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Lo scopritore delle cellule KILLER
V I TA D I R I C E R C AT O R E Lo scopritore delle cellule KILLER di Nicla Panciera La storia di Lorenzo Moretta racchiude in sé tutto il meglio e il peggio dell’Italia: con genio e creatività si è battuto contro burocrazia e privilegi, fino a diventare uno degli scienziati più citati al mondo Lorenzo Moretta con il gruppo che lo affianca all’ospedale pediatrico Gaslini acrifici e applicazione UN AVVIO sono indispensabili, ma i PROMETTENTE risultati non arrivano I risultati per lui sono arrisenza un po’ di creatività e vati presto, numerosi e davvero tanta intuizione”. Sarà forse per soddisfacenti. Assistente già a questo che Lorenzo Moretta, due anni dalla specializzazione, ordinario di Patologia generale Moretta ha iniziato molto gioe di Fisiopatologia all’Universi- vane la sua carriera. Per una detà di Genova, cina d’anni è autore di fondastato il ricercatoNel 2006 mentali studi di re italiano più ha ricevuto immunologia, citato al mondo; il Premio ogni mattina oggi fa parte Guido Venosta degli ‘highly raggiunge a piedi il suo uffi- istituito da FIRC cited scientists’ cio di direttore (scienziati molto scientifico dell’ospedale pedia- citati) dell’Institute for Scientitrico Gaslini. Si concede qual- fic Information (ISI) ed è stato che istante di relax, attraversan- più volte invitato a esprimere do le vie strette di Boccadasse, candidature per il premio antico e caratteristico borgo di Nobel per la Medicina e la Fipescatori posto nell’immediato siologia. Nel 2006 ha ricevuto levante di Genova, e passeg- il Premio Guido Venosta istigiando lungo il litorale storico tuito da FIRC. della città. Da quando è direttore scien- “ S 4 Fondamentale giugno 2007 tifico del Gaslini, è qui che passa la maggior parte del suo tempo. “Vado al San Martino (l’ospedale è poco distante) per tenere i miei due corsi, abbastanza impegnativi; la sera mi dedico ai lavori più leggeri e mi resta il fine settimana per tutto quello che non sono riuscito a fare, come lavorare con qualche collaboratore o leggere gli studi scientifici da valutare per conto delle riviste di cui sono consulente” ammette Moretta. Durante i primi tre anni di ricerca all’Università di Genova, ha ottenuto risultati che hanno avuto grande impatto sulla ricerca biomedica internazionale, come la prima definizione delle sottopopolazioni di linfociti T nell’uomo. Con la collaborazione di Manlio Ferrarini, Moretta ha scoperto i sottotipi di globuli bianchi che sopprimono o aiutano la produzione di anticorpi. Studi con importanti implicazioni per la ricerca clinica e che sono ancora oggi alla base della comprensione delle malattie del sistema immunitario. Grazie a queste scoperte è stato chiamato negli Stati Uniti da un grande immunologo, Max Cooper del Cancer Center dell’University of Alabama a Birmingham, dove è rimasto per due anni. “Un’esperienza meravigliosa, umanamente e professionalmente” ricorda Moretta, che conserva ancora molte amicizie nate in quel periodo. La fama dei suoi lavori era ormai grande e Moretta, appena rientrato in Italia, è stato nuovamente invitato all’estero, questa volta all’Università di Stoccolma. Sono seguiti altri brevi periodi di ricerca oltreo- Armando Rotoletti LA RICERCA CONTINUA per cinque anni ha diretto il laboratorio di Clinical Immunology al Ludwig Institute for Cancer Research di Losanna. Qui, insieme a lui, la moglie Maria Cristina Mingari e il fratello più giovane, Alessandro. “Mio fratello, subito dopo la laurea in medicina, nel 1978, è partito per Losanna e lì è rimasto per dieci anni, prima di rientrare a Genova, dove ora è ordinario di Istologia e direttore dei laboratori di Immunologia molecolare”. RIPARTIRE CON ENTUSIASMO “A Losanna, dirigevo un laboratorio dove lavoravano sei persone e mia moglie aveva una buona posizione da ricercatrice. Siamo tornati perché io ho vinto un posto da associato e lei da ricercatrice, qui a Ge- nova. Chissà quando si sarebbe ripresentata una possibilità simile” racconta Moretta. “All’inizio è stato difficile: tornare in Italia è significato ricominciare tutto daccapo. Per fortuna AIRC mi ha finanziato subito”. Dopo alcuni anni d’insegnamento, prima a L’Aquila e poi a Novara, Moretta ha vinto la cattedra di Patologia generale a Genova. Tuttavia, la sua attività di ricerca non ha mai subito interruzioni: “Dirigevo i laboratori di immunopatologia dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova. Quindi a metà settimana, ademArmando Rotoletti ceano, a Philadelphia e a Washington. Se sono stati molti gli atenei stranieri a contendersi questo brillante ricercatore italiano, in patria le delusioni professionali non sono mancate, in particolare da parte dell’università italiana. “Mi è accaduto per ben due volte” racconta con la serenità di chi ha avuto la propria rivincita. “Nel 1979, a un concorso nazionale, sono stato convinto a ritirarmi dopo aver fatto da apripista ad altri candidati. Anni dopo, a un concorso per ordinario, sono stato vittima di situazioni ‘baronali’. La solidarietà degli altri colleghi, vincitori di cattedra, è stata grande. La terza volta, però, mi è andata bene” scherza oggi. Nel 1979 ha deciso, quindi, di accettare una proposta che gli arrivava dalla Svizzera, dove piuti gli obblighi dell’insegnamento, partivo alla volta di casa e rientravo in laboratorio”. Una vera passione, tanto che a volte la nostalgia si fa sentire: “Il laboratorio? Certo, capita di sentirne la mancanza. Vorrei fare ricerca come allora, sebbene io abbia ottimi collaboratori. Ora li coordino, discuto con loro. Mia moglie, in quanto ordinario di Immunologia, dirige il laboratorio che dirigevo io, quindi la collaborazione continua. Non è detto però che fra qualche anno io non torni a dedicarmi a tempo pieno esclusivamente a ricerca e insegnamento” fantastica il professore. NUOVE PROSPETTIVE DI CURA La carriera di Moretta in Italia non si è fermata. Con la sua équipe, è riuscito a scoprire come e perché le cellule Natural Killer (NK) del nostro sistema immunitario sono in grado di bloccare le cellule tumorali leucemiche o infettate da virus e non la maggior parte delle cellule normali. Il corretto funzionamento delle NK dipende da un processo di identificazione e di riconoscimento del ‘nemico’ che, se manomesso, può g a r a n t i re alle V I TA D I R I C E R C AT O R E Armando Rotoletti ca possa applicarsi con successo ad altre forme oncologiche. La capacità dei linfociti di dirigersi verso il bersaglio dipende da particolari sostanze, le chemochine. Utilizzando queste molecole stiamo imparando a guidare le NK”. cellule tumorali l’immunità. mano ‘trapianto aploidentico’: Moretta e il suo gruppo hanno si usa un genitore come donascoperto una serie di recettori, tore e quindi il sistema immuclonando i geni che li codifica- nitario rigenerato dopo il trano, e hanno svelato il processo pianto sarà solo in parte comche sta alla base dell’inganno. patibile con quello del pazienL’espressione di tali recettori, te. “Vengono aggrediti gli orgainfatti, può essere bloccata da ni interni e la cute, il paziente una sostanza (una chitochina) va incontro a emorragie” spieprodotta da molte cellule tu- ga Moretta. “Il gruppo di Perugia ha scoperto morali. Nella leucemia, per esemHa spiegato come evitare il ripio, quando questo come le cellule getto: esclude dal trapianto i linfoaccade le Natural Killer passano oltre Natural Killer citi T e somminicombattono stra solo le stamisenza aggredire il tumore. alcuni tumori nali, che promuovono lo svi“Questi risultati sono stati poi trasferiti a livello luppo di cellule NK, che anclinico dal gruppo di Massimo dranno così a uccidere le celluFabrizio Martelli di Perugia, in le tumorali residue, evitando particolare da Andrea Velardi e fatali ricadute”. È possibile estendere la stesFranco Aversa, che sono riusciti a sviluppare una nuova cura sa strategia anche al trattamenper le leucemie mieloidi acute to di tumori solidi? Il prossimo nell’adulto, una forma molto passo da compiere è riuscire a indirizzare le cellule NK verso aggressiva”. Dopo la chemioterapia, si questo tipo di bersaglio. procede al trapianto di midollo “Mentre le cellule NK e le celosseo: una ricaduta sarebbe fa- lule leucemiche tendono a octale, in quanto la leucemia di- cupare gli stessi distretti corpoventa sempre più resistente. rei (sangue, milza, midollo), Nel 40 per cento dei casi in cui negli altri casi il sistema imnon si riesce a trovare un dona- munitario può avere difficoltà tore compatibile, si procede a incontrare il tumore. Non è con quello che i medici chia- quindi sicuro che questa tecni6 Fondamentale giugno 2007 DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE La situazione familiare di Moretta è alquanto insolita e fa pensare a una vera e propria ‘ereditarietà’ di interessi. Il padre di Moretta era medico, un pediatra in forza all’ospedale di Genova; lo zio materno era medico primario e medico era pure il nonno materno. Non stupisce dunque sapere che la figlia di Moretta, ventiquattro anni, da cinque a Pavia per frequentare l’università, si sta laureando in medicina. Eppure, secondo Moretta, “io e mia moglie non l’abbiamo influenzata: in casa non parliamo sempre di lavoro. Francesca è una ragazza molto determinata, è stata categorica fin da subito nel non voler scegliere Genova per i suoi studi, affinché non si potesse nemmeno pensare che la situazione familiare ne facesse una privilegiata”. Davvero non ha respirato la passione in famiglia? Papà Lorenzo è sicuro. “In luglio si laurea con una tesi in oncoematologia pediatrica, l’oncologia l’ha sempre affascinata. Vuole seguire la strada clinica e l’unico scambio di battute tra di noi ha riguardato proprio questo. Io mi pronuncio solo su richiesta e ciò avviene di rado”. Il secondogenito ha sedici anni e frequenta il classico. “Bravissimo”. Il clima intellettualmente stimolante vissuto in casa deve aver dato i suoi frutti. Infatti, Moretta conferma: “Nessuno dei due ci ha mai dato problemi, d’altra parte non so come avremmo potuto gestire la situazione, data la mancanza di tempo”. Quello rubato al lavoro si limita a due settimane di ferie l’anno, magari al mare a nuotare e a fare un po’ di pesca subacquea, perché Moretta ama l’acqua, ma non il sole, e a qualche giorno d’inverno, per andare a sciare con il figlio. SPRECO DI TALENTI “La ricerca? Il gap con l’estero è più grande oggi che vent’anni fa. Portare alla laurea uno studente costa 200mila euro alla società, che non dovrebbe poi ‘regalarlo’ agli atenei stranieri” afferma Moretta, per il quale comunque la fuga dei cervelli è il male minore perché “nella comunità scientifica esiste da sempre lo scambio”. Il punto è che non esistono progetti ad hoc per l’accoglienza degli stranieri, in termini di fondi e di programmi in inglese. Il Gaslini riceve quasi quotidianamente domande dalla Cina, dall’India, ma anche dall’Europa. “Per gli italiani, ci sono borse post-doc (cioè quelle per chi ha già conseguito il dottorato di ricerca) o le borse AIRC, ma agli stranieri non abbiamo nulla da offrire. L’altro dramma è che abbiamo saltato una generazione di ricercatori e quelli che ci sono versano in situazioni non esaltanti”. Comunque Lorenzo Moretta consiglierebbe ugualmente a un giovane di avventurarsi nella ricerca: “Chi ha passione e tenacia alla fine può farcela. Ricordiamoci che tutto sommato siamo i migliori. A lavorare di notte negli Stati Uniti e nei week end in Svizzera erano sempre gli italiani”.