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INCONTRI di PREPARAZIONE dei FIDANZATI
VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMILIARE PASTORALE FAMILIARE INCONTRI di PREPARAZIONE dei FIDANZATI alla CELEBRAZIONE NUZIALE e alla FAMIGLIA CRISTIANA Anno 2010-2011 QUESTA GUIDA E’ DI _______________________________ VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE 2 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE CALENDARIO INCONTRI Data Dom. 24.10.2010 Tematica Proposta Relatore Orario Pag. ACCOGLIENZA - PRESENTAZIONE CORSO (Panazzolo R. e B.) 4-6 IL GENERE MASCHILE E FEMMINILE (Girolametto Lucia) 7 PRANZO 09.30 – 16.30 LAVORO DI GRUPPO 8 CELEBRAZIONE EUCARISTICA Ven. 29.10.2010 LA COPPIA DONO DI DIO (Zoggia don Franco) 20.30 – 22.30 9 - 14 Ven. 05.11.2010 IL MATRIMONIO NEL PROGETTO DI DIO (Lorenzon don Giacomo) 20.30 – 22.30 15 - 19 Ven. 12.11.2010 LAVORO DI GRUPPO IN FAMIGLIA 20.30 – 22.30 20 Ven. 19.11.2010 IL RITO DEL MATRIMONIO (Panazzolo R. e B.) 20.30 – 22.30 21 - 27 Ven. 26.11.2010 LA MORALE CRISTIANA I° (Maggiotto don Mariano) 20.30 – 22.30 28 - 32 Ven. 03.12.2010 LA MORALE CRISTIANA II° (Maggiotto don Mariano) 20.30 – 22.30 33 - 37 Sab. 11.12.2010 ACCOGLIENZA (Sommadossi E. e M.) 16.30 – 23.00 38 - 40 (Sommadossi E. e M.) 08.30 – 13.00 41- 43 44 IL DIALOGO E IL PERDONO DI COPPIA CELEBRAZIONE PENITENZIALE Dom. 12.12.2010 LA PREGHIERA IN COPPIA CELEBRAZIONE EUCARISTICA PAUSA NATALIZIA Ven. 07.01.2010 STILI DI VITA (Bernardi don Alberto) 20.30 – 22.30 COPPIA APERTA E APOSTOLICA (Sommadossi E. e M.) 20.30 – 22.30 INCONTRO FAMIGLIE D’ORIGINE (Maggiotto don Mariano) 20.30 – 22.30 Ven. 21.01.2010 PATERNITA’ E MATERNITA’ RESPONSABILE (Reato S. e G.) 20.30 – 22.30 49 - 52 Ven. 28.01.2010 REGOLAZIONE NATURALE DELLA FERTILITA’ (Minato M. e L.) 20.30 – 22.30 53 - 57 Ven. 04.02.2010 METODI NATURALI (FACOLTATIVO) (Minato M. e L.) 20.30 – 22.30 58 09.30 – 12.30 59 - 61 Sab. 15.01.2010 45 - 48 VERIFICA ITINERARIO Dom. 06.02.2010 CELEBRAZIONE EUCARISTICA BENEDIZIONE DEI FIDANZATI CONSEGNA ATTESTATI 3 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE PRESENTAZIONE CORSO Panazzolo Barbara e Roberto – 24 Ottobre 2010 Donaci di accogliere la tua presenza, Signore, e di vivere nella tua comunione. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. INVOCHIAMO IL DONO DELLO SPIRITO SANTO Spirito Santo, che vivi in noi, ci sei stato donato non per fare cose nuove ma per far nuove tutte le cose. Noi ti preghiamo: donaci il gusto per la vita quotidiana; permettici di apprezzare la vita così come essa si dispiega nella giornata. Non permettere, o Spirito Santo, che cadiamo nella terribile tentazione di una vita virtuale, avulsa dal tempo e dallo spazio; nella tentazione di cercare lo straordinario e l’evasione. Rendici forti, o Spirito Santo; liberaci dal pericolo della noia, del tedio e della depressione della vita. O Spirito Santo, che dai la vita, donaci il gusto del risveglio come del dormire, del lavoro come del riposo, delle relazioni come della solitudine, delle responsabilità come delle obbedienze, delle gioie come dei dolori. Donaci la grazia, o Spirito Consolatore, di vivere la vita quotidiana come straordinaria perché vissuta nella conformazione a Cristo e che in tutto sappiamo rendere grazie al Padre. Gloria … DAL VANGELO SECONDO MATTEO 18,15-20 (Parabole del tesoro e della perla) Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. 45Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. 44 PERCHÈ DUNQUE SPOSARCI? Signore, il nostro amore si è fatto ormai maturo, ci sentiamo fatti l’uno per l’altro. Perché dunque sposarci? Il nostro amore non può esaurirsi fra noi due, ha un respiro più ampio e più profondo. Perché dunque sposarci? L’amore è festa condivisa, è apertura alla legge, alla comunità, ai figli, alla grazia di Dio... Perché dunque sposarci? L’amore è dono di tutto il tempo, è progetto a lungo termine. Perché dunque sposarci? L’amore allarga le sue radici alla società, da cui riceve sostegno e vita. Perché dunque sposarci? L’amore vuole passare dal segreto del privato all’evidenza del pubblico, diventare segno per gli altri. Perché dunque sposarci? L’amore è pienezza di vita che va oltre il nostro stare bene insieme, soli. Grazie, Signore, per avercelo fatto capire. Padre Nostro… MARIA, Regina della famiglia. Prega per noi Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 4 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE RICONOSCERE L’IMPORTANZA DI UN CAMMINO IN PREPARAZIONE ALLA CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO Carissimi, benvenuti a tutti, la Vostra presenza ci rallegra e non potrebbe essere diversamente: “ cosa di più gioioso e ricco di speranza di una giovane coppia che si ama? ” Il Vostro amore è prezioso per Voi, ed è prezioso per tutta la comunità. Sapete anche però che l’amore è esigente, richiede tanto impegno ogni giorno. Quando vi dite “ TI AMO” sapete bene cosa vi state dicendo? Noi pensiamo che dovremmo stare molto attenti quando usiamo questa parola, soprattutto per noi che siamo cristiani che abbiamo come esempio l’Amore di Gesù che è un Amore totale è un Amore oblativo che arriva fino a donare la vita per noi. Noi siamo disposti dare la nostra vita per l’altro …? È un amore per sempre, qualsiasi cosa accada…? I sentimenti costituiscono una parte assai importante della nostra realtà personale, rappresentano il nostro vissuto più genuino, anche se non sono sempre dei buoni consiglieri per il nostro comportamento. Le decisioni che prendiamo nella vita hanno bisogno di essere frutto di discernimento, di una attenta valutazione di elementi diversi, non del fluttuare delle emozioni. Chi si è abituato a vivere soltanto sull’onda delle passioni è facilmente portato a pensare solo a se stesso, fino a non accorgersi dell’altro e delle sue esigenze, perpetuando una immaturità tipica di chi non si decide ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti altrui. Una parola del Signore può aiutare queste persone a riflettere: se vogliono essere non solo discepoli di Gesù Cristo, ma anche semplicemente persone vere, “smettano di pensare a se stessi, prendano sul serio il loro impegno anche se gravoso e conducano una vita coerente, come quella del Maestro” (dal Vangelo di Marco 8,34). È proprio per aiutarvi in questo impegno di amarvi per tutta la vita, (lo prometterete il giorno del vostro matrimonio davanti all’altare) che la Chiesa tutta e in particolare le Parrocchie dove voi vivete, organizzano, tramite gli operatori e animatori che incontrerete, questo corso che vi dà l’occasione di rafforzare le vostre convinzioni e vi aiuta nella preparazione al “Sacramento del matrimonio”. L’idea che qualche realtà; l’amore, il possesso di qualcosa, una certa esperienza, siano assolutamente necessari per la propria felicità è un’idea insana, perché non tiene conto della inevitabile limitatezza delle creature e soprattutto perché carica cuore e mente di aspettative altissime, esponendo al rischio della delusione. L’itinerario da percorrere dovrebbe essere piuttosto un altro, caratterizzato da alcuni passaggi: anzitutto, passare dall’esigenza alla preferenza. Significa trasformare l’ossessività del nostro desiderio, che a tutti i costi vuole qualcosa, alla capacità di scegliere, di discernere, e quindi di apprezzare proposte diverse, di valutare l’opportunità o meno di rapporti, acquisti o esperienze. Questo è un modo per dominare la realtà e per gestire la propria vita con consapevolezza. Un secondo passaggio importante da curare consiste in un cambiamento di atteggiamento interiore non è cosa facile, ma dà sorprendenti risultati. Parafrasando un detto evangelico, possiamo dire che uno dei segreti per vivere dei rapporti ricchi e significativi è quello di farsi amico, compagno di viaggio dell’altro. Non è difficile trovare persone che si lamentano perché non hanno amici, nessuno le considera, ecc. Molte volte manca la capacità di fare il primo passo, di prendere l’iniziativa, di avvicinarsi agli altri, interessarsi alla loro persona, creare le condizioni perché gli altri possano trovare in noi accoglienza calorosa, assenza di pregiudizi e di etichette, rispetto e appoggio. Certo, se ci avviciniamo all’altro solo con la speranza di essere accolti e capiti, troveremo molti consulenti psicologi, forse qualche padre spirituale, ma sicuramente non un compagno di vita, un coniuge. Ma se offriamo accoglienza e comprensione, se ci facciamo parte dell’altro, riempiremo la vita di un rapporto significativo e costruttivo. Non di rado le giovani coppie si presentano “al corso per fidanzati” col sospetto e la diffidenza di chi compie un dovere di cui farebbe a meno. Quando però trovano un’esperienza che risponde ai loro bisogni, finiscono di cambiare atteggiamento e dicono: “Queste cose sono interessanti. Occorrerebbe farle prima, perché giovano al fidanzamento stesso e non solo come tirocinio per sposarsi”. 5 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Per cominciare noi amiamo definire questa serie d’incontri, non corso ma cammino, un cammino che ognuno di voi deve intraprendere per orientarsi a che tipo di matrimonio vuole fare. «Ci amiamo tanto da sposarci, da cristiani, con il sacramento del matrimonio. Chiamati alla santità, saremo una carne sola, aperti alla vita. Formeremo una famiglia, “Chiesa domestica dentro la società per sempre». Abbiamo detto che questo non è un corso ma un cammino, un cammino in cui voi siete i protagonisti. In questo cammino ognuno di voi è chiamato a portare la sua esperienza, a confrontarsi con l’altro e con altre coppie. Per fare questo ci sarà per ogni incontro una breve presentazione in assemblea dell’argomento previsto e successivamente vi divederete in gruppi più piccoli e aiutati da una coppia di sposi, proverete approfondire l’argomento e scambiarvi le vostre esperienze. L’obiettivo che noi coppie animatrici ci siamo poste non è principalmente quello di fare delle conferenze esaustive per ogni tema trattato, ma di aiutarvi ad imparare a riflettere sul vostro essere coppia e in particolare coppia voluta da Dio. Conoscenza reciproca delle coppie. Riconoscimento del fidanzamento come tempo di grazia e di crescita da vivere con responsabilità. Fidanzamento tempo di crescita Il fidanzamento, il Vostro fidanzamento, ha conosciuto e conosce momenti di gioia e di difficoltà, di intesa profonda ma anche di incomprensioni: se vissuto in modo serio e maturo, favorisce un confronto e un cammino di crescita in ordine alla relazione di coppia. Fidanzamento tempo di responsabilità Il fidanzamento dovrebbe essere considerato come tempo di responsabilità: in chiave vocazionale è un tempo propizio per una prima chiarificazione della chiamata personale a sposare quella persona; è una decisione che lascia spazio a ulteriori verifiche in vista del consenso definitivo che verrà dato nel matrimonio. La responsabilità dei fidanzati si esprime nel dare stabilità alla loro relazione ma esige anche di esprimersi nutrendo e potenziando il fidanzamento con un amore casto. Il matrimonio è una chiamata, una vocazione (cfr. lCor 7, 7.17) che si iscrive nella vocazione nativa e fondamentale di ogni persona all’amore. È vocazione perché alla sua origine sta un atto eterno di predestinazione ad essere conformi all’immagine di Gesù: Dio ci ha pensati, amati e voluti come conformi all’immagine di suo Figlio secondo il dono e il carisma tipici della coppia. L’azione dello Spirito Santo si colloca in questo mistero della vocazione matrimoniale in quanto configura i due a Cristo secondo il carisma dell’amore coniugale. Tutto questo si viene rivelando gradualmente nel tempo, in particolare, nel fidanzamento, inteso e vissuto anche come tempo di verifica di questa vocazione. Tutto il cammino troverà poi la sua proclamazione solenne e il suo sigillo definitivo nella celebrazione del sacramento del matrimonio e chiederà di essere vissuto giorno per giorno nella vita coniugale e familiare. Fidanzamento tempo di grazia Il fidanzamento è proprio il tempo per scoprire queste cose e per vivere di conseguenza. Come tale è tempo di grazia: è un dono di Dio comunicato ai giovani interessati. Con questo dono essi sono resi capaci di maturare il loro amore e di imparare a vederlo e viverlo come partecipazione dell’amore di Cristo imparando ad andare verso il suo stesso ideale di amore. Il fidanzamento, in questa prospettiva è tempo di crescita nella fede, nella preghiera, nella partecipazione alla vita liturgica della Chiesa... Importanza di un itinerario di preparazione. La comunità cristiana avverte la gioia e la responsabilità di aiutare i fidanzati a vivere il loro fidanzamento e di offrire loro un’occasione privilegiata per ripensare a tutto questo. Proprio perché ama e stima chi vuole sposarsi e sposarsi in Chiesa, la comunità cristiana non può accettare che le persone arrivino alla scelta cristiana del matrimonio senza una adeguata preparazione. L’insieme di queste tematiche, a partire dai titoli di ogni incontro di catechesi visti nella loro successione, può offrire la possibilità di riassumere in una formula sintetica i contenuti che verranno approfonditi nei vari incontri. 6 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE 7 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE GENERE MASCHILE E FEMMINILE Girolametto Lucia – 24 Ottobre 2010 Per motivi tecnici, Il materiale sarà fornito il giorno dell’incontro. 8 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Lavoro in gruppo Il conoscerci, ci aiuterà a rendere più proficuo il lavoro che stiamo per iniziare. Ognuno a 4 minuti per preparare personalmente la sua presentazione. Avete alcune tracce che possono, se volete, esservi di aiuto nella vostra presentazione • Presentazione a coppie dei partecipanti (nome, provenienza, professione, come vi siete conosciuti...). • Condivisione di alcune riflessioni sulle aspettative riguardanti il matrimonio. • Confronto su quanto i fidanzati si aspettano dal corso e sull’atteggiamento con il quale lo affrontano. • In merito alle tematiche ascoltate questa mattina, cosa ne pensi? ti senti di condividere qualcosa in gruppo? 9 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE LA COPPIA DONO DI DIO Zoggia Don Franco – 29 Ottobre 2010 Donaci di accogliere la tua presenza, Signore, e di vivere nella tua comunione. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Tu ci hai fatti, Signore, uomo e donna LEI Tu ci hai fatti, Signore, uomo e donna, con qualità diverse con diversi pensieri con sentimenti diversi. LUI Ed io troppo sovente misuro reazioni, sentimenti ed opinioni altrui sulla base dei miei. LEI Aiutami a non cadere in quest’errore. A mettermi immediatamente dalla parte dell’altro, dietro il suo cuore. LUI Di modo che ciò che pensa ciò che giudica ciò che sente, sia da me pensato giudicato e sentito da vero fratello. Padre Nostro… MARIA, Regina della famiglia. Prega per noi Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 10 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE L'UOMO E LA DONNA SI DESIDERANO, SI CERCANO, SI CHIAMANO Cosa avviene tra un uomo e una donna nel momento dell’innamoramento? Si desiderano: è la novità che sgorga nel cuore di un adolescente: non basta più l’amico ma desidero la persona dell’altro sesso. Si cercano: il desiderio del cuore mette in moto le nostre scelte: modo di vestire, curare il mio corpo, frequento certi luoghi… e “non trovo pace finchè non ti trovo!”. Si chiamano: ti lancio tanti messaggi per dirti che “ho bisogno di te”. E te lo dico anche quando non ci sei più. Ecco il vuoto di chi rimane da solo perché abbandonato o vedovo Tutto questo da dove nasce? Proviamo a chiederlo a chi l’ha sognato e progettato la vita di coppia: ascoltiamo Dio creatore, vero “esperto”! Iniziamo con un testo meraviglioso, tanto antico quanto rivoluzionario, un faro che colora di luce la vita di coppia. Lo troviamo nella Bibbia, dal libro delle Genesi 2,18-25. Poi il Signore Dio disse: “Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”. Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: “Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta”. Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna. Mi sembra bello aprire una riflessione sul matrimonio a partire da un testo della Bibbia: dato che il nostro Creatore è un esperto in materia, non mi sembra male l’idea di chiedere a Lui cosa ne pensa di un argomento che a noi interessa abbastanza! Mi piace poi notare che questo testo è uno di quelli più “gettonati” per la s. Messa del matrimonio… e non è un caso: infatti è una porta grandiosa per entrare nel fantastico – e “misterioso” – mondo della vita di coppia. È la cosiddetta "creazione della donna", testo più orecchiato che conosciuto; e proprio per questo è spesso banalizzato… È utile ricordare che non si tratta di un testo di storia o di scienza ma di teologia: qui non si vuole descrivere il “come” dell’inizio della vita umana e della differenza sessuale, ma si cerca di dare un senso a quel “qualcosa” di meraviglioso che sperimentiamo in noi quando ci innamoriamo. Stasera, con un po’ di pazienza, desidero fermarmi con voi per intuire la sorprendente ricchezza di questo testo e lo straordinario modello di matrimonio che qui viene offerto. Oggi, in cui prende sempre più piede una ricerca di nuove forme di convivenza, vale la pena confrontarci seriamente con questa proposta; “vecchia come il mondo”, certo, ma non passata di moda… anzi! Leggiamo semplicemente il testo, lasciandoci prendere dalla straordinaria capacità della Parola del Signore di comunicare immediatamente. “Poi il Signore Dio disse: Non è bene che l'uomo sia solo” Il Signore ha appena creato l’uomo e lo ha posto nel paradiso terrestre: l’uomo è davvero un’opera meravigliosa! Ma non è ancora contento, non si ferma: è Lui ad essere preoccupato di vedere che l'uomo è solo; l’uomo non ha ancora aperto bocca… e già Dio pensa a cosa si può fare di meglio per renderlo davvero felice! Basterebbe questo per dire che quando si raggiungerà il risultato (l'uomo che trova compagnia) il primo ad esserne contento è Dio. Quando, durante la s. Messa del matrimonio, si parla di “gioia della Chiesa in questo giorno per voi di festa”, si fa riferimento a questa gioia “genetica” di Dio che coinvolge tutto il Creato. Qual è il dubbio che il serpente metterà nel cuore di Adamo ed Eva (radice di tutti i peccati)? Che Dio non ci vuole bene sul serio! Questo dubitare dell’altro è la radice profonda anche di tutti i peccati verso il marito/moglie: non credo che l’altro vi voglia bene sul serio! 11 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Quello di Dio Creatore è un fare non a caso ma secondo un piano meraviglioso: dal cuore e dalla mente di Dio nasce un progetto; c'è una volontà che guida il suo intervento, tanto che la creazione della donna è annunciata con queste parole: “Gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”. Dunque la donna è fatta come aiuto all'uomo, perché l'uomo è debole ed ha bisogno d'aiuto. Meglio ancora: non si dice che il maschio è + forte della femmina (o viceversa), ma che da soli si è deboli: solo assieme si è forti! Indubbiamente troviamo la prima grande affermazione di quella che noi attualmente chiameremmo “uguaglianza”… Ritorneremo più volte sul discorso dell’uguaglianza e diversità tra uomo e donna. Per ora aggiungo una suggestione che forse ci può aiutare. La prendo da una bella riflessione di don Tonino Bello (Vescovo di alcune piccole Diocesi della Puglia, morto alcuni anni; figura fantastica anche se poco conosciuta). In “Alla finestra la speranza”, uno dei suoi libri-capolavoro, concludeva scrivendo: “Gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati…”. La trovo una intuizione meravigliosa, capace di dare sapore anche al rapporto tra uomo e donna: entrambi deboli, ma entrambi forti se abbracciati alla vitalità dell’altro! Restando alla pagina della Genesi, il testo dice ancora di più: la donna non è solo un aiuto “uguale” all’uomo, e proprio perché uno “uguale” non mi dà niente di nuovo… ma essa viene offerta come un essere “simile”, parola che ha nella radice l'immagine dello specchio: l'uomo vede il suo simile, e vedendolo conosce se stesso. È una visione meravigliosa, che riempie di gioia: non come il cane che ringhia di fronte allo specchio, ma più ringhia e più “l’altro cane” diventa cattivo… ma lo sguardo libero di chi, con meravigliato stupore, si rispecchia nell’altra persona, e vede un'immagine bellissima: l'uomo nell'altro trova un aiuto per conoscere meglio se stesso, per questo lo scopre “simile”. La nuova traduzione della Bibbia ci aiuta con un’altra parola: al posto di “un aiuto che gli sia simile” traduce con “un aiuto che gli corrisponda”. Stavolta di usa il verbo “rispondere”. Così si sottolinea che tra i due c’è un rapporto vivo (infatti si sua non un aggettivo ma un verbo, che dice azione, vita); Dio desidera che tra uomo e donna ci sia un dialogo aperto e costruttivo, fatto di domanda e risposta. Questo corrisponde anche ad una delle più belle esperienze dell'incontro fra l'uomo e la donna: il “conoscere” se stesso nell'altro; guardandosi nell'altro e reciprocamente si arriva ad una conoscenza nuova e più vera di sé. Quando chiedo ai fidanzati prossimi al matrimonio: “In questi anni di fidanzamento cosa è cambiato in te?” non intendo dire: “Su quali aspetti sei diventato più bravo” ma: “Quali ricchezze hai scoperto in te – e quali fatiche ahi imparato ad accettare – grazie al confronto con il tuo fidanzato?”. Dunque la donna viene creata con questo progetto: essere aiuto che è simile. Simile e insostituibile. Infatti, prima di plasmare la donna, Dio plasma gli animali: “Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo”. Qual è il valore degli animali per l’uomo? Lo si deve comprendere sullo sfondo della civiltà da cui questi racconti prendono origine (si parla di quasi 3000 anni fa’), quando gli animali rappresentavano davvero tanto per l'uomo: il cibo, la forza-lavoro, il vestiario… praticamente tutta la ricchezza! E mi sembra che si possa tradurre questa rassegna quasi dicendo che Dio fa passare davanti all'uomo il lavoro, la ricchezza, il potere… per dirgli: "Vedi un po' se tutte queste realtà riempiono la tua solitudine, ti danno quel sostegno di cui hai bisogno". L'uomo “impone il nome” a tutte queste cose: dare il nome, in senso biblico, significa diventare padrone. Ma “l'uomo non trovò nessuno che gli fosse simile”. Parole semplici per dire che se un uomo pensasse mai di riempire la propria vita con il lavoro, il potere, la casa, il bel vestito, la ricchezza, il successo… illuderebbe se stesso, rimarrebbe vuoto: niente gli sarebbe simile, nulla lo renderebbe capace di trovare se stesso; sono realtà importanti, ma guai se sono caricate di una significato che non è loro proprio. L'affermazione è chiarissima: solo con l'altro - con la donna – l’uomo può riempire la sua radicale solitudine! Dio, allora, si mette di nuovo all'opera, e questa volta il suo intervento è diverso. Non plasma più dal fango ma fa quello che sembrerebbe una strana operazione chirurgica perché effettua un intervento in anestesia generale per togliergli la costola: “Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto”. Più la leggo e più mi convinco che qui c'è una descrizione bellissima ed irraggiungibile di quello che è un grande avvenimento: l'innamoramento. 12 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE È una espressione che usiamo anche noi quando diciamo: "Ho incontrato la donna dei miei sogni". Perché innamorarsi vuol dire proprio svegliarsi da un sogno o dal sonno: apro gli occhi, ed ecco: accanto a me c’è quella donna o quell'uomo che inconsciamente desideravo. Questo dell’amore è un evento che si può definire “soprannaturale”, nel senso che ha a che fare con Dio stesso. Si può dire che Dio entra fra marito e moglie non perché un prete li ha benedetti ma perché volersi bene è un'esperienza divina: l'amore coniugale è certamente la “carrozza dorata” che Dio usa per incontrarci. Perché diciamo questo? Anzitutto perché l’innamoramento non è programmabile; semplicemente “mi è capitato di innamorarmi”. E non può essere che così per il semplice motivo che altrimenti non sarebbe amore. Se chiedo a voi fidanzati: "Perché vi volete bene?", la risposta migliore è: "Non lo so!". Perché se uno sa "perché" (se ci sono dei motivi, degli interessi, dei calcoli…), questo può essere tante cose, ma non è amore. L'amore è qualcosa di gratuito e di donato, accolto e ricevuto nella totale gratuità; in altre parole: è esperienza che apre alla fede in Dio! Fede è poter dire: Dio ti ha preso per mano e ti ha portato a me! Ci siamo incontrati nei modi più disparati, ma non per caso! E da questo arrivo ad intuire che Dio non dona “cose” ma se stesso: nel momento in cui mi innamoro (cioè amore gratuito, senza calcoli; che poi diventa scelta di amare sempre e comunque) c’è un po’ di Dio che vive in me. Davvero “mi sento da Dio!”. Æ Celebrare il matrimonio cristiano è scoprire con meraviglia la realtà dell’amore, e riconoscerla come dono di Dio (è un atto di fede: credo all’amore!) e scommettere che vale la pena giocarsi fino in fondo. Finalmente avviene l’incontro tra l’uomo e la donna. E quando questo incontro avviene, si dice una cosa mai detta prima: "Allora l'uomo disse: questa volta si". Se "questa volta" il risultato è “si!”, allora "le altre volte” il risultato era stato “no". Lo sa bene chi ha avuto più esperienze di innamoramento: belle le altre, ma ora che ho incontrato te mi accorgo che è diverso! Questo permette all’uomo e alla donna di rispondere anche ad un’altra grande domanda: che ci faccio a questo mondo? E può rispondere dicendo: "Il Signore mi ha fatto per te, la mia ragione sei tu!". Si racconta di una donna che ad un certo punto si ammala di un male misterioso: nessun sintomo specifico, nessun segno esterno… ma un progressivo spegnersi da dentro. Tanti medici, nessuna risposta: “Sembra quasi – dice uno di loro – che non abbia più voglia di vivere…”. Allora il marito, un tipo burbero, le dice: “Tu non devi morire… perché io ho bisogno di te!”. Con un filo di voce la moglie risponde: “Perché non me l’hai detto prima?”. Da quel momento, la donna cominciò a star meglio… mentre i medici sono ancora lì a capire quale miracolosa medicina l’ha fatta guarire! Al di là della favoletta, sto pensando ai molti anziani che devono affrontare il dramma della morte del coniuge. Mentre noi, con certo distacco, diciamo: “Ormai la sua vita l’ha fatta…”, invece per il coniuge che rimane è una morte vera, perché muore un pezzo di sé, viene meno il senso della sua vita… ed è difficile ritrovare un nuovo motivo al proprio vivere qui! In queste situazioni io vedo la conferma che “esistere uno per l’altro” è la dinamica che dona significato alla mia vita. E lo ripeto: è un dinamismo/progetto che non nasce da me, ma che Dio mi ha offerto e che io ho accolto (“Ho creduto all’amore!”), accettando di mettermi in gioco. “Questa volta essa è carne della mia carne e ossa delle mie ossa”. Non c'è affermazione più grande, più decisa dell'uguaglianza tra uomo e donna perché strutturalmente sono uguali: sono un'unica origine! Non siamo uguali perché fotocopie ma con la stessa dignità perché veniamo dalla stessa origine! “La si chiamerà donna perché dall'uomo e stata tolta”. Qui la traduzione italiana non rende il significato (colpa delle nostre lingue moderne che distinguono sempre per sesso/genere: maschile e femminile). L'ebraico potrebbe essere tradotto in "La si chiamerà uoma perché dall'uomo è stata tolta". Si afferma anzitutto che Dio crea l’uomo come essere unico. Semplificando molto le cose, diciamo che l’essere unico creato da Dio (l’uomo-adam), è composto da “due lati” (la parola ebraica che noi traduciamo “costola”, meglio andrebbe tradotta proprio come “lato”): un lato maschile e uno femminile. 13 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE L’adam è quindi la coppia (l’unione del maschio e della femmina). Questi due “lati” dell’adam possiamo descriverli con due caratteristiche. Anzitutto sono intrinsecamente chiamati all’unità: ognuno dei due, da solo, non è “l’uomo”. Inoltre sono in assoluta parità, evidenziata dal gioco di parole: “La si chiamerà ishsha/uoma, perché dall’ish/uomo è stata tolta”. Attenzione però a non cadere nell’idea di una coppia “complementare”. Spesso si rischia di pensare che le persone si accoppiano perché si completano a vicenda (nel temperamento, nell’intelligenza, nelle capacità…), quasi che uno soddisfa le necessità dell’altro o ne riempie il vuoto. Si tratta di una concezione pericolosa: di fatto si vuole “usare” l’altro per ciò che mi serve, e non accoglierlo/amarlo nella sua totalità! È vero che per alcuni aspetti i membri della coppia sono complementari, ma per altri aspetti possono essere anche coincidenti se non addirittura opposti, a volte seguono strade diverse oppure si ostacolano a vicenda... È irrazionale esigere che l’altro sia il mio completamento: sarebbe come pretendere qualcosa che non c’è! E soprattutto indica il tentativo di usare abusivamente l’altro: non più “io accolgo te come mia sposa” – come si promette nel nuovo Rito del Matrimonio - ma “io uso te come mia cosa”. Insisto ancora un po’ su questo punto, perché è centrale, aggiungendo un altro aspetto. È indispensabile riconoscere che “l’altro” è differente da me: ogni persona è unica e irripetibile e quindi non omologabile e non catturabile. Soprattutto nella vita di coppia i due sono chiamati a stare insieme ciascuno con la propria differenza. Essere coppia è il convivere di due persone, di due progetti differenti. La coppia deve essere lo “spazio ospitale” di due persone diverse. Se voglio accogliere l’altro nella sua verità, non posso partire dalle mie prospettive; se misuro l’altro in base ai miei desideri, lo sfiguro e lo catturo dentro i miei pensieri e schemi. Invece no: l’altro è differente, non mi appartiene e quindi non posso “usarlo” per le mie attese e per i miei desideri. L’amore sarà un attendere, ma mai un pretendere che l’altro risponda o serva alle mie esigenze. Amore è un mettere il mio “io” a servizio delle attese dell’altro, creo in me lo spazio necessario per far uscire la “ricchezza” che in lui è depositata. Quando questo atteggiamento è presente in ambedue i partner, allora cresce la vita di coppia nel segno di un amore gratuito e costruttivo, nel segno dell’alterità. Come diceva Gibran: “State uniti, ma non troppo vicini: le colonne del tempio si ergono distanti; e la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro”. Il matrimonio, quindi, non è una fusione o una confusione di persone; è una comunione di due libertà, di due consistenze, di due differenze, di due progetti che si ospitano, si accettano e si definiscono l’uno con l’altro. Molto interessanti sono anche gli ultimi due versetti: “Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie”. Innanzitutto un passaggio terminologico: non si parla più di “donna” ma di “moglie”, e quindi si annuncia il matrimonio. Ma con dinamiche inconsuete per noi che ci diciamo moderni: per noi abitualmente il punto fermo è la linea maschile, perché è la donna che lascia suo padre o sua madre e si unisce all'uomo. È interessante chiedersi come mai questo testo così antico ha posto invece il viceversa. Probabilmente il testo ha voluto contestare la cultura di quel tempo per dire che il progetto di famiglia-coppia, così come è uscito dalle mani del Creatore, non corrisponde alla realtà sociale (allora molto maschilista). La proposta biblica vuole ricordarci che la società (chiamiamola modo di fare normale, sensibilità comune, maggioranza…) non è il punto di riferimento su cui modellarci; perché il punto di riferimento è quello voluto dal Creatore (e che la società mai comprende fino in fondo). Affermare questa diversità tra progetto originario di Dio ed evoluzione del sentire culturale comporta una coraggiosa critica sociale; confronto che nella nostra epoca tocca aspetti fondamentali sul tema della vita e della famiglia ed apre ad un dibattito quanto mai interessante. Aggiungiamo un accenno di riflessione in merito al legame con la famiglia di origine: non si tratta di rinnegare i legami familiari degli sposi, ma di non esserne più dipendenti. La nuova coppia è una “creazione”: comincia qualcosa di assolutamente nuovo! Ogni nuova coppia deve inventare la propria storia insieme a Dio, senza riprodurre modelli già esistenti (volere riprodurre lo stile dei propri genitori o scopiazzare altre famiglie – magari secondo i modelli dei film – è un gioco ad alto rischio…), avendo il coraggio di reinventare l’amore, reinventare la vita. “Ora tutti e due erano nudi ma non ne provavano vergogna”. Siamo arrivati all'immagine non solo conclusiva ma anche “sintetica”; cioè così dovrebbe essere sempre. Che marito e moglie si guardino “nudi senza provare vergogna” significa che tra loro non ci sono ostacoli, vivono una comunicazione piena, totalmente trasparente; non solo nell'atto coniugale ma in tutta la vita matrimoniale, perché non c'è niente che li separi. Amore vero è “trasparenza di corpi perché c’è 14 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE trasparenza di cuori”. Accettare l’altro “nudo” significa che l’amerò così come è. Saprò amare il mio sposo, la mia sposa così com’è in realtà? Certe volte all’inizio della vita matrimoniale è forte la tentazione di crearsi un personaggio (“Agli occhi di mia moglie devo essere perfetto, altrimenti le non mi amerà più!”); allo stesso tempo si pretende dall’altro una perfezione che non gli è propria… e lo si rimprovera perché “tu non sei come pensavo!”. Si pensa di costruire amore, invece si diventa distruttivi! Cercate allora di essere semplici e sinceri l’uno di fronte all’altro; di mettere a “nudo” ciò che ognuno di voi è in realtà. A volte mi domando perché si dice che “l’amore è cieco”… Invece all’inizio era proprio il contrario: uomo e donna avevano gli occhi bene aperti: ognuno guarda l’altro con gli stessi occhi di Dio, ne guarda la bellezza, ne gusta tutta l’unicità. Questa osservazione ci fa intuire anche tutta la positività con cui la Scrittura guarda alla sessualità (ossia la persona che esiste grazie al suo corpo sessuato): davvero il corpo dell'uomo e della donna sono il capolavoro del creato, e l'atto coniugale (con cui si esprime l'amore e ci si predispone a trasmettere la vita) è uno dei gesti più “umani”: esso rivela chi siamo, con l’insondabile ricchezza che ognuno di noi si porta dentro. Ma ad una condizione: che ci sia il pudore. È utile introdurre questa idea di pudore, oggi considerata un po' antiquata, ma che mi sembra preziosissima e vada decisamente riscoperta. Cercando però di eliminare una frequente confusione tra vergogna e pudore: la vergogna fa nascondere ciò che è brutto, il pudore fa nascondere ciò che è bello. Intuite che si parla non solo della sessualità ma di tutto il mondo interiore. È come uno che scrive delle poesie nel suo diario segreto: non vuole che chiunque le vada a leggere, perché sennò si banalizza, perché sennò quello che è la comunicazione più intima diventa merce. Più a fondo, il pudore è ciò che permette di cogliere il dono che l'altro ti fa come rivelazione di se stesso. Solo così la nudità diventa un dono di comunicazione-rivelazione: se l'altro lo coglie non nell'aspetto esteriore ma nell'aspetto intimo. Se qualcuno semplicemente si denuda dicendo “non mi vergogno del mio corpo”, in realtà trasforma il proprio corpo in cosa, genera una scissione tra sé ed il proprio corpo... con la conseguenza di rovinare anche il gesto grande che è l'unione sessuale. Questo accenno al senso del pudore - le cose più belle devono essere custodite e rivelate solo come dono di sé - ci aiuta a cogliere tutta la positività ma anche la delicatezza e la preziosità delle dinamiche dell'amore coniugale. Mi auguro che queste osservazioni vi aiutino a scoprire il grande valore dell'uomo e della donna. Non c’è niente di più meraviglioso della storia concretissima di due persone che, nella loro femminilità e mascolinità, sperimentano la dimensione soprannaturale della vita: la presenza di Dio nella loro storia. Ecco alcune domande (per il lavoro personale, di coppia e di gruppo) • Conoscevo questo testo della Bibbia? • Che impressione mi fa vedere Dio impegnato a “costruire” la felicità dell’uomo e della donna? • Maschio e femmina sono donati uno all’altro come strada per la gioia reciproca: cosa può aiutare questo cammino? Cosa invece può diventare un ostacolo? • Tra le varie tematiche affrontate stasera, ci sono degli aspetti che vorrei approfondire? C’è qualche punto che non mi è chiaro o che mi trova in disaccordo? 15 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE 16 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE IL MATRIMONIO NEL PROGETTO DI DIO Lorenzon don Giacomo - 05 Novembre 2010 Donaci di accogliere la tua presenza, Signore, e di vivere nella tua comunione. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Ti adoriamo, Spirito di Verità, che ci fai strada alla soglia del Mistero e impregni di serenità e di quiete ogni eco, ogni silenzio che esprime la Parola eterna tessuta di carne in Maria Vergine, tua Sposa. Vogliamo, come lei, saper leggere verità nuove intorno a noi, proclamare con gioia la Fedeltà di Colui che si rivela forza dei poveri, giustizia degli oppressi, redenzione e riscatto per quanti lo cercano. Gloria Dal Vangelo di Marco (10, 1-12) Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare. E avvicinatisi dei Farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto». Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio». Preghiera (a cori alterni) Vivere d'amore è custodirti, Parola del mio Dio! lo t'amo, e tu lo sai, divino Gesù! Lo Spirito d'amore m'incendia col suo fuoco. Vivere d'amore! Vivere d'amore è vivere della tua vita, Re glorioso. Il solo tuo sguardo mi fa beata. Io vivo d'amore! Vivere d'amore è un navigare incessante, seminando nei cuori la gioia e la pace. Mi incita la Carità, perché ti vedo in tutte le anime mie sorelle. La Carità, ecco la sola mia stella, alla sua luce vogo diritta, e sulla vela è scritto il mio motto: Vivere d'amore! Vivere d'amore non è piantar sulla terra, sulla vetta del Tabor, la propria tenda: ma salire con Gesù sul Calvario, ed ambire il tesoro della Croce! Io vivo d'amore! Morir d'amore è il dolce martirio di cui vorrei soffrire. Divino Gesù, avvera il mio sogno: morir d'amore! Morir d'amore, ecco la mia speranza: quando vedrò spezzati i miei lacci, Dio sarà la mia gran ricompensa: non voglio altri beni. Son tutta presa del suo amore, e venga, dunque, a stringermi a sé per sempre. Ecco il mio cielo, il mio destino: Vivere d'amore! (Teresa di Lisieux) Padre nostro. MARIA, Regina della famiglia, prega per noi. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 17 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE IL PROGETTO DI DIO A FONDAMENTO DEL NOSTRO MATRIMONIO Per un buon progetto occorrono buone fondamenta È come quando si costruisce casa: all’inizio c’è tutto un lavoro di progettazione, a volte lungo e sembra di perdere tempo… eppure è così necessario! Una cattiva progettazione o fare fondamenta di fretta può minare la solidità della vita di coppia. Prima di costruire bisogna progettare con le idee chiare, e prima ancora bisogna mettersi d’accordo sul progetto che si vuol fare! Abbiamo riscoperto dalle prime pagine della Bibbia che Dio ha creato il mondo con al centro l’uomo e la donna, creati l’uno per la gioia dell’altro. E che alla fine Dio è stato davvero felice della sua opera: “e Dio vide che era cosa davvero molto bella e buona!”. Meglio non si poteva fare! Noi vogliamo stasera capire il motivo della sua gioia, perché è anche il motivo della nostra gioia e del successo dei nostri progetti. All’inizio c’è Dio e la sua vita. E Dio dona la sua vita divina all’uomo, l’unico essere vivente “a immagine e somiglianza di Dio”. E’ importante ricordare che l’essere umano uscito dal cuore di Dio non è il singolo ma la coppia: uomo e donna, uniti nell’amore, capaci di generare vita. Da qui una grandiosa intuizione: ciò che accomuna Dio e la famiglia umana è la gioia di volersi bene! Questo chi me lo dice? La fede, ossia una scommessa su qualcosa che mi viene promesso; non lo trovo già pronto ma diventerà maturo solo se io lo accolgo con disponibilità. Credere significa “dare credito” a questa promessa: se ci amiamo come (= secondo i comandamenti di) Dio, staremo “da Dio!” Perché ci sposiamo in Chiesa? “Perché vi sposate in Chiesa” è una domanda moderna. Fino a qualche decennio fa era scontato; oggi invece due fidanzati che decidono di sposarsi in Chiesa si interrogano se stanno facendo una scelta intelligente, e magari si trovano a doverla anche spiegare a conoscenti e amici. Le risposte di fatto sono diverse. Un certo numero lo fa perché pensa sia giusto conformarsi agli usi del proprio ambiente ed evitare di deludere le aspettative di genitori o parenti. Altri intendono dare solennità, attraverso il matrimonio in chiesa ad una tappa importante della vita, che senza i segni propri del matrimonio in chiesa non avrebbe lo stesso effetto; e se uno dei due è meno convinto, sente comunque il bisogno di far contento l’altro. “Io non sono molto convinto, ma so che la mia fidanzata ci tiene…”. Sempre più fidanzati oggi, di fronte alla domanda sul perché si sposino in Chiesa, rispondono “perché credo”. Ma cosa significa? Spesso parlando un po’ più a fondo, dicono: “Credo in Qualcuno più grande di noi e voglio la sua benedizione in occasione del mio Matrimonio”. “Credo, ma a modo mio. In Chiesa normalmente non vado; però, adesso che mi sposo, penso che sia giusto farlo davanti a Dio. E sono convinto che una sua benedizione non faccia male, anzi”. Proviamo stasera a guardare dentro queste frasi e queste convinzioni. 18 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Sposarsi da credenti Proviamo a capire cosa significa “sposarsi da credenti”. Evidentemente non basta essere in Chiesa, o dire “le frasi giuste”… Essere credenti è un atteggiamento di vita che precede il matrimonio e cresce durante la vita coniugale. E che l’essere credenti non sia cosa scontata (solo perché il mio nome è scritto nel registro del Battesimo) lo dimostra il fatto che c’è chi si sposa da credente, e chi fa scelte diverse. È evidente l’aumento della convivenza o del Matrimonio solo civile… e sono scelte sempre più condivise, agli occhi di molti sembrano buone e sagge. Senza nulla togliere alla serietà di alcune questioni pratiche (di ordine soprattutto economico), ho l’impressione che un grande peso venga da altri fattori: il desiderio di “provare”, il “perché lo fanno in tanti”, la convinzione che “si può vivere bene anche senza la fede in Gesù e nella Chiesa”. Queste voci poco favorevoli al Matrimonio sono anche tra gli amici, sempre più spesso anche tra quei genitori che si sono sposati in Chiesa (“perché ai miei tempi era normale fare così…”) Invece chi si sposa da credente ha una intuizione, anche se non sempre molto precisa: io sono dentro una storia, per lo più segnata da tappe sacramentali: il Battesimo (che viene ricordato all’inizio della celebrazione nuziale), la prima Comunione, la Cresima, altri momenti di vita in parrocchia (catechismo, chierichetto, campi-scuola, alcuni servizi educativi o di volontariato). Tutto questo posso metterlo tra i bei ricordi nel cassetto… oppure può nascere in me l’intuizione: sono tutte cose serie; non si è trattato di coreografie o di fatti casuali. E adesso che mi preparo a vivere il mio amore “da grande” sento che esso non è staccato da quanto ho vissuto finora. Dietro a noi c’è una storia di dono. Questi avvenimenti sono stati ‘doni’ che hanno reso bello il dono della vita, e ora mi aiutano a donarmi a te nell’amore matrimoniale. Per questo siamo qui stasera: per dirvi che con Gesù il vostro matrimonio “vale di più”! Nella fede dico: questi doni sono segno del dono che è Gesù; Gesù è ancora con voi, come lo è sempre stato, anche se a volte noi lo dimentichiamo; e adesso vi chiede di collaborare “da grandi”. Se lo accogliete nella vostra vita di fidanzati e di sposi, il vostro dono di amore sarà più bello e forte! E sono sicuro che ciascuno di voi vuole il massimo dal suo matrimonio… Chi si sposa da credente dice: “Voglio di più!”. È poco intelligente volere il massimo dall’automobile, da un profumo… e non volere il massimo dal proprio Matrimonio! La radice religiosa dell’amore L’amore tra gli innamorati-sposati non è solo un caso o un fatto di ormoni/istinto: noi viviamo un amore “umano”, che è molto di più: ha una radice e uno “stampo” religioso, che rimanda a Dio. Ricordiamoci continuamente: uomo e donna sono a immagine di Dio! Ricordiamo il racconto della creazione dell’uomo e della donna: Adamo ha tutto ma è triste, il potere sull’universo non lo soddisfa, non trova “un aiuto che gli sia simile”. Dio allora completa la sua opera e crea Eva, (cioè l’altra persona, sessualmente diversa); Adamo la incontra, se ne innamora, è felice: “Finalmente ho trovato quello che mi mancava!”. Adamo non sapeva da dove venisse il suo “star male”, ma stando con Eva capisce di stare bene! Eppure anche questo amore non basta mai… si vorrebbe più tempo, più intesa, più felicità… “voglio amarti per sempre, voglio vivere sempre con te, non ci lasceremo mai. Vedete che nell’amore c’è il desiderio di eternità, di infinito. Le varie espressioni dell’amore umano ci aiutano ad avvicinarci all’infinito, ma non sono mai sufficienti. L’amore regala sempre qualcosa di bello… ma lascia anche nel cuore un “residuo di insoddisfazione”, una inquietudine insanabile. La vita coniugale (e, in modo diverso, la vita consacrata) lo fa più di ogni altra forma, e diventa una continua ricerca di un rapporto più pieno. Che sia perché la fonte del desiderio di amore nell’uomo non è solo il mio cuore, ma va cercata al di fuori dei limiti di tempo e di spazio della nostra storia umana? Se non prendiamo paura di questa intuizione e ne seguiamo con coraggio la direzione, essa ci può condurre alla scoperta della nostra “creaturalità” = sono una creatura, qualcuno mi ha fatto; la mia vita è legata ad altre sorgenti, oltre quelle biologiche. L’amore umano può diventare così un misterioso richiamo alla “trascendenza”, alla relazione con Dio, a quello che 19 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE ‘eccede’ le mie umane capacità, ad un qualcosa che mi fa traboccare oltre i miei limiti (si dice appunto ‘estasi di amore’): l’amore è qualcosa di troppo bello e grande da poter iniziare e finire dentro i muri della mia casa o nello spazio dei miei 80 anni di vita, è il segno di un legame più grande, con l’Infinito e con l’Eterno (con Dio). E non basta! Cosa succede quando nasce un figlio? Lo sbocciare della nuova vita in maniera spontanea mi fa pensare a Dio! Uniamo i nostri corpi, e nasce una vita! Questa vita non può essere frutto solo del nostro amore… Il progetto di Dio Ora siamo pronti a guardare da vicino il progetto di Dio sul nostro amore. Sì, perché con il Sacramento la nostra vita di coppia e la nostra nuova famiglia sono cose che riguardano anche Dio. Ripeto spesso agli sposi: oggi voi vi inserite nel ‘sogno’ originario di Dio che ha pensato di affidare alla coppia, all’amore fecondo dell’uomo e della donna la continuazione della sua opera. Tocca a voi fare bello il mondo, mettendo al mondo nuove creature. E con questo incarico Dio si mette nelle vostre mani, come voi mettete nelle sue mani le vostre promesse. Nella Bibbia la comunione d’amore tra l’uomo e la donna non è presentata come un fatto spontaneo, paradisiaco, ma come un compito da realizzare, una vocazione. Dio chiama l’uomo a diventare «una carne sola» con la sua donna, cosa che nel linguaggio biblico non allude solo ai rapporti sessuali, ma a qualcosa di più profondo, cioè all’unione di due esistenze. E per tendere verso questo obiettivo l’uomo dovrà «lasciare il padre e la madre». Anche qui non è solo in gioco l’allontanamento dalla casa paterna, ma si tratta di rinunciare ai propri infantilismi e immaturità, ai condizionamenti culturali dell’ambiente e a tutto ciò che ostacola la comunione vera e profonda. Oggi molte coppie dicono: «Ci siamo messi insieme, siamo andati a convivere». L’esperienza dimostra che non basta lo stare assieme o la convivenza per formare una famiglia unita nell’amore. Anche nella convivenza si trascinano paure, immaturità, condizionamenti che impediscono di avere un rapporto pieno. Alcuni, per esempio, per timore di perdere la propria indipendenza, non riescono a donarsi interamente all’altro e a fare scelte che valgano per tutta la vita. Altri sono insicuri del loro amore, perciò preferiscono forme di rapporto ispirate ai sentimenti del momento. Altri ancora sono condizionati da modelli culturali negativi circa la sessualità, l’amore e il matrimonio. E necessario liberarsi da questi condizionamenti per realizzare quel sogno d’amore che il Creatore ha immesso nel cuore dell’uomo e della donna nell’atto della creazione. È pericoloso confondere il mettersi assieme con l’obiettivo realizzato: per formare una coppia occorre conoscere la propria meta, avere un obiettivo verso cui tendere; occorre impegnarsi a rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono di realizzare una unione totale nell’amore. E questo è il compito di tutta una vita. Nel Cantico dei Cantici l’amore viene esaltato come il valore supremo, anzi come l’unica realtà che può dare senso alla vita. Nel dialogo che anima il poemetto compaiono i vari aspetti dell’esperienza amorosa: l’uno canta la bellezza dell’altro, c’è lo sbocciare dell’amore, l’attesa e l’incontro, il perdersi e il ritrovarsi, il desiderio fremente e la gioia dell’unione. L’esperienza che quei due giovani stanno vivendo appare così bella e così forte da togliere ogni dubbio, ogni ombra; gli innamorati nutrono la fiducia che l’amore che li unisce possa durare a dispetto di tutte le realtà negative che lo minacciano: «Le grandi acque - dicono - non possono spegnere l’amore». Il fascino che il Cantico esercita su molti lettori è legato proprio alla visione concreta e positiva che esso ci presenta sulla esperienza amorosa nelle sue espressioni naturali. Vi leggiamo l’invito a rivalutare in chiave positiva l’eros e la sessualità, e un richiamo forte alla centralità dell’amore nell’esperienza umana, come caratteristica voluta dal Creatore. L’esperienza d’amore è animata da un desiderio di infinito, di assoluto, di divino, che porta in se un significato e un valore religioso. Questa direzione ci viene indicata anche dalla recente enciclica di Benedetto XVI Dio è amore, quando prospetta una visione in cui il corpo e l’anima, l’eros e l’agape, l’umano e il divino appaiono uniti. Seguendo una via diversa si corre il rischio, dice il Papa, di costruire un mondo parallelo o contrapposto rispetto a quell’originario fenomeno umano che è l’amore. 20 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Il matrimonio segno sacramentale dell’amore di Dio per noi La fede ci rivela che «Dio è amore»: quel mistero d’amore che è Dio si rivela a noi non tanto attraverso dei concetti, quanto piuttosto nell’esperienza concreta di due persone che si amano realmente. Dice s. Giovanni nella sua prima lettera: «L’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore» (4,7-8). Questo è vero per tutti gli uomini che si amano di un amore profondo e sincero, ma lo è in modo speciale per gli sposi che si uniscono «nel Signore»: nel loro amore la fede della Chiesa riconosce una rivelazione particolare dell’amore di Dio, ma non tutti gli sposi cristiani sono coscienti di questa dimensione soprannaturale del loro amore. E invece proprio all’amore degli sposi Dio affida il segno visibile del suo ‘modo di amare’ senza condizioni, senza misura e senza scadenza. Quando si parla di «vocazione», quasi sempre si pensa ai preti o alle suore, non agli sposi. La fede della Chiesa afferma invece che anche quella degli sposi è una vocazione. Nella casa di Dio ci sono molti posti e molti modi di vivere la vita cristiana. In particolare, Dio chiama gli sposi cristiani a essere segno sacramentale del suo amore; e questa è una vocazione non meno grande e bella di quella del sacerdote, del religioso, o di altri stati di vita. È a partire dalla rivelazione di Gesù che la Chiesa riconosce nell’amore dell’uomo e della donna, uniti «nel Signore», un segno sacramentale dell’amore di Dio per noi. Un segno che scende da Dio per illuminare e dare energia all’amore della coppia; un segno che rispecchia le caratteristiche del modo divino di amare: fedele, fecondo e indissolubile. Attribuendo all’amore dell’uomo e della donna, «uniti nel Signore», la qualifica di «sacramento», la Chiesa riconosce che nel loro amore c’è la sostanza viva dell’amore di Dio. Gli sposi cristiani, con i loro atti di amore, incarnano ed esprimono la realtà profonda dell’amore di Dio per noi. E proprio per questo, illuminati dalla fede della Chiesa, possiamo dire che il loro amore è un «sacramento» dell’amore di Dio. Negli sposi cristiani agisce la forza dello Spirito Santo: solo lui può dare all’uomo e alla donna la capacità di amarsi con il cuore stesso di Dio. Come per ogni sacramento, ci vuole un segno vero e concreto che esprima il mistero dell’amore di Dio per noi. E «segno» del sacramento non è solo la promessa che gli sposi si scambiano il giorno delle nozze. A essere segno dell’amore di Dio è tutto il loro vissuto matrimoniale: quando dialogano, fanno l’amore, affrontano insieme delle difficoltà, si perdonano, o semplicemente fanno una vacanza insieme. Ministri del sacramento sono gli sposi, e non il prete. Infatti, chi si consacra all’amore di Dio con un «sì» sono loro, non il sacerdote, che è presente come testimone a nome della Chiesa. Molti cristiani, sposandosi in chiesa, pensano di andare a ricevere un sacramento. È un modo di pensare e di dire molto diffuso ma tutto sommato riduttivo: il sacramento infatti non è una confezione che si prende e si porta a casa, ma una realtà da vivere ogni giorno. Meglio dunque intendere il matrimonio come una chiamata che Dio fa agli sposi a diventare sacramento del suo amore. In fondo, più gli sposi crescono nell’amore, più diventano «sacramento» dell’amore di Dio. Il sogno che Dio coltiva dall’eternità è quello di diffondere il suo amore, e per questo appunto ha inventato il matrimonio. Di certo non l’ha inventato perché fosse la tomba dell’amore, ma al contrario perché uomini e donne, vivendolo fino in fondo, potessero crescere nell’amore e diffondere vita. E ne troviamo una significativa conferma in quegli sposi che, dopo 20-30 e più anni di matrimonio, dicono: «Adesso ci amiamo di più di quando ci eravamo sposati». Quando Dio si fa presente nell’amore umano, esso, come un roveto ardente, arde senza consumarsi, anzi cresce in intensità e splendore, perché aperto all’infinito. Ecco alcune domande (per il lavoro personale, di coppia e di gruppo) • • • • Guardandovi attorno, quali situazioni (fatti, persone...) vi incoraggiano verso il matrimonio cristiano e quali vi creano perplessità? Ci sono tanti motivi per sposarsi in Chiesa: quali per voi sono più validi oggi? Vi pare di conoscere a sufficienza Gesù e quello che lui dice a proposito del Matrimonio? Chi vi ha aiutato in questi anni e chi potrebbe farlo ora? Avete incontrato famiglie che sono per voi testimoni credibili dell’amore cristiano? 21 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE LAVORO DI GRUPPO IN FAMIGLIA 12 Novembre 2010 Donaci di accogliere la tua presenza, Signore, e di vivere nella tua comunione. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Preghiera degli sposi Signore, fa che siamo noi la nostra casa, fa che ad abitarla e darle vita siano i nostri sguardi e le nostre coscienze. Fa che in essa i nostri occhi mai temano di incontrarsi e che le nostre coscienze amino sempre la trasparenza. Fa che le nostre pupille siano il luogo dove non ci stanchiamo mai di innamorarci e di riconoscerci, di crescere l’uno nella vita dell’altro. Che nella nostra casa abiti sempre la tua Parola, e tra noi fiorisca sempre il dialogo. Impedisci, Signore, che nella nostra casa abiti il silenzio, quello sordo della sfiducia e del conflitto, quello gelido dell’indifferenza. Fa che nessuna parola sia scontata, ma ogni piccola parola sia carica di amore. La nostra casa sia, Signore, la casa delle mani e dei gesti. Che le nostre dita conoscano la tenerezza. Che i nostri gesti trasmettano sempre calore. Che il nostro abbraccio conosca sempre il giusto equilibrio tra aprirsi e accogliere. Quando, Signore, vedremo il tuo volto, fa che nei tuoi occhi possiamo ritrovare, ancora più bella e vera, la casa delle nostre giornate e delle nostre notti. Amen. Giovanni Paolo II Padre nostro. MARIA, Regina della famiglia, prega per noi. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 22 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE IL RITO DEL MATRIMONIO SACRAMENTO Panazzolo Barbara e Roberto – 19 Novembre 2010 Donaci di accogliere la tua presenza, Signore, e di vivere nella tua comunione. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. PREGHIERA DEI FIDANZATI Nel mio cuore, o Signore; si è acceso l’amore per una persona che anche tu conosci e ami. Tu stesso me l’hai presentata, come un giorno nel paradiso terrestre, hai presentato Eva ad Adamo, perché l’uomo non restasse solo. Ti ringrazio di questo dono che mi inonda di una gioia profonda, mi rende simile a te che sei l’amore e ni fa comprendere il valore della vita che tu mi hai donato. Fa che io non sciupi questa ricchezza che tu mi hai messo nel cuore: insegnami che l’amore è un dono e non può mescolarsi con nessun egoismo, che l’amore è puro e non può stare con nessuna bassezza. Ti prego, Signore, per chi mi aspetta e mi pensa, per chi ha riposto in me tutta la fiducia per il suo avvenire, per chi mi cammina accanto: rendici degni l’uno dell’altro, aiuto e modello. Aiutaci nel prepararci al matrimonio, alla sua grandezza, alle sue responsabilità, così che fin d’ora le nostre anime posseggano i nostri corpi e regnino nell’amore. Amen MARIA, Regina della famiglia Prega per noi Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 23 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE IL RITO DEL MATRIMONIO SACRAMENTO SUGGERIMENTI PRATICI – SOBRIETA’ – SCELTE “La vera avventura della vita, la sfida chiara e alta non è quella di fuggire l'impegno ma di osarlo. Libero non è chi si rifiuta di impegnarsi. Libero è senza dubbio chi avendo guardato in faccia la natura dell'amore – i suoi abissi, i suoi giri a vuoto e le sue esultanze – senza illusioni, si mette in cammino, deciso a vivere costi quel che costi l'odissea, a non rifiutarne né i naufragi né la sacralità, disposto a perdere più di ciò che credeva di possedere e a guadagnare infine ciò che non è quotato in nessuna borsa: la promessa mantenuta, l'impegno onorato nella traversata senza finzioni d'una vita umana.” (Cristiane Singer, Elogio del matrimonio, del vincolo e altre follie, Servitium editrice) Il 4 ottobre 2004 è diventata ufficiale per l'uso liturgico la Editio typica altera dell'Ordo celebrandi Matrimonium (meglio conosciuta e di seguito indicata come “Nuovo Rito del matrimonio”). Si tratta di una innovazione importante, non imposta dall'alto, ma frutto di una lunga elaborazione che tiene conto della sensibilità non solo dei giovani fidanzati che chiedono di celebrare il matrimonio cristiano, ma anche dei loro preparatori. Purtroppo i media hanno enfatizzato di questo “nuovo” rito solo alcuni aspetti, i più appariscenti ma non necessariamente i più importanti. Una breve premessa Il Rito per la celebrazione del Matrimonio, che un tempo si trovava nel Rituale Romano, fu riveduto, per disposizione del Concilio Vaticano II, nell'anno 1969, da parte della Santa Congregazione dei Riti, con la promulgazione dell'Ordo celebrandi Matrimonium, (editio typica). La sua traduzione italiana, (Sacramento del Matrimonio), edita nel 1975 e ristampata nel 1989, è stata utilizzata per le celebrazioni di matrimoni dal 1° gennaio 1976 e fino al 27 novembre 2004. Il 19 marzo 1990, la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti promulgava una seconda edizione del medesimo Rito, (editio typica altera), più ricca nelle premesse, nei riti e nelle preghiere, con l'introduzione di alcuni variazioni, secondo quanto prevedeva il nuovo Codice di Diritto Canonico, promulgato nel 1983. Senza entrare nei dettagli delle differenze fra le due edizioni, è importante sottolineare alcuni fatti accaduti nel frattempo: · nello stesso anno dell'edizione del “Sacramento del Matrimonio”, la C.E.I. approfondisce la visione teologica del matrimonio, con l'impegnativo documento su “Evangelizzazione e sacramento del matrimonio” (20 giugno 1975); · alcuni anni dopo (1986), la C.E.I. approva la proposta dell'Ufficio liturgico nazionale di procedere a studiare e ad avviare l'adattamento dei libri liturgici che, normalmente, erano stati tradotti ut sic dall'edizione tipica latina; · dopo la pubblicazione dell'editio typica altera, la stessa Congregazione emana, il 25 gennaio 1994, l'Instructio de liturgia romana et inculturatione, dove, accanto ai principi generali dell'inculturazione, si parla esplicitamente del matrimonium nei nn. 26, 48 e 57. Tutto ciò portò alla riflessione che per la versione italiana dell'editio tipica altera si imponeva un lavoro non di sola traduzione dei testi, ma soprattutto di adattamento del Rito alla situazione culturale ed ecclesiale italiana. Questo lavoro, impegnativo e contrastato, è durato cinque anni ed ha coinvolto, in particolare, la Commissione Episcopale per la liturgia e quella per la Famiglia. Finalmente il 29 aprile 2004, per il documento conclusivo è arrivato il decreto di approvazione e di conferma della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti. Tale versione non è quindi né una semplice traduzione né, tanto meno, un nuovo rito del matrimonio, ma una sua revisione per adattarlo alla situazione pastorale italiana. Queste precisazioni non vogliono essere soltanto una cronistoria tecnico-informativa, ma la descrizione di tappe che hanno contrassegnato un cammino laborioso, tormentato, ostacolato, fatto di ombre e di luci, portato avanti con tenacia e con un grande amore per il dono di questo “mistero grande”, come lo chiama San Paolo (Ef 5,32). 24 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE La presentazione della C.E.I. Dopo aver illustrato il cammino compiuto per arrivare al presente adattamento, la C.E.I. offre una panoramica dei criteri che lo hanno ispirato, alcuni dei quali non erano sufficientemente evidenziati nel precedente rito: · Il significato specificatamente cristiano del matrimonio (n. 4). Il matrimonio sacramento, assume un'esperienza umana elementare come l'unione di maschio e femmina e la eleva a sacramento perché ne fa il simbolo reale che contiene e manifesta l'unione di Cristo con la Chiesa, ossia la nuova alleanza. Questa peculiarità è stata evidenziata nel nuovo rituale con una più ampia e specifica raccolta di testi, nonché con una più attenta relazione con la celebrazione eucaristica. · La dimensione ecclesiale del sacramento del matrimonio (n.5). Nell'esperienza degli sposi e della famiglia, il dono della salvezza viene accolto e trasmesso come mistero della Chiesa. Così la coppia, nello stesso tempo, si radica nella Chiesa e diventa luogo di nascita dell'esperienza ecclesiale. Per questo è giusto sottolineare che “il consenso degli sposi è la risposta a una parola d'amore che, in quanto proveniente da Dio, li precede”. · La presenza dello Spirito nel matrimonio cristiano (n.6). Viene ripetutamente sottolineata l'opera dello Spirito Santo, anche con alcune scelte rituali, come la possibilità di collocare la preghiera di benedizione nuziale immediatamente dopo il consenso; questo per far apparire in modo ancora più chiaro la relazione stretta tra il sì degli sposi e il sì di Dio per Cristo nello Spirito. · La gradualità nel cammino di fede e nell'esperienza di Chiesa (n. 7). La Chiesa è consapevole che oggi non tutti gli sposi arrivano al matrimonio nelle stesse condizioni di fede: ci sono giovani che vivono la loro fede con intensità e coerenza evangelica e sono già inseriti nella comunità ecclesiale; ci sono altri giovani che scelgono di sposarsi in Chiesa perché, battezzati, ne hanno il diritto, ma non hanno fatto un cammino di fede, anzi da questa si sono allontanati dopo la Prima Comunione o la Cresima. · La ministerialità degli sposi nella celebrazione (n.8). Gli sposi, in quanto ministri del Sacramento, partecipano in modo attivo a tutta quanta la celebrazione. È previsto, perciò, che in determinate sequenze della celebrazione sacramentale, come la processione al fonte battesimale, la venerazione del Vangelo, le formule del consenso e della benedizione, la presentazione delle offerte, essi assumano un ruolo particolare. Rito del Matrimonio nella celebrazione Eucaristica e Rito del Matrimonio nella celebrazione della Parola Sono previsti, qualora gli sposi siano entrambi battezzati, due possibili Riti del matrimonio: il primo, inserito nella celebrazione eucaristica, il secondo, nella sola liturgia della Parola. E' necessario mettere in rilievo da un lato l'articolazione pastorale delle forme, che mira, anche linguisticamente a parlare in modo differenziato a cristiani “iniziati” e a cristiani “in via di rinnovata iniziazione”; dall'altro, che la diversificazione avvenga, comunque, tra due grandi forme celebrative, nella celebrazione dell'eucaristia e nella celebrazione della Parola. L'edizione latina del nuovo rito prevede, invece, una differenziazione tra celebrazione nella messa e celebrazione senza la messa, quest'ultima riservata a coppie che, pur formate da battezzati, non hanno ancora maturato un chiaro orientamento cristiano; affinché ciò non fosse percepito come una forma diminuita e debole, si è preferito costruire un rito nella celebrazione della Parola, che non fosse semplicemente il frutto di una sottrazione. Si tratta, invece, di una sequenza rituale più semplice e dal linguaggio più immediato, che esplicita con maggior forza la memoria del battesimo e il desiderio dell'eucaristia. Ciò dovrebbe rimediare ai due eccessi, che spesso attraversano la pastorale, nonostante tutto il lavoro svolto dagli incontri di preparazione al matrimonio: da una parte una sorta di universale diritto acquisito a sposarsi in chiesa, garantito da una Chiesa vista spesso come “agenzia dispensatrice di sacramenti e grazie”; dall'altra una sorta di selettivo concorso a numero chiuso, per il quale il matrimonio sacramentale dovrebbe essere soltanto il frutto di una dura formazione specifica, affine, se non più ardua, di quella riservata ai candidati al diaconato-presbiterato. Questa altalena tra una pericolosa indifferenza, con ammissione indiscriminata, e una selettiva differenza, con sbarramento duro, può trovare nella via seguita dal nuovo Rito del Matrimonio e nella sua saggia articolazione tra diverse forme celebrative, una delicata e attenta possibilità di mediazione pastorale. Purché tale risorsa non venga subito dilapidata con una gestione assurda, e purtroppo il rischio esiste, della differenziazione e dell'articolazione in termini di penalizzazione 25 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE e/o di emarginazione di alcuni soggetti ecclesiali, piuttosto che di promozione e di accoglienza di ogni storia di fede nelle forme ad essa più accessibili, più adeguate e più umanamente vivibili. Quindi non un matrimonio di serie A (con la Messa) o di serie B (senza la Messa), né un matrimonio per i praticanti e un matrimonio per i non praticanti. E' auspicabile, invece, che i fidanzati, aiutati dal sacerdote e dalle coppie che li accompagnano durante il cammino di preparazione al matrimonio, valutino insieme quale rito scegliere, riconoscendo che il matrimonio all'interno della liturgia della Parola è un segno grande del loro essere in cammino verso una fede matura e consapevole. Il matrimonio nella celebrazione della Parola si preferisce anche nei matrimoni misti, con Ortodossi, Valdesi, Luterani, Metodisti, Anglicani, Battisti, cioè con quei fedeli che hanno il Battesimo valido, ma non sono ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica . Il sacerdote può accogliere gli sposi alla porta della chiesa e, in processione, preceduto dai ministranti, si reca all'altare. Seguono gli sposi, accompagnati dai genitori e dai testimoni, per disporsi nei posti per loro preparati. E' una possibilità di accoglienza, non contemplata nel vecchio rito, ma che evidenzia meglio i personaggi del matrimonio. Una prima novità importante è l'inserimento, a questo punto, della Memoria del Battesimo, inizio della vita nuova nella fede, sorgente e fondamento di ogni vocazione. Con il ricordo del Battesimo, gli sposi vogliono ringraziare Dio per il dono ricevuto e chiedere di rimanere sempre fedeli all'amore a cui sono stati chiamati. Segnando prima se stesso con l'acqua benedetta, il sacerdote asperge poi gli sposi e l'assemblea dei fedeli. Le varie formulazioni alternative della “Memoria del Battesimo” aiutano a leggere il dono del Matrimonio come uno sviluppo e una esplicitazione della vocazione battesimale. È interessante far notare che la nuova condizione dei due battezzati che si uniscono “in Cristo e nella Chiesa”, diventa la nuova via della loro santificazione. Viene sottolineata la vicinanza della comunità cristiana, che, in qualche modo, ha assunto la responsabilità di accompagnare la coppia e di sostenerla; così come la coppia dovrà continuare a vedere nella comunità una ricchezza e un supporto indispensabile per vivere bene la propria vocazione all'amore. Nella liturgia della Parola, la vera novità è l'arricchimento del Lezionario, che contiene ben 82 brani, o pericopi, tra cui scegliere quelli più appropriati alla celebrazione e alla sensibilità degli sposi, con l'avvertenza che sia consentita, in quel giorno particolare, la S. Messa rituale “per gli sposi”. C'è anche una novità gestuale: la venerazione dell'Evangelario da parte non solo del sacerdote, ma anche degli sposi. Gesto che esprime il rispetto verso la Parola di Dio proclamata. Terminata la liturgia della parola e l'Omelia, che dovrà partire dal testo sacro, illustrando il mistero del Matrimonio cristiano, la dignità dell'amore coniugale, la grazia del sacramento e i doveri degli sposi, tenendo tuttavia conto delle concrete situazioni degli sposi e dei presenti, si svolge la liturgia del Matrimonio. Il rito del matrimonio nella celebrazione eucaristica Il consenso degli sposi è preceduto dall'interrogatorio da parte del sacerdote, circa la libertà, la fedeltà, l'accoglienza e l'educazione dei figli. Questa è la prima forma. Ma c'è una seconda forma, totalmente rinnovata, in cui gli sposi dichiarano le loro intenzioni a sé stessi, pronunciando insieme l'impegno ad amarsi e sostenersi l'un l'altro per tutta la vita, ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà loro donare e ad educarli secondo la Parola di Dio e l'insegnamento della Chiesa. Gli sposi invitano poi i fratelli e le sorelle in Cristo presenti a pregare con loro e per loro, perché la nascente famiglia cristiana diffonda nel mondo luce, pace e gioia. La manifestazione del consenso può esprimersi scegliendo una delle tre forme riportate dal rito. La prima, quella più conosciuta, così recita: “ Io accolgo te come mio/a sposo/a, con la grazia di Cristo, prometto di essere fedele sempre nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”. Il verbo accolgo sostituisce il verbo prendo e viene inserita l'espressione con la grazia di Cristo, assente nel precedente rito. Non si tratta di semplici adattamenti terminologici: dietro ogni cambiamento testuale c'è un preciso studio teologico. Si è scelto, infatti, “Io accolgo te”, non solo perché il verbo della formula latina accipere si traduce meglio in italiano con accogliere anziché prendere, ma perché gli sposi, dicendo “Io accolgo” riconoscono che l'altro non è un possesso ma 26 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE un dono che viene dalle mani di Dio. L'accogliere del matrimonio cristiano non è puro ospitare, ma accettare nella propria esistenza il dono di un'altra esistenza, con la promessa di essere fedele sempre, sostenuti dalla grazia di Cristo, che è vittoria sulla morte, sull'odio e sulla divisione. La seconda forma, forse più coinvolgente ed espressiva, è un dialogo tra lo sposo e la sposa: “ Vuoi unire la tua vita alla mia, nel Signore che ci ha creato e redento?” L'altro risponde: “Sì, con la grazia di Dio, lo voglio”, e insieme, gli sposi proclamano: “Noi promettiamo di amarci fedelmente nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di sostenerci l'un l'altro tutti i giorni della nostra vita”. L'inciso, con la grazia di Dio, ribadisce la sacramentalità del vincolo e che solo con la grazia del Signore gli sposi possono affrontare e superare le difficoltà della vita quotidiana. Nella terza formula, il sacerdote richiede il consenso, semplicemente, sotto forma di domanda: “ Vuoi accogliere N. come tuo/a sposo/a nel Signore, promettendo di essere sempre fedele nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarlo/a e onorarlo/a tutti i giorni della tua vita?” Gli sposi rispondono: “Sì”. Dopo la dichiarazione del consenso vi è la benedizione e lo scambio degli anelli. Lo sposo e la sposa, mettendo l'anello al dito anulare della mano sinistra della sposa/o, dicono: ““N. ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Il rito nuziale prevede ora, nei luoghi dove già esiste la consuetudine, l'incoronazione degli sposi, come segno della loro partecipazione alla regalità di Cristo. Tale consuetudine esiste attualmente in alcuni luoghi dell'Italia meridionale, in chiese cattoliche di rito greco-bizantino. Negli altri luoghi l'incoronazione è comunque possibile con il permesso dell'Ordinario, cioè del vescovo del luogo. Il sacerdote, tenendo le corone nuziali, dorate, argentate o di fiori (viene raccomandata la sobrietà), sul capo degli sposi, con le braccia incrociate, incorona prima lo sposo, poi la sposa, dicendo: “N., servo/a di Dio, ricevi N., serva/o di Dio, come corona” e prosegue “O Signore, nostro Dio, incoronali di gloria e di onore”. Le corone verranno poi tolte prima della benedizione finale. A questo punto del rito è possibile anticipare la benedizione nuziale, normalmente prevista nella liturgia eucaristica, al termine del Padre nostro. Ossia, anche quando si celebra l'eucaristia, è possibile celebrare consenso e benedizione in stretta continuità, proprio per far apparire, in modo ancora più chiaro, la relazione stretta tra il sì degli sposi e il pre-veniente sì di Dio per Cristo nello Spirito. La logica del rapporto consenso e benedizione e la soggettività laicale del matrimonio, vanno di pari passo e anche qui, dietro piccole novità, che potrebbero anche passare inosservate, possiamo scoprire l'aprirsi di ampie prospettive teologiche e pastorali tutt'altro che trascurabili. Infatti, consenso e benedizione indicano non soltanto due centri del sacramento, di cui la tradizione occidentale e quella orientale si sono quasi spartite la valorizzazione, ma anche due diverse visioni della ministerialità propria di questo sacramento. Tale raccordo dice anche il superamento di una visione ecclesiale antitetica, che può finalmente sperimentare la verità della comunione laicale solo in relazione a una ministerialità ecclesiale non derivata, ma che sa riconoscere la verità della gerarchia soltanto nel servizio testimoniale e una possibile reale comunione di laici battezzati. La benedizione nuziale assume il carattere di una vera e propria “epìclesi”, che abilita gli sposi, grazie al dono dello Spirito, ad annunciare il Vangelo con le parole e con la vita. Il sacerdote può scegliere tra quattro preghiere: accanto alle tre formule già presenti nel precedente rito, ne compare una quarta, composta appositamente, che prevede l'intervento dell'assemblea con l'acclamazione, rendendo più attiva la partecipazione dell'assemblea alla celebrazione del sacramento. Il testo accentua la lode trinitaria e sviluppa la supplica affinché gli sposi, segnati dal fuoco dello spirito, diventino Vangelo vivo tra gli uomini, fino al giorno in cui potranno, con i loro cari, lodare in eterno il nome del Signore. Dopo la preghiera dei fedeli, il sacerdote invita i presenti all'invocazione dei Santi, specialmente quelli che vissero in stato coniugale, ricordando particolarmente San Giuseppe, sposo di Maria, i Santi Gioacchino ed Anna, i Santi Zaccaria ed Elisabetta, Santa Monica, Santa Rita, Santa Giovanna 27 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Beretta Molla. La presenza della Chiesa celeste nel momento sacramentale ha indubbiamente un grande valore e allarga gli orizzonti della coppia cristiana, infondendo coraggio e fiducia in rapporto alla responsabilità della scelta che si sta per compiere. Inizia a questo punto la liturgia eucaristica e nella preghiera eucaristica si fa menzione degli sposi e della loro unione in Cristo nel sacro rito del matrimonio. Terminato il Padre nostro vi è la Benedizione nuziale, se la stessa non è stata anticipata a dopo il consenso e lo scambio degli anelli. A questo punto si può fare sugli sposi l'imposizione del velo (velazione), segno di comunione di vita che lo Spirito, avvolgendoli con la sua ombra, dona loro di vivere. Anche questa consuetudine, prevista dove esiste l'incoronazione, può essere realizzata anche negli altri luoghi, purché vi sia il permesso dell'Ordinario. I genitori e i testimoni tengono disteso il velo sponsale sul capo di entrambi gli sposi, per tutta la durata della benedizione. Il rito si conclude con la lettura degli articoli del Codice Civile, concernenti i diritti e i doveri dei coniugi e, dopo la benedizione conclusiva, con la lettura dell'Atto di matrimonio, sottoscritto dagli sposi, dai testimoni e dal sacerdote, davanti al popolo o in sacrestia, mai però sull'altare. La benedizione conclusiva, rispetto ai precedenti contenuti, prevede ora una esplicita formula di mandato missionario, che invia i partecipanti all'assemblea, e in particolare gli sposi, ad essere “testimoni del dono della vita e dell'amore” che hanno celebrato. Prendere continuamente coscienza di questo mandato lungo il percorso, a volte difficile e faticoso della storia della famiglia, potrà aiutare a sentire sempre vivo e nuovo l'invio in missione della famiglia, chiesa domestica, nel mondo di oggi. Così gli anelli che gli sposi portano al dito come promessa di fedeltà, saranno un richiamo costante che nella loro vicenda d'amore c'è un Altro che ha promesso una fedeltà alla quale non verrà mai meno; spetta alla comunità cristiana aiutarli a riflettere sul valore dinamico di questa fedeltà che accoglie l'altra persona con il suo passato, con il suo presente, con il suo futuro. Una fedeltà capace di andare ben oltre l'odierna cultura che vorrebbe ridurre il valore di un legame ai soli sentimenti e teme un futuro diverso dal presente. L'ultima particolarità del rito del matrimonio nella celebrazione eucaristica è la consegna della Bibbia, al termine della lettura dell'Atto di matrimonio. E' un dono che il sacerdote può offrire agli sposi perché la Parola di Dio, che ha illuminato il cammino di preparazione e la celebrazione del matrimonio, custodisca e accompagni la vita della nuova famiglia, un dono che gli sposi testimonieranno nella quotidianità della vita manifesta fedelmente, indissolubilmente e in modo felicemente fecondo. Deve essere possibile tracciare strade comuni che conducano al servizio ecclesiale nel matrimonio e nel ministero ordinato, attraversando luoghi di esperienza comunitaria della grazia vissuta e recuperata, “luoghi familiari”, secondo convincenti percorsi umani ed ecclesiali. ARTICOLI DEL CODICE CIVILE CHE VENGONO LETTI NEL RITO CATTOLICO RIGUARDANTI I DIRITTI E DOVERI CHE NASCONO DAL MATRIMONIO E’ interessante conoscere anche gli articoli del codice civile riguardanti il matrimonio, che vengono letti al termine del rito (o alla fine della celebrazione) per fare alcune considerazioni interessanti: ARTICOLO 143 Diritti e doveri reciproci dei coniugi. Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l'obbligo reciproco alla fedeltà, all'assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell'interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia. ARTICOLO 144 Indirizzo della vita familiare e residenza della famiglia. I coniugi concordano tra loro l'indirizzo della vita familiare e fissano la residenza della famiglia secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti della famiglia stessa. A ciascuno dei coniugi spetta il potere di attuare l'indirizzo concordato. ARTICOLO 147 Doveri verso i figli Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l'obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, dell'inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli. 28 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Una provocazione … per suscitare un dibattito (Cristiane Singer, Elogio del matrimonio, del vincolo e altre follie, Servitium editrice) Quando lascio che mi sfilino dinanzi tutti i cortei nuziali ai quali sono stata invitata in questi ultimi decenni e so che un divorzio li ha poi sciolti – come un temporale improvviso fa fuggire in ogni direzione, una mano sulla falda del cappello, le persone che li compongono – mi prende una grande tristezza. Non l'ombra di un giudizio. Una sensazione di scoraggiamento, di impotenza, che oso paragonare a quella che mi assale davanti alla morte di un bambino – ove la vita non ha goduto fino in fondo tutte le sue possibilità. … Ciò che mi rode non è tanto il fatto che un uomo e una donna non abbiano mantenuto la promessa che si erano fatti. Questo spazio appartiene a loro, lasciamolo al riparo da ogni sguardo inquisitore. Ciò che mi rode è che io ero presente, che eravamo presenti! Ero presente? Eravamo presenti? E con che tipo di presenza c'eravamo? Abbiamo tenuto alta la loro speranza? Abbiamo creduto in loro? Siamo stati con loro insieme quella sangha, quell'assemblea di viventi – quella comunità che sostiene e porta la benedizione? I giovani sposi hanno percepito dietro di loro la shimra – “l'assemblea dei loro parenti, degli amici sotto la mano di Dio”? Erano come dei giovani alberi che sentono tutt'intorno l'immenso respiro della foresta, il silenzio immemorabile che li avvolge, li radica , li slancia verso il cielo, insegna loro a portare la corona, a sostenere un giorno il cielo? Non è questa presenza che è loro mancata? Non è questo campo di coscienza collettivo che è crollato sulla loro schiena come una volta? Sapevamo almeno di che cosa eravamo testimoni e garanti? Avevamo abbastanza fomentato insieme l'alta cospirazione dell'amore e della lealtà? O eravamo andati là come a una cena fuori casa? Chi aveva tessuto la rete che li avrebbe trattenuti in caso di falsi movimenti, in caso di caduta? Non li ho lasciati andare, questi giovani sposi, verso il loro destino? Senza una preghiera. Senza una benedizione. Quando ci ripenso, provo vergogna. Domande per il lavoro di gruppo: • Ritieni di conoscere adeguatamente il significato del rito del matrimonio? • In che misura pensate di condividere tra di voi la preparazione della vostra celebrazione nuziale? • E’ giusto coinvolgere anche i testimoni? • Ha senso parlare di “stile sobrio” nella celebrazione del rito del matrimonio? • Fai un confronto tra queste affermazioni : - gli sposi dichiarano le loro intenzioni a sé stessi, pronunciando insieme l'impegno ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà loro donare e ad educarli secondo la Parola di Dio e l'insegnamento della Chiesa. - Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l'obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, dell'inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli. (art. 147) 29 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE LA MORALE CRISTIANA I° Parte Maggiotto don Mariano - 26 Novembre 2010 Donaci di accogliere la tua presenza, Signore, e di vivere nella tua comunione. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Preghiera assieme Fa, o Signore, che nella nostra casa, quando si parla, sempre ci si guardi negli occhi e si cerchi di crescere insieme; non si sia mai soli o nell’indifferenza o nella noia; i problemi degli altri non siano sconosciuti o ignorati; chi abbia bisogno possa entrare e sia benvenuto; il lavoro sia importante, ma non sia più importante della gioia; il cibo sia momento di gioia insieme e di parola; il riposo sia la pace del cuore oltre che del corpo; la ricchezza più grande sia la gioia di essere insieme; il più debole sia il centro della casa; il più piccolo ed il più vecchio siano i più amati; il domani non faccia paura, perché Dio è sempre vicino; ogni gesto sia ricco di significato; si rende grazie a Dio per tutto ciò che la vita offre e che il suo amore ci ha dato; non si abbia paura degli onesti e di soffrire per gli altri; la parrocchia e la Chiesa siano sempre l’orizzonte più ampio; la volontà di Dio sia fatta; così che ciascuno segua la sua vocazione, la strada indicata dal Signore. Dal Vangelo di Luca (10,25-28) Il grande comandamento 25Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: “Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna? ”. 26Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi? ”. 27Costui rispose: “ Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”. 28E Gesù: “Hai risposto bene; fà questo e vivrai”. Padre nostro … MARIA, Regina della famiglia Prega per noi Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 30 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE MORALE SESSUALE DELLA COPPIA Prima di affrontare alcuni contenuti specifici della morale sessuale della coppia, sarà necessario precisare il fondamento della morale sessuale, o meglio comprendere che cosa è la morale sessuale, che cosa si prefigge, dove si fonda. Per fare questo, partiamo dalla distinzione di due termini che si assomigliano, ma che indicano due diverse operazioni : MORALISMO: conoscere le regole, farle conoscere e invitare all’obbedienza senza dare motivazioni. MORALE: offrire un quadro di riferimento che motivi le regole, quindi consegnare alla libertà delle persone, l’obbedienza ad esse. Diamo anche un ‘altra definizione: REGOLA: è il riassumersi delle esperienze per salvare un valore. Partiamo ora dalla constatazione che molte delle regole della Chiesa , soprattutto nel campo della morale sessuale, vengono disattese, non solo dai non credenti o da appartenenti ad altre confessioni religiose, ma dalla stragrande maggioranza dei battezzati cattolici. Perché succede questo? Voi sarete probabilmente indotti a pensare che tali regole siano anacronistiche, che siano dettate da persone che non vivono questa realtà (preti),che la Chiesa vede peccato in ogni minimo atto sessuale, ecc. … cioè, probabilmente, anche voi siete inclini a pensare e a dire quello che la maggioranza della persone pensano e dicono su questo argomento. In realtà le cose non stanno così ! Infatti, il fenomeno dello scarto esistente tra le leggi morali sessuali cattoliche e la loro osservanza da parte dei battezzati, nasce dal fatto che tali regole vengono proposte in maniera moralistica e quindi sono spesso disattese. La regola infatti o viene compresa a servizio di un orizzonte di significato o è un’ idiozia ed è quindi bene che venga disattesa. La regola all’adulto non può essere imposta, ma consegnata alla sua libertà. Facciamo un esempio: la legge che vieta agli adulti di avere rapporti sessuali con i minori, viene motivata col fatto che un bambino non può scegliere liberamente di vivere tale esperienza, che la psiche e gli organi genitali non sono maturi ,ecc. ecc. … , tale regola serve perciò a salvaguardare l’integrità fisica e psichica del bambino ,per non rovinare la sua crescita armonica e la sua libertà (orizzonte di significato) . Se la legge in questione non fosse spiegata con tutte queste motivazioni, anch’essa non avrebbe valore e perciò chi lo desiderasse farebbe bene disattenderla, in quanto un divieto o norma priva di una seria motivazione, è un’idiozia. L’orizzonte di significato per il credente, può essere però anche più profondo e complesso, infatti la legge morale non vuol salvaguardare solo un valore umano, sul quale gli uomini si accordano tra loro per riconoscerlo come tale ( ETICA), la MORALE invece non vuol salvaguardare solo un valore riconosciuto come tale da parte o da buona parte della comunità degli uomini , ma soprattutto quel valore che viene da Dio ed è su questo che essa si fonda. Nel nostro caso, il valore che viene da Lui, sarà quello della libertà che Dio riconosce in modo assoluto alla persona, della speciale Sua presenza nei bambini e l’amore Suo particolare nei loro confronti e che noi siamo invitati a imitare in questo mondo. Consideriamo allora L’ ORIZZONTE DELLA MORALE SESSUALE Partiamo anche qui da una distinzione tra le parole “genitalità” e “sessualità”. E’ opportuno fare tale distinzione, non per una necessità didattica, ma perché vi è una confusione del vissuto di queste dimensioni e ciò ingenera molti disguidi. Infatti, la distinzione è chiara a livello razionale, ma non a livello esistenziale. GENITALITA’: è l’uso degli organi genitali SESSUALITA’: è un modo di essere, l’essere maschio e l’essere femmina 31 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Allora la genitalità non è la sessualità ,ma è un modo fondamentale di vivere la sessualità , cioè dell’essere maschio e dell’essere femmina . La sessualità è l’insieme degli elementi somatici, psichici, ormonali , culturali , ecc. , che fanno di un uomo un uomo e di una donna una donna. La sessualità che si esprime nel rapporto genitale tra un uomo e una donna, non può allora non tener conto delle enormi differenze e risvolti diversi ad esso legati e dovuti al fatto di essere uomo da una parte e donna dall’altra ! Se l’atto genitale non tiene in considerazione la sessualità che si esprime in due modi differenti dal punto di vista fisico, psichico, culturale, caratteriale, …non può essere considerato atto di amore, ma semplice copula. Sarà un atto di amore, quando c’è un rispetto della diversità e della libertà reciproche. Precisato questo , diciamo ora l’orizzonte della morale sessuale cristiana. L’orizzonte di significato in questione è contenuto nella famosa “ Regola d’Oro” : “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima , con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso” . Amare Dio significa vivere una delle due forme essenziali dell’amore : lasciarsi amare da Lui ! Prima di ogni cosa allora, amare Dio , significa accettare di essere amati da Lui e di essere amati come Lui ama. L’orizzonte di significato della morale cristiana è quindi il “lasciarsi amare da Dio”. Come è che Dio ci ama? Ci ama in tanti modi, ma soprattutto attraverso i Sacramenti della Eucarestia, nella quale si dona a noi per intero e in quello della Riconciliazione, dove mostriamo e consegniamo a Dio quella parte di noi ,che neppure noi stessi accettiamo, ma che Dio invece accoglie. In ambedue i casi, noi non dobbiamo fare niente per amare Dio, ma solo quello di lasciarci amare da Lui. Primo comandamento allora sarà quello di “lasciarsi amare da Dio” in tutto noi stessi : anima, corpo e mente. Il secondo è simile al primo, e dice di amare gli altri come te stesso, ossia , tu che ti senti amato Da Dio, ama nello stesso modo Suo, poiché amare te stesso significa lasciarti amare da Lui. Il quadro di riferimento , sta allora proprio nella grandezza della dignità dell’uomo e della donna , una dignità che viene loro conferita proprio dal fatto che Dio li vuole come interlocutori del Suo amore, oggi si direbbe che li vuole come propri “partners”: “ubi caritas et amor, Deus ibi est” . L’invito ad amare come Lui ci ama, significa essere invitati da Dio ad essere un riflesso del Suo amore e questo è precisamente il quadro di riferimento che motiva tutte le regole della morale cristiana e quindi anche della morale sessuale cristiana. A questo punto possiamo comprendere ,con estrema chiarezza, il perché i cristiani non possono banalizzare i rapporti sessuali : non possono banalizzarli, perché essi sono un modo eminente per diventare riflesso dell’amore di Dio. Lavoro personale Ecco alcune domande. Avevo mai conosciuto prima di adesso l’orizzonte di significato che motiva tutta la morale cristiana e quindi anche quella sessuale ? Che cosa ne penso? Come mi sento, nel momento in cui comprendo e accetto che la mia vita sessuale sia riflesso dell’amore di Dio? Ora che forse ho compreso come realmente Dio ama, in che cosa della mia vita sessuale ritengo di essere realmente riflesso del Suo modo di amare ? In che cosa invece, sto forse banalizzandola o insieme la stiamo banalizzando ? Ho il coraggio e la forza di dirmelo con verità e di comunicarlo alla mia ragazza o al mio ragazzo? 32 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Lavoro di coppia: Sei invitato a confrontare ciò che pensi della vita cristiana, prima da solo poi condividendo con la tua fidanzata/o. I valori in cui credo 1 2 3 4 5 LUI ________________ ________________ ________________ ________________ ________________ LEI _________________ _________________ _________________ _________________ _________________ Quali tra i seguenti comportamenti pensi potrebbero essere presenti nella vostra vita futura di sposi? Gelosia Amicizie ambigue Ricatto affettivo Dare tutto per scontato Troppa libertà Pregiudizi L’abuso di alcool L’uso della droga Gli argomenti mai affrontati Attaccamento al denaro Altro LUI _______________ _______________ _______________ _______________ _______________ _______________ _______________ _______________ _______________ _______________ _______________ LEI _________________ _________________ _________________ _________________ _________________ _________________ _________________ _________________ _________________ _________________ _________________ Quali sono le difficoltà che incontra una coppia nel vivere i valori della vita cristiana? Che cosa comporta nella vita di coppia e nel progetto di famiglia la legge dell’amore e le sue applicazioni? Se possibile scrivere qualche appunto sul tema di questa sera, poi ogni coppia condivide con il gruppo, quello che ritiene di poter dire agli altri. 33 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE LA MORALE CRISTIANA II° Parte Maggiotto don Mariano - 3 Dicembre 2010 Donaci di accogliere la tua presenza, Signore, e di vivere nella tua comunione. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Preghiera assieme LUI Se il fondamento di una famiglia non è l’amore, serve a poco costruire una bella casa. Se il fondamento di una comunità non è la fede, serve a poco fare grandi progetti. LEI E’ vano affannarsi per il guadagno o fare il doppio lavoro; serve solo a rincorrere l’illusione di un vivere valutato sui soldi. LUI Il senso vero della vita Dio lo sa dare, e molto spesso lo intuisce proprio chi è povero e nella disgrazia, chi è mite ed umile di cuore. LEI Amarsi fra persone, capirsi, dialogare in fiducia e pazienza fra sposi e con i figli questo è fonte di sicurezza per un uomo. ASSIEME Felice chi l’ha capito e lo vive; non avrà paure per il futuro. Questa sarà la sua forza di fronte a qualunque difficoltà. Dal Vangelo di Matteo (5,43-48) Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; 44ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45 perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 46 Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. 43 Padre nostro … MARIA, Regina della famiglia Prega per noi Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 34 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE LA MORALE SESSUALE DELLA COPPIA In questo secondo incontro sulla morale sessuale della coppia prenderemo in considerazione alcune delle questioni concrete che maggiormente creano difficoltà. Tale difficoltà è determinata dal fatto che il loro vissuto soffre di uno scarto considerevole tra ciò che le persone generalmente praticano e ciò che la morale cristiana chiede di vivere e le chiameremo: PROBLEMATICHE APERTE Vorrei innanzitutto esporre la dottrina della Chiesa su alcune questioni della morale sessuale elencando altrettanti problemi in maniera molto sintetica, poi vorrei sottolineare alcune difficoltà che oggi vengono vissute da parte delle persone che incontriamo, forse anche da parte di noi stessi, circa alcune delle indicazioni della morale sessuale così come la Chiesa magisteriale ce le offre. Vorrei inoltre alla fine, dare dei tentativi di spiegazione del perché di queste difficoltà, poiché una spiegazione definitiva ed esauriente io non ce l’ho e nemmeno il magistero ecclesiale anche se necessariamente e giustamente la Chiesa continua a mantenere il suo compito di proclamare, non tanto i principi, ma una qualità della vita sessuale alta, all’altezza della dignità di cui abbiamo visto la volta scorsa: l’uomo e la donna nel loro esprimere l’amore reciproco sono l’immagine più bella inventata da Dio per parlare del Suo amore. Due persone infatti, sposandosi in chiesa dicono così di voler prestare a Dio la loro voglia di volersi bene, affinché Dio parli, attraverso il loro, del Suo amore al mondo intero. Quindi per il credente cristiano è altissima la dignità dell’amore, anche dell’amore sessuale, ed è proprio in base a questa altezza e bellezza e qualità, che la Chiesa offre principi alti e talora avvertiti come impossibili. Consideriamo ora subito alcuni problemi molto concreti. I rapporti prematrimoniali La Chiesa considera i rapporti prematrimoniali come dei rapporti incompleti, impoveriti, parziali, perché sono rapporti sessuali senza la completa e decisiva dedizione delle due persone l’una all’altra. In altre parole i rapporti prematrimoniali diventano una espressione troppo povera dell’amore di Dio, che quando si da, si da totalmente senza riserve, su tutti i fronti e per sempre. Cioè Dio quando si impegna, si impegna in modo totale e definitivo. Il rapporto prematrimoniale, dice la Chiesa, è un rapporto che tradisce la grandezza di ciò che vuole esprimere, cioè esprime col corpo qualcosa che non è così grande come quello che dovrebbe esprimere: la totalità e la definitività dell’amore di Dio. Il rapporto prematrimoniale però è problematico anche per altri motivi, non solo perché tradisce la grandezza del valore dell’amore di Dio, ma anche perché contiene celata in se stesso una falsità. Il corpo è lo strumento più importante che noi abbiamo per comunicare simbolicamente noi stessi: la carezza per esempio non coincide con l’amore, però è espressione dell’amore, il bacio non è l’amore però è espressione fisica dell’amore. Così il rapporto sessuale non è l’amore, ma è l’espressione dell’amore. Di quale amore? Quando due persone si incontrano e vivono il rapporto sessuale spogliano il loro corpo completamente, però raccontano una bugia clamorosa quando spogliano il loro corpo senza essersi prima spogliati l’uno di fronte all’altro nella conoscenza reciproca, nell’accoglienza reciproca, nella accettazione reciproca. Il corpo è un simbolo, attraverso il quale traduciamo ciò che appartiene all’incontro a 360 gradi. Io non posso togliere tutte le difese che il mio corpo ha con i vestiti, se prima non tolgo quelle difese che mi impediscono di rivelarmi all’altra persona, di mostrarmi chi sono per davvero all’altra persona. Per rivelarsi per comprendere e per imparare ad accogliere non bastano 15 giorni, neppure 6 mesi ! Servirà tutto il tempo che è necessario perché due persone si scoprano e mano a mano che si scoprono, sarà allora comunicativo di sé anche lo scoprirsi con il corpo, infatti la Chiesa non considera peccaminosi alcuni modi di vivere l’intimità dei corpi, perché essi consentono alle persone di esprimere anche con il corpo il loro percorso di svelamento e riconoscimento reciproci. Se il corpo non diventa segno di questo, il corpo che sono io, racconta una bugia: ti dico con il corpo quello che nella mia anima , nel mio cuore non c’è ancora. A questo punto più di qualcuno obietta dicendo: “ …ma noi due già ci conosciamo, noi due già ci siamo svelati completamente l’uno all’altro, ma noi due abbiamo già deciso di volerci bene per sempre !”. E allora noi dobbiamo dire: “ perché non vi decidete a sposarvi ?”. Il valore che si vuole custodire dicendo di no ai rapporti prematrimoniali è allora quello della comunione totale e il valore della comunione totale non può essere sprecato quando la comunione reale tra due persone è ancora molto da costruire, quindi è estremamente negativo raccontare col corpo ciò che nella vita di relazione non ho ancora realizzato. 35 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Convivenza Essa è scelta sempre più frequentemente da giovani coppie perché avvertita come valore. Per i cristiani la convivenza, pur non essendo una strada da consigliare, non è da considerare come scelta priva di valore, ma come valore da far crescere. Una cosa che vale per davvero, vale per sempre, altrimenti non è di gran valore! La nostra cultura è oggi caratterizzata da una infinità eterogenea di variabili, ci sono cioè una serie di informazioni , di opportunità, di conoscenze ,…che è infinitamente superiore alla nostra capacità di usarle. Un tempo invece il desiderio era invece molto più grande delle opportunità che avevamo. Uno che oggi vuole scegliere, deve prendere in considerazione molte di queste opportunità che sono diverse tra loro e spesso opposte tra loro. Allora uno, in questa difficoltà di scelta, dovuta alla quantità abnorme di possibilità, tenta di farsi un’idea come meglio può e di arrivare ad una conclusione. Mentre uno compie questa operazione, nel frattempo tutti i dati sono già cambiati, perciò la conclusione a cui uno è pervenuto è già superata! Possiamo quindi affermare che oggi viviamo in una realtà che ci induce a non dare nulla per definitivo! In questo contesto, dal punto di vista cristiano, è necessario individuare dei punti di riferimento sicuri immutabili (fondazione), attorno ai quali realizzare la ricerca necessaria per operare scelte che comunque si sa, dovranno cambiare continuamente. Altro dato che caratterizza la nostra mentalità corrente, è la difficoltà di comprendere la propria identità. Ciò è dovuto al fatto che gli ambienti sociali nei quali viviamo non sono omogenei tra loro, ma al contrario ci inducono addirittura, se non stiamo attenti, ad assumere comportamenti e modi di essere che si contraddicono radicalmente tra loro; tale dato provoca la difficoltà di maturare una identità sostanzialmente omogenea e coerente. Chiarito ciò, possiamo ora affermare che noi oggi abbiamo sostituito la fondazione con l’interazione, ossia non compiamo le scelte a partire da dei criteri sicuri e immutabili, ma da come oggi gli altri reagiscono alle mia scelta, compiamo la scelta in vista di piacere a qualcuno. E’ più importante quello che gli altri vogliono da me ( interazione), che non quello che io decido di essere (fondazione). A partire da questi dati è necessario che noi operiamo una valutazione sulla convivenza e ci poniamo allo scopo un paio di domande: la convivenza con la sua insita precarietà è davvero una risposta adeguata che fa la felicità reale dell’uomo e della donna? E’ una opzione che parte dai valori immutabili che ho scelto per me ( l’amore totale e irrevocabile di Dio) o da un modo di essere a cui sono in certo modo costretto dalla realtà di vita di oggi in cui tutto cambia troppo velocemente? La fedeltà coniugale La sessualità dentro al matrimonio cristiano va vissuta innanzitutto dentro la fedeltà, una fedeltà difficile perché è a misura di Dio. Solo Dio è fedele fino in fondo, mentre l’individuo della specie umana deve scegliere ogni giorno di essere fedele, perché se ha scelto quella donna o quell’uomo come unica compagna/o della propria vita, vuol dire che non è l’unica donna o l’unico uomo che gli piace, ma vuol dire piuttosto che si sono trovato “incastrato-a”, nel senso che ha scelto lei tra le tante donne che possono piacergli, che ha scelto lui tra i tanti uomini che possono piacerle e decide di investire tutto di sé nel rapporto con lui o lei e per sempre, nella buona e nella cattiva sorte. E’ una scelta, proprio perché è una scelta lei non è l’unica donna che può piacergli, lui non è l’unico uomo che può piacerle, perciò può capitare nel corso della vita che ci siano altre persone che mi piacciono! E’ peccato? No! Il fatto che mi piacciano non è peccato, è invece peccato il fatto che se mi piacciono scelgo quelle che mi piacciono e non quella che ho scelto. Ecco perché il matrimonio è una scelta di fedeltà fatta ogni giorno, a imitazione della irrevocabile fedeltà di Dio, il Dio che mi è fedele anche quando noi non lo siamo e che mi accoglie nel perdono. La fedeltà all’interno del matrimonio è inoltre motivata dal fatto che proprio grazie alla fatica per vivere nella fedeltà, lui e lei crescono assieme. Ora vedremo come. La tentazione nella teologia cristiana è un dono di Dio. La tentazione infatti è una situazione nella quale siamo provocati a tirar fuori quelle risorse che, se non fossi tentato non tirerei mai fuori, infatti nella preghiera del Padre Nostro non si chiede a Dio che non ci dia più le tentazioni ma che non cadiamo vittime della tentazione. La tentazione è un momento difficile, è il momento della crisi è il momento che ci fa sospettare che la relazione non funzioni più. Ecco allora la tentazione delle trasgressioni, delle “avventure”. La tentazione ci porta al punto di pensare che forse, il punto in cui ci troviamo, è l’inizio della fine del rapporto. No, non è assolutamente vero! La Chiesa invita alla fedeltà coniugale perché è proprio nel momento della crisi, della tentazione, 36 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE che tu individuo e tu coppia cresci. Infatti è proprio questo il momento nel quale ti è richiesto di fare un salto di qualità nel tuo rapporto di amore. Se questo volervi bene ora vi mette a disagio questo non vuol dire che è finito il rapporto, ma che deve crescere. La crisi non è mai il segnale della fine, ma è invece, quasi sempre il segnale che è ora di “darsi una mossa”! E’ il segnale che è ora di crescere, perché vuol dire che la tua vita non sta più dentro al rapporto tra te e lei così come lo state vivendo. E’ allora sarà necessario che troviate forme nuove per viverlo, forme più mature, forme più avanzate. E’ un dato scientificamente provato che la maturazione, il progresso, si realizzano se non a causa dei problemi che si pongono. Affrontando un problema e trovando una risposta, trovo sempre una risposta più ampia, più profonda, più completa della precedente. Provate a pensare ad es. al campo della medicina o di qualsiasi altro campo delle scienze empiriche, ma così è anche per le relazioni umane. La contraccezione Per il magistero della Chiesa già da 40 anni , all’interno del matrimonio la relazione sessuale deve avere due fini di pari dignità e ambedue irrinunciabili perché l’atto sessuale sia moralmente positivo: il mettere al mondo i figli e la crescita dell’amore fra i due. E’ chiaro che il ricorso alla contraccezione esclude il primo e a volte può escludere anche il secondo. Ma allora i rapporti sessuali sono positivi, dal punto di vista della morale cristiana, solamente quando sono vissuti in vista di mettere al mondo dei figli? La Chiesa afferma che c’è uno spazio all’interno del quale il rapporto sessuale è moralmente positivo, senza che ci sia la procreazione di figli, consiglia infatti i “metodi naturali”. Questo ci dice che la morale cristiana non considera assolutamente i rapporti sessuali come una cosa sporca, se questi fanno crescere l’amore dei due. Parlare di contraccettivi vuol dire che c’è qualcosa contro cui bisogna combattere: la concezione del figlio. La Chiesa parla invece di paternità e maternità responsabili o parla di regolamentazione della fecondità e ciò vuol dire che c’è un valore che tocca aspetti così importanti che deve essere vissuto con responsabilità. La Chiesa allora propone i metodi naturali perché essi esigono il rispetto della propria persona e il rispetto della persona dell’altro, è un metodo che suggerisce con forza il controllo della voglia e spinge con forza sul versante del rispetto, è un metodo che da una parte toglie occasioni di avere rapporti sessuali, dall’altra offre occasioni per sviluppare un linguaggio dell’affetto che non passi sempre e solo per i rapporti sessuali. Assieme al ricorso ai metodi naturali ,non intesi come metodo contraccettivo, bensì come modo naturale per regolare la fecondità e vivere al meglio i rapporti sessuali all’interno del matrimonio, il magistero della Chiesa suggerisce anche tutta una serie di attenzioni da avere e che sono garantite dai metodi stessi: conoscenza reciproca , rispetto della persona , riconoscimento e rispetto della diversità, ecc.. Tali attenzioni che caratterizzano la moralità dell’atto sessuale, possono essere riassunte in una parola sola : la “castità coniugale”, che non è da confondere con la verginità ,che è invece l’astensione dai rapporti sessuali. La castità coniugale è invece il vivere i rapporti sessuali sempre e solo a servizio dell’amore sincero e maturo dei due. La Chiesa è consapevole che il ricorso ai metodi naturali comporta delle difficoltà non indifferenti : problema di calcolare i tempi quando il ciclo è irregolare , il tipo di vita che oggi molti conducono fa incontrare la moglie e il marito in tempi in cui la fecondità non è controllabile. Allora la Chiesa non si limita a imporre regole , ma in ultima analisi , dopo aver esposto il proprio convincimento, fa appello poi alla coscienza, una coscienza che anche se dovesse usare altri metodi, deve rispettare tutti i valori che sono scritti nella fedeltà coniugale, nella castità coniugale e che sono scritti anche nei metodi naturali : il rispetto ecc. La Chiesa poi fa anche appello alla educazione dell’uomo e soprattutto della donna a conoscere e controllare la propria fecondità , cosa che non si può imparare al corso prematrimoniale, ma che andrebbe insegnato fin dall’età della pubertà, cosa che invece la mentalità comune oggi come nel passato trascura alla grande. L’aborto Il valore inviolabile della vita umana è ribadito con forza estrema dalla Chiesa, ma quello che colpisce è che è ribadito anche da molti esponenti del mondo scientifico. L’embrione , l’ovulo fecondato, è già vita e la vita umana è vita degna di rispetto, però la legge dello stato ha tolto ad essa parzialmente dignità giuridica, entrando in contraddizione con altri articoli della costituzione. Per la legislazione italiana ha personalità giuridica perfino un individuo ipotetico, cioè è atto giuridicamente valido l’atto con cui un uomo destina il suo patrimonio al suo nipote non ancora concepito, se viene concepito e nasce , a quel soggetto giuridico andrà ciò che del patrimonio gli è stato destinato. Per lo Stato ha dignità giuridica quindi , anche l’ipotesi di una creatura, ma nello steso tempo lo Stato toglie parte della dignità giuridica all’embrione, cioè ad 37 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE una vita umana già concepita. Si dice in parte, perché la legge sull’aborto non dice che l’aborto è una cosa giusta, dice solo che non è reato. La legge infatti dà molto spazio per descrivere la necessità che il Consultorio Familiare renda coscienti coloro che vi ricorrono per chiedere di abortire, della gravità dell’atto che stanno chiedendo di compiere. E’ evidente allora l’incongruenza della legge, perché da una parte dichiara lecito il ricorso all’aborto in qualsiasi caso fino al terzo mese dal concepimento , dall’altra mette in guardia chi intende ricorrervi ,facendo intuire quanto grave sia l’atto. Alcune domande per l’approfondimento Quali delle problematiche trattate interessano particolarmente la tua vita di coppia? Facendo riferimento a quanto esposto, che cosa condividi e che cosa eventualmente fatichi a condividere? Perché ? Pensi che ciò che propone il magistero della Chiesa sulla morale sessuale della coppia sia realmente praticabile nella vita o sono idealità buone, ma irrealizzabili? Perché? Se possibile scrivere qualche appunto sul tema di questa sera, poi ogni coppia condivide con il gruppo, quello che ritiene di poter dire agli altri. 38 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE IL DIALOGO E IL PERDONO NELLA COPPIA Sommadossi Maureen e Enrico - 11 Dicembre 2010 Donaci di accogliere la tua presenza, Signore, e di vivere nella tua comunione. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O SPIRITO DI DIO, che con la tua luce distingui la verità dall' errore, aiutaci a discernere il vero. Dissipa le nostre illusioni e mostraci la realtà. Facci riconoscere il linguaggio autentico di Dio nel fondo dell'anima nostra e aiutaci a distinguerlo da ogni altra voce. Mostraci la volontà divina in tutte le circostanze della nostra vita, in modo che possiamo prendere le giuste decisioni. Aiutaci a cogliere negli avvenimenti i segni di Dio, gli inviti che ci rivolge, gli insegnamenti che ci vuole imprimere profondamente. Rendici atti a percepire i tuoi suggerimenti, per non perdere nessuna delle tue ispirazioni. Concedici quella perspicacia soprannaturale che ci faccia scoprire le esigenze della carità e comprendere tutto ciò che richiede un amore generoso. Ma sopratutto eleva il nostro sguardo, la dove Egli si rende presente, ovunque la sua azione ci raggiunge e ci tocca. Per Cristo nostro Signore. Amen Gloria … DAL VANGELO SECONDO MATTEO 18,21-22 Perdono delle offese 21 Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se 22 pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. Padre Nostro… OGNI VOLTA Allora il re, contornato dai nostri figli che hanno conservato queste cose nel loro cuore, dirà a quelli che stanno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno. Perché aspettavo un bambino e mi avete guardato con rispetto. Ero forestiera nel clan di mio marito e mi avete custodito. Ero incapace di fare i conti con i miei soldi e avete accettato, voi, di cambiare le vostre strategie Ero ammalato di vittimismo e mi avete corretto fraternamente. Avevo sbagliato e non avete detto: “Lo sapevo, io!” Ero carcerato nelle mura della disperazione e siete venuti ad accarezzarmi la mano in silenzio». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando mai?» Rispondendo, il re dirà loro: «In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a vostro marito o a vostra moglie in difficoltà, l’avete fatto a me, e ai miei figli che io vi ho dato da custodire. A loro, ogni volta che avete fatto queste cose, avete parlato di Me». MARIA, Regina della famiglia. Prega per noi Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 39 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE DIALOGO IN COPPIA Domanda: Cercate una situazione nella vostra relazione da fidanzati nella quale non vi siete sentiti….. perdonati…… Forse ve lo ricordate perché avete interrotto il vostro rapporto del dialogo. Forse avete smesso di ascoltare. Il dialogo è utile per comprendere meglio il carattere proprio e altrui, i modi in cui ci comportiamo, per avere un confronto sui valori e gli ideali in cui si crede. Come dialogare? Per dialogare bisogna prima di tutto imparare a saper ascoltare. E’ voler prendere sul serio l’altro e di coinvolgere sul serio se stessi. Chi vuole dialogare non ha mai la pretesa di essere nel giusto; privilegia sempre la sincerità; Se veramente voglio dialogare devo mettere l’altro al centro. Chiediamoci come fidanzati quante volte ho veramente saputo ascoltare? Quante volte Lui o Lei erano al centro? Oggi si parla molto di cose inutili, di tante realtà futili e insignificanti. Si pensi a quale forme di “dialogo” i media ci stanno abituando… Sono tutti fatti, che oltre a non appartenere alla nostra vita familiare, rischiano di condizionare le nostre relazioni, di rendere problematici i nostri rapporti, senza che vi sia un motivo reale, legato alla nostra condizione di vita familiare. Non è sempre facile, infatti il vero dialogo richiede molto amore e un impegno costante e molto spesso una profonda capacità di perdono. Un matrimonio senza dialogo finisce. Come comunichiamo? A volte comunichiamo con sguardi, con gesti, una comunicazione cioè non verbale. Alcuni di questi sono chiari, evidenti, ma ci sono dei segnali che se non sono spiegati dobbiamo insieme codificare: Che cosa mi vuoi dire? Dobbiamo sapere cogliere anche questo tipo di comunicazione per aprire un dialogo. Impariamo a non nasconderci le cose, a non lasciare cadere una cosa importante anche quelle che possono sembrare banali. Un aspetto del dialogo, molto utile anche se non molto spontaneo e a volte sgradevole è la correzione fraterna. Premesso che a nessuno piace essere corretto perché c’è l’orgoglio, c’è il fatto che ho sempre ragione, che sono sempre nel giusto ecc, ecc. Non confondiamo la correzione fraterna con la critica. L’intenzione che mi spinge a parlare non deve essere mai perché io mi sento migliore, ma perché voglio bene e desidero il bene del mio coniuge. Attenzione a non peccare per eccesso o per difetto (non parlo per non sollevare il problema). Sforziamoci di vedere ogni giorno i pregi, gli aspetti positivi e non solo i difetti, gli aspetti negativi Siamo convinti che questo tema riguarda ognuno di noi fin dalle radici del nostro essere figli di Dio. 40 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE IL PERDONO NELLA COPPIA Il Perdono. Gesù si è soffermato spessissimo sul perdono durante la sua predicazione, ci ha chiesto insistentemente di amare anche i nostri nemici, ci ha mostrato come fare. L’ultima sua azione umana sulla croce è stata perdonare, ha chiuso la sua vita con il perdono in una situazione estrema. “Non ti sposo perché ti amo ma per amarti”. Su questo impegno a volerci bene, ad essere per l’altro il segno, la finestra attraverso cui passa l’amore di Dio, noi dobbiamo fondare il matrimonio Ed è questo amore che va coltivato giorno per giorno attraverso anche tante piccole grandi attenzioni, che è la fonte dalla quale scaturisce il perdono. Il perdono fa parte di qualsiasi processo di relazione ed interpella tutti gli uomini. Parlando di perdono pensiamo alla parola come formata da PER e DONO, cioè è un qualcosa che si fa per donare. Sembra banale pensarlo come ad un dono …. Pensando ai protagonisti che sono in campo, chi perdona e chi è perdonato, non possiamo non legarlo a due azioni: CHIEDERE e DARE. Chiedere implica un cammino interiore, un mettersi in discussione, una volontà di cambiare. Dare implica il fatto che guardo alla persona che ho davanti, si fa fatica a dimenticare ma vuol dire avere fiducia nella possibilità dell’altro di cambiare vuol dire anche conoscere l’amore dell’altro. Chiedere implica anche vincere il senso di colpa, che è un ostacolo che ci inchioda al suolo ed è rimosso dal perdono. Dare comprende: concetti di gratuità e dignità. Gratuità perché il perdono è un dono ed è gratuito e la sua efficacia è in questo. Ti aiuto a rialzarti perché al di la della caduta,del tuo limite, io penso che tu possa camminare. Restituire dignità invece è Padre Misericordioso. l’altro aspetto del perdono: riprendiamo insieme la parabola del (Lettura della Parabola) Domande per una breve riflessione personale o in gruppo. Da che parte mi sono sentito: del figlio scapestrato, di quello che è sempre rimasto, del Padre?..... Che cosa mi vuole dire a me Gesù con questa parabola? Che cosa mi suggerisce nella mia relazione con …. Come illumina la mia relazione? Solo alcuni suggerimenti: Che cosa mi vuole dire a me Gesù con questa parabola? Dio ti ama, ti lascia libero anche di sbagliare. Che cosa mi suggerisce nella mia relazione con …. Che il perdono viene da Dio e quando si perdona non si riparte più dallo stesso punto di prima ma siamo saliti più in alto nella nostra relazione. Come illumina la mia relazione? Perdonare è una gioia grande e lo anche il chiedere perdono. 41 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE LA PREGHIERA IN COPPIA Sommadossi Maureen e Enrico - 12 Dicembre 2010 Donaci di accogliere la tua presenza, Signore, e di vivere nella tua comunione. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. PADRE NOSTRO LUI Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, sia santificato da tutti gli uomini e le donne, da tutti i vecchi e i bambini, dai ricchi e soprattutto dai poveri e che nessuno debba mai disprezzare il tuo nome per i mali e le violenze che altri uomini gli procurano. LEI Venga il tuo regno, come regno di verità e di giustizia, di amore e di pace e che ne godano soprattutto coloro che più si sentono esclusi e abbandonati. LUI Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra e così nella nostra vita e dovunque le tue creature vivono, lottano e sperano, soprattutto li dove si prendono decisioni che si ripercuotono sulla vita di altre persone. LEI Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e a noi davvero il pane soltanto e non tante altre cose di cui siamo tanto sazi ed ingombri da non accorgerci di chi non ha nemmeno il pane; mentre ai tanti poveri, ai tanti derubati e impoveriti, ai tanti deturpati nel volto e nel cuore della miseria dona pace e carne e medicine e istruzione e una casa. LUI e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, insegnaci a perdonare a comprendere, a non usare due pesi e due misure per i peccati nostri e degli altri e insegna ai popoli più ricchi a condonare a quelli più poveri il debito che li strangola, a superare l’offensivo divario tra i prezzi delle loro materie prime e quelli del nostro commercio. LEI e non ci indurre in tentazione soprattutto dacci la forza di conoscere il male e chiamarlo per nome, di resistere a tutto ciò che cancella sul nostro volto e nel nostro cuore la tua immagine che è Amore. ASSIEME ma liberaci dal male da ogni male, da ogni peccato, da ogni impurità, da ogni egoismo, da ogni struttura di peccato, da ogni strumento di morte, da ogni logica che ci rende non fratelli, non tuoi figli; liberaci per il Figlio che ci hai mandato a noi come agnello mansueto a dare la vita e che un giorno tornerà perché Tu sia tutto in tutti. Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli! Amen. MARIA, Regina della famiglia Prega per noi Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 42 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE LA PREGHIERA IN COPPIA Non coloro che dicono: "Signore, Signore!" entreranno nel regno dei cieli, ma coloro che fanno la volontà del Padre (Mt 7,21). Prima di poter affrontare insieme l’argomento è bene precisare che La preghiera non si racconta. La si vive. E pertanto il nostro tentativo non ha la pretesa di spiegare la preghiera ma di proporre un significato. Cercheremo allora di veder insieme questi argomenti: • • • • Significato della preghiera Perché pregare Come pregare Quando pregare Significato della preghiera L'invocazione a Dio è iscritta, in qualche modo, nel cuore di ogni persona, pur ricevendo interpretazioni diverse: dal vivere come se Dio non ci fosse alle più elevate esperienze spirituali. Nel cuore della preghiera scopriamo che Dio ha un grande desiderio che è più importante del nostro desiderio. Non siamo più noi che vogliamo parlare a Dio ma è Dio che vuole “parlare” a noi e vuole” parlare” con noi. Perché pregare L’uomo generalmente prega perché ha bisogno di Dio sa che da solo non può farcela. Siamo limitati. Ma non è solo questo. Pregare significa riconoscere che noi siamo delle creature e non creatori. Che non siamo noi i padroni della vita ma che la vita ci è stata donata.La preghiera è allora riconoscersi piccoli davanti a Dio. Come pregare Giovanni Paolo 2° diceva: “Non importa come tu preghi, l’importante è pregare” Forse alcuni di noi hanno diviso la propria vita in due parti Quella in cui vivo Quella in cui prego E forse ci rendiamo conto della seconda divisione quando mi trovo in difficoltà Non dobbiamo separare le due cose Sarebbe come dire sono cristiano solo quando prego. E’ forse così? Quando pregare? Possiamo allora pregare con le preghiere imparate da piccoli, possiamo allora pregare spontaneamente con le nostre parole, ma prima di tutto impariamo ad ascoltare Dio che ci parla. E’ questo un aspetto fondamentale. E si impara ad ascoltare Dio anche ascoltando gli altri, le persone che ci parlano che ci stanno vicino Perché non basta dedicarsi con onestà e generosità in famiglia al lavoro ecc?La vita non è solo lavoro, è anche contemplazione. Nella preghiera ringraziamo Dio per i doni ricevuti. Riconosciamo di dipendere da Dio La preghiera di coppia La vita senza preghiera non può avere senso per un cristiano, tanto più, per chi vuole essere unito in matrimonio “Dove due o più sono uniti nel mio nome Io sarò con loro”. La preghiera è allora una relazione che ci unisce a Dio, pregare assieme con chi ho deciso di condividere tuta la mia vita acquista maggior significato e approfondisce questa relazione. Quando marito e moglie si vogliono bene, pregano insieme realizzano in modo efficace la presenza concreta di Dio nella loro vita perché il Sacramento che riceverete non è nella persona del marito o della moglie ma è nella vostra relazione. Pregare insieme è contemplare il mistero di Dio in voi 43 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE La preghiera di coppia mostra e testimonia che la vostra relazione viene da Dio. In un passaggio della “Familaris Consortio” si legge”il matrimonio cristiano… è in se stesso un atto liturgico di glorificazione di Dio in Gesù Cristo e nella Chiesa”. Pensate allora che ogni atto della vostra vita è preghiera se viviamo in piena consapevolezza il matrimonio cristiano Pregare è riconoscere come presenza viva Cristo in noi. Ma a volte succede che Chiediamo e ci sembra di non ottenere. Le domande del cristiano paiono spesso rimanere inesaudite. Questo accade perché forse non sono preghiere nello Spirito, Scopriamo allora che possiamo essere esauditi in modo diverso da come ce l'aspettavamo e al di là di quello che ci aspettavamo. Anche Gesù ha pregato per non affrontare la morte, ma poi ha detto “sia fatta la tua volontà” Gesù è stato comunque esaudito dal Padre . E’ stato liberato dalla morte ed è risuscitato. Con la preghiera ci trasformiamo interiormente. Ecco perché la preghiera è sempre efficace. Preghiera ed Eucaristia Non ci sono dubbi è nell’Eucaristia che troveremo la vera sorgente della nostra preghiera e della nostra vita cristiana Nell’Eucaristia preghiera e vita si uniscono e Cristo Gesù è in noi e con noi. E’ realizzare la piena comunione di Cristo nella coppia sposata. Diventiamo cioè il tabernacolo che custodisce Gesù nella nostra vita. Senza Eucaristia la nostra fede, la nostra preghiera è arida. Ecco allora un buon motivo per partecipare all’Eucaristia Per poter veramente gustare e vedere la presenza di Dio nella nostra vita. Ecco perché abbiamo introdotto con quelle parole “Non coloro che dicono: "Signore, Signore!" entreranno nel regno dei cieli, ma coloro che fanno la volontà del Padre (Mt 7,21”). Affinchè la vostra vita futura di marito e moglie sia una testimonianza di preghiera vivente. E al di là di quanto detto……………… Sarete voi, con l’aiuto di Dio, con la vostra vita di sposi che vivono in pienezza il Matrimonio come Sacramento a scrivere il vostro significato di PREGHIERA. Lavoro per casa “COMPITO” . Provate a riparlare delle cose dette nell’incontro. Cosa più vi ha colpito. Quale atteggiamento avete verso le cose che accadono tutti i giorni. Vi siete mai accorti dell’Amore di Dio nella vostra vita “La preghiera è un’anelito, un sussulto del cuore, è un soffio che non sai di dove viene e non sai dove va. La preghiera è un’ incontro, a volte uno scontro, spesso un’attesa. E’ il pianto di Pietro al canto del gallo, è lo stabat di Maria ai piedi della croce. La preghiera è un attimo di eterno, è una scelta d’amore, è un bacio che accarezza un viso. La preghiera è un ricordo e un progetto, è un grido ed è silenzio. Sono le lacrime di chi piange per chi non piange, sono le suppliche della terra, le lodi della Chiesa. La preghiera è il nostro respiro, la nostra vita, il nostro tutto. Non c’è uomo che non prega, c’è solo un uomo che non sa di pregare”. Se possibile scrivere qualche appunto sul tema di questa sera, poi ogni coppia condivide con il gruppo, quello che ritiene di poter dire agli altri. 44 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE STILI DI VITA Bernardi don Alberto - 7 Gennaio 2011 Per motivi tecnici, Il materiale sarà fornito il giorno dell’incontro. 45 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE COPPIA APERTA E APOSTOLICA Sommadossi Enrico e Maureen - 15 Gennaio 2011 Donaci di accogliere la tua presenza, Signore, e di vivere nella tua comunione. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Preghiera dell’impegno ( di Paolo VI° ) Tu hai messo nelle nostre mani, o Signore, la costruzione del mondo e l’edificazione della chiesa; ci hai affidato l’annuncio del tuo vangelo di salvezza e ci attendi sempre nei poveri, nei sofferenti e in tutti i fratelli. Di fronte a noi si aprono molte strade e ci stordiscono tante voci discordi. Tra queste, la tua chiamata è un invito forte e dolce che non toglie nulla alla nostra libertà: noi vogliamo riservarci interamente la gioia e la responsabilità della risposta. Rendi più grande la nostra generosità e libera la nostra libertà : perché ognuno di noi al suo posto, voglia donarsi con amore fino alla fine. Padre Nostro… MARIA, Regina della famiglia Prega per noi Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 46 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE COPPIA APERTA E APOSTOLICA Cercheremo di analizzare insieme i seguenti aspetti: • Essere coppia oggi • Essere famiglia oggi Alcune difficoltà • Tendenza a chiudersi . Rapporto Pubblico e Privato • Genere Maschile e femminile • Coppia Aperta e Apostolica Problematiche, alcuni dati: • Solo il 4,9% delle famiglie era condotta da una persona che aveva fino a 30 anni. • Un terzo dei 30-34enni vive ancora con i propri genitori. Età quindi “matura” si riducono i tempi per poter programmare una famiglia. • Ci sono cambiamenti sociali dove a volte è difficile trovare delle soluzioni E ormai noto che in Italia i giovani tendono a diventare autonomi e a costituire una famiglia in misura minore rispetto agli altri giovani dei paesi industrializzati. Formano famiglie in età sempre maggiore. In Italia la nascita di un figlio tra i 25-29enni coinvolge solo il 12% dei giovani. Nella coorte di età 30-34 anni solo il 45% dei giovani ha generato un figlio. Tutti gli indicatori analizzati convergono verso il rafforzamento dell'ipotesi che i giovani italiani stiano ulteriormente procrastinando il superamento delle soglie di passaggio ai ruoli adulti. Trovarsi allora proiettati nel “fare famiglia” diventa un po’ problematico. Il rischio è quello di essere presi dalla tensione di: o fare le cose in fretta oppure spostare più in là la realizzazione del nostro sogno Ci sono cambiamenti sociali dove a volte è difficile trovare delle soluzioni Interferenze sociali verso la famiglia. La famiglia è un business da un punto di vista commerciale. Sono maggiori le iniziative che coinvolgono la famiglia come oggetto di intervento famiglia che non quelle che vedono la famiglia soggetto, promotore di azione, soggetto di intervento. Provate a pensare se avete bisogno di assistenza , di aiuto, di sostegno economico quali difficoltà. Rischio: Tendenza alla privatizzazione della serie “chi ce lo fa fare”. Restiamo chiusi tra me e te, perché uscire? stiamo così bene da soli. Viene meno la volontà ad aprirsi. Capacità di dialogo Oggi la media giornaliera di dialogo all’interno di una famiglia è ridotta a circa 8 minuti al giorno, solo una decina di anni fa era di 15. E se la famiglia è il luogo dove oggi si risiede di più (terza adolescenza) questo, rispecchia un po’ una mentalità, un comportamento di rinvio delle giovani generazioni, si cerca di accumulare, risparmiare forse. Il privato, diventa il luogo più sicuro. Io e te. Non diamo dei giudizi lasciamo poi al gruppo l’analisi di quanto detto Pubblico e privato sono due entità diverse. E’ ancora così? Oggi c’è parecchia confusione. Che cosa si intende? Pubblico dovrebbe essere la parte delle mie relazioni con l’esterno, Privato i miei sentimenti, la mia privacy. E’ veramente così? Oggi la vita privata è quella che fa audience altrimenti non interessa. (Vedi Isola dei famosi, Grande Fratello ecc.) Sembra giusto così. La mia vita privata a chi interessa? Oggi a tutti!!! Quel tipo di “ privato” deve fare odiens altrimenti non è valido. E i mie sentimenti? Il silenzio,sentirsi lo stomaco stringersi quando lui o lei ti guarda. 47 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Rischio Oggi allora pubblico e privato vanno a colpire la vita dei due. C’è confusione e la coppia potrebbe chiudersi in se stessa. Ma è questo essere coppia aperta e apostolica? Pubblico e privato devono allora interagire non fare odiens. Altra difficoltà da cogliere oggi di “GENERE”: Maschile e femminile Anche le categorie riferite al genere oggi non sono più così marcate. La società esprime delle aspettative ambigue nei confronti delle differenze sessuali. Ci propongono dei modelli che poi nella vita attuale, questi modelli sono smentiti Chi è l’uomo vero? Quello che non chiede mai, diceva una vecchia pubblicità. E la donna vera? Self made woman la donna in carriera, emancipata. La differenza è bassa. A scuola impariamo che siamo tutti uguali e quando andiamo a lavorare le cose cambiano Proposte di carriera vengono soprattutto per l’uomo. L’uomo fisicamente non va in gravidanza. Ci sono forse maggiori aperture, riconoscimenti, ma generalmente siamo ingannati. Questa ambiguità, ricade sulle giovani coppie che intraprendono un cammino matrimoniale. Dovete cioè rimettere insieme da soli una relazione di genere (maschile e femminile) i ruoli, reddito famigliare, ecc. Chi dei due deve cercare un compromesso? Essere coppia allora non è semplice. Risultato: Questa ambiguità, ricade sulle giovani coppie che intraprendono un cammino matrimoniale. Dovete cioè rimettere insieme da soli una relazione di genere (maschile e femminile) i ruoli, reddito famigliare, ecc. Chi dei due deve cercare un compromesso? Situazione: I due lavorano…… a pranzo sono.. Lui da sua madre, lei da sua madre. A cena hanno troppi pensieri, il lavoro,si pensa i vantaggi economici, il viaggio magari da soli per potersi voler più bene, magari ti mando una cartolina. Oppure guardiamo la tele…e dialogare , dirci ciò che proviamo? Carriera prima di tutto. Realizzarsi come singoli prima di tutto. Ah… la casa prima, la macchina poi, i figli ? Tra qualche anno…. Qualche tempo fa era la famiglia che ti insegnava a far famiglia, e oggi? Di fronte a questa illustrazione ha senso parlare di…………………………….. Che cosa significa essere allora oggi:”Coppia aperta e apostolica” Come è possibile allora essere copia apostolica oggi? Perché aprirci agli altri se si sta così bene tra le nostre mura? Analizziamo il nostro rapporto da Fidanzati. Come è cambiato il mio modo di vivere? In famiglia, al lavoro, con gli amici, in parrocchia? Da ciò che si sente e si vede, sembra che ci sia una certa tendenza a perdere un po’ della propria liberta. Fisso delle sere per andare da Lei/lui, al Martedì, e Giovedì, venerdì con gli amici ecc. Certamente la nostra vita non è più quella prima. La coppia deve avere momenti per sé ma non vuol dire chiudersi in se stessi. Suggerimento: Imparate da ora a scoprire che è bello fare le stesse cose che si facevano prima Ora siamo in due. Anzi una volta sposati siamo in tre. Dio che ci ama e che ci unisce a LUI Cercare un equilibrio per poter essere anche testimoni di quell’Amore che vi è stato donato e che state vivendo come coppia. Usciamo da noi stessi, l’amore per gli altri è il nostro bene. Nella “Comunione” con gli altri certamente posso perdere la mia realizzazione,, perdere tempo, autonomia, denaro energia, delusioni Ma sperimentiamo anche che chi perde la propria vita perché ama, è colui trova la vera vita. 48 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Io cresco donandomi L’amore evangelico è Amore generoso, disinteressato, aperto. Dobbiamo allora essere testimoni una volta uniti dal sacramento del matrimonio. Perché come coppia portate Cristo agli altri. E’ un dono cosi grande che non devo e non posso tenerlo solo per me. Come essere concretamente protagonisti? Essere Famiglia aperta? Famiglia e politiche sociali. Soggetti attivi, responsabili. Famiglia e scuola. Esser presenti, attenti, attivi Famiglia e lavoro. Chiedere politiche che aiutino la famiglia a crescere Famiglia e insieme di famiglie. Crescere nei gruppi famiglie /sposi/ presenti anche nelle varie parrocchie, per arricchirsi, dare il proprio contributo Famiglia e Chiesa. Essere parte viva della chiesa e nella chiesa. Perché la Chiesa siamo noi. Perché “Dove due o più sono insieme per pregare io sono in mezzo a loro” Essere coppia aperta e apostolica è fare non la nostra ma la Sua volontà E’ essere consapevoli che siamo un grande valore davanti a DIO. E Dio ci ama e ci chiama per nome. 49 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE PATERNITA’ E MATERNITA’ RESPONSABILE Reato Graziella e Silvio - 21 Gennaio 2011 Donaci di accogliere la tua presenza, Signore, e di vivere nella tua comunione. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Vieni, Spirito del Signore, scendi nei nostri cuori: insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire, compi tu stesso quanto da noi richiedi. Sii tu solo a suggerire e guidare le nostre decisioni, perché tu solo, con Dio Padre e con il Figlio suo, hai un nome santo e glorioso: non permettere che sia lesa da noi la giustizia, tu che ami l’ordine e la pace; non ci faccia sviare l’ignoranza, non ci renda parziali l’umana simpatia, non ci influenzino cariche o persone; tienici stretti a te col dono della tua grazia, perché siamo una sola cosa in te e in nulla ci discostiamo dalla verità. Gloria … DALLA LETTERA DI SAN PAOLO AI GALATI (5,13-23) Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto 14 per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la 15 legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! 16 Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della 17 carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; 18 queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate 19 guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. Del resto le opere della carne sono ben note: 20 fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, 21 dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi 22 preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; 23 contro queste cose non c’è legge. 13 LA RICCHEZZA DEI FIGLI Signore, ci avviciniamo al giorno del nostro matrimonio. Tu sai con quanto impegno ci siamo preparati, con quanta trepidazione attendiamo il momento in cui saremo per sempre insieme. Ma, se pensiamo al nostro futuro, non riusciamo ad immaginarci da soli. No, Signore. Già da ora vorremmo che il tuo disegno per noi prevedesse dei figli. Bambini che piangono e che sorridono, che corrono e fanno capricci: vita che riempie la nostra casa, ma soprattutto i nostri cuori. Perché, lo sappiamo Signore, essi ci daranno pensieri e preoccupazioni, ma anche gioia e tenerezza. Sarà la tua tenerezza per noi fatta realtà. Sarà la certezza che per noi non esisterà mai la povertà dei silenzi ostinati, delle solitudini, della monotonia, del logorio quotidiano. Esisterà invece la ricchezza delle parole, dei sorrisi, dei baci, di un abbraccio nel quale vorremmo includere gli altri: quelli che non comprenderanno il segreto della nostra felicità. Padre nostro … MARIA, Regina della famiglia Prega per noi Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 50 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE PATERNITA’ E MATERNITA’ RESPONSABILE La sessualità nel matrimonio Matteo 19,3-6 “Si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova. Gli chiesero: E’ lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo ? Egli rispose: Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne? Cosi non sono più due, ma una sola carne. Quello che Dio ha congiunto l’uomo non lo separi”. Gesù non accetta (come fanno gli altri) di entrare in una polemica giuridica ( “divorzio si, divorzio no”), ma porta il discorso su un piano di valori; vuol andare al fondamento umano dell’amore. “Da principio...” Dio desidera ardentemente che gli sposi si diano l’un I’altro la pienezza di vita attraverso la propria relazione sessuale, ma solo in un coinvolgimento reciproco esclusivo e permanente. Esclusivo vuol dire “con te e solo con te”: il contrario è I’adulterio , il tradimento, la scappatella, il libero amore o anche un matrimonio che preveda la possibilità di sposare più mogli o mariti, o di avere un’amante. Permanente vuol dire “ogni giorno della nostra vita ”. Il rovescio di permanente è provvisorio; è un rapporto fragile e che si rompe e finisce; un divorzio... Fare sesso (semplicemente) non è sufficiente. Occorre “far I’amore 24 ore al giorno . “ Far l’amore“, inteso proprio nel significato autentico di costruire il proprio amore , dialogando sessualmente , è strada privilegiata per vivere il proprio sacramento del matrimonio. Non si tratta soltanto di una attività di dieci minuti, ma di vivere una relazione che coinvolge marito e moglie, come persone sessuate, lungo tutto l’arco della giornata e che può trovare il suo punto di forza al momento dell’incontro sessuale. Si tratta di accoglienza, rispetto , apertura , condivisione dei propri sentimenti , fiducia ... , mettersi l’uno nelle mani dell’altra fino ad essere due in una carne sola . Questa è vera strada di santità. Alcune domande per l’approfondimento Fa un segno accanto ai punti con i quali sei d’accordo almeno in parte. I figli sono : - una gran responsabilità e impegno una possibile minaccia della nostra relazione molto costosi una possibile interferenza con la professione molto importanti essenziali per il nostro amore qualcosa a cui non ho pensato molto qualcosa su cui è bene che noi parliamo - dipendono dalla decisione della moglie una responsabilità che poi tocca alla moglie qualcosa su cui non desidero fermarmi ora . un sovrappiù qualcosa non per me una irresponsabilità metterli al mondo oggi molto bene , se tu mio sposo/a lo desideri importanti per la felicità dei nonni Adesso numera in ordine di importanza i punti che hai segnato e parlane approfonditamente con il fidanzato/a Per le donne: Credi che il tuo futuro sposo sia disposto a impegnarsi quanto te nell’educazione dei vostri figli ? per gli uomini: Pensi di essere altrettanto interessato e disponibile all’educazione dei figli quanto la tua futura sposa ? La procreazione Per tutta una serie di fattori, nella cultura e nella mentalità dominante la trasmissione della vita umana è stata ridotta a un fenomeno puramente biologico, è ”riproduzione”, come negli animali. In linea invece con tutta una tradizione che parte dalle prime pagine della Genesi, il Magistero conferma la dottrina che vede la generazione umana come opera si di un uomo e di una donna, uniti in quella comunione di vita e di amore che è il matrimonio, ma in collaborazione con l’amore creatore di Dio. Perciò il generare umano è ”procreazione” nel senso più forte del termine, quasi 51 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE un creare in nome del Creatore. E per gli sposi non è una specie di hobby, ma costituisce ”la missione loro propria” . Leggiamo insieme la ”Gaudium et Spes” al n.50 . Con termini insieme semplici e profondi cosi si esprime la ”Familiaris Consortio’”. ”Con la creazione dell’uomo e della donna a sua immagine e somiglianza, Dio corona e porta a perfezione I’opera delle sue mani: Egli li chiama a una speciale partecipazione del suo amore ed insieme del suo potere di Creatore e di Padre, mediante la loro libera e responsabile cooperazione a trasmettere il dono della vita umana: ’Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela’ (Gn 1,28). Cosi il compito fondamentale della famiglia e il servizio alla vita, il realizzare lungo la storia la benedizione originaria del Creatore, trasmettendo nella generazione I’immagine divina da uomo a uomo. La fecondità è il frutto e il segno dell’amore coniugale, la testimonianza viva della piena donazione reciproca degli sposi”. I figli, preziosissimo dono del matrimonio Secondo il disegno di Dio, il matrimonio è il fondamento della più ampia comunità della famiglia, poiché l'istituto stesso del matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione ed educazione della prole, in cui trovano il loro coronamento. Nella sua realtà più profonda, l'amore è essenzialmente dono e l'amore coniugale, mentre conduce gli sposi alla reciproca «conoscenza» che li fa «una carne sola», non si esaurisce all'interno della coppia, poiché li rende capaci della massima donazione possibile, per la quale diventano cooperatori con Dio per il dono della vita ad una nuova persona umana. Così i coniugi, mentre si donano tra loro, donano al di là di se stessi la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore, segno permanente dell'unità coniugale e sintesi viva ed indissociabile del loro essere padre e madre. Divenendo genitori, gli sposi ricevono da Dio il dono di una nuova responsabilità. Il loro amore parentale è chiamato a divenire per i figli il segno visibile dello stesso amore di Dio, «dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome» . Non si deve, tuttavia, dimenticare che anche quando la procreazione non è possibile, non per questo la vita coniugale perde il suo valore. La sterilità fisica infatti può essere occasione per gli sposi di altri servizi importanti alla vita della persona umana, quali ad esempio l'adozione, le varie forme di opere educati ve, l'aiuto ad altre famiglie, ai bambini poveri o handicappati. COMPITO DELLA FAMIGLIA NELL’EDUCAZIONE DEI FIGLI L'educazione, conseguenza della missione procreativa. La responsabilità di educare la prole proviene ai genitori da fatto che essi liberamente hanno collaborato con Dio a dar la vita a nuove creature. Avendo dato ai figli il dono della vita, è loro dovere insegnare ciò che è necessario per condurre una vita pienamente umana. Con le parole e con i fatti trasmettono ad essi ciò che bisogna sapere per l’armoniosa evoluzione della vita fisica e intellettuale e per conseguire la maturità spirituale. Ma anche con l'esempio del proprio comportamento preparano i figli ai diversi impegni che gradualmente loro si presenteranno nell'umana convivenza. L’educazione in seno alla famiglia I genitori, pertanto, « vanno considerati come i primi e principali educatori dei figli. L'ambito familiare deve essere ritenuto come il luogo per sé più di ogni altro favorevole alla genuina educazione , perché in esso si trovano la comprensione e l’amore dei genitori verso i figli , sentimenti dai quali naturalmente sorga la sollecitudine per tutte quelle cose che sono veramente buone e proficue per i figli. Nè bisogna sottovalutare il particolare aiuto che nell'opera educativa in seno alla famiglia sono idonei a portare i fratelli di diversa età aiutandosi tra loro, i nonni e tutti gli altri familiari, che comunicano ai giovani la propria saggezza e la propria esperienza. I genitori: Cibo, acqua e sole per i figli Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due saranno una cosa sola» (Genesi 2,24). La coppia è chiamata da Dio a collaborare per continuare la creazione. Ma genitori non si nasce, lo si diventa tramite una preparazione e una maturazione della vita di coppia. Non esistono coppie fortunate, ma persone che desiderano e vogliono stare insieme, mantenendo la parola data davanti a se stessi, all'autorità politica e a quella religiosa. L'armonia di coppia è condizione essenziale per essere educatori credibili e coerenti, dato che i primi atteggiamenti di amore e di odio si imparano dai genitori. Le più belle pagine di letteratura pedagogica definiscono i genitori, chiamati ad essere educatori, il sole, il cibo e l'acqua per i figli. 52 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Come il seme ha bisogno di un terreno fertile, ben concimato, ben erpicato per aprirsi, crescere e dare frutto, così il bambino necessita di una solida preparazione di fondo da parte dei genitori affinché trovi spazio concreto per affermarsi. Il fine dell'educazione è migliorare, sviluppare in modo armonico, equilibrato «se stessi». Compito dei genitori è farsì che il bimbo sia essenzialmente se stesso nella sua parte migliore. Non si può pretendere che un figlio dotato di temperamento vivace, esuberante, diventi un individuo calmo, riflessivo e facilmente manovrabile, ma si avrà attenzione di far evolvere la sua vivacità ed esuberanza in ricchezza di interessi, in apertura sociale, e la tenacia, in forza di volontà. L'arte dell' educare richiede pazienza, amore, attenzione, creatività e conoscenza. Se si lascia crescere il «seme» senza cura, senza attenzione, per paura di danneggiarlo o di urtarlo, si è causa del suo indebolimento e della sua incapacità di resistenza. I genitori devono offrire sicurezza ai figli. Essa è condizione preliminare e indispensabile dell'amore, che a sua volta è condizione preliminare dell'auto-realizzazione. Gli sposi dopo il bambino La presenza del bambino modifica le relazioni tra gli sposi appena inizia l'attesa, ma soprattutto quando è arrivato. Da questo momento la loro amicizia si consacra, si approfondisce, si unifica. Lo sposo si riconosce padre allo stesso tempo che vede nella moglie non più soltanto la sposa, ma anche la madre del bambino. Ma il frutto di quelle viscere è ormai un essere indipendente; diventa il centro delle occupazioni e delle cure, il simbolo dell'ignoto e dell'avvenire come pure dell'amore e tutto si mette a ruotare intorno a questo centro. La comune responsabilità del padre e della madre, ha come primo effetto di consacrare il legame coniugale. Finché non vi è il figlio, l'unione ancora non è unità. Ma eccolo! Ed è il tale dei tali; gli si dà un nome per indicare anticipatamente questa singolarità che nasce e che è la prova tangibile della verità dell'amore. Malgrado la sua doppia somiglianza e la sua doppia origine, il bambino è perfettamente uno. Prima di lui, i genitori avevano potuto credere al caso del loro incontro. Se riandavano ai primissimi inizi del loro amore, potevano pensare che si erano attaccati l'uno all'altra per un particolare: un ricciolo, un profumo, il timbro di voce; una presentazione, un valzer, un incidente; forse anche una sorpresa, uno sbaglio. Dopo i primi mesi di vita in comune, forse uno dei due aveva avuto qualche dubbio e si era detto che se si fosse voltato a sinistra invece che a destra e se avesse preferito il bruno al biondo, avrebbe scelto in tutt'altro modo. La venuta del bambino fuga questo tipo di pensieri per sempre. Il bambino dimostra con la propria presenza che i casi non meritavano di essere chiamati così e che erano lo strumento di una predestinazione. Anche la più solida unione tra due esseri può rompersi. Il bambino non si dissocerà. Ci si domanda talvolta se una donna sposata deve essere più sposa che madre o più madre che sposa. Non si tratta qui di sottigliezze e si possono caratterizzare diversi tipi di famiglie secondo che la donna vi sia maggiormente madre o sposa. Nei paesi latini, dove sussiste la romanità col suo ordine, sembra che la donna sia più madre; non così nell'atmosfera nordica o anglosassone. Ma l'ordine della ragione, anche se non quello dei costumi, vuole che la maternità non faccia dimenticare alla donna che è innanzi tutto sposa. È rischioso che una madre si volga prima di tutto verso i figli e trascuri lo sposo: è allora che questi può staccarsi da lei e cercare altrove il centro della sua vita. I figli sono la benedizione, la gloria e l'irradiamento dell'amore. Spostare l'asse dei pensieri e delle cure su di essi a discapito dell'amore coniugale, che è la loro fonte, è una debolezza e tra le più difficili da individuare, perché è generosa. Si potrebbe trovare in questo cedimento del cuore materno la spiegazione di molte crisi latenti della famiglia. Le vie per far crescere l’amore e la responsabilità nella coppia Il concilio sa che spesso i coniugi nel dare un ordine armonico alla vita coniugale, sono ostacolati da alcune condizioni della vita di oggi, e possono trovare circostanze nelle quali non si può aumentare almeno per un certo tempo il numero dei figli ...(Gaudium et Spes n° 51 ) 53 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE REGOLAZIONE NATURALE DELLA FERTILITA’ Minato Lucia e Mario – 29 Gennaio 2010 Donaci di accogliere la tua presenza, Signore, e di vivere nella tua comunione. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Spirito di DIO che con la tua luce distingui la verità dall' errore, aiutaci a discernere il vero. Dissipa le nostre illusioni e mostraci la realtà. Facci riconoscere il linguaggio autentico di Dio nel fondo dell'anima nostra e aiutaci a distinguerlo da ogni altra voce. Mostraci la volontà divina in tutte le circostanze della nostra vita, in modo che possiamo prendere le giuste decisioni. Aiutaci a cogliere negli avvenimenti i segni di Dio, gli inviti che ci rivolge, gli insegnamenti che ci vuole inculcare. Rendici atti a percepire i tuoi suggerimenti, per non perdere nessuna delle tue ispirazioni. Concedici quella perspicacia soprannaturale che ci faccia scoprire le esigenze della carità e comprendere tutto ciò che richiede un amore generoso. Ma sopratutto eleva il nostro sguardo, la dove Egli si rende presente, ovunque la sua azione ci raggiunge e ci tocca. Per Cristo nostro Signore. Amen Gloria … La ricchezza dei figli Signore, ci avviciniamo al giorno del nostro matrimonio. Tu sai con quanto impegno ci siamo preparati, con quanta trepidazione attendiamo il momento in cui saremo per sempre insieme. Ma, se pensiamo al nostro futuro, non riusciamo ad immaginarci da soli. No, Signore . Già da ora vorremmo che il tuo disegno per noi prevedesse dei figli. Bambini che piangono e che sorridono , che corrono e fanno capricci: vita che riempie la nostra casa ma soprattutto i nostri cuori. Perché, lo sappiamo Signore, essi ci daranno pensieri e preoccupazioni, ma anche gioia e tenerezza. Sarà la tua tenerezza per noi fatta realtà. Sarà la certezza che per noi non esisterà mai la povertà dei silenzi ostinati, delle solitudini , della monotonia, del logorio quotidiano. Esisterà invece la ricchezza delle parole, dei sorrisi, dei baci , di un abbraccio nel quale vorremmo includere gli altri: quelli che non comprenderanno il segreto della nostra felicità. Padre nostro … MARIA, Regina della famiglia Prega per noi Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen 54 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE REGOLAZIONE NATURALE DELLA FERTILITA’ Il tema di questa sera ci porterà a parlare di Metodi Naturali o meglio di Regolazione o Conoscenza della fertilità che indica un intervento legittimo della responsabilità della persona e della sua volontà . Il Metodo Naturale tramite la conoscenza scientifica diventa uno strumento, una via che la coppia può utilizzare per far crescere l’amore e la responsabilità. Desideriamo proporvi questo incontro come un’altra possibilità datavi da questo corso per camminare nella conoscenza reciproca. CHE COS’E’ L’INTIMITA’ La parola “intimità” deriva dal latino intimus, che significa interiore. Dunque,l’intimità riguarda due persone che aprono il loro intimo l’uno per l’altro. Si tratta di entrare nella vita dell’altro a livello emozionale, intellettuale, sociale, fisico e spirituale. Questa realtà riguarda il livello più profondo possibile in ogni ambito della vita. L’intimità è accompagnata da un senso di amore e fiducia. In un contesto d’intimità, riteniamo che l’altro persegua il nostro massimo bene; così, possiamo aprirci senza il timore che quello che diciamo o manifestiamo non sia usato contro di noi. Il desiderio d’intimità tra l’uomo e una donna è antico quanto la specie umana. Il racconto più noto dell’origine dell’uomo si trova nel libro della Genesi, che fa parte dell’Antico Testamento. Vi si dice che la donna è stata creata da una costola dell’uomo. Quando l’uomo si sveglia dal sonno in cui Dio lo ha fatto sprofondare prima di togliergli una costola e vede la donna che Dio ha creato, dice: “Questa si! È osso delle mie ossa, carne della mia carne. Si chiamerà donna perché e stata tratta dall’uomo”. (Gn 2,23) la donna è come l’uomo, ma con differenze che la rendono unica. È più simile a lui di qualsiasi altra cosa l’uomo abbia mai visto, ma diversa; separata, ma collegata a lui. Qualcosa che si trova nelle profondità del suo essere corrisponde a qualcosa che si trova nelle profondità di lei. Non è un’incontro superficiale, ma una risposta in profondità. Questo è l’aspetto centrale della risposta umana a un altro cuore umano: un’altra persona più vicina a lui di qualunque altro essere dell’universo. Queste due realtà, somiglianza e differenza, costituiscono le basi dell’intimità umana. Senza di esse, non potrebbe esservi intimità. Uomini e donne sono individui distinti, ma sono collegati l’uno all’altra a livello fisico, emozionale, intellettuale e spirituale. C’è qualcosa nell’uomo che chiama a gran voce la donna e nella donna c’è qualcosa che chiede la vicinanza dell’uomo. Negare le nostre somiglianze significa rinnegare la nostra umanità di base. Negare le nostre differenze è uno sforzo inutile per rifiutare la realtà. In un buono matrimonio, c’è spazio non per la competizione, ma per la collaborazione. Troviamo l’uno nell’altra un luogo per riposare, una casa, un complice, una persona a cui siamo legati in modo unico. L’intimità sessuale è uno degli aspetti dell’unità. Tuttavia, l’aspetto emozionale, intellettuale e spirituale della vita non può essere separato da quello fisico. Il fidanzamento è finalizzato a “imparare a conoscersi”, che è un’altra espressione per definire l’intimità. Quando la fase dell’“innamoramento” ha raggiunto il suo culmine, proviamo la sensazione di appartenere l’uno all’altra. Sentiamo che in qualche modo siamo stati fatti l’uno per l’altra. Volgiamo essere aperti e onesti, confidare i nostri segreti più profondi. Sentiamo nel nostro cuore che ci ameremo per sempre, che desideriamo la felicità dell’altro al di sopra di ogni altra cosa, e che la nostra felicità dipende dallo stare con quella persona per sempre. Questo senso di profonda intimità ci da il coraggio di impegnarci per la vita del matrimonio. RESPONSABILITA’ … nella trasmissione della vita Paternità e Maternità responsabile significa limitare, ma innanzitutto saper accogliere la vita ed è questo aspetto che va prima di tutto sottolineato perché l’amore coniugale è … Amore fecondo Verso la coppia : Fecondità come reciproco arricchimento, capacità di donarsi, di migliorare se stesso e l’altro, di far crescere le persone che ci stanno attorno (quanto mi sento responsabile del tuo bene, quanto ti aiuto con dolcezza ad essere te stesso ?) Verso gli altri : L’unione di coppia è feconda quando il rapporto a due non si riduce a un guardarsi negli occhi, a un cercarsi a vicenda per tentare di superare le proprie insoddisfazioni, ma quando esce da questo “ egoismo a due“ per farsi dono. 55 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE L’INCONTRO L’incontro tra l’uomo e la donna porta all’incontro di due storie, di due identità, di due sensibilità, di due corpi. Non parleremo del “far l’amore” nel senso usuale del termine. Sessualità non è come dire genitalità. E’ la forza che ci aiuta a uscire da noi stessi, per costruire una relazione tra due persone sessualmente diverse. Un essere maschile e un essere femminile, diversi fisicamente e psichicamente (sentimenti, tempi, gusti e ritmi diversi, sogni, modi di ragionare diversi). La sessualità è quindi linguaggio , comunicazione, ci aiuta a conoscerci, come dice la Bibbia, dove “fare l’amore” viene indicato con il verbo conoscere cioè conoscere l’altro, conoscerlo non astrattamente, in teoria, ma farne esperienza , sperimentarlo quasi dal di dentro. Il fidanzamento è un tempo prezioso per la scoperta e l’educazione alla relazione. Un matrimonio non fallisce per caso o perché non si conosceva il sesso fisico. Normalmente la causa è perché non si è dato importanza alla relazione, perché non ci si è allenati a convivere con le diversità dell’altro. La sessualità nel matrimonio Dio desidera ardentemente che gli sposi si diano l’un l’altro la pienezza di vita attraverso la propria relazione sessuale, ma solo in un coinvolgimento reciproco… esclusivo e permanente Esclusivo vuol dire “con te e solo con te”: il contrario è l’adulterio, il tradimento, la scappatella, … permanente vuol dire “ ogni giorno della nostra vita”. Il rovescio di permanente è provvisorio; è un rapporto fragile e che si rompe e finisce. Fare sesso (semplicemente) non è sufficiente. Occorre “ far l’amore 24 ore al giorno”. “Far l’amore “, inteso proprio nel significato autentico di costruire il proprio amore, dialogando sessualmente, è strada privilegiata per vivere il proprio sacramento del matrimonio. Non si tratta soltanto di una attività di 10 minuti, ma di vivere una relazione che coinvolge marito e moglie, come persone sessuate, lungo tutto l’arco della giornata e che può trovare il suo punto di forza al momento dell’incontro sessuale. Si tratta di accoglienza, rispetto, apertura, condivisione dei propri sentimenti, fiducia …, mettersi l’uno nelle mani dell’altro fino ad essere due in una carne sola. Le vie per far crescere l’amore e la responsabilità nella coppia Secondo il Magistero della chiesa via privilegiata da seguire per vivere responsabilmente la relazione sessuale- matrimoniale sono “ i Metodi di Regolazione Naturale della Fertilità”. I MN partono dalla previa considerazione che la responsabilità della trasmissione della vita non sia problema che riguarda solo la donna ma la coppia in quanto tale. Qualunque sia la disposizione della coppia verso una possibile gravidanza, l’uso di un MN aiuta ad instaurare all’interno della coppia uno stile fatto di consapevolezza verso i segnali del corpo, di attenzione reciproca, di responsabilità comune e di dialogo sincero anche su temi delicati come quelli della genitalità, della sessualità e della fecondità. L’aspetto dei MN che in genere viene considerato più difficile da affrontare è quello dell’astinenza periodica ( astenersi dai rapporti completi durante la fase fertile della donna). Per molte coppie questo costituisce un ostacolo. In realtà l’astinenza periodica dovrebbe essere considerata non solo nel suo aspetto di rinuncia ma come il tempo dell’attesa, il tempo in cui si coltiva il desiderio dell’altro. La rinuncia momentanea ai rapporti può rappresentare il tentativo di vivere e di esprimere l’amore anche in altri modi, tramite la parola, lo sguardo, il gesto affettuoso, trasformando questo momento in un tempo di amore pieno. Tutto ciò non toglie all’astinenza periodica la sua difficoltà. Essa è percepita in modo diversa da coppia a coppia I MN, come percorso alternativo alla strategia contraccettiva, partono dalla previa considerazione che la responsabilità della trasmissione della vita non sia problema che riguarda solamente la donna, ma la coppia in quanto tale. I MN,infatti, molto di più che il comportamento contraccettivo, impegnano l’uomo e la donna, il marito e la moglie, non solo in quanto singoli, ma soprattutto in quanto coppia. Il concetto di PR nasce dalla domanda sul numero dei figli che una coppia deve avere. La risposta la deva dare la coppia sulla base di un’analisi di una serie di fondamentali fattori. La PR deve inoltre tener conto delle concrete situazioni delle famiglia, le sue condizioni fisiche, soprattutto della donna, economiche, psicologiche e sociali in ordine soprattutto alla effettiva educabilità dei figli, tenendo presente che spesso una famiglia sensatamente numerosa da notevoli vantaggi per la reciproca educazione. Un invito particolarmente attuale per i tanti 56 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE paesi in cui il modello dominante di famiglia è quello di coppia di sposi con n solo figlio o al massimo due. I MN non si pongono accanto ai contraccettivi sullo stesso piano ( risolvere cioè il problema della regolazione delle nascite) ma vogliono cercare di rispettare i valori e i significati della sessualità umana. C’è quindi molta differenza tra l’uso di un metodo naturale e l’uso di un contraccettivo: Un metodo naturale, anche quando mira ad evitare una gravidanza, lo fa accettando, rispettando e valorizzando il principio dell’inscindibilità tra l’atto coniugale e la procreazione. La contraccezione invece dà per scontata tale scissione: un conto è l’atto genitale (con il quale nella mentalità odierna si cerca soprattutto il piacere), un conto è la procreazione (che solo io decido quando e come esercitare.) In tal modo manipola ed impoverisce entrambe le dimensioni. IL METODO NATURALE: Perché sceglierlo ? E’ AFFIDABILE Ufficialmente riconosciuto dall’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) L’insegnante RNF è una persona che ha fatto un percorso di formazione e aggiornamento continuo ed è socio del centro INER ( dal 1987 ~250 insegnanti e ~ 5.000 utenti) E’ fondato su basi medico-scientifiche Individua il periodo fertile e i periodi non fertili per scegliere o meno una gravidanza E’ RISPETTOSO E’ rispettoso del corpo femminile e dei suoi ritmi fisiologici Non è invasivo perché : – non usa mezzi meccanici, – non usa sostanze farmacologiche – non introduce ormoni – non pone barriere E’ senza effetti collaterali – ad esempio derivanti da farmaci LA PERSONA UMANA CONOSCE SE STESSA E INCONTRA L’ALTRO/A La persona è un tutt’uno: corpo-cuore-mente La persona cerca e vuole il proprio bene La ricerca dell’armonia personale apre alla relazione con l’altro/a Si impara a dialogare rispettando la diversità maschile e femminile IL METODO NATURALE: Cosa offre ? VALORIZZA IL DIALOGO DI COPPIA Si condivide la conoscenza della propria fecondità e fertilità Lo sforzo di conoscenza reciproca alimenta il dialogo Offre e richiede l’assunzione di un impegno reciproco RENDE PADRI E MADRI RESPONSABILI Non c’è nessun tipo di delega .Ogni atto diventa una libera e consapevole scelta Acquisire la consapevolezza della propria fertilità come valore positivo e non come qualcosa da eliminare dalla propria vita CI AIUTA AD ACCETTARE L’ALTRO PER QUELLO CHE E’ A livello fisiologico e psicologico CHIEDE LA CONTINENZA L’impegno a vivere la continenza può educare alla ricerca di un linguaggio affettivo fatto di tenerezze, attenzioni, … 57 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE RIASSUMENDO … I MN sono una strada, un cammino, un’esperienza che parte dalla conoscenza di sè, in particolare dei propri segni e sintomi di fertilità, dalla loro accettazione e dal rispetto per come si è fatti per diventare uno stile di vita, un modo di vivere la propria sessualità e la relazione con il proprio marito e la propria moglie. Favoriscono il dialogo, fanno crescere nella responsabilità in relazione alla Paternità e Maternità. LA LEGGE DELLA GRADUALITA Nella storia delle persone i tempi e i modi in cui maturano le scelte importanti non sono sempre così lineari e niente può essere dato per compreso definitivamente, c’è sempre da imparare qualcosa di più. E’ un po’ come quando si cammina in montagna: c’è il momento in cui, mappa alla mano, si torna indietro perché abbiamo sbagliato sentiero; c’è il momento in cui si cammina con fatica perché la salita è erta e ci chiediamo: “siamo sicuri che dobbiamo passare proprio di qui?”. A volte la meta non è più visibile perché la cima è coperta dalle nuvole, altre volte sotto un cielo limpido ci fermiamo per gustare il panorama. Succede di trovare un bivio e non saper dove andare ma poi c’è un amico che ci indica la strada; la meta allora si fa più vicina e allungando il passo pregustiamo l’arrivo. Così tutti noi siamo costantemente in cammino. I principi etici elaborati dal Magistero della Chiesa Cattolica vogliono essere la “cartina dei sentieri” per il nostro cammino di fidanzati-sposi cristiani. Esistono non per giudicare ma indicare un traguardo di gioia e di pienezza. Non solo un elenco di “no” ma una sequenza di “si”: alla vita, al bene, al rispetto dell’altro, alla fedeltà .Così la Chiesa indica ai fidanzati-sposi un scenario ideale, ma non irraggiungibile, verso il quale avviarsi insieme. Tempi, modi e vie per raggiungere la meta indicata sono diversi per ciascuno, ma è sempre il cammino ad essere graduale non la meta, che si propone luminosa e fissa per tutti. Alla fine si deve tener presente che siamo noi che dobbiamo decidere. La risposta a come vogliamo vivere la nostra “Paternità e Maternità Responsabile” la daremo solo noi, in base al cammino che vorremo fare, ai significati che daremo alla procreazione responsabile. Dio ci ha creati intelligenti, capaci di decisioni, ci ha creati liberi. Per imparare il metodo sintotermico si può: Frequentare un corso di base Contattare un insegnante Rivolgersi ad un centro I N E R Consultare il libro “La regolazione naturale della fertilità” di J. Roetzer- edizioni CORTINA ALCUNE DOMANDE PER APPROFONDIMENTO Per entrambi ( da rispondere prima individualmente) 1 Credi che l’apertura alla procreazione sia importante nell’amore di coppia, perché? 2 Per quanto riguarda la regolazione delle nascite quali devono essere secondo te i criteri di fondo per la scelta del metodo o mezzo ? 3 In che misura ritengo di essere responsabile riguardo al matrimonio e ai figli ? 4 Quanti figli mi piacerebbe avere ? 5 Se per qualche motivo non potremmo avere figli , io … 6 Quali sentimenti, pensieri, giudizi mi sono venuti nell’ascoltare la presentazione dell’argomento di questa sera ? 58 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE I METODI NATURALI E LA PROCREAZIONE RESPONSABILE Minato Lucia e Mario - 4 Febbraio 2011 Per motivi tecnici, Il materiale sarà fornito il giorno dell’incontro. 59 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE INCONTRO CONCLUSIVO 6 Febbraio 2011 Donaci di accogliere la tua presenza, Signore, e di vivere nella tua comunione. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Preparaci al matrimonio Nel mio cuore, o Signore, si è acceso l'amore per una creatura che anche tu conosci e ami. Ti ringrazio di questo dono che mi inonda di una gioia profonda, mi rende simile a te che sei l'Amore, che mi fa comprendere il valore della vita che mi hai donato. Fa che io non sciupi questa immensa ricchezza che mi hai messo nel cuore: insegnami che l'amore è un dono e non può mescolarsi con nessun egoismo, che l'amore è puro e non può stare con nessuna bassezza, che l'amore è fecondo e deve fin da oggi produrre una nuova vita in me e in chi mi ha scelto. Ti prego per chi mi aspetta e mi pensa, per chi mette in me tutto il suo avvenire; rendici degni l'uno dell'altro. Preparaci al matrimonio, alla sua grandezza, alle sue responsabilità, perché le nostre anime e i nostri cuori siano fin d'ora uniti nello stesso amore. MARIA, Regina della famiglia Prega per noi Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen 60 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE VERIFICA FINE ITINERARIO Quali erano le Vostre aspettative all’inizio di questo itinerario di formazione? Sono state soddisfatte? Ritenete che il cammino svolto, pur nei suoi limiti di tempo, sia stato di qualche utilità alla Vostra preparazione al sacramento del matrimonio? Tra gli argomenti trattati ve ne sono alcuni che a Voi sono apparsi come novità in ordine a quanto già conoscevate sul matrimonio in genere e sul matrimonio cristiano. Quali tematiche Vi hanno particolarmente colpito? Perché? Vi sono stati argomenti non trattati e che invece avreste ritenuto utili o per voi d’interesse, quali? Quali tematiche non hanno riscontrato il Vostro interesse? Perché? Pensando alla Vostra relazione, questo itinerario Vi ha fatto maturare qualche nuova scelta di coppia? Quale/i ? Per il Vostro futuro, credete sia importante aver la possibilità di partecipare ad incontri di formazione per giovani famiglie? Vi interessa essere informati su futuri incontri? 61 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE La presenza e la collaborazione delle coppie di sposi la ritenete utile ed opportuna per lo svolgimento dei corsi. Avete qualche osservazione in proposito? L’impostazione delle serate (relazione e confronto in piccoli gruppi) e il linguaggio usato nell’esporre le tematiche sono stati adeguati allo svolgimento degli incontri? Spazio libero per eventuali appunti da sottolineare sull’itinerario. 62 VICARIATO DI ASOLO PASTORALE FAMIGLIARE Con molto affetto per te... Tuo papà DIO Quando ti sei svegliato questa mattina ti ho osservato e ho sperato che tu mi rivolgessi la parola anche solo poche parole, chiedendo la mia opinione o ringraziandomi per qualcosa di buono che era accaduto ieri. Però ho notato che eri molto occupato a cercare il Vestito giusto da metterti per andare a lavorare. Ho continuato ad aspettare ancora mentre correvi per la casa per vestirti e sistemarti e io sapevo che avresti avuto del tempo anche solo per fermarti qualche minuto e dirmi: "Ciao". Però eri troppo occupato. Per questo ho acceso il cielo per te, l'ho riempito di colori e i dolci canti di uccelli per vedere se così mi ascoltavi però nemmeno di questo ti sei reso conto. Ti ho osservato mentre ti dirigevi al lavoro e ti ho aspettato pazientemente tutto il giorno. Con tutte le cose che avevi da fare, suppongo che tu sia stato troppo occupato per dirmi qualcosa. Al tuo rientro ho visto la tua stanchezza e ho pensato di farti bagnare un po' perché l'acqua si portasse via il tuo stress. Pensavo di farti un piacere perché così tu avresti pensato a me ma ti sei infuriato e hai offeso il mio nome, io desideravo tanto che tu mi parlassi, c'era ancora tanto tempo. Dopo hai acceso il televisore, io ho aspettato pazientemente, mentre guardavi la TV, hai cenato, però ti sei dimenticato nuovamente di parlare con me, non mi hai rivolto la parola. Ho notato che eri stanco e ho compreso il tuo desiderio di silenzio e così ho oscurato lo splendore del cielo, ho acceso una candela, in verità era bellissimo, ma tu non eri interessato a vederlo. Al momento di dormire credo che fossi distrutto, sei caduto sul letto e quasi immediatamente ti sei addormentato. Ho accompagnato il tuo sogno con una musica, i miei animali notturni si sono illuminati, ma non importa, perché forse nemmeno ti rendi conto che io sono sempre li per te. Ho più pazienza di quanto immagini. Mi piacerebbe pure insegnarti ad avere pazienza con gli altri, TI AMO tanto che aspetto tutti i giorni una preghiera, il paesaggio che faccio è solo per te. Bene, ti stai svegliando di nuovo e ancora una volta io sono qui e aspetto senza niente altro che il mio amore per te, sperando che oggi tu possa dedicarmi un po' di tempo. Buona giornata.. Tuo papà DIO. 63