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guardo lontano
GUARDO LONTANO
Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo
Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura - Ente Formatore per Docenti
Istituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero
Partendo dall’incipit di Rosa Mogliasso e con il coordinamento dei propri docenti,
hanno scritto il racconto gli studenti delle scuole e delle classi appresso indicate:
Istituto Comprensivo “Vanoni” di Viadana - Classe I A
Istituto Comprensivo “San Domenico Savio” di Sicignano degli Alburni – Scuola
Secondaria di I grado - Classe I B
Istituto Comprensivo “Vicinanza” di Salerno - Scuola Secondaria di I grado “Pirro”
- Classi II F/H
Istituto Comprensivo “Pescara 6” Scuola Secondaria di I grado “B. Croce” di
Pescara – Classe I C
Istituto Comprensivo Giffoni Sei Casali, Acerno – Scuola Secondaria di I grado Classi I A/B
Istituto Comprensivo “Manzoni” di Torino - Scuola Secondaria di I grado - Classe I B
Istituto Onnicomprensivo Convitto “Colombo” e scuole annesse di Genova Scuola Secondaria di I grado “C. Colombo” - Classe I G
Istituto Comprensivo II “Dati” di Boscoreale - Scuola Secondaria di I grado - Classi
I G/F
Istituto Comprensivo “Via Santi Savarino” di Roma - Scuola Secondaria di I grado
“O. Respighi” - Classe I N
Istituto Comprensivo “San Domenico Savio” di Sicignano degli Alburni - Istituto
Comprensivo - Classe I A
Scuola Secondaria I “Fresa - Pascoli” di Nocera Superiore - Classe I B
Editing a cura di: Cristina Rolle
Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo Associazione di Enti Locali
Ente Formatore per docenti accreditato MIUR
Il racconto è pubblicato in seno alla Collana dei Raccontiadiecimilamani
Staffetta Bimed/Exposcuola 2014
Istituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero
Direzione e progetto scientifico
Andrea Iovino
Monitoraggio dell’azione
e ottimizzazione delle procedure
Ermelinda Garofano
Segreteria di Redazione
e responsabili delle procedure
Valentina Landolfi
Margherita Pasquale
Staff di Direzione
e gestione delle procedure
Angelo Di Maso
Adele Spagnuolo
Responsabile per l’impianto editoriale
Marisa Coraggio
Grafica di copertina:
l’Istituto Europeo di Design, Torino
Docente: Sandra Raffini
Impaginazione
Tullio Rinaldi
Ermanno Villari
Relazioni Istituzionali
Nicoletta Antoniello
Piattaforma BIMEDESCRIBA
Gennaro Coppola
Angelo De Martino
Amministrazione
Rosanna Crupi
Annarita Cuozzo
Franco Giugliano
I libretti della Staffetta non possono essere in alcun modo posti in distribuzione Commerciale
RINGRAZIAMENTI
I racconti pubblicati nella Collana della Staffetta di Scrittura Bimed/ExpoScuola 2014 si
realizzano anche grazie al contributo erogato in favore dell’azione dalle istituzioni e dai
Comuni che la finanziano perché ritenuta esercizio di rilevante qualità per la formazione
delle nuove generazioni. Tra gli Enti che contribuiscono alla pubblicazione della Collana
Staffetta 2014 citiamo: Siano, Bellosguardo, Pisciotta, Pinerolo, Moncalieri, Castellamonte,
Torre Pellice, Forno Canavese, Ivrea, Chivasso, Cuorgnè, Santena, Agliè, Favignana, Lanzo
Torinese, Sicignano degli Alburni, Petina, Piaggine, San Giorgio a Cremano, l’Associazione
in Saint Vincent e l’Associazione Turistica Pro Loco di Castelletto Monferrato.
La Staffetta di Scrittura riceve un rilevante contributo per l’organizzazione degli Eventi di
presentazione dei Racconti 2014 dai Comuni di Moncalieri, Salerno, Pinerolo e dal Parco
Nazionale del Gargano/Riserva Naturale Marina Isole Tremiti.
Si coglie l’occasione per ringraziare i tantissimi uomini e donne che hanno operato per il
buon esito della Staffetta 2014 e che nella Scuola, nelle istituzioni e nel mondo delle associazioni promuovono l’interazione con i format che Bimed annualmente pone in essere in
favore delle nuove generazioni. Ringraziamenti e tanta gratitudine per gli scrittori che annualmente redigono il proprio incipit per la Staffetta e lo donano a questa straordinaria
azione qualificando lo start up dell’iniziativa. Un ringraziamento particolare alle Direzioni
Regionali Scolastiche e agli Uffici Scolastici Provinciali che si sono prodigati in favore dell’iniziativa. Infine, ringraziamenti ossequiosi vanno a S. E. l’On. Giorgio Napolitano che ha insignito la Staffetta 2014 con uno dei premi più ambiti per le istituzioni che operano in ambito
alla cultura e al fare cultura, la Medaglia di Rappresentanza della Repubblica Italiana giusto dispositivo SGPR 01/10/2013 0102715P del PROT SCA/GN/1047-1
Partner Tecnico Staffetta 2014
Si ringraziano per l’impagabile apporto
fornito alla Staffetta 2014:
i Partner tecnici
UNISA – Salerno, Dip. di Informatica;
Istituto Europeo di Design - Torino;
Cartesar Spa e Sabox Eco Friendly
Company;
il partner Must
Certipass, Ente Internazionale Erogatore
delle Certificazioni Informatiche EIPASS
By Bimed Edizioni
Dipartimento tematico della Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo
(Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura)
Via della Quercia, 64 – 84080 Capezzano (SA), ITALY
Tel. 089/2964302-3 fax 089/2751719 e-mail: [email protected]
La Collana dei Raccontiadiecimilamani 2014 viene stampata in parte su carta
riciclata. È questa una scelta importante cui giungiamo grazie al contributo di
autorevoli partner (Sabox e Cartesar) che con noi condividono il rispetto della
tutela ambientale come vision culturale imprescindibile per chi intende contribuire alla qualificazione e allo sviluppo della società contemporanea anche attraverso la preservazione delle risorse naturali. E gli alberi sono risorse ineludibili per
il futuro di ognuno di noi…
Parte della carta utilizzata per stampare i racconti proviene da station di
recupero e riciclo di materiali di scarto.
La Pubblicazione è inserita nella collana della Staffetta di Scrittura
Bimed/Exposcuola 2013/2014
Riservati tutti i diritti, anche di traduzione, in Italia e all’estero.
Nessuna parte può essere riprodotta (fotocopia, microfilm o altro mezzo)
senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.
La pubblicazione non è immessa nei circuiti di distribuzione e commercializzazione e rientra tra i prodotti formativi di Bimed destinati
unicamente alle scuole partecipanti l’annuale Staffetta di Scrittura
Bimed/ExpoScuola.
La Staffetta 2013/14 riceve:
Medaglia di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica Italiana
Patrocini:
Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Ministero della Giustizia,
Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Ministero dell’Ambiente
PRESENTAZIONE
Quante attenzioni, quanta positiva tensione e quanto straordinario e felice impegno
nella Staffetta di quest’anno. L’emozione che abbiamo provato quando il Presidente
della Repubblica ha conferito alla Staffetta la Medaglia di Rappresentanza è
stata grande ma ancora e di gran lunga maggiore è stata, l’emozione, nel vedere
gli occhi dei nostri ragazzi in visita al Quirinale. Ho avvertito in quegli occhi
l’orgoglio di chi sentiva di essersi impegnato in un’attività che le istituzioni gli stavano
riconoscendo … È quello che vorrei vedere negli occhi di quei tanti giovani che
dopo la scuola, a conclusione del proprio ciclo d’istruzione, invece, in questo tempo
sentono l’apprensione di un contesto che, probabilmente, dovrebbe sancire la
Staffetta come buona prassi da adottare in funzione del divenire comune. Cos’è, in
fondo la Staffetta? E’ un format educativo, un esercizio imperdibile per l’acquisizione
gli strumenti necessari a affrontare LA VITA sentendo lo straordinario dono della vita.
La Staffetta è una sfida in cui tutti si mettono insieme stando dalla stessa parte,
sentendo anche le entità lontane come i compagni di un cammino comune …
L’altro che diventa te stesso … Questo è la Staffetta un momento che dura un intero
anno e che alla fine ti mette nella condizione di sentirti più forte e orgoglioso per
quello che è stato fatto, insieme a tanti altri che hanno concorso a realizzare un
prodotto che alla fine è la testimonianza di un impegno che ci ha visti UNITI (!)
in funzione di un obiettivo … Si tratta di quello di cui ha bisogno il Paese e di
quello che appare indispensabile per qualificare il tempo e lo spazio che stiamo
attraversando.
Andrea Iovino
L’innovazione e la Staffetta: una opportunità per la Scuola italiana.
Questo è il secondo anno che operiamo in partnership con Bimed per la realizzazione
della “Staffetta di scrittura Creativa e di Legalità”. Siamo orgogliosi di essere
protagonisti di questa importante avventura che, peraltro, ci consente di raggiungere
e sensibilizzare un così grande numero di persone sull’attualissimo, quanto per
molti ancora poco conosciuto, tema che attiene la cultura digitale.
Sentiamo spesso parlare di innovazione, di tecnologia e di internet: tutti elementi
che hanno rivoluzionato il mondo, dalle amicizie, al tempo libero,lo studio, il lavoro
e soprattutto il modo di reperire informazioni. L’innovazione ha travolto il mondo
della produzione, dei servizi e dell’educazione, ma non dobbiamo dimenticare
che “innovare” significa, prima di tutto, porre la dovuta attenzione alla cultura.
Da un punto di vista tecnico, siamo tutti più o meno esperti, ma quanti di noi
comprendono realmente l’essenza, le motivazioni, le opportunità e i rischi che
ne derivano?
La Società è cambiata e la Scuola, che è preposta alla formazione di nuovi
individui e nuove coscienze, non può restare ferma di fronte al cambiamento che
l’introduzione delle nuove tecnologie e internet hanno portato anche nella
didattica: oggi gli studenti apprendono in modo diverso e questo implica
necessariamente un metodo di insegnamento diverso.
Con il concetto di “diffusione della cultura digitale” intendiamo lo sviluppo del
pensiero critico e delle competenze digitali che, insieme all’alfabetizzazione,
aiutano i docenti e i nostri ragazzi a districarsi nella giungla tecnologica che
viviamo quotidianamente.
L’informatica entra a Scuola in modo interdisciplinare e trasversale: entra perché
i ragazzi di oggi sono i “nativi digitali”, sono nati e cresciuti con tecnologie di cui
non è più possibile ignorarne i vantaggi e le opportunità e che porta inevitabilmente
la Scuola a ridisegnare il proprio ruolo nel nostro tempo.
Certipass promuove la diffusione della cultura digitale e opera in linea con le
Raccomandazioni Comunitarie in materia, che indicano nell’innovazione e
nell’acquisizione delle competenze digitali la vera possibilità evolutiva del
contesto sociale contemporaneo. Poter anche soltanto raccontare a una comunità
così vasta com’è quella di Bimed delle grandi opportunità che derivano dalla
cultura digitale e dalla capacità di gestire in sicurezza la relazione con i contesti
informatici, è di per sé una occasione imperdibile. Premesso che vi sono indagini
internazionali da cui si evince l’esigenza di organizzare una forte strategia di
ripresa culturale per il nostro Paese e considerato anche che è acclarato il dato
che vuole l’Italia in una condizione di regressione economica proprio a causa del
basso livello di alfabetizzazione (n.d.r. Attilio Stajano, Research, Quality,
Competitiveness. European Union Technology Policy for Information Society IISpringer 2012) non soltanto di carattere digitale, ci è apparso doveroso
partecipare con slancio a questo format che opera proprio verso la finalità di
determinare una cultura in grado di collegare la creatività e i saperi tradizionali
alle moderne tecnologie e a un’idea di digitale in grado
di determinare confronto, contaminazione, incontro, partecipazione e condivisione.
Promuoviamo, insieme, la cultura digitale e la certificazione delle I-Competence
per garantire competenze indispensabili per acquisire a pieno il ruolo di cittadino
attivo nella società della comunicazione e dell’ informazione.
Partecipiamo attivamente alla diffusione della cultura digitale, perché essa diventi patrimonio di tutti e di ciascuno, accettando la sfida imposta dalle nuove
professioni che nascono e dai vecchi mestieri che si trasformano, in modo profondo
e radicale.
Tutti noi abbiamo bisogno di rigenerare il pensiero accettando nuove sfide e
mettendo in gioco tutto quanto imparato fino adesso, predisponendoci al
cambiamento per poter andare sempre più avanti e un po’ oltre.
Il libro che hai tra le mani è la prova tangibile di un lavoro unico nel suo genere,
dai tantissimi valori aggiunti che racchiude in sé lo slancio nel liberare futuro
collegando la nostra storia, le nostre tradizioni e la nostra civiltà all’innovazione
tecnologica e alla cultura digitale. Certipass è ben lieta di essere parte integrante
di questo percorso, perché l’innovazione è cultura, prima che evoluzione tecnologica!
Il presidente
Domenico PONTRANDOLFO
INCIPIT
ROSA MOGLIASSO
Guardo lontano
Odore di cloro.
Con le dita dei piedi artiglio il trampolino, piego il busto in avanti,
ginocchia flesse, porto indietro le braccia, i palmi delle mani rivolti verso l’alto, guardo lontano, individuo un punto nell’azzurro.
Volo.
Con il corpo descrivo una curva, le punte delle dita delle mani
sono le prime che toccano l’acqua, tengo la bocca chiusa e
spingo l’aria fuori dal naso, emergo a forza di gambe, attacco
con le bracciate, giro la testa a sinistra, il mento ben attaccato
alla spalla e respiro, poi giù la testa, tre bracciate e respiro a destra. In allenamento alterno sempre le respirazioni a destra e a sinistra, poi, in gara, mi sarà utile per controllare le corsie avversarie.
E vai!
Comincio con il ripasso delle declinazioni latine: rosa, rosae,
rosae, rosam (respiro a sinistra) rosa, rosa; rosae rosarum (respiro
a destra) rosis rosas rosae rosis (respiro a sinistra) e…
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la vedo.
È lei. Smetto immediatamente con le declinazioni, comincio a respirare ogni quattro. Irina! (respiro a sinistra), è russa, è stata adottata, ha l’asma, ma nuota come un pesce (respiro a sinistra), un
pesce russo, un pesce siluro, è bionda, è gentile (respiro a sinistra), ha un accento buffo, ride sempre…
Rallento, cerco di adattarmi al suo ritmo, ha un anno in meno di me,
è del 2002, è femmina, è più lenta (respiro a sinistra), spero proprio che mi veda e, intanto, per non sbagliare, respiro sempre a sinistra.
L’allenatore dal bordo vasca caccia un urlo, uno di quelli che rimbombano nella vasca: «TERRACINI, respira ogni tre, vai con le
GAMBEEEE».
Faccio finta di non sentire; non solo continuo a respirare a sinistra,
ma comincio a farlo ogni due bracciate, sperando di aumentare
le possibilità di intercettare lo sguardo di Irina; matematicamente
il ragionamento non fa una grinza.
E, mentre ci sono, riprendo con le declinazioni: rosa, rosae, rosae,
rosam (respiro a sinistra).
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CAPITOLO PRIMO
I pensieri di Valerio
«Sbatti quei piedi, Terracini!»
L’urlo dell’allenatore mi riporta per un attimo alla realtà. Mi sto allenando duramente da ormai un mese, tra due giorni avrò la gara
regionale... Voglio vincere, sono anni che pratico il nuoto; Irina
verrà con noi a gareggiare e sarà l’occasione giusta per conoscerla meglio.
Suona la campana che segna la fine degli allenamenti. Esco dalla
vasca ed eccola davanti a me ancora una volta...
Alta, bionda, occhi chiari e distanti tra loro, gli zigomi sporgenti;
ricorda le bellezze russe che più volte descrive Dostoevskij nei
suoi romanzi. Irina mi guarda e accenna un sorriso. Si è accorta di
me, del goffo e impacciato Valerio Terracini, che non riesce a sostenere il suo sguardo.
Sono mesi che la osservo furtivamente durante gli allenamenti. Più
di una volta l’ho incrociata nella gelateria dove mi trovo spesso
con i miei compagni di classe il fine settimana, ma è sempre stata
irraggiungibile, perché accompagnata da Pepito Nero, lo spagnolo muscoloso che l’aspetta sempre alla fine della scuola.
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I pensieri di Valerio
Inutile dire che quei pomeriggi si concludono con malumori e
scoppi d’ira che scarico sui miei amici che, ben volentieri, proseguono da soli i loro giri in bici.
Io preferisco tornarmene a casa dove, una volta superate le domande preoccupate di mamma, mi rifugio nella mia camera in compagnia del mio cagnolino, l’unico che mi resti accanto senza mai
volere sapere niente di ciò che mi succede.
Allora posso pensare liberamente a Irina e, per associazione, mi
vengono in mente i paesaggi delle valli russe, solcate dai lunghi
fiumi e un tempo abitate dagli Unni, il popolo guerriero che viveva
sui propri cavalli. Penso a lei e mi domando se un po’ del loro temperamento guerriero le sia rimasto. È stata adottata da qualche
anno, ma mai l’ho vista assorta o abbattuta ripensando al suo passato; non sembra mai avere incertezze, dubbi, paure, proprio
come i suoi antenati, abituati a sopportare il sacrificio e il dolore
fin da piccoli.
Irina va sempre diritta alla meta: quando si tratta di allenarsi non
guarda mai nessuno, impegnata com’è in una sfida con se stessa,
in una lotta contro il proprio passato.
Io sono proprio l’opposto, pieno di timori e ansie che non faccio
altro che scaricare addosso ai miei genitori e ai miei amici. Arriverà
Capitolo primo
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prima o poi il momento in cui il brutto anatroccolo si trasformerà in
un cigno? Solo allora Irina non mi guarderà più con aria materna,
ma riconoscerà in me un ragazzo che non ha nulla da invidiare a
Pepito Nero.
Sempre pensando a lei, mi dirigo verso gli spogliatoi. Ripasso la
prima declinazione, domani avrò l’interrogazione anche se, mentalmente, sono già sulla corriera che mi porterà alle gare.
Esco dalla piscina, inforco la mia bici e cerco di incrociare un’ultima volta Irina. È attorniata dal solito stuolo di compagne di
corso, sono impegnate a giocare con il loro nuovo smartphone.
Inutile tentare un eventuale approccio.
Torno a casa. Solita cena con i miei genitori che per via della gara
sono ancora più rigidi nella scelta della dieta: niente dolci, bibite
gassate, patatine. Devo essere in piena forma per l’occasione, privilegiando le proteine, la frutta e la verdura, insomma tutto quello
che vorrei evitare…
Poi, a letto presto: un campione deve dormire un numero di ore sufficiente per potere dare il meglio di sé, sia a scuola che nelle gare.
Arriva il giorno tanto atteso: la mattina davanti alla piscina sono
riuniti tutti i partecipanti alla selezione regionale. I genitori salu-
20
I pensieri di Valerio
tano i propri figli augurando un grande “in bocca al lupo”. Qualche mamma è commossa, incredula che il proprio bambino sia
ormai così grande da poter concorrere a livelli agonistici.
Vedo Irina, sale sulla corriera. Si siede accanto alla sua compagna di corso e insieme, un auricolare per ciascuno, si mettono ad
ascoltare la musica degli One Direction, il loro gruppo preferito.
Non mi rimane che sedermi dietro a loro con Giovanni, cercando
di intercettare i loro discorsi pronunciati a fior di labbra e per questo, immagino, molto personali. Chiudo gli occhi per carpirli meglio
e in quel momento mi ritorna in mente il Dolce Stil Novo: l’amore, la
donna lontana e irraggiungibile che provoca sgomento e morte
nel cuore dell’innamorato non corrisposto.
Capitolo primo
21
CAPITOLO SECONDO
Un’occasione persa
Tendo le orecchie e sento che Irina vorrebbe lasciare Pepito
Nero. Rimango sbigottito per un attimo, poi mi rendo conto che
è solo frutto della mia immaginazione, infatti Irina sta solo canticchiando.
Magari lo lasciasse davvero! Se lo lasciasse, si metterebbe sicuramente con me.
Siamo giunti alla meta. È il momento di andare a cambiarci.
Tra la gara, Irina (Al cor gentil rempaira sempre Amore) e l’interrogazione, non capisco più niente.
Mi sa che oggi alla gara farò un buco nell’acqua.
Mi dirigo verso le piscine ed eseguo gli esercizi di riscaldamento.
Mi chiamano. È il mio turno. Salgo sul trampolino, sento un brivido
lungo la schiena, il cuore mi batte a mille, la tensione sale. Alzo
lo sguardo e vedo sugli spalti il pubblico che applaude.
La tensione è altissima, mi tremano le gambe. Sto sudando, ho
paura di fare brutta figura.
Sento gridare il coach: «Terraccini, lanciati!»
Mi tuffo, l’acqua per fortuna è fresca.
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Un’occasione persa
Tre bracciate (respiro a destra), tre bracciate (respiro a sinistra),
tre bracciate (respiro a destra). La tensione è alle stelle: respiro a
fatica, sto per sbagliare corsia, affogo per qualche secondo...
Rallento; vedo Pepito Nero: è venuto qua per vedermi fallire.
Ma che dico? Il mondo non gira intorno a me! È venuto a veder vincere la sua ragazza.
Finisce la gara. Sul tabellone compaiono i risultati: 3° classificato;
2° classificato; il PRIMO POSTO È MIO!
È il momento della premiazione.
Salgo sul podio, sono felicissimo. Mi consegnano in premio una
coppa d’oro. Arriva Irina, splendida con i suoi capelli biondi e gli
occhi azzurri, si avvicina e mi bacia...
Apro gli occhi e vedo il coach, do uno sguardo in giro e mi accorgo di essere nell’infermeria, di fianco agli spogliatoi. L’allenatore
mi spiega che sono svenuto mentre gareggiavo; mi dice anche che
sono senza spina dorsale perché mi sono fatto prendere dal panico invece di impegnarmi e applicare le tecniche che per tanto
tempo mi ha insegnato.
Sono demoralizzato, triste e deluso.
Poco dopo arrivano i miei genitori. La mamma ha le lacrime agli
occhi, mi abbraccia forte. Mio padre mi guarda e abbozza un sorCapitolo secondo
23
riso, poi raccolgono la mia roba e ritorniamo a casa prima del termine della gara.
Arrivati a casa, mi chiudo nella mia camera e penso alla buona
occasione persa.
Mi sento solo. Il mio cagnolino scodinzola e mi lecca le mani mentre lo accarezzo: non mi giudica mai per quello che combino.
È quasi sera e non ho nessuna voglia di studiare. Così decido di
fare una passeggiata, esco e mi dirigo verso la gelateria Al ghiaccio verde.
Vedo Irina dall’altra parte del marciapiede, ma sono imbarazzato
e non la saluto, svolto a sinistra e continuo a camminare.
Dopo pochi passi mi sento toccare sulla spalla destra: è lei.
Mi chiede come sto. Io la rassicuro sul mio stato di salute e le
chiedo informazioni sull’esito della gara.
Mi dice che ha vinto.
Una ragazza intelligente e determinata come Irina non poteva che
vincere! Mi congratulo con lei.
Per la prima volta riesco a guardarla per un attimo negli occhi,
poi la invito a prendere un gelato con me. Lei garbatamente rifiuta.
Comprendo il suo rifiuto perché, tutto sommato, io sono solo un
perdente!
24
Un’occasione persa
Mogio, mogio rientro a casa. A cena mangio quasi niente.
Con i genitori adduco la scusa della stanchezza e me ne vado
nella mia camera.
Mi metto a letto, ma fatico ad addormentarmi.
Lunedì mattina.
Sono in ritardo, faccio di corsa il tratto di strada fino alla fermata
del bus. Nel pullman tento di ripassare latino e scienze e mi accorgo che di scienze non ricordo nulla. C’è troppa gente; l’autista
guida male, frena bruscamente ogni trenta secondi, c’è traffico e
a me è venuta la nausea. Chiudo i libri e spero che arrivi presto la
fermata per scendere.
Arrivo a scuola, sono molto ansioso. Suono della campanella,
entro in classe insieme ai miei compagni. Seduto al mio posto attendo l’arrivo della professoressa di latino, mentre cerco di ripassare scienze.
Entra la professoressa e con fare severo apre il registro, scrive le
assenze, dà uno sguardo alla classe e si accorge che davanti a
me è aperto il libro di scienze.
Si arrabbia e, senza interrogarmi, afferma che sono impreparato e
distratto, che invece di ripetere la declinazione e di coniugare il
verbo sum, es…, sto studiando gli stati di aggregazione della maCapitolo secondo
25
teria e aggiunge: «Se col trascorrere delle ore riuscirai ad allineare il tuo cervello con le attività didattiche, forse in chimica riuscirai a rimediare una valutazione positiva!»
E mi appioppa un bel quattro! A casa, cosa racconterò?
Durante la terza ora chiedo il permesso di uscire e in corridoio incontro Irina. La saluto e lei mi fa “ciao” con la mano.
È pallida, ha l’aria triste e gli occhi arrossati. Sembra che abbia
voglia di piangere per qualcosa che le rode dentro, ma non ci
riesce. Mi avvicino e le chiedo cosa le sia accaduto.
Mi spiega che aveva il compito di geometria, non è riuscita a risolvere il problema e ha consegnato il foglio in bianco. Nell’ultimo
periodo ha dato tutta se stessa al nuoto, ha trascurato lo studio
e ora è nei guai!
Io le dico che può rimediare, basta riprendere gli ultimi argomenti
affrontati e studiarli bene; inoltre, visto che sono argomenti che ho
studiato lo scorso anno e ricordo ancora, mi offro di aiutarla qualche ora di pomeriggio, dopo gli allenamenti in piscina.
Lei sorride, mi ringrazia e dice: «Davvero? Sei un angelo!»
Sono felicissimo. Forse finalmente riuscirò a stare con Irina: io e lei,
da soli.
26
Un’occasione persa
CAPITOLO TERZO
Carpe diem
Sono impaurito, emozionato!
Sono felicissimo solo al pensiero che il mio desiderio, forse, si avvererà. In classe non faccio altro che pensare a Irina: lei è tutto per me!
Inizia la ricreazione e tutti gli alunni escono dalle classi e sciamano in cortile. Esco anch’io; incontro Irina, la saluto, si avvicina
e mi chiede: «Allora ci vediamo oggi a casa mia?»
Le rispondo: «Certo!»
Decidiamo di scambiarci i numeri di telefono: non avendo un foglio, scrivo il suo numero sulla mano 3398…
Suona la campanella, torno in classe, mi siedo vicino a Stecco, il
mio compagno preferito. La professoressa di scienze è lì che mi
aspetta col registro già aperto; visto che ha una preferenza per
la T, ma soprattutto per il cognome Terracini, pensa bene di interrogarmi. Ecco! Un altro quattro, per la mia performance in scienze;
mi fa ricordare l’altro brutto voto e mi chiedo come farò a comunicare a casa non uno, ma due insuccessi scolastici.
Finalmente sono fuori. Stecco mi chiede se nel pomeriggio si va
tutti insieme a spararci uno di quei deliziosi panini del McDonald’s,
28
Carpe diem
ma dico di no. Non posso rinunciare a un’occasione come quella
di vedere Irina da sola.
Arrivato a casa, penso di omettere il mio insuccesso ma mi tornano
in mente le sagge parole della nonna: «La verità, sempre!»
La mamma mi blocca sulla porta, con sguardo da avvoltoio pronto
all’assalto: «Dimmi tutto, Valerio!»
Vuoto il sacco. Tanto, penso, anche se dovessero punirmi, sono
pronto a scappare, ma non mancherò all’incontro con Irina.
Dopo pranzo, in camera mia, cerco un approccio da usare al telefono con lei: «Ciao, bellissima!» No, troppo confidenziale.
«Buonasera, carissima Irina!» No, troppo formale.
«Ehi, sexy lady!» Inappropriato. «Bonjour, mademoiselle!» No, il francese no!
«Hola, señorita!» Per carità, la lingua di Pepito!
Mentre continuo a parlare da solo, squilla il telefono: è lei!
Una voce calda e profonda, dall’altro capo, mi chiede se è confermato l’appuntamento.
Le rispondo di sì, balbettando, con le ginocchia che stanno per
cedere e, al termine della chiamata, devo stendermi sul letto per
riprendermi.
Capitolo terzo
29
Entra la mamma, parla, predica, minaccia, consiglia, ma io non
l’ascolto: sono troppo emozionato per quello che considero, a
tutti gli effetti, un incontro galante con Irina.
Sono le quattro, arrivo a casa sua col cuore in gola, suono alla
porta. Spero solo di non svenire, come mi è successo alla gara di
nuoto. Maledetta insicurezza!
Irina mi viene ad aprire e sembra una dea: i capelli sono sciolti
sulle spalle ed emana una luce quasi soprannaturale, ha le labbra
rosse come il fuoco e ha messo un ombretto scuro che le fa risaltare la carnagione chiara.
Mi fa entrare nella sua cameretta: sulle pareti di un azzurro pallido, dei poster, un manifesto del CONI e tante foto sue, da sola,
con i genitori (in qualcuna compare anche un bambino che le somiglia tanto), immagini delle gare di nuoto e tante medaglie e
coppe sulla libreria. Sul tappeto scodinzola un cucciolo di bassotto (abbiamo un’altra cosa in comune!).
La scrivania è piccola, siamo molto vicini, le nostre mani si sfiorano, spesso arrossisco. Che sensazione! Le spiego di tutto, per
più di un’ora… le teste vicine, gli occhi negli occhi… per la prima
volta…
«Il quadrato costruito sull’ipotenusa…»
30
Carpe diem
“Come potrebbe essere la nostra vita insieme? Potremmo vivere in
uno chalet in montagna… no, meglio il mare per i bambini… ma
che dico?”
Ma che fa Irina? Chiude i libri, si alza, mi dice che si è fatto tardi
e il papà sta per tornare: il suo sguardo non è più sereno, è frettolosa, nervosa, guarda l’orologio sulla parete poi sbircia dalla finestra, scostando leggermente le tendine bianche. Capisco, con
rammarico, che la lezione è finita. Mi accompagna alla porta in silenzio e, mentre sto già uscendo, mi dà un bacio leggero sulla
guancia.
Mi allontano, rosso come un peperone, ma felice come poche altre
volte nella mia vita.
Una doccia fredda mi attende giù in strada: appostato sul marciapiede di fronte, Pepito mi guarda con occhio torvo. Sogghignando, accosta le dita a V agli occhi, come avvertimento.
Mostro indifferenza, ma appena girato l’angolo, scappo a casa;
vorrei il conforto dei miei genitori, ma anche qua le cose non si
mettono bene.
Ceno, in un gelido silenzio, sotto lo sguardo di rimprovero dei miei.
Com’è vero che la felicità è un attimo!
Capitolo terzo
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CAPITOLO QUARTO
In un vicolo cieco
Mentre mi accingo ad aiutare la mamma a sparecchiare la tavola
in silenzio, sperando di poter filare subito dopo nella mia cameretta, vedo papà e mamma che si lanciano uno sguardo di intesa
e cominciano a parlare del mio rendimento scolastico. Sempre la
solita solfa: sono intelligente, ma non mi applico come dovrei, sono
sempre con la testa fra le nuvole, eccetera eccetera.
Mi viene dato subito un aut aut: mettermi a studiare seriamente per
riuscire a prendere bei voti o andare a ripetizione tutti i pomeriggi, rinunciando agli allenamenti in piscina (e quindi alla possibilità di vedere Irina).
Sono in una situazione critica: cosa posso fare? Sono in un vicolo
cieco.
In quel momento mi si blocca il respiro. No! Non possono togliermi
la piscina, devo continuare a vedere Irina, non posso mollare tutto!
Vado in camera sbattendo la porta, mi stendo sul letto e inizio a
pensare. Perché sta accadendo tutto a me? Prima Pepito con il segnale di attenzione o guai in vista, poi i miei! Ma insomma! Solo il
32
In un vicolo cieco
pensiero di Irina riesce a scacciare tutte queste preoccupazioni,
devo trovare una via di fuga da questo impiccio.
Apro gli occhi e mi rassereno pensando al suo sguardo, al suo sorriso.
Poi ripenso al quattro della professoressa di latino: devo assolutamente recuperare, apro il libro e inizio a ripassare le declinazioni. Sono le dieci, non ho mai studiato fino a quest’ora, ma sento
una forza inusuale, continuo fin quando Orfeo non ha il sopravvento.
Al mattino sento suonare la sveglia, mi alzo a fatica, mi lavo e mi
vesto, sfreccio in cucina, prendo un biscotto al volo, saluto i miei
genitori e mi incammino verso la fermata dell’autobus.
Salgo velocemente e mi siedo sul primo sedile. Dopo un po’ l’autista frena bruscamente e apre le porte: mi accorgo di essere arrivato, scendo trascinandomi e arrivo a scuola. Suona la
campanella e tutti si incamminano verso la propria aula.
Entro dicendo: «Buongiorno, professoressa!» e mi siedo vicino a
Stecco.
Sono preparato, spero che mi interroghi. L’insegnante, come al solito, non dimentica la lettera T dell’alfabeto, ma questa volta non
mi dispiace, mi chiama a gran voce e mi dice di ripetere le decliCapitolo quarto
33
nazioni. Mi alzo e inizio a declinare: «rosa, rosae, rosae, rosam,
rosa, rosa» prendo fiato «rosae, rosarum, rosis, rosas, rosae, rosis».
«Bravo Terracini, hai studiato. Ti meriti un otto!»
Soddisfatto mi siedo e continuo a pensare a Irina.
Quando finalmente suona la campanella dell’ultima ora, esco da
scuola velocemente e rientro a casa.
Mamma mi sta aspettando a tavola pronta a stordirmi di domande: «Come è andata oggi? Hai avuto qualche interrogazione?»
Racconto del voto che ho preso in latino e lei, entusiasta, dice
che se i risultati saranno sempre migliori, potrò continuare a praticare il nuoto.
Felice, torno in camera e inizio a svolgere i compiti, ma un pensiero mi turba ancora: Pepito. Cosa vuole da me? Forse è geloso
perché trascorro del tempo con la sua ragazza?
Non mi accorgo che si sono fatte le cinque e velocemente mi
preparo per andare in piscina.
Inizio a correre per la via, trafelato finalmente arrivo. Salgo la
scalinata ed entro, raggiungo gli spogliatoi e in un nanosecondo
sono già in accappatoio, mi dirigo verso le vasche, sperando di
incrociare lo sguardo di Irina.
34
In un vicolo cieco
Eccola, è lì che si riscalda, mi intravede, mi viene incontro con aria
raggiante e mi dice che la sua professoressa di geometria ha notato un certo miglioramento, per questo vuole fissare un altro appuntamento con me per ripassare geometria. Quasi sulle nuvole, le
rispondo di sì e ci mettiamo d’accordo: domani a casa sua nel
primo pomeriggio.
Finita la lezione di nuoto, mi dirigo contento verso l’uscita, mentre
Irina è ancora in vasca ad allenarsi. Tanto la rivedrò domani, come
convenuto, per la lezione; adesso devo andare a studiare per riparare l’altro brutto voto in scienze, altrimenti perdo l’opportunità
di vederla.
Esco e percorro la solita scorciatoia per raggiungere la fermata;
è buio, non vedo nessuno, cammino in fretta, sto per girare l’angolo, quando a un certo punto sento una mano sulla spalla. Mi
giro e vedo Pepito Nero. È insieme ad altri suoi amici con cui pratica body building; sono tutti talmente muscolosi che mi sembra di
intravedere dei palloncini gonfiati fuoriuscire dalle magliette.
Ho paura, sì, lo ammetto, ho tanta paura!
Pepito è alto, tutta una massa di muscoli: pettorali gonfi, bicipiti e
tricipiti scolpiti, una tartaruga sugli addominali che si intravede
dalla maglietta verde militare. Il suo sguardo è cupo, gli occhi
Capitolo quarto
35
sono fessure inquietanti. Avanza sempre di più, mi spinge verso il
muro, i nostri volti sono a breve distanza. Interrompe il pesante silenzio dicendo: «Ciao, nanetto, non devi fare il cascamorto con
Irina o ti capiterà un qualche “casuale” incidente. Ricorda le mie
parole, prima di avvicinarti a lei. Se solo vengo a sapere che trascorri del tempo con Irina, io e i miei amici ti riduciamo in poltiglia!
Capito, scarabocchio? Stai attento...»
Sto tremando come una foglia, non vorrei dimostrare la mia paura
e debolezza ma non so come fermarmi. Lì per lì mi vedo come Ettore davanti alla visione di Achille, splendente come il sole, nella
possente armatura forgiata da Vulcano, e capisco perché l’eroe
troiano impaurito abbia corso intorno alla rocca di Troia per tre
giri. Ma comprendo anche come mai poi sia tornato ad affrontare
il rivale, per non mostrarsi codardo davanti al suo popolo. Non
posso tirarmi indietro, perché Irina ha bisogno di me e anche io
voglio riscaldare il mio cuore con il suo sguardo.
Mentre penso come replicare, Pepito gira i tacchi e si allontana
spavaldo con tutta la banda, lasciandomi solo.
Inizio a correre, arrivo alla fermata, prendo l’autobus e sono finalmente a casa. Devo stendermi un attimo sul letto, dato che il tremore non mi ha ancora abbandonato del tutto.
36
In un vicolo cieco
Rifletto prima della cena. Cosa posso fare? Devo rinunciare a
Irina? Affronterò Pepito? Come?
Chi avrebbe mai pensato di giungere a un bivio simile.
Capitolo quarto
37
CAPITOLO QUINTO
Stecco, un amico speciale
Penso e ripenso all’incontro con Pepito Nero, al suo atteggiamento da bullo che mi ha fortemente impaurito. Rifletto su ciò che
accade a scuola quasi quotidianamente in quanto Pepito e i suoi
amici rubano merendine o figurine ai bambini indifesi e talvolta
usano anche le maniere forti.
Il giorno dopo, sempre in quel vicolo, rivedo Pepito che mi chiede
in modo aggressivo: «Allora, pensi di rivedere Irina o seguirai il mio
consiglio? Attento, io ti controllerò sempre!»
Con l’angoscia nel cuore, mi allontano velocemente sentendo i
suoi occhi addosso.
Arrivato a scuola, ancora trafelato per la lunga corsa, vedo Irina
che mi saluta calorosamente ma non rispondo, giro il volto ed
entro in classe.
Finite le lezioni, mi incammino direttamente verso casa con il timore
di incontrare nuovamente Pepito.
Mamma e papà, quando mi vedono, si preoccupano perché ho un
volto atterrito e mi chiedono: «È successo qualcosa a scuola?»
«No!» rispondo brusco e mi trascino nella mia camera sbattendo
la porta. Mi catapulto sul letto e stanco di tutto mi addormento.
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Stecco, un amico speciale
Mi sveglio dopo un paio d’ore e mi rendo conto (“il sonno porta
consiglio”) che da solo non sono in grado di affrontare la delicata situazione.
Penso allora di chiedere aiuto a Stecco e lo chiamo al telefono.
Appena risponde, gli dico che ho urgenza di parlare con lui, per
un consiglio su come affrontare Pepito.
Stecco, preoccupato e incuriosito, mi invita ad andare al più presto a casa sua.
Così mi incammino e intanto penso a come raccontare al mio
amico tutto quello che è accaduto.
Arrivato a casa sua, suono il campanello e ad aprire è proprio lui,
che mi accoglie con il suo solito sorriso luminoso. Indossa un paio
di jeans alla moda e una maglietta scollata.
Stecco è un ragazzo alto e molto magro, ha il volto allungato e
abbronzato con una fronte stretta e un naso a patata, i capelli
sono castani e lisci e i suoi occhi marroni sono grandi e molto
espressivi, la bocca è larga, rossa e sempre sorridente e il mento
ha una simpatica fossettina.
Siamo come fratelli: ci conosciamo da sempre e trascorriamo molte
ore liete insieme, amiamo andare in bicicletta, fare lunghe corse sul
prato a piedi nudi, ma anche chiuderci in cameretta a giocare e
fare gare alla play-station. Stecco è un ragazzo dolce, simpatico
Capitolo quinto
39
e vivace, e quando ti guarda appare serafico grazie a quel sorriso sempre stampato sulle labbra.
Una volta in camera sua, inizio a confidarmi con lui. Infine dico:
«Capisci, non posso più vedere Irina perché Pepito è geloso del
fatto che trascorriamo del tempo insieme per le lezioni di geometria. È arrivato a minacciarmi con molta prepotenza! Tanto che stamattina quando Irina mi ha salutato io, per paura, non le ho
risposto e lei ci sarà rimasta sicuramente male».
Stecco ci pensa su e poi mi propone un piano: penserà lui a tenere occupato per un po’ Pepito in modo che io possa andare
da Irina senza timore.
La sera, in camera, ripenso a come sono stato maleducato a non
salutare Irina, e quindi decido di telefonarle per rivederla e spiegarle il mio strano comportamento. Lei mi risponde allegra come
sempre e mi invita da lei per parlare e per continuare le lezioni di
geometria. Non vedo l’ora che sia domani!
Il giorno seguente, dopo gli allenamenti di nuoto torno a casa,
lancio il borsone della piscina in un angolo della stanza e, velocemente, per camuffarmi, prendo un cappello e un cappotto di
mio padre e li indosso, così da rendermi irriconoscibile a Pepito.
Poi, con l’aiuto di Stecco, riesco a eludere la sorveglianza del
bullo, appostato sotto casa di Irina.
40
Stecco, un amico speciale
Quando lei apre la porta, prima mi guarda stupita poi scoppia
in una fragorosa risata vedendomi così travestito.
Mentre studiamo, il mio sguardo si sofferma nuovamente su quella
fotografia che ritrae Irina insieme a un ragazzo che le somiglia
tantissimo. Così inizio a chiederle: «Chi è quel ragazzo? Quanti
anni ha? Come si chiama?»
A tutte queste domande, però, Irina non risponde, anzi cambia
umore e si incupisce. Le chiedo scusa per essere stato così indelicato. Lei mi dice di non preoccuparmi e continuiamo a studiare.
A fine lezione Irina mi fissa negli occhi e decide di fidarsi di me,
raccontandomi la storia del ragazzo della foto: è suo fratello e,
da quando è stata adottata, non ha più avuto notizie su di lui.
Sa solo che anche lui è stato adottato da una coppia che non
poteva avere dei figli e vive in Italia; l’ultima informazione che è
riuscita a sapere è che forse vive con la nuova famiglia in un
piccolo centro poco distante da noi.
Sorpreso da questa rivelazione penso a come posso aiutarla,
magari andando a chiedere informazioni presso le strutture competenti.
A questo punto, visto che siamo in vena di confessioni, colgo
l’occasione per parlarle del comportamento di Pepito.
Capitolo quinto
41
Irina ascolta con molta attenzione quello che le racconto, poi mi
dice: «Non preoccuparti, parlerò io con Pepito. Talvolta è aggressivo ma in fondo è buono, bisogna trovare solo le parole giuste!»
Anche se in realtà sono parecchio scettico su quello che mi ha
appena detto, le sorrido con aria fiduciosa.
Parlando parlando si è fatto molto tardi, e così le dico che forse
è ora che ritorni a casa, ma lei non vuole, ha ancora tante cose
da confidarmi e mi chiede: «Perché non resti ancora un po’?»
Purtroppo, a malincuore, devo risponderle che è tardi e che devo
andare, visto che i miei genitori mi aspettano per cena.
Ci salutiamo affettuosamente e lei mi ringrazia per la disponibilità.
Una volta in strada, mi rendo conto che quella situazione, quelle
confidenze ci hanno avvicinati: adesso tra noi c’è una sorta di
complicità!
Sono felice e sorrido tra me e me, quando mi si para davanti Pepito Nero. Il travestimento non è servito… e lui sembra più arrabbiato che mai.
42
Stecco, un amico speciale
CAPITOLO SESTO
La dea bendata
ha aperto gli occhi
Pronto a fiutare ogni mio movimento, Pepito si avvicina con il muso
a un palmo dal mio naso, siamo così vicini che sento il suo respiro:
«Cosa facevi da Irina, piccolo babbeo? Non ti avevo avvertito
di starle lontano, mollusco?»
Mi afferra per il colletto, quando si accorge che Irina è affacciata
alla finestra e saluta con la mano. Io le sorrido rassicurante, mentre Pepito molla la presa e sfreccia via sul suo skateboard. Non
può permettersi di malmenarmi davanti agli occhi di una creatura
così dolce.
L’ho scampata proprio bella, se non fosse apparsa Irina chissà
cosa sarebbe successo. È proprio vero quello che dice il libro dei
nomi alla voce Irina: “Variante russa del nome greco Irene, che significa Pace. Chi porta il nome Irina aspira alla pace ma non la ottiene facilmente per via della sua natura burrascosa. Irrefrenabile,
coraggiosa, intelligente, Irina ha una volontà di ferro e una sicurezza di sé davvero invidiabile”.
44
La dea bendata ha aperto gli occhi
Ora però devo trovare il modo per seppellire l’ascia di guerra e
stabilire un legame con Pepito, devo dare una svolta a questa situazione che diventa ogni giorno più snervante.
Se riuscissi a conquistare il suo rispetto e diventassimo amici, forse
non minaccerebbe più di picchiarmi. Ma come divento amico di
uno come Pepito? Sicuramente non regalandogli la mia merendina.
Devo fare colpo su di lui.
Penso ai suoi hobby, ai suoi interessi, al suo modo di vestirsi, a
come tratta le persone. Non abbiamo proprio niente in comune, a
parte Irina...
Poi ritorno indietro con la mente e ripenso agli ultimi fotogrammi
vissuti: ma certo, lo skateboard! Se riuscissi a impressionarlo con
lo skate, guadagnerei il suo rispetto. Purtroppo, però, è un’idea
che dovrà rimanere tale, perché temo proprio di non riuscire a raggiungere i suoi livelli.
Un po’ abbacchiato imbocco il vialetto che porta alla casa di
Stecco. Ho pochissimi minuti, mamma mi starà aspettando per cena.
Citofono e Stecco in un attimo scende: gli racconto il mio piano,
lui è entusiasta e si propone di aiutarmi: suo fratello Riccardo, che
ha quindici anni, è un asso dello skate e potrebbe insegnarmi. Lo
ringrazio di cuore. Come farei senza il suo aiuto?
Capitolo sesto
45
Il pomeriggio dopo, ho appuntamento con Richi. Mi accompagna
in camera e dalla sua attrezzatura capisco che Stecco non aveva
esagerato: ha quindici skateboard, tutte le protezioni e vari poster di campioni, tra cui spicca quello di Tony Hawk.
Usciamo e ci avviamo in un negozio che vende skateboard. Ne
compero uno: nero, con un teschio e ruote personalizzate con la
scritta “O vai o muori” (cattivissimo, come piacerebbe a Pepito).
Poi andiamo ad allenarci in uno skate park pieno di pedane, scivoli e salti. Ho una paura tremenda ma devo buttarmi per forza.
Cominciamo a provare. Cado un sacco di volte ma l’allenamento
nel nuoto mi ha insegnato a tenere duro. Ci alleniamo finché non
fa buio e Riccardo si congratula con me: «Non ti facevo così determinato. Sei stato molto bravo e con qualche altro giorno di allenamento potresti diventare un bravo skater».
Nel weekend mi alleno senza sosta e imparo acrobazie di ogni
genere. Rincasando, colpisce la mia attenzione un manifesto colorato che pubblicizza una gara di skateboard il prossimo sabato.
È l’occasione che aspettavo per potermi esibire davanti a Pepito.
Sicuramente, conoscendolo, parteciperà anche lui.
Lunedì, davanti al cancello della scuola, Pepito mi passa accanto
e mi dice: «Ti ho visto ieri al parco, non credevo che un pappa-
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La dea bendata ha aperto gli occhi
molla come te potesse andare sullo skate. So che parteciperai
alla gara di sabato, è una mossa coraggiosa: ti sfido all’uscita da
scuola, vediamo se ti spiaccichi già alla prima rampa».
Sorrido fra me e lo guardo: «Ride bene chi ride ultimo».
Alle cinque, dopo l’allenamento di nuoto, ci incontriamo al parco.
Lo vedo sicuro di sé, con il suo skate e lo sguardo torvo. Mi fa
segno di iniziare e io mi butto subito nel pipe più ripido e pericoloso, faccio un po’ di evoluzioni e poi gli dico di provare a saltare
anche lui.
Pepito è bravo e si misura con “un elicottero” spettacolare poi, all’improvviso, perde l’equilibrio e cade. Si rialza dolorante, per la
prima volta abbassa lo sguardo e non potendo più fingere indifferenza mi dice: «Mollusco, non sapevo che fossi così forte sullo
skate. Potremmo allenarci insieme per la gara, ma ricorda che io
sono sempre il migliore e che Irina non si tocca».
Non ci posso credere: ho fatto colpo su Pepito Nero. Mi sento
come Giasone quando afferra il vello d’oro.
Mi giro e incontro l’azzurro degli occhi di Irina, è venuta a vedermi.
Stecco mi strizza l’occhio e capisco che anche questa volta c’è il
suo zampino. Siamo accaldati, propongo di berci una coca-cola al
chioschetto. Stecco ci saluta e inventa una scusa, Pepito si allonCapitolo sesto
47
tana mano nella mano con una bella bruna che si è materializzata
in quel momento e che gli schiocca un bacio sulla guancia.
Irina non muove un dito, anzi, mi segue sorridente salutando gli
altri: «Ciao Stecco, ciao Pepito, ciao Elena!».
Ci sediamo sotto la veranda, ho una gran confusione in testa: «Ma,
ma… non sei gelosa?» azzardo.
«E perché dovrei? Pepito è come un fratello maggiore per me, e
poi sta insieme a Elena da più di un anno. Sai, siamo legatissimi
da un’amicizia speciale e condividiamo un passato difficile. Io e
Pepito siamo arrivati in Italia negli stessi anni, lui arrivava dal Perù,
non sapeva una parola d’italiano, aveva lasciato i nonni e gli
amici nel suo Paese d’origine, era sempre solo e in disparte, faceva fatica a integrarsi. Io provavo sensazioni simili: una nuova
famiglia, un nuovo Paese, una nuova lingua. Ero a terra: mi mancava mio fratello Boris e mi portavo dentro i ricordi della vita in orfanotrofio. Ci sentivamo due pesci fuor d’acqua e ci siamo legati
senza troppi perché. Credo che lui veda in te un pericolo e voglia
solo proteggermi per non farmi soffrire».
Mi sento cadere il mondo addosso e il suo peso è particolarmente
piacevole.
48
La dea bendata ha aperto gli occhi
CAPITOLO SETTIMO
Sorprese sullo skateboard
Vorrei poterle dire cosa provo per lei, ma non so come iniziare e
cerco di guadagnare tempo versando la coca. Scrocchio le dita
e inizio a parlarle: «Allora come va?»
Poi, con più sicurezza: «Con l’allenatore, tutto a posto?»
«Sì, sì tutto bene, ma perché me lo chiedi?» risponde.
«Ah, niente... così...»
Devo aprire bocca adesso, ma mi vergogno, divento rosso guardando i suoi bellissimi occhi azzurri.
«Ti vedo un po’ strano...» mi dice perplessa.
L’atmosfera del locale è dolce e rende le cose un pochino più facili.
Così mi decido e faccio la prima mossa: le dico tutto d’un fiato che
per me lei è una persona speciale e adoro il modo in cui si esprime.
Irina sorride contenta, e mi dice che ha la stessa opinione su di me.
Sono al settimo cielo!
È bellissima come sempre, e mi dice che verrà a vedere la gara
di skate.
«Un’ultima cosa, ti voglio aiutare a ritrovare tuo fratello Boris» aggiungo.
50
Sorprese sullo skateboard
«Davvero? Ma sei sicuro di poterlo fare?» dice sorpresa.
«Ma certo!!» le dico, anche se in realtà non so da che parte iniziare la mia ricerca.
I suoi splendidi occhi azzurri si riempiono di lacrime mentre sussurra:
«Grazie, davvero. Nessuno era stato così gentile con me, a parte
Pepito».
«Tranquilla, troveremo la soluzione. L’unico problema era proprio Pepito, ma mi sembra di aver trovato il modo per diventare suo amico».
«Grazie Valerio, stai facendo molto per me e io... non so come sdebitarmi».
«Non devi farlo, anche tu avresti fatto lo stesso».
La mattina dopo mi sveglio alle 8:10, mi preparo ed esco di casa
dirigendomi verso il parco per allenarmi con Pepito.
Mi aspetta davanti all’ingresso, con lo skateboard in mano. Mi
batte il cuore a mille per la paura che mi dica qualcosa riguardo
a Irina. Mi faccio avanti pensando a lei e mi butto con lo skateboard in pista.
Dopo qualche salto e piroetta Pepito si ferma, guardandomi attentamente. Appena me ne accorgo mi blocco, lui si avvicina e con aria
seria mi dice: «Bravo mollusco! Chi lo avrebbe detto!»
Io di rimando: «Grazie! Senti, ti devo parlare di una cosa importante».
Capitolo settimo
51
Sentendo queste parole Pepito si allontana e si siede su una panchina, stappando una lattina di Coca-Cola. Mi sistemo accanto
a lui.
Pepito si congratula nuovamente per i bei salti che ho fatto. Comincio ad avere più confidenza con lui, così gli chiedo se sa qualcosa di Boris.
Lui mi risponde che Irina soffre molto per questa lontananza. Senza
tanti giri di parole gli chiedo se vuole aiutarmi a ritrovarlo.
Lui accetta la proposta: «Qualunque cosa pur di far felice Irina».
Il giorno dopo ci rivediamo alla stessa ora e nello stesso posto e
riprendiamo gli allenamenti per la gara.
Dopo una serie di acrobazie sulle rampe più ripide, ritorno a casa
sfinito e mi butto sul letto. Penso a come posso mantenere la promessa fatta a Irina; mi si insinua nella mente un’idea che penso
possa essere efficace: perché non cercare il suo profilo su Facebook? Un ragazzo della sua età frequenta di sicuro i social network!
Mi alzo dal letto e digito il numero di Stecco.
Visto che non risponde al telefono, provo a mandargli un’e-mail.
Aspetto a lungo. Finalmente, alle dieci di sera Stecco mi chiama.
Rispondo al primo squillo, insieme raccogliamo le idee. Verso le
52
Sorprese sullo skateboard
dieci e mezza ci salutiamo dandoci la buonanotte e mi abbandono al sonno.
La mattina dopo mi sveglio in ritardo. Mi metto a correre e riesco
ad arrivare a scuola in tempo per un soffio.
A ricreazione incontro Irina. Ci salutiamo e lei, contenta, dice che
ha preso nove di geometria che è anche il voto più alto della
classe! Io rimango di stucco, e le chiedo come abbia fatto a prendere quel voto.
Lei sorride dicendo: «È solo merito tuo che mi hai aiutato a studiare».
Non ci credo: per la prima volta ho fatto prendere un bel voto a
qualcun altro.
Suona la campanella, ci salutiamo e andiamo di corsa ciascuno
nella propria classe.
La professoressa di scienze mi chiama per un’interrogazione e
prendo un bel sette.
Al secondo intervallo sono felicissimo. Nel corridoio incontro di
nuovo Irina e mi ricordo di Boris.
All’ultima ora, a informatica, vado su Facebook e lo cerco. Sul suo
profilo c’è scritto che è nato nel duemila e che vive in Italia. Vado
a vedere le sue foto per capire dove abita ma sono tutte in casa.
Capitolo settimo
53
Cerco di leggere i suoi messaggi ma arriva il professore e mi becco
una nota, senza aver scoperto niente di importante.
A casa dico ai miei del sette di scienze e sono piuttosto soddisfatti. Poi scoprono la nota rimediata a informatica, per avere effettuato l’accesso a Facebook nell’ora di lezione, e arriva la solita
strigliata.
Per mia fortuna, la predica viene interrotta dallo squillo del telefono: è l’allenatore che mi avvisa che sono stato convocato come
riserva per la gara di nuoto di domenica. La telefonata si dilunga,
mettendo in secondo piano la nota, che i miei temporaneamente
dimenticano.
Sabato mattina mi sveglio presto per andare alla gara di skate:
prima di uscire chiamo Stecco. Era rimasto addormentato, così si
butta giù dal letto, e si prepara velocemente per uscire. Ci incontriamo a metà strada e iniziamo a parlare della gara.
Giunti al parco, salutiamo Irina sulle tribune, poi ci zittiamo perché
stanno dicendo l’ordine di gara: il primo nome chiamato è quello
di Stecco, poi tocca a me. Quindi chiamano un altro nome. Sorpreso, alzo lo sguardo sul campo di gara e non ho dubbi: di fronte
a me c’è Boris.
54
Sorprese sullo skateboard
La somiglianza con la sorella è impressionante. Mi giro verso le tribune a cercare il suo sguardo, ma Irina ha già scavalcato le transenne e sta correndo a perdifiato verso il campo di gara.
Capitolo settimo
55
CAPITOLO OTTAVO
L’incontro con Boris
Irina vola verso Boris. Io la seguo con lo sguardo e non riesco a
trattenere le lacrime per la commozione. Boris, frastornato, cerca
di rovistare tra i ricordi. Irina è davanti a lui mentre quel ragazzo
dagli occhi color cielo, i capelli biondo rame e un fisico esile, la
guarda, la scruta.
A noi, che osserviamo da lontano, sembra un film a rallentatore,
nessuno dei due osa fare il primo passo proprio come chi ha paura
che il sogno svanisca. All’improvviso Boris scoppia in lacrime,
l’emozione lo soffoca mentre Irina, la dolce Irina, lo guarda come
se lo vedesse per la prima volta.
Forse pensa al momento in cui, in quell’orfanotrofio brutto, buio,
freddo, avevano avuto la notizia che lei sarebbe stata adottata.
«Boris, sei tu, vero?» chiede Irina con un filo di voce e, senza attendere la risposta, lo abbraccia così forte da fargli male.
Boris accarezza il viso di Irina con una dolcezza disarmante, le
sposta delicatamente le ciocche bionde dalle guance e poi le
dice: «Mia dolce, cara sorellina, quanto ti ho cercata, aspettata,
sognata e ora sei qui, accanto a me. Ricordi cosa ti dissi quando
ci siamo lasciati?»
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L’incontro con Boris
Irina pronuncia quelle parole che ogni sera, prima di andare a
letto, recita come una preghiera: «Ovunque tu sarai, io sarò con
te, sarai il mio primo e ultimo pensiero. Ti voglio bene!»
Commossa gli fa mille domande, vuole sapere tutto degli anni in cui
sono stati lontani, dove è stato, cosa ha fatto, come è stato trattato e mentre si raccontano, capiscono quanto sono stati fortunati
a trovare due nuove famiglie che li hanno accolti e che si sono
prese cura di loro con tanto calore e affetto, trasmettendo loro
tanto amore, come solo i genitori sanno fare.
Irina e Boris non hanno dimenticato un solo giorno di quelli trascorsi insieme e ora sono felici di essersi ritrovati. Il destino ha regalato loro un’occasione per condividere un altro tratto di vita in
comune.
L’adozione li ha salvati da una vita fatta di stenti e solitudine e
ora quel posto, quel terribile posto è solo un ricordo, che fa sempre meno male.
Inizia la gara, Stecco è il primo a esibirsi e, subito dopo la sua
splendida performance, chiamano il mio nome. Stecco mi si avvicina e gli dico: «Ci rinuncio, non voglio gareggiare, mi tremano le
gambe. Tutti questi occhi addosso, mi mettono ansia. Tu sei stato
Capitolo ottavo
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grande, di sicuro vincerai, l’importante è che almeno uno di noi
porti a casa il premio».
«Non dire sciocchezze, tu sei più bravo di me!» dice Stecco e mi
dà uno spintone, catapultandomi direttamente sulla pista.
Improvvisamente tutte le paure si dissolvono, inizio a volare sul mio
skate di vero acero canadese, quello che i miei mi avevano regalato per il mio ultimo compleanno, e che finora non avevo usato
per paura di rovinarlo. Lo tenevo da parte per l’occasione giusta:
questa!
Dagli spalti mi incoraggiano, ma il mio pensiero va a lei, Irina.
“Mi starà guardando? Cosa penserà di me? Sono il suo eroe?”
penso tra me e me.
Faccio del mio meglio, supero i primi ostacoli e con slancio mi esibisco nelle più bizzarre acrobazie. Scarico sullo skate le mie tensioni e trasformo in energia la gioia che mi danno gli sguardi di
ammirazione di Irina.
Tutto è andato bene, pochi errori, poche esitazioni.
Ora tocca a Pepito che ha seguito con il fiato sospeso la mia performance. Prima di scendere in pista, mi strizza l’occhio e con un
sorriso mi dice: «Mollusco, stai a guardare!»
Infine, tocca a Boris. Irina, dalla tribuna, freme ed esulta per lui.
58
L’incontro con Boris
Sprizza gioia da tutti i pori e da ciò si capisce che il legame di
sangue non si spezza con la lontananza.
Boris supera tutti, è un campione. Le sue acrobazie sullo skate non
hanno uguali e lasciano i giudici senza fiato.
La gara è finita, la giuria è pronta, escono sul tabellone i risultati:
1° posto Boris, 2° Pepito, 3° Stecco, e, infine, come pensavo, al 4°
posto io.
Il primo premio consiste in uno skate “da urlo”, nero, con fiamme
rosso fuoco e anche nell’attrezzatura per essere uno skater perfetto.
Il secondo classificato, invece, vince un MP3 per ascoltare le canzoni durante gli allenamenti.
Il terzo, infine, un braccialetto rosso.
Al quarto classificato, naturalmente, non vanno nemmeno le congratulazioni dei giudici, ma mi sento un “vincitore”: ho vinto l’amore
e la riconoscenza di Irina, l’amicizia di Pepito che, nonostante i
suoi modi bruschi e spiccioli, si è dimostrato un ragazzo di buoni
sentimenti e ora ho anche la possibilità di avere un nuovo amico,
Boris.
Capisco inoltre che, quando voglio, riesco a ottenere ciò che desidero.
Capitolo ottavo
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Finalmente la vita inizia a sorridermi.
Contento, propongo di andare a festeggiare in una paninoteca,
la preferita di Pepito. Dopo aver cenato, ognuno si dirige a casa
propria, ma, prima di lasciarci, Irina mi ringrazia per averla aiutata
a trovare Boris, poi scambia con suo fratello l’email, il numero del
cellulare e il profilo Facebook, come se entrambi sentissero la necessità di portare via qualcosa di tangibile che dimostri la veracità dell’incontro. Si abbracciano a lungo, poi Irina torna a casa
e inizia a prepararsi per la gara di nuoto: forse, in cuor suo, spera
di vincere per dimostrare a Boris di essere brava quanto lui.
La mattina dopo ci incontriamo tutti in piscina prima della competizione, emozionatissimi e ansiosi di gareggiare. Irina attende
con ansia Boris, che non si vede.
60
L’incontro con Boris
CAPITOLO NONO
La vita è adesso
Irina è pronta per gareggiare. Riscalda per l’ultima volta i muscoli,
imposta la sua posizione di partenza.
Fischio. In acqua!
Le prime bracciate sono potenti. Mi ha confidato che l’acqua tiepida della vasca la isola dal mondo esterno e ora starà sentendo
solo il suo cuore e il suo respiro.
Seconda vasca, Irina è in terza posizione, i tempi mi sembrano eccezionali. All’inizio della terza vasca rallenta; mi tremano le gambe
al pensiero che Irina stia già perdendo le forze.
Eccomi, pronto in accappatoio come riserva. Il mio compagno titolare sembra tranquillo, in attesa del suo momento. Sono un po’
deluso di non poter partecipare alla gara, ma da quando ho saputo che è presente un osservatore del CONI sono contento: svenire nuovamente distruggerebbe la mia carriera di nuotatore.
Cerco di individuare l’osservatore, sicuramente sarà insieme ai giudici di gara: eccolo! È l’uomo con il cronometro in mano, in giacca
blu e pantalone bianco, non lo avevo mai visto prima; guarda distintamente la corsia di Irina, cronometrando i suoi tempi. Sicura-
62
La vita è adesso
mente l’avrà notata dal primo momento, da quando è salita sul
blocco di partenza e ha mostrato la sua massa muscolare scolpita nel corpo asciutto e slanciato.
Lo osservo attentamente mentre Irina sta per concludere la terza
vasca. Vorrei incitarla, ma tremo tutto e ho un nodo alla gola. All’improvviso sento una voce: «Forza Irina!»
Alzo gli occhi e vedo Boris che con un salto riesce a superare la
prima fila di spettatori nella tribuna. Ecco dove si era nascosto!
Ma come mai era in tribuna Vip?
Tenta di raggiungere il bordo vasca, ma viene afferrato bruscamente a un braccio, da quel distinto signore con la giacca blu
che stava cronometrando i tempi.
Boris fa risuonare la sua voce con un’eco potente: «Papà, è mia
sorella, lasciami andare».
Io resto a bocca aperta, mi giro verso Irina e vedo che incredibilmente aumenta la potenza e la grinta delle sue bracciate. Le
sue gambe sbattono sempre più veloci, senza alzare uno schizzo
d’acqua e il suo corpo sembra un siluro.
È a metà dell’ultima vasca, i 200m sono vicini, il mio cuore sembra
voler uscire dal petto.
È prima! Ha vinto la gara femminile!
Capitolo nono
63
Sento urla e applausi, mi volto e vedo tutti gli amici: Stecco, Elena
e Pepito esultano saltando abbracciati e agitando uno striscione
dedicato a lei.
E lei è lì che, incredula, scende sott’acqua e ne esce con uno slancio a braccia levate in segno di vittoria. Con un balzo agile e veloce esce poi dalla piscina e corre ad abbracciare Boris, che la
solleva e la fa piroettare per tre volte.
Anch’io vorrei congratularmi con lei, penso a cosa posso dirle ma
mentre mi giro per raggiungerla me la ritrovo davanti che mi abbraccia, togliendomi il respiro.
C’è confusione intorno a me. Sento pronunciare il mio nome dall’allenatore che con grandi gesti mi urla: «Terracini! In acqua per
la gara!»
Penso che si stia sbagliando, ma lui mi raggiunge dicendo: «Sbrigati, Valerio, dopo ti spiego».
Irina mi sussurra nell’orecchio: «Forza Valerio! La vita è adesso!»
Di scatto tolgo l’accappatoio e faccio trenta secondi di riscaldamento. Salgo sul blocco di partenza. Sono concentrato. Sento
solo il fischio. In acqua!
64
La vita è adesso
Nuoto e penso a tutti i consigli che mi ha dato il mio allenatore
negli ultimi mesi: tre bracciate e respiro a destra, tre bracciate e
respiro a sinistra. Poi penso a Irina, voglio vincere per lei, voglio
dimostrarle che sono bravo anch’io. È il pensiero che mi accompagna fino alla fine. Sono all’ultima vasca.
Sono… Sono… primooo! Sìììììì!
Impossibile, non ci credo. Non so cosa fare. Esco dall’acqua e l’allenatore si avvicina felice e dice: «Bravo Valerio, meritavi di partecipare alla gara. Il tuo compagno non ha voluto seguire le mie
direttive, per lui bastava la sua sicurezza, non è stato umile come
te. Bravo figliolo».
Vengo premiato con una bellissima medaglia. Scendo dal podio
e Irina si avvicina con un gran sorriso per congratularsi: l’adrenalina è ancora al massimo, la guardo e il mio cuore all’improvviso si
dimentica di battere. Ma riesco a dirle delle parole che escono da
sole, senza passare per il cervello: «L’acqua è l’elemento magico
nel quale mi sento più leggero e con questa leggerezza voglio
dirti che ti amo...»
Siamo tutti al bar della piscina. Non penso alla gara vinta. Non
riesco ancora a credere di essere riuscito a dichiararmi. Ma non importa, lei ora è qui, accanto a me.
Capitolo nono
65
Ma ecco che ci raggiunge il padre di Boris, è in compagnia del
papà di Irina, si avvicinano a noi ma si rivolge a lei: «Brava signorina. Come funzionario del CONI ti comunico ufficialmente che
parteciperai alle gare nazionali. Come padre di Boris, ti accolgo
nella mia famiglia, sono molto felice che tu e Boris vi siate ritrovati».
Boris riprende in braccio la sorella e le copre il viso di baci: «Hai
visto papà? Non volevi portarmi con te. Non solo ho vinto quella
gara di skate come speravo, ma mi aspettava il regalo più bello:
ritrovare mia sorella!»
Quante pacche sulle spalle si danno i due genitori e quante lacrime vedo versare dalle due madri...
Irina mi prende la mano e mi tira verso tutti gli amici che erano lì a
esultare con noi: «Forza! A festeggiare per la vittoria! Tutti in
acqua!»
Ci becchiamo una bella ramanzina dai nostri allenatori, ma la
gioia è troppo grande per tutti...
…
Sono passati tanti anni da quella giornata memorabile.
66
La vita è adesso
Mi sono iscritto all’Università e Irina è allenatrice di nuoto, siamo
ormai insieme da otto anni e quando sarò laureato andremo a trovare Pepito, che ha messo su una bellissima fazenda in Brasile.
Boris sta frequentando un corso per scalatori, il brivido del pericolo è la sua linfa.
Stecco ha un negozio di biciclette.
Sono cambiato: non sono più timido, ho due spalle enormi e faccio parte della UNINUOTO.
Io e Irina siamo felici e lei, ogni volta che partecipo a una gara,
mi ripete le stesse parole: «Forza Valerio! La vita è adesso!»
Capitolo nono
67
CAPITOLO OTTAVO (BIS)
L’incidente
Per questa staffetta abbiamo deciso di sperimentare un finale alternativo, a partire dall’ottavo capitolo (il penultimo).
Dopo tanti anni di separazione l’incontro tra Irina e Boris poteva
avere due risultati opposti. Abbiamo così deciso di creare un finale
parallelo con gli ultimi due capitoli, Ottavo bis e Nono bis.
Buon proseguimento di lettura!
68
Boris osserva la ragazza alta, magra, con i capelli biondi stretti a
coda di cavallo, in tenuta sportiva, che ha scavalcato le transenne e corre verso di lui. Non sa chi è, e non gli importa. Lui è attento alla gara, sa che sta per arrivare il suo turno, si gira e si avvia
alla linea di partenza.
Al via, Boris inizia la discesa con piroette, salti e acrobazie. Dimostra determinazione, concentrazione e abilità tecniche. È un
atleta davvero bravo, come sua sorella!
Poi è il turno di Stecco. Anche lui è molto abile.
Intanto io vado da Irina e la vedo triste. Dice che non capisce
cosa sia successo, è convinta che il fratello l’abbia riconosciuta
e le abbia volutamente voltato le spalle.
L’incidente
Io la rassicuro dicendo: «Sono passati diversi anni, sei cresciuta,
sei cambiata e lui non avrà capito che eri tu. Era così concentrato sulla gara! Dopo proveremo a parlagli insieme».
«Terracini!»
È il mio turno, corro alla linea di partenza, sento gli occhi di tutti
puntati su di me, sono teso, ho paura di svenire, ma poi penso che
non ho niente da perdere. Questa volta neanche i miei genitori
sanno che partecipo a una gara. Mi dispiacerebbe solo fare una
brutta figura davanti a Irina. Penso a lei, mi faccio coraggio e
parto.
Un paio di giravolte, tre salti e arrivo giù in fondo alla pista dove
trovo Stecco, Pepito e Boris.
Il mio amico si complimenta: «Per essere un principiante, te la sei
cavata bene!»
Il pubblico sta ancora applaudendo, Pepito Nero si dirige verso
la linea di partenza perché è il prossimo concorrente in gara. Io invece vado con Stecco e Boris, che raggiunge i suoi amici.
Stecco mi presenta a tutti, poi dico a Boris che ho bisogno di parlargli qualche minuto in disparte.
Gli chiedo se ha notato la ragazza che stava andando verso di
lui prima dell’inizio della gara. Lui mi risponde di sì. Gli spiego che
quella è Irina, sua sorella!
Capitolo ottavo bis
69
Lui mi guarda torvo e replica: «Io non ho sorelle! Sono figlio unico!»
Io rimango sbalordito e dopo un attimo rispondo: «Ne sei proprio
sicuro?»
E lui replica: «Da piccolo forse ne ho avuta una, ma poi è sparita
dalla mia vita e ora non ne ho più».
Improvvisamente sento il suono di una sirena e del caos, mi giro e
in fondo alla pista vedo un capannello di persone. Corro sul posto
e scorgo Pepito, disteso, con intorno i soccorritori. Fra le altre persone c’è anche Irina con gli occhi lucidi.
Pepito viene caricato sull’ambulanza, che a sirene spiegate parte
alla volta dell’ospedale.
Hanno permesso a Irina di accompagnare Pepito, così io mi ritrovo
a bordo pista solo e triste; sono scoraggiato e mi sento trascurato.
Finita la gara, sul tabellone appaiono i risultati: al primo posto c’è
Boris, io mi sono classificato al quinto posto, Pepito è stato squalificato, Stecco si è classificato terzo.
Mentre Boris e il suo gruppo di amici festeggiano, io faccio i complimenti a Stecco per il suo terzo posto, lo saluto velocemente e
corro a casa.
Mia madre mi vede abbattuto e mi fa un sacco di domande, ma
io non sono in vena di risponderle, mi dirigo in camera mia, chiudo
70
L’incidente
la porta e mi distendo sul letto esclamando: «La vita è proprio ingiusta!»
Mi riprometto di telefonare più tardi a Irina per sapere come sta
Pepito.
Mia madre mi chiama per il pranzo, ma a fatica mando giù qualche boccone. Dopo mangiato aiuto a sparecchiare.
Sono in bagno quando squilla il mio cellulare. È Irina che in lacrime
mi informa che Pepito è in sala operatoria per la rottura del legamento crociato anteriore dx.
Appresa la brutta notizia, non riesco più a stare in casa, trovo una
scusa ed esco.
Vado da Stecco e gli parlo di Boris, gli dico che è lui il fratello di
Irina. Gli dico anche che Boris probabilmente prova rancore nei
confronti della sorella. Non ne conosco il motivo, ma Irina sicuramente ne soffrirà.
Stecco, come sempre, mi capisce al volo e dice: «Conosco Boris
da diverso tempo, non sapevo che fosse stato adottato. Per un
periodo mi sono allenato con lui. Credo di avere anche il suo numero di telefono».
«Se hai il suo numero, me lo dai? Così Irina potrà tentare di mettersi
in contatto con lui».
Capitolo ottavo bis
71
Prendo il numero di Boris e torno a casa soddisfatto.
Il giorno dopo, nel cortile della scuola, incontro Irina, la saluto e
le chiedo di Pepito. Le lascio anche il numero di telefono di suo
fratello, ma ometto di riferirle il contenuto del colloquio che ho
avuto con lui il giorno prima.
Lei mi riferisce che l’intervento di Pepito é andato bene, ora ad assisterlo c’è sua madre, ma lei tutti i pomeriggi andrà a trovarlo.
Poi entro in classe e qualcuno dice: «Compito!»
Mi ricordo improvvisamente che oggi c’è la verifica scritta di inglese. Mi assale lo sconforto.
Poi entra in classe la professoressa di scienze e ci comunica che
la prof d’inglese è assente perché ha l’influenza. “Scampata bella!”
penso.
Il pomeriggio vado in piscina ad allenarmi, ma Irina non c’è.
La rivedo il giorno dopo a scuola. Ha l’aria stanca. Mi confida che
ha provato a telefonare al fratello, ma lui ha rifiutato la chiamata.
Poi continua dicendo che, quando da piccoli erano in orfanotrofio, un giorno una giovane coppia adottò e portò via solo lei.
Irina, appena riuscì a spiegarsi in italiano, parlò di Boris ai suoi
genitori adottivi. Loro le dissero che a loro era stato detto che
era sola, nessuno aveva mai parlato di un fratello, e che si sareb-
72
L’incidente
bero subito interessati. Ma quando chiamarono l’Istituto, Boris era
già stato adottato da un’altra famiglia e l’istitutrice non volle dar
loro il suo nuovo recapito.
Da allora Irina non aveva avuto più notizie del fratello, sapeva
solo che abitava in un centro abitato non lontano dal suo.
Capitolo ottavo bis
73
CAPITOLO NONO (BIS)
Finalmente la vita mi sorride
É domenica, il giorno della gara regionale. Anche se solo come riserva, sono felice di esserci.
In mattinata mi vedo con Stecco per discutere di Boris. Ci sediamo
a un tavolo del bar sotto casa e beviamo un’aranciata. A un certo
punto mi dice: «Ho chiamato Boris e l’ho invitato alla gara di oggi
pomeriggio... Naturalmente non gli ho detto che ci sarà anche
Irina».
Rimango di sasso. Stecco ha fatto un ottimo lavoro e non vedo
l’ora di dare la notizia a Irina.
Torno a casa, chiamo Irina e le dico che forse Boris verrà in piscina. Lei è felice ma, allo stesso tempo, piena di dubbi: non sa
come comportarsi con suo fratello.
Arriva presto il momento di uscire e di affrontare la gara. Davanti
al centro sportivo incontro Irina che mi saluta e mi augura: «In
bocca al lupo!», dandomi un bacio sulla guancia.
É sorridente, ma nei suoi occhi si scorge la preoccupazione. Così
le prendo le mani e l’abbraccio.
74
Finalmente la vita mi sorride
Vista di profilo credo che la figura di me e Irina abbracciati assomigli a un fumetto manga, in cui il ragazzo dai capelli viola e
la ragazza dai capelli biondi si stringono paonazzi… Peccato
che io non abbia i capelli viola!
Purtroppo ci dobbiamo separare quando arriva il momento di
entrare nello spogliatoio. Devo assolutamente mantenere la
calma! Mi metto il costume, la cuffia, fieramente indosso l’accappatoio con scritto Terracini ed esco. Le vasche femminili e
quelle maschili sono una di fronte all’altra.
Nelle tribune c’è già mia madre pronta a fare il tifo per me;
Stecco, accompagnato da Boris, è in prima fila.
A un certo punto il coach arriva sparato verso di me e mi sussurra: «Terracini è il tuo momento! C’è bisogno di te. Cerca di non
svenire, stavolta!».
Rimango paralizzato e quando realizzo, cerco con gli occhi lo
sguardo di Irina, ma lei è troppo impegnata a scrutare le tribune
alla ricerca di Boris.
Le gambe tremano, il cuore va a mille e gli occhialini si appannano. Basta! Sono pronto a tuffarmi.
L’arbitro fischia e... Via!
Capitolo nono bis
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76
Inizio a nuotare, sono determinato ma in svantaggio. Faccio la
prima virata e continuo a ruotare le braccia e a sbattere le
gambe. Dopo la seconda virata mi accorgo che dall’altra parte
della vasca ci sono i bagnini intorno a una persona, ma non riesco a capire chi è. Nel frattempo vedo Boris che scende di corsa
dalle tribune e cerca di passare in mezzo alla folla. Sento un urlo:
«Sono il fratello!»
I bagnini si dividono come le acque del Mar Rosso. Caspita! È successo qualcosa a Irina!
Inizio a nuotare come un pazzo, sempre più veloce: devo raggiungerla. Esco dall’acqua e vedo Irina in lacrime, abbracciata al fratello. Riesco a sentire cosa dice Boris: «Mi dispiace tanto! Scusa se
ti ho ignorato l’altro giorno… Ero arrabbiato con te perché mi avevi
lasciato solo. Temevo che non ci saremmo mai più rivisti…»
Irina singhiozza. Davanti a questa scena sento gli occhi inumidirsi,
ma non ho il tempo di commuovermi: un megafono chiama i primi tre
classificati e…: «Primo classificato: Terracini Valerio!»
Cado in acqua per l’emozione, ma riesco ad arrivare gocciolante
sul podio.
Ho la medaglia d’oro in mano! L’allenatore sorride, la gente applaude e Irina mi manda un bacio con la mano.
Finalmente la vita mi sorride
A rovinare questo momento di gloria immensa c’è mia madre che,
presa da uno scatto di orgoglio materno, scavalca le transenne
e indicandomi urla: «È mio figlio! È mio figlio!»
Dopo la gara Irina, Boris, Stecco, Elena ed io decidiamo di andare a trovare Pepito all’ospedale. Entriamo nella sua stanza e timidamente lo salutiamo.
Lui, beffardo, dice: «Guardate che tra due giorni mi rimandano a
casa, vi siete scomodati per nulla!»
Che gentile! Sicuramente gli ha dato fastidio che lo abbiamo visto
in pigiama…!
Irina rompe il momento di imbarazzo iniziando a raccontargli di
Boris e della gara. Mentre stiamo per andarcene, sento che lo spagnolo muscoloso mi dice: «Bene, Valerio! Vedo che anche nel
nuoto sei migliorato… Prima eri veramente una schiappa! Comunque… bravo… sei riuscito a far ritrovare Irina e Boris…» Non
credo alle mie orecchie: mi ha detto bravo?! Mi ha chiamato Valerio e non mollusco?!
Tre giorni dopo, tutti insieme, siamo davanti scuola in attesa dei risultati di fine anno. Siamo tutti un po’ ansiosi: Stecco spera di avere
la media dell’otto per avere in regalo dal padre uno skate favoCapitolo nono bis
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78
loso, Irina deve andare tre settimane in Inghilterra e non vorrebbe
nulla da studiare... Io non dovrei avere problemi, mi sembra di aver
recuperato il latino… Ma con quella prof non si sa mai!
Speriamo! Anche perché mi aspettano gli amici a Tropea…!
Solo Pepito sembra essere tranquillo.
Alle 12:45, finalmente, la vicepreside affigge i tabelloni… Tutti
promossi tranne Pepito: rimandato in geometria! È sbiancato, poveraccio. Cerca di fare lo strafottente, ma si vede che c’è rimasto
male.
Me ne dovrei fregare… in fondo mi ha sempre schiacciato come
un insetto… Eppure non riesco a far finta di niente: dietro quell’aria da duro c’è un ragazzo che ha avuto una vita molto più difficile della mia… Mi avvicino e gli chiedo: «Se vuoi posso aiutarti
io... Me la cavo in geometria…»
Lui risponde come al suo solito: «Ehi mollusco, chi credi di essere?
Comunque… aiutandomi la tua esistenza potrebbe avere un
senso...! Ok, ci sto… Sei un tipo in gamba!»
E se ne va, seguito da Elena.
Io, Irina e Stecco andiamo a festeggiare in gelateria.
Quando resto da solo con Irina prendo il coraggio a quattro mani
e le dico: «Devo dirti una cosa importantissima…»
Finalmente la vita mi sorride
Il suo viso si incupisce. Forse devo fermarmi e stare zitto, ma ormai
ho cominciato: «Mi piaci tantissimo e, anche se durante le vacanze
non potremo vederci, so che continuerai a essere importante per
me».
Oddio! Ce l’ho fatta!
Irina aspetta un minuto, poi sorride, mi dà un bacio sulla guancia
e mi abbraccia piangendo: «Grazie, Valerio! Grazie di tutto!»
E mentre siamo così stretti, penso: “Quanto mi mancheranno i suoi
abbracci durante l’estate!”
Finalmente la vita mi sorride!
Capitolo nono bis
79
APPENDICE
1. I pensieri di Valerio
Istituto Comprensivo “Vanoni” di Viadana - Classe I A
Dirigente scolastico
Patrizia Roncoletta
Docente referente della staffetta
Erika Bottari
Docente responsabile dell'Azione Formativa
Erika Bottari
Gli studenti/scrittori della classe I A
Matteo Baldo, Riccardo Bertoletti, Bikhchiche Ahmed, Debora Bini, Cristian Caleffi,
Oussama Chadly, Vanessa De Frenza, Camilla Didioni, Aminder Kaur, Edoardo Malagola, Emanuela Miceli, Davide Monteleone, Alberto Multari,Chiara Riva, Gian Marco
Rizzi, Elisa Rosati, Carola Sanchez, Lorenzo Schwarz Bressane, Christian Stagnati, Salvatore Stirparo, Bianca Tassoni
Il disegno è di Chiara Riva
Hanno scritto dell'esperienza:
"… E' il primo anno che partecipiamo alla Staffetta di Scrittura Creativa e la stesura
del primo capitolo ha suscitato nei ragazzi una pluralità di emozioni: entusiasmo, curiosità, preoccupazione...
Tutti hanno partecipato con interesse, cimentandosi in un nuovo ruolo, quello dello
scrittore, che ha permesso loro di sviluppare la propria creatività, l'analisi e lo spirito
di collaborazione. E' stato un grande lavoro di arricchimento che ha loro permesso di
esplorare nuove potenzialità e di mettersi alla prova".
80
APPENDICE
2. Un’occasione persa
Istituto Comprensivo “San Domenico Savio” di Sicignano degli Alburni – Scuola
Secondaria di I grado - Classe I B
Dirigente Scolastico
Felice Monaco
Docente referente della Staffetta
Antonietta Casciano
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Lina Quaranta
Gli studenti/scrittori della classe I B
Antonietta Cupo, Sabatino Cupo, Elisabetta D’Ascoli, Francesca Iuglio, Angela
Iula, Mariangela Magarelli, Martina Magarelli, Francesco Nigro, Ludovica Pacella, Giuliana Ponissi, Domenico Rosolia, Carmine Saporito, Piergiorgio Saporito,
Federica Troisi, Valentina Valitutto, Maria Zirpoli
Il disegno è di Carmine Saporito
Hanno scritto dell’esperienza:
“… Tutti gli allievi riferiscono che l’esperienza è stata impegnativa e nel contempo gratificante. Sono soddisfatti di ciò che hanno prodotto e di come hanno
lavorato.
Hanno ideato, inventato, confrontato e composto il secondo capitolo, collaborando ciascuno secondo le sue reali possibilità, talvolta anche in maniera divertente”.
81
APPENDICE
3. Carpe diem
Istituto Comprensivo “Vicinanza” di Salerno - Scuola Secondaria di I grado “Pirro”
- Classi II F/H
Dirigente Scolastico
Mario Montera
Docente referente della Staffetta
Antonia Guarino
Docenti responsabili dell’Azione Formativa
Antonia Guarino, Maria Carmela De Caro, Caterina Marino
Gli studenti/scrittori delle classi
II F - Amaturo, Avallone, Brunetto, Capuano, Citro, Conforti, Cuoco, De Rosa, Di Domenico, Di Sirio, Falco, Gallo, Genovese, Guerritore, Martino, Pappalardo, Rosco,
Sapia, Solimene, Sorrentino, Spiezia, Varzi
II H - Roberto Acampora, Umberto Cioffi, Catia Ludovica Clemente, Gaia De Cola,
Simone Di Cerbo, Marica Gatto, Adelchi Genovese, Teresa Iorio, Rosa Vittoria Iovieno, Maria Elena Liguori, Lucrezia Maffei, Roberta Manzo, Francesco Morlicchio,
Annalisa Naddeo, Michele Palazzo, Maria Carlotta Portofranco, Giuseppe Salvatore, Aurelia Santoro, Simona Vigorito, Giuseppina Vona
Il disegno è di Francesca Di Clemente
Hanno scritto dell’esperienza:
“… Il progetto Bimed per noi è stato fantastico. Abbiamo capito come si sentono
gli autori dei libri sia nei momenti in cui sono colti dall’ispirazione sia in quelli in cui
non sanno proprio come scrivere.
Abbiamo lavorato in sintonia e in armonia rispettando le idee di tutti; ma la cosa più
bella è stata avere per la prima volta una responsabilità come quella di dover scrivere un capitolo in un limite di tempo con al tuo fianco un gruppo.
Abbiamo anche pensato di non dare un suggerimento diretto perché dal nostro
testo si deduce che un nuovo personaggio entrerà nella storia: il fratello misterioso
di Irina”.
82
APPENDICE
4. In un vicolo cieco
Istituto Comprensivo “Pescara 6” - Scuola Secondaria di I grado “B. Croce di
Pescara” – Classe I C
Dirigente Scolastico
Ada Grillantini
Docente referente della Staffetta
Gabriella D’Egidio
Gli studenti/scrittori della classe I C
Delia Maria Ardone, Sergio Barbati, Francesco Carchesio, Valentina Centorame,
Maria Citarella, Marco Del Re, Valentina Del Vomano, Francesca Di Clemente,
Camilla Di Costanzo, Mattia D’Incecco, Aurora Fuschini, Lisa Ikonomu, Silvia Legnini, Matteo Maiani, Michela Miseri, Beatrice Pescara, Flavia Pirone, Federica
Pia Pizzuto, Alessia Sbaraglia, Mattia Giacomo Tacconelli, Emanuele Ciattoni
Hanno scritto dell’esperienza:
“… L’esperienza di Scrittura Creativa è stata vissuta con entusiasmo. I discenti
hanno seguito il percorso con attenzione, hanno letto i precedenti capitoli eseguendo un’analisi testuale precisa e puntuale, cercando con il brainstorming di
dare un taglio più attuale al loro capitolo e alla storia. Prendendo spunto da
questo momento didattico, stiamo continuando a scrivere racconti, applicando
tecniche varie, arricchendo il bagaglio lessicale e stimolando la creatività”.
83
APPENDICE
5. Stecco, un amico speciale
Istituto Comprensivo Giffoni Sei Casali, Acerno – Scuola Secondaria di I grado Classi I A/B
Dirigente Scolastico
Alessandra Tarantino
Docente Referente Della Staffetta
Laura Langella
Docenti responsabili dell’Azione Formativa
Laura Langella, Maria Maresca
Gli studenti/scrittori delle classi
I A - Giovanni Cerrone, Gina Cuozzo, Federica Anna Di Lascio, Gerardo Di Lascio, Antonello Di Vece, Simone Feola, Serafina Sansone, Alfonsina Mariagrazia
Vece, Gerardo Vece
I B - Carmela Boniello, Ilaria El Jed, Chiara Iuliano, Francesco Feola, Melania
Russo, Luca Salerno, Maria Antonietta Vece
Hanno scritto dell’esperienza:
“… È stata un’esperienza interessante e fantastica; i ragazzi, divisi in gruppi misti,
hanno dimostrato grande entusiasmo e viva partecipazione, si sono appassionati
alla storia man mano che prendeva forma. Hanno collaborato tutti insieme in armonia e ognuno ha dato il proprio contributo esprimendo idee, punti di vista,
sensazioni tali da favorire un’occasione di crescita e confronto”.
84
APPENDICE
6. La dea bendata ha aperto gli occhi
Istituto Comprensivo “Manzoni” di Torino - Scuola Secondaria di I grado - Classe I B
Dirigente Scolastico
Margherita Rescigno
Docente referente della Staffetta
Marina Bozzola
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Marina Bozzola
Gli studenti/scrittori della classe I B
Geovana Alves, Gioele Andriani, Jacopo Arcagni, Silvia Bravi, Lorenzo Carriere,
Daniele Ceci, Marta Cuffia, Dunia Drizi, Stefano Foderà, Giacomo Gatti, Sarah Giraudi Piovan, Giovanni Gobetti, Marcello Guarini, Ahishe Hyseni, Adonis Inciso
Gamarra, Andrea Massolini, Alice Merlo, Marco Musìo, Mauro Osazee Penna, Andrea Federico Pieri, Vittoria Radicioni, Matteo Rowinski Dall’Abaco, Rayan Souli,
Milla Trinchero, Vittorio Verro, Basma Younes
Il disegno è di Lorenzo Carriere, Marcello Guarini
Hanno scritto dell’esperienza:
“… Abbiamo vissuto questa esperienza con grande entusiasmo tanto che speriamo di ripeterla nei prossimi due anni. I protagonisti della storia sono diventati
degli amici fedeli, è come se fossero diventati dei compagni di viaggio, in classe
con noi ci sono anche loro. Abbiamo imparato a scoprirli, a conoscerli ma la
cosa più bella è stata aver contribuito in prima persona a costruire una parte
della loro vita.
Aveva ragione il giovane Holden quando diceva Quelli che mi lasciano proprio
senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue
vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira. Per noi è stato così con Valerio ed Irina, frutto
della fantasia di tanti autori”.
Per noi è stato così con Valerio ed Irina, frutto della fantasia di tanti autori”.
85
APPENDICE
7. Sorprese sullo skateboard
Istituto Onnicomprensivo Convitto “Colombo” e scuole annesse di Genova Scuola Secondaria di I grado “Colombo” - Classe I G
Dirigente Scolastico
Paolo Cortigiani
Docente referente della Staffetta
Maria Agostini
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Maria Agostini
Gli studenti/scrittori della classe I G
Riccardo Asso, Michele Bisio, Federico Bossi, Juan Manuel Cafferata, Andrea Careddu, Federico Luigi Cavagnaro, Eleonora Cedeno Zurita, Tommaso Conti, Giulia Cozzani, Filippo Di Marco, Letizia Sofia Di Scala, Stefen Dumistrascu, Matteo
Ferrari, Silvia Filza, Ludovica Ivaldi, Luca Lanzone, Jasmine Marchione, Lucia Mazzoni, Luca Ranalli, Leonardo Sacco, Filippo Serra, Guglielmo Trinetti, Elena Villa
Il disegno è di Elena Villa
Hanno scritto dell’esperienza:
“… Noi della classe IG abbiamo scritto il settimo capitolo. Ci siamo divertiti molto
ed è stato interessante ed emozionante, il risultato è stato un mix di colpi di scena
e di nuove amicizie tra i personaggi. Ci siamo messi nei panni dei protagonisti e
ci è piaciuta l’ idea di scrivere con ragazzi di molte scuole d’Italia, mettersi insieme e trovare le idee per un capitolo pieno di scoperte”.
86
APPENDICE
8. L’incontro con Boris
Istituto Comprensivo II “Dati” Boscoreale - Scuola Secondaria di I grado
- Classi I G/F
Dirigente Scolastico
Pasqualina Del Sorbo
Docente referente della Staffetta
Maria Nunziata
Docenti responsabili dell’Azione Formativa
Antonietta Langella, Maria Nunziata
Gli studenti/scrittori delle classi
IG - Ilaria Aliberti, Aniello Amaro, Carmine Calvanese, Alessia Cirillo, Clelia Cozzolino, Gerardo De Luca, Alfonso De Martino, Nunzia Dentice, Pasquale Di Rosa,
Salvatore Drago, Luca Graziano, Ilenia La Rana, Antonio Marano , Gianluca Napolitano, Marilisa Paduano, Raffaele Panariello, Aniello Porzio, Maximilian Principe, Alessia Raiola, Enrico Riccio, Larissa Sorrentino, Michele Sorrentino, Lucrezia
Vecchi , Antonio Villani
IF - Filomena Amato, Simona Ambrosio, Lucia Basco, Giovanni Belmonte, Luigi
Boccia, Denise Brancaccio, Domenico Benvolere, Giulia Casciello, Antonio Cascone, Clotilde Cataldo, Alessandro Cicalese, Felicia D'angelo, Gaetano Garofano, Rossella Lustri, Lorenzo Marrazzo, Marco Schettino, Martina Vitiello
Hanno scritto dell’esperienza:
“… Gli alunni hanno vissuto questa esperienza con entusiasmo e grande senso
di responsabilità. Si sono pian piano trasformati da lettori attivi a scrittori in erba.
Leggendo i capitoli precedenti con attenzione e spirito di osservazione, hanno
pensato con lo stesso ritmo dei coetanei e hanno individuato punti d'incontro e
differenze sostanziali. Hanno imparato a rispettare il punto di vista dei coetanei
che li hanno preceduti affinando però anche le capacità critiche nei confronti
del testo”.
87
APPENDICE
9. Finalmente la vita mi sorride
Scuola Secondaria I “Fresa - Pascoli” di Nocera Superiore - Classe I B
Dirigente Scolastico
Michele Cirino
Docente referente della Staffetta
Mariapia Salzano
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Carla Crisafulli
Gli studenti/scrittori della classe I B
Michela Trotta, Salvatore Angrisani, Francesco Antoniello, Gennaro Bartiromo,
Pietro Bonacci, Gaia Carratù, Arianna Cascella, Giovanni Cicalese, Salvatore
Pio Esposito, Jessica Evangelista, Andrea Falcone, Federica Ferrentino, Angelo
Giacchetti, Martina Gigi, Maddalena Maiorano, Miriam Mautone, Francesco
Oliva, Marika Palumbo, Chiara Petti, Sonia Sellitto, Chiara Senatore, Sabrina
Stanzione, Agostino Zarrella, Viviana Vicidomini
Il disegno è di Martina Gigi
88
Hanno scritto dell’esperienza:
“… Gli alunni si sono divertiti ad inventare le situazioni più varie, ed hanno accettato all'unanimità la proposta di una compagna, ma hanno collaborato
tutti,soprattutto nella revisione finale, a realizzare il capitolo conclusivo della
storia: ognuno di essi ha contribuito con una parola, un verbo, una virgola, proponendo un taglio o un'aggiunta. Hanno chiesto di vedere il libro dell'anno
scorso che ora tutti vogliono leggere. Per Viviana è stato molto bello, perché si
sono calati nei panni di tanti piccoli scrittori. A loro è piaciuto inventare, ma soprattutto confrontarsi con le altre scuole dato che abbiano scritto un capitolo
a scuola. Per tutti, è stata un'esperienza costruttiva e da provare. Arianna invece
sottolinea che hanno lavorato in gruppi ed hanno esposto le nostre idee... poi è
stata un’esperienza nuova che li ha resi molto felice. Infine, per Miryam è stata
davvero un'esperienza creativa".
APPENDICE
8 BIS. L’incidente
Istituto Comprensivo “San Domenico Savio” di Sicignano degli Alburni - Scuola
Secondaria di Primo Grado - Classe I A
Dirigente Scolastico
Felice Monaco
Docente referente della Staffetta
Antonietta Casciano
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Lina Quaranta
Gli studenti/scrittori della classe I A
Anna Maria Cavallo, Juana Cobuccio, Nicole D’Angelo, Manuele Dante, Simona
Dante, Irene D’Elia, Concetta Di Iorio, Ludovica Giglio,Francesca Mazziotta, Antonio Pio Mirra, Ludovica Morriello, Romualdo Domenico Russo, Emanuela Scala,
Vittoria Somma, Fidelia Tortorella, Ersilia Valitutto, Sofia Maria Luisa Zito
Hanno scritto dell’esperienza:
“… L’esperienza è stata stimolante e coinvolgente. Gli alunni hanno lavorato individualmente e in gruppo. Hanno avuto l’opportunità di inventare, confrontare, discutere, cercare e trovare soluzioni condivise”.
89
APPENDICE
9 BIS. La vita è adesso
Istituto Comprensivo “Via Santi Savarino” di Roma - Scuola Secondaria di I grado
“O. Respighi”- Classe I N
Dirigente Scolastico
Lina Rita Volpe Rinonapoli
Docente referente della Staffetta
Erminia Rosa
Docente responsabile dell’Azione Formativa
Tiziana Forzano
Gli studenti/scrittori della classe I N
Mario E. Baratta, Eleonora Barbagallo, Mirko Barbera, Domitilla Biraschi, Marco
Carofei, Daniele Ciancia, Sofia Colozza, Valerio Conte, Melissa Insinna, Arianna
Mari, Davide Mari, Chiara Miceli, Sara Nicodemi, Francesco Onorati, Claudio
Pesiri, Rebecca Pitti, Davide Ricci, Diego Rossi, Flavio Sciammarella, Valeria Scovacricchi, Chiara Silvestri, Cristian Tommassetti
Il disegno è di Valeria Scovacricchi
Hanno scritto dell’esperienza:
“… La storia è piaciuta molto perché ha toccato vicende ed emozioni vissute dai
ragazzi. La partecipazione all’evoluzione della trama e all’ideazione della conclusione dei filoni narrativi è stata vivace e attiva. E’ stata sollecitata la fantasia, la capacità di immedesimarsi in un personaggio; è stata riconosciuta
l’importanza della coerenza logica di un testo e sono state incentivate le competenze di scrittura. Il tempo di lavoro in classe, tuttavia, è stato ridotto perché
concentrato solo in poche ore di Italiano, per cui il protagonismo dei ragazzi è
stato un po’ penalizzato nella stesura definitiva del capitolo.
Quest’iniziativa dovrebbe tenere più in considerazione la struttura oraria della
scuola media, ma complessivamente il giudizio su di essa è molto positivo”.
90
NOTE
NOTE
INDICE
Incipit di ROSA MOGLIASSO ........................................................................pag
16
Cap. 1I pensieri di Valerio ..................................................................................»
18
Cap. 2 Un’occasione persa ..................................................................................»
22
Cap. 3 Carpe diem ..................................................................................................»
28
Cap. 4 In un vicolo cieco ......................................................................................»
32
Cap. 5 Stecco, un amico speciale......................................................................»
38
Cap. 6 La dea bendata ha aperto gli occhi ..................................................»
44
Cap. 7 Sorprese sullo skateboard ......................................................................»
50
Cap. 8 L’incontro con Boris ....................................................................................»
56
Cap. 9 La vita è adesso ........................................................................................»
62
Cap. 8 BIS L’incidente ..............................................................................................»
68
Cap. 9 BIS Finalmente la vita mi sorride ............................................................»
74
Appendici ..................................................................................................................»
80
Finito di stampare nel mese di aprile 2014
I pensieri di Valerio
Un’occasione persa
Carpe diem
In un vicolo cieco
Stecco, un amico speciale
La dea bendata ha aperto gli occhi
Sorprese sullo skateboard
L’incontro con Boris
La vita è adesso
L’incidente
Finalmente la vita mi sorride
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