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La notte efferata di Fred Vargas

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La notte efferata di Fred Vargas
LINGUE A CONFRONTO
INTERCULTURA
La notte efferata
leggere in francese
leggere
scrivere
ascoltare
di
IL GIALLO
Fred Vargas
Il commissario Adamsberg è l’investigatore creato dalla penna
di Fred Vargas. È responsabile della Sezione Omicidi di Parigi e ha
un carattere e un modo di procedere nell’indagine assolutamente
originali: è una persona apparentemente distante, distaccata, tra
le nuvole, eppure la sua capacità di comprensione della realtà umana
lo porta sempre a intuire come si sono svolti i fatti e a mettere in
connessione eventi, prove, moventi, colpevoli. Indispensabile allo
svolgimento delle sue indagini è il vice Danglard, un uomo di immensa
cultura e grande disponibilità, ma con un carattere cupo e rigido, che
solo il commissario riesce a comprendere davvero. E, beninteso, così
è anche per Danglard: solo lui sa fare con l’imprevedibile Adamsberg
le mosse giuste.
TESTO NARRATIVO
livello di difficoltà
Fred Vargas
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
(Parigi, 1957)
Fred Vargas è lo pseudonimo di
Frédérique Audin-Rouzeau ricercatrice di zoologia archeologica presso il Centro Nazionale
francese per le ricerche scientifiche. Autrice di sceneggiature
per la televisione, è famosa soprattutto per i suoi gialli polizieschi, la cui prima stesura avviene sempre durante i 21
giorni delle sue vacanze estive.
[...]
C
1 efferata: crudele, mostruosa.
2 condannano al successo:
obbligano a fare qualcosa di
ben riuscito a tutti i costi; il
Natale viene visto qui come
una forzatura, un obbligo al
quale tutti sono costretti a
sottostare, con feste e regali.
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
osì, se la gente non facesse tante storie con il Natale, ci sarebbero meno tragedie. È delusa, la gente, per forza. E questo scatena dei drammi.
Solo in ufficio, Adamsberg scarabocchiava, tenendo un taccuino appoggiato sulle cosce. Aveva scelto il turno di notte insieme a Deniaut,
che sonnecchiava all’ingresso. Era il 24 dicembre, una sera speciale,
tutti gli altri erano fuori. Si accingevano a festeggiare l’entrata in
scena dell’inverno. Alcuni non se la sarebbero persa per nulla al
mondo, i più non erano riusciti a sottrarsi.
Per Jean-Baptiste Adamsberg era diverso: temeva il Natale e si teneva
pronto. Natale e la sua sfilza di incidenti. Natale e la sua legione di
drammi. Natale, la notte efferata1.
Per forza.
Si alzò lentamente e andò ad appoggiare la fronte contro il vetro appannato. Fuori, ghirlande di lampadine gettavano brevi lampi sui
corpi dei barboni, congelati, rintanati negli angoli. Tentò di calcolare
quanti soldi si fossero polverizzati così, per tre settimane, nel cielo di
Parigi, senza che una sola moneta finisse in tasca ai vagabondi. Natale, la notte della condivisione.
Posò il blocco e la matita, apparecchiò con due piatti un angolo del tavolo, tirò fuori una bottiglia di vino, controllò il contenuto del forno
e chiamò Deniaut.
Per forza la gente si esaspera. La tensione di quel lungo conto alla rovescia, al termine del quale deve scaturire la spensieratezza, tritura i
nervi, alla gente. Da cinque settimane il vecchio con la barba bianca e
l’abito rosso è su tutti i muri, gioviale e pieno di promesse. È a prova di
bomba, quel tizio. Eppure ha l’aria di uno che ci ha dato dentro per
tutta la vita con il vino da quattro soldi. Ma non c’è niente da fare, è
inossidabile. E a quanto pare non soffre nemmeno il freddo. Mai un raffreddore. È un personaggio felice e beato, con gli stivali tondi e puliti.
Non appena compare quel vecchio, la tensione sale progressivamente.
L’intero Paese, succube, s’irrigidisce e si prepara all’inevitabile gioia.
Natale cade in un giorno come tutti gli altri. Ma ovunque gente pensierosa e muta si dirige con l’abito nuovo verso i fulcri dei festeggiamenti.
Ognuno ha pensato agli altri. Ognuno parte carico di offerte. Natale, la
notte del dono, della grande tregua.
A Natale tutti litigano, i più singhiozzano, alcuni divorziano, altri si
suicidano.
E una piccolissima percentuale, sufficiente per mettere in ginocchio i
poliziotti, uccide. È un giorno come gli altri, molto meno bello degli
altri. […]
– Per forza la gente è sull’orlo di una crisi di nervi – disse Adamsberg.
– Sono sei settimane che li stressano perché diano il meglio di sé, che
li condannano al successo2, che li abbrutiscono in vista della grande
serata. Per forza non resistono. Crollano, sono delusi.
INTERCULTURA
il giallo poliziesco
LINGUE A CONFRONTO
Deniaut scosse il capo, incerto. Un tempo aveva creduto al Natale.
Adamsberg stappò la bottiglia di vino, ne offrì senza sperarci al collega. Deniaut non beveva.
– E tu? – riprese. – Non hai famiglia? Non festeggi?
Deniaut strinse le labbra.
– Ho rotto con tutti.
– Ah – disse Adamsberg.
– Anche lei? – domandò Deniaut.
Adamsberg scosse il capo.
– No. Vivono sulla montagna, laggiù – disse indicando la finestra in
direzione dei Pirenei. – Mi scrivono dei biglietti. Ieri una delle mie
sorelle mi ha mandato una specie di animale di pezza lungo quattro
centimetri. Non so che pensare.
Adamsberg frugò nella tasca interna della sua vecchia giacca nera e
tirò fuori una palla grigia grossa come un mandarino. La mostrò al
collega, poi la appoggiò lentamente sul tavolo, fra loro due.
– Che dici? È un ippopotamo?
– Non sarei così sicuro. Un mulo, forse?
– Devo informarmi, perché, con mia sorella, c’è sempre un simbolo
nascosto3. […]
I due poliziotti vuotarono il proprio piatto in silenzio, Deniaut in
punta di forchetta, Adamsberg con grandi pezzi di pane.
INTERCULTURA
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
IL GIALLO
La donna grassa volò al di sopra del parapetto del ponte National fino
alle acque nere della Senna. Il fiume scorreva veloce, spinto da un
vento gelido. Nessuno per strada, nessuno che fosse lì a vedere. Bar
chiusi, taxi assenti, città deserta. Il Natale è una festa domestica, interna. Fuori non filtra niente. Persino i solitari irriducibili si radunano
in un’osteria con due bottiglie e quattro imbecilli. La solitudine, il vagabondaggio, sopportabili e a volte addirittura sfoggiati spavaldamente nel resto dell’anno, sembrano di colpo un disonore infamante.
Il Natale getta l’obbrobrio su chi è solo4. Così, prima di mezzanotte
tutti si sono rintanati. La donna grassa volò in acqua senza che nessuno s’immischiasse.
3 simbolo nascosto: nei regali della sorella c’è sempre un
significato da scoprire, cosa che
indispone Adamsberg, il quale preferisce la schiettezza.
4 Natale … solo: le feste di
Natale si passano in famiglia,
per questo chi è solo soffre di
più la sua condizione di solitudine.
5 strafatto di vino: ubriaco
fradicio.
Verso le quattro del mattino Adamsberg si allontanò dal suo tavolo
per bersi un caffè. Dalle dieci di sera avevano dovuto gestire solo sei
chiamate nel loro settore. Due uomini e una donna erano stati ricoverati a seguito delle procedure di divorzio avviate durante il cenone.
Altri due tizi concludevano la notte al commissariato: un tale strafatto
di vino5 rosso che aveva voluto a tutti i costi uscire da una finestra del
quarto piano per andare a prendere una “boccata d’aria” e un fornaio,
rintronato da una mistura rhum-sonnifero, che aveva deciso di far
fuori i vicini di pianerottolo per disturbo della quiete notturna. I due
erano stati immobilizzati senza troppa resistenza e adesso dormivano
in cella, nel cuore del commissariato.
Un terzo uomo, un tipo all’inglese particolarmente chic, sbronzo di
ottimo whisky, era stato raccattato di traverso su un marciapiede, ele-
6 stampella: gruccia sulla quale si appendono gli abiti negli
armadi.
7 fluitato: trascinato dalla
corrente.
8 altri ... donna: altri uccidono una donna come se fosse un regalo da fare a Natale.
9 quai: in francese, “lungofiume”, strada lungo gli argini.
Il fiume, possente, ingrossato da tutte le piogge dell’autunno, trasportò nelle sue profondità il grosso corpo della donna durante le
notti del 24 e del 25 dicembre, lo riportò in superficie la sera del 26 e
all’alba del 27 lo abbandonò sotto lo stretto ponte dell’Archevêché,
riva sinistra.
Adamsberg ricevette la chiamata al mattino, quasi alle nove. Faceva a
malapena chiaro. Il commissario, con il telefono in mano, esitò ad avvertire il tenente Danglard. Che era inefficiente, di mattina, e sensibile alla violenza. Adamsberg riagganciò adagio il ricevitore. Non
avrebbe rotto le scatole a Danglard. Il corpo fluitato7 sarebbe stato di
certo un brutto spettacolo. La donna doveva essere morta più di due
giorni prima, durante la notte di Natale. Di questo era quasi sicuro.
Adamsberg portò con sé Deniaut. Dopotutto, era con lui che aveva
cominciato la vigilia di Natale.
– Che ti dicevo? – commentò Adamsberg, con le
mani sul volante. – Che bisognava aspettare.
– Non è detto che sia morta il 24.
– E invece sì, Deniaut. È così, Natale, la
baldoria dei desideri. I divieti vanno in
pezzi, le barriere crollano. Certi si regalano un ippopotamo, altri si comprano la pelle di una donna8.
Deniaut alzò le spalle.
– Ma sì – riprese tranquillamente Adamsberg, – Vedrai.
– Parcheggiò l’auto sul marciapiede, sollevò i nastri di plastica
bianchi e rossi che sbarravano
l’accesso al quai9 de Montebello
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
gantemente addormentato, con le mani sotto la nuca e deposti con
cura accanto a sé gli occhiali, la tessera dei trasporti pubblici e le
scarpe. Era stato schiaffato in cella con gli altri due, ma rimaneva ostinatamente in piedi, esigendo da due ore una stampella6 allo scopo di
appenderci il vestito come si deve. La cella era stata lavata con la manichetta e le panche di cemento, il pavimento, le pareti piastrellate di
bianco grondavano acqua. Provvedimento igienico e coercitivo che il
tenente Brousse, una donna che sapeva il fatto suo, aveva applicato
senza patemi d’animo alle nove di sera. […]
Deniaut raggiunse Adamsberg davanti alla macchina del caffè.
– Forse per questa notte non ci sarà nient’altro – disse. – Poco movimento, tutto sommato.
– Staremo tranquilli solo fra tre o quattro giorni – rispose Adamsberg.
– La notte di Natale non c’è nessuno che noti i cadaveri, capisci?
Spuntano solo dopo. Bisogna che tutti abbiano smaltito la sbronza. Ci
vuole un po’ di tempo. Chi sbaglia finestra, chi sbaglia porta, letto,
marciapiede, donna, chi cerca la sua giacca, il suo uomo, la sua stampella, il suo ippopotamo. Bisogna aspettare un po’.
INTERCULTURA
il giallo poliziesco
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
INTERCULTURA
LINGUE A CONFRONTO
10 Dragheremo: dragare un
fiume significa passare al setaccio con particolari strumenti il letto del fiume.
11 Charenton: il testo cita i
nomi di molti ponti sulla Senna, che attraversa Parigi.
IL GIALLO
e scese la rampa di gradini fino al fiume. Deniaut lo seguì con cautela
sulla scala sporca. Deniaut era un maniaco della pulizia, uno terrorizzato dai microbi e, da quando era entrato in polizia, quattro anni prima,
pregava che nessuno lo notasse. S’infilò i guanti e si tirò la sciarpa sul
naso. L’aria era umida, il vento gelido. Davanti a lui Adamsberg, mani
nude, testa scoperta, giacca slacciata e colletto sbottonato, camminava
con passo tranquillo e regolare. Quel tizio non aveva mai freddo, come
Babbo Natale. […]
– Propenderei per due o tre giorni – diceva il medico legale. – Il che
collocherebbe il decesso nella notte tra il 24 e il 25.
Adamsberg lanciò una rapida occhiata a Deniaut. Che gli ripose con
un cenno del capo. Sì, capito, la notte di Natale, la notte efferata.
Adamsberg era così. Sapeva certe cose prima di tutti gli altri, l’avevano avvertito. Bastava abituarsi, tutto qui, aveva commentato Danglard scolandosi una birra.
– Te lo confermerò domani – continuava il medico.
– Secondo te?
– Banalissimo suicidio.
– Mai visto.
– Il cadavere?
– No. Non ho mai visto banalissimi suicidi.
Il medico legale alzò le spalle.
– È morta per annegamento, – continuò. – Te lo confermerò.
– Età?
– Sulla cinquantina, sulla sessantina. Si è buttata da un ponte. Ha delle
contusioni, probabilmente ha sbattuto contro i piloni. Voglio dire che
non si è buttata dalla riva. Viene da più a monte, il fiume l’ha trascinata.
– Si può spostarla? – domandò Adamsberg a quelli della scientifica.
– Abbiamo finito, la giriamo.
Adamsberg s’infilò un paio di guanti, girò il corpo con l’aiuto di uno
dei tecnici. Sul volto gli passarono una smorfia, un battito di ciglia.
In silenzio, i due frugarono nei vestiti. La donna indossava un anonimo
abito blu e una pelliccia. In tasca, chiavi, portamonete, nessun documento. Niente fede al dito, gioielli vistosi, un orologio d’oro al polso.
– Non è un abito da sera – disse Deniaut. – Forse non era il 24?
– Era il 24 – disse Adamsberg rialzandosi.
– Manca una scarpa.
– Ho visto, vecchio mio.
– È in acqua.
– Dragheremo10 l’area. Deniaut, tu risali il fiume e controlli la riva destra. Chiama Danglard perché faccia lo stesso su quella sinistra. Io mi
occupo dei ponti. Può essere caduta dal ponte di Tolbiac, dal ponte
National o ancora più lontano, da quello di Charenton11. Cerchiamo
una borsetta, cerchiamo un documento d’identità, cerchiamo chi è. E
cerchiamo la scarpa, come per Cenerentola.
– Per Cenerentola era il contrario – intervenne Deniaut con discrezione. – Avevano la scarpa ma cercavano la donna.
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
12 Gerbier-de-Jonc: Adamsberg commette un errore geografico, perché Gerbier-deJonc è il monte da cui nasce la
Loira e non la Senna.
13 resisterà come un sasso:
Adamsberg dice così perché
pensa che l’apparenza del suicidio renderà difficile trovare
prove per dimostrare che invece si tratta di un omicidio.
14 Lille: città del Nord della
Francia, situata vicino al Canale
della Manica.
– D’accordo – disse Adamsberg,
Deniaut non era soltanto virtuoso, ma coscienzioso. Non sopportava
l’approssimazione, mentre Adamsberg di approssimazione viveva.
– La scarpa può essere rimasta incastrata più in su – riprese Deniaut.
– Non dragheremo certo la Senna fino al monte Gerbier-de-Jonc12 –
disse Adamsberg. – Draghiamo sotto questo ponte.
Il medico levava le tende, mettevano il corpo su una barella, lo coprivano con un telo di plastica. Adamsberg si era allontanato e impartiva
istruzioni al cellulare con voce lenta. Poi si ficcò il telefono nella
giacca, sentì sotto le dita l’ippopotamo di sua sorella e alzò gli occhi
verso il ponte.
– Sarà dura, preparati – disse a Deniaut. – Molto dura. Forse non troveremo niente.
– Non capisco.
– L’omicidio – spiegò Adamsberg spalancando le braccia. – È un omicidio, puro e semplice. È il materiale più duro da lavorare, resisterà
come un sasso13.
– Un omicidio?
– Ma la scarpa, Deniaut, cavolo.
– Abbiamo detto che la scarpa era nella Senna.
– L’hai detto tu – ribatté Adamsberg scuotendo la testa. – Il corpo si è
gonfiato e l’altra scarpa è saldamente infilata nel piede. Quella che
cerchiamo non è nella Senna. È caduta mentre la buttavano giù e l’assassino l’ha raccolta.
– Non ci sono prove – disse Deniaut a bassa voce.
– No, non ci sono prove. Peccato che l’altra scarpa non voglia dirci
niente. T’immagini, Deniaut, se fosse così? Cosa non si saprebbe della
gente? Quasi tutto, in fondo. Forse il pensiero ci scende nei piedi.
Jean-Baptiste Adamsberg ispezionava lentamente il suo quinto ponte,
quello di Bercy, quando ricevette la chiamata dall’ufficio persone
scomparse. Si mise al riparo dietro al parapetto e si tappò l’orecchio
destro con un dito.
– Parli più forte!
– Annie Rochelle – gridò il poliziotto. – Hanno denunciato la scomparsa stamattina, alle otto e trenta.
– Chi ha fatto la denuncia?
– La sua vicina, un’amica. Dovevano vedersi ieri sera per finire gli
avanzi di Natale. Non ci è andata. Dalla descrizione, potrebbe corrispondere.
Tre ore dopo Adamsberg raggiunse Deniaut e Danglard, in un bar di
rue de Vouillé, di fronte al domicilio della defunta. La donna era stata
identificata. Annie Rochelle, cinquantasei anni, nubile, nata a Lille14.
– Cos’altro sappiamo?
– È cresciuta vicino a Lille, in un paesino. A vent’anni ha trovato lavoro a Parigi, come cameriera. Dieci anni fa suo fratello le ha dato
una mano e le ha comperato l’Hotel de la Carde, poco lontano da qui,
trentadue camere. Il fratello se la passa bene.
– Vive a Parigi?
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ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
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LINGUE A CONFRONTO
15 realizza le sue proprietà: vendendo le proprietà, le
“trasforma” in denaro contante.
IL GIALLO
– Sì. Lei non ha altri parenti.
– La borsetta? La scarpa?
– Niente.
– A quest’ora – disse Danglard – la scarpa sta arrivando a Rouen.
Adamsberg scosse il capo in silenzio. […]
– Dietro di noi – disse Danglard con un cenno del pollice. – È il fratello! Torna dall’obitorio.
– Scosso?
– Così sembra.
– Si vedevano spesso?
– Una o due volte la settimana.
– Mi parli di lui.
Danglard frugò all’interno del giubbotto, estrasse un foglietto.
– Si chiama Germain Rochelle, è stato allevato in quel paesino, vicino
a Lille. Ha sessantatré anni, scapolo. Come la sorella, diciamo, ma al
maschile. Però lui ha fatto strada. Import-export nel settore delle conserve di verdura, grossa fabbrica a Lille, grosso patrimonio, trasferimento in Svizzera e ritorno dieci anni fa. Vende l’azienda, realizza le
sue proprietà15, va in pensione e vive di rendita a Parigi.
– Agiatamente?
– Molto. È stato al ritorno in Francia che ha comperato quell’albergo
per sua sorella.
– Perché non prima?
– La sorella viveva con un tale che lui odiava. Un farabutto, dice. Non
si sono visti per vent’anni, finché lei non lo ha lasciato.
– Il nome del tizio?
– Guy Verdillon. Era l’addetto alla reception nell’albergo dove lavorava Annie.
– Lei cos’ha fatto la sera del 24?
– Ha cenato con suo fratello in un bel ristorante di rue de l’Opera.
Abbiamo carrettate di testimoni. L’ha riaccompagnata e l’ha lasciata
all’angolo della strada, verso mezzanotte.
Adamsberg lanciò un’occhiata al fratello. Era un tipo corpulento con
le braccia corte, infagottato in un grosso cappotto grigio, la testa
china verso le mani.
La perquisizione dell’appartamento di Annie Rochelle cominciò verso
le cinque di sera, lenta, monotona. Cerchiamo la borsetta, aveva detto
Adamsberg. Aveva staccato dalla parete del salotto una grande cornice
con un mosaico di fotografie d’infanzia. Scuole, comunioni, compleanni, genitori, prima automobile, bagni al mare. Germain Rochelle,
seduto pesantemente su una sedia di velluto, li stava a guardare.
Adamsberg posò a terra la grande cornice.
– Non è indiscrezione – disse. – Ho bisogno di farmi un’idea dell’insieme.
– Non è un insieme – rispose Rochelle. – Sono i miei genitori.
I poliziotti lasciarono l’edificio un’ora dopo, senza borsetta. Adamsberg aveva sotto il braccio la grande cornice con le fotografie d’infanzia. Rochelle seguiva, ingobbito.
16 Rouen ... Le Havre: sono
città poste più avanti lungo la
corrente del fiume verso lo
sbocco nell’oceano, a nord.
Le Havre, in particolare è
proprio sull’estuario del fiume.
Appoggiò di nuovo i fogli sul tavolo, aprì una birra.
– Si è buttata giù con la borsetta – disse. – La borsetta è insieme alla
scarpa. A quest’ora hanno lasciato Rouen. Si dirigono verso Le
Havre16.
– Non ci si butta con la borsetta, Danglard. Si lascia una traccia di sé.
Una lettera su un mobile, una borsetta su un ponte, un’impronta della
propria esistenza. E quella maledetta borsetta non è da nessuna parte.
Se l’è tenuta l’omicida.
– Perché?
– Per frugarci dentro. Distruggere dei documenti, evitare rotture di
palle.
– Vorrei proprio una stampella – disse improvvisamente una voce
grave e pacata.
Danglard si girò di colpo verso la cella.
– È ritornato, quello?
– Sì – rispose Adamsberg con un sospiro. – Alle undici. Era crollato al
volante della sua auto, stecchito. Aveva voluto prendersi una piccola
pausa tra una serata e l’altra. Vuole una stampella.
– Sempre quel maledetto colletto, eh?
– Sempre.
Adamsberg si diresse lentamente verso la cella.
– Ho dimenticato il suo nome.
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
– Serve a capire? – domandò Danglard indicando la cornice con un
cenno del mento.
– Non so – disse Adamsberg. – Questa cosa mi piace molto. Porto con
me Rochelle per il verbale. Vada all’albergo, interroghi tutto il personale e, soprattutto, mi trovi quella cavolo di borsetta.
Danglard tornò al commissariato a fine serata, dopo aver registrato le
testimonianze degli undici dipendenti dell’Hotel de la Carde. Deniaut
era passato verso le otto. Da nessun ponte, da nessuna riva era saltata
fuori nemmeno l’ombra di una scarpa.
– È con l’assassino – disse Adamsberg.
– Chi? – domandò Danglard.
– La scarpa.
Danglard scosse il capo, si sedette, le sue spalle molli si afflosciarono.
– Quella donna si è uccisa – disse. – I dipendenti hanno confermato la
testimonianza del fratello: Annie Rochelle era su una brutta china.
Dallo scorso autunno, malinconia, mutismo, scatti improvvisi, insonnie e sbalzi d’umore.
– Con questo ragionamento, tutti quanti sarebbero nella Senna. La
scarpa è con l’assassino. E anche la borsetta.
– La direttrice dell’albergo dice che Annie Rochelle voleva tornare al
paesello della sua infanzia, vicino a Lille. Non è un segno, questo? Voleva rivedere la…
Danglard s’interruppe, consultò i suoi appunti.
– ... “la casetta nera dov’era cresciuta con suo fratello”. Non è una storia da buttarsi in acqua, questa? La casetta nera, nel Nord?
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ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
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IL GIALLO
– Charles. Charles Sancourt.
– Charles. Beva un po’ d’acqua. Si sdrai. Dorma. […]
Adamsberg tornò al tavolo dove Danglard annotava i rapporti degli
interrogatori della giornata.
– Sapeva nuotare? – domandò.
– Non ha importanza – rispose Danglard. – La Senna è così fredda
che non c’è scampo. Comunque, bastava la pelliccia a farla colare a
picco.
– Appunto.
– Si è uccisa. A Natale tutti si uccidono e alcuni se la cavano.
Adamsberg afferrò il suo taccuino e scarabocchiò per
qualche minuto, in silenzio.
– Quando uno vuole buttarsi nella Senna, Danglard,
non si getta da sopra un pilone. Si getta fra un pilone e l’altro. Non è saltata giù, assolutamente.
Danglard si morse il labbro. Aveva dimenticato
quella faccenda delle contusioni. S’immaginò in
piedi, nella notte, sul parapetto, al di sopra del
fiume. Si sarebbe messo fra due piloni, ovviamente. Guardò Adamsberg e annuì.
– L’assassino la conosceva – continuò il commissario. – È un uomo. Ci vuole forza per stordire e scaraventare fuori bordo una donna grassa come Annie.
Spingendola per i piedi, gli è rimasta in mano la
scarpa. L’ha ficcata nella borsetta e ha tagliato la corda.
– Perché non ha buttato la scarpa in acqua?
– Ah.
Adamsberg disegnò ancora per qualche istante.
– Perché la scarpa si è danneggiata durante il corpo a corpo,
– riprese a bassa voce. – Presenta tracce di lotta, forse. L’assassino non ha voluto rischiare.
Danglard, con il collo teso, finiva di bere a canna la sua birra.
– Quella donna non dava fastidio a nessuno – disse appoggiando la bottiglia. – Suo fratello teneva a lei. All’albergo non
era amata ma nemmeno odiata.
– Aveva dei soldi.
– Vanno al fratello. E lui ha venti volte più soldi di Annie.
Adamsberg sospirò, afferrò la grande cornice che aveva appoggiato per terra e la esaminò in silenzio. […]
– Stazionerò qui a lungo? – domandò Charles.
– Finché non torna sobrio.
– Posso tornare sobrio altrove.
– Non quando uno vuole guidare. Funziona così.
– Allora accetterei volentieri una stampella. Lo so. Lei ha un omicidio
sul gobbo. Pazienza, dormirò in piedi, come i cavalli.
E Charles chiuse gli occhi, dritto come una statua.
Adamsberg spulciò attentamente il verbale degli interrogatori. Danglard si addormentò.
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
17 dandy: parola inglese che
identifica una persona che si
comporta con particolare attenzione all’estetica e alla raffinatezza.
Un’ora dopo il commissario scrollò il suo vice.
– Un amante? – domandò. – Le hanno parlato di un amante?
– No. Solo quel Guy, l’addetto alla reception che è scomparso.
– Dobbiamo trovare quel tizio.
– Non è più in Francia. Possiamo metterci dei mesi a localizzarlo.
– Riconvochiamo il fratello domani. Può parlarci di lui.
– L’ha già fatto.
– C’è qualcosa che non dice. Ne sono certo, Danglard.
– Bravo – disse improvvisamente Charles.
Adamsberg si voltò verso la cella dove l’uomo, in piedi, lo guardava a
braccia conserte.
– Sei ancora sveglio? Con tutto quello che hai in corpo?
– Questione di mestiere, di resistenza, a ognuno la sua specialità.
– Lo buttiamo fuori – disse improvvisamente Danglard. – Ubriaco
fradicio o no. Non lo sopporto più, quel dandy17.
– Bravo in che senso? – domandò Adamsberg.
– Il fratello mente – disse Charles.
Adamsberg appoggiò una mano sulla spalla di Danglard per farlo restare seduto e si avvicinò alla cella.
– Prima la stampella – disse Charles, tendendo una mano ben ferma
attraverso le sbarre. – Poi la verità.
– Attenzione – disse Danglard. – Domani racconterà tutto alla stampa
e lei farà la figura del cretino.
– Mi capita spesso – disse Adamsberg.
– Prima la stampella – ripetè Charles, sempre con la mano tesa.
– Vada a prendergliela al guardaroba – disse Adamsberg guardando
Danglard. – Prenda la grossa stampella di legno.
Furibondo, Danglard lasciò rumorosamente la stanza, tornando due
minuti dopo con una stampella, che gettò sul tavolo.
Adamsberg la prese e la depositò nella mano tesa. Charles si tolse la
giacca, i pantaloni, ripiegò il tutto ordinatamente e appese la stampella al gancio. Poi, in camicia bianca e mutande, sedette sulla panca
umida e fece un cenno a Adamsberg.
– Entri, commissario. E mi porti quella cornice con le fotografie. Mi
scuserà se la panca è umida, qui ci sono agenti scrupolosi che hanno
fin troppo a cuore il comfort dei detenuti.
Adamsberg si sedette e Charles prese la grande cornice.
– Qui – disse appoggiando l’indice su una fotografia – ecco il fratello,
sugli undici anni, in posa su un prato con alcuni compagni della prima
comunione. Siamo d’accordo?
Adamsberg annuì.
– E qui – disse Charles spostando un dito – c’è un uccello che passa
nel cielo.
Charles appoggiò nuovamente a terra la cornice.
– È una fotografia da professionista – continuò. – L’uccello si vede distintamente: un merlo dal collare, Turdus torquatus alpestris. Maschio,
ben riconoscibile dalla mezzaluna bianca sul petto.
– Ah – disse Adamsberg in tono piatto. – Le credo senz’altro.
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ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
INTERCULTURA
LINGUE A CONFRONTO
18 Ornitologo: studioso del
comportamento degli uccelli.
19 quisquilia: piccolezza,
cosa di poca importanza
20 inghippo dell’inghippo:
gioco di parole per dire che le
cose che accadono sembrano
avvenire per caso, ma in verità hanno una loro logica concatenazione, secondo connessioni alle volte imprevedibili,
ma tuttavia vere.
IL GIALLO
– Si fidi.
– Forza, vecchio mio – disse Adamsberg. – Continui. Io la stampella
gliel’ho data.
– Questa sottospecie vive solo nel Sud-Est della Francia. Non è mai
stata avvistata a nord della Loira. La fotografia non è stata scattata a
Lille. Quell’uomo non è cresciuto a Lille, mente.
Adamsberg rimase vari secondi in silenzio, senza muoversi, con le
braccia sul ventre, le gambe distese, le natiche gelate dall’umidità della
panca.
– Si direbbe che il fratello non sia il fratello, eh? – disse.
– Ma avrebbe voluto farlo credere – rispose Charles.
– Questa cornice è solo un montatura, un trucco.
Anche Danglard entrò nella cella, con un’altra birra, e si sedette sulla
panca di fronte.
– Dove sarebbe il fratello? – domandò. – In Svizzera?
Adamsberg riprese la cornice, esaminò da vicino il viso del ragazzo.
– Morto – disse Adamsberg. – Questo tizio è l’amante, l’addetto alla
reception. Lei e lui si sono sbarazzati del fratello dieci anni fa, gli
hanno preso il nome e i soldi. Hanno comperato l’albergo.
Charles annuì.
– Lei è un giornalista?
– Ornitologo18.
– Ovvio – disse Adamsberg.
Il commissario si alzò lentamente, si passò le mani sui pantaloni gelidi.
Recuperò la cornice, esaminò la piccolissima mezzaluna bianca che
ornava il petto dell’uccello in volo.
– La quisquilia19 – disse – sta alla base del grande inghippo dell’inghippo20.
– Proprio così – disse Charles.
Arrestarono Germain Rochelle, cioè Guy Verdillon, all’alba. Crollò
alle undici e dieci, sotto l’occhio attento di Charles Sancourt
che, con le mani aggrappate alle sbarre, sempre in camicia e mutande, aveva acquisito il tacito diritto di assistere all’interrogatorio.
Movente dell’omicidio di Annie Rochelle? Lite,
soldi e ricatto, ma Verdillon non volle mai
ammetterlo. L’uomo si attenne strenuamente a un’unica versione:
aveva buttato in acqua la sua
complice perché gli rompeva
F. Vargas, La notte efferata, in Scorre la Senna, Einaudi
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
21 inghippo … inghippo:
Adamsberg fa un gesto che
può apparire “sbagliato”; la
gruccia non era di Charles, infatti, ma del commissariato.
Darla al dandy era come riconoscergli una parte nella risoluzione del caso. Senza l’insistenza per avere quella gruccia,
non avrebbe ascoltato per caso
le discussioni del commissario
e di Danglard e non li avrebbe aiutati a interpretare la foto
per ciò che poteva rivelare.
le scatole. A Danglard quell’argomentazione sembrò debole. No,
disse Adamsberg. Per una notte di Natale, non c’era nulla di sorprendente.
Natale, la notte primordiale.
Verso l’una Charles lasciò il commissariato, con il colletto impeccabile
e le natiche bagnate.
– Abbiamo dimenticato di consegnargli la sua stampella – disse Adamsberg.
La staccò dalla parete e raggiunse a passi vagamente veloci l’uomo con
lo sparato bianco che si avviava lungo la strada.
– Non è la sua stampella – obiettò Danglard, per la forma.
Sapeva benissimo che cosa gli avrebbe risposto Adamsberg. Avrebbe
risposto: – Ma sì che è la sua stampella.
Contrariare Adamsberg era il suo mestiere, certo. Ma l’inghippo dell’insignificante sta alla base del grande inghippo dell’inghippo21.
Qualcosa del genere. E quello, Danglard lo sapeva da tempo.
INTERCULTURA
il giallo poliziesco
INTERCULTURA
LINGUE A CONFRONTO
attività
LEGGO E COMPRENDO
1 Quando viene collocata la prima parte del racconto?
Nella notte di Natale
Nella notte di Capodanno
In una notte d’inverno
La notte dopo Natale
2
Come viene definita la notte di Natale nel testo?
Sottolinea le parti che riguardano questo
aspetto.
3
Chi è la “donna grassa” trovata nel fiume? Rintraccia l’informazione nel testo.
4
Quando Adamsberg vede il cadavere pensa che
sia un suicidio?
Sì, ci sono validi motivi per pensare che la
donna fosse molto provata
No, è convinto da subito che si tratti di un
omicidio
No, crede che la donna sia finita per un incidente nella Senna
Sì e sa già perché
5
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
IL GIALLO
Adamsberg incontra una persona che dice di avere un legame di parentela con la vittima: di quale legame si tratta?
Dice di essere suo fratello
Dice di essere suo marito
Dice di essere suo padre
Dice di essere suo cugino
6
Dalla perquisizione della casa della vittima, il
commissario porta con sé un oggetto: quale?
Sottolinea l’informazione nel testo.
7
Quali oggetti cerca Adamsberg come prove che
la morte della donna è avvenuta per omicidio e
non per suicidio?
Una scarpa e una spilla
Una borsetta e una fotografia
Una scarpa e una borsetta
Una scarpa e i documenti
8 Chi
è Charles?
Un uomo che è stato arrestato per ubriachezza
Un esperto ornitologo chiamato dal commissario per una consulenza
Un dandy amico di Danglard
Un barbone arrestato nella notte di Natale
9 Quale particolare permette di smascherare l’in-
ganno? Sottolinea nel testo l’informazione.
10 Come
si conclude il racconto?
COMPRENDO E ANALIZZO
11 Assegna ai vari personaggi il loro rispettivo ruolo
1 Adamsberg
2 Danglard e Deniaut
3 Annie Rochelle
4 Guy Verdillon
a Vittima
b Aiutanti dell’investigatore
c Investigatore
d Colpevole
1
2
3
4
12 Segna
a fianco del testo le tre parti costitutive del racconto giallo:
• il crimine e l’ambientazione;
• l’investigatore e l’indagine;
• lo svelamento dell’enigma.
13 Quale struttura narrativa ha questo racconto?
Si conosce da subito il colpevole e l’investigatore cerca di spiegare la sua responsabilità nell’omicidio
Non si conosce il colpevole e l’investigatore lo smaschera alla fine del racconto, svelando la dinamica dell’omicidio
• Giustifica la tua risposta.
14 Identifica
nel testo dove compaiono le informazioni a riguardo della vittima; segnale a margine e prova a raccoglierle in un breve elenco.
15 Chi identifica la vittima? Sottolinea nel testo il
punto esatto in cui avviene questo passaggio.
16 Perché potrebbe trattarsi di un suicidio e non
22 Qual è il movente dell’omicidio di Germain Ro-
di un omicidio? Rintraccia e segna a margine
il punto in cui si dice che sarebbe giustificabile questa ipotesi sulla base della condizione
della donna.
• Chi crede nella tesi del suicidio?
chelle? E quale quello dell’assassinio di Annie?
Sottolinea nel testo le due informazioni, segnando a margine a chi si riferiscono.
17 Perché
Adamsberg crede invece che si tratti di un omicidio? Considera la prova più importante.
Perché le ecchimosi sul corpo dimostrano
che è stata gettata giù dal ponte e ha sbattuto contro i piloni; se si fosse suicidata, si
sarebbe gettata lontano dai piloni.
Perché non ha una scarpa
Perché non ci sono lettere o messaggi lasciati dalla donna
Perché non c’è modo di identificare subito
la donna
è caratterizzato il linguaggio del racconto? Potresti dire che tenda essere più vicino alle inflessioni della lingua parlata? Giustifica la tua risposta.
ORA SCRIVO IO
24 Nel testo si dice: “Crollò alle undici e dieci, sot-
to l’occhio attento di Charles Sancourt, che […]
aveva acquisito il diritto di assistere all’interrogatorio”. Scrivi il testo dell’interrogatorio,
usando tutti i personaggi che sono intervenuti nell’indagine: Adamsberg, Danglard, Deniaut
e, se vuoi, anche Charles.
18 A
Prova d’ascolto
25 Prova a indicare nell’ascolto quali emozioni vengono
suggerite dal racconto.
• Nella prima parte descrittiva prima dell’omicidio .....................................................................................................................
• Nella parte del ritrovamento del cadavere .....................................................................................................................
19 Quale
fine ha fatto il fratello di Annie? Cerca
l’informazione nel testo e sottolineala.
• Nella perquisizione dell’appartamento .................
....................................................................................................................
20 Annie
si può dire a sua volta un’assassina?
No, è una vittima assolutamente innocente
Sì, ha ucciso suo fratello anni prima
Sì, ha ucciso il suo compagno
No, ma vogliono accusarla di esserlo
21 Chi
finge di essere Guy Verdillon?
Il fidanzato di Annie
Il fratello di Annie
L’incaricato della reception dell’albergo
Il proprietario di una ditta di import-export
• Nell’insistenza di Charles per avere la stampella .......................................................................................................
• Nella spiegazione della fotografia da parte di
Charles ...........................................................................................
• Nella sezione in cui si spiega come sono avvenuti gli omicidi ............................................................................
• Durante l’arresto e la confessione del colpevole ....................................................................................................
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
che cosa serve la foto analizzata dal commissario, da Danglard e da Charles?
A dimostrare che Annie è cresciuta nel Nord
della Francia, a Lille
A dimostrare che Annie e suo fratello sono
cresciuti nel Sud, dove vive la razza di uccelli ritratta nella foto
A dimostrare che Annie non aveva fratelli
A chiarire quali fossero i luoghi dove Annie
passava le sue vacanze
23 Come
INTERCULTURA
il giallo poliziesco
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