La Televisione Educativa: progetti educativi multimediali ed
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La Televisione Educativa: progetti educativi multimediali ed
1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA DIPARTIMENTO DI ISTITUZIONE LINGUISTICOLETTERARIO, COMUNICAZIONALE E STORICO GIURIDICO DELL’EUROPA DISTU Corso di laurea in Lingue e letterature straniere Classe XI Tesi di laurea di I livello La Televisione Educativa: progetti educativi multimediali ed educazione permanente Candidata Miranda Gabriela Matr. 663 Relatore Prof. Gino Roncaglia Anno accademico: 2012/2013 2 INDICE Introduzione __________________________ p.04 1. La nascita della Televisione 1.1 Le origini della televisione: un invenzione plurale e internazionale ___________ p.05 1.2 Breve storia della televisione italiana _ p.18 1.3 Breve storia della televisione brasiliana______________________ p.31 2. L’insegnamento attraverso la tv 2.1 Tre maniere diverse di fare programmi educativi: televised-education approach, broad-cast-production e video-instrumented teaching approach ____________ p.41 2.2 La tecnologia e l’educazione________ p.45 2.3 Internet: le sue potenzialità e i suoi pericoli________________________ p.49 2.4 Lifelong learning ________________ p.62 3. Programmi educativi televisivi in Italia e in Brasile 3.1 Telescuola _____________________ p.69 3.2 Il professor Alberto Manzi e il suo contributo all’educazione __________ p.75 3 3.3 L’ affascinante “famiglia” Piero Angela________________________p.91 3.4 Progetti recenti: Rai Educational e le sue figlie: Rai Scuola e Rai Storia ______ p.101 3.5 Alcuni canali brasiliani dedicati all’educazione: TV Escola, TV Cultura, TV Brasil ecc.______________________ p.111 3.6 Il sistema scolastico brasiliano ______ p.124 3.7 Un progetto educativo brasiliano: Telecurso______________________ p.126 4. La televisione Educativa del futuro 4.1 C’è ancora necessità di mantenere una televisione pubblica?____________ p.131 4.2 La TV fatta dai telespettatori______ p.138 4.3 Alcune caratteristiche che dovrebbe avere la TV educativa del futuro._________ p.141 5. Conclusioni (in portoghese) ___________ p.147 6. Bibliografia ________________________ p.155 7. Sitografia __________________________ p.157 4 Introduzione L’obiettivo di questa tesi è quello di proporre un’analisi della televisione come media educativo; quindi verrà rivolta particolare attenzione a programmi educativi trasmessi in Italia e in Brasile dalla nascita del mezzo fino ai nostri giorni. L’intenzione è quella di cercare di descrivere una televisione che si metta al servizio dei cittadini, essendo essa un servizio pubblico, pagato dalla collettività, con il dovere di essere di qualità, di informare con imparzialità, di essere educativa e di formare cittadini con un forte senso critico che siano in grado di scegliere in maniera autonoma e cosciente, il meglio per il loro sviluppo umano. In questa tesi verrà presentata in maniera molto sintetica la storia della televisione, verranno descritti problemi e metodi della televisione educativa, si parlerà delle potenzialità e dei pericoli di internet; inoltre, si cercherà di tracciare un panorama su come dovrebbe essere la televisione educativa del futuro, che dovrà puntare ad educare in maniera permanente i cittadini, senza mai perdere di vista le funzioni del mezzo: informare, intrattenere ed educare. 5 1. La Nascita della Televisione 1.1 Le origini della Televisione: un invenzione plurale e internazionale Non si può dire che la televisione abbia un unico padre: essa è il frutto di varie tecnologie messe insieme, di varie menti brillanti. Alla nascita della televisione hanno contribuito decine e decine di scienziati, tecnici, accademici e inventori più o meno noti, sparsi in tutto il globo terrestre. La storia delle origini della tv è un progetto collettivo. L’invenzione della tv, dunque, è tema controverso: gli Stati Uniti e la Gran Bretagna si sono disputati la sua paternità. La storia e lo sviluppo della televisione sono legate a grandi scoperte nell’area della scienza fatte tra il XIX e XX secolo. Sin dagli albori del XIX secolo, scienziati e ricercatori hanno lavorato molto per cercare di realizzare delle trasmissioni di immagini a distanza. Una scoperta molto importante fu quella fatta da Joseph May, che si accorse che il selenio, se esposto alla luce, consentiva di trasformare l’energia luminosa in energia elettrica. Si può dire che la spinta iniziale per gli studiosi che verranno dopo, fu data dallo studioso tedesco Paul Gottlieb Nipkow, che ebbe la brillante idea 6 di scomporre l’immagine in diversi punti, che poi sarebbero stati trasformati in impulsi elettrici grazie ad una cellula fotoelettrica e inviati via cavo; egli concepì anche un metodo pratico per effettuare la scansione delle immagini in pixel, operazione alla base di tutti i sistemi televisivi. Nipkow inoltre ha il merito di aver brevettato il primo sistema di ripresa e trasmissione a distanza di immagini, il disco di Nipkow.1 1 Nella prima figura si può osservare il disco di Nipkow, mentre nella seconda immagine si vede uno schema del suo funzionamento. 7 Nel 1880 egli realizzò un disco rotante con fori equidistanti in una figura a forma di spirale: mentre il disco girava, una porzione sempre diversa di una data immagine appariva dai fori; qualche metro più in là, un altro disco collegato con una cinghia si muoveva in sincronia con il primo, regolando la quantità di luce che filtrava e veniva a cadere su uno schermo di selenio fotosensibile. Il segnale trasmesso agiva, all’arrivo, sull’accensione di un tubo al neon posto dietro al secondo disco, in modo che la luce modulata in intensità fosse vista solo attraverso la successione dei fori, dando vita cosi all’immagine. Fu proprio grazie a questa fantastica invenzione che possiamo e dobbiamo considerare Nipkow uno dei padri della televisione. Il suo “disco” venne poi ripreso e migliorato da altri scienziati. Il disco di Nipkow rappresenta un elemento chiave nella storia della tv elettromeccanica ed è alla base di tanti altri prototipi sviluppati fino alla metà degli anni Trenta; dopo questa data la televisione diventerà totalmente elettronica. Il dispositivo inventato da Nipkow purtroppo non venne utilizzato fino a quando l’ingegnere scozzese John Logie Baird,2 2 Baird fu un inventore prolifico, lavorò a lungo nel campo della registrazione delle immagini, della televisione a colori, della televisione televisione a raggi infrarossi ad alta risoluzione. La 8 riprese l’idea e sviluppò un apparecchio chiamato radiovision. Grazie alle nuove tecnologie e ai progressi fatti nel campo della scienza, egli riuscì a trasmettere le immagini a distanza usando le onde radio, e mandò in onda tre spettacoli al giorno per tre settimane. Ovviamente, all’epoca l’audience non era ampia ed era composta prevalentemente da ingegneri elettrici e da eccentrici ricconi che in quegli anni erano le uniche persone che potevano permettersi di acquistare questi costosissimi prototipi di televisori. Il termine “televisione”3 venne utilizzato per la prima volta in Gran-Bretagna proprio da Bard, nel gennaio del 1926 e fu grazie a lui che la Gran Bretagna riuscì a conquistare un posto di leadership nella nuova tecnologia. Nel 1929 l’ente radiofonico inglese BBC 4 mandò in onda la prima trasmissione televisiva. La tecnologia elettromeccanica purtroppo aveva ancora molti limiti, la risoluzione era molto scarsa ed era impossibile aumentare le dimensioni dello schermo, le immagini erano sfuocate, e lo sfarfallio dava fastidio agli occhi. L’apparecchiatura necessaria era grossolana, pesante e rumorosa. Per tutte queste problematiche la tecnica società da lui fondata fu sul mercato per molti anni, producendo inizialmente apparecchi televisivi elettromeccanici, ma in seguito anche elettronici. 3 Parola entrata in uso in Italia, su modello dell'inglese television, coniata dal prefisso greco tele, "a distanza", e dal latino video, "vedere". Abbreviato TV. 4 È l’acronimo di British Broadcasting Corporation, anche informalmente chiamata dai britannici auntie – zietta, ma molto più spesso Beeb, soprattutto sui quotidiani e sui tabloid britannici. Fu fondata il 18 ottobre 1922. http://it.wikipedia.org/wiki/BBC 9 elettromeccanica si è resa presto obsoleta, ma è bene ricordare che è stata molto utile per preparare il terreno alla televisione a scansione elettronica dell’immagine. Era necessario fare un bel passo in avanti, verso la tecnologia elettronica. Un’altra intuizione si deve agli inventori, Vladimir Cosma Zworykin e Philo Taylor Farnsworth.5 Il primo per molti storici e scienziati è considerato il padre della televisione, ma come già si è detto nelle prime righe di questo capitolo, le origini della televisione non sono del tutto chiare e non sarebbe corretto attribuire la paternità della televisione ad un’unica persona. Le diverse caratteristiche di questi due personaggi sembrano fatte apposta per alimentare le polemiche: Farnsworth è l’archetipo dell’inventore geniale, povero, tenace, sempre in lotta contro l’incomprensione dei suoi contemporanei, costretto a difendere le sue idee dalla prevaricazione delle grosse compagnie, mentre Zworykin, nonostante la sua condizione di immigrato negli Usa, è un simbolo dello strapotere del denaro e delle grosse società. Molti non gli perdonano la Un video interessante in cui Farnsworth racconta di aver inventato la televisione. http://www.youtube.com/watch?v=pKM4MNrB25o 5 10 sua amicizia con David Sarnoff6 (anche lui russo, potente manager), che è stato a capo della RCA:7 l’azienda che ha per prima diffuso l’idea di apparecchio televisivo rivolto ad un gran numero di persone, producendo televisori su scala industriale e abbassando i prezzi in modo da renderli accessibili a una buona parte della popolazione americana. Zworykin realizzò nel 1931 l’iconoscopio (cioè l’occhio di una telecamera elettronica), che fu fondamentale per lo sviluppo delle telecamere da ripresa televisiva, e che funzionava totalmente in modo elettronico. È però stato il giovane inventore americano Farnsworth a realizzare nel 1927 il primo sistema completamente elettronico di scansione e riproduzione di immagini in movimento; alcuni anni dopo è stato ancora lui a dimostrare le potenzialità di un sistema televisivo a 220 righe, consistente di 30 immagini al secondo. Zworykin aveva visitato il laboratorio di Farnsworth nel 1930, in vista di un possibile accordo con la RCA; è quindi possibile che abbia tratto ispirazione dal lavoro di Farnsworth per la realizzazione del suo iconoscopio, che aveva funzioni analoghe, ma era comunque abbastanza Nato in Russia nel 1891, emigra giovanissimo negli Stati Uniti dove inizia come fattorino alla Marconi Company una carriera che lo porterà ad essere, per un cinquantennio, il dominatore indiscusso del mercato radiofonico americano, dapprima a capo della RCA ed in seguito della NBC. Fu il presidente del consiglio di amministrazione della RCA dal 1947, dove rimasse sino alla morte, nel 1971. 7 È l’acronimo di Radio Corporation of America (RCA), una ditta statunitense di elettronica, nonché notissima casa discografica, il cui marchio è ora posseduto da Sony e Thomson. 6 11 diverso dall’analogo dispositivo di Farnsworth brevettato più tardi con il nome di image dissector. Farnsworth ne aveva concepito la prima idea all’età di 14 anni mentre leggeva una rivista di fantascienza, e stupì i suoi insegnanti quando ancora ragazzo disegnò su una lavagna lo schema di funzionamento di un’apparecchiatura che era già una vera e propria tv elettronica. In esso venivano raccolti gli elettroni emessi da una superficie fotosensibile all’ossido di cesio, sulla quale veniva focalizzata l’immagine da riprendere. Verso il 1930 Farnsworth aveva depositato una serie di brevetti relativi ai componenti principali del suo sistema televisivo, ma un verdetto negativo della FCC 8 gli impedì di iniziare delle trasmissioni regolari. Depresso a causa di alcune vicende familiari, si riprese nel 1934, dopo un accordo con l’azienda Philco (una produttrice di radioricevitori concorrente della RCA) che gli diede la possibilità di dimostrare il suo sistema, trasmettendo piccoli eventi locali nella zona di Philadelphia, dove pochissimi possedevano gli apparecchi televisivi. Ma purtroppo non riuscì a far decollare la sua impresa. Sulla questione dei brevetti iniziò una vera guerra legale con la grande compagnia radiofonica RCA, che egli accusava di avergli rubato le idee, dopo avergli fatto alcune 8 Federal Commission on Communications 12 proposte di collaborazione. Alla fine la RCA fu obbligata a riconoscergli una grossa somma di denaro, ma ciò non ha impedito che la RCA entrasse pesantemente nel business della televisione, trasformandosi nel giro di pochi anni, con la sua forza tecnica ed economica, in un colosso industriale, il cui ruolo esplose nel dopoguerra. La diffusione sociale vera e propria della televisione cominciò solo nel dopoguerra, a partire dagli Stati Uniti, ma già poco prima della guerra abbiamo esempi di una certa diffusione di questi apparecchi. Per esempio il fatto che la BBC trasmettesse una programmazione regolare già dal novembre del 1936 con un sistema elettronico, che all’ epoca veniva definito ad alta definizione per distinguersi da quello precedente di tipo elettromeccanico. Per quanto riguarda gli Stati Uniti d’America, ricordiamo che la RCA era anche proprietaria della catena radiofonica NBC. Nel 1939 durante una fiera svoltasi a Flusing Meadows,9 la RCA presentò l’ultima meraviglia delle meraviglie di quel secolo, la tv. Questa “tv” era praticamente una telecamera, montata su una struttura molto ingombrante, una sorta di gru che venne installata vicino al palco È un parco pubblico ubicato nel Queens settentrionale, a New York, Stati Uniti, è il secondo parco più grande della città di New York (dopo Pelham Bay Park nel Bronx), fu creato come sito della Fiera mondiale di New York del 1939-1940 ed ospitò anche l'edizione del 1964-1965 (informazioni tratte da Wikipedia). 9 13 in cui quel giorno dovevano parlare il sindaco di New York e il presidente degli Stati Uniti. Quel giorno i televisori accesi nell’area metropolitana di New York non potevano essere più di 200, gran parte posseduti dagli stessi dirigenti della NBC, ma tutti coloro che videro le inquadrature del sindaco Fiorello La Guardia e del presidente Franklin Delano Roosevelt rimasero affascinati e impressionati dalla nitidezza di quelle immagini. Quel giorno David Sarnoff rilasciò una dichiarazione entusiastica ai giornalisti, in cui definiva quella invenzione come rivoluzionaria. Oggi sono passati più di 70 anni da quel lontano 30 aprile 1939 e si può affermare che Sarnoff aveva ragione: pochissime innovazioni tecnologiche hanno provocato cambiamenti così forti e importanti in cosi poco tempo come la televisione e le altre tecnologie di informazioni e comunicazioni10(TIC) come la radio, internet e la tv. Nuovi modi di pensare e di comunicare vengono elaborati ogni giorno nel mondo delle telecomunicazioni e dell’informatica, e uno dei settori in cui il cambiamento è maggiore è proprio quello dell’educazione, su cui ci soffermeremo più avanti. Uno dei primi programmi diffusi in quegli anni aveva come protagonista il simpatico gatto Felix. Partendo da questo cartone animato possiamo Con il termine TIC si intende tutte le Tecnologie di Informazione e Comunicazione; sono considerate TIC la radio, la televisione, la rete internet, i telefonini, i computer. 10 14 avere una piccola idea di quanto sia evoluta la tecnologia e la qualità delle immagini in un spazio breve di tempo. L’imagine di Felix nel 1928 era ottenuta usando solo 60 righe di scansione, diventate in seguito 120 e poi 240; già nel 1937 si effettuavano trasmissioni a 441 righe. In soli dieci anni la tecnologia si era evoluta moltissimo, tanto da avvicinare gli standard attuali, che prevedono 525 linee negli USA e 625 in Europa. Ci rendiamo conto attraverso l’immagine di questo simpaticissimo gatto di quanto la tecnologia abbia fatto passi importanti nel periodo che va dal 1928 al 1944. In Gran-Bretagna il due novembre 1936 veniva inaugurata la prima trasmissione televisiva quotidiana della BBC; fu così che il Regno Unito divenne il primo paese al mondo con una programmazione regolare. 15 Come si può facilmente immaginare, la prima trasmissione fu seguita da pochissimi londinesi, che potevano permettersi quei 10 pollici di schermo che costava come un’automobile. Ma il primo settembre 1939, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, la tv britannica si spense per essere riaccesa solo il 7 giugno del 1946, con la fine della guerra. Negli Stati uniti, intanto, dopo la presentazione della tv nel 1939, la RCA avviò una programmazione regolare di dieci ore a settimana, che comprendeva soprattutto film ed eventi sportivi. Nel 1941, sempre negli USA, vennero approvate le licenze per le prime tv commerciali a tempo pieno e come conseguenza nello stesso anno venne trasmesso dalla stazione della NBC11 a New York, il primo spot pubblicitario della storia della televisione mondiale, nel quale veniva inquadrato un orologio Bulowa. Lo scoppio della seconda guerra mondiale ebbe due conseguenze principali sul nascente business televisivo: la prima fu il blocco nell’avvio di molte nuove stazioni (e la sospensione delle trasmissioni per alcune stazioni già avviate); la seconda fu che molti scienziati si dedicarono alla ricerca militare, studiando soprattutto l’elettronica delle alte frequenze. Questo loro lavoro contribuì in maniera significativa a migliorare la 11 Si tratta dell’acronimo di National Broadcasting Company. 16 tecnologia del radar, progresso che a sua volta avrà effetti positivi sulla televisione. Le linee di produzione venero riconvertite per poter costruire apparecchi di ricezione a valvole, e nell’immediato dopoguerra molti militari esperti nelle operazioni radar trovarono un nuovo posto di lavoro grazie alle conoscenze acquisite in tempi di guerra nel campo dell’elettronica. Cosa trasmettevano alla tv in quegli anni? La programmazione era in gran parte sportiva; per esempio negli Usa, nel 1947 circa il 60% delle trasmissioni riguardava lo sport (pugilato, calcio, baseball). Nonostante la modesta audience 12 , il 1947 può essere considerato come l’anno di nascita della tv popolare americana. I televisori di questo periodo assomigliavano a una vecchia radio da tavolo con un piccolo schermo in mezzo, e sarà solo verso il 1950 che compariranno apparecchi dall’aspetto a noi più familiare: rettangolari e con circa 20 pollici di schermo. Secondo le statistiche, fra il 1946 e il 1948 c’è il primo boom dei televisori nelle case americane: gli apparecchi televisivi passarono da 8000 a 172.000. L'audience è il numero di spettatori o ascoltatori che hanno seguito una certa trasmissione televisiva o radiofonica o un dato messaggio pubblicitario in una determinata fascia oraria. Il termine è anglosassone di origine latina (dal latino audire, "ascoltare"). In Italia, Auditel è la società responsabile di misurare l’audience dei programmi televisivi. (fonte: Wikipedia) 12 17 In sintesi sono quattro i periodi fondamentali nella fase pionieristica della televisione: tra il 1870 e 1890 si inizia a lavorare sulla trasmissione di immagini a distanza come una tecnologia a sé stante, mentre contemporaneamente procedeva lo sviluppo del cinema e del telefono. Negli anni che vanno dal 1920 al 1935 la sperimentazione conobbe un accelerazione grazie alla crescita della radiofonia. Nel periodo compreso tra il 1935 e la seconda guerra mondiale nacquero i primi servizi di diffusione televisiva pubblici e privati nel mondo anglosassone, ma il boom vero e proprio dell’industria televisiva avvenne soltanto con la fine del conflitto, con la conseguente affermazione dello show business americano. Dal 1950 in poi molti altri paesi avviarono ufficialmente i loro servizi televisivi; fra gli altri il Brasile nel 1950 e l’Italia quattro anni più tardi. Nei decenni degli anni settanta, in tutto il mondo si assiste alla diffusione delle trasmissioni a colori, anche se negli anni 40 c’era già stato qualche tentativo di trasmettere immagini a colori. Tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80, la tv a colori era diventata già abbastanza popolare in molti paesi. Con il passare degli anni la televisione ha consciuto notevoli miglioramenti, sono nati moltissimi canali televisivi, gli schermi sono aumentati sempre più di dimensioni e sono diventati sempre più 18 sottili. Dal sistema analogico al digitale terrestre, dal bianco e nero al fullhd la tv non ha mai smesso di reinventarsi. La televisione digitale, che è stata introdotta da poco in Italia, ha apportato molti miglioramenti. Grazie alle trasmissioni via satellite, le interferenze che erano preesenti nel sistema analogico son drasticamente ridotte e l’audio è migliorato moltissimo; l’immagine è indubbiamente assai più definita, possiamo avere addirittura 1080 linee di risoluzione, cioè una qualità inimmaginabile se pensiamo a quando il cartone animato del gatto Felix sfruttava solo 60 linee. È molto importante tener presente che sin dagli inizi la televisione pubblica europea si è differenziata radicalmente rispetto a quella commerciale americana: in America l’affare era nelle mani di grandi aziende private, invece, in Europa l’impegno dello Stato si fece sentire subito nel mondo televisivo. 1.2 Breve Storia della Televisione Italiana La popolazione italiana venne a contatto per la prima volta con la televisione nel 1954. Il 3 gennaio, in coicidenza con le prime trasmissioni televisive, dalla RAI (Radio Audizioni Italiane, erede dell’EIAR di epoca 19 fascista) nasceva l’emittente Rai – Radiotelevisione italiana, una società pubblica controllata dallo Stato. L’Italia era un paese molto povero, le condizioni igieniche erano precarie, il tasso di analfabetismo superava il 50% e per gran parte della popolazione il principale mezzo di trasporto era il treno; gli italiani praticamente non uscivano dal paese, tanto che il viaggio di nozze e la chiamata al servizio di leva erano per molti le uniche occasioni per spostarsi dalle loro città. In questo contesto storico-sociale, quindi, avere un televisore a casa era un lusso ed erano in pochissimi a poterselo permettere. In quel periodo il divario tra un buono stipendio statale, che non superava le 80.000 lire, ed il costo di un televisore, che superava le 215.000 lire, riesce a rendere il senso della difficoltà per la classe medio-bassa di procurarsi questo mezzo di comunicazione. La televisione divenne popolare grazie ai punti di incontro, come i bar e le osterie, in cui il televisore veniva posto su una sorta di sgabello con dei cartelli intimidatori del tipo: “non toccate il televisore” e “consumazione obbligatoria”. Nei paesi di provincia era possibile assistere a dei programmi televisivi anche nelle latterie, dove potevano sostare anche chi non aveva raggiunto la maggiore età, che all’epoca era stabilita ai 21 anni. Il televisore aveva assunto pertanto un ruolo sociale 20 importantissimo, ma soltanto pochi intellettuali si accorsero delle sue potenzialità di socializzazione; tra essi Piero Dallamano, 13 che a tale proposito riferisce: “Il fatto è che in Italia il possesso di un apparecchio televisivo esorbita dai confini di una sola famiglia; è proprietà ed uso estendibile non tanto ai parenti ed agli amici, quanto agli inquilini del piano di sopra e di sotto fino a coinvolgere l’intero caseggiato; nelle sere estive in quei grandi palazzoni multiformi di periferia che allevano balconcini e terrazze in ordinata monotonia è facile accorgersi dell’importanza sociale che viene ad assumere il possesso di un televisore”. 14 15 Moltissimi intellettuali dell’epoca guardavano con ostilità e disprezzo il nuovo mezzo comunicativo, credevano infatti che la televisione avrebbe ucciso la cultura, la conversazione, la lettura, le vecchie abitudini della P.Dallamano, Il Televisore, “il contemporaneo”,p.36, 1955. Anni 50, persone che guardano la tv al bar. Fig. tratta da http://www.musicameccanica.it/giangili.htm 15 Una famiglia degli anni 50 che guarda la tv in salotto. Fig. tratta da: http://www.lastampa.it/2013/07/20/blogs/obliqua-mente/la-tv-da-salotto-e-mortaquella-nuova-risorge-da-internet-pwHpM9fVge3Ppw2CUU7dpJ/pagina.html 13 14 21 vita sociale. Ma tale fatto non corrispose alla verità, dato che, alla prova della storia, come tutte le cose anche la tv ha avuto un lato positivo ed un lato negativo. Tutto dipende infatti dal modo in cui la si utilizza e la si gestisce per se stesso e per gli altri. La televisione venne incolpata di aver cancellato le buone abitudini delle famiglie italiane. In realtà, al massimo ha fatto solo emergere che in alcune case non esistevano nemmeno prima quelle che sono considerate delle buone abitudini. La televisione infatti ha solo colmato un vuoto già esistente nei nuclei familiari, dove non si leggeva, o si leggeva poco e male: dove quindi in sintesi non esistevano stimoli culturali. La Rai - o meglio l’EIAR - fece i suoi primi esperimenti di trasmissione televisiva nel 1933, ma senza nessuna diffusione pubblica16. Prima della diffusione della televisione le uniche fonti di informazione di massa erano la radio, il cinema e i giornali. La Rai degli anni ’50 e ’60 è un’entità controllata dal potere esecutivo e di fatto da alcuni partiti politici. Sin dagli inizi per la Rai e per suoi primi dirigenti, la preoccupazione più grande fu quella di usare il nuovo mezzo con funzioni di promozione culturale in modo da rendere la TV uno strumento di crescita sociale. Sulla sua storia cfr: CLAUDIO FERETTI, UMBERTO BROCCOLI, BARBARA SCARAMUCCI “Mamma Rai. Storia e storie del servizio pubblico radiotelevisivo”, ed. Mondadori Education, Le Monnier Universita'. 16 22 A livello culturale c’era una forte arretratezza, tanto che solo un quinto della popolazione parlava correttamente l’italiano. Per la maggior parte degli italiani il dialetto era l’unico idioma conosciuto. L’Italia era divisa linguisticamente, culturalmente ed economicamente. In questa primissima fase la televisione italiana è caratterizzata soprattutto da trasmissioni spettacolari importate dall’America, che venivano adattate e rielaborate per il pubblico italiano. Nei primi anni di esistenza del mezzo televisivo, la stessa Rai non sapeva bene come si potessero realizzare i programmi televisivi. Gran parte dei programmi erano divulgativi, ma non essendoci in Italia una cultura di massa ed un livello di scolarizzazione adeguato su cui basarsi, le scelte si volsero verso un modello di alto livello cioè di élite, in modo che la TV finì per proporre delle trasmissioni troppo accademiche, creando cosi un limite nella comunicazione che non riusciva a raggiungere la maggioranza della popolazione la quale finiva per non capire compiutamente i messaggi proposti. Nel 1956, si diffuse un orientamento opposto: la televisione cercò di scendere a livello della popolazione comune. La televisione si trasformò ed iniziò il suo faticoso processo di modernizzazione, attraverso il quale contribuì in maniera fondamentale alla crescita ed alla ripresa del paese 23 dopo la guerra. La televisione affrontava in tal modo un compito arduo, in cui erano già fallite la radio, la scuola e la stampa: creare cioè un linguaggio comune e un’identità della nazione, un “sentirsi italiani” che fosse comune a tutti gli abitanti della penisola. Per fare ciò la TV si impegnò nella lotta all’analfabetismo in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione, con programmi educativi e culturali come “Telescuola” o “Non è mai troppo tardi”, che andò in onda per la prima volta nel 196017. La televisione ha in tal modo contribuito in maniera significativa alla crescita culturale della società italiana e all’unificazione delle enormi varietà dialettali in una sola lingua nazionale: l’italiano. Dopo queste prime trasmissioni, che avevano uno scopo chiaramente didattico e istruttivo e che si proponevano sostanzialmente come strumento di formazione curricolare e formale, la Rai andò verso una TV integrativa, in cui la televisione non cercava di più di sostituire la scuola, ma di affiancarsi a quest’ultima, attraverso una forte collaborazione con le istituzioni statali, in modo da costituire un elemento complementare di educazione. 17 Ne parleremo in dettaglio nel terzo capitolo. 24 Inizialmente i programmi duravano poco e la pubblicità non esisteva; una situazione che durò fino alla nascita di “Carosello”18 nel 1957. A partire da quell’anno furono inseriti degli spot nel corso del programma, ma lo spettacolo prevaleva comunque sulla pubblicità. Sette anni dopo, nel 1961, nacque il secondo canale, Rai Due, e più tardi – nel 1979 – Rai Tre. La terza rete realizzò un progetto pedagogico e di divulgazione culturale elevato, osando più della televisione educativa degli anni cinquanta. Su Rai Tre la quota di programmi dedicati allo spettacolo calò dal 51% al 21,8% mentre quella culturale salì dal 21% al 48,8% e quella informativa rimase stabile al 30%. Il primo febbraio 1977 la Rai avviò il sistema di trasmissione a colori, e sempre in quegli anni la novità del telecomando, che ci permise di passare facilmente da un canale al altro, sconvolse il nostro modo di vedere la TV. Da quel giorno in poi lo spettatore si accorgerà sempre di più che è lui che controlla e che fa la televisione. Pian piano lo spettatore passerà da un ruolo passivo a un ruolo attivo. Per approfondimenti cf. “Il grande libro di Carosello. E adesso tutti a nanna…” di Marco Giusti, Editore Frassinelli. Sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Carosello e http://www.mondocarosello.com/html/storia.html 18 25 Negli anni ottanta, con la nascita delle televisioni private e quindi di canali commerciali generalisti e di largo richiamo come canale 5 19 , terminò di fatto il monopolio Rai: un cambiamento importantissimo nella storia della TV italiana, che dovette necessariamente fare i conti con una concorrenza spietata. Il televisore venne trasformato in un’enorme centro commerciale, al cui interno piccole, medie e grandi industrie potevano reclamizzare i loro prodotti. La scelta dei programmi era assai varia; fra gli altri: film, eventi, spettacoli di varietà, telenovelas, giochi, sport, spot pubblicitari ecc. Fu in questo periodo che la preoccupazione didattica e – di fatto – il concetto stesso di servizio pubblico20 vennero meno, dato che l’impresa era tesa al profitto, raggiungibile aumentando il più possibile il numero di ascolti per fare pubblicità. Canale 5 è nato a novembre del 1980. Chiamata all’epoca Telemilano, fu fondata da Silvio Berlusconi. È un canale televisivo generalista: offre una combinazione di intrattenimento, informazione ed eventi sportivi. 19 “Per servizio pubblico radiotelevisivo s'intende un servizio di trasmissioni radiotelevisive, prodotto dallo Stato (attraverso un ente o organizzazione pubblica) o da una impresa concessionaria, che garantisce imparzialità e completezza d'informazione, e la tutela delle varie componenti della società del proprio paese. La radiodiffusione pubblica, inoltre, punta a coltivare la qualità della propria audience attraverso programmi educativi e culturali. Per tale servizio valgono gli stessi principi degli altri servizi pubblici (eguaglianza, continuità e adattamento). Affinché il bacino di utenza sia il più ampio possibile, le trasmissioni di servizio devono essere disponibili su più piattaforme di trasmissione (per esempio digitale terrestre, satellite, cavo o IPTV per la tv; FM, AM o DAB per la radio). Il finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo varia da paese a paese”. Fonte: Wikipedia 20 26 Come si è detto in precedenza, a differenza di quanto avvenne negli Usa, dove la TV nacque come un prodotto commerciale, in Europa essa fu considerata subito un servizio pubblico: il cittadino è tenuto a pagare un abbonamento annuale per usufruire di questo bene comune. I costi per la gestione del servizio erano notevoli, e ciò spiega perché inizialmente nessun privato fosse in grado di sostenerli, in un continente europeo che sentiva ancora le ferite causate dalla guerra. Era diffusa inoltre l’idea che dal momento che le trasmissioni utilizzavano l’etere, che è un bene pubblico, questo non potesse essere concesso a dei privati. Per riassumere a grandi linee, la storia della Rai può essere divisa in 3 periodi: 1. Dal 1954 al 1975 , la Rai detiene il monopolio della televisione italiana ed ha come compito informare, educare e divertire i suoi telespettatori. È un’industria culturale che ha le proprie regole, la TV intende orientare il consumo e non il contrario. Essa produce in maniera autonoma, è una grande fabbrica, con un centro decisionale (Roma nel caso della Rai) e delle filiali sparse in altre città. La TV quindi ha bisogno di personale competente nell’uso della nuova tecnologia. Vennero create quindi delle nuove 27 professionalità, formando il personale necessario al funzionamento del meccanismo televisivo. 2. Dal 1975 fino al 1995, nacque la fase commerciale con nuovi canali e l’apertura a imprenditori privati. La televisione dovette far i conti con un pubblico che ha maggiore possibilità di scelta, e in questa situazione diventa indispensabile conquistare simpatia e seguito del pubblico. La TV si orientò quindi verso l’evasione, e cominciò a fare uso uso di moderne strategie di marketing. Il numero delle ore di programmazione aumentò fino a coprire le 24 ore al giorno, venne avvertita la necessità di reperire mezzi, professionalità e strutture produttive altrove. Si moltiplicò l’uso della diretta e comparvero anche le fiction estere. Sono molti i fattori che resero necessario ripensare e aggiornare il modo di fare televisione: per esempio l’aumento degli apparecchi domestici che in questo periodo incominciarono a moltiplicarsi nelle case degli italiani, in coincidenza con l’aumento dei canali, l’emergere di reti locali e nazionali, la nascita del videoregistratore, del televideo, l’affermarsi del telecomando e della concorrenza fra le reti ecc. Un fattore importante fu anche la nascita di un nuovo linguaggio televisivo. Con la fine del monopolio, Rai la TV iniziò ad essere 28 sempre più autoreferenziale, cioè a parlare sempre meno dal mondo esterno e sempre più di se stessa e del proprio rapporto con il telespettatore. Anche i generi televisivi apparvero meno rigidi, diventarono ibridi e difficili da classificare: un esempio è rappresentato dai reality show, nei quali la realtà si mescola con la fiction. Il rapporto tra emittente e destinatario cambia; la TV non si propone più come l’unica ed assoluta fonte autorevole, ma si offre in maniera più amichevole. Il pubblico viene più spesso chiamato ad interagire con il mezzo, per esempio attraverso le telefonate, attraverso le quali il telespettatore può fare domande ad esperti presenti in studio, ma può anche dare la propria opinione. È l’era dello zapping, in cui la fruizione, richiedendo meno impegno ed attenzione, appare anche più distratta e discontinua. 3. Dal 1995 fino ad oggi il consumo si presenta sempre più personalizzato e specifico. Con l’avvento della TV satellitare a pagamento (ad es. SKY), che rappresenta un’ulteriore concorrenza per la televisione italiana, quest’ultima si vede ancora più spinta a dover ripensare il proprio modello, per non rischiare di rimanere obsoleta o addirittura di scomparire. Ma questa è l’era della multimedialità, caratterizzata da un processo di convergenza e di 29 integrazione fra diversi media (internet, telefonia, televisione, editoria...). Lo scenario sta cambiando rapidamente, infatti aziende come Mediaset sono entrate anche nel mondo dell’offerta a pagamento sulla piattaforma del digitale terrestre. Con il passaggio dall’analogico al digitale terrestre, è aumentato in maniera significativa il numero di canali gratuiti. Nel contempo, i media si stanno separando dalle proprie piattaforme di trasmissione: non è più necessario possedere un apparecchio televisivo per vedere un telegiornale, dato che lo si può vedere ad esempio dallo schermo di un computer. 21 Questa immagine illustra in maniera molto simpatica e divertente il fatto che oggi è possibile trovare tante tecnologie diverse, riunite in un'unica piattaforma. Il cellulare che pochi anni fa serviva solo per fare e ricevere 21 L’immagine è stata tratta dal web 30 telefonate, adesso fa un po’ di tutto: dal telefonino è possibile vedere il nostro telegiornale preferito, inviare delle mail, ascoltare la musica, guardare un film… Insomma il gioco si arricchisce e si complica in maniera notevole, per cui è molto importante che la televisione pubblica sia in grado di fare dei passi in avanti, di aggiornarsi; in sintesi, deve diventare più “appetitosa” per gli italiani di tutte le età, ma rinunciando ai programmi spazzatura e basandosi piuttosto su un lavoro di formazione informale e divulgazione. La tv educativa - che non sempre appare invitante - è invece portatrice di significati e di messaggi sociali di qualità. 31 1.3 Breve Storia della Televisione Brasiliana La storia della televisione brasiliana va analizzata tenendo in considerazione le fasi dello sviluppo del paese e la politica adottata all’epoca. La radio e la TV hanno un legame molto forte e fu proprio la radio a fornire le basi necessarie alla televisione, tanto che la loro storia è molto simile. La TV è stata agli inizi una sorta di proseguimento della radio con altri mezzi, e gran parte dei fondatori di reti televisive provenivano proprio dal mondo della radio. In Brasile22 le trasmissioni sono regolate da un modello di cessione di “concessioni statali regolamentate”, e i canali televisivi vengono considerati come dei beni pubblici, di interesse nazionale. La cessione di alcuni diritti a società private che hanno come fine il guadagno e che sfruttano in maniera commerciale il mezzo televisivo dovrebbe avvenire garantendo comunque finalità educative e sociali. In questo modello, i mezzi di comunicazioni sono visti come “fiduciari”, perché hanno il Il Brasile è una repubblica federale dell'America Meridionale. Con una superficie stimata di oltre 8,5 milioni di km², è il quinto paese più grande del mondo per superficie totale (pari al 47% del territorio sudamericano). È bagnato dall'Oceano Atlantico a est, a nord confina con il dipartimento francese d'oltremare della Guyana francese, Suriname, Guyana e Venezuela, a nord-ovest con la Colombia, a ovest con il Perù e la Bolivia, a sud-est con il Paraguay e l'Argentina, ed a sud con l'Uruguay. Confina con tutti i paesi del Sud America, tranne Ecuador e Cile. (Fonte: Wikipedia) 22 32 privilegio di utilizzare, grazie a delle concessioni del governo, lo ‘spettro radioelettrico’23, ovvero le frequenze usate per la radio e la televisione. Ogni stato 24 è responsabile di stabilire e concedere le concessioni, in maniera ordinata, per non generare un caos. Secondo la legge brasiliana, queste concessioni hanno una durata di 15 anni per la televisione e di 10 anni per la radio. In sintesi, nessuna emittente televisiva in Brasile è proprietaria del canale attraverso cui la sua programmazione viene trasmessa, perché tutti i canali a segnale aperto sono dello Stato Brasiliano. Essi vengono ceduti temporaneamente a delle emittenti televisive attraverso delle concessioni statali. Per vincere queste concessioni c’è una sorta di gara, cioè un 23 Lo spettro radioelettrico è l'insieme di frequenze che in conformità con la tecnologia disponibile, vengono impiegate per emettere onde che trasportano informazione, si tratta di una risorsa naturale, di carattere limitato, che costituisce un bene di dominio pubblico, sopra il quale lo Stato esercita la propria sovranità. Tratto da: http://www.comitatobolivariano.info/index.php?option=com_content&view=article&id=250:spe ttro-radioelettrico-sovranita-popolare&catid=63:media&Itemid=54 Il Brasile è composto da 26 stati federati, più il Distretto Federale. Il Brasile è una Repubblica presidenziale federale. Per quanto riguarda la divisione amministrativa prende ispirazione dal modello nordamericano. Tuttavia il federalismo brasiliano è differente da quello statunitense: il potere esecutivo è esercitato dal Presidente, che esercita le funzioni di Capo di Stato e di Capo del Governo e viene eletto ogni quattro anni. In concomitanza con le elezioni presidenziali si vota anche per il Congresso nazionale, che detiene il potere legislativo ed è diviso in due camere parlamentari: la Camera dei Deputati, quadriennale, di 513 membri, e il Senato Federale comprendente 81 membri. Il sistema di voto è di tipo statale per l'elezione dei senatori: ogni stato elegge tre o due candidati in base al numero degli abitanti; per l'elezione del presidente e della Camera dei Deputati, invece, si adopera un sistema proporzionale che tiene conto della popolazione complessiva di tutto il Paese. Infine, il potere giudiziario, la cui istanza massima è il Supremo Tribunale Federale, responsabile dell'applicazione della Costituzione, è composto da undici ministri scelti dal Presidente con l'approvazione del Senato, tra persone con noto sapere in ambito giuridico. Dal 1996 il Brasile usa, primo al mondo, un sistema di votazione elettronica, obbligatoria e universale per i cittadini alfabetizzati fra i 18 e 70 anni d'età. (Fonte: Wikipedia) 24 33 bando in cui ci sono dei requisiti fondamentali a cui attenersi per poter partecipare, fra cui i seguenti: La società deve avere come minimo il 70% del capitale nelle mani di azionisti brasiliani e deve rispettare il limite di controlli di dieci stazioni televisive in tutto il paese e al massimo due per stato unitamente ad altri requisiti. Tutte le richieste vengono analizzate da una commissione del ministero delle comunicazioni25, che attribuisce una quantità di punti in base alla proposta di programmazione presentata, alla condizione economica e tecnica dell’impresa. Quella che riesce a fare più punti vince il diritto di utilizzare il canale per un periodo determinato di tempo. In qualsiasi momento lo Stato venga a sapere che si sta facendo un uso diverso del canale, con fini diversi rispetto a quelli prefissati, lo stesso Stato può decidere di revocare o di non rinnovare la concessione dello spettro radioelettrico, facendo addirittura chiudere il canale. Ciò si è verificato, per esempio nel vicino Venezuela, dove alcuni anni fa il presidente dell’epoca Hugo Chávez 26 fece chiudere l’emittente RCTV27, 25 Ministério das Comunicações (MC), Venne istituito nel Febbraio del 1967. È il responsabile di fiscalizzare i servizi di telecomunicazioni in tutto il territorio nazionale. http://www.mc.gov.br/oministerio Hugo Rafael Chávez Frías (Sabaneta, 28 luglio 1954 – Caracas, 5 marzo 2013) è stato un politico e militare venezuelano. È stato presidente del Venezuela dal 1999 alla morte, tranne la breve parentesi del colpo di stato del 2002. 26 È l’acronimo di Radio Caracas Televisión (RCTV) era una rete televisiva venezuelana con sede a Puerto Cabello. 27 34 accusando quest’ultima di non essere a servizio dei diritti del popolo venezuelano. Anche in Brasile durante il regime militare28, ci sono stati casi di concessioni revocate, ma si cercava di giustificare il tutto con scuse di indebitamento e bancarotta, nonostante ci fossero stati casi di chiare persecuzioni politiche. Osservando cronologicamente la storia della TV brasiliana, è possibile accorgersi che l’affermazione della tv commerciale è stata favorita da misure presse dal regime militare, che hanno contribuito al suo rafforzamento e alla sua diffusione di massa. Molti osservatori e studiosi criticano questo sistema di concessione e chiedono che la legge costituzionale 29 - ormai vecchia - venga rivista, adducendo il motivo che la durata di queste concessioni è troppo lunga rispetto ad altri paesi. Inoltre, in Brasile le concessioni vengono rinnovate quasi automaticamente: i casi di concessioni non rinnovate sono rarissimi e non esiste una fiscalizzazione adeguata. Infine, succede spesso che le persone incaricate di controllare che le reti televisivi rispettino la legge siano dipendenti dalla rete stessa. Nessuno sa con Il regime militare brasiliano ha governato il paese dal periodo che va dal primo aprile 1964 fino al 15 marzo di 1985. 28 La legge Nº 4.117, del 27 l agosto 1962, istituì il codice brasiliano delle telecomunicazioni. Sono passati più di 50 anni e questa è rimasta quasi invariata; ciò non sarebbe di per sé un problema se la legge non riguardasse l’ambito delle Tecnologie, ma in questo ambito lo è di sicuro, perché le tecnologie cambiano e si rinnovano molto velocemente e di conseguenza ciò dovrebbe avvenire anche per la legge che le regola. 29 http://www.planalto.gov.br/ccivil_03/leis/l4117.htm 35 precisione quale sia la percentuale di pubblicità, o di programmazione culturale che va mandato in onda e addirittura le telenovelas vengono considerate dalle reti televisive come programmazione culturale, ma basta vedere pochi minuti di programmazione di una telenovela brasiliana di certe reti tv per rendersi conto che ovviamente non sono programmi culturali. Quando i Brasiliani videro per la prima volta uno spettacolo televisivo erano le ore diciassette del 18 settembre di 1950; in quel giorno in tutta la città di San Paolo c’erano circa 500 televisori accesi, ma solo 3 mesi dopo erano già più di duemila. Il primo canale televisivo venne chiamato TV Tupi30 e fu fondato da Franscisco de Assis Chateaubriand Bandeira de Melo31, nella città di Sao Paulo. Chateaubriand ha importato e distribuito “Tupi” erano indigeni che abitavano in Brasile prima dell’arrivo dei colonizzatori portoghesi, ma con tupi si intende anche la loro lingua. L’enciclopedia italiana on line Treccani: tupi-guaranì agg. e s. m. e f. – Relativo o appartenente a popolazioni stanziate dal Brasile orientale alle Ande peruviane e dalle Guiane all’Uruguay. s. m. Famiglia linguistica divisa in quattro gruppi che comprendono molte lingue dell’America Merid. (tra le quali, appunto, il tupi e il guaranì), abbastanza omogenee tra loro, con una fonetica caratterizzata dalla presenza di vocali nasali, e una morfologia notevolmente semplificata; abbastanza numerose sono le parole di questa famiglia (spec. nomi di piante e di animali) che sono entrate nel lessico delle lingue europee, direttamente o (più spesso) attraverso lo spagnolo o il portoghese. 30 Magnate imprenditore e giornalista. Era proprietario di un impero giornalistico chiamato “os diarios associados”. All’epoca del debutto della televisione (1950) possedeva 5 emittenti radio,12 quotidiani e una rivista.Il suo impero è durato circa 40 anni, nell’apice nel 1958 era arrivato a possedere 36 stazioni radio, 34 quotidiani,18 emittenti televisive e numerose riviste. Fonte: http://educacao.uol.com.br/biografias/assis-chateaubriand.jhtm 31 36 per tutta la città circa 200 televisori, nel tentativo di invogliare ed incuriosire il pubblico, che in grande parte non aveva l’apparecchio a casa. Le prime trasmissioni avvenivano alle ore 18 e alle 23; la maggior parte di quelli che lavoravano nella televisione provenivano da altri settori, come quelli della radio, del cinema, dei giornali e dei teatri. Tutta l’attrezzattura e i televisori furono acquistati presso la RCA. Figura 1. Il fondatore della prima TV brasiliana Assis Chateaubriand, a destra e affianco a lui Homero Silva. Figura 2. Il primo simbolo della televisione Tupi 37 Il Brasile fu il primo paese dell’America latina a possedere un’emittente televisiva ed il sesto al mondo. I primi anni della storia della televisione brasiliana sono stati segnati dalla mancanza di risorse, sia economiche che di personale qualificato, e dall’improvvisazione dei presentatori e degli invitati in studio. La TV è stata inizialmente emanazione della radio, utilizzando la sua struttura, il formato di programmazione, i suoi tecnici ed i suoi artisti, diversamente da quella nord-americana che si è invece appoggiata all’industria cinematografica. La tv brasiliana degli anni 50 e 60 sottolineava molto l’importanza dell’educazione. Nel 1955 debuttò un format televisivo che ebbe moltissimo successo, chiamato “o ceu è o limite”: una sorta di quiz educativo, che prevedeva domande di storia, geografia e cultura generale. Nel 1958 venne utilizzato per la prima volta il videotape; ciò ha fatto sì che molte delle pubblicità che prima erano in diretta fossero invece registrate e che uno stesso programma potesse essere trasmesso in luoghi diversi. Le telenovele quindi potevano essere registrate con anticipo, diminuendo così il numero di errori degli attori e abbassando il costo del lavoro di montaggio. Dopo l’inaugurazione nel 1960 della città di Brasilia32, che È la capitale del Brasile, voluta dall’allora presidente Juscelino Kubitschek. È una città pianificata e una delle capitali mondiali edificata e designata più recentemente, essendo stata costruita tra il 1956 ed il 1960 ed essendo capitale dal 21 aprile 1960; in precedenza la capitale del Brasile era Rio de Janeiro. http://it.wikipedia.org/wiki/Brasilia 32 38 venne trasmessa dalla tv tupi33, il governo decise di investire sempre di più per consentire che le trasmissioni raggiungessero anche le zone più remote e il maggior numero di telespettatori possibile. Sempre in questo periodo nasce il primo Telecurso34. Mancava però ancora una legge che regolamentasse i mezzi televisivi. Nel 1962 entrò in vigore il CBT35 che ha favorito la nascita di nuovi canali televisivi privati, fra cui la Rete Globo36, che attualmente è la maggiore e la più seguita rete televisiva di tutto il Brasile. La sua storia non manca di lati oscuri: per esempio, è stata accusata molte volte di essere stata connivente con la dittatura. Un censimento fatto nel 1970 ci dice che il numero degli apparecchi televisivi era arrivato a circa 4 milioni, mentre i telespettatori si aggiravano intorno al numero di 25 milioni. In questi stessi anni venne In un bellissimo video si vede l’inaugurazione della capitale. http://www.youtube.com/watch?v=Wcnv9tFpT4s 33 34 35 Programma di cui si parlerà nel terzo capitolo. è l’acronimo di Código Brasileiro de Telecomunicações. Per approfondimenti: http://www.youtube.com/watch?v=oyuZffm NKyYhttp://www.ufrgs.br/alcar/encontros-nacionais-1/7o-encontro-20091/Codigo%20Brasileiro%20de%20Telecomunicacoes.pdf http://blogs.estadao.com.br/ethevaldo-siqueira/tag/codigo-brasileiro-de-telecomunicacoes/ 36 Rede Globo (o Rede Globo de Televisão, nota anche come TV Globo o semplicemente Globo) è una rete televisiva brasiliana che iniziò le sue attività il 26 aprile 1965, a Rio de Janeiro. Fu fondata e guidata dall'imprenditore Roberto Marinho fino alla sua morte, nel 2003, quando passò il controllo a suo figlio, Roberto Irineu Marinho. Attualmente, l'emittente televisiva è una delle più grandi dell'America e la quarta più grande del mondo, ed è vista da 120 milioni di persone al giorno. Per approfondimenti: http://it.wikipedia.org/wiki/Rede_Globo BRITTOS, Valério Cruz; BOLAÑO, César Ricardo Siqueira (orgs). Rede Globo: 40 anos de poder e hegemonia. São Paulo: Paulus, 2005. 39 stabilito un limite di tre minuti di pubblicità ogni 15 minuti di programmazione. Nel 1972 ebbe luogo la prima trasmissione a colori, che trasmise la festa dell’uva37 che avviene ogni due anni. Due anni dopo, venne trasmessa la prima telenovela educativa intitolata João da Silva, 38 che si rivolgeva a giovani e adulti che avevano abbandonato gli studi e che intendevano riprenderli facendo un Corso Supletivo 39 . Si trattò di un progetto innovativo perché introdusse la teatralizzazione nel settore dell’educazione, utilizzando a fini educativi la narrazione propria delle telenovelas. Così, ad esempio, nozioni di matematica erano introdotte attraverso scene al mercato. Il telespettatore si trasformava in alunno e poteva studiare in casa con delle dispense ideate specificamente per il corso. Questa telenovela è stata il precursore dei programmi educativi della famiglia Telecurso. Video della prima trasmissione a colori: http://www.youtube.com/watch?v=taCreFw0320 La Festa da Uva è una celebrazione biennale del patrimonio e della cultura italiana nella città di Caxias do Sul, nello stato di Rio Grande do Sul, nel sud del Brasile. La Festa da Uva si tiene ogni due anni fin dal 1931 come festa del raccolto, nel periodo della vendemmia che cade in Brasile tra febbraio e marzo. Il promotore di questa ricorrenza è stato l'allora sindaco di Caxias do Sul, il colonnello Miguel Muratore. La Festa è stata sospesa dal 1938 al 1949 a causa dell'instabilità economica della città e della regione, in parte dovuta agli effetti della seconda guerra mondiale. (Fonte: Wikipedia) 37 38 http://limc.ufrj.br/htem4/papers/6.pdf Corso suppletivo, è un sistema semplificato di insegnamento che permette alle persone che non hanno potuto studiare nell’età adatta di recuperare gli anni persi facendo 2 anni scolastici in un anno del calendario. 39 40 Attualmente in Brasile vi sono due tipi di canali televisivi: quelli cosiddetti “aperti” e quelli “chiusi”; i primi sono gratuiti e non richiedono nessun tipo di abbonamento; in gran parte sono canali generalisti. I secondi sono visibili solo a pagamento. Rispetto all’Italia il Brasile possiede una quantità molto maggiore di emittenti televisive, ma ciò è facilmente comprensibile viste le dimensioni territoriali, il numero di abitanti e la maniera in cui è nata la TV in Brasile, che è stata sin dagli inizi molto diversa dell’Italia e di conseguenza ha portato a risultati diversi. Inoltre è bene ricordare, che in Italia tutto è cominciato con il monopolio Rai e solo dopo anni venne lasciato spazio agli imprenditori, mentre in Brasile la tv è stata sin dagli inizi nelle mani dei privati, ricevendo già da subito grosse somme di denaro da imprenditori che volevano investire nel mezzo, che avevano capito le potenzialità di persuasione della televisione e le potenzialità di guadagno dai proventi della pubblicità. È presente in Brasile oltre alle reti aperte e chiuse, una rete televisiva pubblica, chiamata TV BRASIL40, che lavora in collaborazione con altre reti tv educative e riesce a coprire con la sua programmazione tutto il territorio nazionale. Il canale mandò in onda per la prima volta la sua programmazione il 2 dicembre del 2007. E sempre in questa stessa data sono cominciate anche le trasmissione con il nuovo sistema di tv digitale in Brasile. 40 41 Per concludere questo capitolo, sarà utile ricordare che i sistemi scelti per effettuare delle trasmissioni in digitale sono differenti, dal momento che in Italia è stato scelto il sistema di trasmissioni DVB-T 41 , mentre il Brasile ha scelto il sistema ISDB-T,42 che è utilizzato in Giappone. Esso è stato modificato per renderlo più “brasileiro”, adattandolo alle esigenze del paese e porta il nome di ISDB-TB.43 2. L’Insegnamento attraverso la Tv 2.1 Tre maniere diverse di fare programmi educativi: Televisededucation , Broad-cast production e Video-instrumented approach. Grazie ad anni di ricerche, avvenute per lo più negli Usa, sappiamo oggi che è possibile impiegare la televisione nell’ambito dell’educazione, sia che questa sia rivolta ad un pubblico di adulti, sia di bambini, oppure dentro le normali scuole come un aiuto tecnologico. Attualmente, i docenti e le reti televisive hanno di fatto a disposizione tre maniere diverse di fare televisione educativa: È l’acronimo di Digital Video Broadcasting - Terrestrial (DVB-T) http://it.wikipedia.org/wiki/DVB-T 42 È l’acronimo di 'Integrated Services Digital Broadcasting (ISDBhttp://it.wikipedia.org/wiki/ISDB 43 http://www.teleco.com.br/tutoriais/tutorialinttvd1/pagina_3.asp 41 42 Televised-Education Approach: questo modello consiste in una sorta di adattamento della scuola alla televisione. Praticamente, è come se una normale lezione didattica venisse ripresa da una telecamera e poi trasmessa in televisione. In questo caso, lo scenario è identico a quello di una vera e propria classe scolastica, con gli alunni, il professore, la lavagna, i banchi ecc. La giustificazione date da chi sceglie di adottare questo metodo è che tutti i soggetti (docente, discenti) vengono rappresentati rendendo il tutto molto reale; inoltre il docente ha la possibilità di interagire con discenti reali (attraverso una serie di domande e risposte) e può osservare i loro comportamenti nonché comportarsi di conseguenza in maniera opportuna. Il telespettatore, seguendo la lezione a distanza, può facilmente identificarsi con quegli studenti e partecipare in maniera più attiva alla lezione. In questo modello è molto importante la figura del professore, che oltre a dover essere bravo nel suo specifico campo di insegnamento deve essere anche in grado di trasmettere il suo sapere davanti a una telecamera. Per fare un esempio, questo fu il modello adottato dal programma italiano Telescuola. 43 Broad-cast-Production Approach, come il primo metodo, lo scenario è sempre una tipica aula scolastica, però in questo caso l’insegnante non si rivolge più ai suoi alunni, ma si rivolge direttamente al pubblico televisivo e non al gruppo di ragazzi presenti nello studio televisivo. La comunicazione qui è molto più diretta, quindi tutto assomiglia più a un programma televisivo vero e proprio. All’insegnante non viene richiesta tanto una competenza didattica tradizionale, quanto un forte abilità comunicativa nel mettersi in rapporto con la Tv. L’insegnante diventa anche una sorta di “attore”, che è in grado coinvolgere i telespettatori. Il programma “Non è mai troppo tardi” è un esempio dell’utilizzo di questo modello di insegnamento televisivo. Video-Instrumented Teaching Approach, questo modello si differenzia notevolmente, dal punto di vista didattico, dai due precedenti. Qui non c’è più la figura dell’insegnante televisivo, in quanto la televisione viene utilizzata come un mezzo che serve ad arricchire la lezione. Durante la lezione, o dentro a un laboratorio didattico, il professore utilizza frammenti o interi programmi televisivi con funzione di esempio, per rendere più chiaro un concetto, oppure per introdurre argomenti astratti, difficili da spiegare senza 44 l’utilizzo delle immagini, o solo per arricchire visivamente la lezione e renderla più interessante. Per esempio durante una lezione di storia, dedicata alla storia romana, il professore potrebbe far vedere ai suoi alunni un video 44 in cui Alberto Angela 45 ci illustra con grande entusiasmo e passione, alcuni passaggi della costruzione del Colosseo; l’utilizzo di immagini ricostruite grazie alla tecnologia rende tutto molto più vivo, affascinante e reale, incuriosendo i ragazzi. Il professore può scegliere se far precedere il video da una spiegazione, se fermare il video di tanto in tanto per aggiungere ulteriori informazioni, oppure se fare una aggiunta alla fine della visione. I primi due modelli di insegnamento sono considerati come sostitutivi rispetto alla scuola e la loro efficacia è stata messa in dubbio varie volte; il terzo modello non cerca di sostituire la scuola ma cerca di arricchire la didattica tradizionale. Due video del programma super Quark: http://www.youtube.com/watch?v=TtawyNlEhAQ 44 http://www.youtube.com/watch?v=TtawyNlEhAQ Alberto Angela (Parigi, 8 aprile 1962) è un paleontologo, naturalista, divulgatore scientifico e scrittore italiano. Tratto da: https://www.facebook.com/alberto.angela.ufficiale 45 45 2.2 La Tecnologia e l’Educazione Come inserire le nuove tecnologie nelle scuole e nelle università? L’introduzione di qualcosa di nuovo porta sempre con sé una certa dose di paura o di ansia e questo succede anche nell’ambito dell’educazione e dell’informatizzazione degli istituti scolastici. La paura di ciò che ci è sconosciuto ci porta a porci delle domande quali: Come professori, quali benefici potremmo trarre delle nuove tecnologie? Quanti cambiamenti dovremmo effettuare nel nostro quotidiano? Quante abilità e conoscenze dovremmo acquisire per riuscire ad utilizzare davvero bene questa tecnologia? Che fine farà la tradizionale pedagogia che conosciamo? Purtroppo, non è ancora possibile rispondere a tutte le domande, dato che la tecnologia non è ancora entrata con forza nelle aule didattiche e solo il tempo sarà in grado di aiutarci a rispondere, ma dai pochi esperimenti visti fino ad ora, si può affermare che i risultati ottenuti con l’introduzione delle TIC in ambienti scolastici, sono molto positivi e soddisfacenti. 46 La sfida per professori ed istituti scolastici è capire quale sia il modo migliore per utilizzare al massimo, nelle loro lezioni, tutto il potenziale educativo offerto dalle TIC e soprattutto da internet. Il confine che separa il sistema scolastico dal mondo del lavoro sta diventando sempre più sottile, il mercato lavorativo richiede sempre di più personale specializzato ed aperto ai cambiamenti, perciò è fondamentale che le istituzioni scolastiche preparino bene gli studenti anche al mondo del lavoro. Le attività di svago e divertimento si mescolano con quelle del mondo dello studio e del lavoro. Così, ad esempio, grazie ad alcune applicazioni ideate appositamente per i telefonini di ultima generazione è possibile imparare alcuni vocaboli di una lingua straniera con giochi divertenti come il rompicapo, oppure l’impiccato, con la possibilità di effettuarli dovunque, ad esempio mentre si viaggia in treno per andare al lavoro. I docenti non devono temere le nuove tecnologie, perché non siamo davanti ad una rivoluzione ma ad un’evoluzione naturale. Le tecnologie sono antiche quasi tanto quanto la specie umana. Con l’abilità di utilizzare a fini strumentali alcuni elementi naturali – ad esempio, un bastone di legno per cacciare oppure la pietra scheggiata per tagliare la carne – l’uomo ha creato tecnologie che hanno fatto nascere nuovi modi 47 di vivere e di organizzarsi in società che pian piano sono diventate sempre più complesse. È importante ricordare, che anche queste “piccole cose” che non ci sembrano tecnologiche al primo impatto, sono sempre delle tecnologie che sono state fondamentali, perché ci hanno permesso di arrivare al livello di sviluppo in cui ci troviamo oggi. Anche il passaggio dall’oralità all’invenzione della lingua scritta può essere considerato come una evoluzione tecnologica. 46 Ci troviamo in una fase di transizione, per cui non dobbiamo avere paura di adattarci, o di imparare ad utilizzare la tecnologia informatica. La sua funzione è quella di semplificarci la vita, non di complicarla, come credono alcuni con le loro teorie catastrofiche sulla scomparsa della carta e del libro. Ciò non corrisponde di fatto alla realtà: basta pensare ad L’immagine è stata tratta da: http://www.humorgeral.com/engracado/como-anda-aevolucao-da-tecnologia 46 48 esempio a quanti libri stampati su carta acida47, sono stati “salvati” grazie alla digitalizzazione che li ha trasformati in moderni e-book. Grazie alla tecnologia informatica questi libri potranno ancora essere letti da moltissime persone. 48 47 http://archiviostorico.corriere.it/2003/febbraio/09/Carta_acida_miliardo_libri_rischio_co_0_030 209044.shtml L’immagine è stata tratta da: http://nteitaperuna.blogspot.it/2011/06/tecnologia-eeducacao.html 48 49 49 2.3 Internet: le sue potenzialità e i suoi pericoli Internet50 nacque in piena guerra fredda51. Fra il 1970 e 1980, oltre ad essere utilizzata per fini militari, veniva usata anche da professori e L’immagine è stata tratta da: http://bibliotecaprt21.wordpress.com/2012/09/26/evolucao-da-leitura-e-do-livro/ 49 Nelle telecomunicazioni e in informatica, denominazione di un vasto insieme di reti di elaboratori interconnesse fra loro in modo che ciascun utente, che possegga gli opportuni codici di accesso, possa collegarsi alla rete e utilizzarne le risorse. Fonte: http://www.treccani.it/vocabolario/internet/ 50 Fu definita guerra fredda la contrapposizione che venne a crearsi alla fine della seconda guerra mondiale (1945) tra due blocchi internazionali, generalmente categorizzati come Occidente (gli Stati Uniti d'America, gli alleati della NATO e i Paesi amici) ed Oriente, o più spesso "blocco comunista" (l'Unione Sovietica, gli alleati del Patto di Varsavia e i Paesi amici). Tale tensione, durata circa mezzo secolo, pur non concretizzandosi mai in un conflitto militare diretto (la disponibilità di armi nucleari per entrambe le parti avrebbe potuto inesorabilmente distruggere l'intero pianeta), si sviluppò nel corso degli anni incentrandosi sulla competizione in vari campi (militare, spaziale, ideologico, psicologico, tecnologico, sportivo) contribuendo almeno in parte allo sviluppo ed evoluzione della società 51 50 studenti universitari, quasi tutti americani. Fu solo nel 1990 che internet cominciò ad arrivare ad altre fasce della popolazione e sempre in questo anno venne elaborato dall’ingegnere inglese Timothy Berners Lee52 il World Wide Web (www) 53 che permise l’elaborazione di interfacce grafiche più dinamiche e visualmente più attraenti e interessanti, rendendo possibile un’espansione mondiale della rete. Il boom di internet si sta facendo sentire anche nel settore dell’educazione. Sempre più spesso università e scuole creano pagine web personalizzate, dove illustrano la loro offerta didattica in maniera attraente, descrivendo progetti innovativi per cercare di attrare il maggior numero di studenti possibile. Ci sono molti aspetti legati alla possibile utilità di Internet in ambito educativo; fra gli altri: stessa con l'avvento della terza rivoluzione industriale. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_fredda Sir Timothy John Berners-Lee (Londra, 8 giugno 1955[1]) è un informatico britannico, coinventore insieme a Robert Cailliau del WWW http://it.wikipedia.org/wiki/Tim_Berners-Lee 52 WWW" è l'acronimo di "World Wide Web". Per la scarsa compatibilità delle possibili pronunce dell'acronimo "WWW" con la fonologia della lingua italiana, "WWW" è uno dei pochi acronimi che normalmente si utilizza solo nel linguaggio scritto (in caso di lettura di un testo scritto dove è presente l'acronimo "WWW", solitamente l'acronimo viene letto "World Wide Web" o "tripla W"). Anche nel linguaggio scritto comunque, nella maggior parte dei casi, è preferita l'ellissi "Web" all'acronimo "WWW". Il Web è uno spazio elettronico e digitale di Internet destinato alla pubblicazione di contenuti multimediali (testi, immagini, audio, video, ipertesti, ipermedia, ecc.) nonché uno strumento per implementare particolari servizi come ad esempio il download di software (programmi, dati, applicazioni, videogiochi, ecc.). Tale spazio elettronico e tali servizi sono resi disponibili attraverso particolari computer di Internet chiamati server web. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/World_Wide_Web 53 51 La flessibilità del tempo: l’individuo non è più soggetto agli orari rigidi delle istituzioni scolastiche, è libero di organizzare il proprio tempo in base alle necessità. La flessibilità nei luoghi: Non c è più necessità di spostarsi, di andare in luogo fisico – l’edificio della scuola o dell’università – per studiare. Un computer connesso a Internet permette inoltre di rompere l’isolamento in cui vivevano alcune scuole rurali in paesi in via di sviluppo: ora anche da località remote è possibile mettersi in contatto con altre scuole. Inoltre i professori e gli studenti possono mettersi in contato con persone che condividano i loro stessi interessi. Gli studenti possono fare ricerca sia individualmente che in gruppo, sia dentro la classe che in casa e lo stesso vale anche per i professori. Personalizzazione: Grazie all’interattività e alla possibilità di creare percorsi di apprendimento personalizzati lo studio tiene sempre più in considerazione l’allievo come un individuo unico e particolare, tiene conto del fatto che le esigenze formative cambiano da persona a persona. Indipendenza geografica: 52 Costi bassi: i contenuti di apprendimento disponibili su internet hanno costi di norma molto più bassi rispetto a quelli dei materiali cartacei. È più facile reperire materiale di studio di buona qualità a basso costo ed anche a costo zero (libri, riviste, file audio, video) che possono essere usati sia dai docenti in classe per arricchire la loro lezione, sia dagli studenti. Maggiore durata dell’informazione: paradossalmente, nonostante molti pensino il contrario, in molti casi il contenuto in rete rimane disponibile per più tempo rispetto a quello tradizionale, e può essere consultato a distanza di anni. Sviluppo di un maggior senso critico: il fatto di dover selezionare l’informazione per un lavoro scolastico – dato che la quantità di risorse di apprendmento disponibili su Internet è enorme e in continuo aggiornamento – obbliga l’alunno a fare delle scelte, a risolvere problemi sviluppando così un maggiore senso critico. Condivisione del sapere: le istituzioni possono diffondere a costi assai ridotti i risultati delle loro ricerche, rendendoli immediatamente visibili a ricercatori di tutto il mondo. Insegnanti e studenti possono fare in modo che il loro lavoro venga reso visibile ad un pubblico 53 più vasto. Il feedback54 – positivo o negativo – che è la conseguenza dell’esposizione dei lavori in un ambiente come la rete, è utile per fare un autovalutazione del proprio lavoro, confrontandolo con le critiche altrui e cercando di migliorare sempre, sviluppando una maggiore collaborazione fra le persone, una maggiore tolleranza e un maggiore rispetto per le opinioni diverse dalle proprie. La comunicazione può avvenire sia fra docenti e docenti, alunni e alunni, professori e allievi. Si può comunicare con persone conosciute e sconosciute, di luoghi vicini e lontanissimi, si può interagire in modo sistematico o sporadico. L’esistenza di un pubblico: sapere che il proprio lavoro sarà visto da un vasto pubblico - non più solo in ambito scolastico - stimola gli studenti a produrre di più e con più qualità. Apertura al mondo: internet facilita gli scambi interculturali. È possibile conoscere nuove culture, abitudini, quindi apprezzare ciò Feedback, nella teoria cibernetica, e in genere in tutte le discipline scientifiche che usano approcci di tipo sistemico, il processo per cui l’effetto risultante dall’azione di un sistema (meccanismo, circuito, organismo ecc.) si riflette sul sistema stesso per variarne e correggerne opportunamente il funzionamento: f. positivo o negativo, secondo che si abbia, come risultato finale, l’intensificazione oppure l’attenuazione dell’effetto (equivale all’italiano retroazione).fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/feedback/ Il significato letterale della traduzione dal termine inglese è retroazione, ovvero l’effetto di un atto, di un comportamento, su colui che l’ha provocato. http://www.sapere.it/sapere/dizionari/neologismi/comunicazione/feedback.html 54 54 che è diverso dalla nostra cultura, diminuendo cosi gli stereotipi e dandoci un idea più realistica degli altri popoli. Maggiore motivazione: molte volte internet viene accusata di sviluppare nei ragazzi una forma di eccessivo isolamento del mondo esterno, ma ciò non è necessariamente vero. Internet è una risorsa molto utile per comunicare con altre persone e inoltre stimola la curiosità, elemento che è un fattore essenziale nel percorso di apprendimento di qualsiasi materia. Lo sviluppo di un’educazione permanente: grazie a internet è possibile imparare in maniera continua, anche quando non si sta svolgendo una attività di studio vera e propria; è così possibile arricchire il proprio bagaglio culturale, magari divertendosi o rilassandosi. Internet è molto utile tanto nella formazione professionale degli studenti, quanto in quella dei docenti per mantenere entrambi aggiornati alle novità in ambito didattico. La rete esercita una forte attrazione sui ragazzi, a loro piace navigare su internet, scoprire nuove risorse e condividere le loro scoperte con gli amici. La rete però presenta, oltre ai vantaggi, anche dei pericoli: proprio a causa dell’enorme numero di risorse disponbibili, i ragazzi possono rimanere confusi, persi in mezzo a tanta informazione e possono avere 55 difficoltà a scegliere ciò che è davvero utile e significativo per il loro futuro. I problemi più comuni che affrontano gli studenti sono: Non riescono a costruire un’intelligenza logica; Si fanno trascinare da un argomento ad un altro, senza approfondirne su nessuno. Si perdono in contenuti frammentati e slegati, che non riescono a unire in forma complessa o attraverso un filo logico. Perciò è fondamentale la figura di un professore che faccia da guida, che sappia insegnare e supportare gli studenti. È compito del docente far percepire che non tutte le fonti sono affidabili e che queste vanno confrontate e analizzate, è importante insegnare nozioni di etica, spiegare che ci sono diritti d’autore da rispettare, insegnare a fare delle citazioni e a riformulare le idee con le proprie parole ecc. Il fenomeno Internet inquieta alcuni docenti, preoccupati dal fatto che un numero sempre più grande di ragazzi ricorra a enciclopedie on line, come Wikipedia. Ma questo fatto serve proprio per mostrare lo straordinario potere pedagogico della rete. L’attività di raccogliere informazioni in rete può sembrare in alcuni casi un lavoro poco serio, da 56 studenti svogliati, che cercano di risparmiare tempo e fatica; ma non è proprio cosi: trovare buone informazioni e materiali di qualità su internet esige un certo lavoro di elaborazione mentale e persistenza. Nel rielaborare questi materiali i ragazzi finiscono per imparare qualcosa. Prima dell’arrivo di internet, il professore e il libro di testo erano le uniche fonti di informazione. Oggi, è possibile trovare risposte a quasi tutto sulla rete; quindi sarebbe un’ingenuità cercare di competere con quest’ultima. Il compito del docente è quello di avere un occhio critico nello scegliere il materiale per la propria lezione sulla rete e insegnare ai suoi alunni a fare altrettanto, rendendoli sempre più autonomi nello studio e preparandoli cosi al futuro. Con l’avvento della rete internet, non c’è più un monopolio, cioè una centralità dell’informazione nella figura del docente, si è venuto invece a creare un nuovo rapporto fra colui che insegna e colui che impara. La centralità del professore e il suo ruolo di unica auctoritas vengono meno, egli non può più farsi rispettare solo per il suo ruolo, ma si fa rispettare quando si dimostra aperto alle novità, si dimostra aperto oltre ad insegnare anche ad imparare. 57 Fra le iniziative che caratterizzano lo sviluppo della didattica in rete è la creazione di piattaforme dedicate proprio ai docenti55, attraverso le quali è possibile cercare e inserire materiale utile per preparare le lezione e comunicare in maniera veloce e efficiente con altri insegnanti della stessa disciplina. Con l’arrivo del web 2.0 56 le possibilità sono aumentate moltissimo: internet oltre ad essere un spazio in cui fare ricerche relative a siti e materiali messi in rete da altri è anche un posto in cui è possibile scrivere, condividere dei contenuti, interagire e lavorare in gruppo. Sarebbe molto utile che venisse data l’opportunità ai ragazzi di pubblicare i loro lavori migliori - facendoli cosi uscire dai tavoli dei professori - ed arrivare ad un pubblico più ampio. Un esempio riuscito di lavoro di squadra, di ricerca e pubblicazione in rete è l’enciclopedia Wikipedia, che è stata creata proprio con questo scopo di partecipazione e interazione; su Wikipedia l’internauta può inserire nuove parole e può correggere o ampliare il significato di quelle già esistenti. Dato che Un esempio di queste piattaforme è il “Portal do professor”, creato dal ministero brasiliano dell’educazione, dove in un unico posto i docenti possono incontrarsi e trovare una grande quantità di materiale che possono essere utilizzati nelle loro lezioni. Questo è il link del portale: http://portaldoprofessor.mec.gov.br/index.html 55 Il Web 2.0 è un termine utilizzato per indicare uno stato di evoluzione del World Wide Web, rispetto a una condizione precedente. Si indica come Web 2.0 l'insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono un elevato livello di interazione tra il sito web e l'utente come i blog, i forum, le chat, le piattaforme di condivisione di media come Flickr, YouTube, Vimeo, i social network come Facebook, Twitter, Google+, Linkedin, Foursquare, ecc. ottenute tipicamente attraverso opportune tecniche di programmazione Web e relative applicazioni web afferenti al paradigma del Web dinamico in contrapposizione al cosiddetto Web statico o Web 1.0. Tratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Web_2.0 56 58 qualsiasi persona può modificare e aggiornare le informazioni, potremmo pensare che Wikipedia sia meno affidabile di un’enciclopedia scritta da specialisti; ma ciò non è del tutto vero: ci sono tantissimi volontari persone che sono responsabili di controllare se l’informazione sia corretta o meno, proprio per evitare che ci siano informazioni sbagliate. Anche se su Wikipedia è possibile trovare errori, il loro numero è in genere paragonabile a quello degli errori disponibili su prodotti enciclopedici validati editorialmente. Far partecipare i ragazzi a progetti del genere è molto stimolante, sapere che qualcosa prodotto da loro sarà a portata di tutto il mondo eleva la loro autostima e li stimola a lavorare in gruppo e in maniera cosciente. L’introduzione di internet nelle scuole ci sollecita a pensare che oggi più che mai, in una società in continuo movimento, diventa sempre più importante cercare di sviluppare negli studenti la loro capacità di autoapprendimento, per far sì che essi siano in grado da soli di oltrepassare le mura della scuola, dell’università e che riescano a camminare con le proprie gambe, superando gli ostacoli della vita quotidiana. La parola chiave è l’autonomia; i docenti devono cercare di rendere autonomi i loro studenti. Oggi l’istruzione a distanza non è più un fenomeno 59 marginale. Molte scuole ed università si sono aperte all’idea di insegnare a distanza e utilizzano internet come supporto. Le potenzialità educative, delle TIC, e in particolare di internet, suscitano molta speranza nei paesi in via di sviluppo, fra i quali il Brasile: un paese nel quale a causa dell’enorme territorio, della mancanza di buone strade e di personale adatto, non sempre la scuola tradizionale riesce ad arrivare: oggi, solo grazie a Internet e a programmi educativi l’istruzione riesce ad arrivare in maniera efficace anche nei posti più sperduti e remoti. Il progresso tecnologico è visto da alcuni come una minaccia alla scuola tradizionale; ma esso richiede soltanto un’adattamento da parte della scuola, per evitare che alla fine la formazione stessa venga marginalizzata. È troppo presto per esprimere un giudizio per quanto riguarda i cambiamenti introdotti da internet nelle scuole, perché la sua presenza è ancora molto recente e non si è fatta sentire in modo massiccio. Il successo o l’insuccesso dipenderanno della maniera in cui verranno svolti i progetti di digitalizzazione, dall capacità di integrazione e da come verrà accettato il sistema dai professori e dagli studenti. Purtroppo molte volte manca un interesse da parte dei professori per l’introduzione delle nuove tecnologie. Essi preferiscono 60 rimanere nella loro arretratezza, chiudendosi completamente in se stessi e credendo erroneamente che il loro modo di insegnare – che hanno imparato 30, 40 anni prima - sia l’unico accettabile, giusto e valido. Questo comportamento va cambiato: i professori – delle scuole di ogni ordine e grado - non devono aspettare che venga emanato un decreto dal ministero dalla Pubblica Istruzione, in cui vengano obbligati a saper utilizzare un blog, skype ecc, per aggiornarsi. I docenti dovrebbero rendersi conto – come implica il loro stesso lavoro – che sono essi stessi produttori di conoscenze, di informazioni, dovrebbero dare l’esempio e collaborare con i loro colleghi, in maniera che tutti insieme possano riflettere e scoprire quale è la metodologia più adatta, individuando i punti forti e i punti deboli di ogni metodo e creando dei metodi ibridi se necessario. È molto importante che avvenga questa riflessione fra i docenti di un determinato istituto, perché essi dovrebbero essere uniti per consentire che i tentativi di rinnovamento e di integrazione della tecnologia in ambito didattico - scolastico o universitario - non si trasformino in un fallimento. Per avere una scuola tecnologica non basta creare aule piene di computer (che magari restano poi inutilizzati). La forza della tecnologia è tutta concentrata nel saperla utilizzare. È inutile regalare un 61 libro ad un analfabeta, sperando che lui impari a leggere da solo, deve essere presente uno stimolo esterno, cioè qualcuno che sia in grado di spiegare come va letto quel libro. 57 Le immagini sono state tratte da: https://www.google.it/search?q=charge+a+evolucao+das+tecnologias&es_sm=93&sour ce=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=psFWUsrGBOSQ4gTi6oHwAw&ved=0CAkQ_AUoAQ&biw= 1366&bih=600&dpr=1#es_sm=93&q=internet&tbm=isch&imgdii=_ 57 62 2.4 Lifelong Learning Con il termine Lifelong Learning 58 si intende una nuova maniera di concepire la formazione scolastica e lavorativa, che si distacca dalla formazione degli anni 60, quando si credeva che una volta usciti dalla scuola o dall’università il percorso di studio fosse completato e quindi che l’individuo avesse acquisito tutte le competenze e conoscenze necessarie per tutto il resto della vita e della sua carriera lavorativa. Con il passare degli anni, questa maniera di concepire la formazione è cambiata: docenti e istituzioni si sono accorti che non è possibile acquisire una formazione che sia valida per tutto l’arco della vita, perché cosi come noi invecchiamo e cambiamo nel corso degli anni, anche le conoscenze cambiano. C’è quindi bisogno di aggiornarsi, di “reimparare”, e con il termine lifelong learning si intende attualmente l’educazione che si protrae durante tutto l’arco della vita umana. lifelong learning <làif loṅ lë'ëniṅ> locuz. sost. ingl., usata in it. al masch. – L’idea di una formazione che deve essere estesa per tutto l’arco della vita trova le sue prime espressioni a partire dagli anni Settanta del 20° sec. in orientamenti pedagogici quali l’educazione degli adulti e l’educazione permanente o continua; essa tuttavia si impone come una sorta di nuovo paradigma all’inizio del 21° sec., sostenuta da numerose iniziative internazionali a opera di organismi quali l’UNESCO, l’OCSE e il Consiglio d’Europa, anche avvalendosi delle tecnologie di rete, che aprono nuove possibilità per un apprendimento flessibile, libero da vincoli di tempo e di luogo. Il l. l. sollecita i modelli della formazione a una loro riformulazione, con un più adeguato apprezzamento, al di là degli apprendimenti cosiddetti formali, cioè conseguibili nei sistemi istituzionali d’istruzione quali scuola, università, anche degli apprendimenti non formali, cioè acquisibili in contesti formativi esterni, quali agenzie formative private, extrascuola, ecc., e addirittura di quelli informali, cioè relativi a tutto quanto può essere appreso spontaneamente attraverso esperienze quotidiane nel contesto di lavoro, familiare o del tempo libero. Di Antonio Calvani Fonte: 58 http://www.treccani.it/enciclopedia/lifelong-learning_(Lessico-del-XXI-Secolo)/ 63 Emerge in maniera sempre più pressante la necessità di superare le rigidità esistenti nelle logiche di sistemi scolastici, educativi e formativi chiusi. È necessario sviluppare un’ampia flessibilità di tempi, di spazi, di luoghi, in una collaborazione tra educazione formale59, non formale60 e informale61. L’educazione permanente ha assunto un ruolo sempre più importante e strategico; anche a livello internazionale si riconosce che essa comporta dei benefici sia per la crescita dei singoli individui che dell’intera società. Le politiche di promozione del LLL 62 – sia in Italia che all’estero - hanno come scopo principale quello di educare, istruire e formare una cittadinanza che sia sempre più attiva e consapevole. Grazie ai progressi nel campo delle scienze, delle tecnologie ed all’aumento delle conoscenze, la nostra aspettativa di vita si è allungata molto e con questa anche i tempi e gli spazi per l’educazione si sono allungati. Nella società della conoscenza in cui viviamo, è diventato sempre più importante Educazione Formale, può essere considerato l’insieme di tutte quelle azioni ed attività finalizzate al conseguimento di un titolo di studio seguendo dei corsi siano essi scolastici, universitari o formativi per il mondo del lavoro. 59 Le attività “non Formali” comprendo l’insieme delle attività di apprendimento organizzate, che pur non rilasciando un titolo di studio e organizzate al di fuori del sistema scolastico tradizionale, sono finalizzate ad estendere le conoscenze in un ambito specifico e che vengono svolte a causa di particolare esigenze, che spesso sono di tipo professionale. 60 Con educazione informale si intende tutte le attività e/o processi attraverso i quali ogni individuo acquisisce –anche inconsapevolmente e in maniera non intenzionale- conoscenze, valori, abilità durante la sua vita quotidiana. Fonte: 61 https://play.google.com/books/reader?id=tm_JZTDqXsoC&printsec=frontcover&output=reader& authuser=0&hl=it&pg=GBS.PA17.w.1.4.0 62 È l’acronimo di Lifelong Learning 64 l’acquisire costantemente nuove conoscenze; imparare è una delle condizioni basilari per vivere in maniera dignitosa e consapevole, per diventare individui capaci di progettare la propria vita, responsabili e autonomi. Per fare ciò è necessario che il processo di apprendimento non venga interrotto, ma venga strutturato in maniera permanente nella vita dei singoli, della collettività e della società. Per promuovere la formazione permanente 63 nella nostra società, è fondamentale che venga alimentata nei giovani la naturale curiosità ed il loro continuo domandarsi il “perché?” di tutto. E’ opportuno inoltre far capire che apprendere di più e sempre sarà utile per il loro futuro e la loro vita in qualsiasi ambito. In proposito è di fondamentale importanza il ruolo assunto dalle istituzioni scolastiche. Quindi la filosofia del Lifelong Learnig non va vista solo sotto l’aspetto di investire nell’apprendimento degli adulti, ma va vista anche e soprattutto nell’investire nell’apprendimento degli individui sin dall’infanzia. Il rapporto della commissione UNESCO denominata Delors64 nel 1996 raccomandò di prestare uguale attenzione a 4 pilastri dell’educazione: In questo lavoro i termini “formazione permanente” e “apprendimento permanente” vengono usati come sinonimi di Lifelong Learning. 63 64 http://cedam.unical.it/index.php?option=com_content&view=article&id=50:1996-rapportodelors&catid=9:documenti&Itemid=48 65 Imparare a conoscere, cioè le conoscenze di base e la cultura in generale; Imparare a fare, cioè le competenze professionali e operative in genere; Imparare a vivere con gli altri, ciò include la capacità di cooperare, il rispetto delle differenze e le regole per vivere in comune; Imparare a essere, ossia la capacità critica, l’autonomia di giudizio e la responsabilità In pratica, per far in modo che avvenga un’educazione permanente, gli istituti di istruzione devono privilegiare le conoscenze e le competenze che tendono a durare nel tempo (come la matematica, la chimica, le lingue ecc.) rispetto a quelle che tendono a risultare caduche. Si dovrebbero evitare gli eccessi di nozionismi ed è importante che il diritto ad apprendere venga garantito agli individui di tutte le età. È importantissimo investire nell’educazione di base, perché quasi tutte le lacune trovate negli individui adulti provengono proprio da un’educazione povera durante la prima età. Rimediare alla modesta efficienza 66 dell’istruzione scolastica in passato costa di più che investire nella formazione di base. Quando viene garantita una buona l’istruzione nei primi anni di vita degli individui, i risultati sono più soddisfacenti e il rendimento è maggiore, inoltre il costo per lo stato, per l’individuo, o per la società è molto più basso, rispetto a quello che si avrebbe se la stessa attività formativa venisse fatta in età adulta. E’ ovvio che riparare gli errori è un compito molto più arduo, costoso e i risultati sono inferiori. Nonostante in ambito educativo l’Italia sia riuscita a fare dei progressi notevoli rispetto al passato, la situazione dell’istruzione rimane preoccupante rispetto ad altri paesi europei. Secondo i dati dell’Istat, quasi la metà della popolazione adulta ha al massimo il diploma di scuola media, il che complica l’inserimento nel mercato lavorativo. Inoltre, le probabilità di accedere a dei programmi di formazione continua diminuiscono notevolmente con l’avanzare dell’età. La popolazione italiana sta invecchiando in fretta, ma nonostante il basso tasso di natalità, la popolazione è in crescita a causa del fenomeno dell’immigrazione. Rispetto ad altri paesi 67 europei purtroppo l’Italia investe molto poco nell’istruzione, come è mostrato dal seguente grafico65: È importante ricordare che con il termine Lifelong Learning si intende anche un progetto d’azione europeo denominato appunto “Lifelong Learning Programme” (LLP), che comprende delle linee guida europee da seguire per un apprendimento permanente. Questo progetto rispetta e mantiene inalterata la responsabilità di ogni paese nel gestire i propri sistemi di istruzione e formazione, rispettando cosi la diversità culturale e linguistica di ognuno di essi. L’obiettivo è quello di contribuire ad una maggiore coesione sociale, e allo sviluppo di una società della conoscenza. Anche per 65 Tratto da: http://www3.istat.it/dati/catalogo/20120215_00/Noi_Italia_2012.pdf 68 questo si promuovono all’interno del UE gli scambi, la mobilità e la cooperazione tra le istituzioni didattiche. Il programma66 si struttura nella seguente maniera: 67 È di fondamentale importanza per la riuscita della formazione permanente, che l’individuo “impari ad apprendere” ciò che gli permetterà di rinnovare se stesso e le proprie conoscenze ogni qual volta ne venga avvertita la necessità, grazie ad una sorta di lampadina magica, interiore ed interpretativa, che gli si accenderà facendogli capire che deve imparare ed aggiornarsi, senza che nessuno lo debba ricordare. Si tratta 66 Per maggiori informazioni riguardo al LLP è possibile consultare i seguenti indirizzi: http://www.youtube.com/watch?v=ZwZ1c0DIOiI (il capo Dipartimento per la Programmazione presso il Ministero dell’istruzione, Giovanni Biondi, fa il punto della situazione del LifeLong Learning In Italia) http://www.treccani.it/scuola/archivio/life_long_learning/Introgallina_html Questo quadro è stato tratto dal seguente indirizzo: http://www.bdp.it/socrates/content/index.php?action=read_azione&id_cnt=6198 67 69 di un percorso personale di apprendimento, che fà in modo che l’uomo sia in grado di rispondere alle esigenze del vivere in società, ricapitalizzando, modificando o sostituendo il proprio sapere ogni volta che il tempo e la vita lo richiedano. L’innovazione di questo modo di concepire l’istruzione sta non solo nel riconoscere il fatto che il mercato lavorativo e l’allungarsi dell’età richiedo un continuo aggiornamento, ma anche nell’avere come individui pensanti una motivazione personale che ci porti ad auto-apprendere e a sapere che siamo noi – in grande parte - i responsabili del nostro futuro, del nostro successo e della nostra vita. 3. Programmi Educativi Televisivi in Italia e in Brasile 3.1 Telescuola Dal 25 Novembre 1958 fino al 1966, andò in onda un programma educativo realizzato dalla Rai con la collaborazione del Ministero della Pubblica Istruzione, chiamato Telescuola68. Il programma nacque con lo scoppo di supportare le politiche di alfabetizzazione, cercando di arrivare dove c’era una mancanza di infrastruttura e di personale docente. 68 Un bellissimo video in bianco e nero che racconta un pezzo della storia di Telescuola http://www.youtube.com/watch?v=LR8wkqU637U 70 Il programma funzionava attraverso punti di ascolto69, nei quali gli alunni assistevano alle lezioni di italiano, matematica, francese ecc.70. In classe era presente una sorta di “tutor”; questi coordinatori (uno per ogni posto di ascolto) dovevano gestire il lavoro della classe, e raccoglievano i compiti che poi venivano inviati alla sede di Telescuola a Roma dove venivano corretti – da insegnanti - e poi rinviati ai posti d’ascolto dove i “tutor” facevano vedere ai loro allievi il voto ottenuto. . Con Telescuola la televisione si è impegnata in maniera molto significativa nella lotta all’analfabetismo; si trattò del primo programma televisivo europeo a far sì che gli allievi potessero acquisire dei titoli di studio seguendo dei corsi di avviamento professionale a distanza. Il corso era dunque un sostituto della scuola, capace di arrivare, dal Nord al sud dell’Italia, nei luoghi, borghi, paesini più sperduti del paese: dove la scuola secondaria non era ancora riuscita ad arrivare. Naturalmente per ottenere il diploma era necessario frequentare tutte le materie. I posti di ascolto erano oltre duemila. I posti d’ascolto erano di ogni genere e di ogni tipo: sale che venivano messe a disposizione dal comune, da privati, da esercizi pubblici come bar e latterie. 69 . Le lezioni di Telescuola comprendevano tutte le materie delle tre classi di avviamento professionale industriale e della prima classe di avviamento professionale agrario. 70 71 La direttrice dei corsi di Telescuola, che in quegli anni era Maria Grazia Puglisi, conosceva bene il dibattito su come fare didattica attraverso la televisione, e scelse di adottare il modello del “Televised-Education Approach”, perché secondo lei questo era in grado di rendere familiare l’ambiente scolastico a fasce della popolazione (contadini e poveri) che fino a quel momento non avevano neanche una vaga idea di come fosse strutturata una classe. Per le riprese vennero scelti degli “alunni cavia” che come ha spiegato la stessa Puglisi erano bambini di classi sociali poco privilegiate e con capacità intellettive del tutto nella norma. In tal modo, potevano dare delle buone indicazioni all’insegnante sulle probabili reazioni dei suoi allievi lontani sparsi in tutta Italia. Maria Grazia Puglisi era consapevole anche delle difficoltà di reperire maestri che fossero in grado di svolgere bene questo lavoro e di assorbire questo modello di insegnamento televisivo: “Trovare dei maestri ideali per la televisione è tutt’altro che facile; per la nostra esperienza almeno, questa figura richiede un’intelligenza viva e aggiornata; una solida e ampia cultura di base; un carattere eccezionalmente simpatico; una personalità sufficientemente gradevole e, inoltre, un’attitudine sinceramente affettuosa, un certo grado di prestigio. A queste qualità generali di insegnante televisivo si possono aggiungere le qualità fondamentali necessarie a svolgere il lavoro di maestro: cioè una 72 reale vocazione per l’insegnamento cosi come una capacità pedagogica basata sia sugli studi che sull’esperienza.”71 Nonostante con la legge del 17 dicembre 194772 lo Stato avesse cercato di ridurre il numero di analfabeti, istituendo le scuole popolari - in cui giovani e adulti avevano la possibilità di frequentare dei corsi sia per la prima alfabetizzazione, sia per il secondo ciclo della scuola elementare – la dispersione scolastica rimase ancora molto elevata, perché in gran parte delle famiglie uno stipendio non bastava e i genitori finivano con l’essere costretti a far lavorare i bambini e gli adolescenti. Spesso i ragazzi e le loro famiglie dovevano scegliere fra studiare o mangiare 73 e ovviamente optavano per la seconda possibilità. Fu proprio a causa dell’alto livello di analfabetismo che il ministero della pubblica Istruzione decise di avvalersi della tv, creando programmi educativi che cercavano di supplire alle carenze del sistema scolastico. Nonostante Telescuola sia stato un’ investimento eccezionale - sia sul Tratto da: Buona maestra TV. La Rai e l’educazione da Non è mai troppo tardi a Quark, di Roberto Farnè. Carocci Editore, pp. 36 e 37 71 72 http://www.dirdidatticamelia.it/htm/storiascuo/19401960/web/legge%20scuola%20popolare.htm Un video emozionante in cui alcuni cittadini italiani raccontano, di dover scegliere fra mandare i figli a scuola o avere da mangiare in casa. http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/video/telescuola-1958-e-non-%C3%A8-mai-troppotardi-1961/1084/default.aspx 73 73 piano economico che su quello organizzativo - e sia stato considerato anche all’estero uno dei più grandi esperimenti realizzati in Italia nell’ambito della TV, i risultati ottenuti non sono stati dei migliori. Fra le cause di questo parziale insuccesso vi è il fatto che probabilmente il modello scelto si è dimostrato debole dal punto di vista dell’efficacia didattica (difficoltà nel trovare insegnanti con buone capacità didattiche e televisive, tutor poco preparati, il sistema di correzione degli elaborati si inceppò presto a causa dell’enorme quantità di compiti che arrivavano, gli insegnati a disposizione non erano in grado di correggerli tutti). Inoltre, ci fu una incapacità di cogliere le caratteristiche specifiche del mezzo televisivo, subordinando il linguaggio televisivo a quello scolastico e finendo cosi per creare una scuola in tv che era la fotocopia di quella normale. Quest’ultima era in realtà caratterizzata da un’enorme arretratezza didattica, in buona parte ereditata dal fascismo e dall’idealismo ,che avevano reso lo stivale impermeabile alle innovazioni provenienti dalla pedagogia europea e americana. Nel 1960 circa l’8% della popolazione italiana era composta da analfabeti, senza contare i semi-analfabeti 74 che erano anche essi molti. Un personaggio molto Sono quei soggetti che pur avendo ricevuto una prima educazione alla lettura e scrittura, progressivamente hanno perduto o abbandonato le competenze acquisite, perché nel loro ambiente non ne facevano uso, né venivano stimolati a farlo. Si stima che alla fine degli anni cinquanta, nel sud Italia, circa il 30% della popolazione adulta fossi semi-analfabeta. 74 74 importante di quegli anni, nella lotta all’analfabetismo fu Nazareno Padellaro75 ; egli aveva capito che la televisione – grazie al fascino che suscitava nella popolazione - poteva essere usata come una specie di “cavalo di troia” didattico, e che solo cosi lo Stato sarebbe stato in grado di vincere la battaglia contro quel gruppo di analfabeti definiti da lui “alfabeto–resistenti”76, nei confronti dei quali ogni tentativo di utilizzare la scuola tradizionale sarebbe fallito. Fu grazie al suo modo di pensare, che nacque l’innovativo programma “Non è mai troppo tardi”. Allora direttore generale del servizio per l’istruzione popolare del Ministero della Pubblica Istruzione. 75 Molti insegnanti sono stati mobilitati dallo stato, per cercare di individuare questi soggetti analfabeti, cercando di coinvolgerli in un percorso di istruzione; questo non era un compito ne scontato ne facile, perché gran parte di questi adulti non erano affatto disponibile a tornare sui banchi di scuola. 76 75 77 3.2 Il professor Alberto Manzi e il suo contributo all’educazione Alberto Manzi nacque il tre novembre del 1924 a Roma. Fu una figura molto popolare e amata dagli italiani, durante gli anni 60. In Italia Manzi può essere considerato il “padre” dell’insegnamento a distanza; maestro elementare, divenne famoso per il suo lavoro come conduttore televisivo del programma “Non è mai troppo tardi”, realizzato dalla Rai. La formazione scolastica di Alberto Manzi, fu sicuramente basilare per il suo Entrambi le immagini ritraggono momenti del programma Telescuola. Nella prima è possibile vedere il set in cui veniva registrato, mentre nella seconda vediamo delle signore anziane che seguono la lezione dalla tv, in un posto d’ascolto. Le immagini sono state tratte da: http://archiviofoto.unita.it/index.php?f2=recordid&cod=12255&codset=SPE&pagina=184 #foto_1 77 76 lavoro di insegnante e di educatore: egli fece un doppio percorso formativo: l’istituto nautico e quello magistrale, per poi conseguire una prima laurea in biologia, poi un'altra in pedagogia ed infine anche una laurea in filosofia. Manzi ha dimostrato, sin dagli inizi dei suoi studi, un grande interesse per l’insegnamento, tanto che escludendo il periodo in cui si è dedicato a “Non è mai troppo tardi” egli non abbandonò mai la scuola e svolse egregiamente il suo lavoro di insegnante fino al 1985, anno in cui andò in pensione. Subito dopo la seconda guerra mondiale – alla quale aveva partecipato in servizio sui sommergibili - si dedicò a insegnare nell’Istituto di rieducazione e pena Aristide Gabelli78 di Roma. Era un carcere minorile, e questa esperienza segnò Manzi profondamente rispetto al modo di fare didattica, tanto che egli si dedicò a cercare di migliorare la qualità dell’istruzione partendo proprio dai soggetti più ribelli e difficili, che venivano “rifiutati” dalla scuola. Di circa novanta ragazzi, ottantasette furono recuperati e non tornarono più a delinquere. Una meravigliosa intervista videoregistrata, realizzata da Roberto Farnè e Luigi Zanolio, a Alberto Manzi nella sua casa di Pitigliano, il 13 giugno 1997. In questa intervista Manzi racconta come è stata la sua esperienza di insegnare nel carcere minorile di Roma, racconta le sue esperienze in sud America e il spiega suo modo di insegnare. http://www.youtube.com/watch?v=gKQ7GbworSw 78 77 Oltre ad essere stato un grande maestro, egli fu anche un valido scrittore. Fra i suoi primi titoli meritano di essere citati Grogh79 del 1952 e Orzowei del 1955; ma scrisse molti altri libri, dai testi per ragazzi all’educazione scientifica, dalla narrativa ai testi scolastici e alle raccolte di fiabe. Fra i temi trattati dal maestro ci sono: la libertà, la solidarietà, l’avversione per ogni forma di violenza e razzismo, il rapporto fra l’uomo e l’ambiente in cui vive ecc. Nel corso della sua vita, Manzi svolse anche dei lavori di alfabetizzazione degli indigeni in alcuni paesi del sud America; negli ultimi anni della sua vita si trasferì a Pitigliano, paesino della maremma toscana, del quale fu eletto sindaco nel 94, e dove morì il 4 dicembre 1997. Attualmente la figura di questo grande uomo rimane viva grazie al centro di studi Albero Manzi80 e all’omonimo premio81, che ha come scopo la premiazione e il riconoscimento di prodotti e progetti realizzati sia attraverso l’editoria tradizionale sia attraverso tecniche audiovisive e multimediali, con un’impronta didattica moderna e nei quali sia centrale 79 http://www.centroalbertomanzi.it/grogh.asp http://www.centroalbertomanzi.it/operenarrativa.asp 80 Ecco gli obiettivi del Centro di studi Alberto Manzi: http://www.centroalbertomanzi.it/centrostudi.asp 81 http://www.centroalbertomanzi.it/premioalbertomanzi.asp 78 l’aspetto dell’educare a pensare. Purtroppo oggi la figura di questo grande maestro - che insegnò a leggere e a scrivere a milioni di italiani - è stata un po’ dimenticata e fra i giovani quasi nessuno lo conosce. “Non è mai troppo tardi”82 fu un programma educativo condotto e ideato da Alberto Manzi, che andò in onda dal 15 Novembre 1960 fino al 1968 su Rai uno, ogni martedì, giovedì e venerdì in diretta, nella fascia preserale - alle ore 18 - per permettere a chi lavorava di assistere. In tutto furono mandate in onda 484 puntate, finché il programma venne sospeso nel ‘68, a causa dell’aumento della frequenza alla scuola d’obbligo. Rispetto a Telescuola, “Non è mai troppo tardi” fu molto più innovativo: non si cercava più di “sostituire” la scuola ma di affiancarla; inoltre, venne sfruttato bene il linguaggio e le potenzialità del mezzo televisivo, cosa che non era avvenuta con Telescuola. Ebbe un enorme successo, soprattutto grazie alle qualità comunicative e umane del suo conduttore. Come è possibile intuire dal titolo stesso, il programma si rivolgeva a persone analfabete che non avevano potuto studiare nella “giusta” età, ma il programma servì anche ad 82 L’apertura del programma: http://www.youtube.com/watch?v=8P-cnk39tDE 79 alfabetizzare molti bambini83, che prima di avere i primi contatti con la scuola, vedevano insieme ai nonni il suo programma e imparavano anch’essi a leggere e a scrivere. Il programma ebbe un ruolo sociale importantissimo perché contribuì all’unificazione culturale e nazionale tramite l’insegnamento dell’Italiano e abbassò notevolmente il tasso di analfabetismo, che in quegli anni era molto elevato. Le cifre sono solo indicative, ma si stima che circa mezzo milioni di italiani seguissero il corso al di fuori dei posti di ascolto; un milione sono stati quelli che hanno sostenuto gli esami finali per conseguire un minimo titolo di studio, e molti altri furono gli anziani e i bambini che seguivano le trasmissioni, e che pur non avendo sostenuto gli esami, avevano comunque imparato anch’essi a leggere e scrivere. Il programma ebbe grande importanza per le persone più disagiate o che a causa di malattie non potevano andare a scuola, ma potevano seguire da casa o degli ospedali le trasmissioni. Lettere di ringraziamento e testimonianza, che dimostrano quanti bambini hanno imparato a leggere e a scrivere ancor prima di andare a scuola. 83 http://www.centroalbertomanzi.it/exalunni.asp http://www.centroalbertomanzi.it/perini.asp 80 La didattica di Manzi era molto moderna per la sua epoca, era “multimediale”84 perché egli si serviva di filmati, supporti audio, dimostrazioni pratiche, nonché della sua abile mano che disegnava. Per mantenere viva la curiosità e l’attenzione degli alunni egli non iniziava i disegni da tratti che li rendessero immediatamente riconoscibili, ma faceva prendere forma al disegno un poco per volta. Mentre disegnava spiegava contemporaneamente, per cui riusciva a farsi ascoltare ed a mantenere viva l’attenzione. Utilizzava un linguaggio piacevole e semplice. Manzi era convinto dell’esistenza di due aspetti iniziali da cui partire per fare televisione educativa: il primo “la tv non è la scuola, ma può farsi scuola”, il secondo era che teneva in considerazione che il programma fosse rivolto ad un pubblico adulto e che quindi gli adulti non dovessero essere trattati come bambini 85 . Il programma pur essendo finalizzato all’istruzione, agg. [der. della locuz. ingl. multi-media (v. la voce prec.)]. – Detto di forma di comunicazione che utilizza e integra tecniche e strumenti diversi, quali proiezione di filmati e diapositive, riproduzione di suoni e immagini registrati su supporto magnetico, elaborazione elettronica di informazioni, ecc., in partic. per scopi di informazione scientifica e insegnamento (didattica m., la produzione m. di una casa editrice), oppure in ambito artistico e culturale: spettacoli m., quelli per i quali si impiegano, insieme alle usuali forme espressive, immagini, parole e musiche precedentemente registrate, effetti speciali ottenuti con mezzi elettronici, raggi laser, ecc. In senso ampio, si parla anche di una tecnologia m., e, per traslato, di una società m., che fa largo uso di apparecchi, dispositivi, servizî, elaborati prodotti da tale tecnologia. Fonte: http://www.treccani.it/vocabolario/multimediale/ 85 Un video molto bello, in cui durante una delle puntate del programma non è mai troppo tardi il maestro Manzi fa leggere a delle persone anziane un poema sulla lavagna, inoltre è possibile 84 81 doveva piacere al pubblico e a proposito diceva: “ Sono partito da questo principio, che l’adulto, anche se analfabeta, non è deficiente; è una persona che vive in mezzo agli altri, ha i suoi problemi e cerca di risolverli, per cui io gli devo parlare come parlo con qualsiasi altra persona.”86 Le persone adulte non dovevano essere obbligate ad imparare a leggere e scrivere, ma dovevano essere incoraggiate ed invitate a farlo attraverso la televisione. vedere tutta la dolcezza e l’umanità, di questo uomo che è stato davvero unico nella storia italiana e che deve essere preso come un esempio da seguire. thttp://www.youtube.com/watch?v=GX6KItOU8n0 Lo ha detto in un’intervista video registrata concessa a Roberto Farnè il 13 Giugno del 1997. 86 82 87 88 89 L’immagine è stata tratta dal seguente video: http://www.youtube.com/watch?v=8OKC_BIcnBc 87 88 L’immagine è stata tratta dal seguente video http://www.youtube.com/watch?v=gKQ7GbworSw Entrambi le immagini sono state tratte da: http://blogdiclo.blogspot.it/2012/08/non-emai-troppo-tardi.html 89 83 Lo stile di Manzi aveva poco di “magistrale”, egli si rivolgeva direttamente al pubblico in modo familiare, parlando in maniera chiara e pacata, puntava all’essenziale, con un linguaggio semplice ed efficace, la sua immagine dominava durante tutto l’arco del programma. Grazie alla sua capacità comunicativa egli era diventato una sorta di “artistaprofessore” che affascinava i telespettatori; riusciva a “bucare gli schermi”. Al di là degli obbiettivi di alfabetizzazione da cui è nato, questo programma è servito per creare un’immagine positiva della scuola, dato che prima essa era vista come un ambiente ostile ed indifferente delle difficoltà della popolazione più debole che si era trovata ad essere esclusa dall’istruzione nell’età infantile, destinata tradizionalmente alla scolarizzazione. Si deve ricordare che il maestro non percepì nessun stipendio per la realizzazione di questo programma - come racconta in un intervista perché essendo un maestro dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione, percepiva il suo stipendio da docente e basta. Egli quindi non ricevette nulla dalla Rai per il lavoro di “maestro-conduttore televisivo”. 84 Un fatto curioso avvenne con l’introduzione delle schede di valutazioni90. Manzi inizialmente si rifiutò di esprimere un giudizio sui suoi studenti, perché egli non riteneva fosse giusto marchiare un ragazzo, classificandolo come ad esempio come un “ignorante”, senza tener conto dei problemi di ognuno. Esprimendo un giudizio questo sarebbe rimasto nel tempo ed avrebbe portato altri docenti a giudicarlo in base al suo passato. Per questa sua posizione venne punito dal Ministero con una sospensione del suo stipendio per 4 mesi e un richiamo ufficiale. L’anno successivo, essendo obbligato dalla normativa ministeriale, espresse tutti i giudizi con un timbro che diceva: “fa quel che può, quel che non può, non fa”, per cui venne richiamato ancora, perché secondo il Ministro della Pubblica Istruzione l’uso di quel timbro era considerato inaccettabile. Manzi disse allora che avrebbe scritto il suo giudizio a mano, ma senza modificarne il contenuto. 91 Figura 3 Il timbro utilizzato dal maestro Manzi per valutare i suoi alunni. 90 Dal minuto 10:17 fino al minuto 11: 51 in questo video, il maestro Manzi racconta proprio questo fatto curioso della sua biografia. http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv %3DgKQ7GbworSw&h=iAQH0k20S 91 L’immagine è stata tratta dal seguente video: http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DgKQ 7GbworSw&h=iAQH0k20S 85 Il successo del programma non è rimasto confinato all’Italia: “Non è mai troppo tardi” è stato copiato ed ha servito da ispirazione in circa 70 paesi, soprattutto in Africa e nell’America Latina. Nel 1965 fu indicato dall’UNESCO 92 come uno dei format televisivi più riusciti nella lotta all’analfabetismo e nello stesso tempo ricevette il premio dell’ONU per il contributo che ha portato all’alfabetizzazione. Fu il primo format televisivo italiano ad essere venduto ed imitato all’estero, tanto che fu studiato addirittura dall’università di Harvard93. Il titolo del programma venne ripreso poi dalla Rai con una piccola modifica, molto riuscita e moderna, che lo fece diventare “Non è m@i troppo tardi”. Il nuovo programma nacque con lo scopo di fornire un alfabetizzazione informatica cioè di dare indicazioni sull’uso del computer e sulle opportunità offerte da internet agli italiani. Le puntate andarono in onda su Rai due, oltre agli approfondimenti di 30 minuti che venivano presentati su Rai Edu, dove venivano replicate più volte. È l’acronimo di United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization. In questo video Roberto Farnè, ne parla dell’importanza di questo premio e della intervista svolta da lui al maestro poco prima della sua morte. http://www.youtube.com/watch?v=2g0VaDrLyVc (al minuto 09: 55 parla dell’indicazione dell’UNESCO ) 92 È un’università privata statunitense situata a Cambridge, nel Massachusetts, nell'area metropolitana della città di Boston. Essa fu fondata con contributi privati a partire da quelli elargiti, nel 1636, da John Harvard. È la più antica istituzione universitaria degli Stati Uniti d'America. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Universit%C3%A0_di_Harvard 93 86 Oltre che con il programma “Non è mai troppo tardi”, Manzi diede un’ulteriore contributo all’educazione con altri programmi come: “Impariamo ad Imparare” del 1971, che fu un ciclo di trasmissioni con lo scopo di sollecitare la costruzione di un pensiero logico nei bambini, seguendo il processo con cui, attraverso osservazioni ed esperienze concrete, il bambino costruiva il proprio sapere. Il maestro Manzi poneva sempre al centro l’intelligenza dei bambini e riteneva che essa dovesse essere rispettata e riconosciuta dagli adulti. Egli considerava fondamentale il saper dialogare 94 con i piccoli, per educarli in maniera corretta. Sempre su questa impronta didattica si collocano altri programmi del maestro come “Non vivere copia” del 1982 trasmesso in sei puntate, “Educare a pensare” e “Fare e disfare” entrambi del ’86, distribuiti in tredici puntate. Il primo era dedicato alla scuola dell’obbligo, mentre il secondo alla scuola dell’infanzia. La didattica di Manzi è stata caratterizzata da un ordine espositivo rigoroso, con un forte senso della misura delle parole e delle immagini, tanto che egli riusciva a trovare l’equilibrio fra la maggiore esigenza di sintesi, imposta dal In questo video si vede benissimo il suo dialogare con i bambini, mentre un ragazzo legge un testo in cui racconta come si lava i denti, lui lo corregge in maniera molto educata rispettando sempre i saperi del bambino. http://www.youtube.com/watch?v=HThbwnhkH2o 9494 87 mezzo televisivo, rispetto all’aula didattica dove il tempo a disposizione è più ampio. Fu da sempre contrario ad un sistema pedagogico che fosse di tipo nozionistico, precettistico e astratto. Manzi sperimenta, va per tentativi, scopre in base a come si comportano i suoi alunni come deve agire, tenendo in considerazione le emozioni di ciascuno e cercando sempre di suscitare curiosità nei suoi “telespettatori-alunni” per renderli autonomi. Come ci racconta egli stesso, bisogna tenere gli alunni in una sorta di “tensione cognitiva”: partendo da una domanda o da un argomento, è opportuno far dire agli alunni quello che sanno, esponendo le loro conoscenze che, per quanto semplici o sbagliate, non vanno ignorate. Manzi sollecitava l’immaginazione, spingeva gli alunni ad esprimere delle ipotesi, a mettere le loro opinioni a confronto con quelle altrui, perché attraverso la formulazione di nuovi concetti i bambini potessero verificare quelli acquisiti in precedenza. Il suo metodo didattico rifiuta la tradizionale divisione per materie e propone un approccio all’informazione per temi o per problemi, perché i saperi sono aperti e permeabili, ciò li rende complessi e inseparabili in 88 categorie. Manzi invitava l’alunno a pensare, ad essere critico e chiariva che non è un problema sbagliare, perché l’errore è umano, infatti mostrava che lui stesso sbagliava e che è sbagliando che si impara. “Impariamo Insieme”95 fu l’ultimo programma televisivo che fece il maestro Manzi; andò in onda su Rai 3 nel 1992. Era composto da 60 puntate di 12 minuti l’una. L’obbiettivo del programma era quello di insegnare l’italiano agli extracomunitari. Manzi lo condusse con il suo inconfondibile stile comunicativo, diretto e pacato ed elaborando anche in questo caso, un linguaggio che fosse capace di mettere lo spettatore in un atteggiamento positivo e di interesse verso la lingua italiana. I temi trattati erano quelli del quotidiano, con un vocabolario essenziale che consentisse una base di integrazione nella vita della società. “Impariamo insieme” fu una sorta di “ritorno alle origini”: cosi come il programma “non è mai troppo tardi”, faceva servizio pubblico nel campo dell’alfabetizzazione di base. Anche l’alfabetizzazione degli extracomunitari si presentava come una vera e propria emergenza, Dal minuto 01:58 fino al minuto 04:06, in questo video, il maestro ci spiega cosa ha significato il programma “impariamo insieme” e secondo lui perché la Rai lo abbia prodotto. http://www.youtube.com/watch?v=HThbwnhkH2o 95 89 anche se in modo diverso dalla precedente. Purtroppo questo impegno fu assunto come una sorta di atto dovuto da parte della Rai, tanto che Manzi fu critico sin dagli inizi nei confronti di questo progetto, perché sapeva che non avrebbe prodotto nessun risultato. Il programma andava in onda verso mezzogiorno e non veniva mai replicato. A quell’ora gran parte degli extracomunitari stava lavorando e quindi non era in grado di seguire le trasmissioni. Manzi chiese alla direzione Rai che venissero fatte delle videocassette da distribuire nei centri di accoglienza, nelle scuole, nei luoghi di lavoro ecc., ma ciò non venne mai fatto. Si può affermare che nella figura di Alberto Manzi, il modello della televisione educativa basato su una mediazione fra linguaggio didattico e televisivo è riuscito in maniera esemplare. Per concludere è opportuno riportare una bellissima lettera96 scritta dal maestro Manzi ai suoi ragazzi di quinta elementare: “Cari ragazzi di quinta, Abbiamo camminato insieme per cinque anni. Per cinque anni abbiamo cercato, insieme, di godere la vita; e per goderla abbiamo cercato di conoscerla, di scoprirne alcuni segreti. Questa lettera è stata tratta da: http://comitatocontemporaneamente.wordpress.com/2010/04/27/una-lettera-di-alberto-manzicon-una-nota-di-stefania-foderi/ 96 90 Abbiamo cercato di capire questo nostro magnifico e stranissimo mondo non solo vedendone i lati migliori, ma infilando le dita nelle sue piaghe, infilandole fino in fondo perché volevamo capire se era possibile fare qualcosa, insieme, per sanare le piaghe e rendere il mondo migliore. Abbiamo cercato di vivere insieme nel modo più felice possibile. E’ vero che non sempre è stato così, ma ci abbiamo messo tutta la nostra buona volontà. e in fondo in fondo siamo stati felici. Abbiamo vissuto insieme cinque anni sereni (anche quando borbottavamo) e per cinque anni ci siamo sentiti “sangue dello stesso sangue”. Ora dobbiamo salutarci. Io devo salutarvi. Spero che abbiate capito quel che ho cercato sempre di farvi comprendere: NON RINUNCIATE MAI, per nessun motivo, sotto qualsiasi pressione, AD ESSERE VOI STESSI. Siate sempre padroni del vostro senso critico, e niente potrà farvi sottomettere. Vi auguro che nessuno mai possa plagiarvi o “addomesticare” come vorrebbe. Ora le nostre strade si dividono. Io riprendo il mio consueto viottolo pieno di gioie e di tante mortificazioni, di parole e di fatti, un viottolo che sembra identico e non lo è mai. Voi proseguite e la vostra strada è ampia, immensa, luminosa. E’ vero che mi dispiace non essere con voi, brontolando, bestemmiando, imprecando; ma solo perché vorrei essere al vostro fianco per darvi una mano al momento necessario. D’altra parte voi non ne avete bisogno. Siete capaci di camminare da soli a testa alta, PERCHE’ NESSUNO DI VOI E’ INCAPACE DI FARLO. Ricordatevi che mai nessuno potrà bloccarvi se voi non lo volete, nessuno potrà mai distruggervi, SE VOI NON LO VOLETE. Perciò avanti serenamente, allegramente, con quel macinino del vostro cervello SEMPRE in funzione; con l’affetto verso tutte le cose e gli animali e le genti che è già in voi e che deve sempre rimanere in voi; con onestà, onestà, onestà, e ancora onestà, perché questa è la cosa che manca oggi nel mondo e voi dovete ridarla; e intelligenza, e ancora intelligenza e sempre intelligenza, il che significa prepararsi, il che significa riuscire sempre a comprendere, il che significa riuscire ad amare, e… amore, amore. Se vi posso dare un comando, eccolo: questo io voglio. Realizzate tutto ciò, ed io sarò sempre in voi, con voi. 91 E ricordatevi: io rimango qui, al solito posto. Ma se qualcuno, qualcosa vorrà distruggere la vostra libertà, la vostra generosità, la vostra intelligenza, io sono qui, pronto a lottare con voi, pronto a riprendere il cammino insieme, perché voi siete parte di me, e io di voi. Ciao.” Alberto Manzi 3.3 L’affascinante “famiglia” Piero Angela Il conduttore televisivo, oltreché scrittore, giornalista e divulgatore scientifico, Piero Angela nacque il 22 dicembre del 1928, nella città di Torino. Era il 1952, quando il giovane Piero Angela – allora ventiquattrenne - cominciò il suo lavoro nella rete televisiva Rai lavorando come cronista e collaboratore del Giornale Radio97. Dal 1955 al 1968 lavorò come corrispondente del telegiornale da Parigi e successivamente anche dalla capitale belga; fu inoltre il primo conduttore del TG 2. Durante gli ultimi trent’anni Piero Angela ha lavorato su moltissimi programmi e progetti, televisivi e non televisivi, adottando le formule più Giornale Radio Rai (GRR) nacque nel 1924, con il programma “comunicazioni Governative”, edito dall’Unione Radiofonica Italiana, che prevedeva due ore quotidiane riservate alla comunicazione delle decisioni governative e dei discorsi di Benito Mussolini, nella rubrica” Discorsi del Duce”. Fonte: Wikipedia 97 92 diverse, sperimentando e innovando sempre, finendo cosi per creare una vera e propria “famiglia” di programmi culturali e educativi ideati e condotti da lui, ma anche in collaborazione con altri esperti e con suo figlio Alberto. Fanno parte della “famiglia Angela” programmi come Super Quark, Ulisse - il piacere della scoperta, Passaggio a Nord Ovest, ecc. L’essere una persona molto ragionevole, di buon senso e di una grande razionalità è una caratteristica che venne insegnata e trasmessa a Piero Angela da suo padre, Carlo Angela, dal quale Piero dichiarò in un intervista di aver ricevuto “un’educazione molto piemontese: molto rigida, con principi molto severi, tra cui quello di tenersi un passo indietro sempre, mai esibire”98. Piero ci ha rivelato – al contrario di quello che si può immaginare vedendolo in televisione senza conoscere la sua biografia - che egli non fu un bravo studente. Probabilmente proprio questo suo passato da studente non esemplare l’ha portato a spiegare in maniera chiara e per nulla noiosa, cercando di far arrivare il contenuto dei suoi programmi a tutte le fasce della popolazione, da quelle più basse a quelle più alte e colte. Probabilmente alcuni dei suoi professori non erano bravi come lui nella comunicazione, dato che non lo hanno motivato abbastanza. A proposito della sua educazione scolastica ci racconta: Piero Angela, dall'intervista in Gigi Marzullo, Bellidinotte: Guerrieri moderni & Cavalieri d'altri tempi, Alfredo Guida Editore, Napoli, 1999, p. 16.ISBN 88-7188-304-7. 98 93 “ Personalmente, mi sono annoiato mortalmente a scuola e sono stato un pessimo studente. Tutti coloro che si occupano di insegnamento dovrebbero ricordare continuamente l'antico motto latino "ludendo docere", cioè "insegnare divertendo” 99. Il primogenito dei programmi della “famiglia Angela” è Quark, nato il 18 marzo del 1981, questo poi diede vita a molti altri segmenti come Pillole di Quark, Quark economia, Q.Europa 100 , Quark Italiani, Q.Scienza, Q.Speciali, Q.Estate, Superquark che nacque nel 1995, gli speciali di Superquark nel 1999, e infine Ulisse - il piacere della scoperta nato nel 2000 e che va attualmente in onda su Rai Tre, di cui Angela è solo l’autore. Esistono poi i “nipoti” del suo modo di fare informazione scientifica: Passaggio a Nord Ovest e vari documentari e libri realizzati da suo figlio Alberto. Nonostante siano passati tanti anni dalla nascita della “famiglia Quark” questi programmi educativi continuano ancor oggi ad affascinare moltissimi italiani, curiosi di scoprire le meraviglie di questo mondo, della vita, della scienza e della storia. A proposito del nome “Quark” ci spiega Piero Angela: 99 Piero Angela, La macchina per pensare, Garzanti, 1987, pp. 256-257. 100 La Lettera Q sta per la parola Quark. 94 “L’idea è nata negli anni Settanta quando pensai di creare una rubrica che potesse riunire collaboratori ed esperti scientifici per sviluppare un appuntamento fisso di scienza in televisione. Presentai alla RAI la mia proposta di una rubrica che si occupasse di scienza. Agli inizi si chiamava Quark per poi evolversi nel tempo in SuperQuark. Anche se ci sono stati dei cambiamenti, la rubrica ha mantenuto sempre il suo concetto di base che è quello di raccontare delle cose interessanti in modo chiaro e preciso. Da questa volontà è nato anche il titolo del programma. Quark è il nome che i fisici usano per indicare la particella più piccola conosciuta all’interno del nucleo dell’atomo. Fino ad oggi sono stati identificati sei tipi di quark, - che poi i fisici amano chiamare “quork” - e prendendo questo esempio come modello ispirativo, anche noi abbiamo pensato di andare nel più intimo delle cose, nel più intimo delle tematiche che desideravamo raccontare, utilizzando il quark come logo e simbolo del programma.”101 Dobbiamo in gran parte a Piero Angela l’uscita della marginalità in cui si trovavano i programmi di divulgazione scientifica e culturale prima degli anni settanta. Egli, insieme ai suoi programmi, potrebbe essere visto come uno dei pionieri nel fare TV educativa in modo “permanente”, perché i suoi programmi insegnano - sempre e senza essere strettamente didattici - ma non hanno tutta la pesantezza dei programmi didattici; Tratto dall’intervista http://www.editfiume.com/lavoce/intervista/712-piero-angela-cbisogno-di-una-cultura-della-scienza 101 95 sono culturali, ma non sono noiosi come altri formati di programmi educativi che hanno la pretesa di insegnare. Angela con il suo particolare linguaggio riesce a rendere “facili” e comprensibili anche le materie più temute come la fisica, la chimica ecc.; egli sollecita una grande curiosità negli spettatori di tutte le fasce di reddito e cultura. In Italia, anche per l’influenza della filosofia crociana, si è sempre rivolta più attenzione alle materie umanistiche: un atteggiamento che ha danneggiato lo sviluppo della divulgazione scientifica, che veniva considerata un sapere freddo, caratterizzato da un linguaggio incomprensibile. Ciò ha reso difficile e ha ritardato la diffusione delle ricerche scientifiche tanto nei quotidiani, che nelle riviste. Nella televisione la situazione si è rovesciata: le scienze diventarono in quegli anni un’interessante materia su cui fare spettacolo e intrattenimento, facendo nascere cosi un servizio educativo e culturale anche in ambito scientifico, in modo da dare spazio a programmi di genere come di interesse ambientale oppure di medicina ecc. E fu proprio nella figura di Piero Angela, che la divulgazione scientifica guadagnò più spazio e forza, grazie al suo modo di rivolgersi alle scienze come discipline da interrogare, da affrontare con curiosità e domande, temi che in fondo appartengono alla esperienza quotidiana di ognuno di noi. Angela ha fatto in modo che il sapere scientifico perdesse un poco 96 di quel suo carattere di sapere misterioso, miracoloso e distante, destinato a rimanere solo dentro ai laboratori. Il merito di aver fatto questa sorta di “alfabetizzazione scientifica” va quindi alla televisione e non certo alla scuola, che spesso tratta le materie scientifiche in modo astratto, facendole sembrare scollegate del tutto con la nostra realtà quotidiana. Le ragioni del successo dei programmi educativi e di divulgazione scientifica della famiglia Quark si trovano proprio nella figura del suo conduttore, che grazie al suo linguaggio impeccabile, semplice, ai suoi gesti e alla sua postura di informalità, è riuscito ad entrare nelle nostre case, diventando quasi un membro della famiglia102, con una affidabilità e simpatia unica, ciò ha permesso che il pubblico costruisse una forte relazione con la sua figura. Con il passare del tempo ciò che rimane impresso nella memoria del pubblico televisivo non è tanto il contenuto di un particolare documentario scientifico, con tutti i suoi nomi, date o particolari ecc., ma resta nel bagaglio culturale del pubblico la maniera con cui Angela ha Come racconta proprio Piero Angela: “Non so il perché del successo che abbiamo avuto e continuiamo ad avere, non esiste una ricetta per fare un programma di successo. Con il passare degli anni abbiamo aggiornato la grafica e il montaggio ma il linguaggio è rimasto sostanzialmente lo stesso. Siamo diventati un po’ parenti dello spettatore e a un parente non si chiede di cambiare.” Fonte: http://www.avvenire.it/Spettacoli/Pagine/angela-tv-educativa.aspx 102 97 raccontato – per esempio - le curiosità su cosa mangiavano o come vivevano gli Etruschi. La scuola, con tutte le sue rigide regole, in questo caso potrebbe non aver reso la storia accattivante, riducendo lo studio di questa civiltà solo a rigido nozionismo, legato a date da ricordare in modo asettico, senza appassionare. Il più rinomato documentario o materiale educativo esibito in una classe scolastica, non serve a nessun scopo educativo, senza la figura di un bravo insegnante che faccia da mediatore. Lo stesso avviene nel caso della televisione, dove non basta mandare in onda un documentario della BBC che tratta ad esempio delle particelle nucleari senza la figura di un bravo “conduttore-mediatore”. L’utilizzo di un linguaggio semplice in TV non vuol dire che il messaggio trasmesso sia banale. Alcune delle caratteristiche del linguaggio usato da Piero Angela sono la semplicità, da non confondere con banalità, il ricorrere alla esperienza quotidiana, l’utilizzo di metafore. Angela non si propone come uno specialista, ma come un uomo che ha sete di scoprire, di capire e di sapere e che cerca di raccontare quel che sa, senza nessuna arroganza o prepotenza: è traduttivo e descrittivo, non affabulatorio; è emotivo, ma non fa dell’emozione uno spettacolo, come fanno tanti altri per avere più ascolti. Mantiene sempre l’equilibrio fra l’esigenza di chiarezza e il rigore scientifico, e valorizza la relazione fra 98 parola e immagine, utilizzando sapientemente entrambi. È utile citare qui alcuni passaggi di un intervista 103 pubblicata dal quotidiano Il Tempo; interrogato sulla crisi della TV associata alla diffusione di Internet, Piero Angela si pronuncia contro la televisione di nicchia e propone una soluzione pratica finalizzata ad aumentare i contenuti culturali sulla TV generalista italiana: “C’è una profonda diversità tra informazione fatta nei giornali e quella fatta in tv. Per una ragione: che la lettura del giornale è orizzontale, la lettura della televisione verticale. Cosa vuol dire? Che se lei compra un quotidiano ha tutto quello che può trovare, notizie, commenti, sport, cronaca, cultura che coesistono in un unico luogo fisico. E lei può saltare e leggere ciò che vuole. Se vede un telegiornale lei non può saltare ma per ascoltare ciò che le interessa deve sentire tutto. In più se lei legge un giornale per esteso, ci vuole una giornata. Questo è importante perché se in tv si vogliono fare cose su argomenti che interessano bisogna fare delle tv di nicchia. Fare tv di nicchia vuol dire fare tv destinate a persone che hanno già quegli interessi, su certi argomenti. Ma io trovo che sia profondamente sbagliato fare ciò che molti propongono sulla Rai, una tv culturale pagata dal canone e due commerciali pagate da pubblicità. Perché queste operazioni sono state fatte sia in Francia e Germania, con Arte, che in Usa con la Pbs ed hanno gli ascolti tra il 2 e il 3%. Sono operazioni fallimentari. 103 Tratta da: http://www.tvblog.it/post/410249/piero-angela-no-alla-tv-di-nicchiaservono-programmi-culturali-per-il-grande-pubblico 99 (…) La polverizzazione delle reti oggi aiuta quindi l’andare sui temi che tirano per incassare pubblicità. La via d’uscita secondo me è quella di fare programmi che siano sì di contenuto culturale ma di linguaggio e spettacolarità, abbiano possibilità di raggiungere il grande pubblico. Contenuti nobili ma linguaggio che sfrutti tutte le tecniche tv. Seconda cosa: inserirsi in una programmazione commerciale con cose brevi ma significative. La contaminatio, inserirsi - per esempio - con pillole culturali o scientifiche dentro un programma di varietà, cavalcando l’ascolto, ma accendendo anche delle lampadine culturali. Occorrono delle strategie, non basta andare a fare scienza o economia in tv. Bisogna usare linguaggi televisivi ed una psicologia che sia capace di agganciare anche emotivamente un grande pubblico, utilizzando narrazioni, grafiche, cartoni, tutti i linguaggi tv. Ciò che conta poi è ciò che si trasmette dentro. La tv ha questo ruolo, raggiungere milioni e milioni di persone ed è doveroso che lo faccia spiegando i problemi del suo tempo ed aiutando il pubblico a capire. Ma va fatto con un modo di raccontare che sia appetibile. La formula, per quel che mi riguarda, è: dalla parte degli esperti per i contenuti e dalla parte del pubblico per il linguaggio.” La TV educativa che si intende descrivere in questa tesi, dovrebbe basarsi proprio sulle parole di Piero Angela. Dobbiamo solo augurarci che resti con noi per molti altri anni e che suo figlio Alberto Angela continui a seguire le tracce di suo padre, aggiungendo anche di suo come già fa. 100 Il linguaggio di Aberto è lievemente diverso da quello di suo padre, dato che ci da un’immagine di sé più dinamica e spigliata, ha un modo più arguto di porsi delle domande, di avanzare ipotesi a partire dagli indizi; inoltre, lavora più in esterni e all’aperto, essendo un paleontologo. E’ auspicabile che molti altri presentatori si inspirino a Piero Angela, facendo della televisione pubblica un luogo in cui il sapere, la cultura e l’educazione vengano messi a disposizione di tutti i cittadini, in modo che tutti siano soddisfatti di pagare il canone, perché viene ricevuto un “vero servizio pubblico” di qualità, che si distingua dalla maggioranza della televisione generalista gratuita. Figura 4. Piero Angela e suo figlio Alberto Angela nello studio del programma Superquark 104 L’immagine è stata tratta da: http://www.sorrisi.com/2012/08/08/quark-e-albertoangela-risolvono-per-voi-i-dieci-misteri-dellestate/piero-angela_alberto-angela/ 104 101 Figura 5. L'autrice di questa tesi, il conduttore Piero Angela e mio suocero Piero Perfetti 3.4 Progetti recenti: Rai Educational e le sue reti: Rai Scuola e Rai Storia Rai Educational è la direzione RAI che si occupa di realizzare programmi didattici e divulgazione scientifica, da trasmettere o sui propri canali (Rai Scuola e Rai Storia) o sulle reti generaliste o su web. Nel caso i programmi vengano trasmessi nei canali generalisti Rai, appare un logo quadrato con la scritta “Rai Edu”, che permette al telespettatore di individuare la provenienza di quel materiale audiovisivo. 102 Rai Scuola105 si trova sul canale 146 del digitale Terrestre, ed è dedicata alla didattica scolastica, perciò lavora in stretta collaborazione con il MIUR106 e con le istituzioni formative che per eccellenza sono le scuole e le università, offrendo ad un pubblico giovane - che di solito si caratterizza per un linguaggio molto legato alla rete, in costante e veloce evoluzione - contenuti didattici validi e accattivanti, di facile accesso e fruibili su diverse piattaforme. Questo canale si orienta verso la formazione formale, perciò i suoi contenuti sono legati più strettamente al mondo scolastico e alla formazione permanente. Questo canale fa anche da “mediateca”, perché serve da supporto agli insegnanti aiutandoli a costruire meglio la loro lezione. I programmi sono brevi, vengono intervallati con degli inserti di alleggerimento che spezzano il flusso allo scopo di non annoiare i ragazzi, ma allo stesso tempo, stimolano l’approfondimento ragionato (es. videoclip musicali sottotitolati in lingua originale). Ad ogni tema vengono anche affiancati in rete degli articoli di approfondimento: lo sforzo è quello di utilizzare il meglio del linguaggio di internet ed il meglio di quello della televisione creando un linguaggio nuovo, molto più interattivo e attraente per i 105 Il loro sito web si trova al seguente indirizzo: http://www.raiscuola.rai.it/ 106 È l’acronimo di Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. L’indirizzo web è: http://www.istruzione.it/ 103 giovani. In sintesi Rai Scuola è un canale per molti versi nuovo e sperimentale, che cerca di portare la cultura ai ragazzi utilizzando il loro linguaggio e i loro mezzi di comunicazione, ma senza perdere mai di vista la necessità di produrre contenuti di alto livello e di qualità. E’ auspicabile e importante inoltre che ci siano delle salde alleanze fra Rai Scuola e le istituzioni scolastiche e culturali, perché grazie a tale collaborazione la rete televisiva può colmare alcune lacune del sistema formativo tradizionale. Rai Storia107, invece, va in onda sul canale 54 del digitale terrestre, e si dedica alla diffusione di contenuti culturali di ambito prevalentemente storico. Questo canale racconta il passato dell’Italia, senza perdere di vista il presente e pensando anche quale sarà il futuro del paese. Rai Storia è molto attenta nel bilanciare la costruzione narrativa ed il rigore informativo. Punta ad una fascia di pubblico più eterogenea ed ampia rispetto a Rai Scuola in termini di livello di istruzione, età e sesso. La sua programmazione dedica una particolare attenzione agli anniversari relativi a personaggi e fatti importanti della storia, creando cosi un’ambiente ideale per la collaborazione con le istituzioni statali, in modo da rafforzare sempre di più l’identità nazionale del paese. Rai 107 Il sito del canale si trova al seguente indirizzo web: http://www.raistoria.rai.it/ 104 Storia tende a diventare sempre più crossmediale, attraverso applicazioni per telefonini, tablet ecc, oltre alla creazione di una pagina su facebook108 e di un sito web. La pagina facebook ha riscosso un grande successo, e il numero di fans cresce giorno dopo giorno. Nell’ottobre 2013109 la pagina annovera ben 47.574 “mi piace”. Rai Storia ci racconta la storia come fattore importante ed essenziale per capire il nostro presente ed immaginare il nostro futuro, ed è orientata alla formazione dell’individuo in maniera informale. Analizzando il piano editoriale 110 2012-2013 di Rai Educational, ci si accorge che la Rai sta cercando di migliorare la qualità dei suoi programmi, in modo da fornire ai cittadini un servizio pubblico di qualità, cercando di renderli sempre più visibili. Rai Educational sta puntando soprattutto su quattro canali di diffusione dei suoi contenuti: Rai Storia, Rai Scuola, la presenza sui canali generalisti e quella nella rete internet; in tal modo, il progetto editoriale è basato sulla crossmedialità111. A tale proposito, ciò che emerge dal piano editoriale è 108 La Pagina Facebook di Rai Storia: https://www.facebook.com/raistoria?fref=ts La Pagina è stata consultata il 22/10/2013 alle ore 14.05 al seguente indirizzo: https://www.facebook.com/raistoria/likes 110 Ho consultato la versione 5.2 del 22 ottobre 2012. Il documento mi è stato fornito dal relatore di questa tesi, il professor Gino Roncaglia. 109 Con il termine crossmedialità (o crossmedia, cross-media) ci si riferisce alla possibilità di mettere in connessione l’uno con l’altro i mezzi di comunicazione, grazie allo sviluppo e 111 105 che “(…)uno degli obiettivi principali dell’azione di RAI Educational è quello di supportare, raccordare e integrare in maniera efficace il mondo della formazione formale e i molti e differenti strumenti di formazione informale oggi disponibili.”112 Inoltre, con l’allargamento della fascia di persone che hanno accesso ai mezzi di comunicazione e l’essere sempre più “multimediale” di questi mezzi, l’attenzione rivolta alla cultura e alla formazione, alla creazione di una programmazione di qualità, alla capacità di aggiornarsi e rinnovarsi nell’era digitale, non possono più essere viste come delle semplici opzioni, ma devono essere viste come delle sfide, o scelte indispensabili che vanno fatte perché sono condizione per la sopravvivenza stessa del ruolo della televisione educativa. Prestare attenzione alla formazione dei cittadini diventa ancor più importante in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, perché l’economia dipende dalla capacità di chi lavora di avere conoscenze e competenze utili e aggiornate. Si può osservare molto facilmente che i paesi che crescono di più economicamente, sono anche quelli che più investono nell’educazione del loro popolo. Investire nella formazione dell’individuo è pertanto fondamentale per uscire dalla crisi; per fare ciò, oltre all’impegno del governo è necessario anche quello dei media. La alla diffusione di piattaforme digitali. Un sistema che utilizza crossmedialità si definisce "crossmediale".Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Crossmedialit%C3%A0 112 Tratto dal piano editoriale nella versione sopra indicata, p.10. 106 televisione educativa quindi non è una risorsa vecchia e superata, come alcuni credono. Nell’elaborare il proprio palinsesto, Rai Educational, cerca operare in maniera organica, inoltre cerca di individuare quali siano le lacune più importanti, cioè i bisogni formativi che devono essere colmati in modo prioritario nel nostro paese. Rai Educational poi è anche molto attenta alla distribuzione dei contenuti, che individua come priorità per la formazione: per questo, lavora perché i propri contenuti siano disponibili anche sulla rete, usando i propri siti e social network come Facebook, YouTube, Twitter ecc., dove i contenuti stessi possono essere rivisti, condivisi, discussi dal pubblico. Le trasmissioni sono modulari, e fanno uso di un montaggio veloce che riserva molta attenzione all’elemento visivo; sono pensate quindi oltre che per la tv anche per la rete.113 Fra i programmi troviamo format culturali innovativi e multimediali come Zettel: Filosofia in movimento, condotto da Maurizio Ferraris, in onda su Rai Scuola, ma anche in replica serale sui canali generalisti, oppure come Nautilus, fascia quotidiana organizzata in cinque temi: letteratura, filosofia, arte, Media e spettacolo. A ogni tema viene dedicato un giorno Una puntata del programma Nautilus, in cui è possibile percepire questo di tipo di montaggio e l’intenzione di fare tv pensando anche alla rete: http://www.filosofia.rai.it/articoli/nautilus-filosofia-licia-troisi/14137/default.aspx 113 107 della settimana114 e sono pevisti alcuni speciali, come quello dedicato alla maturità115. Un altro format interessante è quello di Italia in 4D116, su Rai Storia, che racconta - con la collaborazione di storici di rilievo - l’Italia degli anni 50, 60, 70 e 80, coprendo quattro decenni fondamentali del novecento repubblicano. Un altro punto importante al quale Rai Educational si dimostra attenta è l’insegnamento delle lingue straniere: oltre che ai progetti già esistenti di insegnamento della lingua inglese117 e dell’italiano 118 , il piano editoriale indica fra le priorità l’attenzione alla cultura e alla lingua di un enorme paese in forte sviluppo come la Cina. Sono molte le applicazioni 119 create da Rai Educational che possono essere scaricate dai telespettatori sui propri smartphone, tablet, pc, e stanno riscuotendo un buon gradimento da parte del pubblico. L’insieme Per esempio il mercoledì si parla di arte e così via. Lord, Lucas, “Nautilus, lo speciale Maturità con Federico Taddia alle 19.30 su Rai Scuola” Fonte: http://www.tvblog.it/post/257027/nautilus-lo-speciale-maturita-con-federico-taddiaalle-19-30-su-rai-scuola 116 Una puntata del programma, in cui viene raccontata la storia della penna biro in Italia http://www.raistoria.rai.it/articoli/la-penna-biro/20024/default.aspx 114 115 Il programma Divetinglese, pensato per l’insegnamento della lingua inglese ai bambini, in onda su Rai Scuola: http://www.raiscuola.rai.it/programminuovi/divertinglese/35/default.aspx 117 Programma per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri http://www.italiano.rai.it/ http://www.italiano.rai.it/articoli/benvenuti-in-casa-ba-la-mediazioneculturale/20597/default.aspx 119 Il portale da dove è possibile scaricare le applicazioni create da Rai Educational http://www.educational.rai.it/resources.asp#3 118 108 delle pagine Facebook di Rai Edu ha raggiunto quest’anno la cifra – assai significativa – di 200.000 utenti120. Per far in modo che Rai Educational cresca e guadagni spazio, conquistando un suo pubblico, è importante che questa stabilisca degli accordi con la TV generalista e che alcuni dei suoi programmi siano visti anche sui canali generalisti – che hanno già un pubblico consistente e fedele - in modo da farsi conoscere. Una televisione educativa da sola corre il rischio di diventare di nicchia, per diventare invece veramente utile e istruttiva per la popolazione, deve lavorare in sinergia con quella generalista, mantenendo però il suo carattere peculiare. Nel caso di Rai Educational, questa collaborazione già avviene, ma è auspicabile che aumenti: sarebbe opportuno che questa collaborazione non avvenisse soltanto attraverso la cessione di spazi vuoti del palinsesto Rai da riempire – cedendo a Rai Educational orari in cui di solito quasi nessuno guarda la televisione, per esempio alle 3 di mattina - ma sfruttando le occasioni di visibilità per inserire degli “approfondimenti” cioè materiale prodotto da Rai Educational all’interno della programmazione regolare di una delle tre reti generaliste Rai. 120 https://www.facebook.com/photo.php?fbid=588442104551833&set=pb.100229856706 396.-2207520000.1382444099.&type=3&theater 109 Rai Educational è un’iniziativa molto innovativa ed importante, che sta cercando di fare un lavoro che sia davvero cross mediale. Essere presenti in rete non significa solo la creazione di siti di programma, che poi una volta finito il programma rimangono abbandonate. Lo scopo di Rai Edu è quello di creare dei “portali tematici” dove i contenuti possano essere sempre usati, aggiornati e dove tutto sia funzionale. A tale proposito: “La percezione dell’utente dev’essere invece quella di un’offerta organica e di qualità, proveniente da una fonte unica, autorevole e persistente nel tempo – il servizio pubblico nella sua funzione di supporto alla crescita culturale, all’apprendimento, alla creazione di competenze – e non da questa o quella trasmissione o da questa o quella persona. Il sito web deve raccogliere questa offerta, organizzata verticalmente e tematicamente, e deve integrarla attraverso gli strumenti del web 2.0 e del web sociale: una sorta di mediateca di contenuti culturali e di apprendimento in grado di circolare in rete anche autonomamente, di rimbalzare sui social network, di essere fruiti in mobilità attraverso smartphone e tablet così come attraverso le nuove piattaforme per la connected TV.”121 Il rapporto fra internet e televisione cresce molto velocemente, tanto che alcuni dei modelli di televisori più moderni, permettono già di collegarsi a internet, a Youtube, a Facebook, a Skype ecc. direttamente dall’apparecchio televisivo. Questa interazione fra i due mezzi è destinata ad aumentare sempre di più. La televisione connessa alla rete internet – 121 Piano editoriale cit., p.31 110 detta connected TV, permette ai telespettatori l’accesso a contenuti ondemand122 ma permette anche l’utilizzo di applicazioni interattive. Rai Educational sta pensando al futuro, perciò sta rinnovando i format e il linguaggio televisivo, in modo da riuscire a rispondere alle esigenze del mercato tecnologico e a quelle del “pubblico-consumatore” che anno dopo anno diventa sempre più esigente e attento. Rinnovarsi non è facile, ma è fondamentale se si vuole “sopravvivere” nel mercato televisivo. Figura 4. La schermata del televisore"connectedTV" di casa mia e tutte le sue applicazioni che permettono un accesso diretto a internet. Figura 5 .Da notare il pulsante "apps" sul telecomando della televisione on demand ‹òn dimä′änd› locuz. ingl. (propr. «su richiesta»), usata in ital. come agg. – Espressione usata con riferimento a beni o servizî che vengono resi disponibili sul mercato su richiesta di un consumatore Fonte: Enciclopedia Treccani on line 122 111 Infine, l’obbiettivo che si propone Rai Educational è quello di “… rappresentare per la RAI una risorsa capace di produrre contenuti di qualità nel campo della cultura e dell’apprendimento, e insieme strumento in grado di aiutare l’azienda ad ancorare tutta la programmazione, anche quella non immediatamente legata alla funzione di servizio pubblico, a quelle caratteristiche di affidabilità e di rigore che il servizio pubblico comunque richiede: alla capacità di spiegare (e di farlo in modo efficace e non pedante), all’esigenza di offrire al pubblico non solo suggestioni ma informazioni corrette e verificabili. Senza per questo perdere la capacità di fascinazione e di spettacolarizzazione propria del medium televisivo, ed anzi allargandola ai nuovi territori della crossmedialità, della mobilità, del web sociale.”123 3.5 Alcuni canali brasiliani dedicati all’educazione: TV Cultura, TV Escola, TV Brasil ecc. Attualmente, le emittenti cosiddette “educative” in Brasile sono molto numerose; possono essere gestite sia da privati sia dai singoli stati, ma anche dal governo centrale brasiliano. Molte delle emittenti pubbliche no profit124 si sono riunite in una associazione, chiamata ABEPEC125, che ha Piano editoriale cit., p.36 La locuzione non profit (o non-profit) è di origine angloamericana ed è stata coniata per indicare la caratteristica di organizzazioni, enti che operano 'senza scopo di lucro, senza profitto'. A Cura di Raffaella Setti 123 124 112 come scopo quello di preservare le radici culturali, le tradizioni e le particolarità degli abitanti di ogni stato126 (regione). Essendo tantissimi i canali televisivi educativi brasiliani, in questo documento verrà offerta soltanto una descrizione delle emittenti educative di maggior rilievo del paese. Va anche tenuto conto che non tutte le televisioni educative del Brasile fanno onore al loro nome: molte infatti vengono usate per fini politici e religiosi; ma di questo aspetto non tratteremo qui se non in maniera occasionale. A causa di alcune particolarità e della poca chiarezza della legge sulle telecomunicazioni, le concessioni televisive sono state usate e lo sono ancora – anche se in maniera minore e più discreta - come una moneta di scambio di favore fra i potenti: venivano per così dire “regalate” reti televisive in cambio di voti e di garanzie di una lunga permanenza nel potere, e poichè era più facile dare delle concessioni televisive di tipo educativo piuttosto che di tipo commerciale, c’è stata una crescita artificiale delle “televisioni educative”, Fonte: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domanderisposte/profit È l’acronimo di “Associação Brasileira das Emissoras Públicas, Educativas e Culturais”. L’ABEPEC nacque ad aprile del 1997. 125 La parola ‘stato’ non va qui intesa nel senso di stato nazionale, ma come “regione”. Quando mi riferisco a stato, mi riferisco alle “regioni” del Brasile, che in Brasile vengono chiamate “Estado” perché sono regione autonome, che hanno un sistema governativo proprio e possiedono una struttura amministrativa locale. Il Brasile è diviso in 26 Stati. 126 113 che poi venivano usate per trasmettere discorsi politici, oppure religiosi.127 A questo proposito Cesar Ricardo Siqueira Bolaño osserva128: TV Cultura 129 è stato il primo canale educativo brasiliano; l’emittente nacque nella città di São Paulo, nel 1967. Inizialmente era uno dei canali del fondatore della televisione in Brasile: Assis Chateaubrind. Nel settembre 1967 però, con la istituzione della fondazione “Padre Anchieta”, l’emittente passò ad essere gestita proprio dalla “Fundaçao Il Brasile è un paese prevalentemente cattolico, ma negli ultimi anni c’è stato un boom di altre religioni; alcune sono delle vere e proprie “mafie”: visto che le “chiese” non sono obbligate a pagare le tasse, molte di queste nuove chiese servono più che per motivi spirituali, per il riciclaggio di denaro e per evasioni fiscali di vario tipo. 127 http://www.squer.it/of/brasile-religione-cristianesimo-bergoglio-papa/ http://www.wscom.com.br/noticia/brasil/FORBES+LISTA+PASTORES+MILIONARIOS+NO+BR141918 Libro : Bolaño, Cėsar Ricardo Siqueira.“Qual a lògica das politicas de comunicação no Brasil ?” São Paulo. Paulus 2007. http://compare.buscape.com.br/qual-a-logica-das-politicas-decomunicacao-no-brasil-cesar-ricardo-siqueira-bolano-8534927138.html#precos Per approfondimenti fra la politica e tv educativa in Brasile: http://www.ufrgs.br/alcar/encontros-nacionais-1/6o-encontro-20081/40%20anos%20de%20Televisao%20Educativa%20no%20Brasil%20a%20expansao%20 do%20Sistema.pdf 128 129 Il sito del Canale TV Cultura : http://tvcultura.cmais.com.br/ 114 Padre Anchieta - centro de Rádio e TV Educativas” 130 , che ha scelto di mantenersi come entità privata per poter garantire la propria autonomia intellettuale, politica ed amministrativa. La fondazione si mantiene grazie a delle donazioni e alle proprie risorse economiche; inizialmente venne però anche finanziata dallo Stato brasiliano. Oggi invece circa il 40% dei suoi ricavi proviene dal settore pubblico e il 60% dalla pubblicità. TV Cultura possiede ben 6 canali, due stazioni radio, un teatro e una piattaforma web. Inoltre, offre una grande varietà di servizi: documentari, libri, dvd, corsi ecc.. Quasi tutti i canali sono gratuiti per i telespettatori, tranne il canale interamente dedicato ai bambini, chiamato TV Rá-Tim-Bum131. La loro programmazione punta su programmi di alto livello culturale: fra l’altro musica, teatro e spettacoli di alto livello. I programmi vengono trasmessi anche da moltissime altre emittenti televisive pubbliche, che generalmente non hanno l’attrezzatura nè i finanziamenti per produrre materiale di qualità e quindi prendono in “prestito” quelli di TV Cultura. “ Por inspiração de seus fundadores, as emissoras de sinal aberto da Fundação Padre Anchieta não são nem entidades governamentais, nem comerciais. São emissoras públicas cujo principal objetivo é oferecer à sociedade brasileira uma informação de interesse público e promover o aprimoramento educativo e cultural de telespectadores e ouvintes, visando a transformação qualitativa da sociedade.” Fonte: http://www2.tvcultura.com.br/fpa/institucional/quemsomos.aspx 130 131 Nacque il 12 dicembre del 2004. È l’unico canale brasiliano infantile visibile solo su abbonamento. Il loro sito web: http://tvratimbum.cmais.com.br/ 115 TV cultura inoltre lavora anche in collaborazione con moltissime entità, pubbliche e private, che si interessano di educazione; per esempio nel 2007 ha stretto un’alleanza con la televisione pubblica della Corea del Sud (KBS TV) 132 . Sempre nel 2007 TV Cultura ha creato il “RadarCultura”, uno spazio collaborativo su internet, dove le persone possono partecipare creando dei contenuti per una delle emittenti radio di TV cultura. In questo spazio è possibile sviluppare dei dibattiti, inviare podcasts133, ecc. La rete è stata premiata molte volte per il lavoro svolto in ambito educativo, culturale e civile; ha ad esempio ricevuto l’“International Emmy Awards Unicef” per la miglior programmazione nel giorno internazionale dei bambini della tv del 1999-2000. TV Escola nacque il 4 marzo del 1996; è il canale televisivo pubblico del ministero dell’educazione brasiliano, anche se ciò non vuol dire che sia un canale limitato alla promozione di iniziative del Ministero. Il canale si rivolge ai professori, agli alunni ed a tutti coloro che siano interessati ad apprendere in maniera continua. L’obiettivo è quello di affiancare, collaborare con la scuola, senza nessuna intenzione di sostituire la scuola e i docenti. TV Escola è un canale gratuito che riesce a raggiungere tutto il territorio nazionale, ma è possibile trovarlo anche sulle televisioni a 132 133 http://www2.tvcultura.com.br/fpa/ Per il significato della parola consultare: http://it.wikipedia.org/wiki/Podcasting 116 pagamento. Inoltre ha anche una rivista134 molto interessante che tratta argomenti didattici, ed è principalmente indirizzata ad aiutare i docenti nel programmare delle lezioni, informando e dando consigli pedagogici. Vi sono anche pagine web sui principali social network, che risultano molto utili ed educative per i ragazzi, puntando ad un’educazione permanente. Il palinsesto 135 è molto vario e ricco, i programmi sono moderni e per nulla noiosi. Il canale può dedicare una puntata a parlare di personaggi importanti nella storia del paese, alle favole educative, alle nuove tecnologie, alla storia dell’elettricità, ai corsi di lingua come nel caso del programma “Inglês para todos”. Quest’anno un filmato 136 in 3D realizzato dalla TV Escola è stato segnalato per concorrere al premio Japan Prize 2013137. 134 Il sito web dal quale è possibile scaricare le edizioni della rivista in formato PDF: http://tvescola.mec.gov.br/index.php?option=com_content&view=categories_items&layout=blo g&id=21&Itemid=99 135 Il Palinsesto di TV Escola per la settimana va dal 21 al 27 ottobre de 2013. http://tvescola.mec.gov.br/images/stories/grades/2013/outubro/out_21_a_27.pdf 136 Il filmato http://tvescola.mec.gov.br/index.php?option=com_zoo&view=item&item_id=5944/ The Japan Prize is an international competition established by NHK in 1965 to recognize excellence in educational television. As of 2008, the Japan Prize now honors educational videos, movies, websites, games and other interactive audiovisual products along with television content. Fonte : Wikipedia 137 117 Figura 6 sito web di TV Escola del 24/10/2013 TV Brasil138 è un canale educativo e culturale brasiliano, di proprietà del governo federale, gestito dalla EBC139, che nacque il 2 dicembre del 2007; sempre in questa data sono iniziate in Brasile le trasmissioni digitali140. Il fondatore del canale fu il 35esimo presidente del paese, Luiz Inacio Lula da Silva141. La TV Brasil ha come obbiettivo complementare il fatto di Il sito del Canale Nazionale: http://tvbrasil.ebc.com.br/ Una puntata di uno dei programmi, intitolato “Almanaque Brasil”, nel quale è possibile vedere l’utilizzo di un montaggio molto veloce, che riesce a mantenere viva l’attenzione dei ragazzi: http://tvbrasil.ebc.com.br/almanaquebrasil/episodio/imigrantes 138 139 È l’acronimo di “Empresa Brasil de Comunicação” Fonte : http://en.wikipedia.org/wiki/Empresa_Brasil_de_Comunica%C3%A7%C3%A3o Il sistema digitale attualmente non riesce a coprire tutto il paese, ma secondo le stime del governo entro 2016 tutto il sistema televisivo brasilianodovrebbe trasmettere in digitale. http://www.youtube.com/watch?v=qUw9SjLDV1s 140 141 http://pt.wikipedia.org/wiki/Luiz_In%C3%A1cio_Lula_da_Silva 118 aumentare l’offerta di contenuti audiovisivi in grado di diffondere nella popolazione un maggior interesse verso la cultura, le arti, la lingua e capaci di suscitare un maggior senso di appartenenza, di senso civico e di rispetto nei confronti della cultura brasiliana, indigena, africana ed europea - che il più delle volte è sconosciuta alla popolazione. Si registra quindi lo sforzo di far conoscere e di rafforzare la cultura brasiliana come fattore per far crescere l’identità nazionale. Questo canale è nato dalla fusione di una vecchia emittente televisiva educativa con un associazione di radio educative. Più tardi venne creato anche un canale internazionale142, il quale all’inizio puntò sull’Africa 143, che fu la prima area geografica a ricevere le trasmissioni. I temi trattati da TV Brasil nei suoi programmi – sia sull’emittente nazionale che internazionale - sono molto ampi, vanno dalla letteratura alla musica 144 , da cartoni animati educativi per bambini alla ricerca di tecnologie rinnovabili e sostenibili per l’agricoltura, oltre a programmi didattici dedicati ai bambini, documentari, dibattiti su temi di attualità. I film e i documentari nazionali prodotti da TV Brasil sono uno dei suoi punti forti, questi vengono 142Il sito web del canale internazionale: http://tvbrasil.ebc.com.br/internacional/ Nacque nel 2010. Il canale è disponibile nei seguenti paesi: Egitto, Tunisia, Marrocco, Mozambico. Adesso la tv Brasil raggiunge circa 68 paesi fra America, Europa, Africa. 144 Un Programma interamente dedicato alla musica classica dal titolo “A grande musica” http://tvbrasil.ebc.com.br/agrandemusica 143 119 trasmessi tre volte alla settimana e riscuotono il gradimento dei telespettatori. Nel 2011 circa il 45,8% della programmazione fu prodotta internamente e in maniera indipendente. Un programma interessante trasmesso della TV Brasil Internacional è il “Brasileiros no Mundo” dove i brasiliani che vivono all’estero raccontano le loro impressioni dei paesi e le loro storie, facendo cosi conoscere diverse culture, diversi modi di vivere. Ricordiamo anche “Brasilianas.org” 145, che è un programma nel quale vengono discusse e spiegate le scelte di politica pubblica fatte nel paese, dando ai telespettatori un punto di vista ampio e critico. “Oncotô? Expedição Sul” 146 cerca di scoprire i tesori culturali del popolo brasiliano, le varietà nel modo di pronunciare le parole, ecc. L’idea è che il popolo brasiliano possa rappresentare quasi una sorta di “società del futuro”, perché in Brasile diverse culture convivono insieme in maniera armoniosa, pacifica, c’è molto rispetto e tolleranza per tutte le etnie, e nel contesto in cui viviamo il multiculturalismo è destinato ad aumentare in tutto il pianeta. Questa emittente possiede poi anche una rivista e delle pagine su Facebook. 145 Il sito in cui è possibile vedere alcuni dei temi trattati nel programma: http://tvbrasil.ebc.com.br/brasilianas http://tvbrasil.ebc.com.br/brasilianas/episodio/o-desgaste-das-midias-tradicionais 146 La prima parola del titolo del programma vuol dire “dove sono?” in forma dialettale. La forma corretta sarebbe “onde è que eu estou?” che è diventata in questo caso “Oncotô? “; invece la seconda parte del titolo cambia in base alla posizione in cui si trovano per esplorare le culture,per esempio se stano a nordest, a sud ecc. il sito del programma: http://tvbrasil.ebc.com.br/oncoto 120 Figura 7. Il Sito web della TV Brasil Internacional il 24/10/2013 Tutte queste emittenti hanno in comune il fatto di voler far conoscere la cultura brasiliana agli stessi brasiliani, visto che tale cultura è stata molte volte dimenticata, e in alcuni casi anche denigrata, come è avvenuto nel caso delle popolazioni indigene, che a volte sono state dipinte quasi come barbariche. Queste emittenti cercano di valorizzare, di ricostruire la storia brasiliana e del suo popolo, per creare una identità nazionale forte. Un altro canale educativo, molto simile agli altri tre, è la TV Futura147, nata nel 1997 e gestita dal gruppo privato della “fundação Roberto Marinho” della quale fa parte anche la rete Globo. 147 http://en.wikipedia.org/wiki/Futura_(TV_channel) Il sito web: http://www.futura.org.br/ 121 Nonostante oggi le televisioni educative vengano concesse dallo Stato brasiliano alle regioni o alle entità soltanto se queste non hanno fini di lucro, ciò non garantisce che esse svolgano soltanto un lavoro culturale e didattico: come si è già accessato, spesso possono essere usate per proselitismi politici o religiosi. Ciò che appare quasi come un paradosso, è che nonostante ci siano tantissimi canali brasiliani gratuiti educativi e generalisti, il canale più seguito in assoluto rimane sempre la Rete Globo, con i suoi programmi di basso livello culturale 148 . I pochi programmi culturali e educativi prodotti dalla Rete Globo, come Telecurso, vengono trasmessi negli orari più scomodi e non vengono pubblicizzati. Questa rete sembra aver fatto quasi un “lavaggio del cervello” alla popolazione, che si lamenta delle troppe scene diseducative, di sesso e di violenza nelle telenovelas, ma che allo stesso tempo non fa uso del più semplice strumento di cittadinanza attiva che ha a disposizione, ossia l’uso del telecomando. Va tenuto anche in considerazione che a causa del basso livello di conoscenza della lingua portoghese, della bassa scolarizzazione e del La programmazione della rete Globo è composta prevalentemente da telenovelas, ce ne sono ben 4 al giorno. Una telenovela di successo viene ripetuta di pomeriggio verso le due, poi c’è la telenovela delle sei, delle sette, delle otto. Nelle telenovelas vengono raccontate quasi sempre storie ambientate nelle città di Rio de Janeiro e di Sao Paulo, ma anche in Europa; i personaggi sono in gran parte ricchi borghesi. Secondo me, questo porta molti brasiliani a una sorta di alienazione e suscita un consumismo esagerato, proponendo modelli assai lontani dalla realtà. 148 122 basso livello culturale di una grande fascia della popolazione, non è per nulla facile, per le televisioni educative, creare un palinsesto che sia comprensibile e che arrivi facilmente ai telespettatori. Per rendere più interessante la programmazione delle televisioni educative - questa sembrerà sempre e comunque noiosa ad un cittadino che non possiede una minima base culturale, per cui le TV educative saranno destinate a raggiungere una piccola fascia della popolazione, diventando così delle TV di nicchia in Brasile - sarebbe opportuno che si investisse di più nell’educazione scolastica, nella scuola, perché con una base di basso livello culturale, qualsiasi televisione educativa sarà destinata al fallimento ed alla noia. Per investire però in educazione servirebbe stanziare risorse assai più ingenti di quanto non sia stato fatto in passato, con l’istituzione di una legge149 poco chiara e che ha generato e genera ancora molta polemica, nella quale i professori vengono “invitati” a non rimandare i bambini in fase di alfabetizzazione ed a farli passare all’anno successivo, nonostante molti non siano in grado neanche di leggere e scrivere. Questa raccomandazione è spiegata dal tentativo di far sembrare il Brasile più avanti nelle statistiche internazionali, costruendo artificialmente bellissime statistiche in cui sembra che tutti siano alfabetizzati, e che il paese stia facendo passi da gigante sia a livello 149 http://inforum.insite.com.br/652/3365927.html 123 culturale che economico. Ciò è ovviamente riprovevole dato che le statistiche devono corrispondere alla realtà. Esiste ancora un tasso molto elevato di abbandono scolastico, fra 100 paesi con il maggior numero di IDH150 il Brasile si trova al terzo posto nella classifica del PNUD151 per l’alto indice di dispersione scolastica, che è del 24,3%, ciò si verifica nonostante l’investimento in educazione sia aumentato negli ultimi anni, passando da 3,5% del PIL a 5,6% nel periodo che va dal 2000 al 2010, raggiungendo cosi la media dei paesi del OCDE 152 che è di 5,4%. Questo fa pensare che quel che conta non è soltanto la quantità del prodotto interno lordo che si investe in educazione, ma è fondamentalmente la maniera in cui questo viene diviso, distribuito e utilizzato dalle istituzioni. Se le risorse vengono usate in maniera sbagliata e sregolata, l’educazione non giova nonostante che l’investimento fatto sia alto. L'indice de développement humain (IDH) est un indice statistique composite, créé par le Programme des Nations unies pour le développement(PNUD) en 1990 pour évaluer le niveau de développement humain des pays du monde. L'IDH se fonde sur trois critères majeurs: l'espérance de vie à la naissance, le niveau d'éducation, et le niveau de vie. L’acronimo sta per ta per “indice di Sviluppo umano”. Fonte: http://fr.wikipedia.org/wiki/Indice_de_d%C3%A9veloppement_humain 150 Fonte : http://educacao.uol.com.br/noticias/2013/03/14/brasil-tem-3-maior-taxa-deevasao-escolar-entre-100-paises-diz-pnud.htm 152 È l’acronimo di “Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico” il loro sito: http://www.oecd.org/ Fonte: http://www.bbc.co.uk/portuguese/noticias/2013/06/130625_educacao_brasil_ocde_mb_c c.shtml 151 124 3.6 Il sistema Scolastico Brasiliano Il sistema scolastico brasiliano è diviso in: - Educação Infantil, corrisponde al periodo della scuola materna italiana. In Brasile essa è a sua volta suddivisa in Maternal, che è facoltativa e comprende il periodo che va dai 2 ai 5 anni, in cui il bambino viene stimolato a stabilire contatti sociali, attraverso l’uso del gioco e della convivenza con altri bambini e con il maestro; il secondo periodo viene denominato Jardim, va dai 3 ai 6 anni e in esso si cerca di sviluppare il linguaggio e l’inserimento sociale dei bambini. - Ensino Fundamental, che ha una durata di 9 anni ed è obbligatorio. A sua volta è diviso in due periodi: il primo ha la durata di 5 anni, va dal primo al quinto anno. Generalmente si tratta di classi gestite da un maestro unico e nelle quali si cerca di sviluppare le capacità intellettive attraverso la scrittura e la lettura. Il secondo periodo comprende altri 4 anni (che vanno dal sesto al nono) in cui le lezioni vengono effettuate da professori specializzati in singole materie. Si studia portoghese, matematica, chimica, fisica ecc. 125 - Nel periodo Ensino Medio, che corrisponde all’educazione secondaria in Italia e va dai 15 ai 18 anni, vengono approfondite le materie studiate durante l’“ensino fundamental” e si cerca di preparare i ragazzi per affrontare gli esami a numero chiuso chiamato Vestibular153 - delle università università brasiliane. - Il periodo Ensino Superior, è quello dell’educazione universitaria. 153 Il Vestibular è il test d´ingresso delle università in Brasile. È una prova che si svolge ogni primavera brasiliana, solitamente tra novembre e dicembre, prima che inizi l´anno accademico, di solito a febbraio. Tutte le università in Brasile, sia pubbliche che private, richiedono il vestibular. Si tratta di una prova di conoscenza generale, che spazia dalla letteratura portoghese alla storia brasiliana ed internazionale, dalla fisica alla chimica, dalla biologia alla geometria, dalla matematica all´inglese. Al contrario di quello che si può pensare infatti, le università pubbliche del Brasile sono nel complesso migliori di quelle private (…) il test è molto duro: richiede una conoscenza specifica su tutte le materie proposte, anche perché il punteggio necessario per assicurarsi il passaggio alla seconda fase è estremamente alto (la concorrenza è agguerritissima). Non a caso gli studenti che se lo possono permettere frequentano i cursinhos, corsi extra e molto cari che durano 6 mesi o un anno solo in preparazione della prova. Il risultato è che le università pubbliche rimangono quasi inaccessibili per le classi sociali più basse che solitamente provengono dalle scuole elementari, medie e superiori pubbliche, che al contrario delle università statali godono di una pessima fama. Il governo ha quindi pensato all´introduzione di quote per neri e indios. Fonte: http://www.scappoinbrasile.com/2012/11/26/vestibular-come-fare-il-test-diingresso-delle-universita-in-brasile/ 126 154 3.7 Un progetto educativo brasiliano: Telecurso Il progetto di Telecurso155 nacque nel 1978, da una idea che vedeva nella televisione un buono strumento in grado far arrivare l’educazione dovunque. Il corso è un iniziativa privata che fu ideata da Roberto Marinho, il fondatore della colossale rete Globo. I primi telecurso permisero a molti brasiliani di concludere l’“ensino fundamental” e “medio”, seguendo dei corsi didattici sulla TV e acquistando delle dispense del programma che venivano vendute dai giornalai. Al termine del corso si poteva sostenere un esame finale istituito dal governo brasiliano. Sin dalla sua nascita Telecurso ha sempre lavorato e lavora ancora oggi in collaborazione con il governo di varie regioni brasiliane e con istituzioni pubbliche e private. Il modello di insegnamento di Telecurso è stato Fonte: Wikipedia Il sito di telecurso: http://www.telecurso.org.br/ Un’animazione molto carina di telecurso: http://www.telecurso.org.br/campanha/ 154 155 127 riconosciuto e convalidato dal MEC, cioè dal Ministero dell’educazione brasiliano. Dal 1995 ad oggi sono state impiantate, in tutto il brasile, 32 mila aule didattiche che seguono la metodologia ideata da Telecurso, chiamata “Telessala”. Questa metodologia è il risultato dello studio di diversi metodi ed affonda le sue radici nelle esperienze in ambito didattico svolte in Brasile negli anni settanta, ottanta ed oltre grazie alle figure di Paulo Freire, Cėlestin Freinet, Dom Helder Câmara e Jean Piaget. Gli alunni assistono alle “teleaulas” insieme ad un professore precedentemente istruito alla metodologia Telessala. Il professore lavora come un “mediatore dell’apprendimento” ed utilizza durante le sue lezioni tutto il materiale156 – cartaceo e digitale - messo a disposizione da Telecurso. Questa metodologia prevede l’insegnamento diviso in moduli, non come avviene nella scuola tradizionale, dove gli studenti vengono divisi in base all’ età. Oltre a seguire le lezioni in apposite aule didattiche, gli alunni possono anche studiare da autodidatti seguendo le lezione da casa, attraverso i canali televisivi che fanno la ritrasmissione 157 del programma, e possono decidere se vogliono o meno sostenere gli esami Quaderni culturali, libri di letteratura, dizionari, mappe ecc. http://www.telecurso.org.br/conheca-os-materiais/ ( la lista dei materiali in vendita sul sito di Telescuola) 157 I canali che ritrasmettono le lezioni di telescuola sono: TV Globo, Canal Futura, TV cultura, TV Brasil, TV Rede Vida, TV Aparecida, Rede Minas e Rede Gênesis. 156 128 finali indetti dallo Stato per ottenere il diploma del “Ensino fundamental” o del “Ensino medio”. L’iniziativa di Telecurso è molto importante e interessante, perché ha portato l’educazione in posti sperduti, che sono ancora molti in un paese di dimensioni continentali come il Brasile. Telecurso fino ad oggi ha formato circa 40 mila professori nella “metodologia telessala” e 6 milioni di studenti hanno conseguito il diploma della scuola dell’obbligo, cioè l’Ensino Fundamental brasiliano. Attualmente, Telecurso ha 4 corsi: “Tecendo o saber”, “Ensino Fundamental”, “Ensino Medio” e “Profissionalizante”. Le video lezioni di Telescuola vengono chiamate in portoghese “teleaulas”, hanno una durata di circa 15- 20 minuti, sono ambientate in luoghi della vita quotidiana e gli attorialunni delle video lezioni si comportano come dei cittadini curiosi di scoprire, che sono allo stesso tempo coloro che insegnano e imparano. C’è inoltre la presenza di un presentatore che di tanto in tanto blocca la lezione per dare ulteriori informazioni e chiarire il senso del messaggio. Viene utilizzato un linguaggio semplice e comprensibile anche per le classi più basse del Brasile, e tutto quello che viene detto durante la lezione appare anche sottotitolato. Il fatto di mostrare situazioni quotidiane molto vicine a una fascia molto bassa della popolazione, 129 rende la lezione interessante perché gli spettatori si vedono immediatamente rappresentati nelle “teleaulas”. Dato che è molto difficile spiegare come sono queste lezioni, sarebbe opportuno vedere almeno una “teleaula” per rendersi conto di come sono strutturate158 . Figura 8 Il sito di Telecurso il 25/10/2013 Telecurso oltre ad essere un programma televisivo educativo è diventato una sorta “progetto nazionale” perché è riuscito a recuperare molte persone che avevano abbandonato gli studi, facendo rinascere in loro Una “teleaula” di portoghese: http://www.youtube.com/watch?v=bhm83tWZEdA#t=265 Video lezione di matematica: http://www.youtube.com/watch?v=Sr15SDNGx_0#t=35 http://www.telecurso.org.br/ingles/ 158 130 l’interesse per i libri e per la scuola, convincendoli a riprendere gli studi. Si è potuto colmare le lacune di persone che si trovavano in classi scolastiche inadatte al loro reale livello e soprattutto si è potuto far arrivare l’istruzione nei luoghi più lontani ed abbandonati da tutto e da tutti, portando così un minimo di conoscenza alle persone più umili e disagiate. 131 4. La Televisione Educativa del Futuro 4.1 C’è ancora necessità di mantenere una televisione pubblica? È davvero importante, sia per l’Italia che per il Brasile, avere una televisione statale e pubblica? La risposta è decisamente affermativa. Nonostante molti vogliano mettere fine alla TV di stato adducendo il motivo che è troppo costosa e che viene utilizzata per scopi politici, che non appare imparziale, che fa pochi ascolti ed infine che comporta più perdite che guadagni per lo Stato (e nonostante in alcuni casi questi lati negativi possano esserci), ciò non può servire per giustificare la fine della televisione pubblica. E’ vero che la TV pubblica ha ancora tanti difetti e che dovrà cercare di migliorare, ma è anche vero che è essenziale, fondamentale e indispensabile per il paese perché la TV riesce a conquistare più pubblico di qualsiasi altro mezzo di comunicazione esistente. Rimane ancor oggi il mezzo più seguito dai cittadini - nonostante l’arrivo di internet - per cui continua a far parte della vita di ognuno di noi in maniera molto forte. Il potenziale di persuasione della TV è stato da sempre sfruttato dai regimi militari e dittatoriali, il suo potenziale educativo è visibile a chiunque lo voglia vedere e tale fatto non può essere messo in 132 discussione. Basta pensare per esempio a quante persone sono state alfabetizzate grazie a programmi come “Non è mai troppo tardi” oppure “Telecurso”, quanti bimbi hanno imparato e imparano nozioni della lingua inglese con il “Divertinglese”, per non parlare poi di un esempio banale, come quante casalinghe hanno imparato a cucinare e a fare economia domestica vedendo la tv, migliorando tramite le conoscenze apprese la vita di intere famiglie. Esiste però anche una parte della popolazione che insiste nel vedere la televisione come un pericolo, come diseducativa; secondo questi la Tv genererebbe un confusione psicologica, stimolebbe la pigrizia mentale, la violenza, provocherebbe una sorta di ipnosi nei cittadini. Molti di questi denigratori della TV si vantano di non avere la televisione a casa e di non guardarla, come se ciò li rendesse individui più intelligenti e colti. Probabilmente invece proprio questo essere indifferente o contrario alla televisione da parte di molti intellettuali ha contribuito alla degenerazione della televisione, portando gradatamente da un tv di qualità ed educativa come quella degli inizi, alla televisione “spazzatura” che attualmente produce programmi come Big Brother, Uomini e donne ecc. Il tentativo di cambiamento dovrebbe invece partire proprio dagli intellettuali, che dovrebbero scendere in campo e cercare di riformare la TV di Stato, 133 invece di cercare di competere con quella commerciale, come ha fatto la Rai in alcune occasioni. L’obbiettivo principale della televisione di Stato non deve essere fare soldi e ascolti, ma istruire e formare dei cittadini critici. La Rai dovrebbe dunque smettere di competere negativamente con le altre reti per riempire gli spazi pubblicitari, ma dovrebbe concentrarsi sul realizzare programmi di qualità. Se riuscisse a fare bene il suo lavoro conquistando il suo pubblico, molto probabilmente provocherebbe un cambiamento anche nella tv commerciale, che sarebbe cosi costretta a rivedere i suoi concetti ed a produrre format di maggiore qualità per poter competere con la televisione di Stato. Il mezzo televisivo in sé, non può essere considerato diseducativo, anzi è il contrario. La colpa della maleducazione, della disinformazione e della mancanza di cultura ecc. non è da attribuire al mezzo, che naturalmente ha un palinsesto molto vario, per diverse età e gusti, ma ai genitori che lasciano i propri figli ore e ore davanti alla TV senza nessun controllo, e che poi danno la colpa della scarsa educazione dei loro figli alla TV, oltreché alla scuola e alla società. La colpa degli atteggiamenti aggressivi e maleducati delle nuove generazioni invece è da ricercare in un complesso di fattori, tra cui l’incapacità dei genitori di farsi mediatori fra i loro figli 134 ed il mezzo televisivo. I genitori dovrebbero essere più attenti ed essere aperti al dialogo, in modo che i figli possano essere guidati su cosa sia opportuno vedere; in un secondo momento i ragazzi, una volta dotati di giusto senso critico, dovrebbero essere in grado da soli di scegliere i programmi più adatti alla loro formazione. È auspicabile che venga fatta una riforma della Tv pubblica, prendendo in considerazione per esempio il modello britannico della BBC, la TV pubblica inglese, ma mantenendo e mettendo in risalto le peculiarità culturali di ogni paese. Se la TV pubblica produce format televisivi di alta qualità – sia dal punto di vista dei contenuti educativi e culturali che di montaggio e programmazione - questi riscuotono successo all’estero e possono essere venduti ad altri paese come qualsiasi altro bene di esportazione. Nella BBC la politica non interferisce nelle scelte di “governance” della televisione pubblica. Il consiglio che gestisce la BBC comprende 12 membri 159 nominati dalla Regina, che sono incaricati di vigilare sull’imparzialità della televisione; nelle nomine, la Regina può anche farsi consigliare dal parlamento inglese. La Tv britannica si mantiene quasi 159 Venne chiamato BBC Trust 135 esclusivamente con il canone160 pagato dai cittadini, 151 sterline (circa176 euro), la pubblicità è vietata su tutti i canali BBC nazionali (l’unico canale che trasmette spot pubblicitari è BBC World News). Rispetto a quanto si paga di canone tra l’Italia (circa 113 euro nel 2013) e l’Inghilterra non c’è tanta differenza, ma c’è una differenza enorme per quel concerne la qualità, che in Italia è decisamente più bassa. Un altro punto importante, è il controllo nella lotta all’evasione del canone161, che in Inghilterra è molto rigido: chi evade va incontro a sanzioni molto pesanti, mentre in Italia ciò non avviene. Sarebbe opportuno che ci fosse una vera e propria “politica televisiva pubblica” da parte dello Stato, che puntasse a tutelare e far crescere la TV pubblica e le Tv più esplicitamente “educative” 162 . Sarebbe giusto elaborare delle leggi più severe e rigide nei confronti delle televisioni private, in modo da controllare di più i tipi di pubblicità e i programmi che vanno in onda nelle televisioni commerciali. Anche le televisioni commerciali dovrebbero garantire un minimo interesse verso l’educazione, l’istruzione e la cultura, perché tutte le televisioni, siano Venne chiamato con il nomignolo BEEB Un articolo interessante in cui viene offerta una breve panoramica relativa al canone delle televisioni pubbliche in europa è quello di Umberto MANGIARDI, “TV Pubblica: Un confronto con l’Europa per migliorare la Rai” consultabile in: http://tagli.me/2012/12/30/tv-pubblica-un-confronto-con-leuropa-per-migliorare-la-rai/ 162 Nel caso Italiano RAI Scuola e Rai Storia 160 161 136 esse “Tv educativa”, “generalista”, “privata” o “di Stato”, devono essere consapevoli del loro potere nell’influenzare il comportamento dei cittadini; sarebbe quindi auspicabile un maggior rispetto verso il telespettatore come essere umano, in modo da garantire anche una funzione educativa oltre agli scopi di lucro e commerciali. I canali televisivi devono rispettare il loro pubblico, cosa che molte volte non avviene nella tv generalista e/o privata che punta solo agli ascolti: per conquistare uno share alto, si passa sopra a tutti i valori, esagerando con le scene di violenza o di sesso, inducendo i bambini a un consumismo esagerato, finendo cosi per tralasciare totalmente il rispetto dell’etica e del buon senso. La creazione di una “politica pubblica” non significa che lo Stato debba controllare l’attività delle reti televisive private, o che debba danneggiare le altre aziende per far sopravvivere la propria. La libertà deve prevalere e la concorrenza deve essere mantenuta forte, perché è proprio grazie alla concorrenza che si può capire dove si sbaglia oppure dove si è più forti dei nostri competitor. In sintesi, lo Stato deve tutelare i “cittadini-telespettatori” dagli eccessi della TV generalista e non dovrebbe tutelare soltanto i propri interessi economici. Attualmente la Rai, si trova in un sistema misto, perché incassa sia i soldi del canone che i soldi provenienti dalla pubblicità. Nonostante ciò si 137 sentono spesso lamentele relative al fatto che i finanziamenti non bastano e che forse l’azienda dovrebbe essere privatizzata163 in tutto o in parte. Ciò porta a pensare che i soldi della collettività siano spesi male dall’azienda e che vengano sprecati con cose inutili e con stipendi decisamente troppo elevati per alcuni dei suoi dipendenti. La BBC si preoccupa del suo pubblico orientandosi alla soddisfazione dell’utenza televisiva, avendo come parametro il concetto di democrazia dell’informazione, cioè che l’informazione è rivolta a tutti e nell’interesse di tutti. Essa rispetta elevati standard di qualità e principi quali l’imparzialità, l’esattezza, l’equità, la puntualità e la correttezza dell’informazione e dei contenuti trasmessi, oltre a fare un uso efficiente delle risorse economiche derivanti dal canone. La BBC inoltre tiene al miglioramento dell’accesso radiotelevisivo per i portatori di handicap e per i soggetti deboli. Tiene anche al reale funzionamento dei meccanismi di recepimento delle valutazioni date dagli utenti, dei suggerimenti e dei UN articolo recente (27 ottobre 2013) che parla della possibile privatizzazione dell’azienda è consultabile all’idirizzo http://www.repubblica.it/economia/2013/10/27/news/privatizzazione_rai_levata_di_scudi _di_politica_e_sindacati-69611745/ 163 138 commenti lasciati dai telespettatori. In sintesi, si può affermare che la BBC sia davvero un eccellente e ottimo esempio al quale la Rai dovrebbe rivolgersi, in modo da dare ai cittadini italiani un servizio unico, di qualità e del quale gli italiani vadano fieri. 4.2 La TV fatta dai telespettatori Siamo passati dalla televisione in bianco e nero a quella a colori, dal sistema analogico al quello del digitale terrestre e stiamo andando verso una TV sempre più connessa e crossmediale. Il telespettatore si fa sempre più attivo a tal punto da passare da un semplice “ricevitore” di contenuti a “produttore” di contenuti per la televisione. E a proposito di questo essere “spettatore/produttore” parla Giampiero Gameleri nell’introduzione al libro “la Tv al tempo del Web 2.0”164, nel quale viene citata come esempio la catastrofe di Viareggio del 29 giugno 2009. Gran parte dei contenuti mandati in onda dai telegiornali italiani in quella occasione furono filmati prodotti dai comuni cittadini e messi su internet. Da allora, si è verificato sempre con maggior frequenza che i telegiornali trasmettessero filmati fatti da non professionisti, che Maurizio Gianotti “La TV al tempo del web 2.0”, Armando Editore, 2012. L’introduzione è a cura di Giampiero Gamaleri 164 139 trovandosi per caso nella ituazione di poter rprendere avvenimenti rilevanti, assumono di fatto il ruolo del giornalista. Questo modo di fare giornalismo viene denominato “citizien journalism 165 ” e si è ormai affermato, basti pensare per esempio alle immagini dell’uccisione di Gheddafi, o a quelle delle catastrofi naturali come tsunami, tempeste ecc, che quasi sempre sono immagini provenienti da filmati fatti con i cellulari di ultima generazione. Il telespettatore oltre ad essere consumatore dei prodotti televisivi e allo stesso tempo produttore di contenuti, sta passando da una modalità di fruizione semplice e lineare ad un modello sempre più personalizzato, dove il broadcasting tradizionale viene sempre più spesso affiancato dai contenuti non lineari di internet. Ormai la strada della TV si è incontrata con quella di Internet e non è più possibile tornare indietro. È auspicabile che con l’arrivo dei nuovi televisori “Connected TV” sul mercato, questi vengano sfruttati al meglio sia dai produttori di format televisivi che dai telespettatori, per la creazione di format educativi ricchi e interessanti. Con queste TV si avrà un grande aumento delle possibilità di interazione fra l’utente, l’apparecchio televisivo e la rete internet, con 165 Il giornalismo partecipativo (detto anche giornalismo collaborativo o, in inglese, citizen journalism o open source journalism) è il termine con cui si indica la nuova forma di giornalismo che vede la "partecipazione attiva" di lettori e spettatori, grazie alla natura interattiva dei nuovi media e alla possibilità di collaborazione orizzontale offerta da Internet. Fonte: Wikipedia 140 una compresenza costante di componenti reali e virtuali che si mescolano. Decisamente si può affermare che la Tv del futuro sarà in buona parte fatta dal telespettatore. 166 Uno dei primi programmi televisivi che ha innovato e introdotto collegamenti in diretta di basso costo, utilizzando proprio la rete internet, è stato “Occhio alla spesa”, che mandava in tutta Italia degli inviati, dotati di videofonini, che si collegavano con lo studio del programma mettendo a confronto i prezzi delle verdure e di vari ortaggi con quelli di altri mercati italiani e facendo anche intervenire direttamente i cittadini. Attualmente per fare questi collegamenti esiste la tecnologia VOIP 167 , L’immagine è stata tratta da: http://jessibedore.wordpress.com/ In telecomunicazioni e informatica con Voice over IP (Voce tramiteprotocollo Internet), acronimo VoIP, si intende una tecnologia che rende possibile effettuare una conversazione telefonica sfruttando una connessione Internet o una qualsiasi altra rete dedicata a commutazione di pacchetto che utilizzi il protocollo IP senza connessione per il trasporto dati. 166 167 141 che permette di ottenere collegamenti di buona qualità ad un costo molto basso. In un momento di crisi come questo abbassare i costi di produzione appare un elemento di grande interesse. 4.3 Alcune caratteristiche che dovrebbe avere la tv educativa del futuro Fra tutti i mezzi di comunicazioni oggi esistenti la televisione è uno dei più complessi, dato che porta con sé caratteristiche di moltissime altre tecnologie di informazione e comunicazione, come suoni, immagini in movimento, parole, animazioni, ecc.. E’ proprio questa sua complessità che la rende unica e la rende uno dei mezzi più adatti per diffondere l’educazione, oltreché per informare e intrattenere. Sarebbe utile che i telespettatori riconoscessero questo lato educativo della televisione, perché avere una televisione educativa o una televisione generalista di qualità dipende proprio da noi telespettatori: in fin dei conti siamo noi Uno dei vantaggi di questa tecnologia è che permette di fare leva su risorse di rete preesistenti, consentendo una notevole riduzione dei costi in ambito sia privato che aziendale, specialmente per quanto riguarda le spese di comunicazione interaziendali e tra sedi diverse. Una rete aziendale, infatti, può essere sfruttata anche per le comunicazioni vocali, permettendo di semplificare l’installazione e il supporto e di aumentare il grado di integrazione di uffici dislocati sul territorio, ma collegati tramite l’infrastruttura di rete. Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Voice_over_IP 142 che facciamo la televisione, e se abbiamo una televisione di bassa qualità culturale e poco istruttiva, è anche colpa nostra. Dato che la Tv rappresenta la società in cui viviamo, la televisione finisce spesso per dare l’immagine di una nazione. La televisione educativa, ma anche una buona televisione informativa e di intrattenimento, dovrebbe cercare di essere: Attraente, attraverso l’utilizzo di un linguaggio adatto, di preferenza giovane, moderno, semplice e allegro, in modo da riuscire ad attrarre il telespettatore. Trasmettere valori fondamentali, come l’importanza della famiglia, degli amici, della solidarietà, dell’onestà, l’importanza dello studio ecc. Aiutare lo stato a promuovere la formazione di un’identità culturale forte e lo sviluppo di un forte senso civico. Lavorare per il bene della società, informando, educando e intrattenendo. Mostrare la realtà, perché è importante non creare illusioni, false realtà e false aspettative. Ciò non significa che siano vietati i sogni o le aspirazioni, ma anzi, la creazione di aspirazioni e obiettivi nei telespettatori non deve far perdere di vista la realtà. 143 Non incentivare e ripudiare il sensazionalismo delle emozioni, ogni forma di violenza e gli stimoli eccessivi a un consumismo sfrenato. Stimolare lo sviluppo del senso critico, facendo in modo che i giovani riescano a pensare con la propria testa e che siano in grado di riflettere su cioè che vedono, sentono e fanno, sviluppando e promuovendo il rispetto dell’intelligenza. Stimolare la fantasia, il gioco, i sogni, e la convivenza pacifica in società. Generare un sentimento di empatia e immedesimazione nel telespettatore, in modo che ognuno si senta rappresentato in maniera autentica e corretta dalla televisione, in modo che si identifichi e si senta partecipe nella società e nel paese in cui vive. Per concludere, è opportuno citare le parole di Cristiane Mafacioli Carvalho168 per quanto riguarda la TV educativa, con la quale l’autrice di questa tesi è perfettamente d’accordo: Cristiane Malfacioli Carvalho, è profesoressa all’Università Cruz Alta dello stato del Rio Grande do sul, per maggiori informazioni è possibile consultare il suo curriculum vitae al seguente link: http://buscatextual.cnpq.br/buscatextual/visualizacv.do?metodo=apresentar&id=K 4777138Y8 168 144 “Qualquer trabalho em tevê, principalmente o educativo, deve ser desenvolvido levando em conta que a tevê não é o espaço para o aprofundamento de temas. Sempre que tentarmos usar em um programa de tevê mais tempo que o nosso telespectador pode investir, estaremos desperdiçando o potencial do meio. Além disso, a tevê é, em essência, o espaço da diversão, do entretenimento. Como, então, associar isso à educação, uma vez que parecem se tratar de questões opostas? Ora, um produto televisivo com função pedagógica pode perfeitamente pretender esses dois objetivos: interessar e divertir. Afinal, para o telespectador, televisão está associada a entretenimento, sem o que ele não permanece frente ao vídeo. Daí o desafio: não abdicar das finalidades pedagógicas e, ao mesmo tempo, ter condições de apresentar informações importantes, com linguagem atraente e propostas instigantes; despertar a curiosidade e o prazer em aprender.”169 Diversamente dalla TV Educativa degli inizi – periodo in cui non si conoscevano tutte le potenzialità del mezzo e tutto era una novità - la TV Educativa del futuro dovrà essere in grado di sfruttare al massimo il linguaggio e le particolarità del mezzo televisivo, ispirandosi ai modelli del “Broadcast-production” e del “Video-instrumented Teaching”. Non Il brano è stato tratto da un’intervista nella quale la professoressa ha presentato le sue riflessioni per quanto riguarda la televisione educativa, e inoltre ne parla anche della sua tesi di dottorato dal titolo “Tevê: incursõse sobre o discurso pedagógico”. L’intervista completa può essere consultata alla pagina seguente: http://carlosscomazzon.wordpress.com/2008/12/27/tese-analisa-o-trabalho-deuma-tv-educativa/ 169 145 sarà più una riproduzione, un rifacimento della scuola, perché ai nostri giorni trasportare una lezione dalla scuola alla TV cosi com’è non avrebbe nessun senso. Il modello “Televised-Education” è decisamente poco utile e funzionale attualmente. La televisione educativa del futuro non ha più il compito di sostituire la scuola, ma soltanto quello di integrare, aiutare ed arricchire. Insomma siamo passati da una TV Educativa “sostitutiva” ad una “integrativa”. L’obiettivo della TV educativa, dovrà essere sempre di più quello di fare “Lifelong Learning”, istruendo in maniera continua e permanente il pubblico. La vera sfida è quella di sfruttare il linguaggio televisivo per trasmettere contenuti scolastici a volte noiosi e difficili, rendendoli piacevoli e comprensibile al maggior numero di persone possibile. Per finire, cito qui le parole di Piero Angela e di seguito anche quelle del grande maestro Alberto Manzi: “La cultura spesso è stata ed è trasmessa da persone che parlano più ai loro colleghi, agli addetti ai lavori piuttosto che al grande pubblico televisivo e questo vale anche per la scienza. Il pubblico è sempre stato escluso per molto tempo dalla divulgazione culturale, risentendo di un certo modo italiano ed elitario di intendere la trasmissione del sapere. Abbiamo invece bisogno di una comunicazione culturale fatta in modo 146 creativo, così da aiutare il pubblico ad accedere alle stanze chiuse del sapere, magari anche divertendosi". "Il linguaggio parlato e il linguaggio televisivo - ha affermato Piero Angela - spesso impediscono di accedere a questi tesori del sapere. Dobbiamo cogliere la sfida offerta dalle nuove tecnologie per divulgare in maniera innovativa la conoscenza culturale e scientifica". E aggiunge: “ Il vero nemico della cultura non è lo share ma la noia."170 “ 170 171 Tratto da : http://www.adnkronos.com/IGN/News/Spettacolo/Piero-Angela-Ilvero-nemico-della-cultura-non-e-lo-share-ma-la-noia_313178612396.html 147 Conclusões Este estudo teve por finalidade, oferecer um breve e amplo panorama da história da televisão - dando maior ênfase à televisão educativa- do seu nascer pública na Europa e comercial nas Americas. Como vimos no primeiro capítulo, a televisão foi o resultado de várias ideias brilhantes, provenientes de várias partes do mundo que contribuiram ao seu nascimento com varias invenções, fazendo assim da televisão uma invenção plural e internacional. No Brasil, a televisão se desenvolveu em um sistema capitalista, nasceu privada, sob um regime de outorgas de concessões governamentais, enquanto que na Itália formou-se desde o início com o conceito de televisão pública e de estado. Neste trabalho procurou-se olhar para o bom do passado, mas também para o futuro, repercorrendo a história de programas educativos de relevo na Itália e no Brasil, que contribuiram a diminuir o número de analfabetos no pós-guerra, como no caso do programa “Non è mai troppo tardi”, assim como a levar a educação em ângulos remotos e sem infraestrutura, como no caso de “Telecurso”, contribuindo assim a La citazione è stata tratta da: MANZI, Alberto, “Leggere e scrivere, che bella TV!” consultabile in: http://www.centroalbertomanzi.it/se-upload/zaniboni.pdf 171 148 diminuir o desnivel educativo e fazendo com que muitas pessoas retomassem os estudos. É impossível não olhar para passado da televisão educativa com uma certa tristeza e sem nos perguntarmos como e por que degeneramos tanto ao invés de melhorar. O objetivo desse trabalho, é exatamente uma reflexão que nos ajude a olhar para o passado como uma fonte de riqueza e inspiração para progetar o nosso futuro. Atualmente temos a BBC como exemplo de umas das melhores televisões públicas do mundo, está nos demonstra, sim, que é possivel ter um serviço público de qualidade, sem que seja necessário recorrer a privatizações, porque através de programas televisivos de qualidade o estado pode lucrar por meio da exportação de formatos televisivos de alto nível. A televisão vem passando por mudanças muito profundas. Desde a sua primeira aparição ela se renovou e continua se renovando. Ficou colorida, melhorou a resolução e o tamanho das telas, deixou de ser uma extensão do radio e criou a sua propria linguagem e futuramente serà interativa , graças a conexão com a internet - teremos assim as chamadas connected tv. A dimensão do tempo já não é a mesma de anos atrás, podemos aprender e aprendemos nos mais variados espaços e horários, uma demonstração disso é a chegada de conteúdos on demand, 149 que permitem ao telespectador de escolher e determinar quando, onde (celular, televisão, tablet, computador ecc.) e a que hora assistir um determinado programa televisivo. Professores, alunos e produtores televisivos estão sendo, a cada dia que passa, desafiados a encontrar novos modelos, e novas formas de ensinar, e o mesmo acontece com a televisão educativa, que deixou de ser, como acontececia nos seus primeiros anos, uma tentativa de substituir a escola, para se tornar um apoio para a escola, ou seja, ela deixou de ser “substitutiva” da escola para ser “integrativa”. Na sociedade do seculo XXI a escola já nao é mais o único espaço em que se promove a educação, a escola precisa e deve estar inserida no atual contexto social, onde a transmissão do saber não acontece somente de forma linear e estática, mas sim de maneira fragmentada, descontinua e permanente, e com isso garantindo uma educação de qualidade e que se prolongue ao longo da vida (lifelong learning). Tanto a escola quanto a televisão deverão assumir de fato as proprias responsabilidades sociais. Estas devem formar cidadões com um forte senso crítico, inteligentes e autônomos, que tenham condições de aprender tanto em 150 situações formais172 como informais. E a tal fim, no segundo capítulo foram tratadas varias maneiras com as quais é possível ensinar e aprender, fazendo uso das tecnologias de informação e comunicação (TIC), dando uma maior atençao à televisão e a internet. Foi possível assim concluir que de todas as midias hoje existentes , graças a variedade de interfaces, a interatividade e ao poder de sedução e identificação que exerce sobre os indivíduos de uma determinada sociedade, atualmente a televisão è a que melhor se presta para a veiculação de conteúdos educativos, porque graças à sua linguagem onivora, criativa e lúdica ela consegue transformar matérias escolares difíceis em compreensiveis, tornando dinâmico e interessante o processo de aprendizagem, abrangendo um numero enorme de indivíduos das mais diferentes classes sociais e culturais, enfim a televisão ensina de forma divertida e fascinante... E a esse respeito, segundo uma pesquisa 173 realizada em 2010 pela TNS , a televisão aparece como a primeira fonte de informação para 68% dos jovens brasileiros, seguida da internet com 20% e do rádio com 4% . O professor enquanto mediador de Ou seja tudo o que se aprende nas tradicionais instituicoes educativas, como a escola , a faculdade ecc. Situacoes de informalidade, tudo o que se aprende de maneira espontanea durante o cotidiano, no curso do ciclo da vida ,ou seja no contexto de trabalho, de amizade, do tempo livree cc. 172 Fonte : http://www.portaldapropaganda.com.br/portal/propaganda/24276-tv-e-oprincipal-canal-de-informacao-dos-jovens-revela-estudo-da-tns-research-international173 151 aprendizagens deve estar a par da evolução tecnologica para poder intervir e fomentar nos alunos o desejo de aprender. O desafio é grande mas se professores e alunos se unem, e demonstram ter vontade é possível vencer as barreiras e as dificuldades iniciais. Hoje, urge que se faça uma reforma e uma reavaliação das metodologias tradicionais escolares e do modo de fazer televisão, visando à exploração das televisão e da internet, das TICS (tecnologias de informaçao e comunicao) como um todo, para incrementar e enriquecer a didática tradicional. E’ importante motivar os alunos à ler por prazer, a saber olhar e sobretudo a aprender a fazer também sozinho, a ser autonomo, pois só assim é possivel continuar aprendendo ao longo de todo o curso da vida, coisa que a nossa sociedade e o mercado de trabalho nos exigem cada vez mais. A enorme velocidade com que as tecnologias se renovam e mudam tem provocado um entorpecimento nos educadores, fazendo com que esses fiquem paralisados sem saber qual direção seguir. A televisão educativa, cresceu bastante nos últimos anos, tanto no cenário italiano quanto no brasileiro, mas a sua contribuição à educaçao serà realmente efetiva somente quando os cidadões tomarem consciência e usarem o proprio poder, através do controle remoto, para fazer valer a propria opinião. Infelizmente hoje em dia a contribuição dada pela 152 televisão educativa à educação ainda è baixa e insignificante, visto que a maioria do seu público ainda continua sendo formado por uma faixa cultural elevada, por isso o caminho a ser percorrido ainda è longo e difícil , mas para que as TIC sejam incluidas na aprendizagem continua e ao longo da vida dos cidadaos è de fundamental importância a participação e colaboração dos professores, dos governos, das mídias e dos alunos. No terceiro capítulo, vimos vários programas educativos, realizados tanto no Brasil quanto na Itália, alguns transmitidos no passado, mas tambem descobrimos varios programas educativos atuais, que são interessantissimos e riquissimos, mas que infelizmente ainda conquistam somente uma pequena parte da população. Vimos também que quando os programas educativos são de qualidade eles podem vencer a competição do IBOPE, vencendo com uma alta audiência atè mesmo as tão seguidas partidas de futebol, como aconteceu no caso do programa “Superquark”174. Isso demonstra que a cultura e a educação podem, sim, conquistar o grande público. 175 Foram analizados diferentes aspectos 174 “Super Quark: La scienza batte anche il calcio in TV”, consultabile in http://www.gravita-zero.org/2011/07/superquark-la-scienza-batte-anche-il.html 153 relacionados à experiencia de varios canais televisivos, a partir dos seguintes pontos: modelo de gestão, modelo de financiamento, algumas grades de programação, vinculos com as esferas politicas do Estado, e o processo de concessão de outorga . No quarto capítulo, muito modestamente, tentamos traçar como será ou deverá ser a televisão educativa do futuro, demonstrando que é importante que as televisões publicas continuem a existir, porque somente assim è possivel “salvar” o país de um consumismo exagerato e de uma total perda dos valores humanos, como a ètica, a educação e o bom senso. È um dever do Estado tutelar pela educação e de consequencia, a televisão, porque essa é responsavel pela formação de uma identidade nacional e cultural de um país. A televisão educa, informa e diverte. A utilização da televisão para fins educacionais, é viável, somente mediante propostas que sejam bem organizadas, e planejadas de maneira a introduzir os programas televisivos na escola e se existe um apoio do governo do país para difundir, divulgar e tutelar os canais de tv educativos.Cabe ao professor ensinar as pessoas a refletirem, a questionarem , a compararem e a analisarem o conteúdo mostrado pela televisão . O professor é mediador e deve contribuir para a formação de 154 cidadãos criticos e reflexivos nesta sociedade capitalista ao extremo onde a formação è voltada somente para as aparências. A partir desta pesquisa foi possível comprender a quem interessa ter uma televisão educativa de qualidade, e quais as mudaças que ela pode propocionar a uma comunidade. Tem –se consciência do desafio enorme desta proposta, de reinventar a televisão, e a educação, tanto pelo nível de reflexão que exige, quanto pelas rupturas que promove com a prática educativa tradicional, que se baseia na reprodução mnemônica de conhecimentos e na autoridade do docente. Mas è oportuno aproveitar a chegada do digital, das televisões connected tv e 3D para experimentar, pois somente tentando e experimentando novas formas de ensinar e de fazer tv, è possivel chegar à meta, que é ter uma televisão de qualidade, que eduque, independentemente de ser generalista, tematica, gratuita, a pagamento, pública ou privada. Conclui-se assim que, o uso da Tv e da Internet, pode suscitar novos modos de ensinar em sala de aula . Em um mundo em constantante movimento onde prenomina o domínio das tecnologias e a transmissão veloz de informação, è oportuno que a cultura e a educação estejam ao alcance de todos e de forma que não hajam discriminações. 155 BIBLIOGRAFIA ALEANDRI, Gabriella, Educazione permanente nella prospettiva del lifelong e lifewide learning, Armando Editore, Roma 2011. CÁDIMA, Francisco Rui, A Televisão, o Digital e a Cultura Participativa, Editora Media XXI-formalpress, Porto 2011. GIANOTTI, Maurizio, La tv al tempo del Web 2.0. Introduzione di Giampiero Gamaleri, Armando Editore, Roma 2012. GRASSO, Aldo, Prima Lezione sulla televisione, Editori Laterza, Bari 2011. LEAL FILHO, Laurindo Lalo, A melhor Tv do mundo: o modelo britânico de televisão, Editore Summus, São Paulo 1997. 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