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Erba medica 28.
Erba medica L’erba medica (Medicago sativa) è una specie originaria della Media, regione nord-occidentale della Persia (Iran); fu introdotta in Grecia nel quarto secolo a.C. e da qui è passata in Italia nei secoli successivi. Era stimata ottima foraggera dai Romani che, con l’estendersi del loro impero, diffusero la coltura. La coltura cadde in disuso nel Medioevo, ma venne reintrodotta dagli Arabi in Spagna, da cui si diffuse di nuovo in tutta Europa; ecco perché in molte zone italiane l’erba medica è chiamata con il nome volgare di erba spagna. L’erba medica è la specie foraggera più coltivata nelle zone a clima temperato ed è perciò considerata la regina delle foraggere. Nel mondo la superficie a erba medica supera i 30 milioni di ettari; la sua coltivazione è diffusa, oltre che in Europa (soprattutto in Italia, Francia, Spagna e Ungheria), negli USA, in Canada, in Argentina e in Australia. I pregi di questa foraggera, che ne hanno decretato una così estesa diffusione, sono: • buona capacità produttiva ed elevato valore nutritivo del foraggio, soprattutto dal punto di vista del contenuto proteico; • adattamento ai diversi ambienti pedoclimatici, grazie alla presenza di diversi tipi e varietà resistenti alla siccità oppure al freddo; • elevata azione miglioratrice della fertilità chimica e fisica del terreno; • ampia possibilità di utilizzazione del foraggio prodotto: considerata tipica foraggera da affienare, si presta anche a una conservazione mediante insilamento e disidratazione; negli USA e in Australia è anche utilizzata come specie da pascolo. In Italia la superficie a medica è di quasi 800 mila ettari ed è concentrata nelle regioni centro-settentrionali, soprattutto in Emilia-Romagna, ma anche nelle Marche, in Lombardia, in Veneto, in Umbria, in Toscana, in Lazio e in Campania. 28 Erba medica 28.1 Morfologia APPARATO RADICALE. L’erba medica è una specie perenne, con apparato radicale fittonante, molto robusto e profondo (anche 2-3 m). STELI. Sono cavi e ramificati e raggiungono l’altezza di 80-100 cm. Gli steli prendono origine dalle gemme poste sulla corona, struttura compatta e allargata posta a livello del terreno. FOGLIE. Sono alterne, trifogliate; le foglioline hanno margine seghettato e apice acuminato. INFIORESCENZA. I fiori zigomorfi, come quelli delle altre leguminose, sono riuniti in racemi di colore azzurro-viola. L’impollinazione è incrociata, operata da insetti pronubi, con una quota non trascurabile di autofecondazione. FRUTTI. Sono legumi spiralati, contenenti da 2 a 7 semi; i semi sono reniformi di colore giallo-bruno. Il peso di 1.000 semi è di circa 2 g. 28.2 Ciclo vegetativo Per la corretta gestione del medicaio è necessario conoscere il ciclo biologico della medica, che può essere distinto nelle fasi qui di seguito illustrate. GERMINAZIONE ED EMERGENZA. Il seme con idonee condizioni di umidità e temperatura germina emettendo prima la radichetta e successivamente, con l’allungamento dell’ipocotile, i cotiledoni vengono spinti in superficie; tra questi ultimi prende origine l’epicotile da cui si sviluppa la prima foglia a forma di cuore, e poi le foglie vere trifogliate inserite a ogni nodo. 203 COLTURE FORAGGERE 28. Infiorescenza a racemo Parte apicale con foglie trifogliate Foglia trifogliata Legume Insieme dei legumi sul fusto Semi Fig. 1 Erba medica (Medicago sativa) (fonte: C.R.P.A.). 204 Colture foraggere La pianta produce sostanze in quantità sufficiente a garantire il proprio accrescimento e la ricostruzione delle riserve Riserve radicali Tempo Utilizzazioni troppo ravvicinate Produzione verde Tempo Tempo Riserve radicali La pianta cresce a spese delle riserve contenute nelle radici Produzione verde ) TAGLIO Livello minimo dopo 15-20 giorni dal taglio LIVELLO DELLE RISERVE RADICALI ( Livello massimo dopo 30-40 giorni dal taglio PRODUZIONE VERDE ( ) Livello massimo Utilizzazione con frequenza normale Tempo Fig. 2 Andamento delle riserve radicali in relazione allo sviluppo della parte aerea e in funzione della frequenza di utilizzazione (fonte: C.R.P.A.). SVILUPPO RADICALE. Contemporaneamente allo sviluppo vegetativo si ha lo sviluppo radicale; l’apparato radicale fittonante si approfondisce rapidamente raggiungendo già nell’anno di impianto la profondità di 2,5-3 m. Tale apparato radicale per28 Erba medica mette alla medica una buona resistenza alla siccità e l’assorbimento di elementi nutritivi presenti in profondità. Le ramificazioni del fittone sono sede di un’intensa attività di azotofissazione operata dai batteri simbionti della specie Rhizobium meliloti. FASE RIPRODUTTIVA. L’avvio di questa fase è determinato dal fotoperiodo, essendo la medica specie longidiurna. La fase riproduttiva è completa solo per le colture da seme; per la produzione del foraggio lo sfalcio, operato allo stadio di fioritura, interrompe questa fase (Fig. 3). Fig. 3 Erba medica in fioritura. 205 COLTURE FORAGGERE SVILUPPO VEGETATIVO. L’ipocotile si accorcia e trascina verso il basso, a livello del suolo, i primi 2-3 nodi; dalle gemme poste su questi nodi si sviluppano delle ramificazioni con portamento rizomatoso. Questa struttura basale, costituita dallo stelo principale e dalle sue ramificazioni, si chiama corona ed è, insieme all’apparato radicale, organo di deposito delle sostanze di riserva. Dopo ogni taglio le gemme presenti sulla corona danno origine a nuovi steli che utilizzano per la propria crescita le sostanze di riserva presenti nella corona stessa e nell’apparato radicale. In un primo tempo, quindi, le riserve diminuiscono, ma quando l’apparato fogliare è sufficientemente sviluppato i prodotti della fotosintesi vengono traslocati nella corona e nelle radici e le riserve vengono ricostituite, per essere riutilizzate per il ricaccio successivo. Un taglio troppo precoce, o la perdita dell’apparato fogliare dovuta a eventi meteorologici (ad esempio, gelate o grandine) o parassitari, causano l’interruzione del deposito delle sostanze di riserva a cui segue un ricaccio più stentato; se questo si ripete troppo frequentemente, le riserve vengono esaurite e viene compromessa la longevità del medicaio (Fig. 2). 28.3 Esigenze ambientali La temperatura ideale di vegetazione è tra i 20 e i 25 °C; in questo intervallo è massima la velocità di fotosintesi e di azotofissazione. La medica arresta la sua crescita con temperature inferiori ai 5 °C e superiori a 35 °C. Anche la temperatura minima necessaria per la germinazione è di 5 °C. La medica riesce a sopportare temperature inferiori a − 20 °C durante il riposo invernale; la sensibilità al freddo è maggiore per le piante in piena attività vegetativa, che possono essere danneggiate da temperature di pochi gradi sotto lo zero. La medica ha grandi capacità di adattamento, ma mostra in pieno la sua potenzialità produttiva nei terreni profondi, di medio impasto o argillosi. Teme però il ristagno idrico, non si adatta ai terreni troppo sciolti, spesso poveri di potassio e calcare, non tollera la reazione acida del terreno; il pH ottimale per la medica è tra 6,5 e 8; con pH inferiori la simbiosi rizobica si instaura con difficoltà e diminuisce la durata del medicaio. 28.4 Tecnica colturale Avvicendamento Si inserisce facilmente in tutti gli avvicendamenti colturali apportando benefici alla fertilità del terreno. Gli effetti positivi del prato di medica sulle caratteristiche fisico-chimiche del terreno sono i seguenti: • aumento del contenuto di sostanza organica; • arricchimento di azoto fissato per via simbiontica; • aumento dell’attività microbica del terreno; • azione rinettante nei confronti delle erbe infestanti; • miglioramento della struttura del suolo dovuto all’apparato radicale della medica e all’assenza di lavorazioni praticate al terreno (regime sodivo). Non è possibile la successione della medica a se stessa a causa di secrezioni tossiche che si accumulano nel terreno (autotossicità) e della maggiore incidenza di malattie batteriche e fungine. Perché diminuiscano le sostanze tossiche e i pato206 geni presenti, è necessario almeno un anno di interruzione. Sistemazioni e lavorazioni del terreno Tenendo conto della scarsa resistenza della medica al ristagno idrico, deve essere posta molta attenzione alla sistemazione idraulico-agraria dei terreni (baulatura, pulizia delle scoline ecc.). Il terreno per il medicaio deve essere lavorato nella tarda estate o in autunno per far sì che la condizioni atmosferiche invernali possano agire. L’aratura deve essere piuttosto profonda (40-45 cm); in alternativa a quest’ultima, può essere eseguita una lavorazione a due strati. Alla lavorazione principale seguono erpicature per pareggiare e sminuzzare il terreno. La preparazione del letto di semina deve essere molto accurata: tenuto conto delle piccole dimensione dei semi, deve essere tale da consentire un buon contatto seme-terreno e una uniforme profondità di semina. Scelta varietale Fino a pochi anni fa, la coltivazione dell’erba medica era basata sull’uso di ecotipi (popolazioni locali selezionate naturalmente da determinate condizioni pedoclimatiche, all’interno di determinate aree); citiamo alcuni ecotipi molto diffusi nel passato recente: Romagnola, Cremonese, Polesana, Friulana di Premariacco, Leonicena, Marchigiana, Maremmana, Sabina ecc. Oggi sono utilizzabili varietà ottenute per selezione massale o per polincrocio. Gli elementi da considerare nella scelta della varietà sono: • capacità produttiva e qualità del foraggio prodotto; • resistenza alle malattie e alle basse temperature; • longevità (durata del medicaio); • velocità di ricaccio dopo il taglio; carattere importante dove si eseguono sfalci frequenti. Il grado di resistenza al freddo è determinato dalla dormienza, ovvero l’attitudine della pianta di entrare in riposo invernale per resistere maggiormente al freddo. In base a quest’ultima distinguiamo varietà dormienti che in autunno entrano precocemente in stasi vegetativa e ne escono tardi in primavera; tali varietà sono adatte per i climi freddi del centro Europa; per il clima padano sono adatte le varietà semi-dormienti, mentre negli ambienti mediterranei dell’Italia centromeridionale si possono utilizzare varietà non dormienti. In Emilia-Romagna, dove la coltura dell’erba Colture foraggere Tab. 1 Varietà presenti nelle liste di raccomandazione della Regione Emilia-Romagna - Anno 2004. Varietà Anno di iscrizione Varietà Anno di iscrizione 4 Cascine 1992 Ferri 1995 Classe 1997 Gea 1992 Delta 1970 Giulia 1988 Garisenda 1976 Legend 1993 La Torre 1994 Linfa 1997 Prosementi 1973 Pomposa 1992 Robot 1978 Triade 1990 Selene 1982 Barlydia 1999 Superba 1996 Dorine 2001 Zenith 2000 Letizia 1998 Bresaola 1969 PR57N02 1999 Elettra 1995 Premariacco 1995 Equipe 1978 MODALITÀ DI SEMINA. La medica viene seminata a file distanti 12-18 cm utilizzando seminatrici universali da frumento. La profondità di semina deve essere superficiale (1-1,5 cm). QUANTITÀ DI SEME. 30-40 kg/ha; si può scendere a 20-25 kg/ha in condizioni ottimali di letto di semina; con queste quantità di seme si ottiene un ottimale investimento di 300-400 piante/m2. È bene rullare il terreno dopo la semina per favorire il contatto del terreno con il seme. L’erba medica può essere seminata in miscuglio con altre specie foraggere; per questo argomento si rimanda al capitolo relativo alle consociazioni e ai prati polifiti. Concimazione Per decidere quali dosi di concimi apportare si devono conoscere le quantità assorbite di ogni elemento, in base alla produzione raggiunta. In Tab. 2 vengono indicati, oltre alle quantità necessarie dei tre macro-elementi, anche gli assorbimenti di magnesio, calcio e zolfo che per la medica non sono trascurabili. È necessario poi tenere conto dell’azotofissazione, della dotazione di elementi del terreno e della poliennalità della coltura (la durata del medicaio è generalmente di 3-5 anni), per cui distinguiamo la concimazione per l’anno di impianto e la concimazione per gli anni successivi. CONCIMAZIONE NELL’ANNO DI IMPIANTO. Se la simbiosi rizobica è perfettamente insediata, l’erba medica è autosufficiente per quanto riguarda l’azoto. La concimazione azotata o la somministrazione di liquami possono, invece, favorire lo sviluppo di infestanti e influire negativamente sulla durata del medicaio. Dove è possibile, è utile effettuare una fertilizzazioTab. 2 Fabbisogno in macro- e mesoelementi (kg/ha) in funzione della produzione. Produzioni di foraggio (t/ha) Fig. 4 Campo di confronto varietale. N Semina EPOCA DI SEMINA. Nel centro-sud Italia si effettua a partire da metà febbraio; avviene nello stesso periodo anche nei terreni più sciolti della Valle Padana, in quanto questi ultimi si scaldano più velocemente rispetto ai terreni argillosi, dove la semina avviene preferibilmente nel mese di marzo. In collina si effettua più tardi, nel mese di aprile. 28 Erba medica 6 8 10 12 162 218 270 324 P2O5 36 48 60 72 K2O 114 152 190 228 CaO 162 216 270 324 MgO 27 36 45 54 S 24 32 40 48 Si considera la seguente composizione media: per la sostanza secca N 2,70 %, P2O5 0,60 %, K2O 1,90 %, CaO 2,70 %, MgO 0,45 %, S 0,40 %. Fonte: disciplinari di produzione integrata della Regione Emilia-Romagna. 207 COLTURE FORAGGERE medica è molto diffusa, la regione mette a disposizione liste di raccomandazione, che possono essere utili agli agricoltori per la scelta della varietà (Tab. 1). Le liste sono compilate tenendo conto dei risultati ottenuti da una rete di prove dislocate in aree diverse del territorio regionale (Fig. 4). ne organica, prima dell’aratura, con 30-50 t/ha di letame ben maturo; tale quantitativo di letame apporta circa 200 kg di azoto, 100 di fosforo e 300 di potassio. Per valutare l’opportunità di un apporto di fosforo e potassio si deve considerare la dotazione del terreno. Le soglie di sufficienza sono di 15-20 ppm di P Olsen (pari a 35-45 ppm di P2O5) e 150 ppm di potassio scambiabile (pari a 180 ppm di K2O). Per dotazioni elevate, che superano tali soglie, si sconsigliano apporti di fosforo e potassio. Per dotazioni inferiori si consigliano le seguenti quantità indicative di elementi fertilizzanti: • senza apporto di letame: 200 kg/ha di P2O5 e 250 kg/ha di K2O alla preparazione del terreno; • con apporto di letame: solo 80 kg/ha di di P2O5 alla preparazione del terreno o prima della semina. CONCIMAZIONE NEGLI ANNI SUCCESSIVI. Solo per terreni molto poveri può essere utile la somministrazione di fosforo e potassio a fine inverno, in copertura (80100 kg/ha di K2O e P2O5); se il terreno è normalmente dotato non si ha alcun beneficio produttivo dalla somministrazione di fosforo e potassio. Nell’ultimo anno di coltura, se la presenza di Graminacee spontanee è elevata, può essere utile apportare azoto (100-150 kg/ha), anche sotto forma di liquami zootecnici, per aumentare la produzione complessiva del medicaio. Questa somministrazione deve essere fatta alla fine dell’inverno a beneficio della produzione del primo taglio, dove predominano le Graminacee. Se la disponibilità idrica è limitata conviene comunque riservare l’irrigazione a colture che rispondono meglio all’apporto di acqua. L’irrigazione di soccorso viene generalmente realizzata per aspersione, utilizzando volumi irrigui non elevati in quanto l’eccesso di umidità del suolo è molto dannoso alla coltura. Controllo delle erbe infestanti Il diserbo chimico (Tab. 3) è indispensabile per le colture da seme o per la produzione di erba medica disidratata. Negli altri casi l’opportunità del diserbo chimico deve essere valutata in base alla presenza di erbe infestanti. Frequentemente è necessario il diserbo chimico per la coltura appena impiantata, per assicurare una buona partenza del medicaio. Successivamente, la capacità di competizione dell’erba medica stessa nei confronti delle infestanti e le buone pratiche colturali (razionale calendario di sfalci, adeguata concimazione, buona sistemazione per evitare ristagni), sono generalmente sufficienti per mantenere sotto controllo le malerbe. Un discorso particolare merita la cuscuta (Fig. 5), pianta parassita, priva di clorofilla, che vive a spese dell’erba medica provocandone l’indebolimento e la morte. Il seme della cuscuta ha dimensioni simili a quello dell’erba medica, dal quale è separabile con opportuni trattamenti. È importante che il seme utilizzato per la semina del medicaio sia esente da semi di cuscuta. Irrigazione Le esigenze idriche dell’erba medica sono molto elevate (8.000-10.000 m3/ha di acqua), ma grazie all’efficienza e alla profondità dell’apparato radicale, riesce a produrre discrete quantità di foraggio anche in assenza di irrigazione. Inoltre, la resistenza alla siccità della medica deriva dalla capacità di rallentare, e anche sospendere, l’attività vegetativa, se il deficit idrico è prolungato. L’irrigazione può essere necessaria nell’anno di impianto; non bisogna tuttavia eccedere con l’apporto irriguo (indicativamente due interventi irrigui di 30 mm ciascuno) altrimenti la medica sviluppa un apparato radicale meno profondo. Negli anni successivi al primo, la medica risponde all’irrigazione con buoni incrementi produttivi, soprattutto in terreni sciolti o non molto profondi. Generalmente, nei comprensori tipici di coltivazione della medica, caratterizzati da terreni profondi di medio impasto o argillosi, il medicaio viene irrigato soltanto nell’anno di impianto o in annate molto siccitose. 208 Tab. 3 Diserbo dell’erba medica. Epoca Infestanti Principio attivo % di p.a. litri o kg/ha 30,4 1,5-3 35 3,6 Dicotiledoni Imazamox 40 0,5-0,75 Graminacee Quizalofop-etile isomero D(2) 5 1-1,5 Presemina Graminacee e Glifosate Dicotiledoni Postemergenza Cuscuta Propizamide(1) (1) Impiegabile solo per il contenimento della cuscuta con interventi localizzati che, annualmente e complessivamente, non potranno superare il 15% dell’intera superficie. Ad esempio in un ettaro di erba medica non si possono utilizzare più di 0,54 l all’anno. (2) Non ammesso il primo anno di impianto. Ammesso al massimo un intervento all’anno. Fonte: disciplinari di produzione integrata della Regione EmiliaRomagna. Colture foraggere Fig. 5 Cuscuta. Fig. 6 Diserbo dell’erba medica in post-emergenza. Controllo delle principali avversità erosioni fogliari; altri, come gli Afidi (Aphis craccivora, Acytosiphon pisum, Aphis fabae), si nutrono di linfa, rallentando lo sviluppo degli steli. In caso di forti attacchi, contro questi fitofagi conviene, se possibile, anticipare il taglio; se il ricaccio non è sufficientemente sviluppato si può intervenire con insetticidi al superamento delle soglie di danno. • Avvizzimento batterico (Corynebacterium insidiosum): si manifesta con ingiallimenti delle foglie, sviluppo stentato e disseccamento della pianta. È favorito da temperature elevate. • Maculatura fogliare (Pseudopeziza medicaginis): provoca pustule bruno-nere sulle foglie, circondate da un alone clorotico. • Antracnosi (Colletotrichum trifoli): causa lesioni alla base degli steli. • Mal vinato (Rizoctonia violacea): provoca marciumi delle radici che evidenziano un colore bruno-violaceo. • Verticillosi (Verticillium albo-atrum): compromette la funzionalità dei vasi legnosi, con conseguente appassimento di alcuni steli o dell’intera pianta. La concia del seme con Thiram può diminuire l’incidenza della malattia. • Altri Marciumi radicali (Fusarium spp., Pitium spp.). • Oidio (Erysiphe polygoni), Ruggine (Uromyces trifolii): favoriti da umidità relative elevate, attaccano l’apparato fogliare; sono più frequenti e dannosi per i trifogli. Queste avversità sono generalmente tenute sotto controllo dalle buone pratiche colturali, evitando i ristagni idrici, inserendo la medica in avvicendamento con altre colture e utilizzando varietà resistenti. Certi insetti possono provocare danni rilevanti; alcuni, come i coleotteri Fitonomo (Hypera variabilis) e Fitodecta (Phytodecta fornicata), provocano 28 Erba medica 28.5 Raccolta, qualità e utilizzazione MOMENTO DEL TAGLIO. Il momento ottimale per eseguire gli sfalci corrisponde allo stadio fenologico di inizio fioritura, quando le sostanze di riserva sono state sufficientemente ricostituite e non si compromette la longevità del medicaio. Andando oltre questo stadio, la produzione di sostanza secca per ettaro aumenta, ma diminuisce la qualità del foraggio, in quanto aumentano le componenti fibrose e diminuisce il contenuto proteico. L’anticipo del taglio allo stadio di bottoni fiorali (boccioli ancora chiusi quando si comincia a vedere il colore viola del fiore) consente di ottenere foraggio di ancor più elevata qualità (ad esempio per la produzione di farine disidratate), ma si penalizza la produzione. Per questi ultimi scopi si devono utilizzare varietà appositamente selezionate, idonee agli sfalci frequenti, caratterizzate da elevata velocità di ricaccio; in caso contrario il medicaio potrebbe andare incontro a un diradamento precoce. Nell’Italia settentrionale il primo ricaccio primaverile forma pochi fiori e per stabilire il momento ottimale del primo taglio ci si basa sull’osservazione dei nuovi germogli che vengono emessi dalla corona: il primo sfalcio deve essere esegui209 COLTURE FORAGGERE Generalmente, i danni causati da batteri e funghi parassiti non sono, per fortuna, frequenti. Ricordiamo comunque qui di seguito le malattie più pericolose, molte delle quali interessano anche le altre leguminose foraggere. to prima che questi abbiano raggiunto un’altezza tale da essere danneggiati dallo sfalcio. Un discorso particolare merita anche l’ultimo taglio autunnale, che dovrebbe essere eseguito almeno 4 settimane prima dell’arrivo delle gelate per permettere il ricostituirsi delle riserve necessarie per il ricaccio primaverile. Queste considerazioni non sono valide solo per l’erba medica, ma anche per tutte le altre foraggere. ALTEZZA DI TAGLIO. Sfalci eseguiti troppo vicino al terreno possono danneggiare la corona e compromettere il successivo ricaccio. L’altezza di sfalcio non dovrebbe quindi essere inferiore ai 5 cm. N UMERO DI TAGLI E PRODUZIONE DEL MEDICAIO . Indicativamente, il primo sfalcio avviene a metà maggio, seguita da altri distanziati 4-5 settimane. In un anno, in pianura, si possono ottenere circa 4 tagli in coltura asciutta e 5-6 in coltura irrigua. In collina il numero di sfalci è minore, mediamente solo 3; conseguentemente, anche le produzioni sono differenti, come riportato in Tab. 4. Tab. 4 Produzioni indicative del medicaio in differenti ambienti. Zona Produzioni di sostanza secca (t/ha) 1° anno 2° anno 3° anno Totale In coltura irrigua 100 160 120 380 In coltura asciutta 80 120 100 300 Collina 40 90 70 200 Pianura Fonte: C.R.P.A. – modificata. QUALITÀ DEL FORAGGIO (Tab. 5). Il foraggio di erba medica ha un buon valore nutritivo a condizione che lo sfalcio sia eseguito nello stadio ottimale. Il momento del taglio influenza la concentrazione energetica, il contenuto proteico e la digeribilità, che risultano decrescere rapidamente dallo stadio di bottoni fiorali in poi; infatti, con il procedere 210 Tab. 5 Decadimento qualitativo della qualità del foraggio al progredire dello stadio fenologico (valori espressi sulla sostanza secca). Stadio fenologico Proteina grezza % UFL/100 kg Vegetativo 22,3 71,2 Bottoni fiorali 19,3 70,9 Inizio fioritura 17,4 66,1 Piena fioritura 16,3 61,1 Fonte: INRA, 1988. della fioritura, diminuisce la proporzione di foglie a favore degli steli, nei quali, inoltre, si assiste all’aumento delle componenti fibrose (lignina, cellulosa ed emicellulosa). UTILIZZAZIONE DEL FORAGGIO. Notevole influenza sulla qualità del foraggio hanno anche le modalità di raccolta e utilizzazione. Nella fienagione il peggioramento qualitativo più rilevante è dovuto alla perdita delle foglie (dove è concentrato il valore nutritivo), con conseguente aumento della percentuale di steli, più ricchi in fibra. Per l’erba medica insilata o disidratata queste perdite sono inferiori e la qualità del foraggio ottenuto è, almeno in parte, preservata. L’insilamento deve essere eseguito dopo appassimento del foraggio in campo, eventualmente con l’ausilio di conservanti e acidificanti. Negli ultimi anni, sta crescendo l’interesse per l’utilizzazione diretta dell’erba medica da parte degli animali mediante il pascolamento, analogamente a quanto avviene in molti paesi extraeuropei. Tuttavia, le varietà tradizionali coltivate in Italia mal si adattano a questa modalità di utilizzazione. Negli USA sono state selezionate varietà capaci di resistere al diradamento indotto dal calpestamento e dal morso degli animali grazie alla specifica struttura morfologica della pianta (corona ampia e profonda, capacità di proliferazione sotterranea dei germogli). Purtroppo nella maggior parte dei casi, queste costituzioni americane non sono adatte al nostro ambiente pedoclimatico. Colture foraggere