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La SCELTa Sui rifiuTi - Provincia Monza Brianza

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La SCELTa Sui rifiuTi - Provincia Monza Brianza
Daniela Conti
Valeria Ratti
La SCELTa
Sui rifiuTi
Conoscere un problema ambientale
per condividere scelte sostenibili
Daniela Conti
Valeria Ratti
La SCELTa
Sui rifiuTi
Conoscere un problema ambientale
per condividere scelte sostenibili
Consorzio Provinciale della Brianza Milanese
per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani
PERCHÉ PARLARE DI RIFIUTI
La scelta sui rifiuti è un progetto sviluppato e realizzato da CREDA onlus
e Consorzio Provinciale della Brianza Milanese con il contributo della
Fondazione Cariplo.
Progetto e contenuti della pubblicazione
CREDA onlus con i contributi di Massimo
Bonfà, Silvia Boccato, Marco Lacalamita
Documentazione fotografica
Francesco Maggi e
gli studenti partecipanti al progetto
Fotografie
Cinzia Baglivi pag. 19, 30, 57, 58, 60, 62
Valeria Ratti pag. 10, 17, 18, 26, 64
Cartografia
Immagini TerraItaly™
© Blom Compagnia Generale Ripreseaeree SpA
Parma | www.terraitaly.it
Progetto grafico
Roberto Nova, Andrea Baracani
Impaginazione
Valeria Ratti
© Copyright 2010
CREDA onlus Editore, Monza
Villa Mirabello, Parco di Monza | 20052 Monza
T 039 360 367 | F 039 362 127
[email protected] | www.creda.it
Le attività si sono svolte negli anni 2009 e 2010 con le scuole
secondarie di primo e secondo grado e le amministrazioni comunali
in provincia di Monza e Brianza di Albiate, Besana Brianza,
Biassono, Briosco, Carate Brianza, Giussano, Lissone, Macherio,
Monza, Renate, Seregno, Sovico, Triuggio, Vedano al Lambro,
Veduggio con Colzano e Verano.
Coordinamento
Marco Desiderati e Massimo Bonfà, Consorzio Provinciale della Brianza Milanese
Daniela Conti e Luca Baglivo, CREDA onlus
Hanno collaborato al progetto
Beatrice Giorni e Simone Munari, Consorzio Provinciale della Brianza Milanese
Alberto Confalonieri, Scuola Agraria del Parco di Monza
Lucia De Biase, Università degli Studi Milano Bicocca
Flavio Gotta, Gaia SpA
Giulia Bizzoni, Berco Srl
Roberto Sancinelli, Montello SpA
Paolo Masserdotti, Compostaggio Lecchese SpA
Rosario Farruggia, ACEA Pinerolese industriale SpA
Domenico Boccia, Francesco Maggi, Martina Mangano,
Paola Meda, Elena Monzini, Paola Panzeri, Fabiana Paris, Valeria Ratti,
Annalisa Renzi, Paola Zerbi, CREDA onlus
Riprese video
Andrea Baracani
Prima edizione novembre 2010
Stampa Studio Pixart Srl
I diritti di memorizzazione elettronica, di
riproduzione e di adattamento totale e parziale
sono riservati per tutti i paesi.
ISBN 978-88-95196-09-1
Con il contributo di
DA DOVE SIAMO PARTITI
COMPOST E ANTIDOTI AL FENOMENO NIMBY
LE SCELTE
UN PERCORSO DA INTRAPRENDERE
TRATTASI DI RIFIUTI. I CONTENUTI DI PARTENZA
I RIFIUTI SONO UN FLUSSO CONTINUO
RSU E FORSU
UNO STILE DI VITA USA E GETTA DA SOVVERTIRE
LA GESTIONE SOSTENIBILE DEI RIFIUTI
LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
LA FRAZIONE ORGANICA
COME TRATTARE LA FRAZIONE ORGANICA
GLI IMPIANTI AEROBICI
GLI IMPIANTI ANAEROBICI
COMPOSTAGGIO DOMESTICO
IL CONTESTO TERRITORIALE DEL PROGETTO
LA RACCOLTA DELLA FRAZIONE ORGANICA
IL PIANO PROVINCIALE
IL NUOVO PIANO GESTIONE RIFIUTI DELLA PROVINCIA DI MONZA E BRIANZA
LA SINDROME NIMBY
®
L’ANALISI DELL’OSSERVATORIO MEDIA PERMANENTE NIMBY FORUM
LA SCELTA: IDEE, STRUMENTI E METODI
FARE PER CAPIRE
METTERE IN SCENA
ANDARE A VEDERE
PROVARE A LOCALIZZARE
TROVARE L’ANTINIMBY
IL DOCUMENTO ELABORATO DAGLI STUDENTI
CIMENTARSI NELLA COMUNICAZIONE
5
13
33
BIBLIOGRAFIA
59
GLOSSARIO
63
Le ragioni per cui la questione dei rifiuti ha assunto
un’importanza crescente nel corso degli ultimi anni
sono sostanzialmente due:
1. Si producono troppi rifiuti e non si sa più dove
metterli. [...] Terra, acqua, aria sono sature di rifiuti
umani e non sono più in grado di assorbirli al ritmo
in cui vengono prodotti. [...]
2. La seconda ragione [...] è la pressione dello
sviluppo economico sulle risorse del pianeta: [...]
se le risorse vergini sono limitate, la possibilità di
riutilizzare più volte quelle già usate ne aumenta
la produttività. [...] Riciclaggio e recupero sono
diventati parole d’ordine diffuse, che sembrano aver
trasformato i rifiuti in risorse.
G. Viale
PERCHÉ
PARLARE
DI RIFIUTI
4
5
DA DOVE SIAMO PARTITI
Una questione ambientale di stringente attualità e l’idea di poterla
affrontare a partire dal coinvolgimento dei giovani per sperimentare
nuove modalità di trattare problemi complessi. Sono questi gli elementi
caratterizzanti il progetto La scelta sui rifiuti, che ha visto, nell’anno
scolastico 2009-2010, 1800 ragazzi tra i 12 e i 18 anni misurarsi con i
temi legati alla produzione, alla gestione e al trattamento della frazione
organica dei rifiuti solidi urbani.
Il progetto è nato dall’incontro tra CREDA onlus, un’organizzazione
no profit attiva nel campo della sostenibilità e Consorzio Provinciale
della Brianza Milanese, un ente territoriale costituito da sedici comuni
della provincia di Monza e Brianza ed è stato sostenuto da Fondazione
Cariplo attraverso il bando 2008 “Promuovere l’educazione ambientale”.
Obiettivo condiviso è stato quello di promuovere azioni diversificate che
interessassero innanzitutto gli studenti e che potessero essere da volano
per il successivo coinvolgimento dei cittadini di sedici comuni della Brianza
milanese. Da un lato si è mirato a individuare le modalità efficaci e gli
strumenti più interessanti per la diffusione sul territorio delle conoscenze
base per entrare nel vivo del problema: cos’è un rifiuto? Perché i rifiuti
non scompaiano una volta buttati nel sacco dell’immondizia? Per quali
ragioni è necessaria la raccolta differenziata? Come si gestiscono i rifiuti
dopo la selezione e cosa possono diventare se il processo di raccolta e
trattamento è effettuato in modo corretto?
Si è voluto anche fare un passo ulteriore andando a verificare l’attuabilità
di percorsi inclusivi nell’ambito di processi decisionali complessi, fonte
potenziale di situazioni conflittuali e di fenomeni NIMBY (Not In My Back
Yard, Non nel mio cortile). La scelta sui rifiuti ha infatti preso spunto da
una necessità concreta e reale del territorio su cui opera il Consorzio
Brianza Milanese per lo smaltimento dei rifiuti - l’esigenza di individuare
un nuovo impianto per lo smaltimento dei rifiuti organici - e studiato
insieme con gli studenti il tema della partecipazione come occasione
per costruire un progetto più adeguato al territorio e condiviso dalla
popolazione interessata.
COMPOST E ANTIDOTI AL FENOMENO NIMBY
Se occuparsi di rifiuti e trattare il tema in percorsi di educazione ambientale
è abbastanza semplice da immaginare, soprattutto in una situazione come
quella italiana caratterizzata ancora dallo smaltimento in discarica e da
livelli di raccolta differenziata non soddisfacenti, meno ovvio è trovare la
chiave per appassionare al tema. Con il progetto La scelta sui rifiuti si è
voluto puntare l’attenzione sul ruolo attivo ricoperto dal singolo cittadino
provando a costruire insieme con gli studenti informazioni e conoscenze
sulle problematiche della raccolta differenziata e del trattamento dei
rifiuti:
i trend di produzione dei rifiuti e le loro relazioni con gli stili di vita;
6
7
le tecnologie per la gestione e trasformazione delle diverse frazioni;
le implicazioni di tali metodi sul territorio e sull’ambiente;
le modalità con cui le comunità locali possano assumere un ruolo attivo in
queste scelte.
Per semplicità e per rilevanza si è ristretto il campo focalizzando
l’attenzione ai rifiuti organici: costituiscono generalmente la prima
componente in peso dei rifiuti solidi urbani e con una separazione e
trattamento adeguato possono essere efficacemente trasformati in
compost ed energia.
LE SCELTE
La definizione puntuale delle azioni per la realizzazione del progetto parte
da un semplice dato di fatto: la produzione di rifiuti è nel nostro contesto
territoriale in continuo aumento. Ogni giorno produciamo un flusso di
rifiuti che deve necessariamente essere gestito e che, se opportunamente
trattato, da problema può diventare risorsa attraverso il riuso e il riciclo.
Alla luce di queste considerazioni i percorsi didattici individuati hanno
approfondito le modalità e le tecnologie applicabili al trattamento della
frazione organica attraverso visite a sei differenti impianti selezionati
sul territorio delle regioni Lombardia e Piemonte. La simulazione di un
percorso negoziale, la realizzazione di un gioco di ruolo e l’individuazione
di cornici metaforiche sono stati gli strumenti sperimentati per indagare
gli aspetti legati alle dinamiche decisionali nell’ambito di un processo
per l’identificazione di un sito adatto alla localizzazione di un impianto
per il trattamento della frazione organica. Gli studenti delle scuole
secondarie di primo grado hanno verificato in prima persona come il
processo di trattamento della frazione organica consenta di produrre
compost, nuova terra e, attraverso tecnologie specifiche, biogas, mentre i
ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado, attraverso un percorso
di simulazione e negoziazione, hanno sperimentato le implicazioni di
scelte localizzative, approfondendo le questioni riguardanti l’accettabilità
di strutture di pubblica utilità in comunità locali.
Con i dati e le conoscenze prodotte durante la fase svolta nelle classi si
è realizzato un progetto di comunicazione, di diffusione dei risultati e di
condivisione dello sviluppo del progetto complessivo. I risultati sono stati
la messa a punto di una mostra itinerante per il territorio e le scuole,
l’organizzazione di un seminario sperimentale di approfondimento e
confronto in cui non solo gli amministratori e i tecnici ma anche gli
studenti potessero confrontarsi e, infine, la produzione di un video di
documentazione.
L’articolazione delle azioni proposte ha sicuramente sollecitato il
dibattito sul tema della localizzazione di un impianto di smaltimento
della frazione organica in un contesto territoriale, quello di sedici comuni
della provincia di Monza e Brianza afferenti al Consorzio della Brianza
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Milanese per lo smaltimento dei rifiuti, che dovrà infatti misurarsi con
questa questione, come previsto dal Piano Provinciale della Provincia di
Milano. Ma non solo. La scelta sui rifiuti ha consentito di porre in risalto
le questioni sull’accessibilità delle informazioni a tutti i livelli e sulla
predisposizione di spazi di confronto e dialogo diretto tra gli attori, in
un’ottica di superamento di atteggiamenti stereotipati e conflittuali in
favore di percorsi decisionali in cui gli stakeholders possano costruire un
linguaggio comune, superando particolarismi e asimmetrie informative
che generalmente contribuiscono ad alimentare la spirale del conflitto.
I risultati del progetto sembrano suggerire che la via sperimentata
costituisca una base corretta per interpretare le scelte future sul territorio.
Quanto descritto nelle pagine seguenti è tutto ciò che al momento è stato
realizzato, da questo punto in avanti, sulla base della sperimentazione
effettuata e dei risultati ottenuti, si apre il confronto con il territorio.
UN PERCORSO DA INTRAPRENDERE
Massimo Bonfà, Consorzio Provinciale della Brianza Milanese
La scelta sui rifiuti è un progetto che il Consorzio ha promosso con orgoglio,
rilevandone la sua valenza educativa e formativa legata alle tematiche
ambientali toccate e alla sua massiccia diffusione sul territorio brianzolo.
Il coinvolgimento di 1800 ragazzi di età differenti ci ha permesso di
conoscere a fondo le diverse realtà territoriali e allo stesso tempo di far
conoscere ai ragazzi l’articolato mondo dei rifiuti, comprese le difficoltà
della gestione territoriale di questa complessa materia.
Il successo della scelta ci guida anche verso la consapevolezza
dell’importanza di una educazione ambientale corretta ed efficace, per
fare in modo di incrementare i livelli di conoscenza e migliorare la fiducia
nelle istituzioni. In questo percorso abbiamo trovato in CREDA un ottimo
supporto, competente e preparato, che ha portato avanti il progetto
educativo con passione e determinazione, raggiungendo notevoli risultati
in termini di coinvolgimento ed informazione.
Forti dei risultati raggiunti intendiamo quindi perseguire nell’intento
comunicativo all’interno dei 16 Comuni soci del Consorzio, coinvolgendo
anche gli ulteriori 5 Comuni che hanno manifestato la volontà di farne
parte e, contando sul supporto della Provincia di Monza e Brianza,
vogliamo arrivare all’intera cittadinanza del nostro bacino (370.000
abitanti) per ottenere risultati quali-quantitativamente ottimali.
Ad oggi non possediamo impianti di recupero e smaltimento, ma
utilizziamo impianti di terzi che vengono individuati attraverso gare di
evidenza pubblica, che ci permettono di organizzare i servizi di recupero
e smaltimento con i costi più bassi rilevabili nella nostra Provincia e
nella Provincia di Milano. Quest’anno gestiremo una produzione di
rifiuti procapite pari a 450 Kg/anno, con livelli percentuali di raccolta
9
differenziata che sono cresciuti negli anni raggiungendo una media
ponderata del 56%, con livelli massimi che arrivano al 67%. Ovviamente
i risultati non devono essere valutati solo in termini quantitativi perché
sappiamo che le raccolte differenziate possono, e devono, essere
migliorate qualitativamente per recuperare al meglio la materia di scarto
senza dimenticare che, comunque, alla base di una corretta gestione si
trova la prevenzione dei rifiuti, che stiamo riuscendo a registrare con una
riduzione della produzione negli ultimi tre anni.
Siamo certi che la conoscenza e l’educazione siano gli strumenti di
base per contrastare la disinformazione e i mali costumi che spesso non
permettono la valorizzazione di questa preziosa risorsa, e che grazie alla
sensibilità ambientale e all’attenzione che abbiamo registrato nelle nuove
generazioni si potrà garantire un futuro più sostenibile.
10
11
Non le caratteristiche proprie della cosa, non le sue
qualità innate la rendono “sporca”, ma il luogo nel
quale viene momentaneamente a trovarsi; o, per
meglio dire, il divario tra il posto dove essa si trova
e quello dove dovrebbe trovarsi secondo lo schema
dell’ordine previsto.
Z. Bauman
TRATTASI DI
RIFIUTI.
I CONTENUTI
DI PARTENZA
Nel capitolo che segue, riportiamo i contenuti di partenza che hanno fatto
da sfondo al progetto e che hanno costituito il bagaglio di conoscenze
che gli studenti hanno approfondito e utilizzato per elaborare i contenuti
presentati nel capitolo successivo. Costituiscono gli spunti da cui partire
per inquadrare il problema e percepirne la complessità.
I RIFIUTI SONO UN FLUSSO CONTINUO
Al continuo aumento della produzione dei rifiuti solidi urbani – generato
dai nostri consumi, dai cicli produttivi e, in definitiva, dal nostro stile di
vita – fa da contrappeso la possibilità di considerare i rifiuti – i materiali
di scarto, ciò che crediamo inutile e inservibile – come una risorsa. La
nostra generazione ha l’opportunità di sperimentare tecnologie e modalità
di trattamento delle materie seconde finalizzate alla loro re-introduzione
nel ciclo produttivo, per ridurre l’impiego di materie prime e ottimizzare,
di fatto, i cicli produttivi. In questo senso il rifiuto si trasforma in risorsa,
perché, se opportunamente trattati, anche i materiali considerati come
scarti possono essere restituiti a nuova vita: così ad esempio una bottiglia
di vetro torna a essere vetro e i resti di un pasto diventano compost,
nuova terra utilizzabile come ammendante per le coltivazioni.
Per realizzare tali processi di trattamento sono naturalmente necessari
impianti in grado di gestire opportunamente le diverse frazioni
merceologiche della raccolta differenziata e per i quali si pone la
necessità di identificare idonee aree localizzative qualora nei diversi
ambiti territoriali non siano presenti. Queste considerazioni, alla luce
dei dati di produzione nel nostro ambito territoriale, contribuiscono a
delineare il contesto dal quale prende le mosse il progetto: i dati raccolti,
le tecnologie studiate, gli approfondimenti compiuti, sono bagaglio
informativo indispensabile e condiviso per ciascun attore coinvolto, base
comune grazie alla quale concorrere alla costruzione delle scelte.
RSU E FORSU
La produzione dei rifiuti urbani a livello nazionale si attesta, nell’anno 2008,
a poco meno di 32,5 milioni di tonnellate mostrando, rispetto al 2007,
una leggera contrazione, -0,2%, che fa seguito alla sostanziale stabilità già
riscontrata tra il 2006 ed il 2007, con una variazione pari al +0,1%.
Sembra dunque verificarsi una flessione considerevole rispetto agli anni
precedenti, che hanno visto la produzione dei rifiuti in costante aumento.
Basti pensare che nel 2008 sono stati prodotti 1,3 milioni di tonnellate
di rifiuti in più rispetto al 2004. Tuttavia tali dati non sembrano rivelare
una completa inversione di tendenza: è necessario rilevare come infatti
la produzione di rifiuti sia legata a molteplici fattori, primi tra tutti gli
indicatori socio economici quali il prodotto interno lordo e i livelli di
consumi che in un periodo di contrazione e crisi possono determinarne
una diminuzione. La produzione pro capite media nazionale ha superato
i 500 chilogrammi all’anno e la tendenza al continuo aumento viene
confermata anche analizzando i dati relativi alla regione Lombardia.
14
15
Andamento della produzione dei rifiuti nelle
regioni italiane,
Kg anno per abitante,
periodo 2004/2008.
Fonte: Rapporto rifiuti urbani, edizione 2009,
Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca Ambientale
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia Romagna
Nord
2004
515
591
510
490
465
490
599
657
530
2005
513
594
503
485
480
498
601
666
531
2006
523
599
518
495
498
494
609
677
544
2007
516
601
512
486
491
506
610
673
539
2008
509
608
515
496
494
497
612
680
541
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Centro
2004
693
555
543
597
617
2005
697
641
573
617
639
2006
704
647
565
611
637
2007
694
639
564
604
630
2008
686
613
551
594
619
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Sud
2004
522
382
481
489
398
470
508
532
491
2005
532
415
485
486
385
467
520
529
494
2006
534
405
495
517
401
470
542
519
509
2007
527
404
491
527
414
470
536
519
508
2008
524
420
468
523
386
459
526
507
496
Italia
2004
533
2005
539
2006
550
2007
546
2008
541
UNO STILE DI VITA USA E GETTA DA SOVVERTIRE
Questi dati fotografano perfettamente la nostra quotidianità: la produzione
dei rifiuti è strettamente legata al nostro stile di vita, ai prodotti che
consumiamo, alle scelte che compiamo ogni giorno. Non è sempre stato
così. Il cambiamento è avvenuto progressivamente a partire dal secondo
dopoguerra, con la diffusione di nuovi materiali non biodegradabili – un
esempio su tutti, la plastica sintetica – e l’uso diffuso degli imballaggi e
degli oggetti usa e getta. Si è andata progressivamente perdendo l’abitudine
al riutilizzo e al riciclo in precedenza ampiamente praticata, conoscenza
tramandata dall’esperienza che trasformava oggetti e materiali inutili
per alcuni, indispensabili per altri. Certo ciascuno di noi può impegnarsi
nel tentativo di adottare comportamenti più sostenibili per ridurre le
quantità di rifiuti prodotte quotidianamente, ad esempio privilegiando
prodotti privi di imballaggi, tuttavia non possiamo dimenticare che ogni
nostra azione genera scarti e residui che vanno gestiti, raccolti, stoccati
e trattati.
LA GESTIONE SOSTENIBILE DEI RIFIUTI
La produzione dei rifiuti si configura quindi come un flusso continuo
e inarrestabile che per essere trattato implica necessariamente un
approccio diversificato – in termini di azioni e politiche da implementare
– e condiviso – in termini di varietà di attori da coinvolgere. Se da un
lato è indispensabile modificare i comportamenti al fine di diminuire la
produzione dei rifiuti, dall’altro è necessario puntare sull’efficacia e la
sostenibilità economica ed ambientale dei processi di smaltimento e di
16
riciclaggio delle varie componenti dei prodotti. La complessità e l’urgenza
del tema chiamano in causa una molteplicità di attori: innanzitutto
i cittadini, che possono incidere attraverso il proprio stile di vita e le
quantità di rifiuti prodotti; i tecnici e gli esperti, che possono ricercare
soluzioni tecnologicamente avanzate per il trattamento dei rifiuti; coloro
che si occupano della gestione e del trattamento di questo flusso, siano
essi amministratori o gestori di consorzi, che possono definire le modalità
di raccolta dei rifiuti e compiere scelte volte alla sostenibilità.
Le azioni praticabili sono diverse, tuttavia assolutamente insufficienti a
risolvere la questione se non applicate in un’ottica sinergica e sistemica:
incentivare l’utilizzo da parte del settore produttivo di imballaggi
composti da materiali riciclabili;
promuovere l’allungamento della vita dei beni durevoli e ingombranti;
sostenere gli acquisti verdi nel settore pubblico e privato;
incoraggiare i cambiamenti di alcuni stili di vita: scegliere di fare
acquisti evitando imballaggi inutili, utilizzare borse di tela o sacchetti
biodegradabili per fare la spesa, preferire prodotti che contengono
materie riciclate, scegliere prodotti con vuoto a rendere o alla spina,
utilizzare pile ricaricabili e carta riciclata;
incentivare una attenta raccolta differenziata.
LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
A livello nazionale, la raccolta differenziata ha raggiunto, nel 2008,
una percentuale pari al 30,6% della produzione totale dei rifiuti urbani.
Rispetto al 2007, anno in cui tale percentuale si assestava al 27,5%
circa, si osserva, dunque, un’ulteriore crescita, sebbene non siano ancora
conseguiti né l’obiettivo fissato dalla normativa per il 31 dicembre 2008,
45%, né quelli previsti per il 2007 e il 2006, rispettivamente 40% e
35% – Decreto legislativo 152/2006 e legge 27 dicembre 2006, n. 296.
In prospettiva la raccolta differenziata diventa una chiave di potenziale
successo per la gestione dei rifiuti solidi urbani. Tale approccio, infatti,
consente di ottenere frazioni differenziate per tipologie merceologiche,
avviabili più facilmente ed efficacemente al processo di trattamento,
trasformazione, recupero e riciclo.
LA FRAZIONE ORGANICA
La scelta sui rifiuti ha privilegiato in particolare le tematiche relative a una
specifica frazione merceologica della raccolta differenziata: la frazione
organica. Tale frazione, denominata anche FORSU (Frazione Organica
dei Rifiuti Solidi Urbani) e comunemente definita “umido”, proviene
essenzialmente da usi domestici, da grandi utenze come mense e mercati
e da materiale vegetale proveniente dall’attività di sfalcio e giardinaggio.
La frazione organica costituisce la componente più significativa in peso
dei rifiuti prodotti nel circuito urbano. Nel 2004 la FORSU costituiva il
31,4% dei rifiuti solidi urbani, percentuale che è andata aumentando
fino ad assestarsi nel 2008 al 33,6% (fonte ISPRA, Rapporto rifiuti
urbani 2009).
17
Il quantitativo pro capite di frazione organica da rifiuti urbani avviata a
compostaggio e digestione anaerobica, è pari a circa 51 kg pro capite a
livello nazionale. Al Nord arriva a 88 kg/abitante per anno, mentre nelle
altre zone i valori restano ancora relativamente bassi, 33 kg/abitante al
Centro e appena 16 kg/abitante al Sud.
Alla luce dei livelli di produzione sopra descritti diventa stringente la
necessità di porsi il problema di come gestire in maniera efficiente ed
efficace tale frazione, che per sua stessa natura deve essere separata
dal resto dei rifiuti urbani e trattata in maniera differenziata anche
allorquando si dovesse decidere di avviarla a inceneritori o in discarica. Nel
primo caso, infatti, l’alta percentuale di umidità presente nella frazione
organica può provocare abbassamenti della temperatura d’incenerimento,
con il rischio di produzione di gas tossici. D’altra parte, in discarica, la
frazione organica non stabilizzata è soggetta a processi di ossidazione che
generano calore e, di conseguenza, combustione e percolato.
Separare la frazione organica dal resto dei rifiuti rappresenta non solo
una priorità in termini gestionali ma, in seconda istanza, se avviata
al riciclaggio, rappresenta una risorsa di grande interesse in termini
energetici e per la produzione agricola. Infatti, gli scarti di cucina e
verdi sono facilmente riciclabili e utilizzati come materiali di partenza
per produrre fertilizzanti organici, il compost, e per generare biogas, che
può essere in seguito sfruttato per la produzione di energia elettrica o,
dopo purificazione, per la trazione di autoveicoli e per il riscaldamento
domestico.
COME TRATTARE LA FRAZIONE ORGANICA
Per il trattamento industriale della frazione organica sono attualmente
applicabili due tecnologie, eventualmente integrabili: gli impianti aerobici
per la produzione di compost e quelli anaerobici per la produzione di
energia e in seconda istanza di compost.
Gli impianti di compostaggio riproducono su scala industriale, in maniera
controllata e accelerata, i processi naturali in cui la sostanza organica
è decomposta, attraverso processi bio-ossidativi, dai microrganismi
presenti nel terreno, funghi, batteri e attinomiceti, e successivamente
restituita e adoperata in nuovi cicli di vita. Sono due le fasi di trattamento
in impianto aerobico: la prima fase di igienizzazione, in cui si stabiliscono
le reazioni bio-ossidative e di degradazione e la seconda fase detta di
maturazione durante la quale il prodotto si stabilizza e si arricchisce
di sostanze umiche, ricche cioè di humus, la componente del terreno
fondamentale per la buona crescita di piante e vegetali.
GLI IMPIANTI AEROBICI
In un impianto aerobico gli scarti del verde e la frazione umida proveniente
dalla raccolta differenziata sono stoccati in una zona di conferimento
e avviati, una volta triturati con pezzature da 1 a 7 cm di diametro e
mischiati, alla fase intensiva di igienizzazione.
Gli ambienti sono generalmente chiusi e mantenuti in depressione con
l’aspirazione forzata, per evitare la fuoriuscita delle arie di processo ricche
in sostanze odorigene, quali ammoniaca, composti solforati, ammine,
terpeni e acidi grassi volatili. In questa fase i cumuli possono essere
rivoltati e insufflati con aria per velocizzare le reazioni di degradazione
delle sostanze organiche. I capannoni sono provvisti di un sistema per la
captazione e il trattamento dell’aria con filtri chimici o biofiltri costituiti
da cortecce e materiale legnoso. Al termine della fase intensiva termofila
il compost deve essere convogliato in aree apposite per la fase successiva
di maturazione in cui la bassa umidità favorisce la crescita e diffusione
di funghi che attuano, mediante l’emissione di specifici enzimi, una
progressiva, anche se incompleta, degradazione delle sostanze più
complesse come la cellulosa, la lignina e le emicellulose. Il materiale
finale ottenuto è vagliato mediante setacci meccanici con maglia
vagliante da 6-10 o 15-20 millimetri in modo da eliminare gli eventuali
corpi estranei come plastica, metallo e vetro e da separare parti legnose
indecomposte. Il compost è pronto per la distribuzione o la miscelazione
per produrre terricci per il florovivaismo. La durata dell’intero processo è
variabile e dipende dal materiale di partenza, dalle tecnologie utilizzate,
dalla stagione e dalle temperature esterne e, infine, dalla stabilità del
prodotto finale che si vuole raggiungere. Per un compost di qualità
ottenuto dalla raccolta differenziata dell’organico mediante processo
industriale e da utilizzare in agricoltura come fertilizzante naturale sono
necessari almeno tre mesi di stabilizzazione.
Il numero di impianti aerobici operativi sul territorio nazionale nel 2009,
su un totale di 290 impianti censiti, è pari a 229 con un aumento pari a
9 impianti rispetto all’anno 2007.
Il compostaggio industriale permette un controllo ottimale delle
condizioni di processo: la temperatura è monitorata in modo costante tra
i 60° e i 70° C nella fase di igienizzazione, il pH intorno a 6 per garantire
lo sviluppo ottimale di batteri e l’umidità tra il 40% e il 65% con
un’aereazione forzata per garantire la sopravvivenza dei microorganismi e
favorire l’evaporazione dell’eccesso di umidità.
18
19
GLI IMPIANTI ANAEROBICI
Negli impianti di tipo anaerobico il trattamento dei rifiuti organici avviene
in una prima fase in assenza di ossigeno e in presenza di batteri idrolitici
acidificanti e metanigeni che degradano la sostanza organica producendo,
al termine della fase di lavorazione digestato, biogas, biossido di carbonio,
acqua e ammoniaca.
Il digestato è avviato a una successiva lavorazione in modalità aerobica
per la produzione di compost, mentre il biogas può essere utilizzato come
combustibile per alimentare caldaie a gas accoppiate a turbine per la
produzione di energia elettrica o in centrali a ciclo combinato o motori a
combustione interna.
La prima fase di lavorazione riguarda la vagliatura della frazione organica
conferita in impianto per eliminare i materiali impropri come metalli,
vetro e plastica. Il materiale è poi avviato in digestori concepiti per
mantenere la temperatura costante e per evitare il contatto tra ossigeno e
biomassa. La digestione anaerobica è effettuata sia in condizioni umide
sia a secco. La prima si riferisce a miscele di materiale con contenuto
minimo in solidi del 30%, mentre nella seconda il tenore in solidi arriva
a percentuali inferiori al 10%.
Convenzionalmente, in relazione al tipo di batteri utilizzati, esistono
due differenti intervalli di temperatura che caratterizzano la digestione
anaerobica:
con batteri mesofili si lavora a temperature comprese tra 20°- 45° C,
con un intervallo ottimale di 37°- 41° C;
con batteri termofili le condizioni di esercizio ottimali implicano un
intervallo di temperatura compreso tra i 50°- 52° C, con temperature
che possono anche essere elevate e superare i 70° C.
Al termine del processo la sostanza organica si trasforma in biogas e in
digestato. Quest’ultimo è ricco in carbonio e azoto, matrice ideale per
la formazione della miscela da avviare al compostaggio tradizionale di
tipo aerobico per la produzione di compost di qualità. Il biogas invece
è filtrato e deumidificato, accumulato in gasometri e bruciato in una
stazione di cogenerazione per la produzione di energia elettrica ed energia
termica che può essere impiegata ad esempio per il teleriscaldamento di
abitazioni. Il potere calorifico del gas ottenuto varia secondo il contenuto
di metano. Un valore medio può essere pari a circa 23.000 kJ/m3.
Gli impatti ambientali dei processi di digestione anaerobica dei rifiuti
organici riguardano le emissioni odorose e la produzione dei reflui,
oltre alle emissioni in atmosfera causate dai processi di produzione di
energia elettrica. Le emissioni odorose sono rilevanti poiché l’instaurarsi
di processi anaerobici e aerobici dei microorganismi responsabili della
biodegradazione del materiale organico genera prodotti odorosi tra cui
ammoniaca, acido solfidrico e composti aromatici. Il loro controllo e
abbattimento può essere efficacemente effettuato grazie alla progettazione
di ambienti di lavoro chiusi e in depressione con aspirazione forzata e al
trattamento delle arie esauste con biofiltri.
Gli impianti di trattamento della frazione organica preselezionata da
raccolta differenziata censiti dall’ISPRA in Italia sono 18, di cui 12
operano a regime ed 1 in fase di collaudo. I rifiuti trattati nel 2009, pari
a 536.732 tonnellate mostrano, rispetto all’anno 2007, un incremento
di ben 146 punti percentuali, dovuto sia all’aumento dei flussi di rifiuti
in ingresso ad alcuni impianti, sia all’entrata in esercizio di due nuovi
impianti, entrambi in Lombardia.
COMPOSTAGGIO DOMESTICO
Il compostaggio industriale non è l’unica soluzione per il trattamento
della frazione organica. È infatti possibile avviare il processo anche a
livello casalingo: se si dispone di un piccolo spazio verde, avanzi di
cucina, scarti di giardino e orto e altri materiali biodegradabili come
carta non patinata, cartone e segatura proveniente da legni non trattati
costituiscono il materiale di partenza per ottenere un compost di ottima
qualità a casa propria.
Per avviare il processo di compostaggio sono necessari gli scarti organici
come materiale di partenza per i microrganismi decompositori, l’ossigeno
per la respirazione microbica e la trasformazione delle sostanze organiche
e infine l’acqua perché i microrganismi sono attivi in ambiente umido.
Per ottenere un buon compost è necessario avere un mix di rifiuti
ben assortito in materiale carbonioso (ramaglie, paglia, foglie secche,
segatura) e materiali azotati (sfalci d’erba, avanzi di cucina, deiezioni
animali): con troppo materiale azotato il compost genera cattivi odori,
viceversa con troppo materiale carbonioso la trasformazione in compost
è più lenta.
20
21
Il cumulo deve presentare un’umidità compresa tra il 50% e 60%. Troppa
umidità dà origine a putrefazione, poca ne rallenta la trasformazione
fino ad arrestarla. Per valutare la giusta umidità si fa il test del pugno:
prendendo in mano una manciata di compost e stringendo bene, la mano
si deve appena inumidire con la formazione di alcune goccioline tra le
dita. Se gocciola il cumulo è troppo umido, se la mano non si inumidisce
è troppo secco.
È importante scegliere un luogo ombreggiato dove sistemare il cumolo
di rifiuti, preferibilmente in un angolo del giardino al riparo dal vento e
dall’eccessivo soleggiamento, oppure in apposite compostiere. La massa
dei rifiuti organici necessita di essere rivoltata frequentemente con una
vanga cercando di alternare gli scarti di cucina con materiale di sostegno
come rametti, foglie e trucioli in modo che il cumulo risulti poroso e
l’ossigeno possa circolare bene. Il cumulo va formato alternando il più
possibile i diversi materiali da compostare, azotati e carboniosi, umidi e
secchi e materiale di sostegno. Per facilitare l’inizio della trasformazione
si consiglia di alternare anche qualche strato di semplice terriccio, già
ricco di microrganismi decompositori.
La preparazione del fondo a contatto col terreno è particolarmente
importante e richiede una formazione fatta esclusivamente di materiali
di sostegno come tronchi e rametti per permettere ai liquidi che si
formano durante la trasformazione di non mandare in putrescenza la
parte terminale del cumulo.
Il primo compost sarà pronto dopo 2/3 mesi, quando gli scarti inseriti
non saranno più riconoscibili. Una volta pronto è bene passare al
setaccio il prodotto in modo da separare eventuali parti non ancora del
tutto compostate che potranno essere introdotte in un nuovo ciclo di
compostaggio.
In sintesi per ottenere un compost di buona qualità è importante fare
attenzione a:
il luogo adatto, un luogo ombreggiato, evitando zone acquitrinose;
la preparazione del fondo con la predisposizione di un buon drenaggio
con materiale di sostegno;
una buona miscela alternando gli strati con diversi scarti e non solo
utilizzando avanzi di cucina;
l’areazione del cumulo mescolando spesso e alternando strati con
materiale di sostegno;
la giusta umidità drenando, ombreggiando, annaffiando il cumulo.
22
IL CONTESTO TERRITORIALE DEL PROGETTO
La situazione tratteggiata fino a questo momento è declinata ai fini
progettuali nella specificità della realtà territoriale della Provincia di
Monza e Brianza, ambito nel quale si è svolto il progetto, con particolare
riferimento ai 16 comuni che afferiscono al Consorzio Provinciale della
Brianza Milanese per lo smaltimento dei rifiuti. L’approfondimento ha
consentito di fornire agli studenti coinvolti un quadro informativo il più
possibile completo e preciso, che potesse definire le modalità di gestione
dei rifiuti nel loro contesto quotidiano.
Il Consorzio Provinciale della Brianza Milanese per lo smaltimento dei
rifiuti è costituito da sedici comuni inclusi nel territorio della provincia
di Monza e Brianza: Albiate, Besana Brianza, Biassono, Briosco, Carate
Brianza, Giussano, Lissone, Macherio, Monza, Renate, Seregno, Sovico,
Triuggio, Vedano al Lambro, Veduggio con Colzano e Verano Brianza.
Attualmente il territorio consorziato ha una superficie di 132 km , per un
totale di circa 333.490 abitanti, con una produzione procapite nel 2008
di 474 kg/anno di rifiuti solidi urbani (RSU). La percentuale di raccolta
differenziata del comprensorio è andata progressivamente aumentando,
arrivando nel 2008 ad attestarsi al 55%. I livelli di produzione di FORSU
sono variabili da comune e comune, nel 2008 tale quantità si è attestata
a 21.625 tonnellate.
2
Il Consorzio Brianza Milanese per lo smaltimento dei rifiuti è l’organo
gestionale e direzionale per la raccolta, il trasporto e lo smaltimento
dei rifiuti solidi urbani del territorio consorziato. Poiché non possiede
direttamente impianti di smaltimento o recupero dei rifiuti, né mezzi
per i servizi di igiene urbana o piattaforme per le proprie attività, il
Consorzio stipula contratti tramite gare pubbliche con aziende e impianti
per lo smaltimento e il recupero dei rifiuti urbani. La raccolta dei rifiuti
nei comuni viene effettuata in modo diverso sia dal punto di vista del
conferimento che da quello della raccolta, privilegiando generalmente la
modalità porta a porta.
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
91 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08
Raccolta differenziata consortile
24
RSU
Immagini TerraItaly™ - © Blom CGR
Andamento percentuali produzione Rsu e
percentuale raccolta differenziata.
Fonte: Rapporto 2008
Consorzio Provinciale Brianza Milanese.
LA RACCOLTA DELLA FRAZIONE ORGANICA
8000000
7000000
6000000
5000000
4000000
3000000
2000000
1000000
IL PIANO PROVINCIALE
In riferimento al territorio preso in esame con La scelta sui rifiuti, il Piano
segnala l’inadeguatezza della rete impiantistica nel territorio della
Brianza milanese, in particolare per quanto riguarda la gestione della
frazione organica dei rifiuti solidi urbani. La logica di autosufficienza
territoriale in merito allo smaltimento e recupero dei rifiuti solidi urbani,
e la conseguente necessità di dotarsi di un impianto e di trattare i rifiuti in
prossimità dell’ambito di produzione, ottimizza il processo di trattamento
stesso: sono innanzitutto ridotti i costi riguardanti il trasporto dei rifiuti in
impianti esterni al territorio consortile e in secondo luogo possono essere
finalizzate e ottimizzate le modalità di raccolta secondo le tecnologie
impiantistiche utilizzate.
26
Verano
Veduggio
Vedano
Triuggio
Sovico
Seregno
Renate
Andamento della produzione pro capite di rifiuti organici nei comuni del territorio consortile.
Fonte: Rapporto 2008 Consorzio Provinciale Brianza Milanese.
100
90
80
70
60
50
40
30
Verano
Veduggio
Vedano
Triuggio
Sovico
Seregno
Renate
Monza
Macherio
Lissone
Giussano
Carate
Briosco
Biassono
Besana
20
Albiate
Il Piano propone inoltre gli indirizzi per l’attuazione del Piano, i servizi
e gli obiettivi di recupero diversificati per territorio, e particolarmente
importante per il progetto La scelta sui rifiuti, i fabbisogni impiantistici
relativi ai diversi flussi di rifiuti e i criteri applicati per l’individuazione
delle zone non idonee alla localizzazione di impianti di recupero e
smaltimento dei rifiuti.
Monza
Totale rifiuti organici in kg
La legge regionale 12/2003 disciplina i servizi locali di interesse
economico generale tra cui la gestione dei rifiuti urbani, demandando
alle province l’adozione dei piani provinciali di gestione (PPGR) sulla
base dei contenuti della pianificazione regionale.
Nel territorio dove è stata effettuata la sperimentazione del progetto al
momento della realizzazione della presente documentazione, e fino a
quando la nuova Provincia di Monza e Brianza non approverà il Piano
Provinciale, è vigente il PPRG redatto nel 2008 dalla Provincia di Milano.
Il PPGR, la cui relazione sintetica è stata sottoposta all’attenzione degli
studenti coinvolti, presenta una descrizione dello stato di fatto del sistema
gestionale dei rifiuti urbani e dei rifiuti speciali a livello provinciale,
con gli obiettivi della pianificazione, la descrizione dei possibili scenari
evolutivi e la loro comparazione.
Macherio
Lissone
Giussano
Carate
Briosco
Biassono
0
Besana
Il Consorzio Provinciale della Brianza Milanese non possiede impianti di
gestione del rifiuto umido all’interno del proprio territorio. Si è vincolati
dunque a conferire la FORSU in impianti di compostaggio e digestione
anaerobica al di fuori della Provincia di Monza e Brianza, ed in particolare
presso l’impianto di Montello, per fronteggiare una rete impiantistica
locale inadeguata.
9000000
Albiate
La frazione organica è raccolta porta a porta in tutti i 16 comuni consorziati.
I rifiuti umidi sono conferiti dai cittadini in sacchetto biodegradabile in
un secchiello areato che permette l’evaporazione continua dell’acqua
in eccesso, contrastando la formazione di liquidi di fermentazione e di
cattivi odori e riducendo il peso dei rifiuti raccolti.
Andamento della produzione di rifiuti organici, in kg, nei comuni del territorio consortile.
Fonte: Rapporto 2008 Consorzio Provinciale Brianza Milanese.
kg rifiuti organici per abitante
IL NUOVO PIANO GESTIONE RIFIUTI DELLA
PROVINCIA DI MONZA E BRIANZA
Marco Lacalamita, Alta professionalità rifiuti, Provincia Monza e Brianza
La Scelta sui Rifiuti è un progetto che fornisce a tutti gli operatori pubblici
del settore una metodologia concreta ed efficace per indirizzare le scelte
programmatiche e gestionali del ciclo dei rifiuti: conoscenza del rifiuto
e del territorio, conoscenze degli impianti, sviluppo di nuove iniziative,
analisi del NIMBY, coinvolgimento pubblico.
La stessa Provincia di Monza e Brianza entrerà a breve nelle fasi operative
della redazione del Piano di Gestione Rifiuti provinciale, i cui contenuti
27
base sono previsti dalla Legge Regionale n°26/03 art.20 c.4:
i dati di rilevazione e stima della produzione dei rifiuti e la determinazione
dei flussi da avviare a recupero e smaltimento, ivi compresi i flussi
destinati all’incenerimento;
gli obiettivi di contenimento della produzione dei rifiuti, di recupero e
di riduzione del conferimento in discarica, nonché la definizione di un
programma per il riutilizzo e il recupero dei rifiuti urbani;
la programmazione di obiettivi di raccolta differenziata di rifiuti urbani
in funzione di specifiche situazioni locali;
il censimento degli impianti esistenti e l’individuazione delle necessità
impiantistiche di completamento, nonché l’individuazione dell’offerta
di recupero e smaltimento da parte del sistema industriale per i rifiuti
urbani e speciali;
l’individuazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti
di recupero e smaltimento dei rifiuti urbani e speciali;
la stima dei costi delle operazioni di recupero e smaltimento per i rifiuti
urbani;
i meccanismi gestionali per la verifica dello stato di attuazione del
piano e le modalità di controllo sulle varie fasi.
Il percorso intrapreso da ragazzi di scuola superiore, nell’anno scolastico
passato, ha mostrato una via da seguire per programmare la pianificazione
provinciale in materia di gestione rifiuti nel rispetto e in coerenza con
quanto previsto dalla stessa Legge Regionale.
In particolare i passaggi effettuati hanno mostrato come:
sia necessaria l’acquisizione dei dati di base sulla produzione, raccolta
e smaltimento dei rifiuti urbani;
l’analisi di tali dati e delle dotazioni impiantistiche del territorio sia lo
strumento con cui lavorare;
la conoscenza delle tecnologie impiantistiche per il trattamento dei
rifiuti sia importante per poter gestire il futuro;
l’individuazione delle aree non idonee all’ubicazione dei nuovi centri di
trattamento rifiuti possa rispondere al dovere e all’esigenza dei cittadini
di contribuire e a non subire il ciclo dei rifiuti;
sia necessario diffondere i risultati del processo e condividere i percorsi
attuati.
Anche gli elaborati grafici prodotti nell’ambito del progetto forniscono
in maniera chiara le informazioni necessarie per individuare le criticità
presenti nel territorio per l’ubicazione di impianti, le aree ambientalmente
vincolate, le aree urbanizzate, le aree agricole; tutti elementi fondamentali
per individuare e gestire il territorio nell’ambito del ciclo dei rifiuti.
La Provincia di Monza e Brianza è costituita da 55 comuni, occupa
una superficie di 405 Kmq, vi sono 833.348 residenti. Nella Provincia
di Monza e Brianza vengono prodotti (dati 2008, esclusi i comuni di
recente inclusione) nell’anno circa 360.000 t/anno, si ha una raccolta
differenziata che raggiunge una percentuale pari al 57,9% e si ha un
costo medio netto (costi – ricavi) di raccolta, trasporto e smaltimento dei
rifiuti pari a circa 110 € per abitante all’anno.
28
La nuova pianificazione del Piano Gestione Rifiuti Provinciale terrà conto
e svilupperà quanto iniziato e intrapreso ne La scelta sui rifiuti relativamente
agli impianti di compostaggio, per tutte le tipologie di rifiuti prodotti
e per tutte le tipologie di impianti. L’attenzione ai costi di recupero/
smaltimento e l’attenzione allo sviluppo sostenibile sarà una priorità per
il futuro con l’individuazione di quanto fino a qua è stato fatto di buono
e di quanto e dove si può migliorare.
LA SINDROME NIMBY
La necessità di un nuovo impianto per la gestione dei rifiuti organici,
individuata dal PPRG, e la conseguente individuazione di aree nel
territorio servito dal Consorzio Brianza Milanese adatte alla localizzazione
di questa specifica tipologia di impianto, hanno posto le basi per l’avvio
di attività specifiche sul tema del fenomeno NIMBY.
Infatti l’individuazione di un sito e l’avvio delle procedure per la
realizzazione di un’opera di interesse collettivo – come ad esempio
la costruzione di un impianto per il trattamento e lo smaltimento dei
rifiuti organici – potrebbero ingenerare potenziali situazioni conflittuali,
fenomeni che sono generalmente descritti con l’acronimo NIMBY, Not in
My Back Yard, non nel mio cortile: le comunità locali, pur percependo
come necessario un impianto di pubblica utilità, sono restie a ospitarlo
nel proprio territorio.
Sebbene la costruzione di impianti di pubblica utilità generi benefici
diffusi – giacché è l’intera popolazione di un determinato ambito
territoriale a usufruirne – quando i costi, in termini di impatti, sono
concentrati in un ambito territoriale decisamente più ristretto si creano
situazioni conflittuali che vedono spesso contrastarsi, su fronti opposti,
proponenti e comunità locali.
Si rende dunque necessario studiare e individuare strumenti e metodi
idonei per affrontare e andare oltre alla sindrome NIMBY, mettendo
a punto processi decisionali capaci di accogliere i punti di vista dei
cittadini e dei principali stakeholder del territorio e volti al raggiungimento
di scelte efficaci e condivise. Esperienze molteplici in Italia e soprattutto
nel mondo anglosassone indicano che il coinvolgimento sui territori di
riferimento che consenta ai cittadini di ricevere informazioni tecniche
chiare, dettagliate e corrette sugli impianti e le infrastrutture in questione
da realizzare, può efficacemente contrastare quelle contestazioni spesso
legate soprattutto a timori ammissibili – ad esempio preoccupazioni
ambientali, per la salute della popolazione o per la sostenibilità e la
qualità del progetto – ma non sempre fondati, perché spesso scaturiti a
fronte dell’esiguità e inaccessibilità delle informazioni progettuali.
Nel progetto La scelta sui rifiuti, come meglio specificato nella sezione
successiva, si è voluto indagare il ruolo che informazione e accessibilità
a rapporti, dati e progetti possono apportare durante un processo
decisionale sul fenomeno NIMBY, andando a individuare le caratteristiche
dei processi inclusivi.
29
L’ANALISI DELL’OSSERVATORIO MEDIA PERMANENTE
NIMBY FORUM
®
Silvia Boccato, Nimby Forum®
®
Nimby Forum è un progetto di ricerca nato nel 2004 e promosso
dall’associazione Aris – Agenzia di Ricerche Informazione e Società.
Attraverso l’attività del suo Osservatorio Media Permanente, Nimby
Forum® censisce le contestazioni ambientali e analizza l’evoluzione del
fenomeno NIMBY in Italia.
Dal 2004 a oggi, i dati emersi dalle cinque edizioni della ricerca hanno
delineato il profilo di un Paese bloccato a causa dell’aumento dei fenomeni
di opposizione alla costruzione di opere e infrastrutture di pubblica utilità.
L’ultima edizione dell’Osservatorio ha registrato un’ulteriore crescita
delle contestazioni: sono stati 283 gli impianti oggetto di opposizioni
territoriali nel corso del 2009.
Le contestazioni hanno colpito in modo trasversale i diversi settori e le
diverse tipologie di opere. Al settore rifiuti, in particolare, afferisce il
33,6% degli impianti censiti. Di questi, gli impianti su cui si concentrano
maggiormente le proteste sono termovalorizzatori (41), discariche per
rifiuti urbani (16) e discariche per rifiuti speciali (14).
che nel 67% dei casi che, ad esempio, creano pagine sui social network e
organizzano momenti di confronto per coinvolgere altri cittadini.
L’approccio volontaristico, attualmente adottato dai proponenti in termine
di coinvolgimento del territorio, risulta quindi insufficiente. Non mancano
esperienze concrete (dibattito pubblico sulla Gronda autostradale di
Genova) e iniziative legislative interessanti (L.R. n. 69/2007 di Regione
Toscana e L.R. n. 3/2010 di Regione Emilia Romagna) che testimoniano
il diffondersi di una nuova sensibilità al tema dei processi partecipativi;
tuttavia esse sono rimaste confinate ad ambiti locali.
Sono quindi ancora molti gli ostacoli da superare per un effettivo rilancio
del processo di modernizzazione del Paese, in un’ottica di sviluppo
sostenibile e di dialogo.
In questo contesto è necessario prevedere una regolamentazione
nazionale delle modalità di informazione e coinvolgimento, che fornisca
alle organizzazioni interessate un quadro di riferimento entro cui operare,
nel rispetto di tempi e procedure.
Indipendentemente dall’oggetto della contestazione, il fenomeno
risulta radicato nel tessuto sociale nazionale e la crescente richiesta
di partecipazione e condivisione delle informazioni, fin dai primi passi
del progetto, accomuna comitati, organizzazioni ed enti pubblici,
indipendentemente dal colore politico dell’amministrazione in carica.
Significativa, ad esempio, l’opposizione dei Comuni limitrofi che supera
quella dei Comuni direttamente interessati dalle opere censite (85,6%
contro circa il 70%): un chiaro segnale di come questi soggetti si sentano
spesso penalizzati dalla mancanza di coinvolgimento nelle scelte relative
all’impianto.
®
Dalle analisi compiute da Nimby Forum , emerge la necessità di attuare
processi di comunicazione e partecipazione sui territori di riferimento,
che consentano a tutti gli stakeholder di ricevere informazioni chiare
e corrette sugli impianti in questione, limitando così l’insorgere di
contestazioni spesso legate a paure lecite, ma non sempre motivate.
Infatti, tra le principali argomentazioni contro l’insediamento degli
impianti, prevalgono i timori connessi alle ripercussioni su ambiente,
salute e qualità della vita, anche a fronte di progetti innovativi e
compatibili con i principi dello sviluppo sostenibile.
Totale impianti contestati
I edizione
190
II edizione III edizione
171
193
IV edizione V edizione
264
283
I dati dell’Osservatorio evidenziano come solo il 38,3% di proponenti e
soggetti favorevoli agli impianti promuovano iniziative di comunicazione,
quali, ad esempio, incontri informativi aperti al pubblico e sezioni dedicate
sui propri siti web. Molto più attivi si dimostrano invece i soggetti contrari
30
31
La combinazione delle parti non è una semplice
addizione, ma possiede la natura di una
moltiplicazione o di un frazionamento o della
creazione di un prodotto logico, un attimo di
illuminazione.
G. Bateson
LA SCELTA:
IDEE,
STRUMENTI E
METODI
FARE PER CAPIRE
Nel progetto La scelta sui rifiuti si sono individuati più strumenti:
Chi desidera capire il poema, deve recarsi nella terra della poesia.
Chi desidera capire il poeta deve andare nella terra del poeta.
Johann Wolfgang von Goethe
Visite agli impianti. La visita a un impianto di smaltimento dei
rifiuti rappresenta un’opportunità efficace per verificare con mano
quanto accade nella fase di trattamento dei rifiuti. È un’esperienza
emotivamente rilevante in quanto è possibile constatare cosa accade
quando si fa la raccolta differenziata in modo errato e il lavoro manuale
necessario per riseparare i materiali, e secondariamente perché è
possibile prendere atto visivamente delle ingenti quantità di rifiuti
prodotti e del flusso continuo in arrivo.
Esperimenti. Nell’ambito delle attività didattiche la scelta di prevedere
una fase di lavoro sperimentale ha consentito ai partecipanti di capire
i processi chimici coinvolti e, attraverso l’allestimento di esperimenti
e di prove scientifiche, le caratteristiche del processo di degradazione
della frazione organica, monitorandone l’evoluzione nel corso del tempo
e individuando le modalità per ritardarli o, di contro, per accelerarli.
Mettere mano ai e nei contenuti per farli propri è stata l’intenzione
che ha animato tutto il progetto. La dimensione di concretezza che ha
caratterizzato le attività e le azioni proposte agli studenti ha contribuito
con efficacia a rendere accessibile tematiche altrimenti distanti dalla
dimensione quotidiana delle persone e spesso troppo tecniche da
approcciare. Sebbene la questione sui rifiuti ci coinvolga direttamente
fino dal momento della produzione del rifiuto, spesso non si conoscono né
i processi di separazione e di trattamento né dove essi vengono smaltiti.
Gli studenti hanno dunque vissuto un contesto esperienziale di
simulazione e sono stati messi in condizione di fare delle prove per capire
come si fa la raccolta differenziata e verificarne i risultati e gli effetti,
documentare le caratteristiche e gli impatti di un impianto per il loro
trattamento, immedesimarsi in chi compie scelte sul territorio in materia
di rifiuti e infine localizzare un impianto nel loro territorio.
Simulazioni, giochi di ruolo, cornici metaforiche. Per entrare nel vivo
del problema gli studenti si sono cimentati in attività specifiche di
simulazione e di invenzioni di cornici metaforiche per entrare nel
merito di cosa possa significare prendere decisioni per la localizzazione
di un impianto per il trattamento dei rifiuti sul proprio territorio e per
individuare le strategie interessanti da proporre per attivare un processo
inclusivo in cui tutti, dagli studenti ai cittadini, possano prendere
parte alle decisioni che riguardano i cambiamenti sul territorio. La
ricostruzione di casi di studio – l’esame di situazioni effettivamente
accadute nel territorio italiano, con approfondimenti di best practice
e, di contro, di approcci poco efficaci – hanno infine consentito
agli studenti di entrare nel merito delle questioni e di rendersi
immediatamente conto delle problematiche per la qualità della vita
dei cittadini che una gestione dei rifiuti poco efficace e lungimirante
può generare.
L’intento è stato quello di condurre le attività in modo che tutti i soggetti
coinvolti potessero, partendo dalle proprie sensibilità e peculiarità,
maturare conoscenze proprie e contribuire a costruire un nuovo approccio
al problema, ridefinendo i termini della questione e collaborando alla
definizione di un linguaggio comune per interpretare e risolvere scelte
decisionali da effettuare nel territorio.
COME E PERCHÉ SI FA LA RACCOLTA DIFFERENZIATA.
Un aspetto determinante per il successo della raccolta differenziata
e per superare le resistenze dei singoli a cambiare comportamenti e
gesti abituali, consiste nel poter conoscere anche quanto avviene dopo
che gli oggetti non più utili sono scartati, scoprire duque i processi di
smaltimento e di trattamento dell’indifferenziato e delle frazioni raccolte
separatamente.
34
35
METTERE IN SCENA LA GESTIONE SOSTENIBILE
DEI RIFIUTI E SIMULARE LA NEGOZIAZIONE
La vita è un gioco di cui puoi imparare le regole se ci salti dentro e le giochi
fino in fondo.
Frank Herbert
Gli studenti hanno esaminato due situazioni contrastanti con l’obiettivo
di tratteggiare due esempi di modalità di gestione dei rifiuti e le rispettive
conseguenze: la gestione di un consorzio nella provincia di Treviso e
quella della città di Napoli. La prima è una realtà nella quale, attraverso
una progressiva ottimizzazione della raccolta dei rifiuti e un’oculata
politica di tariffazione si sono incrementate le percentuali di raccolta
differenziata e si è assistito al contempo a una riduzione della produzione
di rifiuti, in particolare della frazione indifferenziata. Di contro le vicende
che in questi anni hanno portato alla ribalta la situazione della regione
Campania hanno permesso di evidenziare come il ciclo dei rifiuti sia un
sistema fragile, una catena nella quale ogni passaggio è di fondamentale
importanza per fronteggiare la produzione continua di rifiuti e per
ottimizzarne il processo di gestione. In questa situazione invece politiche
poco lungimiranti, gravi infiltrazioni criminose, difficoltà tecniche e una
scarsa promozione di comportamenti individuali virtuosi hanno concorso
a generare una situazione nella quale la produzione dei rifiuti diventa un
flusso ingestibile e incontrollabile.
I casi studio sono diventati il soggetto di una sceneggiatura che gli
studenti stessi hanno ideato e interpretato. I contenuti legati alle diverse
fasi decisionali e al susseguirsi degli eventi sono stati analizzati e presi in
considerazione andando a individuare le tappe salienti, le caratteristiche
da comunicare, chiarendo la consequenzialità degli eventi e inserendoli
in un processo. Tutti gli studenti hanno fatto parte dell’organizzazione
e messo in scena la rappresentazione: giocando, le informazioni sono
inserite all’interno di una situazione più ampia e complessiva che
permette di superare il condizionamento di eventuali preconoscenze e
consente di avere a disposizione le informazioni necessarie per ragionare
insieme sulle strategie per ridurre i rifiuti, gestirne al meglio i processi di
raccolta e separazione, individuare le tecnologie per il loro trattamento.
36
1
Per il progetto è stato ideato uno specifico gioco di ruolo , sperimentato
con tutti i ragazzi delle classi delle scuole secondarie di secondo grado,
con l’obiettivo di affrontare il tema delle dinamiche decisionali nei
processi localizzativi.
Durante la simulazione la situazione di partenza offerta alle classi è la
medesima: un determinato territorio, tratteggiato con caratteristiche
simili a quello gestito dal Consorzio, si trova a dover risolvere la necessità
di localizzare un impianto di compostaggio. Gli studenti, suddivisi in
gruppi ai quali vengono assegnati ruoli specifici – i proponenti, i Sindaci
dei comuni coinvolti, i tecnici della Provincia, i cittadini, i rappresentanti
di un’associazione di tutela dell’ambiente e i giornalisti – hanno il
compito di trovare una soluzione al problema, confrontando le rispettive
posizioni e contrattando i termini di un eventuale accordo. L’obiettivo è
stato quello di mettere in evidenza come gli attori coinvolti concorrano
alla costruzione delle decisioni. I gruppi non sono stati spinti a trovare un
accordo a tutti i costi, quanto piuttosto a comprendere come le reciproche
posizioni influenzino il sistema decisionale e come qualsiasi decisione
implichi delle conseguenze che si ripercuotono sull’intero processo.
Scopo della simulazione non è stato quindi far schierare gli studenti a
favore o contro l’impianto, quanto piuttosto evidenziare i pro quando la
propensione è al rifiuto e viceversa i contro allorquando vi è una forte
tendenza all’accettabilità, per sviscerare il più possibile gli aspetti della
questione e stimolare un confronto aperto e formativo.
I risultati della simulazione sono vari: l’accordo tra i partecipanti
all’assemblea in merito alla localizzazione dell’impianto non è sempre
raggiunto e i rapporti tra gli attori sono diversi a seconda delle disponibilità
di ciascuno al confronto e al negoziato. Si passa da situazioni nelle quali
si ricrea il clichè del conflitto ambientale a simulazioni nelle quali gli
attori in gioco riescono a siglare un accordo. Nel primo caso il processo
decisionale subisce uno stallo laddove i proponenti, dovendo fare i conti
con l’opposizione locale, non riescono a rimodulare la propria posizione o
quando i cittadini non percepiscono chiaramente gli impatti sul territorio
e sull’ambiente. Gli accordi sono invece siglati grazie alla capacità degli
attori coinvolti nel processo decisionale di aprire un confronto, mettendo a
sistema conoscenze specifiche e negoziando i termini della realizzazione
dell’impianto con mitigazioni e compensazioni ambientali. In tutti i casi
comunque, l’elemento di riflessione è che gli studenti sono riusciti a fare
proprio il problema, comprendendo la necessità di affrontare apertamente
la questione e le diverse implicazioni del processo decisionale.
La simulazione è diventata occasione di apprendimento: i partecipanti
si sono confrontati con dati, informazioni di impatti ambientali,
pianificazioni territoriali, si sono misurati con punti di vista molteplici,
hanno compreso la necessità di affrontare la questione e hanno ragionato
su quali elementi potrebbero essere necessari per superare atteggiamenti
stereotipati, accogliere punti di vista diversi dal proprio e affrontare i
momenti di conflitto in modo efficace.
Il gioco di ruolo è descritto in La scelta sui rifiuti. Gioco di ruolo sulla localizzazione di impianti per la
gestione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani ed è possibile visionarne i risultati nel video
allegato alla presente pubblicazione.
37
Il caso del consorzio intercomunale di
Priula: l’ottimizzazione delle modalità
di raccolte e la politica di tariffazione
finalizzato al miglioramento dell’offerta.
Nel dicembre del 2000 diciotto comuni della
parte centrale di pianura della provincia di
Treviso hanno deciso di uniformare a livello
consortile la gestione dei rifiuti solidi urbani,
utilizzando lo stesso servizio di raccolta
porta a porta per tutte le frazioni di rifiuto,
applicando:
a tutte le utenze domestiche commerciali
e produttive un’unica tariffa calcolata
in modo globale partendo da un’analisi
integrata dei costi di servizio per tutto il
territorio consortile;
un unico regolamento tecnico per i
servizi;
un unico regolamento per la gestione
della tariffa in modo omogeneo su tutti
i comuni e riscuotendo le tariffe quale
unico soggetto gestore dell’intero ciclo
dei rifiuti urbani.
Infatti il precedente sistema di
raccolta differenziata, organizzato
indipendentemente in ogni realtà comunale
e che prevedeva modalità diverse (porta
a porta, campane stradali, bidoncini per
l’organico), la diffusione dell’informazione
lasciata esclusivamente all’iniziativa delle
singole amministrazioni locali, la mancanza
di standard uniformi nei contenitori per
la raccolta e la diversità dei regolamenti
comunali avevano già dimostrato i limiti e
ottenuto una variabilità di risultati raggiunti
dai comuni nell’anno 2000, rendendo
evidente l’impossibilità del raggiungimento
delle percentuali minime di raccolta
differenziata imposte dalla legge.
Sin dal 2001 sono stati distribuite alle
49.688 utenze i contenitori per la raccolta
differenziata dotato di dispositivo a
radiofrequenza (trasponder) e l’avvio della
raccolta con mezzi equipaggiati di apposite
unità di lettura dei trasponder. Da gennaio
2002 è stato possibile rilevare i singoli
apporti di rifiuti prodotti dal singolo utente e
di slegare la tariffa da parametri presuntivi
ed applicare una tariffa legata al reale
consumo di ogni utente.
Il consorzio ha inoltre impostato la
pianificazione in modo da:
migliorare e ottimizzare i giri di raccolta
monitorati sulle reali necessità e
produzioni;
responsabilizzare gli utenti sul ruolo
attivo che ognuno ha nella riduzione
dei quantitativi di rifiuti non riciclabili
prodotti;
implementare un sistema di educazione
dell’utenza all’acquisto intelligente alla
riduzione dei rifiuti, al compostaggio
domestico, alla raccolta differenziata da
realizzarsi con strumenti di formazione
ambientale, con gli eco sportelli per il
cittadino e le aziende, gli allegati alle
fatture e la pubblicazione periodica del
Consorzio;
migliorare la comunicazione tramite
ventidue eco sportelli gestiti direttamente
dal Consorzio e collegati a un unico
database e con una rete intranet propria.
Oggi il Consorzio Intercomunale Priula
gestisce l’intero ciclo dei rifiuti urbani di
24 comuni della provincia di Treviso. Il
territorio servito è di 640,16 km quadrati,
per un totale di circa 105.000 utenze e
238.000 abitanti. Il sistema utilizzato si
caratterizza per la raccolta porta a porta
“spinta” e per la tariffa a commisurazione
puntuale. Con la raccolta porta a porta
spinta, vengono prelevate a domicilio le
tipologie di rifiuto urbano più comuni (secco
non riciclabile, umido e vegetale, carta e
cartone, multimateriale vetro, plastica,
lattine) che famiglie, aziende ed enti
pubblici inseriscono nei vari contenitori
colorati disponibili. Integrano la raccolta
domiciliare ventitre CeRD, centri di raccolta
differenziata, in cui sono disponibili
diversi container per altre frazioni di rifiuto
urbano: dagli ingombranti agli apparecchi
elettrici ed elettronici, dai rifiuti pericolosi
agli inerti. La tariffa applicata a ciascuna
utenza (famiglia o azienda) è commisurata
all’effettiva produzione di rifiuto, secondo
il principio “chi inquina paga”, e
valorizza i comportamenti virtuosi, quali il
compostaggio domestico. L’utente paga una
quota fissa e una quota variabile, diversa
a seconda del numero di svuotamenti
del contenitore del secco non riciclabile
effettuati e rilevati tramite un transponder
al momento della raccolta.
Il Consorzio si occupa anche della tutela
dell’igiene ambientale. Provvede infatti
alla pulizia del territorio, in particolare
allo spazzamento e lavaggio delle strade e
piazze, alla manutenzione e svuotamento
dei cestini pubblici, alla pulizia delle aree
in cui si svolgono i mercati. Il rapporto tra
Consorzio e cittadini si realizza attraverso
canali di comunicazione diversificati. Il
dialogo diretto è possibile grazie a 24
ecosportelli, front-office territoriali collegati
tra loro e con la sede centrale tramite
la rete informatica. Sono questi i luoghi
in cui gli utenti si recano per attivare
i servizi, chiedere chiarimenti, ritirare
contenitori e sacchetti. Il giornalino, il sito,
l’ecocalendario e l’attività di educazione
ambientale nelle scuole sono altri mezzi
attraverso i quali sviluppare la cultura della
tutela ambientale, cultura difesa anche
attraverso sistemi di controllo. Per questo
esistono figure specifiche, gli “Ecovigili”,
38
che rilevano e sanzionano i comportamenti
scorretti, dannosi per l’ambiente quali, ad
esempio, l’abbandono e la combustione
dei rifiuti. Accanto al servizio rifiuti urbani,
sono attivi anche servizi integrativi quali
la gestione di rifiuti diversi dagli urbani
(agricoli, sanitari, speciali vari, amianto),
del verde pubblico, dei cimiteri e le
disinfestazioni. Il Consorzio offre inoltre
consulenze e collaborazione agli enti locali
che intendano avviare, nel loro territorio,
la gestione integrata dei rifiuti secondo il
sistema Priula.
In conclusione il piano messo a punto dal
Consorzio Comunale di Priula è sistema che
ha permesso il raggiungimento di un’elevata
percentuale di raccolta differenziata
(media del 78% nel 2007), una riduzione
della produzione procapite di rifiuti (da
440 kg/abitante*anno nel 2000 a 364 kg/
abitante*anno nel 2007) e, in particolare, di
quelli non riciclabili (il secco non riciclabile
passa da 321 kg/abitante*anno nel 2000 a
81,5 kg/abitante*anno nel 2007).
Inoltre è stato dimostrato già dagli inizi,
nel 2002, che il concetto di vincolare la
parte variabile della tariffa all’effettivo
conferimento del rifiuto secco non riciclabile
opera una spinta verso una maggiore
differenziazione e, di conseguenza, verso
una riduzione di produzione da avviare allo
smaltimento.
Elaborazione a partire da dati raccolti in
Azzerare i rifiuti di Guido Viale
La gestione rifiuti in Campania: come
errori di valutazione, problemi tecnici ed
amministrativi, condizionamenti di poteri
politici, industriali, scarso coinvolgimento
della popolazione – in un contesto ad alta
infiltrazione camorristica – fanno di una
regione un “caso”.
Negli anni ottanta il ciclo dei rifiuti urbani
in Campania è coordinato da privati che
gestiscono discariche, aperte grazie ad
autorizzazioni provvisorie, sulle quali
l’amministrazione pubblica ha scarso
controllo. Una situazione così frammentata e
di difficile monitoraggio lascia ampi margini
d’azione alla criminalità organizzata:
la regione diventa terreno ideale per lo
stoccaggio incontrollato dei rifiuti industriali
e pericolosi dell’intera Italia.
Nel 1993 la Giunta Regionale promulga la
legge n.10 che prevede la regionalizzazione
e la gestione pubblica del ciclo dei rifiuti e
la requisizione o la chiusura delle discariche
private. L’attuazione della legge non è
immediata e fa scattare nel febbraio del
1994 la cosiddetta prima emergenza rifiuti:
a seguito della chiusura forzata di alcune
discariche ormai sature, il Governo centrale
prende atto dell’emergenza rifiuti e nomina
un Commissario Straordinario, per affrontare
la situazione; all’ENEA invece viene affidata
la gestione della discarica più grande,
quella di Pianura, ove confluirà l’80% dei
rifiuti campani.
Nel 1997, dopo una lunga serie di modifiche
e revisioni viene approvato il Piano
Regionale per lo smaltimento dei rifiuti. Il
sistema proposto dal Piano prevede che
una parte dei rifiuti, vetro, carta, metalli
e plastica siano differenziati e avviati al
riciclo. Il rifiuto indifferenziato rimanente,
non altrimenti riciclabile, viene destinato a
un processo di separazione e vagliatura a
seguito del quale il materiale combustibile
diventa CDR, combustibile da rifiuti, mentre
l’organico, inadatto a essere bruciato, dopo
un’ulteriore lavorazione che ne prevede
l’essicazione e la stabilizzazione diventa
FOS, Frazione Organica Stabilizzata, utile
per opere di ripristino ambientale o da
destinare alle discariche. La materia
residuale del processo è invece da destinare
allo stoccaggio in discarica. Il Piano
stabilisce la creazione di 7 impianti per la
produzione di CDR a valle della raccolta
differenziata e di due inceneritori, i cui siti
sono successivamente individuati ad Acerra
e Santa Maria la Fossa. Per la gestione
impiantistica del sistema viene istituita
una gara d’appalto vinta dal Consorzio Fibe,
con capofila Fisia Italimpianti (Impregilo)
nonostante il voto più basso espresso dalla
Commissione tecnica: 4,2 contro 8,6 dei
concorrenti. I due fattori chiave nella vittoria
nella gara d’appalto sono il prezzo più basso
per il conferimento dei rifiuti e i tempi più
brevi nella costruzione delle opere.
A seguito della progressiva costruzione e
attivazione degli impianti per il CDR (portata
a compimento nel 2003) molte discariche
vengono chiuse: il sistema non è però
completamente a regime – non sono ancora
attivi gli inceneritori, e ciò implica da un
lato l’accumulo delle ecoballe, dall’altro
il fiorire di speculazioni sui terreni per
accoglierle e di proteste delle popolazioni
delle zone interessate.
Si crea una situazione di stallo esplosiva:
la mancata costruzione degli inceneritori
e la chiusura anticipata delle discariche
costringo gli impianti di CDR a lavorare
a ritmi serrati, senza manutenzione e
con uno scadimento generale di tutto il
processo. La FOS non viene più stabilizzata:
trasuda quindi liquami, emana miasmi
e crea situazioni igieniche al limite del
sopportabile. Di fatto non si sa più dove
conferire i rifiuti, una volta raccolti: la
situazione alla fine del 2003 è nuovamente
d’emergenza e i vari Commissari che si sono
succeduti per gestirla non possono far altro
che imporre la riapertura delle discariche o
l’esportazione dei rifiuti all’estero.
La protesta dei residenti, delle associazioni
ambientaliste e dei comitati locali contro
l’apertura o la riapertura degli impianti
anche se temporanei monta. I cassonetti e
i cumuli di rifiuti sono bruciati e i Tir diretti
ai siti di stoccaggio temporaneo vengono
bloccati.
Ad aggravare ulteriormente la situazione
la presenza di manovre della Camorra per
fomentare la rivolta ed impedire che il nuovo
sistema sostituisca quello basato sulle
discariche di più facile infiltrazione. Anche le
amministrazioni dei comuni che dovrebbero
ospitare i siti di stoccaggio temporaneo si
oppongono e scendono in piazza e, in alcuni
casi, sono costrette ad emanare misure
igienico-sanitarie come la chiusura dei
mercati e delle scuole.
L’apertura forzata dei siti di stoccaggio
temporaneo non è più sufficiente a
sopportare il flusso dei rifiuti prodotti e
nel 2004 torna a verificarsi una situazione
di emergenza. I tentativi di individuare
nuovi siti per la realizzazione degli
impianti innescano l’opposizione locale. A
volte si riesce a trovare delle soluzioni di
mediazione, in altre il Commissario deve far
valere i suoi poteri nuovamente potenziati
tra cui anche il potere di requisire con la
forze le aree da destinare a siti temporanei
di stoccaggio o a discariche.
La situazione prosegue per diversi anni
con le medesime modalità: si alternano i
Commissari straordinari, si procede con la
39
chiusura di siti ormai saturi e con l’apertura
di nuove aree per lo stoccaggio delle
ecoballe, scatenando in talune situazioni
violente proteste della popolazione.
Il quadro generale si aggrava ulteriormente
con gli interventi della magistratura che
nel 2007 rinvia a giudizio il Commissario
straordinario Antonio Bassolino, già
Presidente della Regione, nonché i vertici
del Consorzio Fibe. Inoltre la Commissione
Europea avvia la procedura di infrazione
contro l’Italia, per la crisi cronica che
coinvolge Napoli e la Campania, che implica
una multa giornaliera che va da 22.000 a
700.000 euro.
Al completamento dell’attuazione definitiva
del Piano Rifiuti mancano i termovalorizzatori
di Acerra, Santa Maria La Fossa e un terzo
nel salernitano. L’individuazione di tali siti
scatena l’avvio di proteste e opposizioni
locali. In particolare ad Acerra le proteste
culminano in una manifestazione di 30
mila persone, durante la quale si verificano
scontri con le forze dell’ordine. La situazione
pare sbloccarsi nel 2008, allorquando
viene approvato il Decreto Legge n. 90
che stabilisce la costruzione dei nuovi
inceneritori e individua i siti per dieci nuove
discariche. Questi siti sono dichiarati zone
di “interesse strategico nazionale” e quindi
di competenza militare. L’emergenza dovuta
alla mancata raccolta dei rifiuti solidi urbani
in Campania è dichiarata chiusa, anche se,
in mancanza dell’entrata in funzione dei
termovalorizzatori e di una soddisfacente
raccolta differenziata, un ciclo industriale
dei rifiuti non può dirsi stabilmente avviato,
mentre restano da smaltire cinque milioni
di ecoballe ancora in giacenza. Anche
l’apertura dell’impianto di Acerra non
sembra essere risolutiva e recenti fatti di
cronaca (ottobre 2010) hanno riportato
l’ennesima emergenza rifiuti in Campania
sulle prime pagine di tutti i quotidiani.
Elaborazione a partire da dati raccolti in
Azzerare i rifiuti di Guido Viale; La questione
rifiuti in Campania tra crisi di sistema e
conflitti locali di Piero Giugni e Matteo
Zulianello; L’Italia sotto i rifiuti di Ruzzenti; Il
passo lento. Energia, ambiente e infrastrutture
in Italia di Nimby Forum.
ANDARE A VEDERE: VERIFICARE SUL CAMPO
COME SONO GLI IMPIANTI E I LORO IMPATTI
Quelli che noi oggi chiamiamo rifiuti sono destinati a diventare le miniere
del futuro. Quando le risorse naturali cominceranno a esaurirsi e lo spazio –
cielo, mare e terra – per scaricare i rifiuti sarà diventato insufficiente, l’unica
soluzione per consentire alla società i livelli basilari di benessere ai quali non
è disposta a rinunciare sarà costituita dal riciclaggio e dal recupero più o meno
integrale dei materiali di scarto.
Guido Viale
Le modalità per gestire il trattamento dei rifiuti solidi urbani contemplano
pratiche diversificate e, in considerazione delle tecnologie utilizzate,
differenti sono gli impatti e le ripercussioni sul territorio. L’evidenza
è tuttavia che il flusso di produzione se da un lato può essere ridotto
grazie a politiche che incentivino comportamenti sostenibili dal punto
di vista ambientale, dall’altro si presenta come continuo ed inarrestabile
e in quanto tale va studiato e fronteggiato. Soluzioni impiantistiche,
innovazione e tecnologie più efficienti sono dunque necessarie per
trattare e trasformare le differenti frazioni merceologiche provenienti
dalla raccolta differenziata in risorse da immettere nuovamente nel ciclo
produttivo.
La necessità di localizzare nuovi impianti in una determinata situazione
territoriale, oltre a progettazioni, analisi e studi iniziali, apre anche un
processo decisionale che necessariamente deve fronteggiare paure e
talvolta preconcetti circa le implicazioni e gli effetti che una struttura di
questo tipo può avere. La percezione negativa degli impatti di un impianto
è spesso dettata da una conoscenza insufficiente delle caratteristiche
dell’impianto stesso o dagli atteggiamenti dei proponenti, spesso restii
a fornire indicazioni circa le effettive implicazioni degli impianti o,
viceversa, pronti a dare informazioni in termini estremamente tecnici, il
più delle volte incomprensibili e assolutamente difficili da comunicare.
Nel tentativo di ridurre questo gap informativo, la scelta è stata quella
di far sì che i partecipanti al progetto, una volta avute informazioni
di base circa le differenti tecnologie utilizzabili per la trasformazione
della frazione organica, fossero i protagonisti dell’esplorazione di un
40
impianto esistente e funzionante, andando a verificare caratteristiche,
impatti ed implicazioni. Prendendo spunto da esperienze svolte in
ambiti di trasformazione urbana con le cosiddette camminate di quartiere,
dove progettisti e abitanti mettono a sistema le proprie conoscenze
per far maturare un’idea nuova di città, i gruppi di studenti sono stati
accompagnati a visitare impianti di trattamento anaerobico e aerobico
della frazione organica dei rifiuti solidi urbani.
Gli obiettivi di un’esperienza come questa sono molteplici. Da un lato
si dà agli studenti l’opportunità di verificare in presa diretta, talvolta
toccando con mano, quali siano le effettive caratteristiche di un impianto.
Dall’altro, svelando il processo che sta dietro il trattamento dei rifiuti,
se ne chiariscono le fasi e le diverse implicazioni, motivando scelte
riguardanti la raccolta differenziata effettuate a monte del processo stesso
e che, avendo ripercussioni dirette sui cittadini, sono spesso percepite
come un peso. La concretizzazione di quanto avviene e “la rivelazione”
che dietro ai processi per trasformare i rifiuti ci siano persone, risorse e
risultati tangibili – il compost e il metano nel caso del trattamento dei
rifiuti organici – hanno conferito alle uscite il carattere sperimentale di
una scoperta, dando la possibilità agli studenti di poter valutare costi,
benefici e opportunità dei processi considerati.
Spazio e attenzione si è voluto dare all’analisi degli effetti e degli impatti
derivanti dalla presenza di un impianto nei territori visitati. Rumori, odori,
traffico, acqua di lavorazione sono stati inseriti nel contesto più ampio
del processo di trattamento di questa tipologia di rifiuto. Gli impatti
sono stati valutati in relazione alle soluzioni per ridurne le conseguenze
negative sull’ambiente e sulla qualità della vita degli abitanti (ad esempio
filtri, raccolta delle acque e loro trattamento) e si sono provati a valutare
costi e benefici di una situazione in cui i rifiuti organici non sono trattati
e vanno dunque in discarica rispetto a quella in cui sono opportunamente
trattati con la trasformazione in nuova terra e in biogas oltre ai materiali
di scarto.
L’uso della fotografia digitale come strumento per documentare quanto si
vede e si percepisce ha assunto rilevanza all’interno del percorso con le
scuole. Riprendendo i principi dell’instant photography finalizzati a trovare
un sistema fotografico utilizzabile da chiunque in maniera semplice e
immediata, l’uso delle macchine digitali ha permesso agli studenti di
scegliere soggetti ed inquadrature, stabilendo in assoluta autonomia cosa
a loro parere fosse più importante e cosa meritasse di essere ripreso
per dare l’idea dell’esperienza che stavano vivendo. Grazie alle visite
realizzate e alle informazioni raccolte dagli studenti divisi in gruppi
operativi – cronisti, fotografi, editorialisti – per ogni impianto sono state
create delle carte d’identità e scattate delle fotografie che descrivono
puntualmente le diverse fasi di lavorazione e trattamento della frazione
organica. Queste informazioni hanno costituito il materiale iconografico
e i contenuti della mostra informativa, mentre i dati raccolti sono stati
utilizzati durante il percorso didattico nella fase di simulazione del
processo localizzativo.
41
ASTI
CALCINATE
MONTELLO
Nome
Data di nascita
Ragione sociale
Tipologia impianto
Tipologia di abbattimento degli odori
Regione
Indirizzo
Sito internet
Caratteri distintivi
Superficie occupata dall’impianto
Quantità di Forsu trattata
Quantità di sfalci e scarti verdi trattati
Quantità di compost prodotto
Quantità di energia elettrica prodotta
Quantità di acqua consumata
Quantità di scarti smaltiti in discarica
Quantità di reflui da smaltire nel depuratore
Percentuale di scarto
Destinazione del compost
Durata del ciclo produttivo del compost
Bacino d’utenza
Numero di abitanti serviti
Numero di camion in entrata alla settimana
Impianto di compostaggio
2003
GAIA SpA
Impianto di compostaggio della FORSU
Biofiltro
Piemonte
Borgata Martinetta, 100 - San Damiano d’Asti
www.gaia.at.it
Soci CIC – Marchio di qualità CIC Certificato EMAS
16.000 mq
17.000 ton/a
5.000 ton/a
6.000 ton/a
Nessuna
3.000 mc/a
2.000 ton/a
4.000 ton/a
9%
Agricoltura pieno campo, orticoltura, ortoflorovivaismo
80 giorni
115 su 118 comuni della provincia di Asti
323.000
150
Cosa ci aspettavamo
L’impianto di compostaggio di Asti nella nostra
immaginazione è un luogo umido, con grandi cumuli
di sacchetti biodegradabili e di compost visibili,
grossi macchinari rumorosi all’opera e un via vai di
camion che portano e scaricano la Forsu. Ovunque
ci sono gabbiani e insetti e si percepisce un cattivo
odore sin dall’entrata dell’impianto.
Com’è l’impianto nella realtà
L’impianto di Asti non assomiglia a quanto
immaginato. L’impianto è piccolo e formato da un
capannone, dove avviene la fase di trasformazione
e di maturazione del compost. Si può avvertire un
leggero odore penetrante ma è una sensazione
sopportabile. I cumuli di verde e di Forsu sono
abbastanza alti, non abbiamo visto insetti o uccelli
attratti dall’attività svolta. I macchinari sono
grandi e rumorosi specialmente la lacera sacchi,
il trituratore per la frantumazione del verde e i
vagli che separano ciò che non è biodegradabile e
compostabile. Il traffico di camion è modesto.
Cosa abbiamo scoperto
Il cumulo di compost, durante la maturazione,
fuma ed è caldo perché è in corso la fase di
biodegradazione. L’aria maleodorante passa
attraverso enormi vasche colme di corteccia naturale
per essere filtrata e restituita all’ambiente priva i
odori fastidiosi e di agenti inquinanti.
Nome
Data di nascita
Ragione sociale
Tipologia impianto
Tipologia di abbattimento degli odori
Regione
Indirizzo
Sito internet
Caratteri distintivi
Superficie occupata dall’impianto
Quantità di Forsu trattata
Quantità di sfalci e scarti verdi trattati
Quantità di compost prodotto
Quantità di energia elettrica prodotta
Quantità di acqua consumata
Quantità di scarti smaltiti in discarica
Quantità di reflui da smaltire nel depuratore
Percentuale di scarto
Destinazione del compost
Durata del ciclo produttivo del compost
Bacino d’utenza
Numero di abitanti serviti
Numero di camion in entrata alla settimana
Giorni lavorativi
Orari lavorativi
Numero dipendenti
Berco Srl
2001
Gruppo Colbiz SpA
Impianto di compostaggio con processo aerobico
Scrubber
Lombardia
Via Ninola, 34 Calcinate
www.berco.org
Nessuno
63.000 mq
30.000 ton/a
34.000 ton/a
25.000 mc/a
Non si produce energia
2000 mc/a
800 ton/a
0
Circa 1%
Ortoflorovivaismo, viticoltura, frutticoltura e agricoltura
Circa un anno e mezzo
80% provincia Bergamo; 20% comuni extra provinciali
465.000 abitanti circa
280/300
6
7,30/12 – 13/18,30
20
Cosa ci aspettavamo
Ci aspettavamo di vedere un impianto un po’ datato,
con spazi grandi, aperti e capannoni, un luogo un po’
strano ma affascinante, con odori sgradevoli, pieno
di camion e trattori in movimento. Ci immaginavamo
pochi dipendenti al lavoro anche di notte, fango
ovunque e molte macchinari in azione. L’impianto è
poco igienico, sporco, triste e non conviene toccare
quello che c’è in giro.
Com’è l’impianto nella realtà
L’impianto della Berco è quasi interamente all’aperto
e anche se è provvisto di biofiltro, rimane nell’aria
un odore un po’ sgradevole che impregna i vestiti.
È un posto silenzioso e abbastanza pulito con tanti
macchinari per trasportare e vagliare il compost,
pale gommate e pochi trattori. I camion in arrivo
sono ben tenuti e non emanano cattivi odori. Dai
cumuli di compost in maturazione salgono nuvole
di fumo. Si può tranquillamente toccare tutto, in
particolare il compost e i terricci che sanno di terra e
di legna appena tagliata.
Cosa abbiamo scoperto
Il compost è composto da frazione organica e scarti
di verde ed erba. I camion che trasportano i rifiuti
all’impianto prima di scaricare devono essere
pesati. Il processo di compostaggio dura 90 giorni,
ma il compost prima di diventare terriccio resta in
impianto fino a due anni. Abbiamo scoperto che il
terriccio prodotto in questo impianto è venduto in
tutta Italia.
Nome
Data di nascita
Ragione sociale
Tipologia impianto
Tipologia di abbattimento degli odori
Regione
Indirizzo
Sito internet
Caratteri distintivi
Superficie occupata dall’impianto
Quantità di Forsu trattata
Quantità di sfalci e scarti verdi trattati
Quantità di compost prodotto
Quantità di energia elettrica prodotta
Quantità di acqua consumata
Quantità di scarti smaltiti in discarica
Quantità di reflui da smaltire nel depuratore
Percentuale di scarto
Destinazione del compost
Durata del ciclo produttivo del compost
Bacino d’utenza
Numero di abitanti serviti
Numero di camion in entrata alla settimana
Impianto anaerobico e aerobico Montello
1995 impianto aerobico 2008 inserimento fase anaerobica
Montello SpA
Impianto di trattamento Forsu da raccolta differenziata
Scrubber e filtro biologico
Lombardia
Indirizzo Via Filzi, 5 Montello
www.montello-spa.it
Massimizzazione produzione energia elettrica, eliminazione odori
70.000 mq
170.000 ton/a
10.000 ton/a
15.000 ton/a
Il fabbisogno di 13.000 persone
Acqua di recupero, in funzione della qualità del rifiuto in ingresso
In funzione della qualità del rifiuto in ingresso
In funzione di stagionalità, qualità del rifiuto
In funzione di stagionalità, provenienza e qualità del rifiuto
Agricoltura
30 giorni circa
200 comuni della regione Lombardia
4.000.000 abitanti
100 camion
Cosa ci aspettavamo
Un impianto moderno localizzato in un luogo isolato,
molto grande con capannoni grigi, numerosi mezzi
in movimento e lavoratori e lavoratrici in divisa. Gli
ambienti li immaginiamo pieni di rifiuti, sporchi,
maleodoranti e rumorosi, soprattutto nella fase
di miscelazione. Ovunque ci sono molti camion
in movimento. Ci aspettiamo che il compost sia
venduto ai cittadini.
Com’è l’impianto nella realtà
L’impianto è modernissimo, vicino all’A4. È un
impianto grandissimo con capannoni colorati
con tinte vivaci. Vi lavora molto personale tutto
di genere maschile e in divisa arancione con il
casco. Le zone di conferimento e maturazione sono
quelle più maleodoranti, ma generalmente l’odore
è sopportabile. Gli ambienti sono puliti, i rifiuti
sono stoccati in montagne ordinate. L’impianto
è silenzioso tranne che nella zona dove i camion
scaricano i rifiuti e le ruspe miscelano il verde e la
Forsu. Ci sono molti camion in movimento.
Cosa abbiamo scoperto
Tutto il processo di digestione anaerobica è
controllato da computer in modo che tutti i parametri
(temperatura, ph e umidità) siano costantemente
monitorati. Non ci aspettavamo di vedere cosi tanti
rifiuti, non pensavamo che ne producessimo così
tanti! Ci ha anche stupito la quantità di energia
elettrica che la Montello produce partendo dai nostri
rifiuti. In generale ci aspettavamo più puzza, meno
macchinari e più persone.
42
43
ANNONE
PINEROLO
Nome
Data di nascita
Tipologia impianto
Tipologia di abbattimento degli odori
Regione
Indirizzo
Superficie occupata dall’impianto
Quantità di Forsu trattata
Quantità di sfalci e scarti verdi trattati
Quantità di compost prodotto
Quantità di energia elettrica prodotta
Quantità di scarti smaltiti in discarica
Percentuale di scarto
Destinazione del compost
Durata del ciclo produttivo del compost
Bacino d’utenza
Numero di abitanti serviti
Numero di camion in entrata alla settimana
Giorni lavorativi
Numero di dipendenti
Nome
Data di nascita
Ragione sociale
Tipologia impianto
Tipologia di abbattimento degli odori
Regione
Indirizzo
Sito internet
Caratteri distintivi
Superficie occupata dall’impianto
Quantità di Forsu trattata
Quantità di sfalci e scarti verdi trattati
Quantità di compost prodotto
Quantità di energia elettrica prodotta
Quantità di acqua consumata
Quantità di reflui da smaltire nel depuratore
Percentuale di scarto
Destinazione del compost
Durata del ciclo produttivo del compost
Bacino d’utenza
Numero di abitanti serviti
Numero di camion in entrata alla settimana
Giorni lavorativi
Numero dipendenti
VOGHERA
Nome
Data di nascita
Ragione sociale
Tipologia impianto
Tipologia di abbattimento degli odori
Regione
Indirizzo
Sito internet
Quantità di Forsu trattata
Quantità di sfalci e scarti verdi trattati
Quantità di compost prodotto
Quantità di energia elettrica prodotta
Percentuale di scarto
Destinazione del compost
Durata del ciclo produttivo del compost
Numero di abitanti serviti
Numero di dipendenti
44
Compostaggio Lecchese SpA
2008
Impianto aerobico
Biofiltro
Lombardia
Loc. Tassera Annone di Brianza
7.000 mq
12.000 ton/a
8.000 ton/a
4.000 ton/a
Non si produce energia
200 ton/a
1%
30% privati cittadini, 70% agricoltura
Maggiore di 80 giorni
Provincia di Lecco
250.000
150
In funzione 365 giorni all’anno per 24 ore al giorno
4
Polo Ecologico Integrato
2002
ACEA Pinerolese industriale SpA
Trattamento rifiuti secco/umido integrato anaerobico/aerobico
Biofiltri
Piemonte
C.so della Costituzione 19, Pinerolo
www.ambiente.aceapinerolese.it
Digestione anaerobica monostadio a umido termofilo
Secco/umido: 51.000 mq e
impianto di compostaggio 28.500 mq
41.000 ton/a
7.880 ton/a
5.560 ton/a
13 GWh/anno
Circa 30.000 mc
80.000 mc/a
Circa 25%
Agricoltura, florovivaismo
90 giorni
Impianto di bacino ATO (Provincia di To)
800.000
237
6
24
ASM Voghera SpA
2009
ASM Voghera SpA
Biodigestione anaerobica e compostaggio
Biofiltri
Lombardia
Via Postiglione, Voghera
www.asmvoghera.it
15.000 ton/a
3.000 ton/a
Ad oggi solo prove in agricoltura
1.8 MWh/a
15%
Agricoltura
80 giorni
25.000
3
Cosa ci aspettavamo
Prima dell’uscita all’impianto di Annone, ci
immaginavamo un impianto molto grande in un luogo
isolato, diviso in reparti con diverse funzioni, numerosi
macchinari con un processo di compostaggio
completamente realizzato all’aperto. Pensavamo ad
un luogo sporco e rumoroso con fumi che esalano dai
cumuli e dove i lavoratori sono provvisti di mascherine
per filtrare i cattivi odori.
Com’è l’impianto nella realtà
L’impianto è di piccole dimensioni, si trova in luogo
isolato quasi nascosto dalla vegetazione ma molto
vicino alla strada SS 36. Tutto il processo iniziale e
di maturazione avviene all’interno di un capannone
chiuso in depressione, in modo tale che tutti gli odori
rimangano intrappolati all’interno e depurati con un
filtro speciale fatto di cortecce che profuma di legna
umida. Gli operai lavorano senza mascherine perchè i
cattivi odori sono pochi.
Cosa abbiamo scoperto
Cosa ci aspettavamo
Prima della visita immaginavamo un impianto
grandissimo e poco gradevole, rivoltante per gli
odori e per lo sporco. I passaggi per arrivare alla
formazione del compost sono numerosi, complicati e
molto laboriosi.
Com’è l’impianto nella realtà
L’impianto non è così grande, ha solamente 12
lavoratori in azione durante il momento della visita.
Soprattutto sono gli ambienti ad averci stupito: il
luogo è pulito, curato e ordinato. Anche gli odori
sgradevoli sono contenuti, soprattutto li abbiamo
sentiti nella zona dove i rifiuti sono accumulati
prima di essere selezionati e trattati. I passaggi per
arrivare alla produzione di energia e compost sono
effettivamente tanti ma non così complicati.
Cosa abbiamo scoperto
Nel capannone della selezione dei rifiuti umidi non ci
aspettavamo di trovare una passerella coperta per
osservare tutte le fasi di preparazione dei rifiuti prima
dell’avvio al digestore anaerobico.
Cosa ci aspettavamo
Ci aspettavamo un impianto moderno, con molti
operai al lavoro e moltissimi rifiuti accumulati da
smaltire. L’odore e la possibilità che l’impianto
fosse molto sporco erano gli aspetti che più ci
preoccupavano pensando alla visita e, infatti, ci
siamo portati le mascherine.
Com’è l’impianto nella realtà
L’impianto non è moderno, risale al 1989 e alcuni
macchinari utilizzano una tecnologia non più in uso.
Ci lavorano poche persone, molte delle operazioni di
controllo sono effettuate tramite computer. L’impianto
smaltisce pochissima Forsu in quanto a Voghera si
effettua poca raccolta differenziata. Si smaltiscono
soprattutto i fanghi provenienti dal vicino depuratore.
L’odore effettivamente è pungente e vicino alle vasche
del depuratore insopportabile. Il compost invece
profuma di terra umida.
Cosa abbiamo scoperto
I rifiuti organici che vanno al digestore devono essere
il più possibile privi di plastica e di altri materiali non
biodegradabilialtrimenti i macchinari s’inceppano.
È dunque indispensabile fare una corretta raccolta
differenziata. Pensavamo che il digestore fosse più
piccolo, invece è un silos enorme.
45
Tutto ciò che avviene nell’impianto è un processo
naturale ma in tempi più veloci. Grazie alla visita fatta
siamo sicuri che in futuro faremo grande attenzione
quando raccoglieremo l’umido e ci impegneremo ad
aiutare le nostre famiglie a fare meglio la raccolta
differenziata.
PROVARE A LOCALIZZARE: CAPIRE COME SI
COMPIONO LE SCELTE DI INDIVIDUAZIONE E
DI PIANIFICAZIONE
Non basta aprire la finestra
per vedere la campagna e il fiume.
Non basta non essere ciechi
per vedere gli alberi e i fiori.
C’è solo una finestra chiusa e tutto il
mondo fuori; e un sogno di ciò che
potrebbe essere visto se la finestra
si aprisse.
Fernando Pessoa
Le scelte per individuare un sito adatto per la realizzazione di opere di
pubblica utilità si basano essenzialmente sulle caratteristiche dell’opera
in relazione ai macro territori prescelti e sul consenso delle comunità locali
all’ubicazione individuata. Queste due componenti sono strettamente ed
intimamente legate, due facce della stessa medaglia. Una localizzazione
efficace non può dunque prescindere dal coinvolgimento e dal confronto
pubblico tra i soggetti interessati che riguardi le tre dimensioni della
questione: il cosa verrà costruito, il come cioè le soluzioni adottate, gli
incentivi e le compensazioni individuate e infine, non meno importante, il
dove, cioè il sito prescelto. Nel corso de La Scelta sui rifiuti ci si è cimentati
nell’analisi di tutte e tre le componenti con una particolare attenzione
all’individuazione del sito idoneo per la localizzazione di un impianto,
perché spesso è proprio su questo elemento che si creano le condizioni
per l’affermarsi della sindrome NIMBY.
per la Gestione dei rifiuti della Provincia di Miano, per verificare la
compatibilità con i vincoli insistenti sul territorio in riferimento ai diversi
strumenti di pianificazione e programmazione urbanistica.
Per riuscire a padroneggiare la molteplicità delle informazioni raccolte
e a comporre un quadro organico che facilitasse la lettura delle analisi
effettuate, i gruppi classe hanno creato layer tematici sovrapponendo a
una base cartografica fogli di acetato con i risultati delle fasi di studio
effettuate. Anziché utilizzare una cartografia tecnica si è scelto di far uso
di una foto aerea per facilitare la lettura del territorio e consentire agli
studenti di individuare più facilmente punti di riferimento riconoscibili
e vicini al loro vissuto. Osservando il lavoro degli studenti, a partire
dalle semplici operazioni di analisi del territorio – individuazione del
proprio comune di residenza, della scuola, delle abitazioni e del parco
maggiormente frequentato – si è potuto verificare quanto sia necessario
riuscire a offrire strumenti che superino l’analisi in astratto di un territorio
e che consentano invece di analizzarlo e osservarlo concretamente, di
raccogliere informazioni e di percepire direttamente densità abitative,
posizione ed estensione di aree vincolate e di aree libere.
I layer individuati hanno messo in luce:
i confini comunali;
le aree non urbanizzate nel contesto territoriale dei sedici comuni
afferenti al Consorzio;
la maglia viaria esistente e le infrastrutture in previsione, dal momento
che la prossimità a una via di traffico rappresenta uno dei fattori da
evidenziare per una futura localizzazione dell’impianto oggetto di
studio;
i vincoli vigenti, raccolti e sintetizzati dopo una prima analisi del Piano
Provinciale per la Gestione dei rifiuti redatto dalla Provincia di Milano
vigente sul territorio in questione;
le aree non vincolate e libere.
La sovrapposizione dei layer ha facilitato l’individuazione di quelle aree
logisticamente idonee, non vincolate, nei pressi di una rete infrastrutturale
e in posizione mediana rispetto ai sedici comuni che afferiscono al
Consorzio. Il percorso proposto agli studenti non ha pretesa di esaustività:
per le aree identificate come potenzialmente idonee si sono chiariti i
passi successivi per le ulteriori analisi puntuali e di dettaglio necessarie
tra cui ad esempio le singole pianificazioni urbanistiche operate negli
ambiti territoriali.
Gli studenti hanno inizialmente analizzato il territorio in cui vivono,
compreso nell’area dei sedici comuni appartenenti al Consorzio
Provinciale della Brianza Milanese, e ne hanno esaminato le
caratteristiche morfologiche quali ad esempio la conformazione fisica,
l’infrastrutturazione e il livello di urbanizzazione. Questa prima analisi
è stata successivamente intrecciata con le necessità logistiche di un
impianto atto a trattare quantitativi di frazione organica prodotta uguali a
quelli del Consorzio e sono state valutate le dimensioni, i livelli di traffico
generati, gli impatti e gli effetti sul territorio. L’analisi effettuata è stata
successivamente sovrapposta a quanto riportato dal Piano Provinciale
46
47
A seguito dell’analisi effettuata gli studenti hanno identificato quindi le aree
all’interno del territorio consortile potenzialmente adatte alla localizzazione: non sono
infatti interessate da alcun vincolo e si caratterizzano per la prossimità alla rete
infrastrutturale, quindi ideali dal punto di vista logistico.
La prossimità alla rete infrastrutturale costituisce una delle discriminanti per la
localizzazione di un impianto. La presenza di aree libere è stata messa quindi in relazione
alla rete infrastrutturale del territorio che si caratterizza per la presenza della Strada
Statale 36, che attraversa da nord a sud il territorio consortile e costituisce risorsa
logistica di fondamentale importanza.
LAYER
5
AREE NON VINCOLATE
LAYER
4
AREE
NON ADATTE LOGISTICAMENTE
48
LAYER
1
IL TERRITORIO
aItaly
™-
© Blo
m CG
R
LE AREE NON URBANIZZATE
i Terr
Il Consorzio Provinciale della Brianza Milanese comprende 16 comuni nella provincia di
Monza e Brianza, per una superficie totale di circa 132 kmq. Gli abitanti totali si attestano
a 333.399: il comune più popoloso è Monza, con 121.280 abitanti, seguito da Seregno
e Lissone, rispettivamente con 42.000 e 40.787 abitanti Nel 2008 sono stati prodotti
158.159.558 kg di rifiuti, con una produzione media procapite di 474 kg/abitante. La
frazione organica prodotta nell’area di interesse si attesta a 21.624 kg.
LAYER 2
agin
Primo passo per la localizzazione delle aree potenzialmente adatte alla localizzazione
di un impianto per il trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani è stata
l’identificazione di tutte le aree non urbanizzate
comprese nel territorio del consorzio e in prossimità dei suoi confini.
Gli studenti si sono misurati con un ambito territoriale fortemente urbanizzato, spesso
caratterizzato dalla presenza di zone densamente urbanizzate con destinazioni d’uso
frammiste – residenziale, terziario e produttivo; tuttavia l’analisi puntuale del territorio
ha permesso di identificare numerose aree libere e non urbanizzate.
LAYER 3
AREE VINCOLATE
Imm
Le aree non urbanizzate sono state successivamente analizzate sulla base delle
indicazioni del Piano Provinciale per la Gestione dei rifiuti della Provincia di Milano: in
questo modo gli studenti hanno identificato le aree vincolate, ove quindi non è possibile
prevedere la localizzazione di un impianto per la presenza ad esempio di aree naturali
protette, di zone umide e boscate, di ambiti fluviali e pozzi, di ambiti agricoli e di cave.
TROVARE L’ANTINIMBY: INDIVIDUARE LE
CARATTERISTICHE DI PROCESSI INCLUSIVI
I paesi democratici sono afflitti dalla sindrome NIMBY. Essa è figlia diretta
della democrazia, delle sue promesse di cittadinanza, di autogoverno e del
diritto alla pursuit of happiness. E nello stesso tempo costituisce una sfida per
la democrazia dal momento che apre un solco, difficilmente colmabile, tra il
generale e il particolare, tra il nazionale e il locale, tra il benessere dei più e il
sacrificio dei meno.
Luigi Bobbio e Alberico Zeppetella
tout court e per riuscire a non perdere l’obiettivo finale – gestire in modo
sostenibile la produzione di rifiuti – include aspetti legati all’accessibilità
e alla diffusione delle informazioni, il rispetto del territorio in cui si
opera per chiarire gli impatti e la qualità dei progetti proposti, i criteri
con i quali sono compiute le scelte localizzative e infine le possibilità di
riqualificazione del territorio attraverso le compensazioni e le mitigazioni
degli impatti. Un ulteriore elemento chiave messo in evidenza dagli
studenti riguarda la continua attenzione alla gestione del processo in
modo che esso sia improntato alla chiarezza, all’apertura e al confronto,
al coinvolgimento diretto delle comunità locali e degli stakeholder sul
territorio lungo tutto il periodo del processo localizzativo.
Le trenta classi che hanno dapprima sperimentato la simulazione e
hanno provato a cimentarsi nella difficile questione del superamento
della sindrome NIMBY, hanno eletto novantasei rappresentanti che
hanno potuto incontrarsi il 30 aprile 2010 durante i lavori del seminario
di presentazione dei risultati del progetto. Gli studenti rappresentanti si
sono divisi in gruppi di lavoro, si sono confrontati su quanto sviluppato
nelle singole classi e infine hanno elaborato un instant report, un
documento di sintesi del loro lavoro e un invito per il territorio – sindaci,
assessori, tecnici, stakeholder presenti al seminario – ad affrontare con
responsabilità la questione del trattamento dei rifiuti organici nella sua
complessità, considerando gli elementi tecnici e non tralasciando gli
aspetti di metodo, scegliendo un percorso il più possibile inclusivo.
La localizzazione di un impianto di pubblica utilità implica l’avvio di
un processo di negoziazione e contrattazione con l’ambito territoriale di
riferimento. La scelta del sito, le caratteristiche dell’impianto e le modalità
utilizzate dal proponente nella gestione dell’intero processo possono,
in molti casi, rivelarsi decisivi per il successo dell’iniziativa. Il nostro
territorio è ormai densamente urbanizzato ed è assolutamente irrealistico
pensare che un impianto – un’infrastruttura, un centro commerciale –
possa essere localizzato in ambiti dove non ci siano insediamenti. È del
resto probabile, invece, che i cittadini, e più precisamente gli abitanti –
poiché il concetto di abitare allude sia al radicamento fisico ad un luogo
ma ne riconosce anche l’unicità, in quanto legato a ciò che viene vissuto,
progettato, trasformato e appunto, abitato – possano voler esprimere la
propria opinione in merito a scelte localizzative che incidano sul loro
ambito territoriale.
I processi decisionali che portano alla definizione di una scelta
localizzativa sono complessi e vedono coinvolti numerosi attori, che a
diverso titolo entrano in gioco per difendere interessi privati o collettivi.
Nel tentativo di rendere esplicita e comprensibile questa complessità e
per far capire quanto essa incida sulle dinamiche decisionali le classi
coinvolte, partendo dall’esperienza maturata durante la simulazione del
gioco di ruolo e attraverso l’utilizzo di situazioni più semplici e ispirate
alla loro vita quotidiana, si sono confrontate sulle caratteristiche di un
processo decisionale inclusivo e sugli elementi che possono determinare il
superamento di situazioni potenzialmente di conflitto e di ostruzionismo.
Il vademecum elaborato dagli studenti per superare i momenti d’opposizione
50
51
IL DOCUMENTO ELABORATO DAGLI STUDENTI
LA SCELTA SUI RIFIUTI
Modalità di gestione della frazione organica e coinvolgimento dei cittadini
30 aprile 2010
Palazzo Terragni Lissone
In questi mesi noi studenti ci siamo impegnati nel progetto La scelta sui rifiuti e
abbiamo CAPITO che dalle nostre case esce un continuo flusso di rifiuti
abbiamo CAPITO che la spazzatura non è un rifiuto ma una risorsa
abbiamo STUDIATO come si trattano i rifiuti umidi producendo compost ed energia
abbiamo PROVATO a simulare un processo decisionale e capito le difficoltà dei diversi attori
coinvolti
abbiamo PROVATO ad individuare delle aree dove poter situare l’impianto di smaltimento
-
Abbiamo fatto tutto ciò partendo da noi, da quanti siamo e da quanti rifiuti produciamo
Numero Comuni componenti il Consorzio: 16
Totale abitanti nei 16 Comuni: 333.399
Totale rifiuti solidi urbani prodotti (RSU): 158.159 tonnellate
Produzione annuale pro capite RSU: 474 kg/ab
Totale FORSU prodotta: 21.624
% raccolta differenziata: 55%
Tutti noi produciamo rifiuti, non possiamo non porci il problema di cosa farne. Noi ci siamo occupati in
particolare della frazione organica, grazie a visite e approfondimenti abbiamo capito che i rifiuti organici
possono diventare una risorsa, perché con il loro trattamento possiamo produrre compost ed energia.
Pensare alla costruzione di un impianto è difficile,
noi ci abbiamo provato, cercando di capire quali problemi possono nascere e come si possono risolvere.
Abbiamo elaborato una strategia di comportamento per far sì che le cose possano funzionare quando ci si
mette in pista per costruire un impianto, bisogna prestare attenzione ad alcuni aspetti:
- L’INFORMAZIONE e LA COMUNICAZIONE: informare i cittadini sulle caratteristiche dell’impianto (localizzazione,
impatti, vantaggi, costi). È importante organizzare momenti di incontro e assemblee ed utilizzare tutti i mezzi di
comunicazione: in questo modo è possibile far dialogare tecnici e non tecnici, trovando la giusta chiave per rendere
accessibili tutte le informazioni, facendo confrontare punti di vista e fonti diverse.
- GLI ACCORDI: concordare con i cittadini, ad esempio creando un comitato, le modalità di realizzazione del progetto
in tutte le sue fasi.
- ESSERE APERTI AL CONFRONTO: prendere in considerazione le opinioni altrui ed essere disponibili trattare.
- LA PROGETTAZIONE: progettare l’impianto a regola d’arte, nel rispetto dell’ambiente. Si possono proporre diverse
soluzioni progettuali da verificare con i cittadini.
- APERTURA DEL CANTIERE E DELL’IMPIANTO: organizzando visite per i cittadini e scuole.
- RISPETTO DEGLI ACCORDI: in tutte le fasi assicurare il rispetto degli accordi presi, i tempi di realizzazione e il budget
stabilito.
Tutto questo riguarda “il come” costruire un impianto, ma anche decidere “il dove” può essere
problematico. Basandoci sulle indicazioni del Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti abbiamo scoperto
che nel nostro territorio:
- Vi sono diverse zone libere non edificate, pur essendo una zona ad alta densità abitativa.
- Basandosi sul piano provinciale per la gestione dei rifiuti abbiamo escluso le aree vincolate ossia:
 parchi e riserve naturali (Parco di Monza, Parco della Valle del Lambro)

aree agricole

aree boscate

zone di esondazione del fiume Lambro
- Abbiamo evidenziato le aree non vincolate, ma senza principali vie di comunicazione e lontane dalla rete
infrastrutturale.
- Abbiamo escluso le aree situate all’esterno del territorio del Consorzio.
- Abbiamo individuato le aree che potenzialmente sono idonee per la localizzazione dell’impianto e suggeriamo
soprattutto quelle nella parte centrale del territorio del Consorzio, in prossimità della Statale 36.
- È necessario approfondire l’analisi di queste aree per capire l’effettiva possibilità di impiego tenendo conto della
tipologia del terreno, della vicinanza a parchi e centri abitati. È successivamente necessario approfondire le questioni
relative alle proprietà delle diverse aree esaminate.
Sembra un percorso ad ostacoli! Ma siamo convinti che tutti noi possiamo impegnarci per compiere La
scelta sui rifiuti.
52
CIMENTARSI NELLA COMUNICAZIONE
Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza fu quella di colui che
s’immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a
qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo
e di tempo? Parlare con quelli che son nell’Indie, parlare a quelli che non sono
ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni? e con qual
facilità? Con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta.
Galileo Galilei
in maniera immediata e semplice argomenti che incidono in maniera
rilevante sulla qualità della vita degli abitanti. La mostra quindi non si
limita semplicemente a descrivere le attività svolte, ma diventa essa
stessa strumento di diffusione e trasmissione di informazioni relative ai
temi affrontati. La volontà di documentare sia i risultati sia i processi
che hanno condotto alla loro costruzione, ha determinato la scelta di
riprendere alcune delle attività condotte con le scuole superiori e di
trarne un video in allegato in questa pubblicazione.
Risponde alla necessità di diffondere i risultati del processo e di condividere
i percorsi attuati la scelta di chiudere l’esperienza svolta nell’ambito di
un seminario che ha visto la partecipazione di tutti gli attori coinvolti:
amministratori locali, tecnici e studenti partecipanti al percorso didattico
hanno avuto modo, attraverso le rispettive competenze, di costruire uno
scenario condiviso per approcciare il problema della gestione dei rifiuti.
Gli studenti hanno presentato in plenaria un documento di lavoro che
tratteggia i termini del problema e prospetta un possibile percorso di
soluzioni in cui momenti di dialogo e di coinvolgimento della popolazione e
la possibilità di accedere a informazioni e conoscenze tecniche sembrano
essere le chiavi prioritarie per affrontare problematiche complesse e per
sperimentare alternative efficaci sul piano della costruzione di scelte
condivise.
Se è vero, come più volte ribadito dagli studenti che un nodo centrale
nella questione della gestione dei rifiuti e nella costruzione di nuovi
impianti per il loro trattamento è rappresentato dalla disponibilità di
informazioni in termini di quantità e di qualità, con il progetto La scelta sui
rifiuti ci si è misurati con la necessità di diffondere i contenuti elaborati
con gli studenti e il patrimonio di informazioni raccolte al fine di renderle
disponibili agli altri studenti e più in generale ai cittadini.
Il primo passo è stato quello di predisporre una mostra che potesse essere
itinerante nel territorio, allestita nelle scuole partecipanti al progetto e
approntata in occasione di incontri pubblici nei sedici comuni aderenti al
progetto. Il percorso espositivo consta di quattro diverse sezioni. La prima
propone al visitatore indicazioni e approfondimenti sui nodi centrali della
gestione corretta dei rifiuti: il contenimento, il riuso e il riciclo tramite
la raccolta differenziata. La seconda sezione accompagna il visitatore
alla scoperta di una delle principali componenti merceologiche della
raccolta differenziata – la frazione organica dei rifiuti solidi urbani – e
delle tipologie di impianti in uso per il suo smaltimento. La terza sezione
ospita il lavoro dettagliato, le fotografie e il materiale di documentazione
elaborato dalle classi partecipanti al progetto. La quarta sezione propone
alcune postazioni interattive in cui i visitatori si cimentano in prove sulla
corretta raccolta differenziata, sul contenimento della produzione dei
rifiuti solidi urbani e sul fenomeno NIMBY.
L’allestimento del percorso espositivo da un lato dà ampio risalto
all’impegno e al lavoro svolto dai 1800 studenti partecipanti al progetto
con i loro docenti, dall’altro consente a tutta la cittadinanza di approcciare
54
Il ruolo determinante di conoscenza e informazione come strumenti
imprescindibili per passare da fenomeni NIMBY a processi PIMBY (Please
in my backyard, sì, nel mio cortile) e per far sì che gli abitanti possano
prendere consapevolmente delle decisioni è confermato anche dai dati
raccolti in occasione di un’indagine conoscitiva somministrata a un totale
di 60 classi dei plessi scolastici coinvolti, 31 delle quali hanno preso
parte al percorso didattico.
L’indagine, articolata in cinque domande a risposta chiusa, è stata
finalizzata all’approfondimento dei seguenti temi:
conoscenza del fenomeno della Sindrome NIMBY o di fenomeni di
opposizione locale in genere;
posizione degli studenti rispetto all’ipotesi localizzativa di un impianto
per il trattamento della frazione organica nel proprio comune;
percezione dei vantaggi e delle preoccupazioni in merito a un impianto
per il trattamento della frazione organica;
modalità di reperimento di informazioni e coinvolgimento della
popolazione in situazioni di questo tipo.
Soprattutto in merito alla possibilità di localizzare un impianto per il
trattamento della frazione organica nel proprio comune le differenze
tra classi partecipanti e classi non partecipanti si possono rilevare
scostamenti significativi tra i due campioni.
In particolare il 29% degli studenti aderenti al progetto si dice favorevole
alla localizzazione di un impianto nel proprio comune, mentre tale
valore diminuisce sensibilmente attestandosi al 16% degli studenti non
partecipanti. Sono contrari a un progetto di questo tipo il 12% degli
55
studenti delle classi partecipanti e il 23% di coloro che non hanno
partecipato. Tale dato può testimoniare l’importanza delle informazioni
e del coinvolgimento diretto della popolazione in un progetto di questo
tipo, affinché le posizioni non siano pregiudiziali ma maturate a seguito
di opportune conoscenze. Per entrambi i gruppi inoltre le informazioni
sono fondamentali per prendere posizioni in merito a scelte di questo tipo
(59% studenti partecipanti, 61% studenti non partecipanti).
Sembra quindi essere confermata l’ipotesi di partenza che ha determinato
il percorso progettuale de La Scelta sui rifiuti: le conoscenze tecniche sono
supporto fondamentale alla costruzione delle decisioni e tutti gli attori
coinvolti in un processo decisionale possono contribuirvi proficuamente
se inseriti in un percorso di condivisione e costruzione comune delle
scelte valutate tra le diverse alternative possibili.
100%
Immagina che nel territorio del tuo Comune si
prospetti la possibilità di costruire un impianto per
il trattamento della frazione organica. Hai saputo
del progetto: qual è la tua posizione?
Sono favorevole
90%
29%
80%
70%
12%
60%
16%
23%
50%
Sono contrario
40%
Vorrei saperne di più prima di
prendere posizione
30%
59%
20%
61%
10%
0%
Classi partecipanti
Classi non partecipanti
Altro dato raccolto durante l’indagine è relativo all’identificazione della
modalità preferita dagli studenti per raccogliere informazioni allorquando
si presentasse la necessità di localizzare un progetto di questo tipo nel
loro territorio. La possibilità di visitare impianti simili già attivi per poter
verificarne le caratteristiche è scelta dal 38% degli studenti aderenti e
dal 33% degli studenti di classi non partecipanti. Il 35% di questi ultimi,
la maggioranza quindi, preferirebbe invece l’apertura di un forum online
per favorire la raccolta di informazioni, il confronto ed il dibattito tra i
cittadini. Tale opzione è invece scelta dal 31% degli studenti coinvolti
nel progetto. Infine il 30% degli studenti non aderenti preferirebbe
incontri informativi pubblici con esperti (29% per quanto riguarda gli
studenti aderenti).
100%
Per avere maggiori informazioni su un progetto di
questo tipo preferiresti
Altro
Nulla
90%
29%
80%
30%
70%
60%
31%
50%
Incontri informativi
40%
Apertura di un forum online
30%
Visite ad impianti
20%
38%
10%
35%
33%
0%
Classi partecipanti
56
Classi non partecipanti
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Un libro è un giardino che puoi custodire in tasca.
Antico proverbio arabo
BIBLIOGRAFIA
Bauman Z., 1999, La società dell’incertezza, Il Mulino, Bologna
Sclavi M., 2000, Arte di ascoltare e mondi possibili, Le Vespe, Pescara
Bauman Z., 2002, Il disagio della postmodernità, Bruno Mondadori, Milano
Viale G., 2008, Azzerare i rifiuti, Bollati Boringhieri, Torino
Bauman Z., 2005, Fiducia e paura nella città, Bruno Mondadori, Milano
Vismara R., Malpei F., Centemero M. (a cura di), 2008, Biogas da rifiuti solidi
urbani, Dario Flaccovio Editore, Palermo
Bobbio L., 1996, La democrazia non abita a Gordio. Studio sui processi
decisionali politico-amministrativi, Franco Angeli, Milano
Bobbio L., Zeppetella A., 1999, Perché proprio qui? Grandi opere e opposizioni
locali, Franco Angeli, Milano
Camino E., Calcagno C., 1992, Un livido giorno di pioggia, Edizioni Gruppo
Abele, Torino
Camino E., Calcagno C., 1991, Cerca l’acqua sotto terra, Ferma l’acqua fermando
la terra, Edizioni Gruppo Abele, Torino
Camino E., Calcagno C., Dongliotti A., Colucci-Gray L., 2008, Discordie in gioco,
Edizioni La Meridiana, Molfetta
Consorzio Provinciale della Brianza Milanese, 2007, Rapporto sulla gestione dei
rifiuti
Consorzio Provinciale della Brianza Milanese, 2008, Rapporto sulla gestione dei
rifiuti
Conti D., Ratti V., La scelta sui rifiuti, Gioco di ruolo sulla localizzazione di
impianti per la gestione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani, 2010,
CREDA onlus Editore, Monza
Della Porta D., 1999, La politica locale, Il Mulino, Bologna
Dente B., 1999, In un diverso stato, Il Mulino, Bologna
Donzelli D., 2008, Analisi delle tecnologie di trattamento dell’umido e
comparazione di SIA di impianti presenti sul territorio, Tesi di Laurea, Università
degli studi Milano Bicocca, Prof.ssa Lucia De Biase
Giusti M., 1995, Urbanista e terzo attore, L’Harmattan Italia, Torino
Giugni P., Zulianello M., La questione rifiuti in Campania tra crisi di sistema e
conflitti locali, Osservatorio per la Gestione dei Conflitti Ambientali e Territoriali
Idea SrL, 2006, Studio di fattibilità relativo ad un impianto di compostaggio di
materiale organico raccolto per via differenziata
wwww.arisweb.org
Sito gestito dall’Agenzia di Ricerche Informazione e Società, associazione no
profit che si occupa di progetti di ricerca, divulgazione e informazione nei settori
ambiente, energia e infrastrutture. La sezione Nimby Forum® è dedicata al
progetto finalizzato a sviluppare e diffondere la cultura della comunicazione, del
dialogo e della partecipazione in ambito territoriale, come fattori indispensabili
nella realizzazione di impianti e infrastrutture strategiche per lo sviluppo del
Paese.
www.pimby.eu
Sito gestito dall’Associazione Pimby (Please in My Backyard) con lo scopo di di
promuovere il dialogo tra le amministrazioni pubbliche e la cittadinanza in merito
alle grandi opere di interesse collettivo.
www.conflittiambientali.it
L’Osservatorio per la Gestione dei Conflitti Ambientali e Territoriali è un progetto
nato all’inizio del 1999 per iniziativa di Avanzi e dell’Istituto per la Ricerca Sociale
(IRS). L’Osservatorio ha l’obiettivo di diffondere la cultura della prevenzione e
gestione dei conflitti ambientali nel contesto italiano sia in quanto a dibattito ed
elaborazione concettuale sia per quanto concerne la pratica.
www.consorziopriula.it
Sito del Consorzio Intercomunale Priula che gestisce l’intero ciclo dei rifiuti
urbani di 24 comuni della provincia di Treviso.
www.brianzarifiuti.com
Sito del Consorzio Provinciale della Brianza Milanese per lo smaltimento dei
rifiuti.
www.provincia.milano.it - www.provincia.mb.it
Nelle sezioni “Ambiente e Rifiuti” informazioni circa le modalità di gestione dei
rifiuti solidi urbani e la legislazione in vigore.
Ispra, 2009, Rapporto rifiuti urbani
Melucci A., 1994, Passaggio d’epoca, il futuro è adesso, Feltrinelli, Milano
Natoli S., 2008, Dizionario dei vizi e delle virtù, Feltrinelli, Milano
®
Nimby Forum , 2008, Il passo lento. Energia, Ambiente e infrastrutture in Italia
Pasqui G., 2001, Il territorio delle politiche, Franco Angeli, Milano
Provincia di Milano 2008, Relazione piano provinciale per la gestione dei rifiuti ai
sensi della L.R.26/2003
Ruzzenti M., 2004, L’Italia sotto i rifiuti, Jaca Book, Milano
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Odio le definizioni.
Benjamin Disraeli
GLOSSARIO
ATTORI coloro che entrano nel processo decisionale perché portatori di
interessi (in inglese stakeholder) e di un sistema di obiettivi coerenti con
il problema in questione. Essi possono rivestire un ruolo istituzionale o
essere semplici cittadini, talvolta riuniti in comitati. Tutti gli attori sono
coinvolti in un processo decisionale in quanto hanno un interesse, privato
o collettivo, da difendere. Vedi anche NIMBY.
BIOGAS miscela gassosa composta prevalentemente da metano e anidride
carbonica, con componenti di idrogeno e in talune occasioni tracce di
acido solfidrico. Può essere bruciato per produrre elettricità o utilizzato
per la cogenerazione, generando energia elettrica e calore sfruttato nel
processo produttivo o per effettuare il teleriscaldamento.
COMPENSAZIONI nell’ambito del progetto e della contrattazione per
la localizzazione di una grande opera si definiscono compensazioni
gli interventi o le realizzazioni previste affinché il valore ambientale e
paesaggistico del territorio non venga compromesso dall’opera in questione.
COMPOST (detto anche concime o ammendante) prodotto ottenuto mediate
un processo biologico aerobico mediante l’utilizzo della componente
organica dei rifiuti solidi urbani, da sfalci verdi e dall’eventuale miscela
con fanghi derivanti da processi di depurazione delle acque.
COMPOSTAGGIO processo tramite il quale la frazione organica dei rifiuti
solidi urbani è trasformato in fertilizzante attraverso un processo di
degradazione attuato in presenza d’aria (aerobico).
CONFLITTO AMBIENTALE situazione nella quale, in un determinato
contesto territoriale, si verificano dinamiche di opposizione e contestazione di
scelte localizzative: le comunità locali tendono a mobilitarsi contro progetti di
interesse generale dal momento che li percepiscono come una minaccia per i
propri interessi, la propria identità, il proprio territorio.
DIGESTATO assieme al Biogas (vedi) costituisce il sottoprodotto del
processo di digestione anaerobica (vedi).
DIGESTIONE AEROBICA processo di degradazione della materia organica
in ambiente aerobico, quindi in presenza d’aria.
DIGESTIONE ANAEROBICA è il processo industriale di trasformazione
della frazione organica dei rifiuti solidi urbani la cui degradazione, previi
opportuni trattamenti, viene ottenuta grazie a microrganismi in condizioni
di anaerobiosi. Si tratta di un processo alternativo al compostaggio, che è al
contrario strettamente aerobico.
DIGESTORE Reattore chiuso in cui un materiale organico, costituito da
rifiuti solidi o fanghi di depurazione o acque di lavaggio, viene sottoposto
all’azione di batteri anaerobici che lo decompongono con formazione di
biogas (vedi), utilizzabile per la produzione di energia e digestato (vedi),
matrice per la produzione di compost (vedi).
DISCARICHE aree predisposte al deposito dei rifiuti, con caratteristiche
differenti in base alla tipologia di materiale stoccato e alle disposizioni
della normativa vigente.
FORSU Frazione organica da rifiuti solidi urbani, viene differenziata per la
produzione di compost (vedi).
MITIGAZIONI interventi tecnici finalizzati a mitigare gli impatti di una
grande opera in un determinato contesto territoriale in termini ambientali
e paesaggistici. Ad esempio, possono essere considerate mitigazioni le
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cortine di vegetazione, le barriere artificiali antirumore o l’uso di colori e
materiali specifici.
NIMBY acronimo per Not In My Back Yard, non nel mio cortile. Con
tale acronimo si definiscono in letteratura quelle situazioni nelle quali
alla possibilità di localizzazione di un’opera in un determinato contesto
territoriale corrisponde un’opposizione e una mobilitazione della
cittadinanza e della popolazione. L’acronimo viene creato in Nord America,
dove il fenomeno compare sistematicamente, ormai da tempo, ogni volta si
propone la localizzazione di un impianto indesiderato, sia esso un aeroporto,
una diga o un inceneritore. Comunque venga definito il fenomeno – negli
Stati Uniti e in Canada sono fiorite le più variegate sigle, ad esempio LULU,
Locally Unwanted Land Use; NIABY, Not in Anybody Backyard o BANANA,
Build Absolutly Nothing Anywhere Near Anybody – recenti fatti di cronaca
hanno portato alla ribalta situazioni di questo tipo anche nel nostro paese,
si ricordino ad esempio le mobilitazioni contro l’alta velocità (No Tav) in
Val di Susa o le opposizioni per l’allargamento della base Nato a Vicenza o
ancora il rifiuto per il deposito delle scorie radioattive a Scanzano Ionico o
i comitati contro Gronda Nord e Pedemontana in Lombardia.
PIMBY atteggiamento che viene contrapposto a quello che si verifica in
occasione del manifestarsi di fenomeni di opposizione locale e sindrome
NIMBY, è l’acronimo per Please In My Back Yard, letteralmente per
favore nel mio cortile: prevede approcci decisionali inclusivi che vedano il
coinvolgimento di tutti i portatori di interesse e potrebbe implicare maggiori
possibilità di successo rispetto a processi decisionali chiusi.
RACCOLTA DIFFERENZIATA come previsto dal Decreto Legislativo 22/1997
è il procedimento di raccolta dei rifiuti solidi urbani in frazioni merceologiche
omogenee – plastica, carta, vetro, frazione umida, – destinate al riutilizzo, al
riciclaggio e al recupero di materia prima.
REFLUI sostanze liquide di scarto, generate da un processo produttivo.
RICICLARE rimettere in circolazione come materie prime materiali e
sostanze ricavati da un adeguato trattamento dei rifiuti.
RIFIUTO Vengono considerati comunemente rifiuti quei materiali e quegli
oggetti che nella vita di tutti i giorni eliminiamo. Secondo il D.Lgs. n.22 del
5.2.97, che rappresenta la normativa quadro sui rifiuti, è “rifiuto” qualsiasi
sostanza od oggetto che rientri nelle categorie riportate in un elenco allegato
al decreto stesso e “di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo
di disfarsi”. L’allegato non è comunque esaustivo e inoltre la definizione di
rifiuto è stata oggetto di approfondimenti ed interpretazioni con l’ emanazione
di successive norme e circolari esplicative (L.178/2002).
SVILUPPO SOSTENIBILE come stabilito nella Conferenza dell’ONU
sull’Ambiente, svoltasi a Rio de Janeiro nel giugno 1992, è lo sviluppo
di un determinato ambito territoriale rispettandone le caratteristiche
ambientali, cioè sfruttandone le risorse naturali in funzione della sua
capacità di sopportare tale sfruttamento.
SCRUBBER macchinario che consente di abbattere la concentrazione di
sostanze presenti in una corrente gassosa, solitamente polveri e microinquinanti.
BIOFILTRO sistema di filtraggio, di liquidi o gas, basato sullo sfruttamento
dell’attività di microrganismi immobilizzati su una struttura di supporto.
Generalmente si caratterizza per la presenza in un invaso riempito con
materiale inerte di diversa dimensione, ad esempio cortecce.
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Scuole secondarie di I grado partecipanti
Albiate: 1A, B, C Scuola Fermi
Besana in Brianza: 1A, B, 3A, B Scuola Don
Carlo San Martino
Biassono: 1E ICS Sant’Andrea
Briosco: 2F, G Scuola Benedetto da Briosco
Carate Brianza: 1A, B, C, D, E, F Scuola Dante
Alighieri
Giussano: 2A, B, C Scuola A. da Giussano e 2D
Scuola D.Beretta
Lissone: 1C, E ICS De Amicis; 1 C Scuola Farè;
1A, B, C, D Scuola Croce
Macherio: 2A, B Scuola Leopardi
Monza: 1A, B, C ICS San Fruttuoso; 1H, 3G,
H Scuola Ardigò-Bellani; 1E, 2E; Scuola
Confalonieri; 2 Scuola Tonoli; 2A, B Collegio
Bianconi; 1A Istituto Maddalena di Canossa
Renate e Veduggio con Colzano: 2C, F Scuola
Giovanni XXIII
Seregno: 1A Comunità Parrocchiale di
Sant’Ambrogio
Sovico: 1A, B Scuola Parini
Triuggio: 1 A, B, C ICS Triuggio
Vedano al Lambro: 2A, 3C Scuola Giovanni XXIII
Verano Brianza: 1B ICS di Verano
Scuole secondarie di II grado partecipanti
Besana in Brianza: 4A, E, U Istituto Tecnico
Gandhi
Carate Brianza: 2C, 2CS, 2AS, 2ATS, 2BS ITIS
Leonardo da Vinci
Lissone: 2A, B ragioneria, 2A, B geometri ITCG
Europa Unita
Monza: 3LM, 3GE Collegio Bianconi; 2TB, 2TA
IPSIA; VA, B, 1SPP Istituto Leone Dehon; 1, 2
Egeria Istituto Maddalena di Canossa; 2A Igea,
2B Erica Istituto Tecnico Mapelli; 5D2, 4D2 ITIS
Hensemberger
Seregno: 1 Istituto Paritario Paci; 1A, B, C, D
ITC Bassi
Edizione fuori commercio
ISBN 978-88-95196-09-1
9 788895 196091
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