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6. Modalità di redistribuzione del reddito e trappola della povertà

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6. Modalità di redistribuzione del reddito e trappola della povertà
2009-10 Prof. G. Galeotti – Materiali
6. Modalità di redistribuzione del reddito e trappola della povertà
1.
Non tutti sono d'accordo che la redistribuzione del reddito costituisca un compito dello
Stato: posizione su cui riflettere solo qualora una società riuscisse a garantire un'adeguata
mobilità sociale, evitando che le condizioni individuali e familiari di partenza condizionino
negativamente le realizzazioni personali. All'estremo opposto, non basta certo la mera proclamazione di diritti ad assicurare che ci siano risorse e istituzioni in grado di garantirli.
E' un fatto che la gente vuole redistribuzione, perché altrimenti sarebbe impossibile attuarla in democrazia. D'altro canto, non è necessario essere altruisti per esservi favorevoli: anche un egoista razionale si rende conto del vantaggio di una riduzione dei rischi (può capitare a tutti una sorta avversa) e del fatto che la stabilità sociale si regge anche grazie ad un
equilibrio distributivo: chi non ha niente da perdere rappresenta un rischio potenziale, sentendosi estraneo all'ordine costituito. Se esiste un atteggiamento diffuso favorevole alla redistribuzione, resta il problema di come attuarla.
2.
Assicurare la soddisfazioni di bisogni fondamentali (diritti di cittadinanza: beni alimentari
essenziali, cure mediche, istruzione, ecc.) con la fornitura gratuita o tramite voucher non
cedibili a terzi (buoni-pasto, buoni-casa, buoni-scuola, ecc.)? Vogliamo mostrare che in
termini d'efficienza, nonché di rispetto dell'autonomia individuale, la prima soluzione è
preferibile alla seconda (redistribuzione in forma specifica o di genere: in kind redistribution), anche se spesso la seconda assicura meglio l'obbiettivo.
Affrontiamo il tema in termini di due domande: (a) a parità di miglioramento del benessere
del percettore, quale modalità costa meno al donante, Stato o privato che sia? (b) a parità
di costo per il donante, quale strumento comporta un benessere maggiore per il percettore?
Y
Y (reddito: py=1)
A"
SUSSIDIO SPECIFICO
A parità di beneficio
(da io a i1) del percettore, il donante spende
più di quanto spenderebbe con un contributo in denaro (CD) che
non genera l'effetto di
S sostituzione DE
A'
A
SUSSIDIO IN DENARO
A parità di costo per il
donante (CE), il benessere del percettore è maggiore (da i1 a i2): è assente
l'effetto sostituzione
S'
A
P
E
C
E
C
D
i2
i1
i1
i0
Alimentari
O
3.
B
B'
O
B''
B
F
Alimentari
La figura a sinistra mostra come per portare un soggetto non abbiente (collocato inizialmente in P, lungo la retta di bilancio AB) al livello di benessere indicato dalla curva
d'indifferenza i1, un sussidio in denaro costa BB' (=CD), mentre un voucher per spese alimentari costerebbe l'ammontare CE, giacché l'effetto di sostituzione spinge a un maggiore
consumo di alimentari.
La figura a destra rovescia la prospettiva, dando per scontato questo costo CE e chiedendosi quale sia l'aumento di benessere per il percettore se venisse pagato in denaro. E' facile
osservare, allora, che quest'ultimo raggiungerebbe la curva d'indifferenza più elevata i2
1
2009-10 Prof. G. Galeotti – Materiali
(lungo la retta di bilancio A'F), collocandosi in S': ciò in quanto saremmo solo in presenza
dell'effetto reddito: a parità di costo per il donante, il risultato è migliore in termini del criterio di Pareto. Più avanti, studiando l'incidenza delle imposte, vedremo come si verifichi
un risultato analogo – anche se di segno opposto – nel confronto tra un'imposta generale su
tutti i beni e imposte speciali su singoli beni.
A favore della soluzione dei voucher, va notato tuttavia che spesso il consenso è maggiore
(la gente più disposta a pagare) per prestazioni che risolvano problemi puntuali: cure mediche adeguate, tetto decente, sussidi alimentari, ecc.
4.
Quando si tratta di sussidi alla disoccupazione, si può verificare una trappola della povertà
che disincentiva l'impegno individuale a migliorare la propria condizione. Che si tratti di in
rischio possibile è indubbio: un disoccupato che accettasse un lavoro poco remunerato,
perderebbe il sussidio e si troverebbe peggio di prima! Poiché spesso l'argomento è utilizzato un modo specioso, occorre chiarire quando ciò avvenga e come si possa evitare, con
l'aiuto della figura seguente che presenta – a sinistra – la situazione di un disoccupato che
gode del sussidio SD. Nella scelta tra otium (involontario!) e reddito, la sua retta di bilancio è data dal rettangolo OS'SD, cosicché si troverà inevitabilmente in un equilibrio d'angolo, dove la curva d'indifferenza più alta possibile1 è tangente all'angolo S del rettangolo.
Per chiarezza, abbiamo tracciato la retta di bilancio tratteggiata BD che risulta tangente in
F alla curva d'indifferenza di partenza. Poiché alla BD corrisponde il salario orario indicato
dall'angolo α (=OB/OD), questo salario individua lo spartiacque dove si verifica la trappola: se il disoccupato (che non riceve certo offerte di lavoro principesche) accettasse lavori
remunerati meno di α per ora (come, ad es., quello implicito alla BD) il suo benessere peggiorerebbe!
5.
Come evitare questa trappola, dovuta a un calcolo razionale che solo scioccamente può
suffragare l'idea che la povertà sia frutto di una pigrizia congenita? La soluzione consiste
nel non eliminare bruscamente il sussidio, ma nel ridurne progressivamente l'ammontare
man mano che aumenta il reddito da lavoro, come illustrato nella figura a destra, dove le
righe verticali esprimono l'ammontare decrescente del sussidio stesso. Il percettore in questo modo si troverebbe a scegliere lungo la retta di bilancio BTSR, evitando la trappola
grazie ad un effetto di sostituzione (favorevole al lavoro) maggiore dell'effetto reddito
(tendenzialmente contrario al lavoro).
reddito
reddito
TRAPPOLA
DELLA POVERTÀ
SUSSIDIO DECRESCENTE
(distanza verticale
tra la BD e la TS)
B
B
T
A
F
S'
C
Area della
trappola
α = 0B/OD
O otium (forzato)→
S
S
S'
SD=sussidio
D tempo
SD=sussidio
lavoro
O
D
tempo
O
1
Questa curva d'indifferenza è tracciata con una concavità che può lasciare perplessi: trattandosi di un otium forzato, il profilo dei tassi di sostituzione sarà probabilmente molto più piatto. Ma il profilo tracciato chiarisce meglio
la natura del problema.
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