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Naturalmente... TOURING - Consorzio Turistico Mezzana Marilleva

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Naturalmente... TOURING - Consorzio Turistico Mezzana Marilleva
TOURING
25 itinerari culturali
Sommario
Ortisè
Storia e Cultura
La Val di Sole
Pag. 3
In Valle
Itinerari
1 Malé. Il centro storico,
con la Chiesa pievana
ed il Museo della Civiltà Solandra
2 A due passi da Malé
3 Fra le vecchie strade,
le Chiese ed il castello di Caldés
4 Antico e nuovo in val di Rabbi
Il Mulino Ruatti
5 Una passeggiata particolare:
da Croviana a Dimaro
6 Monclassico e Presson,
Pag.
6
7
8
9
10
11
paesi delle meridiane artistiche
7 Il cuore della valle: S. Agata
di Commezzadura e Mezzana
8 Un gioiello da scoprire:
la chiesa di S. Maria a Pellizzano
9 Il castello di Ossana
e il Parco della Pace
10 Il ciclo pittorico di S. Maria
Maddalena a Cusiano
e le chiese in val di Peio
11 I segni d’un passato difficile
a Peio
12 Ai confini del Trentino: il Tonale
Pag. 4-5
12
13
14
15
16
17
Fuori Valle
13 Cles, Tovel e Spormaggiore:
il regno dell’orso bruno
14 Con la nuova strada a Proveis
ed in val d’Ultimo
15 Il santuario di S. Romédio
e l’alta val di Non
16 Castel Thun
Pag.
19
20
21
22
17 Il Museo di S. Michele
e le piramidi di Segonzano
18 Trento, la capitale
del Principato Vescovile
19 Una città carica di cultura:
Rovereto e Castel Beseno
20 L’alto Garda
23
21 Bolzano: non solo ötzi,
l’uomo del Similaun
22 Merano, la culla del Tirolo
27
23 Il giro dei passi: Tonale, Gavia,
Stelvio e Palade
24 Le cantine e distillerie
del Trentino
25 I prodotti del Trentino:
MondoMelinda e i caseifici
29
24
25
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28
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Foto di copertina: Veduta della Val di Sole
Realizzazione: APT Val di Sole
Testi: Fortunato Turrini, Elisa Podetti • Foto di copertina: A. Vigarani
Contributi fotografici: G. Bernardi, A. Dalpez, V. Mariotti, Zotta, De Polo, Risser, Andergassen,
Fraschetti, Simonini, R. Kiaulehn, D. Pedrotti, Archivio APT Val di Sole, Archivio APT Val di Non, Archivio APT Rovereto
e Vallagarina/Carlo Baroni, Archivio di Soprintendenza, Fototeca Ingarda Trentino/P. N. Matteotti
Stampa: Esperia srl - Edizione 2013
2
Altarino votivo
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Storia e cultura
uest’angolo remoto del Trentino, con una
storia millenaria documentata da castelli,
chiese e residenze nobiliari, ha un fascino discreto, che va assaporato con calma. Non è
unicamente lo spettacolo della natura, che
mantiene il suo splendore con le acque correnti, i ghiacciai, le montagne, le selve, i Parchi, a
dare ristoro: anche la cultura ha la sua parte. I
reperti archeologici sono scarsi, vengono custoditi a Trento nel castello del Buon Consiglio;
viceversa, la storia degli ultimi dieci secoli si
può conoscere affidandosi alla testimonianza
degli edifici sacri e delle costruzioni fortificate
presenti sul territorio (Castel Caldés, la Rocca
di Samoclévo, Palazzo Pèzzen a Croviana, Castel S. Michele a Ossana, Palazzo Migazzi a Cogolo). Se questi ultimi parlano di un Medioevo
guerriero ed aristocratico, le chiese traducono
la storia delle popolazioni in linguaggi accessibili ed immediati: affreschi, sculture lignee, altari
riccamente ornati, architetture tipiche delle
valli di montagna. Specialmente per il periodo
tardo medievale e barocco la Val di Sole è uno
scrigno eccellente, del quale vanno scoperti
con curiosità i gioielli. Le distanze da coprire
per raggiungere i paesi della valle sono minime.
In più ci si può servire di mezzi pubblici: autobus di linea ad ore comode, la Ferrovia che da
Trento arriva fino a Marilleva 900 passando per
Malè (tel. 0463 901150); una buona parte della
Val di Sole inoltre è attraversata dalla pista ciclopedonale. Tutto questo facilita l’incontro
con l’anima del territorio. Prima di intraprendere le visite, in particolare delle chiese e delle
cappelle, sarà utile richiederne l’orario di apertura. Parecchi edifici sacri, infatti, sono chiusi
perché in passato hanno subito furti e vandalismi. Ma una telefonata può fornire indicazioni
esatte. Altre zone di grande interesse sono visitabili senza difficoltà (come il Parco della Pace di Ossana o S. Rocco a Peio); tutte facilmente, con un minimo di programmazione.
3
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Malé. Il centro storico,
con la Chiesa pievana ed il
Museo della Civiltà Solandra
sede della Comunità della Val di Sole, si vede la
chiesa settecentesca di S. Luigi (tel. 0463
901192), dedicata in origine a S. Giovanni Nepomuceno patrono contro le inondazioni: l’altare è opera dei Ramus (sec. XVII). Poco distante dalla piazza principale è collocato il Museo della Civiltà Solandra (tel. 0463 901780),
Museo della Civiltà Solandra
dove è allestita una mostra permanente delle
l capoluogo della Val di Sole è una borgata di
tradizioni culturali e lavorative della Val di Sole.
antichissima origine, forse romana. La sua
Le arti del falegname, del fabbro, del contadino,
funzione di “pieve” ecclesiastica è documentata
dell’allevatore, del tessitore, del ramaio sono
dal 1178, ma con ogni probabilità risale alla doillustrate accanto agli ambienti di vita degli anminazione longobarda e carolingia (secoli VIItichi solandri, con un’accurata esposizione di
IX). Malé riveste notevole importanza, sia coattrezzi originali e la ricostruzione dei luoghi di
me centro commerciale e turilavoro. Al centro del Museo è
stico che come nodo di comuniconservata la stùa, la camera focazioni (Ferrovia Trento-Maléderata in legno tipica delle case
Marilleva). Il suo aspetto si casolandre. Una sezione del museo
ratterizza per un ordine urbaniè dedicata al grande prete micostico di tipo “cittadino” davvero
logo Giacomo Bresadola. Ai
particolare per le valli alpine. La
margini del paese, in direzione
chiesa dell’Assunta si trova al
della località per passeggiate Recentro del paese, in una piazza
gazzini, è possibile visitare la “seadibita per secoli a sagrato e cigheria veneziana” nei mesi di lumitero: una snella edicola, dediglio e agosto: splendida struttura
cata a S.Valentino, precede la
del 1770, recentemente ristrutfacciata romanico-gotica della
turata ed in concessione al cochiesa pievana. Il protiro, con
mune, è utilizzata per piccoli laPieve di S. M. Assunta
agili colonnine, è di fattura rinavori di segheria e soprattutto
scimentale (1531). L’interno preper l’attività didattica, in quanto prezioso testisenta tre navate. Alle pareti e nel presbiterio
mone della cultura delle genti di montagna.
campeggiano gli affreschi del pittore veronese
Pino Casarini. I due altari lignei a fianco del
Malé
presbiterio hanno il classico stile solandro di
epoca barocca; degno di nota è il pregevole
pulpito dell’intagliatore locale Giandomenico
Bezzi (1670). La tela della Natività di Maria è
opera di Martin Teofilo Polacco (1614). Nella
navata di sinistra si trova l’imponente fonte
battesimale, che per secoli servì tutti i paesi
della bassa valle, compresa Rabbi. Alla periferia
occidentale di Malé, incorporata nella attuale
I
6
A due passi da Malé
Malé-Samoclevo: km. 4,5
Malé-Bolentina: km. 5
Rocca di Samoclevo
I
l tratto finale del torrente Rabbiés fin dal XIII
secolo ha favorito al Pondàsio l’attività dei mugnai e dei fabbri. Rimangono rovine di mulini e
funziona ancora una vecchia fucina, in cui la forza
dell’acqua muove la forgia e il maglio e la lavorazione del ferro è attuata con i metodi tradizionali (Centro Studi Val di Sole tel. 0463 901780 349 5509702; Pro Loco Malè 0463 901103#225).
È la fucina Marinelli, ultima superstite di una serie di macchine ad acqua che comprendevano
anche numerosi mulini; oggi l’apertura della fucina è garantita da una collaborazione tra amministrazione comunale e Centro Studi. Salendo la
via dal Pondàsio a Magràs, da visitare è la chiesa
dei Santi Egidio e Marco, edificio quattrocentesco con preziosi altari in legno dipinto e dorato.
Oltre Magràs, più in alto, le poche case di Arnàgo
sono raggruppate attorno alla cappella di S. Romedio consacrata nel 1628. Ai piedi della frazione sorge il convento dei Cappuccini da sempre
centro di aggregazione e spiritualità. Esso fu costruito agli inizi del 1900 dopo il rovinoso incendio che nel 1892 a Malé aveva
devastato la precedente
casa dei religiosi. Non
lontano, in mezzo ai
frutteti, occhieggia
Terzolàs. Al centro
del paese spicca fra le
altre la grande dimora nobiliare dei Malanotti, detta “Torrac-
cia”; elevata agli inizi del XVI secolo, ha caratteristici sporti angolari e grandi ambienti con affreschi. La chiesa di Terzolàs, considerata “una delle
più belle della valle” da Brentari, risale ai primi
del ‘800 (tel. 0463 901288) ha linea tardo barocca e pitture di artisti locali. Più in alto dell’abitato
di Samoclévo, piccola frazione di Caldés raccolta
presso la chiesa di S. Vigilio, si intravedono i ruderi della Rocca. Dell’edificio primitivo rimangono solo la cortina muraria sbrecciata ed il possente mastio a pianta quadrata. Anteriore al XIII
secolo, controllava la strada imperiale della Val di
Sole, che correva più a monte dell’attuale. Nel
Quattrocento il complesso venne ereditato dai
conti Thun e nel 1525 durante la “guerra rustica” subì l’assalto dei contadini, senza però venire
espugnato. Da Malé, per strada ad ampi tornanti,
è possibile raggiungere i villaggi di Bolentina e
Montés (1200 m. s/m), di origine medievale. Oltre al magnifico paesaggio, è da vedere la romantica chiesa di S.Valentino databile al 1500 (aperta
durante le funzioni religiose).
La Torraccia a Terzolàs
7
Fra le vecchie strade, le
chiese ed il castello di Caldés
Malé-Cavizzana, attraverso le frazioni di Caldés: km. 10,5
alla strada di valle, con la chiesa di S. Tommaso
(sec. XV); più in alto è S. Giacomo - anticamente
Solàsna - che accanto a solide abitazioni rurali
presenta il gioiello della sua chiesa (tel. 0463
901515). Nell’edificio sacro fanno bella mostra
due altari lignei dorati del XVII secolo, opere della famiglia di intagliatori Bezzi di Cusiano.
Castel Caldés
S. Giacomo fa parte del complesso di paesini che
l paese di Caldés si annuncia con tre campanili.
la tradizione solandra denomina “le capèle”. Sono
Il più antico si trova in piazza e risale al XIII
dislocati lungo la viabilità principale del territorio
secolo; fa quasi da sentinella ad una
e mostrano alcune chiese antiche
via che taglia in due il centro del
come quella dei SS. Pietro e Paolo a
villaggio. La strada “dei cavalieri”
Bozzana, o dell’Annunciata a Borè caratteristica per alcune vecdiana. Sul versante opposto della
chie costruzioni, un tempo abitavalle c’è il villaggio di Cavizzana: la
te da famiglie della nobiltà rurachiesa è dedicata a S. Martino (tel.
le del luogo; stemmi e portali in
0463 901515) e vanta quattro alpietra fanno da testimoni di
tari, tutti di pregevole fattura attritempi feudali, a cui riporta debuiti parte ai Ramus e parte ai
cisamente il castello al margine
Bezzi, che avevano bottega in alta
orientale di Caldés. Il castello,
Val di Sole nei secoli XVII e XVIII.
di proprietà della Provincia AuA Cavizzana, nei pressi del Noce,
tonoma di Trento e attualmensi trova anche l’incubatoio gestito
te in fase di restauro, venne edi- Chiesa di S. Giacomo
dall’Associazione sportiva Pescatoficato nel 1230 da Ribaldo da
ri solandri (tel. 0463 750885): una
Cagnò e si ampliò nei secoli successivi. Nel 1464
struttura nella quale sono allevate le trotelle che
venne ereditato dai potenti signori da Thun.
vengono rilasciate nei laghi e nei fiumi della valle.
All’interno mostra grandi sale, una lunga scalinata
È raggiungibile appena dopo il ponte sul Noce,
in pietra e la celebre “Stanza di Olinda”, all’esterscendendo sulla sinistra lungo la pista ciclopedono vi è annessa una cappella affrescata nel 1629
nale.
da Elia Naurizio con le Storie della vita di Maria.
Dall’altra parte del paese sorge la chieIncubatoio di Cavizzana
setta di S. Rocco, edificata dopo la
peste del 1510, con preziosi altari lignei del ‘600. Oltrepassato il paese,
per strada comoda (km. 1) si può
scendere alle “Còntre”, tranquilla località attrezzata sulla destra del Noce che qui scorre meno impetuoso
del solito. Da Caldés è agevole raggiungere i paesini inerpicati sul versante al sole. Cassana è vicinissima
I
8
Antico e nuovo
in val di Rabbi
Malé-Somrabbi-Terme di Rabbi-Ragaiolo: km. 20
I masi di Valorz
L
aterale della Val di Sole, con imbocco agevole
presso Malè, la Val di Rabbi si insinua fra i
monti per 19 km e mantiene la fisionomia selvaggia di altri tempi. Selve di conifere lambiscono i
piccoli centri abitati, cui si aggiunge una miriade
di masi sparsi e una straordinaria ricchezza di acque. Più tirolese che trentina, la Val di Rabbi venne popolata a partire dal XIII secolo dalle genti
dei vicini paesi della bassa Val di Sole. Il dialetto
rimane quello arcaico e la cultura tradizionale è
ben conservata. Gli insediamenti storici sono
Pracorno, S. Bernardo e Piazzola; ma le frazioni
sono una miriade e custodiscono una delle ricchezze paesaggistiche più originali: centinaia di
masi punteggiano i prati e danno visivamente l’idea di una cultura che ha saputo sposare l’utile
ed il bello. S. Bernardo ha una chiesa recente (tel.
0463 985126), ma inserita in modo esemplare
nell’ambiente; vi si conservano opere che risalgono ai secoli XV-XVIII. Una manciata di chilometri
più avanti è notevole il complesso delle Terme
(tel. 0463 983000), che affidano la loro fama alle
proprietà curative dell’acqua conosciuta fin dall’inizio del Seicento. Alle spalle del centro termale
funziona ancora una settecentesca “sega veneziana”: siamo già nel Parco Nazionale dello Stelvio
(tel. 0463 746121). Altre strutture del Parco che
meritano una
visita sono il
Le Terme
Caseificio-Museo di Somrabbi, che ospita gli
strumenti tradizionali della lavora-
zione del latte, nonché il Centro Visitatori di Stablet: posto a soli 10 minuti di cammino da Malga
Stablasolo, comodamente raggiungibile durante
l’estate con uno speciale bus navetta; il Centro è
un punto informativo interamente dedicato alla
marmotta, simpatico roditore che popola numeroso i pascoli del Parco. Inoltre al parcheggio del
Coler si trova un parco giochi davvero particolare e perfetto per i più piccoli che possono godere di un ambiente pulito e incontaminato.
Il Mulino Ruatti
A
ll’inizio della valle, appena prima dell’abitato
di Pracorno, ci si imbatte nel Mulino Ruatti
(Info tel. 0463 985048), vero e proprio museo
dell’arte molitoria in Val di Rabbi. Lo storico opificio venne fondato agli inizi dell’Ottocento e rimase attivo fino alla metà del secolo successivo.
Acquistato nel 1989 dalla Provincia Autonoma di
Trento e quindi recuperato e restaurato è oggi
uno dei pochi esemplari ancora funzionanti; museo vivo che propone Mulino Ruatti
gli autentici ambienti di
lavoro e di vita familiare e un apparato molitorio in ottime condizioni. È prezioso
testimone di
un’arte antica e
di stili di vita ormai
scomparsi. All’interno si
possono visitare gli ambienti familiari: la “stùa”
(camera da letto) sobriamente rivestita in legno,
la cucina con l’antico focolare aperto, la corte
d’ingresso, la stalla con le mangiatoie, la cantina, la
sala della molitura. Il mulino, visitabile nel periodo
estivo e su prenotazione in altri periodi, è oggi
luogo di promozione culturale, con un’ampia sala
utilizzabile per mostre e conferenze.
9
Una passeggiata particolare:
da Croviana a Dimaro
Malé-Carciato: km. 5,5
974158), con notevoli altari barocchi. Monclassico e Presson, i paesi che formano il comune,
hanno acquisito negli ultimi anni fama nazionale
come “paesi delle meridiane artistiche” (vedi a
pag. 11). A Pressón, i portali con gli stemmi in
pietra testimoniano la nobiltà di alcune famiglie;
la chiesetta, che risale al 1630, presenta in una
Altare Chiesa di S. Lorenzo a Dimaro
cappella laterale un sontuoso altare barocco di
scendo da Malé in direzione Tonale, la strada
splendido impianto. Dopo aver attraversato il
pianeggiante conduce a Croviana (km 1,5),
Noce si raggiunge Dimaro (km 1), importante
villaggio di lontanissime origini, centro importancentro turistico che apre la strada verso Campite nel Medioevo perché vi confluivano le “deciglio e la Val Rendena. La Casa del Dazio, tenuta
me” pagate dai solandri al Prindai nobili de Mazzis, era il pascipe Vescovo di Trento. All’insaggio obbligato e là si pagavagresso del paese si impone il
no le tasse doganali. Nella chiepalazzo dei Pèzzen (piccola nosa di S. Lorenzo (tel. 0463
biltà originaria della Valtellina,
974118) si trovano affreschi del
qui giunta al tempo dello sviluptardo ’400, raffinata opera dei
po delle miniere di ferro del
Baschènis e ricchi altari barocXV secolo). Accanto, la raccolta
chi in legno opera preziosa di
chiesa di S. Giorgio, (tel. 0463
Domenico Bezzi e Giovan Bat901192) mostra due altari lignei
tista Ramus. Recenti lavori di
di ottima mano (sec. XVII); uno
restauro hanno messo in luce
si trova nella cappella gentilizia
l’antichità del sito, addirittura
dei Pèzzen, edificata ed affre- Casa del Dazio a Dimaro
altomedievale, peraltro già indiscata intorno al 1613. Da Crocata da un importante framviana una stradina fra i prati (km 1,5) porta a
mento di pittura carolingia collocato sopra la
Monclassico, altro villaggio antico (risale alla seporta della sagrestia: si tratta di uno dei più anticonda età del ferro). Vi sono in paese alcune dichi frammenti pittorici del Trentino. La passeggiamore signorili (come quella dei Valenti) e angoli
ta può concludersi a Carciàto, frazione di Dimatardo-medievali (“i pòrteghi” e Amblài). Le case
ro, tranquillo villaggio di contadini con grandi casono dominate dalla chiesa di S.Vigilio (tel. 0463
se rurali ed una chiesetta del XV-XVII secolo.
U
Chiesa di Monclassico
10
Monclassico e Presson, paesi
delle meridiane artistiche
Malé-Monclassico: km. 2
Monclassico
I
n centro alla Val di Sole sorgono Monclassico
e Presson, i “paesi delle meridiane artistiche”
noti a livello nazionale ed internazionale.
Quello degli orologi solari è un progetto culturale che è diventato negli anni una risorsa per il turismo: merito dell’Associazione “Le meridiane” che
nel corso di dieci anni ha chiamato 50 artisti da tutta Italia
e in qualche caso anche
dall’estero per la realizzazione di altrettante meridiane sugli edifici dei due
borghi solandri. Si tratta di un vero e proprio
museo a cielo aperto dedicato al territorio, all’arte
e al tempo. Questo ricco
percorso si può sperimentare lungo
tutto l’anno, ma in particolare nel corso della
stagione estiva: una serie di visite guidate introdurranno il visitatore nel variopinto mondo
dell’arte, ma anche alla scoperta del funzionamento degli orologi solari. Tante sono le curiosità che cattureranno l’attenzione: meridiane a
specchio, capaci di indicare l’ora anche se rivolte
a nord; orologi panoramici, come quello collocato nella piazza della Fontana, che usa la linea delle montagne come un enorme quadrante su cui
leggere le ore, capace di dire ogni giorno il punto di levata e di tramonto del sole; meridiane “a
uomo” in cui lo gnomone deve essere spostato
in base alle stagioni per segnare l’ora esatta.
E poi, non mancano orologi solari realizzati con
le tecniche e i materiali più diversi: scolpite, dipinte, incise su vetro e con applicazioni in ceramica, metalliche e addirittura fossili. Nella seconda metà di luglio, inoltre, si tiene la “Settimana
delle meridiane” con la possibilità di vedere e
conoscere gli artisti all’opera e assistere ad una
grande festa in piazza di presentazione dei nuovi
orologi solari. Ma non solo: ogni anno viene pubblicato un volume che racconta e raccoglie le
opere dell’anno precedente e approfonditi saggi
su un tema culturale legato alla valle: le meridiane, naturalmente, e poi gli affreschi votivi e i portali artistici. Un progetto che sta
per essere ancora più
ampliato e arricchito
con la realizzazione di
un nuovo percorso
informativo: l’incontro tra tempo, memoria e arte si arricchirà così di ulteriori significati culturali
legati al territorio.
Informazioni:
Segreteria Associazione culturale
“Le Meridiane” tel. 340 5408958
Ufficio Informazioni APT Malè tel. 0463 901280
11
Il cuore della valle:
S. Agata di Commezzadura
e Mezzana
Malé-Mezzana: km. 10,5
Chiesa di S. Agata
P
osta a metà valle, la Commezzadura abbraccia
un gruppo di villaggi dal nome antico; alcuni sono preromani, altri medievali: Deggiano, Mastellina,
Mestriàgo, Almazzàgo, Piano. Ciascuno ha la sua
chiesetta di cui va fiero. La più importante fra tutte
è S. Agata che sorge a breve distanza dalla strada di
valle. Come dimostrano i frammenti pittorici romanici scoperti nei recenti restauri sulla parete
meridionale, la chiesa risale al XIII secolo ed ha
pianta asimmetrica. Si annuncia con un grande S.
Cristoforo, affrescato nel 1495 sulla fiancata che dà
verso la strada. Nel presbiterio e sull’abside Simone Baschènis, che apparteneva ad una famiglia itinerante di pittori del XV-XVI secolo, dipinse a fresco figure bibliche e la storia di S. Agata, patrona
della chiesa (tel. 0463 974174). Di grande pregio
sono anche i tre altari di legno intagliato e dorato;
fra le statue dei santi di squisita fattura è bellissima
la Madonna tardo-gotica. A Mastellina sorge la
chiesetta di S. Antonio abate, che conserva affreschi bascheniani di fine ‘400 ed un altare prezioso
con tre statue del XV secolo di scuola bolzanina
(Madonna fra S. Antonio e S. Giovanni Battista). A
breve distanza dalla chiesa si trova la casa dei
Guardi. Famiglia iscritta ai ranghi della nobiltà rurale, come testimonia lo stemma sopra il portale
Mastellina
12
d’ingresso, divenne famosa per i suoi artisti: Gianantonio, Maria Cecilia -maritata al celebre pittore
veneziano G. Battista Tiepolo- e Francesco. Emigrati a Venezia, aprirono una bottega d’arte e qui
eccelse l’arte di Francesco, che espresse il suo genio pittorico nelle “vedute” della laguna veneta e
documentò i momenti più salienti della vita veneziana durante il ‘700. Piano è l’ultimo paese della
Commezzadura. Nella chiesetta di San Giuseppe
sono presenti pregevoli altari lignei. Da Piano, dopo un paio di chilometri, si raggiunge Mezzana,
centro del turismo invernale e della canoa. In paese la chiesa conserva preziosi altari del ‘600 (tel.
0463 751138). Salendo per una ventina di minuti
oltre Mezzana, si incontra Roncio, balcone panoramico sulle montagne e sulla valle. È
un minuscolo villaggio quasi disabitato,
con la sua cappella dedicata a S. Romedio e S. Barbara: l’altare, molto ornato,
è opera seicentesca dei Ramus e
dei Bezzi. Da Roncio si può ancora salire, raggiungendo i masi della montagna, “eredi della
solitudine”. Proprio di
fronte a Roncio, dall’altra
parte della valle, ecco
Marilleva 900, stazione
di partenza della ferrovia elettrica.
Proprio a servizio degli
importanti impianti sciistiLa Chiesa di Mezzana
ci, nel 2007 è stata inaugurata nella frazione di Daolasa, a poca distanza dal
municipio, la stazione di partenza della cabinovia
che porta sulle piste della Val Mastellina. Un collegamento di fondovalle che permette di scendere
dal treno e subito salire sulla cabinovia arrivando
direttamente sulle piste da sci del comprensorio
Folgarida-Marilleva-Madonna di Campiglio-Pinzolo:
ben 150 km di piste al cospetto dell’eccezionale
scenario delle Dolomiti di Brenta.
Un gioiello da scoprire: la
chiesa di S. Maria a Pellizzano
Malé-Pellizzano: km. 15: Pellizzano-Menàs: km. 7
Chiesa di S. Maria a Pellizzano
N
ell’alta Val di Sole, lungo il torrente Noce, si
incontra uno degli esempi più significativi di
arte sacra della valle: la chiesa della Natività di
Maria di Pellizzano (tel. 0463 751138) caratterizzata da una notevole ricchezza di apparati decorativi.
Essa è inserita in un’area urbana di notevole valore storico, risalente al tardo Medioevo ed al Rinascimento, contrassegnata da case signorili e da
stemmi sopra i portali in pietra. L’edificio sacro è
stato affrescato da generazioni successive di artisti. Tra tutti spiccano i Baschenis, che tra il XV e il
XVI secolo decorarono sia il protiro che la parete d’ingresso della chiesa. Il nucleo più prezioso è
costituito dai cinque altari finemente scolpiti e
dorati, con le loro antiche pale. In testa alla navata sinistra si trova l’altare dei Disciplini, con un
affresco di C. Vallorsa (1571), definito a ragione
da Rasmo “il Raffaello della Valtellina”. La chiesa di
Pellizzano è ricca di arredi preziosi: reliquiari,
cancellate lignee (1626),Via Crucis, oltre a calici e
croci astili di grande valore. All’esterno della
chiesa, in una nicchia rinchiusa da una raffinata
cancellata in ferro battuto, si venera la statua tardo medievale
della Madonna col Bambino, detta anche “Madonna degli annegati”: il suo culto è
testimoniato da
molte leggende.
A sei chilometri da Pellizzano la strada
conduce con alcuni tornanti al laghetto dei Caprioli di Fazzón (m 1301 s/m), scenografico specchio d’acqua e punto di partenza per escursioni
più impegnative sulle montagne circostanti. Prima
di arrivare al lago, una visita va resa al centro visitatori della “Malga Bassa”, un luogo dove grandi e
piccoli possono scoprire la fauna e la flora della
montagna. L’altro
versante della valle,
sul pendio soleggiato, è sparso di villaggi assai caratteristici,
collegati al fondovalle da una buona viabilità. Si incontra
dapprima Claiàno,
che ha una cappella
ottagonale del ‘700;
quindi Termenàgo
che vanta due chiese
(una gotica, l’altra
neoclassica). Più in alto c’è il paese di Castello, con
la chiesa di S. Donato del XV secolo. Ortisé (a m
1479 s/m) diede i natali all’illustre micologo don
Giacomo Bresadola (1847-1929) ricordato con
una statua presso la cappella di S. Cristoforo. Il villaggio più in alto è Menàs (m 1517), con poche case vicine alla chiesetta di S. Rocco. La montagna
che sovrasta tutti questi paesini è splendida per visioni e per la tranquillità che riserva. Avendo
tempo a disposizione, merita incamminarsi
verso la Malga Monte (sul sentiero
che porta alla Val di Rabbi superando il Passo Valletta
di m 2684) o verso
Malga Pozze, incorniciata da cime
che sfiorano i
3000 metri.
Castello
13
Il castello di Ossana
e il Parco della Pace
Malé-Ossana: km. 16,5
Castello di S. Michele
I
n Val di Sole i castelli sono rari (Caldés e Ossana seguiti dai palazzotti di Croviana e Cógolo):
ciò deriva da una forte tradizione di indipendenza
della popolazione e dall’attenta vigilanza che i Principi Vescovi di Trento ebbero su quest’area di confine. Le affascinanti rovine del castello di San Michele di Ossana, da poco restaurato, risalgono all’inizio del Quattrocento, quando i feudatari camuni
de Federici lo riedificarono completamente. Ma di
un castello si parla già nel 1191 e addirittura, recenti indagini archeologiche hanno permesso di ritrovare reperti dell’Età del Bronzo e altri dell’età
altomedievale. Per qualche tempo, a cavallo fra
’800 e ’900 fu comproprietaria del maniero Bertha
von Suttner, Premio Nobel per la pace nel 1905. La
posizione del castello è formidabile: uno sperone
di roccia quasi inaccessibile da tre lati fa da base
alla costruzione. Il mastio quadrangolare è punto
di riferimento visivo per tutta l’alta Val di Sole. Nel
paese di Ossana, pieve medievale, c’è la chiesa di S.
Vigilio (tel. 0463 751214), il vescovo che tra il IV e
il V secolo portò il Cristianesimo in Trentino: la facciata è arricchita da un protiro rinascimentale;
all’interno sia l’altar maggiore che il pulpito sono
opere dei Ramus che con il Lenner ed i Bezzi formavano scuole di scultura lignea di grande importanza per le valli del Noce; le ancone barocche,
oggi vanto di molte chiese, sono state scolpite e
dorate nelle loro botteghe. Nel centro storico di
Ossana una casa cela un tesoro artistico nascosto:
è la “casa degli affreschi”, riscoperta pochi anni fa,
si presenta ricca di dipinti a carattere sacro e profano risalenti al XV secolo. La casa, non visitabile,
attende un progetto di restauro ed ogni anno, da
14
fine novembre ad inizio gennaio, viene allestito, al
piano terra, un presepe che fa parte della grande
esposizione di Presepi nelle vie e nelle androne del
paese, che attira moltissimi visitatori.
Degna di essere menzionata è anche la vecchia canonica che sorge isolata su una piccola altura alle
spalle dell’abitato. Essa racchiude una stanza interamente rivestita in legno intagliato con abbondanti motivi ornamentali e dipinti su tela con le relative cornici. La “stùa” venne commissionata nel
1740 dall’arciprete Rovereti. Visitabile a richiesta
(Municipio tel. 0463 751363).
Suggestiva, in estate, la
La Chiesa
di S.Vigilio
passeggiata “Percorso
a Ossana
dei fiori” che si snoda
tra gli scorci del paese
partendo dall'orto botanico per arrivare fino
al Castello di San Michele.
Una frazione di Ossana
porta ancora il nome di
Fucine: buona parte del
minerale di ferro estratto in Val di Sole veniva
qui fuso e lavorato da
maestranze lombarde,
che influenzarono anche la parlata della popolazione locale. Poco a est
del paese, ai piedi di una chiesa del ‘700, si allarga
l’ex cimitero di guerra austro-ungarico, che diede
onorata sepoltura a più di 1400 soldati periti sul
fronte del Tonale durante il primo conflitto mondiale. Quel pianoro, su cui sorge il monumento al
Kaiserschütze di Othmar Schrott- Vorst (1917),
ora è diventato Parco della Pace, in segno di fraternità dei popoli. Da Ossana una comoda passeggiata conduce nella località di Val Piana. La vista è
suggestiva, perché alle spalle giganteggiano le vette
del gruppo Ortles-Cevedale (con il Vioz m. 3645),
mentre di fronte si apre lo scenario del Gìner (m.
2955), che continua il gruppo della Presanella.
Il ciclo pittorico di S. Maria
Maddalena a Cusiano
e le chiese in val di Peio
Malé-Cusiano-Comàsine-Pegaja: km. 27,5
Chiesa di S. Maria a Cusiano
N
on distante da Ossana, sulla strada che porta in Tonale, si stende tra il fianco della montagna ed il Noce la frazione di Cusiano, di origine
assai antica (sul soprastante Dos
Casteler furono rinvenute le tracce dell’Età del bronzo). Nel centro del paese spicca la preziosa
chiesetta dedicata a S. Maria Maddalena (tel. 0463 751214). Preceduta da una singolare cappella in
forma di edicola aperta dedicata a
S. Rocco, patrono degli appestati,
racchiude nell’interno un ciclo di
affreschi dipinti alla fine del 1400
da Giovanni e Battista Baschènis,
pittori provenienti da Averara in
alta Val Brembana (Bergamo). Vi
sono raffigurati, in toni narrativi
popolari ma nello stesso tempo
accattivanti, su riquadri con didascalie in italiano
del Quattrocento, gli episodi più significativi della vita di Santa Maddalena e dei suoi
congiunti Lazzaro e Marta. Le
chiavi di volta all’incrocio
con i costoloni
presentano gli
stemmi di Trento, dei Tirolo e
dei de Federici di Ossa-
Chiesa di S. Lucia
a Comasine
na, signori del castello di San Michele. Lasciata la
strada del Tonale qualche centinaio di metri più
avanti di Cusiano, ci si inoltra in Val di Peio; in
fianco sinistro - però sulla destra del Noce - si
sale a Comàsine, un tempo famosa per le miniere
di ferro. Dal paesino una stradicciola porta alla
spianata dove sorge la chiesa di S. Lucia (tel. 0463
754042). È una località suggestiva: l’edificio sacro
domina il vecchio cimitero e offre una visione panoramica sulle alte cime. I tre ricchi altari della
chiesa cimiteriale di S. Lucia, risalente al XV-XVI secolo, donati
forse dai minatori, sono ora custoditi nella chiesa di S. Matteo in
Comàsine e vengono concordemente ritenuti fra i più preziosi di
tutta la Val di Sole. Ritornati sulla
strada di valle, si prosegue per
Celledizzo. Al campanile della parrocchiale è addossata la cappella
di S. Antonio, interamente ornata
dagli affreschi dei Baschènis che
risalgono al 1473 (tel. 0463
754042). Quasi confinante con il
villaggio troviamo l’abitato di
Cógolo, con la antica chiesa dei
Santi Filippo e Giacomo abbellita esternamente
dagli affreschi di G. A. Valorsa (1643) ed il palazzotto dei nobili Migazzi. Originari dalla Lombardia, si stabilirono in paese verso la metà del 1400.
Il più noto dei Migazzi fu il cardinale Cristoforo
(1714-1803), vescovo di Vienna per 46 anni. Lungo la strada che conduce a Malga Mare, punto di
partenza di escursioni verso il gruppo OrtlesCevedale, poco oltre Cógolo, ci si imbatte nella
chiesetta di Pegaja, anteriore al 1500, unico resto
del paesello omonimo, distrutto forse da una frana nel XV secolo. Sulla parete esterna campeggia
S. Cristoforo, patrono dei viaggiatori e protettore contro la morte improvvisa per chi lo guarda
con devozione.
15
I segni d’un passato
difficile a Peio
Malé-Peio-Forte Barba di Fior: km. 32,5
Cimitero di S. Rocco
I
l paese di Peio merita davvero una visita. Il villaggio, di origine preistorica, si presenta come
un balcone panoramico eccezionale, da cui la vista può spaziare fino al gruppo di Brenta. All’ingresso del paese è visitabile l’Area faunistica (tel.
0463 753106), che permette di osservare da vicino i pacifici abitatori del Parco Nazionale dello
Stelvio, fra cui cervi e caprioli. Qui non è difficile
ammirare il volo planato dell’aquila reale e del
gipéto, specialmente se con la funivia si sale ai
piedi del massiccio innevato dell’Ortles-Cevedale,
alla base del Vióz (m 3645). A Peio Paese, di recente apertura, si trova il Museo della Guerra
Bianca “Peio 1914-1918 - La guerra sulla porta”
(Info tel. 348 7400942). Esso raccoglie libri, cimeli,
documenti, fotografie, armi, testimonianze della
vita dei soldati in quota e di quella delle popolazioni civili stremate dalla guerra. A pochi minuti
dal paese di Peio un colle alberato - il Dosso di S.
Rocco - fa da scrigno alla cappella del santo patrono degli appestati (inizi del 1500) e al cimitero
austro-ungarico. Qui vennero inumati più di cento soldati di varie nazionalità, deceduti nelle battaglie della prima guerra mondiale (1914-1918)
sul fronte vicinissimo di quella che fu chiamata
“guerra bianca”. Una grigia piramide di pietra, elevata nel 1916, è monito contro ogni conflitto. Qui
recentemente, sono stati sepolti i resti di alcuni
soldati austroungarici morti sul monte San Matteo (m 3684) nel corso di due spaventose battaglie combattute nell’autunno del 1918, a guerra
ormai finita. Ogni anno una cerimonia carica di
suggestione ricorda le vittime di quella e di tutte
le altre guerre.
16
Da S. Rocco, all’imboccatura della Val del Monte,
si intravedono i ruderi di un fortilizio risalente ai
primi del ‘900: è il Forte Barba di Fior, facilmente
raggiungibile lungo la strada che si inoltra verso
la diga di Pian Palù. Deviando per un sentiero che
attraversa il Noce, ci si inerpica fino alla massiccia
costruzione militare. Peio non conserva soltanto
ricordi bellici: nella chiesa di S. Giorgio si vedono
bellissimi altari lignei, scolpiti e dorati (il maggiore
è del ‘500). Sul campanile appare il gigantesco S.
Cristoforo affrescato dai Baschènis nel 1484,
esempio della grande maestria di artisti lontani
nel tempo e della salda devozione del popolo solandro. Accanto, il caseificio turnario, l’ultimo del
Trentino, è pronto a deliziare il palato con il burro e il formaggio preparato dal latte di vacche,
pecore e capre. Peio Fonti è una rinomata località turistica estiva ed invernale; famose le sue Terme, frequentate fin dal XVII secolo, aperte tutto
l’anno. A circa 3 km da Peio, raggiungibile con comoda passeggiata, Malga Talè è stata recentemente ristrutturata ed ospita un originale e avveniristico percorso tematico interamente dedicato ai
Tetraonidi (come il gallo cedrone e il forcello) e
alle loro complesse strategie di adattamento
all’ambiente. Ritornando poi a valle, nel piccolo
abitato di Strombiano è assolutamente da visitare
Casa Grazioli (Info tel. 0463 754345), abitazione
rimasta come era nell’Ottocento, residenza contadina povera ma dignitosa, nucleo centrale
dell’Ecomuseo della Val di Peio “Piccolo mondo
alpino”, progetto che racconta la vita e la cultura
di questa valle di montagna.
Forte Barba
di Fior
Ai confini del Trentino:
il Tonale
Malé-Tonale: km. 33
Il Forte Strino
A
pochi chilometri da Ossana, ecco Vermiglio,
ultimo comune ad Ovest della Val di Sole.
Formato da quattro frazioni, è un paese che ha
conosciuto la deportazione totale degli abitanti
verso l’Austria nell’agosto del 1915 ed è risorto,
distrutto dai bombardamenti, dalle sue rovine.
Nella chiesa di S. Stefano (tel. 0463 758139) si
ammira una seicentesca ancona lignea policromata della bottega dei Ramus. Alle pareti della navata
sono appesi i quadri di una moderna ed originale
Via Crucis, che narra per immagini la storia di
Vermiglio. Le frazioni di Pizzano e Cortina sono
addensate intorno alle loro cappelle. Domina
dall’alto gli abitati la piccola chiesa di S. Caterina,
edificata sul Dosso omonimo nel XV secolo. Si
data alla stessa epoca la grande casa del Dazio,
dove i funzionari del Principe Vescovo di Trento
riscuotevano nei secoli le tasse di dogana. Da visitare il nuovo Museo della Guerra (tel. 0463
758200): ospitato presso il Polo Culturale di Vermiglio, contiene armi e oggetti della dotazione
personale dei soldati, materiali della guerra in
montagna e innumerevoli, foto e documenti, preziosi cimeli provenienti dalla raccolta di Emilio
Serra, appassionato recuperante locale di reperti
bellici e di testimonianze relative alla Grande
Guerra.
Oltrepassati i paesi di Cortina, Fraviano e Pizzano, mediante una strada che risale arditamente la
montagna, si giunge al passo del Tonale a confine
con la Valcamonica in Lombardia. Il toponimo
“Tonale” è il più antico della valle ed è attestato
in un capitolare di Carlo Magno del 774. Il passo,
vegliato dall’antico ospizio di S. Bartolomeo, ora
trasformato in albergo, ha segnato per millenni
uno storico confine, fino alla prima guerra mondiale, combattuta quassù fra italiani e austro-ungarici. A partire dal 1860 il governo imperiale intraprese la costruzione di forti di difesa: nacquero così Forte Pozzi Alti (o Presanella), Forte
Velón, Forte Mèro, Forte Strino e Forte Zaccarana. Disposti a tenaglia e ben armati, resero un
buon servizio: più che la guerra furono i “recuperanti” (i cercatori di metalli fra le due guerre) a
ridurli in rovina. Il più celebre è Forte Strino (tel.
0463 758200), dal 1998 centro espositivo e di ricerca di grande importanza per la storia della
prima guerra mondiale in Trentino. Dal Passo si
può salire con cabinovia al ghiacciaio Preséna
(Info tel. 0364 92066), dove si può sciare non solo in inverno, ma anche in tarda primavera. Infine,
a Passo Paradiso, a oltre 2600 metri di quota, la
comoda cabinovia conduce al nuovissimo allestimento della “Galleria Paradiso”, in cui si possono
ascoltare i suoni e le voci della Guerra Bianca.
L’allestimento multimediale è realizzato in una
galleria scavata dai soldati al confine tra l’Impero
Austro-ungarico e l’Italia, ora utilizzata come
percorso espositivo e informativo di grandissima
suggestione, dove i reperti si collocano nelle atmosfere della guerra di allora. Nella zona circostante, è stato realizzato un percorso storicoescursionistico di visita al sistema fortificato dei
Monticelli, perno dello schieramento difensivo
del Tonale.
“Spettacolo” a Forte Strino
17
Ferrovia Trento-Malè-Marilleva
Intorno alla Val di Sole:
alla scoperta di una cultura alpina
Con un’automobile, il capillare sistema di comunicazioni del Trentino Alto Adige permette una vasta
scelta di escursioni di una giornata. Ma ci si può
servire anche, per alcune mete, dei treni della Trentino Trasporti (tel. 0463 901150), attivi sulla tratta
Marilleva-Malè-Trento o di quelli Trenitalia (Call
center 892021) con partenza da Mezzocorona o
Trento. In altri casi è meglio utilizzare mezzi propri.
Il ventaglio delle proposte spazia da qualche decina
a un centinaio di chilometri per raggiungere gli
obiettivi più distanti. Ma la fatica è abbondantemente ripagata dalla varietà degli itinerari e dalla ricchezza culturale dei luoghi che si possono raggiungere. Una scoperta che potrebbe sorprendere
qualcuno è l’area sudtirolese: Bolzano con i suoi
Musei (tra cui quello archeologico e quello di arte
contemporanea) e il centro commerciale; o Merano, vicina al luogo di origine della potenza tirolese;
o più lontano, il centro principesco-vescovile di
Bressanone. Il museo all’aperto di Teodone, presso
Brunico, dà l’idea esatta della grande cultura alpina
dei secoli passati. Il Trentino centro-meridionale offre due punti ricchi d’interesse: Trento, capitale per
18
otto secoli del Principato vescovile e Rovereto, cittadina aperta all’influsso di Venezia fra ’400 e ’500,
grazie al Mart divenuta centro dell’arte contemporanea a livello mondiale. In generale sono meno
note le valli laterali all’asta dell’Adige: non mancherà la soddisfazione per gli spettacoli che una natura
fantasiosa sa presentare in Val di Cembra o nella Val
Rendena. Gli appassionati di cultura popolare apprezzeranno certamente il Museo di S. Michele
all’Adige, vetrina della tradizione trentina nei tempi
passati. Qui storia e presente si confondono, perché sul tempo andato s’innesta la “Civiltà del Vino”:
le cantine e i magazzini della frutta, meritano sempre un incontro ravvicinato per scoprire sapori e
profumi impareggiabili. Inoltre, una visita a Castel
Thun permetterà di ammirare il mondo lussuoso
della residenza di una grande famiglia nobile.
Ciò che conta, in questo sorprendente viaggio alla
scoperta del Trentino partendo dalla Val di Sole, è
non perdere lo sguardo d’insieme di una terra antica, che con orgoglio ha saputo fondere storia e vita,
cultura ed arte, religiosità e lavoro in armonia tra
uomo e territorio.
Cles, Tovel e Spormaggiore:
il regno dell’orso bruno
Malé-Tóvel: km. 32
Ferrovia Trento-Malé-Marlleva fino a Cles bus per Tovel
Castello di Cles
O
ltrepassato il ponte che supera il profondo
burrone di Mostizzòlo, dopo cinque chilometri si entra in Clés, capoluogo della Val di Non
(Info tel. 0463 421376). La borgata è di antichissima origine (sembra che il nome derivi da “ecclesiae”, cioè “chiese’’). Nel 1869, poco a monte del
paese, affiorò una lastra di bronzo recante un decreto dell’imperatore Claudio che nell’anno 46 d.
C. confermava la cittadinanza romana agli abitanti
della valle (gli Anàuni). Oggi Clés è una vivace cittadina commerciale, con esercizi turistici, nel mezzo
d’un territorio dominato dalla coltura intensiva
delle mele. Il paese offre tre attrattive: il castello
(non visitabile) - in posizione dominante sul lago di
Santa Giustina - abitato dalla nobile famiglia dei
Clés (il più famoso fu Bernardo Clesio, Principe Vescovo di Trento dal 1514 al 1539); nel castello sono presenti grandi saloni e un notevole ciclo pittorico. La seconda mèta è la chiesa pievana (tel. 0463
421155) dei primi decenni del 1500, in stile gotico
clesiano; interessante all’interno il reticolo della
volta; sul muro della navata a destra si può osservare la pietra tombale di Giorgio Clés del 1490. Il
terzo edificio di pregio è il Palazzo Assessorile, antica casa-torre, sede politica e giudiziaria, le cui prime notizie risalgono al 1356. Fu però ricostruito
ed affrescato nel secolo XVI; recentemente restaurato, offre oggi al visitatore lo splendore di
straordinarie sale affrescate, in particolare quelle
rimesse in luce al terzo piano, prima occultate dal
rivestimento ligneo delle pareti delle celle carcerarie. Una scoperta eccezionale che ha riportato alla
luce due cicli affrescati cinquecenteschi: un primo,
più prezioso, del 1543 eseguito da Marcello Fogolino e dalla sua bottega, raffigurante temi mitologici;
un secondo, leggermente più tardo, caratterizzato
da storie bibliche. Nelle stesse stanze, i graffiti dei
prigionieri rendono testimonianze drammatiche di
un tempo lontano. A valle della borgata si allarga il
Lago di S. Giustina, grande bacino idroelettrico
(lungo km. 7,5 e largo km. 1,5: contiene 172 milioni
di metri cubi d’acqua, sfruttata nella centrale di Taio). Lasciato Clés si arriva a Tuenno, borgo frutticolo con la caratteristica doppia chiesa di S. Orsola;
quindi al Lago di Tóvel. Prima di imboccare la valle
percorsa dal torrente Tresénga, su uno sperone di
roccia è visibile la chiesa gotica di S. Emerenziana
del 1500. La Val di Tóvel si inerpica fra le ripide pareti del Peller - Castellazzo e Cima Vallina a Nord,
e lo strapiombo dei contrafforti settentrionali del
Brenta. Nella parte mediana della valle, che supera
in lunghezza i 17 chilometri, si adagia il lago (lungo
1 km e largo quasi 600 metri, a 1178 m. s/m). Noto
per l’arrossamento delle sue acque, causato da un
microrganismo locale, per colpa del carico antropico ha perso la sua caratteristica, pur rimanendo
un bellissimo esempio di paesaggio lacustre, in cui
si riflettono le abetaie e le rocce del Brenta. La zona è uno degli habitat preferiti dall’orso bruno. Poco distante, nella parte meridionale della valle, ai
confini con l’altopiano della Paganella, si trova il
Parco Faunistico di Spormaggiore legato al Parco
Naturale Adamello Brenta: un luogo ideale per osservare in condizione di semilibertà affascinanti
specie animali, come
l’orso, il lupo, il gatto
selvatico e il gufo; a
breve saranno introdotte anche la lince, la
lontra, e la volpe.
Palazzo assessorile a Cles
19
Con la nuova strada a Proveis
ed in val d’Ultimo
Malé-S. Gertrude Val d’Ultimo: km. 50
Val d’Ultimo
L
a parte più settentrionale della Val di Non è
stata abitata dal XIII secolo da popolazioni
di origine germanica. Esse hanno coltivato i versanti montuosi, lavorando anche come minatori
nelle cave locali. I popoli del Nord hanno portato in questi luoghi una delle loro tradizioni abitative: l’insediamento a masi
sparsi, con la legislazione
che va sotto il nome di
“maso chiuso” (l’intero
patrimonio fondiario
passa a un solo figlio, oggi non necessariamente
il primogenito). Altro
carattere forte è la lingua tedesca: la comunità germanofona è insediata nei villaggi di Laurein e Proveis (Lauregno
e Proves) e nella zona del
Passo Palade (S. Felix ed
Unsere Liebe Frau im
Walde o Madonna di Senale). Si tratta di paesi in quota,
I masi della
un tempo quasi completamente
Val D’Ultimo
isolati dal resto della popolazione del Sudtirolo per la catena montuosa che fa
da barriera verso Nord. Da pochi anni è percorribile una strada panoramica, che collega il
minuscolo territorio del Deutschnonsberg alla
Val d’Ultimo (Info tel. 0473 795387), e quindi
anche all’area di Merano e Bolzano. Da Malé si
viaggia verso Clés: da Mostizzòlo si sale per Revò che conta parecchie dimore signorili come
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Casa Càmpia ed una bella chiesa edificata in forme gotiche-sveve nel XV secolo. Subito prima
del paese, una strada ben segnalata volge verso
Nord-Ovest, toccando Tregióvo. In località Frari,
al bivio per Rumo, che comprende una serie di
paesini ricchi di bellissime chiese affrescate nel
1400, si punta decisamente a Nord, risalendo
con tornanti in direzione di Proveis. La strada
nuova non tocca Laurein, patria leggendaria di
Re Laurino, sovrano delle Dolomiti, nè Proveis,
ma prosegue con svolte e gallerie fino a superare la montagna fra Ilmenspitz e il Monte Luco. In
sensibile discesa, la strada corre verso la Val
d’Ultimo, incontrando la viabilità ordinaria fra S.
Pancraz e S. Walburg. Lunga una quarantina di
chilometri, la valle (Ultental) conta alcuni villaggi
a fisionomia sudtirolese, dove nei masi si conservano ancora le vecchie tradizioni come la
processione dei Re Magi. Il territorio, ricchissimo di selve, offre un’ottima serie di impianti per
gli sport invernali ed un piccolo museo etnografico. Il villaggio più elevato è S. Gertraud, già
presso il Parco Nazionale dello Stelvio, punto di
partenza per escursioni a piedi verso le cime
dello Sternai (m. 3443) e verso la Val di Rabbi,
una laterale della Val di Sole.
Gli Schützen
Il santuario di S. Romédio
e l’alta val di Non
Malé-S. Romédio: km. 28;
Malé-Castel Braghér-Trés: km. 28
Il Santuario di S. Romedio
S
i transita per “le capèle” della bassa Val di Sole,
superando l’orrido burrone di Mostizzòlo
(ponte alto 85 metri) per raggiungere Clés e da lì
Dermùlo, poco dopo la diga di S. Giustina (alta m
152). A Dermùlo, per la strada dell’Alta Anàunia, si
arriva a Sanzéno. Il villaggio fu testimone di un’antica evangelizzazione; qui, infatti, nel 397 vennero
bruciati i tre martiri cappadoci
anauniesi, Sisinio, Martirio
e Alessandro. Sul luogo
del martirio sorge la Basilica che è nominata per la
prima volta nel 1211. L’attuale edificio sacro, opera
di maestranze lombarde,
risale al XV secolo; della
primitiva chiesa romanica
rimangono il campanile e
una serie di cappelle. Dietro il
Castel Braghér
marmoreo altare maggiore, di
fattezze barocche, vi è una pala del celebre pittore
di Romeno Giambattista Lampi, ritrattista alla corte imperiale viennese alla fine del ‘700. Nel centro
di Sanzéno la segnaletica indica la deviazione per S.
Romédio. La strada percorre un canyon lambito
dal Rio S. Romédio e dopo circa tre chilometri arriva ai piedi dello scoglio, su cui fu edificato il santuario. Il luogo ha una storia complessa, denotata
anche dalla costruzioni che si sono succedute per
novecento anni. La cappella più in alto (detta delle
reliquie), con colonne preromaniche e pitture tardo-medievali, ospitò probabilmente il santo verso il
Mille. La leggenda racconta che l’eremita avrebbe
ammansito e usato per cavalcatura l’orso che gli
aveva divorato il cavallo. Nei pressi è ora ospitato
un orso bruno. In onore del santo vennero edificate altre cappelle, che scendono a gradoni sullo sperone roccioso (alto circa 70 metri). Notevole la
chiesa di S. Michele (del 1514) e risplendente di affreschi la cappella di S. Giorgio (1487). I fabbricati
inglobano il piccolo convento dei frati Francescani
ed una ripida scalinata con arco d’ingresso.
Ritornati a Sanzeno e procedendo lungo la strada
principale verso Romeno, sulla sinistra appena fuori dell’abitato si incontra il Museo Retico, il centro
per l’archeologia della Val di Non. Qui, in un luogo
conosciuto a livello internazionale, è possibile andare alla scoperta della civiltà dei Reti, che tra il V e
il I secolo avanti Cristo popolava la terra anaune;
un percorso che si completa con l’arrivo della civiltà romana e quindi con l’inizio del Medioevo. Da
Sanzeno, proseguendo per la strada principale, si
arriva nell’Alta Val di
Non di cui Fondo (1000
m) è il capoluogo. Inserito nell’altopiano noneso
movimentato da verdi e
ampi prati, vanta una posizione veramente invidiabile e presenta una
particolare ricchezza
Museo Retico
culturale e naturale. Il
burrone del Sass, un vero e proprio canyon, in alcuni punti profondo anche 50 m, attraversa la borgata creando degli scenari veramente emozionanti.
Di grande fascino è anche il Lago Smeraldo, bacino
artificiale a nord della valle, punto di partenza per
facili passeggiate che costeggiano l’orrido e il Canyon del Rio Sass, percorribile grazie a passerelle e
scalette. In inverno a Fondo si svolge la Ciaspolada,
una delle più importanti manifestazioni invernali
trentine: i numerosi partecipanti, provenienti da
tutto il mondo, corrono sulla neve calzando delle
racchette, dette appunto “ciaspole” in dialetto noneso.
Informazioni: APT Val di Non tel. 0463 830133
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Castel Thun
Malé-Castel Thun: km. 35
Castel Thun
C
astel Thun (tel. 0461 657816) è divenuto uno
dei simboli della Val di Non. Si erge maestoso
nella campagna della bassa valle nei pressi del
paese di Vigo di Ton ed è meta di migliaia di turisti ogni anno, dopo la riapertura al pubblico del
17 aprile 2010. Un ventennale lavoro di restauro
ha restituito così alla cultura e al turismo trentino una delle dimore storiche visitabili più importanti d’Europa, ricca di storia, opere d’arte e
di arredamento, specchio fedele della storia della famiglia Thun, una delle più cospicue dell’impero asburgico. Le prime menzioni del castello
risalgono alla metà del XIII secolo: progressiva-
mente la fortezza medievale ha subito evoluzioni e trasformazioni che l’hanno portata ad essere la lussuosa dimora nobiliare che ancora oggi
è possibile visitare. Varcata la possente Porta
Spagnola (1566), si accede al Loggiato dei Cannoni e quindi al palazzo comitale. Tra gli ambienti da non perdere, la cappella di San Giorgio, affrescata alla fine del Quattrocento da un pittore
di scuola tedesca, le cucine vecchia e nuova, la
vasta Sala da Pranzo, la sontuosa Sala degli Antenati, ricca di ritratti e di mobili preziosi, e infine
la splendida “Stanza del Vescovo”, l’ambiente più
rappresentativo e raffinato del castello, dai rive-
La stanza del Vescovo
stimenti finemente scolpiti nel legno. All’esterno,
sono visitabili l’elegante giardino all’italiana e il
grande campo dei tornei. Circondato da possenti mura e bastioni, Castel Thun è situato in
un luogo unico. Dalle sue terrazze lo sguardo è
libero di abbracciare tutto il territorio circostante: i monti innevati del Brenta e delle Maddalene, gli ordinati meleti, i tantissimi borghi rurali e gli aviti castelli che punteggiano la Val di
Non. Scendendo dal castello verso il paese di Vigo merita senz’altro una visita la chiesa di Santa
Maria Assunta, nota per i pregiati dipinti di Antonio e Francesco Guardi e ricca di testimonianze artistiche dei Thun, fra cui l’antico sepolcro di famiglia.
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Il Museo di S. Michele e
le piramidi di Segonzano
Malé-S. Michele-Segonzano: km. 70
Particolare del Museo di S. Michele
E
ra il 29 settembre 1145 quando furono accolti nel monastero di S. Michele all’Adige i
religiosi Agostiniani, chiamati dal Vescovo di
Trento Altemanno. Il loro convento, fornito di
una preziosa biblioteca, rimase un faro della
cultura trentina fino alla soppressione di inizio secolo XIX. Gli Agostiniani furono provetti coltivatori della vite e ne insegnarono i segreti ai contadini locali. Nel 1869 la Dieta
Provinciale Tirolese acquistò il caseggiato e lo
destinò all’Istituto Agrario (sorto nel 1874),
aggiungendo un edificio nuovo accanto agli
antichi. La parte medievale si articola attorno
ad una corte triangolare, abbellita da una loggia e da un chiostro a tre lati. Dal 1972 il
complesso monastico d’una volta - esclusa la
chiesa barocca del secolo XVIII - è sede del
prestigioso Museo degli Usi e Costumi
della Gente Trentina (tel. 0461
650314), fondato nel 1967
da Giuseppe Sebesta e
che occupa una
quarantina di sale.
Vi sono raccolti
materiali che si rifanno alla storia,
all’economia, alla religiosità, al
folclore, agli
usi della gente
trentina, speLe Piramidi di
Segonzano
cialmente a partire dal Settecento. Percorrendo le sale d’esposizione si imparano a conoscere le tecniche della vinificazione, della distillazione, della molitura; l’agricoltura è rappresentata dalla raccolta completa degli attrezzi di campagna; nelle sezioni della metallurgia, della filatura, della ceramica sono visibili gli utensili degli artigiani. Ampio spazio è dato alla lavorazione del legno, all’alpeggio, alla
cucina tradizionale. Interessanti sono anche i
corredi e gli abiti giornalieri e festivi. Tutto ciò
rende questo centro culturale un riferimento
essenziale per chi vuol conoscere le tradizioni e la storia trentina. Da qualche anno il Mu-
Esterno del Museo
seo promuove inoltre iniziative dedicate ai
vari Carnevali europei. Proseguendo verso
Lavis, nella periferia Nord di Trento, si imbocca la strada della valle di Cembra, raggiungendo Segonzano. La località è famosa per le statue che la natura ha scolpito nello sfasciume
morenico della valle. Quattro tipologie di “piramidi” rendono unico il paesaggio: le più
simpatiche sono quelle ombreggiate dal loro
“cappello” di porfido (pesante fino a qualche
decina di tonnellate); altre sono disposte come le canne d’un organo, altre affilate come
lame. La leggenda narra che si tratta di fate e
folletti, pietrificati per una strana magia negli
anni d’infanzia del genere umano.
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Trento, la capitale
del Principato Vescovile
Malé-Trento: km. 60
Ferrovia Trento-Malé-Marilleva
Piazza Duomo a Trento
R
aggiungere Trento (Info tel. 0461 216000) dalla Val di Sole senz’auto è davvero facile: si sale
sul trenino Trento-Malé-Marilleva (tel. 0463
901150). Da Malé sono circa ottanta minuti di
viaggio tranquillo e interessante, attraverso la
bassa Val di Sole e tutta la Val di Non, con decine
di villaggi e di vecchi castelli che rendono unico il
panorama. I venti chilometri in Val d’Adige sono
incorniciati da magnifici vigneti (Piana Rotaliana)
e dalla visione della Paganella (m 2125). Trento fu
un “municipium” romano e ne rimangono importanti tracce, come lo spazio sotterraneo del Sass
e la “Porta Veronensis” cui si accede dal Museo
Diocesano in piazza del Duomo. Delle successive
dominazioni barbariche - Ostrogoti, Longobardi,
Franchi - rimane ben poco. La vera vita della città
iniziò quando Trento venne inglobata col suo territorio nel Sacro Romano Impero della Nazione
Germanica (attorno al 970) e diventò contea vescovile (dal 1004 al 1802). I due poli del potere
ecclesiastico e civile, durato nel piccolo stato alpino quasi 800 anni, erano il Duomo (affiancato
da Palazzo Pretorio) ed il castello del Buon Consiglio (tel. 0461 233770). Nella dimora fortificata
abitarono dal secolo XIII in avanti i Principi Vescovi: si tratta di un complesso molto articolato,
frutto di edificazioni aggiunte al nucleo preromanico. Al Castel vecchio vennero addossati il Magno Palazzo (opera del vescovo e cardinale Bernardo Cles nel secolo XVI) e la Giunta Albertiana (di fine ‘600). L’interno ospita musei e ambienti nobili, detti “camere” o “stùe”. Durante il governo clesiano le stanze e le sale furono riccamente affrescate dal Dossi, dal Fogolino e dal
24
Romanino, e abbellite dalle terrecotte dello Zacchi. Un discorso a parte meritano le pitture a
fresco della “Torre dell’Aquila”, qui troviamo il
celeberrimo Ciclo dei Mesi, splendido esempio
di arte gotica internazionale (1390). La città si è
sviluppata attorno alla cattedrale, capolavoro dei
maestri comacini Adamo d’Arogno e figli. In origine era la chiesa sepolcrale del vescovo S. Vigilio
(secolo V), che venne continuamente ricostruita
fino alla risistemazione risalente al secolo XIII.
Sia l’esterno, con il massiccio campanile di epoca
barocca, e il rosone settentrionale
Castello del
(Ruota della Fortuna), che l’interBuonconsiglio
no, severo nella sua linearità,
danno la sensazione di
una serenità possente. A
lato del settecentesco ciborio dell’altar maggiore
v’è l’entrata all’antica cripta. In Palazzo Pretorio è sistemato il ricco Museo
Diocesano (tel. 0461
234419), con arazzi fiamminghi del ‘500 ed il tesoro
del Duomo. Molti altri monumenti rendono bella la città: S. Maria Maggiore, i resti della dominazione
romana, S. Lorenzo, Piazza Fiera e il Palazzo
delle Albere, sede staccata del MART, Museo di
arte moderna e contemporanea conosciuto nel
mondo. Il centro è una piacevole isola pedonale,
dove è possibile fare shopping specialmente nel
periodo natalizio, quando Piazza Fiera si riempie
del caratteristico Mercatino di Natale, con prodotti tipici culinari e dell’artigianato presentati
nelle piccole casette in legno.
Da visitare Doss Trento e le vicine gallerie di
Piedicastello, rione storico di Trento posto sulla
riva orientale dell’Adige. In questa suggestiva
ambientazione la Fondazione Museo Storico ha
allestito innovativi percorsi multimediali dedicati
alla storia trentina tra ‘800 e ‘900.
Una città carica di cultura:
Rovereto e Castel Beseno
Malé-Rovereto: km. 84
Ferrovia Trento-Malé-Marilleva fino a Trento
poi F.S. fino a Rovereto
tuale risale al XVI secolo, ma il nucleo originario
è preistorico; sopra si insediò la fortificazione
medievale. L’opera reca le tracce dei diversi abitatori, che crearono camminamenti, torri, scale a
chiocciola, trabocchetti, postazioni d’artiglieria e
fecero affrescare alcuni ambienti. Per quasi 500
Piazza delle Erbe a Rovereto
anni il castello appartenne ai Trapp, che lo cedeta “Città della Quercia”, questo è il nome araltero negli anni ’70 alla Provincia di Trento, che lo
dico di Rovereto (Info tel. 0464 430363), si
ha perfettamente restaurato e che specialmente
trova nel cuore della Val Lagarina, fra coltivazioni
in estate vi organizza splendide rievocazioni in
di vigne ed una serie di centri abitati, dislocati sia
costume. Rovereto si raggiunge da Nord, dopo
in destra che in sinistra Adige. Tutti
esser passati accanto a Castel Pietra,
storicamente importanti, perché la
ed aver attraversato Volano, carattevalle fu percorsa innumerevoli volte
rizzato dalla bella chiesa di S. Rocco,
da eserciti, imperatori, prelati; di qui
interamente affrescata nel 1500. Il
passarono il Barbarossa, Massimiliano
centro roveretano ha origine antica:
d’Asburgo, Carlo V, papa Pio VI, Napol’insediamento risale addirittura all’età
leone, Francesco Giuseppe; e ancora
del ferro, con la sovrapposizione dei
più anticamente, una chiesetta ricorda
Romani e nel Medioevo di coloni gerle nozze regali di Teodolinda ed Autari,
manici. I Castelbarco vi posero la cinta
re dei Longobardi. Rovereto, ricca di
muraria (sec. XIII-XIV); poi la città fu
storia, è oggi una delle capitali mondi Venezia (1416-1509), della cui prediali dell’arte contemporanea: merito
senza restano il castello -ora Museo
del MART (Museo d’Arte moderna e
Storico
della Guerra- e la chiesa di S.
La Campana della Pace
contemporanea - n° verde 800 397760),
Marco (1462). Nei secoli seguenti Roche grazie alle proprie esposizioni e a una sede
vereto diventò la capitale intellettuale del Trentiche è una vera e propria cittadella della cultura,
no (con tre cappelle musicali, l’Accademia degli
riesce ad attirare visitatori, artisti e critici d’arte
Agiati, grandi personaggi come Tartarotti, Vannetda tutto il pianeta.
ti, A. Rosmini, R. Zandonai); qui nel 1769 il giovaPrima della città, si incontra Castel Beséno (tel.
ne W. A. Mozart tenne due concerti. Nella città,
0464 834600), a guardia della piana atesina ed
per circa quattro secoli, fiorì l’industria della seta,
all’imbocco dell’altopiano di Folgaria. È un comaffiancata da quella della carta nel secolo XVIII.
plesso feudale murato lungo circa
Meritano una visita i palazzi dell‘800 e fra tutti
250 metri e largo un
Palazzo Rosmini, il Teatro Zandonai, le Valbuse, il
centinaio. Il suo
Museo Civico di Scienze Naturali, la chiesa del
aspetto atCarmine e sicuramente la Casa d’Arte futurista
Depero (n° verde 800 397760), primo museo futurista d’Italia. A tre chilometri dal centro, sulla
collina di Miravalle, è sistemata la Campana della
Pace (di 226 quintali, alta m. 3,36 e larga alla bocCastel
ca m. 3,21); parcheggio sul piazzale antistante.
Beseno
L
25
L’alto Garda
Malé-Riva del Garda: km. 92
Castello di Arco
L
’alto Garda è una terra straordinaria, fatta di
castelli, olio, vino e altri pregiati prodotti agricoli, affascinanti borghi storici, un lago che attira
persone da tutta Europa. Un viaggio in questa
parte di Trentino, particolarmente fortunata dal
punto di vista climatico e culturale, può partire
da Canale di Tenno, con il suo straordinario centro storico perfettamente conservato, il museo
degli attrezzi agricoli e la casa degli artisti intitolata a Giacomo Vittone; Canale è uno tra i borghi annoverati nell’esclusivo club dei borghi più
belli d’Italia: un club che in Trentino comprende
anche Rango, San Lorenzo in Banale e Mezzano.
Qui, tra le Dolomiti di Brenta e il Garda, il visitatore può andare alla scoperta di scorci magici.
Dirigendosi verso il lago, è la raffinata città di Arco a offrire ricchi spunti storici e artistici. Rinomata già a partire dalla seconda metà dell’Ottocento per il suo clima mite e le sue belle passeggiate, la cittadina ospitò, oltre all’aristocrazia
asburgica, molti artisti e letterati fra i quali
Nietzsche, Freud, Heinrich e Thomas Mann,
Sidermann, Kafka e Rilke.
Riva del Garda
26
Arco è dominata dal castello omonimo, in magnifica posizione panoramica; dall’ardito spuntone di roccia che emerge dalla piana del fiume
Sarca la vista sul lago mozza il fiato. Inoltre di
grande importanza storica sono alcuni ambienti
del castello, ottimamente restaurati in cui è possibile ammirare cicli affrescati trecenteschi con
storie di amore profano e di vita cortese. Da vedere è il giardino botanico di epoca asburgica,
intitolato all’arciduca Alberto e con la statua di
una sua celebre ospite, l’imperatrice Elisabetta,
meglio conosciuta come Sissi. Piacevole sarà
percorrere le vie del centro, piene di ristoranti e
negozi, ma soprattutto abbellite da numerosi palazzi recanti affreschi rinascimentali come Palazzo della Lega e Palazzo Marchetti.
Accanto a quest’ultimo, domina la piazza la seicentesca chiesa della Collegiata. Una curiosità: al
suo interno è ancora oggi visibile la tomba
dell’ultimo re delle Due Sicilie, Francesco II di
Borbone, che morì in esilio ad Arco nel 1894. A
pochi chilometri da Arco, la visita prosegue a Riva del Garda (Info 0464 554444), porto lacustre
di grande importanza, con un interessante museo di arte moderna e contemporanea ospitato
nella Rocca, fortezza sul lago del XII secolo, circondata da canale e con ponte levatoio. Riva del
Garda vanta una storia antica: centro vivo in
epoca romana, tra la metà del Quattrocento e i
primi del Cinquecento venne sottoposta alla
dominazione veneziana, le cui tracce sono ancora visibili nelle vie e sui palazzi del centro.
Nel cuore della città, di notevole interesse
sono la chiesa Dell'Inviolata, a pianta centrale,
con l'interno decorato in stile barocco; la torre Apponale prospiciente il porto; il palazzo
Pretorio (1375), che sotto la loggia ospita lapidi romane, medioevali e moderne. Ma soprattutto, Riva è il grande centro balneare
del Trentino, meta irrinunciabile lungo tutto
l’anno per una clientela affezionata, proveniente soprattutto dal Nord Europa.
Bolzano: non solo Ötzi,
l’uomo del Similaun
malé-Bolzano per la
Médola: km. 62;
75
Ferrovia Trento-Malé-Marilleva
fino a Mezzocorona e F.S. fino a Bolzano
in autostrada km.
Piazza Duomo a Bolzano
B
olzano, città ponte tra la cultura tedesca e
quella italiana: un luogo ricco di arte e cultura, divenuto celebre nel mondo per la scoperta della “mummia del Similaun” avvenuta
nel 1991 e per le magiche atmosfere dei Mercatini di Natale che colorano e profumano la
storica piazza Walther. Ci sono tanti motivi
per visitare Bolzano: naturalmente uno di
questi è lo straordinario corpo di Ötzi, cacciatore preistorico, armato di scure, arco e
faretra, con i piedi infilati in calzari di pelle imbottiti di paglia. “L’uomo del Similàun” alloggia
oggi in una sezione speciale del Museo archeologico di Bolzano (tel. 0471 320100); ora è
mèta di migliaia di visitatori, affascinati
dall’uomo rientrato dalla preistoria. Bolzano
affascina anche per la sua storia (Info tel.
0471 307000): stazione militare romana (Pons
Drusi) e quindi dominio bavarese, passò poi
alla contea vescovile di Trento (1004), restando legato al dominio trentino
per secoli. La parte più antica della città ingloba il gotico Duomo presso Piazza
Walther, dedicato all’Assunta e risalente ai secoli XIIXIV; il campanile è alto 65
metri. Nelle tre navate si
possono ammirare opere
che vanno dal 1400 al
1900; grandioso l’altar
maggiore di epoca barocca.
Poco lontano dal Duomo si trova
la chiesa dei Domenicani della fine del
1200. L’interno conserva notevoli affreschi di
scuola giottesca (cappella di S. Giovanni del
1340); molto bello è anche il chiostro affrescato durante il 1400. Il cuore più caratteristico di Bolzano è Piazza Erbe, dove si tiene un
vivace mercato ortofrutticolo; dalla piazza
partono i Portici, centro commerciale della
città. Sulla destra e sulla sinistra si susseguono
negozi a dozzine, eleganti e fornitissimi, incorporati in case dei secoli XV-XVIII che mostrano sporti decorati (Erker) e raffinati portali. A
metà della strada coperta dai Portici sorge il
Palazzo Mercantile, dove erano pianificate le
quattro famose fiere di Bolzano. Presso Bolzano, oltre a castelli aperti al pubblico come
Castel Róncolo (tel. 0471 329808) o Castel
Firmiano (Messner Mountain Museum tel.
0471 631264), molte sono le passeggiate di
grande suggestione; in periferia si trova l’abbazia benedettina di Gries, con una magnifica
chiesa barocca. L’arte contemporanea è rappresentata dal nuovo Museion (tel. 0471
223413) centro culturale di livello europeo,
protagonista di mostre capaci di suscitare
sempre dibattito e talvolta polemica.
Otzi: l’uomo del Similaun
27
Merano, la culla dei Tirolo
Malé-P. Palade-Merano: km. 74
Veduta di Merano
A
ttraverso il Passo Palade (per Mostizzòlo,
Revò e Fondo; oppure per Clés, Dermulo,
Fondo) con un percorso immerso nel paesaggio
alpino si scende nell’alta valle dell’Adige, transitando per Tesimo e sfiorando sulla destra Castel Leone. Lasciata Lana, che nella chiesa presenta un grande e scenografico altare gotico del
XVI secolo, si percorre un piacevole itinerario
tra frutteti, vigne e castelli (Castel Lebensberg
del XIII a Marlengo), fino al ponte sull’Adige che
segna l’ingresso di Merano (Info tel. 0473
272000) dove si trova il famoso ippodromo di
Maia Bassa. La cittadina sudtirolese, di grande
importanza turistica, ha un vecchissimo centro
storico percorso dai Portici, animata contrada
fiancheggiata da negozi ed esercizi pubblici.
Un’atmosfera che aggiunge suggestione e magia
in inverno, con il caratteristico Mercatino di
Natale, uno dei più belli dell’area alpina.
I Portici conducono al Duomo, realizzato fra il
1367 ed il 1495, che accoglie con il grande S. Cristoforo dipinto sopra il portale gotico. All’esterno
Castel Tirolo
28
si impone il campanile (alto 83 metri); dietro l’abside, nella cappella di S. Barbara, fa bella mostra di
sé un altare dorato del 1450. L’interno a tre navate presenta alcuni altari del XV secolo, dipinti e
dorati. Le statue sul presbiterio invece sono ottocentesche. Dai Portici si raggiunge il Castello
Principesco (residenza dell’arciduca Sigismondo
fra il 1449 ed il 1480). L’interno, con ambienti angusti ma gentili, offre l’idea della casa nobiliare tirolese (corpo di guardia, cappella, stanza da letto,
sala da pranzo, stanza da gioco); ogni ambiente è
arricchito da arredi d’epoca. Non lontano dal Castello si può visitare l’interessante Museo cittadino. In zona Maia Alta meritano una visita i giardini
di Castel Trauttmansdorff (tel. 0473 235730). Si
tratta di uno straordinario giardino botanico ricchissimo di specie vegetali che ad ogni stagione si
rinnovano in uno spettacolo mai uguale da un
giorno all’altro, in un percorso vario e particolarmente divertente per i bambini. Il castello ospita
al suo interno un interessante museo del turismo
meranese e sudtirolese, oltre a un fornitissimo
bar-tavola calda.
Merano è il luogo d’origine dei Conti del Tirolo
(dal secolo XII al 1363 vi dominò la casata, che
poi venne sostituita dagli Asburgo). Il loro castello, che si raggiunge a piedi dal paese di Tirolo (km
3,7 da Merano) con una passeggiata di circa mezzora, è uno dei monumenti più significativi della
regione. Oltre alle raccolte del Museo Archeologico, vanno visitate la vasta Sala dei Cavalieri e la
cappella a due piani con l’enorme Crocifissione di
scuola tedesca del secolo XIV. Sono preziosissimi
i portali romanici, con figure simboliche; dalla Sala
del Trono si può godere di un incantevole panorama. Presso il castello è visitabile il Centro Recupero Avifauna con dimostrazioni di volo. Scendendo da Castel Tirolo è possibile variare percorso soffermandosi presso la chiesetta preromanica di S. Pietro, e a Castel Thurnstein, fino a
raggiungere a piedi la stazione ferroviaria di Merano.
Il giro dei passi: Tonale,
Gavia, Stelvio e Palade
Da Malé: km. 254
Verso il Tonale
U
n incontro ravvicinato con i colossi ghiacciati tra Trentino, Lombardia, Svizzera e Sudtirolo: questa potrebbe essere la sintesi del giro
che comprende i quattro passi alpini. L’itinerario
racchiude tutto il Parco Nazionale dello Stelvio
(135 mila ettari). Raggiunta l’alta Val di Sole, si
prende per Vermiglio e si sale, costeggiando le
fortificazioni austro-ungariche (Forte Strino) in
vista della bianca parete della Presanella (m
3556). Il Passo Tonale (m 1883) è un pianoro ventilato, centro dello sci invernale e primaverile (in
Preséna); segnò il confine con l’Italia per dieci secoli. Il monumento-ossario, costruito dopo la prima guerra mondiale (1914-1918) si trova ormai
in Lombardia. La strada scende con una serie di
tornanti verso Ponte di Legno. Poco prima della
stazione turistica, si lascia la statale e si prende
sulla destra una carrozzabile; dopo 16 km - tra il
M. Gavia (m 3223) ed il Corno dei Tre Signori (m
3360) - si oltrepassa il passo di Gavia (m 2621),
scendendo poi a S. Caterina Valfurva. Dopo altri
13 km si incontra Bormio (Info tel. 0342 903300),
storico punto di controllo dei più importanti valichi alpini. Dalla borgata, per una strada che se-
Scendendo da
Passo Stelvio
gue il tracciato d’una via militare, aperta fra il
1820 ed il 1825, ci si inerpica per 22 km sino al
passo Stelvio (m. 2758), tra Valtellina e Val Venosta
(funivia per il Rifugio Livrio, m 3174, in 15 minuti).
La discesa verso Spondigna (km 27, tornanti 42)
è dominata dalle vette scintillanti dell’Ortles (m
3905), attraverso dense selve e paesini di villeggiatura:Trafoi, Prato allo Stelvio con una chiesetta
romanica del 1100, Gomagoi. La Val Venosta, che
inizia a Resia, al confine con l’Austria e con la
Svizzera, è percorsa dall’Adige: si presenta come
una lunga conca con borghi pittoreschi. Il più noto fra tutti è senz’altro Glorenza, suggestiva città
fortificata risalente al Medioevo; e poi Lasa con le
sue candide cave di marmo; Silandro situato tra
ampi frutteti e dominato da un poderoso castello
rinascimentale; Laces sede di costruzioni gotiche;
Castelbello sovrastato dall’antico maniero; Naturno abbellito da Castel Juval risalente al XIII
sec. e dal 1983 residenza dell’alpinista Reinhold
Messner (Messner Mountain Museum tel. 348
4433871, chiuso luglio-agosto e stagione invernale). A 14 chilometri da questo paese, si transita in
periferia di Merano (in località Foresta è possibile
visitare l’antica birreria) con ampia vista sui castelli della zona; quindi si prende la strada delle
Palade, che costeggia la borgata di Lana e sale
con ampi tornanti verso il Passo Palade (m 1512).
Nella discesa, a poca distanza dal passo, una strada conduce all’emozionante santuario di Unsere
Liebe Frau im Walde (Madonna di Senale), che
custodisce bellissimi altari lignei barocchi ed una
Madonna venerata fin dal Medioevo. Da Senale
(14 km) si arriva a Fondo, paese agricolo e turistico in alta Val di Non. Per il ritorno a Malé vi
sono due possibilità: o proseguire verso Dermulo, prendendo poi a destra per Clés e la Val di
Sole; o lasciare la strada principale a Fondo, dirigendosi verso Brez, Cloz e Revò - in un paesaggio immerso nei frutteti - per ritornare
sulla via che porta a Malé presso Mostizzòlo.
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Le cantine e distillerie
del Trentino
Da Malé: km. 50
Ferrovia Trento-Malè-Marilleva
Cantina Rotari
U
n comodo spostamento di circa 50 chilometri permette di toccare, partendo dalla
selvosa Val di Sole ed attraversando la frutticola
Val di Non, la zona più vocata della viticoltura
trentina: la Piana Rotaliana e le colline ad oriente di Lavìs. Non risuonano più in questa pianura
le armi della battaglia tra Longobardi e Franchi:
nel “giardino vitato più bello d’Europa” si gusta
il succo d’un’altra lotta, meno cruenta, più saporosa e profumata, che trasforma i grappoli d’uva
in vini pregiati, fra i più aristocratici del Trentino.
Il viaggio attorno ad un bicchiere può iniziare
nel “sancta sanctorum” delle cantine provinciali:
quelle dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige
(tel. 0461 615111). Nel piano interrato, dove si
mossero silenziosi i frati Agostiniani per oltre
sei secoli, si vinifica e si produce una selezione
particolare di elisir degli dei; vi sono addetti abilissimi coltivatori ed enotecnici, che alla preparazione teorica assommano le doti migliori e la
sensibilità necessaria a mantenere alta la qualità
del vino imbottigliato qui. Dal Teròldego alla
Nosiòla, dai vari Chardonnay ai Pinot: ogni vitigno dà un prodotto eccezionale. Appena sette
chilometri verso Sud, entriamo in un secondo
spazio sacro al vino: è la Cantina LA•VIS (tel.
0461 440111), sul cui emblema campeggia una
larga foglia di vite. Ai piedi d’una pittoresca zona
collinare prosperano i vitigni della migliore qualità: Cardonnay, Pinot, Müller Thurgau, Cabernet,
Lagrein. Sono nomi ormai famosi, che affratellano l’Europa del vino e ne traggono DOC deliziosi. La tradizione affonda le radici molto lontano: già al tempo dei Romani qui si coltivavano le
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“viti retiche”. Ritornati sui nostri passi, superato
l’Adige, tra Mezzocorona e Mezzolombardo siamo invitati a visitare la “Cittadella del Vino” Cantine Rotari (tel. 0461 616399), una splendida
creazione architettonica di Cecchetto, che si è
ispirato al motivo della pèrgola trentina per l’avveniristica costruzione. Su questo terreno sabbioso, formato lungo i millenni dagli apporti del
Noce e dell’Adige, allignano il Teròldego - vitigno locale unico, che produce secondo l’espressione di uno storico del 1600 “vini muti che fanno parlare” -; il Lagrein, il Cabernet, il Pinot
bianco ed il Pinot grigio, la Schiava. Secondo i
canoni tradizionali si fa maturare un eccellente
spumante della famiglia dei “Talento - Trento
Doc”. A Mezzocorona, nella Distilleria Bertagnolli (tel. 0461 603800) l’alambicco trasuda nei
recipienti una frizzante grappa trentina, anch’essa figlia della vite, degna di star alla pari con i più
nobili cognac francesi e gli whisky anglosassoni.
Molte altre cantine e distillerie sono presenti
sul territorio trentino con possibilità di visite
guidate.
“A chi non beve - non corre vivido e forte il sangue dai vasi al cuore” recita lo Pseudo Pindaro
greco: ma attenzione, “est modus in
rebus”, c’è una saggia misura
anche nel bere!
Distilleria
Bertagnolli
I prodotti del Trentino:
MondoMelinda e i caseifici
Malé-Segno km. 25; Malé-Mezzana: km. 10,5;
Malé-Terzolas: km. 2
Ferrovia Trento-Malè-Marilleva e bus di linea
Lavorazione casearia
L
e nostre terre, fra i monti ed elevate in altitudine, non sono benedette da Dio come altre
che producono svariati frutti della campagna. Il
clima è severo, i terreni sono
quasi sempre in ripida pendenza. Tuttavia il territorio non è
avaro: oltre alla vite - che ha il
suo habitat specialmente lungo
l’asta dell’Adige - sulle colline
della Val di Non crescono a migliaia gli alberi da frutto. Durante il Medioevo quella zona era
per tradizione il granaio del
Trentino; e sui terreni, accanto
al gelso ed alla vite, già allora
vigoreggiavano i meli, i peri, i
cotogni, i nespoli: tanto che la
loro fama toccava Vienna ancora agli inizi del 1700; e sul finire
di quel secolo Napoleone poteva gustare le mele
regalate da un nobile della valle. Oggi la Val di
Non è un frutteto; soprattutto tre sono i
tipi di mela coltivati dagli agricoltori del
luogo e della bassa Val di Sole: Renetta
del Canadà, Golden Delicious e Red Delicious. Moderne strutture lavorano e
commercializzano il prodotto, che in parte va all’esportazione. Non serve andar
lontano per avere una visione completa
dell’attività frutticola e per gustare i sapori: a
Segno esiste “Mondo Melinda” che conduce i
visitatori alla scoperta della mela Dop della Val
di Non (tel. 0463 469299). La visita non è unicamente gastronomica, perché serve ad introdurre
il profano nell’universo della cooperazione, che
nel Trentino vanta una lunga tradizione. In un secondo ambito il nostro territorio vanta antiche e
consolidate tradizioni: nell’allevamento dei bovini
e nella produzione casearia. Tali attività erano la
prima fonte di sopravvivenza - con silvicoltura ed
agricoltura - per gli abitanti della Val di Sole e
dell’alta Val di Non. Oggi le stalle sono diminuite
di numero, ma i capi di bestiame bovino sono diverse migliaia. Dal loro latte si ricavano prodotti
di integra genuinità (latte, burro e formaggio); essi continuano ad integrare l’economia valligiana. Da ricordare il piccolo
caseificio turnario di Peio Paese, che funziona all’antica e le
due strutture moderne ed efficienti: il Caseificio Presanella di
Mezzana (tel. 0463 757282)
presso il quale è visitabile il
nuovo percorso didattico storico-culturale riguardante la
“vita rurale di montagna-oggi
come ieri” e il Caseificio Cércen di Terzolàs (tel. 0463
900681). La possibilità di seguire le tecniche di lavorazione del latte e di acquistare i prodotti rendono una visita quanto mai
istruttiva e saporita.
Mondo Melinda
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Uffici informazioni e accoglienza turistica
Malè (Via Marconi)
Folgarida
Dimaro
Mezzana (Marilleva)
Vermiglio
Tonale
Cogolo
Peio
tel. 0463 901280
tel. 0463 986113
tel. 0463 974529
tel. 0463 757134
tel. 0463 758200
tel. 0364 903838
tel. 0463 754345
tel. 0463 753100
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
tel. 0463 901103#225
tel. 0463 974840
tel. 0463 796306
tel. 0463 751183
tel. 0463 751301
tel. 0463 985048
[email protected]
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Uffici stagionali
Malè (Piazza Regina Elena)
Commezzadura
Marilleva 1400
Pellizzano
Ossana
Rabbi
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Tel. 0463 901280 - Fax 0463 901563
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