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La Televisione Educativa: progetti educativi multimediali ed
1
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA
DIPARTIMENTO DI ISTITUZIONE LINGUISTICOLETTERARIO, COMUNICAZIONALE E STORICO
GIURIDICO DELL’EUROPA
DISTU
Corso di laurea in
Lingue e letterature straniere
Classe XI
Tesi di laurea di I livello
La Televisione Educativa: progetti educativi
multimediali ed educazione permanente
Candidata
Miranda Gabriela
Matr. 663
Relatore
Prof. Gino Roncaglia
Anno accademico: 2012/2013
2
INDICE
Introduzione __________________________
p.04
1. La nascita della Televisione
1.1 Le origini della televisione: un invenzione
plurale e internazionale ___________ p.05
1.2 Breve storia della televisione italiana _ p.18
1.3 Breve storia della televisione
brasiliana______________________ p.31
2. L’insegnamento attraverso la tv
2.1 Tre maniere diverse di fare programmi
educativi: televised-education approach,
broad-cast-production e video-instrumented
teaching approach ____________
p.41
2.2 La tecnologia e l’educazione________ p.45
2.3 Internet: le sue potenzialità e i suoi
pericoli________________________ p.49
2.4 Lifelong learning ________________ p.62
3. Programmi educativi televisivi in Italia e in
Brasile
3.1 Telescuola _____________________ p.69
3.2 Il professor Alberto Manzi e il suo
contributo all’educazione __________ p.75
3
3.3 L’ affascinante “famiglia” Piero
Angela________________________p.91
3.4 Progetti recenti: Rai Educational e le sue
figlie: Rai Scuola e Rai Storia ______ p.101
3.5 Alcuni canali brasiliani dedicati
all’educazione: TV Escola, TV Cultura, TV
Brasil ecc.______________________ p.111
3.6 Il sistema scolastico brasiliano ______ p.124
3.7 Un progetto educativo brasiliano:
Telecurso______________________ p.126
4. La televisione Educativa del futuro
4.1 C’è ancora necessità di mantenere una
televisione pubblica?____________ p.131
4.2 La TV fatta dai telespettatori______ p.138
4.3 Alcune caratteristiche che dovrebbe avere la
TV educativa del futuro._________ p.141
5. Conclusioni (in portoghese) ___________ p.147
6. Bibliografia ________________________ p.155
7. Sitografia __________________________ p.157
4
Introduzione
L’obiettivo di questa tesi è quello di proporre un’analisi della televisione
come media educativo; quindi verrà rivolta particolare attenzione a
programmi educativi trasmessi in Italia e in Brasile dalla nascita del
mezzo fino ai nostri giorni.
L’intenzione è quella di cercare di descrivere una televisione che si metta
al servizio dei cittadini, essendo essa un servizio pubblico, pagato dalla
collettività, con il dovere di essere di qualità, di informare con
imparzialità, di essere educativa e di formare cittadini con un forte senso
critico che siano in grado di scegliere in maniera autonoma e cosciente, il
meglio per il loro sviluppo umano. In questa tesi verrà presentata in
maniera molto sintetica la storia della televisione, verranno descritti
problemi e metodi della televisione educativa, si parlerà delle potenzialità
e dei pericoli di internet; inoltre, si cercherà di tracciare un panorama su
come dovrebbe essere la televisione educativa del futuro, che dovrà
puntare ad educare in maniera permanente i cittadini, senza mai perdere
di vista le funzioni del mezzo: informare, intrattenere ed educare.
5
1. La Nascita della Televisione
1.1 Le origini della Televisione: un invenzione plurale e
internazionale
Non si può dire che la televisione abbia un unico padre: essa è il frutto di
varie tecnologie messe insieme, di varie menti brillanti. Alla nascita della
televisione hanno contribuito decine e decine di scienziati, tecnici,
accademici e inventori più o meno noti, sparsi in tutto il globo terrestre.
La storia delle origini della tv è un progetto collettivo.
L’invenzione della tv, dunque, è tema controverso: gli Stati Uniti e la
Gran Bretagna si sono disputati la sua paternità.
La storia e lo sviluppo della televisione sono legate a grandi scoperte
nell’area della scienza fatte tra il XIX e XX secolo. Sin dagli albori del
XIX secolo, scienziati e ricercatori hanno lavorato molto per cercare di
realizzare delle trasmissioni di immagini a distanza. Una scoperta molto
importante fu quella fatta da Joseph May, che si accorse che il selenio, se
esposto alla luce, consentiva di trasformare l’energia luminosa in energia
elettrica.
Si può dire che la spinta iniziale per gli studiosi che verranno dopo, fu
data dallo studioso tedesco Paul Gottlieb Nipkow, che ebbe la brillante idea
6
di scomporre l’immagine in diversi punti, che poi sarebbero stati
trasformati in impulsi elettrici grazie ad una cellula fotoelettrica e inviati
via cavo; egli concepì anche un metodo pratico per effettuare la
scansione delle immagini in pixel, operazione alla base di tutti i sistemi
televisivi. Nipkow inoltre ha il merito di aver brevettato il primo sistema
di ripresa e trasmissione a distanza di immagini, il disco di Nipkow.1
1
Nella prima figura si può osservare il disco di Nipkow, mentre nella seconda immagine si
vede uno schema del suo funzionamento.
7
Nel 1880 egli realizzò un disco rotante con fori equidistanti in una figura
a forma di spirale: mentre il disco girava, una porzione sempre diversa di
una data immagine appariva dai fori; qualche metro più in là, un altro
disco collegato con una cinghia si muoveva in sincronia con il primo,
regolando la quantità di luce che filtrava e veniva a cadere su uno
schermo di selenio fotosensibile. Il segnale trasmesso agiva, all’arrivo,
sull’accensione di un tubo al neon posto dietro al secondo disco, in
modo che la luce modulata in intensità fosse vista solo attraverso la
successione dei fori, dando vita cosi all’immagine. Fu proprio grazie a
questa fantastica invenzione che possiamo e dobbiamo considerare
Nipkow uno dei padri della televisione. Il suo “disco” venne poi ripreso
e migliorato da altri scienziati.
Il disco di Nipkow rappresenta un elemento chiave nella storia della tv
elettromeccanica ed è alla base di tanti altri prototipi sviluppati fino alla
metà degli anni Trenta; dopo questa data la televisione diventerà
totalmente elettronica. Il dispositivo inventato da Nipkow purtroppo
non venne utilizzato fino a quando l’ingegnere scozzese John Logie Baird,2
2
Baird fu un inventore prolifico, lavorò a lungo nel campo della registrazione delle immagini,
della televisione a colori, della televisione televisione a raggi infrarossi ad alta risoluzione. La
8
riprese l’idea e sviluppò un apparecchio chiamato radiovision. Grazie alle
nuove tecnologie e ai progressi fatti nel campo della scienza, egli riuscì a
trasmettere le immagini a distanza usando le onde radio, e mandò in
onda tre spettacoli al giorno per tre settimane. Ovviamente, all’epoca
l’audience non era ampia ed era composta prevalentemente da ingegneri
elettrici e da eccentrici ricconi che in quegli anni erano le uniche persone
che potevano permettersi di acquistare questi costosissimi prototipi di
televisori. Il termine “televisione”3 venne utilizzato per la prima volta in
Gran-Bretagna proprio da Bard, nel gennaio del 1926 e fu grazie a lui che
la Gran Bretagna riuscì a conquistare un posto di leadership nella nuova
tecnologia.
Nel 1929 l’ente radiofonico inglese BBC 4 mandò in onda la prima
trasmissione televisiva. La tecnologia elettromeccanica purtroppo aveva
ancora molti limiti, la risoluzione era molto scarsa ed era impossibile
aumentare le dimensioni dello schermo, le immagini erano sfuocate, e lo
sfarfallio dava fastidio agli occhi. L’apparecchiatura necessaria era
grossolana, pesante e rumorosa. Per tutte queste problematiche la tecnica
società da lui fondata fu sul mercato per molti anni, producendo inizialmente apparecchi
televisivi elettromeccanici, ma in seguito anche elettronici.
3
Parola entrata in uso in Italia, su modello dell'inglese television, coniata dal prefisso greco
tele, "a distanza", e dal latino video, "vedere". Abbreviato TV.
4
È l’acronimo di British Broadcasting Corporation, anche informalmente chiamata dai
britannici auntie – zietta, ma molto più spesso Beeb, soprattutto sui quotidiani e sui tabloid
britannici. Fu fondata il 18 ottobre 1922. http://it.wikipedia.org/wiki/BBC
9
elettromeccanica si è resa presto obsoleta, ma è bene ricordare che è stata
molto utile per preparare il terreno alla televisione a scansione elettronica
dell’immagine.
Era necessario fare un bel passo in avanti, verso la tecnologia elettronica.
Un’altra intuizione si deve agli inventori, Vladimir Cosma Zworykin e Philo
Taylor Farnsworth.5 Il primo per molti storici e scienziati è considerato il
padre della televisione, ma come già si è detto nelle prime righe di questo
capitolo, le origini della televisione non sono del tutto chiare e non
sarebbe corretto attribuire la paternità della televisione ad un’unica
persona.
Le diverse caratteristiche di questi due personaggi sembrano fatte
apposta per alimentare le polemiche: Farnsworth è l’archetipo
dell’inventore geniale, povero, tenace, sempre in lotta contro
l’incomprensione dei suoi contemporanei, costretto a difendere le sue
idee dalla prevaricazione delle grosse compagnie, mentre Zworykin,
nonostante la sua condizione di immigrato negli Usa, è un simbolo dello
strapotere del denaro e delle grosse società. Molti non gli perdonano la
Un video interessante in cui Farnsworth racconta di aver inventato la televisione.
http://www.youtube.com/watch?v=pKM4MNrB25o
5
10
sua amicizia con David Sarnoff6 (anche lui russo, potente manager), che
è stato a capo della RCA:7 l’azienda che ha per prima diffuso l’idea di
apparecchio televisivo rivolto ad un gran numero di persone,
producendo televisori su scala industriale e abbassando i prezzi in modo
da renderli accessibili a una buona parte della popolazione americana.
Zworykin realizzò nel 1931 l’iconoscopio (cioè l’occhio di una
telecamera elettronica), che fu fondamentale per lo sviluppo delle
telecamere da ripresa televisiva, e che funzionava totalmente in modo
elettronico. È però stato il giovane inventore americano Farnsworth a
realizzare nel 1927 il primo sistema completamente elettronico di
scansione e riproduzione di immagini in movimento; alcuni anni dopo è
stato ancora lui a dimostrare le potenzialità di un sistema televisivo a 220
righe, consistente di 30 immagini al secondo.
Zworykin aveva visitato il laboratorio di Farnsworth nel 1930, in vista di
un possibile accordo con la RCA; è quindi possibile che abbia tratto
ispirazione dal lavoro di Farnsworth per la realizzazione del suo
iconoscopio, che aveva funzioni analoghe, ma era comunque abbastanza
Nato in Russia nel 1891, emigra giovanissimo negli Stati Uniti dove inizia come fattorino
alla Marconi Company una carriera che lo porterà ad essere, per un cinquantennio, il
dominatore indiscusso del mercato radiofonico americano, dapprima a capo della RCA ed in
seguito della NBC. Fu il presidente del consiglio di amministrazione della RCA dal 1947,
dove rimasse sino alla morte, nel 1971.
7
È l’acronimo di Radio Corporation of America (RCA), una ditta statunitense di elettronica,
nonché notissima casa discografica, il cui marchio è ora posseduto da Sony e Thomson.
6
11
diverso dall’analogo dispositivo di Farnsworth brevettato più tardi con il
nome di image dissector. Farnsworth ne aveva concepito la prima idea
all’età di 14 anni mentre leggeva una rivista di fantascienza, e stupì i suoi
insegnanti quando ancora ragazzo disegnò su una lavagna lo schema di
funzionamento di un’apparecchiatura che era già una vera e propria tv
elettronica. In esso venivano raccolti gli elettroni emessi da una
superficie fotosensibile all’ossido di cesio, sulla quale veniva focalizzata
l’immagine da riprendere.
Verso il 1930 Farnsworth aveva depositato una serie di brevetti relativi ai
componenti principali del suo sistema televisivo, ma un verdetto
negativo della FCC 8 gli impedì di iniziare delle trasmissioni regolari.
Depresso a causa di alcune vicende familiari, si riprese nel 1934, dopo un
accordo con l’azienda Philco (una produttrice di radioricevitori
concorrente della RCA) che gli diede la possibilità di dimostrare il suo
sistema, trasmettendo piccoli eventi locali nella zona di Philadelphia,
dove pochissimi possedevano gli apparecchi televisivi. Ma purtroppo
non riuscì a far decollare la sua impresa. Sulla questione dei brevetti
iniziò una vera guerra legale con la grande compagnia radiofonica RCA,
che egli accusava di avergli rubato le idee, dopo avergli fatto alcune
8
Federal Commission on Communications
12
proposte di collaborazione. Alla fine la RCA fu obbligata a riconoscergli
una grossa somma di denaro, ma ciò non ha impedito che la RCA
entrasse pesantemente nel business della televisione, trasformandosi nel
giro di pochi anni, con la sua forza tecnica ed economica, in un colosso
industriale, il cui ruolo esplose nel dopoguerra.
La diffusione sociale vera e propria della televisione cominciò solo nel
dopoguerra, a partire dagli Stati Uniti, ma già poco prima della guerra
abbiamo esempi di una certa diffusione di questi apparecchi. Per
esempio il fatto che la BBC trasmettesse una programmazione regolare
già dal novembre del 1936 con un sistema elettronico, che all’ epoca
veniva definito ad alta definizione per distinguersi da quello precedente
di tipo elettromeccanico.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti d’America, ricordiamo che la RCA era
anche proprietaria della catena radiofonica NBC. Nel 1939 durante una
fiera svoltasi a Flusing Meadows,9 la RCA presentò l’ultima meraviglia
delle meraviglie di quel secolo, la tv.
Questa “tv” era praticamente una telecamera, montata su una struttura
molto ingombrante, una sorta di gru che venne installata vicino al palco
È un parco pubblico ubicato nel Queens settentrionale, a New York, Stati Uniti, è il
secondo parco più grande della città di New York (dopo Pelham Bay Park nel Bronx), fu
creato come sito della Fiera mondiale di New York del 1939-1940 ed ospitò anche l'edizione
del 1964-1965 (informazioni tratte da Wikipedia).
9
13
in cui quel giorno dovevano parlare il sindaco di New York e il
presidente degli Stati Uniti. Quel giorno i televisori accesi nell’area
metropolitana di New York non potevano essere più di 200, gran parte
posseduti dagli stessi dirigenti della NBC, ma tutti coloro che videro le
inquadrature del sindaco Fiorello La Guardia e del presidente Franklin
Delano Roosevelt rimasero affascinati e impressionati dalla nitidezza di
quelle immagini. Quel giorno David Sarnoff rilasciò una dichiarazione
entusiastica ai giornalisti, in cui definiva quella invenzione come
rivoluzionaria. Oggi sono passati più di 70 anni da quel lontano 30 aprile
1939 e si può affermare che Sarnoff aveva ragione: pochissime
innovazioni tecnologiche hanno provocato cambiamenti così forti e
importanti in cosi poco tempo come la televisione e le altre tecnologie di
informazioni e comunicazioni10(TIC) come la radio, internet e la tv.
Nuovi modi di pensare e di comunicare vengono elaborati ogni giorno
nel mondo delle telecomunicazioni e dell’informatica, e uno dei settori in
cui il cambiamento è maggiore è proprio quello dell’educazione, su cui ci
soffermeremo più avanti.
Uno dei primi programmi diffusi in quegli anni aveva come protagonista
il simpatico gatto Felix. Partendo da questo cartone animato possiamo
Con il termine TIC si intende tutte le Tecnologie di Informazione e Comunicazione; sono
considerate TIC la radio, la televisione, la rete internet, i telefonini, i computer.
10
14
avere una piccola idea di quanto sia evoluta la tecnologia e la qualità delle
immagini in un spazio breve di tempo.
L’imagine di Felix nel 1928 era ottenuta usando solo 60 righe di
scansione, diventate in seguito 120 e poi 240; già nel 1937 si effettuavano
trasmissioni a 441 righe. In soli dieci anni la tecnologia si era evoluta
moltissimo, tanto da avvicinare gli standard attuali, che prevedono 525
linee negli USA e 625 in Europa. Ci rendiamo conto attraverso
l’immagine di questo simpaticissimo gatto di quanto la tecnologia abbia
fatto passi importanti nel periodo che va dal 1928 al 1944.
In Gran-Bretagna il due novembre 1936 veniva inaugurata la prima
trasmissione televisiva quotidiana della BBC; fu così che il Regno Unito
divenne il primo paese al mondo con una programmazione regolare.
15
Come si può facilmente immaginare, la prima trasmissione fu seguita da
pochissimi londinesi, che potevano permettersi quei 10 pollici di
schermo che costava come un’automobile. Ma il primo settembre 1939,
con lo scoppio della seconda guerra mondiale, la tv britannica si spense
per essere riaccesa solo il 7 giugno del 1946, con la fine della guerra.
Negli Stati uniti, intanto, dopo la presentazione della tv nel 1939, la RCA
avviò una programmazione regolare di dieci ore a settimana, che
comprendeva soprattutto film ed eventi sportivi. Nel 1941, sempre negli
USA, vennero approvate le licenze per le prime tv commerciali a tempo
pieno e come conseguenza nello stesso anno venne trasmesso dalla
stazione della NBC11 a New York, il primo spot pubblicitario della storia
della televisione mondiale, nel quale veniva inquadrato un orologio
Bulowa.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale ebbe due conseguenze
principali sul nascente business televisivo: la prima fu il blocco nell’avvio
di molte nuove stazioni (e la sospensione delle trasmissioni per alcune
stazioni già avviate); la seconda fu che molti scienziati si dedicarono alla
ricerca militare, studiando soprattutto l’elettronica delle alte frequenze.
Questo loro lavoro contribuì in maniera significativa a migliorare la
11
Si tratta dell’acronimo di National Broadcasting Company.
16
tecnologia del radar, progresso che a sua volta avrà effetti positivi sulla
televisione. Le linee di produzione venero riconvertite per poter costruire
apparecchi di ricezione a valvole, e nell’immediato dopoguerra molti
militari esperti nelle operazioni radar trovarono un nuovo posto di
lavoro grazie alle conoscenze acquisite in tempi di guerra nel campo
dell’elettronica.
Cosa trasmettevano alla tv in quegli anni? La programmazione era in
gran parte sportiva; per esempio negli Usa, nel 1947 circa il 60% delle
trasmissioni riguardava lo sport (pugilato, calcio, baseball). Nonostante la
modesta audience 12 , il 1947 può essere considerato come l’anno di
nascita della tv popolare americana. I televisori di questo periodo
assomigliavano a una vecchia radio da tavolo con un piccolo schermo in
mezzo, e sarà solo verso il 1950 che compariranno apparecchi
dall’aspetto a noi più familiare: rettangolari e con circa 20 pollici di
schermo. Secondo le statistiche, fra il 1946 e il 1948 c’è il primo boom
dei televisori nelle case americane: gli apparecchi televisivi passarono da
8000 a 172.000.
L'audience è il numero di spettatori o ascoltatori che hanno seguito una certa trasmissione
televisiva o radiofonica o un dato messaggio pubblicitario in una determinata fascia oraria. Il
termine è anglosassone di origine latina (dal latino audire, "ascoltare"). In Italia, Auditel è la
società responsabile di misurare l’audience dei programmi televisivi. (fonte: Wikipedia)
12
17
In sintesi sono quattro i periodi fondamentali nella fase pionieristica
della televisione: tra il 1870 e 1890 si inizia a lavorare sulla trasmissione
di immagini a distanza come una tecnologia a sé stante, mentre
contemporaneamente procedeva lo sviluppo del cinema e del telefono.
Negli anni che vanno dal 1920 al 1935 la sperimentazione conobbe un
accelerazione grazie alla crescita della radiofonia. Nel periodo compreso
tra il 1935 e la seconda guerra mondiale nacquero i primi servizi di
diffusione televisiva pubblici e privati nel mondo anglosassone, ma il
boom vero e proprio dell’industria televisiva avvenne soltanto con la fine
del conflitto, con la conseguente affermazione dello show business
americano.
Dal 1950 in poi molti altri paesi avviarono ufficialmente i loro servizi
televisivi; fra gli altri il Brasile nel 1950 e l’Italia quattro anni più tardi.
Nei decenni degli anni settanta, in tutto il mondo si assiste alla diffusione
delle trasmissioni a colori, anche se negli anni 40 c’era già stato qualche
tentativo di trasmettere immagini a colori. Tra la fine degli anni 70 e
l’inizio degli anni 80, la tv a colori era diventata già abbastanza popolare
in molti paesi. Con il passare degli anni la televisione ha consciuto
notevoli miglioramenti, sono nati moltissimi canali televisivi, gli schermi
sono aumentati sempre più di dimensioni e sono diventati sempre più
18
sottili. Dal sistema analogico al digitale terrestre, dal bianco e nero al fullhd la tv non ha mai smesso di reinventarsi. La televisione digitale, che è
stata introdotta da poco in Italia, ha apportato molti miglioramenti.
Grazie alle trasmissioni via satellite, le interferenze che erano preesenti
nel sistema analogico son drasticamente ridotte e l’audio è migliorato
moltissimo; l’immagine è indubbiamente assai più definita, possiamo
avere addirittura 1080 linee di risoluzione, cioè una qualità
inimmaginabile se pensiamo a quando il cartone animato del gatto Felix
sfruttava solo 60 linee.
È molto importante tener presente che sin dagli inizi la televisione
pubblica europea si è differenziata radicalmente rispetto a quella
commerciale americana: in America l’affare era nelle mani di grandi
aziende private, invece, in Europa l’impegno dello Stato si fece sentire
subito nel mondo televisivo.
1.2 Breve Storia della Televisione Italiana
La popolazione italiana venne a contatto per la prima volta con la
televisione nel 1954. Il 3 gennaio, in coicidenza con le prime trasmissioni
televisive, dalla RAI (Radio Audizioni Italiane, erede dell’EIAR di epoca
19
fascista) nasceva l’emittente Rai – Radiotelevisione italiana, una società
pubblica controllata dallo Stato. L’Italia era un paese molto povero, le
condizioni igieniche erano precarie, il tasso di analfabetismo superava il
50% e per gran parte della popolazione il principale mezzo di trasporto
era il treno; gli italiani praticamente non uscivano dal paese, tanto che il
viaggio di nozze e la chiamata al servizio di leva erano per molti le uniche
occasioni per spostarsi dalle loro città.
In questo contesto storico-sociale, quindi, avere un televisore a casa era
un lusso ed erano in pochissimi a poterselo permettere. In quel periodo il
divario tra un buono stipendio statale, che non superava le 80.000 lire, ed
il costo di un televisore, che superava le 215.000 lire, riesce a rendere il
senso della difficoltà per la classe medio-bassa di procurarsi questo
mezzo di comunicazione.
La televisione divenne popolare grazie ai punti di incontro, come i bar e
le osterie, in cui il televisore veniva posto su una sorta di sgabello con dei
cartelli intimidatori del tipo: “non toccate il televisore” e “consumazione
obbligatoria”. Nei paesi di provincia era possibile assistere a dei
programmi televisivi anche nelle latterie, dove potevano sostare anche
chi non aveva raggiunto la maggiore età, che all’epoca era stabilita ai 21
anni.
Il
televisore
aveva
assunto
pertanto
un
ruolo
sociale
20
importantissimo, ma soltanto pochi intellettuali si accorsero delle sue
potenzialità di socializzazione; tra essi Piero Dallamano, 13 che a tale
proposito riferisce:
“Il fatto è che in Italia il possesso di un apparecchio televisivo esorbita dai confini di
una sola famiglia; è proprietà ed uso estendibile non tanto ai parenti ed agli amici,
quanto agli inquilini del piano di sopra e di sotto fino a coinvolgere l’intero caseggiato;
nelle sere estive in quei grandi palazzoni multiformi di periferia che allevano
balconcini e terrazze in ordinata monotonia è facile accorgersi dell’importanza sociale
che viene ad assumere il possesso di un televisore”.
14
15
Moltissimi intellettuali dell’epoca guardavano con ostilità e disprezzo il
nuovo mezzo comunicativo, credevano infatti che la televisione avrebbe
ucciso la cultura, la conversazione, la lettura, le vecchie abitudini della
P.Dallamano, Il Televisore, “il contemporaneo”,p.36, 1955.
Anni 50, persone che guardano la tv al bar. Fig. tratta da
http://www.musicameccanica.it/giangili.htm
15 Una famiglia degli anni 50 che guarda la tv in salotto. Fig. tratta da:
http://www.lastampa.it/2013/07/20/blogs/obliqua-mente/la-tv-da-salotto-e-mortaquella-nuova-risorge-da-internet-pwHpM9fVge3Ppw2CUU7dpJ/pagina.html
13
14
21
vita sociale. Ma tale fatto non corrispose alla verità, dato che, alla prova
della storia, come tutte le cose anche la tv ha avuto un lato positivo ed un
lato negativo. Tutto dipende infatti dal modo in cui la si utilizza e la si
gestisce per se stesso e per gli altri.
La televisione venne incolpata di aver cancellato le buone abitudini delle
famiglie italiane. In realtà, al massimo ha fatto solo emergere che in
alcune case non esistevano nemmeno prima quelle che sono considerate
delle buone abitudini. La televisione infatti ha solo colmato un vuoto già
esistente nei nuclei familiari, dove non si leggeva, o si leggeva poco e
male: dove quindi in sintesi non esistevano stimoli culturali.
La Rai - o meglio l’EIAR - fece i suoi primi esperimenti di trasmissione
televisiva nel 1933, ma senza nessuna diffusione pubblica16. Prima della
diffusione della televisione le uniche fonti di informazione di massa
erano la radio, il cinema e i giornali. La Rai degli anni ’50 e ’60 è un’entità
controllata dal potere esecutivo e di fatto da alcuni partiti politici.
Sin dagli inizi per la Rai e per suoi primi dirigenti, la preoccupazione più
grande fu quella di usare il nuovo mezzo con funzioni di promozione
culturale in modo da rendere la TV uno strumento di crescita sociale.
Sulla sua storia cfr: CLAUDIO FERETTI, UMBERTO BROCCOLI, BARBARA
SCARAMUCCI “Mamma Rai. Storia e storie del servizio pubblico radiotelevisivo”, ed. Mondadori
Education, Le Monnier Universita'.
16
22
A livello culturale c’era una forte arretratezza, tanto che solo un quinto
della popolazione parlava correttamente l’italiano. Per la maggior parte
degli italiani il dialetto era l’unico idioma conosciuto. L’Italia era divisa
linguisticamente,
culturalmente
ed
economicamente.
In
questa
primissima fase la televisione italiana è caratterizzata soprattutto da
trasmissioni spettacolari importate dall’America, che venivano adattate e
rielaborate per il pubblico italiano. Nei primi anni di esistenza del mezzo
televisivo, la stessa Rai non sapeva bene come si potessero realizzare i
programmi televisivi.
Gran parte dei programmi erano divulgativi, ma non essendoci in Italia
una cultura di massa ed un livello di scolarizzazione adeguato su cui
basarsi, le scelte si volsero verso un modello di alto livello cioè di élite, in
modo che la TV finì per proporre delle trasmissioni troppo accademiche,
creando cosi un limite nella comunicazione che non riusciva a
raggiungere la maggioranza della popolazione la quale finiva per non
capire compiutamente i messaggi proposti.
Nel 1956, si diffuse un orientamento opposto: la televisione cercò di
scendere a livello della popolazione comune. La televisione si trasformò
ed iniziò il suo faticoso processo di modernizzazione, attraverso il quale
contribuì in maniera fondamentale alla crescita ed alla ripresa del paese
23
dopo la guerra. La televisione affrontava in tal modo un compito arduo,
in cui erano già fallite la radio, la scuola e la stampa: creare cioè un
linguaggio comune e un’identità della nazione, un “sentirsi italiani” che
fosse comune a tutti gli abitanti della penisola. Per fare ciò la TV si
impegnò nella lotta all’analfabetismo in collaborazione con il Ministero
della Pubblica Istruzione, con programmi educativi e culturali come
“Telescuola” o “Non è mai troppo tardi”, che andò in onda per la prima
volta nel 196017.
La televisione ha in tal modo contribuito in maniera significativa alla
crescita culturale della società italiana e all’unificazione delle enormi
varietà dialettali in una sola lingua nazionale: l’italiano.
Dopo queste prime trasmissioni, che avevano uno scopo chiaramente
didattico e istruttivo e che si proponevano sostanzialmente come
strumento di formazione curricolare e formale, la Rai andò verso una TV
integrativa, in cui la televisione non cercava di più di sostituire la scuola,
ma di affiancarsi a quest’ultima, attraverso una forte collaborazione con
le istituzioni statali, in modo da costituire un elemento complementare di
educazione.
17
Ne parleremo in dettaglio nel terzo capitolo.
24
Inizialmente i programmi duravano poco e la pubblicità non esisteva;
una situazione che durò fino alla nascita di “Carosello”18 nel 1957. A
partire da quell’anno furono inseriti degli spot nel corso del programma,
ma lo spettacolo prevaleva comunque sulla pubblicità. Sette anni dopo,
nel 1961, nacque il secondo canale, Rai Due, e più tardi – nel 1979 – Rai
Tre. La terza rete realizzò un progetto pedagogico e di divulgazione
culturale elevato, osando più della televisione educativa degli anni
cinquanta. Su Rai Tre la quota di programmi dedicati allo spettacolo calò
dal 51% al 21,8% mentre quella culturale salì dal 21% al 48,8% e quella
informativa rimase stabile al 30%.
Il primo febbraio 1977 la Rai avviò il sistema di trasmissione a colori, e
sempre in quegli anni la novità del telecomando, che ci permise di
passare facilmente da un canale al altro, sconvolse il nostro modo di
vedere la TV.
Da quel giorno in poi lo spettatore si accorgerà sempre di più che è lui
che controlla e che fa la televisione. Pian piano lo spettatore passerà da
un ruolo passivo a un ruolo attivo.
Per approfondimenti cf. “Il grande libro di Carosello. E adesso tutti a nanna…” di Marco Giusti,
Editore Frassinelli. Sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Carosello e
http://www.mondocarosello.com/html/storia.html
18
25
Negli anni ottanta, con la nascita delle televisioni private e quindi di
canali commerciali generalisti e di largo richiamo come canale 5 19 ,
terminò di fatto il monopolio Rai: un cambiamento importantissimo
nella storia della TV italiana, che dovette necessariamente fare i conti con
una concorrenza spietata. Il televisore venne trasformato in un’enorme
centro commerciale, al cui interno piccole, medie e grandi industrie
potevano reclamizzare i loro prodotti. La scelta dei programmi era assai
varia; fra gli altri: film, eventi, spettacoli di varietà, telenovelas, giochi,
sport, spot pubblicitari ecc.
Fu in questo periodo che la preoccupazione didattica e – di fatto – il
concetto stesso di servizio pubblico20 vennero meno, dato che l’impresa
era tesa al profitto, raggiungibile aumentando il più possibile il numero di
ascolti per fare pubblicità.
Canale 5 è nato a novembre del 1980. Chiamata all’epoca Telemilano, fu fondata da Silvio
Berlusconi. È un canale televisivo generalista: offre una combinazione di intrattenimento,
informazione ed eventi sportivi.
19
“Per servizio pubblico radiotelevisivo s'intende un servizio di trasmissioni radiotelevisive,
prodotto dallo Stato (attraverso un ente o organizzazione pubblica) o da una impresa
concessionaria, che garantisce imparzialità e completezza d'informazione, e la tutela delle
varie componenti della società del proprio paese. La radiodiffusione pubblica, inoltre, punta
a coltivare la qualità della propria audience attraverso programmi educativi e culturali. Per
tale servizio valgono gli stessi principi degli altri servizi pubblici (eguaglianza, continuità e
adattamento). Affinché il bacino di utenza sia il più ampio possibile, le trasmissioni di
servizio devono essere disponibili su più piattaforme di trasmissione (per esempio digitale
terrestre, satellite, cavo o IPTV per la tv; FM, AM o DAB per la radio). Il finanziamento del
servizio pubblico radiotelevisivo varia da paese a paese”. Fonte: Wikipedia
20
26
Come si è detto in precedenza, a differenza di quanto avvenne negli Usa,
dove la TV nacque come un prodotto commerciale, in Europa essa fu
considerata subito un servizio pubblico: il cittadino è tenuto a pagare un
abbonamento annuale per usufruire di questo bene comune. I costi per la
gestione del servizio erano notevoli, e ciò spiega perché inizialmente
nessun privato fosse in grado di sostenerli, in un continente europeo che
sentiva ancora le ferite causate dalla guerra. Era diffusa inoltre l’idea che
dal momento che le trasmissioni utilizzavano l’etere, che è un bene
pubblico, questo non potesse essere concesso a dei privati.
Per riassumere a grandi linee, la storia della Rai può essere divisa in 3
periodi:
1. Dal 1954 al 1975 , la Rai detiene il monopolio della televisione
italiana ed ha come compito informare, educare e divertire i suoi
telespettatori. È un’industria culturale che ha le proprie regole, la
TV intende orientare il consumo e non il contrario. Essa produce
in maniera autonoma, è una grande fabbrica, con un centro
decisionale (Roma nel caso della Rai) e delle filiali sparse in altre
città. La TV quindi ha bisogno di personale competente nell’uso
della nuova tecnologia. Vennero create quindi delle nuove
27
professionalità,
formando
il
personale
necessario
al
funzionamento del meccanismo televisivo.
2. Dal 1975 fino al 1995, nacque la fase commerciale con nuovi
canali e l’apertura a imprenditori privati. La televisione dovette far
i conti con un pubblico che ha maggiore possibilità di scelta, e in
questa situazione diventa indispensabile conquistare simpatia e
seguito del pubblico. La TV si orientò quindi verso l’evasione, e
cominciò a fare uso uso di moderne strategie di marketing. Il
numero delle ore di programmazione aumentò fino a coprire le 24
ore al giorno,
venne avvertita la necessità di reperire mezzi,
professionalità e strutture produttive altrove. Si moltiplicò l’uso
della diretta e comparvero anche le fiction estere. Sono molti i
fattori che resero necessario ripensare e aggiornare il modo di fare
televisione: per esempio l’aumento degli apparecchi domestici che
in questo periodo incominciarono a moltiplicarsi nelle case degli
italiani, in coincidenza con l’aumento dei canali, l’emergere di reti
locali e nazionali, la nascita del videoregistratore, del televideo,
l’affermarsi del telecomando e della concorrenza fra le reti ecc. Un
fattore importante fu anche la nascita di un nuovo linguaggio
televisivo. Con la fine del monopolio, Rai la TV iniziò ad essere
28
sempre più autoreferenziale, cioè a parlare sempre meno dal
mondo esterno e sempre più di se stessa e del proprio rapporto
con il telespettatore. Anche i generi televisivi apparvero meno
rigidi, diventarono ibridi e difficili da classificare: un esempio è
rappresentato dai reality show, nei quali la realtà si mescola con la
fiction. Il rapporto tra emittente e destinatario cambia; la TV non
si propone più come l’unica ed assoluta fonte autorevole, ma si
offre in maniera più amichevole. Il pubblico viene più spesso
chiamato ad interagire con il mezzo, per esempio attraverso le
telefonate, attraverso le quali il telespettatore può fare domande ad
esperti presenti in studio, ma può anche dare la propria opinione.
È l’era dello zapping, in cui la fruizione, richiedendo meno
impegno ed attenzione, appare anche più distratta e discontinua.
3. Dal 1995 fino ad oggi il consumo si presenta sempre più
personalizzato e specifico. Con l’avvento della TV satellitare a
pagamento (ad es. SKY), che rappresenta un’ulteriore concorrenza
per la televisione italiana, quest’ultima si vede ancora più spinta a
dover ripensare il proprio modello, per non rischiare di rimanere
obsoleta o addirittura di scomparire. Ma questa è l’era della
multimedialità, caratterizzata da un processo di convergenza e di
29
integrazione fra diversi media (internet, telefonia, televisione,
editoria...). Lo scenario sta cambiando rapidamente, infatti aziende
come Mediaset sono entrate anche nel mondo dell’offerta a
pagamento sulla piattaforma del digitale terrestre. Con il passaggio
dall’analogico al digitale terrestre, è aumentato in maniera
significativa il numero di canali gratuiti. Nel contempo, i media si
stanno separando dalle proprie piattaforme di trasmissione: non è
più necessario possedere un apparecchio televisivo per vedere un
telegiornale, dato che lo si può vedere ad esempio dallo schermo
di un computer.
21
Questa immagine illustra in maniera molto simpatica e divertente il fatto
che oggi è possibile trovare tante tecnologie diverse, riunite in un'unica
piattaforma. Il cellulare che pochi anni fa serviva solo per fare e ricevere
21
L’immagine è stata tratta dal web
30
telefonate, adesso fa un po’ di tutto: dal telefonino è possibile vedere il
nostro telegiornale preferito, inviare delle mail, ascoltare la musica,
guardare un film…
Insomma il gioco si arricchisce e si complica in maniera notevole, per cui
è molto importante che la televisione pubblica sia in grado di fare dei
passi in avanti, di aggiornarsi; in sintesi, deve diventare più “appetitosa”
per gli italiani di tutte le età, ma rinunciando ai programmi spazzatura e
basandosi piuttosto su un lavoro di formazione informale e divulgazione.
La tv educativa - che non sempre appare invitante - è invece portatrice di
significati e di messaggi sociali di qualità.
31
1.3 Breve Storia della Televisione Brasiliana
La storia della televisione brasiliana va analizzata tenendo in
considerazione le fasi dello sviluppo del paese e la politica adottata
all’epoca. La radio e la TV hanno un legame molto forte e fu proprio la
radio a fornire le basi necessarie alla televisione, tanto che la loro storia è
molto simile.
La TV è stata agli inizi una sorta di proseguimento della radio con altri
mezzi, e gran parte dei fondatori di reti televisive provenivano proprio
dal mondo della radio.
In Brasile22 le trasmissioni sono regolate da un modello di cessione di
“concessioni statali regolamentate”, e i canali televisivi vengono
considerati come dei beni pubblici, di interesse nazionale. La cessione di
alcuni diritti a società private che hanno come fine il guadagno e che
sfruttano in maniera commerciale il mezzo televisivo dovrebbe avvenire
garantendo comunque finalità educative e sociali. In questo modello, i
mezzi di comunicazioni sono visti come “fiduciari”, perché hanno il
Il Brasile è una repubblica federale dell'America Meridionale. Con una superficie stimata di
oltre 8,5 milioni di km², è il quinto paese più grande del mondo per superficie totale (pari al
47% del territorio sudamericano). È bagnato dall'Oceano Atlantico a est, a nord confina con
il dipartimento francese d'oltremare della Guyana francese, Suriname, Guyana e Venezuela, a
nord-ovest con la Colombia, a ovest con il Perù e la Bolivia, a sud-est con il Paraguay e
l'Argentina, ed a sud con l'Uruguay. Confina con tutti i paesi del Sud America, tranne
Ecuador e Cile. (Fonte: Wikipedia)
22
32
privilegio di utilizzare, grazie a delle concessioni del governo, lo ‘spettro
radioelettrico’23, ovvero le frequenze usate per la radio e la televisione.
Ogni stato 24 è responsabile di stabilire e concedere le concessioni, in
maniera ordinata, per non generare un caos. Secondo la legge brasiliana,
queste concessioni hanno una durata di 15 anni per la televisione e di 10
anni per la radio.
In sintesi, nessuna emittente televisiva in Brasile è proprietaria del canale
attraverso cui la sua programmazione viene trasmessa, perché tutti i
canali a segnale aperto sono dello Stato Brasiliano. Essi vengono ceduti
temporaneamente a delle emittenti televisive attraverso delle concessioni
statali. Per vincere queste concessioni c’è una sorta di gara, cioè un
23
Lo spettro radioelettrico è l'insieme di frequenze che in conformità con la tecnologia
disponibile, vengono impiegate per emettere onde che trasportano informazione, si tratta di una
risorsa naturale, di carattere limitato, che costituisce un bene di dominio pubblico, sopra il quale
lo Stato esercita la propria sovranità. Tratto da:
http://www.comitatobolivariano.info/index.php?option=com_content&view=article&id=250:spe
ttro-radioelettrico-sovranita-popolare&catid=63:media&Itemid=54
Il Brasile è composto da 26 stati federati, più il Distretto Federale. Il Brasile è una
Repubblica presidenziale federale. Per quanto riguarda la divisione amministrativa prende
ispirazione dal modello nordamericano. Tuttavia il federalismo brasiliano è differente da
quello statunitense: il potere esecutivo è esercitato dal Presidente, che esercita le funzioni di
Capo di Stato e di Capo del Governo e viene eletto ogni quattro anni. In concomitanza con
le elezioni presidenziali si vota anche per il Congresso nazionale, che detiene il potere
legislativo ed è diviso in due camere parlamentari: la Camera dei Deputati, quadriennale, di
513 membri, e il Senato Federale comprendente 81 membri. Il sistema di voto è di tipo
statale per l'elezione dei senatori: ogni stato elegge tre o due candidati in base al numero degli
abitanti; per l'elezione del presidente e della Camera dei Deputati, invece, si adopera un
sistema proporzionale che tiene conto della popolazione complessiva di tutto il Paese. Infine,
il potere giudiziario, la cui istanza massima è il Supremo Tribunale Federale, responsabile
dell'applicazione della Costituzione, è composto da undici ministri scelti dal Presidente con
l'approvazione del Senato, tra persone con noto sapere in ambito giuridico. Dal 1996 il
Brasile usa, primo al mondo, un sistema di votazione elettronica, obbligatoria e universale
per i cittadini alfabetizzati fra i 18 e 70 anni d'età. (Fonte: Wikipedia)
24
33
bando in cui ci sono dei requisiti fondamentali a cui attenersi per poter
partecipare, fra cui i seguenti:
La società deve avere come minimo il 70% del capitale nelle mani di
azionisti brasiliani e deve rispettare il limite di controlli di dieci stazioni
televisive in tutto il paese e al massimo due per stato unitamente ad altri
requisiti. Tutte le richieste vengono analizzate da una commissione del
ministero delle comunicazioni25, che attribuisce una quantità di punti in
base alla proposta di programmazione presentata, alla condizione
economica e tecnica dell’impresa. Quella che riesce a fare più punti vince
il diritto di utilizzare il canale per un periodo determinato di tempo. In
qualsiasi momento lo Stato venga a sapere che si sta facendo un uso
diverso del canale, con fini diversi rispetto a quelli prefissati, lo stesso
Stato può decidere di revocare o di non rinnovare la concessione dello
spettro radioelettrico, facendo addirittura chiudere il canale. Ciò si è
verificato, per esempio nel vicino Venezuela, dove alcuni anni fa il
presidente dell’epoca Hugo Chávez 26 fece chiudere l’emittente RCTV27,
25
Ministério das Comunicações (MC), Venne istituito nel Febbraio del 1967. È il responsabile di
fiscalizzare i servizi di telecomunicazioni in tutto il territorio nazionale. http://www.mc.gov.br/oministerio
Hugo Rafael Chávez Frías (Sabaneta, 28 luglio 1954 – Caracas, 5 marzo 2013) è stato un
politico e militare venezuelano. È stato presidente del Venezuela dal 1999 alla morte, tranne
la breve parentesi del colpo di stato del 2002.
26
È l’acronimo di Radio Caracas Televisión (RCTV) era una rete televisiva venezuelana con
sede a Puerto Cabello.
27
34
accusando quest’ultima di non essere a servizio dei diritti del popolo
venezuelano. Anche in Brasile durante il regime militare28, ci sono stati
casi di concessioni revocate, ma si cercava di giustificare il tutto con
scuse di indebitamento e bancarotta, nonostante ci fossero stati casi di
chiare persecuzioni politiche. Osservando cronologicamente la storia
della TV brasiliana, è possibile accorgersi che l’affermazione della tv
commerciale è stata favorita da misure presse dal regime militare, che
hanno contribuito al suo rafforzamento e alla sua diffusione di massa.
Molti osservatori e studiosi criticano questo sistema di concessione e
chiedono che la legge costituzionale 29 - ormai vecchia - venga rivista,
adducendo il motivo che la durata di queste concessioni è troppo lunga
rispetto ad altri paesi. Inoltre, in Brasile le concessioni vengono
rinnovate quasi automaticamente: i casi di concessioni non rinnovate
sono rarissimi e non esiste una fiscalizzazione adeguata. Infine, succede
spesso che le persone incaricate di controllare che le reti televisivi
rispettino la legge siano dipendenti dalla rete stessa. Nessuno sa con
Il regime militare brasiliano ha governato il paese dal periodo che va dal primo aprile 1964
fino al 15 marzo di 1985.
28
La legge Nº 4.117, del 27 l agosto 1962, istituì il codice brasiliano delle telecomunicazioni.
Sono passati più di 50 anni e questa è rimasta quasi invariata; ciò non sarebbe di per sé un
problema se la legge non riguardasse l’ambito delle Tecnologie, ma in questo ambito lo è di
sicuro, perché le tecnologie cambiano e si rinnovano molto velocemente e di conseguenza
ciò dovrebbe avvenire anche per la legge che le regola.
29
http://www.planalto.gov.br/ccivil_03/leis/l4117.htm
35
precisione quale sia la percentuale di pubblicità, o di programmazione
culturale che va mandato in onda e addirittura le telenovelas vengono
considerate dalle reti televisive come programmazione culturale, ma
basta vedere pochi minuti di programmazione di una telenovela
brasiliana di certe reti tv per rendersi conto che ovviamente non sono
programmi culturali.
Quando i Brasiliani videro per la prima volta uno spettacolo televisivo
erano le ore diciassette del 18 settembre di 1950; in quel giorno in tutta la
città di San Paolo c’erano circa 500 televisori accesi, ma solo 3 mesi dopo
erano già più di duemila. Il primo canale televisivo venne chiamato TV
Tupi30 e fu fondato da Franscisco de Assis Chateaubriand Bandeira de
Melo31, nella città di Sao Paulo. Chateaubriand ha importato e distribuito
“Tupi” erano indigeni che abitavano in Brasile prima dell’arrivo dei colonizzatori
portoghesi, ma con tupi si intende anche la loro lingua.
L’enciclopedia italiana on line Treccani: tupi-guaranì agg. e s. m. e f. –
Relativo o appartenente a popolazioni stanziate dal Brasile orientale alle Ande peruviane e
dalle Guiane all’Uruguay.
s. m. Famiglia linguistica divisa in quattro gruppi che comprendono molte lingue
dell’America Merid. (tra le quali, appunto, il tupi e il guaranì), abbastanza omogenee tra loro,
con una fonetica caratterizzata dalla presenza di vocali nasali, e una morfologia notevolmente
semplificata; abbastanza numerose sono le parole di questa famiglia (spec. nomi di piante e di
animali) che sono entrate nel lessico delle lingue europee, direttamente o (più spesso)
attraverso lo spagnolo o il portoghese.
30
Magnate imprenditore e giornalista. Era proprietario di un impero giornalistico chiamato
“os diarios associados”. All’epoca del debutto della televisione (1950) possedeva 5 emittenti
radio,12 quotidiani e una rivista.Il suo impero è durato circa 40 anni, nell’apice nel 1958 era
arrivato a possedere 36 stazioni radio, 34 quotidiani,18 emittenti televisive e numerose riviste.
Fonte: http://educacao.uol.com.br/biografias/assis-chateaubriand.jhtm
31
36
per tutta la città circa 200 televisori, nel tentativo di invogliare ed
incuriosire il pubblico, che in grande parte non aveva l’apparecchio a
casa. Le prime trasmissioni avvenivano alle ore 18 e alle 23; la maggior
parte di quelli che lavoravano nella televisione provenivano da altri
settori, come quelli della radio, del cinema, dei giornali e dei teatri. Tutta
l’attrezzattura e i televisori furono acquistati presso la RCA.
Figura 1. Il fondatore della prima TV brasiliana Assis Chateaubriand, a destra e affianco a lui Homero Silva.
Figura 2. Il primo simbolo della televisione Tupi
37
Il Brasile fu il primo paese dell’America latina a possedere un’emittente
televisiva ed il sesto al mondo. I primi anni della storia della televisione
brasiliana sono stati segnati dalla mancanza di risorse, sia economiche
che di personale qualificato, e dall’improvvisazione dei presentatori e
degli invitati in studio. La TV è stata inizialmente emanazione della radio,
utilizzando la sua struttura, il formato di programmazione, i suoi tecnici
ed i suoi artisti, diversamente da quella nord-americana che si è invece
appoggiata all’industria cinematografica.
La tv brasiliana degli anni 50 e 60 sottolineava molto l’importanza
dell’educazione. Nel 1955 debuttò un format televisivo che ebbe
moltissimo successo, chiamato “o ceu è o limite”: una sorta di quiz
educativo, che prevedeva domande di storia, geografia e cultura generale.
Nel 1958 venne utilizzato per la prima volta il videotape; ciò ha fatto sì che
molte delle pubblicità che prima erano in diretta fossero invece registrate
e che uno stesso programma potesse essere trasmesso in luoghi diversi.
Le telenovele quindi potevano essere registrate con anticipo, diminuendo
così il numero di errori degli attori e abbassando il costo del lavoro di
montaggio. Dopo l’inaugurazione nel 1960 della città di Brasilia32, che
È la capitale del Brasile, voluta dall’allora presidente Juscelino Kubitschek.
È una città pianificata e una delle capitali mondiali edificata e designata più recentemente,
essendo stata costruita tra il 1956 ed il 1960 ed essendo capitale dal 21 aprile 1960; in
precedenza la capitale del Brasile era Rio de Janeiro. http://it.wikipedia.org/wiki/Brasilia
32
38
venne trasmessa dalla tv tupi33, il governo decise di investire sempre di
più per consentire che le trasmissioni raggiungessero anche le zone più
remote e il maggior numero di telespettatori possibile. Sempre in questo
periodo nasce il primo Telecurso34. Mancava però ancora una legge che
regolamentasse i mezzi televisivi. Nel 1962 entrò in vigore il CBT35 che
ha favorito la nascita di nuovi canali televisivi privati, fra cui la Rete
Globo36, che attualmente è la maggiore e la più seguita rete televisiva di
tutto il Brasile. La sua storia non manca di lati oscuri: per esempio, è
stata accusata molte volte di essere stata connivente con la dittatura. Un
censimento fatto nel 1970 ci dice che il numero degli apparecchi
televisivi era arrivato a circa 4 milioni, mentre i telespettatori si
aggiravano intorno al numero di 25 milioni. In questi stessi anni venne
In un bellissimo video si vede l’inaugurazione della capitale.
http://www.youtube.com/watch?v=Wcnv9tFpT4s
33
34
35
Programma di cui si parlerà nel terzo capitolo.
è l’acronimo di Código Brasileiro de Telecomunicações. Per approfondimenti:
http://www.youtube.com/watch?v=oyuZffm
NKyYhttp://www.ufrgs.br/alcar/encontros-nacionais-1/7o-encontro-20091/Codigo%20Brasileiro%20de%20Telecomunicacoes.pdf
http://blogs.estadao.com.br/ethevaldo-siqueira/tag/codigo-brasileiro-de-telecomunicacoes/
36
Rede Globo (o Rede Globo de Televisão, nota anche come TV Globo o semplicemente
Globo) è una rete televisiva brasiliana che iniziò le sue attività il 26 aprile 1965, a Rio de
Janeiro.
Fu fondata e guidata dall'imprenditore Roberto Marinho fino alla sua morte, nel 2003,
quando passò il controllo a suo figlio, Roberto Irineu Marinho. Attualmente, l'emittente
televisiva è una delle più grandi dell'America e la quarta più grande del mondo, ed è vista da
120 milioni di persone al giorno. Per approfondimenti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Rede_Globo
BRITTOS, Valério Cruz; BOLAÑO, César Ricardo Siqueira (orgs). Rede Globo: 40 anos de
poder e hegemonia. São Paulo: Paulus, 2005.
39
stabilito un limite di tre minuti di pubblicità ogni 15 minuti di
programmazione.
Nel 1972 ebbe luogo la prima trasmissione a colori, che trasmise la festa
dell’uva37 che avviene ogni due anni. Due anni dopo, venne trasmessa la
prima telenovela educativa intitolata João da Silva, 38 che si rivolgeva a
giovani e adulti che avevano abbandonato gli studi e che intendevano
riprenderli facendo un Corso Supletivo 39 . Si trattò di un progetto
innovativo
perché
introdusse
la
teatralizzazione
nel
settore
dell’educazione, utilizzando a fini educativi la narrazione propria delle
telenovelas. Così, ad esempio, nozioni di matematica erano introdotte
attraverso scene al mercato. Il telespettatore si trasformava in alunno e
poteva studiare in casa con delle dispense ideate specificamente per il
corso. Questa telenovela è stata il precursore dei programmi educativi
della famiglia Telecurso.
Video della prima trasmissione a colori: http://www.youtube.com/watch?v=taCreFw0320
La Festa da Uva è una celebrazione biennale del patrimonio e della cultura italiana nella città
di Caxias do Sul, nello stato di Rio Grande do Sul, nel sud del Brasile. La Festa da Uva si
tiene ogni due anni fin dal 1931 come festa del raccolto, nel periodo della vendemmia che
cade in Brasile tra febbraio e marzo. Il promotore di questa ricorrenza è stato l'allora sindaco
di Caxias do Sul, il colonnello Miguel Muratore. La Festa è stata sospesa dal 1938 al 1949 a
causa dell'instabilità economica della città e della regione, in parte dovuta agli effetti della
seconda guerra mondiale. (Fonte: Wikipedia)
37
38
http://limc.ufrj.br/htem4/papers/6.pdf
Corso suppletivo, è un sistema semplificato di insegnamento che permette alle persone che
non hanno potuto studiare nell’età adatta di recuperare gli anni persi facendo 2 anni scolastici in
un anno del calendario.
39
40
Attualmente in Brasile vi sono due tipi di canali televisivi: quelli
cosiddetti “aperti” e quelli “chiusi”; i primi sono gratuiti e non
richiedono nessun tipo di abbonamento; in gran parte sono canali
generalisti. I secondi sono visibili solo a pagamento. Rispetto all’Italia il
Brasile possiede una quantità molto maggiore di emittenti televisive, ma
ciò è facilmente comprensibile viste le dimensioni territoriali, il numero
di abitanti e la maniera in cui è nata la TV in Brasile, che è stata sin dagli
inizi molto diversa dell’Italia e di conseguenza ha portato a risultati
diversi. Inoltre è bene ricordare, che in Italia tutto è cominciato con il
monopolio Rai e solo dopo anni venne lasciato spazio agli imprenditori,
mentre in Brasile la tv è stata sin dagli inizi nelle mani dei privati,
ricevendo già da subito grosse somme di denaro da imprenditori che
volevano investire nel mezzo, che avevano capito le potenzialità di
persuasione della televisione e le potenzialità di guadagno dai proventi
della pubblicità.
È presente in Brasile oltre alle reti aperte e chiuse, una rete televisiva
pubblica, chiamata TV BRASIL40, che lavora in collaborazione con altre
reti tv educative e riesce a coprire con la sua programmazione tutto il
territorio nazionale.
Il canale mandò in onda per la prima volta la sua programmazione il 2 dicembre del 2007.
E sempre in questa stessa data sono cominciate anche le trasmissione con il nuovo sistema di
tv digitale in Brasile.
40
41
Per concludere questo capitolo, sarà utile ricordare che i sistemi scelti per
effettuare delle trasmissioni in digitale sono differenti, dal momento che
in Italia è stato scelto il sistema di trasmissioni DVB-T 41 , mentre il
Brasile ha scelto il sistema ISDB-T,42 che è utilizzato in Giappone. Esso
è stato modificato per renderlo più “brasileiro”, adattandolo alle esigenze
del paese e porta il nome di ISDB-TB.43
2. L’Insegnamento attraverso la Tv
2.1 Tre maniere diverse di fare programmi educativi: Televisededucation , Broad-cast production e Video-instrumented approach.
Grazie ad anni di ricerche, avvenute per lo più negli Usa, sappiamo oggi
che è possibile impiegare la televisione nell’ambito dell’educazione, sia
che questa sia rivolta ad un pubblico di adulti, sia di bambini, oppure
dentro le normali scuole come un aiuto tecnologico. Attualmente, i
docenti e le reti televisive hanno di fatto a disposizione tre maniere
diverse di fare televisione educativa:
È l’acronimo di Digital Video Broadcasting - Terrestrial (DVB-T)
http://it.wikipedia.org/wiki/DVB-T
42
È l’acronimo di 'Integrated Services Digital Broadcasting
(ISDBhttp://it.wikipedia.org/wiki/ISDB
43
http://www.teleco.com.br/tutoriais/tutorialinttvd1/pagina_3.asp
41
42
 Televised-Education Approach: questo modello consiste in una sorta
di adattamento della scuola alla televisione. Praticamente, è come
se una normale lezione didattica venisse ripresa da una telecamera
e poi trasmessa in televisione. In questo caso, lo scenario è
identico a quello di una vera e propria classe scolastica, con gli
alunni, il professore, la lavagna, i banchi ecc. La giustificazione
date da chi sceglie di adottare questo metodo è che tutti i soggetti
(docente, discenti) vengono rappresentati rendendo il tutto molto
reale; inoltre il docente ha la possibilità di interagire con discenti
reali (attraverso una serie di domande e risposte) e può osservare i
loro comportamenti nonché comportarsi di conseguenza in
maniera opportuna. Il telespettatore, seguendo la lezione a
distanza, può facilmente identificarsi con quegli studenti e
partecipare in maniera più attiva alla lezione. In questo modello è
molto importante la figura del professore, che oltre a dover essere
bravo nel suo specifico campo di insegnamento deve essere anche
in grado di trasmettere il suo sapere davanti a una telecamera. Per
fare un esempio, questo fu il modello adottato dal programma
italiano Telescuola.
43
 Broad-cast-Production Approach, come il primo metodo, lo scenario è
sempre una tipica aula scolastica, però in questo caso l’insegnante
non si rivolge più ai suoi alunni, ma si rivolge direttamente al
pubblico televisivo e non al gruppo di ragazzi presenti nello studio
televisivo. La comunicazione qui è molto più diretta, quindi tutto
assomiglia più a un programma televisivo vero e proprio.
All’insegnante non viene richiesta tanto una competenza didattica
tradizionale, quanto un forte abilità comunicativa nel mettersi in
rapporto con la Tv. L’insegnante diventa anche una sorta di
“attore”, che è in grado coinvolgere i telespettatori. Il programma
“Non è mai troppo tardi” è un esempio dell’utilizzo di questo
modello di insegnamento televisivo.
 Video-Instrumented Teaching Approach, questo modello si differenzia
notevolmente, dal punto di vista didattico, dai due precedenti. Qui
non c’è più la figura dell’insegnante televisivo, in quanto la
televisione viene utilizzata come un mezzo che serve ad arricchire
la lezione. Durante la lezione, o dentro a un laboratorio didattico,
il professore utilizza frammenti o interi programmi televisivi con
funzione di esempio, per rendere più chiaro un concetto, oppure
per introdurre argomenti astratti, difficili da spiegare senza
44
l’utilizzo delle immagini, o solo per arricchire visivamente la
lezione e renderla più interessante. Per esempio durante una
lezione di storia, dedicata alla storia romana, il professore
potrebbe far vedere ai suoi alunni un video 44 in cui Alberto
Angela 45 ci illustra con grande entusiasmo e passione, alcuni
passaggi della costruzione del Colosseo; l’utilizzo di immagini
ricostruite grazie alla tecnologia rende tutto molto più vivo,
affascinante e reale, incuriosendo i ragazzi. Il professore può
scegliere se far precedere il video da una spiegazione, se fermare il
video di tanto in tanto per aggiungere ulteriori informazioni,
oppure se fare una aggiunta alla fine della visione.
I primi due modelli di insegnamento sono considerati come
sostitutivi rispetto alla scuola e la loro efficacia è stata messa in
dubbio varie volte; il terzo modello non cerca di sostituire la
scuola ma cerca di arricchire la didattica tradizionale.
Due video del programma super Quark:
http://www.youtube.com/watch?v=TtawyNlEhAQ
44
http://www.youtube.com/watch?v=TtawyNlEhAQ
Alberto Angela (Parigi, 8 aprile 1962) è un paleontologo, naturalista, divulgatore scientifico
e scrittore italiano. Tratto da: https://www.facebook.com/alberto.angela.ufficiale
45
45
2.2 La Tecnologia e l’Educazione
Come inserire le nuove tecnologie nelle scuole e nelle università?
L’introduzione di qualcosa di nuovo porta sempre con sé una certa dose
di paura o di ansia e questo succede anche nell’ambito dell’educazione e
dell’informatizzazione degli istituti scolastici. La paura di ciò che ci è
sconosciuto ci porta a porci delle domande quali:
Come professori, quali benefici potremmo trarre delle nuove tecnologie?
Quanti cambiamenti dovremmo effettuare nel nostro quotidiano?
Quante abilità e conoscenze dovremmo acquisire per riuscire ad
utilizzare davvero bene questa tecnologia? Che fine farà la tradizionale
pedagogia che conosciamo?
Purtroppo, non è ancora possibile rispondere a tutte le domande, dato
che la tecnologia non è ancora entrata con forza nelle aule didattiche e
solo il tempo sarà in grado di aiutarci a rispondere, ma dai pochi
esperimenti visti fino ad ora, si può affermare che i risultati ottenuti con
l’introduzione delle TIC in ambienti scolastici, sono molto positivi e
soddisfacenti.
46
La sfida per professori ed istituti scolastici è capire quale sia il modo
migliore per utilizzare al massimo, nelle loro lezioni, tutto il potenziale
educativo offerto dalle TIC e soprattutto da internet.
Il confine che separa il sistema scolastico dal mondo del lavoro sta
diventando sempre più sottile, il mercato lavorativo richiede sempre di
più personale specializzato ed aperto ai cambiamenti, perciò è
fondamentale che le istituzioni scolastiche preparino bene gli studenti
anche al mondo del lavoro. Le attività di svago e divertimento si
mescolano con quelle del mondo dello studio e del lavoro. Così, ad
esempio, grazie ad alcune applicazioni ideate appositamente per i
telefonini di ultima generazione è possibile imparare alcuni vocaboli di
una lingua straniera con giochi divertenti come il rompicapo, oppure
l’impiccato, con la possibilità di effettuarli dovunque, ad esempio mentre
si viaggia in treno per andare al lavoro.
I docenti non devono temere le nuove tecnologie, perché non siamo
davanti ad una rivoluzione ma ad un’evoluzione naturale. Le tecnologie
sono antiche quasi tanto quanto la specie umana. Con l’abilità di
utilizzare a fini strumentali alcuni elementi naturali – ad esempio, un
bastone di legno per cacciare oppure la pietra scheggiata per tagliare la
carne – l’uomo ha creato tecnologie che hanno fatto nascere nuovi modi
47
di vivere e di organizzarsi in società che pian piano sono diventate
sempre più complesse. È importante ricordare, che anche queste
“piccole cose” che non ci sembrano tecnologiche al primo impatto, sono
sempre delle tecnologie che sono state fondamentali, perché ci hanno
permesso di arrivare al livello di sviluppo in cui ci troviamo oggi. Anche
il passaggio dall’oralità all’invenzione della lingua scritta può essere
considerato come una evoluzione tecnologica.
46
Ci troviamo in una fase di transizione, per cui non dobbiamo avere
paura di adattarci, o di imparare ad utilizzare la tecnologia informatica.
La sua funzione è quella di semplificarci la vita, non di complicarla, come
credono alcuni con le loro teorie catastrofiche sulla scomparsa della carta
e del libro. Ciò non corrisponde di fatto alla realtà: basta pensare ad
L’immagine è stata tratta da: http://www.humorgeral.com/engracado/como-anda-aevolucao-da-tecnologia
46
48
esempio a quanti libri stampati su carta acida47, sono stati “salvati” grazie
alla digitalizzazione che li ha trasformati in moderni e-book. Grazie alla
tecnologia informatica questi libri potranno ancora essere letti da
moltissime persone.
48
47
http://archiviostorico.corriere.it/2003/febbraio/09/Carta_acida_miliardo_libri_rischio_co_0_030
209044.shtml
L’immagine è stata tratta da: http://nteitaperuna.blogspot.it/2011/06/tecnologia-eeducacao.html
48
49
49
2.3 Internet: le sue potenzialità e i suoi pericoli
Internet50 nacque in piena guerra fredda51. Fra il 1970 e 1980, oltre ad
essere utilizzata per fini militari, veniva usata anche da professori e
L’immagine è stata tratta da:
http://bibliotecaprt21.wordpress.com/2012/09/26/evolucao-da-leitura-e-do-livro/
49
Nelle telecomunicazioni e in informatica, denominazione di un vasto insieme di reti di
elaboratori interconnesse fra loro in modo che ciascun utente, che possegga gli opportuni
codici di accesso, possa collegarsi alla rete e utilizzarne le risorse. Fonte:
http://www.treccani.it/vocabolario/internet/
50
Fu definita guerra fredda la contrapposizione che venne a crearsi alla fine della seconda
guerra mondiale (1945) tra due blocchi internazionali, generalmente categorizzati come
Occidente (gli Stati Uniti d'America, gli alleati della NATO e i Paesi amici) ed Oriente, o più
spesso "blocco comunista" (l'Unione Sovietica, gli alleati del Patto di Varsavia e i Paesi
amici). Tale tensione, durata circa mezzo secolo, pur non concretizzandosi mai in un
conflitto militare diretto (la disponibilità di armi nucleari per entrambe le parti avrebbe
potuto inesorabilmente distruggere l'intero pianeta), si sviluppò nel corso degli anni
incentrandosi sulla competizione in vari campi (militare, spaziale, ideologico, psicologico,
tecnologico, sportivo) contribuendo almeno in parte allo sviluppo ed evoluzione della società
51
50
studenti universitari, quasi tutti americani. Fu solo nel 1990 che internet
cominciò ad arrivare ad altre fasce della popolazione e sempre in questo
anno venne elaborato dall’ingegnere inglese Timothy Berners Lee52 il World
Wide Web (www) 53 che permise l’elaborazione di interfacce grafiche più
dinamiche e visualmente più attraenti e interessanti, rendendo possibile
un’espansione mondiale della rete.
Il boom di internet si sta facendo sentire anche nel settore
dell’educazione. Sempre più spesso università e scuole creano pagine
web personalizzate, dove illustrano la loro offerta didattica in maniera
attraente, descrivendo progetti innovativi per cercare di attrare il maggior
numero di studenti possibile. Ci sono molti aspetti legati alla possibile
utilità di Internet in ambito educativo; fra gli altri:
stessa con l'avvento della terza rivoluzione industriale. Fonte:
http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_fredda
Sir Timothy John Berners-Lee (Londra, 8 giugno 1955[1]) è un informatico britannico, coinventore insieme a Robert Cailliau del WWW http://it.wikipedia.org/wiki/Tim_Berners-Lee
52
WWW" è l'acronimo di "World Wide Web". Per la scarsa compatibilità delle possibili
pronunce dell'acronimo "WWW" con la fonologia della lingua italiana, "WWW" è uno dei
pochi acronimi che normalmente si utilizza solo nel linguaggio scritto (in caso di lettura di un
testo scritto dove è presente l'acronimo "WWW", solitamente l'acronimo viene letto "World
Wide Web" o "tripla W"). Anche nel linguaggio scritto comunque, nella maggior parte dei
casi, è preferita l'ellissi "Web" all'acronimo "WWW". Il Web è uno spazio elettronico e
digitale di Internet destinato alla pubblicazione di contenuti multimediali (testi, immagini,
audio, video, ipertesti, ipermedia, ecc.) nonché uno strumento per implementare particolari
servizi come ad esempio il download di software (programmi, dati, applicazioni, videogiochi,
ecc.). Tale spazio elettronico e tali servizi sono resi disponibili attraverso particolari computer
di Internet chiamati server web. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/World_Wide_Web
53
51
 La flessibilità del tempo: l’individuo non è più soggetto agli orari rigidi
delle istituzioni scolastiche, è libero di organizzare il proprio tempo
in base alle necessità.
 La flessibilità nei luoghi: Non c è più necessità di spostarsi, di andare in
luogo fisico – l’edificio della scuola o dell’università – per studiare.
Un computer connesso a Internet permette inoltre di rompere
l’isolamento in cui vivevano alcune scuole rurali in paesi in via di
sviluppo: ora anche da località remote è possibile mettersi in
contatto con altre scuole. Inoltre i professori e gli studenti possono
mettersi in contato con persone che condividano i loro stessi
interessi. Gli studenti possono fare ricerca sia individualmente che in
gruppo, sia dentro la classe che in casa e lo stesso vale anche per i
professori.
 Personalizzazione: Grazie all’interattività e alla possibilità di creare
percorsi di apprendimento personalizzati lo studio tiene sempre più
in considerazione l’allievo come un individuo unico e particolare,
tiene conto del fatto che le esigenze formative cambiano da persona
a persona.
 Indipendenza geografica:
52
 Costi bassi: i contenuti di apprendimento disponibili su internet
hanno costi di norma molto più bassi rispetto a quelli dei materiali
cartacei. È più facile reperire materiale di studio di buona qualità a
basso costo ed anche a costo zero (libri, riviste, file audio, video) che
possono essere usati sia dai docenti in classe per arricchire la loro
lezione, sia dagli studenti.
 Maggiore durata dell’informazione: paradossalmente, nonostante molti
pensino il contrario, in molti casi il contenuto in rete rimane
disponibile per più tempo rispetto a quello tradizionale, e può essere
consultato a distanza di anni.
 Sviluppo di un maggior senso critico: il fatto di dover selezionare
l’informazione per un lavoro scolastico – dato che la quantità di
risorse di apprendmento disponibili su Internet è enorme e in
continuo aggiornamento – obbliga l’alunno a fare delle scelte, a
risolvere problemi sviluppando così un maggiore senso critico.
 Condivisione del sapere: le istituzioni possono diffondere a costi assai
ridotti i risultati delle loro ricerche, rendendoli immediatamente
visibili a ricercatori di tutto il mondo. Insegnanti e studenti possono
fare in modo che il loro lavoro venga reso visibile ad un pubblico
53
più vasto. Il feedback54 – positivo o negativo – che è la conseguenza
dell’esposizione dei lavori in un ambiente come la rete, è utile per
fare un autovalutazione del proprio lavoro, confrontandolo con le
critiche altrui e cercando di migliorare sempre, sviluppando una
maggiore collaborazione fra le persone, una maggiore tolleranza e
un maggiore rispetto per le opinioni diverse dalle proprie. La
comunicazione può avvenire sia fra docenti e docenti, alunni e
alunni, professori e allievi. Si può comunicare con persone
conosciute e sconosciute, di luoghi vicini e lontanissimi, si può
interagire in modo sistematico o sporadico.
 L’esistenza di un pubblico: sapere che il proprio lavoro sarà visto da un
vasto pubblico - non più solo in ambito scolastico - stimola gli
studenti a produrre di più e con più qualità.
 Apertura al mondo: internet facilita gli scambi interculturali. È
possibile conoscere nuove culture, abitudini, quindi apprezzare ciò
Feedback, nella teoria cibernetica, e in genere in tutte le discipline scientifiche che usano
approcci di tipo sistemico, il processo per cui l’effetto risultante dall’azione di un sistema
(meccanismo, circuito, organismo ecc.) si riflette sul sistema stesso per variarne e correggerne
opportunamente il funzionamento: f. positivo o negativo, secondo che si abbia, come
risultato finale, l’intensificazione oppure l’attenuazione dell’effetto (equivale
all’italiano retroazione).fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/feedback/
Il significato letterale della traduzione dal termine inglese è retroazione, ovvero l’effetto di un
atto, di un comportamento, su colui che l’ha provocato.
http://www.sapere.it/sapere/dizionari/neologismi/comunicazione/feedback.html
54
54
che è diverso dalla nostra cultura, diminuendo cosi gli stereotipi e
dandoci un idea più realistica degli altri popoli.
 Maggiore motivazione: molte volte internet viene accusata di sviluppare
nei ragazzi una forma di eccessivo isolamento del mondo esterno,
ma ciò non è necessariamente vero. Internet è una risorsa molto
utile per comunicare con altre persone e inoltre stimola la curiosità,
elemento che è un fattore essenziale nel percorso di apprendimento
di qualsiasi materia.
 Lo sviluppo di un’educazione permanente: grazie a internet è possibile
imparare in maniera continua, anche quando non si sta svolgendo
una attività di studio vera e propria; è così possibile arricchire il
proprio bagaglio culturale, magari divertendosi o rilassandosi.
Internet è molto utile tanto nella formazione professionale degli studenti,
quanto in quella dei docenti per mantenere entrambi aggiornati alle
novità in ambito didattico. La rete esercita una forte attrazione sui
ragazzi, a loro piace navigare su internet, scoprire nuove risorse e
condividere le loro scoperte con gli amici.
La rete però presenta, oltre ai vantaggi, anche dei pericoli: proprio a
causa dell’enorme numero di risorse disponbibili, i ragazzi possono
rimanere confusi, persi in mezzo a tanta informazione e possono avere
55
difficoltà a scegliere ciò che è davvero utile e significativo per il loro
futuro.
I problemi più comuni che affrontano gli studenti sono:
 Non riescono a costruire un’intelligenza logica;
 Si fanno trascinare da un argomento ad un altro, senza
approfondirne su nessuno.
 Si perdono in contenuti frammentati e slegati, che non riescono a
unire in forma complessa o attraverso un filo logico.
Perciò è fondamentale la figura di un professore che faccia da guida, che
sappia insegnare e supportare gli studenti. È compito del docente far
percepire che non tutte le fonti sono affidabili e che queste vanno
confrontate e analizzate, è importante insegnare nozioni di etica, spiegare
che ci sono diritti d’autore da rispettare, insegnare a fare delle citazioni e
a riformulare le idee con le proprie parole ecc.
Il fenomeno Internet inquieta alcuni docenti, preoccupati dal fatto che
un numero sempre più grande di ragazzi ricorra a enciclopedie on line,
come Wikipedia. Ma questo fatto serve proprio per mostrare lo
straordinario potere pedagogico della rete. L’attività di raccogliere
informazioni in rete può sembrare in alcuni casi un lavoro poco serio, da
56
studenti svogliati, che cercano di risparmiare tempo e fatica; ma non è
proprio cosi: trovare buone informazioni e materiali di qualità su internet
esige un certo lavoro di elaborazione mentale e persistenza. Nel
rielaborare questi materiali i ragazzi finiscono per imparare qualcosa.
Prima dell’arrivo di internet, il professore e il libro di testo erano le
uniche fonti di informazione. Oggi, è possibile trovare risposte a quasi
tutto sulla rete; quindi sarebbe un’ingenuità cercare di competere con
quest’ultima. Il compito del docente è quello di avere un occhio critico
nello scegliere il materiale per la propria lezione sulla rete e insegnare ai
suoi alunni a fare altrettanto, rendendoli sempre più autonomi nello
studio e preparandoli cosi al futuro. Con l’avvento della rete internet,
non c’è più un monopolio, cioè una centralità dell’informazione nella
figura del docente, si è venuto invece a creare un nuovo rapporto fra
colui che insegna e colui che impara. La centralità del professore e il suo
ruolo di unica auctoritas vengono meno, egli non può più farsi rispettare
solo per il suo ruolo, ma si fa rispettare quando si dimostra aperto alle
novità, si dimostra aperto oltre ad insegnare anche ad imparare.
57
Fra le iniziative che caratterizzano lo sviluppo della didattica in rete è la
creazione di piattaforme dedicate proprio ai docenti55, attraverso le quali
è possibile cercare e inserire materiale utile per preparare le lezione e
comunicare in maniera veloce e efficiente con altri insegnanti della stessa
disciplina. Con l’arrivo del web 2.0 56 le possibilità sono aumentate
moltissimo: internet oltre ad essere un spazio in cui fare ricerche relative
a siti e materiali messi in rete da altri è anche un posto in cui è possibile
scrivere, condividere dei contenuti, interagire e lavorare in gruppo.
Sarebbe molto utile che venisse data l’opportunità ai ragazzi di
pubblicare i loro lavori migliori - facendoli cosi uscire dai tavoli dei
professori - ed arrivare ad un pubblico più ampio. Un esempio riuscito di
lavoro di squadra, di ricerca e pubblicazione in rete è l’enciclopedia
Wikipedia, che è stata creata proprio con questo scopo di partecipazione
e interazione; su Wikipedia l’internauta può inserire nuove parole e può
correggere o ampliare il significato di quelle già esistenti. Dato che
Un esempio di queste piattaforme è il “Portal do professor”, creato dal ministero
brasiliano dell’educazione, dove in un unico posto i docenti possono incontrarsi e trovare
una grande quantità di materiale che possono essere utilizzati nelle loro lezioni. Questo è il
link del portale: http://portaldoprofessor.mec.gov.br/index.html
55
Il Web 2.0 è un termine utilizzato per indicare uno stato di evoluzione del World Wide
Web, rispetto a una condizione precedente. Si indica come Web 2.0 l'insieme di tutte quelle
applicazioni online che permettono un elevato livello di interazione tra il sito web e l'utente
come i blog, i forum, le chat, le piattaforme di condivisione di media come Flickr, YouTube,
Vimeo, i social network come Facebook, Twitter, Google+, Linkedin, Foursquare, ecc.
ottenute tipicamente attraverso opportune tecniche di programmazione Web e relative
applicazioni web afferenti al paradigma del Web dinamico in contrapposizione al cosiddetto
Web statico o Web 1.0. Tratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Web_2.0
56
58
qualsiasi persona può modificare e aggiornare le informazioni, potremmo
pensare che Wikipedia sia meno affidabile di un’enciclopedia scritta da
specialisti; ma ciò non è del tutto vero: ci sono tantissimi volontari
persone che sono responsabili di controllare se l’informazione sia
corretta o meno, proprio per evitare che ci siano informazioni sbagliate.
Anche se su Wikipedia è possibile trovare errori, il loro numero è in
genere paragonabile a quello degli errori disponibili su prodotti
enciclopedici validati editorialmente.
Far partecipare i ragazzi a progetti del genere è molto stimolante, sapere
che qualcosa prodotto da loro sarà a portata di tutto il mondo eleva la
loro autostima e li stimola a lavorare in gruppo e in maniera cosciente.
L’introduzione di internet nelle scuole ci sollecita a pensare che oggi più
che mai, in una società in continuo movimento, diventa sempre più
importante cercare di sviluppare negli studenti la loro capacità di autoapprendimento, per far sì che essi siano in grado da soli di oltrepassare le
mura della scuola, dell’università e che riescano a camminare con le
proprie gambe, superando gli ostacoli della vita quotidiana. La parola
chiave è l’autonomia; i docenti devono cercare di rendere autonomi i
loro studenti. Oggi l’istruzione a distanza non è più un fenomeno
59
marginale. Molte scuole ed università si sono aperte all’idea di insegnare
a distanza e utilizzano internet come supporto.
Le potenzialità educative, delle TIC, e in particolare di internet,
suscitano molta speranza nei paesi in via di sviluppo, fra i quali il
Brasile: un paese nel quale a causa dell’enorme territorio, della
mancanza di buone strade e di personale adatto, non sempre la scuola
tradizionale riesce ad arrivare: oggi, solo grazie a Internet e a
programmi educativi l’istruzione riesce ad arrivare in maniera efficace
anche nei posti più sperduti e remoti.
Il progresso tecnologico è visto da alcuni come una minaccia alla scuola
tradizionale; ma esso richiede soltanto un’adattamento da parte della
scuola, per evitare che alla fine la formazione stessa venga
marginalizzata. È troppo presto per esprimere un giudizio per quanto
riguarda i cambiamenti introdotti da internet nelle scuole, perché la sua
presenza è ancora molto recente e non si è fatta sentire in modo
massiccio. Il successo o l’insuccesso dipenderanno della maniera in cui
verranno svolti i progetti di digitalizzazione, dall capacità di
integrazione e da come verrà accettato il sistema dai professori e dagli
studenti. Purtroppo molte volte manca un interesse da parte dei
professori per l’introduzione delle nuove tecnologie. Essi preferiscono
60
rimanere nella loro arretratezza, chiudendosi completamente in se stessi
e credendo erroneamente che il loro modo di insegnare – che hanno
imparato 30, 40 anni prima - sia l’unico accettabile, giusto e valido.
Questo comportamento va cambiato: i professori – delle scuole di ogni
ordine e grado - non devono aspettare che venga emanato un decreto
dal ministero dalla Pubblica Istruzione, in cui vengano obbligati a saper
utilizzare un blog, skype ecc, per aggiornarsi. I docenti dovrebbero
rendersi conto – come implica il loro stesso lavoro – che sono essi
stessi produttori di conoscenze, di informazioni, dovrebbero dare
l’esempio e collaborare con i loro colleghi, in maniera che tutti insieme
possano riflettere e scoprire quale è la metodologia più adatta,
individuando i punti forti e i punti deboli di ogni metodo e creando dei
metodi ibridi se necessario.
È molto importante che avvenga questa riflessione fra i docenti di un
determinato istituto, perché essi dovrebbero essere uniti per consentire
che i tentativi di rinnovamento e di integrazione della tecnologia in
ambito didattico - scolastico o universitario - non si trasformino in un
fallimento. Per avere una scuola tecnologica non basta creare aule piene
di computer (che magari restano poi inutilizzati). La forza della
tecnologia è tutta concentrata nel saperla utilizzare. È inutile regalare un
61
libro ad un analfabeta, sperando che lui impari a leggere da solo, deve
essere presente uno stimolo esterno, cioè qualcuno che sia in grado di
spiegare come va letto quel libro.
57
Le immagini sono state tratte da:
https://www.google.it/search?q=charge+a+evolucao+das+tecnologias&es_sm=93&sour
ce=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=psFWUsrGBOSQ4gTi6oHwAw&ved=0CAkQ_AUoAQ&biw=
1366&bih=600&dpr=1#es_sm=93&q=internet&tbm=isch&imgdii=_
57
62
2.4 Lifelong Learning
Con il termine Lifelong Learning 58 si intende una nuova maniera di
concepire la formazione scolastica e lavorativa, che si distacca dalla
formazione degli anni 60, quando si credeva che una volta usciti dalla
scuola o dall’università il percorso di studio fosse completato e quindi
che l’individuo avesse acquisito tutte le competenze e conoscenze
necessarie per tutto il resto della vita e della sua carriera lavorativa. Con
il passare degli anni, questa maniera di concepire la formazione è
cambiata: docenti e istituzioni si sono accorti che non è possibile
acquisire una formazione che sia valida per tutto l’arco della vita, perché
cosi come noi invecchiamo e cambiamo nel corso degli anni, anche le
conoscenze cambiano. C’è quindi bisogno di aggiornarsi, di “reimparare”, e con il termine lifelong learning si intende attualmente
l’educazione che si protrae durante tutto l’arco della vita umana.
lifelong learning <làif loṅ lë'ëniṅ> locuz. sost. ingl., usata in it. al masch. – L’idea di una
formazione che deve essere estesa per tutto l’arco della vita trova le sue prime espressioni a
partire dagli anni Settanta del 20° sec. in orientamenti pedagogici quali l’educazione degli
adulti e l’educazione permanente o continua; essa tuttavia si impone come una sorta di
nuovo paradigma all’inizio del 21° sec., sostenuta da numerose iniziative internazionali a
opera di organismi quali l’UNESCO, l’OCSE e il Consiglio d’Europa, anche avvalendosi
delle tecnologie di rete, che aprono nuove possibilità per un apprendimento flessibile, libero
da vincoli di tempo e di luogo. Il l. l. sollecita i modelli della formazione a una loro
riformulazione, con un più adeguato apprezzamento, al di là degli apprendimenti cosiddetti
formali, cioè conseguibili nei sistemi istituzionali d’istruzione quali scuola, università, anche
degli apprendimenti non formali, cioè acquisibili in contesti formativi esterni, quali agenzie
formative private, extrascuola, ecc., e addirittura di quelli informali, cioè relativi a tutto quanto
può essere appreso spontaneamente attraverso esperienze quotidiane nel contesto di lavoro,
familiare o del tempo libero. Di Antonio Calvani Fonte:
58
http://www.treccani.it/enciclopedia/lifelong-learning_(Lessico-del-XXI-Secolo)/
63
Emerge in maniera sempre più pressante la necessità di superare le
rigidità esistenti nelle logiche di sistemi scolastici, educativi e formativi
chiusi. È necessario sviluppare un’ampia flessibilità di tempi, di spazi, di
luoghi, in una collaborazione tra educazione formale59, non formale60 e
informale61. L’educazione permanente ha assunto un ruolo sempre più
importante e strategico; anche a livello internazionale si riconosce che
essa comporta dei benefici sia per la crescita dei singoli individui che
dell’intera società. Le politiche di promozione del LLL 62 – sia in Italia
che all’estero - hanno come scopo principale quello di educare, istruire e
formare una cittadinanza che sia sempre più attiva e consapevole. Grazie
ai progressi nel campo delle scienze, delle tecnologie ed all’aumento delle
conoscenze, la nostra aspettativa di vita si è allungata molto e con questa
anche i tempi e gli spazi per l’educazione si sono allungati. Nella società
della conoscenza in cui viviamo, è diventato sempre più importante
Educazione Formale, può essere considerato l’insieme di tutte quelle azioni ed attività
finalizzate al conseguimento di un titolo di studio seguendo dei corsi siano essi scolastici,
universitari o formativi per il mondo del lavoro.
59
Le attività “non Formali” comprendo l’insieme delle attività di apprendimento organizzate,
che pur non rilasciando un titolo di studio e organizzate al di fuori del sistema scolastico
tradizionale, sono finalizzate ad estendere le conoscenze in un ambito specifico e che
vengono svolte a causa di particolare esigenze, che spesso sono di tipo professionale.
60
Con educazione informale si intende tutte le attività e/o processi attraverso i quali ogni
individuo acquisisce –anche inconsapevolmente e in maniera non intenzionale- conoscenze,
valori, abilità durante la sua vita quotidiana. Fonte:
61
https://play.google.com/books/reader?id=tm_JZTDqXsoC&printsec=frontcover&output=reader&
authuser=0&hl=it&pg=GBS.PA17.w.1.4.0
62
È l’acronimo di Lifelong Learning
64
l’acquisire costantemente nuove conoscenze; imparare è una delle
condizioni basilari per vivere in maniera dignitosa e consapevole, per
diventare individui capaci di progettare la propria vita, responsabili e
autonomi. Per fare ciò è necessario che il processo di apprendimento
non venga interrotto, ma venga strutturato in maniera permanente nella
vita dei singoli, della collettività e della società.
Per promuovere la formazione permanente 63 nella nostra società, è
fondamentale che venga alimentata nei giovani la naturale curiosità ed il
loro continuo domandarsi il “perché?” di tutto. E’ opportuno inoltre far
capire che apprendere di più e sempre sarà utile per il loro futuro e la
loro vita in qualsiasi ambito. In proposito è di fondamentale importanza
il ruolo assunto dalle istituzioni scolastiche. Quindi la filosofia del
Lifelong Learnig non va vista solo sotto l’aspetto di investire
nell’apprendimento degli adulti, ma va vista anche e soprattutto
nell’investire nell’apprendimento degli individui sin dall’infanzia.
Il rapporto della commissione UNESCO denominata Delors64 nel 1996
raccomandò di prestare uguale attenzione a 4 pilastri dell’educazione:
In questo lavoro i termini “formazione permanente” e “apprendimento permanente”
vengono usati come sinonimi di Lifelong Learning.
63
64
http://cedam.unical.it/index.php?option=com_content&view=article&id=50:1996-rapportodelors&catid=9:documenti&Itemid=48
65
 Imparare a conoscere, cioè le conoscenze di base e la cultura in
generale;
 Imparare a fare, cioè le competenze professionali e operative in
genere;
 Imparare a vivere con gli altri, ciò include la capacità di cooperare, il
rispetto delle differenze e le regole per vivere in comune;
 Imparare a essere, ossia la capacità critica, l’autonomia di giudizio e la
responsabilità
In pratica, per far in modo che avvenga un’educazione
permanente, gli istituti di istruzione devono privilegiare le
conoscenze e le competenze che tendono a durare nel tempo
(come la matematica, la chimica, le lingue ecc.) rispetto a quelle
che tendono a risultare caduche. Si dovrebbero evitare gli eccessi
di nozionismi ed è importante che il diritto ad apprendere venga
garantito agli individui di tutte le età. È importantissimo investire
nell’educazione di base, perché quasi tutte le lacune trovate negli
individui adulti provengono proprio da un’educazione povera
durante la prima età. Rimediare alla modesta efficienza
66
dell’istruzione scolastica in passato costa di più che investire nella
formazione di base. Quando viene garantita una buona l’istruzione
nei primi anni di vita degli individui, i risultati sono più
soddisfacenti e il rendimento è maggiore, inoltre il costo per lo
stato, per l’individuo, o per la società è molto più basso, rispetto a
quello che si avrebbe se la stessa attività formativa venisse fatta in
età adulta. E’ ovvio che riparare gli errori è un compito molto più
arduo, costoso e i risultati sono inferiori.
Nonostante in ambito educativo l’Italia sia riuscita a fare dei
progressi notevoli rispetto al passato, la situazione dell’istruzione
rimane preoccupante rispetto ad altri paesi europei. Secondo i dati
dell’Istat, quasi la metà della popolazione adulta ha al massimo il
diploma di scuola media, il che complica l’inserimento nel mercato
lavorativo. Inoltre, le probabilità di accedere a dei programmi di
formazione continua diminuiscono notevolmente con l’avanzare
dell’età. La popolazione italiana sta invecchiando in fretta, ma
nonostante il basso tasso di natalità, la popolazione è in crescita a
causa del fenomeno dell’immigrazione. Rispetto ad altri paesi
67
europei purtroppo l’Italia investe molto poco nell’istruzione, come
è mostrato dal seguente grafico65:
È importante ricordare che con il termine Lifelong Learning si
intende anche un progetto d’azione europeo denominato appunto
“Lifelong Learning Programme” (LLP), che comprende delle linee
guida europee da seguire per un apprendimento permanente.
Questo progetto rispetta e mantiene inalterata la responsabilità di
ogni paese nel gestire i propri sistemi di istruzione e formazione,
rispettando cosi la diversità culturale e linguistica di ognuno di
essi. L’obiettivo è quello di contribuire ad una maggiore coesione
sociale, e allo sviluppo di una società della conoscenza. Anche per
65
Tratto da: http://www3.istat.it/dati/catalogo/20120215_00/Noi_Italia_2012.pdf
68
questo si promuovono all’interno del UE gli scambi, la mobilità e
la cooperazione tra le istituzioni didattiche.
Il programma66 si struttura nella seguente maniera:
67
È di fondamentale importanza per
la riuscita della formazione
permanente, che l’individuo “impari ad apprendere” ciò che gli
permetterà di rinnovare se stesso e le proprie conoscenze ogni qual volta
ne venga avvertita la necessità, grazie ad una sorta di lampadina magica,
interiore ed interpretativa, che gli si accenderà facendogli capire che deve
imparare ed aggiornarsi, senza che nessuno lo debba ricordare. Si tratta
66
Per maggiori informazioni riguardo al LLP è possibile consultare i seguenti indirizzi:
http://www.youtube.com/watch?v=ZwZ1c0DIOiI (il capo Dipartimento per la
Programmazione presso il Ministero dell’istruzione, Giovanni Biondi, fa il punto della
situazione del LifeLong Learning In Italia)
http://www.treccani.it/scuola/archivio/life_long_learning/Introgallina_html
Questo quadro è stato tratto dal seguente indirizzo:
http://www.bdp.it/socrates/content/index.php?action=read_azione&id_cnt=6198
67
69
di un percorso personale di apprendimento, che fà in modo che l’uomo
sia in grado di rispondere alle esigenze del vivere in società,
ricapitalizzando, modificando o sostituendo il proprio sapere ogni volta
che il tempo e la vita lo richiedano. L’innovazione di questo modo di
concepire l’istruzione sta non solo nel riconoscere il fatto che il mercato
lavorativo e l’allungarsi dell’età richiedo un continuo aggiornamento, ma
anche nell’avere come individui pensanti una motivazione personale che
ci porti ad auto-apprendere e a sapere che siamo noi – in grande parte - i
responsabili del nostro futuro, del nostro successo e della nostra vita.
3. Programmi Educativi Televisivi in Italia e in Brasile
3.1 Telescuola
Dal 25 Novembre 1958 fino al 1966, andò in onda un programma
educativo realizzato dalla Rai con la collaborazione del Ministero della
Pubblica Istruzione, chiamato Telescuola68. Il programma nacque con lo
scoppo di supportare le politiche di alfabetizzazione, cercando di arrivare
dove c’era una mancanza di infrastruttura e di personale docente.
68
Un bellissimo video in bianco e nero che racconta un pezzo della storia di Telescuola
http://www.youtube.com/watch?v=LR8wkqU637U
70
Il programma funzionava attraverso punti di ascolto69, nei quali gli alunni
assistevano alle lezioni di italiano, matematica, francese ecc.70. In classe
era presente una sorta di “tutor”; questi coordinatori (uno per ogni posto
di ascolto) dovevano gestire il lavoro della classe, e raccoglievano i
compiti che poi venivano inviati alla sede di Telescuola a Roma dove
venivano corretti – da insegnanti - e poi rinviati ai posti d’ascolto dove i
“tutor” facevano vedere ai loro allievi il voto ottenuto. .
Con Telescuola la televisione si è impegnata in maniera molto
significativa nella lotta all’analfabetismo; si trattò del primo programma
televisivo europeo a far sì che gli allievi potessero acquisire dei titoli di
studio seguendo dei corsi di avviamento professionale a distanza. Il
corso era dunque un sostituto della scuola, capace di arrivare, dal Nord al
sud dell’Italia, nei luoghi, borghi, paesini più sperduti del paese: dove la
scuola secondaria non era ancora riuscita ad arrivare. Naturalmente per
ottenere il diploma era necessario frequentare tutte le materie. I posti di
ascolto erano oltre duemila.
I posti d’ascolto erano di ogni genere e di ogni tipo: sale che venivano messe a
disposizione dal comune, da privati, da esercizi pubblici come bar e latterie.
69
.
Le lezioni di Telescuola comprendevano tutte le materie delle tre classi di avviamento
professionale industriale e della prima classe di avviamento professionale agrario.
70
71
La direttrice dei corsi di Telescuola, che in quegli anni era Maria Grazia
Puglisi, conosceva bene il dibattito su come fare didattica attraverso la
televisione, e scelse di adottare il modello del “Televised-Education
Approach”, perché secondo lei questo era in grado di rendere familiare
l’ambiente scolastico a fasce della popolazione (contadini e poveri) che
fino a quel momento non avevano neanche una vaga idea di come fosse
strutturata una classe. Per le riprese vennero scelti degli “alunni cavia”
che come ha spiegato la stessa Puglisi erano bambini di classi sociali
poco privilegiate e con capacità intellettive del tutto nella norma. In tal
modo, potevano dare delle buone indicazioni all’insegnante sulle
probabili reazioni dei suoi allievi lontani sparsi in tutta Italia. Maria
Grazia Puglisi era consapevole anche delle difficoltà di reperire maestri
che fossero in grado di svolgere bene questo lavoro e di assorbire questo
modello di insegnamento televisivo:
“Trovare dei maestri ideali per la televisione è tutt’altro che facile; per la nostra
esperienza almeno, questa figura richiede un’intelligenza viva e aggiornata; una solida
e ampia cultura di base; un carattere eccezionalmente simpatico; una personalità
sufficientemente gradevole e, inoltre, un’attitudine sinceramente affettuosa, un certo
grado di prestigio. A queste qualità generali di insegnante televisivo si possono
aggiungere le qualità fondamentali necessarie a svolgere il lavoro di maestro: cioè una
72
reale vocazione per l’insegnamento cosi come una capacità pedagogica basata sia sugli
studi che sull’esperienza.”71
Nonostante con la legge del 17 dicembre 194772 lo Stato avesse cercato
di ridurre il numero di analfabeti, istituendo le scuole popolari - in cui
giovani e adulti avevano la possibilità di frequentare dei corsi sia per la
prima alfabetizzazione, sia per il secondo ciclo della scuola elementare –
la dispersione scolastica rimase ancora molto elevata, perché in gran
parte delle famiglie uno stipendio non bastava e i genitori finivano con
l’essere costretti a far lavorare i bambini e gli adolescenti. Spesso i ragazzi
e le loro famiglie dovevano scegliere fra studiare o mangiare 73 e
ovviamente optavano per la seconda possibilità.
Fu proprio a causa dell’alto livello di analfabetismo che il ministero della
pubblica Istruzione decise di avvalersi della tv, creando programmi
educativi che cercavano di supplire alle carenze del sistema scolastico.
Nonostante Telescuola sia stato un’ investimento eccezionale - sia sul
Tratto da: Buona maestra TV. La Rai e l’educazione da Non è mai troppo tardi a Quark, di
Roberto Farnè. Carocci Editore, pp. 36 e 37
71
72
http://www.dirdidatticamelia.it/htm/storiascuo/19401960/web/legge%20scuola%20popolare.htm
Un video emozionante in cui alcuni cittadini italiani raccontano, di dover scegliere fra
mandare i figli a scuola o avere da mangiare in casa.
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/video/telescuola-1958-e-non-%C3%A8-mai-troppotardi-1961/1084/default.aspx
73
73
piano economico che su quello organizzativo - e sia stato considerato
anche all’estero uno dei più grandi esperimenti realizzati in Italia
nell’ambito della TV, i risultati ottenuti non sono stati dei migliori. Fra le
cause di questo parziale insuccesso vi è il fatto che probabilmente il
modello scelto si è dimostrato debole dal punto di vista dell’efficacia
didattica (difficoltà nel trovare insegnanti con buone capacità didattiche e
televisive, tutor poco preparati, il sistema di correzione degli elaborati si
inceppò presto a causa dell’enorme quantità di compiti che arrivavano,
gli insegnati a disposizione non erano in grado di correggerli tutti).
Inoltre, ci fu una incapacità di cogliere le caratteristiche specifiche del
mezzo televisivo, subordinando il linguaggio televisivo a quello scolastico
e finendo cosi per creare una scuola in tv che era la fotocopia di quella
normale. Quest’ultima era in realtà caratterizzata da un’enorme
arretratezza didattica, in buona parte ereditata dal fascismo e
dall’idealismo ,che avevano reso lo stivale impermeabile alle innovazioni
provenienti dalla pedagogia europea e americana. Nel 1960 circa l’8%
della popolazione italiana era composta da analfabeti, senza contare i
semi-analfabeti 74 che erano anche essi molti. Un personaggio molto
Sono quei soggetti che pur avendo ricevuto una prima educazione alla lettura e scrittura,
progressivamente hanno perduto o abbandonato le competenze acquisite, perché nel loro
ambiente non ne facevano uso, né venivano stimolati a farlo. Si stima che alla fine degli anni
cinquanta, nel sud Italia, circa il 30% della popolazione adulta fossi semi-analfabeta.
74
74
importante di quegli anni, nella lotta all’analfabetismo fu Nazareno
Padellaro75 ; egli aveva capito che la televisione – grazie al fascino che
suscitava nella popolazione - poteva essere usata come una specie di
“cavalo di troia” didattico, e che solo cosi lo Stato sarebbe stato in grado
di vincere la battaglia contro quel gruppo di analfabeti definiti da lui
“alfabeto–resistenti”76, nei confronti dei quali ogni tentativo di utilizzare
la scuola tradizionale sarebbe fallito. Fu grazie al suo modo di pensare,
che nacque l’innovativo programma “Non è mai troppo tardi”.
Allora direttore generale del servizio per l’istruzione popolare del Ministero della Pubblica
Istruzione.
75
Molti insegnanti sono stati mobilitati dallo stato, per cercare di individuare questi soggetti
analfabeti, cercando di coinvolgerli in un percorso di istruzione; questo non era un compito
ne scontato ne facile, perché gran parte di questi adulti non erano affatto disponibile a
tornare sui banchi di scuola.
76
75
77
3.2 Il professor Alberto Manzi e il suo contributo all’educazione
Alberto Manzi nacque il tre novembre del 1924 a Roma. Fu una figura
molto popolare e amata dagli italiani, durante gli anni 60. In Italia Manzi
può essere considerato il “padre” dell’insegnamento a distanza; maestro
elementare, divenne famoso per il suo lavoro come conduttore televisivo
del programma “Non è mai troppo tardi”, realizzato dalla Rai. La
formazione scolastica di Alberto Manzi, fu sicuramente basilare per il suo
Entrambi le immagini ritraggono momenti del programma Telescuola. Nella prima è
possibile vedere il set in cui veniva registrato, mentre nella seconda vediamo delle signore
anziane che seguono la lezione dalla tv, in un posto d’ascolto. Le immagini sono state tratte
da:
http://archiviofoto.unita.it/index.php?f2=recordid&cod=12255&codset=SPE&pagina=184
#foto_1
77
76
lavoro di insegnante e di educatore: egli fece un doppio percorso
formativo: l’istituto nautico e quello magistrale, per poi conseguire una
prima laurea in biologia, poi un'altra in pedagogia ed infine anche una
laurea in filosofia. Manzi ha dimostrato, sin dagli inizi dei suoi studi, un
grande interesse per l’insegnamento, tanto che escludendo il periodo in
cui si è dedicato a “Non è mai troppo tardi” egli non abbandonò mai la
scuola e svolse egregiamente il suo lavoro di insegnante fino al 1985,
anno in cui andò in pensione. Subito dopo la seconda guerra mondiale –
alla quale aveva partecipato in servizio sui sommergibili - si dedicò a
insegnare nell’Istituto di rieducazione e pena Aristide Gabelli78 di Roma.
Era
un
carcere
minorile,
e
questa
esperienza
segnò
Manzi
profondamente rispetto al modo di fare didattica, tanto che egli si dedicò
a cercare di migliorare la qualità dell’istruzione partendo proprio dai
soggetti più ribelli e difficili, che venivano “rifiutati” dalla scuola. Di circa
novanta ragazzi, ottantasette furono recuperati e non tornarono più a
delinquere.
Una meravigliosa intervista videoregistrata, realizzata da Roberto Farnè e Luigi Zanolio, a
Alberto Manzi nella sua casa di Pitigliano, il 13 giugno 1997. In questa intervista Manzi
racconta come è stata la sua esperienza di insegnare nel carcere minorile di Roma, racconta le
sue esperienze in sud America e il spiega suo modo di insegnare.
http://www.youtube.com/watch?v=gKQ7GbworSw
78
77
Oltre ad essere stato un grande maestro, egli fu anche un valido
scrittore. Fra i suoi primi titoli meritano di essere citati Grogh79 del 1952 e
Orzowei del 1955; ma scrisse molti altri libri, dai testi per ragazzi
all’educazione scientifica, dalla narrativa ai testi scolastici e alle raccolte di
fiabe. Fra i temi trattati dal maestro ci sono: la libertà, la solidarietà,
l’avversione per ogni forma di violenza e razzismo, il rapporto fra l’uomo
e l’ambiente in cui vive ecc. Nel corso della sua vita, Manzi svolse anche
dei lavori di alfabetizzazione degli indigeni in alcuni paesi del sud
America; negli ultimi anni della sua vita si trasferì a Pitigliano, paesino
della maremma toscana, del quale fu eletto sindaco nel 94, e dove morì il
4 dicembre 1997.
Attualmente la figura di questo grande uomo rimane viva grazie al centro
di studi Albero Manzi80 e all’omonimo premio81, che ha come scopo la
premiazione e il riconoscimento di prodotti e progetti realizzati sia
attraverso l’editoria tradizionale sia attraverso tecniche audiovisive e
multimediali, con un’impronta didattica moderna e nei quali sia centrale
79
http://www.centroalbertomanzi.it/grogh.asp
http://www.centroalbertomanzi.it/operenarrativa.asp
80
Ecco gli obiettivi del Centro di studi Alberto Manzi:
http://www.centroalbertomanzi.it/centrostudi.asp
81
http://www.centroalbertomanzi.it/premioalbertomanzi.asp
78
l’aspetto dell’educare a pensare. Purtroppo oggi la figura di questo
grande maestro - che insegnò a leggere e a scrivere a milioni di italiani - è
stata un po’ dimenticata e fra i giovani quasi nessuno lo conosce.
 “Non è mai troppo tardi”82 fu un programma educativo condotto e
ideato da Alberto Manzi, che andò in onda dal 15 Novembre 1960
fino al 1968 su Rai uno, ogni martedì, giovedì e venerdì in diretta,
nella fascia preserale - alle ore 18 - per permettere a chi lavorava
di assistere. In tutto furono mandate in onda 484 puntate, finché il
programma venne sospeso nel ‘68, a causa dell’aumento della
frequenza alla scuola d’obbligo. Rispetto a Telescuola, “Non è mai
troppo tardi” fu molto più innovativo: non si cercava più di
“sostituire” la scuola ma di affiancarla; inoltre, venne sfruttato
bene il linguaggio e le potenzialità del mezzo televisivo, cosa che
non era avvenuta con Telescuola. Ebbe un enorme successo,
soprattutto grazie alle qualità comunicative e umane del suo
conduttore. Come è possibile intuire dal titolo stesso, il
programma si rivolgeva a persone analfabete che non avevano
potuto studiare nella “giusta” età, ma il programma servì anche ad
82
L’apertura del programma: http://www.youtube.com/watch?v=8P-cnk39tDE
79
alfabetizzare molti bambini83, che prima di avere i primi contatti
con la scuola, vedevano insieme ai nonni il suo programma e
imparavano anch’essi a leggere e a scrivere. Il programma ebbe un
ruolo sociale importantissimo perché contribuì all’unificazione
culturale e nazionale tramite l’insegnamento dell’Italiano e abbassò
notevolmente il tasso di analfabetismo, che in quegli anni era
molto elevato. Le cifre sono solo indicative, ma si stima che circa
mezzo milioni di italiani seguissero il corso al di fuori dei posti di
ascolto; un milione sono stati quelli che hanno sostenuto gli esami
finali per conseguire un minimo titolo di studio, e molti altri
furono gli anziani e i bambini che seguivano le trasmissioni, e che
pur non avendo sostenuto gli esami, avevano comunque imparato
anch’essi a leggere e scrivere. Il programma ebbe grande
importanza per le persone più disagiate o che a causa di malattie
non potevano andare a scuola, ma potevano seguire da casa o
degli ospedali le trasmissioni.
Lettere di ringraziamento e testimonianza, che dimostrano quanti bambini hanno imparato
a leggere e a scrivere ancor prima di andare a scuola.
83
http://www.centroalbertomanzi.it/exalunni.asp
http://www.centroalbertomanzi.it/perini.asp
80
La didattica di Manzi era molto moderna per la sua epoca, era
“multimediale”84 perché egli si serviva di filmati, supporti audio,
dimostrazioni pratiche, nonché della sua abile mano che
disegnava. Per mantenere viva la curiosità e l’attenzione degli
alunni egli non iniziava i disegni da tratti che li rendessero
immediatamente riconoscibili, ma faceva prendere forma al
disegno un poco per volta. Mentre disegnava spiegava
contemporaneamente, per cui riusciva a farsi ascoltare ed a
mantenere viva l’attenzione. Utilizzava un linguaggio piacevole e
semplice. Manzi era convinto dell’esistenza di due aspetti iniziali
da cui partire per fare televisione educativa: il primo “la tv non è la
scuola, ma può farsi scuola”, il secondo era che teneva in
considerazione che il programma fosse rivolto ad un pubblico
adulto e che quindi gli adulti non dovessero essere trattati come
bambini 85 . Il programma pur essendo finalizzato all’istruzione,
agg. [der. della locuz. ingl. multi-media (v. la voce prec.)]. – Detto di forma di
comunicazione che utilizza e integra tecniche e strumenti diversi, quali proiezione di filmati e
diapositive, riproduzione di suoni e immagini registrati su supporto magnetico, elaborazione
elettronica di informazioni, ecc., in partic. per scopi di informazione scientifica e
insegnamento (didattica m., la produzione m. di una casa editrice), oppure in ambito artistico e
culturale: spettacoli m., quelli per i quali si impiegano, insieme alle usuali forme espressive,
immagini, parole e musiche precedentemente registrate, effetti speciali ottenuti con mezzi
elettronici, raggi laser, ecc. In senso ampio, si parla anche di una tecnologia m., e, per traslato, di
una società m., che fa largo uso di apparecchi, dispositivi, servizî, elaborati prodotti da tale
tecnologia. Fonte: http://www.treccani.it/vocabolario/multimediale/
85 Un video molto bello, in cui durante una delle puntate del programma non è mai troppo tardi
il maestro Manzi fa leggere a delle persone anziane un poema sulla lavagna, inoltre è possibile
84
81
doveva piacere al pubblico e a proposito diceva: “ Sono partito da
questo principio, che l’adulto, anche se analfabeta, non è deficiente; è una
persona che vive in mezzo agli altri, ha i suoi problemi e cerca di risolverli, per
cui io gli devo parlare come parlo con qualsiasi altra persona.”86 Le persone
adulte non dovevano essere obbligate ad imparare a leggere e
scrivere, ma dovevano essere incoraggiate ed invitate a farlo
attraverso la televisione.
vedere tutta la dolcezza e l’umanità, di questo uomo che è stato davvero unico nella storia
italiana e che deve essere preso come un esempio da seguire.
thttp://www.youtube.com/watch?v=GX6KItOU8n0
Lo ha detto in un’intervista video registrata concessa a Roberto Farnè il 13 Giugno del
1997.
86
82
87
88
89
L’immagine è stata tratta dal seguente video:
http://www.youtube.com/watch?v=8OKC_BIcnBc
87
88
L’immagine è stata tratta dal seguente video
http://www.youtube.com/watch?v=gKQ7GbworSw
Entrambi le immagini sono state tratte da: http://blogdiclo.blogspot.it/2012/08/non-emai-troppo-tardi.html
89
83
Lo stile di Manzi aveva poco di “magistrale”, egli si rivolgeva
direttamente al pubblico in modo familiare, parlando in maniera chiara e
pacata, puntava all’essenziale, con un linguaggio semplice ed efficace, la
sua immagine dominava durante tutto l’arco del programma. Grazie alla
sua capacità comunicativa egli era diventato una sorta di “artistaprofessore” che affascinava i telespettatori; riusciva a “bucare gli
schermi”. Al di là degli obbiettivi di alfabetizzazione da cui è nato, questo
programma è servito per creare un’immagine positiva della scuola, dato
che prima essa era vista come un ambiente ostile ed indifferente delle
difficoltà della popolazione più debole che si era trovata ad essere esclusa
dall’istruzione
nell’età
infantile,
destinata
tradizionalmente
alla
scolarizzazione.
Si deve ricordare che il maestro non percepì nessun stipendio per la
realizzazione di questo programma - come racconta in un intervista perché essendo un maestro dipendente del Ministero della Pubblica
Istruzione, percepiva il suo stipendio da docente e basta. Egli quindi non
ricevette nulla dalla Rai per il lavoro di “maestro-conduttore televisivo”.
84
Un fatto curioso avvenne con l’introduzione delle schede di valutazioni90.
Manzi inizialmente si rifiutò di esprimere un giudizio sui suoi studenti,
perché egli non riteneva fosse giusto marchiare un ragazzo,
classificandolo come ad esempio come un “ignorante”, senza tener
conto dei problemi di ognuno. Esprimendo un giudizio questo sarebbe
rimasto nel tempo ed avrebbe portato altri docenti a giudicarlo in base al
suo passato. Per questa sua posizione venne punito dal Ministero con
una sospensione del suo stipendio per 4 mesi e un richiamo ufficiale.
L’anno successivo, essendo obbligato dalla normativa ministeriale,
espresse tutti i giudizi con un timbro che diceva: “fa quel che può, quel
che non può, non fa”, per cui venne richiamato ancora, perché secondo
il Ministro della Pubblica Istruzione l’uso di quel timbro era considerato
inaccettabile. Manzi disse allora che avrebbe scritto il suo giudizio a
mano, ma senza modificarne il contenuto.
91
Figura 3 Il timbro utilizzato dal maestro Manzi per
valutare i suoi alunni.
90
Dal minuto 10:17 fino al minuto 11: 51 in questo video, il maestro Manzi racconta proprio
questo fatto curioso della sua biografia.
http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv
%3DgKQ7GbworSw&h=iAQH0k20S
91
L’immagine è stata tratta dal seguente video:
http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DgKQ
7GbworSw&h=iAQH0k20S
85
Il successo del programma non è rimasto confinato all’Italia: “Non è
mai troppo tardi” è stato copiato ed ha servito da ispirazione in circa 70
paesi, soprattutto in Africa e nell’America Latina. Nel 1965 fu indicato
dall’UNESCO 92 come uno dei format televisivi più riusciti nella lotta
all’analfabetismo e nello stesso tempo ricevette il premio dell’ONU per il
contributo che ha portato all’alfabetizzazione. Fu il primo format
televisivo italiano ad essere venduto ed imitato all’estero, tanto che fu
studiato addirittura dall’università di Harvard93.
Il titolo del programma venne ripreso poi dalla Rai con una piccola
modifica, molto riuscita e moderna, che lo fece diventare “Non è m@i
troppo tardi”. Il nuovo programma nacque con lo scopo di fornire un
alfabetizzazione informatica cioè di dare indicazioni sull’uso del
computer e sulle opportunità offerte da internet agli italiani. Le puntate
andarono in onda su Rai due, oltre agli approfondimenti di 30 minuti che
venivano presentati su Rai Edu, dove venivano replicate più volte.
È l’acronimo di United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. In questo video
Roberto Farnè, ne parla dell’importanza di questo premio e della intervista svolta da lui al
maestro poco prima della sua morte. http://www.youtube.com/watch?v=2g0VaDrLyVc (al
minuto 09: 55 parla dell’indicazione dell’UNESCO )
92
È un’università privata statunitense situata a Cambridge, nel Massachusetts, nell'area
metropolitana della città di Boston. Essa fu fondata con contributi privati a partire da quelli
elargiti, nel 1636, da John Harvard. È la più antica istituzione universitaria degli Stati Uniti
d'America. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Universit%C3%A0_di_Harvard
93
86
Oltre che con il programma “Non è mai troppo tardi”, Manzi diede
un’ulteriore contributo all’educazione con altri programmi come:
 “Impariamo ad Imparare” del 1971, che fu un ciclo di trasmissioni
con lo scopo di sollecitare la costruzione di un pensiero logico nei
bambini, seguendo il processo con cui, attraverso osservazioni ed
esperienze concrete, il bambino costruiva il proprio sapere. Il
maestro Manzi poneva sempre al centro l’intelligenza dei bambini
e riteneva che essa dovesse essere rispettata e riconosciuta dagli
adulti. Egli considerava fondamentale il saper dialogare 94 con i
piccoli, per educarli in maniera corretta. Sempre su questa
impronta didattica si collocano altri programmi del maestro come
“Non vivere copia” del 1982 trasmesso in sei puntate, “Educare a
pensare” e “Fare e disfare” entrambi del ’86, distribuiti in tredici
puntate. Il primo era dedicato alla scuola dell’obbligo, mentre il
secondo alla scuola dell’infanzia. La didattica di Manzi è stata
caratterizzata da un ordine espositivo rigoroso, con un forte senso
della misura delle parole e delle immagini, tanto che egli riusciva a
trovare l’equilibrio fra la maggiore esigenza di sintesi, imposta dal
In questo video si vede benissimo il suo dialogare con i bambini, mentre un ragazzo legge
un testo in cui racconta come si lava i denti, lui lo corregge in maniera molto educata
rispettando sempre i saperi del bambino.
http://www.youtube.com/watch?v=HThbwnhkH2o
9494
87
mezzo televisivo, rispetto all’aula didattica dove il tempo a
disposizione è più ampio. Fu da sempre contrario ad un sistema
pedagogico che fosse di tipo nozionistico, precettistico e astratto.
Manzi sperimenta, va per tentativi, scopre in base a come si
comportano i suoi alunni come deve agire, tenendo in
considerazione le emozioni di ciascuno e cercando sempre di
suscitare curiosità nei suoi “telespettatori-alunni” per renderli
autonomi.
 Come ci racconta egli stesso, bisogna tenere gli alunni in una sorta
di “tensione cognitiva”: partendo da una domanda o da un
argomento, è opportuno far dire agli alunni quello che sanno,
esponendo le loro conoscenze che, per quanto semplici o
sbagliate, non vanno ignorate. Manzi sollecitava l’immaginazione,
spingeva gli alunni ad esprimere delle ipotesi, a mettere le loro
opinioni a confronto con quelle altrui, perché attraverso la
formulazione di nuovi concetti i bambini potessero verificare
quelli acquisiti in precedenza. Il suo metodo didattico rifiuta la
tradizionale divisione per materie e propone un approccio
all’informazione per temi o per problemi, perché i saperi sono
aperti e permeabili, ciò li rende complessi e inseparabili in
88
categorie. Manzi invitava l’alunno a pensare, ad essere critico e
chiariva che non è un problema sbagliare, perché l’errore è umano,
infatti mostrava che lui stesso sbagliava e che è sbagliando che si
impara.
 “Impariamo Insieme”95 fu l’ultimo programma televisivo che fece il
maestro Manzi; andò in onda su Rai 3 nel 1992. Era composto da
60 puntate di 12 minuti l’una. L’obbiettivo del programma era
quello di insegnare l’italiano agli extracomunitari. Manzi lo
condusse con il suo inconfondibile stile comunicativo, diretto e
pacato ed elaborando anche in questo caso, un linguaggio che
fosse capace di mettere lo spettatore in un atteggiamento positivo
e di interesse verso la lingua italiana. I temi trattati erano quelli del
quotidiano, con un vocabolario essenziale che consentisse una
base di integrazione nella vita della società. “Impariamo insieme”
fu una sorta di “ritorno alle origini”: cosi come il programma “non
è mai troppo tardi”, faceva servizio pubblico nel campo
dell’alfabetizzazione di base. Anche l’alfabetizzazione degli
extracomunitari si presentava come una vera e propria emergenza,
Dal minuto 01:58 fino al minuto 04:06, in questo video, il maestro ci spiega cosa ha
significato il programma “impariamo insieme” e secondo lui perché la Rai lo abbia prodotto.
http://www.youtube.com/watch?v=HThbwnhkH2o
95
89
anche se in modo diverso dalla precedente. Purtroppo questo
impegno fu assunto come una sorta di atto dovuto da parte della
Rai, tanto che Manzi fu critico sin dagli inizi nei confronti di
questo progetto, perché sapeva che non avrebbe prodotto nessun
risultato. Il programma andava in onda verso mezzogiorno e non
veniva mai replicato. A quell’ora gran parte degli extracomunitari
stava lavorando e quindi non era in grado di seguire le
trasmissioni. Manzi chiese alla direzione Rai che venissero fatte
delle videocassette da distribuire nei centri di accoglienza, nelle
scuole, nei luoghi di lavoro ecc., ma ciò non venne mai fatto.
Si può affermare che nella figura di Alberto Manzi, il modello
della televisione educativa basato su una mediazione fra linguaggio
didattico e televisivo è riuscito in maniera esemplare. Per
concludere è opportuno riportare una bellissima lettera96 scritta dal
maestro Manzi ai suoi ragazzi di quinta elementare:
“Cari ragazzi di quinta,
Abbiamo camminato insieme per cinque anni.
Per cinque anni abbiamo cercato, insieme, di godere la vita; e per goderla
abbiamo cercato di conoscerla, di scoprirne alcuni segreti.
Questa lettera è stata tratta da:
http://comitatocontemporaneamente.wordpress.com/2010/04/27/una-lettera-di-alberto-manzicon-una-nota-di-stefania-foderi/
96
90
Abbiamo cercato di capire questo nostro magnifico e stranissimo mondo non
solo vedendone i lati migliori, ma infilando le dita nelle sue piaghe, infilandole
fino in fondo perché volevamo capire se era possibile fare qualcosa, insieme, per
sanare le piaghe e rendere il mondo migliore.
Abbiamo cercato di vivere insieme nel modo più felice possibile. E’ vero che
non sempre è stato così, ma ci abbiamo messo tutta la nostra buona volontà. e
in fondo in fondo siamo stati felici. Abbiamo vissuto insieme cinque anni
sereni (anche quando borbottavamo) e per cinque anni ci siamo sentiti “sangue
dello stesso sangue”.
Ora dobbiamo salutarci.
Io devo salutarvi.
Spero che abbiate capito quel che ho cercato sempre di farvi comprendere:
NON RINUNCIATE MAI, per nessun motivo, sotto qualsiasi pressione,
AD ESSERE VOI STESSI. Siate sempre padroni del vostro senso
critico, e niente potrà farvi sottomettere. Vi auguro che nessuno mai possa
plagiarvi o “addomesticare” come vorrebbe.
Ora le nostre strade si dividono. Io riprendo il mio consueto viottolo pieno di
gioie e di tante mortificazioni, di parole e di fatti, un viottolo che sembra
identico e non lo è mai. Voi proseguite e la vostra strada è ampia, immensa,
luminosa. E’ vero che mi dispiace non essere con voi, brontolando,
bestemmiando, imprecando; ma solo perché vorrei essere al vostro fianco per
darvi una mano al momento necessario. D’altra parte voi non ne avete
bisogno. Siete capaci di camminare da soli a testa alta, PERCHE’
NESSUNO DI VOI E’ INCAPACE DI FARLO.
Ricordatevi che mai nessuno potrà bloccarvi se voi non lo volete, nessuno potrà
mai distruggervi, SE VOI NON LO VOLETE.
Perciò avanti serenamente, allegramente, con quel macinino del vostro cervello
SEMPRE in funzione; con l’affetto verso tutte le cose e gli animali e le genti
che è già in voi e che deve sempre rimanere in voi; con onestà, onestà, onestà, e
ancora onestà, perché questa è la cosa che manca oggi nel mondo e voi dovete
ridarla; e intelligenza, e ancora intelligenza e sempre intelligenza, il che
significa prepararsi, il che significa riuscire sempre a comprendere, il che
significa riuscire ad amare, e… amore, amore.
Se vi posso dare un comando, eccolo: questo io voglio.
Realizzate tutto ciò, ed io sarò sempre in voi, con voi.
91
E ricordatevi: io rimango qui, al solito posto. Ma se qualcuno, qualcosa vorrà
distruggere la vostra libertà, la vostra generosità, la vostra intelligenza, io sono
qui, pronto a lottare con voi, pronto a riprendere il cammino insieme, perché
voi siete parte di me, e io di voi. Ciao.”
Alberto Manzi
3.3 L’affascinante “famiglia” Piero Angela
Il conduttore televisivo, oltreché scrittore, giornalista e divulgatore
scientifico, Piero Angela nacque il 22 dicembre del 1928, nella città di
Torino. Era il 1952, quando il giovane Piero Angela – allora
ventiquattrenne - cominciò il suo lavoro nella rete televisiva Rai
lavorando come cronista e collaboratore del Giornale Radio97. Dal 1955
al 1968 lavorò come corrispondente del telegiornale da Parigi e
successivamente anche dalla capitale belga; fu inoltre il primo conduttore
del TG 2.
Durante gli ultimi trent’anni Piero Angela ha lavorato su moltissimi
programmi e progetti, televisivi e non televisivi, adottando le formule più
Giornale Radio Rai (GRR) nacque nel 1924, con il programma “comunicazioni
Governative”, edito dall’Unione Radiofonica Italiana, che prevedeva due ore quotidiane
riservate alla comunicazione delle decisioni governative e dei discorsi di Benito Mussolini,
nella rubrica” Discorsi del Duce”. Fonte: Wikipedia
97
92
diverse, sperimentando e innovando sempre, finendo cosi per creare una
vera e propria “famiglia” di programmi culturali e educativi ideati e
condotti da lui, ma anche in collaborazione con altri esperti e con suo
figlio Alberto. Fanno parte della “famiglia Angela” programmi come
Super Quark, Ulisse - il piacere della scoperta, Passaggio a Nord Ovest, ecc.
L’essere una persona molto ragionevole, di buon senso e di una grande
razionalità è una caratteristica che venne insegnata e trasmessa a Piero
Angela da suo padre, Carlo Angela, dal quale Piero dichiarò in un
intervista di aver ricevuto “un’educazione molto piemontese: molto rigida, con
principi molto severi, tra cui quello di tenersi un passo indietro sempre, mai esibire”98.
Piero ci ha rivelato – al contrario di quello che si può immaginare
vedendolo in televisione senza conoscere la sua biografia - che egli non
fu un bravo studente. Probabilmente proprio questo suo passato da
studente non esemplare l’ha portato a spiegare in maniera chiara e per
nulla noiosa, cercando di far arrivare il contenuto dei suoi programmi a
tutte le fasce della popolazione, da quelle più basse a quelle più alte e
colte. Probabilmente alcuni dei suoi professori non erano bravi come lui
nella comunicazione, dato che non lo hanno motivato abbastanza. A
proposito della sua educazione scolastica ci racconta:
Piero Angela, dall'intervista in Gigi Marzullo, Bellidinotte: Guerrieri moderni & Cavalieri d'altri
tempi, Alfredo Guida Editore, Napoli, 1999, p. 16.ISBN 88-7188-304-7.
98
93
“ Personalmente, mi sono annoiato mortalmente a scuola e sono stato un pessimo
studente. Tutti coloro che si occupano di insegnamento dovrebbero ricordare
continuamente l'antico motto latino "ludendo docere", cioè "insegnare divertendo” 99.
Il primogenito dei programmi della “famiglia Angela” è Quark, nato il
18 marzo del 1981, questo poi diede vita a molti altri segmenti come
Pillole di Quark, Quark economia, Q.Europa
100
, Quark Italiani,
Q.Scienza, Q.Speciali, Q.Estate, Superquark che nacque nel 1995, gli
speciali di Superquark nel 1999, e infine Ulisse - il piacere della scoperta
nato nel 2000 e che va attualmente in onda su Rai Tre, di cui Angela è
solo l’autore. Esistono poi i “nipoti” del suo modo di fare informazione
scientifica: Passaggio a Nord Ovest e vari documentari e libri realizzati
da suo figlio Alberto.
Nonostante siano passati tanti anni dalla nascita della “famiglia Quark”
questi programmi educativi continuano ancor oggi ad affascinare
moltissimi italiani, curiosi di scoprire le meraviglie di questo mondo, della
vita, della scienza e della storia. A proposito del nome “Quark” ci spiega
Piero Angela:
99
Piero Angela, La macchina per pensare, Garzanti, 1987, pp. 256-257.
100
La Lettera Q sta per la parola Quark.
94
“L’idea è nata negli anni Settanta quando pensai di creare una rubrica che potesse
riunire collaboratori ed esperti scientifici per sviluppare un appuntamento fisso di
scienza in televisione. Presentai alla RAI la mia proposta di una rubrica che si
occupasse di scienza. Agli inizi si chiamava Quark per poi evolversi nel tempo in
SuperQuark. Anche se ci sono stati dei cambiamenti, la rubrica ha mantenuto
sempre il suo concetto di base che è quello di raccontare delle cose interessanti in modo
chiaro e preciso. Da questa volontà è nato anche il titolo del programma. Quark è il
nome che i fisici usano per indicare la particella più piccola conosciuta all’interno del
nucleo dell’atomo. Fino ad oggi sono stati identificati sei tipi di quark, - che poi i fisici
amano chiamare “quork” - e prendendo questo esempio come modello ispirativo, anche
noi abbiamo pensato di andare nel più intimo delle cose, nel più intimo delle tematiche
che desideravamo raccontare, utilizzando il quark come logo e simbolo del
programma.”101
Dobbiamo in gran parte a Piero Angela l’uscita della marginalità in cui si
trovavano i programmi di divulgazione scientifica e culturale prima degli
anni settanta. Egli, insieme ai suoi programmi, potrebbe essere visto
come uno dei pionieri nel fare TV educativa in modo “permanente”,
perché i suoi programmi insegnano - sempre e senza essere strettamente
didattici - ma non hanno tutta la pesantezza dei programmi didattici;
Tratto dall’intervista http://www.editfiume.com/lavoce/intervista/712-piero-angela-cbisogno-di-una-cultura-della-scienza
101
95
sono culturali, ma non sono noiosi come altri formati di programmi
educativi che hanno la pretesa di insegnare. Angela con il suo particolare
linguaggio riesce a rendere “facili” e comprensibili anche le materie più
temute come la fisica, la chimica ecc.; egli sollecita una grande curiosità
negli spettatori di tutte le fasce di reddito e cultura. In Italia, anche per
l’influenza della filosofia crociana, si è sempre rivolta più attenzione alle
materie umanistiche: un atteggiamento che ha danneggiato lo sviluppo
della divulgazione scientifica, che veniva considerata un sapere freddo,
caratterizzato da un linguaggio incomprensibile. Ciò ha reso difficile e ha
ritardato la diffusione delle ricerche scientifiche tanto nei quotidiani, che
nelle riviste. Nella televisione la situazione si è rovesciata: le scienze
diventarono in quegli anni un’interessante materia su cui fare spettacolo e
intrattenimento, facendo nascere cosi un servizio educativo e culturale
anche in ambito scientifico, in modo da dare spazio a programmi di
genere come di interesse ambientale oppure di medicina ecc.
E fu proprio nella figura di Piero Angela, che la divulgazione scientifica
guadagnò più spazio e forza, grazie al suo modo di rivolgersi alle scienze
come discipline da interrogare, da affrontare con curiosità e domande,
temi che in fondo appartengono alla esperienza quotidiana di ognuno di
noi. Angela ha fatto in modo che il sapere scientifico perdesse un poco
96
di quel suo carattere di sapere misterioso, miracoloso e distante,
destinato a rimanere solo dentro ai laboratori. Il merito di aver fatto
questa sorta di “alfabetizzazione scientifica” va quindi alla televisione e
non certo alla scuola, che spesso tratta le materie scientifiche in modo
astratto, facendole sembrare scollegate del tutto con la nostra realtà
quotidiana.
Le ragioni del successo dei programmi educativi e di divulgazione
scientifica della famiglia Quark si trovano proprio nella figura del suo
conduttore, che grazie al suo linguaggio impeccabile, semplice, ai suoi
gesti e alla sua postura di informalità, è riuscito ad entrare nelle nostre
case, diventando quasi un membro della famiglia102, con una affidabilità e
simpatia unica, ciò ha permesso che il pubblico costruisse una forte
relazione con la sua figura.
Con il passare del tempo ciò che rimane impresso nella memoria del
pubblico televisivo non è tanto il contenuto di un particolare
documentario scientifico, con tutti i suoi nomi, date o particolari ecc., ma
resta nel bagaglio culturale del pubblico la maniera con cui Angela ha
Come racconta proprio Piero Angela: “Non so il perché del successo che abbiamo avuto e
continuiamo ad avere, non esiste una ricetta per fare un programma di successo. Con il passare degli anni
abbiamo aggiornato la grafica e il montaggio ma il linguaggio è rimasto sostanzialmente lo stesso. Siamo
diventati un po’ parenti dello spettatore e a un parente non si chiede di cambiare.” Fonte:
http://www.avvenire.it/Spettacoli/Pagine/angela-tv-educativa.aspx
102
97
raccontato – per esempio - le curiosità su cosa mangiavano o come
vivevano gli Etruschi. La scuola, con tutte le sue rigide regole, in questo
caso potrebbe non aver reso la storia accattivante, riducendo lo studio di
questa civiltà solo a rigido nozionismo, legato a date da ricordare in
modo asettico, senza appassionare. Il più rinomato documentario o
materiale educativo esibito in una classe scolastica, non serve a nessun
scopo educativo, senza la figura di un bravo insegnante che faccia da
mediatore. Lo stesso avviene nel caso della televisione, dove non basta
mandare in onda un documentario della BBC che tratta ad esempio delle
particelle nucleari senza la figura di un bravo “conduttore-mediatore”.
L’utilizzo di un linguaggio semplice in TV non vuol dire che il messaggio
trasmesso sia banale. Alcune delle caratteristiche del linguaggio usato da
Piero Angela sono la semplicità, da non confondere con banalità, il
ricorrere alla esperienza quotidiana, l’utilizzo di metafore. Angela non si
propone come uno specialista, ma come un uomo che ha sete di
scoprire, di capire e di sapere e che cerca di raccontare quel che sa, senza
nessuna arroganza o prepotenza: è traduttivo e descrittivo, non
affabulatorio; è emotivo, ma non fa dell’emozione uno spettacolo, come
fanno tanti altri per avere più ascolti. Mantiene sempre l’equilibrio fra
l’esigenza di chiarezza e il rigore scientifico, e valorizza la relazione fra
98
parola e immagine, utilizzando sapientemente entrambi.
È utile citare qui alcuni passaggi di un intervista 103 pubblicata dal
quotidiano Il Tempo; interrogato sulla crisi della TV associata alla
diffusione di Internet, Piero Angela si pronuncia contro la televisione di
nicchia e propone una soluzione pratica finalizzata ad aumentare i
contenuti culturali sulla TV generalista italiana:
“C’è una profonda diversità tra informazione fatta nei giornali e quella fatta in tv.
Per una ragione: che la lettura del giornale è orizzontale, la lettura della televisione
verticale. Cosa vuol dire? Che se lei compra un quotidiano ha tutto quello che può
trovare, notizie, commenti, sport, cronaca, cultura che coesistono in un unico luogo
fisico. E lei può saltare e leggere ciò che vuole. Se vede un telegiornale lei non può
saltare ma per ascoltare ciò che le interessa deve sentire tutto. In più se lei legge un
giornale per esteso, ci vuole una giornata. Questo è importante perché se in tv si
vogliono fare cose su argomenti che interessano bisogna fare delle tv di nicchia. Fare tv
di nicchia vuol dire fare tv destinate a persone che hanno già quegli interessi, su certi
argomenti. Ma io trovo che sia profondamente sbagliato fare ciò che molti propongono
sulla Rai, una tv culturale pagata dal canone e due commerciali pagate da pubblicità.
Perché queste operazioni sono state fatte sia in Francia e Germania, con Arte, che in
Usa con la Pbs ed hanno gli ascolti tra il 2 e il 3%. Sono operazioni fallimentari.
103
Tratta da: http://www.tvblog.it/post/410249/piero-angela-no-alla-tv-di-nicchiaservono-programmi-culturali-per-il-grande-pubblico
99
(…) La polverizzazione delle reti oggi aiuta quindi l’andare sui temi che tirano per
incassare pubblicità. La via d’uscita secondo me è quella di fare programmi che siano
sì di contenuto culturale ma di linguaggio e spettacolarità, abbiano possibilità di
raggiungere il grande pubblico. Contenuti nobili ma linguaggio che sfrutti tutte le
tecniche tv. Seconda cosa: inserirsi in una programmazione commerciale con cose brevi
ma significative. La contaminatio, inserirsi - per esempio - con pillole culturali o
scientifiche dentro un programma di varietà, cavalcando l’ascolto, ma accendendo anche
delle lampadine culturali. Occorrono delle strategie, non basta andare a fare scienza o
economia in tv. Bisogna usare linguaggi televisivi ed una psicologia che sia capace di
agganciare anche emotivamente un grande pubblico, utilizzando narrazioni, grafiche,
cartoni, tutti i linguaggi tv. Ciò che conta poi è ciò che si trasmette dentro. La tv ha
questo ruolo, raggiungere milioni e milioni di persone ed è doveroso che lo faccia
spiegando i problemi del suo tempo ed aiutando il pubblico a capire. Ma va fatto con
un modo di raccontare che sia appetibile. La formula, per quel che mi riguarda, è:
dalla parte degli esperti per i contenuti e dalla parte del pubblico per il linguaggio.”
La TV educativa che si intende descrivere in questa tesi, dovrebbe
basarsi proprio sulle parole di Piero Angela. Dobbiamo solo augurarci
che resti con noi per molti altri anni e che suo figlio Alberto Angela
continui a seguire le tracce di suo padre, aggiungendo anche di suo come
già fa.
100
Il linguaggio di Aberto è lievemente diverso da quello di suo padre, dato
che ci da un’immagine di sé più dinamica e spigliata, ha un modo più
arguto di porsi delle domande, di avanzare ipotesi a partire dagli indizi;
inoltre, lavora più in esterni e all’aperto, essendo un paleontologo. E’
auspicabile che molti altri presentatori si inspirino a Piero Angela,
facendo della televisione pubblica un luogo in cui il sapere, la cultura e
l’educazione vengano messi a disposizione di tutti i cittadini, in modo
che tutti siano soddisfatti di pagare il canone, perché viene ricevuto un
“vero servizio pubblico” di qualità, che si distingua dalla maggioranza
della televisione generalista gratuita.
Figura 4. Piero Angela e suo figlio Alberto Angela nello studio del programma Superquark
104
L’immagine è stata tratta da: http://www.sorrisi.com/2012/08/08/quark-e-albertoangela-risolvono-per-voi-i-dieci-misteri-dellestate/piero-angela_alberto-angela/
104
101
Figura 5. L'autrice di questa tesi, il conduttore Piero Angela e mio suocero Piero Perfetti
3.4 Progetti recenti: Rai Educational e le sue reti:
Rai Scuola e Rai Storia
Rai Educational è la direzione RAI che si occupa di realizzare programmi
didattici e divulgazione scientifica, da trasmettere o sui propri canali (Rai
Scuola e Rai Storia) o sulle reti generaliste o su web. Nel caso i
programmi vengano trasmessi nei canali generalisti Rai, appare un logo
quadrato con la scritta “Rai Edu”, che permette al telespettatore di
individuare la provenienza di quel materiale audiovisivo.
102
Rai Scuola105 si trova sul canale 146 del digitale Terrestre, ed è dedicata
alla didattica scolastica, perciò lavora in stretta collaborazione con il
MIUR106 e con le istituzioni formative che per eccellenza sono le scuole e
le università, offrendo ad un pubblico giovane - che di solito si
caratterizza per un linguaggio molto legato alla rete, in costante e veloce
evoluzione - contenuti didattici validi e accattivanti, di facile accesso e
fruibili su diverse piattaforme. Questo canale si orienta verso la
formazione formale, perciò i suoi contenuti sono legati più strettamente
al mondo scolastico e alla formazione permanente. Questo canale fa
anche da “mediateca”, perché serve da supporto agli insegnanti
aiutandoli a costruire meglio la loro lezione. I programmi sono brevi,
vengono intervallati con degli inserti di alleggerimento che spezzano il
flusso allo scopo di non annoiare i ragazzi, ma allo stesso tempo,
stimolano
l’approfondimento
ragionato
(es.
videoclip
musicali
sottotitolati in lingua originale). Ad ogni tema vengono anche affiancati
in rete degli articoli di approfondimento: lo sforzo è quello di utilizzare il
meglio del linguaggio di internet ed il meglio di quello della televisione
creando un linguaggio nuovo, molto più interattivo e attraente per i
105
Il loro sito web si trova al seguente indirizzo: http://www.raiscuola.rai.it/
106
È l’acronimo di Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. L’indirizzo web
è: http://www.istruzione.it/
103
giovani. In sintesi Rai Scuola è un canale per molti versi nuovo e
sperimentale, che cerca di portare la cultura ai ragazzi utilizzando il loro
linguaggio e i loro mezzi di comunicazione, ma senza perdere mai di
vista la necessità di produrre contenuti di alto livello e di qualità. E’
auspicabile e importante inoltre che ci siano delle salde alleanze fra Rai
Scuola e le istituzioni scolastiche e culturali, perché grazie a tale
collaborazione la rete televisiva può colmare alcune lacune del sistema
formativo tradizionale.
Rai Storia107, invece, va in onda sul canale 54 del digitale terrestre, e si
dedica alla diffusione di contenuti culturali di ambito prevalentemente
storico. Questo canale racconta il passato dell’Italia, senza perdere di
vista il presente e pensando anche quale sarà il futuro del paese. Rai
Storia è molto attenta nel bilanciare la costruzione narrativa ed il rigore
informativo. Punta ad una fascia di pubblico più eterogenea ed ampia
rispetto a Rai Scuola in termini di livello di istruzione, età e sesso. La sua
programmazione dedica una particolare attenzione agli anniversari
relativi a personaggi e fatti importanti della storia, creando cosi
un’ambiente ideale per la collaborazione con le istituzioni statali, in
modo da rafforzare sempre di più l’identità nazionale del paese. Rai
107
Il sito del canale si trova al seguente indirizzo web: http://www.raistoria.rai.it/
104
Storia tende a diventare sempre più crossmediale, attraverso applicazioni
per telefonini, tablet ecc, oltre alla creazione di una pagina su facebook108
e di un sito web. La pagina facebook ha riscosso un grande successo, e il
numero di fans cresce giorno dopo giorno. Nell’ottobre 2013109 la pagina
annovera ben 47.574 “mi piace”. Rai Storia ci racconta la storia come
fattore importante ed essenziale per capire il nostro presente ed
immaginare il nostro futuro, ed è orientata alla formazione dell’individuo
in maniera informale.
Analizzando il piano editoriale 110 2012-2013 di Rai Educational, ci si
accorge che la Rai sta cercando di migliorare la qualità dei suoi
programmi, in modo da fornire ai cittadini un servizio pubblico di
qualità, cercando di renderli sempre più visibili. Rai Educational sta
puntando soprattutto su quattro canali di diffusione dei suoi contenuti:
Rai Storia, Rai Scuola, la presenza sui canali generalisti e quella nella rete
internet; in tal modo, il progetto editoriale è basato sulla
crossmedialità111. A tale proposito, ciò che emerge dal piano editoriale è
108
La Pagina Facebook di Rai Storia: https://www.facebook.com/raistoria?fref=ts
La Pagina è stata consultata il 22/10/2013 alle ore 14.05 al seguente indirizzo:
https://www.facebook.com/raistoria/likes
110 Ho consultato la versione 5.2 del 22 ottobre 2012. Il documento mi è stato fornito dal
relatore di questa tesi, il professor Gino Roncaglia.
109
Con il termine crossmedialità (o crossmedia, cross-media) ci si riferisce alla possibilità
di mettere in connessione l’uno con l’altro i mezzi di comunicazione, grazie allo sviluppo e
111
105
che “(…)uno degli obiettivi principali dell’azione di RAI Educational è quello di
supportare, raccordare e integrare in maniera efficace il mondo della formazione
formale e i molti e differenti strumenti di formazione informale oggi disponibili.”112
Inoltre, con l’allargamento della fascia di persone che hanno accesso ai
mezzi di comunicazione e l’essere sempre più “multimediale” di questi
mezzi, l’attenzione rivolta alla cultura e alla formazione, alla creazione di
una programmazione di qualità, alla capacità di aggiornarsi e rinnovarsi
nell’era digitale, non possono più essere viste come delle semplici
opzioni, ma devono essere viste come delle sfide, o scelte indispensabili
che vanno fatte perché sono condizione per la sopravvivenza stessa del
ruolo della televisione educativa. Prestare attenzione alla formazione dei
cittadini diventa ancor più importante in un momento di crisi come
quello che stiamo attraversando, perché l’economia dipende dalla
capacità di chi lavora di avere conoscenze e competenze utili e
aggiornate. Si può osservare molto facilmente che i paesi che crescono di
più
economicamente,
sono
anche
quelli
che
più
investono
nell’educazione del loro popolo. Investire nella formazione dell’individuo
è pertanto fondamentale per uscire dalla crisi; per fare ciò, oltre
all’impegno del governo è necessario anche quello dei media. La
alla diffusione di piattaforme digitali. Un sistema che utilizza crossmedialità si definisce
"crossmediale".Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Crossmedialit%C3%A0
112
Tratto dal piano editoriale nella versione sopra indicata, p.10.
106
televisione educativa quindi non è una risorsa vecchia e superata, come
alcuni credono.
Nell’elaborare il proprio palinsesto, Rai Educational, cerca operare in
maniera organica, inoltre cerca di individuare quali siano le lacune più
importanti, cioè i bisogni formativi che devono essere colmati in modo
prioritario nel nostro paese. Rai Educational poi è anche molto attenta
alla distribuzione dei contenuti, che individua come priorità per la
formazione: per questo, lavora perché i propri contenuti siano disponibili
anche sulla rete, usando i propri siti e social network come Facebook,
YouTube, Twitter ecc., dove i contenuti stessi possono essere rivisti,
condivisi, discussi dal pubblico. Le trasmissioni sono modulari, e fanno
uso di un montaggio veloce che riserva molta attenzione all’elemento
visivo; sono pensate quindi oltre che per la tv anche per la rete.113 Fra i
programmi troviamo format culturali innovativi e multimediali come
Zettel: Filosofia in movimento, condotto da Maurizio Ferraris, in onda su Rai
Scuola, ma anche in replica serale sui canali generalisti, oppure come
Nautilus, fascia quotidiana organizzata in cinque temi: letteratura,
filosofia, arte, Media e spettacolo. A ogni tema viene dedicato un giorno
Una puntata del programma Nautilus, in cui è possibile percepire questo di tipo di
montaggio e l’intenzione di fare tv pensando anche alla rete:
http://www.filosofia.rai.it/articoli/nautilus-filosofia-licia-troisi/14137/default.aspx
113
107
della settimana114 e sono pevisti alcuni speciali, come quello dedicato alla
maturità115. Un altro format interessante è quello di Italia in 4D116, su Rai
Storia, che racconta - con la collaborazione di storici di rilievo - l’Italia
degli anni 50, 60, 70 e 80, coprendo quattro decenni fondamentali del
novecento repubblicano.
Un altro punto importante al quale Rai Educational si dimostra attenta è
l’insegnamento delle lingue straniere: oltre che ai progetti già esistenti di
insegnamento della lingua inglese117 e dell’italiano 118 , il piano editoriale
indica fra le priorità l’attenzione alla cultura e alla lingua di un enorme
paese in forte sviluppo come la Cina.
Sono molte le applicazioni 119 create da Rai Educational che possono
essere scaricate dai telespettatori sui propri smartphone, tablet, pc, e
stanno riscuotendo un buon gradimento da parte del pubblico. L’insieme
Per esempio il mercoledì si parla di arte e così via.
Lord, Lucas, “Nautilus, lo speciale Maturità con Federico Taddia alle 19.30 su Rai Scuola” Fonte:
http://www.tvblog.it/post/257027/nautilus-lo-speciale-maturita-con-federico-taddiaalle-19-30-su-rai-scuola
116 Una puntata del programma, in cui viene raccontata la storia della penna biro in Italia
http://www.raistoria.rai.it/articoli/la-penna-biro/20024/default.aspx
114
115
Il programma Divetinglese, pensato per l’insegnamento della lingua inglese ai bambini, in
onda su Rai Scuola: http://www.raiscuola.rai.it/programminuovi/divertinglese/35/default.aspx
117
Programma per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri
http://www.italiano.rai.it/
http://www.italiano.rai.it/articoli/benvenuti-in-casa-ba-la-mediazioneculturale/20597/default.aspx
119 Il portale da dove è possibile scaricare le applicazioni create da Rai Educational
http://www.educational.rai.it/resources.asp#3
118
108
delle pagine Facebook di Rai Edu ha raggiunto quest’anno la cifra – assai
significativa – di 200.000 utenti120.
Per far in modo che Rai Educational cresca e guadagni spazio,
conquistando un suo pubblico, è importante che questa stabilisca degli
accordi con la TV generalista e che alcuni dei suoi programmi siano visti
anche sui canali generalisti – che hanno già un pubblico consistente e
fedele - in modo da farsi conoscere. Una televisione educativa da sola
corre il rischio di diventare di nicchia, per diventare invece veramente
utile e istruttiva per la popolazione, deve lavorare in sinergia con quella
generalista, mantenendo però il suo carattere peculiare. Nel caso di Rai
Educational, questa collaborazione già avviene, ma è auspicabile che
aumenti: sarebbe opportuno che questa collaborazione non avvenisse
soltanto attraverso la cessione di spazi vuoti del palinsesto Rai da
riempire – cedendo a Rai Educational orari in cui di solito quasi nessuno
guarda la televisione, per esempio alle 3 di mattina - ma sfruttando le
occasioni di visibilità per inserire degli “approfondimenti” cioè materiale
prodotto da Rai Educational all’interno della programmazione regolare di
una delle tre reti generaliste Rai.
120
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=588442104551833&set=pb.100229856706
396.-2207520000.1382444099.&type=3&theater
109
Rai Educational è un’iniziativa molto innovativa ed importante, che sta
cercando di fare un lavoro che sia davvero cross mediale. Essere presenti
in rete non significa solo la creazione di siti di programma, che poi una
volta finito il programma rimangono abbandonate. Lo scopo di Rai Edu
è quello di creare dei “portali tematici” dove i contenuti possano essere
sempre usati, aggiornati e dove tutto sia funzionale. A tale proposito:
“La percezione dell’utente dev’essere invece quella di un’offerta organica e di
qualità, proveniente da una fonte unica, autorevole e persistente nel tempo – il servizio
pubblico nella sua funzione di supporto alla crescita culturale, all’apprendimento, alla
creazione di competenze – e non da questa o quella trasmissione o da questa o quella
persona. Il sito web deve raccogliere questa offerta, organizzata verticalmente e
tematicamente, e deve integrarla attraverso gli strumenti del web 2.0 e del web sociale:
una sorta di mediateca di contenuti culturali e di apprendimento in grado di circolare
in rete anche autonomamente, di rimbalzare sui social network, di essere fruiti in
mobilità attraverso smartphone e tablet così come attraverso le nuove piattaforme per
la connected TV.”121
Il rapporto fra internet e televisione cresce molto velocemente,
tanto che alcuni dei modelli di televisori più moderni, permettono già di
collegarsi a internet, a Youtube, a Facebook, a Skype ecc. direttamente
dall’apparecchio televisivo. Questa interazione fra i due mezzi è destinata
ad aumentare sempre di più. La televisione connessa alla rete internet –
121
Piano editoriale cit., p.31
110
detta connected TV, permette ai telespettatori l’accesso a contenuti ondemand122 ma permette anche l’utilizzo di applicazioni interattive.
Rai Educational sta pensando al futuro, perciò sta rinnovando i format e
il linguaggio televisivo, in modo da riuscire a rispondere alle esigenze del
mercato tecnologico e a quelle del “pubblico-consumatore” che anno
dopo anno diventa sempre più esigente e attento. Rinnovarsi non è
facile, ma è fondamentale se si vuole “sopravvivere” nel mercato
televisivo.
Figura 4. La schermata del televisore"connectedTV" di casa mia e tutte le sue applicazioni
che permettono un accesso diretto a internet.
Figura 5 .Da notare il pulsante "apps" sul
telecomando della televisione
on demand ‹òn dimä′änd› locuz. ingl. (propr. «su richiesta»), usata in ital. come agg. –
Espressione usata con riferimento a beni o servizî che vengono resi disponibili sul mercato
su richiesta di un consumatore Fonte: Enciclopedia Treccani on line
122
111
Infine, l’obbiettivo che si propone Rai Educational è quello di “…
rappresentare per la RAI una risorsa capace di produrre contenuti di qualità nel
campo della cultura e dell’apprendimento, e insieme strumento in grado di aiutare
l’azienda ad ancorare tutta la programmazione, anche quella non immediatamente
legata alla funzione di servizio pubblico, a quelle caratteristiche di affidabilità e di
rigore che il servizio pubblico comunque richiede: alla capacità di spiegare (e di farlo in
modo efficace e non pedante), all’esigenza di offrire al pubblico non solo suggestioni ma
informazioni corrette e verificabili. Senza per questo perdere la capacità di
fascinazione e di spettacolarizzazione propria del medium televisivo, ed anzi
allargandola ai nuovi territori della crossmedialità, della mobilità, del web sociale.”123
3.5 Alcuni canali brasiliani dedicati all’educazione:
TV Cultura, TV Escola, TV Brasil ecc.
Attualmente, le emittenti cosiddette “educative” in Brasile sono molto
numerose; possono essere gestite sia da privati sia dai singoli stati, ma
anche dal governo centrale brasiliano. Molte delle emittenti pubbliche no
profit124 si sono riunite in una associazione, chiamata ABEPEC125, che ha
Piano editoriale cit., p.36
La locuzione non profit (o non-profit) è di origine angloamericana ed è stata coniata per
indicare la caratteristica di organizzazioni, enti che operano 'senza scopo di lucro, senza
profitto'. A Cura di Raffaella Setti
123
124
112
come scopo quello di preservare le radici culturali, le tradizioni e le
particolarità degli abitanti di ogni stato126 (regione). Essendo tantissimi i
canali televisivi educativi brasiliani, in questo documento verrà offerta
soltanto una descrizione delle emittenti educative di maggior rilievo del
paese. Va anche tenuto conto che non tutte le televisioni educative del
Brasile fanno onore al loro nome: molte infatti vengono usate per fini
politici e religiosi; ma di questo aspetto non tratteremo qui se non in
maniera occasionale. A causa di alcune particolarità e della poca
chiarezza della legge sulle telecomunicazioni, le concessioni televisive
sono state usate e lo sono ancora – anche se in maniera minore e più
discreta - come una moneta di scambio di favore fra i potenti: venivano
per così dire “regalate” reti televisive in cambio di voti e di garanzie di
una lunga permanenza nel potere, e poichè era più facile dare delle
concessioni televisive di tipo educativo piuttosto che di tipo
commerciale, c’è stata una crescita artificiale delle “televisioni educative”,
Fonte: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domanderisposte/profit
È l’acronimo di “Associação Brasileira das Emissoras Públicas, Educativas e Culturais”.
L’ABEPEC nacque ad aprile del 1997.
125
La parola ‘stato’ non va qui intesa nel senso di stato nazionale, ma come “regione”.
Quando mi riferisco a stato, mi riferisco alle “regioni” del Brasile, che in Brasile vengono
chiamate “Estado” perché sono regione autonome, che hanno un sistema governativo
proprio e possiedono una struttura amministrativa locale. Il Brasile è diviso in 26 Stati.
126
113
che poi venivano usate per trasmettere discorsi politici, oppure
religiosi.127 A questo proposito Cesar Ricardo Siqueira Bolaño osserva128:
TV Cultura 129 è stato il primo canale educativo brasiliano; l’emittente
nacque nella città di São Paulo, nel 1967. Inizialmente era uno dei canali
del fondatore della televisione in Brasile: Assis Chateaubrind. Nel
settembre 1967 però, con la istituzione della fondazione “Padre
Anchieta”, l’emittente passò ad essere gestita proprio dalla “Fundaçao
Il Brasile è un paese prevalentemente cattolico, ma negli ultimi anni c’è stato un boom di
altre religioni; alcune sono delle vere e proprie “mafie”: visto che le “chiese” non sono
obbligate a pagare le tasse, molte di queste nuove chiese servono più che per motivi
spirituali, per il riciclaggio di denaro e per evasioni fiscali di vario tipo.
127
http://www.squer.it/of/brasile-religione-cristianesimo-bergoglio-papa/
http://www.wscom.com.br/noticia/brasil/FORBES+LISTA+PASTORES+MILIONARIOS+NO+BR141918
Libro : Bolaño, Cėsar Ricardo Siqueira.“Qual a lògica das politicas de comunicação no Brasil ?”
São Paulo. Paulus 2007. http://compare.buscape.com.br/qual-a-logica-das-politicas-decomunicacao-no-brasil-cesar-ricardo-siqueira-bolano-8534927138.html#precos
Per approfondimenti fra la politica e tv educativa in Brasile:
http://www.ufrgs.br/alcar/encontros-nacionais-1/6o-encontro-20081/40%20anos%20de%20Televisao%20Educativa%20no%20Brasil%20a%20expansao%20
do%20Sistema.pdf
128
129
Il sito del Canale TV Cultura : http://tvcultura.cmais.com.br/
114
Padre Anchieta - centro de Rádio e TV Educativas” 130 , che ha scelto di
mantenersi come entità privata per poter garantire la propria autonomia
intellettuale, politica ed amministrativa. La fondazione si mantiene grazie
a delle donazioni e alle proprie risorse economiche; inizialmente venne
però anche finanziata dallo Stato brasiliano. Oggi invece circa il 40% dei
suoi ricavi proviene dal settore pubblico e il 60% dalla pubblicità. TV
Cultura possiede ben 6 canali, due stazioni radio, un teatro e una
piattaforma web. Inoltre, offre una grande varietà di servizi:
documentari, libri, dvd, corsi ecc.. Quasi tutti i canali sono gratuiti per i
telespettatori, tranne il canale interamente dedicato ai bambini, chiamato
TV Rá-Tim-Bum131. La loro programmazione punta su programmi di
alto livello culturale: fra l’altro musica, teatro e spettacoli di alto livello. I
programmi vengono trasmessi anche da moltissime altre emittenti
televisive pubbliche, che generalmente non hanno l’attrezzatura nè i
finanziamenti per produrre materiale di qualità e quindi prendono in
“prestito” quelli di TV Cultura.
“ Por inspiração de seus fundadores, as emissoras de sinal aberto da Fundação Padre Anchieta não são
nem entidades governamentais, nem comerciais. São emissoras públicas cujo principal objetivo é oferecer à
sociedade brasileira uma informação de interesse público e promover o aprimoramento educativo e cultural de
telespectadores e ouvintes, visando a transformação qualitativa da sociedade.”
Fonte: http://www2.tvcultura.com.br/fpa/institucional/quemsomos.aspx
130
131
Nacque il 12 dicembre del 2004. È l’unico canale brasiliano infantile visibile solo su
abbonamento. Il loro sito web: http://tvratimbum.cmais.com.br/
115
TV cultura inoltre lavora anche in collaborazione con moltissime entità,
pubbliche e private, che si interessano di educazione; per esempio nel
2007 ha stretto un’alleanza con la televisione pubblica della Corea del
Sud (KBS TV)
132
. Sempre nel 2007 TV Cultura ha creato il
“RadarCultura”, uno spazio collaborativo su internet, dove le persone
possono partecipare creando dei contenuti per una delle emittenti radio
di TV cultura. In questo spazio è possibile sviluppare dei dibattiti, inviare
podcasts133, ecc. La rete è stata premiata molte volte per il lavoro svolto in
ambito educativo, culturale e civile; ha ad esempio ricevuto l’“International
Emmy Awards Unicef” per la miglior programmazione nel giorno
internazionale dei bambini della tv del 1999-2000.
TV Escola nacque il 4 marzo del 1996; è il canale televisivo pubblico del
ministero dell’educazione brasiliano, anche se ciò non vuol dire che sia
un canale limitato alla promozione di iniziative del Ministero. Il canale si
rivolge ai professori, agli alunni ed a tutti coloro che siano interessati ad
apprendere in maniera continua. L’obiettivo è quello di affiancare,
collaborare con la scuola, senza nessuna intenzione di sostituire la scuola
e i docenti. TV Escola è un canale gratuito che riesce a raggiungere tutto
il territorio nazionale, ma è possibile trovarlo anche sulle televisioni a
132
133
http://www2.tvcultura.com.br/fpa/
Per il significato della parola consultare: http://it.wikipedia.org/wiki/Podcasting
116
pagamento. Inoltre ha anche una rivista134 molto interessante che tratta
argomenti didattici, ed è principalmente indirizzata ad aiutare i docenti
nel programmare delle lezioni, informando e dando consigli pedagogici.
Vi sono anche pagine web sui principali social network, che risultano
molto utili ed educative per i ragazzi, puntando ad un’educazione
permanente. Il palinsesto 135 è molto vario e ricco, i programmi sono
moderni e per nulla noiosi. Il canale può dedicare una puntata a parlare
di personaggi importanti nella storia del paese, alle favole educative, alle
nuove tecnologie, alla storia dell’elettricità, ai corsi di lingua come nel
caso del programma “Inglês para todos”.
Quest’anno un filmato 136 in 3D realizzato dalla TV Escola è stato
segnalato per concorrere al premio Japan Prize 2013137.
134
Il sito web dal quale è possibile scaricare le edizioni della rivista in formato PDF:
http://tvescola.mec.gov.br/index.php?option=com_content&view=categories_items&layout=blo
g&id=21&Itemid=99
135 Il Palinsesto di TV Escola per la settimana va dal 21 al 27 ottobre de 2013.
http://tvescola.mec.gov.br/images/stories/grades/2013/outubro/out_21_a_27.pdf
136
Il filmato
http://tvescola.mec.gov.br/index.php?option=com_zoo&view=item&item_id=5944/
The Japan Prize is an international competition established by NHK in 1965 to recognize
excellence in educational television. As of 2008, the Japan Prize now honors educational
videos, movies, websites, games and other interactive audiovisual products along with
television content. Fonte : Wikipedia
137
117
Figura 6 sito web di TV Escola del 24/10/2013
TV Brasil138 è un canale educativo e culturale brasiliano, di proprietà del
governo federale, gestito dalla EBC139, che nacque il 2 dicembre del 2007;
sempre in questa data sono iniziate in Brasile le trasmissioni digitali140. Il
fondatore del canale fu il 35esimo presidente del paese, Luiz Inacio Lula
da Silva141. La TV Brasil ha come obbiettivo complementare il fatto di
Il sito del Canale Nazionale: http://tvbrasil.ebc.com.br/
Una puntata di uno dei programmi, intitolato “Almanaque Brasil”, nel quale è possibile
vedere l’utilizzo di un montaggio molto veloce, che riesce a mantenere viva l’attenzione dei
ragazzi: http://tvbrasil.ebc.com.br/almanaquebrasil/episodio/imigrantes
138
139
È l’acronimo di “Empresa Brasil de Comunicação” Fonte :
http://en.wikipedia.org/wiki/Empresa_Brasil_de_Comunica%C3%A7%C3%A3o
Il sistema digitale attualmente non riesce a coprire tutto il paese, ma secondo le stime del
governo entro 2016 tutto il sistema televisivo brasilianodovrebbe trasmettere in digitale.
http://www.youtube.com/watch?v=qUw9SjLDV1s
140
141
http://pt.wikipedia.org/wiki/Luiz_In%C3%A1cio_Lula_da_Silva
118
aumentare l’offerta di contenuti audiovisivi in grado di diffondere nella
popolazione un maggior interesse verso la cultura, le arti, la lingua e
capaci di suscitare un maggior senso di appartenenza, di senso civico e di
rispetto nei confronti della cultura brasiliana, indigena, africana ed
europea - che il più delle volte è sconosciuta alla popolazione. Si registra
quindi lo sforzo di far conoscere e di rafforzare la cultura brasiliana come
fattore per far crescere l’identità nazionale. Questo canale è nato dalla
fusione di una vecchia emittente televisiva educativa con un associazione
di radio educative. Più tardi venne creato anche un canale
internazionale142, il quale all’inizio puntò sull’Africa 143, che fu la prima
area geografica a ricevere le trasmissioni. I temi trattati da TV Brasil nei
suoi programmi – sia sull’emittente nazionale che internazionale - sono
molto ampi, vanno dalla letteratura alla musica 144 , da cartoni animati
educativi per bambini alla ricerca di tecnologie rinnovabili e sostenibili
per l’agricoltura, oltre a programmi didattici dedicati ai bambini,
documentari, dibattiti su temi di attualità. I film e i documentari nazionali
prodotti da TV Brasil sono uno dei suoi punti forti, questi vengono
142Il
sito web del canale internazionale: http://tvbrasil.ebc.com.br/internacional/ Nacque nel
2010.
Il canale è disponibile nei seguenti paesi: Egitto, Tunisia, Marrocco, Mozambico. Adesso
la tv Brasil raggiunge circa 68 paesi fra America, Europa, Africa.
144 Un Programma interamente dedicato alla musica classica dal titolo “A grande musica”
http://tvbrasil.ebc.com.br/agrandemusica
143
119
trasmessi tre volte alla settimana e riscuotono il gradimento dei
telespettatori. Nel 2011 circa il 45,8% della programmazione fu prodotta
internamente e in maniera indipendente.
Un programma interessante trasmesso della TV Brasil Internacional è il
“Brasileiros no Mundo” dove i brasiliani che vivono all’estero raccontano le
loro impressioni dei paesi e le loro storie, facendo cosi conoscere diverse
culture, diversi modi di vivere. Ricordiamo anche “Brasilianas.org” 145, che
è un programma nel quale vengono discusse e spiegate le scelte di
politica pubblica fatte nel paese, dando ai telespettatori un punto di vista
ampio e critico. “Oncotô? Expedição Sul” 146 cerca di scoprire i tesori
culturali del popolo brasiliano, le varietà nel modo di pronunciare le
parole, ecc. L’idea è che il popolo brasiliano possa rappresentare quasi
una sorta di “società del futuro”, perché in Brasile diverse culture
convivono insieme in maniera armoniosa, pacifica, c’è molto rispetto e
tolleranza per tutte le etnie, e nel contesto in cui viviamo il
multiculturalismo è destinato ad aumentare in tutto il pianeta. Questa
emittente possiede poi anche una rivista e delle pagine su Facebook.
145
Il sito in cui è possibile vedere alcuni dei temi trattati nel programma:
http://tvbrasil.ebc.com.br/brasilianas
http://tvbrasil.ebc.com.br/brasilianas/episodio/o-desgaste-das-midias-tradicionais
146
La prima parola del titolo del programma vuol dire “dove sono?” in forma dialettale. La forma
corretta sarebbe “onde è que eu estou?” che è diventata in questo caso “Oncotô? “; invece la
seconda parte del titolo cambia in base alla posizione in cui si trovano per esplorare le culture,per
esempio se stano a nordest, a sud ecc. il sito del programma: http://tvbrasil.ebc.com.br/oncoto
120
Figura 7. Il Sito web della TV Brasil Internacional il 24/10/2013
Tutte queste emittenti hanno in comune il fatto di voler far conoscere la
cultura brasiliana agli stessi brasiliani, visto che tale cultura è stata molte
volte dimenticata, e in alcuni casi anche denigrata, come è avvenuto nel
caso delle popolazioni indigene, che a volte sono state dipinte quasi
come barbariche. Queste emittenti cercano di valorizzare, di ricostruire la
storia brasiliana e del suo popolo, per creare una identità nazionale forte.
Un altro canale educativo, molto simile agli altri tre, è la TV Futura147,
nata nel 1997 e gestita dal gruppo privato della “fundação Roberto
Marinho” della quale fa parte anche la rete Globo.
147
http://en.wikipedia.org/wiki/Futura_(TV_channel)
Il sito web: http://www.futura.org.br/
121
Nonostante oggi le televisioni educative vengano concesse dallo Stato
brasiliano alle regioni o alle entità soltanto se queste non hanno fini di
lucro, ciò non garantisce che esse svolgano soltanto un lavoro culturale e
didattico: come si è già accessato, spesso possono essere usate per
proselitismi politici o religiosi.
Ciò che appare quasi come un paradosso, è che nonostante ci siano
tantissimi canali brasiliani gratuiti educativi e generalisti, il canale più
seguito in assoluto rimane sempre la Rete Globo, con i suoi programmi
di basso livello culturale 148 . I pochi programmi culturali e educativi
prodotti dalla Rete Globo, come Telecurso, vengono trasmessi negli
orari più scomodi e non vengono pubblicizzati. Questa rete sembra aver
fatto quasi un “lavaggio del cervello” alla popolazione, che si lamenta
delle troppe scene diseducative, di sesso e di violenza nelle telenovelas, ma
che allo stesso tempo non fa uso del più semplice strumento di
cittadinanza attiva che ha a disposizione, ossia l’uso del telecomando.
Va tenuto anche in considerazione che a causa del basso livello di
conoscenza della lingua portoghese, della bassa scolarizzazione e del
La programmazione della rete Globo è composta prevalentemente da telenovelas, ce ne
sono ben 4 al giorno. Una telenovela di successo viene ripetuta di pomeriggio verso le due,
poi c’è la telenovela delle sei, delle sette, delle otto. Nelle telenovelas vengono raccontate
quasi sempre storie ambientate nelle città di Rio de Janeiro e di Sao Paulo, ma anche in
Europa; i personaggi sono in gran parte ricchi borghesi. Secondo me, questo porta molti
brasiliani a una sorta di alienazione e suscita un consumismo esagerato, proponendo modelli
assai lontani dalla realtà.
148
122
basso livello culturale di una grande fascia della popolazione, non è per
nulla facile, per le televisioni educative, creare un palinsesto che sia
comprensibile e che arrivi facilmente ai telespettatori. Per rendere più
interessante la programmazione delle televisioni educative - questa
sembrerà sempre e comunque noiosa ad un cittadino che non possiede
una minima base culturale, per cui le TV educative saranno destinate a
raggiungere una piccola fascia della popolazione, diventando così delle
TV di nicchia in Brasile - sarebbe opportuno che si investisse di più
nell’educazione scolastica, nella scuola, perché con una base di basso
livello culturale, qualsiasi televisione educativa sarà destinata
al
fallimento ed alla noia. Per investire però in educazione servirebbe
stanziare risorse assai più ingenti di quanto non sia stato fatto in passato,
con l’istituzione di una legge149 poco chiara e che ha generato e genera
ancora molta polemica, nella quale i professori vengono “invitati” a non
rimandare i bambini in fase di alfabetizzazione ed a farli passare all’anno
successivo, nonostante molti non siano in grado neanche di leggere e
scrivere. Questa raccomandazione è spiegata dal tentativo di far sembrare
il Brasile più avanti nelle statistiche internazionali, costruendo
artificialmente bellissime statistiche in cui sembra che tutti siano
alfabetizzati, e che il paese stia facendo passi da gigante sia a livello
149
http://inforum.insite.com.br/652/3365927.html
123
culturale che economico. Ciò è ovviamente riprovevole dato che le
statistiche devono corrispondere alla realtà. Esiste ancora un tasso molto
elevato di abbandono scolastico, fra 100 paesi con il maggior numero di
IDH150 il Brasile si trova al terzo posto nella classifica del PNUD151 per
l’alto indice di dispersione scolastica, che è del 24,3%, ciò si verifica
nonostante l’investimento in educazione sia aumentato negli ultimi anni,
passando da 3,5% del PIL a 5,6% nel periodo che va dal 2000 al 2010,
raggiungendo cosi la media dei paesi del OCDE 152 che è di 5,4%.
Questo fa pensare che quel che conta non è soltanto la quantità del
prodotto interno lordo che si investe in educazione, ma è
fondamentalmente la maniera in cui questo viene diviso, distribuito e
utilizzato dalle istituzioni. Se le risorse vengono usate in maniera
sbagliata e sregolata, l’educazione non giova nonostante che
l’investimento fatto sia alto.
L'indice de développement humain (IDH) est un indice statistique composite, créé par
le Programme des Nations unies pour le développement(PNUD) en 1990 pour évaluer le
niveau de développement humain des pays du monde. L'IDH se fonde sur trois critères
majeurs: l'espérance de vie à la naissance, le niveau d'éducation, et le niveau de vie.
L’acronimo sta per ta per “indice di Sviluppo umano”. Fonte:
http://fr.wikipedia.org/wiki/Indice_de_d%C3%A9veloppement_humain
150
Fonte : http://educacao.uol.com.br/noticias/2013/03/14/brasil-tem-3-maior-taxa-deevasao-escolar-entre-100-paises-diz-pnud.htm
152 È l’acronimo di “Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico” il loro
sito: http://www.oecd.org/
Fonte:
http://www.bbc.co.uk/portuguese/noticias/2013/06/130625_educacao_brasil_ocde_mb_c
c.shtml
151
124
3.6 Il sistema Scolastico Brasiliano
Il sistema scolastico brasiliano è diviso in:
- Educação Infantil, corrisponde al periodo della scuola materna
italiana. In Brasile essa è a sua volta suddivisa in Maternal, che è
facoltativa e comprende il periodo che va dai 2 ai 5 anni, in cui il
bambino viene stimolato a stabilire contatti sociali, attraverso l’uso
del gioco e della convivenza con altri bambini e con il maestro; il
secondo periodo viene denominato Jardim, va dai 3 ai 6 anni e in
esso si cerca di sviluppare il linguaggio e l’inserimento sociale dei
bambini.
- Ensino Fundamental, che ha una durata di 9 anni ed è obbligatorio.
A sua volta è diviso in due periodi: il primo ha la durata di 5 anni,
va dal primo al quinto anno. Generalmente si tratta di classi gestite
da un maestro unico e nelle quali si cerca di sviluppare le capacità
intellettive attraverso la scrittura e la lettura. Il secondo periodo
comprende altri 4 anni (che vanno dal sesto al nono) in cui le
lezioni vengono effettuate da professori specializzati in singole
materie. Si studia portoghese, matematica, chimica, fisica ecc.
125
- Nel periodo Ensino Medio, che corrisponde all’educazione
secondaria in Italia e va dai 15 ai 18 anni, vengono approfondite le
materie studiate durante l’“ensino fundamental” e si cerca di
preparare i ragazzi per affrontare gli esami a numero chiuso chiamato Vestibular153 - delle università università brasiliane.
- Il periodo Ensino Superior, è quello dell’educazione universitaria.
153
Il Vestibular è il test d´ingresso delle università in Brasile. È una prova che si svolge
ogni primavera brasiliana, solitamente tra novembre e dicembre, prima che inizi l´anno
accademico, di solito a febbraio. Tutte le università in Brasile, sia pubbliche che private,
richiedono il vestibular. Si tratta di una prova di conoscenza generale, che spazia dalla
letteratura portoghese alla storia brasiliana ed internazionale, dalla fisica alla chimica, dalla
biologia alla geometria, dalla matematica all´inglese. Al contrario di quello che si può pensare
infatti, le università pubbliche del Brasile sono nel complesso migliori di quelle private
(…) il test è molto duro: richiede una conoscenza specifica su tutte le materie proposte,
anche perché il punteggio necessario per assicurarsi il passaggio alla seconda fase è
estremamente alto (la concorrenza è agguerritissima). Non a caso gli studenti che se lo
possono permettere frequentano i cursinhos, corsi extra e molto cari che durano 6 mesi o un
anno solo in preparazione della prova. Il risultato è che le università pubbliche rimangono
quasi inaccessibili per le classi sociali più basse che solitamente provengono dalle scuole
elementari, medie e superiori pubbliche, che al contrario delle università statali godono di
una pessima fama. Il governo ha quindi pensato all´introduzione di quote per neri e indios.
Fonte:
http://www.scappoinbrasile.com/2012/11/26/vestibular-come-fare-il-test-diingresso-delle-universita-in-brasile/
126
154
3.7 Un progetto educativo brasiliano: Telecurso
Il progetto di Telecurso155 nacque nel 1978, da una idea che vedeva nella
televisione un buono strumento in grado far arrivare l’educazione
dovunque. Il corso è un iniziativa privata che fu ideata da Roberto
Marinho, il fondatore della colossale rete Globo. I primi telecurso
permisero a molti brasiliani di concludere l’“ensino fundamental” e “medio”,
seguendo dei corsi didattici sulla TV e acquistando delle dispense del
programma che venivano vendute dai giornalai. Al termine del corso si
poteva sostenere un esame finale istituito dal governo brasiliano. Sin
dalla sua nascita Telecurso ha sempre lavorato e lavora ancora oggi in
collaborazione con il governo di varie regioni brasiliane e con istituzioni
pubbliche e private. Il modello di insegnamento di Telecurso è stato
Fonte: Wikipedia
Il sito di telecurso: http://www.telecurso.org.br/
Un’animazione molto carina di telecurso: http://www.telecurso.org.br/campanha/
154
155
127
riconosciuto e convalidato dal MEC, cioè dal Ministero dell’educazione
brasiliano. Dal 1995 ad oggi sono state impiantate, in tutto il brasile, 32
mila aule didattiche che seguono la metodologia ideata da Telecurso,
chiamata “Telessala”. Questa metodologia è il risultato dello studio di
diversi metodi ed affonda le sue radici nelle esperienze in ambito
didattico svolte in Brasile negli anni settanta, ottanta ed oltre grazie alle
figure di Paulo Freire, Cėlestin Freinet, Dom Helder Câmara e Jean
Piaget. Gli alunni assistono alle “teleaulas” insieme ad un professore
precedentemente istruito alla metodologia Telessala. Il professore lavora
come un “mediatore dell’apprendimento” ed utilizza durante le sue
lezioni tutto il materiale156 – cartaceo e digitale - messo a disposizione da
Telecurso. Questa metodologia prevede l’insegnamento diviso in moduli,
non come avviene nella scuola tradizionale, dove gli studenti vengono
divisi in base all’ età. Oltre a seguire le lezioni in apposite aule didattiche,
gli alunni possono anche studiare da autodidatti seguendo le lezione da
casa, attraverso i canali televisivi che fanno la ritrasmissione 157 del
programma, e possono decidere se vogliono o meno sostenere gli esami
Quaderni culturali, libri di letteratura, dizionari, mappe ecc.
http://www.telecurso.org.br/conheca-os-materiais/ ( la lista dei materiali in vendita sul sito
di Telescuola)
157 I canali che ritrasmettono le lezioni di telescuola sono: TV Globo, Canal Futura, TV
cultura, TV Brasil, TV Rede Vida, TV Aparecida, Rede Minas e Rede Gênesis.
156
128
finali indetti dallo Stato per ottenere il diploma del “Ensino fundamental” o
del “Ensino medio”.
L’iniziativa di Telecurso è molto importante e interessante, perché ha
portato l’educazione in posti sperduti, che sono ancora molti in un paese
di dimensioni continentali come il Brasile. Telecurso fino ad oggi ha
formato circa 40 mila professori nella “metodologia telessala” e 6 milioni
di studenti hanno conseguito il diploma della scuola dell’obbligo, cioè
l’Ensino Fundamental brasiliano.
Attualmente, Telecurso ha 4 corsi: “Tecendo o saber”, “Ensino Fundamental”,
“Ensino Medio” e “Profissionalizante”. Le video lezioni di Telescuola
vengono chiamate in portoghese “teleaulas”, hanno una durata di circa
15- 20 minuti, sono ambientate in luoghi della vita quotidiana e gli attorialunni delle video lezioni si comportano come dei cittadini curiosi di
scoprire, che sono allo stesso tempo coloro che insegnano e imparano.
C’è inoltre la presenza di un presentatore che di tanto in tanto blocca la
lezione per dare ulteriori informazioni e chiarire il senso del messaggio.
Viene utilizzato un linguaggio semplice e comprensibile anche per le
classi più basse del Brasile, e tutto quello che viene detto durante la
lezione appare anche sottotitolato. Il fatto di mostrare situazioni
quotidiane molto vicine a una fascia molto bassa della popolazione,
129
rende la lezione interessante perché gli spettatori si vedono
immediatamente rappresentati nelle “teleaulas”. Dato che è molto difficile
spiegare come sono queste lezioni, sarebbe opportuno vedere almeno
una “teleaula” per rendersi conto di come sono strutturate158 .
Figura 8 Il sito di Telecurso il 25/10/2013
Telecurso oltre ad essere un programma televisivo educativo è diventato
una sorta “progetto nazionale” perché è riuscito a recuperare molte
persone che avevano abbandonato gli studi, facendo rinascere in loro
Una “teleaula” di portoghese:
http://www.youtube.com/watch?v=bhm83tWZEdA#t=265
Video lezione di matematica: http://www.youtube.com/watch?v=Sr15SDNGx_0#t=35
http://www.telecurso.org.br/ingles/
158
130
l’interesse per i libri e per la scuola, convincendoli a riprendere gli studi.
Si è potuto colmare le lacune di persone che si trovavano in classi
scolastiche inadatte al loro reale livello e soprattutto si è potuto far
arrivare l’istruzione nei luoghi più lontani ed abbandonati da tutto e da
tutti, portando così un minimo di conoscenza alle persone più umili e
disagiate.
131
4. La Televisione Educativa del Futuro
4.1 C’è ancora necessità di mantenere una televisione pubblica?
È davvero importante, sia per l’Italia che per il Brasile, avere una
televisione statale e pubblica?
La risposta è decisamente affermativa. Nonostante molti vogliano
mettere fine alla TV di stato adducendo il motivo che è troppo costosa e
che viene utilizzata per scopi politici, che non appare imparziale, che fa
pochi ascolti ed infine che comporta più perdite che guadagni per lo
Stato (e nonostante in alcuni casi questi lati negativi possano esserci), ciò
non può servire per giustificare la fine della televisione pubblica. E’ vero
che la TV pubblica ha ancora tanti difetti e che dovrà cercare di
migliorare, ma è anche vero che è essenziale, fondamentale e
indispensabile per il paese perché la TV riesce a conquistare più pubblico
di qualsiasi altro mezzo di comunicazione esistente. Rimane ancor oggi il
mezzo più seguito dai cittadini - nonostante l’arrivo di internet - per cui
continua a far parte della vita di ognuno di noi in maniera molto forte.
Il potenziale di persuasione della TV è stato da sempre sfruttato dai
regimi militari e dittatoriali, il suo potenziale educativo è visibile a
chiunque lo voglia vedere e tale fatto non può essere messo in
132
discussione. Basta pensare per esempio a quante persone sono state
alfabetizzate grazie a programmi come “Non è mai troppo tardi” oppure
“Telecurso”, quanti bimbi hanno imparato e imparano nozioni della
lingua inglese con il “Divertinglese”, per non parlare poi di un esempio
banale, come quante casalinghe hanno imparato a cucinare e a fare
economia domestica vedendo la tv, migliorando tramite le conoscenze
apprese la vita di intere famiglie.
Esiste però anche una parte della popolazione che insiste nel vedere la
televisione come un pericolo, come diseducativa; secondo questi la Tv
genererebbe un confusione psicologica, stimolebbe la pigrizia mentale, la
violenza, provocherebbe una sorta di ipnosi nei cittadini. Molti di questi
denigratori della TV si vantano di non avere la televisione a casa e di non
guardarla, come se ciò li rendesse individui più intelligenti e colti.
Probabilmente invece proprio questo essere indifferente o contrario alla
televisione da parte di molti intellettuali ha contribuito alla degenerazione
della televisione, portando gradatamente da un tv di qualità ed educativa
come quella degli inizi, alla televisione “spazzatura” che attualmente
produce programmi come Big Brother, Uomini e donne ecc. Il tentativo
di cambiamento dovrebbe invece partire proprio dagli intellettuali, che
dovrebbero scendere in campo e cercare di riformare la TV di Stato,
133
invece di cercare di competere con quella commerciale, come ha fatto la
Rai in alcune occasioni. L’obbiettivo principale della televisione di Stato
non deve essere fare soldi e ascolti, ma istruire e formare dei cittadini
critici.
La Rai dovrebbe dunque smettere di competere negativamente con le
altre reti per riempire gli spazi pubblicitari, ma dovrebbe concentrarsi sul
realizzare programmi di qualità. Se riuscisse a fare bene il suo lavoro
conquistando il suo pubblico, molto probabilmente provocherebbe un
cambiamento anche nella tv commerciale, che sarebbe cosi costretta a
rivedere i suoi concetti ed a produrre format di maggiore qualità per
poter competere con la televisione di Stato.
Il mezzo televisivo in sé, non può essere considerato diseducativo, anzi è
il contrario. La colpa della maleducazione, della disinformazione e della
mancanza di cultura ecc. non è da attribuire al mezzo, che naturalmente
ha un palinsesto molto vario, per diverse età e gusti, ma ai genitori che
lasciano i propri figli ore e ore davanti alla TV senza nessun controllo, e
che poi danno la colpa della scarsa educazione dei loro figli alla TV,
oltreché alla scuola e alla società. La colpa degli atteggiamenti aggressivi e
maleducati delle nuove generazioni invece è da ricercare in un complesso
di fattori, tra cui l’incapacità dei genitori di farsi mediatori fra i loro figli
134
ed il mezzo televisivo. I genitori dovrebbero essere più attenti ed essere
aperti al dialogo, in modo che i figli possano essere guidati su cosa sia
opportuno vedere; in un secondo momento i ragazzi, una volta dotati di
giusto senso critico, dovrebbero essere in grado da soli di scegliere i
programmi più adatti alla loro formazione.
È auspicabile che venga fatta una riforma della Tv pubblica, prendendo
in considerazione per esempio il modello britannico della BBC, la TV
pubblica inglese, ma mantenendo e mettendo in risalto le peculiarità
culturali di ogni paese. Se la TV pubblica produce format televisivi di alta
qualità – sia dal punto di vista dei contenuti educativi e culturali che di
montaggio e programmazione - questi riscuotono successo all’estero e
possono essere venduti ad altri paese come qualsiasi altro bene di
esportazione.
Nella BBC la politica non interferisce nelle scelte di “governance” della
televisione pubblica. Il consiglio che gestisce la BBC comprende 12
membri
159
nominati dalla Regina, che sono incaricati di vigilare
sull’imparzialità della televisione; nelle nomine, la Regina può anche farsi
consigliare dal parlamento inglese. La Tv britannica si mantiene quasi
159
Venne chiamato BBC Trust
135
esclusivamente con il canone160 pagato dai cittadini, 151 sterline (circa176
euro), la pubblicità è vietata su tutti i canali BBC nazionali (l’unico canale
che trasmette spot pubblicitari è BBC World News). Rispetto a quanto si
paga di canone tra l’Italia (circa 113 euro nel 2013) e l’Inghilterra non c’è
tanta differenza, ma c’è una differenza enorme per quel concerne la
qualità, che in Italia è decisamente più bassa. Un altro punto importante,
è il controllo nella lotta all’evasione del canone161, che in Inghilterra è
molto rigido: chi evade va incontro a sanzioni molto pesanti, mentre in
Italia ciò non avviene.
Sarebbe opportuno che ci fosse una vera e propria “politica televisiva
pubblica” da parte dello Stato, che puntasse a tutelare e far crescere la
TV pubblica e le Tv più esplicitamente “educative” 162 . Sarebbe giusto
elaborare delle leggi più severe e rigide nei confronti delle televisioni
private, in modo da controllare di più i tipi di pubblicità e i programmi
che vanno in onda nelle televisioni commerciali. Anche le televisioni
commerciali
dovrebbero
garantire
un
minimo
interesse
verso
l’educazione, l’istruzione e la cultura, perché tutte le televisioni, siano
Venne chiamato con il nomignolo BEEB
Un articolo interessante in cui viene offerta una breve panoramica relativa al canone delle
televisioni pubbliche in europa è quello di Umberto MANGIARDI, “TV Pubblica: Un
confronto con l’Europa per migliorare la Rai” consultabile in:
http://tagli.me/2012/12/30/tv-pubblica-un-confronto-con-leuropa-per-migliorare-la-rai/
162 Nel caso Italiano RAI Scuola e Rai Storia
160
161
136
esse “Tv educativa”, “generalista”, “privata” o “di Stato”, devono essere
consapevoli del loro potere nell’influenzare il comportamento dei
cittadini; sarebbe quindi auspicabile un maggior rispetto verso il
telespettatore come essere umano, in modo da garantire anche una
funzione educativa oltre agli scopi di lucro e commerciali. I canali
televisivi devono rispettare il loro pubblico, cosa che molte volte non
avviene nella tv generalista e/o privata che punta solo agli ascolti: per
conquistare uno share alto, si passa sopra a tutti i valori, esagerando con
le scene di violenza o di sesso, inducendo i bambini a un consumismo
esagerato, finendo cosi per tralasciare totalmente il rispetto dell’etica e
del buon senso. La creazione di una “politica pubblica” non significa che
lo Stato debba controllare l’attività delle reti televisive private, o che
debba danneggiare le altre aziende per far sopravvivere la propria. La
libertà deve prevalere e la concorrenza deve essere mantenuta forte,
perché è proprio grazie alla concorrenza che si può capire dove si sbaglia
oppure dove si è più forti dei nostri competitor. In sintesi, lo Stato deve
tutelare i “cittadini-telespettatori” dagli eccessi della TV generalista e non
dovrebbe tutelare soltanto i propri interessi economici.
Attualmente la Rai, si trova in un sistema misto, perché incassa sia i soldi
del canone che i soldi provenienti dalla pubblicità. Nonostante ciò si
137
sentono spesso lamentele relative al fatto che i finanziamenti non
bastano e che forse l’azienda dovrebbe essere privatizzata163 in tutto o in
parte. Ciò porta a pensare che i soldi della collettività siano spesi male
dall’azienda e che vengano sprecati con cose inutili e con stipendi
decisamente troppo elevati per alcuni dei suoi dipendenti. La BBC si
preoccupa del suo pubblico orientandosi alla soddisfazione dell’utenza
televisiva, avendo come parametro il concetto di democrazia
dell’informazione, cioè che l’informazione è rivolta a tutti e nell’interesse
di tutti. Essa rispetta elevati standard di qualità e principi quali
l’imparzialità, l’esattezza, l’equità, la puntualità e la correttezza
dell’informazione e dei contenuti trasmessi, oltre a fare un uso efficiente
delle risorse economiche derivanti dal canone. La BBC inoltre tiene al
miglioramento dell’accesso radiotelevisivo per i portatori di handicap e
per i soggetti deboli. Tiene anche al reale funzionamento dei meccanismi
di recepimento delle valutazioni date dagli utenti, dei suggerimenti e dei
UN articolo recente (27 ottobre 2013) che parla della possibile privatizzazione
dell’azienda è consultabile all’idirizzo
http://www.repubblica.it/economia/2013/10/27/news/privatizzazione_rai_levata_di_scudi
_di_politica_e_sindacati-69611745/
163
138
commenti lasciati dai telespettatori. In sintesi, si può affermare che la
BBC sia davvero un eccellente e ottimo esempio al quale la Rai dovrebbe
rivolgersi, in modo da dare ai cittadini italiani un servizio unico, di qualità
e del quale gli italiani vadano fieri.
4.2 La TV fatta dai telespettatori
Siamo passati dalla televisione in bianco e nero a quella a colori, dal
sistema analogico al quello del digitale terrestre e stiamo andando verso
una TV sempre più connessa e crossmediale. Il telespettatore si fa
sempre più attivo a tal punto da passare da un semplice “ricevitore” di
contenuti a “produttore” di contenuti per la televisione. E a proposito di
questo essere “spettatore/produttore” parla Giampiero Gameleri
nell’introduzione al libro “la Tv al tempo del Web 2.0”164, nel quale viene
citata come esempio la catastrofe di Viareggio del 29 giugno 2009. Gran
parte dei contenuti mandati in onda dai telegiornali italiani in quella
occasione furono filmati prodotti dai comuni cittadini e messi su
internet. Da allora, si è verificato sempre con maggior frequenza che i
telegiornali trasmettessero filmati fatti da non professionisti, che
Maurizio Gianotti “La TV al tempo del web 2.0”, Armando Editore, 2012.
L’introduzione è a cura di Giampiero Gamaleri
164
139
trovandosi per caso nella ituazione di poter rprendere avvenimenti
rilevanti, assumono di fatto il ruolo del giornalista. Questo modo di fare
giornalismo viene denominato “citizien journalism 165 ” e si è ormai
affermato, basti pensare per esempio alle immagini dell’uccisione di
Gheddafi, o a quelle delle catastrofi naturali come tsunami, tempeste ecc,
che quasi sempre sono immagini provenienti da filmati fatti con i
cellulari di ultima generazione.
Il telespettatore oltre ad essere consumatore dei prodotti televisivi e allo
stesso tempo produttore di contenuti, sta passando da una modalità di
fruizione semplice e lineare ad un modello sempre più personalizzato,
dove il broadcasting tradizionale viene sempre più spesso affiancato dai
contenuti non lineari di internet. Ormai la strada della TV si è incontrata
con quella di Internet e non è più possibile tornare indietro. È
auspicabile che con l’arrivo dei nuovi televisori “Connected TV” sul
mercato, questi vengano sfruttati al meglio sia dai produttori di format
televisivi che dai telespettatori, per la creazione di format educativi ricchi e
interessanti. Con queste TV si avrà un grande aumento delle possibilità
di interazione fra l’utente, l’apparecchio televisivo e la rete internet, con
165
Il giornalismo partecipativo (detto anche giornalismo collaborativo o, in
inglese, citizen journalism o open source journalism) è il termine con cui si indica la nuova
forma di giornalismo che vede la "partecipazione attiva" di lettori e spettatori, grazie
alla natura interattiva dei nuovi media e alla possibilità di collaborazione orizzontale
offerta da Internet. Fonte: Wikipedia
140
una compresenza costante di componenti reali e virtuali che si
mescolano. Decisamente si può affermare che la Tv del futuro sarà in
buona parte fatta dal telespettatore.
166
Uno dei primi programmi televisivi che ha innovato e introdotto
collegamenti in diretta di basso costo, utilizzando proprio la rete internet,
è stato “Occhio alla spesa”, che mandava in tutta Italia degli inviati,
dotati di videofonini, che si collegavano con lo studio del programma
mettendo a confronto i prezzi delle verdure e di vari ortaggi con quelli di
altri mercati italiani e facendo anche intervenire direttamente i cittadini.
Attualmente per fare questi collegamenti esiste la tecnologia VOIP 167 ,
L’immagine è stata tratta da: http://jessibedore.wordpress.com/
In telecomunicazioni e informatica con Voice over IP (Voce tramiteprotocollo
Internet), acronimo VoIP, si intende una tecnologia che rende possibile effettuare una
conversazione telefonica sfruttando una connessione Internet o una qualsiasi
altra rete dedicata a commutazione di pacchetto che utilizzi il protocollo IP senza
connessione per il trasporto dati.
166
167
141
che permette di ottenere collegamenti di buona qualità ad un costo molto
basso. In un momento di crisi come questo abbassare i costi di
produzione appare un elemento di grande interesse.
4.3 Alcune caratteristiche che dovrebbe avere la tv educativa del
futuro
Fra tutti i mezzi di comunicazioni oggi esistenti la televisione è uno dei
più complessi, dato che porta con sé caratteristiche di moltissime altre
tecnologie di informazione e comunicazione, come suoni, immagini in
movimento, parole, animazioni, ecc.. E’ proprio questa sua complessità
che la rende unica e la rende uno dei mezzi più adatti per diffondere
l’educazione, oltreché per informare e intrattenere. Sarebbe utile che i
telespettatori riconoscessero questo lato educativo della televisione,
perché avere una televisione educativa o una televisione generalista di
qualità dipende proprio da noi telespettatori: in fin dei conti siamo noi
Uno dei vantaggi di questa tecnologia è che permette di fare leva su risorse di rete
preesistenti, consentendo una notevole riduzione dei costi in ambito sia privato che
aziendale, specialmente per quanto riguarda le spese di comunicazione interaziendali
e tra sedi diverse. Una rete aziendale, infatti, può essere sfruttata anche per le
comunicazioni vocali, permettendo di semplificare l’installazione e il supporto e di
aumentare il grado di integrazione di uffici dislocati sul territorio, ma collegati tramite
l’infrastruttura di rete. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Voice_over_IP
142
che facciamo la televisione, e se abbiamo una televisione di bassa qualità
culturale e poco istruttiva, è anche colpa nostra. Dato che la Tv
rappresenta la società in cui viviamo, la televisione finisce spesso per
dare l’immagine di una nazione.
La televisione educativa, ma anche una buona televisione informativa e
di intrattenimento, dovrebbe cercare di essere:
Attraente, attraverso l’utilizzo di un linguaggio adatto, di preferenza
giovane, moderno, semplice e allegro, in modo da riuscire ad attrarre il
telespettatore.
Trasmettere valori fondamentali, come l’importanza della famiglia,
degli amici, della solidarietà, dell’onestà, l’importanza dello studio ecc.
Aiutare lo stato a promuovere la formazione di un’identità culturale forte
e lo sviluppo di un forte senso civico.
Lavorare per il bene della società, informando, educando e
intrattenendo.
Mostrare la realtà, perché è importante non creare illusioni, false realtà
e false aspettative. Ciò non significa che siano vietati i sogni o le
aspirazioni, ma anzi, la creazione di aspirazioni e obiettivi nei
telespettatori non deve far perdere di vista la realtà.
143
Non incentivare e ripudiare il sensazionalismo delle emozioni, ogni
forma di violenza e gli stimoli eccessivi a un consumismo sfrenato.
Stimolare lo sviluppo del senso critico, facendo in modo che i giovani
riescano a pensare con la propria testa e che siano in grado di riflettere su
cioè che vedono, sentono e fanno, sviluppando e promuovendo il
rispetto dell’intelligenza.
Stimolare la fantasia, il gioco, i sogni, e la convivenza pacifica in
società.
Generare un sentimento di empatia e immedesimazione nel
telespettatore, in modo che ognuno si senta rappresentato in maniera
autentica e corretta dalla televisione, in modo che si identifichi e si senta
partecipe nella società e nel paese in cui vive.
Per concludere, è opportuno citare le parole di Cristiane Mafacioli
Carvalho168 per quanto riguarda la TV educativa, con la quale l’autrice di
questa tesi è perfettamente d’accordo:
Cristiane Malfacioli Carvalho, è profesoressa all’Università Cruz Alta dello stato
del Rio Grande do sul, per maggiori informazioni è possibile consultare il suo
curriculum vitae al seguente link:
http://buscatextual.cnpq.br/buscatextual/visualizacv.do?metodo=apresentar&id=K
4777138Y8
168
144
“Qualquer trabalho em tevê, principalmente o educativo, deve ser desenvolvido levando
em conta que a tevê não é o espaço para o aprofundamento de temas. Sempre que
tentarmos usar em um programa de tevê mais tempo que o nosso telespectador pode
investir, estaremos desperdiçando o potencial do meio. Além disso, a tevê é, em
essência, o espaço da diversão, do entretenimento. Como, então, associar isso à
educação, uma vez que parecem se tratar de questões opostas? Ora, um produto
televisivo com função pedagógica pode perfeitamente pretender esses dois objetivos:
interessar e divertir. Afinal, para o telespectador, televisão está associada a
entretenimento, sem o que ele não permanece frente ao vídeo. Daí o desafio: não
abdicar das finalidades pedagógicas e, ao mesmo tempo, ter condições de apresentar
informações importantes, com linguagem atraente e propostas instigantes; despertar a
curiosidade e o prazer em aprender.”169
Diversamente dalla TV Educativa degli inizi – periodo in cui non si
conoscevano tutte le potenzialità del mezzo e tutto era una novità - la
TV Educativa del futuro dovrà essere in grado di sfruttare al massimo il
linguaggio e le particolarità del mezzo televisivo, ispirandosi ai modelli
del “Broadcast-production” e del “Video-instrumented Teaching”. Non
Il brano è stato tratto da un’intervista nella quale la professoressa ha presentato le
sue riflessioni per quanto riguarda la televisione educativa, e inoltre ne parla anche
della sua tesi di dottorato dal titolo “Tevê: incursõse sobre o discurso pedagógico”.
L’intervista completa può essere consultata alla pagina seguente:
http://carlosscomazzon.wordpress.com/2008/12/27/tese-analisa-o-trabalho-deuma-tv-educativa/
169
145
sarà più una riproduzione, un rifacimento della scuola, perché ai nostri
giorni trasportare una lezione dalla scuola alla TV cosi com’è non
avrebbe nessun senso. Il modello “Televised-Education” è decisamente
poco utile e funzionale attualmente.
La televisione educativa del futuro non ha più il compito di sostituire la
scuola, ma soltanto quello di integrare, aiutare ed arricchire. Insomma
siamo passati da una TV Educativa “sostitutiva” ad una “integrativa”.
L’obiettivo della TV educativa, dovrà essere sempre di più quello di fare
“Lifelong Learning”, istruendo in maniera continua e permanente il
pubblico. La vera sfida è quella di sfruttare il linguaggio televisivo per
trasmettere contenuti scolastici a volte noiosi e difficili, rendendoli
piacevoli e comprensibile al maggior numero di persone possibile.
Per finire, cito qui le parole di Piero Angela e di seguito anche quelle del
grande maestro Alberto Manzi:
“La cultura spesso è stata ed è trasmessa da persone che parlano più ai loro colleghi,
agli addetti ai lavori piuttosto che al grande pubblico televisivo e questo vale anche per
la scienza. Il pubblico è sempre stato escluso per molto tempo dalla divulgazione
culturale, risentendo di un certo modo italiano ed elitario di intendere la trasmissione
del sapere. Abbiamo invece bisogno di una comunicazione culturale fatta in modo
146
creativo, così da aiutare il pubblico ad accedere alle stanze chiuse del sapere, magari
anche divertendosi". "Il linguaggio parlato e il linguaggio televisivo - ha affermato
Piero Angela - spesso impediscono di accedere a questi tesori del sapere. Dobbiamo
cogliere la sfida offerta dalle nuove tecnologie per divulgare in maniera innovativa la
conoscenza culturale e scientifica". E aggiunge:
“ Il vero nemico della cultura non è lo share ma la noia."170
“
170
171
Tratto da : http://www.adnkronos.com/IGN/News/Spettacolo/Piero-Angela-Ilvero-nemico-della-cultura-non-e-lo-share-ma-la-noia_313178612396.html
147
Conclusões
Este estudo teve por finalidade, oferecer um breve e amplo panorama
da história da televisão - dando maior ênfase à televisão educativa- do
seu nascer pública na Europa e comercial nas Americas. Como vimos no
primeiro capítulo, a televisão foi o resultado de várias ideias brilhantes,
provenientes de várias partes do mundo que contribuiram ao seu
nascimento com varias invenções, fazendo assim da televisão uma
invenção plural e internacional.
No Brasil, a televisão se desenvolveu em um sistema capitalista, nasceu
privada, sob um regime de outorgas de concessões governamentais,
enquanto que na Itália formou-se desde o início com o conceito de
televisão pública e de estado.
Neste trabalho procurou-se olhar para o bom do passado, mas também
para o futuro, repercorrendo a história de programas educativos de
relevo na Itália e no Brasil, que contribuiram a diminuir o número de
analfabetos no pós-guerra, como no caso do programa “Non è mai
troppo tardi”, assim como a levar a educação em ângulos remotos e sem
infraestrutura, como no caso de “Telecurso”,
contribuindo assim a
La citazione è stata tratta da: MANZI, Alberto, “Leggere e scrivere, che bella TV!” consultabile
in: http://www.centroalbertomanzi.it/se-upload/zaniboni.pdf
171
148
diminuir o desnivel educativo e fazendo com que muitas pessoas
retomassem os estudos. É
impossível não olhar para passado da
televisão educativa com uma certa tristeza e sem nos perguntarmos
como e por que degeneramos tanto ao invés de melhorar. O objetivo
desse trabalho, é exatamente uma reflexão que nos ajude a olhar para o
passado como uma fonte de riqueza e inspiração para progetar o nosso
futuro. Atualmente temos a BBC como exemplo de umas das melhores
televisões públicas do mundo, está nos demonstra, sim, que é possivel
ter um serviço público de qualidade, sem que seja necessário recorrer a
privatizações, porque através de programas televisivos de qualidade o
estado pode lucrar por meio da exportação de formatos televisivos de
alto nível.
A televisão vem passando por mudanças muito profundas. Desde a sua
primeira aparição ela se renovou e continua se renovando. Ficou
colorida, melhorou a resolução e o tamanho das telas, deixou de ser uma
extensão do radio e criou a sua propria linguagem e futuramente serà
interativa , graças a conexão
com a internet -
teremos assim as
chamadas connected tv. A dimensão do tempo já não é a mesma de anos
atrás, podemos aprender e aprendemos nos mais variados espaços e
horários, uma demonstração disso é a chegada de conteúdos on demand,
149
que permitem ao telespectador de escolher e determinar quando, onde
(celular, televisão, tablet, computador ecc.) e a que hora assistir um
determinado programa televisivo.
Professores, alunos e produtores televisivos estão sendo, a cada dia que
passa, desafiados a encontrar novos modelos, e novas formas de ensinar,
e o mesmo acontece com a televisão educativa, que deixou de ser, como
acontececia nos seus primeiros anos,
uma tentativa de substituir a
escola, para se tornar um apoio para a escola, ou seja, ela deixou de ser
“substitutiva” da escola para ser “integrativa”.
Na sociedade do seculo XXI a escola já nao é mais o único espaço em
que se promove a educação, a escola precisa e deve estar inserida no
atual contexto social, onde a transmissão do saber não acontece somente
de forma linear e estática, mas sim de maneira fragmentada, descontinua
e permanente, e com isso garantindo uma educação de qualidade e que
se prolongue ao longo da vida (lifelong learning). Tanto a escola
quanto a televisão deverão assumir de fato as proprias responsabilidades
sociais. Estas devem formar cidadões com um forte senso crítico,
inteligentes e autônomos, que tenham condições de aprender tanto em
150
situações formais172 como informais. E a tal fim, no segundo capítulo
foram tratadas varias maneiras com as quais é possível ensinar e
aprender, fazendo uso das tecnologias de informação e comunicação
(TIC), dando uma maior atençao à televisão e a internet. Foi possível
assim concluir que de todas as midias hoje existentes , graças a variedade
de interfaces, a interatividade e ao poder de sedução e identificação que
exerce sobre os indivíduos de uma determinada sociedade, atualmente a
televisão è a que melhor se presta para a veiculação de conteúdos
educativos, porque graças à sua linguagem onivora, criativa e lúdica ela
consegue transformar matérias escolares difíceis em compreensiveis,
tornando dinâmico e interessante o processo de aprendizagem,
abrangendo um numero enorme de indivíduos das mais diferentes
classes sociais e culturais, enfim a televisão ensina de forma divertida e
fascinante... E a esse respeito, segundo uma pesquisa 173 realizada em
2010 pela TNS , a televisão aparece como a primeira fonte de
informação para 68% dos jovens brasileiros, seguida da internet com
20% e do rádio com 4% .
O professor enquanto mediador de
Ou seja tudo o que se aprende nas tradicionais instituicoes educativas, como a escola , a
faculdade ecc. Situacoes de informalidade, tudo o que se aprende de maneira espontanea
durante o cotidiano, no curso do ciclo da vida ,ou seja no contexto de trabalho, de amizade,
do tempo livree cc.
172
Fonte : http://www.portaldapropaganda.com.br/portal/propaganda/24276-tv-e-oprincipal-canal-de-informacao-dos-jovens-revela-estudo-da-tns-research-international173
151
aprendizagens deve estar a par da evolução tecnologica para poder
intervir e fomentar nos alunos o desejo de aprender. O desafio é grande
mas se professores e alunos se unem, e demonstram ter vontade é
possível vencer as barreiras e as dificuldades iniciais.
Hoje, urge que se faça uma reforma e uma reavaliação das metodologias
tradicionais escolares e do modo de fazer televisão, visando à exploração
das televisão e da internet, das TICS (tecnologias de informaçao e
comunicao) como um todo, para incrementar e enriquecer a didática
tradicional. E’ importante motivar os alunos à ler por prazer, a saber
olhar e sobretudo a aprender a fazer também sozinho, a ser autonomo,
pois só assim é possivel continuar aprendendo ao longo de todo o curso
da vida, coisa que a nossa sociedade e o mercado de trabalho nos exigem
cada vez mais. A enorme velocidade com que as tecnologias se renovam
e mudam tem provocado um entorpecimento nos educadores, fazendo
com que esses fiquem paralisados sem saber qual direção seguir. A
televisão educativa, cresceu bastante nos últimos anos, tanto no cenário
italiano quanto no brasileiro, mas a sua contribuição à educaçao serà
realmente efetiva somente quando os cidadões tomarem consciência e
usarem o proprio poder, através do controle remoto, para fazer valer a
propria opinião. Infelizmente hoje em dia a contribuição dada pela
152
televisão educativa à educação ainda è baixa e insignificante, visto que a
maioria do seu público ainda continua sendo formado por uma faixa
cultural elevada, por isso o caminho a ser percorrido ainda è longo e
difícil , mas para que as TIC sejam incluidas na aprendizagem continua e
ao longo da vida dos cidadaos
è de fundamental importância a
participação e colaboração dos professores, dos governos, das mídias e
dos alunos.
No terceiro capítulo, vimos vários programas educativos, realizados
tanto no Brasil quanto na Itália, alguns transmitidos no passado, mas
tambem descobrimos varios programas educativos atuais, que são
interessantissimos e riquissimos, mas que infelizmente ainda conquistam
somente uma pequena parte da população. Vimos também que quando
os programas educativos são de qualidade eles podem vencer a
competição do IBOPE, vencendo com uma alta audiência atè mesmo as
tão seguidas partidas de futebol, como aconteceu no caso do programa
“Superquark”174. Isso demonstra que a cultura e a educação podem, sim,
conquistar o grande público. 175 Foram analizados diferentes aspectos
174
“Super Quark: La scienza batte anche il calcio in TV”, consultabile in
http://www.gravita-zero.org/2011/07/superquark-la-scienza-batte-anche-il.html
153
relacionados à experiencia de varios canais televisivos, a partir dos
seguintes pontos: modelo de gestão, modelo de financiamento, algumas
grades de programação, vinculos com as esferas politicas do Estado, e o
processo de concessão de outorga .
No quarto capítulo, muito modestamente, tentamos traçar como será ou
deverá ser a televisão educativa do futuro, demonstrando que é
importante que as televisões publicas continuem a existir, porque
somente assim è possivel “salvar” o país de um consumismo exagerato e
de uma total perda dos valores humanos, como a ètica, a educação e o
bom senso. È um dever do Estado tutelar pela educação e de
consequencia, a televisão, porque essa é responsavel pela formação de
uma identidade nacional e cultural de um país. A televisão educa,
informa e diverte.
A utilização da televisão
para fins educacionais, é viável, somente
mediante propostas que sejam bem organizadas, e planejadas de maneira
a introduzir os programas televisivos na escola e se existe um apoio do
governo do país para difundir, divulgar e tutelar
os canais de tv
educativos.Cabe ao professor ensinar as pessoas a refletirem, a
questionarem , a compararem e a analisarem o conteúdo mostrado pela
televisão . O professor é mediador e deve contribuir para a formação de
154
cidadãos criticos e reflexivos nesta sociedade capitalista ao extremo onde
a formação è voltada somente para as aparências. A partir desta pesquisa
foi possível comprender a quem interessa ter uma televisão educativa de
qualidade, e quais as mudaças que ela pode propocionar a uma
comunidade.
Tem –se consciência do desafio enorme desta proposta, de reinventar a
televisão, e a educação, tanto pelo nível de reflexão que exige, quanto
pelas rupturas que promove com a prática educativa tradicional, que se
baseia na reprodução mnemônica de conhecimentos e na autoridade do
docente. Mas è oportuno aproveitar a chegada do digital, das televisões
connected tv e 3D para experimentar, pois somente tentando e
experimentando novas formas de ensinar e de fazer tv, è possivel chegar
à meta, que é ter uma televisão de qualidade, que eduque,
independentemente de ser generalista, tematica, gratuita, a pagamento,
pública ou privada.
Conclui-se assim que, o uso da Tv e da Internet, pode suscitar novos
modos de ensinar em sala de aula . Em um mundo em constantante
movimento onde prenomina o domínio das tecnologias e a transmissão
veloz de informação, è oportuno que a cultura e a educação estejam ao
alcance de todos e de forma que não hajam discriminações.
155
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