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La televisione
La televisione La televisione figlia della radio: le prime sperimentazioni Germania - 1935 primo programma trasmesso 4 ore e mezza alla settimana, nello stesso anno vennero trasmesse per 8 ore al giorno le olimpiadi Gran Bretagna - 1936 primo ad avviare con la propria emittente pubblica, la BBC, una programmazione quotidiana (solo di due ore e limitata a Londra) Francia e Unione Sovietica - 1939 trasmettevano per due ore al giorno All'inizio si ebbe una scarsa diffusione, gli apparecchi erano piccoli e costosi. La seconda guerra mondiale interruppe la sperimentazione. Dopo la seconda guerra mondiale si perfezionò la tecnologia. Nel 1953 già venivano prodotti televisori a colori. Nel 1956 venne predisposta la tecnologia di videoregistrazione che permetteva di lavorare in differita. La diffusione: gli Stati Uniti Nel 1948 negli Usa il 4% della popolazione possedeva la televisione. Nel 1955 si passò al 50%. Alla televisione si trasferirono tutti i format della radio: intrattenimento (commedie teatrali, letture di libri), informazione, sport. La televisione ridimensionò nel corso degli anni l’utenza del cinema. Negli anni ‘60 divenne la terza attività per numero di ore dedicate, dopo il lavoro e il sonno. Il finanziamento pubblicitario negli Usa I costi di produzione erano alti. I canali di finanziamento erano gli sponsor e la relazione funzionale/commerciale indici di ascolto e raccolta pubblicitaria. Nei primi anni ‘50 si ebbe il primo scandalo: un importante game-show veniva manipolato a favore dei concorrenti più telegenici per aumentare gli ascolti, in favore degli sponsor. Così nel 1953 si sviluppò il sistema degli spot, simile all'inserzione usata nella stampa. Ripartiva i rischi e non vincolava il programma a una sola azienda. Un nuovo genere: il telefilm A differenza delle altre forme di fiction veniva trasmesso in differita. Veniva adattato, nei tempi narrativi, agli spazi pubblicitari. La produzione si legò a quella di Hollywood. Il telefilm divenne trainante per l'offerta televisiva. Game-show e telegiornali Un nuovo genere fu il game-show. Dal 1963 si diffusero i telegiornali. La televisione divenne il luogo centrale della rappresentazione dello spazio pubblico. Inizialmente nacque ad uso esclusivo dei produttori per le differite. Grazie alla tecnologia giapponese, dal 1987 il Vhs (video home system) si diffuse a macchia d'olio a livello privato, in tutto il mondo. La televisione satellitare Nel 1964 si ebbe la prima trasmissione satellitare con la trasmissione delle Olimpiadi di Tokio Quello che nella percezione mondiale fu una tappa storica fu la diretta televisiva dello sbarco sulla luna per 28 ore consecutive fra il 20 e il 21 luglio. Il 20 luglio 1969: il primo uomo sbarcò sulla Luna. La RAI trasmise in prima serata la diretta dell’evento con la telecronaca del giornalista Tito Stagno. La tv via cavo o pay-tv negli USA Negli Stati Uniti nacque fin dagli anni ‘60, ma era limitata a pochi eventi sportivi. Con un quadro normativo modificato e con lo sviluppo della tecnologia satellitare la pay-tv ebbe un primo notevole sviluppo negli anni ‘70. Alla fine degli anni ‘80 le reti cablate diventano un pilastro dell’industria dell’intrattenimento statunitense. Negli anni ‘90 è iniziata la rivoluzione del digitale. Nel 1994, negli Stati Uniti, la Hughes Electronics diede avvio al primo servizio di TV digitale via satellite. La televisione in Europa Il modello europeo, rispetto a quello staunitense, era tendenzialmente basato sul finanziamento e sul controllo pubblico. Come per la radio, la pubblicità ebbe un ruolo secondario fino alla metà degli anni ’70. Alla metà degli anni ‘70 ai monopoli pubblici si affiancarono le televisioni private. La concessione per la TV • Nel gennaio 1952 fu stipulata fra lo Stato e la RAI la convenzione che dava in concessione il servizio in esclusiva fino al dicembre 1972. • Il piano prevedeva che la rete televisiva fosse estesa in tre tappe successive, scendendo da nord a sud, coprendo l’intero territorio nazionale entro il 1966. • In realtà, alla fine del 1954 la rete copriva già gran parte delle regioni del centro-nord e arrivava al 48% della popolazione. • La copertura dell’Italia fu completata nel 1956. La televisione in Italia La prima trasmissione italiana è del 3 gennaio 1954 quando l’annunciatrice Fulvia Colombo presentò fra i programmi del giorno uno show di Mike Bongiorno. Nel 1944 l'EIAR si era trasformato in RAI (Radio Audizioni Italiane) e nel 1954 la RAI incluse il servizio televisivo e diventò Radiotelevisione italiana. Mike Bongiorno dopo due anni condusse la prima trasmissione di successo della televisione italiana: “Lascia o raddoppia” Finanziamento e rete televisiva Il sistema di finanziamento della televisione era, come per la radio, quello dell’abbonamento, affiancato dalla pubblicità. La rete televisiva riuscì a coprire nel giro di due anni il 95% del territorio nazionale. A causa dell'alto costo dei televisori inizialmente si seguivano collettivamente i programmi nei bar o nei ritrovi pubblici. L’aspetto sociale: l’alfabetizzazione Grazie a programmi di taglio pedagogico e popolare, la televisione servì come mezzo d’istruzione e di diffusione della lingua italiana. La Chiesa cattolica, referente culturale del partito della Democrazia Cristiana, inizialmente ebbe un atteggiamento di ritrosia verso il nuovo mezzo, ma ben presto ne capì la capacità persuasiva. La televisione fu uno dei principali motori dell’identità nazionale. Il maestro Manzi • Fra il 1960 e il 1968 la RAI mandò in onda la trasmissione Non è mai troppo tardi, curata dal maestro Alberto Manzi (1924-1997). • Il programma riproduceva lezioni di scuola elementare, rivolte ad adulti analfaberti o quasi. • La trasmissione fu di grande rilievo sociale: quasi un milione e mezzo di persone conseguirono la licenza elementare con queste lezioni a distanza. I programmi televisivi Dalle 17.30 alle 19 si avevano programmi per ragazzi, poi il telegiornale e dalle 20.45 alle 23 i programmi per gli adulti. Secondo una tipologia che è arrivata fino ai giorni nostri, il lunedì era dedicato ai film, il giovedì al quiz (capostipite “Lascia o raddoppia”), il sabato al varietà. Quest'ultimo aveva spazi dedicati alla gara musicale, all'umorismo ed era legato alla lotteria di Capodanno. Questa idea, nata per la radio, nel 1957 si trasferì alla televisione dando vita a “Canzonissima”. Festival di Sanremo e Telesceneggiati San Remo nacque prima per la radio, nel 1951, poi fu passato alla televisione nel 1954. La fiction italiana si chiamò telesceneggiato e aveva forti legami con il teatro. I più grandi successi furono: “I promessi sposi” (1967), visti da 19 milioni di telespettatori e “L'Odissea” (1968), vista da 18 milioni di telespettatori. A nanna dopo Carosello Dal 1957 fino al 1977 andò in onda “Carosello”, la più nota e la più seguita fra le trasmissioni italiane. Andava in onda alle 20.30 dopo il telegiornale e durava 10 minuti. A causa dei rigidi limiti legislativi sulle pubblicità allora vigenti, “Carosello” aveva riferimenti espliciti al prodotto da promuovere soltanto nel “codino” (la parte finale in cui c’era la réclame del prodotto). Ne derivavano scenette fatte da filmati o cartoni animati che duravano alcuni minuti, che ispirarono la creatività dei registi e di attori famosi. Era molto seguito dai più piccoli, grazie ai cartoni animati delle scenette. Lo sport: le Olimpiadi di Roma Per le Olimpiadi di Roma tenute nell’agostosettembre 1960, iniziò la preparazione dal 1958. La RAI riuscì a dare prova di una grande capacità tecnica e organizzativa che la poneva al passo con le grandi emittenti europee. Dal 1960 cominciò la trasmissione di una partita del campionato di serie A. RAI 2 e RAI 3 Nel novembre 1961 nacque Rai 2 (che fino al 1973 trasmetteva dalle 21 alle 23). Il contesto politico era quello del centro-sinistra, nel quale i socialisti entravano al governo, prima con l’appoggio esterno poi con la presenza di propri ministri. La Democrazia Cristiana, partito di maggioranza relativa, aveva una sorta di controllo su Rai 1, il Partito socialista su Rai 2. Rai 3 nacque nel dicembre1979 per dare spazio alle nuove istituzioni: le Regioni nate nel 1970 (avrà infatti sedi e Tg regionali). Inoltre vi era un nuovo contesto politico, quello del “compromesso storico”, per cui al partito comunista andava l’egemonia sul nuovo canale. La lottizzazione Di fatto Rai 1 fu sotto il controllo della DC, Rai 2 del PSI, Rai 3 del PCI. Questo fenomeno, che sancì la partecipazione attiva dei partiti nella gestione dell'ente, nella delicata gestione dell'informazione, si trasformò in una spartizione di incarichi e nomine. Il fenomeno si chiamò lottizzazione della Rai. La televisione a colori in Italia La televisione a colori in Italia arrivò nel 1977, con un decina d’anni di ritardo rispetto agli altri paesi europei, principalmente per l'opposizione di alcuni personaggi politici che temevano gli effetti devastanti sull’allora precaria situazione economica italiana dello scatenarsi della “corsa all’acquisto” del nuovo elettrodomestico (costoso e quasi sempre importato dall'estero) da parte delle famiglie italiane. In particolare, vi fu una forte opposizione da parte del partito repubblicano e inoltre dalle case automobilistiche, che avevano appena iniziato, nel 1967 quando era possibile convertirsi alla nuova tecnologia, a vendere alle famiglie la seconda macchina. La nascita delle televisioni private Nel 1971 nacque a Biella la prima televisione privata italiana e cominciò a trasmettere via cavo e fu seguita da altre emittenti, come Telemilano, fondata nel 1974 da Silvio Berlusconi. Nel 1974 la Corte costituzionale sancì il diritto alla diffusione via etere dei programmi provenienti dall'estero e a quella via cavo dei programmi italiani. La riforma della RAI • Dopo molte discussioni, nell’aprile 1975 fu promulgata la legge n. 103, di riforma del servizio radio-televisivo. • Prevedeva: il controllo da parte dello Stato nei programmi nazionali; la nomina dei vertici RAI da parte del Parlamento invece che da parte del governo; la possibilità per i privati di trasmettere a livello locale con TV via cavo; la possibilità di trasmettere per le TV estere come Telemontecarlo e Telecapodistria, purché non avessero pubblicità. La corte costituzionale e le TV private • La riforma del 1975 rappresentò il punto di partenza per la crescita delle televisioni private, che in pochi anni demolirono il monopolio della RAI. • La sentenza della Corte costituzionale del luglio 1976 dichiarò incostituzionali alcuni articoli della legge dell’anno prima, autorizzando le trasmissioni via etere delle TV locali. • Non più limitate al cavo, le televisioni cominciarono a proliferare e in seguito si riunirono in network. Telecomando e piccola impresa • Due novità consentirono la grande affermazione delle TV private. • La prima fu il telecomando, che consentiva di fare zapping, cioè di saltare da un programma all’altro. • La seconda fu la diffusione della piccola impresa, che faceva pubblicità a livello locale, consentendo alle piccole TV di trovare il proprio sostentamento. La pubblicità • L’iniziativa privata nel settore radiotelevisivo coincise dunque con la crescita della pubblicità. • Dal 1979 al 1985, gli investimenti pubblicitari della TV privata salirono dal 6% della spesa al 34%. • La crescita della pubblicità consentì alle emittenti private di avere i fondi per raggrupparsi in network composti di tante emittenti locali, che trasmettevano insieme alcuni programmi, come le telenovele, grazie alle cassette registrate. I network privati • Alla fine del 1980, le piccole emittenti locali mostravano evidenti segni di cedimento verso i grandi network. • Questi network cominciarono a fare concorrenza alla RAI sul piano dei programmi. • Berlusconi ottenne grande successo con il film della Titanus Dallas, una telenovela che la RAI aveva smesso di trasmettere, inoltre con i telequiz di Mike Bongiorno, passato a Canale 5. Il gruppo Fininvest di Berlusconi Canale 5, Italia 1 e Rete 4 Il network di Canale 5 fu la trasformazione di Telemilano e nacque nel 1980. Nel gennaio 1982 nacquero i network Italia 1 e Rete 4. Il gruppo Fininvest, nato nel 1978, si finanziava grazie alla pubblicità, attraverso una apposita efficiente società, Publitalia, fondata nel ‘79. Fu grazie alla raccolta pubblicitaria che Berlusconi poté acquistare Italia 1 (fine 1982) e Rete 4 ( agosto 1984). L’arrivo dei grandi network privati costrinse a ripensare le politiche televisive della Rai, che diventarono sempre più commerciali. La legge Mammì Nel 1990 la legge Mammì, dal nome del ministro che l’aveva proposta, cercò di trovare un equilibrio politico legalizzando la situazione che si era creata dopo un decennio di assenza di regolamentazione nel campo dei media in generale. La legge riconosceva il duopolio Rai-Fininvest, con tre reti a testa, nel quale convivevano altre 6 reti nazionali tra cui 3 pay-tv. Inoltre concedeva ai network privati, l'accesso alla diretta e l’obbligo di trasmettere un telegiornale