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l`arte di ascoltare!
I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” L’ARTE DI ASCOLTARE! A cura di Alessandro Gallo Cominciamo ad Ascoltare “So che pensate di capire quello che ho detto, ma non sono sicura che vi rendiate conto che quello che avete sentito non è quello che intendevo” Madelyn Burley-Allen La maggior parte del tempo, durante l’arco della nostra vita, lo trascorriamo a comunicare con altre persone e con noi stessi. Ma in che altri modi noi comunichiamo? Tramite quali azioni? Leggendo un libro o una rivista, scrivendo una lettera, parlando con chi ci sta intorno ed ancora ascoltando. Provando a riflettere su tutto il tempo impiegato a studiare, partendo dalle scuole elementare, sino al diploma, o meglio alla laurea, per quanti anni ci siamo impegnati per imparare a parlare correttamente, per riuscire a leggere e riuscire a scrivere? Ma ancora, quanto tempo abbiamo impiegato per apprendere come si ascoltano gli altri? Come comprendere realmente, profondamente una persona, riuscendo a vedere il suo mondo con i suoi occhi? Penso che nessuno di noi potrà alzare la mano e rispondere esaurientemente a questa ultima domanda. Quanti di voi hanno avuto, almeno una volta, la convinzione di parlare e di non essere compreso? È comune a molte persone la consapevolezza che non sempre la comunicazione in generale, avviene in modo positivo e fruttuoso. Spesso capita, che al contrario di tutte le nostre aspettative ciò che abbiamo detto, non è ciò che abbiamo trasmesso. Sulla volontà di spiegare cosa avviene nei vari passaggi di un discorso, è molto esplicito l’esempio della “Cascata della comunicazione”: 1 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” volendo esprimere il 100% di ciò che pensiamo, nel momento di farlo, ne esprimiamo a parole solo il 70%, di cui solo il 40% viene ascoltato, il 20% recepito, ed il 10% ricordato. Fig. 1 Una o più domande che potranno sembrare necessarie in questo momento sono: Perché non riusciamo a comunicare ciò che vogliamo? È colpa nostra o del nostro interlocutore? Per dare tali risposte, dobbiamo renderci conto che esiste un fattore ancora non sufficientemente considerato, o meglio sottovalutato; la capacità d’ascolto attivo, nostra e di chi sta di fronte. Ci siamo mai chiesti nell’arco di una comunicazione, come sono ripartiti i tempi per ogni fase, ed in particolar modo quanto tempo passiamo ad ascoltare gli altri? Da una ricerca, e scaturito tale risultato a questa domanda: 2 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Tempo che dedichiamo alle varie fasi della comunicazione 9% Scrivere 16% Leggere 40% Ascoltare 35% Parlare Fig. 2 Da come si può osservare, la maggior parte del nostro tempo, in linea di massima, lo dedichiamo all’ascolto, quella fase da noi precedentemente sottovalutata, ma allora che tipo di ascolto sarà se già in partenza non lo sfruttiamo, penso che sarete d’accordo con me nel dire che sarà un ascolto inefficace. Innanzi tutto bisogna puntualizzare la differenza che vi è tra ascoltare ed udire. Molti ritengono erroneamente che le due parole abbiano lo stesso significato, e questo fa pensare che l’ascolto in modo efficace sia un qualche cosa di istintivo, per cui non si fa molto per acuire questo istinto, appunto perché tale. Cosi facendo perdiamo di vista una funzione chiave della comunicazione efficace. Per udire si intende la percezione di ogni rumore o suono, senza prestare particolare attenzione alla fonte e al motivo che lo ha generato. Ascoltare significa raccogliere informazioni dagli altri “o dal mondo che ci circonda, come la natura” senza giudicare, dimostrare la nostra attenzione a chi ci parla, perché ascoltare può essere un modo per esprimere considerazione per qualcuno, e spesso ne aumentare l’autostima . I processi di ascolto, sono più elaborati di quelli dell’udire, hanno vari skill1 in quanto sono processi attivi e non passivi. 1 Skill, tradotto significa competenze. Maggiori saranno le nostre competenze su qualsiasi argomento/comportamento, maggiore sarà la nostra padronanza e auto consapevolezza di tale 3 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Per renderci conto dell’importanza del vero Ascolto, proviamo a rivolgerci questa domanda: Come mi sento quando qualcuno mi ascolta veramente ? mi sentirò a mio agio con il mio interlocutore, sarò aperto, disponibile al dialogo, e mi sentirò compreso e importante, felice di essere lì in quel preciso momento. Pensiamo per un attimo ai vantaggi che potrebbero scaturire dall’esercizio di un ascolto attivo, quanti problemi potremmo evitare, quanto tempo potremo recuperare, equivoci che non si verificherebbero più in quanto tutto sia chiaro, non ci sarebbero istruzioni mal comprese, nessuna perdita di informazioni utili, ed in particolar modo non corremmo il rischio di ferire i sentimenti di chi ci sta vicino. Come si suddividono i livelli di ascolto: L’ascolto Empatico, non è altro che uno dei vari livelli che può raggiungere l’ascolto. Intendo per livelli il grado di attenzione e di coinvolgimento che applichiamo in vari momenti della comunicazione. Si riscontrano nell’ascolto tre tipi di livelli: 1°, Ascoltare a tratti: Si potrebbe definire come un ascolto disinteressato, lo si pratica generalmente, quando ascoltiamo qualche cosa che non ci interessa. Di solito si ascolta restando in silenzio, in modo passivo, e percependo giusto il minimo per poter simulare l’attenzione. Generalmente durante la conversazione, la nostra attenzione è rivolta maggiormente su di noi, ci distraiamo perché diamo giudizi, perché pensiamo a cosa rispondere, a cosa obiettare, o a dare un consiglio. Il rischio è che i nostri interventi siano fuori luogo. 2°, Sentire le parole: in questo caso l’ascolto è più attivo, ma si limita a scandagliare in superficie le parole che ci sono state rivolte, la nostra concentrazione è maggiore per le parole che vengono pronunciate, che per il significato a livello sentimentale che gli è stato attribuito. Si potrebbe definire anche come un ascolto attento o selettivo, fatto più che altro in modo razionale. 3°, Ascolto Empatico: il traguardo a cui ognuno di noi dovrebbe aspirare. Ascoltare con l’intento di capire e non giudicare. Riuscire a argomento/comportamento. 4 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” vedere le cose con gli occhi dell’altra persona, utilizzare la sua mappa come se fosse la nostra mappa. Caratteristiche di questo tipo di ascolto sono, l’essere attenti e presenti, osservare l’intero linguaggio, quello verbale, ma anche il non verbale. Questo richiede due caratteristiche, la prima di essere aperti a capire i sentimenti e i pensieri dell’interlocutore, la seconda, è la modalità di pensiero definita da alcuni “Tu sei OK - Io sono OK” da altri “Vincere/Vincere”. L’Ascolto Empatico è molto potente in quanto vi fornisce dati precisi sulla persona che avete d’avanti, invece di proiettare sugli altri le vostre mappe, i vostri giudizi, le vostre esperienze passate, vi trovate di fronte alla realtà interna dell’altra persona, alla sua più intima forma di pensiero. Da aggiungere che teorie2 diverse includono altri due livelli, che sono: Ignorare: come identifica la stessa parola consiste nel non prestare attenzione alle parole altrui, in modo completo. Fingere di ascoltare e l’Ascolto Selettivo: entrambi si possono assoggettare all’ascolto a tratti su citato. Empatia non è da confondere con simpatia, perché in un ascolto simpatico, ti potrei dare ragione anche se sono convinto del contrario, ma farlo ugualmente solo perché provo per te qualche cosa che mi spinge in questa direzione. L’Empatia di una persona và a braccetto con la sua stessa assertività, cioè la capacita di rispettare gli altri e i loro pensieri e opinioni, e contemporaneamente farsi rispettare i propri. Da dove derivano i nostri modelli d’ascolto?: Il percorso compiuto fino ad oggi, da ognuno di noi, ci ha portato a fare delle esperienze, che a loro volta hanno influenzato il nostro modo di comportarci su vari fronti. In questo caso il fronte dell’ascolto ha subito in tutti noi un indirizzo abbastanza privo di iniziativa in quanto, come è già stato detto, la nostra società gli riconosce più che altro un ruolo passivo, un istinto innato che non si deve migliorare. 2 “I sette pilastri del Successo” di Stephen R. Covey, edizione Bompiani 5 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Oltre a ciò, hanno influito sin dai tempi in cui stavamo nella culla, avvenimenti che contribuirono e contribuiscono tuttora a questa credenza collettiva. Osserviamo il comportamento di un infante nella culla: Se il bambino ascolta ciò che gli accade intorno, gli adulti lo lasceranno tranquillo, ma se vuole destare l’attenzione basta che cominci a “parlare”gridare, subito gli adulti accorreranno, per capire cosa gli occorre, se ha fame, vuole cambiato o ha solo bisogno di coccole. Cosa può apprendere il bambino, ed anche noi da tutto ciò? Chi sta zitto ad ascoltare non ottiene nulla. Continuando ad andare avanti nei ricordi, a qualcuno sarà capitato di essere apostrofati in uno qualsiasi di questi modi: o < Stai zitto e ascolta > o < Sei troppo piccolo per capire > o < Non interrompere i grandi quando parlano > o < Non sai di cosa stai parlando > o < …….. > Questi non sono altro che messaggi che i bambini ricevano ogni giorno sull’ascolto, provenienti da chi gli sta intorno. Anche se il ruolo di genitori o insegnanti prevede l’indirizzo, un’educazione della mente e dello spirito, molte volte questa meta non viene raggiunta sufficientemente. Molto importante nella formazione di modelli nei bambini, sono le attenzioni ricevute nell’ascolto. Il modo in cui siamo stati ascoltati può costituire uno Stroke3 positivo o negativo nella memoria esperenziale di ognuna persona. Uno Stroke, (tradotto letteralmente, Carezza), non è altro che un’esperienza passata, che riesce a creare un modello che influenzerà il comportamento dell’individuo, perché sarà preso come mappa di un territorio, mappa del tutto individuale. Gli Strokes, non sono solo le parole, che rigettiamo sui bambini o sugli altri, atte a vantare o criticare un comportamento, ma sono anche i gesti, gli sguardi. Cioè sia i messaggi verbali, non verbali e paraverbali4 che ognuno di noi trasmette. 3 Stroke = qualsiasi forma di riconoscimento o d’attenzione che una persona da all’altra. Un’ansia d’attenzione da parte di un’altra persona, un “bisogno psicologico” che ogni individuo ha per sopravvivere. “Imparare ad ascoltare” di M. Burley- Allen, edizioni Franco Angeli. 6 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Segnali non verbali Espressione del viso Postura Gesti Tono di voce Positivi Negativi Viso rilassato e sguardo Ciglia aggrottate, attento, rivolto verso chi sguardo rivolto altrove, parla. smorfie di disapprovazione o non coinvolgimento. Aperta e protesa in Chiusura con braccia e avanti, simile a chi parla. gambe incrociate, protesa indietro, distaccata. Gestualità armonica, gesti intimidatori, coerente con le parole, indicare con le dita, simili a quelli ammonire, gestualità dell’interlocutore, dall’alto in basso come le bacchettate. Gesti bruschi e veloci. Calmo, adatto alla Alto, stizzito, nervoso, situazione, simili a completamente in quello di chi ci parla disarmonia con quello di chi ci parla Tab. 1 Ascoltare, saper ascoltare è uno Stroke molto potente da trasmettere, fa capire alle persone di non essere state ignora, e di non essere state giudicate, ma solo ascoltate senza nessun tipo di pregiudizi. L’ambiente che ci sta intorno, è un contenitore enorme da cui attingiamo quotidianamente potenziali modelli di ascolto (non solo questi), che se condivisi o imposti, ci accompagneranno avanti nella nostra vita sino a quando non prenderemo la consapevolezza di ciò che facciamo e perché lo facciamo. La consapevolezza. La prima arma per un cambiamento. 4 Messaggi verbali, non verbali e paraverbali. Corrispondono al primo gruppo i messaggi trasmessi con il significato delle parole; al secondo gruppo appartengono gli atteggiamenti fisici adottati, che sono la postura, la gestualità e la mimica facciale; al terzo gruppo corrispondono il tono vocale, la velocità di parola, il volume e le pause, il terzo gruppo corrisponde al modo pratico di come si esprimono le parole. 7 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Essere consapevoli di come ascoltiamo gli altri, e a quale livello ci aggiriamo con più frequenza, è l’inizio di un probabile cambiamento, dico probabile perché non tutti i nostri comportamenti sono sbagliati e quindi necessari di un cambiamento. Di sicuro conoscere da dove derivano questi modelli da noi assunti come mappa, non può che avvantaggiarci, nel processo di cambiamento che intraprenderemo. La nostra famiglia, il nostro gruppo di amici, la scuola, i nostri parenti con cui stiamo più a contatto, non sono altro che una parte delle sorgenti dalle quale derivano i nostri modelli d’ascolto e non. Personalmente potrei citare una mia esperienza sui modelli assunti dall’esterno, anche se in questo caso non si tratti dell’ascolto, ed il modello e stato assunto coscientemente. Quando avevo sei anni mia zia si sposò con una persona che non avevo mai visto, o almeno non è nei miei ricordi prima di quel momento. Era un militare Francese. Conoscendolo scoprì quale persona eccezionale fosse, ed in aggiunta, i commenti che si facevano su di lui, quali: che fosse un ottimo marito, che aiutasse sempre la moglie nei lavori di casa, e che si cimentasse con bravura a fare tutto ciò che c’era da fare per un corretto svolgersi della vita familiare; fece nascere in me la voglia cosciente di assomigliarli, con il desiderio che un giorno, le cose che furono, e vengono dette su di lui, sarebbero state dette su di me. Anche se come ho preannunciato, quest’esempio non riguarda l’ascolto, penso che porti una dimostrazione di quello che intendo quando dico “prendere un modello d’esempio e farlo nostro”. Il processo può avvenire consciamente, come questo caso, o inconsciamente. Quando un ragazzo si sente rivolti solo Stroke negativi, come del tipo < mi devi ascoltare quando parlo >, incosciamente dentro di lui può associarsi la caratteristica di cattivo ascoltatore, e questo influire sulla sua condotta futura. Esempio5: Il padre di margherita la guardava con aria di disapprovazione quando gli esponeva delle idee su cui lui non era d’accordo. La interrompeva spesso a metà di una frase per dirle che stava sbagliando. Come risultato dell’esperienza infantile, Margherita aveva difficoltà a prestare attenzione quando un superiore le parlava. Si concentrava sull’impressione che l’altra persona poteva avere di lei più che su quello che le stava dicendo. 5 Esempio estratto da: Imparare ad ascoltare di M. Burley-Allen, edizioni Franco Angeli, pag. 46 8 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Consci di ciò che accade dentro di noi e del perché, ora possiamo buttare le nuove basi per un cambiamento duraturo e misurabile sin da subito. Ma, per iniziare, su cosa dobbiamo lavorare in moda d’aver un buon ascolto attivo? Proprio per questo ora parleremo di…………… Modalità di pensiero nei rapporti interpersonali. Alla base di un ascolto attivo e proficuo, è necessario un atteggiamento di rispetto verso le opinioni altrui, in quanto espresse da altre persone che hanno un’anima e dei sentimenti, quindi suscettibili proprio come noi. Diverse teorie, a mi avviso valide, definiscono diversi sistemi di atteggiamento: Vincere/Vincere Vincere/Perdere Perdere/Vincere Perdere/Perdere Vincere/Vincere o nulla di fatto Prima di iniziare a descrivere i vari atteggiamenti su detti, tendo a sottolineare, che le persone nel loro stile di ascolto, di solito utilizzano maggiormente uno di questi stili, ma non esclusivamente uno solo. A seconda delle persone con cui siamo a contatto, delle opinioni che abbiamo di loro, e de tipo di rapporto che ci lega, utilizzeremo tutti o quasi, tali atteggiamenti. Vincere/Vincere: è il concetto più profondo, ricco di consapevolezza di se e degli altri. In termini più spiccioli, si identifica nella forma di pensiero “io sono OK,tu sei OK” vincerò solo se vincerai anche tu. Rispettare se stessi e gli altri riconoscendone il valore, un concetto molto stretto con il significato di assertività. Tale atteggiamento si riscontra nella comunicazione empatica, in quanto da la capacità di ascoltare attivamente senza esprimere giudizi, focalizzando l’ascolto non solo alle parole, ma su tutte le sorgenti che esprimono un significato, quali le espressioni del viso, la gestualità corporea come il muovere e fare gesti con le mani. 9 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Lo stile Vincere/Vincere nell’ascolto, è considerato aperto, rilassato, comprensivo, logico, empatico e non giudicante. Se cerchiamo d’identificarlo in un contesto più generale, come la totalità dei rapporti interpersonali, sia che possano essere a livello familiare, scolastico, professionale, o legati a quel che sia un gruppo, si comprenderà che tale atteggiamento vede e vive la vita come una collaborazione e non come una competizione, eliminando le concezioni limite di Bello-Brutto, Forte-Debole, Duro-Morbido, Vincere-Perdere. Vincere/Perdere: un bambino/ragazzo6 che ad ogni concetto espresso, viene incalzato da un comportamento “Io sono OK, tu NO” del padre/madre: che lo ascolta con un’espressione critica, sempre con il giudizio pronto sulla punta del dito indice, con la certezza che quello che dice il figlio é sicuramente sciocco o privo di significato, e solo ciò che pensa lui è degno di attenzione e considerazione; cosa può trasmettere ed inculcare nel figlio? Il figlio si sentirà frustrato, incompreso. E da adulto con molta probabilità adotterà gli stessi comportamenti sugli altri, quasi a rivalsa di ciò che ha subito. L’atteggiamento Vincere/Perdere, cominciamo ad apprenderlo ad iniziare da quando siamo nella nostra famiglia. I vari confronti che di solito i genitori fanno, del tipo: < perché non ti applichi come fa tua sorella >, < il figlio di Claudia, aiuta la madre nei lavori di casa, non come te che passi tutto il tempo davanti la televisione > < come mai non capisci l’algebra, tuo fratello è cosi bravo? >. Ogni qualvolta ad un figlio vengono negati la pazienza, comprensione o affetto sulla base di tali confronti, dentro di loro si genera un atteggiamento mentale del tipo Vincere/Perdere. E noi trasmettiamo che non sono degni del nostro amore, e che non hanno valore in confronto a chi li paragoniamo. Potranno sempre pensare: < se sarò più bravo di mio fratello, i miei genitori mi vorranno più bene >. Perdere/Vincere: < Mettimi pure i piedi in testa, lo fanno tutti >, < Io amo il quieto vivere. Farei qualunque cosa per mantenermi in pace con tutti, a qualunque costo >. Personalità del genere sono di solito definite accomodanti, tipi arrendevoli. Disposti a tutto per stare in pace, concedono molto spazio agli altri, a discapito della loro personalità. Altra terminologia utilizzata è “Io non sono 6 E’ ricorrente l’uso negli esempi di bambino/ragazzo, in quanto è il momento della vita dove si assumono maggiormente a modello i comportamenti degli altri 10 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” OK, tu sei OK. Nell’ascolto una personalità Perdere/Vincere è molto più attenta a ciò che gli altri possano pensare di lei, e a che figura sta facendo piuttosto che al significato delle parole che gli vengono rivolte, quindi applicherà di solito un ascolto di 1° o 2° livello. Il pericolo maggiore per tali persone, è che ogni evento che le turba, va ad appesantire quel fardello che si portano dentro, andando ad accumulare sofferenze e sottomissioni ad altre ingiustizie avute in passato. Da ciò deriva un pericolo; proprio come un vulcano che da anni ed anni si trattiene e alla fine erutta, anche per lui arriverà il momento di erutterà, e maggiore sarà stato il tempo che si sarà contenuto, più grande sarà il botto. Sia il comportamento Vincere/Perdere che Perdere/Vincere, sono posizioni deboli, impostate su insicurezze personali. Come ho precisato prima di iniziare a spiegare i vari atteggiamenti, molte persone, a seconda di chi hanno d’avanti, o in che situazione si trovano, si comportano di conseguenza ed adottano il comportamento che gli risulta più spontaneo. Nel caso di una personalità Perdere/Vincere, raggiunta quella soglia massima di sopportazione, avviene una trasformazione che io definisco Moto d’alternanza, dove sveste i panni del Perdere/Vincere ed indossa quelli del Vincere/Perdere MOTO D’ALTERNANZA Vincere/Perdere Perdere/Vincere Fig. 3 La frustrazione di dover sempre subire, li catapulta nel paradigma Vincere/Perdere, sino a quando il senso di colpa per il loro comportamento con gli altri non li ricaccia nel paradigma Perdere/Vincere. E poi ancora il circolo si ripete sino al successivo cambio di paradigma. 11 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Perdere/Perdere: Persone indifferenti, scostanti, pessimistiche e negative. Così si potrebbero considerare nella comunicazione, o meglio in genere vengono considerate così le personalità del tipo “Io non sono OK, tu non sei OK”. Persone poco interessate, che passano la maggior parte del loro tempo al 1° livello di ascolto, siccome nessuno è OK, non trovano motivazione ad ascoltare. Non è raro sentirgli dire frasi del genere < Non ci posso far niente > < Nessuno può farci niente >. Nei rapporti interpersonali personalità del genere a confronto sono molto pericolose. In genere quando due tipi Vincere/Perdere (tipi decisi ostinati ed egocentrici), si scontrano, diventano del tipo Perdere/Perdere, diventano entrambi vendicativi, e vorranno a tutti i costi adottare la filosofia occhio per occhio, dente per dente. In taluni casi diventano talmente “nemicocentrici” che spendono ogni loro risorsa, economica o di tempo ad affondare il loro nemico, a mettergli il bastone fra le ruote, anche se questo indubbiamente sancirà il loro declino. Vincere/Vincere o nulla di fatto: Si giunge a ciò quando due persone non riuscendo ad arrivare ad un compromesso,decidono per il nulla di fatto, perché ritengono che il successo individuale non può venire al costo della sofferenza altrui. Nulla di fatto significa, un garbato disaccordo. Quando è di ormai accertata evidenza che si hanno posizioni diverse, rispetto ad una qualsiasi cosa, si ritiene più opportuno non procedere con nessun tipo di accordo, non si assumeranno incarichi che poi non verranno rispettati, e non si creeranno aspettative che, a loro volta, non verranno soddisfatte. Ma allora quale paradigma è migliore? Non ve ne è uno migliore dell’altro, se vengono adottati ognuno nella situazione più opportuna. Il corretto comportamento, sarebbe di aggirarsi consciamente in ognuno di loro, e adottarli solo nelle occasioni che li richiedono. In un rapporto coniugale, o tra padre/madre e figli, un comportamento opportuno è del tipo Vincere/Vincere, ma in taluni casi anche il tipo Perdere/Vincere o Vincere/Perdere può essere giusto da utilizzare. Deleterio sarà di sicuro un atteggiamento Perdere/Perdere. In una partita di pallone, o qualsiasi gioco a squadre, è logico che il comportamento Vincere/Vincere non è dei migliori. 12 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Questi comportamenti sono alla base del gioco di ruoli che si crea nelle comunicazioni, ma anche nei rapporti interpersonali. Il triangolo dei ruoli. Quando in una comunicazione intervengono gli atteggiamenti “Non OK” la si può assimilare ad un gioco di ruolo, proprio come quelli che si fanno sotto il periodo natalizio. Come ogni gioco che si rispetti, anche qui ogni personaggio ha il suo ruolo. A differenza dei giochi veri e propri, di solito nelle conversazioni c’è in ballo qualche cosa di più che delle semplici banconote con l’effige di Paperon de Paperoni. Sono i sentimenti, e l’autostima di ognuno dei partecipanti. Prima di analizzare i vari ruoli devo precisare che sono ruoli tipo, quindi l’estremo comportamentale di ogni personaggio, impossibile, o molto difficile da trovare in natura. Il Persecutore: è un personaggio che è sempre pronto a criticare, ad individuare il lato negativo su ogni azione, o frase detta dagli altri. Il suo atteggiamento è del tipo “Io sono OK, tu no”. Sembra che passi il tempo ad individuare gli sbagli o le imperfezioni degli altri, ed è sempre pronto a riprendere il mal capitato di turno. Si può definire anche aggressivo in taluni casi, in particolar modo quando riveste posizioni di rilievo. Il Soccorritore: anch’egli ha l’atteggiamento “Io sono OK, tu no”, pensa che gli altri non siano capaci di svolgere il loro compito, ed è sempre pronto ad assumersi il lavoro altrui ed anche le eventuali colpe. Mentre ascolta gli altri, è sempre preoccupato a pensare il miglior consiglio che deve dare, e non presta attenzione a ciò che viene detto; quindi da molte volte consigli inappropriati. Non ha per niente il senso della delega, tende ad assumere più incarichi di quanti ne possa svolgere, questo lo porta ad essere sempre in ritardo. Lo stress è la sua espressione finale che lo tramuta da soccorritore a vittima. 13 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” La Vittima: a differenza dei precedenti personaggi ha l’atteggiamento “Io non sono OK, tu si”, pensa sempre di essere inopportuna, non interviene nei discorsi perché pensa di essere fuori luogo. Ascolta sempre restando sulla difensiva, permette alle sue emozioni di pregiudicare la sua obiettività, e cosi facendo favorisce la ricezione di Stroke negativi dall’esterno. Fig. 4 La consapevolezza di sapere a quale di questi personaggi ci avviciniamo, è molto importante, perché ci aiuta a capire dove ed in che cosa dobbiamo migliorare. Come si è messo in evidenza, il nostro ruolo è strettamente legato al nostro modo di ascoltare. Le radici del nostro comportamento, si cominciano a formare dall’età infantile, ed è da quel momento che incominciamo ad impersonale uno o più di questi atteggiamenti. Nello schema7 seguente si riportano in cinque fasi il processo di socializzazione, dove si denotano gli atteggiamenti OK che sostengono il 7 Lo schema è stato tratto, per la sua semplicità di comprensione, dal libro gia menzionato in precedenza: Imparare ad ascoltare di M. Burley-Allen, edizioni Franco Angeli. 14 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” nostro comportamento. Il processo di socializzazione è un fattore significativo che causa molti dei problemi d’ascolto che incontriamo. 1 Influenza Esperienze infantili: Influenza 2 3 Decisioni nella prima infanzia, l’inizio del concetto del se Sistema familiare: comunicazione verbale e non verbale Personalità degli adulti più prossimi Riconoscimento/att enzione positivi o negativi (strokes) Messaggi del tipo <non fare questo > Messaggi del tipo <fai questo > Atteggiamenti OK nella vita. Pensare che no e gli altri siamo OK o non OK. Immagine di se -dialogo interno -affermazione del se, positive o negative Non ne faccio una giusta Sono stupido Sono in grado di pensare Faccio le cose bene Io sono OK, tu sei OK Io sono OK, tu non sei OK Io no sono OK, tu sei OK Io non sono OK, tu non sei OK Influenza 4 5 Influenza Concetto di sé e convinzione degli adulti, esplicitati nei seguenti modi: Atteggiamenti Pregiudizi Valori Percezioni Modelli comportamentali e sentimenti. V P S Triangolo dei ruoli Filtri credenze o paradigmi. 15 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Un dei concetti chiave su cui si basa la PNL è: “La mappa non è il territorio”. Con ciò si spiega come mai esperienze identiche, condivise da persone diverse, provochino emozioni e risultati diversi. Questo concetto può essere chiarito, con l’esempio del bicchiere riempito d’acqua per metà. Domandando a più persone che cosa vedono, le risposte potrebbero essere differenti, anche se si tratta di un semplice bicchiere d’acqua. C’è chi vi dirà che il bicchiere è mezzo pieno e chi vi dirà che è mezzo vuoto. Potrà sembrare un esempio spicciolo e semplice, ma dietro al quale si nascondono due modi differenti di osservare “l’evento”. Ogni persona guarda il proprio mondo attraverso una lente personale e soggettiva. Di queste lenti ne abbiamo diverse, e scegliamo inconsciamente quale utilizzare a seconda dei vari casi. Come i modelli di d’ascolto, anch’esse si creano con l’esperienze passate, e vanno ad influire sugli eventi presenti e futuri. Esistono due grandi gruppi che racchiudono le credenze e le classificano, e sono il gruppo delle credenze potenzianti, e quello delle credenze limitanti. L’origine è comune ad entrambi i gruppi, la differenza è che tipo di influenza avranno sul nostro comportamento, e nel nostro caso sull’ascolto. Dal significato racchiuso nei singoli nomi già si evince che le credenze potenzianti, ci danno quello sprint in più, che serve ad andare avanti ed a impegnarsi di più. Le credenze limitanti ci frenano, inibiscono la nostra voglia di andare avanti, facendo sorgere in noi paure e angosce. I processi che sono alla base delle credenze, sono la Cancellazione, la Generalizzazione, e la Distorsione8. La miriade di dati che riceviamo in continuazione dall’esterno, tramite i nostri sensi, devono passare il vaglio di questi “fattori” che trattengono le cose che ritengono più utili, ed eliminano il superfluo. Ciò non è un male in tutto e per tutto, pensate se dovessimo immagazzinare tutte le informazioni che percepiamo, e dicendo tutte mi riferisco anche alle più banali,tipo la sensazione costante di come sta il piede nella scarpa. 8 Cancellazione, Generalizzazione e Distorsione, sono processi naturali che effettuiamo inconsciamente, con lo scopo di alleggerire la miriade di informazioni che ci giungono dal mondo esterno a noi. 16 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Il processo di cancellazione, serve proprio ad eliminare quelle informazioni superflue,che non servono, ma a volte eliminiamo anche aspetti più importanti di eventi accaduti. La generalizzazione, è potenziante quando generalizziamo su esperienze concrete, del tipo: tutti i pennarelli hanno il cappuccio + so come levare un cappuccio = so aprire tutti i pennarelli. Sono limitanti quando generalizziamo su esperienze non concrete del tipo: tutele donne non sanno guidare. La distorsione, come lascia intendere la parola stessa, distorce la realtà e la conforma al nostro modo di pensare. È potenziante se distorciamo la verità in modo positivo, e limitante quando lo facciamo in modo negativo. Cancellazione Generalizzazione Distorsione Input Esterni Credenza Fig. 4 Vivere un evento genera un’esperienza, un’esperienza genera una credenza, una credenza crea un atteggiamento che crea a sua volta un altro evento. Evento Comportamento Esperienza 17 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Credenza Fig. 5 Nell’ascolto i filtri che esercitano la maggiore influenza e guidano le nostre Cancellazioni, Generalizzazioni e Distorsioni sono: Ricordi Valori Interessi Sentimenti forti Ipotesi Convinzioni Immagini passate e future Atteggiamento Aspettative Esperienze passate Pregiudizi Ambiente fisico L’utilizzazione di taluni filtri in modo inconscio, genera nella comunicazione delle Cancellazioni, Generalizzazioni e Distorsioni che sono alla base del nostro modo di essere. Da essi noi induciamo parte dei nostri Strokes, ci percepiamo inadatti, fuori luogo, o al contrario ci possiamo percepire come campioni, come persone valide di credito su ciò che diciamo e facciamo. Come in precedenza per i ruoli, solo la consapevolezza dei nostri filtri può darci la giusta misura per i nostri cambiamenti. Percezione, ricezione, attenzione: Inizialmente ho gia parlato della concezione che l’era moderna ha dell’ascolto, definendolo passivo, che denota debolezza ed apatia. Al contrario del parlare che raffigura il potere, l’azione. Utilizzo ora questo pensiero già espresso, per introdurre il concetto, che esistono dei fattori chiave che aiutano o limitano l’ascolto attivo. Quante volte i nostri stati d’animo si sono fatti influenzare dal mondo in cui venivamo ascoltati? Quante altre volte abbiamo generato tali stati d’animo in altre persone, perché non abbiamo ascoltato con sufficienza? Ma se siamo consapevoli di ciò, perché non riusciamo ad ascoltare e a farci ascoltare in talune situazioni? Proviamo a rispondere insieme: 18 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Fin’ora abbiamo parlato d’ascolto attivo, denotandolo come qualche cosa di soggettivo. Soggettivo significa personale, cioè ogni persona ha un suo modo di ascoltare. Sappiamo che questo modo di ascoltare, è nato in ognuno di noi grazie alle esperienze che abbiamo avuto in passato e agli Strokes che abbiamo ricevuto. Per conseguenze, queste esperienze hanno creato dei filtri e delle credenze. Ormai il passo è breve. Se io vi dicessi una qualsiasi cosa che urta, si scontra o più semplicemente è diversa dalle vostre credenze, quanta energia impieghereste per ascoltarmi attivamente. E addirittura se vi fossi antipatico, o avreste delle resistenze nei miei confronti, quanto vi sforzereste ad ascoltarmi? I pensieri più comuni durante la discussione potrebbero essere: o < ricomincia, lo sapevo gia dall’inizio dove voleva andare a parare, ed ecco la conferma >; o <non posso crederci di nuovo la solita lagna >; o < non cambierà mai, lui non ascolta mai, e pretende che gli altri gli diano retta >; o < ma che cosa sta dicendo, non si rende conto che non è cosi che va la vita? >; o < ma come fa ogni volta ad aprire bocca e a sputare tali sciocchezze?>; Le informazioni che riceviamo, e sono in contrasto con le nostre convinzioni, ricevono poca attenzione, o addirittura vengono ignorate. Quando ci aspettiamo di sentire qualcosa, non ascoltiamo ciò che viene detto realmente. Ricezione 19 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” Percezione Attenzione Fig. 6 La figura n. 6, mostra gli elementi che si creano durante una conversazione. Tali fattori sono stimolati, da diversi aspetti che può rilevare la conversazione. A volte notiamo qualche cosa di interessante nella persona che stiamo ascoltando, questo comporta una maggiore ricettività nei suoi confronti, di conseguenza la nostra attenzione andrà ad un livello più alto. Se siamo coinvolti in una discussione, che tratta un argomento stimolante per la nostra attenzione, aumenterà anche il nostro interesse, di conseguenza saremo molto più ricettivi, e saremo predisposti ad una percezione più ampia sull’argomento trattato. Al contrario, se siamo costretti, ad esempio per lavoro, a seguire un dibattito od una riunione a nostro avviso noiosa, chiuderemo automaticamente le porte della ricezione, ed ascolteremo il tutto con un interesse molto leggero. I vari stili d’ascolto. Come nel triangolo dei ruoli, ognuno di noi ha delle multi personalità dell’ascolto, che emergono a secondo gli stati d’animo in cui ci troviamo. → Il Simulatore: il primo personaggio, di solito finge d’ascoltare. Interessato a tutt’altro, reputa ciò che viene detto di poca importanza. A volte fingono d’ascoltare perché credono che faccia piacere a chi parla. A 20 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” distrarli può essere un pensiero balenato improvvisamente, e si limitano ad annuire, e a volte a fissare chi parla. → L’ascoltatore dipendente: focalizzano l’attenzione sulle opinioni degli altri, sui sentimenti, sui desideri altrui. Sono dipendenti del modo di pensare degli altri, cambiano facilmente opinione. Focalizzano l’attenzione a come possono risultare agli occhi degli altri, e prestano poca attenzione al significato di ciò che viene detto. → L’interruttore: identifico con questo nome le persone che interrompono di frequente chi sta parlando. Di solito utilizzano un ascoltano di 2° livello, sono molto più concentrati sulle parole che sul significato che esse portano. La loro motivazione di solito è che comportandosi altrimenti, dimenticherebbero ciò che devono dire. Tale comportamento genera spesso, in chi parla e viene interrotto, uno stato di esasperazione e frustrazione, e da loro la sensazione che chi li interrompe non è per niente attento al senso di ciò che loro dicono, ma più che altro solo alle parole. Una variante dell’interruttore sono le persone che interrompendo, cambiano completamente discorso. Ciò avviene perché l’interlocutore ha toccato argomento delicato per chi ascolta, che può provocare disagio o paura. Indirizzare la conversazione verso nuovi temi, è un mezzo per evitare l’argomento in discussione. → Il timido: il personaggio espresso dal timido, è rivolto in particolar modo a se stesso, preoccupato di cosa possa pensare di lui, chi sta parlando. Una troppo attenzione a se stesso, fa calare l’attenzione, con la successiva distrazione. → L’intellettuale o razionale: l’intellettuale, ascolta il più delle volte con la testa, soffermandosi su un ascolto di 2° livello. Coglie solo le parole invece che l’intero messaggio. La valutazione di quanto viene detto è spesso legata all’interpretazione delle informazioni espresse verbalmente, mentre non riesce a cogliere le intenzioni meno ovvie. È talmente impegnato ad analizzare le parole, ed a ricercare un filo logico, che no si addentra nell’ascolto attivo, trascurando anche la comunicazione non 21 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” verbale. L’intellettuale, è come un calcolatore che analizza le sequenze numeriche, ed alla prima incongruenza va in tilt. Il cervello è cosi impegnato a fare calcoli che non da al corpo la possibilità di ascoltare la comunicazione. L’importanza del linguaggio non verbale. Sino ad ora abbiamo parlato dell’importanza che ha l’ascolto delle linguaggio verbale, e abbiamo appena accennato al linguaggio non verbale. Quest’ultimo, ha un’importanza non trascurabile. Ogni parola che diciamo è accompagnata da dei gesti che possono avvalorare il suo significato, o impoverirlo. Parole (verbale) Vocale (tono) Linguaggio del corpo: espressioni del viso, postura, gesti, sguardi. Impatto relativo (approssimativamente) 7% 38% 55% Tab. 2 La tabella su mostrata, indica, in valori percentuali, l’impatto che le varie componenti della comunicazione hanno su di noi. Da come si può leggere, il linguaggio del corpo, o meglio il linguaggio non verbale, ha la più alta influenza. Delle volte uno sguardo vale più di cento parole. Proprio come quando eravamo piccoli, bastava che uno dei nostri genitori ci guardasse, per capire se ci stavamo comportando bene o male. Anche gli adulti avvertono le stesse sensazioni , sia in modo conscio che inconscio. Immaginatevi una persona che vi viene incontro, con passo deciso, ma in modo calmo, con un sorriso sul viso e la mano tesa per salutarvi. Ora immaginatevene una che vi viene incontro a passo veloce, con un ghigno 22 I Manuali di Autostima.net “L’arte di Ascoltare!” stampato sul muso le sopraciglia aggrottate e che agiti la mano destra dall’alto verso il basso con il dito indice disteso. Che differenza avvertite tra l’una e l’altra immagine? Notate che in entrambi i casi nessuno dei due individui a parlato. Forse per il primo vi sareste fermati incuriositi da cosa potesse volere quel signore da voi, nel secondo caso, forse, eravate già a chilometri di distanza. Uno Skill molto importante, è ascoltare questi messaggi! 23 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” La Forza della Coerenza! A cura di Mario Ricco LE PERSONE DI SUCCESSO Vi siete mai chiesti che cos’ abbiano in comune le persone che hanno raggiunto le più alte vette del successo nei vari settori della vita: nel lavoro, nello sport, nel cinema, in politica? Che cosa ha permesso loro di influenzare tanti individui in maniera così emozionante e profonda? TUTTI COSTORO SONO STATI IN GRADO DI PERSUADERSI AD INTRAPRENDERE “AZIONI” COERENTI ED EFFICACI VOLTE ALLA REALIZZAZIONE DEI LORO SOGNI! Hanno intrapreso AZIONI specifiche che hanno la massima probabilità di produrre il risultato desiderato! Da queste prime righe emerge una prima grande verità e cioè che: IL SUCCESSO NON E’ FRUTTO DEL CASO, bensì vi sono coerenti, logici moduli d’azione, strade specifiche che portano all’eccellenza e, quindi, alla soddisfazione. Per perseguire il successo dobbiamo imparare a servirci delle nostre menti e dei nostri corpi nei modi più potenti e vantaggiosi. 1 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” Uno studioso americano di tecniche PNL ritiene che le persone di successo coltivino in se stesse 7 tratti caratteriali che conferiscono loro la FORZA di compiere qualsiasi impresa li possa portare al successo. Ecco qui i 7 “meccanismi” capaci di assicurare successo anche a Voi: 1. Passione 2. Credenze su se stessi 3. Strategia 4. Chiarezza in fatto di valori 5. Energia 6. Potere di legare con gli altri 7. Dominio della comunicazione! “Il modo con cui comunichiamo con gli altri e con noi stessi determina la qualità delle nostre esistenze”! 2 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” Ed é su questo “meccanismo” che ci soffermeremo, per scoprire in che modo migliorare la qualità e l’efficacia delle nostre relazioni nel contesto professionale. ATTEGGIAMENTO MENTALE Quello che conta è l’uomo. Il successo della nostra collaborazione è legato ad alcune premesse. Partiamo da principio che a questo mondo non contano tanto le circostanze (che, a seconda dei casi, possono essere più o meno “fortunate”), quanto gli uomini. Oppure, dicendolo con le parole di Alfred T. Sloan Jr., primo presidente della General Motors: “Nella nostra moderna economia industriale, fra due imprese che operano nello stesso settore c’è una sola differenza di natura fondamentale, e questa sta negli uomini. Impianti, risorse, mercati, sono disponibili più o meno nella stessa misura per entrambe le imprese; l’unica differenza è negli uomini”. Tutta la diversità. Ci sono uomini più o meno simpatici, intelligenti, colti. Ci sono caratteri più o meno marcati: secondo Jung si tratta di nature introverse e nature estroverse; secondo Szondi, di nature Caino e di nature Abele. La differenza sta negli uomini o, per essere più precisi, nel modo in cui gli uomini sfruttano le loro diversità. Sta di fatto che non sono determinanti le doti che ci sono state messe nella culla, ma è determinante quello che ne facciamo. Demostene era balbuziente ed è diventato l’oratore più famoso al mondo. Edison è stato espulso dalla scuola per “insufficienza mentale” ed è diventato uno degli inventori più geniali. 3 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” Churchill a scuola era giudicato piuttosto stupido ed è diventato uno statista che ha fatto la storia. L’autorealizzazione ed il successo non arrivano lamentandoci delle occasioni mancate o delle doti che non abbiamo; li raggiungeremo individuando e sfruttando le nostre capacità naturali, anche se imperfette. Che cosa vediamo specchiandoci nell’acqua immobile di un laghetto? Alcuni vedono rocce, piante acquatiche, tronchi d’albero e il guizzare di pesci piccoli e grandi; altri non vedono niente di tutto questo: vedono soltanto la loro immagine riflessa sulla superficie liscia dell’acqua. Sono talmente affascinati da questa loro immagine che non pensano neppure ad aggiustare lo sguardo per scrutare, sotto la superficie dell’acqua, il fondo illuminato dai raggi del sole. Per quanto possano osservare il lago, mantenendo fermo il loro punto di vista, non riescono a scoprire immagini diverse dalla loro. Non vedono neppure i pesci che forse potrebbero pescare: trote, carpe, lucci. Vedono sempre e soltanto la loro immagine riflessa. E dato che non considerano il lago nella sua globalità, ma solo la superficie (e quindi hanno sempre lo stesso “interessantissimo” sguardo), le loro osservazioni sembrano dar loro ragione. Confermano loro, cioè, che l’immagine giusta è quella che hanno da sempre vista e conosciuta. Lo studio del comportamento, nonché la storia dell’umanità, ci evidenziano come gli uomini e la società reagiscono al cambiamento. Le nostre occasioni di successo non vengono dalla conferma di “quello che abbiamo sempre saputo”, ma da quello che impariamo di nuovo ogni giorno o, per essere più precisi, da quello che oggi facciamo consapevolmente meglio di ieri. 4 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” Vista da questa angolazione la Formazione Comportamentale rappresenta un’occasione per tentare, una volta tanto, di prendere consapevolezza dei propri punti di forza e svilupparli al fine di superare i propri limiti. Il punto saliente Gli uomini si possono classificare con i criteri più diversi: per razza, origine, impegno politico, cultura, ecc. Dal punto di vista di come agiscono e dei risultati che ottengono si potrebbero dividere in due categorie: 1. uomini consapevoli di poter agire sull’ambiente che li circonda e capaci di far valere questa loro influenza. 2. uomini non consapevoli del loro potere di agire sull’ambiente e quindi in balia delle circostanze. La prima attitudine citata è determinante: a che serve essere colti, avere ingegno, credere nelle proprie capacità se poi dimentichiamo che il nostro successo dipende esclusivamente da come sappiamo influire sull’ambiente che ci circonda: clienti, collaboratori, capi, colleghi, amici? Non c’è nulla, nessuna attività in nessuna professione che non debba essere “venduta”. Convincere un capo della validità del proprio punto di vista; liquidare amichevolmente divergenze di opinione; indurre un collaboratore a riconoscere la necessità di un provvedimento forse impopolare; offrirsi per un incarico che richieda requisiti superiori; fare accettare una nuova idea, ecc. C’è chi per tutta la vita si fa mettere in moto dagli altri e c’è chi sa mettere in moto gli altri; dobbiamo a questi ultimi se marciano gli ingranaggi dell’economia. 5 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” Sono gli arditi i conquistatori del domani. Qualunque sia la loro posizione o funzione sono essi i costruttori del futuro. Il significato e l’obiettivo della Formazione Comportamentale è di risvegliare e promuovere questa capacità di indurre gli altri ad agire. ESPERIENZA PERSONALE Un giorno, durante una trattativa con un nuovo cliente volta a meritarmi la Sua fiducia e l’apertura di un asset di lavoro con la mia Banca, lo stesso mi disse: “SENTO” CHE LEI “CREDE” MOLTO IN CIO’ CHE MI PROPONE! SCELGO DI LAVORARE CON LEI PERCHE’ CIO’ CHE MI PROPONE E’ SICURAMENTE UN BUON INVESTIMENTO, DA SOTTOSCRIVERE! Così come la PNL osserva comportamenti naturali per poi ricalcarli, così ho scoperto attraverso un’esperienza personale quanto potente fosse la comunicazione para-verbale. Nell’affermazione del cliente intervengono due verbi che sono il risultato di una comunicazione efficace e ricordiamoci, come precedentemente detto, che il “dominio della comunicazione” è uno dei 7 tratti fondamentali che portano le persone al successo personale, che inducono gli altri ad agire. Che cosa è entrato in gioco nella dinamica descritta? Che cosa c’è dietro i verbi “SENTIRE” e “CREDERE”? Il cliente sente a livello uditivo o ad un livello di “sensazione interna”? Quindi è “scattato” qualcosa nel cliente, nella sua parte inconscia? Per scatenare una tale sensazione nel cliente, secondo voi il consulente (cioè io), ci crede veramente in quello che propone oppure applica un copione? 6 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” Sarebbe stato possibile improvvisare? Per crederci così tanto, che lavoro di preparazione avrà fatto? Ecco una serie di interrogativi che ci introducono nel mondo delle sensazioni interne, dell’empatia, dello stato d’animo, tutti effetti di una buona comunicazione para-verbale. Per crederci così tanto e in modo “coerente”, dobbiamo frugare tanto a lungo nei nostri pensieri – sia nelle ore tranquille alla scrivania, sia sulla strada di casa, sia mentre portiamo a spasso il cane – finché non sentiamo l’irresistibile “impulso” di uscire dalle nostre paure/rigidità ed illustrare ai clienti i “servizi” della nostra Azienda non per ciò che oggettivamente sono, bensì per le caratteristiche che danno loro valore, mettendoci dentro tutto il nostro entusiasmo. Questo impulso è l’ ENTUSIASMO! Ed è l’ ENTUSIASMO CHE CONVINCE! La chiave è proprio questa: prepararsi, innamorarsi di ciò che proponiamo a tal punto da far vivere ai nostri interlocutori una potente sensazione positiva attraverso una coerente modulazione del tono della voce, le pause, la cadenza, il timbro; tutti elementi che influiscono sullo stato d’animo dell’interlocutore, favorendo il passaggio del nostro messaggio. Il cliente si innamora dell’immagine che proiettiamo al suo cervello non solo con le parole che usiamo, ma soprattutto attraverso il modo in cui le esponiamo. Nasce in noi e poi nel cliente un’emozione positiva/costruttiva! 7 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” COERENZA (ci devo davvero credere)…. PREPARAZIONE FORME DI COMUNICAZIONE EMPATICA Comunicare significa “mettere in comune”, “trovare un interesse comune tra due o più persone” e in ogni contesto di vita noi comunichiamo: clienti, capo, colleghi, amici, partner, figli, ecc. Comunicazione è quindi un termine rivolto a contesti costruttivi, evolutivi, nei quali migliorare il nostro benessere attraverso una buona relazione con le persone! Elevare il livello della comunicazione significa far si che i nostri interlocutori riconoscano il nostro ruolo. La comunicazione si sviluppa attraverso 3 livelli: VERBALE, PARAVERBALE, NON VERBALE ed è sorprendente quanto, specie all’inizio di una comunicazione (di solito da primi 7 secondi fino a 5 minuti) sia 8 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” percentualmente alta l’influenza sul nostro interlocutore della comunicazione para-verbale e di quella non verbale, così come riportato di seguito: VERBALE 7% PARA VERBALE 38% NON VERBALE 55% Altrettanto interessanti sono le cascate della comunicazione, ovvero i livelli di memorizzazione in una comunicazione “verbale”, così come riportato: Se quello che vogliamo dire è Quello che diciamo è Quello che viene ascoltato è 40 Quello che viene recepito è Quello che viene ricordato è 10 100 70 20 Come possiamo osservare la comunicazione prettamente “verbale” da sola non basta e va arricchita, valorizzata attraverso l’esaltazione degli altri due livelli (para-verbale e non verbale). Comunicazione para-verbale Nel para-verbale entrano in scena la voce, la cadenza, il tono, la modulazione, il timbro, le sensazioni . Nel contesto comunicativo “l’empatia” è l’olio lubrificante che fa penetrare direttamente nella parte irrazionale dell’interlocutore i nostri messaggi e per creare empatia ci serviamo soprattutto della VOCE. Per garantirsi una comunicazione efficace è importante variare la voce, abbassare e alzare il tono, aumentare e diminuire la velocità, la cadenza, il 9 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” timbro, le pause; una pausa fatta prima di dire qualcosa dà importanza ad un messaggio. Ognuno di noi si trova in una “zona di confort”, ovvero le ABITUDINI ed è proprio per questo motivo che, specie agli inizi dell’esperienza lavorativa bisogna proattivamente giocare con la voce per imparare ad essere “congruenti” con ciò che vogliamo raggiungere. La voce deve dare enfasi a ciò che vogliamo trasmettere; una comunicazione prestata con voce piatta, monotona non è efficace. Nella comunicazione efficace è altresì importante cercare le parole chiave più importanti e dar loro il dovuto rilievo attraverso l’enfasi. Nel tono della voce riflettiamo la nostra personalità e la nostra convinzione sulle cose che diciamo e da ciò si avverte se si crede davvero in ciò che si dice; il tono della voce ci aiuta ad essere CONGRUENTI. Comunicazione non verbale Come precedentemente affermato, la comunicazione non verbale è la più importante, specie nei primi minuti in cui incontriamo un cliente; riguarda la postura, i gesti, le espressioni, l’abbigliamento, ma l’arma più potente di cui possiamo disporre per rendere una comunicazione ancor più efficace è il SILENZIO! L’esperienza insegna che si può meglio influire sugli altri ed indurli ad agire, quando si riesce ad influire sul loro sub-conscio. Esperienze sorprendenti: 1. Il capo convoca nel suo ufficio l’apprendista. Questi entra e si ferma davanti alla scrivania del superiore che ha un atteggiamento tranquillo ed amichevole e tace un po’ più a lungo di quanto faccia normalmente. Cosa accadrà? L’apprendista non può resistere alla tentazione. Abbozzerà un goffo sorriso, oppure controllerà furtivamente il suo aspetto per vedere se qualcosa non sia a posto oppure, se è un po’ ardito, chiederà senz’altro che cosa c’è. In ogni caso cercherà di fare qualcosa per rompere l’insopportabile silenzio. 2. Ricordiamo qualche film western carico di tensione? Una scena di scazzottamenti…. Ci divertiamo senza provare grossi sensi di terrore o di paura; ma quando improvvisamente la porta del saloon cigolare gli attori 10 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” s’irrigidiscono in un silenzio opprimente, questa assoluta immobilità crea quell’atmosfera carica e sinistra, che fa udire i battiti del cuore, che porta la tensione al diapason. Non c’è nulla al mondo nulla che impressioni durevolmente più di un comunissimo silenzio, irritando e inquietando il nostro subconscio. Il silenzio è inquietante perché non sappiamo cosa ci sia dietro. Il silenzio tenuto di proposito è l’arma segreta numero uno del capo esperto. Ed è un’arma segreta, perché la maggior parte degli uomini non è conscia della sua potenza e non se ne sa servire. L’interlocutore silenzioso ci inquieta, ci sentiamo a disagio, ma solo finchè non ci siamo anche noi abituati a fare largo uso di quest’arma. Una volta che io sappia che cosa sia il gioco del silenzio, non mi riesce particolarmente difficile tacere, se necessario, anche più a lungo del muto interlocutore. Si potrebbe dire paradossalmente (ma non tanto) che molti non sanno parlare perché non sanno tacere. Chi conosce il suo significato sa, infatti, quanto il silenzio sia eloquente. Il silenzio sembra essere niente, ma è un niente che agisce; e possiamo accrescere la sua azione su di noi e sul nostro prossimo, possiamo indirizzarlo ad uno scopo. E quanti modi di tacere esistono! Il silenzio imbarazzante, il silenzio glaciale, il silenzio pensieroso, il silenzio inquietante, il silenzio provocatorio, il silenzio pesante, il silenzio eloquente, il silenzio consapevole, il silenzio distaccato, il silenzio confuso, il silenzio imponente, il silenzio di tomba, il silenzio arrogante, e così via. Henry Miller scrive in “Tropico del cancro”: “ Domina una quiete così insistente, che rintrona nelle mie orecchie come le cascate del Niagara”. Il filosofo cinese Kungtse, che è vissuto circa 3.000 anni fa, fu costretto ad attendere dodici lunghi anni prima di avere l’occasione di fare conoscenza personale di un maestro amico, con il quale aveva avuto solo rapporti scritti. Dopo un viaggio durato giorni, Kungtse raggiunse la sospirata meta. Entrambi i maestri si salutarono con muti inchini e si sedettero uno di fronte all’altro. Una mezz’ora 11 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” più tardi Kungtse si alzò, senza che fosse pronunciata una sola parola. Il suo amico ne seguì l’esempio. E di nuovo inchinandosi silenziosamente, presero congedo l’uno dall’altro. Sulla via del ritorno i discepoli chiesero impazienti a Kungtse: “Ma, maestro, hai aspettato tanto per incontrarti faccia a faccia con il tuo amico ed entrambi non avete saputo fare di meglio che sedere silenziosi uno di fronte all’altro?” E Kungtse rispose: “E’ stata la mezz’ora più bella della mia vita. Ogni parola sarebbe stata di troppo”. Il noto studioso Konrad Lorenz scrive nel suo libro “Il cosiddetto male”: “Quando due contadini discutono un affare, si può prevedere subito quale dei due metterà l’altro nel sacco. Avrà la peggio quello che per primo parlerà dell’argomento della trattativa”. A che cosa serve conoscere la potenza del silenzio? Chi vuole uscire vittorioso da un combattimento, deve almeno conoscere le armi di cui dispone. Gli uomini sentono in massima parte l’effetto del silenzio, ma non sono in grado di riconoscere che sia un’arma e ancor meno di servirsene come tale. Tanto più importante è che noi, che vogliamo agire sugli altri, siamo pienamente consci della sua importanza. Gli errori che noi facciamo nel rapporto con i clienti non sono in generale da ricercarsi nel fatto che abbiamo taciuto troppo, ma piuttosto che abbiamo taciuto troppo poco e parlato troppo. La morale non è naturalmente quella che, in situazioni chiave difficili, basti tacere aspettando che l’interlocutore abbia la reazione desiderata. Non è affatto così semplice. Ma abbiamo già guadagnato molto se riconosciamo la potenza del silenzio e sappiamo che essa, usata coscientemente, garantisce ottimi risultati. SAPER TACERE CONSAPEVOLMENTE E’, NEL SENSO PIU’ VERO DELL’ESPRESSIONE, L’ARMA SEGRETA N° 1 DELL’UOMO CHE VUOLE INFLUIRE, GUIDARE, CONDURRE GLI ALTRI. Il venditore mostra la sua forza non per ostentarla ma per dimostrare all’interlocutore che è degno della sua. Come venditore devo tacere così a lungo, fino a quando io non sia diventato grande e forte come il mio interlocutore. 12 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” FISIOLOGIA-LA STRADA DELL’ECCELLENZA LE PERSONE CHE HANNO COSTANTEMENTE SUCCESSO SONO QUELLE CHE SONO IN GRADO DI FAR AGIRE INSIEME TUTTE LE LORO RISORSE MENTALI E FISICHE NELL’ESECUZIONE DI UN COMPITO. Sviluppare COERENZA è un’importante chiave del potere personale! Qual è il carburante che mette in moto dentro di noi una tale quantità di energia capace di farci muovere con una sensazione di “certezza” verso la realizzazione dei nostri obiettivi? Ponte sul futuro Il “Ponte sul futuro”, definito anche “Pre-Visione” è la tecnica principe per mettersi nello stato d’animo che aiuta a raggiungere qualsiasi risultato e consiste nel: AGIRE “COME SE” LO SI FOSSE GIA’ RAGGIUNTO! Antico detto: Se vuoi essere potente, fingiti potente! La tecnica consiste nel prevedere (nel presente) il proprio futuro, nel vedere nitidamente la persona, il professionista che si desidera essere, nel vivere oggi la sensazione interna che si prova immaginandosi quel futuro motivante. Attraverso l’immaginazione del futuro vincente si attiva la Profezia Autoavverante: CIO’ CHE CREDO TENDE A DIVENTARE LA MIA VERITA’! Vivo il futuro talmente nel presente da scatenare oggi le “energie” utili per il raggiungimento degli obiettivi; saranno le energie a guidarci verso le nostre mete. 13 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” Ma che cosa significa avere un futuro motivante? Significa AVERE UN OBIETTIVO STIMOLANTE! Se immagino un futuro così motivante, così bello, si attivano le “forze” che mi indurranno a muovermi nel presente. . Per attivare tutto ciò, l’immaginazione del futuro deve essere multisensoriale; dobbiamo far vivere oggi le “sensazioni” cinestetiche di quella situazione. Entrano così in gioco le nostre rappresentazioni interne e tutto si muove in quella direzione, cervello, corpo, entusiasmo. E’ stato dimostrato che se diamo un obiettivo al nostro cervello, lui si attiva. Il cervello non distingue ciò che realmente facciamo da ciò che viviamo nell’immaginazione. Il contesto ideale per attivare la profezia auto-avverante è la “visualizzazione”, meglio se fatta ad occhi chiusi ed accompagnata da una leggera musica rilassante. Lo stato d’animo La fisiologia è lo strumento più potente di cui disponiamo per ottenere fulminei cambiamenti di stato d’animo. Per fisiologia s’intendono il modo di respirare, il portamento, l’espressione facciale, la qualità del movimento, e così via. 14 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” Rapporto circolare di Bandura: CORPO MENTE EMOZIONI I tre elementi di cui disponiamo sono tra loro integrati, uno indissolubilmente legato all’altro. Emozioni come la gioia ed il dolore influiscono sul corpo e sulla mente. Le emozioni sono la benzina della nostra vita e maggiormente assumiamo padronanza sulle stesse, maggiormente ci garantiamo apertura e disponibilità. Una visione positiva e sorridente può condizionare enormemente la nostra parte emotiva, migliorare lo stato della nostra mente e del nostro corpo. Fisiologia e rappresentazioni interne sono indissolubilmente connesse. Se cambiate la vostra fisiologia, seduta stante cambierete le vostre rappresentazioni interne e il vostro stato d’animo. Ecco alcuni esempi della nostra vita quotidiana: FISICAMENTE STANCHI: Il mondo ci appare grigio. FISICAMENTE RIPOSATI, DESTI, PIENI DI VITA: Il mondo ci appare bello, colorato. Fisiologia e Rappresentazioni interne sono le LEVE DEL CAMBIAMENTO EMOZIONALE. 15 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” Se cambiamo la nostra fisiologia nel modo in cui essa è quando ci sentiamo forti, essa cambierà le nostre rappresentazioni interne e il modo di sentirci in quel momento. Se, ad esempio, ci diciamo che siamo all’altezza della situazione e adottiamo consciamente la fisiologia corrispondente CAMBIAMO LO STATO D’ANIMO Riepilogando: CAMBIANDO LA FISIOLOGIA CAMBIO LO STATO D’ANIMO L’aspetto interessante è che si può altrettanto facilmente produrre uno stato d’animo nei nostri interlocutori. In fin dei conti che cosa sono le emozioni? Sono una complessa associazione di stati psicologici. Senza cambiare nessuna delle rappresentazioni interne, si può cambiare nel giro di pochi secondi lo stato d’animo di qualsiasi persona. Non occorre per questo individuare le immagini che la persona elabora nella propria mente: … basta cambiarne la fisiologia e, tac!, se ne cambia lo stato d’animo. Provate a vedere. Dritti, con le spalle erette, respirate a fondo, alzate gli occhi, muovetevi, e vedrete se, con un portamento del genere, riuscite a sentirvi perdenti. Constaterete che praticamente è quasi impossibile, perché il vostro cervello riceve dalla vostra fisiologia il messaggio: devi stare sul chi vive, essere vitale, pieno di risorse. E il cervello obbedisce! Nella trattativa con i clienti siamo noi che dobbiamo farci carico del clima. Il clima e la rigidità del rapporto dipendono da noi perché trasferiamo al cliente il nostro atteggiamento. 16 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” Esercizio: 1. Pensate a qualcosa che immaginate di non riuscire a fare, ma che vi piacerebbe poter fare. 2. Come vi atteggereste se sapeste che ne avete la possibilità? 3. Come parlereste? 4. Come sarebbe il vostro volto? 5. Mettetevi con la massima coerenza possibile nella fisiologia in cui sareste se sapeste di poterne venire a capo. 6. Notate differenza tra questo stato d’animo e quello di prima? Il sorriso Certe affascinanti ricerche gettano luce sull’effetto che le nostre espressioni facciali hanno sui nostri sentimenti e la conclusione è, non tanto che sorridiamo quando ci sentiamo bene o ridiamo quando siamo di ottimo umore, ma piuttosto che sorridere e ridere danno il via a processi biologici che ci fanno sentir bene. Aumentano l’afflusso del sangue al cervello, cambiano il livello di ossigenazione encefalica e il livello di stimolazione dei neurotrasmettitori. Lo stesso accade con altre epressioni. Se quelle facciali vengono adeguate alla fisiologia della paura, dell’ira, del disgusto o della sorpresa, sono questi i sentimenti che proveremo. I nostri corpi sono i nostri orti… le nostre volontà sono gli ortolani. L’elicitazione Un’altra tecnica per indurre negli altri uno stato d’animo è l’ ELICITAZIONE. Elicitare significa assumere noi innanzitutto uno stato d’animo congruente per poi trasferirlo, quasi per contagio, alla persona con cui comunichiamo. IL SEGRETO DELL’ELICITAZIONE E’ LA CONGRUENZA! 17 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” Sbagliato sarebbe dire ad una persona arrabbiata “non strillare”! …molto probabilmente strillerebbe ancora di più. Meglio è diventare prima di tutto noi congruenti, quindi assumere ad esempio un nuovo stato d’animo di calma, di tranquillità, per poi elicitarlo con delicatezza al nostro interlocutore. Importanza della congruenza Se vi trasmetto quello che IO ritengo essere un messaggio positivo, ma la mia voce è fievole, incerta e il linguaggio del mio corpo è scomposto e incongruente, il mio messaggio risulterà CONTRADDITORIO. L’incoerenza ci impedisce di essere tutto quello che potremmo essere, di creare i nostri stati d’animo più produttivi. Esempio di incoerenza: Sicuramente a tutti noi è capitato un momento in cui non prestavamo attenzione a ciò che ci veniva detto, senza sapere il perché. Ciò che l’individuo diceva ci “appariva sensato” ma per qualche ragione in realtà non gli credevamo. Semplicemente la nostra mente inconscia coglieva ciò che alla mente conscia sfuggiva. Tutti noi abbiamo pagato il prezzo dell’incoerenza: QUANDO APPARE CHE UNA PARTE DI NOI VUOLE DAVVERO QUALCOSA MA UN’ ALTRA PARTE DI NOI SEMBRA BLOCCARSI. COERENZA = POTERE 18 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” LE PERSONE CHE HANNO COSTANTEMENTE SUCCESSO SONO QUELLE CHE SONO IN GRADO DI FAR AGIRE INSIEME TUTTE LE LORO RISORSE MENTALI, FISICHE, NELL’ESECUZIONE DI UN COMPITO. Esercizio: 1. Pensate alle 3 persone più coerenti che conoscete e quindi alle 3 più incoerenti a voi note. 2. Qual è la differenza tra esse? 3. Qual è l’effetto che individui coerenti hanno su di voi? 4. Qual è l’effetto esercitato dalle persone contradditorie? Immaginiamoci un soldato che stia per affrontare una battaglia con un capo che gli dica: “Bè, forse dovremmo fare così, non sono certo che funzioni, ma facciamolo e vediamo cosa succede…” In quale stato d’animo si troverà il soldato? SVILUPPARE COERENZA!! ECCO UN’ IMPORTANTE CHIAVE DEL POTERE PERSONALE, DEL SUCCESSO! QUANDO COMUNICO, LO FACCIO CON L’ENFASI DELLE PAROLE, DEL RESPIRO, DELLA MIA INTERA FISIOLOGIA. Modo per assicurarsi coerenza Una tecnica per assicurarsi coerenza consiste nell’imitare la fisiologia di persone che siano coerenti, ad esempio che siano in uno stato d’animo di potente produttività. Ci aiuterà l’osservazione dei seguenti aspetti: Come si muovono Come stanno 19 I Manuali di Autostima.net “La Forza della Coerenza!” Qual è la loro espressione facciale Il portamento Il movimento degli occhi La gestualità Così facendo forniremo al nostro cervello gli stessi segnali che l’altra persona trasmette al suo e avvertiremo sentimenti simili. La prossima volta che incontrate una persona di enorme successo, che ammirate e rispettate, copiatene i gesti, avvertirete la differenza e godetevi il mutamento che si verificherà nel vostro modo di pensare. Fate questa esperienza ……LA MAGIA LAVORERA’ IN VOI! 20 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” COMUNICAZIONE EFFICACE! A cura di Alessandro Gatti 1 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Henry Ford soleva dire “Il consulente è un tizio che, per dirti che ore sono, usa il tuo orologio e poi se lo tiene in pagamento della parcella”. Sono molte le persone che la pensano così e sono molte le persone che la pensano in modo diverso. Per alcuni il consulente è solo un venditore particolarmente esoso che si è messo il vestito della festa, per altri il consulente è una specie di superuomo sceso sulla terra per donare la luce ai poveri mortali. Possono aver ragione gli uni come gli altri, vedremo in seguito di approfondire meglio la questione. Prima voglio porvi una domanda: voi cosa pensate di essere, consulenti o venditori? In realtà, tecnicamente, il consulente è, per esempio, un medico. Il medico ti dice che stai bene, non ti serve nessuna cura, adesso però passa dalla segretaria e dalle come minimo €100 per la visita. Al consulente puro paghiamo il tempo che ci dedica, a prescindere dai risultati che produca la sua opera, purché rispetti la deontologia professionale. Il venditore è, ad esempio, il farmacista, a cui pago una commissione solamente se poi, alla fine, compro qualcosa. Come fa però il consulente a farsi pagare da noi per il suo tempo? Vendendoci la sua professionalità. Andreste voi da un medico di cui non vi fidate? Il risultato finale è che, alla fine siamo tutti un poco venditori, l’immagine che trasmettiamo dipende dalla nostra professionalità, dal nostro atteggiamento e dalla nostra comunicazione. Cerchiamo di capire meglio cosa significano il secondo ed il terzo punto, visto che il primo non rientra nel nostro tema odierno. Ma qual è il nostro tema odierno? Immaginate un palazzo, un altissimo grattacielo all’americana. Per terminarlo hanno dovuto prima realizzare le mura esterne, prima ancora i solai, prima ancora i pilastri, e così via, fino alle fondamenta. Prima di realizzare le fondamenta, hanno dovuto scavare. Bene, io sono qui, con la zappa in mano. Il primo che dica “era ora” sarà un ottimo volontario per tutti gli esercizi che svolgeremo oggi. 2 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” INTRODUZIONE Tutti i fondatori di religioni hanno detto, più o meno, che il nostro atteggiamento mentale influenzava in modo determinante la nostra vita, fino ad un tale il quale affermò che il risultato delle nostre azioni dipendeva dalla nostra fede e, in secondo luogo, dai nostri pensieri, dalle nostre parole, dalle nostre opere. Duemila anni dopo, giorno più, giorno meno, visto l’indubbio successo del giro di conferenze tenuto da quel tale, altra gente ha cercato di analizzare meglio questi concetti e di adattarli anche ad aspetti più terreni della nostra vita. Il risultato scaturito è contenuto in tomi giganteschi che parlano di atteggiamento mentale ed, in secondo luogo, di fisiologia, linguaggio e credenze. Per dirla con Grinder e Bandler, autori di alcuni di questi tomi, il nostro atteggiamento mentale influisce sui risultati che otteniamo: un atteggiamento mentale positivo tende ad attrarre risultati che la persona interessata giudica positivi, un atteggiamento mentale negativo tende ad attirare risultati che la persona interessata giudica negativi. Cerchiamo di capire se ed in che misura questo è vero. Mi rendo conto che ancora non abbiamo parlato di numeri: bisogna rimediare, altrimenti un discorso che non contenga statistiche e non contenga parole in inglese non sembra professionale. 3 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Nel primo impatto (sottolineo al primo impatto) noi siamo colpiti al 7% da ciò che il nostro interlocutore dice, al 38% da come lo dice ed al 55% da cose che non c’entrano un beato cavolo con ciò che sta dicendo, come la postura e l’atteggiamento, in breve, il non verbale. Porca miseria, ma io mi sono studiato per anni la materia, vado li e gli snocciolo i benchmark del mercato estremo orientale e quell’infame che ho davanti pensa a come mi sono fatto la barba la mattina? Ad un primo impatto è così. Posso capovolgere, nel discorso, una prima impressione negativa, ma farlo è difficile e mi costa energia, una energia che potrei meglio impiegare. Come posso fare a volgere questo a mio favore? Datemi due o tre pareri. Una risposta che sintetizza tutto è atteggiamento mentale. Quello che è produttivo tenere a mente, sempre, è che, quando sto comunicando, ciò che conta non è l’intenzione che ho, ma il risultato, non importa ciò che comunico, ma cosa rimane, alla fine, all’interlocutore. 4 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Anni fa, in pieno rinascimento, un tale, il cui nome in latino era Cartesio, notò queste incongruenze e notò che la percezione di qualcosa di ogni singolo individuo era diversa, magari di poco, ma diversa. Gli venne quindi un dubbio: ma la realtà che ho intorno esiste veramente o me la sono sognata, come mi sogno quei toponi verdi quando mangio troppo a cena? La risposta che si diede era che il buon Dio una bastardata come quella di illuderci che esistono cose che non ci sono non l’avrebbe mai fatta, quindi la realtà è reale. Questa risposta non soddisfece troppo gli altri filosofi che per trecento anni si scannarono su questo. Un bel giorno un tal Immanuel Kant notò ché c’erano si differenze nel modo in cui ognuno di noi percepisce la realtà, ma le differenze erano lievi. La spiegazione era semplice: la realtà esiste, ma noi la percepiamo esclusivamente attraverso un filtro, i nostri cinque sensi, e per di più ciò che percepiamo viene poi elaborato dal nostro cervello, influenzato dai nostri pensieri e dalle nostre emozioni. La stessa cosa avviene nel gioco del telefono senza fili: io racconto una storiella ad una persona, che la racconta ad un’altra, che la racconta ad un’altra ancora e così via. L’ultima persona riferisce a tutti ciò che ha sentito e ne esce fuori una storia che assomiglia solamente a quella iniziale. In sostanza, direte voi, come mi aiuta questo ad avere un rapporto empatico con un cliente? Mi aiuta eccome. Per arrivare ad avere una competenza, devo prima capire cosa non so fare, quindi imparare come farla bene quella cosa, quindi fare esperienza finché il comportamento non diviene automatico, sono cioè capace di fare qualcosa senza dovermi concentrare su ciò che sto facendo. 5 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Rendiamoci conto quindi del punto in cui siamo: se cioè sappiamo o no fare attenzione alle sfumature diverse nel modo di comunicare di una persona. Per aiutarci a farlo, suggerisco un gioco apparentemente sciocco, che però può servirci a comprendere alcune cose. Nel gioco, ho bisogno della collaborazione di un mio amico di peluche: eccolo. Per vincere, dovrete sapermi dire se questo mio amico è contento o è arrabbiato e, naturalmente, perché. Onde evitare baraonde, per prenotarvi a parlare, alzate la mano e parlate uno alla volta. (Il pupazzo e contento se io gli chiedo il permesso prima di esporlo agli altri, altrimenti è arrabbiato). Da questo gioco cosa abbiamo imparato? Che a volte siamo più concentrati su noi stessi che sull’altra persona e che a volte tendiamo ad usare solamente lo schema di rappresentazione prevalente: con un trucco io ho portato la vostra attenzione sulla vista e voi solo sulla vista vi siete concentrati, dimenticando gli altri quattro sensi. Come ovviare a questo? Semplice, consapevolezza ed atteggiamento mentale. DI COSA STIAMO PARLANDO? Prima entrare nel merito, è meglio che ci facciamo subito una domanda, onde sgombrare il campo da dubbi. La questione è semplice: tutti noi comunichiamo, lo facciamo da quando siamo nati, e molti di noi lo fanno anche bene. Perché cambiare? Si, rapporto empatico, è bello, a parlarne ti fa sentire buono, politically correct, new age, multibrand e full optional (non c’entra niente, ma un po’ d’inglese fa sempre scena), ma io ho da lavorare, la famiglia, la casa, i pensieri, non ho tempo da perdere, tutto ciò è bello, ma l’America è lontana, dall’altra parte della luna. 6 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Capisco alla perfezione chi possa pensarla così, anche io ho tanta roba per la testa che non voglio aggiungercene altra; proprio per questo mi interesso a tutto ciò che mi semplifica la vita, che mi permette di rilassarmi. Tutti i giorni abbiamo da lavorare, tutti i giorni abbiamo cose da fare, tutti i giorni ci accade qualcosa che mette a dura prova i nostri nervi, ma se vogliamo tutti i giorni possiamo permetterci di rilassarci, di risparmiare energie da utilizzare per realizzare i nostri sogni più nascosti. Proviamo a vedere un metodo classico con cui impieghiamo energia che ci farebbe altrimenti comodo. Voi sapete cosa è la Kinesiologia? Sono contento che qualcuno lo sappia, perché io non ne ho idea. O meglio, so che è qualcosa che ha a che fare con la medicina cinese e che, fra le altre cose, si occupa dei rapporti fra corpo, mente ed energia. Adesso voglio barbaramente usare per i miei fini una tecnica della Kinesiologia, presa, tolta dal suo contesto e messa in un altro contesto in cui non c’entra niente. Non so dirvi se questo procedimento sia corretto o meno, ma lo uso ugualmente perché mi permette di dare una dimostrazione di quello che ho appena detto. Alzatevi in piedi e mettetevi a coppie. Scegliete chi è A e chi è B. A adesso alzi un braccio, lo metta in parallelo con il pavimento e faccia forza per mantenerlo in posizione. B fa forza per fargli abbassare il braccio. Possibilmente B eviti di divellere il braccio di A dalla sua posizione naturale. Adesso A dica a voce alta il suo nome, poi B riprovi a fargli abbassare il braccio. Bene. Ora A dica a voce alta: “Io mo chiamo Lorella e conduco un programma della RAI!”, poi B riprovi a fargli abbassare il braccio. 7 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Con questo esercizio cosa ho provato a dimostrare? Prima di tutto che se alcuni di noi, diritto in piedi, tengono un braccio parallelo al pavimento e gli altri cercano di abbassarglielo a forza, sembriamo tutti un bel gruppo di deficienti. In secondo luogo volevo dimostrare che, se non siamo convinti di ciò che diciamo o facciamo, il nostro corpo dispone di meno energia. Non ho idea del perché questo accada, ma so che accade. Avete tutti visto la dimostrazione. Ritorniamo quindi al filo rosso che oggi ci conduce, il fatto che, quando vogliamo, possiamo permetterci di rilassarci e di metterci comodi. Perché dovrei buttare energia, se posso evitarlo? Se imparare una tecnica nuova mi è costato energia, ma adesso me ne fa risparmiare, si è trattato indubbiamente di un buon investimento. Un buon film è sempre un buon film, anche se lo guardo in piedi, sotto la pioggia, su un televisore che è in una vetrina di un negozio; ma se sono in poltrona, al caldo, con una bottiglia di birra in una mano ed un sacco di pop corn nell’altra me lo gusto di più. COMUNICAZIONE E VAK AK Vi ho detto che se una tecnica mi fa risparmiare energia, probabilmente me ne costa un pochino impararla; per vedere un film in poltrona, devo prima comperare televisore e poltrona, e magari lavorare per avere i soldi necessari; bene, ora viene il momento di lavorare, cioè di sentire un po’ di teoria. Qualche nozione è indispensabile, se non altro per acquisire consapevolezza di cosa stiamo facendo. 8 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Abbiamo detto che i cinque sensi sono il filtro tramite il quale prendiamo coscienza del mondo che ci circonda e comunichiamo con gli altri; per comodità raggruppiamo i sensi in tre gruppi, cioè la vista, l’udito ed i sensi del movimento, cioè gusto, tatto e olfatto. Ognuno di noi ha a disposizione questi sensi e li usa continuamente. Allo stesso modo ognuno di noi ha due braccia e due mani. Per scrivere, però, ognuno di noi tende ad usare sempre la stessa mano. Alzi la mano che scrive con la destra. Ora chi scrive con la sinistra. Ora gli ambidestri. Accidenti, così pochi ambidestri? Ma non avete due mani? Perché scrivete solamente con una? Rispondo io: perché è più comodo. Troviamo più comodo scrivere sempre con la stessa mano, anziché imparare ad usarle entrambe. Allo stesso modo tendiamo ad usare di più un senso che gli altri, perché lo troviamo più comodo. Di solito chi usa di più la vista, detto visivo, tende ad avere una postura più diritta e ad avere lo sguardo rivolto in alto, tende a parlare velocemente con tono e volume di voce alti, tende a parlare per concetti, saltando il ragionamento che ha portato a quel concetto, con un ritmo rapido, utilizzando termini come vedi, guarda, è chiaro che e tutti quei verbi, sostantivi e aggettivi legati alla vista. In genere si innervosisce se l’interlocutore non va subito al dunque in un discorso. Di solito chi usa di più l’udito, detto uditivo, tende ad avere una postura meno diritta ed a guardare davanti, tende poi a parlare seguendo passo passo il ragionamento, utilizzando tutto il tempo che serve, e se viene interrotto tende a ricominciare da dove era rimasto, tende a variare il tono ed il volume della voce per sottolineare ciò che dice, senza mai però forzarli troppo; tende ad usare verbi, sostantivi ed aggettivi legati all’udito. Tende ad innervosirsi se gli si mette fretta mentre parla e se l’interlocutore non segue un filo logico nel discorso. 9 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Di solito chi usa di più i sensi del movimento, detto cinestesico, tende ad avere una postura rilassata e morbida ed a guardare in basso, tende a parlare lentamente, senza seguire un ragionamento preciso, ma riferendo le sue sensazioni, tende ad usare un tono, volume e ritmo di voce bassi, tende ad utilizzare verbi, sostantivi ed aggettivi legati al sentire. In genere si innervosisce se non si pone attenzione a ciò che sente e se l’interlocutore non riferisce le proprie sensazioni. Attenti: tutto questo non ha a che fare con sensibilità, brillantezza ed intelligenza, ma solamente con gli schemi di comunicazione, non commettiamo l’errore di giudicare una persona in base alle sue tecniche di comunicazione. Bene. Ora ditemi: Secondo voi, nella pratica, a cosa vi serve saper esattamente distinguere un visivo da un uditivo e da un cinestesico? La risposta è semplice. Assolutamente a nulla. Perché, allora vi ho spiegato rapidamente le caratteristiche e le differenze fra i vari sistemi rappresentazionali (cioè le differenze fra il visivo, l’uditivo ed il cinestesico)? Semplice. Non vi serve sapere se una persona rientra di più in una categoria o in un’altra, può farvi comodo però sapere che queste caratteristiche esistono e sfruttare questa consapevolezza per favorire la vostra comunicazione. Se state parlando con una persona, non vi serve sapere a quale figura astratta si avvicina di più, vi serve però avvicinarvi al suo stile di comunicazione perché il vostro messaggio arrivi con più chiarezza possibile. Ricordate? Nella comunicazione l’importante è il risultato, cioè il messaggio che arriva, perché il messaggio sia più chiaro possibile è più produttivo comunicarlo con lo stile più vicino possibile a quello del destinatario. Si tratta, quindi, alla fine, sempre di atteggiamento mentale, della voglia cioè di entrare il più possibile in empatia con la persona che abbiamo davanti. Se c’è questa volontà, a volte l’avvicinamento degli stili di comunicazione risulta naturale, a volte subentrano le tecniche imparate ed assimilate: la chiave è sempre quella, l’atteggiamento mentale. 10 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Comunicare con uno stile quanto più vicino possibile a quello dell’interlocutore. Torniamo per un momento all’atteggiamento mentale: perché dovrei? Io sono così, se gli va bene ok, altrimenti ciccia! Perché dovrei perdere la mia identità? Semplice. Capisco il dubbio, ma qui non stiamo parlando di identità: parliamo solamente di stile di comunicazione. Diventa molto più facile per una persona ascoltarci e fidarsi di noi se noi facciamo uno sforzo. Teniamo presente un dato di fatto, la mappa non è il territorio, cioè le mie convinzioni e credenze riguardo alla realtà non corrispondono alla realtà: vi ricordate di Kant? La mappa del mio interlocutore ha sempre la stessa dignità e merita lo stesso rispetto, almeno inizialmente, della mia. Ciò non significa che io debba cambiare valori e convinzioni ad ogni piè sospinto; accidenti, se io ho una identità mia, posso anche cambiarla, almeno in parte, ma serve un motivo davvero forte per farlo! Parliamo della mia identità, non della mia camicia! Il rispetto per la mappa dell’altro significa questo: prima di effettuare giudizi, guardiamola bene, prendiamo le misure, poi diremo qui è più corretta la mia mappa, qui la sua, qui, più probabilmente, sono differenti ma entrambe corrette. Se la mia mappa è fisica, sulla Valle d’Aosta vedo tanti monti ed una vallata. Se la mappa di uno di voi è politica, questa persona vede un colore uniforme, tanti puntini per le città ed una linea tratteggiata per i confini. Quale delle due mappe è sbagliata? Sono entrambe corrette, servono a scopi diversi. TECNICA DEL RICALCO 11 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Fatto un bel pistolotto su mappe e territori, ora facciamo un bell’esercizio: prendete un foglio di carta, una penna e disegnatemi una mappa della penisola del Gujarat. Sto scherzando, immaginate, piuttosto, di avere una casa bellissima, che vi fa impazzire, dove vivete benissimo. Telefonate ad un amico per invitarlo e questo vi risponde che anche lui ha una casa bellissima e che siete voi a dover andare da lui. Cosa fate, rimanete per due mesi al telefono, finché non finiscono le provviste in casa? O magari ingaggiate un braccio di ferro finché uno dei due non cede e va a casa dell’altro incavolato come un puma? La soluzione più semplice è andare a vedere per primi, quindi dire “Ok, io sono venuto a vedere, adesso vieni tu!”. Esistono persone particolarmente chiuse che non verranno comunque, ma in ogni caso tutti, anche i più chiusi, si sentono meglio disposti di fronte ad un atteggiamento di questo genere. Una M, vista da un’altra angolazione, diventa una W. Se io vado a vedere la W, diventa più semplice far muovere l’altro affinché venga a vedere la M. Il fatto che io vada a vedere la W non significa che io debba cambiare idea ed assumere l’idea dell’altro: significa una disponibilità a sentire le sue ragioni. Questo mi da un vantaggio innegabile: a sua volta l’altro si sentirà meglio disposto ad ascoltare me. Questo atteggiamento mentale è la base di tutto il procedimento, ma come fare a comunicare esattamente la nostra disponibilità all’interlocutore? La prima tecnica è la più antica del mondo, ma anche una delle meno sfruttate. Come fare a conoscere le idee di un’altra persona? Semplice, basta ascoltarlo. Però occorre ascoltarlo davvero, non lasciarlo parlare pensando a cosa dire poi, interrompendolo magari a metà discorso, per fare un’affermazione che non c’entra nulla con ciò che l’altro ha appena detto. 12 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Facciamo un semplice esercizio, due minuti di tempo. Mettetevi a coppie, possibilmente con qualcuno con cui non avete lavorato finora, ed a turno uno parli, di qualunque cosa gli frulli per la testa, e l’altro lo ascolti. Il succo dell’esercizio è ascoltare attivamente, senza proferir parola, ma facendo capire che si sta ascoltando con tutta l’attenzione possibile. Poi commenteremo. Fatto questo esercizio, vi siete resi conto della difficoltà e della importanza di un buon ascolto. Le prime tre tecniche da utilizzare per creare un buon rapporto empatico sono quindi l’ascolto, in secondo luogo l’ascolto ed in terzo luogo l’ascolto. La quarta tecnica è l’ascolto. Con un ascolto attivo, già si è a buon punto. Abbiamo però detto prima quanto siano legati corpo e mente, ricordate l’esercizio tratto dalla kinesiologia? Bene, sappiamo quindi come sia importante comunicare anche con il corpo, oltre che con la voce. Come fare a comunicare con tutto il nostro corpo che stiamo prestando attenzione alla persona che abbiamo di fronte? Con una tecnica detta del ricalco. Andiamo a ricalcare tono di voce, postura, modo di comunicare del nostro interlocutore, in modo da farlo sentire “a casa”. Cosa vuol dire ricalco? Non vuol dire imitare pedissequamente l’altra persona: vi piacerebbe avere di fronte Teo Teocoli o Maurizio Crozza che vi rifanno il verso? Ricalcare vuol dire utilizzare schemi di comunicazione simili a quelli della persona che abbiamo di fronte. Vuol dire fare attenzione a chi abbiamo davanti e cercare di farlo sentire a proprio agio. Vuol dire pensare al risultato della comunicazione. Per farlo bene, in primo luogo occorre essere tranquilli e rilassati. Ricordate, possiamo sempre permetterci di rilassarci. TIPOLOGIE DI RICALCO 13 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Iniziamo dalle forme di ricalco più semplici. Ricordate la statistica che vi avevo dato prima? Ad un primo impatto, ciò che colpisce di più l’interlocutore è la comunicazione non verbale, cioè la postura. L’interlocutore, inizialmente, può avere posture di chiusura, rigide, e può essere infastidito da posture eccessivamente rilassate o di apertura. Non occorre copiarlo pedissequamente, anzi, se è molto chiuso o rigido è meglio non imitarlo troppo, ma limitarsi ad essere più cauti del normale. Per quanto riguarda il paraverbale, cioè il volume, il tono ed il ritmo della voce, bisogna porre grande attenzione, in quanto si tratta di una forma di ricalco meno semplice di quanto appaia. Ricordate sempre: noi siamo abituati a noi stessi, quindi non ci percepiamo come ci percepiscono gli altri. Facciamo un piccolo esercizio. Alzate tutti il braccio destro ed odoratevi l’ascella, così, come faccio io. Avete sentito puzze particolari? No? Eppure potrei garantirvi che… va bene, lasciamo perdere. La stessa cosa riguarda la voce, che oltre tutto noi percepiamo dall’interno, non solo tramite le orecchie, e quindi noi sentiamo in modo completamente diverso da come sentono gli altri. Mi raccomando, attenzione! Chi di voi tende a parlare velocemente? Pensate a quanto fastidio vi da chi parla lentamente, con molte pause, e naturalmente viceversa, quanto fastidio da chi parla velocemente a che è abituato ad articolare un discorso con calme e con molte pause. Quando capitano queste cose, come pure quando trovate qualcuno che parla ad un tono di voce molto più alto o più basso di voi, semplicemente provate ad avvicinarvi. Perché dovreste farlo? Ormai credo lo sappiate. Perché ci piace la vita comoda. Perché, se vogliamo, possiamo permetterci di rilassarci. 14 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Terminiamo con il ricalco verbale, il più sottile. Sottile perché è impensabile parlare esattamente come l’interlocutore; vi immaginate? Lui che parla ed io che ripeto pari pari quello che ha appena detto? Cosa pensereste, che sono bravo a ricalcare o che sono un deficiente? Si tratta, come sempre, di assumere stili di comunicazione simili. Prima di tutto: quanto sono grandi i pezzi di informazione che utilizzate? A questo punto, prima di rispondere, sorge spontaneo un quesito. Che accidenti sono i pezzi di informazione? Semplice. Quando comunicate una informazione, quanti dettagli date? Ad esempio, per dire che ho pagato la bolletta del telefono, io dico che ho pagato la bolletta del telefono. Mia moglie dice cosa ha indossato, poi la strada che ha fatto, quindi descrive la fila che ha trovato in posta, quindi parla della cassiera, a questo punto mi dice quale era il conto corrente postale, poi mi chiede se forse era meglio andare in banca, poi basta che non sono più capace di andare avanti, io, perché lei andrebbe avanti per ore. Risultato, io mi innervosisco perché lei mi tiene li ore, lei si innervosisce perché le metto fretta. Un ricalco ancora più complesso è quello culturale. Si tratta di un ricalco complesso perché ognuno di noi ha una propria storia. Se io cercassi di copiare esattamente il livello culturale di un'altra persona, a prescindere dal fatto che sia più elevato o meno, inevitabilmente finirei per scimmiottarla, facendola innervosire. Porsi però su di un livello totalmente diverso inevitabilmente rende difficoltosa la comunicazione. La ricetta è sempre la stessa, cercare di restare se stessi adeguandosi, però, il più possibile all’interlocutore. 15 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Tutto ciò è difficile, perché dovrei cambiare me stesso, divenendo una specie di Zelig, un imitatore del prossimo? Questi dubbi sono comprensibili, anche io voglio mantenere la mia identità, non sono disposto a cambiarla facilmente. Mi piace, per esempio, pensare a me stesso come ad una persona che usa la sua energia quando è necessario, dando sempre il massimo, ma la risparmia quando si può, in modo di disporne quando serve. Mi piace pensare a me stesso come ad una persona che si cura degli altri. Mi piace pensare a me stesso come ad una persona che si da il permesso di rilassarsi. Per questi motivi, quando comunico, mi piace cercare di mandare un messaggio in modo che possa essere recepito al massimo e cercare, per questo, di adeguarmi il più possibile al mio interlocutore. Per quanto riguarda la difficoltà e la spontaneità, la prima volta che mi sono rasato mi sono tagliato in otto punti, irritando ogni centimetro di pelle del mio viso. Adesso, però, sono anni che mi rado la barba tutti i giorni senza fatica. Come è stato possibile questo cambiamento? Semplice, Pratica, pratica, pratica. Non c’è altro modo. Alla fine, il metodo di comunicare diverrà spontaneo. Facciamo un esercizio breve. Mettiamoci in gruppi di tre: A, B e C. Due persone comunicano per tre minuti ed una ricalca l’altra. Il terzo osserva ed alla fine esprime le sue osservazioni. Quindi ditemi cosa ne pensate. GUIDA 16 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Bene. Dopo anni di esercizio sono diventato bravissimo a ricalcare, un genio del ricalco. Un bel giorno incontro un tale con cui ho interesse ad instaurare un rapporto empatico. Questo tale inizia a dirmi che si vuole suicidare. Io lo ricalco. Poi questo tizio prende una pistola e mi dice che vuole usare quella per suicidarsi. Bene, iniziano i dubbi, lo ricalco oppure no? Poi prende la pistola e la porta alla tempia, che faccio, proseguo con il ricalco? Fuori del paradosso, il ricalco, per quanto importante, è la prima metà di una buona comunicazione. Ricordate l’esempio iniziale? Io ed il mio amico litighiamo per sapere chi deve andare a visitare la casa di chi? Bene, io vado a visitare la casa del mio amico, ma questo a senso solamente se poi l’amico viene a vedere casa mia. Dal ricalco, cioè, piano piano si passa alla guida. Una volta stabilita l’empatia con il ricalco, inizio ad allontanarmi dagli stili dell’altro per avvicinarmi ai miei. Ad esempio, parlando con una persona molto chiusa, posso iniziare a parlare mantenendomi molto cauto, poi fare un tentativo ed aprirmi. Se lui non si apre, ricomincio da capo e così via, fino a far si che lui si apra. Potrebbe sembrare un discorso puramente teorico, ma non è così: quando si crea empatia fra due persone, un certo adeguamento allo stile dell’altro è naturale, avviene spontaneamente. Una volta che io mi sono adeguato allo stile dell’altra persona, probabilmente questa tenderà ad adeguarsi a piccole modifiche che io apporti allo stile comune adottato. Di solito, chi è che tende a guidare l’altro? Chi ha un obiettivo. Se abbiamo un obiettivo preciso e l’altra persona no, tendiamo noi ad essere la guida, se siamo consapevoli di questo e ci prendiamo la responsabilità di quello che avviane. 17 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Cosa succede se entrambi gli interlocutori hanno un obiettivo preciso? Semplice, tende ad avere la guida chi ha idee più precise circa la propria identità. Se io ho ben chiari i miei valori, le mie credenze e chi voglio essere, posso tranquillamente tenere un atteggiamento morbido, andare a vedere la W per poi dire “Ora, vieni a vedere la M!” Se io invece non mi sento sicuro, devo fare il duro, devo essere aggressivo, altrimenti rischio di mettere in mostra la mia debolezza. Potendo essere più empatico, chi ha più certezze riguardo alla propria identità tende a divenire guida. Di solito a questo punto le obiezioni sono due. Sentiamo ad esempio quali sono le vostre. La prima obiezione è che questo è un bel discorso teorico, ma la pratica è un’altra cosa, ma l’America è lontana, dall’altra parte della luna. Capisco questa obiezione, accidenti, io ho vissuto fino ad oggi con delle convinzioni, mi sono fatto delle esperienze, poi arriva uno e mi dice di cambiare tutto. Proprio perché avete delle esperienze, cercate bene di osservare: la nascita di un rapporto empatico ed il successivo sviluppo, qualunque sia il contesto, avviene proprio in questo modo: ricalco e guida. Vi suggerisco semplicemente di applicare sempre, con consapevolezza, schemi che applicate solamente in alcune circostanze, a seconda dei casi, e di divenire esperti utilizzatori di questi schemi. 18 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” La seconda obiezione che ricorre è che in questo modo si fa manipolazione. Anche questo è un dubbio che comprendo e proprio per questo ho ragionato bene su queste tecniche. Tralasciando quanto detto prima, cioè che questi sono schemi spesso inconsapevolmente utilizzati, il punto centrale sta nell’obiettivo: qual è l’obiettivo che mi pongo nel creare rapporto empatico sfruttando schemi di ricalco e guida? Se il mio obiettivo è quello di far fare all’altro cose che non farebbe a mio esclusivo vantaggio, faccio manipolazione. Se cerca di sviluppare interessi comuni per avere vantaggi condivisi, si tratta di un normale rapporto empatico. Immaginate che io cerchi di abbordare una ragazza ad una festa. Se io utilizzo questi schemi per fare porcate inenarrabili con una ragazza che sta solo pensando di andare a dormire da sola, faccio manipolazione. Usate ancora di più l’immaginazione, spero che tra voi ci siano appassionati di fantascienza, ed immaginate invece che anche io interessi alla ragazza in questione. L’uso di tali schemi in tal caso non è volto a manipolare l’altra persona, ma solo a raggiungere risultati di reciproco godimento, se mi passate il termine. CONCLUSIONE Imparare nuove tecniche non è sempre semplice, inizialmente non vengono spontanee, bisogna fare pratica. Fatta la pratica, le tecniche divengono spontanee. Il nocciolo sta nella motivazione, nel motivo per cui impariamo. Vorrei farvi un esempio per spiegarlo meglio. 19 I Manuali di Autostima.net “Comunicazione Efficace!” Qualche tempo, in estate, fa volevo tanto andare a vedere il film “Il gladiatore”, che mi ero perso in inverno. Non potevo lasciare a nessuno la mia bimba, che aveva da poco compiuto un anno e dieci chili, così decisi di portarla, ma visto che il film non mi sembrava adattissimo, decisi di portarmela mettendola nello zaino, che lei preferiva al passeggino. Era una serata splendida, ed il cinema era un’arena all’aperto ricavata nel giardino di un castello svevo: tutto sembrava ideale. Ad un tratto, però, mia figlia inizia a lamentarsi, così devo alzami in piedi. Passa il tempo e mia figlia continua a lamentarsi, così devo iniziare a camminare avanti ed indietro con la figlia nello zaino. Il film durava oltre tre ore. Dopo un’ora e mezzo ho alzato bandiera bianca e sono andato via. Qual è la morale del racconto? Semplice, che se vado al cinema non me dovete da rompere… no, scherzavo, la morale è che per gustare un film,per quanto spettacolare, è meglio stare spaparanzati in poltrona con una birra in una mano ed un sacco di pop corn nell’altra. Cioè, se scegliete la vita comoda un intoppo, ad esempio il popcorn cattivo o la birra calda non vi rovina il film, tanto ci sono tutti gli altri fattori a posto; se invece scegliete una strada scomoda, come ho fatto io quando sono andato a vedere quel film, basta un intoppo ed il godimento salta completamente. 20 Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 1 Dieta & Controllo del peso 01) Livelli di cambiamento Quante volte abbiamo iniziato una dieta e dopo poco tempo, qualche giorno o forse qualche settimana, siamo ricaduti nei nostri vecchi comportamenti e abbiamo ripreso a mangiare come prima? Quante volte abbiamo ripreso il nostro peso o siamo addirittura ingrassati, seguendo l’effetto rimbalzo? Adesso basta! Il controllo del peso non è più un problema! Il nostro scopo non è quello di stabilire che cibi mangiare e in che misura, quello è un compito che spetta a medici specializzati. Il nostro scopo è quello di acquisire le doti e le risorse necessarie ad assumere il controllo dei nostri processi mentali, atti a favorire il controllo del nostro peso. Quello che nessuno ci ha mai detto è che non possiamo pensare di cambiare un abitudine semplicemente modificando un comportamento: ovvero se decidiamo di dimagrire e dunque ci sforziamo di non mangiare la cioccolata Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 2 ad esempio, quanto pensiamo che durerà? Poco, perché non è cambiato ciò che pensiamo di noi stessi, della nostra identità, e ciò che riteniamo giusto e sbagliato. Ad esempio se riteniamo che la cioccolata ci fa sentire bene, come possiamo resistere per tanto tempo? E infatti dopo un po’ di tempo cediamo inesorabilmente. I moderni studi di psicologia e programmazione neurolinguistica ci dicono che l’essere umano si muove all’interno di cinque livelli ben definiti: ambiente, comportamenti, capacità, convinzioni, identità. I primi tre livelli sono quelli che si trovano in superficie, mentre gli ultimi due costituiscono ciò che siamo e ciò in cui crediamo. Il legame è diretto e chiaro: i livelli interni influenzano quelli esterni, e non viceversa. Quindi un cambiamento a livello di identità, come possiamo intuire, crea un vero e proprio terremoto a livello di comportamenti! Al contrario non possiamo cambiare comportamenti, se non crediamo in certe cose o non sentiamo di essere un certo tipo di persone. I tentativi di mettersi a dieta ne sono un esempio lampante: noi cambiamo il comportamento e cerchiamo di darci dei limiti in quello che mangiamo, ma Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 3 la questione importante è un’altra: riteniamo giusto non mangiare certi cibi? Sentiamo davvero di essere persone in forma che non hanno bisogno di quei cibi? Pensiamo davvero che una buona insalata costituisca per noi un piatto ambito e nutriente? Se la risposta a queste domande è negativa, nella maggior parte dei casi torneremo al nostro vecchio comportamento e interromperemo la nostra dieta. E’ inevitabile. Ciò su cui dobbiamo invece lavorare è proprio la nostra identità e le nostre convinzioni. Dobbiamo cominciare a sentirci persone in forma, persone dal giusto peso. Dobbiamo iniziare a credere e convincerci davvero che un cibo è desiderabile quando è nutriente, quando sfama il nostro bisogno di vitamine; e non quando è dolce e zuccherato! Nelle prossime pagine vedremo dunque tutte le tecniche più moderne per cambiare velocemente il nostro atteggiamento nei confronti del cibo, così da cambiare definitivamente le nostre abitudini non corrette. Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 4 02) Visualizzazioni Uno degli strumenti più potenti che abbiamo a disposizione nella nostra mente per migliorare e per tirare fuori tutte le nostre potenzialità nascoste è quello della “Visualizzazione”. Alcuni anni fa è stato condotto un esperimento su degli atleti, con dei risultati davvero incredibili: un gruppo di giocatori di basket venne allenato duramente con lunghi esercizi fisici, per un periodo di quattro settimane. Un altro gruppo venne allenato esclusivamente attraverso degli esercizi mentali che consistevano nel visualizzare se stessi durante un allenamento. In pratica ogni atleta doveva vedersi durante una prestazione sportiva, doveva vedersi mentre si muoveva nel campo e mentre faceva canestro. Un esercizio mentale durato sempre quattro settimane. Incredibile a dirsi, ma i risultati furono identici, con un miglioramento percentuale dei due gruppi praticamente uguale. Questo perché essersi visualizzati per tanto tempo ed essersi abituati a vedersi in un certo modo ha realmente condizionato i giocatori ad agire in quel modo. Ha letteralmente cambiato e migliorato il loro modo di essere, la loro identità di giocatori. Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 5 Allora proviamo a fare altrettanto: prendiamoci qualche minuto tutto per noi, spegniamo i cellulari, rilassiamoci, e lasciamo libera la mente. Iniziamo con calma a vederci dall’esterno, vediamo noi stessi così come siamo ora, magari con quei chili di troppo. Immaginiamo poi di trovarci di fronte ad uno specchio e pian piano iniziamo a vederci così come vorremmo essere: in perfetta forma fisica, con quel giusto rapporto tra ossa, massa muscolare e grasso. Vediamoci sorridenti e perfettamente in grado di gestire e controllare il nostro peso. Continuiamoci a vedere davanti a questo specchio, sempre più in forma, e senza esagerazioni dovute al conformismo con i modelli che la televisione ci propone: diciamoci la verità, le persone troppo magre non vanno più di moda e sarebbe meglio non farsi influenzare troppo da modelli stereotipati che non sono affatto realistici e non rispecchiano la realtà! Quindi visualizziamoci in perfetta forma: né troppo magri né troppo grassi. Semplicemente pieni di energia, carichi e motivati! E infine, quando la persona che vediamo nello specchio ci piace davvero ed è realisticamente raggiungibile, facciamogli tutti insieme un fragoroso applauso, così da incoraggiarci davvero a raggiungere quel risultato. Ora, entriamo nello Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 6 specchio, entriamo in noi così come ci siamo disegnati: cominciamo subito a vivere secondo questa identità, sentiamoci in forma e carichi di energia! Come ci sentiamo dentro questo nuovo corpo? Che sensazioni proviamo? Cerchiamo di sentire la nostra pelle, i nostri muscoli, il nostro ventre piatto. Sentiamoci leggeri come non siamo mai stati. Cosa possiamo vedere da questi occhi? Proviamo a vedere le persone intorno che ci applaudono, i nostri amici che ci dicono “wow, sei in splendida forma!”. Quanto siamo motivati ora? Cosa ci dice il nostro dialogo interno? Il dialogo interno è quella vocina che ci diceva che avevamo bisogno di dimagrire, ma che al tempo stesso ci diceva quanto era buona la cioccolata o quanto erano squisiti quei due etti di pasta al ragù. Quella vocina che ora invece ci dice “wow, mi sento bene, mi piaccio, piaccio a tutti, vado bene così!”. E ora che la nostra identità è cambiata, proviamo a visualizzare i nostri comportamenti: immaginiamo di essere davanti al frigorifero, mentre stiamo prendendo la nostra squisita insalata o mentre stiamo preparando quel piatto che ci ha consigliato il nostro esperto dietologo. Vediamoci mentre sentiamo di aver voglia di un cibo nutriente che possa prendersi cura delle reali Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 7 esigenze del nostro corpo, ricco di vitamine e sali minerali. Sentiamoci appagati per la nostra scelta. E sentiamoci disgustati all’idea che prima ingerivamo cibi malsani che non facevano altro che rallentare la digestione e farci sentire pesanti tutto il giorno. Proseguiamo ancora: visualizziamoci mentre siamo a cena fuori con gli amici. Vediamoci mentre rifiutiamo quel secondo giro di pasta e ogni altro eccesso. In fondo dentro di noi lo sappiamo bene quali sono i giusti limiti, lasciamo solo che il nostro inconscio ci faccia sentire sazi quando effettivamente il nostro corpo lo ritiene opportuno. E sentiamoci ogni minuto sempre più soddisfatti di noi stessi, della nostra forza di volontà, della nostra capacità di controllarci. Adesso crediamo veramente in quello che facciamo e siamo quasi divertiti all’idea di poter giocare così con quel cibo che prima rappresentava un gran problema. Allora ripetiamo un attimo i passaggi della visualizzazione: 1) vederci in uno specchio come siamo oggi 2) vederci come vogliamo essere 3) entrare in quel corpo Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 8 4) sentirci soddisfatti 5) visualizzare come sarebbe la nostra vita in questo corpo e soprattutto: 6) ripetere la visualizzazione per qualche minuto tutti i giorni! Quest’ultimo è un passo fondamentale se davvero vogliamo acquisire questa nuova identità: dobbiamo condizionarci giorno dopo giorno a sentirci in un certo modo, così da influenzare in maniera determinante i nostri comportamenti quotidiani. Solo così il controllo del peso diventerà parte della nostra vita e solo così sarà facile, divertente e privo di ogni sforzo. 03) Conflitti interiori Capita spesso che ci mettiamo a dieta, ma ogni volta sentiamo uno stimolo interiore che ci fa cedere a ogni tentazione: in pratica ci succede di voler tanto raggiungere un risultato, ma di non riuscirci perché a livello inconscio ci autosabotiamo. Che vuol dire? Vuol dire che esiste un vantaggio secondario che ci spinge a rimanere nel vecchio comportamento. Facciamo un esempio per chiarire meglio: succede alle volte che alcune persone si Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 9 ammalino spesso non perché siano particolarmente cagionevoli di salute né perché lo desiderino a livello conscio; bensì perché quando stanno male ricevono tante attenzioni dalle persone che gli sono attorno. Spesso si tratta di malattie psicosomatiche, malattie cioè influenzate proprio dalla mente. In questo caso il vantaggio secondario di rimanere malati è quello di ricevere affetto e attenzioni. Forse a livello cosciente nessuno se ne rende conto, ma in psicologia è un fenomeno ben conosciuto. Questo come influenza la nostra capacità di controllare il peso? Semplice, molti di noi si sentono così soprappeso e sono così abituati a vedersi grassi, che hanno paura, a livello inconscio, di essere magri. Come sarebbe la vita da magri? La paura di cambiare è una delle prime paure per l’essere umano. Siamo così abituati a vivere nella nostra “area di comfort” che uscirne è più doloroso dell’idea di rimanere grassi. In fondo cosa faremmo da magri? Dovremmo cambiare tutte le nostre abitudini, il nostro modo di affrontare la vita. Pensiamo a chi dice di non essere portato per lo sport. Forse non lo ha mai praticato solo perché non si sentiva in forma. Quindi dimagrire significherebbe dover cominciare un’attività sportiva e quindi affrontare Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 10 nuove paure. Nel dubbio, il nostro inconscio fa in modo di sabotare i nostri sforzi e di farci rimanere grassi. In questi termini, la tecnica di visualizzazione è davvero efficace, perché ci permette di abituarci gradualmente alla nuova identità, e a vivere come se fossimo già in essa, dandoci la possibilità di affrontare le sfide che essa ci propone, una alla volta. Questo spiega anche perché non si può agire solo sui comportamenti, ma bisogna partire dall’identità e dalle convinzioni: solo così infatti possiamo agire con congruenza, portando insieme la nostra mente conscia e quella inconscia per unirne gli sforzi in una sola direzione. 04) Linguaggio positivo Una delle maggiori caratteristiche che influenza la nostra motivazione e la nostra forza di volontà è il dialogo interiore, ovvero le parole che utilizziamo per parlarci e per darci forza: è fondamentale utilizzare sempre un linguaggio positivo, sicuro, motivato. Pensiamoci bene: se utilizziamo espressioni tipo “speriamo di riuscire a dimagrire questa volta”, crediamo Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 11 davvero di riuscirci? Ancora, “proviamo a dimagrire”. Ma che vuol dire? O ci riusciamo o non ci riusciamo, non esistono vie di mezzo. Proviamo a prendere in mano una matita. Ci siamo riusciti, sì o no? Sì, no, non esistono vie di mezzo, o l’abbiamo presa o non l’abbiamo presa. Quindi termini come “speriamo di..., proviamo a... “ andrebbero aboliti dai nostri pensieri perché privi di reale significato, in quanto mettono in dubbio la nostra azione. Se già partiamo con dubbi e demotivazione non arriveremo mai al nostro obiettivo! Invece utilizziamo un linguaggio determinato: “a partire da ora mi metto a dieta! Voglio farlo e posso farlo! Lo faccio!”. Questo sì che è parlare con motivazione! 05) Laboratorio mentale Immaginiamo di costruirci una stanza immaginaria nella quale ci possiamo rilassare tutte le volte che desideriamo. Anche se siamo in mezzo alla gente, la nostra fantasia può farci volare dove vogliamo e allora possiamo creare un luogo tutto per noi. Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 12 Arrediamo questa stanza come ci pare, così come l’abbiamo sempre sognata. Costruiamoci un bel pannello di controllo da cui gestire le nostre emozioni, i nostri pensieri, e anche le nostre funzioni corporee: immaginiamo di avere delle leve di controllo e mille pulsanti colorati. Ad esempio potremmo creare un bottone associato alla sicurezza: ogni volta che lo premiamo ci possiamo sentire completamente e profondamente sicuri di noi. Oppure un bottone che ci faccia sentire belli e affascinanti ogni volta che lo desideriamo. Possiamo anche immaginare di gestire la nostra pressione sanguigna, il battito del cuore, la respirazione: utilizziamoli in maniera da mettere le leve nella posizione ottimale per gestire al meglio tutte le funzioni. Sarà il nostro inconscio a regolare al meglio le rispettive funzioni in base ai nostri comandi. Aggiungiamo nel nostro laboratorio un orologio/sveglia: utilizziamolo ad esempio per svegliarci la mattina all’ora che desideriamo. Posizioniamo la sveglia immaginaria ad una certa ora e verifichiamo: la mattina dopo ci sveglieremo esattamente a quell’ora. Si tratta del cosiddetto “orologio Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 13 biologico” che batte all’interno del nostro corpo e che il nostro inconscio sa utilizzare molto bene. Provare per credere. Aggiungiamo infine uno schermo di grandi dimensioni su cui proiettare tutto ciò che desideriamo: immagini motivanti, film interessanti, ricordi e memorie della nostra vita. Utilizziamolo anche per gli esercizi di visualizzazione di cui abbiamo parlato all’inizio. In pratica dall’interno di questo laboratorio ideale possiamo davvero prendere il controllo di tutti i nostri processi mentali, delle nostre abitudini, delle nostre emozioni e delle nostre funzioni fisiologiche. E’ chiaro che ai fini di una dieta ottimale e del controllo del peso, la possibilità di gestire noi stessi che ci offre questo pannello di controllo può davvero fare la differenza rispetto a tutti i metodi che abbiamo tentato finora. Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 14 06) Attività fisica mentale Certamente anche una qualsiasi attività sportiva ci può aiutare in maniera determinante nel raggiungere il nostro obiettivo. Tuttavia noi preferiamo agire tramite l’infinito potere della nostra mente: possiamo dunque entrare nel nostro laboratorio mentale e visualizzarci mentre pratichiamo l’attività sportiva che ci piace di più. Calcio, tennis, nuoto, una bella corsa o un po’ di aerobica. O tutte insieme. L’importante è che la visualizzazione sia fatta con molti dettagli, sia davvero provata attraverso ciò che vediamo, ciò che ascoltiamo, ciò che sentiamo a livello di sensazioni. Utilizziamo tutti i nostri sensi per renderla la più realistica possibile. Infatti il nostro cervello non distingue facilmente un’esperienza reale da una solo vividamente immaginata: ciò vuol dire che entrambe possono influenzare il nostro corpo e la nostra mente nel medesimo modo. Ovviamente l’attività immaginata non ci farà stancare nello stesso modo, ma darà un impulso verso l’alto al nostro metabolismo e ai centri nervosi che si occupano della costruzione delle fasce muscolari. In pratica i risultati si vedranno nel giro di poco tempo, a patto che la visualizzazione sia costante e ben realizzata. Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 15 In generale comunque, come nella vita reale, le attività preferibili sono quelle che prevedono un largo consumo di calorie, cioè attività prolungate come la corsa, la bicicletta o il nuoto, piuttosto che il sollevamento pesi. 07) Obiettivo chiaro Immaginiamo la nostra vita come se fosse una linea, dal passato al futuro passando dal presente. Immaginiamo che tutti gli eventi della nostra vita si posizionino su questa linea. Chiudiamo gli occhi e immaginiamo di sorvolarla: arriviamo in quel punto sulla linea in cui abbiamo deciso di raggiungere il nostro peso forma, ad esempio tra un mese, o tra sei mesi o quando vogliamo. Guardiamo dall’alto questo punto e vediamoci con il nostro fisico scolpito così come lo abbiamo visualizzato in precedenza. Entriamoci dentro e gustiamoci la sensazione di soddisfazione. Cosa stiamo provando? Come ci sentiamo? Ora usciamone fuori e cominciamo a riavvolgere gli eventi da quel momento fino al momento presente, come in un film che va all’indietro. Riavvolgendosi, vediamo tutti gli eventi che ci portano al raggiungimento di Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. 16 Autostima.net – Dieta & Controllo del peso quel risultato da allora fino ad oggi, a partire da quel primo passo che oggi stiamo compiendo, ovvero la lettura di queste pagine. Questo è il nostro punto di partenza: acquisire nuove informazioni e nuove risorse per poter affrontare con sicurezza il nostro obiettivo di controllo del peso. Possiamo farlo e lo stiamo già facendo! Dobbiamo solo continuare ad impegnarci su questa strada che abbiamo già scolpito nella nostra mente e seguire i passi che abbiamo già visualizzato. Infatti vivere in anticipo una certa via per raggiungere un obiettivo consente al nostro cervello di focalizzarsi proprio su determinati processi della vita che ci permettono di realizzarci in maniera facile e più veloce. E’ un po’ quello che accade quando vogliamo comprarci un’auto nuova: improvvisamente cominciamo a vedere proprio quell’auto da tutte le parti, persino il nostro vicino di casa ce l’ha e non ce ne eravamo mai accorti! Questo succede proprio perché il cervello si focalizza su quella macchina che fino al giorno prima invece veniva scartata dall’attenzione cosciente della mente. Allo stesso modo, se noi ci concentriamo sul nostro obiettivo, il cervello si focalizzerà su tutte quelle opportunità che la vita ci renderà Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 17 disponibili per raggiungere il nostro scopo: per fare un esempio, potremmo notare che un nostro amico va nella palestra vicino casa e potremmo avere improvvisamente voglia di iscriverci anche noi. Quindi facciamo attenzione e cogliamo le opportunità! 08) Programmazione In conclusione, lasciamo che il nostro inconscio si prenda cura di noi, dopo aver letto queste nuove informazioni. Lasciamo che ci guidi verso quei cibi realmente nutrienti e ci allontani da quei cibi chimici e pieni di conservanti, o dagli eccessi della vita quotidiana. Lasciamo che ci faccia sentire sazi tutte le volte che abbiamo mangiato a sufficienza, magari preferendo pasti meno abbondanti, ma più frequenti: una buona colazione la mattina, un po’ di frutta a merenda, un pranzo leggero; uno spuntino a metà pomeriggio e una cena leggera. Questa è la chiave del sentirsi sempre in forma e pieni di energia! Lasciamo anche che il nostro inconscio ci porti ad evitare l’ascensore in favore delle scale: qualche piano al giorno può tranquillamente sostituire Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Dieta & Controllo del peso 18 un’attività fisica che facciamo malvolentieri. “meglio pochi, ma buoni” dice il proverbio. Meglio un piccolo sforzo quotidiano fatto con soddisfazione personale che i grandi sforzi che facciamo senza voglia e senza risultato. Lasciamo che il nostro inconscio ci abitui a smettere di mangiare quando siamo sazi e non quando il piatto è finito: è vero che a molti di noi non piace sprecare il cibo, eppure è necessario abituarsi a lasciarlo appena il nostro corpo ci dice che ne abbiamo abbastanza. Proviamo quindi a lasciare sempre e comunque il 10% del nostro cibo, per almeno un mese di seguito, così ci condizioneremo a scegliere: sì, mangiare deve essere una scelta non un obbligo dovuto al piatto non terminato. E quando accadrà che avremo la tentazione di mangiare un pezzo di cioccolata o una merendina, lasciamo che il nostro inconscio non ci rimproveri: semplicemente accettiamoci per quello che siamo e ricominciamo la dieta senza indugi. Questa è la volta buona! Per approfondimenti: http://www.autostima.net Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” “SMETTERE DI FUMARE (e aiutare gli altri a smettere!)” A cura di Marco Scipione PERCHE’ SMETTERE DI FUMARE I Vantaggi di Smettere di Fumare Alcuni dei benefici di uno stile di vita senza tabacco includono: - Sentirsi meglio da un punto di vista fisiologico ma anche psicologico ed emozionale - Diventare un modello comportamentale per la famiglia e gli amici - Maggiore energia per lavorare e giocare - Denti più bianchi e alito più fresco - Vestiti, mobili e auto che profumano di pulito - Diminuzione del rischio di malattie serie - Libertà dalle restrizioni del fumo - Risparmio economico. Come capita per ogni cambiamento comportamentale, comunque, ci sono aggiustamenti da fare nella normale routine quotidiana. Alcuni sono facile, mentre altri sono un po’ piu’ impegnativi. Se Puoi Immaginarlo, Puoi Esserlo 1 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” Un passo importante nel cambiamento di ogni comportamento e' l'abilita' di visualizzare il successo, la riuscita dell'impresa. Prendi un momento per considerare ognuna delle seguenti immagini. Soffermati su ognuna prima di passare alla successiva. Prendi il tempo necessario affinché i tuoi pensieri si immergano completamente in ognuna, diventa parte attiva del pensiero stesso. Una volta che l'immagine e' chiara nella tua mente, vai al pensiero successivo e concentrati di nuovo. Immagina te stesso senza usare il tabacco, più in salute e più energico di come non sei stato mai, guardando al giorno con entusiasmo e ottimismo per quello che ti aspetta in futuro. Immagina te stesso vivere il giorno, libero ormai dal vizio del fumo. Sei capace di portare a termine molte più cose e conseguire maggiori soddisfazioni personali. Immagina la vita senza tabacco, non perchè devi, ma perchè e' quello che vuoi. Uno stile di vita senza il fumo ti aiuta a sentirti meglio e ti rende un modello comportamentale per la famiglia e gli amici, e tu sei orgoglioso di questo tuo nuovo stato. Com'e stato? E' possibile immaginarti in una situazione in cui hai smesso di fumare, vero? Se i dubbi sulla tua capacità di conseguire l'obiettivo si riaffacciano alla tua mente, ripeti questo esercizio di visualizzazione del successo finale più volte. La Conoscenza E' Potere Una buona tecnica per risolvere il problema e' farsi le giuste domande. La chiave e' ignorare le risposte che sembrano troppo belle per essere vere e concentrarsi invece sui fatti relativi al comportamento salutistico che vuoi cambiare. Eccoti qualche esempio di domande con cui cominciare questa autoanalisi. Usale come una guida per sviluppare domande che più si adattano alla tua situazione. - Come mi sentirò nei giorni successivi alla mia astinenza dal fumo? 2 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” - Come posso evitare di mettere su peso una volta che ho smesso di fumare? - Quali sono i pericoli derivati dal fumo passivo sulla gente che mi circonda? Formula 1 o 2 domande tue personali che ritieni possano dare risposte importanti nell'assisterti in questo cambiamento. Ecco i benefici che si hanno smettendo di fumare : Dopo... 8 ore L'ossigenazione del sangue ridiventa normale. I rischi di infarto al miocardio iniziano a diminuire. Il monossido di carbonio viene eliminato dal corpo. La nicotina viene eliminata sensibilmente dal sangue. 24 ore 48 ore 1 Il senso del gusto e quello dell'odorato migliorano. settimana La respirazione migliora (meno tosse e più benessere 3-9 mesi respiratorio. La funzione polmonare aumenta del 5-10 %. Il rischio di malattie cardiovascolari si riduce della 1 anno metà. 10 anni Il rischio di cancro al polmone è ridotto a metà. 15 anni Il rischio di malattie cardiovascolari (es.infarto) è come quello di coloro che non hanno mai fumato. COME NASCE IL DISSENSO NEI FUMATORI 3 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” Quando si parla di prevenzione con un fumatore, raramente egli ammette di avere delle lacune comportamentali nei confronti della sigaretta. Il fumatore non ama confrontarsi con quello che la sigaretta può portare, una malattia, un infarto ,l’ictus, l’enfisema, ha paura di immaginarsi in quelle condizioni, e per evitare ciò, si crea delle scappatoie mentali dove appoggiarsi quando si trova faccia a faccia con le realtà.Inizia cosi a formulare frasi , pensieri, convinzioni, obiezioni che gli permettano di sfuggire da una realtà che in alcuni casi può essere davvero dura .Un esempio lampante può essere l’amico o l’amica morta a causa di un tumore, un infarto, per enfisema polmonare causato dalla sigaretta. Inizialmente sono molto toccati dalla scomparsa della persona cara, in seguito si esaminano , pensano alla quantità di sigarette che fumano, al danno che può creare, ma questo processo mentale dura poco, perchè entrano in gioco le convinzioni , le obiezioni che hanno maturato nel corso degli anni da fumatori, che li mettono nelle condizioni di rifiutare la realtà , e quindi di sfuggire. Le convinzioni che si creano mentalmente sono di questo tipo:io fumo molto meno della mia amica , o del mio amico, Io fumo sigarette leggere, Non fumo mai di mattina o di sera, non fuma mai vicino ai miei figli,Non respiro il fumo passivo. Le obiezioni che sviluppano invece sono di questo genere: Mi piace fumare, fumare mi rilassa,la sigaretta mi aiuta a sopportare momenti difficili, Mi aiuta a concentrami meglio sul lavoro, Mi manca la volontà.. Questo processo mentale inizia quando si comincia a fumare in modo regolare e quotidiano. Il dissenso nasce quindi come una sorta di rifiuto della realtà,scaturito anche dalla paura di fallire nel tentativo di togliersi il vizio.Sono in molti che pensano spesso: e se non riesco a smettere,se riprendo a fumare, abbandonando cosi l’idea di togliersi il vizio. Il fumatore fugge quindi dalla possibilità di smettere di fumare e anziché vederla come una soluzione definitiva, la percepiscono come una sorta di sfida dove loro, potrebbero uscirne sconfitti e afflitti. Le persone prendono le decisione in basa a due motivi fondamentali: evitare dolore, acquisire piacere.Altro concetto fondamentale che entra in gioco è il tempo. Dolore a breve termine darà con il tempo un piacere a lungo termine ( smettere di fumare può inizialmente 4 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” essere duro impegnativo, con il tempo porta dei grandi benefici al fisico e alla mente). Piacere a breve termine darà sempre un dolore a lungo termine ( fumare una sigaretta , inizialmente può dare “piacere”, con il tempo può causare anche gravi problemi).I fumatori tendono ad evitare il dolore che si potrebbe creare con il tentativo di smettere di fumare .Questo perché hanno paura di non riuscire nell’impresa, hanno paura di ricadere nel vizio, hanno paura di ingrassare .Questa paura è molto forte specie nei fumatori più accaniti. Un detto dice :La paura sconfigge più gente di qualsiasi altra cosa al mondo. Una volta capita la natura di questa paura , si possono aiutare i fumatori a trovare la forza necessaria , che li metta nelle condizioni di vincere la sfida con il fumo. E’ bene quindi capire anche la natura del dissenso che nasce nei fumatori, in modo tale da gestire le obiezioni in modo più efficace e persuasivo.Un detto dice “Prima di affrontare un uomo lo devi incontrare sul suo territorio”, questo vuol dire che quando parliamo con una persona, in questo caso un fumatore, se riusciamo a capire le credenze , i valori che ha , anche a riguardo della sigaretta, possiamo gestire meglio le eventuali obiezioni, e metterlo nelle condizioni di rendersi conto che hanno tutte la capacità necessarie per smettere di fumare. 5 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” I PERSONAGGI DIFFICILI: COME GESTIRLI In aula è molto importante saper gestire il dissenso ,una obiezione gestita male può rovinare il clima creato in precedenza, e con esso anche la nostra performance. In aula ci possono essere persone che credono di sbagliare di rado, persone rigide, persone logorroiche, tutti con le loro credenze, entrare in contrasto con esse significherebbe, creare conflitto, a questo punto il formatore potrebbe avere i corsisti contro. Come evitare ciò ? Per capire veramente una persona e bene incontrarla sul suo territorio, capire le sue credenze ,la nature delle obiezioni,e in alcun modo dare dei cenni di dissenso, sia in modo verbale , che in modo non verbale.Fondamentale diventa in questo momento ascoltare fino in fondo quello che la persona a da dire,e poi rispondere. I vantaggi che ne scaturiscono sono di due tipi:la persone sarà propensa anche lei ad ascoltare il nostro punto di vista,e sarà più aperta nei nostri confronti.Il clima stesso dell’aula ne gioverà, infatti un ‘altra cosa che è bene evitare in aula è evitare giudizi. Le persone non amano molto essere giudicate, gradiscono invece essere ascoltate, capite. Un profeta dice: ASCOLTA E SARAI ASCOLTATO, fondamentale per un formatore è imparare ad ascoltare attivamente i nostri interlocutori. ASCOLTO ATTIVO Ascoltare attivamente vuol dire che :sia il nostro corpo che il nostro sguardo è’ rivolto verso la persona che parla .La postura del nostro corpo è protesa verso chi sta parlando,la persona va guardata negli occhi,i movimenti che 6 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” normalmente si fanno durante l’ascolto attivo sono l’annuire con la testa, fare domande di chiarimento ( mi faccia capire bene..è questo che vuole dire..).Grazie all’ascolto attivo riusciamo a capire i valori di una persona, le sue credenze, la nature delle sue obiezioni, l’empatia viene rafforzata e spesso le persone si sentono gratificate se vengono ascoltate senza essere interrotte. Affinché l’ascolto attivo sia veramente efficace bisogna seguire delle direttive: 1. 2. 3. 4. 5. 6. Guardare l’interlocutore negli occhi. Dare attenzione Essere concentrati mentre l’interlocutore parla Rispecchiamento Domande di specificazione Protesi verso l’interlocutore Inizialmente siamo tentati a non rispettare queste direttive, ma solo perché non siamo abituati ad ascoltare , al fine di rendere ancora più efficace l’ascolto e bene evitare anche: 1. 2. 3. 4. Interrompere la persona che parla Anticipare la risposta Pensare alle risposte da dare Evitare di giudicare Attraverso queste direttive il nostro ascolto sarà veramente attivo, i fumatori in questo caso non si sentiranno in alcun modo giudicati , si apriranno di più nei nostri confronti, l’empatia creata ci metterà nelle condizioni avere più successo nel rispondere alle eventuali obiezioni. La capacità do prestare ascolto è la più importante di tutte le doti di comunicazione , i leader di successo, di solito, sono persone che hanno imparato il valore dell’ascolto e non si stancano mai di ascoltare. Un buon ascoltatore deve anche essere capace di spegnere la sua trasmittente e ascoltare, accendendo i propri canali uditivi e lasciare che gli altri esprimano delle idee e poi lavorare su di esse. Una persona che riesce ad ascoltare attivamente , riesce a capire meglio quello che una persona vuole dire , la verità è che : nessuno al mondo può sapere tutto quanto, ascoltare gli altri è il modo migliore 7 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” per imparare . Alcuni giudicano l’ascoltare come un atteggiamento passivo, e il parlare con un atteggiamento attivo, in realtà il semplice udire quello che qualcuno dice è un’ attività relativamente passiva , ma l’ascolto impegnato , effettivo, è una capacità quanto mai vista. Una persona che ascolta attivamente è di solito quella che pone domande e poi aspetta una risposta , anziché proporre una soluzione all’istante. Esiste anche un test per sapere se una persona ascolta attivamente : 1. Ponete domande e aspettate una risposta 2. Rispondete rapidamente e direttamente alle domande che vengono poste 3. L’altra persona sente che la state ascoltando attivamente. L’importante è ascoltare, conoscere le persone e interagire con loro. Dappertutto gli uomini amano essere ascoltati, e quasi sempre rispondono a chi li ascolta. Ascoltare è una delle migliori tecniche che abbiamo per mostrare rispetto a qualcuno . Il primo passo per diventare un attento ascoltatore è quello di comprendere quanto sia importante ascoltare bene , il secondo è voler imparare . “ Nessuno è più persuasivo di un buon ascoltatore “ ( Dale Carnagie “Scopri il leader che è in te”) Dopo aver compreso l’importanza di ascoltare le persone, gestire i personaggi difficili , e le eventuali obiezioni, sarà un po’ più semplice. PERSONAGGI DIFFICILI DOMANDOLOGO : tende a fare molte domande su argomenti semplici e su aspetti secondari,spezzando a volte la 8 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” concentrazione ed in alcuni casi anche il clima dell’aula.Tra i personaggi difficili il domandologo è quello meno problematico, visto che l’unico disturbo che arreca è quello di frequenti interruzioni nell’esposizione del docente. Come gestirlo? Visto che le domande sono anche dei momenti di partecipazione e impediscono anche il sopraffarsi della noia , si può considerare il domandologo come un soggetto di aiuto e non di disturbo.Consente anche al docente di allargare la conversazione con dei “rilanci”:Ci sono altri dubbi? Qualcuno vuole aggiungere qualcosa a riguardo di questo argomento? Quando le domande sono troppo insistenti e bene richiamarlo alle regole del gioco (il contratto d’aula), dare risposte brevi se necessario dire anche : volevo gentilmente ascoltare anche il parere degli altri… LOGORROICO : tende a parlare molto dell’argomento , anche con lunghi interventi con domande a volte molto articolate e dense di premesse tali a volte da essere incomprensibili. rubando il tempo di intervento anche ad altre persone, a volte può sfociare nel fastidio generale dell’aula.Come gestirlo ? Il docente deve evitare che ciò accada,e il modo più efficace è quello di esplicitare all’interessato,in modo cortese e sorridente, la necessità di essere più brevi negli interventi , richiamando anche al tempo. E’ utile anche richiamare alle regole del gioco,sempre in modo elegante e garbato, interessarsi anche ad altri punti di vista , se necessario dire : adesso non posso concedere più spazio dobbiamo andare avanti… SILENZIOSO : tende spesso a non intervenire , a quasi timore a farlo , in questo caso è necessario che il formatore ne faciliti l’apprendimento senza invadere troppo il suo territorio.Come gestirlo ? Durante la “pausa caffè” il docente può parlare con queste persone in modo informale , al fine di entrare in una migliore empatia . In aula e utile anche renderlo partecipe 9 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” valorizzando gli interventi , facendo anche domande stimolo ( avrei piacere di ascoltare tutti su questo argomento). Andando nello specifico: vorrei sapere se tu hai qualcosa da dire, vorrei sentire tutti anche chi non ha ancora parlato ..., questo è fondamentale perchè aiuta a creare empatia . SACCENTE : tende a dar molti contributi all’argomento, in alcuni casi anche a sproposito, è un po’ il sapientone del gruppo,in alcuni casi cerca di entrare in polemica con qualcuno. Questo comportamento a volta crea nell’aula una sensazione di disagio , e come se questo personaggio a volte vuole porre una sfida nei confrontoi del docente .Come gestirlo? Questo è un caso in cui il docente-formatore deve saper gestire le proprie emozioni, infatti è facile che a fronte di un tale comportamento il docente provi fastidio inducendolo a volte a reagire in modo aggressivo. Tecnica sbagliata , cosi facendo sull’aula cadrà un velo di freddezza che andrà a discapito del clima creato in precedenza . Il comportamento più efficace è quello di non entrare mai in contrasto con esso , al contrario, è bene sfruttarne i contributi , se sono fondati , rafforzarli , e riprecisare il proprio punto di vista in modo morbido e rilassato , valorizzarlo : bene questa è una cosa interessante, con questa tecnica che ci hai appena illustrato si entra meglio in empatia…. LATERALE : tende a parlare con la persona che gli sta vicino, creando un fastidioso brusio in sottofondo. E’ una figura sempre presente in aula non arreca molto fastidio a meno che non sia un po’ troppo pesante . Come gestirlo? Se il clima che si è creato e molto gioviale e scherzoso si può anche scherzare con lui, normalmente e bene chiedere di parlare uno alla volta. Se il brusio continua , fare una pausa, cosi facendo la persona smetterà subito di parlare con il vicino, efficace è anche guardarlo in viso, fare un sorriso, citare il nome. E’ bene anche renderlo partecipe : vorrei sapere anche il tuo punto di vista , tu/lei cosa ne pensa a riguardo di questo argomento…. 10 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” RICALCO E GUIDA DELL’INTERLOCUTORE Al fine di avere una comunicazione più efficace la tecnica del ricalco e guida è molto utile per raggiungere un obiettivo. Spesso l’obiettivo che ci si pone quando si parla con una persona è quello di entrare in empatia con essa, la tecnica del ricalco e guida facilita questo compito. Ricalcare una persona, vuol dire stabilire una prima linea di feeling, con ciò che si ha in comune, soprattutto a livello emotivo. All’interno dell’aula diviene importante per crearne il clima ,e far sentire le persone a proprio agio. Il RICALCO : Cos’è Il ricalco è fondamentale per stabilire un rapporto con una persona : ricalcare un persona vuol dire entrare in relazione con il suo modello del mondo, con la sua mappa, e stabilire con lui delle affinità a livello conscio e inconscio. E una delle tecniche più importanti ed efficaci per influenzare il comportamento, instaura un clima che dà al nostro interlocutore il desiderio di dire di più , perché si sente ascoltato e riconosciuto per quello che è. Il ricalco può essere diretto, e incrociato. Il ricalco diretto si ha quando riproduciamo rigorosamente l’atteggiamento del nostro interlocutore per esempio: se il mio interlocutore è seduto su di una sedia con le gambe incrociate e le braccia conserte la mia riproduzione sarà uguale alla sua.Il ricalco incrociato si ha quando riproduciamo l’atteggiamento del nostro interlocutore in modo indiretto per esempio: se il mio interlocutore si gratta frequentemente il mento con un dito io posso fare altrettanto sul mio ginocchio. Il ricalco incrociato è più utilizzato perché è più discreto ed elegante. L’importante prima di ricalcare una 11 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” persona è aspettare che si trovi in una posizione a lui comoda, poi potremo a nostra volta ricalcarlo. Esistono vari tipi di ricalco : ricalco verbale, ricalco paraverbale, ricalco non verbale, ricalco emotivo.Con il tempo e la pratica impareremo ad usare questa tecnica in tutti e quattro i livelli sopracitati. RICALCO VERBALE Dopo aver ascoltato attivamente il discorso di una persona, e portato maggiore attenzione ai predicati usati,il ricalco verbale si pone come obiettivo quello di avere una comunicazione lineare con l’interlocutore,rispondendo con predicati uguali o simili. RICALCO PARAVERBALE L’ascolto attivo ci permette anche di entrare in empatia con la persona anche attraverso la voce . Nel ricalco paraverbale i fattori che entrano in gioco sono: il flusso verbale il volume, il ritmo, il tono, la velocità, le pause.In pratica avviciniamo le nostre caratteristiche vocale a quelle del nostro interlocutore. Nel ricalco paraverbale ci può essere di aiuto anche la gestualità, la capacità di andare a tempo con quello che si dice. RICALCO NON VERBALE Noto con il nome di rispecchiamento, si occupa principalmente di riflettere globalmente la postura dell’interlocutore. Possono essere varie le posture, in piedi, seduto a braccia incrociate, piegato in avanti, con una mano in tasca, non dovremmo ricalcarle tutte , quelle più a noi evidenti. Durante il ricalco posturale la persona cambia continuamente posizione del corpo , è bene aspettare che sia ben comodo nella nuova posizione prima di riprodurla a nostra volta. Spesso le persona usano dei gesti durante una conversazione e le ripetono continuamente senza rendersene conto, il ricalco gestuale c i permette di entrare in un livello di empatia ancora più profondo. I gesti devono essere riprodotti in maniera più limitata ,non è necessario copiare gesto 12 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” dopo gesto il nostro interlocutore. Se non fa molti gesti o rimane immobile, è bene evitare di gesticolare,o abbozzarli più in piccolo. RICALCO EMOTIVO In questa fase si entra in uno stato più profondo di empatia, ci avviciniamo a ricalcare la persona a livello inconscio. Adesso entrano in gioco il ricalco verbale paraverbale, posturale. Si portano tutti e tre questi livelli al pari del nostro interlocutore instaurando cosi un clima di confidenza che gli da la possibilità , il desiderio, di aprirsi di più nei nostri confronti, perché si sente ascoltato e riconosciuto. Nel ricalco emotivo uno dei fattori principali che determina l’efficacia di questo ricalco è la flessibilità . La flessibilità è la capacità di mettersi nei panni dell’altra persona, capendo i valori, le credenze, il punto di vista che hanno in quel momento. LA GUIDA : Cos’è Dopo aver stabilito un ricalco efficace, possiamo in modo discreto ed elegante guidare la persona verso di noi . Una volta che ci siamo adeguati alla mappa del nostro interlocutore, e si è stabilito un ricalco forte possiamo guidare la persona al nostro punto di vista. La guida sarà a livello inconscio, la persona si inizierà a sentirsi a suo agio e le barrire all’inizio create inizieranno a svanire. L’interlocutore inizierà cosi a riprodurre la nostra posizione , il nostro respiro , si inizierà a creare empatia, fiducia. La tecnica del ricalco e guida e fondamentale per imparare a gestire le obiezioni , i personaggi difficili, è anche molto utile per creare un buon clima d’aula. Al fine di sfruttare questa tecnica in modo molto efficace dobbiamo anche imparare ad 13 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” essere flessibili con noi stessi e con gli altri. Con il termine flessibilità intendo dire: essere capaci di capire veramente chi abbiamo di fronte, capire i suoi valori e credenze, rispettarle , evitando di fare critiche ,ascoltarlo fino in fondo, accettando le persone per quello che sono . COME GESTIRE LE OBIEZIONI DEI FUMATORI Qui diventa fondamentale l’atteggiamento del formatore che presiede l’aula,un atteggiamento positivo ci aiuterà a rimanere più calmi quando ci vengono poste delle obiezioni. Importante per un formatore e’: evitare di entrare in contrasto con un singolo partecipante , che finirebbe per annoiare i partecipanti , cercare di avvicinarsi psicologicamente il più possibile al partecipante e cogliere i reciproci punti di vista. E’ necessario ascoltare attivamente la persona che parla, quindi capire la natura dell’obiezione e rispondere. Come si risponde in modo efficace alle obiezioni ?Uno dei metodi più fruttuosi e il seguente : 1. ASCOLTARE FINO IN FONDO CON AUTENTICO INTERESSE L’interlocutore si sente gratificato se non lo si interrompe a volte si risponde da solo. 2. BREVE PAUSA DI RIFLESSIONE Si trasmette serenità 3. QUALIFICARE L’OBIEZIONE 14 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” Fare domande aperte –“come mai mi sta dicendo questo ? “—“ In che senso”— “ come mai è interessato a questo “ 4. ACCETTARE L’OBIEZIONE CERTO , CAPISCO , COMPRENDO il suo punto di vista….. 5. ISOLARE L’OBIEZIONE Quindi è solo per questo motivo che lei….. 6. RISPONDERE BREVEMENTE E CONCLUDERE E’ sconsigliato mentre si risponde congiunzioni del tipo: MA; PERO’, SAREBBE, SICCOME CHE . Per una maggiore efficacia bisogna usare sempre la congiunzione E, accostando le frasi del ricalco CAPISCO,COMPRENDO,CONDIVIDO,CERTO,E , ED E’ PROPRIO PER QUESTO MOTIVO CHE.. Per capire veramente qualcuno è necessario incontrarlo sul suo territorio,sulla sua mappa, la tecnica del ricalco e guida serve a spostarci dal nostro punto di vista a quello del nostro interlocutore, ascoltarlo,capirlo e guidarlo verso il nostro. Se noi diamo ascolto anche ci sarà sempre qualcuno pronto ad ascoltare. Saper gestire il dissenso e’ importante sia in aula, si evitano bruschi cambiamenti di clima,sia per far capire agli altri anche il nostro punto di vista. Ecco alcuni esempi di risposta alle obiezioni : 15 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” Mi piace fumare" Certo, capisco che fumare può dare questa sensazione e’ proprio per questo che Anche smettere di fumare dà piacere. Smettendo di fumare proverà un sentimento di conquista, si sentirà più in forma, ritroverà pienamente il gusto e l'odorato, gli alimenti avranno un sapore migliore, avrà più fiato. Sarà più attraente e il suo alito non saprà più di fumo. Le persone che le stanno vicine non potranno più criticarla sul fatto che fuma. "Fumare mi rilassa" Capisco che la sigarette ci mette nelle condizioni di rilassarci in realtà ciò che ci rilassa è il nostro respiro, la nostra postura,ed è proprio per questo che, ci sono altri modi per rilassarsi: inspirare profondamente, fare una passeggiata o un attività fisica, praticare una tecnica di rilassamento, dormire di più o fare una siesta (anche solo di un quarto d'ora), ecc. Il piacere e la sensazione di rilassamento che si provano dopo aver fumato una sigaretta, sono legati alla dipendenza generata dalla nicotina. In realtà la sigaretta elimina il cattivo umore provocato dalla mancanza di nicotina. I non fumatori non provano ne piacere ne rilassamento quando respirano nicotina. Se smette di fumare si renderà conto di non aver più bisogno della sigaretta per rilassarsi e per vivere con piacere. Ritroverà la calma e la tranquillità di cui godono i non fumatori. I fumatori hanno dimenticato cosa significa essere completamente rilassati in quanto temono in continuazione di provare i sintomi di astinenza da nicotina. 16 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” "Una sigaretta mi aiuta a sopportare situazioni difficili" Certo in momenti difficili si cerca sempre il sostegno di qualcuno, è proprio per questo che si chieda se la sigaretta è veramente di aiuto ai suoi problemi. "Fumare mi permette di concentrarmi e lavorare meglio" Capisco che concentrarsi nel lavoro è importante il cervello ha bisogno di molto ossigeno per rendere al massimo , è proprio per questo motivo che senza l’ausilio della sigaretta lei darà più ossigeno al suo cervello e certamente sarà più produttivo di quello che è adesso. "Mi manca la volontà" Certo capisco che la volontà è importante, ci aiuta nelle decisioni più difficili, quante ne avrà prese lei nella sua vita , molte, è proprio per questo che lei già la possiede deve solo indirizzarla verso la sua salute. "Smettendo di fumare ho paura di ingrassare" Capisco che alcune persone hanno paura di ingrassare, la mancanza di nicotina nel sangue , nella bocca, riesce a farci sentire meglio , si riesce di nuovo a sentire il sapore del cibo , e le persone che hanno smesso mangiano con più gusto, è proprio per questo che smettendo di fumare le persone all’inizio devono 17 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” seguire un’alimentazione corretta, questo sarà di aiuto sia alla linea sia al benessere totale della persona. "Ho paura dei sintomi provocati dalla mancanza della sigaretta" Capisco che imparare ad affrontare i sintomi provocati dalla mancanza della sigaretta all’inizio sia impegnativo è proprio per questo che smettendo di fumare, lei diminuirà notevolmente questa paura, e con il tempo sentirà grandi benefici sia a livello fisico quanto a livello mentale, sentendosi più sicuro anche verso se stesso. "Smettendo di fumare ho paura di diventare suscettibile o depresso" Certo capisco che smettere di fumare può indurre la persona a diventare più irritabile, questo è dovuto alla mancanza di nicotina, è per questo che smettendo di fumare il suo organismo sentirà grandi benefici, riuscirà a respirare meglio, riuscirà a sentire nuovamente il sapore del cibo, e questo l’aiuterà a rimanere forte e deciso e riuscendo a vincere la sfida con la sigaretta. "Fumo poco, non rischio molto" Capisco che fumare poco non sia proprio un vero e proprio vizio, il fumo colpisce le persone in modo soggettivo, sia che si fumi molto o poco, il rischio esiste sempre, è proprio per questo che smettendo di fumare lei eliminerà questo rischio , anche se è piccolo. 18 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” COME AVERE UNA PERFORMANCE EFFICACE Tutti i temi trattati fin ora sono utili e ci aiutano ad avere una comunicazione più efficace. Capita a volte che quando siamo dinanzi ad un pubblico o ad un aula , la tensione che abbiamo diventi tale da farci dimenticare tutto, lo stress che abbiamo in quel momento diventa un ostacolo per la riuscita della nostra performance . Diventa quindi importante saper gestire lo stress ,e conoscere alcune tecniche che ci permettano di gestire il nostro stato emotivazionale .Esiste una correlazione tra stress e performance l’importante è gestire lo stress a nostro vantaggio. Cerchiamo di capire prima perché si scatena e quali sintomi provoca. Lo stress è causato da situazioni nuove, dove noi non abbiamo il controllo della situazione, situazioni già vissute ma in modo un po’ traumatico ,anche da quando avvertiamo segnali di pericolo.In questo caso il nostro cervello rilascia nell’organismo un certo quantitativo di adrenalina, noradrenalina, cortisolo, tutti questi enzimi ci scatenano sintomi come voce tremante, sudorazione più intensa, tremolio,palpitazione ,bruciore , vuoti di memoria. E’ bene quindi conoscere dei metodi per evitare che ciò accada anche a noi. METODI PER GESTIRE LO STRESS A PROPRIO VANTAGGIO Importante prima della performance è avere una buona preparazione. Solo un giusto grado di preparazione ci può rendere più sicuri, e metterci nella condizione di rimanere calme e tranquilli prima di tenere una lezione. Capita che il giorno prima della nostra performance si accumuli troppa energia dentro , è bene scaricarla prima facendo un po’ di sport , meditazione. Tecnica fondamentale è quella usata maggiormente dai grandi oratori: il ponte sul futuro PONTE SUL FUTURO 19 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” Il cervello non distingue il vero dal non vero , la realtà dall’immaginario. Serve a creare un futuro o una performance efficace e di successo. La visualizzazione che facciamo consiste nel immaginarci in quella determinata situazione che dovremmo vivere e vederci sicuri, determinati, e vincitori. Questa tecnica per essere molto efficace ha bisogno di una visione multisensoriale, bisogna viverla con tutti 5 i sensi ( vista, udito,olfatto,tatto gusto). Molto importante è anche la voce , deve essere congruente con quello che si dice , con lo stato d’animo che si vuole creare . Ci sono altre tecniche che ci permettono di riequilibrarsi prima della performance, come per esempio, la yoga , la meditazione , la respirazione. Parimenti importante è avere una buona dose di energia e calma durante la nostra performance,fare del elle pause tra un discorso e un altro, respirare profondamente quando si ascolta qualcuno. Molto importante è diventa anche rischiarsi alla motivazione personale ( perché sono qui?). In questo contesto si può anche parlare di SEL MENAGEMENT DEL TRAINER. Un buon formatore deve anche sapere gestire il proprio stato d’animo, soprattutto in aula.Uno stato d’animo viene cambiato dalla fisiologia, dalla visione mentale, o dalle rappresentazioni interne. Ci sono tre principali modi per gestire il proprio stato d’animo: respirazione, ancoraggio , presenza. RESPIRAZIONE Una respirazione profonda, può aiutare a riportare la calma interiore ,imparare ad ascoltare il respiro ci aiuta a ritrovare la giusta dose di energia per affrontare aule impegnative. PRESENZA La presenza può essere di due tipi UP TIME ( presenza all’esterno di te) l’attenzione è rivolta all’aula, ai corsisti, calibrazione ( attenta osservazione ),oppure DOWN TIME 20 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” ( presenza all’interno di te) riflessioni sul comportamento,oppure meditazione . CALIBRAZIONE E’ una tecnica che consiste nell’individuare in una persona degli indicatori verbali, e non che si sanno essere associati a lui a certi stati d’animo. Questo può essere ampliato anche all’interno di un aula osservando il comportamento dei corsisti. Questo ci permette di capire se un argomento risulta chiaro, ci permette di anticipare la pausa caffè nel caso l’aula sia un po’ stanca. ANCORAGGIO Un ancoraggio si ha quando un determinato stimolo va ha ripescare uno stato d’animo. Nella vita di tutti i giorni noi siamo dominati dagli ancoraggi solo,che non ce ne rendiamo conto,un esempio può essere riascoltare una canzone che ci rievoca bei momenti,una frase, un’immagine un gesto, tutto questo va ad influire in quel determinato momento sul nostro stato d’animo.Si può sfruttare questa tecnica a vantaggio della nostra performance, riportarci in uno stato d’animo positivo , e quindi motivarci. COME SI CREA UN ANCORAGGIO 1. DECIDERE UNO STIMOLO O GLI STIMOLI. Il mio stato d’animo sarà… ed il gesto sarà…importante è anche associare un suono o una voce. GESTO-- PAROLA 2. ASSOCIARSI TOTALMENTE (multisensoriale) ,si può fare in due modi : farlo mentre succede qualcosa ( dal vivo) , oppure crearlo .Si crea andando a rivivere un’emozione in cui ci sentivamo amati e motivati. 21 I Manuali di Autostima.net “Smettere di Fumare” 3. STATO DI MASSIMA MOTIVAZIONE, è a questo punto che si ancora la propria frase , il proprio gesto 4. RIPETERLO ESATTAMENTE più volte . 22 Autostima.net – Manuale di Seduzione 1 Manuale di Seduzione 01) Stati d’animo! Seduttori si diventa, questo è sicuro. Conoscendo e mettendo in pratica adeguate tecniche di comunicazione, tutti noi possiamo diventare ottimi seduttori! In realtà quello che conta oggi non è né l’aspetto fisico né la posizione sociale, a dispetto di quanto pensino in molti. Non serve né avere i soldi di Bill Gates né essere belli come Brad Pitt o Claudia Schiffer per conquistare la persona che ci interessa. Quello che conta sono solo gli stati d’animo! In che modo? Semplice, quando la persona che ci interessa sale sull’auto di lusso del nostro rivale, pensiamo forse che sia innamorata di lui? No, la verità è che in quell’auto si sente molto bene, sta in uno stato d’animo particolare di soddisfazione. Quindi, se noi potessimo agire sul suo stato d’animo avremmo molto potere in mano, e potremmo farla sentire bene esattamente allo stesso modo! Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 2 Ebbene agire sugli stati d’animo è possibile, attraverso adeguate tecniche di comunicazione ipnotica e persuasione subliminale: quello che si dice “il potere delle parole”! Pensiamo alla parola “sesso”: chissà quanti pensieri ci vengono in mente, quante associazioni, quanti ricordi o quante speranze. Basta una parola per attirare la nostra attenzione e per accedere istantaneamente alla nostra mente inconscia! Facciamo un paragone per capirci meglio: immaginiamo che la mente sia un semplice distributore di bibite; le bibite sono le nostre emozioni, i nostri ricordi immagazzinati nella mente, sono i riferimenti che ci permettono di provare determinati stati d’animo. Ebbene le parole che usiamo sono i gettoni per accedere a questi stati d’animo! Quindi la prima regola della seduzione è utilizzare un determinato insieme di parole e di espressioni subliminali che ci consentono di modificare lo stato d’animo della persona che vogliamo conquistare. Ad esempio proviamo a dirle “ti è mai capitato di conoscere una persona e provare istantaneamente una grande sensazione di curiosità?”. Con una frase del genere la obbligheremo ad entrare nello stato d’animo di curiosità, è come Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 3 se avessimo inserito un gettone nel suo distributore e avessimo scelto la lattina della curiosità. Perché succede questo? Perché il cervello umano, per comprendere e rispondere a ciò che gli è stato chiesto, deve per forza entrare in quello stato d’animo, riviverlo per capirne il significato. Significato che per ogni individuo è strettamente personale e riferito alle proprie esperienze. Quindi utilizzando spesso l’espressione “ti è mai capitato di...?” obblighiamo il nostro interlocutore ad entrare in un determinato stato che possiamo quindi associare a noi: nel momento stesso in cui pronunciamo quel tipo di frase, lui entra nello stato di curiosità e comincia a provare curiosità proprio nei nostri confronti! In questo modo poniamo le migliori basi per iniziare una conversazione densa di significati nascosti. Immaginiamo le potenzialità di questo strumento linguistico: possiamo indurre qualsiasi tipo di emozione o stato d’animo. Proviamo con “ti è mai capitato di sentirti profondamente attratta dalla persona che hai di fronte?” Questa frase generica in realtà si riferisce proprio a noi che siamo lì di fronte, ma senza essere troppo specifici supereremo qualsiasi barriera difensiva! Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 4 02) Domande ipnotiche! Abbiamo detto che una delle tecniche principali per accedere agli stati d’animo è quella di utilizzare l’espressione “ti è mai capitato di...?” che consente un accesso immediato a quel determinato stato d’animo, con tutte le emozioni associate. Un’alternativa molto valida è quella di utilizzare un’espressione tipo “sai quando... conosci uno e rimani subito affascinata?”. Come potremo notare facilmente, si tratta di un modo di dire molto comune. Facciamoci caso: ascoltiamo le persone che ci sono intorno, magari proprio quelle che reputiamo grandi comunicatori o comunicatrici, e non di rado le sentiremo utilizzare questa espressione “sai quando”. Essa infatti consente di rivivere all’interno della propria mente proprio la situazione che suggeriamo all’interno della frase stessa. “Sai quando stai leggendo un libro e ti rendi conto che sei davvero interessato?”: leggendo questa frase non ci sentiamo forse molto interessati a proseguire la lettura? Ebbene sì, a livello inconscio tutti questi messaggi subliminali arrivano e hanno il loro effetto. Certo, non bastano due frasi ben costruite a far innamorare di noi la persona che stiamo conquistando. Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 5 Tuttavia esse creano quell’apertura mentale e quella sintonia che poi portano all’innamoramento vero e proprio. Aggiungiamo adesso una piccola ma potentissima parola all’interno delle nostre frasi subliminali. La parola in questione è “ORA”. “Ora” è una parola che possiamo mettere in qualsiasi frase: ora, facciamo un esempio! “Sai quando conosci uno e subito puoi sentirti a tuo agio? Ora, a me non capita spesso...”. Cosa succede a livello inconscio attraverso questa frase? Succede che, attraverso un adeguato tono di voce e mediante le giuste pause, possiamo legare la parola “ora” alla prima frase invece che alla seconda: quindi il vero significato nascosto che arriva all’interlocutore è “puoi sentirti a tuo agio Ora”. In questo caso però è essenziale regolare le pause in modo giusto, senza dare l’impressione che stiamo facendo qualcosa di strano, al contrario utilizzando un tono di voce determinato e sicuro. Sì, proprio questo dobbiamo trasmettere: determinazione e sicurezza, perché questo è ciò che cercano le persone in un partner. A maggior ragione quando utilizziamo questi comandi nascosti che la razionalità dell’altra persona non riesce a cogliere perché apparentemente non sembrano esistere, ma che in realtà la mente inconscia coglie molto profondamente. Pensiamo a noi: cosa Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 6 succede quando stiamo bene con una persona? Forse sentiamo la voce del nostro dialogo interiore che ci dice “con questa persona mi sento a mio agio”. E allora mediante questi messaggi nascosti è come se avessimo accesso al dialogo interiore dell’altra persona e gli suggerissimo di pensare quella frase e di sentire le sensazioni associate a quello specifico stato d’animo. L’altro riterrà suo il pensiero, ma in pratica siamo noi ad averglielo messo in testa, o per lo meno ad aver favorito il nascere di questa idea! In fondo ogni giorno siamo bombardati da questi messaggi, basta dare uno sguardo alle pubblicità di giornali e televisioni; il fatto è che semplicemente non ce ne rendiamo conto perché non siamo abituati a ragionare in termini di emozioni e stati d’animo! 03) Distorsione Temporale! La distorsione temporale è una delle tecniche ipnotiche più potenti da applicare alla seduzione: consiste nell’utilizzare una serie di espressioni che modificano la percezione del tempo. Immaginiamo di essere in un pub, vediamo una persona che vogliamo sedurre, allora andiamo lì e ci presentiamo. Dopo un po’ di chiacchiere Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 7 durante le quali mostriamo tutto il nostro fascino, proviamo a dire: “Sto passando proprio un bel momento! Pensa quando tra qualche mese ti guarderai indietro e ripensando a questa serata dirai: wow, quella sì che è stata una serata indimenticabile, una vera svolta alla mia vita”. Una frase del genere che sovrappone diversi livelli comunicativi, e crea anche una leggera confusione (ottima per penetrare meglio nel suo inconscio), crea diversi piani temporali nella mente dell’altra persona. Questo significa fargli vivere all’interno dei suoi pensieri delle emozioni e delle sensazioni riguardanti la possibilità di continuare ad uscire con noi. Con il presupposto che lei è interessata a noi, che abbiamo un futuro insieme e che questo futuro costituirà un passo fondamentale nella sua vita. Questa tecnica ha due ulteriori vantaggi: da un lato quello che potrebbe essere il nostro futuro insieme viene anticipato dalle parole e quindi incute meno timore in quelle persone che temono i cambiamenti o hanno difficoltà a lasciarsi andare, e per tutte quelle persone che si comportano con eccessiva timidezza. Dall’altro consente di attivare il sistema di focalizzazione: di cosa si tratta? Si tratta di un fenomeno neurologico secondo il quale il nostro cervello si Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 8 sensibilizza su ciò che maggiormente gli interessa. Facciamo un esempio chiarificatore: immaginiamo di voler cambiare automobile, e dopo aver sfogliato decine di riviste abbiamo deciso di comprarci la nuova Smart. Improvvisamente iniziamo a vedere la Smart dappertutto, in ogni angolo della strada; persino il nostro vicino di casa ha una Smart e non ce ne eravamo mai resi conto! A quanti di noi è già capitata un’esperienza simile? Ebbene, quello che succede è proprio che ci focalizziamo su ciò che ci interessa. Allora la distorsione temporale ha questo medesimo scopo, quello di focalizzare noi e la persona che stiamo conquistando su un nostro futuro insieme, e quindi di darci l’opportunità di saper cogliere tutte le occasioni che ci avvicinano maggiormente al nostro obiettivo. Quindi utilizziamo queste frasi ad effetto per colpire la mente di questa persona, così da condizionarla da subito alla nostra presenza nel suo futuro! Anche attraverso l’uso dei verbi al presente: invece di dire “un giorno ti innamorerai di me” proviamo con “ora non so se ti rendi conto che puoi innamorarti di me, un giorno!”. Il risultato è ben diverso: la prima frase sembra il modo di dire di una persona insicura e debole. La seconda Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 9 trasmette certezze e sicurezza: vi sono chiari riferimenti al momento presente e quasi gli si suggerisce un innamoramento immediato che il suo inconscio accoglierà volentieri e senza resistenze. 04) Ricalco! Ricalco (o Rispecchiamento) è una tecnica derivata dalla programmazione neurolinguistica che consiste nel adattare il proprio linguaggio verbale, non verbale e paraverbale a quello della persona che vogliamo sedurre. Facciamo qualche esempio: il nostro interlocutore è una persona che parla con una voce dal tono molto basso, fa lunghe pause e grandi respiri. Proviamo ad adeguarci alla sua velocità: parliamo nello stesso modo, adottiamo il suo tono di voce, facciamo pause lunghe anche noi. In maniera facile e veloce creeremo un rapporto di sintonia con questa persona, un rapporto davvero stretto che ci avvicinerà moltissimo. A quanti di noi è capitato di incontrare una persona e pensare “come mi trovo bene con lei/lui, sento un certo feeling!”: in realtà queste sensazioni nascono proprio da queste forme inconsce di rispecchiamento, quando cioè abbiamo caratteristiche linguistiche simili. Da un punto di vista neurale questo accade Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 10 proprio perché spesso la velocità con cui si parla, ci si muove o si respira rispecchia la velocità dei pensieri e della mente. Se noi parliamo velocemente ad una persona che ha ritmi più lenti difficilmente ci capiremo. Invece adeguarsi e assumere lo stesso ritmo porta alla costruzione di ottimi rapporti. Immaginiamo quando parliamo con un bambino: la prima cosa che facciamo non è forse piegare le ginocchia e metterci alla sua altezza, così da entrare subito in rapporto con lui? Non utilizzeremo forse un linguaggio chiaro e semplice per farci capire meglio? E allora perché non possiamo fare la stessa cosa tra adulti per comunicare meglio! Quindi ricalco verbale, paraverbale e non verbale, termini con i quali intendiamo: - ricalco non verbale: significa rispecchiare i gesti e i movimenti dell’altra persona. Ad esempio se lui muove il piede con un certo ritmo cerchiamo di muovere la nostra gamba con lo stesso ritmo: serve a creare a livello inconscio un grande senso di fiducia e somiglianza. - ricalco paraverbale: è quello che abbiamo definito in precedenza e riguarda il tono di voce, le pause, il volume e tutto ciò che riguarda l’utilizzo della Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 11 voce. E’ uno dei più importanti per creare fiducia in quanto può essere utilizzato anche al telefono. Addirittura in molte aziende viene insegnato per il servizio clienti, dove decine di operatori hanno a che fare tutto il giorno con le lamentele dei clienti: in questi casi è davvero essenziale riuscire a smorzare i toni e creare un rapporto di reciproca fiducia e comprensione. - ricalco verbale: utilizzo degli stessi termini del nostro interlocutore. Ad esempio se lui ogni volta che ci parla fa riferimento ad immagini e a termini visivi come “vedi, immagina, chiaro, scuro, brillante”, cioè termini che riguardano il senso della vista, allora noi utilizziamo lo stesso modo di esprimerci utilizzando termini simili o comunque appartenenti alla vista. Se quella persona invece ragiona di più in termini di suoni e rumori, e magari quando ci descrive la sua ultima vacanza ci parla del “fragore delle onde e del sibilo del vento”, seguiamo il suo modo di esprimersi e rispecchiamo i suoi termini. Se infine l’interlocutore si esprime per sensazioni (tatto, gusto, olfatto e tutto ciò che riguarda sentimenti ed emozioni), allora parliamo anche noi delle nostre sensazioni: ad esempio se ci troviamo a parlare con lui di lavoro, non soffermiamoci sulle nostre mansioni o sul nostro stipendio, parliamo invece di realizzazione personale, di rapporti tra le Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 12 persone, delle nostre impressioni ed emozioni. Solo così riusciremo davvero a colpirlo e far breccia nel suo cuore. 05) Campo affermativo La costruzione di un campo affermativo è una tecnica molto potente di ricalco che viene utilizzata persino nel campo della vendita. Immaginiamo che una persona entri in una concessionaria di automobili. Arriva il bravo venditore, si presenta e dopo alcune parole di presentazione dice “Lei è una persona che ci tiene alla sua immagine? E ovviamente tiene anche alla sua sicurezza? E non vuole farsi mancare nessun confort, vero?”. Dopo che la persona ha risposto per tre volte di sì, il venditore prosegue “Benissimo, allora ho l’auto che fa per lei! Si tratta della...”. In questo modo l’acquirente sarà molto più propenso a comprare l’automobile, sentirà proprio un forte desiderio nascere dentro di sé. Sentirà il “Sì!” uscire da tutti i pori. Questo succede perché la mente umana cerca sempre la via più veloce e comoda per arrivare ad un obiettivo: dopo aver risposto di sì per tre volte è più probabile che risponda di sì alla quarta affermazione. Quindi creare un campo Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 13 affermativo significa domandare o ripetere cose ovvie e importanti, così da abituare al “Sì”. In campo seduttivo possiamo fare la stessa cosa. Un uomo potrebbe dire alla donna che vuole conquistare: “Tu sei una donna che ci tiene molto all’eleganza, vero? E a curarti in ogni particolare? E ti piace mangiare bene in un ristorante di classe, alla tua altezza?” Certo! “Bene, allora domani sera ti porto in un ristorantino molto elegante che si affaccia su tutta Roma, un posto splendido, ok?”. Non potrà che rispondere di sì. Anche perché se ha un minimo di coerenza non potrà dire di no, perché sarebbe come se dicesse che non è elegante, che non si cura, che non le piace mangiar bene. Una proposta dunque impossibile da rifiutare. Ovviamente vale anche per la donna che vuole conquistare l’uomo: “Tu sei un uomo che ci tiene all’immagine, vero? E ci tieni al tuo successo? E ti piace mangiare bene in un ristorante di classe, alla tua altezza?”. Nessun uomo potrà mai rifiutare un invito del genere, altrimenti sminuirebbe la sua preziosa immagine. Questa tecnica veniva utilizzata anche da Milton Erickson, padre dell’ipnosi indiretta, per entrare in sintonia con i suoi pazienti. Utilizzava in particolare Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 14 i cosiddetti “truismi”, ovvero frasi vere e non contraddicibili, legate tra di loro dal “mentre”. Ad esempio diceva loro: “e mentre ascolti il suono della mia voce, e puoi ascoltare i rumori esterni ed interni, e puoi sentire le sensazioni all’interno del tuo corpo, puoi cominciare a rilassarti. Ora, mentre ti stai rilassando, e mentre...” e così via, finche il paziente non cadeva in una profonda trance ipnotica. Questo succede proprio perché a livello inconscio noi diciamo “sì, ascolto la tua voce. Sì, ascolto i rumori. Sì, sento delle sensazioni” e quindi deduciamo sempre inconsciamente che “sì, ci stiamo rilassando”. In realtà il rilassamento non è una diretta conseguenza delle prime frasi (i truismi), ma averle legate in sequenza utilizzando quella particolare struttura sintattica “mentre... e... e...”, la rende vera all’interno del suo campo affermativo. Potremmo quindi utilizzare questa stessa struttura all’interno della nostra comunicazione seduttiva: “sai, mentre ascolti la mia voce, e puoi sentire i rumori all’interno di questa sala, non so se ti rendi conto che hai un’espressione completamente rilassata. Ora, mi chiedo come fai ad esprimere tanta serenità dai tuoi occhi...”. Il magnetismo di questa frase è davvero potente e l’effetto è assicurato. Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 15 06) Accessi oculari! Che gli occhi siano lo specchio dell’anima lo sappiamo tutti. Quello che non ci hanno mai detto è che ogni movimento oculare corrisponde all’accesso diretto a immagini, suoni o sensazioni. Quando dobbiamo concentrarci su qualcosa, i nostri occhi non si fissano forse in una certa direzione alla ricerca delle informazioni a cui vogliamo avere accesso? In particolare occhi in alto significano accesso visivo, dunque alle immagini. Occhi di lato significano accesso auditivo, quindi rumori, suoni, parole o intere conversazioni, ricordate o solo immaginate. Occhi in basso significano accesso alle sensazioni, con l’ulteriore distinzione che accesso in basso a sinistra implica l’accesso al dialogo interiore, ovvero quella vocina che sentiamo con cui ci parliamo abitualmente. A cosa ci servono queste informazioni? Ebbene, sono utilissime in quanto ci consentono di capire qual è il sistema rappresentazionale primario con cui la persona che vogliamo conquistare si rappresenta il suo mondo interiore. Abbiamo detto che il ricalco si basa infatti sul rispecchiamento di termini visivi, uditivi o legati alle sensazioni. Gli accessi oculari sono Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 16 semplicemente uno strumento in più per rendersi conto in che modalità è quella persona in quel momento. Quindi se i suoi occhi cercano le informazioni prevalentemente in alto, e i termini che utilizza sono prettamente visivi, e il suo modo di gesticolare è molto descrittivo, come se ci volesse effettivamente descrivere le immagini che vede all’interno della sua mente, allora sarà più facile per noi entrare in sintonia con questa persona ricalcandole modalità visive. E lo steso dicasi per persone che prevalentemente si rappresentano la realtà attraverso suoni o sensazioni. E’ importante sottolineare l’avverbio “prevalentemente”, in quanto nessuno di noi utilizza in esclusiva una delle tre modalità: le utilizziamo tutte ma in percentuali diverse, in base alle nostre esperienze di vita, alla nostra educazione e anche a quel preciso contesto. Quindi non tentiamo di schematizzare le persone, cerchiamo di rimanere flessibili e adeguarci istante per istante alla persona che abbiamo di fronte, così da entrare in sintonia con lei e guidarla poi verso di noi. Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 17 07) Strategie di innamoramento! Attraverso gli accessi oculari e lo studio dei sistemi rappresentazionali della persona che vogliamo conquistare, possiamo intuirne la strategia di innamoramento. Cosa è una strategia? E’ il modo in cui ognuno di noi svolge un determinato compito o arriva ad uno specifico risultato. Immaginiamo ad esempio di incontrare una persona e rimanere profondamente affascinati. Cosa succede in noi? Vediamo la persona, ci diciamo “wow, che fisico!”, ci immaginiamo con lei in svariate situazioni, proviamo delle sensazioni di piacere. Questa ad esempio può essere la nostra strategia di innamoramento! In pratica si tratta della procedura che avviene a livello inconscio nella nostra mente. Ora, se noi riusciamo a scoprire e intuire la strategia di innamoramento del nostro interlocutore, possiamo rendere molto più facile la conquista. I modi sono diversi, più o meno raffinati: il più elegante, che richiede abbastanza pratica e flessibilità, è proprio quello di seguire i suoi accessi oculari. Ad esempio possiamo chiedergli “ti piace la nuova Ferrari 360?”. Se vediamo che, prima ancora di aprire bocca e rispondere, i suoi occhi vanno prima verso l’alto (accesso visivo), poi in basso a sinistra (dialogo interiore), poi di Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 18 nuovo in alto (visivo) poi in basso a destra (sensazioni), allora potremmo immaginare la seguente strategia: questa persona visualizza nella sua mente l’immagine dell’auto, poi si dice dentro di sé che è un’auto splendida, si immagina all’interno dell’auto stessa e infine prova una forte sensazione di soddisfazione. Questo ci dimostra la sua strategia di attrazione: che sia per un’automobile o per una persona le cose non cambiano. Un modo meno elegante, ma più diretto è quello di chiedergli semplicemente “in che modo capisci quando ti stai innamorando di qualcuno?”. Con tutta probabilità sarà lui stesso a dirci la sua strategia senza rendersi conto di quanto sia preziosa come informazione. Una volta che l’abbiamo intuita infatti possiamo utilizzarla per il nostro obiettivo seduttivo: immaginiamo di utilizzare la strategia dell’esempio precedente e proseguiamo il discorso con questa persona. Diciamo: “ti è mai capitato di conoscere una persona e rimanere colpita dalla sua bellezza? Ora, a me succede di sentire una voce dentro di me che mi dice “wow, che gran fisico”. E poi, sai quando cominci ad immaginarti con lui nelle più svariate situazioni? Ora, succede che ad un certo punto senti veramente una Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 19 sensazione qui allo stomaco che ti fa capire che è proprio un colpo di fulmine! Ora, tu che ne pensi, ti è mai capitato?” Una frase del genere non solo ricalca perfettamente la sua presunta strategia di innamoramento, ma è anche densa di domande e comandi ipnotici che la rendono davvero penetrante a livello inconscio! In più vi è l’utilizzo del “tu narrativo” quella forma per cui anche se stiamo raccontando qualcosa di noi, possiamo comunque dare del tu, e a livello inconscio è come se stessimo parlando proprio della persona che abbiamo di fronte. 08) Segnali del corpo! Abbiamo visto quanto siano importanti i movimenti degli occhi, in quanto ci forniscono preziose informazioni sul sistema rappresentazionale in uso e sulle strategie d’innamoramento dell’altra persona. Allo stesso modo esistono alcuni segnali del corpo che ci trasmettono se ciò di cui stiamo parlando suscita curiosità, interesse, gradimento o tensione: sono i cosiddetti segnali di attenzione. Uno sguardo fisso e ben concentrato indica proprio attenzione e curiosità: come quando siamo molto concentrati su un film; oppure quando siamo in Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 20 macchina guidando verso casa senza fare la minima attenzione al percorso, bensì completamente concentrati su noi stessi e sui nostri pensieri. Occhi fissi, quasi caduti in una trance ipnotica indicano dunque una grande attenzione. I segnali di interesse avvengono nella zona del naso: se la persona che abbiamo di fronte si gratta il naso mentre affrontiamo un particolare discorso, è segno che è particolarmente interessato. Perché proprio il naso? Le ragioni sono varie e molto antiche. Se ci pensiamo molti animali fiutano il cibo attraverso il naso; più che la vista è l’olfatto il senso dedicato all’interesse. E’ un modo comune dire “ho fiutato qualcosa di interessante”, proprio per questo richiamo inconscio alle nostre origini. In pratica succede che quando ci concentriamo interessati a qualcosa il nostro olfatto si predispone all’ascolto: il sangue affluisce a livello del naso e questo ci può provocare dei pruriti. Ecco perché alla fine, da un punto di vista esteriore, grattarsi il naso vuol dire interesse. Ma quale senso utilizziamo per assaporare davvero qualcosa? Per gustarne tutto il sapore? Ovviamente il senso del gusto! Immaginiamo sempre il confronto con gli animali: un cane ad esempio durante la sua passeggiatina Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 21 odora tutto ciò che gli interessa e solo se la gradisce comincia a mangiarla. Quindi il gradimento è legato al senso del gusto. Se il nostro interlocutore si bagna le labbra con la lingua, se le mordicchia, se ci mostra la sua lingua o se ci manda dei baci analogici (in pratica fa il gesto del bacio) a livello sempre inconscio, possiamo pensare che stia gradendo davvero i nostri discorsi. Se invece lo vediamo spesso deglutire mentre ascolta o dice qualcosa, oppure lo sentiamo raschiarsi la gola con un colpo di tosse prima di parlare o risponderci, evidentemente c’è qualcosa che non va. Si chiamano scarichi emozionali: in tal caso è meglio interrompere subito l’argomento di cui stavamo parlando, oppure chiedergli con sincerità se abbiamo detto qualcosa di sbagliato o se possiamo proseguire. Infine i segnali di riflessività: toccarsi il mento come se si avesse la barba è una richiesta di chiarimento o di maggiori informazioni. Può indicare che siamo assorti nei nostri pensieri, nel nostro dialogo interiore, cercando di capire meglio ciò che ci viene detto, e avendo delle domande da fare. In tal caso è meglio fermarsi e chiedere se è tutto chiaro, così da facilitare eventuali dubbi o domande del nostro interlocutore. Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. Autostima.net – Manuale di Seduzione 22 In conclusione, il linguaggio del corpo ci può aiutare davvero molto a capire come stiamo andando e come sta procedendo il nostro tentativo di seduzione. Ad un patto però: tutti questi segnali sono solamente indizi e non prove certe. Ecco perché una volta che cominciamo ad intuire qualcosa è necessario continuare la nostra scoperta attraverso nuovi elementi, sondando nuove reazioni e cercando di scoprire il più possibile dell’altra persona! Per approfondimenti: http://www.autostima.net Autostima.net – Il presente manuale è depositato presso la SIAE, non può essere distribuito né riprodotto con nessun mezzo senza l'autorizzazione dell'autore. I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” VENDITA EFFICACE (applicata alle trattative immobiliari) A cura di Enzo Brosio 1. LA NECESSITA’ DI RECUPERARE FIDUCIA. 1.1. Premessa Scopo di questo lavoro è quello di voler dare un contributo, per quanto modesto, a tutti coloro che esercitano la professione nel campo delle intermediazioni immobiliari, mediante l’utilizzo di tecniche innovative introdotte dalla PNL (Programmazione Neurolinguistica), le quali consentono essenzialmente, una volta acquisite e messe in pratica, di modificare il proprio atteggiamento sia mentale che comportamentale. Tali tecniche rappresentano un’efficace strumento di lavoro per chi opera nel settore della vendita e soprattutto per chi, come l’Agente immobiliare, ha necessità di trovare la fiducia del cliente, dal momento che cinque anni di tendenza positiva continua del mercato immobiliare (marzo 98) hanno immesso sul mercato delle intermediazioni immobiliari, attirati probabilmente dai facili guadagni, una miriade di operatori incompetenti e spesso temerari, i quali innumerevoli volte hanno operato con disinvoltura e senza riguardo alcuno della deontologia professionale necessaria, creando quindi nel cliente disappunto e sfiducia e mettendo a dura prova la credibilità stessa della figura professionale (L.39/89). Le difficoltà oggettive con cui ci si sta scontrando quotidianamente (le elevate aspettative dal punto di vista del realizzo economico da parte dei proprietari, la elevata presenza di concorrenti – spesso abusivi -, le incertezze sulla ripresa economica e quindi una paura all’indebitamento), stanno configurando uno scenario di rallentamento del mercato immobiliare e quindi un minore numero di transazioni in attesa di un abbassamento dei 1 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” prezzi, pertanto una quantità minore di transazioni effettuate da operatori del settore con conseguente calo di guadagni. Coloro che si sono accostati alla professione di agente immobiliare allettati da potenziali facili guadagni, sicuri che l’unica arte nella vendita è quella di “saper convincere gli altri”, ma privi di qualunque esperienza nel settore e della gestione del rapporto con il cliente soprattutto in fasi critiche (valutazione dell’immobile, richiesta provvigionale, tempistica della vendibilità …. ecc. ..) si sono ritrovati a falsare le aspettative, a dover fare i conti con errori di valutazione, generando diffidenza e sfiducia nei loro interlocutori (clienti), con una conseguente generalizzazione (le agenzie sono tutte uguali), e con un forte ridimensionamento della credibilità degli operatori onesti e professionali. Non può dirsi altrettanto per coloro che hanno puntato a mantenere alto il loro livello di professionalità sperimentando, fin dall’inizio, doti quali la flessibilità, la correttezza, la trasparenza, che hanno consentito di instaurare un rapporto solido con il cliente, improntato alla soddisfazione reciproca ed alla fiducia. Ed è proprio dalla consapevolezza di interpretare al meglio il ruolo di consulente che deriva, per il professionista agente immobiliare, la capacità di resistere a momenti meno favorevoli come quelli che sicuramente stanno per venirci incontro (si ipotizza una inversione di tendenza delle transazioni immobiliari, ciclicità del mercato del mattone). E’ qui che occorre sfoderare le proprie capacità relazionali, affiancare il cliente, dialogare con lui, infondergli sicurezza sulla nostra professionalità, conquistarlo con fiducia, dimostrare di condividere le sue ansie e le sue aspettative sul nostro operato, essere sempre presenti in un rapporto complesso che va al di là del semplice incasso della provvigione. 1.2. Il cliente nella compravendita immobiliare 2 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” Il rapporto “agente immobiliare-cliente”,ha una natura complessa, pertanto mi sembra opportuno dedicare qualche rigo ad una migliore identificazione dei “clienti” del settore immobiliare, quelli che in gergo generalmente vengono definiti clienti sono spesso o quasi esclusivamente quelli che acquistano un prodotto un servizio o una consulenza. Nel campo delle intermediazioni immobiliari i clienti sono di due categorie ovvero il “cliente venditore” ed il “cliente acquirente” necessari entrambi affinché possa concretizzarsi la vendita immobiliare. Ciò che distingue l’agente immobiliare da un qualunque altro venditore, è che qui il rapporto non si concretizza con il trattare con una sola persona, ovvero non si tratta di vendere una casa ad un cliente, ma si tratta in primis di vendere delle buone ragioni e dei buoni servizi ad un “cliente venditore” che ti affiderà la sua casa da vendere, e poi il rapporto con un secondo “cliente acquirente” che avendo gradito il “prodotto casa” che gli è stato proposto e contemporaneamente è stato conquistato dal “serviziofiducia-professionalità” del consulente-agente, decide di comprare, a questo punto si concretizza la conclusione di una compravendita immobiliare. Le fasi della vendita immobiliare, condotta da un agente professionista, possono schematicamente essere sintetizzate come segue: Cliente Venditore 1) ottenimento di un appuntamento per la valutazione economica, della casa del “cliente venditore”; (spesso non è esplicitamente richiesta dal cliente ma è proposta gratuitamente dall’A.I., quindi una “vendita” di consulenza che deve concretizzarsi); 2) focalizzare gli obiettivi del cliente, individuare un giusto prezzo di realizzo, descrivere “vendere” i servizi forniti e cercare assolutamente di ottenere il mandato ovvero chiudere la VENDITA con il “cliente venditore”; Cliente Acquirente 3 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” 3) ottenimento di un appuntamento per proporre la casa acquisita, spesso il “cliente acquirente” tende a fare a meno del servizio offerto dall’ A.I. (lo ritiene costoso e avvolte superfluo); 4) focalizzare se gli obiettivi del cliente siano più o meno centrati, individuare un giusto prezzo di offerta (verosimilmente vicino a quello richiesto), descrivere “vendere” i servizi forniti affinché si ottenga una proposta, ovvero chiedere l’impegno a sottoscrivere un’ ACQUSITO con il “cliente venditore” Trattativa cliente acquirente – cliente venditore 5) focalizzare se gli obiettivi dei due clienti siano più o meno vicini quindi centrati, individuare una serie di aggiustamenti che possano soddisfare entrambi e chiudere la vendita. E’ durante l’intero percorso sopra descritto che ogni sforzo deve mirare alla costituzione di un rapporto efficace, i cui contenuti saranno approfonditi nei successivi capitoli. 4 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” 2. PERCHE’ LA PNL NELLA VENDITA 2.1. Cenni sulla Programmazione Neuro-Linguistica Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria evoluzione del concetto di vendita: lo stereotipo del venditore-abile manipolatore, intento esclusivamente ad influenzare e convincere il cliente, cede il passo alla figura del venditore-consulente, conscio innanzitutto di dover modificare il proprio metodo d’interazione con la controparte. Oggi sia i consumatori che gli acquirenti/risparmiatori sono cambiati, sono sempre più sofisticati, l’evoluzione del prodotto/servizio va di pari passo con l’evoluzione del cliente, donde la necessità di essere sempre più accorti, più profondi, di spostare la vendita da quello che era un copione ripetitivo, stancante per il cliente e faticoso per il venditore, ad una vera e propria “capacità di ascolto” verso il potenziale cliente. E’ doveroso, ai fini del raggiungimento del successo, abbandonare l’ottica di breve termine, finalizzata a soddisfare i bisogni del venditore, e ragionare in termini di soddisfazione nel lungo periodo, utilizzando una serie di tecniche volte non solo a migliorare la capacità di influenzamento, ma a conquistare soprattutto la fiducia del cliente. Di qui l’importanza di introdurre nella vendita la PNL, una neuroscienza che, indagando sui diversi livelli di comportamento e di comunicazione interpersonali, ha individuato alcuni “presupposti”dei quali , sebbene non ne sia stata affermata la veridicità assoluta o l’universalità, l’utilizzo nell’esperienza quotidiana ha consentito di ottimizzare i rapporti con gli altri in termini di soddisfazione, efficacia e valorizzazione. 5 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” La PNL nasce nei primi anni Settanta, grazie alla collaborazione di Richard Bandler, studioso di psicologia all’Università di Santa Cruz in California, e Jhon Grinder, ricercatore presso il dipartimento di linguistica. I due studiosi approfondirono le strategie usate da tre famosi terapeuti del momento (Fritz Perls, psicologo ed ideatore della terapia gestaltica, Virginia Satir, specializzata in terapia della famiglia e Milton Erickson, famoso ipnoterapeuta), e notarono che, sebbene lavorassero in campi diversi, si servivano di una fraseologia molto simile che permetteva loro di raggiungere risultati immediati. Dalla codificazione di tali strategie, come pure dal significativo contributo dell’antropologo inglese Gregory Batenson, naque un modello innovativo utilizzato sia in campo personale che professionale. Solo più tardi, nel 1976, questo modello prenderà il nome di Programmazione Neuro Linguistica, dove PROGRAMMAZIONE sta a significare la possibilità di organizzare le idee e pianificare le proprie azioni per il raggiungimento degli obiettivi, NEURO attiene alla sfera dei nostri processi neurologici per il reperimento delle informazioni dal mondo esterno, LINGUISTICA riguarda lo studio dell’utilizzo del linguaggio e dei vari canali di comunicazione. 3. CREARE IL RAPPORTO EFFICACE 3.1. Principi base della PNL Poiché l’ambito di applicazione della PNL che ci interessa in questa sede è la vendita, andremo ad approfondire le tecniche da utilizzare per stabilire un rapporto efficace tra venditore/consulente immobiliare e cliente. Prima di procedere, è opportuno accennare brevemente alcuni principi base della PNL. Uno dei pilastri fondamentali su cui essa poggia è la “flessibilità”. Essere flessibili vuol dire scegliere tra più azioni, più scelte abbiamo a 6 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” disposizione, maggiori saranno le probabilità di successo, più siamo pronti a modificare ciò che facciamo, più facilmente raggiungeremo l’obiettivo. Flessibilità significa anche assumere il punto di vista altrui ed abbandonare il proprio. La PNL riconosce tre principali punti di vista (sviluppati soprattutto da Jhon Grinder sugli studi di Gregory Bateson): la prima posizione, che è la nostra realtà, ciò che pensiamo e crediamo; la seconda posizione, che è l’assunzione del punto di vista altrui, come pensa e sente l’altra persona; la terza posizione riguarda la capacità di assumere un punto di vista esterno e distaccato. Attribuire valore ai diversi modi di valutare uno stesso evento, costituisce un punto chiave della PNL e prende il nome di “descrizione multipla”. E’ facile intuire quanto sia importante essere flessibili nella vendita, spostarsi da un punto di vista all’altro aggiunge ricchezza e creatività al rapporto, rende più disponibili, allenta le difese e le rigidità altrui, genera un clima di empatia che migliora la comunicazione fino ad arrivare all’obiettivo prefissato. Come si diventa flessibili? Con l’allenamento e la pratica, sforzandosi di abbracciare le idee altrui nella consapevolezza che, immedesimandosi nell’altro, comunque non si perde la propria identità. Un altro caposaldo della PNL è la “congruenza”, un concetto che non può prescindere dal successo personale o dalla realizzazione di se stessi. Essere congruenti nella vita vuol dire che ci deve essere un perfetto accordo tra ciò che sentiamo dentro, ciò che vogliamo veramente e le nostre azioni. Dobbiamo mettere a fuoco i nostri valori, le nostre priorità, ed allineare gli uni e le altre al nostro modo di agire, diversamente non siamo credibili e le incongruenze che ne derivano potrebbero fiaccarci, dissipare la nostra energia e generare conflitti interiori che si riflettono, inesorabilmente, nel comportamento. Nella vendita dobbiamo trasferire congruenza per essere convincenti, ciò vuol dire in PNL che il linguaggio del corpo, il tono della voce e le parole, devono trasmettere il medesimo messaggio: un gesto inappropriato o 7 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” un’alterazione della voce, potrebbero compromettere la trattativa, in quanto tradiscono un’insicurezza ed un’emozione immediatamente captate dal cliente. 3.2. La mappa non è il territorio Prima di sfoderare l’arte della persuasione, poiché siamo flessibili e vogliamo essere congruenti, andremo a focalizzare la nostra attenzione sulla ”mappa” del potenziale cliente. “La mappa non è il territorio”: presupposto fondamentale della PNL , quello che riassume in assoluto la soggettività di ogni essere umano. Il mondo che ci circonda (il territorio) è talmente vario e complesso da prestarsi ad una infinità di interpretazioni (mappe). Ognuno di noi vive una sua realtà filtrata dalle proprie esperienze, dalla propria cultura, i propri interessi, il modo di essere , le proprie impressioni. Il filtro più potente sono i nostri sensi (naso, orecchie, bocca…), definiti da Aldous Huxley come “le porte della percezione”, attraverso cui decodifichiamo il mondo dandocene una rappresentazione interna, una mappa personalissima. 3.3. I sistemi rappresentazionali Nella PNL i sistemi attraverso cui percepiamo e decodifichiamo i vari stimoli esterni, sono detti “rappresentazionali” e si indicano con la sigla “V.A.K.”, che sta per Visivo (relativo al mondo delle immagini), Auditivo (concerne l’elaborazione di suoni, voci, ecc.), Cinestesico (racchiude le nostre sensazioni tattili e fisiche in generale). Infine c’è il sistema olfattivo-gustativo (O/G), considerato marginale. Ogni persona ha un sistema rappresentazionale primario (prevalente sugli altri): il venditore dovrà cercare di individuarlo per avere una serie di informazioni utili al fine di formulare la propria offerta nel modo più 8 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” interessante per il cliente. Come fare? Ascoltando il linguaggio dell’interlocutore, tenendo presente che ciascun S.R. predilige determinati predicati, un certo tono di voce, una particolare postura. Inoltre il linguaggio può essere organizzato in “chunks” più o meno grandi, altro potente filtro della comunicazione. Il termine “chunk”, adottato dallo psicologo americano Miller, indica un “pezzo di informazione”: ciascuno utilizza, nel dialogare, diversi livelli di approfondimento nella descrizione di un evento o di qualcosa. Nell’esperienza di ogni venditore ci saranno clienti con “chunks piccoli”, orientati cioè al dettaglio, i quali durante la conversazione descrivono minuziosamente ciò che hanno fatto, visto, sentito, e chiedono all’altro di essere altrettanto preciso e dare più informazioni possibili. Viceversa ci saranno clienti con “chunks grandi” che parlano per linee generali, fanno descrizioni di massima e dimostrano insofferenza se il venditore si dilunga sui particolari. La comunicazione tra chunks diversi è faticosa: quando un piccolo ed un grande chunk si incontrano, il grande si annoia ed il piccolo non comprende. Massima attenzione dunque all’ascolto del cliente: nell’esporre le sue esigenze o il suo problema, egli utilizzerà il tipo di chunk che più gli si addice, lo stesso che vorrebbe l’altro utilizzasse nell’esporre. Possiamo riassumere questo concetto affermando che ”ognuno parla come vorrebbe ascoltare”. 3.4. Non si può non comunicare A proposito di linguaggio, un’altro importante postulato della PNL è “non si può non comunicare”: con questa affermazione Paul Watzlawick, studioso del Mental Research Institute di Palo Alto in California, ha posto le basi della moderna teoria della comunicazione: tutti assumiamo un qualche comportamento, non esiste il “non comportamento è comunicazione. 9 comportamento”, e qualunque I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” In ogni comunicazione c’è una componente di contenuto (il “verbale”), ed una di relazione (il “paraverbale” e il “non verbale”). Alcuni studiosi hanno appurato che generalmente nei primi minuti di conoscenza noi percepiamo dal nostro interlocutore (e lui da noi) il 55% dei messaggi provenienti dal “non verbale” (linguaggio del corpo, gestualità, postura, mimica facciale ecc.), il 38% dei messaggi provenienti dal “paraverbale” (tono, ritmo e pause della voce), il 7% dei messaggi provenienti dal “verbale”(l’informazione). Queste percentuali ovviamente possono cambiare a seconda del contesto in cui ci troviamo. In ogni caso in una relazione efficace, la comunicazione non verbale e paraverbale hanno un peso non trascurabile. Si tratta di forme di comunicazione immediata, spesso assolutamente inconscia, ricca di espressività, è il “come” diciamo le cose piuttosto di “cosa” diciamo. E’ una forma personalissima di linguaggio che offre moltissime informazioni sulla mappa del soggetto che ci sta di fronte. In quanto forma personalissima di linguaggio, i numerosi segnali con cui si manifesta possono essere di difficile interpretazione. Ad esempio un’espressione di incredulità può essere confusa con una di curiosità, un gesto che sta per “ho capito”, potrebbe essere letto come “non mi interessa”. Di qui la necessità per il venditore, per il quale è fondamentale utilizzare tutti gli indicatori per orientare la comunicazione, di ricorrere ad una strategia che consenta di associare a ciascuna espressione il relativo significato: assumere il medesimo “non verbale” del cliente e verificare eventuali cambiamenti nel proprio stato d’animo o eventuali intuizioni, può essere di grande aiuto. Esempio: se il cliente incrocia le braccia e guarda verso l’alto, facendo noi lo stesso, potremmo percepire che non è disinteressato, ma che sta semplicemente cercando di “visualizzare” ciò che gli stiamo proponendo. Tale strategia in PNL prende il nome di “ricalco”, ed è una delle tecniche più efficaci usate per influenzare il comportamento. 10 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” 3.5. Il ricalco Il ricalco può definirsi come la“flessibilità” di andare incontro all’altro nel suo modello del mondo, rispecchiare il linguaggio del corpo, il tono di voce e le parole, rispettandone valori e credenze. Ricalcare una persona significa stabilire con lei delle affinità, sia a livello cosciente sia, cosa ancor più importante, inconsciamente. Nella misura in cui ci adeguiamo al linguaggio verbale e non verbale di un altro, noi ricalchiamo la sua esperienza. Se, ad esempio, “rispecchiamo” il comportamento di chi è arrabbiato o turbato, noi riconosciamo ciò che per lui è importante, cosicché non dovrà insistere sulla validità della sua esperienza e si renderà maggiormente disponibile. Nella vita di tutti i giorni ricalchiamo inconsapevolmente le persone in modo del tutto naturale: qualunque rapporto umano, profondo o superficiale che sia, implica un ricalco. Nella vendita, creare un rapporto efficace dipende dalla nostra abilità di ricalco nei confronti del potenziale cliente: immedesimarsi, capire come pensa, come agisce, come utilizza le informazioni, ci condurrà con successo al nostro obiettivo. Spesso il venditore non chiude la trattativa in quanto utilizza nella comunicazione il suo schema , anziché quello dell’acquirente, applicando tecniche di coercizione che suscitano una risposta di lotta o di fuga. Il venditore di successo non forza, non intimidisce, bensì “danza” con il cliente, entra nel suo ritmo ai vari livelli di comunicazione. In questo modo si crea un rapporto “empatico”, di identificazione emotiva, basato sulla fiducia reciproca, da cui scaturisce feeling ovvero condivisione di emozioni e sensazioni. Tra i vari schemi di ricalco, particolarmente efficace è il “ricalco emotivo”, che equivale al rispetto del sentimento. Ricalcare emotivamente 11 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” qualcuno significa “riconosco il tuo stato d’animo”, “ti capisco”, “ti accetto”, “ti rispetto”, “mi fido di te”, “io sono come te”. E’ sorprendente in questi casi notare come l’interlocutore si apre rivelando confidenze che non avrebbe mai rivelato in altre circostanze: questo permette di tarare l’approccio di vendita per meglio soddisfare i bisogni e le aspettative del cliente, il quale di conseguenza accetterà più facilmente la nostra proposta. Nel caso di “ricalco della postura” (linguaggio del corpo), si parla di “mirroring” o rispecchiamento. Qui la dimensione del rapporto consiste dapprima in un ricalco consapevole dell’altro poi, con la pratica, si farà un ricalco molto naturale fino al punto di ritrovarsi in una perfetta armonia fisica. Come già accennato in precedenza, il ricalco della postura ci evita di cadere in errore nella lettura del “non verbale” del cliente: infatti se non è possibile “leggere” un determinato gesto o una certa smorfia, è possibile però provare ad interpretarne il messaggio. Un altro livello di ricalco che aiuta a stabilire un rapporto efficace, è il ricalco del tono e del ritmo della voce. Sappiamo che sono aspetti che si riferiscono al “come” esponiamo un concetto: abbiamo già detto che ognuno di noi parla nello stesso modo con cui ci piace ascoltare gli altri, di conseguenza ricalcare l’inflessione, la velocità, il tono ed il ritmo della voce, che non significa ovviamente scimmiottare chi ci sta di fronte, può facilitare il livello di comunicazione. Fondamentale, inoltre, è il ricalco dei valori e delle credenze (delle quali ci occuperemo in seguito). Esso implica innanzitutto saperli riconoscere, prenderli in considerazione e prestare la massima attenzione nel non calpestarli. Nella vendita questo può essere a volte difficile: spesso infatti ci ritroviamo ad interagire con persone talmente diverse da noi, al punto da interrogarci se vogliamo veramente, e se ne vale la pena, dividere rapporti d’affari con tali persone. In situazioni di differenza di valori o di opinione diventa fondamentale, più che in qualsiasi altro schema di ricalco, evitare l’uso di 12 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” parole quali “però” o “ma”, in quanto negano completamente tutto ciò che è stato affermato prima. Ad esempio, se sto vendendo un appartamento ad un piano alto senza ascensore e dico “….capisco che lei vuole la comodità “ma” in questo stabile si spende poco di spese condominiali per questo motivo….”, io sminuisco irreparabilmente il punto di vista del cliente e riaffermo il mio, entro in contrapposizione, genero incomprensione e diffidenza da parte del cliente. Si può esprimere comunque disapprovazione e far passare il messaggio in maniera “soft” , ricorrendo alla congiunzione “e”. L’esempio di prima diventerebbe “…capisco che ecc. ecc. , e proprio per questo che l’acquisto di questo appartamento a condizioni che le faranno risparmiare sulle spese di gestione potrebbe soddisfare le sue esigenze …...”. Dunque il miglior modo per mantenere un rapporto al livello di valori è “non muovere eccezioni” o, comunque, saperle gestire in modo da non perdere mai il proprio punto di vista. Un altro elemento che esula dal ricalco, ma che consente di lavorare in armonia e stabilire un rapporto molto forte, è la “condivisione di interessi”: quando ognuno di noi và a visitare l’abitazione del cliente per farne una valutazione, e ci mettiamo ad osservare i vari dettagli (i quadri alle pareti, le bacheche contenenti le medaglie della pesca, quelle delle bocce, il tipo di arredamento, i vari oggetti, ecc…), ci permette di commentare con particolare attenzione, ad esempio, un determinato hobby oppure di condividere una certa abitudine. Ma se ci limitiamo semplicemente a fare elogi e complimenti, come raccomandano le classiche strategie di vendita, daremo probabilmente l’impressione dello stereotipo del venditore che cerca di ingraziarsi il cliente, rischiando di ricevere risposte meccaniche ed altrettanto stereotipate. Sarà molto più efficace sviluppare l’abitudine di notare i vari elementi che caratterizzano lo stile di vita del cliente, per poterli poi inserire nelle varie domande e considerazioni che andremo a fare nell’ambito della conversazione. 13 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” 3.6. La guida Una volta stabilito un ricalco efficace, possiamo garbatamente cominciare a guidare il cliente nella nuova esperienza, ovvero verso il nostro obiettivo. Una volta che ci siamo adeguati al modello del mondo che ha il cliente, dobbiamo, come prima mossa efficace, cambiare il ricalco; se si è stabilito un rapport abbastanza forte, il cliente ci seguirà in modo del tutto inconsapevole e naturale. 4. EFFETTUARE LA TRATTATIVA 4.1. Identificazione dei bisogni Cosa cerca il cliente? Qual è la molla che lo motiva all’acquisto di qualcosa? Secondo lo psicologo americano Abraham Maslow , le persone si muovono spinte dalla necessità o possibilità di soddisfare un bisogno. Egli ha sviluppato un modello, detto “piramide di Maslow”, in base al quale ha evidenziato come l’uomo sia portato a soddisfare innanzitutto i bisogni fisiologici, o bisogni primari (mangiare, bere ecc…), dopodiché cercherà di soddisfare il bisogno di sicurezza (possedere una casa, trovare un lavoro), vorrà quindi realizzare il bisogno di appartenenza ad un gruppo (la famiglia, un ‘organizzazione sociale), infine si adopererà per sentirsi stimato, per autoaffermarsi, per crescere. Quindi diventa fondamentale durante la trattativa, dopo aver “ascoltato” il cliente ricorrendo alle varie tecniche finora esposte e dopo averne “decodificato” il comportamento, passare ad effettuare una serie di domande dirette del tipo “chi”, “che cosa”, “come” ecc., volte ad 14 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” individuare i bisogni del potenziale cliente: è la fase in cui il venditore diventa un vero e proprio psicologo e consulente. Se il venditore è un agente immobiliare, trattandosi nella fattispecie di proporre una casa, farà leva assolutamente sul bisogno di sicurezza descrivendo, ad esempio, come una casa oltre ad essere un ottimo investimento con obiettivo di crescita del capitale, è anche un bene rifugio, un bene primario, facendo leva sulla copertura della spesa proporrà la stipula di un mutuo e di una polizza vita che ne garantirà la sicurezza dei propri cari. 4.2. Identificazione degli schemi personali d’acquisto E’ interessante mettere a fuoco alcuni di quelli che sono i principali schemi abituali di acquisto delle persone, indicandone le strategie che ogni venditore può mettere in atto per ciascuno di essi, sempre con lo scopo di indirizzare la trattativa verso il proprio obiettivo. Faccio dapprima una breve premessa: le nostre menti hanno dei collegamenti estremamente sofisticati, con dei funzionamenti, di contro, abbastanza semplici. Da alcune ricerche effettuate nel 1950 dallo psicologo George A.Miller, professore all’università di Harvard, è stato riconosciuto che le persone possono prestare attenzione, a livello consapevole e in un certo arco di tempo, fino a un numero massimo di variabili, che si colloca tra 5 e 9. Se le variabili sono molte di più, noi le raggruppiamo in “pezzi di informazioni” in modo da non superare i 9 pezzi (es. un numero telefonico di 10 cifre, lo spezzettiamo in gruppi di due o tre cifre). In altre parole noi tendiamo a schematizzare per facilitare la nostra memoria. Quando diciamo che siamo esseri abitudinari, vogliamo dire che siamo esseri che utilizzano schemi, poiché le abitudini sono costituite da schemi e sono quindi prevedibili. 15 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” In questa sede ci interessa sottolineare che il cliente utilizzerà uno “schema d’acquisto” basato soprattutto sul modo con cui seleziona mentalmente le informazioni. Se prendiamo l’esempio del famoso “bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto”, alcuni selezionano e focalizzano ciò che manca (bicchiere mezzo vuoto), altri ciò che è presente (bicchiere mezzo pieno): la selezione mentale indica cioè il “come” viene organizzata in schemi l’informazione disponibile. Se un venditore è abile nel riconoscere lo schema mentale del potenziale acquirente, sarà in grado di individuare i passaggi necessari perché il cliente prenda una decisione, proporrà una soluzione in linea con lo schema abituale del cliente, rafforzandone automaticamente il rapporto. Ci sono diverse classificazioni di persone a seconda dei modi utilizzati nella selezione mentale dell’informazione. Nella vendita spesso troviamo individui che hanno la tendenza alla “risposta polare”, reagiscono cioè esattamente nel modo opposto alla reazione che noi cerchiamo di influenzare (es. se il venditore sostiene che una certa soluzione è troppo cara, la reazione immediata sarà che il costo non è un problema..). La strategia vincente sarà offrire loro una soluzione opposta a quella che ci interessa. Ci sono poi persone i cui schemi si basano su “assicurazioni del passato” o sulle “possibilità del futuro”: i primi sono orientati verso scelte già “provate nel passato”, i secondi badano di più alle “possibilità ancora da provare”: nella vendita del prodotto casa sarà cura del consulente immobiliare proporre, per esempio, nel primo caso un immobile con capacità di rendita certa, perché in zone dove gli affitti sono molto richiesti, mentre nel secondo caso si spingerà l’offerta verso una casa con possibilità di incremento di valore percentuale più alto, facendo leva sul fatto che si tratta di una nuova zona residenziale in via di maturazione sotto l’aspetto dei valori immobiliari, ma con più alte possibilità di guadagno. Inoltre può essere importante individuare se il potenziale cliente fa parte di quelle persone maggiormente motivate a muoversi “lontano da” un 16 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” determinato problema, o a muoversi “verso” il conseguimento di un obiettivo. In quest’ultimo caso, un approccio su come evitare un possibile problema sarà percepito in termini negativi, sarà opportuno invece discutere in termini di come puntare dritti all’obiettivo. Viceversa, ovviamente, nel primo caso. 4.3. Tecniche di persuasione: il Milton Model Poiché siamo stati flessibili, abbiamo raccolto informazioni prestando ascolto alle varie forme di linguaggio, abbiamo effettuato il ricalco, abbiamo identificato i bisogni ed individuato i criteri su cui si basano le decisioni di acquisto, abbiamo dunque stabilito un rapporto efficace, possiamo passare all’obiettivo “vendita”, utilizzando alcuni fattori di persuasione che ci consentono di guidare il cliente verso la chiusura della trattativa (incarico di vendita e proposta d’acquisto). Ogni venditore può avere ovviamente le sue tecniche di persuasione, a seconda dell’abilità, o meno, nell’arte del convincimento. Ma esistono delle tecniche cosiddette di “persuasione occulta”, che vale la pena di considerare. A ognuno di noi sarà capitato di osservare l’estensione del mare, ma nessuno forse ha mai riflettuto sulla grandiosità che si estende al di sotto: “ciò che è visibile in superficie può essere stupefacente, ma ciò che accade in profondità, è ancora più importante e significativo” ed è su questo che andremo a far leva. Metaforicamente parlando vuol dire che dobbiamo accedere alle risorse inconsce, all’emisfero irrazionale (la profondita’), usando un linguaggio complesso che consente di distrarre la mente conscia, l’emisfero razionale (la superficie): la PNL chiama questo tipo di linguaggio “Milton Model”. 17 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” Il Milton Model ha avuto origine dal modellamento che Bandler e Grinder hanno svolto sull’uso vago del linguaggio, in cui era maestro Milton Erickson. Quest’ultimo è stato uno dei più famosi ipnoteraupeti del secolo scorso. Egli sosteneva che ciò di cui ha bisogno un paziente per risolvere un problema che non riesce a risolvere consapevolmente, si trova a livello inconscio. Per cui dapprima effettuava il ricalco della persona, poi descriveva l’esperienza sensoriale in corso usando un linguaggio vago e generico, aperto a diverse interpretazioni, in modo da guidare l’individuo ad addentrarsi nella propria realtà interiore. Il M.M. è un modello di ambiguità linguistica, è, in pratica, un modo di elaborare enunciati ricchi di cancellazioni, deformazioni e generalizzazioni. In quanto strumento di “ambiguità linguistica” è molto usato, ad esempio, nella pubblicità, in politica, o nella elaborazione dell’oroscopo. In questi casi infatti ci si rivolge ad una pluralità di individui, occorre pertanto ricalcare più “mappe”, suggestionare e compiacere tutti, donde l’uso di un linguaggio deliberatamente vago, indefinito, una struttura superficiale alla quale ognuno darà un senso per andare poi in profondità. Prima di esaminare l’applicazione del M.M. nella vendita , è bene chiarire alcuni concetti. Secondo la PNL, nell’uso del linguaggio verbale noi cancelliamo, deformiamo e generalizziamo la nostra esperienza , cioè confondiamo le parole con cui codifichiamo un’esperienza, con l’esperienza stessa, e permettiamo loro di guidare le nostre azioni. In realtà è possibile “far scorrere indietro” il linguaggio per risalire all’esperienza, ricorrendo a tre modelli fondamentali. Con il metamodello passiamo dalle parole alle esperienze che ne costituiscono il fondamento utilizzando domande specifiche che consentono di attuare il processo a ritroso (il passaggio dal generale al particolare è definito “chunk down”). Con il Milton Model utilizziamo invece un linguaggio condiscendente e 18 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” vago che consente ad ognuno di ricercare il significato più consono alla propria esperienza (il passaggio dal particolare al generale viene definito processo di “chunk up”). Parliamo infine di “chunk laterale” quando paragoniamo un’esperienza ad un’altra: è il caso delle metafore, similitudini, racconti. Come applicare il Milton Model in una situazione di vendita? Ricalcando e guidando l’esperienza osservabile e, soprattutto, inosservabile. Si tratta di “incorporare delle suggestioni” nel modo di presentare un prodotto o un servizio, in modo da influenzare la mente del potenziale cliente e facilitare il processo di decisione. Molto utile ed efficace si rivela il M.M. nell’ambito della categoria delle “distorsioni”. Ad esempio nella lettura del pensiero (sono certo che…, vi starete chiedendo se..ecc., dove presumo di sapere qualcosa), nell’usare un presupposto mediante l’utilizzo di avverbi o aggettivi (… quando pensa di…..?, ..è sempre interessato a….?, qui sposto l’attenzione cosciente.). Ancora si può introdurre una causativa implicita (..mentre ti ascolto potresti.., intanto che osservi scoprirai..) oppure una suggestione causa-effetto (…se decidi di….vedrai che..), un’equivalenza complessa (…comprare oggi questa casa…vuol dire sicurezza domani…). Efficace è l’uso di domande effettuate mediante il ricorso a due o più scelte alternative (preferisce incontrarci alle 15,00 o alle 18,00?… dispone già della cifra o ricorre ad un mutuo…. preferisce avere assegni di piccolo taglio o uno unico…. ). Un’attenzione speciale meritano “le domande e i comandi nascosti (o incastrati)”: si tratta di domande o comandi racchiusi all’interno di un contesto più ampio, in genere un’affermazione. Esempio: “…potete fare un ottimo affare se decidete a breve…”, “…si deve capire l’importanza di …”, “…mi chiedo quale sia il giusto prezzo …”ecc… Il potere di questi “suggerimenti nascosti” consiste nel penetrare a livello inconscio in modo invisibile, le persone rispondono alla domanda o 19 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” al comando al di sotto del livello di consapevolezza, per cui si può guidare dolcemente l’altra persona nella direzione che si vuole. Il tono della voce e l’enfasi che diamo alla domanda o al comando, sono molto importanti: è un buona idea, ad esempio, marcare il nome della persona cui ci rivolgiamo. Infatti il proprio nome è il suono più dolce nel nostro vocabolario: quando lo sentiamo pronunciare, ascoltiamo più attentamente. Anche le metafore posso essere estremamente coinvolgenti, metafore, storie ed analogie, sono strumenti assai potenti nell’ambito della trattativa, in quanto penetrano vividamente nell’immaginazione del cliente e nel suo sistema di valori, consentono di operare collegamenti creativi tra due eventi o esperienze, suscitando una suggestione indiretta che lascia passare il messaggio in una forma “soft”, accettata inconsapevolmente dall’interlocutore. 5. LA GESTIONE DELLE OBIEZIONI 5.1. L’ascolto attivo E’ normale che nel corso della trattativa nascano delle obiezioni da parte dei clienti, di fronte alle quali è opportuno rimanere aperti e costruttivi, cercando di gestirle nel miglior modo possibile. Quando viene avanzata un’obiezione, una strategia importante che ci consente di mantenere alto il livello di comunicazione, è “l’ascolto attivo”: se non ascolto non recepisco, “ascoltare” è un atto volontario, a differenza del “sentire” che è involontario. Il termine è sorto intorno agli anni Cinquanta, quando lo psicologo Carl Rogers scrisse un articolo nel quale identificava quella che può essere considerata la più grande barriera nella comunicazione efficace, e cioè la tendenza a ”valutare” le idee di un’altra persona. 20 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” “Ascoltare attivamente” significa invece non giudicare, guardare con estrema attenzione l’interlocutore, non interromperlo, creare empatia parlando con il corpo, con i gesti, capire come l’altro si sente, raggiungere la sua struttura di riferimento riguardo a ciò di cui parla. A tal fine può essere utile, di tanto in tanto, ripetere ciò che il cliente ha detto per verificare di aver capito: in questo modo si sentirà più coinvolto ed aggiungerà, ad esempio, altri particolari alla sua obiezione, consentendo di raccogliere ulteriori informazioni. In pratica con l’ascolto attivo “ricalchiamo” il cliente, impariamo a vedere, ascoltare e sentire come lui vede, ascolta e sente. A questo punto sarà più facile capire la natura delle obiezioni, e cioè se si tratta di semplici richieste o di “false obiezioni”. Dietro una richiesta si nasconde in genere la necessità di ulteriori informazioni (…può elencarmi le caratteristiche…?.), oppure il bisogno di essere rassicurati (…forse questo investimento non è adatto alle mie risorse non rientra nel mio budget…), o il bisogno di autoaffermazione (… so quanto andrò a spendere con tutto quello che c’è dietro…). Dietro le “false obiezioni” si nascondono, invece, le credenze. 5.2. Le credenze Le credenze riguardano il mondo delle idee, sono ciò che pensiamo riguardo a qualcosa, rappresentano le nostre più profonde convinzioni. Si formano accidentalmente nel corso della vita, a seconda del significato che attribuiamo alle nostre esperienze, nascono durante l’infanzia, in famiglia, a scuola , quando modelliamo(imitiamo) persone per noi significative come i genitori, oppure in seguito ad un trauma o turbamento. Dalle credenze deriva il nostro comportamento, non vanno confuse con i “fatti”, il fatto è un evento accaduto, una credenza è una generalizzazione su qualcosa che potrebbe accadere. Alcune si basano su 21 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” fatti legati, ad esempio, al mondo della fisica (il fuoco scotta, per cui eviteremo di camminarci sopra), altre si traducono nella definizione linguistica di una parte della nostra percezione del mondo, si definiscono come “ciò che si ritiene vero o falso” e sono quelle che interessano la PNL. Si parla di “credenze potenzianti”, quando sono di supporto (es. … se mi alleno posso vincere.. ….se ci parlo con convinzione posso farcela…..), e di “credenze limitanti” quando arrecano danno ( es. …non sono portato per la vendita, quindi non chiuderò mai un contratto..): forse entrambe le categorie danno, in qualche modo, senso e coerenza alle nostre esperienze. Come riconoscerle? Esse attengono alla “struttura superficiale” del linguaggio, al modo con cui ci esprimiamo, possiamo quindi riconoscerle ponendo attenzione all’uso di determinate locuzioni verbali, usate molto frequentemente in modo inconsapevole dalla maggioranza delle persone. Per poter raggiungere il nostro obiettivo, noi dobbiamo recuperare, come già sappiamo, la “struttura profonda”, che rappresenta la più completa rappresentazione linguistica che si possa avere di un pensiero, come il pensiero dovrebbe essere elaborato, quello che davvero si vorrebbe dire. Uno strumento assai efficace a tal proposito sono le “domande metamodello”, strumento base della PNL. Si tratta di domande specifiche che consentono di esplorare la mappa del cliente, di raggiungere la “struttura profonda” dell’obiezione, di raccogliere nuove informazioni guidando l’interlocutore verso il recupero di “risorse”, ossia di quegli aspetti dell’esperienza che sono stati cancellati, generalizzati o distorti. 5.3. Il metamodello Il metamodello (dal greco “meta”=”oltre”, andare “oltre il modello”), concetto sviluppato in PNL da Bandler e Grinder nel 1975, non è altro che l’insieme di “domande chiave”, cui abbiamo poc’anzi fatto 22 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” riferimento, che consentono di passare dalle parole alle specifiche esperienze personali, mediante un processo a ritroso. E’ un modello di “precisione linguistica” perfettamente speculare, come accennato in precedenza, al Milton Model, strumento di “ambiguità linguistica”: l’uno e l’altro vengono utilizzati per focalizzare l’esperienza , al di là delle parole. Spesso accade, quando ascoltiamo un persona, che per indagare sul significato nascosto di ciò che sta dicendo, usiamo il “Perché?”. Questo tipo di richiesta può costituire una potenziale barriera per una comunicazione efficace, ad esempio domande del tipo ”perché non mangi?”, “perché sei arrabbiato?”, “perché l’hai fatto?”, soprattutto se accompagnate da un certo tono , possono essere intimidatorie e generare un comportamento difensivo, oltre che “aprire” una serie infinita di risposte. Diverso è un approccio del tipo “..riguardo a cosa…?”, “..in che senso ?”, “..cosa ti impedisce di...?”, “..cosa succederebbe se…?”, domande specifiche che “chiudono”, portano l’ interlocutore a ripensare alla propria esperienza e ad esprimere con maggior precisione ciò che vuole dire. Il genere di domanda da porre dipenderà se, dal contesto dell’obiezione, evidenziamo una cancellazione, una generalizzazione o una deformazione, i tre meccanismi, più volte citati, che traducono l’esperienza in linguaggio. Nella cancellazione viene omesso inconsapevolmente qualcosa. Tra le forme linguistiche che la caratterizzano ci sono“nomi e verbi non specifici” (es. “..è stato bello”, “..sono arrabbiato”ecc., la domanda è “..cosa specificamente è stato…?”., o “…chi specificamente ..?”), i “paragoni”( “questo appartamento è troppo caro…”, domanda metamodello “…troppo caro rispetto a cosa….?”), i “giudizi” (“..sicuramente è la soluzione migliore….”, domanda “….chi dice che……?”). Le generalizzazioni limitano e semplificano la nostra visione del mondo, per esempio: “… siete tutti uguali voi delle agenzie immobiliari .... 23 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” ”, “…mi capita sempre di dimenticare…”, “…non riuscirò mai a comprare una casa…”, ecc.., le parole “tutti, mai, sempre”, si definiscono “quantificatori universali” in quanto non ammettono eccezioni, la domanda sarà “…proprio tutti..?, ..proprio mai..?). Gli “operatori modali” sono invece i vari “devo, non devo, non posso, bisogna, ecc “, qui vengono cancellate le cause che obbligano o impediscono. Esempio: “..devo assolutamente superare l’esame..”, “…non posso permettermi una vacanza…”, la domanda per recuperare l’informazione sarà: “..cosa succederebbe se..?”, oppure “..cosa ti impedisce di…?”. Le distorsioni sono forse le più frequenti, meritano un cenno la “lettura del pensiero”(“..so che sei triste perché…”, “..so che in questo momento vorresti partire, ma..”, domanda metamodello.. “..come sai che..?”), “l’equivalenza complessa”(..es. “…fare sport significa essere sani..”, “..non mi ascolti quindi non ti interessa…”, domanda “..come questo significa quello?..”), la locuzione “causa-effetto”(“…se studi, sarai promosso”…, “..se mangi, cresci..”, domanda “..come questo causa quello?..”) Il metamodello ci consente di “ristrutturare” l’obiezione, cioè la credenza della persona che abbiamo di fronte. Ristrutturare significa cambiare prospettiva, proporre un nuovo punto di vista dal quale analizzare la medesima situazione. La ristrutturazione si basa su due presupposti fondamentali. Il primo è che in ogni comportamento c’è l’intenzione di ottenere qualcosa di positivo per sé: in questa ottica non esiste la persona cattiva o stupida, semplicemente ognuno farà la scelta migliore tra quelle a disposizione. Il secondo presupposto è che esistono sempre modi alternativi per ottenere ciò che si vuole, basta cercare. Quindi ciò che un bravo consulente o, nella fattispecie, un consulente-agente immobiliare dovrebbe fare nel ristrutturare l’obiezione, è cercare di capire cosa vuole ottenere il cliente e guidarlo nel cercare, se è il caso, le diverse soluzioni alternative. E’ curioso osservare come molto 24 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” spesso, in caso di ristrutturazione ben riuscita, le persone rimangono attonite, si accorgono di essere cambiate, si sentono in qualche modo diverse, ma non riescono a mettere a fuoco come è successo e perché. 6. CHIUSURA DELLA TRATTATIVA 6.1. Il “feedback” Come possiamo verificare se il cambiamento ingenerato nell’ interlocutore, per mezzo delle tecniche finora esposte, sia quello desiderato? E cioè come capire se stiamo andando verso la giusta direzione? Rivolgendo la massima attenzione alla “risposta” del potenziale cliente. “Il risultato conta più dell’intenzione”, pilastro base della PNL che ci insegna come il significato della comunicazione sta innanzitutto nella risposta che si riceve, risposta che può ovviamente, e il più delle volte, essere diversa da ciò che intendevamo. Questo non vuol dire aver fallito, in PNL vige il principio che non esiste fallimento, ma solo responsi, feedback. “Feedback” vuol dire letteralmente “retroazione”, “risposta” che un individuo dà ad una domanda o ad un comportamento. Se recepiamo un comportamento di “resistenza” da parte del nostro cliente, il problema è nostro, siamo noi i responsabili della nostra comunicazione, il cliente “resiste” a qualcosa che abbiamo detto o fatto. Di qui la necessità di osservare attentamente i “risultati” che man mano si riscontrano nel corso della conversazione, per essere pronti a cambiare strategia o “linguaggio” con la massima flessibilità. E’ chiaro che se abbiamo ricalcato efficacemente l’altra persona e, come accennato in precedenza, ristrutturato una credenza in modo efficace, incontreremo resistenze minime, o addirittura nulle, per cui potremo “guidare” il cliente verso la chiusura della trattativa. 25 I Manuali di Autostima.net “Vendita efficace” 6.2. Conclusioni Il momento della chiusura è, in realtà, quello che genera più ansia al venditore. E’ il momento della resa dei conti, il momento della verifica del nostro operato: un “feedback” diverso da quello atteso potrebbe mettere in discussione tutta la nostra abilità , intaccare la nostra autostima in senso negativo e, se rimaniamo rigidi, potremmo addirittura identificare una “non chiusura” con un vero e proprio fallimento. Poiché sappiamo che non esiste fallimento ma solo “risultati”, dovremo per così dire “aggiustare il tiro” al fine di evitare risposte inaspettate. Innanzitutto è fondamentale fissare bene in mente che la vendita non è una scienza, non è matematica, sarebbe ingenuo pensare che tutte le strategie fin qui ampiamente trattate, possano condurre sicuramente alla chiusura di un contratto: è opportuno probabilmente paragonarle ad un’insieme di ingredienti che, se ben dosati, consentono di raggiungere un risultato eccellente. Il suggerimento è di “assaggiarne” uno alla volta: quando avremo fatto nostro il “sapore” di ciascuno (con la pratica, pratica, pratica!), passeremo all’ingrediente successivo. Possiamo semmai affermare che la vendita è un’arte e la chiusura costituisce, probabilmente, la parte più creativa, meno razionale dell’intero processo. E’ la fase in cui ciascun venditore, soprattutto in caso di difficoltà, deve dare maggior spazio alla fantasia inventando qualcosa di nuovo, può ad esempio “metacomunicare” rompendo gli schemi e proponendosi in modo del tutto diverso da come si è proposto fino a quel momento, in modo da “dribblare” eventuali nuove resistenze e guidare nuovamente il cliente verso la tanto sospirata chiusura. Poiché le persone sono diverse, ognuna ha la propria identità, la propria mappa, le proprie credenze, i propri bisogni, le proprie motivazioni, possiamo decisamente concludere affermando che ogni trattativa è un evento unico ed irripetibile così come ogni rapporto, qualunque ne sia la natura, ha la sua storia. 26