Un evento unico Saremo zona franca, è stato firmato il decreto
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Un evento unico Saremo zona franca, è stato firmato il decreto
RESS Maggio Mensile di approfondimento Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 PALAZZO DEL CARMINE Il sindaco Campisi annuncia l’inizio di un nuovo ciclo di S. Mingoia Anno II Num. 13 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011 AMMINISTRATIVE 2012 SPORT A San Cataldo decretata la fine di un ciclo A Villa Amedeo fervono i preparativi per il Challenger di C. Costanzo a pagina 2 www.festivaldellacomunicazione.org di D. Polizzi a pagina 4 alle pagine 12 e 13 L’ editoriale Un evento unico — di ? Mario Russotto— L Fatti in Redazione Voglia di sport, croce e delizia Il presidente del Coni Provinciale di Caltanissetta Giuseppe Iacono è stato ospite della nostra redazione e si è soffermato sullo stato delle strutture sportive nissene: “Abbiamo un patrimonio impian- tistico di prim’ ordine, tra i primi in Sicilia, ma nessuna delle amministrazioni a mio avviso ci ha saputo fare”. La nostra redazione ha compiuto un giro di verifica per accertare le condizioni e la manutenzione, di alcune delle strutture. Intervista a pagina 22 La Giunta regionale ha varato il provvedimento istitutivo Saremo zona franca, è stato firmato il decreto Per questa iniziativa stanziati cinquanta milioni di euro, gestione dell’Assessorato regionale alle Attività Produttive I l presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo ha dichiarato: “Dopo circa un anno dalla prima delibera di giunta con cui approvammo lo schema, adesso finalmente abbiamo concluso l’iter per l’approvazione della zona franca per la legalità”. L’idea nacque da un’intui- zione di Antonello Montante, Presidente della Camera di Commercio e Confidustria Sicilia. Il progetto ha ricevuto la “benedizione” del Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e da Emma Marcegaglia, ex presidente nazionale di Confidustria. a pagina 10 SANITA’ Serradifalco, un dolore che dura da 10 anni a settima edizione del Festival Nazionale della Comunicazione giunge quest’anno a Caltanissetta. È un grande onore per la nostra città ospitare un così importante evento, il quale, se ad intra - ovvero da un punto di vista organizzativo e sociale - rappresenta un “fatto nisseno”, ad extra esso supera i confini del “fatto” propriamente interno e raggiunge tutti, secondo le tante modalità con le quali la comunicazione si esprime. Il Festival evidenzia cinque “vie del comunicare”. La prima è la via della conoscenza, che permette di aprire varchi e stimolare la curiosità mediante la meraviglia. È proprio questa che genera la conoscenza: nella meraviglia, l’uomo eleva e raggiunge le più alte vette dello scibile umano. La conoscenza è condivisibile se comunicata e donata e non se viene conchiusa facendone un fatto privato. La seconda è la via dei linguaggi. Nella storia dell’uomo il linguaggio si è sempre evoluto sia nei modi che nella forme. Non parlo propriamente della lingua di un popolo, ma del linguaggio come “stile” del comunicare dell’uomo. Soprattutto oggi, nell’era della TV digitale, del cellulare, di internet, dei social network di ogni tipo, il linguaggio a volte appare troppo veloce e immediato per poter portare con sé il peso effettivo del suo contenuto. Forse occorrerebbe curarlo di più, rallentare un pochino e fare assaporare meglio il gusto della Parola e del Silenzio, veri condimenti della comunicazione. La terza è la via della bellezza. Anche in questo caso la meraviglia ha un ruolo pro- WEB & GOSSIP “Casta-nissetta”, Mario Di Salvo spiega la sua ira a pagina 26 scrivi alla redazione: [email protected] a pagina 14 www.ilfattonisseno.it fondo e determinante. Cantava Francesco d’Assisi: «Tu sei Santo, Signore Dio unico, che compi meraviglie. […] Tu sei bene, ogni bene, sommo bene, Signore Dio, vivo e vero. […] Tu sei bellezza. […] Grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore». Gli attributi divini sono tutti presenti: ens, unum, verum, bonum, pulchrum. La via della bellezza, naturale e artistica, eleva l’uomo verso un tipo di contemplazione che è ad un tempo intima, perché ciascuno ha una sensibilità diversa, ma anche comunicativa, perché a ciascuno il bello dona qualcosa. La quarta è la via dell’aggregazione. Se la comunicazione non generasse aggregazione, sarebbe semplicemente fallimentare, verrebbe meno alla sua stessa etimologia che indica proprio il “mettere in comune”, il rendere partecipe qualcuno del proprio contenuto mentale o spirituale. La dimensione aggregativa è una forte esigenza dell’uomo, che necessita di condividere le proprie esperienze e le proprie idee con i propri simili. Infine la quinta via: la solidarietà. È il più bel dono che possiamo farci gli uni con gli altri. Essere solidali significa condividere e donare, accompagnare e aiutare. La comunicazione, quindi, in ogni sua forma è prima di tutto solidarietà e carità. Auspico di cuore che il Festival Nazionale della Comunicazione sia per Caltanissetta e per l’Italia non soltanto un evento mediatico, ma anche e soprattutto un’esperienza concreta che metta al centro l’uomo e la donna, in quanto persona… esseri in relazione. ISSN: 2039/7070 FREE P 2 Maggio www.ilfattonisseno.it POLITICA LOCALE. La mazzata delle elezioni sancataldesi convincono il sindaco a lanciare la fase due Dalle ceneri del Pdl si progetta la rinascita della Giunta Campisi di Salvatore Mingoia Le refluenze dei risultati elettorali della recente tornata delle amministrative per il rinnovo dei consigli comunali e la elezione dei sindaci sono approdate anche nel capoluogo. Le sberla elettorale subita dal Pdl a San Cataldo, ma non solo, che ha quasi azzerato la rappresentativa consiliare che era dell’ ex maggioranza, vicina ai parlamentari Alessandro Pagano e Raimondo Torregrossa ha indotto anche il sindaco di Palazzo del Carmine Michele Campisi ad avviare una nuova strategia politica; ad aprire una fase nuova in questo secondo scorcio di legislatura. A San Cataldo più che di una sberla elettorale si è tratto di una vera e propria mazzata che si è anche tradotta in una sorta di caccia all’untore con l’inseguimento da parte di tutti gli elettori nei confronti dei consiglieri che sedevano alla corte di Pagano e Torregrossa allo scopo di punirli e di mortificarli privandoli del voto. Obiettivo raggiunto e mortificazione per tutti. Resta a galleggiare, in attesa del ballottaggio solo un ex assessore anche lui punito pesantemente in termini di voti mentre l’atro ex assessore che ha alzato la testa e tentato di togliere lo scettro a Pagano candidandosi alla carica di prima cittadino è stato anche lui elettoralmente annientato. E’ andata proprio così. Adesso memore di quella batosta causata da una politica autoreferenziale e di imperativi categorici il sindaco Michele Campisi anzic- chè affidarsi alle alchimie politiche ed ai soliti referenti di turno, apre con i cittadini inaugurando la cosiddetta fase due che prevede l’apertura di un dialogo con la città attraverso anche e soprattutto degli incontri con i rappresentanti dei comitati di quartiere e le altre istituzioni presenti sul territorio senza tralasciare il dialogo con il terzo settore e le associazioni di volontariato. Lo ha detto chiaro e tondo il primo cittadino qualche giorno addietro nel corso di un breve incontro concordato con i suoi più stretti collaboratori. “Da questo momento in poi io starò poco al comune perché voglio stare con la gente e conoscere fino in fondo le loro aspettative e richieste; per cui sarò in giro nei quartieri e nelle parrocchie e farò anche la spola con Roma per tentare di intercettare dei finanzia- menti che servono per portare a termine il mio programma elettorale”. Per essere più concreto Campisi ha già annunciato l’avvio dei lavori per la costruzione del secondo lotto del parcheggio di via delle Medaglie d’Oro. Mentre questo giornale va in stampa il primo cittadino ha annunciato una conferenza stampa che si terrà proprio nell’area del parcheggio per illustrare nei minimi dettagli il progetto. Poi ha anche preannunciato il secondo appun- tamento che riguarda la pavimentazione di corso Umberto e Corso Vittorio Emanuele nell’ambito del progetto della “Grande Piazza”, con la realizzazione anche della via Salita Matteotti e la realizzazione del museo di arte conte mp or a nea nei locali dell’ex rifugio antiaereo. Un carnet di appuntamenti, fitto di impegni, che lo dovrà portare fino alla prossima scadenza del mandato elettorale quando sarà chiamato a rispondere della sua attività di governo ai cittadini, “ Da adesso starò con la gente per conoscere le loro richieste e andrò a Roma per ottenere finanziamenti con il principale obiettivo di evitare il disastro elettorale che si è registrato a San Cataldo dove sono stati travolti consiglieri, ex assessori e leader di partito. Il piano annuale delle opere pubbliche è punto di partenza e di arrivo per l’attività dell’amministrazione comunale nel senso che sono previsti interventi e opere che possono concludersi nel giro di due anni e quindi prima della scadenza del mandato elettorale del primo cittadino che così si potrà giocare la carta della “politica del fare” a patto che prema ancora di più sull’acceleratore nei confronti dei suoi diretti collaboratori, assessori e dirigenti. www.ilfattonisseno.it Maggio 3 I Fatti di Etico Disadattati, adattati e adatti Devo aver letto da qualche parte che nella nostra società oggi c’è spazio per tre categorie: i disadattati, gli adattati e gli adatti. Orbene, guardando le vicende di Caltanissetta questa distinzione sembra adeguarsi in modo oggettivamente perfetto. I disadattati sono la stragrande maggioranza; appaiono ad ogni angolo istituzionale, ad ogni muretto rappresentativo, in ogni ambiente più o meno nauseabondo. Assurgono perfino a Il sindaco Michele Campisi con gli assessori della sua Giunta Lotto: Fatto, foto e voto Un terno indigesto I nostri più attenti lettori si accorgeranno che questa foto (scattata oltre due mesi orsono), è stata già usata sul nostro sito per commentare il recente risultato delle elezioni a San Cataldo. L’istantanea è metafora calzante del “Fatto… elettorale sancataldese”. L’uso è ironico e non accani- mento. Saremmo lieti, anzi onorati (è un vero e proprio invito), che l’Onorevole Alessandro Pagano offrisse una spiegazione, tramite le pagine del nostro mensile, del risultato non brillante del suo partito nella recente consultazione: dai cerotti...passiamo ad un caffè, onorevole la aspettiamo in redazione. L’ editore incarichi istituzionali; hanno un portamento da guappo, da figo, da strafigo, da intellettuale, da politologo; si atteggiano a manager, a industriali, a commercianti, a “lacchè”, a portaborse; hanno pure ruoli di presidente, vicepresidente, commissario, consigliere e segretario. Il campionario è insomma infinito, c’è l’imbarazzo della scelta e il numero cresce proporzionalmente al nostro disgusto. Gli adattati invece sono coloro che non si sa bene per quale beneficio, per quale recondita ragione, per quale carina raccomandazione, o per scelta sciagurata, si trovano nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Ci esimiamo dall’identificare figure anche generiche perché gradiremmo che foste voi lettori a farlo. Non sarà indicato nel prossimo numero, come la Settimana Enigmistica, ma è un dato facilmente acquisibile se fate la domanda al primo che passa, senza margine di errore. La tragedia si concretizza quando disadattati e adattati coincidono. In quel caso, essendo assolutamente possibile l’accoppiata, i danni sono pressoché irreparabili. Volete anche in questo caso un esempio? Allora siete disadattati pure voi!!! La categoria degli adatti è la categoria degli sfigati, degli esclusi, di quelli chiaramente e palesemente più bravi ma senza sponsor e senza protettori, forse anche una grande dignità, una grande testa e grandi capacità ma spesso vanno fuori a fare fortuna a dimostrare che sono adatti anche in altri contesti e in altre realtà. Sarebbe banale chiudere il discorso dicendo che nessuno è profeta in patria; non è il tempo dei profeti ma semmai degli uomini di buona volontà e degli uomini di qualità. Gli adatti non è detto che siano giusti o siano sormontati da aureole; sono uomini che amano, che sono sinceri, che hanno studiato, che leggono, che sorridono, che Direzione Editoriale Michele Spena Direttore responsabile Salvatore Mingoia Collaborazioni: Ivana Baiunco Osvaldo Barba Marco Benanti Etico Salvatore Falzone Gaia Geraci Leda Ingrassia Giuseppe La Placa Cecilia Miraglia Donatello Polizzi Laura Spitali Gianbattista Tona Rosanna Zaffuto Rovello 'LVHJQRJUD¿FR Michele Spena Impaginazione Claudia Di Dino Redazione Viale della Regione, 6 Caltanissetta [email protected] Tel/Fax: 0934 - 594864 info pubblicità: 389/7876789 il Fatto Qr www.ilfattonisseno.it seguici su non millantano, che non rubano, che non imbrogliano, che hanno un’idea e un’ideologia non barattabili, che hanno gli attributi e il buon senso, quello che servirebbe ai nisseni quando andando alle urne dovranno scartare disadattai e adattati per evitare che Caltanissetta sia un giornaliero 2 novembre. Etico 4 Maggio www.ilfattonisseno.it Fatti Elettorali ELEZIONI. Dopo 15 anni finisce il potere del gruppo legato a Pagano San Cataldo, il centrodestra finisce sotto le macerie del rinnovamento politico di Claudio Costanzo San Cataldo. In genere, la chiamano “la fine di un ciclo”. Il termine, di solito usato in gergo sportivo, può anche calzare con la situazione politica venutasi a creare a San Cataldo, in virtù dell’esito delle elezioni amministrative. Non si parla solo di partiti, ma anche di uomini e ideologie, a prescindere poi da chi sia il nuovo sindaco della città. Al primo turno, infatti, i cittadini sono stati i veri artefici del cambiamento. Un ricambio fisiologico, naturale e che, forse, non deve scandalizzare più di tanto gli addetti ai lavori. Negli ultimi mesi, in città, la parola <<rinnovamento>> è stata un po’ sulla “ In Consiglio comunale la ventata di cambiamento si sentirà eccome bocca di tutti in maniera trasversale, da destra a sinistra passando per il centro. Tuttavia, se è vero che nei “santini” che in questi giorni hanno ricoperto le strade, le cassette delle poste e i bar, si sono viste tante facce nuove, è anche innegabile che ogni “squadra elettorale” abbia avuto comunque il proprio “zoccolo duro” di veterani della politica, pure con esperienze variegate alle spalle. Nessuna critica, per carità, anzi è giusto riconoscere che tutti hanno puntato sul “mix” tra giovani ed esperti. Cosa hanno deciso i cittadini? Per la verità, le urne non sono state prese d’assalto, al primo turno: hanno votato 15.004 persone, ossia il 59,35% degli aventi diritto; cifre che stridono con il 63,06% del 2007 ed anche con il 61,97% del 2002. Disaffezione dalla politica? Mancanza di fiducia? Apatia? Disinteresse? Tutte le cose insieme? E’ vero che l’antipolitica dilagante ed il malessere verso i governanti hanno prodotto un po’ di <<stanchezza>> nell’elettorato, che potrà essere recuperato solo con una buona amministrazione della cosa pubblica. Chi ha sofferto maggiormente tale situazione sono stati molti dei partiti “tradizionali”: nel centrodestra, il Popolo della Libertà ha cercato di “tenere botta”, confermandosi il primo <<partito>> cittadino nel senso puro del termine, ma venendo superato in termini di voti da una lista elettorale, “Riprendiamoci la Città”. L’avv. Gianluca Amico, candidato di Pdl, Futuro e Libertà e lista “Costruiamo il Futuro”, è giunto quarto su cinque aspiranti sindaci: è così ufficiale che, dopo 15 anni, non sarà più il centrodestra ad amministrare la città. Al ballottaggio non è arrivato neanche il candidato del centrosinistra, il consigliere provinciale del Partito Democratico, ing. Gianfranco Scarciotta, giunto terzo in una competizione elettorale che lo vedeva sostenuto, oltre che dal Pd, dalla liste civiche “Primavera Sancataldese”, “Insieme per San Cataldo” e dal movimento “Libertà è Partecipazione” che racchiudeva Rifondazione Comunista, Sinistra Ecologia e Libertà e Italia dei Valori. Tra gli esclusi dalla disputa finale, anche l’ex assessore Rosario Sorce, appoggiato dalla “Lista Civica Rosario Sorce per San Cataldo”. Al ballottaggio, così, sono arrivati due esponenti di centro: uno è il dott. Francesco Raimondi, al terzo tentativo di “scalata” a Palazzo delle Spighe, dopo i testa a testa persi nel 1993 e nel 1997, appoggiato dai movimenti “Insieme per la Città”, “Intesa Popolare” e dal partito Grande Sud; l’altro è il dott. Giuseppe Scarantino, alla prima esperienza in politica, supportato dalle liste “Il Sacco in movimento”, “Ric o st r u i re Cantiere San Cataldo”, i partiti Unione di Centro, Alleanza per l’Italia, Percorsi Siciliani-Movimento per l’Autonomia e dalla lista “Riprendiamoci la Città”, che al primo turno ha fatto il boom con il 12,42% delle preferenze. Chiunque sia arrivato sulla “vetta della montagna”, bisogna dire che in Consiglio comunale la ventata di <<cambiamento>> si sentirà eccome. Tra i banchi dell’aula consiliare “Senatore Giuseppe Alessi”, infatti, manche- ranno alcuni volti noti della politica sancataldese degli ultimi anni. Non ci sarà l’attuale presidente del civico consesso Gaetano Vullo, così come “capitani di lungo corso” come Giovanni Anzalone, Antonio Coniglio, Raimondo Fasciana, Enrico Fortunato Giannone, lo stesso Rosario Sorce. Al loro posto, tanti esordienti, oltre a qualche riconfermato. Maggio www.ilfattonisseno.it 5 6 Maggio www.ilfattonisseno.it Fatti contro la mafia Storia & Cultura per non dimenticare N LA STORIA DIMENTICATA. Mario Corino, primo Sindaco antimafia nel Settentrione d’Italia Qualcuno si era accorto della mafia al Nord prima che fosse troppo tardi.... di Giovanbattista Tona el 1970 il Sindaco di Palermo veniva da Corleone e si chiamava Vito Cancimino. In quella città si sparava, si uccideva, si imponeva il pizzo e si speculava fuori da ogni regola ma molti dicevano che la mafia non esisteva; chissà quanti ne erano davvero convinti. Vito Ciancimino C’era allora chi pensava che Vito Ciancimino fosse un mafioso o che quantomeno favorisse i mafiosi, ma Ciancimino era votatissimo ad ogni elezione e nel suo partito aveva un ruolo di assoluto rilievo. Era dello stesso partito Mario Corino che nel 1972 diventò Sindaco di un paese tanto piccolo e tanto distante da Palermo. Faceva 3000 abitanti circa Bardonecchia ma da più di un secolo era un rinomato centro sciistico, meta di migliaia di turisti. Nel cuore dell’alta Val di Susa e a meno di 100 Km da Torino, quel paese niente sembrava avere in comune con grandi e piccoli centri meridionali dove imperavano le famiglie mafiose. Eppure, mentre tanti sindaci del Sud del suo stesso partito dicevano di non vedere la mafia e nel frattempo ci venivano a patti, Mario Corino negli anni “70 denunciava che già da tempo a Bar- donecchia la mafia si era radicata e aveva preso potere. Pertanto pubblicamente si contrapponeva agli uomini che la rappresentavano e per questo aveva pagato un prezzo. Una notte, mentre stava transi- tando da una strada buia del paese, qualcuno lo aggredì violentemente e lo fece finire all’ospedale. Dopo quell’esperienza gli restarono postumi permanenti ad una mano ma non gli passò l’idea di denunciare a voce alta le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel suo paese. Fin dagli anni “60 vivevano a Bardonecchia due cugini che provenivano da Gioiosa Jonica, Rocco Lo Presti e Francesco Mazzaferro; ben presto divennero delle persone importanti in Val di Susa. Si diceva che grazie a loro si erano sviluppati centinaia di cantieri edili che avevano portato benessere ai piemontesi e anche ai calabresi. Bisognava costruire più che si poteva a Bardonecchia per sfruttare il mercato in espansione del- le residenze estive e Lo Presti e Mazzaferro facevano arrivare decine di operai che lavoravano per poco denaro, che si sistemavano a condizioni igieniche inverosimili dove i due mediatori imponevano loro e che quindi assicuravano ai costruttori margini di guadagno altrimenti impensabili. Tutti questi lavoratori erano devoti di Lo Presti e Mazzaferro, come via via lo erano diventati tutti gli imprenditori che si erano arricchiti così. Il Sindaco Corino non si rassegnava ma in tanti non la pensavano come lui. “Non è questa la www.ilfattonisseno.it Maggio 7 Negli anni settanta il primo cittadino denunciava che già da tempo a Bardonecchia la mafia si era radicata e aveva preso potere A sinistra, panorama di Bardonecchia Sopra, Campo Smith all’età di 71 anni dopo una condanna definitiva del Tribunale di Torino che stabiliva il suo ruolo direttivo nell’associazione mafiosa insediatasi nel paese. Un giornale della Val di Susa lo definì con rispetto “un pezzo della storia economica della località olimpica”; molti altri giornali ne parlarono con articoli a tutta pagina. mafia”, dicevano, “questa è gente che lavora e che peraltro ci aiuta a diventare ricchi”. Intanto si cominciò a dire che le imprese a Bardonecchia dovevano chiedere il permesso a Lo Presti; poi alcune imprese che non lo avevano fatto subirono attentati anche gravi; infine il paese era tutto controllato e nessuno diceva niente e vedeva niente. Andavano gli ispettori del lavoro e non riuscivano a scoprire tutto ciò che, appena loro si allontanavano, ricominciava a farsi alla luce del sole. Andavano gli investigatori e non Pio La Torre riuscivano a raccogliere prove, perchè – così scrivevano – la gente non collabora. Andò anche la Commissione Antimafia guidata in quell’occasione da un’onorevole allora noto più al Sud che al Nord: Pio La Torre. Aveva idee politiche opposte a quelle di Corino ma sulla mafia i due si capirono al volo. Sembrava che il Sindaco Corino facesse una battaglia personale, una di quelle guerre politiche di cui diffidare perché mosse solo da egoismi e convenienze. E sì perchè, guarda caso, Lo Presti nel frattempo aveva maturato simpatie verso gli esponenti dell’altra parte politica, avversa a Corino; centinaia di calabresi erano emigrati a Bardonecchia vi avevano preso residenza e votavano. Naturalmente lo facevano secondo l’opinione di Lo Presti che una volta spiegò: “non ho bisogno di dire ai miei amici cosa devono votare; conoscono le mie idee e, se mi vogliono bene, sanno a chi dare il voto”. Nel 1979 Mario Corino perse le elezioni e da allora rimase all’opposizione. La nuova Giunta si mostrò più gentile con i calabresi, così tanto da moltiplicare varianti al piano regolatore e consentire alle loro imprese di lottizzare e costruire sul famoso Campo Smith. Era un terreno destinato a verde pubblico, ma per lo sport era un luogo sacro perché i fratelli Smith vi avevano conseguito un record mondiale di salto dal trampolino nel 1911 e che era stato ceduto al Comune perché ne facesse un’area pubblica. Il Comune lo vendette agli imprenditori edili per 17 milioni di lire; altri lo avevano stimato 1 miliardo e 600 milioni di lire. Nel 1995 Bardonecchia fu il primo Comune del Nord sciolto dal Presidente della Repubblica per infiltrazioni mafiose. Gli amministratori locali furono rieletti e si lamentarono del provvedimento, ribadendo che non c’era stata alcuna collusione con la mafia. Se la presero con i provvedimenti di soggiorno obbligato che facevano arrivare i mafiosi al Nord e in molti dimenticarono gli affari che con i meridionali avevano fatto con tanto profitto. Un assessore disse che lui pensava ad amministrare e che la mafia era questione delle forze dell’ordine. Il 28 maggio 2009 a Bardonecchia si svolsero i solenni funerali di Rocco lo Presti; era morto Il 2 febbraio 2010 è morto nella sua casa Mario Corino, che da anni si era ritirato dalla vita politica e non aveva voglia più di parlare della sua esperienza come amministratore. La notizia fu data in poche righe da qualche giornale locale di limitatissima diffusione. Nessuno si preoccupò di rendergli il merito di avere capito per tempo quello che stava accadendo nel suo paese del profondo Nord, quando anche lì, come al Sud, nessuno voleva vedere e nessuno voleva capire. Forse perché ancora non si vuole capire. Forse perché ancora non si vuole vedere. 8 Maggio www.ilfattonisseno.it L’ evento in città CHIESA. La nostra città scelta per la 7ª ed. del festival curato dai paolini Caltanissetta, capitale nazionale della comunicazione di Giuseppe La Placa Dal 14 al 27 nmaggio, si svolgerà un ricco programma fitto di incontri, convegni, eventi, mostre fotografiche, momenti di preghiera, rassegne musicali, stage e concerti di coralI «Come mai alcune “Giornate Mondiali” (come quella della Pace, dei Giovani, delle Vocazioni, ecc…), vengono sentite e celebrate con intensità, anche dal grande pubblico, e quella delle Comunicazioni Sociali no?». È stato questo il grande interrogativo che ha spinto i Paolini e le Paoline a trovare una formula innovativa per dare maggiore risalto alla Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che ogni anno si celebra nel giorno dell’Ascensione. È nata così l’idea del Festival della Comunicazione, ossia di un evento itinerante che aiutasse a riportare l’attenzione del grande pubblico sull’esperienza del comunicare umano, affrontando i temi più significativi del momento e offrendo occasioni di incontro e di dialogo. Il Festival è ormai giunto alla settima edizione. Dopo aver fatto tappa a Salerno, Bari, Brescia, Alba, Caserta e Padova, quest’anno si svolgerà a Caltanissetta dal 14 al 27 maggio e ruoterà intorno al tema scelto da Benedetto XVI per il messaggio della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del prossimo 20 maggio: Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione. Silenzio e parola, ricorda il Papa, sono due momenti essenziali della comunicazione che devono necessariamente equilibrarsi: «Il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di conte- nuto». Educarsi alla comunicazione vuol dire, infatti, imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare, e questo è particolarmente importante nel campo dell’evangelizzazione e dell’agire comunicativo della Chiesa. Oggi più che mai, in un tempo in cui il brusio verbale rischia di trasformare la comunicazione umana in una “babele” relazionale, ritornare a creare spazi di silenzio è l’indispensabile conditio per restituire autenticità alla parola e, soprattutto, per porsi in ascolto di quella Parola che rende significative e dense di contenuto le umane parole: «Il silenzio – spiega il Papa – è capace di scavare uno spazio interiore nel profondo di noi stessi, per farvi abitare Dio, perché la sua Parola rimanga in noi, perché l’amore per Lui si radichi nella nostra mente e nel nostro cuore, e animi la nostra vita». Una Com- missione formata dai rappresentanti di varie realtà locali, presieduta da Sua Eccellenza Mons. Mario Russotto, già dal mese di ottobre si riunisce per curare la fase organizzativa del Festival. È stato predisposto un ricco programma, fitto di incontri e appuntamenti di vario genere che si svolgeranno, appunto, dal 14 al 27 maggio, ma che hanno avuto delle Anteprime già a partire un vivo confronto tra varie realtà locali e nazionali. La presenza a Caltanissetta di importanti economisti, politici e operatori del mondo della finanza e del lavoro, ci aiuterà certamente a leggere meglio il nostro difficile presente e a cogliere qualche indicazione per proiettarci verso un futuro migliore. Il nostro territorio, infatti, un tempo prospero per via dei tanti giacimenti di zolfo, ma “ dal mese di aprile. Forum Interreligiosi – in un’ottica di dialogo e apertura –, eventi sportivi, mostre fotografiche, gemellaggi, visite guidate, eventi nelle librerie, forum delle testate locali, momenti di preghiera, rassegne di musical e corali, stage, concerti di corali ma anche eventi correlati alla Settimana Santa di Caltanissetta, alle Vare e alla Real Maestranza. Tra i forum un occhio particolare è stato riservato all’economia, al terzo settore, alle problematiche familiari e giovanile, etc... in Il Festival sarà anche l’occasione per fare conoscere il territorio anche per la fiorente produzione agricola, oggi è particolarmente segnato da quella crisi economica che sta flagellando il vecchio continente, sicché famiglie intere sono costrette a lasciare le proprie case e i propri affetti per riprendere la via dell’emigrazione e andare a cercare fortuna lontano dalla propria terra. Anche i giovani, non vedendo prospettive rassicuranti per il loro avvenire, tendono sempre più a costruire altrove il loro futuro, contribuendo così a spopolare i nostri Comuni e a ridurli ad “ospizi” per anziani. Gli incontri e i Forum che si svolgeranno durante il Festival sono, dunque, occasioni privilegiate per avviare una riflessione e un confronto sulle reali prospettive di rilancio del nostro territorio oltre che per approfondire i diversi contesti e le tante vie in cui si realizza il variegato mondo del comunicare umano: la Conoscenza, i Linguaggi, la Bellezza, la Solidarietà, l’Aggregazione. Esiste, infatti, un modo diverso di comunicare rispetto a quello abitualmente utilizzato dai media e che spesso predilige lo scandalo, l’apparenza, la ricchezza, la furbizia, la scaltrezza. È – scrive Suor Cristina – quello silente e operoso, fatto di piccole azioni e di piccoli gesti che danno valore alle relazioni, al dialogo, al sor- www.ilfattonisseno.it Maggio Dopo Salerno, Bari, Brescia, Alba, Caserta e Padova, la manifestazione approda nella diocesi guidata dal vescovo monsignor Mario Russottto. riso nel mare del non senso che spesso ci circonda. Il Festival sarà anche l’occasione per far conoscere al grande pubblico il nostro territorio e la nostra Chiesa locale. Posizionata nel cuore della Sicilia, la nostra Città, infatti, costituisce un importante crocevia tra diversi territori dell’isola collocandosi perciò, dal punto di vista culturale e sociale, come importante punto di incontro, un raccordo per potersi incontrare e confrontarsi. Non a caso, per la sua posizione strategica, negli ultimi tempi è stata posta dalle autorità competenti come primo punto di appro- “ Mons. Giuseppe La Placa Vicario Generale Direttore del Festival della Comunicazione La presenza di eperti ci aiuterà a cogliere indicazioni per un futuro migliore do per gli immigrati del centro e nord Africa. Questa singolare esperienza, che ormai caratterizza il territorio nisseno, nonostante gli innumerevoli disagi, ha fatto sì che la città si costituisse come uno dei principali centri di accoglienza e solidarietà, comunanza e fratellanza dell’Isola. Valori, questi ultimi, vissuti e perseguiti anche dalla nostra Chiesa locale attraverso un quotidiano impegno per far sentire e assicurare la propria presenza nel campo sociale, impegnandosi quotidianamente, attraverso la Caritas diocesana e la Consulta delle Aggregazioni laicali, a realizzare progetti a servizio dei giovani, dei bambini e delle famiglie, assistendoli nelle loro materiali necessità ma soprattutto aiutandoli a investire su quelle risorse umane e intellettuali, di cui la nostra gente è ricca, e da cui ripartire per il proprio riscatto culturale e sociale. Anche dalle pagine di questo bel giornale, magistral- mente curato e diretto dal carissimo Michele Spena, desidero esprimere la mia personale gratitudine alle Congregazioni dei Paolini e delle Paoline per aver scelto Caltanissetta per la celebrazione della settima edizione del Festival Nazionale della Comunicazione, e per averci dato l’occasione di far emergere le tante belle realtà del nostro territorio e della nostra Chiesa. 9 di Salvatore Falzone Etica e giornalismo, libertà di stampa senza cedere al ricatto E tica e giornalismo? Quanta retorica, e quanta ipocrisia. Etica, a proposito di informazione, non è certo nascondersi dietro il paravento di un’imparzialità inesistente. Etica è voglia di raccontare ciò che succede attorno a te e ciò che pensa la gente che ti passa accanto. E’ interpretazione della realtà. E’ onestà intellettuale, impegno civile; è sforzarsi di coniugare il proprio punto di vista con quello degli altri. E’ combattere giorno dopo giorno per una causa che si crede giusta e che alla fine può anche rivelarsi sbaglia- ta. Non nascondiamoci dietro un dito: il mondo dell’informazione, a maggior ragione quello locale, è (quasi) irrimediabilmente corrotto da circoli viziosi di favoritismi, da meccanismi automatici, più o meno consapevoli, che porta a tralasciare certe notizie oppure a pubblicarle senza elaborarle. E’ un mondo malato. Caratterizzato da un asfissiante controllo da parte del sistema politico e del potere in generale. Ma etica è coraggio. E’ dire no quando si deve dire no. E’ difendere sempre e comunque la libertà di stampa e non cedere al ricatto. E’, insomma, assunzione di responsabilità: mettendosi in gioco continuamente ed esprimendo la propria opinione. E’ anche qualità, che non guasta mai. Ma prima di tutto, etica è non abbassare mai la guardia: e avere sempre presente l’enorme importanza dei mezzi della comunicazione sociale, che deriva dall’illimitato potere di diffondere idee, atteggiamenti, comportamenti, modelli e stili di vita personali e sociali. 10 Maggio www.ilfattonisseno.it ECONOMIA. In quest’area le imprese potranno investire godendo di sgravi fiscali Zona franca per la legalità, arriva il sì della Regione di Vincenzo Pane L a “Zona franca della legalità” sta ormai per diventare realtà. La Giunta regionale l’ha infatti istituita con un provvedimento varato nei giorni scorsi. All’interno della Zfl ricadranno, oltre al capoluogo nisseno i vari comuni della provincia ed è possibile che ne facciano parte anche alcuni comuni limitrofi, ma appartenenti ad altre province. Ma cos’è di preciso la “Zona franca”? Si tratta di un’area economica in cui le imprese che decideranno di investire aprendo nuovi stabilimenti, avviando nuove attività e via dicendo godranno di sgravi fiscali e agevolazioni per l’espletamento del loro lavoro. Un progetto che, recentemente, era stata visto di buon occhio anche dal ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e da Emma Marcegaglia, fino a poche settimane fa presidente nazionale di Confindustria nel corso della loro recente visita a Caltanissetta. Quella della “Zona franca” è un ‘idea che i vertici di Camera di Commercio e Confindustria nissena portano avanti da diversi anni e che ha avuto il plauso dei vertici nazionali dell’associazione degli i m prenditori e anche di diversi esponenti politici e si è iniziata a concretizzare già nell’aprile 2011, quando la Giunta regionale approvò lo schema di delibera per l’istituzione della Zfl. L’idea è quella di rilanciare l’economia del territorio nisseno attirando imprenditori che decidano di mettersi in gioco anche al sud, come ha spiegato l’assessore regionale alle Attività produttive Marco Venturi, ex presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e uno dei primi ispiratori della “Zona franca”: <<La “Zona franca per la legalità” - ha affermato Venturi può contribuire ad aumentare la consape- % $ ( # $ 1 ' 0 & / % , $ . # * , !"*+%,-% ) volezza di avere condizioni possibili per attrarre investimenti su un territorio molto vasto su cui creare una zona sicura, un’area protetta da ogni fenomeno malavitoso o delinquenziale che, con il concorso delle Istituzioni, salvaguardi gli investimenti, dia certezza alle imprese, realizzi un costante controllo delle attività, fornisca corsie preferenziali per l’apertura di nuove imprese e sia in grado di fornire servizi attraverso lo sportello unico, in tempi certi>>. Un anno fa, dopo l’approvazione dello schema di delibera per l’istituzione della Zona franca - per la quale sono stati stanziati 50 milioni di euro che “ Si creano le condizioni per attrarre investimenti sul territorio saranno gestiti dall’Assessorato regionale alle Attività produttive - avevano espresso la loro soddisfazione i rappresentanti del “Tavolo per lo sviluppo e la legalità”, che adesso hanno visto premiati i loro sforzi in tal senso. Nel dettaglio, faranno parte della zona franca i Comuni di Caltanissetta, Acquaviva Platani, Bompensiere, Butera, Campofranco, Delia, Gela, Marianopoli, Mazzarino, Milena, Montedoro, Mussomeli, Niscemi, Resuttano, Riesi, San Cataldo, Santa Caterina Villarmosa, Serradifalco, Sommatino, Sutera, Vallelunga Pratameno e Villalba. Possibile, inoltre, che alla Zfl aderiscano pure i Comuni di Campobello di Licata, Canicattì, Licata e Ravanusa - ricadenti all’interno della Provincia di Agrigento - e quello di Pietraperzia che fa parte della Provincia di Enna. La Zona franca sembra davvero poter rappresentare qualcosa di nuovo in un territorio flagellato dalle difficoltà e che finora non ha prodotto grande sviluppo economico e nemmeno un gran numero di posti di lavoro. Il territorio nisseno è chiamato ad una prova difficile: liberarsi dalle logiche clientelari, dalla mentalità mafiosa e dall’omertà. In questo senso Camera di Commercio e Confindustria hanno fatto passare un nuovo messaggio a partire dal 2004: fuori dall’associazione gli imprenditori che pagavano il pizzo e massima assistenza a coloro che decidevano di denunciare le vessazioni subite. Purtroppo il messaggio, sicuramente positivo, non sembra essere stato recepito da tutti: negli ultimi anni le Forze dell’ordine e la Magistratura hanno inferto colpi durissimi alle organizzazioni criminali, soprattutto quelle di stampo mafioso, ma in molti casi gli investigatori hanno dovuto lottare contro la reticenza e la paura delle vittime delle estorsioni, che negavano le vessazioni subite e a volte negavano anche l’esistenza della mafia stessa. Alcuni processi, scaturiti dai vari blitz antimafia, sono ancora in corso, altri sono arrivati a sentenza e parecchi affiliati a Cosa Nostra sono stati condannati a pene pesanti, ma sono stati pochi gli imprenditori a costituirsi parte civile per chiedere conto di ciò che avevano subito. Adesso c’è da vedere la “Zona franca” porterà dei cambiamenti a questo stato di cose e sicuramente sarà necessario vigilare al massimo sulle imprese e sulle attività, garantendo le imprese sane che dovessero decidere di guardare al centro Sicilia in generale e a Caltanissetta in particolare, che hanno bisogno di investimenti e lavoro. Il tempo dei proclami e delle belle parole è finito, adesso servono i fatti. Maggio www.ilfattonisseno.it 11 12 Maggio www.ilfattonisseno.it Foto di Walter Lo Cascio Fatti & sport TENNIS. Challenger Città di Caltanissetta, TC Villa Amedeo: dal 3 al 10 Giugno Il nostro torneo: terzo in Italia Storia di un successo...nisseno La manifestazione tennistica che si svolge nel capoluogo è diventata la terza della nostra nazione: davanti, soltanto Roma con gli Internazionale e Monza. Aumentato il montepremi : adesso è di 64.000 euro C altanissetta alla battuta: quattordicesima edizione del Challenger, torneo internazionale di tennis. Una realtà che cresce con costanza e si radica nel calendario mondiale come manifestazione tennistica d’importanza primaria; il torneo “ di Donatello Polizzi tranquilla ed assolata mattinata dell’ottobre del 1998. L’allora presidente della Fit Sicilia, Giuseppe Adamo, propone a Michele Trobia e Giorgio Giordano di far disputare presso Villa Amedeo, una tappa del circuito satellite “Italy 1”. Una scintilla che determina un incendio; in meno di ventiquattro ore si forma un comitato organizzativo (che potremmo definire…spontaneo) ed in dieci giorni si mette in moto una macchina che ormai, Si annuncia un’ edizione spettacolare, con un livello tecnico davvero rilevante nisseno è diventato il terzo per importanza nella nostra nazione, preceduto soltanto da Monza e da Roma con gli Internazionali d’Italia. La storia di questa manifestazione si origina da una piacevole discussione, in una Giorgio Giordano, direttore del torneo cammina speditamente da oltre quattordici anni. La chiacchierata che crea questa manifestazio- ne, oggi internazionalmente riconosciuta, si svolse all’interno del circolo Villa Amedeo. Come data di nascita di questa straordinaria struttura, la storia cita il 22 luglio 1931. In quei giorni fu rilasciata al Comm. Emilio Averna la tessera N°65 con la quale la Federazione Italiana Lawn Tennis, lo nominava segretario per la realizzazione a Caltanissetta di un campo da tennis: l’area fu individuata nella zona a valle della Villa Amedeo di proprietà comunale. Soldi e personale tecnico, giunsero direttamente da Roma è già nel medesimo anno il campo era in funzione e ceduto alla Federazione Tennis in uso gratuito. Un viaggio nel tempo che illustra la storia (in parte) del circolo nisseno e della capacità di porsi come elemento di primario interesse nazionale e non solo, nella creazione, nel mantenimento e nel miglioramento di questo evento. A tal proposito il direttore del torneo Giorgio Giordano, ha dichiarato: “Sarà un’edizione spettacolare che è davvero costata tanto in termini di organizzazione ed impegno da parte del nostro circolo. Siamo sicuri che questo duro lavoro darà buoni frutti. L’innalzamento del montepremi a 64.000 euro contribuisce inoltre all’innalzamento qualitativo della competizione”. Quest’ultimo aspetto è stato attenzionato dal sindaco Michele Campisi che, sostenuto dalla Giunta comunale, ha deciso www.ilfattonisseno.it Maggio Il circolo era stato duramente colpito dal maltempo a marzo: danni ingenti. Il presidente Michele Trobia ed i soci, con uno sforzo economico ed organizzativo immane, sono riusciti a ripristinare e migliorare la struttura. di concentrare le proprie forze sui pochi avvenimenti di maggiore rilevanza della città. La quattordicesima edizione è contraddistinta da alcune importanti novità: innanzitutto lo spostamento della data, la kermesse si è sempre svolta fra Febbraio o Marzo invece quest’anno il tor- “ Il sindaco e la Giunta hanno garantito il montepremi del torneo neo è in programma dal 3 al 10 Giugno. Collocazione, che si spera scongiuri il pericolo maltempo, che incrementi il pubblico (lo scorso anno oltre 8000 presenze complessive) e che consenta un godimento piacevole delle gare, alcune delle quali si svolgeranno in notturna, da parte di tutti gli appassionati siciliani. Copertura mediatica dell’evento di straordinaria entità: diretta web degli incontri sul sito atpcaltanissetta. com; finestre informative quotidiane sui network internazionali; articoli sui quotidiani nazionali (anche sportivi) e regionali; televisioni e radio locali che dedicheranno alla manifestazione, approfondimenti giornalieri. In cantiere, si aspetta l’ufficialità, la trasmissione televisiva in diretta delle gare inerenti ai quarti di finale, alle semifinali ed alla finalissima. Novità sono da evidenziare anche per quanto attiene alla struttura; i problemi causati dal maltempo, con lo sradicamento di alberi secolari che hanno cagionato danni notevoli alle strutture, hanno indotto il comitato organizzatore più che a ripristinare a migliorare: terrazzatura con fiori dei pendii, costruzione di un magnifico gazebo di legno ed istituzione di un centro ristoro di qualità che rimarrà fruibile anche dopo il termine della manifestazione. Il presidente del circolo, Michele Trobia ha ricordato: “E’ stato un anno durissimo, i danni causati del maltempo sono stati un brutto colpo ma con il contributo di tutti i soci ci siamo rialzati. Ringrazio il primo cittadino Michele Campisi, la Giunta ed il consiglio Comunale, per aver sostenuto il torneo assicurando il montepremi”. 13 MOSTRA MERCATO. Molti gli espositori regionali Cibo ed artigianato, II° ed. di “Caltanissetta cuore del gusto siciliano” La mostra mercato in programma dal 7 al 10 giugno presso Villa Amedeo, rappresenta la lungimirante congiunzione di un operazione di promozione turistico commerciale che sfrutta in pieno il traino di presenze e mediatico del torneo internazionale di Tennis, Challenger Città di Caltanissetta, 14° edizione. La kermesse ha un precedente in una manifestazione simile, allestita lo scorso anno nel mese di giugno, con successo, dall’amministrazione comunale; vetrina denominata “Caltanissetta cuore del gusto siciliano”. Nel protocollo d’intesa firmato fra il Comune e il TC Caltanissetta, si è stabilito che l’evento venisse organizzato e gestito (con relativo accollo dei costi economici) dal circolo. Si è partiti dall’esperienza della manifestazione dello scorso anno, utile a tal proposito la collaborazione dell’Assessore Comunale allo Sviluppo economico Salvatore Calafato, alla quale si è aggiunto il lavoro, meticoloso e particolareggiato, del comitato organizzatore del torneo supportato, in maniera determinante ed incisiva, dall’Assessorato Regionale alle Attività Produttive, retto dal nisseno Gianmarco Venturi. Si è ampliata la categoria merceologica e si è provveduto a rendere regionale il “respiro” della kermesse. Previsti almeno sei espositori (ma già sono molti di più) per ciascuna categoria di prodotti: caseari, dolciari, ferro, florovivaistici, oleari, ortofrutticoli, pietra e vitivinicoli. La determinazione attenta e particolareggiata delle sei categorie è stata studiata per attrarre ed interessare persone dai gusti, dall’età, e dalle fasce sociali differenti, nel tentativo di offrire al pubblico, “poli” di interesse diversificati. Artigianato con pietra e ferro, florovivaistico e carrellata completa di eno-gastronomico con un viaggio nei sapori della Sicilia: caseario, oleario, ortofrutticolo, vitivinicolo e dolciario. Inoltre per l’intera durata della kermesse, sul palco allestito all’interno della villa comunale sono in programma spettacoli di musica e cabaret. Il 7 giungo, giorno dell’inaugurazione della mostra-mercato, il TC Caltanissetta ha commissionato il concerto di inaugurazione alle “Appassionante”, trio di soprane italiane bellissime, diventate famose in tutto il mondo: Stefania Francabandiera, Giorgia Villa e Mara Tanchis, propongono un’affascinante incontro tra musica lirica e il pop internazionale. Le due serate successive sono state affidate dall’Amministrazione comunale alla comicità di Francesco Rizzuto di Zelig e Max Pieriboni di Calorado. La congiunzione delle torneo di tennis internazionale come elemento trainante ma supportato da una mostra mercato di cotanta qualità ed organizzazione, rende Caltanissetta per una settimana centro nevralgico di interesse mediatico. Le preventivate favorevoli condizioni meteo, gli orari di chiusura in tarda serata degli stand, dovrebbero aumentare ulteriormente l’appetibilità dell’evento per il pubblico, che si prevede straordinariamente numeroso. D. P. 14 Maggio www.ilfattonisseno.it Ornamenti di Ivana Baiunco La fabbrica degli esperti , tutto cambia per restare…. L a fabbrica degli esperti e la divisione delle poltrone e tanto altro si potrebbe pensare per titolare sulle “novità” di palazzo del Carmine sebbene novità par essere una parolona dato che tutto cambia per restare com’è, stesso copione personaggi diversi o stessi protagonisti. Insomma questa politica ci ha abituato a tutto ed il contrario di tutto. Se un tempo si inneggiava ai tagli, se la memoria non mi inganna pure una conferenza stampa fu convocata a Palazzo di Città, con tante facce da circostanza funebre, per annunciare il dissesto del comune di Caltanissetta, dopo meno di un anno arrivano nuove nomine di esperti esterni a coadiuvare il lavoro del sindaco e la politica dei tagli e della mestizia dov’è finita? Due nuovi esperti si diceva, più un incarico legale di diretta diramazione del sindaco, aggregati alla comunicazione e chissà cos’altro ci aspetta. Due pensieri sui quali rifletto da tempo; il primo: Tutto ciò passa sopra la testa dei cittadini. In sostanza all’operaio che si sveglia la mattina alle 5 non gliene importa nulla di quanti consulenti ha il sindaco da un lato, e dall’altro però gliene dovrebbe importare molto, perché le tasse le paga anche lui. E forse meno consulenti anche qualche debito in meno, i denari potrebbero essere dirottati per fini più utili. Il secondo dubbio che metto nelle mani del lettore è: se la nostra giunta è composta da tecnici ma che senso ha nominare degli esperti, che dovrebbero servire a coadiuvare il lavoro degli organi politici ove ci fossero. Perché tutti pesano che se si scrive la verità si ha l’intenzio- nuamente denigrato soprattutto da chi si batte il petto in nome dell’etica e della serietà del proprio ruolo ed invece la maggior parte delle volte si vende al miglior offerente spesso neanche al migliore? Torniamo ai problemi più terreni che riguarda- rispettabile soprattutto per chi è il secondo o addirittura il terzo. Lo studio paga, poco, la frequentazione delle segreterie politiche molto di più e questa non è ne sempre di colpire qualcuno? Fare chiarezza sulle cose senza mistificazioni di sorta o giri di parole non dovrebbe essere apprezzato piuttosto che conti- no i nostri “amati” amministratori. Tra esperti di varia natura che comunque guadagno somme di tutto rispetto anche ottocento euro è uno stipendio affatto una novità ma “repetita iuvant”. Si, la politica è compromesso, la vicenda dei revisori dei conti è un esempio palese , si sta ritardando la trattazione del bilancio perchè i partiti in consiglio non si sono accordati su come spartirsi le poltrone , però a tutto c’è un limite, così no, è un insulto alla dignità di chi esercita il proprio diritto al voto e regala a 30 soggetti la possibilità di farsi un giro di giostra. Ma più che un luna park il civico consesso sembra essere diventato il museo degli orrori. E adesso i 30 rappresentanti del popolo saranno messi a dura prova nel decidere quale aliquota applicare per il pagamento della famigerata “Imu” la tassa sugli immobili già si prevedono scenari apocalittici, di consigli infuocati; si accettano scommesse su come finirà la vicenda. E’ facile, troppo facile dare contro ai giornalisti che scrivono e spesso li si accusa di esagerare, ma il nostro mestiere e raccontare la realtà, che a volte supera anche la fantasia. Come il buon senso no abiti più qui, lo abbiamo visto nelle spese fuori dall’ordinario senza una ragione, i consigli comunali andati a vuoto, gli esperti dettati dalla politica, invece di scovare gli imboscati del palazzo, contro gli sprechi reali, perché non si accorpano le partecipate, perché chi parte per le crociate ai nostri giorni non arriva neanche a meta strada e la Terra Santa resta un lontano miraggio? www.ilfattonisseno.it Maggio 15 ARTE. Il celebre scultore nacque a Caltanissetta nel 1860 Michele Tripisciano, un concittadino DOC mai coccolato dai nisseni di Rosanna Zaffuto Rovello L’artista ha lasciato un segno indelebile nell’arte italiana. Curioso il suo metodo di lavoro: preparava i bozzetti in gesso, il suo materiale preferito, delle opere che poi scolpiva N on c’è nulla di peggio dei preconcetti o delle etichette che si possono attaccare agli abitanti di una città : i genovesi sono tirchi, i torinesi falsi e cortesi e, come dice una filastrocca, “Vicentini mangia gatti, Veronesi tutti matti” . E gli abitanti di Caltanissetta? Noi nisseni, per definizione, siamo apatici e invidiosi: guardiamo con ammirazione le cose degli altri e non sappiamo valutare ciò che abbiamo. E se qualcuno o qualcosa spicca al di sopra della mediocrità viene avvolto in un velo di indifferenza e disinteresse, una sorta di nebbia che tutto appiattisce e scolora. Questa sembra essere la sorte toccata a Michele Tripisciano, nostro conterraneo nato nel 1860, proprio durante la spedizione dei Mille in Sicilia. Ilvalente scultore ebbe un posto di rilievo nella vita culturale italiana nel passaggio tra Ottocento e Novecento, ma a Caltanissetta è stato presto messo nel dimenticatoio, tanto che oggi pochi lo ricordano ancora. Potrebbe valere la frase di manzoniana memoria: “Tripisciano…, chi era costui?”. Eppure, questo nisseno DOC ha lasciato un segno indelebile nell’arte italiana e le sue opere sono presenti in luoghi di grande prestigio e di grande fama. Ne porteremo qui qualche esempio, solo per dare prova della vitalità di questo grande artista e della diffusione delle sue opere, per noi quasi inconcepibile. Comincerei per esempio dal Vittoriano a Roma, un grandioso monumento costruito per celebrare Vittorio Emanuele II, padre dell’unità d’Italia. Nel coronamento superiore dell’edificio furono inserite in altorilievo le statue rappresentanti le sedici regioni che costituivano l’Italia a fine Ottocento e per rappresentare la Sicilia venne prescelto uno scultore nisseno che in quel periodo aveva già raggiunto fama ed onori, Michele Tripisciano appunto. La statua della Sicilia porta un fascio di grano, per ricordare la fertilità e la ricchezza della terra siciliana; regge anche uno scudo con l’antico simbolo della Trinacria, espressione della forza di questa terra ed anche dell’abbondanza di fantastici miti e leggende ad essa legate fin dall’epoca più antica. I boz- zetti, le opere preparatorie di questa opera si trovano oggi presso il Museo Tripisciano di Caltanissetta ed uno di essi è esposto al pubblico. Era questo infatti il metodo di lavoro di Tripisciano: preparava i bozzetti in gesso delle opere che gli venivano commissionate o che la sua fantasia gli faceva immaginare e dai quei bozzetti, poi, con l’aiuto dei suoi studenti e dei ragazzi di bottega scolpiva le grandi opere in marmo o faceva fondere i bronzi. I lavori preparatori però, una volta finita l’opera non venivano distrutti o buttati: nello studio romano di via Aureliana del nostro scultore per anni si accatastarono bozzetti su bozzetti, opere intere e particolari, immerse in una leggera nuvola di polvere bianca. Il gesso era destinate a durare nel tempo o essere esposte agli agenti atmosferici il gesso non andava bene: è troppo fragile e sotto la pioggia inizierebbe a sciogliersi. Il gesso doveva essere solo un materiale di lavoro: egli ad esempio fece in gesso tutti i bozzetti preparatori del monumento a Gioacchino Belli, realizzato in travertino e posto a Trastevere, nella piazza dedicata al grande poeta romanesco; e di gesso sono anche le opere preparatorie per le statue dei grandi oratori romani posti nel palazzo di giustizia di Roma. Il testamento di Tripisciano, che ha destinato tutto il materiale gelosamente conservato nel suo studio alla città di Caltanissetta, ha permesso la conservazione di questi bozzetti originali che pur nella loro fragilità hanno mantenuto il tocco autentico del maestro.Ed è un percorso meraviglioso quello che si può compiere all’interno del museo Tripisciano, quasi un lungo viaggio: mentreammiriamo una statua che abbiamo dinanzi i nostri occhi, sappiamo che la potremmo vedere identica altrove, forse di un altro materiale, ma con le stesse fattezze. Prendiamo ad esempio la famosa Madonna in trono della cappella Testasecca di Caltanissetta che potrebbe a buon diritto annoverarsi tra le cose migliori del nostro scultore. Noi la vediamo in gesso dinanzi a noi e La fontana che si trova nella città laziale di Marino infatti la materia preferita da Tripisciano: duttile, malleabile, prendeva vita direttamente sotto le sue abili mani così come l’argilla che aveva lavorato da piccolo nel laboratorio di vasaio del padre. Certo, per le opere più importanti, contemporaneamente sappiamo che una copia identica in marmo si trova chiusa in una cappella del nostro cimitero, che si apre solo raramente alla vista del pubblico, ma che anche uguale è ammirata a Milano nella basilica del Corpus Domini e a Parigi Da sopra, le statue dei “Grandi oratori romani” poste nel palazzo di giustizia di Roma. I due bozzetti preparatorii si trovano a Caltanissetta, presso il museo di palazzo Moncada, così come il bozzetto del monumento a Gioacchino Belli, realizzato in travertino e posto a Trastevere, nella piazza dedicata al grande poeta romanesco. all’interno di Notre Dame. E se guardiamo il bozzetto di Shakespeare, sappiamo che forse contemporaneamente si stanno posando sulla stessa opera gli occhi del Presidente della Repubblica, perché la copia in bronzo di questa opera si trova al Quirinale. Se guardiamo poi la lunga teoria dei ritratti potremmo immaginare di trovarci al Pincio, sul Gianicolo, tra i busti che ricordano agli italiani gli uomini che hanno contribuito a costruire l’Italia, alcuni dei quali sono opera del nostro scultore. E cosa dire delle tante opere di carattere sacro che adornano soprattutto le chiese romane? La chiesa di San Gioacchino e la antica chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma sono state decorate in gran parte dal nostro scultore e conservano alcuni suoi capolavori i cui prototipi sono custoditi nel museo di Caltanissetta. Sicuramente la frase evangelica Nemo profeta in patria, ha il suo valore anche per il nostro scultore: quanti nisseni sanno che è di Tripi- sciano la statua del re Umberto I, che una pretesa forma di “modernismo” vorrebbe togliere dalla sua secolare collocazione? Che è di Tripisciano il “ Le sue opere adornano luoghi prestigiosi: Notre Dame a Parigi ed il Quirinale gruppo bronzeo con il cavallo marino che si trova nella fontana di piazza Garibaldi? Il Tripisciano ha collocato una fontana molto simile alla nostra nella città laziale di Marino, che è divenuta il simbolo di quella città e in autunno, in occasione della festa dell’uva, viene svuotata e riempita artisticamente con grappoli d’uva, grande richiamo per i turisti. E noi nisseni discutiamo ancora sulla sua eliminazione?!!!!! 16 www.ilfattonisseno.it Maggio Maggio www.ilfattonisseno.it 17 18 Maggio www.ilfattonisseno.it INTERNET. La rete in subbuglio per la pubblicazione di un insulso video “Casta-nissetta”, l’insulto “suona” su Youtube di Donatello Polizzi Tra le ventisei persone prese di mira dall’ enigmatico “Milite ignoto” pure Mario Di Salvo. “Vittima eccellente” del volgare rap, l’ ispettore della polizia municipale ha presentato una denuncia. “Casta-Nissetta”, il becero corre sul web. Per alcuni giorni, il ritornello che accompagnava un volgare videoclip firmato dal “Milite Ignoto”, è stato al centro dell’attenzione degli internauti, e non solo, nisseni. Un lavoro scarsamente qualitativo che ha denigrato una serie di persone (ben ventisei) appartenenti ad una supposta casta cittadina; in realtà molti dei bersagli delle invettive sono direttamente o indirettamente riconducibili al mondo dello spettacolo. Immediate le reazioni di alcuni dei soggetti diffamati che hanno fatto ricorso all’autorità giudiziaria. Il video che dapprima era stato inserito su youtube (dopo il polverone sollevatosi, è stato rimosso dallo stesso autore), successivamente è stato diffuso su facebook trasformandosi in un anomalo caso di gossip cittadino. La prima considerazione è rivolta ad alcune delle presunte vittime che hanno “postato”, sul proprio profilo, il video incriminato, forse per ricevere il supporto morale degli amici: in realtà questa scelta si è trasformata in un boomerang. Altrettanto deplorevole il comportamento di quanti si sono attivati con commenti positivi sul video, dileggiando gli ignari protagonisti: è facile ridere e scherzare, quando sono gli altri lo zimbello di turno. Abbiamo voluto capire quali siano stati i pensieri, gli stati d’animo e le valutazioni di chi si è trovato, suo malgrado, aggredito proditoriamente. Per tentare di analizzare questa vicenda e gli effetti legati all’uso indiscriminato della rete, legata anche alla facilità di accesso ed alla mancanza di controlli, abbiamo interpellato uno degli offesi, Mario di Salvo, ispettore dei vigili urbani ed ufficiale di polizia giudiziaria, protagonista della movida nissena. “ la professione che svolgo, siamo sottoposti a visite periodiche, per cui tralascio ogni altra specificazione”. Un capitolo a parte, in termini di riflessione, merita il settore concernente i commenti del pubblico che piuttosto che elogiare il video ed il contenuto tri- Gli autori spinti da invidia. Hanno voluto vendicarsi “Credo che la prima motivazione che abbai spinto gli autori, sia stata l’invidia. Probabilmente qualcuno, che non è stato capace di realizzarsi in certi settori artistici, ha voluto vendicarsi così. Non ho dubbi, che si tratta di persone che conosciamo”. Mario, ironico e colloquiale, motiva la sua scelta di ricorrere all’autorità giudiziaria: ”Tralascio ogni commento sulla strofa della canzoncina che mi riguarda, in cui si fa riferimento allo spinello ma la cosa che mi ha offeso ed oltraggiato, è che abbiano utilizzato una foto in cui sono in alta uniforme. Questo non lo consento; magari con un’altra foto, potevo passarci sopra. Per il resto neanche vorrei dire altro, per viale, ha quasi approvato la rozza messinscena. Mario afferma: “Come se tutti conoscessero tutti; impensabile che qualcuno abbia detto o scritto, il video diceva la verità. Peraltro non ho condiviso la scelta della vostra testata on-line d i pubblicare il video. Il caso è stato innanzitutto alimentato da facebook e dal comportamento di alcuni degli offesi che l’hanno riportato e dai tanti che invece solo per divertirsi l’hanno divulgato”. La nostra chiacchierata con uno dei presunti appartenenti alla Casta, si conclude con un argomento che Mario vuole evidenziare: “A s s o l u tamente mortificante che questo video si finisca con un’invettiva contro il sindaco Michele Campisi. E’ il mio, anzi il nostro sindaco, è un ufficiale del governo, non ha nessun senso averlo inserito in quel contesto. Voglio concludere dicendo di smetterla di attaccare che si spende per la città; dobbiamo collaborare fra di noi, non aggredirci”. www.ilfattonisseno.it Maggio 19 L’ estate è alle porte, voglia di sport all’aperto di Gaia Geraci L a primavera è arrivata e come di consueto ha portato con sé la voglia di stare all’aperto per poter godere appieno delle belle giornate. Le temperature e le ore di luce aumentano e con esse anche la ricerca spasmodica di spazi in cui trascorrere del tempo, da dedicare allo sport, in generale, o alle passeggiate. Dopo l’inverno, dal lavoro sedentario, dalle palestre affollate e dalle lunghe ore trascorse tra i banchi di scuola per i più giovani, vi è il desiderio di “muoversi” all’aria aperta respirando aria pulita e perché no godere visivamente dello spettacolo che la natura offre. Gli sport andrebbero praticati nella natura o comunque all’aria aperta e non in palestra, espediente per l’uomo pigro. I bambini gioiscono nel tirare fuori dal ripostiglio la bici, che hanno ricevuto in dono per natale, per la gioia dei papà che, inorgogliti, si cimenteranno nel ruolo di esperti istruttori di ciclismo. E se alla mamme è demandato il compito dello svezzamento alimentare, i papà si aggiudicano “il battesimo” del pallone tra calci di rigore e punizioni. Il tutto sotto l’occhio vigile delle super premurose mamme che munite di asciugamani, acqua, spuntino e fazzoletti ne approfittano dei caldi raggi di sole godendosi una giornata in famiglia. Le femminucce affideranno il loro tempo ai retaggi materni di Mila e Shiro…”due cuori nella pallavolo”, cartone animato dei tempi in cui le mamme sognavano quella schiacciata che durava tre puntate. Non dimenticando, poi, i ragazzi e le ragazze che si dedicano ad un frenetico footing per l’avvicinarsi della tanto temuta “prova costume”. Convivialità, socialità, sono componenti comportamentali insite nell’uomo. In tutte le ricerche in cui ci si pone l’obbiettivo di misurare la qualità della vita dei centri urbani si tiene conto di aree dedicate al tempo libero e allo svago, parchi, aree attrezzate, impianti sportivi, parchi giochi e servizi alla persona che possano soddisfare le necessità e stimolare l’esercizio di attività fisica in ogni sua forma. Componente essenziale è l’accessibilità gratuita e garantita a tutti. Quando poi si parla di impianti sportivi ce n’è per tutti i gusti con strutture in grado di non lasciare a bocca asciutta gli appassionati di calcio, footing, tennis, bocce, basket, bici, etc., permettendo anche a chi di attività fisica non ne “mastica”, di essere spettatore delle passioni altrui. Come si è soliti dire: anche l’occhio vuole la sua parte. E’ risaputo che lo sport contribuisca al benessere della persona, non solo al corpo, ma soprattutto alla mente e, di conseguenza, aiuti ad affrontare al meglio “il logorio della vita moderna” ; ma non solo: un’attenta gestione degli impianti sportivi può favorire forme di turismo alternativo per chi pratica degli sport, per la realizzazione di eventi in ambito agonistico, per il divertimento e stimolando la nascita dell’associazionismo sportivo. Per chi gode della semplicità di momenti trascorsi all’aria aperta non importa la dotazione di indumenti tecnici, non importa l’agonismo, ma solo un sano egoismo. 20 Maggio www.ilfattonisseno.it Fatti, territorio & sport IMPIANTI SPORTIVI. Molte strutture ma carente la manutenzione Erba di casa mia di Donatello Polizzi La nostra città è fra le prime in Italia nel rapporto numero abitanti/strutture sportive ma non è tutto oro quello che luccica L a nostra città ha un dato confortante per quanto attiene al rapporto abitanti/ strutture sportive. La positività è riscontrabile anche nel pieno soddisfacimento delle richieste di utilizzo delle stesse, da parte delle società sportive che trovano tutte esaustiva realizzazione. Cambia radicalmente la tipologia di valutazione se dovessimo esaminare lo stato di manutenzione dei suddetti impianti: talvolta è inesistente o saltuario ma quasi mai periodico. E’ una situazione anomala che si trascina da anni, in parte incentivata dalla carenza di fondi pub- blici e dall’altra anche dal comportamento degli stessi utilizzatori che non è conforme alle regole del buon vivere comune. I più evidenti casi di cattiva manutenzione o addirittura abbandono sono riscontrabili nei cosi detti impianti di quartiere, presenti in diversi punti della città, in particolare nelle zone di espansione, giacché impianti compensativi di complessi costruttivi. Abbiamo voluto scattare una specie particolare di “istantanea” dedicata a questi luoghi. Non si tratta di un’inchiesta completa o di un dossier investigativo e, ci teniamo ad evidenziare, non interessa le strutture maggiori definite impropriamente agonistiche: cioè il “Marco Tomaselli”, il Palmintelli, il PalaEmilioMilan ed il PalaCannizzaro; queste ultime meriterebbero un capitolo a parte. Nel visitare gli impianti di quartiere, abbiamo cercato di osservarli per come potrebbero apparire agli occhi di un cittadino che vi si trova a transitare nei pressi. Abbiamo dapprima visitato il campetto di via Dalmazia, reputato da molti la culla cestistica delle nuove generazioni di appassionati del basket e per alcuni anni, teatro di un famoso ed acclamato torneo di calcio a quattro; la situazione è deprimente: canestri divelti, evi- Impianto comunale polivalente Michelangelo Cannavò a Pian del Lago. Le immagini descrivono lo stato dei luoghi alla data del 5 Maggio. Riteniamo che le foto non necessitino di spiegazione, parlano da sole. Nonostante l’area risulti alla vista “poco gradevole”, i bambini, accompagnati dai genitori, continuano a fare attività sportiva. denti segni di vandalismo, rifiuti di approssimativi di bivacchi notturni improvvisati, erbacce ovunque. Appare evidente che da anni la struttura è abbandonata a se stessa. Poi ci siamo recati in via Luigi Rizzo, ove sono presenti un campo di calcio a 5 all’aperto, una piccola tribuna ed uno spogliatoio. La situazione è leggermente migliore, si notano notevoli segni di deterioramento e rifiuti ovunque ma viene “impropriamente” utilizzata, poiché i ragazzi saltano la rete di recinzione e usufruiscono del campo. www.ilfattonisseno.it Maggio 21 LA RISPOSTA. Pronto un programma di riassetto Gaetano Angilella assessore allo sport: “Riordino il settore” Il centro polivalente Portella delle Ginestre Il nostro piccolo tour si sposta al bocciodromo (di proprietà della Provincia) in via Filippo Turati che si presenta come abbandonato: rifiuti di dimensioni insolite, erbacce e consueti segni di abbandono. Ci rechiamo a Pian del Lago per dare un’occhiata allo Skatedronomo: la situazione è molto preoccupante. L’impianto è utilizzato da molti ragazzi di età compresa fra i 14 ed i 20 anni ma la situazione igienica, appare davvero a rischio. Ovunque indumenti usati, bivacchi con cartoni e numerose bottiglie vuote di birra, vino o superalcolici; i giovani ci raccontano che gli incavi sotto gli scivoli sono utilizzati frequentemente dagli stranieri che si trovano nel centro di prima accoglienza posto nelle vicinanze: questi ultimi quando escono dalla struttura si recano in questo luogo deputato allo sport e lo utilizzano come una sorta di “salotto”. Ricordiamo infine l’impianto “Portella della Ginestre”, bellissimo a vedersi ma che deve essere ancora inaugurato. La sen- sazione che abbiamo ricavato da questo giro è che la nostra città possiede un numero cospicuo di strutture che, però, non sono utilizzate e manutenzionate e che pertanto diventano luoghi abbandonati, preda dei vandali. L’eventuale gestione sicuramente comporterebbe delle spese per le “ La carenza di fondi economici risulta elemento decisivo per la penuria di cure agli edifici casse comunali ma forse inferiori alla cifre che, allo stato attuale, servirebbero per renderle fruibili. Lungi da noi qualsiasi valutazione ma ci chiediamo è possi- Il bocciodromo situato in via Turati di proprietà della Provincia bile fare qualcosa? Riusciamo a restituire ai nisseni questi impianti? Lo storico “campetto” di basket di Via Dalmazia L’ assessorato allo Sport del comune di Caltanissetta, retto da Gaetano Angilella da poco meno di sei mesi, ha redatto un programma completo e dettagliato che riguarda gli impianti sportivi. Il lavoro svolto dall’assessore (comprensivo di perizie, sopralluoghi, accertamento delle reali condizioni delle strutture) ha evidenziato che la città possiede un numero cospicuo d’impianti che garantiscono e soddisfano i bisogni delle società sportive e dei cittadini, ma che richiedono interventi di vario genere. L’attività e la programmazione dell’Assessore, in pieno accordo con l’Amministrazione Comunale, hanno fissato alcune direttive secondo le quali operare e pro- grammare. Importante, se non fondamentale, è la disponibilità finanziaria adesso, purtroppo, pari a zero. Intanto si è rilevato che diversi locali e alcuni impianti sono occupati da enti, federazioni, società ed organismi, i quali ne fanno regolarmente uso per le loro attività, trovandosi tutti con autorizzazioni scadute o inesistenti: si sta procedendo a regolarizzare tutte le posizioni attraverso un capitolato d’uso che garantisce anche la struttura comunale. Inoltre viste le sempre maggiori difficoltà di natura finanziaria in cui si dibatte il comune di Caltanissetta, considerando le aumentate difficoltà di gestione degli impianti da parte dell’ente, viste le numerose richieste di affidamento di alcuni impianti medio piccoli da parte di soggetti differenti, l’amministrazione è arrivata alla determinazione di esternalizzare diversi impianti sportivi e, ove possibile, gli impianti di quartiere, affidandoli a seguito di Bandi o avvisi pubblici. I primi beneficiari di questa nuova e lungimirante operazione, dovrebbero essere “Portella delle Ginestre” e l’impianto di via Luigi Rizzo. L’Assessore Gaetano Angilella, dopo averci mostrato il programma redatto, ha dichiarato: “Siamo già al lavoro, crediamo fortemente nel nostro programma e ci stiamo adoperando per realizzarlo”. D.P. 22 www.ilfattonisseno.it 6 Maggio Viale della Regione Fatti in Redazione Il presidente del Coni Provinciale nisseno esprime la sua opinione sullo stato dell’impiantistica cittadina: più ombre che luci Iacono: “Cultura e Sport per il rilancio” di Marco Benanti N on è certamente dei più edificanti lo spettacolo che si presenta al volenteroso sportivo che decide di fare attività fisica negli impianti di Caltanissetta. Se in un recente passato, Caltanissetta e la sua impiantistica sportiva erano balzati agli onori delle cronache nazionali anche grazie ad un servizio che Sky TG 24 aveva dedicato alla città dove vi era “il più alto rapporto tra abitanti ed impianti sportivi”, oggi la situazione è diametralmente opposta. Gli impianti ci sono, ma sono in totale stato di degrado, ed in alcuni casi anche di sfacelo, come lo skate park adiacente il Palacannizzaro, il primo in Sicilia. Nella zona circostante Pian del Lago “due” vi era stato il progetto di predisporre un percorso salute ai margini dell’impianto, dotato di fontanelle per ristorarsi, che è poi naufragato; l’area è, adesso, più utile ad un campo di addestramento per marines che in anfibi e mimetica possono carponare tra le erbacce e rifiuti solidi urbani. Il Fatto Nisseno analizza tale situazione con il presidente del Coni Provinciale Di Caltanissetta Giuseppe Iacono, figura super partes che dalla nostra redazione suggerisce una analisi anche pedagogica. “E’ manco a dirlo – dice Iacono - la dura legge dei numeri e delle acrobazie dei sempre più ristretti bilanci a far propendere le amministrazioni locali a tagliare quasi sempre due capitoli: sport e cultura- e probabilmente è quanto sta accadendo in questi anni anche a Caltanissetta. Lo sport e la cultura sono però due aspetti su cui si è puntato in passato e su cui si dovrebbe puntare anche adesso per la promozione del territorio ed il rilancio dell’economia. Abbiamo un patrimonio impiantistico di prim’ordine, tra i primi in Sicilia, ma nessuna delle amministrazioni a mio avviso ci ha saputo fare. Il vero punto- continua il Presidente del Coni provinciale Giuseppe Iacono- è la gestione de- di far gestire il Palacannizzaro alle società di pallacanestro, o il pala Milan a quelle di volley, ma il tentativo fallì a causa forse della eccessiva rivalità tra alcune società. Alcune amministrazioni invece fanno l’errore di affidare a titolo oneroso le grandi strutture, quali gli stadi, cosa che a Caltanissetta sarebbe impensabile dato il fatto che a farne utilizzo sono squadre che non Skate Park nella zona di Pian del Lago gli impianti sportivi, che potrebbero essere dati alle società sportive che consorziate insieme potrebbero essere in grado di mantenerli, ad eccezione degli impianti più grandi quali lo stadio Marco Tomaselli o ancora il Palacarelli. Durante la passata amministrazione, vi erano stati dei tentativi da parte dell’allora assessore al ramo militano certamente in campionati di serie A ed i budget delle sponsorizzazioni bastano a mala pena a gestire i rimborsi e le trasferte”. Altro aspetto è quello inerente gli impianti di quartiere che a Caltanissetta oggi sono una vera e propria ferita al cuore per chi ha vissuto un periodo in cui i luoghi di aggregazione erano principal- mente i “campetti” dove i giovani si ritrovavano a tirar calci ad un pallone e cementare rapporti ed amicizie, cosa che oggi avviene sempre più raramente. Uno tra questi è quello di via Benedetto Croce, da dove “ Gli impianti di quartiere si potrebbero affidare a titolo non oneroso escono nomi come Marchese, Falletta, Armatore, la stessa Robur ed altri. Probabilmente è finito il momento di grande partecipazione e progettazione di quegli anni, quando lo sport era soprattutto un modo per imparare a seguire delle regole, e rispettare il prossimo. “Gli impianti di quartiere potrebbero essere affidatidice Iacono- alle associazioni o ai comitati di quartiere a titolo non oneroso, vederli in questo stato è per noi motivo di grande rammarico. Il Coni - conclude Iacono - continua nella sua opera di promozione delle discipline sportive sopratutto tra i giovani, che proprio attraverso lo sport possono riscoprire dei valori di amicizia, rispetto e vita sociale che i moderni mezzi di comunicazione e di aggregazione virtuale hanno fatto dimenticare”. www.ilfattonisseno.it Maggio Comitato Provinciale di Caltanissetta 23 24 Maggio www.ilfattonisseno.it SANITA’. Roberto Bonasera presidente Fidas di Caltanissetta: il valore di donare Volontariato ed altruismo, un piccolo gesto del dare che vale una vita...anzi molte vite di Laura Spitali Un dato saliente identifica e fotografa l’attuale situazione: l’80% del fabbisogno di sangue è legato alla normale gestione delle attività di un ospedale, e solo il 15-20% è destinato alle emrgenze I n un periodo storico fortemente penalizzante per i giovani che vogliono emanciparsi ed avere riconosciuto il proprio diritto al lavoro, soprattutto dopo anni di studi e sacrifici, è incoraggiante sapere che esistono casi di ragazzi che nella nostra terra riescono ad emergere grazie a spirito d’iniziativa e dedizione al volontariato. A testimonianza che “uno su mille ce la fa” abbiamo scelto di raccontare la storia di Roberto Bonasera, trentenne nisseno che da poco più di un anno lavora come ingegnere gestionale in una società di “facility management”, ossia di gestione integrata di servizi per le aziende, nata a Caltanissetta ma che da diversi anni ha sede legale e commerciale a Milano. Un giovane che, oltre a dedicarsi al lavoro, da quasi dieci anni porta avanti l’impegno nel volontariato della donazione di sangue. In cosa consiste il suo lavoro? “Per un anno e mezzo mi sono occupato di progettazione per gare d’appalti, adesso sono il responsabile della appena nata area ‘Ricerca & Innovazione’, e faccio la spola tra gli uffici amministrativi qui a Caltanissetta e le varie sedi in giro per l’Italia. L’azienda per la quale lavoro è davvero una gran bella realtà proiettata al futuro e all’innovazione, con lavoratori di età media sotto i 40 anni, ed un gruppo dirigente che guarda alla meritocrazia e al sentirsi parte tutti di una grande famiglia come valori fondamentali”. In un periodo di crisi come quello attuale, in cui i giovani soffrono la carenza di prospettive, com’è riuscito ad emergere e a trovare un lavoro confacente le sue qualità? “Io non ho mai mollato. La mia famiglia e la mia fede mi hanno insegnato il sacrificio, l’impegno e l’onestà. Non ho fatto nulla di straordinario, ho solo portato avanti le mie idee e i miei progetti non piegandomi a percorrere scorciatoie per arrivare al risultato. Dopo una prima esperienza lavorativa poco fortunata, finita proprio perché non ero raccomandato, ho avviato un’attività insieme ad un mio caro amico e alla mia (quasi) moglie e che si occupa oggi di comunicazione, identità e branding. Io faccio tanti sogni: cerco solo di realizzarne il più possibile. E a giugno realizzerò uno di questi sogni che faccio da sempre sposando Barbara, la mia compagna da 11 anni”. Quando ha iniziato l’attività di volontariato alla Fidas, e qual’è oggi il suo ruolo all’interno dell’associazione? “Nel maggio del 2003, “ A Caltanissetta i donatori sono duemila, su circa ventimila che potrebbero farlo in occasione di uno spettacolo teatrale, assistetti all’intervento del presidente dell’Adas (allora si chiamava così) Lillo Punturo, oggi mio grande amico, che portò sul palco alcuni ragazzi talassemici e fece un appello per trovare nuovi donatori di sangue. Ad agosto di quell’anno feci la mia prima donazione di sangue, e nel febbraio 2005, per caso, fui mandato ad un meeting di giovani donatori della Fidas a rappresentare la mia associazione. Fu in quella occasione che iniziai ad impegnarmi in modo costante ed avviai il mio percorso attivo in Fidas. Oggi ricopro i ruoli di presidente della Fidas Caltanissetta e quello di Segretario Organizzativo della Fidas Nazionale”. I nisseni, ed in generale gli abitanti della provincia di Caltanissetta, sono propensi alla donazione di sangue? “Se guardo i numeri la risposta è no: con la Fidas sono 2000 i donatori in città sui circa 20.000 cittadini che potrebbero farlo, ed altri 1000 distribuiti in undici gruppi di donatori nei comuni della provincia. Ma negli anni la situazione è migliorata notevolmente, e dal 2005 il trend di crescita, seppur minimo, è stato sempre positivo”. Cosa si potrebbe fare affinché non scenda mai l’a t t e n z i o n e sull’importanza di donare sangue? “Parlarne! Non si dovrebbe smettere mai di parlarne. L’80% del fabbisogno di sangue è legato alla normale gestione delle attività di un ospedale, e solo il 15-20% è destinato alle emergenze. Ciò significa che non bisogna aspettare un terremoto o una tragedia automobilistica per attenzionare la donazione sangue”. www.ilfattonisseno.it Maggio 25 SANITA’. Associazione Donatori Midollo Osseo: una lieta realtà A.D.M.O.: l’acronimo della speranza che tutti dobbiamo sostenere di Osvaldo Barba A lcune volte nel raccontare una storia, la scelta di non voler comparire non equivale sempre a sinonimo di anonimato “condizionato” da paura. Qualche volta l’impersonalità equivale ad amore per la vita e rispetto per la sofferenza. E questa storia lo è. Ho incontrato questa infermiera in servizio all’ospedale “S.Elia” qualche settimana addietro. Lei è una forza della natura con una grande carica emotiva. Il motivo dell’incontro è riassumibile in un solo acrononimo: A.D.M.O. L’Associazione Donatori Midollo Osseo ha come scopo principale informare la popolazione italiana sulla possibilità di combattere le leucemie, i linfomi, il mieloma e altre neoplasie del sangue attraverso la donazione e il trapianto di midollo osseo. Lei ne fa parte è il suo desiderio è quello che a Caltanissetta e provincia possa nascere in tempi recentissimie che iscriversi non debba essere soltanto un obbligo morale. Ogni cittadino deve (o dovrebbe) avvertire la necessità di farne parte perché, come recita lo slogan di un’associazione di donatori di sangue del territorio: Dona il tuo sangue….potrebbe essere un prestito. La storia familiare che mi ha raccontato l’infermiera è stata segnata dall’avvento nefasto, circa tre anni fa,di un linfoma in un nipote oggi 17enne. Un dramma che ha segnato tutto l’entourage familiare per una malattia neoplastica che ha letteralmente sconvolto la vita di molte persone. Il “ Molte speranze di vita sono legate all’esistenza di un elevato numero di donatori ragazzo, in cura presso il reparto di ematologia dell’ospedale “Cervello”, si è sottoposto a ben 8 chemioterapie, ad un autotrapianto ed un trapianto eterologo, il tutto purtroppo senza successo. Senza considerare le situazioni di disagio legate spesso alla burocrazia che, con vincoli spesso inutili ed infruttuosi, relegano le competenze delle associazioni di volontariato all’uopo dedicate, esclusivamente al territorio provinciale di appartenenza. Non sono rari infatti i momenti e le situazioni in cui le condizioni del ragazzo sono peggiorate ed hanno richiesto trasferimenti tempestivi all’ospedale Cervello, con i propri mezzi ed in condizioni di gravissimo disagio. Quindi non solo difficoltà logistiche ma anche e soprattutto assistenziali. Infattiil reparto di Ematologia con Trapianto dell’Ospedale Vincenzo Cervello di Palermo è soprattutto Centro Regionale di Riferimento per la prevenzione diagnosi e cura delle leucemie e dei linfomi, per il trapianto di midollo osseo e per le attività connesse alla tipizzazione tissutale. Nella struttura palermitana è presente anche un centro dell’Associazione Italiana Contro le Leucemie, che attraverso lo staff di ematologi, offre assistenza domiciliare, terapie e tutti gli interventi diagnostici necessari.Da qui nasce la volontà dell’infermiera di lanciare un grido di allarme per cercare di sensibilizzare ancor di più la popolazione nissena per un problema che non è rivolto solo e soltanto ai casi di stretto interesse personale ma nell’ottica di quello che all’apparenza lontano può disgraziatamente diventare una vera e propria tragedia familiare. Già perché, come nel caso raccontato, il trapianto di midollo osseo è una soluzione priva di alternative.Molte speranze di vita sono legate all’esistenza di un elevato numero di persone disposte a offrirsi, con un minimo sacrificio personale, come donatori di midollo osseo.Spesso la mancata conoscenza di ciò che effettivamente comporta la scelta della donazione può creare preconcetti o timori immotivati. Conosce- re il problema significa soprattutto sapere che esiste il Registro Nazionale Italiano Donatori di Midollo Osseo ha la finalità di procurare ai soggetti in attesa di trapianto di Cellule Staminali Ematopoietiche (CSE), privi di un donatore consanguineo (familiare HLA compatibile), un volontario adulto o una unità di sangue cordonale, non familiari con caratteristiche immunogenetiche tali da consentire il trattamento terapeutico con buone probabilità di successo.ADMO punta decisamente sui giovani. Molti sono i giovani volontari impegnati nelle diverse sedi e sezioni dell’Associazione. Molti sono i giovani donatori e, fra questi, tanti con una donazione di midollo osseo già effettuata. Ecco perché è giunto il momento che i giovani di Caltanissetta e provincia, dimostrino la maturità acquisita rendendosi disponibili verso un progetto che non richiede sforzi o investimenti di alcun tipo, salvo quello di credere nel prossimo donando qualcosa di se: una piccola quantità di sangue! 26 Maggio www.ilfattonisseno.it “ Fatti & sanità Ancora malasanità, dopo dieci anni la sentenza di primo grado Dodici giorni di agonia per un decesso che nessun medico riuscì a spiegare di Laura Spitali L’ amore incondizionato di una figlia per il padre scomparso prematuramente. Una famiglia che ha reagito con compostezza e dignità alla perdita di Giuseppe Faraoni, il serradifalchese venuto a mancare dieci anni fa all’età di 53 anni, dopo dodici giorni di ricovero ospedaliero a causa di un’infezione da leishmaniosi non diagnosticata. Abbiamo incontrato la maggiore delle due figlie di Faraoni, Flavia, che ci ha raccontato come lei e i suoi familiari hanno vissuto quei tragici giorni di malattia del padre, e come hanno affrontato questi dieci anni di distacco dall’uomo fulcro della loro famiglia, molto apprezzato e ben voluto a Serradifalco. Chi era Giuseppe Faraoni? “Mio padre era un ex dipendente Enel, entrato in pensione appena quattro mesi prima della sua scomparsa. Tanti erano gli interessi e le passioni che nel tempo aveva coltivato. Lui fondamentalmente era un curioso, una persona che aveva sete di sapere, per cui si appassionava a tutto ciò che fosse nuovo. Per tanti anni si era occupato di politica: fu segretario della Democrazia Cristiana locale, poi confluì nel Partito Popolare Italiano sostenendo insieme ai suoi compagni l’apertura di una sede del nuovo partito anche a Serradifalco. Per lui la moderazione era sempre la via migliore, era un democratico cristiano convinto, grande ammiratore del pensiero di Don Sturzo. Ovviamente la politica non era il suo unico interesse: altro grande amore era il gioco glio del medico curante, decidemmo di ricoverarlo al reparto di malattie infettive dell’ospedale ‘Sant’Elia’ diretto dal dr. Salvo”. Quanti giorni suo padre rimase La famiglia Faraoni in una foto dell’estate 2000. Da sinistra la signora Marzia, la figlia Silvia, Giuseppe Faraoni e Flavia del bridge. Tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo lo ricordano come un grande uomo, fatto di sapere e di saper essere”. Quando e come è iniziata la vicenda che ha portato suo padre a ricoverarsi in ospedale? “Tutto è iniziato il 7 maggio del 2002, a causa di una febbre molto alta che persisteva da qualche giorno. Fu così che, su consi- ricoverato prima che avvenisse il tragico epilogo? Quale motivazione fornirono i medici sul decesso? “Dodici giorni, e nessun medico del ‘Sant’Elia’ ci contattò per farci sapere di cosa fosse morto mio padre. Ma si prodigarono a rilasciare dichiarazioni alla stampa, avendo appreso della sua morte che avvenne il 18 maggio presso l’ospedale ‘Buccheri La Ferla’ di Palermo, dove nel frattempo era stato trasferito. Attraverso le loro dichiarazioni dipinsero mio padre come un folle, un irascibile, che scappava dall’ospedale e che rifiutava le cure. Insomma, si potrebbe dire un paziente deceduto a causa della sua ottusità che lo portava a non ascoltare il consiglio dei sanitari. E poi ci furono le parole del direttore dell’ospedale ‘Sant’Elia’ di allora che, sempre tramite i quotidiani, definì la morte di mio padre ‘una normale sbavatura del sistema’. I medici del ‘Buccheri La Ferla’ ci dissero, quando però era impossibile fare qualcosa per poterlo salvare, che la motivazione clinica era shock settico conseguente all’infezione da leishmania”. In seguito alla morte di suo padre è stato avviato un iter processuale. A quale conclusione ha portato il processo? “Il processo in primo grado per falso ideologico e materiale in atto pubblico si è appena concluso dopo dieci anni. Il dr. Salvo ed il suo secondo, la dr.ssa Porrovecchio, dell’ospedale ‘Sant’Elia’ sono stati condannati per falso. E questo la dice lunga anche sulle altre loro responsabilità! Che motivo ha, mi chiedo, di dichiarare il falso chi in coscienza sente di avere agito correttamente?”. Cosa si sente di dire, personalmente e a nome di tutti i suoi familiari, alla luce di quanto sentenziato dai giudici? “Ciò che è successo è una lezione che mio padre sta impartendo a tutti quanti. Lui non solo è stato ucciso da una diagnosi errata, ma è stato offeso quando non poteva più difendersi, e questo a mio avviso è il fatto più grave perché denuncia una grande mancanza di etica. Mi auguro che l’Ordine dei Medici voglia considerare che avere all’interno della propria organizzazione membri che si sono macchiati di una colpa grave, come quella di una falsa dichiarazione allo scopo di difendere il proprio operato superficiale e pressappochista, rappresenti un grave danno non soltanto per la loro credibilità ma anche per il rapporto con la comunità che sono chiamati a curare. Sarebbe bello per me e la mia famiglia se l’Ordine dei Medici volesse contattarci per accertare insieme a noi i fatti e gli avvenimenti. Questo ci darebbe il segno di un’umanità ritrovata, e ci farebbe certamente sentire meno soli. Perché la lunga fila di persone e personalità che hanno voluto salutare mio padre dinanzi la chiesa dove si svolgeva il suo funerale può forse bastare a dimostrare che non era uno stolto, ma certamente non può bastare a rendere giustizia a chi, per via di una tragedia del sistema e non di una ‘sbavatura’, ha dovuto inevitabilmente cambiare in peggio il proprio percorso di vita”. Maggio www.ilfattonisseno.it cettina bivona Caltanissetta www.cettinabivona.it 27 28 Maggio www.ilfattonisseno.it EVENTI. Parla Cigna, direttore dell’ufficio turistico regionale nisseno Eventi di grande richiamo turistico, sono sette in provincia di Leda Ingrassia N on si può certo dire che Caltanissetta così come gli altri paesi della provincia siano località a prevalente vocazione turistica: sta di fatto che tanto si sta facendo in questi mesi per lanciare all’esterno le tante risorse presenti comunque nel territorio nis- seno e fornire così una boccata d’aria all’economia locale. Lo sa bene Giuseppe Cigna, da circa un anno direttore del Servizio Turistico Regionale di Caltanissetta: nella sede di corso Vittorio “ Una commissione esaminatrice regionale ha valutato la sussistenza dei requisiti Emanuele, così come in quella di viale Mediterraneo dove è sita l’Unità operativa di Gela, quindici dipendenti lavorano per promuovere le realtà del Nisseno. Grande soddisfazione in questo senso è giunta con la pubblicazione, con decreto n.17 del 16.04.2012, del Calendario Regionale Ufficiale delle “Manifestazioni di grande richiamo turistico 2012”: ad essere inserite all’interno di questo sono infatti sette eventi che si svolgono nella pro- vincia di Caltanissetta. La 58° Coppa Nissena, il Concorso Internazionale di danza “Michele Abbate”, la Borsa-Scambio del minerale e del Fossile, la Settimana Santa di Caltanissetta, il Torneo internazionale di tennis Challenger “Città di Caltanissetta”, il presepe vivente di Sutera e le celebrazioni della Castellana di Mussomeli. “Queste iniziative dice Giuseppe Cigna - cosiddette “a regia”, sono quelle promosse da terzi e nei cui confronti la Regione interviene a rimborsare parte delle uscite sostenute, in base alle disponibilità e alle spese ammissibili del POR.FESR 20072013. Oltre a questi eventi c’è la rassegna di musica gospel e spiritual accompagnata dalla degustazione di vini locali, ovvero il “Blues and Wines Soul Festival”, a cosiddetta titolarità regionale perché promossa appunto dalla Regione Sicilia: è una manifestazione che da Agosto a Novembre avrà diverse tappe in tutta l’isola. Pensare che fino a qualche anno fa, l’unico evento definito di grande richiamo turistico nel nostro territorio era la Settimana Santa: nel 2011 poi a questa si è aggiunto il torneo di tennis e quest’anno è stato un grande risultato. Stiamo già lavorando all’edizione 2013 del Calendario regionale, dato che sono davvero tante le richieste pervenute in questi mesi”. Cruciale il ruolo svolto in questo senso dal Servizio Turistico Regionale di Caltanissetta. “Il mio ufficio, operativo da poco più di un anno, si è dato molto da fare e ha curato l’istruttoria delle sedici istanze pervenute per il 2012 da enti e associazio- www.ilfattonisseno.it Maggio Nella selezione delle manifestazioni un ruolo cruciale è stato svolto dal Servizio Turistico Regionale nisseno. L’ufficio, operativo da poco più di un anno ha curato l’istruttoria delle sedici istanze pervenute per il 2012 ni di tutto il territorio provinciale: raccolti i progetti, questi sono passati al vaglio di una commissione esaminatrice regionale che ha valutato la sussistenza per le proposte pervenute dei requisiti previsti dall’Unione Europea. L’accesso al Calendario, che non significa finanziamenti automatici e indiscriminati, avviene alla luce di rigidi criteri che vanno a premiare le realtà radicate nel territorio: è quasi una sorta di premio che si ottiene se si è costruito effettivamente e consolidato qualcosa nel tempo in una determinata zona. Il Calendario Regionale è una vetrina importante del prodotto turistico siciliano a disposizione degli operatori del settore, tanto più se lo coniughiamo con il Circuito del Mito che la Regione ogni anno organizza e che è un eccezionale volano turistico nel mercato non solo nazionale ma anche oltre confini”. Il direttore del Servizio Turistico Regionale di Caltanissetta ci confer-ma poi l’importanza del turismo come opportunità di crescita per il territorio, ma come siano pure necessari una serie di interventi a sostegno di questo. “Tanto più in un periodo di crisi e austerity mondiale, occorre cercare nuove chances di sviluppo e in questo contesto ben si inserisce il turi- “ Si lavora per la riqualificazione dell’offerta turistica della provincia nissena smo: questo rappresenta infatti una chiave di lettura importante per interpretare le istanze di crescita e le vocazioni produttive di un territorio. Per favorire il lancio dell’economia turistica nel nostra realtà occorrerebbe inter- venire in alcuni settori come, ad esempio, viabilità e servizi offerti. Positiva inoltre è stata la crescita registrata negli ultimi anni della qualità e del numero delle strutture ricettive nella provincia nissena che ha permesso un aumento delle presenze di turisti. Un’altra importante opportunità, nel momento in cui diventerà operativa al cento per cento, sarà quella dei Distretti Turistici Regionali che rappresentano un ottimo esempio di sinergia tra pubblico e privato che potrà avere effetti positivi per la riqualificazione dell’offerta turistica”. Un provincia quella nissena che, come ci conferma Cigna, presenta vocazioni turistiche variegate: prettamente storico-archeologico-ambientale al nord e più balneare nella zona sud di Gela e Butera. Tanti sono poi i tesori nascosti magari dentro i musei e le aree archeologiche. “Una nostra scommessa è quella di inventare modalità di fruizione di questo patrimonio diverse dal passato, più agevoli: è quello che stiamo facendo, ad esempio, al Museo Archeologico di Caltanissetta con le iniziative della Settimana della cultura e della Notte dei musei”. 29 30 Maggio www.ilfattonisseno.it VITIGNI SICILIANI. Il Nero d’Avola “padrone” della Trinacria Nero ma non solo Equivoca la denominazione “Calabrese”: è l’errata traduzione in italiano della parola siciliana “calaurisi”, ove nella crasi “calea” vuol dire uva e “aulisi” significa di Avola I o penso, a torto o ragione chissà, che il vino abbia la sua massima espressione in quelle uve che sono originarie del luogo, dette autoctone. In Sicilia hanno iniziato sperimentazioni piantando cabernet sauvignon,merlot,cha rdonnay,fiano,muller thurgau …..ma la nostra è una terra di Nero d’Avola,di inzolia, catarratto, grillo, nerello mascalese e il terreno,i vulcani, il sole parlano chiaro e forte lingua siciliana. Il Nero d’Avola con i suoi 14.000 ettari di superficie vitata è uno dei vitigni autoctoni (cioè nati in loco) più famosi e apprezzati nel mondo. Conosciuto anche con il nome di “calabrese”, si pensava non fosse originario dell’isola. In realtà si tratta di un equivoco oramai appurato: Calabrese è l’errata traduzione in italiano della parola siciliana “calaurisi”, ove nella crasi “calea” vuol dire uva e “aulisi” significa di Avola. E infatti è proprio nel triangolo siracusano EloroPachino-Noto ,cioè nella più calda zona a sud est dell’isola, il territorio storico di elezione di questa varietà di uva. In passato era conosciuto soprattutto perché dava origine a vini da taglio molto apprezzati nelle regioni dell’Italia centro settentrionale, e commercializzato col nome di vino di di Cecilia Miraglia Pachino,ne facevano largo uso anche i francesi perché secondo loro curava i mali, in particolare l’anemia, teoria confermata dal fatto che le uve di Nero d’Avola sono ricchissime di colore e hanno un alto contenuto di zuccheri che permetteva di arrivare anche ad una gradazione intorno ai 15°. Poi durante gli anni ’90 ,una approfondita sperimentazione ha permesso di verificare che impiantando i vigneti ad una certa altitudine, selezionando le viti e allevandole con particolare riguardo, si potevano ottenere uve con un potenziale alcolico meno eccessivo ma con un elevato tenore di acidità. Da allora si sono fatti grossi passi avanti e l’acidità è stata spesso ammorbidita ricavando dei grandi rossi di possente struttura egrande personalità, eleganti, armonici e longevi,soprattutto se terminano il percorso di matura- zione in legno. Questa varietà a bacca nera fornisce da tempo ottimi risultati anche nell’angolo nord-occidentale dell’isola, verso Trapani, sulla costa nord-orientale e anche nella parte centrale più vicina a noi nisseni. Proprio per questa capacità di radicarsi un po’ in tutto il nostro territorio, una ricerca dell’AIS Sicilia avviata nel 2003, mira ad individuare le differenze fra le varie zone,o ad evidenziare una costanza di caratteristiche. E’ di certo complesso, robusto,ma anche decisamente equilibrato e morbido, un po’ come il carattere di noi siciliani,spigolosi e diffidenti ma pronti ad ammorbidirci in un largo sorriso. Checchè se ne dica, non abbiamo un animo bellicoso,altrimenti non avremmo accettato le dominazioni di romani, greci, arabi, fenici, borboni, svevi, inglesi etc etc ……. anzi ne abbiamo saputo trarre giovamento lasciando intatti i segni architettonici del loro passaggio e dando a questi il valore aggiunto della nostra giovialità e ospitalità per tutti coloro che vengono a trovarci. E il Nero d’Avola è così. Il tannino prorompente si fa sentire al primo sorso,ma già al secondo ti sta ammaliando e al terzo ti travolge. Come noi. Il meno conosciuto Nerello mascalese è probabilmente originario della provincia di Catania nella zona di Piana dei Mascali, e dà luogo alla più famosa doc Etna insieme al Nerello cappuccio che però viene prevalentemente coltivato in Calabria. Il Frappato è principalmente conosciuto perché è alla base della nostra unica DOCG siciliana: il Cerasuolo di Vittoria. La Doc Etna la troviamo sia nella versione “rosso” prima citata, sia in quella “bianco”,alla cui produzione partecipa il vitigno Carricante sempre della zona catanese oltre al più conosciuto Catarratto che è uno dei vitigni più antichi Denominazioni di origine: IGT, DOC, DOCG. Sono le garanzie legali dell’origine di un vino proveniente da una zona viticola tipica che sia particolarmente vocata alla produzione del vino stesso. Le caratteristiche dei vini a Denominazione di Origine Controllata sono sancite da un disciplinare al quale i produttori devono attenersi sotto il controllo di organismi istituzionali. La menzione Denominazione di Origine Controllata e Garantita (come il nostro Cerasuolo di Vittoria) è riservata a quei vini ai quali sia stata riconosciuta la DOC da almeno 5 anni e che siano ritenuti di particolare pregio anche per effetto dell’incidenza di tradizionali fattori umani e storici che ne abbiano elevato il valore commerciale a livello nazionale ed internazionale. Ovviamente i disciplinari di produzione della DOCG sono più restrittivi rispetto a quelli relativi all’acquisizione della DOC:per esempio l’esame organolettico (nelle tre fasi visivo, olfattivo e gustativo) oltre ad essere effettuato in fase di produzione (come per le DOC) va ripetuto nella fase dell’imbottigliamento e per ogni partita. Infine la IGT (Indicazione Geografica Tipica) in realtà non è una denominazione di origine vera e propria ma una menzione attribuita a vini prodotti almeno per l’85% in aree geografiche più ampie rispetto alle aree che caratterizzano le DOC e le DOCG. www.ilfattonisseno.it Maggio parazione dei vini Marsala, in unione con un altro vitigno da noi comunemente chiamato Inzolia ma più propriamente conosciuto col nome di Ansonica. Sicuramente non necessita di presentazione il più celebre vitigno Zibibbo ,anche detto Moscato di Alessandria,derivante con buona probabilità dall’Egitto e poi importato dagli antichi romani in Italia. Questa uva dalle molteplici attitudini si presta ad essere vinificata versione secco o dolce ,si mangia facilmente come uva da tavola o dopo essiccamento,e le vinacce vengono anche distillate. Dopo questo excursus possiamo senza ombra di dubbio affermare che la nostra terra ha delle caratteri- della nostra terra e che veniva usato in passato (ma talora anche adesso) come base per la produzione del vermouth. Il Grillo è un vitigno ancora a bacca bianca forse originario della Puglia ma oggi coltivato in estese zona della Sicilia soprattutto destinato alla pre- stiche pedoclimatiche che si prestano alla coltivazione di uve differenti dai profumi forti ,spiccati che danno vita a vini ammalianti ma anche dai profumi leggeri e freschi per vini più beverini. Le sfaccettature di un’unica anima incisiva e tenera al contempo, quella dei siciliani DOCG! 31 Dal sughero al silicone, il tappo cambia “vestito” Aprire una bottiglia di un buon vino e rischiare il classico “sentore di tappo” oppure utilizzare un tappo in silicone ma che non è bello da guardare? A cosa dobbiamo dare priorità, all’estetica o alla praticità? Da sempre, nell’immaginario collettivo, è il tappo di sughero che fa da padrone nel mondo del vino e che costituisce un elemento fondamentale, per l’apprezzamento del prodotto. L’apertura di una bottiglia di vino è quasi un cerimoniale, i grandi ristoranti hanno del personale che si occupa esclusivamente della presentazione di un vino e dell’apertura della bottiglia. Il sughero, quindi, rientra nelle aspettative del cliente e risulta già un metro di giudizio nella valutazione di quel vino. Ma il sughero non è soltanto estetica: il tappo di sughero crea le condizioni per un lento invecchiamento del vino permettendo un piccolo scambio di ossigeno con l’esterno, ammorbidisce i tannini e consente lo sviluppo di aromi estremamente raffinati. Il “sentore di tappo” è dovuto alla presenza di composti organici nel sughero (uno dei quali è il 2,4,6 tricloroanisolo o TCA) che conferiscono al vino sentori di muffa o straccio bagnato, a danno, quindi, dei sentori fruttati o della persistenza aromatica. Per ovviare a tale inconveniente, la tendenza oggi è quella di utilizzare tappi tecnici di sughero o tappi siliconici. I primi offrono l’omogeneità tipica dei prodotti industriali, pur mantenendo inalterate le proprietà del sughero, mi riferisco all’efficacia ed all’estraibilità. Ne esistono diversi a seconda del tipo di vino a cui verrà applicato: per i vini fruttati, ad esempio, viene utilizz a t o il Tappo Tw i n Top con un disco in sughero a e n - ghero con quello di silicone con l’obiettivo di eliminare il “difetto di tappo” è soltanto una scusa. La realtà è che le riserve di sughero stanno terminando e gestire le querce da sughero è un’impresa più che ardua. Infatti, la quercia da sughero ha una vita media di 170 – 200 anni e la qualità del sughero deriva proprio dall’accurata gestione del querceto. Ciò comporta, ovviamente dei costi più elevati che le aziende non sono più disposte a sopportare. E’ anche vero che oggi ci sono tanti tappi in silicone che sono migliori di molti tappi in sughero trambe le estremità e un corpo in agglomerato; oppure il Tappo Spark che, come dice la parola stessa, è adatto a Spumanti e Champagne, ed altri ancora. I tappi in silicone stanno prendendo piede sul mercato sempre più perché assicurano elevate performance qualitative, a livello fisico, chimico ed enologico a prezzi estremamente competitivi. A mio parere, comunque, la sostituzione del tappo di su- oggi sul mercato, ma non mi vengano a dire che lo fanno per il cliente, per evitare il sentore di tappo! Ora, per i vini di pronta beva sono estremamente d’accordo sull’utilizzo del silicone in quanto rispecchia esattamente le mie aspettative. Ma, per gli amanti come me del buon nettare di Bacco, dei grandi vini, per favore, non toglietemi il piacere di aprire la bottiglia e di sentire se…sa di tappo! 32 www.ilfattonisseno.it Maggio