Comments
Description
Transcript
sorpresa sorpresa - Davide Sagliocco
A R o m a l a dalla tela alla tavola c u c i n a è F r e e P r e s s mozzarella in CARROZZA Four Season for Chagall Ricetta&Rivisitazione L’eco cucina chef di lisa casali Federico Zanellato CONVIVIU M LA TRIGLIA DELL’IMPERATORE Campione gratuito non destinato alla vendita il grano dei faraoni o t t e f f e sorpresa s A R o m a l a c u c i n a è F r e e P r e s s superbia “Roma Caput Mundi” L’EDITORIALE Da piccola giocavo con la mia nonna materna a improvvisarmi padrona di casa e fingere di deliziare fantomatici ospiti portando in tavola, con la fantasia, succulenti piatti su immaginari vassoi d’argento. Nella mia mente, le prelibatezze che servivo erano celate da una cloche. Il momento più emozionante del gioco era quando sollevavo la chimerica campana . E’ sempre stato uno dei miei sogni culinari (che poi in età adulta si è anche avverato!) che un cameriere mi portasse un piatto ricoperto da una cloche e quindi la sollevasse mostrando la meravigliosa portata… Il fascino di quel gesto che esprime l’attesa del gusto e la sorpresa nel senso letterale del termine “prendere da sopra” ancora oggi mi attrae irresistibilmente. Ed è proprio questa irresistibile sensazione che mi auguro vi lasci questo numero di Vizio Capitale. Vorrei che trovaste la sorpresa in ogni pagina che andrete a sfogliare, in ogni ricetta che proverete a ripetere a casa (ditemi voi se non sono sorprendenti la croccantezza e nello stesso tempo il “cuore morbido e filane” della mozzarella in carrozza!); in ogni consiglio che metterete in pratica o prodotto suggerito che assaggerete. Ricco di argomenti (design, arte, moda…) e curiosità (lo sapevate che nelle Marche viene coltivato un grano originario dell’Antico Egitto?) è un numero spumeggiante anche per i personaggi che abbiamo coinvolto: come Lisa Casali Ambassador di Women for Expo e maestra dell’eco-cucina e Luca Bini, vincitore del talent “I re della griglia”, esperto di barbecue. A fare ordine e da fil rouge a tutte queste novità ritroverete i sette vizi capitali: come In paradiso si va in carrozza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Rivisitazione senza limiti: carrozza mignon con puntarelle, alici e balsamico “Affinato” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100% italiano: il grano dei faraoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il gusto del made in italy. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 6 7 8 avarizia “La saggezza della parsimonia” Vivi come mangi: l’eco-cucina di Lisa Casali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 Farmer’s market: quando il cibo è a “km zero”. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 Questione di etichetta: basta un poco di zucchero! . . . . . . . . . . . . . . . 13 lussuria “Il piacere non ha confini” Roma da bere: distillato che seduce. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I love kitchen: la cucina non-cucina. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cooking therapy: stupire con semplicità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fashion food: l’eleganza del cibo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 15 16 17 invidia “Voglio è nel mio giardino” Una valigia di cibo: India: una ciotola per la vita. . . . . . . . . . . . . . . . . 18 English breakfast . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 gola “Nulla mi sazierà” Convivium: la triglia dell’imperatore. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 Il pranzo di famiglia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 Gusta Roma: un kilo di sapore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24 ira “Arrabbiati nel DNA” BBQ: il re della griglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 A tutto forno: la cottura al cartoccio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26 Ho rotto i piatti: biscotti da incubo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 accidia “Il tempo è denaro” Ciak, si mangia!: un piatto da marchese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 Dalla tela alla tavola: four season for Chagall . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 Libri da gustare. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 sempre, grazie a loro, potrete scoprire tutti quei lati della cucina più insoliti, sfiziosi, originali, provocatori e, mi auguro… sorprendenti! Daniela viziocapitale | 3 superbia | “Roma Caput Mundi” IN PARADISO SI VA IN CARROZZA Da ricetta di recupero a moderno street food. Origini e tradizioni della mozzarella più gustosa della cucina romana, ma non solo. Testo di Paola Rocchi Soffici, ricetta di Davide Sagliocco superbia C 4 | viziocapitale 2 3 4 5 6 ingredienti x 4 4 fette di pane casereccio tagliate a metà 250 g di mozzarella fior di latte 8 filetti di alici 3 uova 200 g di farina 00 T agliate la mozzarella a fette e adagiatela, insieme ai filetti di alici, sopra due mezze fette di pane. (1) Richiudete delicatamente con le altre due mezze fette di pane e infarinate per bene. (2) 300 g di pangrattato olio extravergine ’è una scena di “Ladri di biciclette”, uno dei classici del cinema italiano, che esalta meglio di tante descrizioni la bontà della mozzarella in carrozza, piatto povero, ma succulento. Padre e figlio, protagonisti del film, alla ricerca disperata e vana della bicicletta, strumento di lavoro, si concedono il lusso di una mozzarella in carrozza in una trattoria romana, dopo essere stati magicamente attratti dalla visione di un bambino ricco e paffuto che gusta con tutti i sensi la mozzarella che fila e fuoriesce dal pane fritto dorato. La mozzarella in carrozza nasce a Napoli ai tempi di Ferdinando II, come piatto di recupero per gli avanzi di pane raffermo (il famoso “pane cafone”) unito alla mozzarella “del giorno prima”. Presto si diffonde rapidamente sino a raggiungere la Capitale dove si arricchisce dei filetti di acciughe, tipicamente romani. Diverse le interpretazioni sull’origine del nome: un tempo si usava il pane casereccio di forma rotonda, come una carrozza, entro il quale era posta la mozzarella. Mentre la spiegazione più suggestiva immagina il boccone di pane che viene addentato come una carrozza e la mozzarella che fila come le sue briglie. 1 Immergete i sandwich ottenuti nelle uova sbattute (3) e, infine, nel pangrattato. (4) Friggete in abbondante olio caldo i sandwich finché non diventano dorati (5), scolate e ponete su carta paglia per togliere l’olio in eccesso. Servite le mozzarelle in carrozza ben calde e tagliate a metà. (6) sale e pepe la birra La mozzarella in carrozza si sposa felicemente con la “Regina del Mare” del Birrificio del Forte: birra bruna dal profumo intenso di frutta candita accompagnato da una leggera nota speziata di sottofondo, alc: 8% vol. la padella Ideale per friggere la mozzarella in carrozza è la padella in ferro, detta anche padella “lionese” (in Francia, veniva utilizzata soprattutto per la cottura delle patate alla lionese, appunto). Piccolo consiglio per chi ne vuole una “seria”: cercarla di spessore almeno di 2 mm e soprattutto conservarla sempre ben unta così non rischia di arrugginire. I più temerari dicono addirittura di non lavarla mai, ma solo di asciugarla dall’olio con un panno. (Per informazioni: www.pentoleagnelli.it) viziocapitale | 5 superbia superbia rivisitazione senza limiti IL GRANO DEI FARAONI Dall’Egitto alle Marche, il viaggio di un alimento dalle straordinarie proprietà nutrizionali davide sagliocco Giovane e raffinato chef romano. La sua cucina non è fatta di sole ricette, è vita, stile, tradizione. di Mariarosa Lionetti U ingredienti x 4 4 fette di pane in cassetta 200 g di mozzarella fior di latte 4 filetti di alici sott’olio 3 uova 200 g di farina 00 300 g di pangrattato olio extravergine Carrozza mignon sale e pepe per le puntarelle Aceto balsamico tradizionale di Modena D.o.p. Affinato aceto di vino bianco 4 filetti di alici sott’olio uno spicchio di aglio Olio extra vergine con puntarelle, alici e balsamico “Affinato” Regione di provenienza: Marche Collocazione geografica: Isola del Piano (PU) sale, pepe rosa C on un coltello eliminate i bordi delle fette di pane. Disponete su due fette di pane la mozzarella tagliata finemente e le alici, richiudendo delicatamente con le altre fette di pane. Tagliate poi in quattro ottenendo delle mini mozzarelle in carrozza. In tre ciotole diverse disponete le uova sbattute con sale e un pizzico di pepe, la farina e il pangrattato. Prendete i mini sandwich di mozzarella e immergeteli prima nella farina, poi nelle uova sbattute e infine nel pangrattato, facendo particolare attenzione a ricoprire i bordi. Friggete in abbondante olio, scolate e ponete su carta paglia per togliere l’olio in eccesso. Accompagnate le mozzarelle con puntarelle precedentemente condite con un’emulsione di aglio tritato, alici, olio, aceto e sale. Ultimate con gocce di aceto balsamico affinato, pepe rosa e i restanti filetti di alici per decorare. 6 | viziocapitale La storia: Oltre il biologico l’aceto Ideale per dare un tocco in più alla ricetta è l’aceto Balsamico Tradizionale di Modena D.o.p. Affinato (Bonini). Invecchiato in batteria di 12 anni è morbido, scorrevole e perfetto per condire insalate e pesce. DOVE ACQUISTARLO: Angelo dello Chef, via Giuseppe Allievo, 64 - 00135 - Roma tel. 06.35077406 – 06.3052028 - www.angelodellochef.it il vino Ottimo abbinamento, grazie al suo gusto fresco e persistente, è il Langhe Arneis “Campodelpelo” di Cascina Bruni, fruttato con profumi floreali dal colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. “Il luogo mi attraeva più di una donna bella, anche se era circondato da un silenzio inesorabile che non voleva arrendersi al nulla”. E’ così che Gino Girolomoni (fondatore dell’omonina Cooperativa Agricola) descrive Montebello, la collina (nel pesarese) sulla quale ancora oggi il prezioso “grano dei faraoni” è custodito e coltivato. Una realtà, quella della Girolomoni, animata fin dalle sue origini da un amore autentico per la terra e da un profondo rispetto per le persone che la abitano, restando all’avanguardia nelle scelte a favore della qualità della vita e dell’ambiente. Rappresentando un punto forte della ripresa dell’attività agricola, economica e culturale, in un luogo destinato al completo abbandono, la cooperativa marchigiana ha contribuito in modo sostanziale allo sviluppo del biologico in Italia. Sull’incantevole collina di Montebello sorgono anche una locanda per “gustarsi”, in tutti i sensi, un soggiorno immersi nella natura (www.agriturismogirolomoni.it ) e una fattoria didattica dove i più piccoli possono assistere all’autentico ciclo di produzione della pasta biologica. n grano che arriva da lontano e che, oggi, rivive nel cuore delle Marche. Si tratta del Graziella RA®: frumento particolarmente ricco di proteine, sali minerali e elementi nutritivi utili per l’organismo, tra i quali il fosforo, il selenio, la vitamina E, la vitamina PP e le vitamine del gruppo B. Siamo negli anni ’70 quando un archeologo italiano porta, direttamente dall’Egitto in Italia, i semi di questo frumento affidandolo ad un amico giardiniere, con la promessa che, se fosse riuscito a moltiplicarlo, gli avrebbe dato il nome di “Graziella”, ovvero quello della figlia scomparsa prematuramente. L’aggiunta di “RA” nel nome è un omaggio al dio del Sole egiziano, al quale questa varietà è dedicata, essendo l’elemento che ogni giorno ricarica la terra di quella luce e quel calore indispensabili alla vita. La pasta prodotta con questo frumento, coltivato esclusivamente sulle colline del Montefeltro, è particolarmente leggera, dal sapore delicato e si sposa perfettamente con sughi di verdure. Gustatela con carote e zucchine tagliate a fettine sottili e saltate in padella con un filo di olio, un trito di aglio e cipolla e dei piselli freschi. Ultimate con maggiorana, prezzemolo e peperoncino tritati. Delizia per il palato e benessere per il corpo. viziocapitale | 7 superbia superbia L avoro, opportunità o scelta di vita. Sono molte le figure professionali che stanno abbandonando il nostro Paese per affacciarsi su palcoscenici internazionali dove spesso si punta maggiormente sulle loro qualità. Un discorso questo che riguarda, da molti anni, i nostri chef, che esportano una delle nostre peculiarità migliori: la cucina Made in Italy. Non sorprende, dunque, imbattersi nei sapori nostrani oltre confine. Siamo dall’altra parte del globo terrestre, esattamente a Sydney dove nella splendida Pyrmont Bay, in un ristorante realizzato sulle palafitte con immense vetrate, hanno trovato casa le creazioni dello chef Federico Zanellato. Padovano d’origine, ma romano d’adozione, Zanellato ci racconta che ha girovagato per il mondo per poi stabilirsi con moglie, figlie fratello, nella cosmopolita Sydney. Qui, da pochi mesi, ha inaugurato LuMi (ispirato alle sue figlie gemelle Luna e Mia), che in poco tempo è divenuto il ristorante più in voga della città. bile dei menù-degustazione presenti al LuMi è la pasta, realizzata con tante tecniche di cottura che fanno parte della cultura gastronomica italiana.” Rimane il fatto che è importante non stravolgere le abitudini culinarie locali… “Sì, nei miei piatti sono presenti molti prodotti tipici australiani come la macadamia (una noce indigena) o il black marron (un crostaceo di acqua dolce).” Ma ci sarà un prodotto italiano a cui non rinuncia nella sua cucina! “Assolutamente il Parmigiano Reggiano…” “La mia cucina? Italiana, anche se a 20.000 km di distanza” Chef, ad appassionare i buongustai australiani che si siedono ai suoi tavoli, sono la scelta dei prodotti e la fusion con le varie culture, retaggio dei luoghi dove ha vissuto e cucinato… “La mia cucina può essere considerata italiana, sempre tenendo presente gli oltre 20.000 km di distanza, con una sosta meditata in Asia, in particolare in Giappone. Elemento imprescindi- IL GUSTO DEL MADE IN ITALY Raffinate creazioni a base di pasta e Parmigiano: ecco i segreti dello chef romano che ha conquistato l’Australia di Fabio Boncagni 8 | viziocapitale la ricetta Chawanmushi all’italiana Tornando al LuMi, uno dei segreti del suo successo è il gusto con il quale proponete l’abbinamento cibo – vino… “L’abbinamento piatti-vini è opera di mia moglie Michela, sommelier, nonché manager di sala del ristorante. La carta dei vini riflette la vocazione di LuMi: grande base di vini italiani di tutte le regioni, con forte propensione per i vitigni autoctoni, arricchita da una vasta gamma di vini francesi e australiani.” Due battute finali: Il suo piatto preferito è italiano o australiano? “Abruzzese!I maccheroncini alla chitarra che cucina mia suocera.” ingredienti x 4 160 ml di latte intero 40 g di Parmigiano Reggiano 10 g di acqua 6 g di soia bianca un uovo un pizzico di sale qualche fungo porcino fresco I n un pentolino portate il latte quasi a bollore, aggiungete il Parmigiano grattugiato e cuocete per un minuto. Lasciate in in…E il suo vizio in cucina? fusione per 40 minuti, filtrate attra“Sono troppo esigente con i miei colverso un colino, aggiungete tutti gli laboratori con la potenziale creazione altri ingredienti (tranne i funghi) e di stress.” amalgamate con una frusta. Passate nuovamente il tutto attraverso un colino a maglia fine e distribuite il composto in 4 piccole ciotole di ceramica. Coprite con pellicola trasparente e cuocete al vapore a LA CURIOSITà 85° per 12 minuti. Il chawanmushi è un Fate raffreddare tipico piatto giapponese, solitamente servito leggermente ed come antipasto. aggiungete porcini freschi tagliati finemente a julienne. viziocapitale | 9 avarizia | “La saggezza della parsimonia” avarizia VIVI COME MANGI Elena Tioli Foodblogger profondamente convinta che il modo di vivere, di pensare e di parlare di una persona sia legato a doppio filo al suo modo di mangiare. L’ECO-CUCINA DI LISA CASALI Dove gli scarti diventano piatti prelibati (ad impatto zero) la ricetta B ucce, gambi, foglie, torsoli, lische e baccelli... tutte cose che ogni giorno vengono buttate e che invece potrebbero trasformarsi in piatti sani e gustosi. Lisa Casali ha fatto degli scarti i suoi ingredienti prediletti e in questa intervista ci racconta come e perché si dovrebbe iniziare a cucinare sostenibile. Com’è nata l’idea di vivere senza sprecare, riciclando da te i tuoi scarti e non buttando via nulla? Tutto è nato una sera grazie a un carciofo. Era il 2005, stavo cucinando un piatto di carciofi quando nel gesto di buttare le parti di scarto mi sono resa conto che in volume e peso erano più del doppio della parte nobile. Mi sono chiesta se era così anche per altri prodotti e se non c’era niente di diverso che si poteva fare. Ho cercato in rete, in libreria e in tv ma non ho trovato niente su come utilizzare le parti meno nobili degli ingredienti è così che mi sono detta che questa poteva diventare la mia missione nel mondo. È così che è nato il mio progetto Ecocucina, il mio blog, i libri e tutto il resto. IL PERSONAGGIO Lisa Casali è una scienziata ambientale, scrittrice, blogger, ed esperta di cucina sostenibile. Autrice del blog Ecocucina.org e di numerosi volumi tra cui “Ecocucina”, l’innovativo long trailer “Cucinare in lavastoviglie” e il recente saggio “Tutto fa brodo”. Ambassador di WOMEN FOR EXPO e testimonial WWF per l’alimentazione sostenibile, ha condotto diversi programmi televisivi (tra cui Orto e mezzo, per LaEffe e Zero Sprechi per Gambero Rosso) e rubriche di approfondimento ad UnoMattina in Famiglia, DettoFatto e Geo&Geo (Rai). Cura rubriche per Magazine Padiglione Italia EXPO, Identità Golose, One Planet Food (WWF), Valore Alimentare e Cucina Naturale e per D di Repubblica. 10 | viziocapitale Dopo anni di esperienza nel non sprecare qual è la cosa che ancora oggi trovi complicata da gestire? Molte persone tendono a banalizzare la questione dello spreco associandolo esclusivamente agli avanzi nel piatto. In realtà quella è solo la punta dell’iceberg ma è difficile far superare questo pregiudizio e far capire la reale portata del cambiamento che si può innescare mettendo in discussione il proprio modo di cucinare. Gnocchi con pane raffermo, gambi di spinaci e semi ingredienti x 4 500 g di pane raffermo 500 g di spinaci (i gambi e le foglie meno tenere) 2 uova, un bicchiere di latte, 100 g di farina 00 semi di anguria e melone tostati (o altri semi come di sesamo, papavero e zucca) ½ bicchiere di formaggio grattugiato olio extravergine e sale S Quando si parla di autoproduzione i più restii sfoderano problemi di mancanza di tempo, poca praticità e spazi inadeguati. Cosa rispondi? Che abbiamo tante cattive abitudini e errate convinzioni sul cibo e la cucina e che la prima cosa da fare per cominciare a auto-produrre non è tanto iniziare a pianificare quanto mettere in discussione la certezza che ci servirà un sacco di tempo. Parliamo di cucina, il tuo piatto preferito? Più che un piatto una tecnica. In questo momento ho una vera fissa per i cibi fermentati, credo siano una delle tecniche più interessanti a livello mondiale per conservare e trasformare gli alimenti. Qualche esempio: i crauti che preparo con qualunque scarto di ortaggio, l’aceto fatto con le bucce della frutta, gli ortaggi in salamoia. Sprecando zero e non buttando più via nulla la Tasi la paghi lo stesso? Purtroppo sì! Anche se quando è stata introdotta a Milano la raccolta dell’umido ho scritto: Pisapia non avrai il mio umido! Perché in effetti di organico butto via davvero poco. pezzettate il pane e mettetelo in una ciotola, copritelo con il latte e lasciate riposare. Cuocete gli spinaci in acqua bollente salata per 3 minuti. Scolateli, conservando l’acqua di cottura per gli gnocchetti. Strizzate bene gli spinaci, tritateli e aggiungeteli al pane intriso di latte. Unite le uova e la farina e impastate. Lavorate il composto fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Date al composto una forma cilindrica lunga e stretta. Con il coltello tagliate a fette regolari e arrotolate ogni fetta in modo da ottenere degli gnocchetti rotondi. Lessateli nell’acqua di cottura degli spinaci, calcolando circa 3 minuti da quando l’acqua riprende l’ebollizione. Scolate gli gnocchetti e saltateli in padella con un filo di olio e un mix di semi tostati. Completate con il formaggio grattugiato a piacere. Tratta dal libro “Ecocucina. Azzerare gli sprechi, risparmiare ed essere felici” viziocapitale | 11 avarizia avarizia Questione di etichetta BASTA UN POCO DI ZUCCHERO! TIZIANA SFORZA di Zaira Chabani Tiziana Sforza è giornalista, blogger, communication manager e corporate storyteller. è dove e quando I Farmer’s Market promossi da Roma Capitale sono tre. Il primo e più antico è in via San Teodoro al Circo Massimo, in pieno centro, gestito dalla Coldiretti (apertura: sabato 9.00 - 18.00 e domenica 09.00 - 16.00). Il secondo si trova in via Passino, fra i suggestivi cortili della Garbatella e a due passi dal teatro Palladium. E’ gestito dalla U.O. Promozione Agricoltura (apertura: sabato 9.00 - 18.00 domenica 9.00 14.00). Il terzo e più recente è in via Marino Mazzacurati 75, nell’area del vecchio mercato coperto al quartiere Corviale ed è gestito ugualmente dalla U.O. Promozione Agricoltura (apertura: sabato 9.00 - 18.00 e domenica 9.00 14.00). Quest’ultimo ha grande valore simbolico poiché rientra nel processo Dal produttore al consumatore senza alcuna intermediazione. di valorizzazione e riqualificazione di un’area della città considerata a lungo ui non ci troverete mai le e genuino il cibo. Più saporite le conun ghetto. FARMER’S MARKET QUANDO IL CIBO è A “KM ZERO” Q arance provenienti dalla Spagna o le fragole di Israele. Né tantomeno l’insalata raccolta nella Pianura Padana o le olive greche. L’agro romano è protagonista indiscusso nei farmer’s market: il pane di Lariano, la porchetta di Ariccia, i formaggi dei caseifici della zona del Divino Amore, la lattuga delle campagne che circondano Formello, il miele delle arnie sul Soratte… sono solo alcuni dei prodotti in vendita. Tutto il cibo è rigorosamente a “Km 0” e, in buona parte, è anche biologico. Gli esercenti sono i contadini stessi o i proprietari delle aziende agricole dei dintorni di Roma. Più sano 12 | viziocapitale serve e le confetture. Più sostenibile per l’ambiente il trasporto delle merci perché copre una minore distanza. Per non parlare dell’allegra atmosfera da “sagra di paese” che si respira nei Farmer’s Market: ai banconi delle conserve, dei formaggi e degli olii c’è immancabilmente una degustazione gratuita. Se nei corridoi del supermercato ci si aggira solitamente come monadi frettolose e proiettate sui ritmi frenetici casa-ufficio, nel Farmer’s Market si passeggia, si scambia qualche parola col produttore, ci si attarda e, quando la fame si risveglia, si approfitta per fare uno spuntino goloso. dimostrato che lo zucchero rende irresistibili cibi e bevande e per questo le industrie alimentari tendono ad aggiungerlo ai cibi trasformati: biscotti, dolci, bevande, caramelle... ma anche maionese e passata di pomodoro! Per evitare complicazioni alla nostra salute dovute ad un’eccessiva assunzione (obesità, carie e patologie più gravi legate ai chili di troppo) lo zucchero dovrebbe essere consumato nei giusti limiti pari ad una percentuale non superiore al 10-15 per cento dell’apporto calorico giornaliero. Calcolate che una lattina di aranciata contiene mediamente 35 grammi di zucchero, circa la metà della quantità giornaliera massima consigliata Guardate attentamente l’etichetta e controllate sempre la lista degli ingredienti per scegliere davvero in modo consapevole quanti zuccheri assumere ogni giorno. Ricordate che “senza zuccheri aggiunti” non significa affatto che un succo o una confettura sono senza calorie: ci saranno pur sempre gli zuccheri naturali della frutta, anche se non è stato aggiunto altro. per un adulto! Spesso lo zucchero è il primo ingrediente di un alimento, ma alle aziende non conviene mostrarlo come tale ed il trucco quindi è quello di scomporre in etichetta la quantità di zucchero presente in diversi componenti. Lo zucchero da tavola spesso è citato come saccarosio, oppure viene proposto con altri nomi: zucchero di canna, zucchero invertito, sciroppo di glucosio, sciroppo di fruttosio concentrato. Se nelle etichette compare la scritta “senza saccarosio” ciò potrebbe semplicemente significare la mancanza di questo tipo di zucchero... ma potrebbero esserne presenti come il fruttosio (zucchero della frutta), glucosio, lattosio (zucchero del latte), sorbitolo o destrosio. Ci sono, inoltre i derivati dell’amido: maltosio, destrine, sciroppo di amido con fruttosio, maltodestrine, mannitolo, sciroppo di malto, succo zuccherato disidratato, succo zuccherato evaporato. Imparate a riconoscere anche gli zuccheri “naturali” che comprendono miele, succo di frutta concentrato, melassa, zucchero d’uva, succo di mele concentrato, sciroppo d’acero, sciroppo di riso, sciroppo di sorgo. Se poi in etichetta vi è scritto “senza zucchero” e non compaiono gli altri zuccheri appena citati potrebbe significare che sono presenti dei dolcificanti artificiali: saccarina, aspartame, acesulfame, ciclammati e sucralosio. Non fatevi attirare dalla scritta “senza saccarosio”: girate la confezione e leggete la lista degli ingredienti. Se ci sono sostanze come succo di mela o d’uva concentrato, sciroppo di mais, estratto di malto o simili, sappiate che gli zuccheri ci sono. Attenzione agli edulcoranti artificiali (saccarina, aspartame, acufene…) sono prodotti di laboratorio e hanno un potere dolcificante molto più elevato di quello degli zuccheri naturali. viziocapitale | 13 lussuria | “Il piacere non ha confini” lussuria Roma da bere DISTILLATO CHE SEDUCE La grappa diventa alleata dell’eros attraverso un cocktail profumato e intenso I LOVE KITCHEN LE DICIOTTO JULEP di Gaia Giffoni ingredienti 5 Cl di Grappa “Diciotto Lune” 6-7- foglie di menta di montagna Frutti di bosco del Trentino 2 cucchiaini di zucchero d’uva 5 cl di acqua delle Dolomiti P estate direttamente nello Shaker i frutti di bosco con lo zucchero, aggiungete gli altri ingredienti e riempite di ghiaccio granulare, rimescolate accuratamente fino a far brinare le pareti del Tin. Decorate con un rametto di menta e frutti di bosco a piacere. DA SAPERE Cocktail ideato da Leonardo Veronesi e tratto dal libro “Assaggi di grappa. Per conoscerla, sceglierla e abbinarla” di Maddalena Baldini Trenta Editore. La grappa Ingrediente fondamentale di questo drink è la grappa “Le Diciotto Lune” della distilleria Marzadro. Il tempo di invecchiamento ricalca i ritmi della natura: di luna in luna scorrono 18 mesi. Il profumo si fa intenso, più etereo ed armonico; il gusto si arrotonda per dare una percezione in bocca elegante e setosa. dove acquistarla 14 ENOTECA LA BOTTE BIANCA VIA CESARE MACCARI, 90 00125 Acilia-Roma tel. 06.83.90.5587 www.labottebianca.it | viziocapitale Ester Antonelli Appassionata di arte e di cucina, diventa architetto allo IUAV di Venezia. Oggi insegna a Padova dove vive con il marito, due figli, un cane e un gatto. LA CUCINA NON-CUCINA Lo storico marchio italiano Lago propone un approccio rivoluzionario per creare volumi e forme C olore, leggerezza e fluidità, quasi fosse un quadro di Mondrian. Ecco la cucina “36e8” proposta da Lago. Un progetto che alleggerisce la percezione di ingombro e pienezza grazie alle strutture di supporto in vetro e la possibilità di sospendere le basi al muro. L’approccio è rivoluzionario e rappresenta una rottura con la tradizione che vuole configurazioni standard espresse a multipli di 15 o 30 cm. 36e8 Cucina ha, invece, una modularità che trova la sua forza nel quadrato 36,8 cm x 36,8 cm. I contenitori, posizionabili orizzontalmente e verticalmente, possono essere composti in modo infinito su un’ipotetica griglia (36,8 cm x 36,8 cm e 18,4 cm x 18,4 cm). Nasce così la cucina non-cucina che si sgancia dai rigidi schemi compositivi e consente di creare volumi e forme attraverso un linguaggio estetico nuovo. Inoltre, grazie al modulo 36e8, il contenimento domestico non è più dettato dagli elettrodomestici da incastro (4560-90cm). Ne è un esempio l’ergonomica ed innovativa lavastoviglie orizzontale, con l’accesso all’elettrodomestico reso più agevole grazie alla nuova maniglia a scomparsa, o alla apertura a pressione Touch System. Tutto ciò si traduce in una grande libertà di composizione che consente di esprimere la propria creatività personale, scegliendo contenitori, profondità, finiture attraverso le tre macro aree, ovvero basi, pensili e dispense, in cui è concepito il sistema. Sono poi gli accessori, spesso nascosti e patrimonio esclusivo solo dello chef di casa, a completare questo sistema innovativo rispondendo in modo efficiente alle necessità organizzative e alla gestualità del cucinare. COMP. N 267 Cucina: laccato con frontali in vetro lucido lilla, bosco, rosso, avio, prato, salvia, sole, castagno. Top: in vetro lucido salvia e sole. Dispensa: vetro lucido bianco, frigo e forno interni. viziocapitale | 15 lussuria lussuria COOKING THERAPY STUPIRE CON SEMPLICITà di Associazione Anatra Regina Q uali sarebbero gli ingredienti della seduzione? Secondo gli esperti, oggi come ieri, alla base c’è l’inventiva e la novità, ma soprattutto la capacità di stupire e di coinvolgere il partner. Spesso, però, la soluzione più efficace si trova in un gesto semplice, come il cucinare insieme! Vi proponiamo un classico, involtini di vitello, con l’aggiunta di odori e sapori che aiutano a riaccendere passione. Ovvero il mix di erbette bio (rosmarino, timo, santoreggia, lauro, salvia, origano) essicate a freddo (per evitare la rottura della membrana cellulare e conservare intatti sapore e proprietà organolettiche) prodotto da Valverbe, azienda biologica immersa nella splendida valle Varaita, tra le Alpi Cozie (www.valverbe.it). La ricetta a 4 mani Gianni De Benedittis per Futuroremoto Collezione 2015 “Forchetta/Fork earrings” orecchini in argento 100 g di farina 00 4 fette di provola affumicata 4 fette di prosciutto di Praga affumicato mix di erbette bio lui lei infarina le fettine di vitello appoggia delicatamente provola e prosciutto sulla carne arrotola e chiude con uno stuzzicadenti scioglie una noce di burro in una padella antiaderente rosola la carne in padella Sfuma con un po’ di vino bianco Insaporisce con il mix di erbette bio, sale e pepe condisce, direttamente con le mani, un’insalata di songino 300 g di insalata songino il vino Un bicchiere (ma solo uno!) di vino rosso aiuterà ad aprire la sfera della vostra immaginazione risvegliando i sensi e la passione. Perfetto, il Granbruno I.G.T. Toscana della cantina Castello di Radda. Colore rosso rubino, gusto fruttato con sentori di pepe verde e struttura molto morbida. | viziocapitale Patrizia Fabri per Antica Manifattura Cappelli Collection Mediterraneo 2015 Cappello realizzato in paglia con decorazione in Parasisol e resina. di Elena Invernici una noce di burro, sale e pepe 16 Collezione gastronomica Primavera/Estate 1970 “Ken Scott cooks something new...” Mini dress Ken scott per Gattinoni Collezione Couture Primavera/Estate 2015 Abito del Pane L’ELEGANZA DEL CIBO 1/2 bicchiere di vino olio extravergine Ken Scott fashion food ingredienti x 2 4 fettine di vitello Guillermo Mariotto U n abito-pane con bustier scolpito con vere spighe di grano e pantaloni in juta ricamati con biscotti e salatini glassati e cristallizzati; mini-dress con vivaci stampe di asparagi, piselli e carciofi, che diventano un “orto da indossare”, oppure orecchini forchetta con spaghetti d’argento e, perché non, scarpe anni ‘30 in pelle di dentice. Ecco come il connubio tra nutrizione, tema dominante dell’EXPO 2015 di Milano, e la moda Made in Italy viene “messo in mostra” ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali “L’eleganza del cibo. Tales about food and fashion”, è il tema dell’esibizione (visitabile sino al 1 Novembre 2015) composta da differenti aree, contenitori dei progetti ispirati alla contaminazione tra moda e nutrizione, moda ed eco sostenibilità, moda ed energia. La mostra, a cura di Stefano Dominella e di Bonizza Giordani Aragno, si articola nelle varie accezioni proprie della moda, dal tessuto, al ricamo, all’abito, all’accessorio, e avrà come fil-rouge il cibo con un “richiamo alla natura”. La moda veste il corpo, lo abbellisce, lo esalta e lo protegge. Il cibo lo attraversa, lo nutre e lo penetra. La moda ciba la mente, il cibo nutre il corpo. All’esibizione hanno partecipato grandi nomi e marchi della moda come Giorgio Armani, Etro che fa suo lo slogan “We are what we eat” (Noi siamo ciò che mangiamo), Krizia, Laura Biagiotti ed Emilio Pucci. A destra: Giorgio Armani, Collezione Privè Primavera/Estate 2015, Abito multistrato in Dove e quando Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali Via Quattro Novembre, 94 – Roma Orari: Tutti i giorni 9.30-19.30 Sino al 1 Novembre 2015 www.mercatiditraiano.it seta jacquard con ricamo a motivo bamboo. viziocapitale | 17 invidia | “Voglio è nel mio giardino” invidia LA CURIOSITà In india si usa mangiare senza utensili, ma direttamente con le dita della mano destra, poichè la sinistra è considerata impura. R una valigia di cibo INDIA: UNA CIOTOLA PER LA VITA Sapori , colori e odori della terra dove il divino si mischia con l’umano. Anche a tavola. di Jean Lafitte 18 | viziocapitale iuscire a descrivere l’India in poche righe è forse l’esperienza più frustrante che si possa mai provare. L’India sono colori mischiati ad odori, suoni ad aromi, tutto necessariamente al sapore di curry e coriandolo. Il Tamil Nadu poi è da dove tutto parte per espandersi al nord ed imbastardirsi con le culture Moghul e Buddiste che scendono dall’altopiano tibetano. Gli Dei sono i vicini di casa e parenti, i fiori tappeti su cui masse infinite si riversano anche solo per sfiorare l’idolo benevolo e malevolo se non si offre il giusto voto. Dei e uomini vivono, mangiano, respirano e muoiono assieme. Accanto crescono come lance conficcate nel terreno custodie di vetro e acciaio che accolgono le più tecnologiche aziende del pianeta. Arriva poi il momento della puja e tutto si ferma. Il tikka, il tradizionale terzo occhio apposto dai monaci, si apre al divino e le mani a conca ad accettare il pugno di riso al termine del rituale. Si prova a capire l’India, ma si ha la sensazione perenne che la si sfiori di continuo. Ti accoglie e ti respinge allo stesso tempo. E’ vicina nella cultura millenaria ma sorprendente come questa abbia presa una via totalmente diversa dalla nostra. Lo spiritualismo sostituisce il materialismo europeo, le differenze sociali sono di nascita e non di status, la religione, qualunque essa sia, unisce e rende omogenea una massa che a prima vista può sembrare dissimile in ogni suo elemento. Cala il buio, le vacche sacre si avvicinano ai margini della strada a ruminare tra i resti del mercato. Si accendono i neon, sale la musica hindi, tolta la giacca si arrotolano le maniche della camicia e rigorosamente senza gli orpelli occidentali con le mani si mangia su foglie di banano. La ciotola di riso è la regina della tavola, attorno a vegliare fiere vaschette di latta piene di spezie e verdure. No, a tavola non si spezza nemmeno una vita nell’India del Sud. L’essere vegetariano che da noi sempre più è un vezzo legato a principi non sempre troppo saldi, per i Tamil è un modo di essere naturale che non interferisce in minima parte con il ciclo infinito di vita e morte che è parte fondante di ogni essere che calca la terra millenaria di Lord Shiva. viziocapitale | 19 invidia “Nulla mi sazierà” | gola CONVIVIUM ENGLISH BREAKFAST LA TRIGLIA DELL’IMPERATORE Origini ed evoluzioni del pasto più gradito Oltremanica Inizia con Apicio il nostro viaggio alla scoperta dei peccati di gola degli antichi romani Testo di Elena Tioli, ricetta di Davide Sagliocco di Tommaso Vesentini S T crambled eggs, white bread or cereal toast, bacon, sausage, french fries, stir-fried mushrooms, grilled tomatoes and baked beans che tradotto significa: uova strapazzate, pane bianco o ai cereali tostato, bacon, salsiccia, patatine fritte, funghi saltati in padella, pomodori grigliati e fagioli in salsa, ovvero, in sintesi, Full English Breakfast, la più classica e tradizionale colazione all’inglese. Tutto ciò arriva direttamente dall’Ottocento quando i braccianti inglesi erano soliti, al mattino, mangiare un pasto molto nutriente per coprire il fabbisogno calorico di tutta la pesante giornata lavorativa. Durante la guerra questa colazione fu accantonata non essendo più possibile reperire materie prime come pancetta e uova. Ma nel dopoguerra la “Full English Breakfast” riprese nuovamente piede. Tant’è che oggi molti inglesi - seppur non proprio impegnati nei campi o nel lavoro di fatica - rimangono ancorati a questa tradizione non proprio light. La ricetta: Scrambled eggs ingredienti x 4 8 uova 6 cucchiai di latte 2 noci di burro (salato è meglio) sale, pepe nero e prezzemolo Per accompagnare Pan carrè, bacon verdure grigliate e ribes The Cereal Killer Cafè Ecco la variante dolce del buongiorno inglese che sta facendo tendenza. I gemelli Alan e Gary Keery hanno recentemente aperto a Brick Lane (Londra), un Cereal Killer Cafè: il primo bar in Gran Bretagna che prepara solamente tazze di latte con cereali. Il bar offre una scelta tra trenta tipi di latte diversi, tra cui latte di riso, di mandorle, di soia, di nocciola, e più di 120 marche di cereali “ricercati” in tutto il mondo da condire con glasse al cioccolato, marshmallow, biscotti, caramello e miele. E lo si può fare a qualsiasi ora sia il risveglio! Il locale è, infatti, aperto dalle 7.00 alle 22.00. www.cerealkillercafe.co.uk 20 | viziocapitale S battete le uova con il latte e aggiungete sale a piacere. Nel frattempo mettete a sciogliere il burro in un padellino e, quando comincia a sfrigolare, versate le uova sbattute. Non appena iniziano a rapprendersi, con una forchetta mescolatele continuamente fino ad ottenere un composto denso e cremoso. Impiattate e aggiungete pepe e prezzemolo tritato. Accompagnatele con pan carré tostato, bacon rosolato in padella finché non diventa croccante, verdure grigliate e ribes freschi. empi duri per i buongustai nella Roma di Tiberio quando il rigore morale promosso da Augusto cominciò a far sentire la propria stretta. A quei tempi viveva Apicio, uomo ricchissimo, cavaliere per nascita ed esattore privato delle tasse statali, tra le figure più eminenti della gastronomia romana, simbolo di raffinatezza e della ricerca del piacere. Ebbene, un individuo come lui – eccentrico, fuori dagli schemi e libero pensatore ma, soprattutto maestro di ricette, ideatore di banchetti e buongustaio capace di salpare improvvisamente dalla Campania alla Libia per trovare i gamberi migliori – dava nell’occhio e calamitava critiche e sospetti. Al punto che l’imperatore Tiberio gli preparò uno scherzo che era, anche, un avvertimento neppure troppo velato. Ricevuta una triglia gigantesca, invece che farsela cucinare, la mandò segretamente al mercato, scommettendo che Apicio, sempre in cerca di ghiottonerie, non se la sarebbe lasciata sfuggire. Il nostro, però, aveva in qualche modo subodorato che quella triglia era troppo grande per non scatenare nuove leggende sulla sua prodigalità scialacquatrice e se ne tenne discosto. E’ un peccato perché Apicio, che impiegava decine di schiavi come cuochi e supervisionava personalmente ogni passaggio delle ricette, avrebbe saputo ben onorare un pesce al di fuori dell’ordinario, magari impiegando proprio l’antica che qui vi riproponiamo. Triglie scottate alle erbe aromatiche con vellutata di piselli L’INTERPRETAZIONE DELLO CHEF a cura di Davide Sagliocco ingredienti x 4 4 filetti di triglia 1/2 limone 400 g di piselli 2 cipollotti freschi 1/2 l di brodo vegetale menta fresca timo fresco germogli di barbabietola rossa indivia riccia 2 fette di pane nero 100 g di Parmigiano 1/2 cucch.no di bacche di pepe rosa olio extravergine e sale P ulite i cipollotti, affettateli sottili e fateli soffriggere in una casseruola con 2 cucchiai d’olio. Aggiungete i piselli, mescolate e lasciate insaporire per qualche istante. Versate il brodo bollente, mettete il coperchio e proseguite la cottura a fuoco basso per circa 20 minuti. Nel mixer frullate i piselli (tenendone da parte un cucchiaio) con il loro fondo di cottura. Filtrate il composto con un colino a maglie fini, facendo cadere la crema in una ciotola. Regolate di sale e lasciate raffreddare. Scaldate un cucchiaio d’olio in un padellino antiaderente, unite il limone lavato, asciugato e tagliato a fettine, lasciate insaporire per qualche istante. Aggiungete i filetti di triglia e cuoceteli a fuoco medio per circa mezzo minuto su ciascun lato. Salate, cospargete con le bacche di pepe rosa sbriciolate, togliete dal fuoco e lasciate raffreddare. Distribuite la crema di piselli in quattro ciotole e disponetevi sopra i filetti di triglia intervallati con una fogliolina di menta. Decorate con i piselli interi tenuti da parte, le erbe aromatiche, una cialda di Parmigiano (ottenuta scaldando un padellino antiaderente e posizionadovi sopra uno strato leggero di Parmigiano grattugiato). Servite le triglie accompagnate da pane nero tagliato a disco, germogli di barbabietola e indivia riccia. viziocapitale | 21 gola gola IL PRANZO DI FAMIGLIA Come è cambiata la società italiana? Lo scopriamo a tavola alternative (cavallo, tacchino) e pesce azzurro. Gli anni Ottanta vedono rifiorire l’economia e, insieme a quella, le nuove mode alimentari: la fame diventa un nemico da combattere a colpi di diete e prodotti light, fitness e beauty farm alimentano un business considerevole, compaiono patologie legate al cibo come la bulimia e l’anoressia. Allo stesso tempo si riscoprono le virtù della “dieta mediterranea” e dei prodotti naturali. La distribuzione del cibo passa ormai attraverso gli ipermercati, che spazzano via le botteghe alimentari e i supermercati di quartiere. Cambiano anche i ritmi di lavoro: non c’è più tempo di tornare a casa per il pranzo, negozi e aziende fanno orario continuato, a scuola c’è il tempo prolungato. Ci si concede un rapido pasto in mensa o al bar e, per andare incontro alle esigenze delle donne lavoratrici, si diffondono i cibi precotti e surgelati. Il “pranzo di famiglia” diventa dunque un affaire della domenica ma, sempre e comunque, apprezzato e desiderato. di Tiziana Sforza L Pranzo di famiglia 1950-1980. Una storia italianA 175 immagini per raccontare quarant’anni di Italia a tavola. Fotografie recuperate dagli album familiari, ma anche immagini pubblicitarie, copertine di riviste, rotocalchi e fumetti che hanno fatto parte di una recente mostra esposta nei mercati rionali romani. Il libro è acquistabile on line sul sito www.ilpranzodifamiglia.it 22 | viziocapitale a tavola è lo specchio della società. Le abitudini alimentari e le modalità con cui si consumano i pasti sono la cartina al tornasole delle relazioni sociali, dei ritmi di lavoro, del potere di acquisto della popolazione. In Italia la buona tavola rappresenta un valore. E, come tutti i valori, si è evoluta per stare al passo con i mutamenti sociali. Come il libro “Pranzo di famiglia”, ci focalizzeremo sul trentennio che va dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta. Negli anni Cinquanta e Sessanta si assiste al cosiddetto boom economico: aumenta il reddito delle famiglie, pasta e pane sono affiancati da carne e pesce. Apre il primo supermercato in Italia. Non è più necessario far la spesa tutti i giorni: si può tranquillamente riempire la dispensa con le scorte! L’avvento della comunicazione pubblicitaria porta ad acquistare prodotti non necessariamente col miglior rapporto qualità-prezzo, ma in virtù del fascino del testimonial. In questi anni il pranzo rimane comunque un must delle relazioni familiari: costituisce il pasto principale della giornata ed è abbondante (almeno due portate, se non tre), chiama a raccolta coloro che vivono sotto lo stesso tetto e, se si svolge di domenica o in un giorno di festa, riunisce parenti fino al quarto grado! Gli anni Settanta sono “anni di mezzo” fra due periodi di abbondanza: c’è l’austerity e le domeniche a piedi. A livello alimentare, si scelgono carni e di vassoi di paste portati da parenti ed ospiti. Pranzi lunghi che, crescendo, diventavano anche noiosi per un adolescente che seduto a tavola non stava poi tanto comodo. Come è cambiata la socialità a tavola? E’ sufficiente guardarsi intorno in un ristorante e cercare un tavolo con una famiglia o, comunque, una tavolata di parenti o amici che siano: difficile trovare Dalla mostra che cosa emerge rispet- un tavolo senza una persona – grande l’esperto Marco Panella to ai cambiamenti delle abitudini ali- o piccola - affaccendata intorno ad un mentari e relazionali degli italiani a telefonino, impegnata su un social o su Marco Panella, curatore del libro, e del- tavola? una chat, abbagliata dalla socialità virla mostra, “Pranzo di famiglia 1950- Dalle immagini in mostra ci separa non tuale al punto da trascurare quella vera, solo il tempo ma, soprattutto, la velo- quella fatta di occhi che si guardano e di 1980. Una storia italiana” cità. E’ la velocità, infatti, l’elemento bocche che si parlano. Eppure è proprio esasperato del nostro tempo: si cresce la tavola il primo vero e grande social Qual era il “piatto forte” del suo pran- più velocemente, si consuma più velo- network della storia, il luogo della concemente, si compra più velocemente, si divisione per eccellenza della vita e dei zo di famiglia quando era bambino? Io sono un classico baby boomer, nato mangia più velocemente. suoi dintorni. Ricordarlo ogni volta che nei primi anni sessanta e quindi cre- I tempi dilatati sono un lusso, difficile da ci sediamo a mangiare con qualcuno sciuto con il pranzo della domenica, inseguire e, spesso, per molti ormai dif- a cui vogliamo bene, credo che faccia quello vero, fatto di pasta tirata in casa ficile anche da comprendere. bene alla vita. viziocapitale | 23 gola “Arrabbiati nel DNA” |ira GUSTA ROMA UN KILO DI SAPORE Inizia alla ricerca della “bistecca perfetta” il tour del nostro gastronauta tra i locali più in voga della Capitale di Fabrizio Celluprica S e avessi voglia di perdermi nel confortante abbraccio di una tenera e succulenta costata di manzo cotta come Dio comanda, quale sarebbe un buon indirizzo nella Capitale? E’ animato dalla curiosità di rispondere a questa domande che per la prima recensione della nuova rubrica di Vizio Capitale, mi reco da Kilo! Carbonara d’anatra Prenotate con qualche giorno di anticipo (il ristorante è sem- ingredienti x 4 pre pieno) o venite sul tardi, tanto qui si ha voglia di lavorare e si chiude alle 2:00! 400 g di bigoli (pasta fresca lunga di origini venete) Appena si entra l’attenzione viene catturata dal ricco banco 400 g di petto d’anatra con la pelle della carne posto davanti alle griglie e alla cucina a vista. 2 porri, 6 uova d’anatra Il locale è grande, rumoroso ma non caotico, ben arredato 50 g di pecorino grattugiato secondo la moda del momento (tavoli e sedie in legno di forma ½ l di brodo vegetale, acqua e stile differenti l’una dall’altra, si va dalla comoda poltronci- olio di semi di arachidi na che ti porteresti a casa alla temutissima ‘’apri e chiudi’’ che ti olio extravergine fa venire voglia di chiedere il conto...). farina, sale pepe nero macinato Non posso esimermi dall’ordinare una mia grande passione, la tartare! Prendo quella al pepe rosa, ce ne sono una buona varietà tra cui scegliere e trovo la qualità della carne eccellente e il condimento equilibrato ma purtroppo difetta nella sua componente più importante…Si dovrebbe tagliare al coltello, altrimenti la carne si sfibra e ne risentono consistenza e sapore. La spada di filetto marinato in salsa BBQ e quella con le salsicce miste (peperoncino, tartufo e semplice): sceniche e appetitose; buoni anche gli arrosticini e gli spiedini libanesi. Dal vincitore del talent prodotto da Dmax personalissime ricette…che scottano! Un po’ anonimi gli spiedini messinesi, completamente da rivedere a di Daniela Forlani parer mio le polpette, un impasto secco e insapore, mascherato da una colata di formaggio o salsa al tartufo. La forza e il successo di questo bel locale pero’ si manifestano all’arrivo della carne alla brace, che qui da Kilo si ordina e si paga a peso! Assolutamente nulla da eccepire ne’ sulla qualità ne’ sulle cotture che risultano azzeccate, nonostante io ed i miei amici ci fossimo sbizzarriti nell’ordinare vari tagli (filetto, entrecote, fiorentina) di diverse provenienze (Black Angus Argentina, Danese e Chianina) il tutto accompagnato da deliziosi contorni, su tutti delle succulente patate al forno! Kilo Restaurant Via Tirso, 30 - Roma Tel. 06.64781752 www.kilorestaurant.it 24 | viziocapitale IL RE DELLA GRIGLIA “S ul barbecue si può cucinare di tutto”. Parola di Luca Bini. Il vincitore del format “I re della Griglia” è in grado di preparare un intero pasto, dall’antipasto al dolce, senza forno né fornelli. E per dimostralo ha scritto un libro (Passione Barbecue, edito da Sperling & Kupfer) con 50 insolite ricette tutte da preparare “alla brace”. Dal Risotto speciale funghi zafferano e zola, alla Torta di amaretti, passando per la Parmigiana di cozze e addirittura la pizza! Il trentaquattrenne originario di Buonacompra, in provincia di Ferrara, sdogana così il concetto tradizionale di cottura alla griglia a cui noi italiani siamo ancorati…Insomma, non si tratta di cuocere all’aperto braciole e salsicce per gli amici. Non solo per lo meno: “La mia idea” – spiega Luca – “è quella di sfruttare un accessorio straniero in chiave italiana, servendomi tutte le nozioni della grande tradizione gastronomica del nostro Paese. è chiaro che per farlo bisogna avere una buona base di cucina ai fornelli e al forno”- precisa- “Poi io di mio, provo, sperimento… Mi viene un’idea e cerco di adattarla e modificarla, aggiungendo ingredienti e consistenze ideali per il barbercue, soprattutto per quello a gas”. P ulite i porri, ricavate delle rondelle dalla metà superiore e tagliate a fiammiferi di circa 5 cm la parte bianca. Sul barbecue a gas posizionate un wok con abbondante olio di semi e portatelo a 145°. Infarinate i fiammiferi di porro, immergeteli nell’olio caldo, abbassate immediatamente la fiamma e, appena iniziano a imbrunire, scolateli su un panno carta. Stufate le rondelle con un po’ di acqua e 2 cucchiai di olio extravergine. In un pentolino pastorizzate i tuorli a bagnomaria portandoli a 50°, poi lasciateli riposare. Predisponete il barbecue per la cottura indiretta a 200° e cuocete il petto d’anatra precedentemente massaggiato con olio, sale e pepe. Continuate la cottura finché la carne raggiunge una temperatura al cuore di 55°, quindi lasciatela riposare per 15 minuti e poi riducetela a cubetti di piccole dimensioni. In una casseruola a bordi alti cuocete la pasta nel brodo e unite i porri stufati e l’anatra a cubetti negli ultimi minuti di cottura. Impiattate completando con gli stick di porri, una spolverata di pepe e di pecorino e i tuorli pastorizzati. viziocapitale | 25 ira ira HO ROTTO I PIATTI Faby’s Patisserie Cilentana di nascita ma romana d’adozione, ha messo nel cassetto una laurea in psicologia per seguire la sua vera passione...la pasticceria. 1 Le Macine ingredienti x 4 500 g di farina 00 50 g di fecola 150 g di zucchero a velo 3 4 a tutto forno La cottura al cartoccio La cottura al cartoccio è una tecnica che conserte di preservare le sostanze nutritive dei cibi, esaltare i sapori e i profumi, cuocere in modo naturale, senza l’eccessiva aggiunta di grassi e ridurre i tempi di cottura. E’ possibile cucinare numerosi tipi di alimenti al cartoccio: l’importante è assicurarsi che sia sempre presente una parte liquida (vino, brodo, acqua o anche solo il liquido rilasciato dal cibo stesso, come accade per pesce e verdure) in modo da evitare che la cottura ad alta temperatura secchi troppo la preparazione. Per creare il cartoccio, oltre alla classica carta stagnola, sono indicati anche la carta da forno, le foglie vegetali (di fico, di cavolo…) o gli appositi sacchetti di plastica resistente ad alta temperatura. 26 | viziocapitale R A questo punto, facendo attenzione a non romperlo, ripiegate il foglio di carta stagnola dalla parte dei lati più corti, sovrapponendo leggermente i Consigli pratici per rimediare ai disastri in cucina. Iniziamo dalla piccola pasticceria 2 LA RICETTA PERFETTA itagliate un foglio di carta stagnola abbastanza grande da contenere l’alimento che avete scelto di cuocere. Disponetelo su di una teglia da forno con il lato meno lucido rivolto verso l’alto e posizionatevi al centro ciò che desiderate preparare. Vi proponiamo, come esempio, un’orata. Ricordate di condite per bene il tutto con sale, un filo di olio e aromi (in questo caso aglio, prezzemolo e pomodorini pachino): sarà questo condimento a dare sapore alla ricetta. (1) BISCOTTI DA INCUBO massimiliano zagaria Coreografo e showman nonché eclettico chef emergente: sul palcoscenico e tra i fornelli mette sempre al primo posto cuore e professionalità bordi e facendo aderire bene la carta attorno al pesce.(2) Ora richiudete anche gli altri due lati del foglio, portandoli verso l’alto e ripiegandoli un paio di volte in modo da sigillare bene i bordi: otterrete in questo modo una sorta di fagottino. (3) 200 g di burro a temperatura ambiente Biscotto frittata Vi capita di ritrovarvi con biscotti di forma inverosimile? Una volta che li avete formati lasciateli riposare in frigo, direttamente sulla teglia, per almeno mezz’ora: in questo modo manterranno la loro forma originaria anche durante la cottura senza allargarsi a dismisura. 1 uovo 5 cucchiai di panna fresca 1 bustina di zucchero vanigliato 1 bustina di lievito per dolci un pizzico di sale M escolate in una terrina farina, fecola, zucchero, lievito e vaniglia, quindi aggiungete il burro tagliato a dadini. Lavorate con le mani e, una volta che gli ingredienti sono ben amalgamati, unite l’uovo e la panna, continuando ad impastare fino ad ottenere un composto omogeneo. Riponete in frigo per 30 minuti, dopodiché stendete la pasta tra due fogli di carta forno ad uno spessore di mezzo cm e formate i biscotti servendovi di due stampi circolari, uno più grande per la sagoma esterna e uno più piccolo per creare il buco delle macine. Disponete su una teglia foderata con carta forno, riponete di nuovo in frigorifero per una mezzora e cuocete in forno preriscaldato a 170° per 15 minuti. Biscotto marmo Controllate la temperatura del forno, che sia tra i 170° e i 180° e lasciateli cuocere finché diventino dorati. Anche se sembrano ancora morbidi, toglieteli dal forno perché poi mentre si raffreddano si induriscono.... Un minuto di troppo nel forno può essere fatale! Biscotto alternativo Biscotto sbriciolone Per mantenere i biscotti friabili ma compatti a lungo, è bene conservarli in una scatola di latta, in un posto fresco e asciutto lontano da fonti di calore. Un piccolo trucco: aggiungete nella scatola un paio di zollette di zucchero: aiuteranno ad assorbire l’umidità. Biscotto impazzito Se dovesse capitarvi che l’impasto risulti granuloso e difficile da amalgamare, niente paura: basterà lavorarlo con poca acqua fredda o albume. Ricordate che gli impasti sono solitamente composti da una parte secca ed una grassa che vanno mantenute in equilibrio. La riuscita di una ricetta non è questione di fortuna, ma di precisione. Munitevi di bilancia o bicchieri dosatori e seguite alla lettera le quantità indicate. Qualora voleste sostituire qualche ingrediente, assicuratevi di bilanciarli con altri di pari caratteristiche. Infornare a 180°-200° per circa dieci minuti. Togliete dal forno e aprite il cartoccio per far uscire il vapore. (4) viziocapitale | 27 accidia| “Il tempo è denaro” accidia DALLA TELA ALLA TAVOLA FOUR SEASON FOR CHAGALL Di Monica Refe CIAK, SI MANGIA! UN PIATTO DA MARCHESE di Elena Tioli D ire rigatoni con la pajata (ritornati “legali” sui menù delle trattorie romane dopo ben 14 anni di assenza) non può far pensare che al mitico Alberto Sordi nel Marchese del Grillo che, dopo un non proprio elegante “Magnatevela voi sta me**a”, esce dalla sua abitazione per portare l’amica francese a mangiare il famigerato piatto testaccino in una tipica osteria romana. Il piatto, non proprio regale, nasce, infatti, come pietanza prediletta degli scortichini, i lavoranti dell’antico Mattatoio di Testaccio che, a fine giornata, assieme alla povera paga, ricevevano il cosiddetto quinto quarto: interiora, zampe e lingua degli animali macellati. Con il proprio cartoccio gli scortichini si recavano quindi nelle osterie della zona per chiedere che la misera porzione di carne venisse utilizzata per preparare piatti sostanziosi per sfamare le famiglie intere. Insomma, un miracolo culinario! Da qui - si dice - l’origine di una delle ricette più rappresentative della cucina tradizionale romana: i rigatoni con la pajata. E proprio in una di queste osterie troviamo il buon Onofrio in compagnia della bella Olimpia che un po’ incuriosita chiede cos’è la pajata sentendosi rispondere “E’ meglio che te lo dico dopo… Mangia Olimpia, mangia!”. In effetti conoscere gli ingredienti e il procedimento del sugo può far accapponare la pelle dei più delicati ma, una volta assaggiato il primo rigatone, 28 | viziocapitale Rigatoni con la pajata ingredienti x 4 1 kg di pagliata di vitello (o di agnello) 400 g di rigatoni 500 g di passata di pomodoro una cipolla piccola un gambo di sedano un bicchiere di vino bianco olio extravergine 200 g di pecorino peperoncino, sale L è garantito: anche lo stomaco più sensibile viene conquistato. Proprio come succede a Olimpia nel film, la sua espressione al primo boccone non lascia spazio all’immaginazione! Ma ovviamente non giudicate sulla fiducia… per conoscerne il gusto, riguardare la scena non basta, eccovi la ricetta. avate la pajata (già pulita dal macellaio). Tagliatela a pezzetti di circa 20 cm e legate le estremità formando tante piccole ciambelle. Fate un soffritto di olio, cipolla e il sedano e unitevi la pagliata. Fate cuocere per 10 min. poi sfumate con il vino. Aggiungete quindi la passata di pomodoro, il sale e il peperoncino e lasciate cuocere a fuoco dolce per circa 2 ore. Una volta scolata la pasta al dente unitela al condimento e spolverate il tutto con una buona dose di pecorino grattugiato. Se poi, per accompagnare, aveste anche un bicchiere di vino di Frascati bè… A voi l’ardua sentenza. Insalata four season I la mostra chagall love and life Per la prima volta in Italia 140 lavori dell’artista bielorusso. Attraverso disegni, olii, gouache, litografie, acqueforti e acquerelli, la mostra racconta la sua poetica influenzata dal grande amore per la moglie Bella e dal dolore per la sua morte prematura, ripercorrendo la sua vita e la sua arte che fu commistione delle maggiori tradizioni occidentali europee - dall’originaria cultura ebraica a quella russa, all’incontro con la pittura francese delle avanguardie. izia con uno degli artisti più amati del ‘900 la sfida che ci porta a trasformare opere d’arte in capolavori per il palato. Marc Chagall è un maestro del colore vibrante, puro e trasparente. Ecco allora un piatto fresco ispirato alla sua poetica e alle sue opere: gli ingredienti sono tagliati a cubetti per dare l’idea della scomposizione delle forme; lo yogurt, tipico della cucina popolare bielorussa, rievoca la madre patria dell’artista mentre la presenza del pesce, le origini del padre, mercante di aringhe: Chagall ricorda spesso nei suoi quadri il periodo dell’infanzia. Infine, i colori mischiati tra di loro simboleggiano le tele ricche di vita. ingredienti x 4 1 fettina di anguria 1 manciata di mais polpa di granchio lessata in quantità a piacere 1 cucchiaio di yogurt magro senza zucchero olio extravergine d’oliva sale e timo T agliate a cubetti l’anguria e la polpa di granchio. Mescolate con il mais e condite con poco olio, sale, timo. Completate cospargendo con lo yogurt a gocce. Chiostro del Bramante via Arco della Pace, 5 - ROMA fino al 26 luglio Paola Buzzini Ricetta ideata da Paola Buzzini, fondatrice di “Soup Opera”, progetto che interpreta le opere d’arte in chiave gastronomica. viziocapitale | 29 accidia recensioni libri da gustare di Zaira Chabani Direttore responsabile: Daniela Forlani Segreteria di redazione: Benedetta Falconio Copertina: Luca Esposito La cucina ritrovata I piatti della tradizione spariti dai menù. I locali dove è ancora possibile gustarli Ciao, sono Hiro 80 piatti dimenticati della nostra cucina e 80 Hirohiko Shoda è un giovane chef giapponese recensioni di ristoranti ed osterie che resti- innamorato della cucina italiana. Dopo anni tuiscono attualità e splendore a piatti tipici di studio e pratica nell’alta ristorazione di cu- della tradizione caduti in disuso. La ricerca è cina italiana in Giappone, da circa 8 anni si è stata fatta a colpi di forchetta dai recensori de trasferito in Italia, dove ha lavorato a fianco ilmangione.it , la prima web community dei di Massimililiano Alajmo coronando il sogno clienti della ristorazione italiana, coordinati di lavorare nel Paese che più ama. La sua da Andrea Guolo che con questo libro porta filosofia e le sue ricette sono semplici e im- avanti l’intento di difendere il nostro patri- mediate perché non c’é niente di cotto: solo monio gastronomico unico in sapori, ingre- ingredienti selezionati che lo chef accosta nel dienti e tipicità. La trattazione tocca tutte le piatto in modo originale. Nel suo libro Hiro regioni italiane, si spazia dalla “Seupetta à ci svela tutti i suoi segreti, spiegando come Foto: Azienda Marzadro, Luca Bini, Michela Boncagni, Bonini Srl, Cooperativa Girolomoni, Claudia Castaldi, Kilo Restaurant, Luca Esposito, Fondazione Ken Scott, Futuroremoto, Gambero Rosso Editore, Gattinoni Couture, Giorgio Armani, Lago Spa, Morellini Editore, Ossigeno Design, Mario Palumbo, Marco Panella, Patrizia Fabri, Pentole Baldassarre Agnelli, Davide Sagliocco, Soup Opera, Tiziana Sforza, www.ilpranzodifamiglia.it. Grafica e impaginazione: Dalistudio Tipografia: Graffietti Stampati S.n.c. - S.S. Umbro Casentinese Km 4,500 - 01027 Montefiascone (Viterbo). Hanno collaborato: Ester Antonelli, Fabio Boncagni, Zaira Chabani, Fabrizio Celluprica, Faby’s Patisserie, Alessandra Foroncelli Nicolao, Gaia Giffoni, Elena Invernici, Mariarosa Lionetti, Mario Palumbo, Monica Refe, Paola Rocchi Soffici, Davide Sagliocco, Tiziana Sforza, Elena Tioli, Tommaso Vesentini, Massimiliano Zagaria. Abbinamento vini: Zaira Chabani A R o m a l a c u c i n a è F r e e P r e s s Lo trovate da: Mastrogusto via dei Gracchi, 193 - Roma la cogneintze” mangiata “come Dio coman- debbano essere manipolati gli elementi e da” al Lou Ressignon, dal risotto “coe secoe” come realizzare raffinate tecniche di trasfor- veneto al cervello al cartoccio umbro, dalla mazione che vanno dalla marinatura alla sa- “Taieddra” (paella dei pugliesi) alla “Scafa- latura, dall’essicatura all’affumicatura. Fon- ta” laziale. E ancora le “Cee finte” toscane e damentale per Hiro è inoltre l’accostamento la “Carne cotta a carraxia” da provare presso dei colori, così il suo percorso culinario si Paolo Perella a Villasalto. Il volume é suddi- snoda attraverso otto tonalità: trasparente, viso in tre sezioni: descrizione del piatto nella bianco, oro, arancione, rosso, fiori, verde e prima, descrizione della ricetta nella seconda nero. L’aspetto cromatico infatti è tipico della Associazione culturale “La Piccola Sartoria” e recensione del ristorante dove viene tuttora cultura gapponese per la quale, come spiega via del Pavone, 47/b - Campagnano di Roma preparato secondo la maniera tradizionale Hiro, l’apprezzamento visivo di un piatto pre- nella terza e ultima parte. cede sempre la sua degustazione. Autore: Andrea Guolo Editore: Morellini Pagine: 344 Prezzo di copertina: € 17,90 30 | viziocapitale Autori: Hirohiko Shoda Editore: Gambero Rosso Pagine: 160 Prezzo di copertina: € 35,00 Numero Registrazione: 264 del 22/11/2013 Finito di stampare: giugno 2015 Cuochepercaso via Fabio Massimo, 107 - Roma New Paco’s Gym via Morandi, 12 - Villanova di Guidonia (Rm) Ines Bar Via della Farnesina, 225 - Roma Supermercato Elite via della Farnesina, 251/259 - Roma [email protected] Q.B. Quanto Basta - La spesa alla spina via dei Latini, 31 - Roma Per ricevere l’espositore di Vizio Capitale o per richiedere un’inserzione pubblicitaria contattare: W COMMUNICATION – via Torino, 46 – Pavona di Albano Laziale tel. 06.93.10.951 – cell. 3476632372