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ANTONIO PAGLIARO Senatore di Vico Avv. Pietro

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ANTONIO PAGLIARO Senatore di Vico Avv. Pietro
S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro
ANTONIO PAGLIARO
Biografia di Sua Eccellenza,
Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia e
Gran Cordone dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Senatore di Vico Avv. Pietro
Magistrato, illustre maddalonese e alunno del R. Liceo - Convitto
Maddaloni – 13 Febbraio 2016
1
S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro
Biografia di Sua Eccellenza e Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia e dei SS. Maurizio e Lazzaro
Senatore di Vico Avv. Pietro illustre maddalonese e alunno del R. Liceo - Convitto
Il 6 gennaio 1865 il preside rettore del Convitto Nazionale di Maddaloni, Nicola Stranieri, nella
cerimonia di premiazione degli alunni meritevoli nell’anno scolastico 1863-64, dichiarò con orgoglio
che gli iscritti da 51 erano passati a 115, tra convittori ed esterni, elogiando la validità e la severità
dei regi studi ginnasiali, richiamando alunni da ogni parte delle provincie meridionali, in antitesi a
quelli gestiti dal clero. Tra gli alunni di questo periodo che si distinsero, poi, nella vita politica
raggiungendo le più alte cariche del parlamento nazionale del Regno d’Italia, ricordiamo il
magistrato e senatore maddalonese Pietro di
Vico1, l’onorevole Enrico Morelli di Santa Maria
Capua Vetere, l’onorevole Michele Verzillo di
Minturno, l’onorevole Alfonso Ruggiero di
Caserta e l’onorevole Vitale Tommaso di Nola.
Di questi valorosi alunni, oggi, soffermo la mia
attenzione sul senatore di Vico, per tentare di
scrivere la sua interessante biografia,
avvalendomi anche dell’Archivio Storico del
Senato della Repubblica, dal quale ho scaricato
il suo fascicolo personale.
Questi inizia, quasi subito, con una copia
Veduta di Maddaloni nel 1850 (dal web)
dell’estratto dell’Atto di nascita rilasciato dal
Comune di Maddaloni, in data 7 giugno 1853, e
firmato dal sindaco del tempo, dott. Pasquale Raffone. Dal certificato risulta che Pietro nacque da
“Donna Maria Salvatores di anni diciannove e di professione civile domiciliata in strada Alturi e da
Don Felice di Vico di lei marito di anni trentasei, di professione Medico domiciliato con la moglie nel
giorno sei del mese di giugno anno corrente, alle ore diciotto nella casa di propria abitazione sita
come sopra. La stessa ha dichiarato di dare al bambino il nome di Pietro, Mario, Luigi di Vico”.
In basso al certificato di nascita è scritto anche che a Pietro fu
amministrato il Sacramento del Battesimo dal Parroco della
Chiesa di S. Aniello il 7 giugno 1853.
A Maddaloni in questi anni cinquanta del milleottocento era in
avanzata fase di costruzione il cosiddetto “quartiere ad uso
militare”, ricavato dal soppresso monastero domenicano e che
la sua realizzazione contribuì a dar man forte alla piccola
industria edile locale. Questa costruzione andò a consolidare
anche una certa tradizione militare2, non solo per la presenza
della sezione staccata dell’Accademia Nunziatella di Napoli, di
stanza nell’ex palazzo dei duchi Carafa, dal 1855 al 1859, ma,
soprattutto, per i continui passaggi e permanenze delle truppe
di re Ferdinando II di Borbone.
In questo periodo la città di Maddaloni vantava un modesto
commercio che raggiungeva il suo apice nel locale mercato che
1
Nel verbale del Consiglio Amministrativo è scritto Pietro Vico, non di Vico, lo stesso per il padre, medico del Convitto,
Don Felice Vico. In seguito altri due fratelli minori frequenteranno il Ginnasio, da esterni, Ettore e Ruggiero.
2
La tradizione militare fu confermata anche dopo l’Unità d’Italia, il 20 ottobre 1861, con Regio Decreto n. 309, il quale
istituiva nella nostra città, sempre nel palazzo ducale, al posto della sezione staccata dell’Accademia Nunziatella, il
Battaglione di figli militari con una forza di 800 allievi.
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S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro
si svolgeva ogni martedì e che si basava, principalmente, su una buona attività di prodotti agricoli3
(patate, grano, granoturco, mais, ecc.) e sulla vendita di animali vaccini e di allevamento, come gli
ovini, suini, caprini e altri. I mestieri più comuni praticati dai maddalonesi erano considerati antichi
(il carbonaro, il carrese, il mulattiero, il ramaro, il sensale, il mannese, il maniscalco, il calzolaio e
altri), i quali portavano a poco guadagno, giusto quello che bastava per vivere, mentre ricevevano
buoni profitti i professionisti del sapere (i notai, i medici, gli avvocati, gli ingegneri, gli
amministratori, i produttori cerealicoli, i panettieri e altri). Il livello di scolarizzazione della
popolazione era molto basso, nonostante la presenza del rinomato Real Collegio di S. Antonio4, il
quale era amministrato dai padri Escolopi e fruito solo dai figli di gente benestante e servitori fedeli
al Re Borbone, provenienti anche da fuori regione.
Inoltre, il bisogno di istruzione non era ancora una
necessità e nei genitori rimaneva la convinzione che era
meglio mandare i figli a lavorare nei campi, o nelle
botteghe, anziché mandarli a scuola.
Il primo ottobre 1860, con la battaglia ai Ponti della
Valle di Maddaloni tra i garibaldini di Nino Bixio e i
Dragoni di Von Meckel, in aiuto al Re Francesco II di
Borbone, praticamente, si ebbe la fine del Regno delle
Due Sicilie e la nascita del Regno d’Italia con a capo il re Vittorio Emanuele II di Savoia.
Con la proclamazione del Regno d’Italia e l’annessione di tutte le provincie del Regno delle Due
Sicilie, si estendeva anche a queste la Legge Casati del 13 novembre 1859, n° 372 (Presidente del
Consiglio Cavour e Ministro dell’Istruzione Casati), legge scritta per i sudditi di casa Savoia. La
riforma aveva l’obiettivo di sconfiggere l’analfabetismo dilagante (si calcolava una media nazionale
del 78%, con punte dell’87% nel Meridione e addirittura del 90% nelle isole).
Luigi Settembrini, come Ispettore Generale degli Studi delle
province meridionali del regno sabaudo, notificò al rettore del Real
collegio di S. Antonio di Maddaloni, padre Nicola Veccina, la copia
del decreto 12 settembre 1861, con il quale “si avocavano al
Governo, in nome del Re, la direzione, l’amministrazione ed il
possesso del collegio”.
Il preside-rettore Francesco Brizio, nominato dal re Vittorio
Emanuele II, il 28 ottobre 1861, emanò un avviso, diffuso per tutta
Terra di Lavoro: “Il Regio liceo ginnasiale con annesso convitto
prende il posto del già reale collegio Sant’Antonio”.
Nell’anno scolastico 1861/62, nel nostro Istituto o Stabilimento,
come è scritto in diversi verbali dei Consigli di Amministrazione, la
Il patriota e letterato Luigi Settembrini
riforma operata dal Settembrini (sostenuta dal re Vittorio Emanuele
II) aveva già preso piede e aveva provocato radicali cambiamenti nell’organizzazione della scuola e
3
Nel biennio 1850-52 ci fu la crisi cerealicola e l’aumento dei dazi comunali, che portò alla crescita delle tariffe su vino,
carne, calce e altro. Il prezzo del pane di grano tenero e di granturco era alto e rimaneva quasi invenduto. La povera
popolazione comprava solo quello con grani mischi, avena e civaie. Tale tendenza durò fino a tutto gennaio 1855.
4
Decreto 30/10/1856, Art. 1° - Il Real Collegio di S. Antonio in Maddaloni è affidato alle cure dei Reverendi Padri delle
Scuole Pie (Escolopi), i quali avranno l’incarico dell’amministrazione e della disciplina, lasciandone riservata a noi la
proprietà.
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nei programmi scolastici. Dal secondo manifesto-programma affisso dal preside rettore Francesco
Brizio, il 25 novembre 1861, il nuovo ciclo di studi per gli alunni si presentava in questo modo:
“Il sistema d’istruzione abbraccia tre branche, cioè insegnamento elementare, ginnasiale, e liceale.
Il primo (quattro anni) prepara al secondo, il secondo al terzo, mentre questo schiude la via alle
università. Il corso elementare pei solo interni, cioè dimoranti in convitto, abbraccia lettura, scrittura,
catechismo, Storia Sacra, Aritmetica, Sistema metrico decimale, elementi di geografia, nozioni di
Storia naturale, grammatica italiana, composizione.
Il corso ginnasiale, comune agli interni e agli esterni, abbraccia grammatica italiana, grammatica
latina, grammatica greca, grammatica francese, Matematica elementare, storia, Geografia fisica,
Rettorica, Prosodia, Poetica, Principi di Archeologia, e Mitologia greca e latina. Quest’insegnamento;
che si compie in cinque anni è dato da sette professori.
Il corso liceale finalmente abbraccia la letteratura italiana, latina e greca, la geografia comparata,
l’algebra, la trigonometria, la geometria analitica, la storia del medio evo, la storia della filosofia, la
storia naturale, la fisica e la chimica. Questo corso, che si compie in tre anni, è dato da altri sette
professori distinti dai primi.
Pei convittori poi oltre alle lezioni del ginnasio e del liceo comune, avranno luogo anche lezioni di
belle arti cioè calligrafia, disegno, danza, scherma, ginnastica, esercizi militari; e musica, quando i
genitori lo domandino”.
Il Consiglio di Amministrazione5 del Regio Liceo di Maddaloni si riunì formalmente il 25 novembre
1861 su invito del Preside. Intervennero, oltre al Sig. Preside Prof. D. Francesco Brizio, il Consigliere
Provinciale D. Vincenzo Iorio, il Consigliere Municipale D. Lorenzo Tammaro e D. Vincenzo Prisco.
In seguito a disposizioni fatte dal Preside Rettore per discutere dei bisogni dell’Istituto
concordemente deliberò:
“di confermare buona parte dei dipendenti che già avevano lavorato con il Real Collegio di S. Antonio
e che si erano ben comportati”. Tra questi figurava anche il papà di Pietro, il medico D. Felice Vico
di cui l’amministrazione si dichiarava contenta, conservando per lo stesso l’annuo assegno di Lire
212,196. “Di Confermare anche l’attuale Cerusico D.
Germanico Patrelli con l’assegno di Lire annue 127,50,
di sostituire il cuoco, Francesco Santo (fu nominato
cameriere della Quarta compagnia da aprirsi) con
Francesco Sarano. Furono nominati anche Domenico
Rossi, economo, Luigi De Siena, direttore spirituale,
Luigi Izzo, vice direttore, Efisio Usai, Giovanni Bellet e
Saverio Cuccaro, prefetti di disciplina, Pietro Muojo e il
sacerdote Michele Nacca, maestri interni della scuola
elementare. Per le Belle arti, il maestro Davide di Napoli
per il ballo, Eduardo Parisi per la scherma, Giovanni
Bargigli maestro di esercizi militari e ginnastica. I maestri di Disegno e Calligrafia, Diego di Mattia e
Giovanni Pasanisi, nominati dal Governo di allora, e che servivano lo stabilimento prima di passare
alla Direzione degli Scolopi, che lo hanno servito nel tempo che i PP. delle Scuole Pie lo hanno
amministrato, e che per i loro meriti sono stati nuovamente nominati, conservati e riconosciuti da
questo consiglio medesimo.
5
Per le delibere del Consiglio di Amministrazione citate si ringrazia il Rettore – Dirigente scolastico del Convitto
Nazionale Statale “G. Bruno” di Maddaloni, Prof. Michele Vigliotti, per la gentile concessione.
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Nel 1861, con la riunificazione dell’Italia sotto i Savoia, la lira tornò ad essere la valuta italiana. Dal 24 agosto 1862 la
lira ebbe corso legale e sostituì tutte le altre monete circolanti nei vari stati pre-unitari.
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Per quanto riguarda il Liceo Ginnasio, dal Registro per gli esami di Promozione dalla classe seconda
alla settima dell’a. s. 1861/62, risultano in servizio: il Preside Francesco Brizio, il Vice Direttore Luigi
Izzo, il Prof. Carlo De Carli, il Prof. Farina Alfonso, il Prof. Cairon Agostino, il Prof. Labriola Francesco,
il Prof. Teofilato Orazio, il Prof. Quintavalle Tommaso, il Prof. Francesco Fiorentino, il Prof. Filippo
Rossi, il Prof Beniamino Mariano, il Prof. Pasquale Colombo, il Prof. Ermenegildo De Hippolitis.
Dal Registro delle Delibere del Consiglio Amministrativo, dal 1861 al 21 maggio 1866, custodito
presso l’Archivio dei Documenti Storici del nostro Istituto, risulta che il piccolo Pietro di Vico7 fu
ammesso nel Convitto con la delibera del Consiglio di Amministrazione del 18 dicembre 18628, la
quale recita:
“Il Consiglio à esaminato gl’incartamenti esibiti dagli aspiranti al conseguimento di posti gratuiti
vacanti in questo Convitto, che sono: Pasquale Graffeo, Pietro della Peruta, Pietro Vico, Costantino
Capitelli, Giulio Vanore, Francesco Arcari, Tito Patrelli. Le à trovate in regola per tutti, tranne i due
ultimi, che ànno di poco oltrepassato l’età prescritta. Ciò nonpertanto à creduto ammettere anche
questi restando alla Commissione implorarne la dispensa dal Ministero...
Quindi, il piccolo Pietro, pur essendo residente a Maddaloni e figlio del medico del Convitto, dott.
Felice Vico, ai sensi del Regolamento interno del Convitto (ricavato da quello nazionale), ebbe
l’obbligo di frequentare la scuola come alunno interno; inoltre, gli era proibito espressamente il
pernottare fuori del Convitto, salvo in caso di grave malattia. Il dottor Vico, avendo vinto il posto
gratuito per il figlio, dovette affrontare solo la spesa del corredo (risparmiò complessivamente
ducati ventisette, il costo della pensione di ducati nove al mese che dovevano essere con pagamento
anticipato di un trimestre) e tener conto delle relative norme che lo regolavano e comprargli:
“letto completo con materassi due, coperta imbottita una, cuscini due, cuscinieri sei, lenzuola sei,
scanni con spalliera due, un comoncino di noce a tre cassetti con piccolo armadio superiore, camicie
di lino sei, tovaglie sei, salviette sei, sottocalzoni di tela tre, ecc., Uniforme completa di Guardia
nazionale, Blouse di Guardia nazionale in lana verde numero due, con berretto idem, colla cifra in
filo argento C, Pantaloni di lana in paia due, Corpetti di lana bianca numero due, Pantofole paia uno,
Stivali paia numero due, un crocefisso”.
Leggendo il Regolamento per le Scuole secondarie e per i Convitti nazionali, del 10 aprile 1861,
possiamo capire come venivano istruiti gli alunni interni al tempo di Pietro: “I convitti nazionali
intendono all’educazione religiosa e civile dei giovani, non trascurando l’educazione fisica, perché
riescano cittadini costumati e vigorosi. Intendono eziandio ad infondere un amore immenso alla
Patria italiana, coordinato con tutti i doveri dell’uomo, e fortificato dalla pietà verso Dio e da un puro
ed alto senso morale. A ciò debbono essere volti la disciplina, i precetti e gli esempi.
In quest’anno scolastico 1862/63, il Consiglio amministrativo per poter far funzionare nel modo
migliore il Convitto e tenere fede al manifesto-programma stabilito e diffuso alla popolazione di
Terra di Lavoro, effettuò i primi seguenti acquisti:
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Dal Registro per gli esami di Promozione che va dalla classe seconda liceo, a scalare, fino alla seconda ginnasio dell’a.
s. 1862/63, Pietro non risulta in elenco: probabilmente è iscritto nella prima ginnasiale.
8
Presidente, Rettore Canonico Berardo Palombieri, Consiglieri: Vincenzo Iorio, Lorenzo Tammaro, Vincenzo Prisco. Il
canonico Palombieri era stato già Rettore del Collegio quando, nel 1850/51, per volere di Ferdinando II, il Real Collegio
di Terra di Lavoro in Maddaloni fu chiamato Real Collegio di Sant’Antonio (delibera Consiglio di Stato del 18/03/1851).
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Acquisto di fioretti per la scherma
Per istallare la ginnastica
Carte murali per le scuole
Globo terraqueo
Impianto di stoviglie per la tavola
Tamburo per le chiamate
Biancheria da tavolo e dè letti e coverte, covertini, mobili, etc.
In uno lire
27.20
186.28
168.38
44.62
89.00
16.21
808.04
1275.73
Nell’ anno scolastico 1864/65 il numero dei convittori continuò a salire tanto che il Rettore chiese
al Superiore Ministero di istituire la sesta compagnia, perché non sapeva dove sistemare sette
convittori in più, essendo le altre compagnie in numero esorbitante.
Tornando alla cerimonia di premiazione degli alunni meritevoli del 6 gennaio 1865, il Prefetto di
Terra di Lavoro, Giuseppe de Ferrari, essendo la personalità più importante presente nel Gran
Salone, fu invitato dal preside rettore Nicola Stranieri a consegnare i premi: tra gli alunni meritevoli
figuravano Antonio Prisco, Andrea Iorio, Filippo Renga, Domenico Mazzetti, Antonio Picozzi,
Giovanni Brancaccio e il nostro Pietro Vico.
Il preside rettore Stranieri concluse il suo discorso dicendo: “ … Questi giovani essendo sempre lieti
e volenterosi nei loro quotidiani esercizi, amorevoli e docili alla voce dei propri doveri e spontanei
nelle pure e schiette pratiche religiose, cacciano in gola la calunnia ai nemici delle nostre istituzioni,
che gridano voler noi distruggere la religione, si, è vero, la loro religione, la religione del falso, del
terrore, della schiavitù: non è la nostra, la nostra è la religione d’amore, di verità e di libertà, alla
quale i giovani tuttodì vengono informando la loro vita… voi miei cari giovani… ricordatevi di essere
figli d’Italia… ricordatevi che coltivando gli studi, amando le virtù, l’Italia spererà bene di voi. Voi
sarete i magistrati, voi i legislatori, voi i valorosi e gli integerrimi cittadini di questa potente
nazione…” 9.
Il Regio Liceo Ginnasiale e Convitto, il 14 maggio 1865, per volere del re Vittorio Emanuele II, fu
dedicato al nome del monaco domenicano Giordano Bruno, filosofo nolano, processato di eresia e
morto sul rogo a Roma, in Campo dei Fiori, il giovedì mattina del 17 febbraio 1600. Con questa
intitolazione, la cultura ufficiale del re sabaudo dimostrava di essere libera da qualsiasi
condizionamento e di non temere le considerazioni della Roma papale là dove si era anche trasferito
il deposto re Francesco II di Borbone con tutta la sua corte.
Nell’agosto del 1866 furono segnalati molti casi di colera10 in varie città. Il morbo manifestò la sua
disgraziata influenza in particolare a Napoli, a Genova ed a Torino. Anche Maddaloni patì questo
morbo e ne rimase sconvolta e il “Convitto Liceo ginnasiale “G. Bruno”, per questo motivo, si trasferì
temporaneamente a S. Maria a Vico, vicino paesino di campagna immune e salubre”11.
9
Pietro Vuolo: Nel Bicentenario del Collegio di Terra di Lavoro, oggi Convitto Liceo Giordano Bruno di Maddaloni –
Momenti di vita e di pensiero nella Memoria Storica e nelle testimonianze a Maddaloni e nel Giordano Bruno - Capitolo
II pagg.51-52. Editoria “La Fiorente” s.r.l. – Maddaloni, Giugno 2012.
10
Cholera morbus, malattia infettiva acuta causata da un vibrione il quale fu scoperto nel 1883 e isolato nel 1884. La
causa del colera fu attribuita all’acqua contaminata come principale mezzo di infezione.
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Verbale del Consiglio di Amministrazione del Collegio di Maddaloni “G. Bruno”, 16 settembre 1866
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Con la direzione del preside-rettore cav. Gabriele Santilli, l’ambiente dell’istituto cambiò in meglio
e i convittori poterono godere di un miglior vitto e migliore qualità di permanenza. A dimostrazione
di ciò ci viene incontro il seguente verbale al quale ho preso solo i punti elencati:
L’Anno 1867 il giorno 25 novembre in Maddaloni
Per invito del Sig. Preside si è riunito il Consiglio; presenti i Sigg. Avv. Gabriele Merrone, Vincenzo
Iorio e Cav. Gabriele Santilli Presidente.
1°. Il Signor Preside Rettore ha parlato sul nuovo appalto da farsi per la vittitazione del Convitto,
ed ha fatto vedere come le porzioni che si danno oggi ai Convittori in generale siano scarse
specialmente nel pane, perché se sono sufficienti pei giovanetti della 4^, 5^ e 6^ Compagnia, non
possono certo bastare per la 1^, 2^ e 3^. Così parimenti fa riflettere come pei superiori sia scarsa
la porzione stessa che si dà ai Convittori, e perciò sull’esempio degl’altri Convitti propone al
Consiglio di fare in proposito alcune modificazioni. Il Consiglio aderisce.
5°. Si è approvata la spesa della innovazione dei lumi per le camere da studio a petrolio, vista
l’insufficienza degli antichi.
Dopo ciò si è sciolto il Consiglio essendo già l’Un’ora e mezza pomeridiana.
(Firme) G. Santilli, V. Iorio, G. Merrone, Bernardi Economo
Il giovane Pietro, dopo essersi integrato bene nel Convitto, proseguì il suo naturale percorso
scolastico e riuscì a conseguire la licenza ginnasiale (quinta classe), superando le prove di:
composizione italiana, versione dal latino in italiano e dall’italiano in latino, versione dal greco,
quesiti di aritmetica e di geometria e i quesiti di storia greca, romana, ed italiana elementare.
Dopo tre anni (ottava classe), Pietro superò anche il temuto esame della Licenza liceale, la quale
prevedeva le seguenti prove: composizione italiana, versione dai classici greci e latini, quesiti sulla
filosofia razionale e morale, quesito di storia generale, quesiti di fisica, di storia naturale, e di chimica
elementare, alcuni quesiti di algebra e di trigonometria.
In base all’art. 36 del già citato Regolamento per le Scuole secondarie classiche e per i convitti
nazionali, dopo gli esami di promozione e di licenza, il 17 marzo 1870, nel Gran Salone del Convitto,
con grande solennità, fu celebrata la festa letteraria in commemorazione del sommo dottore
Tommaso d’ Aquino. Il discorso di apertura fu pronunciato dal professore di filosofia Giovanni Caroli
e il preside rettore Gabriele Santilli fece il punto sulla situazione del Convitto Nazionale “Giordano
Bruno”, dichiarando con grande orgoglio che gli alunni erano saliti a 135. Dopo le recite e i saggi di
scherma, con fioretto e sciabola, di ginnastica alle macchine (attrezzi), dei validi studenti, si diede
inizio alla premiazione degli alunni meritevoli dell’anno scolastico 1868-69. Tra i premiati, oltre al
bravissimo Pietro Vico, si distinsero altri alunni maddalonesi, Michele Arricale, Pasquale Lettieri,
Tommaso Iorio, Luigi Prota, Giulio Iorio, con menzione onorevole in calligrafia e disegno e lode a
tutti per il ballo.
Dopo la Licenza liceale, Pietro intraprese gli studi giuridici e, una volta completato il piano di studi,
si presentò davanti ai professori della Regia Università di Napoli per discutere la tesi di laurea in
Giurisprudenza. Questo avvenne il 14 febbraio 1874, dopo tanti sacrifici personali e familiari, il
brillante giovane maddalonese raggiunse l’agognato traguardo della Laurea e iniziò subito la
professione di avvocato.
Qualche anno dopo, l’avvocato Pietro di Vico partecipò e vinse il concorso di magistrato e, il 9
dicembre 1878, fu ammesso ad iniziare il tirocinio di alunno nei tribunali militari con autorizzazione
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S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro
dell’avvocato generale militare, mentre, il 1° agosto 1879, fu alunno nei tribunali militari ed
assegnato al Tribunale militare di Napoli.
Dalla copia dello Stato di Servizio rilasciato dal Regio Esercito Italiano, Ministero della Guerra
Direzione Generale Leve e Truppa, Divisione Matricole, risulta che il dottor di Vico, il 28 settembre
1882 prestò giuramento di fedeltà a Roma. Invece, il 31 ottobre 1882 fu nominato sostituto
avvocato fiscale militare di Terza classe, prendendo servizio al Tribunale militare di Roma il 1°
novembre 1882, con uno stipendio annuo di £ 2800. Il 20 settembre 1886, sempre in questo
tribunale, fu nominato di seconda classe con uno stipendio annuo di £ 3000.
Il 30 dicembre 1888 fu insignito della prestigiosa nomina di Cavaliere dell'Ordine della Corona
d'Italia. L’anno dopo, il 5 dicembre 1889, con Decreto Ministeriale, fu incaricato Segretario della
Commissione per la revisione dei codici penali militari, mentre il 2 novembre 1890, in detto ruolo,
fu nominato di prima classe con uno stipendio annuo di £ 3800. Nell’ agosto 1891 il magistrato
maddalonese ebbe la gioia di fregiarsi della seconda onorificenza perché fu designato Cavaliere
dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.
Il 3 ottobre 1895 con Decreto Ministeriale fu comandato al Tribunale Supremo di Guerra e Marina.
Il 15 novembre 1896 fu ammesso al primo aumento sessennale
di stipendio annuo di £ 3850, invece, il 12 maggio 1898 con
Regio Decreto fu nominato avvocato fiscale militare di terza
classe con £ 4000 annue di stipendio. Sostituto avvocato
generale militare di seconda classe con R. D. 15 dicembre 1898
con uno stipendio annuo di £ 7000, invece, il 5 marzo 1899,
divenne Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, poi, il 25
maggio 1899, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia
e, infine, il 14 gennaio 1900, Ufficiale dell'Ordine dei SS.
Maurizio e Lazzaro.
Sempre con R.D. 11 marzo 1900, fu nominato di prima classe
con uno stipendio annuo di £ 8000.
Gran Cordone dell'Ordine della
Il 28 dicembre 1902, il di Vico divenne Grande Ufficiale
Corona d'Italia
dell'Ordine della Corona d'Italia e, il 1° febbraio 1906, seguì la
nomina di Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.
Il 28 aprile 1907 con R. D. fu nominato avvocato generale militare a datare dal primo giugno 1907
con uno stipendio annuo di £ 12.000. Per effetto del R.D. 24 maggio 1908 n. 236 e giusta il disposto
dell’art. 6 del R.D. 19 aprile 1868 n. 4349, l’avvocato generale militare rivestiva la dignità di grande
ufficiale dello Stato e godeva del titolo di “Eccellenza”. Egli fu confermato nel grado con lo stesso
stipendio dal 28 luglio 1911 con R. D. 29 giugno 1911.
Con atto in data 22 luglio 1911, celebrato dall’Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Roma, di
Vico Pietro si unì in matrimonio con la signorina Noccioli Maria Caterina e abitarono in Via del Teatro
Valle, 51 Roma.
Il magistrato di Vico fu nominato Senatore del Regno d’Italia, con R. D. del 16 ottobre 1913, la
convalida della nomina e il relativo giuramento avvenne il 20 dicembre 1913, relatore Giorgio Giorgi.
L’Avvocato Generale Militare, per questo titolo, è stato sempre nominato e convalidato Senatore in
base alla categoria 10 (art. 33 dello Statuto fondamentale del Regno). I senatori votanti furono 132,
la Maggioranza 67, i senatori favorevoli alla sua nomina furono 123, mentre i senatori che votarono
contro 9, nessun senatore si astenne. Il Senato approvò.
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S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro
Subito dopo, il neosenatore di Vico, il 28 dicembre 1913, fu individuato per essere insignito del Gran
Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia, mentre, il 4 giugno
1914, come Grande Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e
Lazzaro e, il 20 dicembre 1917, sempre come Gran Cordone,
ma dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.
Il magistrato maddalonese non si iscrisse a nessun gruppo
presente in Senato e così fece anche nelle successive
riconferme della nomina, fino al dicembre del 1931, quando
fu invitato ad aderire dal Direttorio all’Unione Nazionale
Fascista.
Gran Croce dell'Ordine dei SS. Maurizio e
Lazzaro
N. 292 di Prot. Riservato
Dall’Archivio Storico del Senato della Repubblica è possibile
avere conferma di quanto scritto.
Ecco il testo della missiva:
Unione Nazionale Fascista del Senato
Il Direttorio
Roma, addì 11 Dicembre 1931 Anno X
All’Onorevole di Vico S. E. Avv. Pietro – Senatore del Regno – Roma
Illustre collega,
Nell’elenco dei Senatori iscritti all’Unione Nazionale Fascista del Senato non vediamo il suo nome.
Noi saremmo lieti ed onorati della Sua adesione alla nostra Unione.
La preghiamo perciò di volerci dire se permette che si ponga il Suo nome fra i Membri dell’Unione
stessa.
Con cordiali saluti
Il Direttorio, Fedele, Garbasso e Mazzucco.
La risposta del Senatore di Vico fu scritta il giorno seguente su carta intestata del Senato del Regno.
Roma, 12 Dicembre 1931
Illustre collega,
Come risulta dagli atti parlamentari, io ho partecipato a tutti i voti politici e ho sempre votato a
favore del Governo nazionale fascista; onde la mia iscrizione all’Unione sarebbe superflua.
D’altronde l’Unione, per quanto interna, ha necessariamente un complesso di attività e di doveri
che non saprei o potrei adempire, sia per la mia indole e abitudini di puro e semplice studioso, sia
soprattutto per la mia grave età.
Mentre quindi ringrazio del gentile pensiero di cui mi sento onorato, prego l’on. Direttorio di
accogliere le mie vivissime scuse.
Con devoto ossequio.
Senatore di Vico
A distanza di un anno, il 13 Gennaio 1932–X, il Direttorio, tramite una seconda lettera, su carta
intestata dell’Unione Nazionale Fascista del Senato, gli formulò la stessa richiesta di adesione
all’Unione. Il Senatore rispose il giorno seguente, sempre su carta intestata del Senato del Regno, in
questo modo:
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S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro
Roma, 14 gennaio 1932 – X
Illustre collega
Il 12 dicembre dello scorso anno risposi alla sua del precedente giorno 11, e lasciai la mia lettera
all’ufficio postale del Senato.
Poiché ella, con la sua di ieri, mi dice che non le è pervenuta, mi onoro inviarle, qui unita, copia
della lettera medesima.
Le confermo pertanto che mi duole di non poter dare la mia adesione.
Con devoto ossequio
Senatore Pietro di Vico
Sua Eccellenza di Vico, durante la sua lunga permanenza nel Senato del Regno, fu componente
importante nelle seguenti Commissioni:
Membro ordinario della Commissione d'istruzione dell'Alta Corte di giustizia (6 dicembre 1919-7
aprile 1921) (28 giugno 1921-10 dicembre 1923) (3 giugno 1924-24 giugno 1924. Dimissionario),
membro supplente della Commissione d'istruzione dell'Alta Corte di giustizia (27 maggio 1918-29
settembre 1919) (25 giugno-17 dicembre 1929. Dimissionario), membro ordinario della
Commissione d'accusa dell'Alta Corte di giustizia (27 dicembre 1929-19 gennaio 1934)
Roma, 8 dicembre 1935 – XIV
Caro Orazi,
si è presentato da me S. E. Senatore avv. Pietro DI VICO, il quale, dolente di non avere oro da
donare alla Patria, ha versato l’unito biglietto da lire cento, ch’io ti trasmetto con preghiera d’un
cortese cenno di ricevuta.
Cordiali saluti Roberto ROSSI
Ill.mo signor
Dott. Comm. Vezio ORAZI
Segretario Federazione dell’Urbe - ROMA
Il Senatore Pietro di Vico fu nominato continuativamente dalla XXIV alla XXVIII legislatura. Con
lettera scritta di suo pugno su carta intestata del Senato del Regno inviò al Presidente del Senato il
seguente testo:
Roma, 13 marzo 1937 - XV
A Sua Eccellenza il Presidente del Senato del Regno
Dichiaro che non desidero commemorazione, né trasporto in forma ufficiale.
Con ossequio
Senatore Pietro di Vico
Altra lettera il senatore maddalonese inviò al Presidente del Senato del Regno.
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S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro
Roma, 27 marzo 1939-XVIII
Ecc.mo Sig. Presidente del Senato del Regno
Le condizioni non buone della mia salute e la mia grave età (86) mi impediscono di svolgere
un’attività intensa e continua; onde mi trovo nella necessità di usare della facoltà di cui nell’art.
31 del Regolamento del Senato.
A norma quindi del Regolamento stesso mi onoro dichiararvi che per i motivi suindicati non posso
far parte delle Commissioni.
Con profondo ossequio
Devotissimo
Pietro di Vico
Senatore del Regno
Il Senatore S. E. di Vico Avv. Pietro confortato dai suoi cari si spense a Roma il 28 novembre 1939 –
XVIII. Il telegramma datato 29 novembre 1939, spedito dall’Ufficio postale del Senato del Regno alla
famiglia di Vico, Via del Teatro Valle, 51 Roma, aveva scritto il seguente testo:
Il Senato del Regno si associa con sentimento di vivo cordoglio al dolore della famiglia per
scomparsa del senatore Pietro Di Vico che per tanti anni diede alta dottrina e sagace esperienza
alla giustizia militare e alla nostra Assemblea. Alle condoglianze dei colleghi aggiungo le mie
personali vivissime.
Presidente del Senato SUARDO
In data, 1 dicembre 1939, giunse al Presidente del Senato un Telegramma spedito dall’Ufficio
postale di Maddaloni, paese natio del Senatore di Vico, il quale recitava:
La morte dell’Illustre Senatore Pietro di Vico ha profondamente addolorato la sua città natale che
a mio mezzo invia cotesta alta camera profonde e vive condoglianze. Podestà Penna
Il presidente Suardo rispose al Podestà del Comune di Maddaloni, con un altro telegramma. Il testo:
Il Senato del Regno ringrazia per le condoglianze inviate per la morte del Senatore Pietro Di Vico.
Presidente del Senato SUARDO
L’annunzio funebre apparso su un quotidiano romano recitava testuali parole:
S.E. di Vico Avv. Pietro R. Avvocato Generale Militare a riposo, Senatore del Regno.
Per sue disposizioni le famiglie Di Vico, Prisco, Simonetti, Basilici, Tortorello, Lattanzi partecipano
a tumulazione avvenuta. Roma, 1 dicembre 1939–XVIII.
Il senatore di Vico fu nominato e non commemorato nella XXX legislatura. Ecco l’atto:
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S. E. Senatore di Vico Avv. Pietro – Antonio Pagliaro
Atti Parlamentari - Commemorazione
Giacomo Suardo, Presidente
Ancora una volta sono chiamato a compiere l'alto e triste ufficio di richiamare alla vostra memoria
stimati ed egregi Camerati che ci hanno lasciato durante la sosta dei lavori dell'Assemblea
plenaria.
Se non rivedremo più le loro care figure, se non godremo più della loro affettuosa consuetudine,
imperituro rimarrà nei nostri cuori il ricordo della loro nobile vita spesa in servizio della patria. [...]
Di Pietro Di Vico, insigne giurista, che ricoprì l'alta carica di avvocato generale militare, non posso
parlarvi perché l'eminente camerata mi ha espresso prima della sua scomparsa, il desiderio di non
essere commemorato. Non mi resta quindi che inchinarmi alla sua volontà.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 20 dicembre 1939.
Note: Il nome completo risulta essere: "Pietro Mario Luigi".
Roma, 20 DIC. 1939 Anno XVIII
Spett. Famiglia Di Vico
Via Teatro Valle 51
Roma
Nella riunione pubblica di oggi ho partecipato al Senato la dolorosa notizia della perdita del
compianto collega avv. Pietro DI VICO.
Trasmetto copia del resoconto della odierna riunione e in pari tempo rinnovo in nome
dell’Assemblea e mio le più vive condoglianze.
Firmato: SUARDO
Lapide dedicata agli Allievi Illustri del Liceo Ginnasio "G. Bruno" posta all'ingresso dell’Istituto nel 1957
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