica per la proteina maggiore del capside Gag (76kDa), necessaria per l’incapsulazione e responsabile per la struttura della particella virale. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Virus dsRNA in S. cerevisiae: LA 7 La ORF 3’ invece, codifica per una RNA polimerasi RNA-dipendente per ssRNA e dsRNA. Tramite un evento di frameshift ribisomale –1, si crea la proteina di fusione Gag-Pol. Gag-Pol è un componente chiave nella replicazione sia di L-A che di M. Attraverso il dominio C-terminale Pol, essa riconosce un complesso segnale di incapsulazione di strutture Stem and loop e una ripetizione diretta overlappante entro le 400 basi 3’terminali del L-A(+)ssRNA. Si presume che in dominio N-terminale di Gag entro il complesso Gag-Pol/ssRNA inizi la polimerizzazione del capside. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Virus dsRNA in S. cerevisiae: i satelliti M 8 Ognuno dei tre genomi M-dsRNA contiene una singola ORF che codifica per una proteina preprotossina (pptox) che rappresenta sia il precursore non maturo della tossina killer secreta che il componente di immunità (non ancora determinato). Le particelle L-A le particelle M contengono rispttivamente una due copie del corrispondente genoma dsRNA. Ognuna contiene 120 copie della proteina maggiore del capside Gag da 76-kDa e due copie della proteina di fusione Gag-Pol da 171-kDa. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 9 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 10 La coesistenza di virioni ScV-M non avviene in vivo in quanto i genomi M si escludono a vicenda a livello replicativo. E’ possibile ottenere l’espressione simultanea nella stessa cellula mediante la coespressione di copie di cDNA di diversi geni pptox. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 11 Replicazione dei virioni L-A Dopo la trascrizione del templato dsRNA, l’elica codificante (+) viene estrusa dalla particella al citoplasma, dove svolge due funzioni: 1) serve da mRNA per la traduzione delle proteine Gag e Gag-Pol; 2) le molecole (+)ssRNA sono impacchettate in nuove particelle virali. Una volta che è stato completato l’assemblaggio del rivestimento, l’RNA polimerasi RNA dipendente (Gag-Pol) agisce come replicasi, sintetizza l’elica – ed infine genera il genoma dsRNA del virus maturo. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 12 Replicazione dei virioni M I virus M (codificanti la tossina) sono satelliti di L-A e utilizzano Gag e GagPol per la replicazione. Il ciclo di replicazione è analogo a quello di L-A con una differenza: poiché il virione M maturo può contenere due copie del genoma (più piccolo di quello di L-A), non tutte le eliche + sono estruse dalla particella virale. Questo fenomeno, che si verifica anche nel caso dei virus filamentosi, è chiamato replicazione “headful” per distinguerlo dalla “headful packaging model” caratteristica di alcuni batteriofagi. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 13 Nature 4 (2006) 212-221 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 14 Processamento della preprotossina e secrezione della tossina Le tossine più studiate in S. cerevisiae sono quelle codificate da K1 e K28. Sebbene differiscano nella sequenza aminoacidica e nel meccanismo molecolare d’azione, condividono omologie nel processo di sintesi, maturazione e secrezione. Ogni tossina è tradotta come preprotossina (pptox) con struttura simile; successivamente vengono effettuate modificazioni post-traduzionali (via reticolo endoplasmatico, apparato del Golgi e vescicole di secrezione) alla fine delle quali si ottiene la secrezione di una tossina eterodimerica matura α/β . La sequenza nucleotidica del cDNA di M28 ha rivelato la presenza di una singola ORF che codifica per una preprotossina di 345aa con peso molecolare di 37.6kDa. L’espressione del cDNA sotto un promotore forte (PGK) porta alla formazione di una tossina attiva, come anche dell’immunità per la cellula ospite. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 15 Nature 4 (2006) 212-221 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Geni importanti per la secrezione di tossine attive: KEX1 e KEX2 16 Kex2p è un endoproteasi subtilisina-simile che taglia le proteine preferenzialmente dopo i dipeptidi Lys-Arg o Arg-Arg. Kex1p è una serina carbossipeptidasi che rimuove il dipeptide Cterminale basico esposto dall’azione di Kex2p. Entrambe gli enzimi sono ancorati alla membrana e sono localizzati nel trans-Golgi, dove il sito attivo è nel lumen dell’organello. Substrati come il prepro-α-factor e le protossine K1, K2 e K28, sono maturate nel Golgi durante il processo di secrezione in un modo del tutto simile a quello osservato per la secrezione dell’ormone insulina nelle cellule degli eucarioti superiori C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 17 FEMS Microbiology Reviews 26 (2002) 257-276 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Meccanismo d’azione mediato da recettori delle tossine killer K1 e K28 18 Le tossine killer K1, K2 e K28 possiedono diversi modi d’azione, ma tutte hanno in comune il fatto di uccidere un lievito sensibile in un processo mediato da recettore in due tappe: 1) legame rapido e indipendente da energia della tossina ad un recettore posto nella parete cellulare. Nel caso di K1 e K2 si tratta dei β-1,6-D-glucani, mentre per K28 il recettore è una a-1,3-mannoproteina ad alto peso molecolare. Si suppone che il legame ai recettori della parete cellulare siano un modo per concentrare la tossina a livello della parete o mediare un contatto più diretto tra la tossina la membrana cellulare. Ceppi di lievito sensibili possono diventare resistenti alla tossina killer in seguito a mutazioni di geni cromosomali coinvolti nella biosintesi o struttura della parete cellulare (mutanti kre: killer resistant) . C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Meccanismo d’azione mediato da recettori delle tossine killer K1 e K28 19 2) Questo step richiede energia e prevede la traslocazione della tossina alla membrana citoplasmatica e l’interazione con un recettore di membrana secondario. Per K28 è ancora sconosciuto (forse il recettore Erd2p), mentre per K1 è Kre1, una proteina di superficie cellulare O-glicosilata coinvolta anche nella biosintesi del recettore di parete di K1 β-1,6-glucano. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Meccanismo d’azione mediato da recettori delle tossine killer K1 e K28 20 Dopo aver raggiunto il citoplasma, la tossina K1 esercita il suo effetto letale mediante la formazione di canali ionici e la distruzione della funzione della membrana citoplasmatica K28 invece, rappresenta la prima tossina killer che raggiunge la cellula bersaglio (lievito) attraverso endocitosi. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Meccanismo d’azione mediato da recettori delle tossine killer K1 e K28 21 FEMS Microbiology Reviews 26 (2002) 257-276 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Trasporto retrogrado della tossina K28 22 Una volta entrata nella cellula, la tossina attraversa il pathway di secrezione in senso inverso (via Golgi e RE), entra nel citosol ed infine trasduce il suo segnale tossico nel nucleo dove determina un inibizione della sintesi del DNA ed un arresto del ciclo cellulare tra le fasi G1/S. Il trasporto retrogado della tossina K28 dipende dal motivo HDEL al C-terminale di β, che agisce come segnale per il targeting intracellulare nel trans-Golgi. In questo modo viene evitata la degradazione della tossina nel vacuolo. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Trasporto retrogrado della tossina K28 FEMS Microbiology Reviews 26 (2002) 257-276 23 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Similitudine tra tossine microbiche e K28 24 Il trasporto retrogrado della tossina K28 è simile a quello osservato per altre tossine di origine batterica, indicando che questa è una strategia comune tra le tossine microbiche con attività enzimatica o target intracellulari. Anche nel caso di queste tossine microbiche, è presente una sequenza simile al C-terminale. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 25 Similitudine tra tossine microbiche e K28 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 26 Tutte queste tossine si comportano in modo simile (attacco al recettore di superficie, ingresso per endocitosi, uccisione della cellula tramite la modifica di componenti essenziali nel citosol). Inoltre, tutte queste tossine possiedono ponti disolfuro la cui funzione probabilmente è di assicurare il corretto accesso del segnale K/HDEL al recettore della corrispondente cellula target. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 27 Una differenza tra le tossine batteriche e K28 è che quest’ultima è prodotta all’interno della cellula di lievito quindi il segnale C-terminale di localizzazione nel RE deve essere mascherato fino a quando la tossina si trova nel pathway di secrezione. Una volta raggiunto il compartimento trans-Golgi, la rimozione dell’Arginina C-terminale da parte di Kex1p scopre il segnale di targeting intracellulare. E’ a causa di questa strategia “intelligente” che i ceppi che producono la tossina K28 sono in grado di evitare la ritenzione nel lume del RE. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Retrotraslocazione di K28 e sua tossicità 28 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 29 Interazioni virus-ospite I geni importanti per la propagazione del virus dsRNA vengono suddivisi in due classi principali: i geni per il mantenimento dei geni killer (MAK) ed i geni superkiller (SKI). Tra i 30 geni MAK finora isolati, solo 3 (MAK3, MAK10 e PET18) sono richiesti per il mantenimento sia di L-A che M. Tutti gli altri geni MAK sono necessari solo per il mantenimento dei satelliti M. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 30 Interazioni virus-ospite MAK3 codifica per una N-acetiltransferasi responsabile della Nacetilazione della proteina Gag. Senza questa acetilazione, le proteine Gag non si assemblano e si perdono tutti i virus a dsRNA. Mak3 acetila anche tre proteine mitocondriali ed infatti il mutante mak3 cresce poco su fonti di carbonio respirabili. MAK10 codifica per una proteina richiesta per la crescita su fonti di carbonio respirabili, Mak10p stabilizza le particelle virali contenenti dsRNA e, insieme a Mak31p, si associa con Mak3p, e probabilmente queste tre proteine formano un complesso. PET18 contribuisce alla stabilità dei virioni e Pet18p stessa potrebbe essere associata alle particelle virali. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 31 Interazioni virus-ospite Per il mantenimento del satellite M sono stati descritti più di trenta geni MAK. MAK1 codifica per una DNA topoisomerasi I MAK11 codifica per una proteina essenziale associata alla membrana con pattern di sequenza β-transducin. MAK16 codifica per una proteina essenziale per l’uscita dalla fase G1 La maggior parte degli altri geni MAK codificano per proteine ribosomali e mutazioni in questi geni riducono il numero delle subunità ribosomali 60S libere o indeboliscono l’associazione tra le subunità ribosomali. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 32 Interazioni virus-ospite Mutazioni in tutti i sei geni SKI sopprimono le mutazioni mak. SKI2,3,6,7,e 8 sono richiesti per la repressione di poly-(A)-RNAs mentre SKI1 (XRN1) codifica per una 5’-esoribonucleasi coinvolta nella degradazione ed il turnover degli RNA. SKI2 codifica per una RNA elicasi della famiglia DEVH-box SKI3 codifica per una nucleoproteina SKI8 codifica per una proteina con domini β-transducin. Queste tre proteine potrebbero formare un complesso (Ski2cp) che agisce da RNA elicasi e/o cofattore dell’esosoma attraverso l’interazione con Ski7p. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 33 Interazioni virus-ospite La funzione precisa in vivo dei geni SKI in lievito e negli eucarioti superiori è ancora controversa. Da una parte i geni SKI potrebbero rappresentare un sistema di difesa antivirale la cui funzione principale sarebbe quella di diminuire il numero delle copie dsRNA e reprimere l’espressione dei non-poly(A)mRNAs, come quelli di L-A e M, che mancano sia di 3’-poly(A) che di 5’ cap. D’altra parte, le proteine ski (come ski6/Rpr41) fanno parte dell’esosoma e funzionano nella degradazione al 3’ degli mRNAs. Le proteine Ski sono quindi parte di un sistema cellulare generale che controlla la stabilità, la struttura e la degradazione degli mRNA. Nei mutanti ski, la perdita di queste funzioni determina un incremento della produzione e secrezione di tossina che porta ad un fenotipo superkiller, che ha dato il nome a questi geni. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 34 Modello per la funzione dei geni SKI C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Virus killer del lievito nonconvenzionale Kluyveromyces lactis 35 Tra i sistemi killer virali dei lieviti non convenzionali, il più studiato è senza dubbio quello del lievito Kluyveromyces lactis. In questo lievito il sistema killer è costituito da due plasmidi lineari a DNA, k1 e k2, prevalentemente localizzati nel citoplasma e presenti in un numero che varia tra le 50 e le 100 copie per cellula. La eso-zimotossina prodotta dai ceppi killer è in grado di inibire in modo irreversibile la crescita di vari generi di lievito (incluso Saccharomyces) tramite un blocco del pre-Start della fase G1. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Virus killer del lievito nonconvenzionale Kluyveromyces lactis 36 Le estremità del DNA presentano delle ripetizioni invertite il cui 5’ è bloccato con una proteina attaccata ed inaccessibile agli enzimi. Queste molecole lineari si replicano attraverso un meccanismo di strand displacement tipico degli adenovirus e batteriofagi a DNA F 29. Nel plasmide più grande k2, è presente una RNA polimerasi essenziale per questo sistema che non ha accesso all’apparato trascrizionale nucleare. Per questo motivo, il mantenimento di k1 dipende dalla presenza di k2. Inoltre, questo sistema di trascrizione è specifico per i geni del plasmide lineare, che hanno dei segnali di controllo propri costituito da una sequenza di 7 nucleotidi conservata (UCS). C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Virus killer del lievito nonconvenzionale Kluyveromyces lactis 37 Infatti, i geni nucleari non vengono riconosciuti da questo sistema. Se si trasferiscono i geni dei plasmidi lineari su un plasmide circolare, questi sono trascritti dal sistema trascrizionale cromosomale in modo aberrante e solo a basso livello; inoltre, il basso livello d’espressione è anche dovuto ad un codon bias sfavorevole. Le subunità della tossina killer α, β e γ, come anche il determinante di resistenza, sono codificate da k1. La subunità α codifica per una chitinasi che aiuterebbe la tossina nell’ingresso nella cellula bersaglio. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 38 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Virus killer del lievito nonconvenzionale Kluyveromyces lactis 39 Come prima cosa è stato necessario inserire un marcatore di selezione. A questo scopo sono state costruite fusioni delle UCS con geni marker per lievito (per avere un’espressione efficiente) e inserito delle sequenze fiancheggianti omologhe a geni di k1 o k2. Con la tecnica del gene replacement questi marcatori sono stati inseriti nel gene strutturale per le subunità α, β. L’efficienza di ricombinazione omologa è altissima (vicina al 100%). La possibilità di manipolare geneticamente questi plasmidi è interessante soprattutto per la produzione di proteine eterologhe in questo lievito. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 40 Nel corso degli ultimi venti anni, intensi studi del sistema killer hanno apportato progressi sostanziali nella conoscenza in molti campi della biologia, svelando aspetti importanti della biologia cellulare degli eucarioti, delle interazioni virus-ospite e della virologia dei lieviti. Inoltre, poiché le tossine killer assomigliano alle glicoproteine secrete naturalmente, l’analisi dettagliata della produzione delle tossine killer ha fornito nuovi modelli per delucidare i meccanismi di processamento post-traduzionale delle pre-proteine nel pathway di secrezione eucariotica. Infine, l’analisi delle tossine killer e il meccanismo d’azione mediato dai recettori, ha fornito un mezzo per investigare la struttura molecolare e l’assemblaggio in vivo della parete cellulare di lieviti e funghi, fornendo quindi nuove informazioni importanti per combattere infezioni causate da lieviti patogeni quali Candida albicans e Sporothtrix schenkii. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 41 APPLICAZIONI Le tossine killer secrete e i lieviti killer hanno trovato varie applicazioni. Per esempio, nell’industria alimentare e delle fermentazioni i lieviti killer sono stati usati per combattere le contaminazioni da lievito selvatico che possono avvenire durante la produzione di vino, birra e pane. I lieviti killer sono stati usati anche come agenti di bio-controllo nella conservazione del cibo, nella bio-tipizzazione di lieviti o funghi lievito-simile importanti in medicina in quanto patogeni, nello sviluppo di nuovi antifungini per il trattamento di infezioni a danno di animali o persone ed, infine, nel campo del la tecnologia del DNA ricombinante. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Lieviti killer nella fermentazione del vino 42 Sono stati costruiti lieviti starter killer che si sono dimostrati capaci di competere con altre specie contaminanti quali Candida, Hanseniaspora, Kloeckera e Pichia C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Tossine killer come antifungini 43 Proteine antifungine molti efficaci sono prodotte naturalmente da diversi tipi di organismi quali batteri, funghi, insetti, invertebrati, vertebrati e piante. All’interno di questo gruppo, le tossine killer secrete da lieviti non-Saccharomyces mostrano un largo spettro di attività contro molti patogeni di uomo e piante. Nella ricerca per nuovi e più potenti antifungini, i componenti della parete cellulare di funghi e lieviti rappresentato dei bersagli attraenti in quanto queste strutture non sono presenti nelle cellule di mammifero. La parete cellulare di lievito consiste di uno strato esterno di mannoproteine, uno scheletro di glucani formato da β-1,3- e β -1,6-Dglucani lineari e ramificati e chitina. Poiché ognuno di questi componenti funziona da sito di legame primario e recettore per diverse tossine killer di lievito, la ricerca medica è interessata alle tossine killer come nuovi antifungini. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Tossine killer come antifungini 44 E’ stato dimostrato che le tossine secrete da vari ceppi di Hansenula non solo si legano a componenti della parete, ma inibiscono la biosistesi dei β-1,3-Dglucani. Per questo motivo, le tossine killer potrebbero rappresentare per i funghi quello che sono gli antibiotici diretti contro la parete cellulare dei batteri. Il fatto che molte proteine killer di lievito esibiscano la loro citotossicità solo in un ristretto range di pH ed a temperature comprese tra 20°C e 30°C, ne fanno un prodotto non somministrabile per endovena, ma solo mediante un trattamenti topico e quindi limitato al trattamento di lesioni superficiali. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 45 Espressione delle tossine killer in piante transgeniche E’ stato inserito il gene che codifica per una tossina killer del lievito Ustilago maydis nel tabacco. Problemi di livello di espressione nel caso di KP6, mente nel caso di KP4 si è ottenuta una pianta resistente a funghi fitopatogeni. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 46 Secrezione di proteine eterologhe via i segnali di secrezione e maturazione di pptox S. cerevisiae e S. pombe, oltre a fornire un modello di cellula eucariotica, sono stati utilizzati per la produzione di proteine eterologhe in alternativa ai sistemi procariotici. Altri lieviti utilizzati a questo scopo sono: Pichia pastoris, Yarrowia lipolytica, Hansenula polymorpha, e Kluyveromyces lactis. Le proteine che vengono secrete contengono una sequenza segnale posta all’N-teminale che la dirige verso l’ingresso nel pathway di secrezione, dove le tappe più critiche sono l’ingresso nel lume del RE e l’uscita dal network del Golgi. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 47 Secrezione di proteine eterologhe via i segnali di secrezione e maturazione di pptox Durante gli ultimi dieci anni, un numero crescente di proteine di secrezione di interesse medico e/o farmaceutico sono state espresse come proteine extracellulari mediante il proprio segnale di secrezione o quello derivato da invertasi, fosfatasi acida, a-factor, o dalla tossina del killer di K. lactis (antitrombina III e albumina umana, α-amilasi di topo o fosfatasi alcalina della placenta). E’ stato anche dimostrato che il segnale di secrezione e maturazione del killer di S. cerevisiae K28 è funzionale nel lievito S. pombe e può essere usato per dirigere la secrezione di proteine eterologhe. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 48 Uso dei segnali di secrezione e maturazione di K28 per la produzione di proteine eterologhe In questo caso è stato usato il promotore del gene NMT1, inducibile da tiamina C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 49 Uso dei segnali di secrezione e maturazione del killer di K. lactis per la produzione di proteine eterologhe C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Uso lieviti killer nella prevenzione del deterioramento dei silage 50 I batteri acido lattici (LAB) sono gram + anaerobi facoltativi che convertono più del 50% dello zucchero in acido lattico. Consistono di 12 generi tra i quali Lactobacillus, Streptococcus, Lactococcus, Enterococcus, Pediococcus, Leuconostoc e Bifidobacterium Il foraggio viene stoccato per l’inverno nei silage dove i LAB effettuano una fermentazione in condizioni anaerobie. L’ ambiente anaerobio e acido (pH 4) mantengono i silage a lungo senza avere contaminazioni C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 51 Uso lieviti killer nella prevenzione del deterioramento dei silage Non appena i silage sono esposti all’aria, avviene subito la contaminazione da parte di lieviti dei generi Pichia e Candida, che utilizzano l’acido lattico come substrato Questa contaminazione va evitata in quanto porta a malattie negli animali che se ne cibano Per prevenire il deterioramento dei silage esistono varie tecniche: l’inoculo con LAB (non efficiente per le condizioni di aerobiosi), il trattamento con acido propionico (costoso, corrosivo e relativamente inefficiente), l’uso di microrganismi che controllino il processo di fermentazione. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 52 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 53 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 54 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 55 Uso lieviti killer nella prevenzione del deterioramento dei silage Ceppi killer di S. cerevisiae e K. lactis hanno un largo spettro d’azione verso i lieviti inquinanti. K. lactis ha il vantaggio di poter utilizzare il lattosio come fonte di carbonio. Si può quindi pensare di inoculare il silage con un ceppo killer di K. lactis in presenza di siero di latte (liofilizzato), uno scarto dell’industria lattiero-casearia. C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 56 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche Uso lieviti killer nella prevenzione del deterioramento dei silage 57 PROBLEMA: anche il lievito killer può usare l’acido lattico come substrato SOLUZIONE: costruzione di un lievito ingegnerizzato che non è più in grado di utilizzare l’acido lattico. Disruption della fosfenolpiruvato carbossichinasi (KlPCK1) Pyruvate Carboxylase PEP Carboxykinase O! O C O! O C C ATP ADP + Pi C CH3 HCO3! GTP GDP CO2 O C C C O pyruvate O CH2 O O! O ! oxaloacetate OPO32! CH2 PEP C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 58 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche 59 C. MAZZONI/BiotecnologieMicrobiche