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Erba medica 28.

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Erba medica 28.
Erba medica
L’erba medica (Medicago sativa) è una specie originaria della Media, regione nord-occidentale della Persia (Iran); fu introdotta in Grecia nel quarto secolo a.C. e da qui è passata in Italia nei secoli successivi. Era stimata ottima foraggera dai
Romani che, con l’estendersi del loro impero, diffusero la coltura. La coltura cadde in disuso nel
Medioevo, ma venne reintrodotta dagli Arabi in
Spagna, da cui si diffuse di nuovo in tutta Europa; ecco perché in molte zone italiane l’erba
medica è chiamata con il nome volgare di erba
spagna.
L’erba medica è la specie foraggera più coltivata
nelle zone a clima temperato ed è perciò considerata la regina delle foraggere.
Nel mondo la superficie a erba medica supera i
30 milioni di ettari; la sua coltivazione è diffusa,
oltre che in Europa (soprattutto in Italia, Francia,
Spagna e Ungheria), negli USA, in Canada, in
Argentina e in Australia.
I pregi di questa foraggera, che ne hanno decretato una così estesa diffusione, sono:
• buona capacità produttiva ed elevato valore nutritivo del foraggio, soprattutto dal punto di vista del contenuto proteico;
• adattamento ai diversi ambienti pedoclimatici, grazie alla presenza di diversi tipi e varietà
resistenti alla siccità oppure al freddo;
• elevata azione miglioratrice della fertilità
chimica e fisica del terreno;
• ampia possibilità di utilizzazione del foraggio
prodotto: considerata tipica foraggera da affienare, si presta anche a una conservazione mediante insilamento e disidratazione; negli USA e
in Australia è anche utilizzata come specie da
pascolo.
In Italia la superficie a medica è di quasi 800 mila
ettari ed è concentrata nelle regioni centro-settentrionali, soprattutto in Emilia-Romagna, ma
anche nelle Marche, in Lombardia, in Veneto, in
Umbria, in Toscana, in Lazio e in Campania.
28 Erba medica
28.1 Morfologia
APPARATO RADICALE. L’erba medica è una specie
perenne, con apparato radicale fittonante, molto
robusto e profondo (anche 2-3 m).
STELI. Sono cavi e ramificati e raggiungono
l’altezza di 80-100 cm. Gli steli prendono origine
dalle gemme poste sulla corona, struttura
compatta e allargata posta a livello del terreno.
FOGLIE. Sono alterne, trifogliate; le foglioline hanno margine seghettato e apice acuminato.
INFIORESCENZA. I fiori zigomorfi, come quelli delle altre leguminose, sono riuniti in racemi di colore azzurro-viola. L’impollinazione è incrociata,
operata da insetti pronubi, con una quota non
trascurabile di autofecondazione.
FRUTTI. Sono legumi spiralati, contenenti da 2 a 7
semi; i semi sono reniformi di colore giallo-bruno. Il peso di 1.000 semi è di circa 2 g.
28.2 Ciclo vegetativo
Per la corretta gestione del medicaio è necessario
conoscere il ciclo biologico della medica, che può
essere distinto nelle fasi qui di seguito illustrate.
GERMINAZIONE ED EMERGENZA. Il seme con idonee
condizioni di umidità e temperatura germina
emettendo prima la radichetta e successivamente,
con l’allungamento dell’ipocotile, i cotiledoni vengono spinti in superficie; tra questi ultimi prende
origine l’epicotile da cui si sviluppa la prima
foglia a forma di cuore, e poi le foglie vere trifogliate inserite a ogni nodo.
203
COLTURE FORAGGERE
28.
Infiorescenza a
racemo
Parte apicale
con foglie
trifogliate
Foglia trifogliata
Legume
Insieme dei legumi sul fusto
Semi
Fig. 1 Erba medica (Medicago sativa) (fonte: C.R.P.A.).
204
Colture foraggere
La pianta produce sostanze
in quantità sufficiente a garantire
il proprio accrescimento e la
ricostruzione delle riserve
Riserve
radicali
Tempo
Utilizzazioni
troppo
ravvicinate
Produzione
verde
Tempo
Tempo
Riserve
radicali
La pianta cresce a spese
delle riserve contenute
nelle radici
Produzione
verde
)
TAGLIO
Livello minimo dopo
15-20 giorni dal taglio
LIVELLO DELLE RISERVE RADICALI (
Livello massimo
dopo 30-40
giorni
dal taglio
PRODUZIONE VERDE (
)
Livello massimo
Utilizzazione
con
frequenza
normale
Tempo
Fig. 2 Andamento delle riserve radicali in relazione allo sviluppo della parte aerea e in funzione della frequenza di
utilizzazione (fonte: C.R.P.A.).
SVILUPPO RADICALE. Contemporaneamente allo sviluppo vegetativo si ha lo sviluppo radicale; l’apparato radicale fittonante si approfondisce rapidamente raggiungendo già nell’anno di impianto la
profondità di 2,5-3 m. Tale apparato radicale per28 Erba medica
mette alla medica una buona resistenza alla siccità
e l’assorbimento di elementi nutritivi presenti in
profondità. Le ramificazioni del fittone sono sede
di un’intensa attività di azotofissazione operata dai
batteri simbionti della specie Rhizobium meliloti.
FASE RIPRODUTTIVA. L’avvio di questa fase è determinato dal fotoperiodo, essendo la medica specie
longidiurna. La fase riproduttiva è completa solo
per le colture da seme; per la produzione del foraggio lo sfalcio, operato allo stadio di fioritura, interrompe questa fase (Fig. 3).
Fig. 3 Erba medica in fioritura.
205
COLTURE FORAGGERE
SVILUPPO VEGETATIVO. L’ipocotile si accorcia e trascina verso il basso, a livello del suolo, i primi 2-3
nodi; dalle gemme poste su questi nodi si sviluppano delle ramificazioni con portamento rizomatoso.
Questa struttura basale, costituita dallo stelo principale e dalle sue ramificazioni, si chiama corona
ed è, insieme all’apparato radicale, organo di deposito delle sostanze di riserva. Dopo ogni taglio le
gemme presenti sulla corona danno origine a nuovi steli che utilizzano per la propria crescita le
sostanze di riserva presenti nella corona stessa e
nell’apparato radicale. In un primo tempo, quindi,
le riserve diminuiscono, ma quando l’apparato
fogliare è sufficientemente sviluppato i prodotti della fotosintesi vengono traslocati nella corona e nelle radici e le riserve vengono ricostituite, per essere
riutilizzate per il ricaccio successivo. Un taglio troppo precoce, o la perdita dell’apparato fogliare dovuta a eventi meteorologici (ad esempio, gelate o
grandine) o parassitari, causano l’interruzione del
deposito delle sostanze di riserva a cui segue un
ricaccio più stentato; se questo si ripete troppo frequentemente, le riserve vengono esaurite e viene
compromessa la longevità del medicaio (Fig. 2).
28.3 Esigenze
ambientali
La temperatura ideale di vegetazione è tra i 20 e i
25 °C; in questo intervallo è massima la velocità
di fotosintesi e di azotofissazione. La medica
arresta la sua crescita con temperature inferiori
ai 5 °C e superiori a 35 °C. Anche la temperatura
minima necessaria per la germinazione è di 5 °C.
La medica riesce a sopportare temperature inferiori a − 20 °C durante il riposo invernale; la sensibilità al freddo è maggiore per le piante in piena
attività vegetativa, che possono essere danneggiate da temperature di pochi gradi sotto lo zero.
La medica ha grandi capacità di adattamento, ma
mostra in pieno la sua potenzialità produttiva nei
terreni profondi, di medio impasto o argillosi.
Teme però il ristagno idrico, non si adatta ai terreni troppo sciolti, spesso poveri di potassio e calcare, non tollera la reazione acida del terreno; il
pH ottimale per la medica è tra 6,5 e 8; con pH
inferiori la simbiosi rizobica si instaura con difficoltà e diminuisce la durata del medicaio.
28.4 Tecnica colturale
Avvicendamento
Si inserisce facilmente in tutti gli avvicendamenti
colturali apportando benefici alla fertilità del
terreno. Gli effetti positivi del prato di medica
sulle caratteristiche fisico-chimiche del terreno
sono i seguenti:
• aumento del contenuto di sostanza organica;
• arricchimento di azoto fissato per via simbiontica;
• aumento dell’attività microbica del terreno;
• azione rinettante nei confronti delle erbe infestanti;
• miglioramento della struttura del suolo dovuto all’apparato radicale della medica e all’assenza di lavorazioni praticate al terreno (regime sodivo).
Non è possibile la successione della medica a se
stessa a causa di secrezioni tossiche che si accumulano nel terreno (autotossicità) e della maggiore incidenza di malattie batteriche e fungine.
Perché diminuiscano le sostanze tossiche e i pato206
geni presenti, è necessario almeno un anno di
interruzione.
Sistemazioni e lavorazioni del terreno
Tenendo conto della scarsa resistenza della medica al ristagno idrico, deve essere posta molta
attenzione alla sistemazione idraulico-agraria dei
terreni (baulatura, pulizia delle scoline ecc.).
Il terreno per il medicaio deve essere lavorato nella
tarda estate o in autunno per far sì che la condizioni atmosferiche invernali possano agire. L’aratura
deve essere piuttosto profonda (40-45 cm); in alternativa a quest’ultima, può essere eseguita una lavorazione a due strati. Alla lavorazione principale
seguono erpicature per pareggiare e sminuzzare il
terreno. La preparazione del letto di semina deve
essere molto accurata: tenuto conto delle piccole
dimensione dei semi, deve essere tale da consentire un buon contatto seme-terreno e una uniforme
profondità di semina.
Scelta varietale
Fino a pochi anni fa, la coltivazione dell’erba medica era basata sull’uso di ecotipi (popolazioni locali
selezionate naturalmente da determinate condizioni pedoclimatiche, all’interno di determinate aree);
citiamo alcuni ecotipi molto diffusi nel passato
recente: Romagnola, Cremonese, Polesana, Friulana di Premariacco, Leonicena, Marchigiana,
Maremmana, Sabina ecc.
Oggi sono utilizzabili varietà ottenute per selezione massale o per polincrocio.
Gli elementi da considerare nella scelta della
varietà sono:
• capacità produttiva e qualità del foraggio
prodotto;
• resistenza alle malattie e alle basse temperature;
• longevità (durata del medicaio);
• velocità di ricaccio dopo il taglio; carattere
importante dove si eseguono sfalci frequenti.
Il grado di resistenza al freddo è determinato dalla dormienza, ovvero l’attitudine della pianta di
entrare in riposo invernale per resistere maggiormente al freddo. In base a quest’ultima distinguiamo varietà dormienti che in autunno entrano precocemente in stasi vegetativa e ne escono
tardi in primavera; tali varietà sono adatte per i
climi freddi del centro Europa; per il clima padano sono adatte le varietà semi-dormienti, mentre negli ambienti mediterranei dell’Italia centromeridionale si possono utilizzare varietà non
dormienti.
In Emilia-Romagna, dove la coltura dell’erba
Colture foraggere
Tab. 1 Varietà presenti nelle liste di raccomandazione della Regione Emilia-Romagna - Anno 2004.
Varietà
Anno di
iscrizione
Varietà
Anno di
iscrizione
4 Cascine
1992
Ferri
1995
Classe
1997
Gea
1992
Delta
1970
Giulia
1988
Garisenda
1976
Legend
1993
La Torre
1994
Linfa
1997
Prosementi
1973
Pomposa
1992
Robot
1978
Triade
1990
Selene
1982
Barlydia
1999
Superba
1996
Dorine
2001
Zenith
2000
Letizia
1998
Bresaola
1969
PR57N02
1999
Elettra
1995
Premariacco
1995
Equipe
1978
MODALITÀ DI SEMINA. La medica viene seminata a
file distanti 12-18 cm utilizzando seminatrici universali da frumento. La profondità di semina deve
essere superficiale (1-1,5 cm).
QUANTITÀ DI SEME. 30-40 kg/ha; si può scendere a
20-25 kg/ha in condizioni ottimali di letto di semina; con queste quantità di seme si ottiene un ottimale investimento di 300-400 piante/m2.
È bene rullare il terreno dopo la semina per favorire il contatto del terreno con il seme.
L’erba medica può essere seminata in miscuglio
con altre specie foraggere; per questo argomento si
rimanda al capitolo relativo alle consociazioni e ai
prati polifiti.
Concimazione
Per decidere quali dosi di concimi apportare si
devono conoscere le quantità assorbite di ogni elemento, in base alla produzione raggiunta.
In Tab. 2 vengono indicati, oltre alle quantità necessarie dei tre macro-elementi, anche gli assorbimenti di magnesio, calcio e zolfo che per la medica
non sono trascurabili.
È necessario poi tenere conto dell’azotofissazione,
della dotazione di elementi del terreno e della
poliennalità della coltura (la durata del medicaio è
generalmente di 3-5 anni), per cui distinguiamo la
concimazione per l’anno di impianto e la concimazione per gli anni successivi.
CONCIMAZIONE NELL’ANNO DI IMPIANTO. Se la simbiosi rizobica è perfettamente insediata, l’erba
medica è autosufficiente per quanto riguarda l’azoto. La concimazione azotata o la somministrazione di liquami possono, invece, favorire lo sviluppo
di infestanti e influire negativamente sulla durata
del medicaio.
Dove è possibile, è utile effettuare una fertilizzazioTab. 2 Fabbisogno in macro- e mesoelementi (kg/ha) in funzione della produzione.
Produzioni di foraggio (t/ha)
Fig. 4 Campo di confronto varietale.
N
Semina
EPOCA DI SEMINA. Nel centro-sud Italia si effettua
a partire da metà febbraio; avviene nello stesso
periodo anche nei terreni più sciolti della Valle
Padana, in quanto questi ultimi si scaldano più
velocemente rispetto ai terreni argillosi, dove la
semina avviene preferibilmente nel mese di marzo. In collina si effettua più tardi, nel mese di
aprile.
28 Erba medica
6
8
10
12
162
218
270
324
P2O5
36
48
60
72
K2O
114
152
190
228
CaO
162
216
270
324
MgO
27
36
45
54
S
24
32
40
48
Si considera la seguente composizione media: per la sostanza secca
N 2,70 %, P2O5 0,60 %, K2O 1,90 %, CaO 2,70 %, MgO 0,45 %, S
0,40 %.
Fonte: disciplinari di produzione integrata della Regione Emilia-Romagna.
207
COLTURE FORAGGERE
medica è molto diffusa, la regione mette a disposizione liste di raccomandazione, che possono
essere utili agli agricoltori per la scelta della
varietà (Tab. 1). Le liste sono compilate tenendo
conto dei risultati ottenuti da una rete di prove
dislocate in aree diverse del territorio regionale
(Fig. 4).
ne organica, prima dell’aratura, con 30-50 t/ha di
letame ben maturo; tale quantitativo di letame
apporta circa 200 kg di azoto, 100 di fosforo e 300
di potassio.
Per valutare l’opportunità di un apporto di fosforo
e potassio si deve considerare la dotazione del terreno. Le soglie di sufficienza sono di 15-20 ppm di
P Olsen (pari a 35-45 ppm di P2O5) e 150 ppm di
potassio scambiabile (pari a 180 ppm di K2O). Per
dotazioni elevate, che superano tali soglie, si sconsigliano apporti di fosforo e potassio.
Per dotazioni inferiori si consigliano le seguenti
quantità indicative di elementi fertilizzanti:
• senza apporto di letame: 200 kg/ha di P2O5 e 250
kg/ha di K2O alla preparazione del terreno;
• con apporto di letame: solo 80 kg/ha di di P2O5
alla preparazione del terreno o prima della semina.
CONCIMAZIONE NEGLI ANNI SUCCESSIVI. Solo per terreni molto poveri può essere utile la somministrazione
di fosforo e potassio a fine inverno, in copertura (80100 kg/ha di K2O e P2O5); se il terreno è normalmente dotato non si ha alcun beneficio produttivo
dalla somministrazione di fosforo e potassio.
Nell’ultimo anno di coltura, se la presenza di Graminacee spontanee è elevata, può essere utile
apportare azoto (100-150 kg/ha), anche sotto forma
di liquami zootecnici, per aumentare la produzione
complessiva del medicaio. Questa somministrazione deve essere fatta alla fine dell’inverno a beneficio
della produzione del primo taglio, dove predominano le Graminacee.
Se la disponibilità idrica è limitata conviene
comunque riservare l’irrigazione a colture che
rispondono meglio all’apporto di acqua. L’irrigazione di soccorso viene generalmente realizzata
per aspersione, utilizzando volumi irrigui non
elevati in quanto l’eccesso di umidità del suolo è
molto dannoso alla coltura.
Controllo delle erbe infestanti
Il diserbo chimico (Tab. 3) è indispensabile per le
colture da seme o per la produzione di erba medica disidratata. Negli altri casi l’opportunità del
diserbo chimico deve essere valutata in base alla
presenza di erbe infestanti.
Frequentemente è necessario il diserbo chimico
per la coltura appena impiantata, per assicurare
una buona partenza del medicaio. Successivamente, la capacità di competizione dell’erba
medica stessa nei confronti delle infestanti e le
buone pratiche colturali (razionale calendario di
sfalci, adeguata concimazione, buona sistemazione per evitare ristagni), sono generalmente
sufficienti per mantenere sotto controllo le
malerbe.
Un discorso particolare merita la cuscuta (Fig. 5),
pianta parassita, priva di clorofilla, che vive a spese
dell’erba medica provocandone l’indebolimento e
la morte.
Il seme della cuscuta ha dimensioni simili a quello
dell’erba medica, dal quale è separabile con opportuni trattamenti. È importante che il seme utilizzato per la semina del medicaio sia esente da semi di
cuscuta.
Irrigazione
Le esigenze idriche dell’erba medica sono molto
elevate (8.000-10.000 m3/ha di acqua), ma grazie
all’efficienza e alla profondità dell’apparato radicale, riesce a produrre discrete quantità di foraggio
anche in assenza di irrigazione. Inoltre, la resistenza alla siccità della medica deriva dalla capacità di
rallentare, e anche sospendere, l’attività vegetativa,
se il deficit idrico è prolungato.
L’irrigazione può essere necessaria nell’anno di
impianto; non bisogna tuttavia eccedere con l’apporto irriguo (indicativamente due interventi irrigui di 30 mm ciascuno) altrimenti la medica sviluppa un apparato radicale meno profondo. Negli
anni successivi al primo, la medica risponde all’irrigazione con buoni incrementi produttivi, soprattutto in terreni sciolti o non molto profondi.
Generalmente, nei comprensori tipici di coltivazione della medica, caratterizzati da terreni profondi
di medio impasto o argillosi, il medicaio viene irrigato soltanto nell’anno di impianto o in annate
molto siccitose.
208
Tab. 3 Diserbo dell’erba medica.
Epoca
Infestanti
Principio attivo
% di
p.a.
litri o
kg/ha
30,4
1,5-3
35
3,6
Dicotiledoni Imazamox
40
0,5-0,75
Graminacee Quizalofop-etile
isomero D(2)
5
1-1,5
Presemina
Graminacee
e
Glifosate
Dicotiledoni
Postemergenza
Cuscuta
Propizamide(1)
(1) Impiegabile solo per il contenimento della cuscuta con interventi
localizzati che, annualmente e complessivamente, non potranno
superare il 15% dell’intera superficie. Ad esempio in un ettaro di
erba medica non si possono utilizzare più di 0,54 l all’anno.
(2) Non ammesso il primo anno di impianto. Ammesso al massimo
un intervento all’anno.
Fonte: disciplinari di produzione integrata della Regione EmiliaRomagna.
Colture foraggere
Fig. 5 Cuscuta.
Fig. 6 Diserbo dell’erba medica in post-emergenza.
Controllo delle principali avversità
erosioni fogliari; altri, come gli Afidi (Aphis craccivora, Acytosiphon pisum, Aphis fabae), si nutrono di
linfa, rallentando lo sviluppo degli steli.
In caso di forti attacchi, contro questi fitofagi
conviene, se possibile, anticipare il taglio; se il
ricaccio non è sufficientemente sviluppato si può
intervenire con insetticidi al superamento delle
soglie di danno.
• Avvizzimento batterico (Corynebacterium insidiosum): si manifesta con ingiallimenti delle
foglie, sviluppo stentato e disseccamento della
pianta. È favorito da temperature elevate.
• Maculatura fogliare (Pseudopeziza medicaginis): provoca pustule bruno-nere sulle foglie,
circondate da un alone clorotico.
• Antracnosi (Colletotrichum trifoli): causa lesioni
alla base degli steli.
• Mal vinato (Rizoctonia violacea): provoca marciumi delle radici che evidenziano un colore
bruno-violaceo.
• Verticillosi (Verticillium albo-atrum): compromette la funzionalità dei vasi legnosi, con conseguente appassimento di alcuni steli o dell’intera
pianta. La concia del seme con Thiram può diminuire l’incidenza della malattia.
• Altri Marciumi radicali (Fusarium spp., Pitium
spp.).
• Oidio (Erysiphe polygoni), Ruggine (Uromyces
trifolii): favoriti da umidità relative elevate, attaccano l’apparato fogliare; sono più frequenti e
dannosi per i trifogli.
Queste avversità sono generalmente tenute sotto
controllo dalle buone pratiche colturali, evitando
i ristagni idrici, inserendo la medica in avvicendamento con altre colture e utilizzando varietà
resistenti.
Certi insetti possono provocare danni rilevanti;
alcuni, come i coleotteri Fitonomo (Hypera variabilis) e Fitodecta (Phytodecta fornicata), provocano
28 Erba medica
28.5 Raccolta, qualità
e utilizzazione
MOMENTO DEL TAGLIO. Il momento ottimale per
eseguire gli sfalci corrisponde allo stadio fenologico di inizio fioritura, quando le sostanze di
riserva sono state sufficientemente ricostituite e
non si compromette la longevità del medicaio.
Andando oltre questo stadio, la produzione di
sostanza secca per ettaro aumenta, ma diminuisce la qualità del foraggio, in quanto aumentano
le componenti fibrose e diminuisce il contenuto
proteico. L’anticipo del taglio allo stadio di bottoni fiorali (boccioli ancora chiusi quando si
comincia a vedere il colore viola del fiore) consente di ottenere foraggio di ancor più elevata
qualità (ad esempio per la produzione di farine
disidratate), ma si penalizza la produzione. Per
questi ultimi scopi si devono utilizzare varietà
appositamente selezionate, idonee agli sfalci
frequenti, caratterizzate da elevata velocità di
ricaccio; in caso contrario il medicaio potrebbe
andare incontro a un diradamento precoce. Nell’Italia settentrionale il primo ricaccio primaverile forma pochi fiori e per stabilire il momento
ottimale del primo taglio ci si basa sull’osservazione dei nuovi germogli che vengono emessi
dalla corona: il primo sfalcio deve essere esegui209
COLTURE FORAGGERE
Generalmente, i danni causati da batteri e funghi
parassiti non sono, per fortuna, frequenti.
Ricordiamo comunque qui di seguito le malattie
più pericolose, molte delle quali interessano anche
le altre leguminose foraggere.
to prima che questi abbiano raggiunto un’altezza tale da essere danneggiati dallo sfalcio.
Un discorso particolare merita anche l’ultimo
taglio autunnale, che dovrebbe essere eseguito
almeno 4 settimane prima dell’arrivo delle gelate
per permettere il ricostituirsi delle riserve necessarie per il ricaccio primaverile. Queste considerazioni non sono valide solo per l’erba medica,
ma anche per tutte le altre foraggere.
ALTEZZA DI TAGLIO. Sfalci eseguiti troppo vicino al
terreno possono danneggiare la corona e compromettere il successivo ricaccio.
L’altezza di sfalcio non dovrebbe quindi essere inferiore ai 5 cm.
N UMERO DI TAGLI E PRODUZIONE DEL MEDICAIO .
Indicativamente, il primo sfalcio avviene a metà
maggio, seguita da altri distanziati 4-5 settimane.
In un anno, in pianura, si possono ottenere circa
4 tagli in coltura asciutta e 5-6 in coltura irrigua.
In collina il numero di sfalci è minore, mediamente solo 3; conseguentemente, anche le produzioni sono differenti, come riportato in Tab. 4.
Tab. 4 Produzioni indicative del medicaio in differenti
ambienti.
Zona
Produzioni di sostanza secca (t/ha)
1° anno
2° anno
3° anno
Totale
In coltura
irrigua
100
160
120
380
In coltura
asciutta
80
120
100
300
Collina
40
90
70
200
Pianura
Fonte: C.R.P.A. – modificata.
QUALITÀ DEL FORAGGIO (Tab. 5). Il foraggio di erba
medica ha un buon valore nutritivo a condizione
che lo sfalcio sia eseguito nello stadio ottimale. Il
momento del taglio influenza la concentrazione
energetica, il contenuto proteico e la digeribilità,
che risultano decrescere rapidamente dallo stadio
di bottoni fiorali in poi; infatti, con il procedere
210
Tab. 5 Decadimento qualitativo della qualità del foraggio al
progredire dello stadio fenologico (valori espressi sulla
sostanza secca).
Stadio
fenologico
Proteina
grezza %
UFL/100 kg
Vegetativo
22,3
71,2
Bottoni fiorali
19,3
70,9
Inizio fioritura
17,4
66,1
Piena fioritura
16,3
61,1
Fonte: INRA, 1988.
della fioritura, diminuisce la proporzione di foglie
a favore degli steli, nei quali, inoltre, si assiste
all’aumento delle componenti fibrose (lignina, cellulosa ed emicellulosa).
UTILIZZAZIONE DEL FORAGGIO. Notevole influenza
sulla qualità del foraggio hanno anche le modalità
di raccolta e utilizzazione. Nella fienagione il peggioramento qualitativo più rilevante è dovuto alla
perdita delle foglie (dove è concentrato il valore
nutritivo), con conseguente aumento della percentuale di steli, più ricchi in fibra. Per l’erba medica
insilata o disidratata queste perdite sono inferiori e
la qualità del foraggio ottenuto è, almeno in parte,
preservata.
L’insilamento deve essere eseguito dopo appassimento del foraggio in campo, eventualmente con
l’ausilio di conservanti e acidificanti.
Negli ultimi anni, sta crescendo l’interesse per l’utilizzazione diretta dell’erba medica da parte
degli animali mediante il pascolamento, analogamente a quanto avviene in molti paesi extraeuropei. Tuttavia, le varietà tradizionali coltivate
in Italia mal si adattano a questa modalità di utilizzazione. Negli USA sono state selezionate
varietà capaci di resistere al diradamento indotto
dal calpestamento e dal morso degli animali grazie alla specifica struttura morfologica della pianta (corona ampia e profonda, capacità di proliferazione sotterranea dei germogli). Purtroppo
nella maggior parte dei casi, queste costituzioni
americane non sono adatte al nostro ambiente
pedoclimatico.
Colture foraggere
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