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Un evento unico Saremo zona franca, è stato firmato il decreto

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Un evento unico Saremo zona franca, è stato firmato il decreto
RESS
Maggio
Mensile di approfondimento
Direzione Editoriale: Michele Spena
-
redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta
- Tel/Fax: 0934 594864
PALAZZO DEL CARMINE
Il sindaco Campisi
annuncia l’inizio
di un nuovo ciclo
di S. Mingoia
Anno II Num. 13
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL
- Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011
AMMINISTRATIVE 2012
SPORT
A San Cataldo
decretata la fine
di un ciclo
A Villa Amedeo
fervono i preparativi
per il Challenger
di C. Costanzo
a pagina 2
www.festivaldellacomunicazione.org
di D. Polizzi
a pagina 4
alle pagine 12 e 13
L’ editoriale
Un evento unico
— di ? Mario Russotto—
L
Fatti in Redazione
Voglia di sport,
croce e delizia
Il presidente del Coni Provinciale
di Caltanissetta Giuseppe Iacono
è stato ospite della nostra redazione e si è soffermato sullo stato
delle strutture sportive nissene:
“Abbiamo un patrimonio impian-
tistico di prim’ ordine, tra i primi
in Sicilia, ma nessuna delle amministrazioni a mio avviso ci ha
saputo fare”.
La nostra redazione ha compiuto
un giro di verifica per accertare le
condizioni e la manutenzione, di
alcune delle strutture.
Intervista a pagina 22
La Giunta regionale ha varato il provvedimento istitutivo
Saremo zona franca,
è stato firmato il decreto
Per questa iniziativa stanziati cinquanta milioni di euro,
gestione dell’Assessorato regionale alle Attività Produttive
I
l presidente della
Regione siciliana
Raffaele Lombardo
ha dichiarato: “Dopo
circa un anno dalla
prima delibera di
giunta con cui approvammo lo schema,
adesso
finalmente
abbiamo concluso
l’iter per l’approvazione della zona franca
per la legalità”. L’idea
nacque da un’intui-
zione di Antonello
Montante, Presidente
della Camera di
Commercio e Confidustria Sicilia. Il progetto ha ricevuto la
“benedizione”
del
Ministro dell’Interno
Anna Maria Cancellieri e da Emma Marcegaglia, ex presidente nazionale di
Confidustria.
a pagina 10
SANITA’
Serradifalco,
un dolore che
dura da 10 anni
a settima edizione del
Festival Nazionale della
Comunicazione giunge quest’anno a Caltanissetta. È un grande onore per la
nostra città ospitare un così
importante evento, il quale,
se ad intra - ovvero da un
punto di vista organizzativo e
sociale - rappresenta un “fatto
nisseno”, ad extra esso supera
i confini del “fatto” propriamente interno e raggiunge
tutti, secondo le tante modalità con le quali la comunicazione si esprime.
Il Festival evidenzia cinque
“vie del comunicare”. La prima è la via della conoscenza,
che permette di aprire varchi e stimolare la curiosità
mediante la meraviglia. È
proprio questa che genera la
conoscenza: nella meraviglia,
l’uomo eleva e raggiunge le
più alte vette dello scibile
umano. La conoscenza è condivisibile se comunicata e donata e non se viene conchiusa
facendone un fatto privato.
La seconda è la via dei linguaggi. Nella storia dell’uomo
il linguaggio si è sempre evoluto sia nei modi che nella forme. Non parlo propriamente
della lingua di un popolo, ma
del linguaggio come “stile”
del comunicare dell’uomo.
Soprattutto oggi, nell’era della
TV digitale, del cellulare, di
internet, dei social network
di ogni tipo, il linguaggio a
volte appare troppo veloce e
immediato per poter portare
con sé il peso effettivo del suo
contenuto. Forse occorrerebbe curarlo di più, rallentare
un pochino e fare assaporare
meglio il gusto della Parola e
del Silenzio, veri condimenti
della comunicazione.
La terza è la via della bellezza. Anche in questo caso la
meraviglia ha un ruolo pro-
WEB & GOSSIP
“Casta-nissetta”,
Mario Di Salvo
spiega la sua ira
a pagina 26
scrivi alla redazione: [email protected]
a pagina 14
www.ilfattonisseno.it
fondo e determinante. Cantava Francesco d’Assisi: «Tu
sei Santo, Signore Dio unico,
che compi meraviglie. […]
Tu sei bene, ogni bene, sommo bene, Signore Dio, vivo
e vero. […] Tu sei bellezza.
[…] Grande e ammirabile
Signore, Dio onnipotente,
misericordioso Salvatore».
Gli attributi divini sono tutti
presenti: ens, unum, verum,
bonum, pulchrum. La via
della bellezza, naturale e artistica, eleva l’uomo verso un
tipo di contemplazione che è
ad un tempo intima, perché
ciascuno ha una sensibilità
diversa, ma anche comunicativa, perché a ciascuno il bello
dona qualcosa.
La quarta è la via dell’aggregazione. Se la comunicazione
non generasse aggregazione,
sarebbe semplicemente fallimentare, verrebbe meno
alla sua stessa etimologia che
indica proprio il “mettere in
comune”, il rendere partecipe
qualcuno del proprio contenuto mentale o spirituale.
La dimensione aggregativa è
una forte esigenza dell’uomo,
che necessita di condividere
le proprie esperienze e le proprie idee con i propri simili.
Infine la quinta via: la solidarietà. È il più bel dono che
possiamo farci gli uni con gli
altri. Essere solidali significa
condividere e donare, accompagnare e aiutare. La comunicazione, quindi, in ogni sua
forma è prima di tutto solidarietà e carità.
Auspico di cuore che il Festival Nazionale della Comunicazione sia per Caltanissetta
e per l’Italia non soltanto un
evento mediatico, ma anche
e soprattutto un’esperienza
concreta che metta al centro
l’uomo e la donna, in quanto
persona… esseri in relazione.
ISSN: 2039/7070
FREE P
2
Maggio
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POLITICA LOCALE. La mazzata delle elezioni sancataldesi convincono il sindaco a lanciare la fase due
Dalle ceneri del Pdl
si progetta la rinascita
della Giunta Campisi
di Salvatore Mingoia
Le refluenze dei risultati elettorali della recente tornata delle
amministrative per il rinnovo dei
consigli comunali e la elezione
dei sindaci sono approdate anche
nel capoluogo. Le sberla elettorale
subita dal Pdl a San Cataldo, ma
non solo, che ha quasi azzerato
la rappresentativa consiliare che
era dell’ ex maggioranza, vicina ai
parlamentari Alessandro Pagano e
Raimondo Torregrossa ha indotto
anche il sindaco di Palazzo del
Carmine Michele Campisi ad avviare una nuova strategia politica;
ad aprire una fase nuova in questo
secondo scorcio di legislatura.
A San Cataldo più che di una
sberla elettorale si è tratto di una
vera e propria mazzata che si è anche tradotta in una sorta di caccia
all’untore con l’inseguimento da
parte di tutti gli elettori nei confronti dei consiglieri che sedevano
alla corte di Pagano e Torregrossa
allo scopo di punirli e di mortificarli privandoli del voto. Obiettivo raggiunto e mortificazione
per tutti. Resta a galleggiare, in
attesa del ballottaggio solo un ex
assessore anche lui punito pesantemente in termini di voti mentre
l’atro ex assessore che ha alzato la
testa e tentato di togliere lo scettro
a Pagano candidandosi alla carica
di prima cittadino è stato anche
lui elettoralmente annientato. E’
andata proprio così.
Adesso memore di quella batosta
causata da una politica autoreferenziale e di imperativi categorici
il sindaco Michele Campisi anzic-
chè affidarsi alle alchimie politiche ed ai soliti referenti di turno,
apre con i cittadini inaugurando
la cosiddetta fase due che prevede
l’apertura di un dialogo con la città attraverso anche e soprattutto
degli incontri con i rappresentanti
dei comitati di quartiere e le altre
istituzioni presenti sul territorio
senza tralasciare il dialogo con il
terzo settore e le associazioni di
volontariato. Lo ha detto chiaro e
tondo il primo cittadino qualche
giorno addietro nel corso di un
breve incontro concordato con i
suoi più stretti collaboratori.
“Da questo momento in poi io
starò poco al comune perché voglio stare con la gente e conoscere
fino in fondo le loro aspettative e
richieste; per cui sarò in giro nei
quartieri e nelle parrocchie e farò
anche la spola con Roma per tentare di intercettare dei finanzia-
menti che servono per portare a
termine il mio programma elettorale”.
Per essere più concreto Campisi
ha già annunciato l’avvio dei lavori
per la costruzione del secondo lotto
del parcheggio di via delle Medaglie d’Oro. Mentre questo giornale
va in stampa il primo cittadino
ha
annunciato
una conferenza
stampa
che si terrà
proprio
nell’area
del
parcheggio per
illustrare
nei
minimi dettagli
il progetto. Poi
ha anche preannunciato il
secondo appun-
tamento che riguarda la pavimentazione di corso Umberto e Corso
Vittorio Emanuele nell’ambito del
progetto della “Grande Piazza”,
con la realizzazione anche della
via Salita Matteotti e la realizzazione del museo
di arte conte mp or a nea nei locali dell’ex
rifugio
antiaereo.
Un carnet
di appuntamenti,
fitto
di impegni, che lo dovrà portare
fino alla prossima scadenza del
mandato elettorale quando sarà
chiamato a rispondere della sua
attività di governo ai cittadini,
“
Da adesso starò
con la gente
per conoscere
le loro richieste
e andrò a Roma
per ottenere
finanziamenti
con il principale obiettivo
di evitare il disastro elettorale che si è registrato
a San Cataldo dove sono
stati travolti consiglieri, ex
assessori e leader di partito. Il piano annuale delle
opere pubbliche è punto di
partenza e di arrivo per l’attività dell’amministrazione
comunale nel senso che sono
previsti interventi e opere che
possono concludersi nel giro di
due anni e quindi prima della scadenza del mandato elettorale del
primo cittadino che così si potrà
giocare la carta della “politica del
fare” a patto che prema ancora di
più sull’acceleratore nei confronti
dei suoi diretti collaboratori, assessori e dirigenti.
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Maggio
3
I Fatti di
Etico
Disadattati, adattati e adatti
Devo aver letto da qualche parte che
nella nostra società oggi c’è spazio per
tre categorie: i disadattati, gli adattati
e gli adatti.
Orbene, guardando le vicende di Caltanissetta questa distinzione sembra
adeguarsi in modo oggettivamente
perfetto.
I disadattati sono la stragrande maggioranza; appaiono ad ogni angolo
istituzionale, ad ogni muretto rappresentativo, in ogni ambiente più o meno
nauseabondo. Assurgono perfino a
Il sindaco Michele Campisi con gli assessori della sua Giunta
Lotto: Fatto, foto e voto
Un terno indigesto
I nostri più attenti lettori si accorgeranno che questa foto
(scattata oltre due mesi orsono),
è stata già usata sul nostro sito
per commentare il
recente risultato
delle elezioni
a San Cataldo.
L’istantanea è
metafora calzante del “Fatto…
elettorale sancataldese”. L’uso è ironico e non accani-
mento. Saremmo lieti, anzi
onorati (è un vero e proprio
invito), che l’Onorevole Alessandro Pagano offrisse una
spiegazione, tramite le pagine
del nostro mensile, del risultato non brillante del suo partito
nella recente consultazione:
dai cerotti...passiamo ad un
caffè, onorevole la aspettiamo
in redazione.
L’ editore
incarichi istituzionali; hanno un portamento da guappo, da
figo, da strafigo, da
intellettuale, da politologo; si atteggiano a
manager, a industriali, a commercianti, a
“lacchè”, a portaborse; hanno pure ruoli
di presidente, vicepresidente, commissario, consigliere e
segretario. Il campionario è insomma
infinito, c’è l’imbarazzo della scelta e il
numero cresce proporzionalmente al
nostro disgusto.
Gli adattati invece sono coloro che non
si sa bene per quale beneficio, per quale recondita ragione, per quale carina
raccomandazione, o per scelta sciagurata, si trovano nel posto sbagliato
nel momento sbagliato. Ci esimiamo
dall’identificare figure anche generiche perché gradiremmo che foste voi
lettori a farlo. Non sarà indicato nel
prossimo numero, come la Settimana
Enigmistica, ma è un dato facilmente
acquisibile se fate la domanda al primo
che passa, senza margine di errore.
La tragedia si concretizza quando disadattati e adattati coincidono. In quel
caso, essendo assolutamente possibile
l’accoppiata, i danni sono pressoché
irreparabili. Volete anche in questo
caso un esempio? Allora siete disadattati pure voi!!!
La categoria degli adatti è la categoria degli sfigati, degli esclusi, di quelli
chiaramente e palesemente più bravi
ma senza sponsor e senza protettori,
forse anche una grande dignità, una
grande testa e grandi capacità ma
spesso vanno fuori a fare fortuna a dimostrare che sono adatti anche in altri
contesti e in altre realtà.
Sarebbe banale chiudere il discorso dicendo che nessuno è profeta in patria;
non è il tempo dei profeti ma semmai
degli uomini di buona volontà e degli
uomini di qualità. Gli adatti non è detto che siano giusti o siano sormontati
da aureole; sono uomini che amano,
che sono sinceri, che hanno studiato, che leggono, che sorridono, che
Direzione Editoriale
Michele Spena
Direttore responsabile
Salvatore Mingoia
Collaborazioni:
Ivana Baiunco
Osvaldo Barba
Marco Benanti
Etico
Salvatore Falzone
Gaia Geraci
Leda Ingrassia
Giuseppe La Placa
Cecilia Miraglia
Donatello Polizzi
Laura Spitali
Gianbattista Tona
Rosanna Zaffuto Rovello
'LVHJQRJUD¿FR
Michele Spena
Impaginazione
Claudia Di Dino
Redazione
Viale della Regione, 6
Caltanissetta
[email protected]
Tel/Fax: 0934 - 594864
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389/7876789
il Fatto
Qr
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seguici su
non millantano, che non rubano, che
non imbrogliano, che hanno un’idea e
un’ideologia non barattabili, che hanno gli attributi e il buon senso, quello che servirebbe ai nisseni quando
andando alle urne dovranno scartare
disadattai e adattati per evitare che
Caltanissetta sia un giornaliero 2 novembre.
Etico
4
Maggio
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Fatti Elettorali
ELEZIONI. Dopo 15 anni finisce il potere del gruppo legato a Pagano
San Cataldo, il centrodestra
finisce sotto le macerie
del rinnovamento politico
di Claudio Costanzo
San Cataldo. In genere, la chiamano “la fine di un ciclo”. Il termine, di
solito usato in gergo sportivo, può
anche calzare con la situazione politica venutasi a creare a San Cataldo, in virtù dell’esito delle elezioni
amministrative. Non si parla solo di
partiti, ma anche di uomini e ideologie, a prescindere poi da chi sia il
nuovo sindaco della città. Al primo
turno, infatti, i cittadini sono stati i
veri artefici del cambiamento. Un
ricambio fisiologico, naturale e che,
forse, non deve scandalizzare più di
tanto gli addetti ai lavori. Negli ultimi mesi, in città, la parola <<rinnovamento>> è stata un po’ sulla
“
In Consiglio
comunale
la ventata
di cambiamento
si sentirà
eccome
bocca di tutti in maniera trasversale, da destra a sinistra passando per
il centro. Tuttavia, se è vero che nei
“santini” che in questi giorni hanno
ricoperto le strade, le cassette delle poste e i bar, si sono viste tante
facce nuove, è anche innegabile
che ogni “squadra elettorale” abbia
avuto comunque il proprio “zoccolo duro” di veterani della politica,
pure con esperienze variegate alle
spalle. Nessuna critica, per carità,
anzi è giusto riconoscere che tutti
hanno puntato sul “mix” tra giovani ed esperti. Cosa hanno deciso i
cittadini? Per la verità, le urne non
sono state prese d’assalto, al primo
turno: hanno votato 15.004 persone, ossia il 59,35% degli aventi diritto; cifre che stridono con il 63,06%
del 2007 ed anche con il 61,97% del
2002. Disaffezione dalla politica?
Mancanza di fiducia? Apatia? Disinteresse? Tutte le cose insieme? E’
vero che l’antipolitica dilagante ed il
malessere verso i governanti hanno
prodotto un po’ di <<stanchezza>>
nell’elettorato, che potrà essere recuperato solo con una buona amministrazione della cosa pubblica.
Chi ha sofferto maggiormente tale
situazione sono stati molti dei partiti “tradizionali”: nel centrodestra,
il Popolo della Libertà ha cercato di
“tenere botta”, confermandosi il primo <<partito>> cittadino nel senso puro del termine, ma venendo
superato in termini di voti da una
lista elettorale, “Riprendiamoci la
Città”. L’avv. Gianluca Amico, candidato di Pdl, Futuro e Libertà e lista “Costruiamo il Futuro”, è giunto
quarto su cinque aspiranti sindaci: è
così ufficiale che, dopo 15 anni, non
sarà più il centrodestra ad amministrare la città. Al ballottaggio non
è arrivato neanche il candidato del
centrosinistra, il consigliere provinciale del Partito Democratico, ing.
Gianfranco Scarciotta, giunto terzo
in una competizione elettorale che
lo vedeva sostenuto, oltre che dal Pd,
dalla liste civiche “Primavera Sancataldese”, “Insieme per San Cataldo”
e dal movimento “Libertà è Partecipazione” che racchiudeva Rifondazione Comunista, Sinistra Ecologia
e
Libertà e
Italia dei Valori. Tra gli
esclusi dalla disputa finale, anche l’ex
assessore Rosario Sorce, appoggiato dalla “Lista Civica Rosario Sorce
per San Cataldo”. Al ballottaggio,
così, sono arrivati due esponenti di
centro: uno è il dott. Francesco Raimondi, al terzo tentativo di “scalata”
a Palazzo delle Spighe, dopo i testa
a testa persi nel 1993 e nel 1997, appoggiato dai movimenti “Insieme
per la Città”, “Intesa Popolare” e dal
partito Grande Sud; l’altro è il dott.
Giuseppe Scarantino, alla prima
esperienza in politica, supportato
dalle liste “Il Sacco in movimento”,
“Ric o st r u i re Cantiere San Cataldo”, i
partiti Unione di Centro, Alleanza
per l’Italia, Percorsi Siciliani-Movimento per l’Autonomia e dalla
lista “Riprendiamoci la Città”, che al
primo turno ha fatto il boom con il
12,42% delle preferenze. Chiunque
sia arrivato sulla “vetta della montagna”, bisogna dire che in Consiglio comunale la ventata di <<cambiamento>> si sentirà eccome. Tra i
banchi dell’aula consiliare “Senatore
Giuseppe Alessi”, infatti, manche-
ranno
alcuni
volti noti della politica sancataldese degli ultimi
anni. Non ci sarà l’attuale presidente
del civico consesso Gaetano Vullo,
così come “capitani di lungo corso”
come Giovanni Anzalone, Antonio
Coniglio, Raimondo Fasciana, Enrico Fortunato Giannone, lo stesso
Rosario Sorce. Al loro posto, tanti
esordienti, oltre a qualche riconfermato.
Maggio
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5
6
Maggio
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Fatti contro la mafia
Storia & Cultura
per non dimenticare
N
LA STORIA DIMENTICATA. Mario Corino, primo Sindaco antimafia nel Settentrione d’Italia
Qualcuno si era accorto
della mafia al Nord
prima che fosse troppo tardi....
di Giovanbattista Tona
el 1970 il Sindaco di Palermo veniva da Corleone e si chiamava Vito
Cancimino.
In quella città si sparava, si uccideva, si imponeva il pizzo e si
speculava fuori da ogni regola
ma molti dicevano che la mafia
non esisteva; chissà quanti ne
erano davvero convinti.
Vito Ciancimino
C’era allora chi pensava che Vito
Ciancimino fosse un mafioso o
che quantomeno favorisse i mafiosi, ma Ciancimino era votatissimo ad ogni elezione e nel suo
partito aveva un ruolo di assoluto rilievo.
Era dello stesso partito Mario
Corino che nel 1972 diventò Sindaco di un paese tanto piccolo
e tanto distante da Palermo.
Faceva 3000 abitanti circa
Bardonecchia ma da più
di un secolo era un rinomato centro sciistico,
meta di migliaia di turisti. Nel cuore dell’alta Val
di Susa e a meno di 100
Km da Torino, quel paese
niente sembrava avere in comune con grandi e piccoli centri
meridionali dove imperavano le
famiglie mafiose.
Eppure, mentre tanti sindaci del
Sud del suo stesso partito dicevano di non vedere la mafia e nel
frattempo ci venivano a patti,
Mario Corino negli anni “70 denunciava che già da tempo a Bar-
donecchia la mafia si era radicata
e aveva preso potere.
Pertanto pubblicamente si contrapponeva agli uomini che la
rappresentavano e per questo
aveva pagato un prezzo.
Una notte, mentre stava transi-
tando da una strada buia del paese, qualcuno lo aggredì violentemente e lo fece finire
all’ospedale.
Dopo quell’esperienza gli restarono postumi permanenti ad una
mano ma non gli passò l’idea di
denunciare a voce alta le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel suo
paese.
Fin dagli anni “60 vivevano a Bardonecchia
due cugini che provenivano da Gioiosa Jonica, Rocco
Lo Presti e Francesco Mazzaferro; ben presto divennero delle
persone importanti in Val di
Susa.
Si diceva che grazie a loro si erano sviluppati centinaia di cantieri edili che avevano portato benessere ai piemontesi e anche ai
calabresi.
Bisognava costruire più che si
poteva a Bardonecchia per sfruttare il mercato in espansione del-
le residenze estive e Lo Presti e
Mazzaferro facevano arrivare
decine di operai che lavoravano
per poco denaro, che si sistemavano a condizioni igieniche inverosimili dove i due mediatori imponevano loro e che quindi
assicuravano ai costruttori margini di guadagno altrimenti impensabili. Tutti questi lavoratori
erano devoti di Lo Presti e Mazzaferro, come via via lo erano diventati tutti gli imprenditori che
si erano arricchiti così.
Il Sindaco Corino non si rassegnava ma in tanti non la pensavano come lui. “Non è questa la
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Maggio
7
Negli anni settanta
il primo cittadino
denunciava che
già da tempo
a Bardonecchia
la mafia
si era radicata
e aveva preso potere
A sinistra, panorama di Bardonecchia
Sopra, Campo Smith
all’età di 71 anni dopo una condanna definitiva del Tribunale di
Torino che stabiliva il suo ruolo
direttivo nell’associazione mafiosa insediatasi nel paese.
Un giornale della Val di Susa lo
definì con rispetto “un pezzo
della storia economica della località olimpica”; molti altri giornali ne parlarono con articoli a
tutta pagina.
mafia”, dicevano, “questa è gente
che lavora e che peraltro ci aiuta
a diventare ricchi”.
Intanto si cominciò a dire che le
imprese a Bardonecchia dovevano chiedere il permesso a Lo
Presti; poi alcune imprese che
non lo avevano fatto subirono attentati anche gravi; infine il paese era tutto controllato e nessuno
diceva niente e vedeva niente.
Andavano gli ispettori del lavoro
e non riuscivano a scoprire tutto
ciò che, appena loro si allontanavano, ricominciava a farsi alla
luce del sole.
Andavano gli investigatori e non
Pio La Torre
riuscivano a raccogliere prove,
perchè – così scrivevano – la
gente non collabora.
Andò anche la Commissione
Antimafia guidata in quell’occasione da un’onorevole allora noto
più al Sud che al Nord: Pio La
Torre. Aveva idee politiche opposte a quelle di Corino ma sulla
mafia i due si capirono al volo.
Sembrava che il Sindaco Corino
facesse una battaglia personale,
una di quelle guerre politiche di
cui diffidare perché mosse solo
da egoismi e convenienze.
E sì perchè, guarda caso, Lo Presti nel frattempo aveva maturato
simpatie verso gli esponenti
dell’altra parte politica, avversa a
Corino; centinaia di calabresi
erano emigrati a Bardonecchia vi
avevano preso residenza e votavano.
Naturalmente lo facevano secondo l’opinione di Lo Presti che una
volta spiegò: “non ho bisogno di
dire ai miei amici cosa devono
votare; conoscono le mie idee e,
se mi vogliono bene, sanno a chi
dare il voto”.
Nel 1979 Mario Corino perse le
elezioni e da allora rimase all’opposizione.
La nuova Giunta si mostrò più
gentile con i calabresi, così tanto
da moltiplicare varianti al piano
regolatore e consentire alle loro
imprese di lottizzare e costruire
sul famoso Campo Smith.
Era un terreno destinato a verde
pubblico, ma per lo sport era un
luogo sacro perché i fratelli Smith
vi avevano conseguito un record
mondiale di salto dal trampolino
nel 1911 e che era stato ceduto al
Comune perché ne facesse
un’area pubblica.
Il Comune lo vendette agli imprenditori edili per 17 milioni di
lire; altri lo avevano stimato 1
miliardo e 600 milioni di lire.
Nel 1995 Bardonecchia fu il primo Comune del Nord sciolto dal
Presidente della Repubblica per
infiltrazioni mafiose. Gli amministratori locali furono rieletti e
si lamentarono del provvedimento, ribadendo che non c’era
stata alcuna collusione con la
mafia.
Se la presero con i provvedimenti di soggiorno obbligato che facevano arrivare i mafiosi al Nord
e in molti dimenticarono gli affari che con i meridionali avevano
fatto con tanto profitto.
Un assessore disse che lui pensava ad amministrare e che la mafia era questione delle forze
dell’ordine.
Il 28 maggio 2009 a Bardonecchia si svolsero i solenni funerali
di Rocco lo Presti; era morto
Il 2 febbraio 2010 è morto nella
sua casa Mario Corino, che da
anni si era ritirato dalla vita politica e non aveva voglia più di
parlare della sua esperienza come
amministratore.
La notizia fu data in poche righe
da qualche giornale locale di limitatissima diffusione.
Nessuno si preoccupò di rendergli il merito di avere capito per
tempo quello che stava accadendo nel suo paese del profondo
Nord, quando anche lì, come al
Sud, nessuno voleva vedere e
nessuno voleva capire.
Forse perché ancora non si vuole
capire.
Forse perché ancora non si vuole
vedere.
8
Maggio
www.ilfattonisseno.it
L’ evento in città
CHIESA. La nostra città scelta per la 7ª ed. del festival curato dai paolini
Caltanissetta,
capitale nazionale
della comunicazione
di Giuseppe La Placa
Dal 14 al 27 nmaggio,
si svolgerà
un ricco programma
fitto di incontri,
convegni, eventi,
mostre fotografiche,
momenti di preghiera,
rassegne musicali,
stage e concerti
di coralI
«Come mai alcune “Giornate
Mondiali” (come quella della
Pace, dei Giovani, delle Vocazioni, ecc…), vengono sentite e
celebrate con intensità, anche dal
grande pubblico, e quella delle
Comunicazioni Sociali no?».
È stato questo il grande interrogativo che ha spinto i Paolini e
le Paoline a trovare una formula innovativa per dare maggiore
risalto alla Giornata Mondiale
delle Comunicazioni Sociali che
ogni anno si celebra nel giorno
dell’Ascensione. È nata così l’idea
del Festival della Comunicazione, ossia di un evento itinerante
che aiutasse a riportare l’attenzione del grande pubblico sull’esperienza del comunicare umano,
affrontando i temi più significativi del momento e offrendo
occasioni di incontro e di
dialogo.
Il Festival è ormai giunto alla settima edizione.
Dopo aver fatto tappa a
Salerno, Bari, Brescia,
Alba, Caserta e Padova,
quest’anno si svolgerà a
Caltanissetta dal 14 al 27
maggio e ruoterà intorno
al tema scelto da Benedetto XVI per il messaggio
della Giornata Mondiale
delle Comunicazioni Sociali del prossimo 20 maggio:
Silenzio e Parola: cammino
di evangelizzazione. Silenzio e
parola, ricorda il Papa, sono due
momenti essenziali della comunicazione che devono necessariamente equilibrarsi: «Il silenzio
è parte integrante della comunicazione e senza di esso non
esistono parole dense di conte-
nuto». Educarsi alla comunicazione vuol dire, infatti, imparare
ad ascoltare, a contemplare, oltre
che a parlare, e questo è particolarmente importante nel campo
dell’evangelizzazione e dell’agire
comunicativo della Chiesa.
Oggi più che mai, in un tempo
in cui il brusio verbale rischia
di trasformare la comunicazione
umana in una “babele” relazionale, ritornare a creare spazi di
silenzio è l’indispensabile conditio per restituire autenticità alla
parola e, soprattutto, per porsi in
ascolto di quella Parola che rende significative e dense di contenuto le umane parole: «Il silenzio – spiega il Papa – è capace di
scavare uno spazio interiore nel
profondo di noi stessi, per farvi
abitare Dio, perché la
sua
Parola rimanga
in noi, perché
l’amore per
Lui si radichi nella
nostra
mente e
nel nostro cuore,
e animi la
nostra vita».
Una Com-
missione formata dai rappresentanti di varie realtà locali, presieduta da Sua Eccellenza Mons.
Mario Russotto, già dal mese di
ottobre si riunisce per curare la
fase organizzativa del Festival. È
stato predisposto un ricco programma, fitto di incontri e appuntamenti di vario genere che
si svolgeranno, appunto, dal 14
al 27 maggio, ma che hanno avuto delle Anteprime già a partire
un vivo confronto tra varie realtà
locali e nazionali. La presenza a
Caltanissetta di importanti economisti, politici e operatori del
mondo della finanza e del lavoro,
ci aiuterà certamente a leggere
meglio il nostro difficile presente
e a cogliere qualche indicazione
per proiettarci verso un futuro
migliore. Il nostro territorio, infatti, un tempo prospero per via
dei tanti giacimenti di zolfo, ma
“
dal mese di aprile. Forum Interreligiosi – in un’ottica di dialogo e apertura –, eventi sportivi,
mostre fotografiche, gemellaggi,
visite guidate, eventi nelle librerie, forum delle testate locali,
momenti di preghiera, rassegne
di musical e corali, stage, concerti di corali ma anche eventi
correlati alla Settimana Santa di
Caltanissetta, alle Vare e alla Real
Maestranza.
Tra i forum un occhio particolare è stato riservato all’economia,
al terzo settore, alle problematiche familiari e giovanile, etc... in
Il Festival
sarà anche
l’occasione
per fare
conoscere
il territorio
anche per la fiorente produzione
agricola, oggi è particolarmente
segnato da quella crisi economica che sta flagellando il vecchio
continente, sicché famiglie intere
sono costrette a lasciare le proprie case e i propri affetti per riprendere la via dell’emigrazione e
andare a cercare fortuna lontano
dalla propria terra. Anche i giovani, non vedendo prospettive
rassicuranti per il loro avvenire,
tendono sempre più a costruire altrove il loro futuro, contribuendo così a spopolare i nostri
Comuni e a ridurli ad “ospizi”
per anziani.
Gli incontri e i Forum che si
svolgeranno durante il Festival
sono, dunque, occasioni privilegiate per avviare una riflessione e
un confronto sulle reali prospettive di rilancio del nostro territorio oltre che per approfondire
i diversi contesti e le tante vie in
cui si realizza il variegato mondo
del comunicare umano: la Conoscenza, i Linguaggi, la Bellezza,
la Solidarietà, l’Aggregazione.
Esiste, infatti, un modo diverso
di comunicare rispetto a quello
abitualmente utilizzato dai media e che spesso predilige lo scandalo, l’apparenza, la ricchezza, la
furbizia, la scaltrezza. È – scrive
Suor Cristina – quello silente e
operoso, fatto di piccole azioni e
di piccoli gesti che danno valore
alle relazioni, al dialogo, al sor-
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Maggio
Dopo Salerno,
Bari, Brescia,
Alba, Caserta
e Padova,
la manifestazione
approda
nella diocesi
guidata dal vescovo
monsignor
Mario Russottto.
riso nel mare del non senso che
spesso ci circonda.
Il Festival sarà anche l’occasione
per far conoscere al grande pubblico il nostro territorio e la nostra Chiesa locale. Posizionata nel
cuore della Sicilia, la nostra Città,
infatti, costituisce un importante crocevia tra diversi territori
dell’isola collocandosi perciò, dal
punto di vista culturale e sociale,
come importante punto di incontro, un raccordo per potersi
incontrare e confrontarsi. Non
a caso, per la sua posizione strategica, negli ultimi tempi è stata
posta dalle autorità competenti
come primo punto di appro-
“
Mons. Giuseppe La Placa
Vicario Generale
Direttore del Festival della Comunicazione
La presenza
di eperti
ci aiuterà
a cogliere
indicazioni per
un futuro migliore
do per gli immigrati del centro
e nord Africa. Questa singolare
esperienza, che ormai caratterizza il territorio nisseno, nonostante gli innumerevoli disagi, ha
fatto sì che la città si costituisse
come uno dei principali centri di
accoglienza e solidarietà, comunanza e fratellanza dell’Isola. Valori, questi ultimi, vissuti e perseguiti anche dalla nostra Chiesa
locale attraverso un quotidiano
impegno per far sentire e assicurare la propria presenza nel campo sociale, impegnandosi quotidianamente, attraverso la Caritas
diocesana e la Consulta delle
Aggregazioni laicali, a realizzare
progetti a servizio dei giovani,
dei bambini e delle famiglie, assistendoli nelle loro materiali necessità ma soprattutto aiutandoli
a investire su quelle risorse umane e intellettuali, di cui la nostra
gente è ricca, e da cui ripartire
per il proprio riscatto culturale e
sociale.
Anche dalle pagine di
questo bel
giornale,
magistral-
mente curato e diretto dal
carissimo Michele Spena, desidero esprimere la mia personale
gratitudine alle Congregazioni
dei Paolini e delle Paoline per
aver scelto Caltanissetta per la
celebrazione della settima edizione del Festival Nazionale della
Comunicazione, e per averci dato
l’occasione di far emergere le tante belle realtà del nostro territorio e della nostra Chiesa.
9
di Salvatore Falzone
Etica e giornalismo,
libertà di stampa
senza cedere al ricatto
E
tica e giornalismo?
Quanta retorica, e
quanta ipocrisia. Etica, a proposito di informazione, non è certo nascondersi dietro il paravento di
un’imparzialità inesistente.
Etica è voglia di
raccontare ciò
che succede attorno a te e ciò
che pensa la gente che ti passa
accanto. E’ interpretazione della realtà. E’
onestà intellettuale, impegno civile; è sforzarsi di coniugare il proprio punto di
vista con quello degli altri.
E’ combattere giorno dopo
giorno per una causa che si
crede giusta e che alla fine
può anche rivelarsi sbaglia-
ta.
Non nascondiamoci dietro
un dito: il mondo dell’informazione, a maggior ragione
quello locale, è (quasi) irrimediabilmente corrotto da
circoli viziosi di favoritismi,
da meccanismi automatici,
più o meno consapevoli,
che porta a tralasciare certe
notizie oppure a pubblicarle
senza elaborarle. E’ un mondo malato. Caratterizzato
da un asfissiante controllo
da parte del sistema politico e del potere in generale.
Ma etica è coraggio. E’ dire
no quando si deve dire no.
E’ difendere sempre e comunque la libertà di stampa e non cedere al ricatto.
E’, insomma, assunzione di
responsabilità: mettendosi
in gioco continuamente ed
esprimendo la propria opinione. E’ anche qualità, che
non guasta mai. Ma prima
di tutto, etica è non abbassare mai la guardia: e avere
sempre presente l’enorme
importanza dei mezzi della
comunicazione sociale, che
deriva dall’illimitato potere
di diffondere idee, atteggiamenti, comportamenti, modelli e stili di vita personali
e sociali.
10
Maggio
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ECONOMIA. In quest’area le imprese potranno investire godendo di sgravi fiscali
Zona franca per la legalità,
arriva il sì della Regione
di Vincenzo Pane
L
a “Zona franca della legalità” sta ormai per diventare realtà.
La Giunta regionale
l’ha infatti istituita
con un provvedimento
varato nei
giorni scorsi.
All’interno della
Zfl ricadranno, oltre
al capoluogo nisseno i vari
comuni della provincia ed è
possibile che ne facciano
parte anche alcuni comuni
limitrofi, ma appartenenti ad
altre province.
Ma cos’è di preciso la “Zona
franca”? Si tratta di un’area economica in cui le imprese che decideranno di investire aprendo nuovi stabilimenti, avviando nuove
attività e via dicendo godranno di
sgravi fiscali e agevolazioni per
l’espletamento
del loro lavoro. Un progetto che,
recentemente,
era stata
visto di
buon occhio anche dal ministro dell’Interno Anna Maria
Cancellieri e da Emma
Marcegaglia,
fino a
poche settimane fa presidente nazionale di Confindustria nel corso della
loro recente visita a Caltanissetta.
Quella della “Zona franca” è un ‘idea
che i vertici di Camera di Commercio e Confindustria nissena
portano avanti
da diversi anni
e che ha avuto il plauso
dei vertici
nazionali
dell’associazione
degli
i m prenditori e anche di diversi esponenti
politici e si è iniziata a concretizzare già nell’aprile 2011,
quando la Giunta regionale
approvò lo schema di delibera per l’istituzione della Zfl.
L’idea è quella di rilanciare
l’economia del territorio nisseno attirando imprenditori
che decidano di mettersi in
gioco anche al sud, come
ha spiegato l’assessore
regionale alle Attività
produttive Marco Venturi, ex presidente della
Camera di Commercio
di Caltanissetta e uno dei
primi ispiratori della
“Zona franca”: <<La “Zona
franca per la legalità” - ha
affermato Venturi può contribuire ad aumentare la
consape-
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volezza di avere condizioni possibili
per attrarre investimenti su un territorio molto vasto su cui creare una
zona sicura, un’area protetta da ogni
fenomeno malavitoso o delinquenziale che, con il concorso delle Istituzioni, salvaguardi gli investimenti,
dia certezza alle imprese, realizzi un
costante controllo delle attività, fornisca corsie preferenziali per l’apertura
di nuove imprese e sia in grado di fornire servizi attraverso lo sportello
unico, in tempi certi>>.
Un anno fa, dopo l’approvazione dello schema di delibera per l’istituzione
della Zona franca - per la quale sono
stati stanziati 50 milioni di euro che
“
Si creano
le condizioni
per attrarre
investimenti
sul territorio
saranno gestiti dall’Assessorato regionale alle Attività produttive - avevano
espresso la loro soddisfazione i rappresentanti del “Tavolo per lo sviluppo e la legalità”, che adesso hanno visto premiati i loro sforzi in tal senso.
Nel dettaglio, faranno parte della
zona franca i Comuni di Caltanissetta, Acquaviva Platani, Bompensiere,
Butera, Campofranco, Delia, Gela,
Marianopoli, Mazzarino, Milena,
Montedoro, Mussomeli, Niscemi,
Resuttano, Riesi, San Cataldo, Santa
Caterina Villarmosa, Serradifalco,
Sommatino, Sutera, Vallelunga Pratameno e Villalba. Possibile, inoltre,
che alla Zfl aderiscano pure i Comuni di Campobello di Licata, Canicattì,
Licata e Ravanusa - ricadenti all’interno della Provincia di Agrigento - e
quello di Pietraperzia che fa parte
della Provincia di Enna.
La Zona franca sembra davvero poter rappresentare qualcosa di nuovo
in un territorio flagellato dalle difficoltà e che finora non ha prodotto
grande sviluppo economico e nemmeno un gran numero di posti di lavoro. Il territorio nisseno è chiamato
ad una prova difficile: liberarsi dalle
logiche clientelari, dalla mentalità
mafiosa e dall’omertà. In questo senso Camera di Commercio e Confindustria hanno fatto passare un nuovo
messaggio a partire dal 2004: fuori
dall’associazione gli imprenditori che
pagavano il pizzo e massima assistenza a coloro che decidevano di denunciare le vessazioni subite.
Purtroppo il messaggio, sicuramente
positivo, non sembra essere stato recepito da tutti: negli ultimi anni le
Forze dell’ordine e la Magistratura
hanno inferto colpi durissimi alle organizzazioni criminali, soprattutto
quelle di stampo mafioso, ma in molti casi gli investigatori hanno dovuto
lottare contro la reticenza e la paura
delle vittime delle estorsioni, che negavano le vessazioni subite e a volte
negavano anche l’esistenza della mafia stessa. Alcuni processi, scaturiti
dai vari blitz antimafia, sono ancora
in corso, altri sono arrivati a sentenza
e parecchi affiliati a Cosa Nostra sono
stati condannati a pene pesanti, ma
sono stati pochi gli imprenditori a
costituirsi parte civile per chiedere
conto di ciò che avevano subito.
Adesso c’è da vedere la “Zona franca”
porterà dei cambiamenti a questo
stato di cose e sicuramente sarà necessario vigilare al massimo sulle imprese e sulle attività, garantendo le
imprese sane che dovessero decidere
di guardare al centro Sicilia in generale e a Caltanissetta in particolare,
che hanno bisogno di investimenti e
lavoro. Il tempo dei proclami e delle
belle parole è finito, adesso servono i
fatti.
Maggio
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11
12
Maggio
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Foto di Walter Lo Cascio
Fatti & sport
TENNIS. Challenger Città di Caltanissetta, TC Villa Amedeo: dal 3 al 10 Giugno
Il nostro torneo: terzo in Italia
Storia di un successo...nisseno
La manifestazione
tennistica che si svolge
nel capoluogo è diventata
la terza della nostra
nazione: davanti, soltanto
Roma con gli Internazionale
e Monza. Aumentato
il montepremi :
adesso è di 64.000 euro
C
altanissetta alla battuta:
quattordicesima edizione
del Challenger, torneo
internazionale di tennis. Una realtà che cresce con costanza e si
radica nel calendario mondiale
come manifestazione tennistica
d’importanza primaria; il torneo
“
di Donatello Polizzi
tranquilla ed assolata mattinata
dell’ottobre del 1998. L’allora presidente della Fit Sicilia, Giuseppe Adamo, propone a Michele
Trobia e Giorgio Giordano di far
disputare presso Villa Amedeo,
una tappa del circuito satellite
“Italy 1”. Una scintilla che determina un incendio; in meno
di ventiquattro ore si forma un
comitato organizzativo (che potremmo definire…spontaneo)
ed in dieci giorni si mette in
moto una macchina che ormai,
Si annuncia
un’ edizione
spettacolare,
con un livello
tecnico davvero
rilevante
nisseno è diventato il terzo per
importanza nella nostra nazione,
preceduto soltanto da Monza e
da Roma con gli Internazionali
d’Italia. La storia di questa manifestazione si origina da una
piacevole discussione, in una
Giorgio Giordano, direttore del torneo
cammina speditamente da oltre
quattordici anni. La chiacchierata che crea questa manifestazio-
ne, oggi internazionalmente riconosciuta, si svolse all’interno
del circolo Villa Amedeo.
Come data di nascita
di questa straordinaria
struttura, la storia cita il
22 luglio 1931. In quei
giorni fu rilasciata al
Comm. Emilio Averna la tessera N°65 con
la quale la Federazione Italiana Lawn
Tennis, lo nominava segretario per
la realizzazione a
Caltanissetta di un
campo da tennis:
l’area fu individuata nella zona a valle
della Villa Amedeo di
proprietà comunale. Soldi e
personale tecnico, giunsero
direttamente da Roma è già
nel medesimo anno il campo
era in funzione e ceduto alla
Federazione Tennis in uso gratuito. Un viaggio nel tempo che
illustra la storia (in parte) del
circolo nisseno e della capacità
di porsi come elemento di primario interesse nazionale e non
solo, nella creazione, nel mantenimento e nel miglioramento di
questo evento. A tal proposito
il direttore del torneo Giorgio
Giordano, ha dichiarato: “Sarà
un’edizione spettacolare che è
davvero costata tanto in termini
di organizzazione
ed impegno da parte del nostro circolo. Siamo sicuri che
questo duro lavoro
darà buoni frutti.
L’innalzamento del
montepremi a 64.000
euro contribuisce inoltre
all’innalzamento
qualitativo della competizione”. Quest’ultimo aspetto è stato attenzionato dal sindaco
Michele Campisi che,
sostenuto dalla Giunta
comunale, ha deciso
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Maggio
Il circolo era stato
duramente colpito
dal maltempo a marzo:
danni ingenti.
Il presidente Michele Trobia
ed i soci, con uno sforzo
economico ed organizzativo
immane, sono riusciti
a ripristinare
e migliorare la struttura.
di concentrare le proprie forze
sui pochi avvenimenti di maggiore rilevanza della città. La
quattordicesima edizione è contraddistinta da alcune importanti novità: innanzitutto lo spostamento della data, la kermesse si
è sempre svolta fra Febbraio o
Marzo invece quest’anno il tor-
“
Il sindaco e la
Giunta hanno
garantito il
montepremi
del torneo
neo è in programma dal 3 al 10
Giugno. Collocazione, che si spera scongiuri il pericolo maltempo, che incrementi il pubblico (lo
scorso anno oltre 8000 presenze
complessive) e che consenta un
godimento piacevole delle gare,
alcune delle quali si svolgeranno
in notturna, da parte di tutti gli
appassionati siciliani. Copertura
mediatica dell’evento di straordinaria entità: diretta web degli
incontri sul sito atpcaltanissetta.
com; finestre informative quotidiane sui network internazionali; articoli sui quotidiani nazionali (anche sportivi) e regionali;
televisioni e radio locali che dedicheranno alla manifestazione,
approfondimenti giornalieri. In
cantiere, si aspetta l’ufficialità,
la trasmissione televisiva in diretta delle gare inerenti ai quarti
di finale, alle semifinali ed alla
finalissima. Novità sono da evidenziare anche per quanto attiene alla struttura; i problemi
causati dal maltempo, con lo sradicamento di alberi secolari che
hanno cagionato danni notevoli
alle strutture, hanno indotto il
comitato organizzatore più
che a ripristinare a migliorare:
terrazzatura con fiori dei pendii, costruzione di un magnifico
gazebo di legno ed istituzione di
un centro ristoro di qualità che
rimarrà fruibile anche dopo il
termine della manifestazione. Il
presidente del circolo, Michele Trobia ha ricordato: “E’ stato
un anno durissimo, i danni causati del maltempo sono stati un
brutto colpo ma con il contributo di tutti i soci ci siamo rialzati. Ringrazio il primo cittadino
Michele Campisi, la Giunta ed
il consiglio Comunale, per aver
sostenuto il torneo assicurando
il montepremi”.
13
MOSTRA MERCATO. Molti gli espositori regionali
Cibo ed artigianato,
II° ed. di “Caltanissetta
cuore del gusto siciliano”
La mostra mercato in programma
dal 7 al 10 giugno presso Villa Amedeo, rappresenta la lungimirante
congiunzione di un operazione di
promozione turistico commerciale che sfrutta in pieno il traino di
presenze e mediatico del torneo internazionale di Tennis, Challenger
Città di Caltanissetta, 14° edizione.
La kermesse ha un precedente in
una manifestazione simile, allestita
lo scorso anno
nel mese
di giugno,
con successo, dall’amministrazione comunale; vetrina
denominata “Caltanissetta cuore del
gusto siciliano”. Nel protocollo d’intesa firmato fra il Comune e il TC
Caltanissetta, si è stabilito che l’evento venisse organizzato e gestito (con
relativo accollo dei costi economici)
dal circolo. Si è partiti dall’esperienza della manifestazione dello scorso
anno, utile a tal proposito la collaborazione dell’Assessore Comunale
allo Sviluppo economico Salvatore
Calafato, alla quale si è aggiunto il
lavoro, meticoloso e particolareggiato, del comitato organizzatore
del torneo supportato, in maniera
determinante ed incisiva, dall’Assessorato Regionale alle Attività Produttive, retto dal nisseno Gianmarco Venturi. Si è ampliata la categoria
merceologica e si è provveduto a
rendere regionale il “respiro” della
kermesse. Previsti almeno sei espositori (ma già sono molti di più) per
ciascuna categoria di prodotti: caseari, dolciari, ferro, florovivaistici,
oleari, ortofrutticoli, pietra e vitivinicoli. La determinazione attenta e
particolareggiata delle sei categorie
è stata studiata per attrarre ed interessare persone dai gusti, dall’età, e
dalle fasce sociali differenti, nel tentativo di offrire al pubblico, “poli” di
interesse diversificati. Artigianato
con pietra e ferro, florovivaistico e
carrellata completa di eno-gastronomico con un viaggio nei sapori della
Sicilia: caseario, oleario, ortofrutticolo, vitivinicolo e dolciario. Inoltre
per l’intera durata della kermesse,
sul palco allestito all’interno della
villa comunale sono in programma
spettacoli di musica e cabaret. Il 7
giungo, giorno dell’inaugurazione
della mostra-mercato, il TC Caltanissetta ha commissionato il concerto di inaugurazione alle “Appassionante”, trio di soprane italiane
bellissime, diventate famose in
tutto il mondo: Stefania Francabandiera, Giorgia Villa e Mara
Tanchis, propongono un’affascinante incontro tra musica
lirica e il pop internazionale. Le due
serate successive sono state affidate
dall’Amministrazione
comunale
alla comicità di Francesco Rizzuto
di Zelig e Max Pieriboni di Calorado. La congiunzione delle torneo di
tennis internazionale come elemento trainante ma supportato da una
mostra mercato di cotanta qualità
ed organizzazione, rende Caltanissetta per una settimana centro nevralgico di interesse mediatico. Le
preventivate favorevoli condizioni
meteo, gli orari di chiusura in tarda serata degli stand, dovrebbero
aumentare ulteriormente l’appetibilità dell’evento per il pubblico, che si
prevede straordinariamente numeroso.
D. P.
14
Maggio
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Ornamenti
di Ivana Baiunco
La fabbrica degli esperti ,
tutto cambia per restare….
L
a fabbrica degli esperti
e la divisione delle poltrone e tanto altro si potrebbe pensare per titolare sulle
“novità” di palazzo del Carmine
sebbene novità par essere una
parolona dato che tutto cambia
per restare com’è, stesso copione personaggi diversi o stessi
protagonisti. Insomma questa
politica ci ha abituato a tutto ed
il contrario di tutto. Se un tempo si inneggiava ai tagli, se la
memoria non mi inganna pure
una conferenza stampa fu convocata a Palazzo di Città, con
tante facce da circostanza funebre, per annunciare il dissesto
del comune di Caltanissetta,
dopo meno di un anno arrivano nuove nomine di esperti
esterni a coadiuvare il lavoro
del sindaco e la politica dei tagli e della mestizia dov’è finita?
Due nuovi esperti si diceva, più
un incarico legale di diretta diramazione del sindaco, aggregati alla comunicazione e chissà
cos’altro ci aspetta. Due pensieri sui quali rifletto da tempo; il
primo: Tutto ciò passa sopra la
testa dei cittadini. In sostanza
all’operaio che si sveglia la mattina alle 5 non gliene importa
nulla di quanti consulenti ha il
sindaco da un lato, e dall’altro
però gliene dovrebbe importare molto, perché le tasse le paga
anche lui. E forse meno consulenti anche qualche debito in
meno, i denari potrebbero essere dirottati per fini più utili. Il
secondo dubbio che metto nelle
mani del lettore è: se la nostra
giunta è composta da tecnici
ma che senso ha nominare degli esperti, che dovrebbero servire a coadiuvare il lavoro degli
organi politici ove ci fossero.
Perché tutti pesano che se si
scrive la verità si ha l’intenzio-
nuamente denigrato soprattutto
da chi si batte il petto in nome
dell’etica e della serietà del proprio ruolo ed invece la maggior
parte delle volte si vende al miglior offerente spesso neanche
al migliore? Torniamo ai problemi più terreni che riguarda-
rispettabile soprattutto per chi
è il secondo o addirittura il terzo. Lo studio paga, poco, la frequentazione delle
segreterie politiche molto di
più e questa
non è
ne sempre di colpire qualcuno?
Fare chiarezza sulle cose senza
mistificazioni di sorta o giri
di parole non dovrebbe essere
apprezzato piuttosto che conti-
no i nostri “amati” amministratori. Tra esperti di varia natura
che comunque guadagno somme di tutto rispetto anche ottocento euro è uno stipendio
affatto una novità ma “repetita
iuvant”. Si, la politica è compromesso, la vicenda dei revisori
dei conti è un esempio palese ,
si sta ritardando la trattazione
del bilancio perchè i partiti in
consiglio non si sono accordati su come spartirsi le poltrone
, però a tutto c’è un limite, così
no, è un insulto alla dignità di
chi esercita il proprio diritto al voto e regala a 30
soggetti la possibilità di farsi un giro di
giostra. Ma più che
un luna park il civico
consesso sembra
essere diventato
il museo degli
orrori. E adesso i 30 rappresentanti del popolo
saranno messi a dura prova nel decidere quale aliquota
applicare per il pagamento della
famigerata “Imu” la tassa sugli
immobili già si prevedono scenari apocalittici, di consigli infuocati; si accettano scommesse
su come finirà la vicenda. E’ facile, troppo facile dare contro ai
giornalisti che scrivono e spesso li si accusa di esagerare, ma il
nostro mestiere e raccontare la
realtà, che a volte supera anche
la fantasia. Come il buon senso no abiti più qui, lo abbiamo
visto nelle spese fuori dall’ordinario senza una ragione, i consigli comunali andati a vuoto,
gli esperti dettati dalla politica,
invece di scovare gli imboscati
del palazzo, contro gli sprechi
reali, perché non si accorpano
le partecipate, perché chi parte
per le crociate ai nostri giorni
non arriva neanche a meta strada e la Terra Santa resta un lontano miraggio?
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Maggio
15
ARTE. Il celebre scultore nacque a Caltanissetta nel 1860
Michele Tripisciano,
un concittadino DOC
mai coccolato dai nisseni
di Rosanna Zaffuto Rovello
L’artista ha lasciato un
segno indelebile nell’arte
italiana. Curioso il
suo metodo di lavoro:
preparava i bozzetti in
gesso, il suo materiale
preferito, delle opere che
poi scolpiva
N
on c’è nulla di peggio dei
preconcetti o delle etichette
che si possono attaccare agli
abitanti di una città : i genovesi sono
tirchi, i torinesi falsi e cortesi e, come
dice una filastrocca, “Vicentini mangia gatti, Veronesi tutti matti” .
E gli abitanti di Caltanissetta? Noi
nisseni, per definizione, siamo apatici e invidiosi: guardiamo con ammirazione le cose degli altri e non
sappiamo valutare ciò che abbiamo.
E se qualcuno o qualcosa spicca al di
sopra della mediocrità viene avvolto
in un velo di indifferenza e disinteresse, una sorta di nebbia che tutto
appiattisce e scolora.
Questa sembra essere la sorte toccata
a Michele Tripisciano, nostro conterraneo nato nel 1860, proprio durante la spedizione dei Mille in Sicilia.
Ilvalente scultore ebbe un posto di
rilievo nella vita culturale italiana nel
passaggio tra Ottocento e Novecento,
ma a Caltanissetta è stato presto messo nel dimenticatoio, tanto che oggi
pochi lo ricordano ancora. Potrebbe
valere la frase di manzoniana memoria: “Tripisciano…, chi era costui?”.
Eppure, questo nisseno DOC ha
lasciato un segno indelebile nell’arte italiana e le sue opere sono presenti in luoghi di grande prestigio e
di grande fama. Ne porteremo qui
qualche esempio, solo per dare prova
della vitalità di questo grande artista
e della diffusione delle sue opere, per
noi quasi inconcepibile.
Comincerei per esempio dal Vittoriano a Roma, un grandioso monumento costruito per celebrare Vittorio Emanuele II, padre dell’unità
d’Italia. Nel coronamento superiore
dell’edificio furono inserite in altorilievo le statue rappresentanti le sedici regioni che costituivano l’Italia
a fine Ottocento e per rappresentare
la Sicilia venne prescelto uno scultore nisseno che in quel periodo aveva
già raggiunto fama ed onori, Michele
Tripisciano appunto. La statua della
Sicilia porta un fascio di grano, per
ricordare la fertilità e la ricchezza
della terra siciliana; regge anche uno
scudo con l’antico simbolo della Trinacria, espressione della forza di questa terra ed anche dell’abbondanza
di fantastici miti e leggende ad essa
legate fin dall’epoca più antica. I boz-
zetti, le opere preparatorie di questa
opera si trovano oggi presso il Museo
Tripisciano di Caltanissetta ed uno di
essi è esposto al pubblico.
Era questo infatti il metodo di lavoro
di Tripisciano: preparava i bozzetti
in gesso delle opere che gli venivano
commissionate o che la sua fantasia gli faceva immaginare e dai quei
bozzetti, poi, con l’aiuto dei suoi studenti e dei ragazzi di bottega scolpiva
le grandi opere in marmo o faceva
fondere i bronzi. I lavori preparatori
però, una volta finita l’opera non venivano distrutti o buttati: nello studio
romano di via Aureliana del nostro
scultore per anni si accatastarono
bozzetti su bozzetti, opere intere e
particolari, immerse in una leggera
nuvola di polvere bianca. Il gesso era
destinate a durare nel tempo o
essere esposte agli agenti atmosferici il gesso non andava bene: è
troppo fragile e sotto la pioggia inizierebbe a sciogliersi. Il
gesso doveva essere solo
un materiale di lavoro:
egli ad esempio fece in
gesso tutti i bozzetti preparatori del monumento
a Gioacchino Belli, realizzato in travertino e posto
a Trastevere, nella piazza
dedicata al grande poeta
romanesco; e di gesso sono
anche le opere preparatorie
per le statue dei grandi oratori romani posti nel palazzo di
giustizia di Roma.
Il testamento di Tripisciano, che
ha destinato tutto il materiale
gelosamente conservato nel suo
studio alla città di Caltanissetta,
ha permesso la conservazione di
questi bozzetti originali che pur
nella loro fragilità hanno mantenuto
il tocco autentico del maestro.Ed è un
percorso meraviglioso quello che si
può compiere all’interno del museo
Tripisciano, quasi un lungo viaggio:
mentreammiriamo una statua che
abbiamo dinanzi i nostri occhi, sappiamo che la potremmo vedere identica altrove, forse di un altro materiale, ma con le stesse fattezze.
Prendiamo ad esempio la famosa
Madonna in trono della cappella Testasecca di Caltanissetta che potrebbe a buon diritto annoverarsi tra le
cose migliori del nostro scultore. Noi
la vediamo in gesso dinanzi a noi e
La fontana che si trova nella città laziale di Marino
infatti la materia preferita da Tripisciano: duttile, malleabile, prendeva
vita direttamente sotto le sue abili
mani così come l’argilla che aveva
lavorato da piccolo nel laboratorio di
vasaio del padre.
Certo, per le opere più importanti,
contemporaneamente sappiamo che
una copia identica in marmo si trova chiusa in una cappella del nostro
cimitero, che si apre solo raramente
alla vista del pubblico, ma che anche
uguale è ammirata a Milano nella basilica del Corpus Domini e a Parigi
Da sopra, le statue dei “Grandi oratori romani” poste nel palazzo di
giustizia di Roma. I due bozzetti preparatorii si trovano a Caltanissetta,
presso il museo di palazzo Moncada, così come il bozzetto del monumento a Gioacchino Belli, realizzato in travertino e posto a Trastevere,
nella piazza dedicata al grande poeta romanesco.
all’interno di Notre Dame.
E se guardiamo il bozzetto di Shakespeare, sappiamo che forse contemporaneamente si stanno posando
sulla stessa opera gli occhi del Presidente della Repubblica, perché la copia in bronzo di questa opera si trova
al Quirinale.
Se guardiamo poi la lunga teoria dei
ritratti potremmo immaginare di
trovarci al Pincio, sul Gianicolo, tra
i busti che ricordano agli italiani gli
uomini che hanno contribuito a costruire l’Italia, alcuni dei quali sono
opera del nostro scultore.
E cosa dire delle tante opere di carattere sacro che adornano soprattutto le chiese romane? La chiesa di
San Gioacchino e la antica chiesa
di Sant’Andrea della Valle a Roma
sono state decorate in gran parte dal
nostro scultore e conservano alcuni
suoi capolavori i cui prototipi sono
custoditi nel museo di Caltanissetta.
Sicuramente la frase evangelica
Nemo profeta in patria, ha il suo
valore anche per il nostro scultore:
quanti nisseni sanno che è di Tripi-
sciano la statua del re Umberto I, che
una pretesa forma di “modernismo”
vorrebbe togliere dalla sua secolare
collocazione? Che è di Tripisciano il
“
Le sue opere
adornano
luoghi prestigiosi: Notre Dame a
Parigi ed
il Quirinale
gruppo bronzeo con il cavallo marino che si trova nella fontana di piazza
Garibaldi? Il Tripisciano ha collocato
una fontana molto simile alla nostra
nella città laziale di Marino, che è
divenuta il simbolo di quella città e
in autunno, in occasione della festa
dell’uva, viene svuotata e riempita
artisticamente con grappoli d’uva,
grande richiamo per i turisti. E noi
nisseni discutiamo ancora sulla sua
eliminazione?!!!!!
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Maggio
Maggio
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Maggio
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INTERNET. La rete in subbuglio per la pubblicazione di un insulso video
“Casta-nissetta”, l’insulto
“suona” su Youtube
di Donatello Polizzi
Tra le ventisei persone
prese di mira
dall’ enigmatico
“Milite ignoto”
pure Mario Di Salvo.
“Vittima eccellente”
del volgare rap,
l’ ispettore della polizia
municipale ha presentato
una denuncia.
“Casta-Nissetta”, il becero corre sul
web. Per alcuni giorni, il ritornello che accompagnava un volgare
videoclip firmato dal “Milite Ignoto”, è stato al centro dell’attenzione
degli internauti, e non solo, nisseni. Un lavoro scarsamente qualitativo che ha denigrato una serie
di persone (ben ventisei) appartenenti ad una supposta casta cittadina; in realtà molti dei bersagli
delle invettive sono direttamente
o indirettamente riconducibili al
mondo dello spettacolo. Immediate le reazioni di alcuni dei soggetti
diffamati che hanno fatto ricorso
all’autorità giudiziaria. Il video che
dapprima era stato inserito su youtube (dopo il polverone sollevatosi,
è stato rimosso dallo stesso autore),
successivamente è stato diffuso su
facebook trasformandosi in un
anomalo caso di gossip cittadino.
La prima considerazione è rivolta
ad alcune delle presunte vittime
che hanno “postato”, sul proprio
profilo, il video incriminato, forse per ricevere il supporto morale
degli amici: in realtà questa scelta
si è trasformata in un boomerang.
Altrettanto deplorevole il comportamento di quanti si sono attivati
con commenti positivi sul video,
dileggiando gli ignari protagonisti:
è facile ridere e scherzare, quando
sono gli altri lo zimbello di turno.
Abbiamo voluto capire quali siano stati i pensieri, gli stati d’animo
e le valutazioni di chi si è trovato,
suo malgrado, aggredito proditoriamente. Per tentare di analizzare
questa vicenda e gli effetti legati
all’uso indiscriminato della rete, legata anche alla facilità di accesso ed
alla mancanza di controlli, abbiamo
interpellato uno degli offesi, Mario
di Salvo, ispettore dei vigili urbani
ed ufficiale di polizia giudiziaria,
protagonista della movida nissena.
“
la professione che svolgo,
siamo sottoposti
a visite periodiche, per cui tralascio ogni altra
specificazione”. Un
capitolo a parte, in
termini di riflessione,
merita il settore concernente i commenti del
pubblico che piuttosto che
elogiare il video ed il contenuto tri-
Gli autori
spinti
da invidia.
Hanno voluto
vendicarsi
“Credo che la prima motivazione
che abbai spinto gli autori, sia stata
l’invidia. Probabilmente qualcuno,
che non è stato capace di realizzarsi in certi settori artistici, ha voluto
vendicarsi così. Non ho dubbi, che
si tratta di persone che conosciamo”. Mario, ironico e
colloquiale, motiva la
sua scelta di ricorrere
all’autorità giudiziaria: ”Tralascio ogni
commento sulla strofa della
canzoncina che mi riguarda, in cui
si fa riferimento allo spinello ma la
cosa che mi ha offeso ed oltraggiato,
è che abbiano utilizzato una foto in
cui sono in alta uniforme. Questo
non lo consento; magari con un’altra foto, potevo passarci sopra. Per il
resto neanche vorrei dire altro, per
viale,
ha quasi approvato la rozza messinscena. Mario
afferma: “Come se tutti conoscessero tutti; impensabile che qualcuno
abbia detto o scritto, il video diceva
la verità. Peraltro non ho condiviso
la scelta della vostra testata on-line
d i
pubblicare il
video. Il caso
è stato innanzitutto alimentato da facebook e
dal comportamento di alcuni degli offesi che l’hanno
riportato e dai tanti che invece
solo per divertirsi l’hanno divulgato”. La nostra chiacchierata con uno
dei presunti appartenenti alla Casta, si conclude con un argomento
che Mario
vuole evidenziare:
“A s s o l u tamente
mortificante
che questo video si finisca con
un’invettiva contro il
sindaco Michele Campisi. E’ il mio, anzi il nostro sindaco, è un ufficiale
del governo, non ha nessun
senso averlo inserito in quel contesto. Voglio concludere dicendo di
smetterla di attaccare che si spende
per la città; dobbiamo collaborare
fra di noi, non aggredirci”.
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Maggio
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L’ estate è alle porte,
voglia di sport all’aperto
di Gaia Geraci
L
a primavera è arrivata e
come di consueto ha portato con sé la voglia di stare
all’aperto per poter godere appieno delle belle giornate. Le temperature e le ore di luce aumentano
e con esse anche la ricerca spasmodica di spazi in cui trascorrere del tempo, da dedicare allo
sport, in generale, o
alle passeggiate. Dopo l’inverno,
dal lavoro sedentario, dalle palestre affollate e dalle lunghe ore
trascorse tra i banchi di scuola
per i più giovani, vi è il desiderio
di “muoversi” all’aria aperta respirando aria pulita e perché no
godere visivamente dello spettacolo che la natura offre. Gli sport
andrebbero praticati nella natura
o comunque all’aria aperta e non
in palestra, espediente per l’uomo pigro. I bambini gioiscono
nel tirare fuori dal ripostiglio la
bici, che hanno ricevuto in dono
per natale, per la gioia dei papà
che, inorgogliti, si cimenteranno
nel ruolo di esperti istruttori di
ciclismo. E se alla mamme è demandato il compito dello
svezzamento alimentare, i papà si
aggiudicano
“il battesimo”
del pallone tra calci di rigore e punizioni. Il tutto
sotto l’occhio vigile delle super
premurose mamme che munite
di asciugamani, acqua, spuntino e fazzoletti ne approfittano
dei caldi raggi di sole godendosi una giornata in famiglia. Le
femminucce affideranno il loro
tempo ai retaggi materni di Mila
e Shiro…”due cuori nella pallavolo”, cartone animato dei tempi in cui le mamme sognavano
quella schiacciata che durava
tre puntate. Non dimenticando,
poi, i ragazzi e le ragazze che si
dedicano ad un frenetico footing per l’avvicinarsi della tanto temuta “prova
costume”. Convivialità,
socialità, sono componenti comportamentali insite nell’uomo. In
tutte le ricerche in cui
ci si pone l’obbiettivo di
misurare la qualità della
vita dei centri urbani si tiene conto di aree dedicate al
tempo libero e allo svago, parchi,
aree attrezzate, impianti sportivi, parchi giochi e servizi alla
persona che possano soddisfare
le necessità e stimolare l’esercizio di attività fisica in ogni sua
forma. Componente
essenziale è l’accessibilità gratuita e garantita
a tutti. Quando
poi si parla di
impianti sportivi ce n’è per
tutti i gusti con
strutture in grado di non lasciare
a bocca asciutta
gli appassionati
di calcio, footing,
tennis, bocce, basket, bici, etc., permettendo anche a
chi di attività fisica non
ne “mastica”, di essere spettatore delle passioni altrui.
Come si è soliti dire: anche l’occhio vuole la sua
parte. E’ risaputo che
lo sport contribuisca
al benessere della persona, non solo al corpo,
ma soprattutto alla mente
e, di conseguenza, aiuti
ad affrontare al meglio “il
logorio della vita moderna” ; ma
non solo: un’attenta gestione degli impianti sportivi può favorire
forme di turismo alternativo per
chi pratica degli sport, per la realizzazione di eventi in ambito
agonistico, per il divertimento e
stimolando la nascita dell’associazionismo sportivo.
Per chi gode della semplicità di
momenti trascorsi all’aria aperta non importa la dotazione
di indumenti tecnici,
non importa l’agonismo, ma solo
un sano egoismo.
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Fatti, territorio & sport
IMPIANTI SPORTIVI. Molte strutture ma carente la manutenzione
Erba
di casa mia
di Donatello Polizzi
La nostra città è fra
le prime in Italia nel
rapporto numero
abitanti/strutture
sportive ma non è tutto
oro quello che luccica
L
a nostra città ha un
dato confortante
per quanto attiene al rapporto abitanti/
strutture sportive. La
positività è riscontrabile anche nel pieno
soddisfacimento delle richieste
di utilizzo delle stesse, da parte
delle società sportive che trovano tutte esaustiva realizzazione.
Cambia radicalmente la tipologia
di valutazione se dovessimo esaminare lo stato di manutenzione
dei suddetti impianti: talvolta è
inesistente o saltuario ma quasi
mai periodico. E’ una situazione
anomala che si trascina da anni,
in parte incentivata dalla
carenza di fondi
pub-
blici e
dall’altra anche
dal comportamento degli stessi utilizzatori che
non è conforme alle regole del buon vivere comune. I più evidenti casi
di cattiva manutenzione
o addirittura abbandono sono riscontrabili
nei cosi detti impianti
di quartiere, presenti in diversi
punti della città, in particolare
nelle zone di espansione, giacché impianti compensativi di
complessi costruttivi. Abbiamo
voluto scattare una specie particolare di “istantanea” dedicata
a questi luoghi. Non si tratta di
un’inchiesta completa o di un
dossier investigativo e, ci teniamo ad evidenziare, non interessa
le strutture maggiori definite impropriamente agonistiche: cioè il
“Marco Tomaselli”, il Palmintelli,
il PalaEmilioMilan ed il PalaCannizzaro; queste
ultime meriterebbero un
capitolo
a parte.
Nel visitare
gli impianti
di quartiere, abbiamo
cercato
di
osservarli per
come potrebbero apparire
agli occhi di un
cittadino che vi
si trova a transitare nei pressi.
Abbiamo dapprima
visitato il campetto di via Dalmazia, reputato da molti la culla
cestistica delle nuove generazioni di appassionati del basket
e per alcuni anni, teatro di un
famoso ed acclamato torneo di
calcio a quattro; la situazione è
deprimente: canestri divelti, evi-
Impianto comunale polivalente Michelangelo Cannavò a Pian del
Lago. Le immagini descrivono lo stato dei luoghi alla data del 5
Maggio. Riteniamo che le foto non necessitino di spiegazione, parlano da sole.
Nonostante l’area risulti alla vista “poco gradevole”, i bambini, accompagnati dai genitori, continuano a fare attività sportiva.
denti segni di vandalismo, rifiuti di approssimativi di bivacchi
notturni improvvisati, erbacce
ovunque. Appare evidente che
da anni la struttura è abbandonata a se stessa. Poi ci siamo recati in via Luigi Rizzo, ove sono
presenti un campo di calcio a 5
all’aperto, una piccola tribuna ed
uno spogliatoio. La situazione è
leggermente migliore, si notano
notevoli segni di deterioramento
e rifiuti ovunque ma viene “impropriamente” utilizzata, poiché
i ragazzi saltano la rete di recinzione e usufruiscono del campo.
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Maggio
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LA RISPOSTA. Pronto un programma di riassetto
Gaetano Angilella
assessore allo sport:
“Riordino il settore”
Il centro polivalente Portella delle Ginestre
Il nostro piccolo tour si sposta al
bocciodromo (di proprietà della
Provincia) in via Filippo Turati
che si presenta come abbandonato: rifiuti di dimensioni insolite, erbacce e consueti
segni di abbandono.
Ci rechiamo a Pian del
Lago per dare un’occhiata allo Skatedronomo:
la situazione è molto
preoccupante. L’impianto è utilizzato da molti
ragazzi di età compresa
fra i 14 ed i 20 anni ma
la situazione igienica,
appare davvero a rischio.
Ovunque
indumenti
usati, bivacchi con cartoni e numerose bottiglie vuote di birra, vino
o superalcolici; i giovani
ci raccontano che gli incavi sotto gli scivoli sono
utilizzati frequentemente dagli stranieri che si
trovano nel centro di
prima accoglienza posto
nelle vicinanze: questi
ultimi quando escono
dalla struttura si recano in questo luogo deputato allo sport e
lo utilizzano come una sorta di
“salotto”. Ricordiamo infine l’impianto “Portella della Ginestre”,
bellissimo a vedersi ma che deve
essere ancora inaugurato. La sen-
sazione che abbiamo ricavato da
questo giro è che la nostra città
possiede un numero cospicuo
di strutture che, però, non sono
utilizzate e manutenzionate e
che pertanto diventano luoghi
abbandonati, preda dei vandali.
L’eventuale gestione sicuramente
comporterebbe delle spese per le
“
La carenza di
fondi economici
risulta elemento
decisivo per la
penuria di cure
agli edifici
casse comunali ma forse inferiori
alla cifre che, allo stato attuale,
servirebbero per renderle fruibili. Lungi da noi qualsiasi valutazione ma ci chiediamo è possi-
Il bocciodromo situato in
via Turati di proprietà della
Provincia
bile fare qualcosa? Riusciamo
a restituire ai nisseni questi
impianti?
Lo storico “campetto” di basket di Via Dalmazia
L’
assessorato allo Sport
del comune di Caltanissetta, retto da Gaetano
Angilella da poco meno di sei
mesi, ha redatto un programma completo e dettagliato che
riguarda gli impianti sportivi.
Il lavoro svolto dall’assessore
(comprensivo di perizie, sopralluoghi, accertamento delle
reali condizioni delle strutture) ha evidenziato che la città
possiede un numero cospicuo
d’impianti che garantiscono e
soddisfano i bisogni delle società sportive e dei cittadini,
ma che richiedono interventi di
vario genere. L’attività e la programmazione dell’Assessore, in pieno
accordo
con
l’Amministrazione Comunale, hanno fissato
alcune direttive
secondo le quali operare
e pro-
grammare. Importante, se non
fondamentale, è la disponibilità finanziaria adesso, purtroppo, pari a zero. Intanto si è rilevato che diversi locali e alcuni
impianti sono occupati da enti,
federazioni, società ed organismi, i quali ne fanno regolarmente uso per le loro attività,
trovandosi tutti con autorizzazioni scadute o inesistenti: si
sta procedendo a regolarizzare
tutte le posizioni attraverso un
capitolato d’uso che garantisce
anche la struttura comunale.
Inoltre viste le sempre maggiori difficoltà di natura finanziaria in cui si dibatte il comune
di Caltanissetta, considerando
le aumentate difficoltà di gestione degli impianti da parte
dell’ente, viste le numerose richieste di affidamento di alcuni impianti medio piccoli
da parte di soggetti differenti,
l’amministrazione è arrivata
alla determinazione di esternalizzare diversi impianti sportivi
e, ove possibile, gli impianti di
quartiere, affidandoli a seguito di Bandi o avvisi pubblici.
I primi beneficiari di questa nuova e lungimirante
operazione, dovrebbero
essere “Portella delle
Ginestre” e l’impianto di via Luigi Rizzo.
L’Assessore Gaetano Angilella, dopo
averci mostrato il
programma redatto, ha dichiarato:
“Siamo già al lavoro, crediamo
fortemente nel
nostro programma e ci stiamo
adoperando
per
realizzarlo”.
D.P.
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6
Maggio
Viale della
Regione
Fatti in Redazione
Il presidente
del Coni Provinciale
nisseno esprime
la sua opinione
sullo stato
dell’impiantistica
cittadina:
più ombre che luci
Iacono: “Cultura
e Sport per il rilancio”
di Marco Benanti
N
on è certamente dei più edificanti lo spettacolo che si presenta al volenteroso sportivo
che decide di fare attività fisica negli
impianti di Caltanissetta. Se in un
recente passato, Caltanissetta e la sua
impiantistica sportiva erano balzati
agli onori delle cronache nazionali
anche grazie ad un servizio che Sky
TG 24 aveva dedicato alla città dove
vi era “il più alto rapporto tra abitanti
ed impianti sportivi”, oggi la situazione è diametralmente opposta. Gli impianti ci sono, ma sono in totale stato
di degrado, ed in alcuni casi anche di
sfacelo, come lo skate park adiacente
il Palacannizzaro, il primo in Sicilia.
Nella zona circostante Pian del Lago
“due” vi era stato il progetto di predisporre un percorso salute ai margini
dell’impianto, dotato di fontanelle
per ristorarsi, che è poi naufragato;
l’area è, adesso, più utile ad un campo
di addestramento per marines che in
anfibi e mimetica possono carponare
tra le erbacce e rifiuti solidi urbani. Il
Fatto Nisseno analizza tale situazione
con il presidente del Coni Provinciale
Di Caltanissetta Giuseppe Iacono, figura super partes che dalla nostra redazione suggerisce una analisi anche
pedagogica.
“E’ manco a dirlo – dice Iacono - la
dura legge dei numeri e delle acrobazie dei sempre più ristretti bilanci a far
propendere le amministrazioni locali
a tagliare quasi sempre due capitoli:
sport e cultura- e probabilmente è
quanto sta accadendo in questi anni
anche a Caltanissetta. Lo sport e la
cultura sono però due aspetti su cui
si è puntato in passato e su cui si dovrebbe puntare anche adesso per la
promozione del territorio ed il rilancio dell’economia. Abbiamo un patrimonio impiantistico di prim’ordine,
tra i primi in Sicilia, ma nessuna delle
amministrazioni a mio avviso ci ha
saputo fare. Il vero punto- continua
il Presidente del Coni provinciale
Giuseppe Iacono- è la gestione de-
di far gestire il Palacannizzaro alle società di pallacanestro, o il pala Milan
a quelle di volley, ma il tentativo fallì a
causa forse della eccessiva rivalità tra
alcune società. Alcune amministrazioni invece fanno l’errore di affidare
a titolo oneroso le grandi strutture,
quali gli stadi, cosa che a Caltanissetta sarebbe impensabile
dato il fatto che a farne utilizzo sono squadre che non
Skate Park nella zona di Pian del Lago
gli impianti sportivi, che potrebbero
essere dati alle società sportive che
consorziate insieme potrebbero essere in grado di mantenerli, ad eccezione degli impianti più grandi quali
lo stadio Marco Tomaselli o ancora il
Palacarelli. Durante la passata amministrazione, vi erano stati dei tentativi
da parte dell’allora assessore al ramo
militano certamente in campionati
di serie A ed i budget delle sponsorizzazioni bastano a mala pena a gestire
i rimborsi e le trasferte”. Altro aspetto
è quello inerente gli impianti di quartiere che a Caltanissetta oggi sono
una vera e propria ferita al cuore per
chi ha vissuto un periodo in cui i luoghi di aggregazione erano principal-
mente i “campetti” dove i giovani si
ritrovavano a tirar calci ad un pallone e cementare rapporti ed amicizie,
cosa che oggi avviene sempre più
raramente. Uno tra questi è quello di via Benedetto Croce, da dove
“
Gli impianti
di quartiere
si potrebbero
affidare
a titolo
non oneroso
escono nomi come Marchese,
Falletta, Armatore, la stessa
Robur ed altri. Probabilmente
è finito il momento di grande
partecipazione e progettazione
di quegli anni, quando lo sport era
soprattutto un modo per imparare
a seguire delle regole, e rispettare
il prossimo. “Gli impianti di quartiere potrebbero essere affidatidice Iacono- alle associazioni o ai
comitati di quartiere a titolo non
oneroso, vederli in questo stato è
per noi motivo di grande rammarico. Il Coni - conclude Iacono - continua nella sua opera di promozione
delle discipline sportive sopratutto
tra i giovani, che proprio attraverso
lo sport possono riscoprire dei valori
di amicizia, rispetto e vita sociale che
i moderni mezzi di comunicazione e
di aggregazione virtuale hanno fatto
dimenticare”.
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Maggio
Comitato Provinciale
di Caltanissetta
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Maggio
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SANITA’. Roberto Bonasera presidente Fidas di Caltanissetta: il valore di donare
Volontariato ed altruismo,
un piccolo gesto del dare che
vale una vita...anzi molte vite
di Laura Spitali
Un dato saliente
identifica e fotografa
l’attuale situazione: l’80%
del fabbisogno di sangue
è legato alla normale
gestione delle attività
di un ospedale, e solo il
15-20% è destinato alle
emrgenze
I
n un periodo storico fortemente penalizzante per i
giovani che vogliono emanciparsi ed avere riconosciuto il
proprio diritto al lavoro, soprattutto dopo anni di studi e sacrifici, è incoraggiante sapere che
esistono casi di ragazzi che nella
nostra terra riescono ad emergere grazie a spirito d’iniziativa e
dedizione al volontariato. A testimonianza che “uno su mille ce
la fa” abbiamo scelto di raccontare la storia di Roberto Bonasera,
trentenne nisseno che da poco
più di un anno lavora come ingegnere gestionale in una società
di “facility management”, ossia di
gestione integrata di servizi per
le aziende, nata a Caltanissetta
ma che da diversi anni ha sede legale e commerciale a Milano. Un
giovane che, oltre a dedicarsi al
lavoro, da quasi dieci anni porta
avanti l’impegno nel volontariato
della donazione di sangue.
In cosa consiste il suo lavoro?
“Per un anno e mezzo mi sono
occupato di progettazione per
gare d’appalti, adesso sono il responsabile della appena nata area
‘Ricerca & Innovazione’, e faccio
la spola tra gli uffici amministrativi qui a Caltanissetta e le varie
sedi in giro per l’Italia. L’azienda per la quale lavoro è davvero
una gran bella realtà proiettata
al futuro e all’innovazione, con
lavoratori di età media sotto i
40 anni, ed un gruppo dirigente
che guarda alla meritocrazia e al
sentirsi parte tutti di una grande
famiglia come valori fondamentali”. In un periodo di crisi come
quello attuale, in cui i giovani
soffrono la carenza di prospettive, com’è riuscito ad emergere e a trovare un lavoro confacente le sue qualità? “Io non ho
mai mollato. La mia famiglia e la
mia fede mi hanno insegnato il
sacrificio, l’impegno e l’onestà.
Non ho fatto nulla di straordinario, ho solo portato avanti le mie
idee e i miei progetti non piegandomi a percorrere scorciatoie per arrivare al risultato. Dopo
una prima esperienza lavorativa
poco fortunata, finita proprio
perché non ero raccomandato,
ho avviato un’attività insieme
ad un mio caro amico e alla mia
(quasi) moglie e che si occupa
oggi di comunicazione, identità
e branding. Io faccio tanti sogni:
cerco solo di realizzarne il più
possibile. E a giugno realizzerò
uno di questi sogni che faccio da
sempre sposando Barbara, la mia
compagna da 11 anni”. Quando
ha iniziato l’attività di volontariato alla Fidas, e qual’è oggi il
suo ruolo all’interno dell’associazione? “Nel maggio del 2003,
“
A Caltanissetta
i donatori sono
duemila, su
circa ventimila
che potrebbero
farlo
in occasione di uno spettacolo
teatrale, assistetti all’intervento
del presidente dell’Adas (allora
si chiamava così) Lillo Punturo, oggi mio grande amico, che
portò sul palco alcuni ragazzi talassemici e fece un appello
per trovare nuovi donatori di
sangue. Ad agosto di quell’anno
feci la mia prima donazione di
sangue, e nel febbraio 2005, per
caso, fui mandato ad un meeting
di giovani donatori della Fidas a
rappresentare la mia associazione. Fu in quella occasione che
iniziai ad impegnarmi in modo
costante ed avviai il mio percorso attivo in Fidas. Oggi ricopro
i ruoli di presidente della Fidas
Caltanissetta e quello di Segretario Organizzativo della Fidas
Nazionale”. I nisseni, ed in generale gli abitanti della provincia
di Caltanissetta, sono propensi
alla donazione di sangue? “Se
guardo i numeri la risposta è no:
con la Fidas sono 2000 i
donatori in città sui circa 20.000 cittadini che
potrebbero farlo, ed altri
1000 distribuiti in undici
gruppi di donatori nei comuni della provincia. Ma
negli anni la situazione è migliorata
notevolmente, e
dal 2005 il trend
di crescita, seppur
minimo, è stato
sempre positivo”.
Cosa si potrebbe fare affinché
non scenda mai
l’a t t e n z i o n e
sull’importanza di donare
sangue? “Parlarne!
Non
si dovrebbe
smettere mai
di parlarne.
L’80%
del
fabbisogno
di sangue è
legato alla
normale
gestione
delle attività di un
ospedale, e solo il
15-20% è destinato
alle emergenze. Ciò
significa che non
bisogna aspettare un
terremoto o una tragedia automobilistica
per attenzionare la
donazione sangue”.
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SANITA’. Associazione Donatori Midollo Osseo: una lieta realtà
A.D.M.O.: l’acronimo
della speranza che tutti
dobbiamo sostenere
di Osvaldo Barba
A
lcune volte nel raccontare
una storia, la scelta di non
voler comparire non equivale sempre a sinonimo di anonimato “condizionato” da paura.
Qualche volta l’impersonalità equivale ad amore per la vita e rispetto
per la sofferenza. E questa storia lo è.
Ho incontrato questa infermiera in
servizio all’ospedale “S.Elia” qualche
settimana addietro. Lei è una forza
della natura con una grande carica
emotiva. Il motivo dell’incontro
è riassumibile in un solo acrononimo: A.D.M.O. L’Associazione
Donatori Midollo Osseo ha come
scopo principale informare la popolazione italiana sulla possibilità
di combattere le leucemie, i linfomi, il mieloma e altre neoplasie del
sangue attraverso la donazione e il
trapianto di midollo osseo. Lei ne fa
parte è il suo desiderio è quello che
a Caltanissetta e provincia possa
nascere in tempi recentissimie che
iscriversi non debba essere soltanto
un obbligo morale. Ogni cittadino
deve (o dovrebbe) avvertire la necessità di farne parte perché, come
recita lo slogan di un’associazione
di donatori di sangue del territorio:
Dona il tuo sangue….potrebbe
essere un prestito. La storia familiare che mi ha raccontato l’infermiera è stata segnata dall’avvento
nefasto, circa tre anni fa,di un linfoma in un nipote oggi 17enne. Un
dramma che ha segnato tutto l’entourage familiare per una malattia
neoplastica che ha letteralmente
sconvolto la vita di molte persone. Il
“
Molte speranze
di vita sono
legate all’esistenza di un
elevato numero
di donatori
ragazzo, in cura presso il reparto di
ematologia dell’ospedale “Cervello”,
si è sottoposto a ben 8 chemioterapie, ad un autotrapianto ed un trapianto eterologo, il tutto purtroppo
senza successo. Senza considerare
le situazioni di disagio legate spesso alla burocrazia che, con vincoli
spesso inutili ed infruttuosi, relegano le competenze delle associazioni
di volontariato all’uopo dedicate,
esclusivamente al
territorio provinciale di
appartenenza. Non sono rari infatti
i momenti e le situazioni in cui le
condizioni del ragazzo sono peggiorate ed hanno richiesto trasferimenti tempestivi all’ospedale Cervello,
con i propri mezzi ed in condizioni
di gravissimo disagio. Quindi non
solo difficoltà logistiche ma anche e
soprattutto assistenziali. Infattiil reparto di Ematologia con Trapianto
dell’Ospedale Vincenzo Cervello di
Palermo è soprattutto Centro Regionale di Riferimento per la prevenzione diagnosi e cura delle leucemie e dei linfomi, per il trapianto
di midollo osseo e per le attività
connesse alla tipizzazione tissutale.
Nella struttura palermitana è presente anche un centro dell’Associazione Italiana Contro le Leucemie,
che attraverso lo staff di ematologi,
offre assistenza domiciliare, terapie e tutti gli interventi diagnostici
necessari.Da qui nasce la volontà
dell’infermiera di lanciare un grido di allarme per
cercare di sensibilizzare ancor di
più la popolazione nissena per un
problema che non è rivolto solo e
soltanto ai casi di stretto interesse
personale ma nell’ottica di quello
che all’apparenza lontano può disgraziatamente diventare una vera
e propria tragedia familiare. Già
perché, come nel caso raccontato,
il trapianto di midollo osseo è una
soluzione priva di alternative.Molte
speranze di vita sono legate all’esistenza di un elevato numero di
persone disposte a offrirsi, con un
minimo sacrificio personale, come
donatori di midollo osseo.Spesso
la mancata conoscenza di ciò che
effettivamente comporta la scelta
della donazione può creare preconcetti o timori immotivati. Conosce-
re il problema significa soprattutto sapere che esiste il
Registro Nazionale Italiano
Donatori di Midollo Osseo
ha la finalità di procurare ai
soggetti in attesa di trapianto
di Cellule Staminali Ematopoietiche (CSE), privi di un donatore consanguineo (familiare
HLA compatibile), un volontario
adulto o una unità di sangue cordonale, non familiari con caratteristiche immunogenetiche tali da
consentire il trattamento terapeutico con buone probabilità di successo.ADMO punta decisamente sui
giovani. Molti sono i giovani volontari impegnati nelle diverse sedi
e sezioni dell’Associazione. Molti
sono i giovani donatori e, fra questi,
tanti con una donazione di midollo
osseo già effettuata. Ecco perché è
giunto il momento che i giovani di
Caltanissetta e provincia, dimostrino la maturità acquisita rendendosi
disponibili verso un progetto che
non richiede sforzi o investimenti
di alcun tipo, salvo quello di credere nel prossimo donando qualcosa
di se: una piccola quantità di sangue!
26
Maggio
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“
Fatti & sanità
Ancora malasanità,
dopo dieci anni
la sentenza di primo grado
Dodici giorni di
agonia per un
decesso che
nessun medico
riuscì a spiegare
di Laura Spitali
L’
amore incondizionato di una
figlia per il padre scomparso
prematuramente. Una famiglia che ha reagito con compostezza
e dignità alla perdita di Giuseppe
Faraoni, il serradifalchese venuto
a mancare dieci anni fa all’età di 53
anni, dopo dodici giorni di ricovero
ospedaliero a causa di un’infezione
da leishmaniosi non diagnosticata.
Abbiamo incontrato la maggiore delle due figlie di Faraoni, Flavia, che ci
ha raccontato come lei e i suoi familiari hanno vissuto quei tragici giorni
di malattia del padre, e come hanno
affrontato questi dieci anni di distacco dall’uomo fulcro della loro famiglia, molto apprezzato e ben voluto a
Serradifalco.
Chi era Giuseppe Faraoni? “Mio
padre era un ex dipendente Enel,
entrato in pensione appena quattro
mesi prima della sua scomparsa.
Tanti erano gli interessi e le passioni
che nel tempo aveva coltivato. Lui
fondamentalmente era un curioso,
una persona che aveva sete di sapere,
per cui si appassionava a tutto ciò che
fosse nuovo. Per tanti anni si era occupato di politica: fu segretario della Democrazia Cristiana locale, poi
confluì nel Partito Popolare Italiano
sostenendo insieme ai suoi compagni l’apertura di una sede del nuovo
partito anche a Serradifalco. Per lui
la moderazione era sempre la via
migliore, era un democratico cristiano convinto, grande ammiratore del
pensiero di Don Sturzo. Ovviamente
la politica non era il suo unico interesse: altro grande amore era il gioco
glio del medico curante, decidemmo
di ricoverarlo al reparto di malattie
infettive dell’ospedale ‘Sant’Elia’ diretto dal dr. Salvo”.
Quanti giorni suo padre rimase
La famiglia Faraoni in una foto dell’estate 2000. Da sinistra la signora
Marzia, la figlia Silvia, Giuseppe Faraoni e Flavia
del bridge. Tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo lo
ricordano come un grande uomo,
fatto di sapere e di saper essere”.
Quando e come è iniziata la vicenda che ha portato suo padre a ricoverarsi in ospedale? “Tutto è iniziato
il 7 maggio del 2002, a causa di una
febbre molto alta che persisteva da
qualche giorno. Fu così che, su consi-
ricoverato prima che avvenisse il
tragico epilogo? Quale motivazione fornirono i medici sul decesso?
“Dodici giorni, e nessun medico del
‘Sant’Elia’ ci contattò per farci sapere
di cosa fosse morto mio padre. Ma si
prodigarono a rilasciare dichiarazioni alla stampa, avendo appreso della
sua morte che avvenne il 18 maggio
presso l’ospedale ‘Buccheri La Ferla’
di Palermo, dove nel frattempo era
stato trasferito. Attraverso le loro
dichiarazioni dipinsero mio padre
come un folle, un irascibile, che scappava dall’ospedale e che rifiutava le
cure. Insomma, si potrebbe dire un
paziente deceduto a causa della sua
ottusità che lo portava a non ascoltare il consiglio dei sanitari. E poi ci furono le parole del direttore dell’ospedale ‘Sant’Elia’ di allora che, sempre
tramite i quotidiani, definì la morte
di mio padre ‘una normale sbavatura del sistema’. I medici del ‘Buccheri
La Ferla’ ci dissero, quando però era
impossibile fare qualcosa per poterlo
salvare, che la motivazione clinica era
shock settico conseguente all’infezione da leishmania”.
In seguito alla morte di suo padre
è stato avviato un iter processuale.
A quale conclusione ha portato il
processo? “Il processo in primo grado per falso ideologico e materiale
in atto pubblico si è appena concluso dopo dieci anni. Il dr. Salvo ed il
suo secondo, la dr.ssa Porrovecchio,
dell’ospedale ‘Sant’Elia’ sono stati
condannati per falso. E questo la dice
lunga anche sulle altre loro responsabilità! Che motivo ha, mi chiedo,
di dichiarare il falso chi in coscienza
sente di avere agito correttamente?”.
Cosa si sente di dire, personalmente e a nome di tutti i suoi familiari,
alla luce di quanto sentenziato dai
giudici? “Ciò che è successo
è una lezione che mio padre sta impartendo a tutti quanti. Lui non solo
è stato ucciso da una diagnosi errata,
ma è stato offeso quando non poteva
più difendersi, e questo a mio avviso
è il fatto più grave perché denuncia una grande mancanza di etica.
Mi auguro che l’Ordine dei Medici
voglia considerare che avere all’interno della propria organizzazione
membri che si sono macchiati di una
colpa grave, come quella di una falsa dichiarazione allo scopo di difendere il proprio operato superficiale
e pressappochista, rappresenti un
grave danno non soltanto per la loro
credibilità ma anche per il rapporto
con la comunità che sono chiamati a
curare. Sarebbe bello per me e la mia
famiglia se l’Ordine dei Medici volesse contattarci per accertare insieme a
noi i fatti e gli avvenimenti. Questo ci
darebbe il segno di un’umanità ritrovata, e ci farebbe certamente sentire
meno soli. Perché la lunga fila di persone e personalità che hanno voluto
salutare mio padre dinanzi la chiesa
dove si svolgeva il suo funerale può
forse bastare a dimostrare che non
era uno stolto, ma certamente non
può bastare a rendere giustizia a chi,
per via di una tragedia del sistema
e non di una ‘sbavatura’, ha dovuto
inevitabilmente cambiare in peggio il
proprio percorso di vita”.
Maggio
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cettina bivona
Caltanissetta
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EVENTI. Parla Cigna, direttore dell’ufficio turistico regionale nisseno
Eventi di grande
richiamo turistico,
sono sette in provincia
di Leda Ingrassia
N
on si può certo dire che
Caltanissetta così come
gli altri paesi della provincia siano località a prevalente
vocazione turistica:
sta di fatto che
tanto si sta facendo in questi
mesi per lanciare all’esterno
le tante risorse
presenti
comunque nel territorio nis-
seno e fornire così una boccata
d’aria all’economia locale. Lo sa
bene Giuseppe Cigna, da circa
un anno direttore del Servizio
Turistico Regionale di Caltanissetta: nella sede di corso Vittorio
“
Una commissione esaminatrice regionale
ha valutato
la sussistenza
dei requisiti
Emanuele, così
come in quella
di viale Mediterraneo dove
è sita l’Unità
operativa
di
Gela, quindici dipendenti
lavorano per
promuovere le
realtà del Nisseno. Grande
soddisfazione
in questo senso è giunta
con la pubblicazione,
con
decreto n.17 del
16.04.2012,
del Calendario Regionale
Ufficiale delle
“Manifestazioni
di grande richiamo
turistico 2012”: ad
essere inserite all’interno di questo sono
infatti sette eventi che
si svolgono nella pro-
vincia di Caltanissetta. La 58°
Coppa Nissena, il Concorso Internazionale di danza “Michele
Abbate”, la Borsa-Scambio del
minerale e del Fossile, la Settimana Santa di Caltanissetta, il
Torneo internazionale di tennis
Challenger “Città di Caltanissetta”, il presepe vivente di Sutera e
le celebrazioni della Castellana di
Mussomeli. “Queste iniziative dice Giuseppe Cigna - cosiddette “a regia”, sono quelle promosse da terzi e nei cui confronti la
Regione interviene a rimborsare
parte delle uscite sostenute, in
base alle disponibilità e alle spese
ammissibili del POR.FESR 20072013. Oltre a questi eventi c’è la
rassegna di musica gospel e spiritual accompagnata dalla degustazione di vini locali, ovvero il
“Blues and Wines Soul Festival”,
a cosiddetta titolarità regionale
perché promossa appunto dalla
Regione Sicilia: è una manifestazione che da Agosto a Novembre
avrà diverse tappe in tutta
l’isola. Pensare
che fino
a
qualche anno fa,
l’unico evento definito
di grande richiamo turistico nel
nostro territorio era la Settimana
Santa: nel 2011 poi a questa si
è aggiunto il torneo di tennis
e quest’anno è stato un grande risultato. Stiamo già lavorando all’edizione 2013 del
Calendario regionale, dato
che sono davvero tante
le richieste pervenute in
questi mesi”. Cruciale il
ruolo svolto in questo
senso dal Servizio Turistico Regionale di Caltanissetta.
“Il mio ufficio, operativo da poco
più di un anno, si è dato molto
da fare e ha curato l’istruttoria
delle sedici istanze pervenute
per il 2012 da enti e associazio-
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Maggio
Nella selezione
delle manifestazioni un
ruolo cruciale
è stato svolto
dal Servizio Turistico
Regionale nisseno.
L’ufficio, operativo da
poco più di un anno
ha curato l’istruttoria
delle sedici istanze
pervenute per il 2012
ni di tutto il territorio
provinciale: raccolti i
progetti, questi sono
passati al vaglio di
una
commissione
esaminatrice regionale che ha valutato
la sussistenza per le
proposte pervenute
dei requisiti previsti
dall’Unione Europea.
L’accesso al Calendario, che non significa
finanziamenti
automatici e indiscriminati, avviene alla
luce di rigidi criteri
che vanno a premiare le realtà radicate
nel territorio: è quasi
una sorta di premio
che si ottiene se si è
costruito effettivamente e consolidato qualcosa nel tempo in una
determinata zona. Il Calendario
Regionale è una vetrina importante del prodotto turistico siciliano a disposizione degli operatori del
settore,
tanto più
se lo coniughiamo
con il Circuito del Mito
che la Regione
ogni anno organizza e che è un
eccezionale volano turistico nel
mercato non solo
nazionale ma anche oltre confini”. Il
direttore del Servizio
Turistico Regionale di
Caltanissetta ci confer-ma poi
l’importanza del turismo come
opportunità di crescita per il
territorio, ma come siano pure
necessari una serie di interventi
a sostegno di questo. “Tanto più
in un periodo di crisi e austerity
mondiale, occorre cercare nuove
chances di sviluppo e in questo
contesto ben si inserisce il turi-
“
Si lavora per la
riqualificazione
dell’offerta
turistica della
provincia
nissena
smo: questo rappresenta infatti
una chiave di lettura importante per interpretare le istanze di
crescita e le vocazioni produttive di un territorio. Per favorire il
lancio dell’economia turistica nel
nostra realtà occorrerebbe inter-
venire in alcuni settori come, ad
esempio, viabilità e servizi offerti. Positiva inoltre è stata la crescita registrata negli ultimi anni
della qualità e del numero
delle strutture ricettive
nella provincia nissena
che ha permesso un
aumento delle presenze di turisti. Un’altra
importante opportunità, nel momento in cui diventerà
operativa al cento
per cento, sarà
quella dei Distretti Turistici Regionali
che rappresentano un
ottimo esempio di
sinergia tra pubblico e privato che potrà avere effetti positivi per la riqualificazione dell’offerta turistica”. Un provincia
quella nissena che, come ci conferma Cigna, presenta vocazioni
turistiche variegate: prettamente
storico-archeologico-ambientale
al nord e più balneare nella zona
sud di Gela e Butera. Tanti sono
poi i tesori nascosti magari dentro i musei e le aree archeologiche. “Una nostra scommessa è
quella di inventare modalità di
fruizione di questo patrimonio
diverse dal passato, più agevoli:
è quello che stiamo facendo, ad
esempio, al Museo Archeologico
di Caltanissetta con le iniziative
della Settimana della cultura e
della Notte dei musei”.
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VITIGNI SICILIANI. Il Nero d’Avola “padrone” della Trinacria
Nero
ma non solo
Equivoca la denominazione
“Calabrese”:
è l’errata traduzione
in italiano della parola
siciliana “calaurisi”,
ove nella crasi “calea”
vuol dire uva e “aulisi”
significa di Avola
I
o penso, a torto o ragione chissà, che il vino abbia la sua
massima espressione in quelle
uve che sono originarie del luogo,
dette autoctone. In Sicilia hanno
iniziato sperimentazioni piantando cabernet sauvignon,merlot,cha
rdonnay,fiano,muller
thurgau
…..ma la nostra è una terra di
Nero d’Avola,di inzolia, catarratto,
grillo, nerello mascalese e il
terreno,i vulcani, il sole parlano
chiaro e forte lingua siciliana. Il
Nero d’Avola con i suoi 14.000 ettari di superficie vitata è uno dei
vitigni autoctoni (cioè nati in loco)
più famosi e apprezzati nel mondo. Conosciuto anche con il nome
di “calabrese”, si pensava non fosse
originario dell’isola. In realtà si
tratta di un equivoco oramai appurato: Calabrese è l’errata traduzione in italiano della parola siciliana “calaurisi”, ove nella crasi
“calea” vuol dire uva e “aulisi” significa di Avola. E infatti è proprio
nel triangolo siracusano EloroPachino-Noto ,cioè nella più calda
zona a sud est dell’isola, il territorio storico di elezione di questa
varietà di uva. In passato era conosciuto soprattutto perché dava
origine a vini da taglio molto apprezzati nelle regioni dell’Italia
centro settentrionale, e commercializzato col nome di vino di
di Cecilia Miraglia
Pachino,ne facevano largo uso anche i francesi perché secondo loro
curava i mali, in particolare l’anemia, teoria confermata dal fatto
che le uve di Nero d’Avola sono
ricchissime di colore e hanno un
alto contenuto di zuccheri che
permetteva di arrivare anche ad
una gradazione intorno ai 15°. Poi
durante gli anni ’90 ,una approfondita sperimentazione ha permesso di verificare che impiantando i vigneti ad una certa
altitudine, selezionando le viti e
allevandole con particolare riguardo, si potevano ottenere uve
con un potenziale alcolico meno
eccessivo ma con un elevato tenore di acidità. Da allora si sono fatti
grossi passi avanti e l’acidità è stata
spesso ammorbidita ricavando dei
grandi rossi di possente struttura
egrande personalità, eleganti, armonici e longevi,soprattutto se
terminano il percorso di matura-
zione in legno. Questa varietà a
bacca nera fornisce da tempo ottimi risultati anche nell’angolo
nord-occidentale dell’isola, verso
Trapani, sulla costa nord-orientale
e anche nella parte centrale più vicina a noi nisseni. Proprio per
questa capacità di radicarsi un po’
in tutto il nostro territorio, una ricerca dell’AIS Sicilia avviata nel
2003, mira ad individuare le differenze fra le varie zone,o ad evidenziare una costanza di caratteristiche. E’ di certo complesso,
robusto,ma anche decisamente
equilibrato e morbido, un po’
come il carattere di noi
siciliani,spigolosi e diffidenti ma
pronti ad ammorbidirci in un largo sorriso. Checchè se ne dica,
non
abbiamo
un
animo
bellicoso,altrimenti non avremmo
accettato le dominazioni di romani, greci, arabi, fenici, borboni,
svevi, inglesi etc etc
……. anzi ne abbiamo saputo trarre giovamento lasciando
intatti i segni architettonici del
loro passaggio e dando a questi il
valore aggiunto della nostra giovialità e ospitalità per tutti coloro
che vengono a trovarci. E il Nero
d’Avola è così. Il tannino prorompente si fa sentire al primo
sorso,ma già al secondo ti sta ammaliando e al terzo ti travolge.
Come noi.
Il meno conosciuto Nerello mascalese è probabilmente originario della provincia di Catania nella
zona di Piana dei Mascali, e dà
luogo alla più famosa doc Etna insieme al Nerello cappuccio che però
viene prevalentemente coltivato
in Calabria.
Il Frappato è principalmente conosciuto perché è alla base della
nostra unica DOCG siciliana: il
Cerasuolo di Vittoria.
La Doc Etna la troviamo sia nella
versione “rosso” prima citata, sia
in quella “bianco”,alla cui produzione partecipa il vitigno Carricante sempre della zona catanese
oltre al più conosciuto Catarratto
che è uno dei vitigni più antichi
Denominazioni di origine: IGT, DOC, DOCG.
Sono le garanzie legali dell’origine di un vino proveniente da
una zona viticola tipica che sia
particolarmente vocata alla
produzione del vino stesso. Le
caratteristiche dei vini a Denominazione di Origine Controllata sono sancite da un disciplinare al quale i produttori
devono attenersi sotto il controllo di organismi istituzionali.
La menzione Denominazione
di Origine Controllata e Garantita (come il nostro Cerasuolo
di Vittoria) è riservata a quei
vini ai quali sia stata riconosciuta la DOC da almeno 5 anni
e che siano ritenuti di particolare pregio anche per effetto
dell’incidenza di tradizionali
fattori umani e storici che ne
abbiano elevato il valore commerciale a livello nazionale ed
internazionale. Ovviamente i
disciplinari di produzione della
DOCG sono più restrittivi rispetto a quelli relativi all’acquisizione della DOC:per esempio
l’esame organolettico (nelle tre
fasi visivo, olfattivo e gustativo)
oltre ad essere effettuato in fase
di produzione (come per le
DOC) va ripetuto nella fase
dell’imbottigliamento e per
ogni partita. Infine la IGT (Indicazione Geografica Tipica) in
realtà non è una denominazione di origine vera e propria ma
una menzione attribuita a vini
prodotti almeno per l’85% in
aree geografiche più ampie rispetto alle aree che caratterizzano le DOC e le DOCG.
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parazione dei vini Marsala, in unione con un altro vitigno
da noi comunemente
chiamato Inzolia ma più
propriamente conosciuto col nome di Ansonica.
Sicuramente non necessita di presentazione il più
celebre vitigno Zibibbo
,anche detto Moscato di
Alessandria,derivante con
buona probabilità dall’Egitto e poi importato dagli antichi romani in Italia. Questa
uva dalle molteplici attitudini
si presta ad essere vinificata
versione secco o dolce ,si mangia facilmente come uva da tavola o dopo
essiccamento,e le vinacce vengono
anche distillate.
Dopo questo excursus possiamo
senza ombra di dubbio affermare
che la nostra terra ha delle caratteri-
della nostra terra e che veniva usato
in passato (ma talora anche adesso)
come base per la produzione del
vermouth.
Il Grillo è un vitigno ancora a bacca
bianca forse originario della Puglia
ma oggi coltivato in estese zona della
Sicilia soprattutto destinato alla pre-
stiche pedoclimatiche che si prestano alla coltivazione di uve differenti
dai profumi forti ,spiccati che danno
vita a vini ammalianti ma anche dai
profumi leggeri e freschi per vini più
beverini. Le sfaccettature di un’unica
anima incisiva e tenera al contempo,
quella dei siciliani DOCG!
31
Dal sughero al silicone,
il tappo cambia “vestito”
Aprire una bottiglia di un
buon vino e rischiare il classico “sentore di tappo” oppure
utilizzare un tappo in silicone
ma che non è bello da guardare? A cosa dobbiamo dare
priorità, all’estetica o alla praticità?
Da sempre, nell’immaginario
collettivo, è il tappo di sughero che fa da padrone
nel mondo del vino
e che costituisce un
elemento fondamentale, per l’apprezzamento del
prodotto.
L’apertura
di una bottiglia
di
vino è quasi un cerimoniale, i grandi ristoranti hanno del personale che
si occupa esclusivamente della
presentazione di un vino e
dell’apertura della bottiglia. Il
sughero, quindi, rientra nelle
aspettative del cliente e risulta
già un metro di giudizio nella
valutazione di quel vino. Ma il
sughero non è soltanto estetica: il tappo di sughero crea le
condizioni per un lento invecchiamento del vino permettendo un piccolo scambio di
ossigeno con l’esterno, ammorbidisce i tannini e consente lo sviluppo di aromi estremamente raffinati.
Il “sentore di tappo” è dovuto
alla presenza di composti organici nel sughero (uno dei
quali è il 2,4,6 tricloroanisolo
o TCA) che conferiscono al
vino sentori di muffa o straccio bagnato, a danno, quindi,
dei sentori fruttati o della persistenza aromatica.
Per ovviare a tale inconveniente, la tendenza oggi è
quella di utilizzare tappi tecnici di sughero o tappi siliconici.
I primi offrono l’omogeneità
tipica dei prodotti industriali,
pur mantenendo inalterate le
proprietà del sughero, mi riferisco all’efficacia ed all’estraibilità. Ne esistono diversi a
seconda del tipo di vino a cui
verrà applicato: per i vini fruttati, ad esempio, viene utilizz a t o
il Tappo
Tw i n
Top con
un disco in sughero a
e n -
ghero con quello di silicone
con l’obiettivo di eliminare il
“difetto di tappo” è soltanto
una scusa. La realtà è che le
riserve di sughero stanno terminando e gestire le querce da
sughero è un’impresa più che
ardua. Infatti, la quercia da sughero ha una vita media di
170 – 200 anni e la qualità del
sughero deriva proprio dall’accurata gestione del querceto.
Ciò comporta, ovviamente dei costi
più elevati che le
aziende
non
sono più disposte a sopportare.
E’ anche vero che
oggi ci sono tanti
tappi in silicone
che sono migliori di
molti tappi in sughero
trambe le estremità e un corpo in agglomerato; oppure il
Tappo Spark che, come dice la
parola stessa, è adatto a Spumanti e Champagne, ed altri
ancora.
I tappi in silicone stanno prendendo piede sul mercato sempre più perché assicurano elevate performance qualitative,
a livello fisico, chimico ed
enologico a prezzi estremamente competitivi.
A mio parere, comunque, la
sostituzione del tappo di su-
oggi sul mercato, ma non mi
vengano a dire che lo fanno
per il cliente, per evitare il
sentore di tappo!
Ora, per i vini di pronta beva
sono estremamente d’accordo
sull’utilizzo del silicone in
quanto rispecchia esattamente
le mie aspettative. Ma, per gli
amanti come me del buon
nettare di Bacco, dei grandi
vini, per favore, non toglietemi il piacere di aprire la bottiglia e di sentire se…sa di tappo!
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