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ANTONIO PAGLIARO Senatore di Vico Avv. Pietro
S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro ANTONIO PAGLIARO Biografia di Sua Eccellenza, Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia e Gran Cordone dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro Senatore di Vico Avv. Pietro Magistrato, illustre maddalonese e alunno del R. Liceo - Convitto Maddaloni – 13 Febbraio 2016 1 S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro Biografia di Sua Eccellenza e Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia e dei SS. Maurizio e Lazzaro Senatore di Vico Avv. Pietro illustre maddalonese e alunno del R. Liceo - Convitto Il 6 gennaio 1865 il preside rettore del Convitto Nazionale di Maddaloni, Nicola Stranieri, nella cerimonia di premiazione degli alunni meritevoli nell’anno scolastico 1863-64, dichiarò con orgoglio che gli iscritti da 51 erano passati a 115, tra convittori ed esterni, elogiando la validità e la severità dei regi studi ginnasiali, richiamando alunni da ogni parte delle provincie meridionali, in antitesi a quelli gestiti dal clero. Tra gli alunni di questo periodo che si distinsero, poi, nella vita politica raggiungendo le più alte cariche del parlamento nazionale del Regno d’Italia, ricordiamo il magistrato e senatore maddalonese Pietro di Vico1, l’onorevole Enrico Morelli di Santa Maria Capua Vetere, l’onorevole Michele Verzillo di Minturno, l’onorevole Alfonso Ruggiero di Caserta e l’onorevole Vitale Tommaso di Nola. Di questi valorosi alunni, oggi, soffermo la mia attenzione sul senatore di Vico, per tentare di scrivere la sua interessante biografia, avvalendomi anche dell’Archivio Storico del Senato della Repubblica, dal quale ho scaricato il suo fascicolo personale. Questi inizia, quasi subito, con una copia Veduta di Maddaloni nel 1850 (dal web) dell’estratto dell’Atto di nascita rilasciato dal Comune di Maddaloni, in data 7 giugno 1853, e firmato dal sindaco del tempo, dott. Pasquale Raffone. Dal certificato risulta che Pietro nacque da “Donna Maria Salvatores di anni diciannove e di professione civile domiciliata in strada Alturi e da Don Felice di Vico di lei marito di anni trentasei, di professione Medico domiciliato con la moglie nel giorno sei del mese di giugno anno corrente, alle ore diciotto nella casa di propria abitazione sita come sopra. La stessa ha dichiarato di dare al bambino il nome di Pietro, Mario, Luigi di Vico”. In basso al certificato di nascita è scritto anche che a Pietro fu amministrato il Sacramento del Battesimo dal Parroco della Chiesa di S. Aniello il 7 giugno 1853. A Maddaloni in questi anni cinquanta del milleottocento era in avanzata fase di costruzione il cosiddetto “quartiere ad uso militare”, ricavato dal soppresso monastero domenicano e che la sua realizzazione contribuì a dar man forte alla piccola industria edile locale. Questa costruzione andò a consolidare anche una certa tradizione militare2, non solo per la presenza della sezione staccata dell’Accademia Nunziatella di Napoli, di stanza nell’ex palazzo dei duchi Carafa, dal 1855 al 1859, ma, soprattutto, per i continui passaggi e permanenze delle truppe di re Ferdinando II di Borbone. In questo periodo la città di Maddaloni vantava un modesto commercio che raggiungeva il suo apice nel locale mercato che 1 Nel verbale del Consiglio Amministrativo è scritto Pietro Vico, non di Vico, lo stesso per il padre, medico del Convitto, Don Felice Vico. In seguito altri due fratelli minori frequenteranno il Ginnasio, da esterni, Ettore e Ruggiero. 2 La tradizione militare fu confermata anche dopo l’Unità d’Italia, il 20 ottobre 1861, con Regio Decreto n. 309, il quale istituiva nella nostra città, sempre nel palazzo ducale, al posto della sezione staccata dell’Accademia Nunziatella, il Battaglione di figli militari con una forza di 800 allievi. 2 S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro si svolgeva ogni martedì e che si basava, principalmente, su una buona attività di prodotti agricoli3 (patate, grano, granoturco, mais, ecc.) e sulla vendita di animali vaccini e di allevamento, come gli ovini, suini, caprini e altri. I mestieri più comuni praticati dai maddalonesi erano considerati antichi (il carbonaro, il carrese, il mulattiero, il ramaro, il sensale, il mannese, il maniscalco, il calzolaio e altri), i quali portavano a poco guadagno, giusto quello che bastava per vivere, mentre ricevevano buoni profitti i professionisti del sapere (i notai, i medici, gli avvocati, gli ingegneri, gli amministratori, i produttori cerealicoli, i panettieri e altri). Il livello di scolarizzazione della popolazione era molto basso, nonostante la presenza del rinomato Real Collegio di S. Antonio4, il quale era amministrato dai padri Escolopi e fruito solo dai figli di gente benestante e servitori fedeli al Re Borbone, provenienti anche da fuori regione. Inoltre, il bisogno di istruzione non era ancora una necessità e nei genitori rimaneva la convinzione che era meglio mandare i figli a lavorare nei campi, o nelle botteghe, anziché mandarli a scuola. Il primo ottobre 1860, con la battaglia ai Ponti della Valle di Maddaloni tra i garibaldini di Nino Bixio e i Dragoni di Von Meckel, in aiuto al Re Francesco II di Borbone, praticamente, si ebbe la fine del Regno delle Due Sicilie e la nascita del Regno d’Italia con a capo il re Vittorio Emanuele II di Savoia. Con la proclamazione del Regno d’Italia e l’annessione di tutte le provincie del Regno delle Due Sicilie, si estendeva anche a queste la Legge Casati del 13 novembre 1859, n° 372 (Presidente del Consiglio Cavour e Ministro dell’Istruzione Casati), legge scritta per i sudditi di casa Savoia. La riforma aveva l’obiettivo di sconfiggere l’analfabetismo dilagante (si calcolava una media nazionale del 78%, con punte dell’87% nel Meridione e addirittura del 90% nelle isole). Luigi Settembrini, come Ispettore Generale degli Studi delle province meridionali del regno sabaudo, notificò al rettore del Real collegio di S. Antonio di Maddaloni, padre Nicola Veccina, la copia del decreto 12 settembre 1861, con il quale “si avocavano al Governo, in nome del Re, la direzione, l’amministrazione ed il possesso del collegio”. Il preside-rettore Francesco Brizio, nominato dal re Vittorio Emanuele II, il 28 ottobre 1861, emanò un avviso, diffuso per tutta Terra di Lavoro: “Il Regio liceo ginnasiale con annesso convitto prende il posto del già reale collegio Sant’Antonio”. Nell’anno scolastico 1861/62, nel nostro Istituto o Stabilimento, come è scritto in diversi verbali dei Consigli di Amministrazione, la Il patriota e letterato Luigi Settembrini riforma operata dal Settembrini (sostenuta dal re Vittorio Emanuele II) aveva già preso piede e aveva provocato radicali cambiamenti nell’organizzazione della scuola e 3 Nel biennio 1850-52 ci fu la crisi cerealicola e l’aumento dei dazi comunali, che portò alla crescita delle tariffe su vino, carne, calce e altro. Il prezzo del pane di grano tenero e di granturco era alto e rimaneva quasi invenduto. La povera popolazione comprava solo quello con grani mischi, avena e civaie. Tale tendenza durò fino a tutto gennaio 1855. 4 Decreto 30/10/1856, Art. 1° - Il Real Collegio di S. Antonio in Maddaloni è affidato alle cure dei Reverendi Padri delle Scuole Pie (Escolopi), i quali avranno l’incarico dell’amministrazione e della disciplina, lasciandone riservata a noi la proprietà. 3 S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro nei programmi scolastici. Dal secondo manifesto-programma affisso dal preside rettore Francesco Brizio, il 25 novembre 1861, il nuovo ciclo di studi per gli alunni si presentava in questo modo: “Il sistema d’istruzione abbraccia tre branche, cioè insegnamento elementare, ginnasiale, e liceale. Il primo (quattro anni) prepara al secondo, il secondo al terzo, mentre questo schiude la via alle università. Il corso elementare pei solo interni, cioè dimoranti in convitto, abbraccia lettura, scrittura, catechismo, Storia Sacra, Aritmetica, Sistema metrico decimale, elementi di geografia, nozioni di Storia naturale, grammatica italiana, composizione. Il corso ginnasiale, comune agli interni e agli esterni, abbraccia grammatica italiana, grammatica latina, grammatica greca, grammatica francese, Matematica elementare, storia, Geografia fisica, Rettorica, Prosodia, Poetica, Principi di Archeologia, e Mitologia greca e latina. Quest’insegnamento; che si compie in cinque anni è dato da sette professori. Il corso liceale finalmente abbraccia la letteratura italiana, latina e greca, la geografia comparata, l’algebra, la trigonometria, la geometria analitica, la storia del medio evo, la storia della filosofia, la storia naturale, la fisica e la chimica. Questo corso, che si compie in tre anni, è dato da altri sette professori distinti dai primi. Pei convittori poi oltre alle lezioni del ginnasio e del liceo comune, avranno luogo anche lezioni di belle arti cioè calligrafia, disegno, danza, scherma, ginnastica, esercizi militari; e musica, quando i genitori lo domandino”. Il Consiglio di Amministrazione5 del Regio Liceo di Maddaloni si riunì formalmente il 25 novembre 1861 su invito del Preside. Intervennero, oltre al Sig. Preside Prof. D. Francesco Brizio, il Consigliere Provinciale D. Vincenzo Iorio, il Consigliere Municipale D. Lorenzo Tammaro e D. Vincenzo Prisco. In seguito a disposizioni fatte dal Preside Rettore per discutere dei bisogni dell’Istituto concordemente deliberò: “di confermare buona parte dei dipendenti che già avevano lavorato con il Real Collegio di S. Antonio e che si erano ben comportati”. Tra questi figurava anche il papà di Pietro, il medico D. Felice Vico di cui l’amministrazione si dichiarava contenta, conservando per lo stesso l’annuo assegno di Lire 212,196. “Di Confermare anche l’attuale Cerusico D. Germanico Patrelli con l’assegno di Lire annue 127,50, di sostituire il cuoco, Francesco Santo (fu nominato cameriere della Quarta compagnia da aprirsi) con Francesco Sarano. Furono nominati anche Domenico Rossi, economo, Luigi De Siena, direttore spirituale, Luigi Izzo, vice direttore, Efisio Usai, Giovanni Bellet e Saverio Cuccaro, prefetti di disciplina, Pietro Muojo e il sacerdote Michele Nacca, maestri interni della scuola elementare. Per le Belle arti, il maestro Davide di Napoli per il ballo, Eduardo Parisi per la scherma, Giovanni Bargigli maestro di esercizi militari e ginnastica. I maestri di Disegno e Calligrafia, Diego di Mattia e Giovanni Pasanisi, nominati dal Governo di allora, e che servivano lo stabilimento prima di passare alla Direzione degli Scolopi, che lo hanno servito nel tempo che i PP. delle Scuole Pie lo hanno amministrato, e che per i loro meriti sono stati nuovamente nominati, conservati e riconosciuti da questo consiglio medesimo. 5 Per le delibere del Consiglio di Amministrazione citate si ringrazia il Rettore – Dirigente scolastico del Convitto Nazionale Statale “G. Bruno” di Maddaloni, Prof. Michele Vigliotti, per la gentile concessione. 6 Nel 1861, con la riunificazione dell’Italia sotto i Savoia, la lira tornò ad essere la valuta italiana. Dal 24 agosto 1862 la lira ebbe corso legale e sostituì tutte le altre monete circolanti nei vari stati pre-unitari. 4 S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro Per quanto riguarda il Liceo Ginnasio, dal Registro per gli esami di Promozione dalla classe seconda alla settima dell’a. s. 1861/62, risultano in servizio: il Preside Francesco Brizio, il Vice Direttore Luigi Izzo, il Prof. Carlo De Carli, il Prof. Farina Alfonso, il Prof. Cairon Agostino, il Prof. Labriola Francesco, il Prof. Teofilato Orazio, il Prof. Quintavalle Tommaso, il Prof. Francesco Fiorentino, il Prof. Filippo Rossi, il Prof Beniamino Mariano, il Prof. Pasquale Colombo, il Prof. Ermenegildo De Hippolitis. Dal Registro delle Delibere del Consiglio Amministrativo, dal 1861 al 21 maggio 1866, custodito presso l’Archivio dei Documenti Storici del nostro Istituto, risulta che il piccolo Pietro di Vico7 fu ammesso nel Convitto con la delibera del Consiglio di Amministrazione del 18 dicembre 18628, la quale recita: “Il Consiglio à esaminato gl’incartamenti esibiti dagli aspiranti al conseguimento di posti gratuiti vacanti in questo Convitto, che sono: Pasquale Graffeo, Pietro della Peruta, Pietro Vico, Costantino Capitelli, Giulio Vanore, Francesco Arcari, Tito Patrelli. Le à trovate in regola per tutti, tranne i due ultimi, che ànno di poco oltrepassato l’età prescritta. Ciò nonpertanto à creduto ammettere anche questi restando alla Commissione implorarne la dispensa dal Ministero... Quindi, il piccolo Pietro, pur essendo residente a Maddaloni e figlio del medico del Convitto, dott. Felice Vico, ai sensi del Regolamento interno del Convitto (ricavato da quello nazionale), ebbe l’obbligo di frequentare la scuola come alunno interno; inoltre, gli era proibito espressamente il pernottare fuori del Convitto, salvo in caso di grave malattia. Il dottor Vico, avendo vinto il posto gratuito per il figlio, dovette affrontare solo la spesa del corredo (risparmiò complessivamente ducati ventisette, il costo della pensione di ducati nove al mese che dovevano essere con pagamento anticipato di un trimestre) e tener conto delle relative norme che lo regolavano e comprargli: “letto completo con materassi due, coperta imbottita una, cuscini due, cuscinieri sei, lenzuola sei, scanni con spalliera due, un comoncino di noce a tre cassetti con piccolo armadio superiore, camicie di lino sei, tovaglie sei, salviette sei, sottocalzoni di tela tre, ecc., Uniforme completa di Guardia nazionale, Blouse di Guardia nazionale in lana verde numero due, con berretto idem, colla cifra in filo argento C, Pantaloni di lana in paia due, Corpetti di lana bianca numero due, Pantofole paia uno, Stivali paia numero due, un crocefisso”. Leggendo il Regolamento per le Scuole secondarie e per i Convitti nazionali, del 10 aprile 1861, possiamo capire come venivano istruiti gli alunni interni al tempo di Pietro: “I convitti nazionali intendono all’educazione religiosa e civile dei giovani, non trascurando l’educazione fisica, perché riescano cittadini costumati e vigorosi. Intendono eziandio ad infondere un amore immenso alla Patria italiana, coordinato con tutti i doveri dell’uomo, e fortificato dalla pietà verso Dio e da un puro ed alto senso morale. A ciò debbono essere volti la disciplina, i precetti e gli esempi. In quest’anno scolastico 1862/63, il Consiglio amministrativo per poter far funzionare nel modo migliore il Convitto e tenere fede al manifesto-programma stabilito e diffuso alla popolazione di Terra di Lavoro, effettuò i primi seguenti acquisti: 7 Dal Registro per gli esami di Promozione che va dalla classe seconda liceo, a scalare, fino alla seconda ginnasio dell’a. s. 1862/63, Pietro non risulta in elenco: probabilmente è iscritto nella prima ginnasiale. 8 Presidente, Rettore Canonico Berardo Palombieri, Consiglieri: Vincenzo Iorio, Lorenzo Tammaro, Vincenzo Prisco. Il canonico Palombieri era stato già Rettore del Collegio quando, nel 1850/51, per volere di Ferdinando II, il Real Collegio di Terra di Lavoro in Maddaloni fu chiamato Real Collegio di Sant’Antonio (delibera Consiglio di Stato del 18/03/1851). 5 S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro Acquisto di fioretti per la scherma Per istallare la ginnastica Carte murali per le scuole Globo terraqueo Impianto di stoviglie per la tavola Tamburo per le chiamate Biancheria da tavolo e dè letti e coverte, covertini, mobili, etc. In uno lire 27.20 186.28 168.38 44.62 89.00 16.21 808.04 1275.73 Nell’ anno scolastico 1864/65 il numero dei convittori continuò a salire tanto che il Rettore chiese al Superiore Ministero di istituire la sesta compagnia, perché non sapeva dove sistemare sette convittori in più, essendo le altre compagnie in numero esorbitante. Tornando alla cerimonia di premiazione degli alunni meritevoli del 6 gennaio 1865, il Prefetto di Terra di Lavoro, Giuseppe de Ferrari, essendo la personalità più importante presente nel Gran Salone, fu invitato dal preside rettore Nicola Stranieri a consegnare i premi: tra gli alunni meritevoli figuravano Antonio Prisco, Andrea Iorio, Filippo Renga, Domenico Mazzetti, Antonio Picozzi, Giovanni Brancaccio e il nostro Pietro Vico. Il preside rettore Stranieri concluse il suo discorso dicendo: “ … Questi giovani essendo sempre lieti e volenterosi nei loro quotidiani esercizi, amorevoli e docili alla voce dei propri doveri e spontanei nelle pure e schiette pratiche religiose, cacciano in gola la calunnia ai nemici delle nostre istituzioni, che gridano voler noi distruggere la religione, si, è vero, la loro religione, la religione del falso, del terrore, della schiavitù: non è la nostra, la nostra è la religione d’amore, di verità e di libertà, alla quale i giovani tuttodì vengono informando la loro vita… voi miei cari giovani… ricordatevi di essere figli d’Italia… ricordatevi che coltivando gli studi, amando le virtù, l’Italia spererà bene di voi. Voi sarete i magistrati, voi i legislatori, voi i valorosi e gli integerrimi cittadini di questa potente nazione…” 9. Il Regio Liceo Ginnasiale e Convitto, il 14 maggio 1865, per volere del re Vittorio Emanuele II, fu dedicato al nome del monaco domenicano Giordano Bruno, filosofo nolano, processato di eresia e morto sul rogo a Roma, in Campo dei Fiori, il giovedì mattina del 17 febbraio 1600. Con questa intitolazione, la cultura ufficiale del re sabaudo dimostrava di essere libera da qualsiasi condizionamento e di non temere le considerazioni della Roma papale là dove si era anche trasferito il deposto re Francesco II di Borbone con tutta la sua corte. Nell’agosto del 1866 furono segnalati molti casi di colera10 in varie città. Il morbo manifestò la sua disgraziata influenza in particolare a Napoli, a Genova ed a Torino. Anche Maddaloni patì questo morbo e ne rimase sconvolta e il “Convitto Liceo ginnasiale “G. Bruno”, per questo motivo, si trasferì temporaneamente a S. Maria a Vico, vicino paesino di campagna immune e salubre”11. 9 Pietro Vuolo: Nel Bicentenario del Collegio di Terra di Lavoro, oggi Convitto Liceo Giordano Bruno di Maddaloni – Momenti di vita e di pensiero nella Memoria Storica e nelle testimonianze a Maddaloni e nel Giordano Bruno - Capitolo II pagg.51-52. Editoria “La Fiorente” s.r.l. – Maddaloni, Giugno 2012. 10 Cholera morbus, malattia infettiva acuta causata da un vibrione il quale fu scoperto nel 1883 e isolato nel 1884. La causa del colera fu attribuita all’acqua contaminata come principale mezzo di infezione. 11 Verbale del Consiglio di Amministrazione del Collegio di Maddaloni “G. Bruno”, 16 settembre 1866 6 S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro Con la direzione del preside-rettore cav. Gabriele Santilli, l’ambiente dell’istituto cambiò in meglio e i convittori poterono godere di un miglior vitto e migliore qualità di permanenza. A dimostrazione di ciò ci viene incontro il seguente verbale al quale ho preso solo i punti elencati: L’Anno 1867 il giorno 25 novembre in Maddaloni Per invito del Sig. Preside si è riunito il Consiglio; presenti i Sigg. Avv. Gabriele Merrone, Vincenzo Iorio e Cav. Gabriele Santilli Presidente. 1°. Il Signor Preside Rettore ha parlato sul nuovo appalto da farsi per la vittitazione del Convitto, ed ha fatto vedere come le porzioni che si danno oggi ai Convittori in generale siano scarse specialmente nel pane, perché se sono sufficienti pei giovanetti della 4^, 5^ e 6^ Compagnia, non possono certo bastare per la 1^, 2^ e 3^. Così parimenti fa riflettere come pei superiori sia scarsa la porzione stessa che si dà ai Convittori, e perciò sull’esempio degl’altri Convitti propone al Consiglio di fare in proposito alcune modificazioni. Il Consiglio aderisce. 5°. Si è approvata la spesa della innovazione dei lumi per le camere da studio a petrolio, vista l’insufficienza degli antichi. Dopo ciò si è sciolto il Consiglio essendo già l’Un’ora e mezza pomeridiana. (Firme) G. Santilli, V. Iorio, G. Merrone, Bernardi Economo Il giovane Pietro, dopo essersi integrato bene nel Convitto, proseguì il suo naturale percorso scolastico e riuscì a conseguire la licenza ginnasiale (quinta classe), superando le prove di: composizione italiana, versione dal latino in italiano e dall’italiano in latino, versione dal greco, quesiti di aritmetica e di geometria e i quesiti di storia greca, romana, ed italiana elementare. Dopo tre anni (ottava classe), Pietro superò anche il temuto esame della Licenza liceale, la quale prevedeva le seguenti prove: composizione italiana, versione dai classici greci e latini, quesiti sulla filosofia razionale e morale, quesito di storia generale, quesiti di fisica, di storia naturale, e di chimica elementare, alcuni quesiti di algebra e di trigonometria. In base all’art. 36 del già citato Regolamento per le Scuole secondarie classiche e per i convitti nazionali, dopo gli esami di promozione e di licenza, il 17 marzo 1870, nel Gran Salone del Convitto, con grande solennità, fu celebrata la festa letteraria in commemorazione del sommo dottore Tommaso d’ Aquino. Il discorso di apertura fu pronunciato dal professore di filosofia Giovanni Caroli e il preside rettore Gabriele Santilli fece il punto sulla situazione del Convitto Nazionale “Giordano Bruno”, dichiarando con grande orgoglio che gli alunni erano saliti a 135. Dopo le recite e i saggi di scherma, con fioretto e sciabola, di ginnastica alle macchine (attrezzi), dei validi studenti, si diede inizio alla premiazione degli alunni meritevoli dell’anno scolastico 1868-69. Tra i premiati, oltre al bravissimo Pietro Vico, si distinsero altri alunni maddalonesi, Michele Arricale, Pasquale Lettieri, Tommaso Iorio, Luigi Prota, Giulio Iorio, con menzione onorevole in calligrafia e disegno e lode a tutti per il ballo. Dopo la Licenza liceale, Pietro intraprese gli studi giuridici e, una volta completato il piano di studi, si presentò davanti ai professori della Regia Università di Napoli per discutere la tesi di laurea in Giurisprudenza. Questo avvenne il 14 febbraio 1874, dopo tanti sacrifici personali e familiari, il brillante giovane maddalonese raggiunse l’agognato traguardo della Laurea e iniziò subito la professione di avvocato. Qualche anno dopo, l’avvocato Pietro di Vico partecipò e vinse il concorso di magistrato e, il 9 dicembre 1878, fu ammesso ad iniziare il tirocinio di alunno nei tribunali militari con autorizzazione 7 S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro dell’avvocato generale militare, mentre, il 1° agosto 1879, fu alunno nei tribunali militari ed assegnato al Tribunale militare di Napoli. Dalla copia dello Stato di Servizio rilasciato dal Regio Esercito Italiano, Ministero della Guerra Direzione Generale Leve e Truppa, Divisione Matricole, risulta che il dottor di Vico, il 28 settembre 1882 prestò giuramento di fedeltà a Roma. Invece, il 31 ottobre 1882 fu nominato sostituto avvocato fiscale militare di Terza classe, prendendo servizio al Tribunale militare di Roma il 1° novembre 1882, con uno stipendio annuo di £ 2800. Il 20 settembre 1886, sempre in questo tribunale, fu nominato di seconda classe con uno stipendio annuo di £ 3000. Il 30 dicembre 1888 fu insignito della prestigiosa nomina di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia. L’anno dopo, il 5 dicembre 1889, con Decreto Ministeriale, fu incaricato Segretario della Commissione per la revisione dei codici penali militari, mentre il 2 novembre 1890, in detto ruolo, fu nominato di prima classe con uno stipendio annuo di £ 3800. Nell’ agosto 1891 il magistrato maddalonese ebbe la gioia di fregiarsi della seconda onorificenza perché fu designato Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Il 3 ottobre 1895 con Decreto Ministeriale fu comandato al Tribunale Supremo di Guerra e Marina. Il 15 novembre 1896 fu ammesso al primo aumento sessennale di stipendio annuo di £ 3850, invece, il 12 maggio 1898 con Regio Decreto fu nominato avvocato fiscale militare di terza classe con £ 4000 annue di stipendio. Sostituto avvocato generale militare di seconda classe con R. D. 15 dicembre 1898 con uno stipendio annuo di £ 7000, invece, il 5 marzo 1899, divenne Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, poi, il 25 maggio 1899, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia e, infine, il 14 gennaio 1900, Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Sempre con R.D. 11 marzo 1900, fu nominato di prima classe con uno stipendio annuo di £ 8000. Gran Cordone dell'Ordine della Il 28 dicembre 1902, il di Vico divenne Grande Ufficiale Corona d'Italia dell'Ordine della Corona d'Italia e, il 1° febbraio 1906, seguì la nomina di Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Il 28 aprile 1907 con R. D. fu nominato avvocato generale militare a datare dal primo giugno 1907 con uno stipendio annuo di £ 12.000. Per effetto del R.D. 24 maggio 1908 n. 236 e giusta il disposto dell’art. 6 del R.D. 19 aprile 1868 n. 4349, l’avvocato generale militare rivestiva la dignità di grande ufficiale dello Stato e godeva del titolo di “Eccellenza”. Egli fu confermato nel grado con lo stesso stipendio dal 28 luglio 1911 con R. D. 29 giugno 1911. Con atto in data 22 luglio 1911, celebrato dall’Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Roma, di Vico Pietro si unì in matrimonio con la signorina Noccioli Maria Caterina e abitarono in Via del Teatro Valle, 51 Roma. Il magistrato di Vico fu nominato Senatore del Regno d’Italia, con R. D. del 16 ottobre 1913, la convalida della nomina e il relativo giuramento avvenne il 20 dicembre 1913, relatore Giorgio Giorgi. L’Avvocato Generale Militare, per questo titolo, è stato sempre nominato e convalidato Senatore in base alla categoria 10 (art. 33 dello Statuto fondamentale del Regno). I senatori votanti furono 132, la Maggioranza 67, i senatori favorevoli alla sua nomina furono 123, mentre i senatori che votarono contro 9, nessun senatore si astenne. Il Senato approvò. 8 S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro Subito dopo, il neosenatore di Vico, il 28 dicembre 1913, fu individuato per essere insignito del Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia, mentre, il 4 giugno 1914, come Grande Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e, il 20 dicembre 1917, sempre come Gran Cordone, ma dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Il magistrato maddalonese non si iscrisse a nessun gruppo presente in Senato e così fece anche nelle successive riconferme della nomina, fino al dicembre del 1931, quando fu invitato ad aderire dal Direttorio all’Unione Nazionale Fascista. Gran Croce dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro N. 292 di Prot. Riservato Dall’Archivio Storico del Senato della Repubblica è possibile avere conferma di quanto scritto. Ecco il testo della missiva: Unione Nazionale Fascista del Senato Il Direttorio Roma, addì 11 Dicembre 1931 Anno X All’Onorevole di Vico S. E. Avv. Pietro – Senatore del Regno – Roma Illustre collega, Nell’elenco dei Senatori iscritti all’Unione Nazionale Fascista del Senato non vediamo il suo nome. Noi saremmo lieti ed onorati della Sua adesione alla nostra Unione. La preghiamo perciò di volerci dire se permette che si ponga il Suo nome fra i Membri dell’Unione stessa. Con cordiali saluti Il Direttorio, Fedele, Garbasso e Mazzucco. La risposta del Senatore di Vico fu scritta il giorno seguente su carta intestata del Senato del Regno. Roma, 12 Dicembre 1931 Illustre collega, Come risulta dagli atti parlamentari, io ho partecipato a tutti i voti politici e ho sempre votato a favore del Governo nazionale fascista; onde la mia iscrizione all’Unione sarebbe superflua. D’altronde l’Unione, per quanto interna, ha necessariamente un complesso di attività e di doveri che non saprei o potrei adempire, sia per la mia indole e abitudini di puro e semplice studioso, sia soprattutto per la mia grave età. Mentre quindi ringrazio del gentile pensiero di cui mi sento onorato, prego l’on. Direttorio di accogliere le mie vivissime scuse. Con devoto ossequio. Senatore di Vico A distanza di un anno, il 13 Gennaio 1932–X, il Direttorio, tramite una seconda lettera, su carta intestata dell’Unione Nazionale Fascista del Senato, gli formulò la stessa richiesta di adesione all’Unione. Il Senatore rispose il giorno seguente, sempre su carta intestata del Senato del Regno, in questo modo: 9 S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro Roma, 14 gennaio 1932 – X Illustre collega Il 12 dicembre dello scorso anno risposi alla sua del precedente giorno 11, e lasciai la mia lettera all’ufficio postale del Senato. Poiché ella, con la sua di ieri, mi dice che non le è pervenuta, mi onoro inviarle, qui unita, copia della lettera medesima. Le confermo pertanto che mi duole di non poter dare la mia adesione. Con devoto ossequio Senatore Pietro di Vico Sua Eccellenza di Vico, durante la sua lunga permanenza nel Senato del Regno, fu componente importante nelle seguenti Commissioni: Membro ordinario della Commissione d'istruzione dell'Alta Corte di giustizia (6 dicembre 1919-7 aprile 1921) (28 giugno 1921-10 dicembre 1923) (3 giugno 1924-24 giugno 1924. Dimissionario), membro supplente della Commissione d'istruzione dell'Alta Corte di giustizia (27 maggio 1918-29 settembre 1919) (25 giugno-17 dicembre 1929. Dimissionario), membro ordinario della Commissione d'accusa dell'Alta Corte di giustizia (27 dicembre 1929-19 gennaio 1934) Roma, 8 dicembre 1935 – XIV Caro Orazi, si è presentato da me S. E. Senatore avv. Pietro DI VICO, il quale, dolente di non avere oro da donare alla Patria, ha versato l’unito biglietto da lire cento, ch’io ti trasmetto con preghiera d’un cortese cenno di ricevuta. Cordiali saluti Roberto ROSSI Ill.mo signor Dott. Comm. Vezio ORAZI Segretario Federazione dell’Urbe - ROMA Il Senatore Pietro di Vico fu nominato continuativamente dalla XXIV alla XXVIII legislatura. Con lettera scritta di suo pugno su carta intestata del Senato del Regno inviò al Presidente del Senato il seguente testo: Roma, 13 marzo 1937 - XV A Sua Eccellenza il Presidente del Senato del Regno Dichiaro che non desidero commemorazione, né trasporto in forma ufficiale. Con ossequio Senatore Pietro di Vico Altra lettera il senatore maddalonese inviò al Presidente del Senato del Regno. 10 S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro Roma, 27 marzo 1939-XVIII Ecc.mo Sig. Presidente del Senato del Regno Le condizioni non buone della mia salute e la mia grave età (86) mi impediscono di svolgere un’attività intensa e continua; onde mi trovo nella necessità di usare della facoltà di cui nell’art. 31 del Regolamento del Senato. A norma quindi del Regolamento stesso mi onoro dichiararvi che per i motivi suindicati non posso far parte delle Commissioni. Con profondo ossequio Devotissimo Pietro di Vico Senatore del Regno Il Senatore S. E. di Vico Avv. Pietro confortato dai suoi cari si spense a Roma il 28 novembre 1939 – XVIII. Il telegramma datato 29 novembre 1939, spedito dall’Ufficio postale del Senato del Regno alla famiglia di Vico, Via del Teatro Valle, 51 Roma, aveva scritto il seguente testo: Il Senato del Regno si associa con sentimento di vivo cordoglio al dolore della famiglia per scomparsa del senatore Pietro Di Vico che per tanti anni diede alta dottrina e sagace esperienza alla giustizia militare e alla nostra Assemblea. Alle condoglianze dei colleghi aggiungo le mie personali vivissime. Presidente del Senato SUARDO In data, 1 dicembre 1939, giunse al Presidente del Senato un Telegramma spedito dall’Ufficio postale di Maddaloni, paese natio del Senatore di Vico, il quale recitava: La morte dell’Illustre Senatore Pietro di Vico ha profondamente addolorato la sua città natale che a mio mezzo invia cotesta alta camera profonde e vive condoglianze. Podestà Penna Il presidente Suardo rispose al Podestà del Comune di Maddaloni, con un altro telegramma. Il testo: Il Senato del Regno ringrazia per le condoglianze inviate per la morte del Senatore Pietro Di Vico. Presidente del Senato SUARDO L’annunzio funebre apparso su un quotidiano romano recitava testuali parole: S.E. di Vico Avv. Pietro R. Avvocato Generale Militare a riposo, Senatore del Regno. Per sue disposizioni le famiglie Di Vico, Prisco, Simonetti, Basilici, Tortorello, Lattanzi partecipano a tumulazione avvenuta. Roma, 1 dicembre 1939–XVIII. Il senatore di Vico fu nominato e non commemorato nella XXX legislatura. Ecco l’atto: 11 S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro Atti Parlamentari - Commemorazione Giacomo Suardo, Presidente Ancora una volta sono chiamato a compiere l'alto e triste ufficio di richiamare alla vostra memoria stimati ed egregi Camerati che ci hanno lasciato durante la sosta dei lavori dell'Assemblea plenaria. Se non rivedremo più le loro care figure, se non godremo più della loro affettuosa consuetudine, imperituro rimarrà nei nostri cuori il ricordo della loro nobile vita spesa in servizio della patria. [...] Di Pietro Di Vico, insigne giurista, che ricoprì l'alta carica di avvocato generale militare, non posso parlarvi perché l'eminente camerata mi ha espresso prima della sua scomparsa, il desiderio di non essere commemorato. Non mi resta quindi che inchinarmi alla sua volontà. Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 20 dicembre 1939. Note: Il nome completo risulta essere: "Pietro Mario Luigi". Roma, 20 DIC. 1939 Anno XVIII Spett. Famiglia Di Vico Via Teatro Valle 51 Roma Nella riunione pubblica di oggi ho partecipato al Senato la dolorosa notizia della perdita del compianto collega avv. Pietro DI VICO. Trasmetto copia del resoconto della odierna riunione e in pari tempo rinnovo in nome dell’Assemblea e mio le più vive condoglianze. Firmato: SUARDO Lapide dedicata agli Allievi Illustri del Liceo Ginnasio "G. Bruno" posta all'ingresso dell’Istituto nel 1957 12