Nuovo quadro giuridico Cosa succederà nella pratica?
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Nuovo quadro giuridico Cosa succederà nella pratica?
Nuovo quadro giuridico Malgrado l’esistenza di un’ ampia legislazione (l’Italia è maestra da questo punto di vista!) in grado di coprire sia la produzione primaria di prodotti agricoli sia la produzione industriale di preparati alimentari, i mezzi previsti per reagire a situazioni specifiche conoscevano ampie divergenze nell’ambito dell’Unione Europea. L’allargamento dell’Unione a 25 stati ha amplificato il problema e richiesto di dotarsi con urgenza di norme comuni. In data 1° gennaio 2005 è entrato in vigore il Regolamento CE 178/2002 (vedi ZAFFERANO n. 19, “Rintracciabilità: qualità o sicurezza degli alimenti?”, pag. 46-49), mentre dal 1° gennaio 2006, dobbiamo tenere conto anche dei Regolamenti CE 852, 853, 854 e 882 del 2004 che compongono il cosiddetto “pacchetto igiene”. Per la precisione dobbiamo anche considerare alcune deroghe ed un periodo transitorio (non più di 4 anni) fissati dai Regolamenti CE 2074, 2075 e 2076 del 5 dicembre 2005: la complessità della situazione giustifica anche le obiettive difficoltà iniziali di applicazione pratica. Il nuovo quadro giuridico proposto riguarda vari aspetti della catena alimentare: • gli alimenti per animali; • l'impiego di materiali e di prodotti specifici nell'alimentazione animale; • la valutazione, l'autorizzazione e l'etichettatura degli alimenti per animali; • l'approvazione degli impianti di produzione d'alimenti per animali e le misure di controllo; • la creazione di un sistema di allarme rapido; • la salute e il benessere degli animali; • il rafforzamento della lotta contro le zoonosi, l'ESB (mucca pazza), altre encefalopatie spongiformi trasmissibili, l’integrazione dei problemi di benessere degli animali nella politica alimentare; • l'igiene delle derrate alimentari; • il rifacimento di tutte le disposizioni giuridiche esistenti per garantire coerenza e chiarezza nell'insieme della catena di produzione alimentare; • i limiti di contaminanti e di residui di pesticidi e di farmaci veterinari negli alimenti; • l'autorizzazione e l'etichettatura dei nuovi alimenti; • gli additivi, gli aromi, l'imballaggio e la ionizzazione delle derrate alimentari; • la possibilità di adottare misure di salvaguardia nelle situazioni di urgenza; • il processo di decisione in materia di alimentazione (da razionalizzare e semplificare per garantirne rapidità e trasparenza). Cosa succederà nella pratica? Abbiamo visto che siamo ancora lontani dal quadro definitivo, ma comunque esistono già dei capisaldi che possiamo citare come esempi (un assaggio di ciò che dovrebbe avvenire): • Con l’entrata in vigore del Reg CE 852/2004 viene abrogata la Direttiva 93/43/CEE e, di conseguenza, il D.Lgs. 155/97 che la recepisce nell’ordinamento nazionale attuale. E’ comunque previsto che non ci sia un “vuoto legislativo” tra un riferimento e l’altro. • Come si parla di HACCP, si parla giustamente di “Analisi dei pericoli” e non di “Analisi dei rischi”, traduzione che aveva a suo tempo creato non pochi malintesi. • E’ certo che l’obbligo di autocontrollo ispirato all’HACCP viene esteso anche alla produzione primaria, ambito oggi escluso dal D.Lgs. 155/97. • Viene promossa l’elaborazione di “Manuali di corretta prassi operativa in materia di igiene e di applicazione dei principi del sistema HACCP”, non solo a livello nazionale, ma anche a livello comunitario. • Per alcune categorie di attività semplici, da individuare con apposito atto normativo, il piano di autocontrollo HACCP potrebbe ricalcare direttamente quanto indicato dallo stesso manuale di corretta prassi operativa specifico per la categoria. • Tutte le attività di produzione, trasformazione, trasporto, magazzinaggio, somministrazione e vendita sono soggette a procedura di registrazione, qualora non sia previsto il riconoscimento ai sensi del Reg CE 853/2004 (ovvero gli stabilimenti attualmente individuati con il “bollo CEE”). La procedura di registrazione andrà praticamente a sostituire l’attuale sistema delle “Autorizzazioni sanitarie” rilasciate ai sensi dell’art.2 della L. 283/1962 e dell’art. 25 del DPR 327/1980. • Per la produzione di alimenti propri delle tradizioni gastronomiche locali (alimenti tradizionali codificati) viene esplicitamente indicata un’opportuna flessibilità applicativa dei requisiti generali previsti. • Infine si ribadisce una volta ancora l’importanza della formazione degli operatori, che non può essere un fatto episodico, ma un continuo aggiornamento. 2076 of 5 December 2005. The complexity of the situation also justifies the objective initial difficulties in applying the regulations in practice. The proposed new legislative framework considers various aspects of the food chain: • animal feed; • the use of specific materials and products in animal feed; • the evaluation, authorisation and labelling of animal feed; • the approval of animal feed production units and control measures; • the creation of a rapid alarm system; • the health and welfare of animals; • reinforcement of the fight against animal diseases such as BSE (mad cow disease), other transmittable spongiform encephalopathies and integration of animal welfare related problems in the food policy; • the hygiene of foodstuffs; • revision of all existing regulations and legislation to guarantee coherence and clarity throughout the food production chain; • limits of contaminants and residues of pesticides and veterinary products in foods; • authorisation and labelling of new foods; • additives, flavourings, packaging and ionising of foods; • the possibility of adopting safeguarding measures in emergency situations; • the decision making process in the food sector (to be rationalised and simplified to guarantee rapidity and transparency). What will happen in practice? As can be seen, we are still a long way from a definitive framework, but there are already a number of cornerstones which can be quoted as examples (a taste of things to come): • When EC Regulation no. 852/2004 entered into force, Directive no. 93/43/EEC was repealed and as a result also Italian Legislative Decree no. 155/97 which implemented it in Italian national legislation. However, the process has been planned to avoid a "legislative gap". • It must be remembered when talking of HACCP that it refers to "Hazard Analysis" and not "Risk Analysis", a subtle difference in translation which has created no few misunderstandings down the years. • Without a doubt, HACCP inspired self-inspection must be extended to primary production, currently excluded from Italian Legislative Decree no. 155/97. • Drawing up of "Manuals of correct hygiene practices and application of HACCP system principles" is promoted at both Italian and Community level. • For a number of categories of simple activities (to be identified by a special regulation), the HACCP selfinspection plan could be the same as indicated by the manual of good practice specific for that category. • All production, processing, transport, storage, administration and sales activities are subject to a registration procedure, unless recognised in accordance with EC Regulation no. 853/2004 (in other words, production units currently identified by the “EEC identification mark”). In practice, the registration procedure will replace the current system of “Health Authorisations” issued according to art. 2 of Law no. 283/1962 and art. 25 of DPR no. 327/1980. • In the case of typical products representing local gastronomic traditions (codified traditional foods), there is provision for an appropriately flexible application of the general requisites involved. • Finally, operator training is fundamental and must be continuously updated and not sporadic. Segnaliamo che, anche a livello di norme volontarie, vi è una novità all’orizzonte e si chiama ISO 22000 ovvero, in estrema sintesi, una norma specifica per la certificazione dei sistemi di gestione della qualità in ambito alimentare. There is also an innovation on the horizon in the field of voluntary standards. It is known as ISO 22000 and is, in brief, a specific standard for certifying food quality control systems. 65 Ristoranti Restaurants Quando vado da “Guido”… di Ferruccio Ruzzante Ristorante Da Guido via Roma Sinistra, 25 Jesolo – centro storico (Ve) Tel. 0421.350380 www.ristorantedaguido.com uando vado da Guido mi sento bene, mi sento bene prima di andarci, mi sento bene durante il pasto e sto benone mentre torno a casa. Quando vado da Guido ci penso prima. Telefono per prenotare: “Siamo in due, siamo in quattro… arriviamo verso le otto”. Poi il tragitto o il viaggio, a seconda che il mio punto di partenza sia il litorale di Jesolo o la mia casa in provincia di Padova. Un percorso sempre piacevole, denso di attese ma anche di certezze... sereno! Quando vado da Guido mangio sempre bene, come antipasto qualche ostrica per cominciare, ostriche francesi “fin de siecle”sempre fresche, saporite. Il gusto del mare, che si stempera nel veneto “cartizze”, un mix irresistibile di profumi tra oceano e pedemontana. Quando vado da Guido il tempo va via veloce, l’atmosfera rilassata, la cortesia del personale di sala simpatico, amichevole ma professionale e i sapori, i profumi che arrivano dalla cucina, contribuiscono ad un risultato d’insieme estremamente piacevole e gratificante. Quando vado da Guido mi piace leggere il menù, è breve, non c’è mai tutto di tutto, solo cose legate alla stagione, al pescato, al provato. In agosto la carta è ancora più parca, rispettosa del “ fermo pesca” e del commensale. Quello che c’è è perfetto senza fronzoli, l’essenza della qualità. In compenso il libro dei vini non è da poco, per quantità e qualità, una lettura bella e istruttiva, un passatempo quando si è da soli o quando, in compagnia, non si ha niente da dire. Quando vado da Guido cerco di non mangiare troppo, lascio il posto per un dolcetto prelibato, per un gelato fatto in casa, per un sano biscottino. Sono un po’ goloso! L’estate ci consente di cenare in giardino, una “mise en place” elegante come l’interno, rassicurante, ovattata. Il frastuono di Jesolo beach sfuma nella laguna. Quando vado da Guido torno a casa leggero, sono in pace con tutti, non ricordo tristezze. Quando vado da Guido dimentico sempre qualcosa da dire a Guido... un appunto, un piccolo neo. In cucina, solo per una questione estetica, l’unico “nero” adatto non è il grembiule ma solo quello di”seppia”. Q Branzino bruschettato Ingredienti (per 6 persone): 1 branzino, possibilmente di mare, di 2 chili; 1 carote; aglio; porro; 1 costa di sedano; 1 zucchina; 1 spicchio d’aglio; olio d’oliva; sale e pepe. Pulire il pesce, filettarlo con cura e tagliare i due filetti in sei tranci. Tagliare le verdure a fiammifero. Scaldare una padella antiaderente e poi appoggiare i tranci dalla parte della pelle; aggiungere quindi le verdure, sale e pepe, coprire con il coperchio e abbassare la fiamma. Aspettare quattro minuti, poi girare i tranci e lasciarli sulla padella ancora per 1 minuto. Servire il filetto sotto le sue verdure e aggiungere un filo d’olio extravergine d’oliva. 66 When I go to “Guido’s”… When I go to Guido’s I feel good, I feel good before I go, I feel good during the meal and I feel really fine when I get home. When I go to Guido’s I think about it first. I phone to book a table: “A table for two, for four… we’ll be there about eight o’clock”. Then the trip or journey, depending on where I am leaving from, either the seashore at Jesolo or my home in the province of Padua. It’s always a pleasant drive, filled with expectations but also with certainties… serene! When I go to Guido’s I always eat well, choosing a hors d’oeuvre of oysters to start with, “fin de siècle” French oysters, always fresh and tasty. The taste of the sea, blended with “cartizze” wine from the Veneto, an irresistible mixture of fragrances that combines the ocean with the foothills. When I go to Guido’s the time always passes quickly: the relaxed atmosphere, the courtesy of the waiters, friendly but professional, and the flavours, the aromas coming from the kitchen, all contribute to an extremely pleasant and gratifying result. When I go to Guido’s I like to read the menu, it’s very short, it never contains absolutely everything, only items linked to the season, to the fish available, to things that have been tried. In August there is even less on the menu, allowing for the pause in the fishing season, so guests will not be confused by an excess of information. What there is, is perfect, without trimmings, the essence of quality. On the other hand the wine list is exceptional, for both quantity and quality, and makes fine and instructive reading, quite a pastime, whether you are alone or in company, in pauses in the conversation. When I go to Guido’s I try not to eat too much, I like to leave room for a delicious dessert, for a home-made icecream or a nice biscuit. I can’t resist sweet things! Summer allows us to dine in the garden, an elegant “mise en place” just like the inside rooms, reassuring and cosy. The noise of Jesolo beach fades into the lagoon. When I go to Guido’s I come home feeling light, at peace with everyone, with no sad memories. When I go to Guido’s I always forget something I meant to tell Guido… just one little blemish. In the kitchen, for aesthetic reasons, the only suitable “black” is not his apron, but only black “cuttlefish ink”. Bass bruschettato Ingredients (serves 6): 1 sea bass, about 2 kilos; 1 carrot; garlic; leek; 1 stick of celery; 1 courgette; 1 clove of garlic; olive oil; salt and pepper. Clean the fish, fillet it carefully and cut the two fillets into six slices. Cut the vegetables into matchstick strips. Heat a non-stick frying pan and then lay the slices in it, with the skin on the bottom; then add the vegetables, salt and pepper, cover with a lid and turn down the heat. Wait four minutes, then turn the slices over and leave them in the pan for another minute. Serve the fillet covered with its vegetables and drizzle with extra-virgin olive oil. Corsi e concorsi Courses & contests “Penne in Cucina” Padova. Per la decima edizione di Pasta Jolly - Ottanta giornalisti ai fornelli ristiana Sparvoli (Tribuna di Treviso) ha vinto la decima edizione di Penne in cucina gara ai fornelli riservata ai giornalisti (un’ottantina provenienti da tutta Italia), manifestazione che si è svolta nella barchessa di Villa Ca’ Marcello, a Piombino Dese (Padova). La gara, promossa dall’Associazione della Stampa Enogastronomica del Triveneto, consiste nel preparare in quindici minuti, una salsa con cui condire una pasta corta messa a disposizione dallo sponsor Pastificio Jolly Sgambaro di Castello di Godego (Treviso). I piatti sono stati giudicati, come al solito, da una giuria composta da chef e ristoratori. Il Premio Mi sembri Dante, per la migliore ricetta sotto il profilo letterario, è stato assegnato a Maria Teresa Manuelli (Food). Il Premio Dio che vergogna - per i peggiori accoppiamenti degli ingredienti scelti - è stato assegnato a Mimmo Pugliese (Il Giornale di Brescia). Il simpatico premio Penna avvelenata destinato alla “maglia nera” dei giornalisti in cucina, cioè al concorrente punito dalla giuria con il voto più basso, è “ piovuto sulla testa” di Valeria Gandus (Panorama). La gara che ha visto competere tra loro i vincitori delle passate edizioni,Premio Il Migliore, è stato vinto da Vittoria Magno (Il Gazzettino) Hanno collaborato la Provincia di Padova, il Consorzio Padova Terme Euganee, il Consorzio Giotto di Padova, il Consorzio Terme Euganee Abano Montegrotto e la Strada del Vino Colli Euganei. C Cristiana Sparsoli, vincitrice di Penne in cucina 2006 Padua. For the tenth edition of the Pasta Jolly “Penne in Cucina” competition Eighty journalists in the kitchen Cristiana Sparvoli (of the Tribuna di Treviso newspaper) has won the tenth edition of the Penne in cucina cooking competition for journalists (around eighty journalists from all over Italy took part). The event took place in the Barchessa of Villa Ca’ Marcello in Piombino Dese (Padua). The competition, organised by the Food and Drink Press Association of the Triveneto region, involved preparing a pasta sauce in just fifteen minutes that would act as an accompaniment to some penne pasta kindly provided by the sponsor Pastificio Jolly Sgambaro of Castello di Godego (Treviso). As usual, the dishes were judged by a panel of chefs and restaurateurs. The Award Mi sembri Dante, for the best recipe from a literary point of view, went to Maria Teresa Manuelli (of the magazine Food). The Award Dio che vergogna for the worst combination of ingredients was awarded to Mimmo Pugliese (of Il Giornale di Brescia). Whereas Valeria Gandus (of Panorama), received the dubious honour of being awarded the booby prize, Penna avvelenata for the journalist with the lowest score. Vittoria Magno (of Il Gazzettino) won the Award Il Migliore in the contest between previous winners of the competition. The competition was organised in collaboration with the Province of Padua, the Padua Consortium of the Terme Euganee, the Giotto Consortium of Padua, the Consortium of the Terme Euganee Abano Montegrotto and the Strada del Vino Colli Euganei. (carlo mocci) Cristiana Sparsoli, winner of Penne in cucina 2006 La rubrica dell’olio d’oliva Olive oil’s corner I migliori oli del Lazio di Renzo Ceccacci Cooperativa Agricola Colli Etruschi Via degli Ulivi, 2 01010 BLERA (VT) Tel. e Fax 0761-470469 [email protected] www.collietruschi.it 68 opo l’introduzione dell’olivo nell’Italia centrale effettuata dagli Etruschi, furono i Romani, grandi estimatori delle qualità dell’olio, a promuoverne la grande diffusione, al pari della vite, anche in tutte le terre conquistate in cui era possibile questa coltivazione. Roma era il faro della tecnologia dell’epoca e tale fu anche per l’elaiotecnica. Già dal II secolo a.C. Catone, Columella e Saserna descrivevano le migliori forme di coltivazione e gli accorgimenti da adottare nella potatura, concimazione, raccolta e lavorazione delle olive. I Romani introdussero la frangitura con le molazze in pietra, sperimentarono la produzione di olio da olive denocciolate, standardizzarono la forma delle anfore utilizzate per il trasporto anche su nave e stabilirono le caratteristiche merceologiche dell’olio, suddividendolo qualitativamente in 5 categorie: ex albis ulivis (da olive molto verdi, raccolte dall’albero), viride (da olive a media maturazione), maturum (da olive mature), caducum (da olive raccolte a terra) e cibarium (era l’olio di qualità peggiore, che veniva utilizzato per l’alimentazione degli schiavi). Testimone silenzioso di cotanta storia è l’olivo più antico d’Europa, che a Canneto Sabino è ancora ben vegetante dopo oltre 2.000 anni di vita certificata. Il Lazio oggi è al sesto posto per numero di olivi (16 milioni e mezzo su 80.000 ettari) ma al quinto per quantità di olio prodotto con circa 300.000 quintali, pari al 5% del totale nazionale. La voglia di qualità, che anche qui sta diffondendo il suo benefico contagio, ha già determinato l’istituzione di tre DOP: Canino, Tuscia e Sabina, a cui presto si accompagnerà la quarta, che si chiamerà Soratte. Le cultivar più rappresentative di questa Regione, oltre alle quasi onnipresenti Leccino e Frantoio, sono Canino, Itrana, Maurino, Pendolino, Moraiolo, Carboncella, Olivastrone, Nostrale di Fiano, Solviana, Raja e Rosciola. Quattro le Aziende che Vi presento. D The best oils from Lazio Cooperativa Agricola Colli Etruschi Costituita nel 1965 questa Cooperativa annovera attualmente 350 soci proprietari complessivamente di 700 ettari di oliveto, il 90% del totale del Comune di Blera, sulle colline della Tuscia, impiantati per il 90% con Caninese, il restante con Frantoio e Leccino. La filiera produttiva è diretta da Nicola Fazzi in modo esemplare: produrre olio (come anche vino) di alta qualità è spesso facile per piccole produzioni, ma diviene sempre più difficile con l’aumentare della quantità. Questa Cooperativa, che dispone di un proprio frantoio a tecnologia continua in cui lavora in giornata le olive raccolte, riesce a coniugare la notevole quantità prodotta con l’alta qualità, proponendo oltretutto il proprio extravergine, filtrato e confezionato in bottiglie di varia capacità tutte munite di un praticissimo dosatore-salvagoccia retrattile, con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Olio Extravergine di Oliva Colli Etruschi: limpido e di un bel colore verde chiaro brillante, ha un fruttato verde di media intensità permeato di freschi profumi di erba, carciofo, mandorla e lieve foglia di pomodoro. Dotato di media fluidità e buon equilibrio delle sensazioni dolce, piccante ed amara espresse a giusta intensità, può essere usato con soddisfazione nelle verdure, sia crude che cotte, come in quasi tutte le preparazioni culinarie, escludendo solamente quelle dal sapore delicato. Cooperativa Agricola Colli Etruschi Established in 1965, this cooperative comprises 350 owners of 700 hectares of olive groves, 90% of which are to be found in the district surrounding Blera, in the Tuscia hills. 90% of the groves are planted with Caninese trees, with the remaining 10% in Frantoio and Leccino. Nicola Fazzi runs the processing plant in exemplary fashion. As with wine, producing high-quality oil is often easy for small-scale operations but becomes increasingly difficulty on a larger scale. The cooperative has its own mill and the olives are processed on the same day as they are harvested using a continuous system. A sizeable quantity of high-quality olive oil is produced, in particular an extra-virgin oil, which is filtered and packaged in bottles of various sizes with an extremely practical retractable drip-free pourer, offering excellent quality at a very reasonable price. Their limpid Olio Extravergine di Oliva Colli Etruschi oil is a beautiful bright light green and has a medium-intense green fruitiness with fresh grass, artichoke, almond and slight tomato leaf aromas. The oil is of a medium fluidity. Its piquancy, and sweet and bitter sensations are well balanced and intense to the right degree, making it ideal for serving on cooked and raw vegetables or most other dishes, as long as their flavour is not overly delicate. After the Etruscans introduced the olive tree into central Italy, the Romans, who greatly appreciated the properties of olive oil, began planting on a widespread scale wherever olives could be cultivated throughout the empire, much as they did with the grapevine. Rome was the source of most major technical innovation at the time and so it was with olive technology. As early as the second century, Catone, Columella and Saserna described the best forms of cultivation and gave advice on pruning, fertilisers, harvesting and processing. The Romans invented stone presses and experimented with producing oil from stoned olives. They also standardised the shape of the amphorae used for transporting the oil by land and by sea, and established its commercial characteristics, dividing it into five qualities: ex albis ulivis (from very green olives harvested on the trees), viride (from medium ripe olives), maturum (from ripe olives), caducum (from windfall olives) e cibarium (this was the most inferior oil and was used in foods to be given to the slaves). There is even an olive tree in Canneto Sabino certified as being over 2000 years old that bears silent witness to many centuries of changing history. Today Lazio is the sixth largest oil producing region with ca. 30,000 tonnes, or 5% of the national total. The emphasis on quality, which is also having a beneficial effect in this region, has already seen the creation of three D.O.P. appellations – Canino, Tuscia and Sabina – and a fourth, Soratte, is on its way. The most common varieties in Lazio, other than the omnipresent Leccino and Frantoio, are Canino, Itrana, Maurino, Pendolino, Moraiolo, Carboncella, Olivastrone, Nostraledi Fiano, Solviana, Raja and Rosciola. I have chosen four labels: La Mola – Anna Maria Billi Vincere una volta un concorso tra extravergini può accadere a molte Aziende. Quando le vittorie di una Azienda diventano numerosissime, ripetute di anno in anno nei Concorsi più prestigiosi ed accompagnate anche da tanti riconoscimenti, si è sicuri che non ci sia casualità o fortuna, ma soltanto bravura, come nel caso di Anna Maria Billi, erede di una lunga tradizione, di cui è superfluo descrivere la competenza (La Mola era il nome dell’antico frantoio di famiglia). L’oliveto, di 10 ettari con 2.000 piante secolari di Frantoio, Leccino e Pendolino, è situato tra i 300 ed i 400 metri di altitudine nella Sabina Reatina, proprio di fronte all’Abbazia di Farfa. Dopo raccolta manuale all’invaiatura e trasporto in casse aerate, la lavorazione è avvenuta, sempre in giornata, presso il Frantoio Galloni e Bettucci di Montopoli in Sabina, dotato di frangitura a molazze e separazione a decanter. Del totale di circa 60 quintali prodotti, 30 sono stati imbottigliati con l’etichetta che Vi presento. Olio Extravergine di Oliva “La Mola” DOP Sabina: quasi limpido per decantazione naturale, è di colore giallo-verdino. Al naso è delicato nel fruttato verde e molto particolare per i profumi di erbe aromatiche come la menta e la salvia, oltre ai sentori di erba verde, cardo e lieve carciofo che si ritrovano coerenti in bocca. Prevalentemente dolce e notevolmente fluido, con una lieve prevalenza del piccante sull’amaro delicato, risulterà perfetto sulle preparazioni di pesce, sulle verdure crude o cotte e su tutti i piatti di sapore delicato. Magrini Sisto Siamo ancora nella Sabina Reatina. L’oliveto, che si estende su 8 ettari dei 30 aziendali situati nelle vicinanze del Santuario di Vescovio, comprende 1300 piante di Leccino, Frantoio e Carboncella coltivate a cono rovesciato e condotte con regime semibiologico. Nell’ultima annata, con brucatura manuale, sono stati raccolti 150 quintali di olive appena invaiate, subito trasportate in cassette aerate presso il Frantoio Oleario di Elda Nobili, situato a Torri in Sabina, per essere lavorate in giornata con tecnologia continua. I 25 quintali di extravergine DOP ottenuti sono stati tutti filtrati e confezionati in bottiglie di vario contenuto (anche da 0,10 litri, molto adatte all’utilizzo nella Ristorazione di qualità che può così permettere ai propri Clienti, dopo la scelta e l’utilizzo dell’olio, di potersi portare via quanto rimane con sicura soddisfazione) proposte con un vantaggioso rapporto qualità/ prezzo. Olio Extravergine di Oliva “Colle Magrini” DOP Sabina: Verde-giallino e limpido, è di fruttato quasi medio. Profuma di olive verdi, erba tagliata, lieve carciofo e foglia di pomodoro. In bocca è fluido e ben equilibrato: inizialmente dolce, evidenzia subito un buon corredo di piccante ed un finale decisamente e piacevolmente amaro. Per gli abbinamenti potrebbe essere considerato un vero Jolly, sposando bene quasi ogni preparazione, ad esclusione di quelle dal sapore particolarmente delicato. Monte Vivoli La collina da cui l’Azienda prende il nome domina la vallata tra Itri e Formia e gode del panorama del Golfo di Gaeta e delle Isole Pontine, oltre che di una situazione climatica paradisiaca . Maurizio Maggiarra, settimo di otto figli, ha ereditato dal padre Francesco la passione per questo lavoro e 5.000 metri quadrati di oliveto, da lui man mano integrato, con successivi acquisti di appezzamenti confinanti, fino agli attuali 3 ettari, situati ad altitudine di quasi 200 metri e coltivati con 1.000 piante soprattutto di Itrana condotte a vaso policonico. Dopo scrupolosa conduzione agronomica, nella terza decade di dicembre sono stati raccolti manualmente 200 quintali di olive appena invaiate, lavorate entro 6 ore presso il Frantoio dell’Unagri di Itri con tecnologia continua. Dei 25 quintali di extravergine ottenuti, 10 sono costituiti dal monocultivar che Vi presento. Olio Extravergine di Oliva Monte Vivoli: di colore verde-giallino, è quasi limpido per decantazione naturale. La peculiarità dell’oliva Itrana da cui è ottenuto, il profumo di pomodoro maturo e foglia di pomodoro, arriva subito al naso con notevole finezza, sottolineata da sentori di oliva verde, erba tagliata, carciofo e mandorla. All’assaggio è molto fluido, con un equilibrio dei toni dolce, piccante ed amaro,espressi a giusta intensità, che enfatizza la piacevolezza degli aromi. Da utilizzare su tutte le preparazioni di sapore medio o robusto, specialmente su quelle ove sia gradevole aggiungere il sentore del pomodoro. La Mola – Anna Maria Billi It is no outstanding feat to come first in an extra-virgin olive oil competition – once. However, when the farm keeps winning the most prestigious competitions year after year and gains widespread acclaim, you can be sure that there is more hard work than good luck in the doing. This is the case with Anna Maria Billi, the extremely competent heir to a long line of olive oil producers, about which La Mola, the name of the old family mill, testifies. The olive grove covers 10 hectares planted with 2,000 age-old Frantoio, Leccino and Pendolino trees is situated between 300 and 400 metres above sea level in the Sabina Reatina area, directly opposite the Farfa abbey. After the just-ripe olives are manually harvested, they are transported in aerated crates to Frantoio Galloni e Bettucci at Montopoli in Sabina for milling on the same day, where they are stone-ground and decanted. Of the approximately six tonnes of oil produced after the last harvest, three were bottled under the Olio Extravergine di Oliva “La Mola” DOP Sabina label. This oil is almost limpid, due to natural decanting and is of a greenish yellow colour. A delicate green fruitiness and intriguing herb notes (mint and sage) strike the nose initially. Green grass, cardoon and slight artichoke aromas follow through to the mouth, which also features a predominating sweetness. Its piquancy dominates slightly over a delicate bitterness. A remarkably fluid oil that is perfect for fish, raw and cooked vegetables and other dishes with a delicate flavour. Mola – Anna Maria Billi Località Mercato Vecchio - 02031 CASTELNUOVO DI FARFA (RI) Tel. 0765-36388 Fax 0765-36381 [email protected] Magrini Sisto Also in the Sabina Reatina area, the olive grove covers 8 of the 30 hectares owned by the farm and is situated near the Vescovio sanctuary. 1,300 Leccino, Frantoio and Carboncella trees are grown in a pyramid shape and cultivated according to semi-organic methods. At the last harvest, 15 tonnes of barely ripe olives were hand picked and immediately transported in aerated crates to Frantoio Oleario di Elda Nobili at Torri in Sabina to be processed on the same day using a continuous process. The 2.5 tonnes of extra-virgin D.O.P. olive oil were filtered and packaged in bottles of various sizes and sold at an extremely reasonable price (the 100-ml size is particularly suitable for restaurants since it provides the possibility for diners to take away any oil left to enjoy at home). Olio Extravergine di Oliva “Colle Magrini” DOP Sabina: Yellowish-green and limpid with a closeto-medium fruitiness. Green olive, cut grass, slight artichoke and tomato leaf aromas are complemented in the mouth by good fluidity. This well-balanced oil presents an initial sweetness that is immediately followed by a good piquancy and a decisive, pleasantly bitter finish. This oil is a wonderfully versatile partner for almost any type of dish other than those that are excessively delicate. Magrini Sisto Via Carpinete, 45 - 02049 TORRI IN SABINA (RI) Tel. 0765-62081 Fax 0765-62381 [email protected] www.collemagrini.it Monte Vivoli The farm is named after a hill dominating the valley between Itri and Formia. It boasts a view out over the Golf of Gaeta and the Pontine islands, and a heavenly climate. Maurizio Maggiarrra, the seventh of eight children, inherited his passion for olive growing and 5,000 square metres of olive groves from his father. He has gradually bought bordering plots and the property now covers three hectares, located at almost 200 metres above sea level. The 1,000 – predominantly Itrana – trees are grown in a polyconical vase shape. The meticulously groomed trees were harvested in the last 10 days of December, producing 20 tonnes of just-mature olives that were processed within six hours at Frantoio dell’Unagri in Itri using a continuous system. Of the 2.5 tonnes of oil produced, one tonne was the monocultivar oil I have chosen. The Olio Extravergine di Oliva Monte Vivoli is a yellowish green and almost limpid due to natural decanting. Itrana olives have a characteristic ripe tomato and tomato leaf aroma that in this oil immediately strike the nose with a notable elegance reinforced with green olive, cut grass, artichoke and almond notes. In the mouth, the oil is very fluid and has a well-balanced sweetness, piquancy and bitterness of good intensity that highlight the appealing aromas. Use with medium to strong dishes, especially those likely to be complemented by tomato aromas. Monte Vivoli Via Monte Vivoli 04020 ITRI (LT) Tel. e Fax 0771-729641 Cell. 335-5269458 69 Eventi Events Marche chefs promoting regional identity Cucina ‘made in Marche’ per la promozione dell’identita’ regionale President Spacca receives the champion chefs of the Marche Team ‘All credit to the ingenuity and creativity of the chefs of the Marche Team that have helped put our region on the map’. These were the words of Gian Mario Spacca, the President of the Marche Region, when he received the prize-winning chefs of the Marche region, captained by Ottaviano Pellini, in the Presidential Office this morning. The Team were recently awarded first prize in the Italian International Championships held in Marina di Carrara. Yet another confirmation of the excellence of the region where the traditions of food and wine have been gaining popularity on the international scene. Still fresh from their recent success and proud of the prestige their achievement will bestow on the Marche region, the chefs prepared the menu that won them the gold medal accompanied by two artistic creations portraying a female figure sculpted in ice and the woodpecker, the region’s symbol, in dark chocolate. President Spacca was pleased to have found another example of regional excellence that will help establish the identity of the Marche region throughout the world. ‘Focussing on typicality is our strong point”, commented Ottaviano Pellini, “When we take part in competitions, we prepare recipes based on special niche products from the Marche region. Through our work we also try to promote the typical specialities of our area’. At the end of the meeting, President Spacca presented the chefs with a plaque bearing the symbol of the Region. The next challenge for the Marche Team will be the World Cooking Championships that will be held in Luxembourg in November. (Luigino Bruni and Serena Paolini) Ph Maurizio Rillo Il presidente Spacca ha ricevuto gli chef campioni del Team Marche Lo Chef Pellini premiato dal Presidente Spacca President Spacca awarding Chef pellini ‘Onore alla genialità e alla capacità creativa degli chef del Team Marche che contribuiscono a qualificare la regione’. Con queste parole il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, ha ricevuto questa mattina nella sede istituzionale i cuochi marchigiani, capitanati da Ottaviano Pellini, che hanno vinto il primo premio assoluto ai recenti campionati internazionali d’Italia svoltisi a Marina di Carrara. Un’altra testimonianza dell’eccellenza della regione dove la tradizione enogastronomica è divenuta un biglietto da visita sulla scena internazionale. Orgogliosi del successo ottenuto e del prestigio che con la loro creatività portano alle Marche, gli chef hanno presentato il menù da medaglia d’oro e due creazioni artistiche raffiguranti una figura femminile scolpita nel ghiaccio e il picchio, simbolo della regione, in cioccolato fondente. Il presidente Spacca ha espresso grande soddisfazione per aver trovato nella tradizione enogastronomica un altro elemento tra le eccellenze regionali che contribuisce all’affermazione dell’identità marchigiana nel mondo. ‘Puntare sulla tipicità è il nostro punto di forza – ha detto Ottaviano Pellini – Alle competizioni partecipiamo proponendo ricette a base di prodotti marchigiani che sono particolari, di nicchia. Attraverso il nostro lavoro facciamo opera di promozione e valorizzazione di specialità tipiche’. Al termine dell’incontro il presidente Spacca ha consegnato agli chef una targa con simbolo della Regione. Prossimo traguardo del Team Marche sarà la partecipazione ai Campionati mondiali di cucina che si svolgeranno a Lussemburgo nel mese di novembre. Marche chefs crowned Italian champions: A Victory for Typicality Ph Maurizio Rillo (Luigino Bruni e Serena Paolini) Il Team Cuochi della Regione Marche The Team of Chefs from the Marche region La cucina marchigiana tricolore: la vittoria delle tipicità Il Team Cuochi della Regione Marche si laurea Campione D’Italia, ottenendo il prestigioso scudetto tricolore agli Internazionali di Cucina tenuti a Marina di Carrara dal 26 febbraio al 2 marzo, in occasione della Rassegna Tirreno CT. Si tratta di un successo importante, per una squadra non nuova ad affermazioni internazionali, con la medaglia d’oro nel menu caldo e quella d’argento nel menu freddo e nella pasticceria il Team si è aggiudicato il primo posto assoluto di squadra. Questo è un traguardo che si pone non solo ad ulteriore conferma dell’eccellenza enogastronomica marchigiana, divenuta ormai un biglietto da visita sulla scena internazionale, ma soprattutto si propone come la vittoria di un’ autentica tradizione culinaria, dotata 70 The Team of Chefs from the Marche Region were recently crowned as the Italian Champions. They were awarded the prestigious shield at the International Cooking Championship that was held in Marina di Carrara from the 26 February to the 2 March This is an important achievement for a team that is no stranger to international success. By winning the gold in the hot menu and the silver in both the cold menu and the pastry category, the Team was declared the outright winner. This accomplishment not only goes to confirm the excellence of food and wine in the Marche region, that is already well-regarded on the international scene, but it can also be considered as a victory for traditional authentic cuisine with distinctive characteristics, that are always closely connected to the typicality of the surrounding land. This rediscovery proved to be a winning formula compared to more “creative” cuisine that is losing popularity. The Marche Team of Chefs was captained by Ottaviano Pellini and made up of Walter Borsini, Iginia Carducci, Dino Casoni, Kelly Enhairi, Luca Facchini, Danilo Garbini, Alberto Grilli, Massimiliano Mandozzi and Mauro Michetti, with the collaboration of the chef Robert Ortolani. Upon the suggestion of the Regional Union of Chefs of the Marche Region, the team was formed in 1996 and since then has been working with great commitment and professionalism to promote and establish the best products of the Marche region beyond regional boundaries. The group consists of professionals of all ages, including both budding chefs and established professionals. The team thrives on a spirit of friendship, understanding, modesty and a will to succeed: characteristics without which, say the members of the group, they would never have been able to achieve such excellent results. The secret lies in making the most of those products that are exclusively available in the local area, in the same way as country villages would have done in times gone by; the philosophy is to concentrate on typicality, by attempting and reinventing new combinations while not losing sight of the past, in order di una fisionomia definita, da sempre legata alle tipicità del proprio territorio: una riscoperta che risulta definitivamente vincente di fronte alle cucine “creative” ormai sul viale del tramonto. Il Team Cuochi Marche, capitanato da Ottaviano Pellini, è composto da Walter Borsini, Iginia Carducci, Dino Casoni, Kelly Enhairi, Luca Facchini, Danilo Garbini, Alberto Grilli, Massimiliano Mandozzi, Mauro Michetti, con la collaborazione dello chef Robert Ortolani. La squadra, espressione dell’Unione Regionale Cuochi Marche, è attiva dal 1996 e da allora lavora per la promozione e l’affermazione dei migliori prodotti del territorio marchigiano fuori dai confini regionali con impegno e grande professionalità. Si tratta di un gruppo eterogeneo composto da professionisti di tutte le età, nuove leve e decani, ed animato principalmente da spirito di amicizia, affiatamento, umiltà ed insieme una forte volontà di affermarsi: caratteristiche senza le quali, affermano i membri del gruppo, non si sarebbero potuti ottenere risultati così eccellenti. Il segreto sta nello sfruttare la genuinità e l’uso di prodotti esclusivamente locali, al modo delle comunità contadine del passato, puntare cioè sulle tipicità, provando e reinventando nuovi accostamenti sempre con un occhio di riguardo verso il proprio passato, per tramandare quei sapori che rischiano di perdersi. Al concorso, in rappresentanza delle maggiori cucine internazionali, ha partecipato un foltissimo gruppo di squadre, provenienti, oltre che dalle regioni italiane, da diversi stati europei e dagli Stati Uniti. Per conseguire il titolo italiano gli chef del Team Marche hanno dovuto preparare oltre 60 piatti. In questo tipo di manifestazioni la presentazione, le decorazioni, il gusto estetico sono di primaria importanza. Il Menù da medaglia d’oro del Team marchigiano era composto da: ravioli di patata e ciauscolo con salsa di pomodoro e zenzero, nepitella, crema al formaggio di fossa e cicoria strascinata; coscetta di coniglio farcita con carciofi e finocchio selvatico, con marasche e rotolino di verza; petto di piccione saltato al vino cotto con erbe aromatiche in savarin di polenta; sella di maiale al rosmarino e aglio con millefoglie ai cardi; semifreddo all’arancia con bisquit al cioccolato, frutta secca caramellata e salsa al Persico Varnelli. Piatti che esaltano i prodotti territoriali marchigiani, «E’ stata questa l’arma vincente, l’aver saputo interpretatare al meglio gli straordinari ingredienti che la nostra terra ci offre - spiega il Capitano del Team Ottaviano Pellini – per questo siamo particolarmente orgogliosi del titolo italiano: è un riconoscimento alla nostra magnifica regione. Devo anche ringraziare dal profondo del cuore le aziende che ci hanno sostenuto ed in particolare le cantine marchigiane Belisario di Matelica, Colonnara di Cupramontana, Moncaro di Montecarotto ma anche l’azienda Capità di Recanati e la Sirman di Padova. L’abbinamento dei nostri piatti con i grandi vini marchigiani è stato un ingrediente fondamentale del nostro successo». E ugualmente si è espresso il Presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, lodando la genialità e la capacità creativa degli chef del Team, sottolineando la soddisfazione per aver trovato nella tradizione enogastronomica un altro elemento tra le eccellenze regionali che contribuisce all’affermazione dell’identità marchigiana nel mondo. Il titolo italiano conferma come la scuola di cucina marchigiana si sia ormai stabilmente insediata ai vertici mondiali della gastronomia, definendo ulteriormente la propria identità nel panorama nazionale ed internazionale, e riscuotendo, a riprova di questo, numerosi e crescenti consensi presso le migliori guide enogastronomiche. Il prossimo impegno per il Team Marche saranno i Mondiali in programma a Lussemburgo, una sfida che si terrà a Novembre e li vede già impegnati nella preparazione. (Mauro Rocchegiani) Il Team Cuochi Marche, capitanato da Ottaviano Pellini, vincitore del titolo italiano ai recenti Internazionali d’Italia di Cucina a Marina di Carrara, ringrazia per l’importante sostegno morale e materiale da Voi ricevuto: una collaborazione fondamentale al conseguimento di questo risultato. E’ interpretando la cucina del nostro territorio, le Marche, dei suoi prodotti più caratteristici, che si è potuti giungere a questa meta; un territorio che, grazie a questa nostra conquista, acquista una maggiore e più solida visibilità in campo nazionale ed europeo. Un territorio che noi, aziende e chef, abitiamo e formiamo insieme, e solo attraverso una collaborazione continuativa e reciproca può arrivare a manifestare al meglio le proprie potenzialità. Torniamo quindi ad esprimere la nostra più sincera gratitudine per il Vostro prezioso aiuto, coscienti che solo lavorando insieme si possa arrivare a risultati significativi per noi e per la nostra Regione Marche. Il Team Cuochi della Regione Marche The Team of Chefs from the Marche region to revive those tastes and flavours that risk being lost in time. Many teams took part in the competition, and in addition to the teams from the Italian regions, there were also teams from other European countries and the United States, representing international cuisine. In order to obtain the title, the chefs of the Marche Team had to prepare more than 60 dishes. In this type of event, the presentation, the decoration and the appearance of the dishes are of the utmost importance. The menu that won the gold medal consisted of a range of dishes designed to showcase the products of the Marche region: potato and ciauscolo ravioli with tomato and ginger sauce, nepitella, cream of fossa cheese and sautéed chicory; rabbit leg with artichokes and wild fennel, accompanied by sour cherries and Savoy cabbage rolls; pigeon breast sautéed in wine and cooked with herbs and polenta savarin; pork rump with rosemary and garlic accompanied by millefeuille of edible thistle; an orange semifreddo with a chocolate biscuit and caramelised dried fruit with a Persico Varnelli sauce. “The key to our success, is the skill with which we have interpreted the extraordinary produce of our land”, explains the Team Captain Ottaviano Pellini, “this is why we are particularly proud of the Italian title as it is a recognition of our wonderful region. I must express my heartfelt thanks to all the companies that have supported us and in particular to the following wine cellars of the Marche region: Belisario of Matelica, Colonnara of Cupramontana, Moncaro of Montecarotto as well as the companies Capità of Recanati and Sirman of Padua. Complimenting our dishes with the wonderful wines of the Marche region was essential to our success”. The President of the Marche Region, Gian Mario Spacca, also praised the team for their ingenuity and creativity, while expressing his delight at having found yet another element to add to the region’s achievements, this time in the sphere of food and wine traditions, that will contribute to the reputation of the Marche region at an international level. The Italian title confirms that the academy of cuisine of the Marche region has succeeded in establishing itself as a world-class school, redefining its identity on the national and international stage and earning an increasing number of recommendations in the most influential food and wine guides. The next challenge for the Marche Team will be in November when the World Championships will be held in Luxembourg. Needless to say, preparations are already well underway. (Mauro Rocchegiani) The Marche Region Team of Chefs, captained by Ottaviano Pellini, winner of the Italian title at the recent Italian International Cooking Awards held in Marina di Carrara, would like to thank you for the moral and material support you have given us: without your help we would never have been able to achieve such a result. We have been able to attain our goal by interpreting the cuisine of our land, the Marche, and its most characteristic products; a land that thanks to our achievement will receive more attention on both a national and European level. A land that we, companies and chefs alike, inhabit and develop together, that can only reach its full potential through our mutual and continuous cooperation. Therefore we would like to express our most sincere thanks for your precious help, in the knowledge that we can only obtain significant results for ourselves and for the Marche region by working together. (Chef Iginia Carducci - President of the Fic Marche) 1 2 3 1 - Ravioli di Patta e ciauscolo con salsa di pomodoro e zenzero, nepitella, crema al formaggio di fossa e cicoria strascinata 2 - Semifreddo all’arancia con bisquit al cioccolato, frutta secca caramellata e salsa al Persico Varnelli 3 - Coscetta di coniglio farcita con carciofi e finocchio selvatico, con marasche e rotolino di verza 1 - Potato and ciauscolo ravioli with tomato and ginger sauce, nepitella, cream of fossa cheese and sautéed chicory 2 - Orange semifreddo with a chocolate biscuit and caramelised dried fruit with a Persico Varnelli sauce 3 - Rabbit leg with artichokes and wild fennel, accompanied by sour cherries and Savoy cabbage rolls (La Presidente Provinciale Fic Chef Iginia Carducci) 71 Sport Sport Cus padova e sirman: un’unione vincente La stagione 2005 si è conclusa con risultati felici per il Cus Padova e Sirman, sponsor da un paio d’anni della società universitaria. Il numero dei tesseramenti è aumentato e i giovani atleti hanno guadagnato traguardi importanti, basti citare il successo riscosso agli ultimi campionati nazionali cadetti di Biscieglie, da cui la squadra cussina è tornata con cinque allori. Silvia Masiero ha mancato solo per pochi decimi di secondo il nuovo primato di categoria nel pentathlon, vincendo però il titolo nella staffetta veloce. Riccardo Danuso ha dominato le graduatorie nazionali nel giavellotto per tutta la stagione, conquistando a Bari il titolo italiano. Alberto Tonin ha conseguito il successo nel salto in lungo e Greta Zin nel disco. Un altro titolo universitario nel 2005 l’ha vinto Giorgio Pianella nel salto con l’asta. Esemplare il caso di Francesca Zanette, campionessa nazionale universitaria nella staffetta veloce con Erika Casonato, Sara Scaccabarozzi e Alice Paccagnella, che ai risultati ottenuti in pista accompagna un’ottima media universitaria sostenendo un principio, l’unione tra agonismo e cultura, fondamentale per il Cus. Nello spirito universitario, infatti, lo sport è inteso come amicizia, cultura e formazione umana, attuati attraverso una competizione sana e mai esasperata, lontana da chi fa dello sport solo commercio e spettacolo. In questa stagione si sta lavorando assiduamente per proseguire e migliorare i risultati della precedente. (M.N.) Cus Padova and Sirman: a winning combination The 2005 season concluded with positive results for Cus Padova (the University Sports Centre) and Sirman, who have been the sponsors of the university club for the last few years. The number of members has increased and the young athletes have achieved significant results. For example, during the national youth championships in Bisceglie, the Cus team carried away five awards. In the pentathlon, Silvia Masiero narrowly missed out on first place by a few tenths of a second, however she did win the 4X100 metres relay race. Riccardo Danuso dominated the national winner’s board in the javelin for the whole season, and finally won the Italian title in Bari. Alberto Tonin succeeded in winning the long jump while Greta Zin won the discus. Giorgio Pianella won yet another university title in the pole vault for 2005. A particular mention goes to Francesca Zanette, national university champion in the 4X100 metres relay race together with Erika Casonato, Sara Scaccabarozzi and Alice Paccagnella, who also managed to achieve outstanding university grades by sustaining the principal of the union between competitiveness and culture. Indeed, the university considers sport to be an opportunity for developing friendships, cultural knowledge and people skills, with a healthy competitive spirit that is a far cry from those who practise sport purely for economic gain or showmanship. This season we are working hard to try and better last season’s results. (M.N.) Nel mondo Around the world di Alessandro Lorenzato Le more? Trovatevele da soli! Il fenomeno U-Pick in America on sto parlando di donne - ritengo che pochissimi (fortunati evidentemente) possano dire di conoscerle bene – bensì di un’ormai secolarizzata abitudine americana dal nome U-PICK. U-PICK vuol dire letteralmente “tu” (you) “scegli” (pick) e aggiungerei “e prendi”. In America esistono centinaia di farms (fattorie) dedite alla coltivazione di alberi da frutto, ortaggi e frutti di bosco. In pratica, a seconda del periodo dell’anno, molte farms permettono a tutti di potersi servire dentro le piantagioni, fornendo ai visitatori un cestino da riempire a proprio piacimento. Il prezzo per libbra è calcolato ovviamente a seconda del tipo di frutta raccolto. Aldilà della semplice raccolta, è un modo per stare a contatto con la natura nella profonda (issima) campagna americana, dove sembra che il tempo si sia fermato. Inevitabilmente è diventato un business: molte di queste farms si sono attrezzate con semplici parco giochi, i bambini possono imbeccare anitre e caprette e c’e’ abbondanza di tavoli per i picnic. In uno dei miei viaggi di lavoro ho potuto fermarmi nella remota Tiskilwa, a circa tre ore da Chicago, dove c’è la Plow Creek Farm e dove ho potuto rendermi conto di questo simpatico costume. D’altronde la grappa al mirtillo e’ una delle mie passioni! Sono sorti molti siti internet che presentano le singole farms, le stagioni per i diversi tipi di raccolte, prezzi e curiosità. Alcuni sono così dettagliati da descrivere le capacità antiossidanti, per esempio, dei mirtilli che sono cinque volte tanto rispetto ad un consumo normale di frutta e verdura, aiutano a tener basso il colesterolo e, addirittura, a prevenire il rischio di cecità. Nel web si trovano pure directories come http://www.pickyourown.org/ in cui, stato per stato, viene indicato dove si può fare la raccolta fai da te. La prossima volta in USA, se volete sentirvi meno turisti, guidate l’auto fuori città (ma non troppo...) e fermatevi in uno di questi posti, vi sorprenderete. N 72 Pick your own...women? No, Blueberries! Blackberry in Italian translates into “mora” which also means “brunette”...but I actually don’t want to talk about women - I guess very few can tell to know them indeed but a very well-established American habit: the U-PICK. There are hundreds of farms in America growing fruits, berries, veggies and flowers organically and offering u-pick on most items according of the time period of the year. The price you pay of course is detemined by the type of produce you picked. Beyond harvesting, this is a way to enjoy nature into the deep American countryside where sometimes it looks like time just stopped. It rapidly turned into a business, many farms have a playground for kids, who can also feed baby ducks and goats and picnic tables for lunch are often provided. I stopped by the Plow Creek Farm in Tiskilwa, IL 3 hours from Chicago and I could experience this new thing for me. There are a lot websites dedicated to the farms, the harvest season, prices and much more. Some are very detailed describing for instance the antioxidant properties of blueberries up to five times the antioxidant power of other nutritious fruits and vegetables, lowering cholesterol and preventing blindness. there also directories like http://www.pickyourown.org/ where you can find state by state U-Pick locations. If you want to experience a real American feel stop by a U-Pick farm, you’ll be surprised. 73 In fiera Trade shows di Lorenzo Destro Eurocarne: un’occasione per dimostrare l’eccellenza di Sirman i è appena conclusa l’ultima edizione della EUROCARNE di Verona, un evento affrontato da Sirman con l’usuale immagine per i grandi eventi e la carica commerciale dovuta alla presentazione di non poche novità. In un anno in cui non c’erano né Iffa né Euroshop, le aspettative erano molto buone, in quanto la manifestazione di Verona era, carte alla mano, l’unico evento internazionale del settore in questo 2006. Un primissimo bilancio a caldo non risulta purtroppo essere del tutto positivo. La Fiera ha avuto il suo giorno di maggiore affluenza nella giornata di domenica, grazie ai vari gruppi di associazioni macellai arrivati da tutta Italia. Nei tre giorni precedenti però il numero di rivenditori italiani ed esteri arrivati a Verona non è stato certo all’altezza delle aspettative. Ad onor del vero, vista soprattutto dalla parte del visitatore interessato alle piccole/medie attrezzature, Eurocarne quest’anno non rappresentava un evento “determinante”: pochi produttori di affettatrici ( 5 ) ed addirittura 1 solo di bilance. Aggiungo anche che la Fiera stessa non è riuscita a promuovere come in passato l’evento: troppi i clienti sia in Italia che all’Estero che nulla sapevano di Eurocarne. Si è avuta l’idea che la maggior parte di loro sia arrivata perché invitata solo dalle aziende. Le lunghe liste di operatori esteri annunciati dall’ICE sono rimaste solo nominativi visti sulla carta, non certo incontrati durante i quattro giorni di Fiera. L’impressione è che questo evento si stia rivolgendo sempre più al settore industriale della lavorazione della carne e che stia perdendo attrazione per quel che riguarda il settore retail. Anche la immagine di Salone internazionale si sta ridimensionando. Per Sirman è stata comunque l’occasione per ribadire quanto è stato fatto negli ultimi anni per offrire una gamma di prodotti di alto livello alla G.D.O. : l’affettatrice automatica Galileo, la novità assoluta rappresentata dal Barcellona 32 refrigerato e la gamma al completo dei tritacarne industriali. Il buon riscontro ottenuto con i nuovi prodotti e la considerazione che Eurocarne resta comunque l’unico evento del settore con un minimo di storicità in una zona che annovera non pochi produttori di macchine per l’industria della carne, ci hanno comunque portato a prendere la decisione di riconfermare la presenza di Sirman anche alla prossima edizione tra tre anni, cercando magari una collaborazione più stretta con l’Ente Fiera per riportare la manifestazione ai livelli di un tempo. S “Dal 20 al 23 Maggio si è svolta l’annuale NRA di Chicago, l’evento fieristico di settore più importante dell’anno negli Stati Uniti. Per l’Azienda Bolzonella di Padova e l’Azienda Gandellini di Brescia, due stretti collaboratori di Sirman, è stata l’occasione per conoscere da vicino il mercato statunitense e visitare la sede della IFM, nostra Filiale di Chicago”. 74 Eurocarne: an opportunity to demonstrate the excellence of Sirman The latest edition of the event EUROCARNE held in Verona has drawn to a close. Sirman took part in the event with its usual panache for large events and commercial energy due to the presentation of so many new products. Expectations were high as neither Iffa nor Euroshop took place this year, and consequently the Verona event was listed as the only international event of the sector in 2006. However the first figures have not proved to be so positive. The busiest day of the Fair was on Sunday, thanks to the various groups of butcher associations who came to pay a visit from all over Italy. During the three previous days, however, there were certainly less Italian and international retailers than expected. To tell the truth, from the point of view of a visitor interested in small to medium sized equipment, Eurocarne was not a “decisive” event this year: there were only a handful of meat slicer producers (5) and there was only one weighing scales manufacturer. I would also like to add that this year the Fair did not successfully promote the event like they have done in the past: there were far too many clients in Italy and abroad who did not know anything about Eurocarne. In fact it seemed that the majority of clients that did come to the event, only came because they had been invited by the companies. The long queues of foreign operators announced by the ICE did not materialise and we certainly did not meet many of them during the four days of the Fair. The general impression of the event is that it is focussing ever more on the industrial sector of meat processing and is losing its appeal for the retail sector. Even the image of the event as an international Show is starting to change. Nonetheless, for Sirman the event was an opportunity to reconfirm what we have been doing over the last few years to offer a range of high level products for the largescale distribution: the automatic meat slicer Galileo, the state-of-the art Barcellona 32 refrigerated meat mincer and the full range of industrial mincers. Thanks to the positive reception of our new products and considering that Eurocarne is the only event in the sector that has succeeded in building up a reputation in an area that is able to count a high number of machinery manufacturers for the meat industry, we have decided that Sirman will take part in the next edition of the Fair which will take place in three years time, though we will probably try to work more closely with the Organisers of the Fair in order to ensure that the event returns to its former glory. “The yearly NRA of Chicago, the most important fair of the year in this sector in the United States, took place from the 20th to the 23rd of May. Two of the closest partners of Sirman, the Bolzonella Company from Padova and the Gandellini Company from Brescia, had the opportunity to experience the American market and to visit the IFM office, our branch in Chicago”. Distretti aziendali The firms’ districts Quali responsabilità sui danni e sui furti? A un nostro spedizioniere che organizza e a volte cura direttamente i trasporti via camion in ambito europeo, sono stati sottratti quasi tutti i cartoni da una nostra spedizione non assicurata di articoli casalinghi in plastica diretta in Lituania. Alla nostra richiesta di indennizzo ci fa sapere innanzitutto che egli in qualità di spedizioniere non ha responsabilità su danni e/o furti alla merce e che comunque non è tenuto a rispondere di un furto avvenuto durante la chiusura dei suoi magazzini per le festività pasquali. Non sappiamo su quale presupposto si basi la sua asserita “immunità” per il fatto di essere spedizioniere, e il commercialista ritiene che comunque il danno non ci sarà risarcito per il fatto che è avvenuto durante le ferie, a magazzino chiuso e non operante. Se lo spedizioniere è assicurato, dobbiamo considerare il caso chiuso? R. Tutt’altro, perché lo spedizioniere dimentica che, fuori dalla specifica attività di trazione fisica (di cui non risponde in quanto esercitata dal vettore), ricorre anche per lui l’obbligazione di fornire dei risultati per la parte accessoria alla stipulazione del contratto di trasporto quale, per esempio, la custodia delle merci in attesa che vengano affidate al vettore designato per il trasporto. Va infatti precisato che il mandato di spedizione, come riportato dal Codice Civile all’articolo 1737, impegna lo spedizioniere su due fronti distinti: 1) la conclusione di un contratto di trasporto (che è la causa specifica o tipica di questo mandato); 2)l’esecuzione di una serie di operazioni di carattere materiale, compreso il conferimento di atti giuridici. All’interno di questo duplice ambito operativo, si identifica per lo spedizioniere una prestazione che non dà luogo a una obbligazione di risultato, che è quello di riconsegnare le merci a destino in stato sano, ma quella di offrire competenza e professionalità nei servizi ausiliari al trasporto, e rendere possibile l’individuazione del vettore con cui stipulare tale contratto. Ossia un’obbligazione di mezzi. Può succedere però che il ricorso allo spedizioniere sia dettato dalla necessità di ottenere da lui le sole sue prestazioni di natura accessoria (in questo modo privando il contratto proprio della sua causa tipica (la conclusione del contratto di trasporto) cosa, questa, che non consentirebbe allo spedizioniere di avvalersi della prerogativa della citata “immunità” prevista per il suo status di agente senza rappresentanza – e quindi senza responsabilità sull’esito del (contratto di) trasporto – facendogli però assumere quello di prestatore d’opera delle sole operazioni accessorie per le quali invece sorgerebbero anche per lui le stesse obbligazioni di risultato previste per il vettore. Su tale punto va precisato che, per legge, il vettore ha anche l’obbligo, come pare intuibile, di custodire le merci affidategli, come espressamente previsto dal codice all’articolo 1177, che così si esprime: “L’obbligazione di consegnare una cosa determinata include quella di custodirla fino alla consegna”. Lo stesso principio allora (non si vede come possa essere diversamente) si applicherà a quello spedizioniere che si trovasse in possesso delle merci del suo cliente per la sola operazione doganale, ossia per lo stretto tempo necessario alla loro presentazione in dogana nel caso in cui al trasporto abbia autonomamente provveduto il cliente-mandante. In questo frangente lo spedizioniere, qui prestatore d’opera per le sole operazioni accessorie, dovrà dare oltre al risultato dello sdoganamento anche quello della conservazione/ preservazione delle merci e quindi la prevenzione dal loro perimento. Analogamente, ossia con la stessa responsabi- di Maurizio Favaro lità di un vettore, lo spedizioniere dovrà esercitare il suo controllo sulle merci per tutto il tempo che le stesse sono in suo possesso in attesa che vengano consegnate al vettore, indipendentemente da chi poi provvederà materialmente per il trasporto. Ciò vale sia per il periodo che viene prima dell’inizio del trasporto “principale” che dopo e fintanto che le merci non sono riconsegnate al destinatario nel caso in cui questa incombenza sia assegnata a uno spedizioniere. Va anche aggiunto che il depositario – chiunque egli sia – ha l’obbligo della diligenza nella custodia, così come indica l’articolo 1176 C.C., che testualmente dice: “Nell’adempiere l’obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia. Nell’adempimento delle obbligazioni inerenti all’esercizio di un’attività professionale, la diligenza deve valutarsi con riguardo alla natura dell’attività esercitata”. Pertanto, non è accettabile che lo spedizioniere/depositario respinga le sue responsabilità nella mancata sorveglianza delle merci per il solo fatto che, nel caso in esame, la sua impresa risultava chiusa per ferie. Questo, per quanto riguarda il rapporto giuridico che si è venuto a instaurare tra il negligente spedizioniere (che non potrà sottrarsi al risarcimento) e il suo cliente. Altra cosa, però, è il fatto dell’assicurazione. Per la merce mancante che non risultava assicurata contro i danni materiali o diretti, lo spedizioniere - indipendentemente dall’esistenza di una polizza di responsabilità e di cui si dirà più avanti – non ha la possibilità di invocare, per la riduzione del suo debito risarcitorio, né la legge 450/85, né la Convenzione CMR perché sono tipici provvedimenti riservati ai vettori e non agli spedizionieri. E’ ben vero, come si è detto, che nelle operazioni accessorie e nell’esercizio della custodia lo spedizioniere diventa prestatore d’opera, ma è altrettanto vero che la sua qualificazione professionale o, meglio, inquadramento giuridico, non cambia e da spedizioniere qual’é non può avvalersi, va ribadito, dei citati limiti di risarcimento. Per completezza di informazione va precisato che nel caso il contratto di trasporto fosse regolato dalla norma nazionale, e quindi dalla citata legge LOOLPLWHULVDUFLWRULRGHOYHWWRUHVDUHEEHILVVDWRD½ 6,10 al Kg. lordo di merce danneggiata o non consegnata, mentre che per la CMR in campo internazionale, il limite sarebbe di 8,33 Diritti Speciali di Prelievo al Kg. lordo che corrispondono a circa 10 euro. Non è detto però che, nel caso in esame, lo spedizioniere non possa attivare la sua polizza di responsabilità che, coprendo il pregiudizio economico cui andrebbe incontro nel risarcire il mandante a causa di comportamenti negligenti, e quindi di sua responsabilità – nel caso specifico per l’incuria nella custodia della merce – consentirebbe al mandante di ottenere riparazione al danno subito e ingiustamente o troppo frettolosamente disconosciuto dello spedizioniere (il quale, va anche detto, ne uscirebbe meglio se – assicurazione di responsabilità o no – provvedesse al risarcimento fosse anche per soli motivi di correntezza commerciale). Altra cosa, invece, sarebbe se lo spedizioniere assumesse il ruolo di “spedizioniere-vettore” (previsto dal Codice Civile all’articolo 1741) come avviene quando: “(.....) con mezzi propri o altrui assume l’esecuzione del trasporto in tutto o in parte (.....)”. In questo caso, assumendo egli obblighi e diritto di un vettore, risponderebbe, senza incertezze interpretative, del (mancato) risultato. 75 Tecnobar & Food 2006 Un appuntamento ricco di novità ono stati oltre 25.000 gli operatori professionali che hanno partecipato all’ottava edizione di Tecnobar & Food, il Salone Biennale del Bar e della Ristorazione che si è tenuto a Padova dal 26 febbraio al 2 marzo. Molte anche quest’anno le novità proposte e i temi che hanno suscitato l’interesse degli operatori, come le ricerche FIPE sullo sconto nei ristoranti o sul rapporto clienticamerieri. La prima indagine ha coinvolto 140 tra ristoranti e pizzerie delle province del Veneto e riguarda la proposta di applicare uno sconto del 30 % nei giorni di minor afflusso: lunedì, martedì e mercoledì. Questa iniziativa ha incontrato il favore di molti degli intervistati che, motivati dal desiderio di attirare un maggior numero di clienti in un periodo della settimana che tradizionalmente si rivela meno affollato, si sono dichiarati favorevoli, a patto che venga supportata da un’adeguata pubblicità. Curiosi gli esiti anche di un’altra indagine di FIPE sul comportamento dei clienti al ristorante, volta a mettere in luce le criticità nel rapporto tra cliente e cameriere. Secondo l’89% dei camerieri, i clienti sono educati e, rispetto a problemi di servizio, si dimostrano comprensivi nel 78% dei casi. Ciò che più apprezza un cameriere è il sorriso e la gentilezza (50%), tra gli atteggiamenti meno graditi invece l’insistenza quando il locale è affollato (35%). Grande successo anche per i trofei di Tecnobar & Food: numerosi sono stati i riconoscimenti riservati ai professionisti che operano nel settore alberghiero nell’ambito del premio Ospitalità Alberghiera, mentre la terza edizione del premio Carpenè Malvolti, volto a promuovere l’immagine dello spumante italiano, è stata vinta dal sommelier padovano Alessandro De Salvia. Tra le novità della manifestazione hanno suscitato curiosità e divertimento Icydrink, la macchina che inventa un modo di bere tutto nuovo: non più cubetti di ghiaccio nel cocktail, bensì bevande servite in bicchieri realizzati col ghiaccio! Originali anche le proposte di Food Design Gallery, la mostra curata dal designer Paolo Barichella che ha presentato vere opere d’arte, pensate allo scopo di cambiare il tradizionale approccio al cibo, come nel caso della semplice insalata caprese che diventa una coppa fatta di mozzarella, contenitore per pomodorini e lattuga. Per chi ha apprezzato il Salone patavino e crede di non saper resistere fino alla prossima edizione, potrà approfittare a febbraio 2007 dell’appuntamento di Zagabria, organizzato congiuntamente da Padova Fiere e Zagabria Fiere. (M.N.) S Staff commerciale Sirman presente a Padova Sirman trade staff in Padua fair TECNOBAR & FOOD 2006 An edition packed full of innovations More than 25,000 professionals operating in the food sector attended the eighth edition of Tecnobar & Food, the Biennial Event for Bars and Restaurants that took place in Padua from the 26 February to the 2 March. Once again, all the latest innovations were presented along with many topics that aroused the interest of the operators, such as the results of recent research by the FIPE (the Italian Federation of Bars and Catering) into a possible discount for restaurants and client-waiter relationships. The first survey involved 140 restaurants and pizzerias from the province of the Veneto and concerns a proposal to offer a discount of 30 % during the quietest days of the week: Monday, Tuesday and Wednesday. This initiative was welcomed by many of the people interviewed, who are keen to attract a greater number of clients during the period of the week that is traditionally quieter, and stated that they would approve of an agreement provided that it was sufficiently publicised. The results of another survey by FIPE that concerned the behaviour of restaurant clients and aimed to shed light on the relationship between the client and the waiter were also very interesting. According to 89% of waiters, clients are polite and very understanding when it comes to problems, in fact they prove to be understanding in 78% of cases. The thing that waiters appreciate more than anything else is a smile and kindness (50%), while one of the least welcome attitudes is insistence when the restaurant is clearly crowded (35%). The Tecnobar & Food trophies also proved very popular: many prizes were awarded to professionals operating in the hotel industry in the Hotel Hospitality prize, while the third edition of the Carpenè Malvolti prize that aims to promote the image of sparkling Italian wine, was won by the Paduan sommelier Alessandro De Salvia. Another feature of the event that aroused a great deal of interest was Icydrink, a machine that has created a whole new way of drinking: instead of using ice-cubes in cocktails, the entire drink is served in glasses made of ice! The exhibition of the Food Design Gallery produced by the designer Paolo Barichella presented real works of art that have been designed to change the traditional approach to food, such as the transformation of a simple caprese salad into a cup made of mozzarella, that acts as a container for the cherry tomatoes and lettuce. For those who enjoyed the Show and cannot wait until the next edition, you may like to know that there will be an event in Zagreb in February 2007, organised together with the Padua Exhibition Centre and the Zagreb Exhibition Centre. (M.N.) Finally an event Lo staff di tutto riguardo presente a Padova, gli chef Paolo Rossetti, Matteo Ciarimboli, Roberto Fiorini e Stefano Baiocco A very important staff in Padua, Chefs Paolo Rossetti, Matteo Ciarimboli, Roberto Fiorini e Stefano Baiocco 76 Finalmente una fiera Finalmente una fiera creata, impostata e seguita fin nei minimi particolari per l’espositore, affinché ne tragga il maggior beneficio. NON SOLO UNA VENDITA DI SPAZI. Cosa vuole un’azienda che spende soldi, impegna personale, tempo e macchine, dall’ente fiera? Affluenza continua, specializzata e interessata al proprio prodotto. Quindi le scelte di Tecnobar & Food di avviare una fiera biennale internazionale, con pubblicità adeguata, con incoming dai paesi dell’Est di specialisti di supermercati e di buone aziende del settore HORECA, con il veicolare moltissimi inviti gratuiti prettamente Finally an event created and organised with the exhibitors in mind, in order to ensure that they are able to gain the most benefit. THE EVENT ORGANISERS ARE NOT GUILTY OF SIMPLY SELLING SPACE. What does a company hope to receive in return for all the money spent, and the commitment given in terms of personnel, time and machinery from the exhibition organiser? A continuous flow of people, that are specialised and interested in the products on display. This is the reason behind the decision of Tecnobar & Food to establish an international biennial fair. The event receives suitable publicity, so that participants included specialists in supermarkets and other companies in the hospitality and catering industry from Eastern countries. Many free invitations were sent out to specialists in the sector and the price of the entrance ticket was kept suitably high. It is a shame that Expo Riva did not agree to hold a rivolti al settore e richiedendo un biglietto d’entrata a prezzo elevato, ha avuto il suo rilevante successo. Peccato che la stessa richiesta, fatta a Expo Riva per poter avere una biennalità in alternanza a Padova, non sia stata da Riva accettata. I risultati? Si sono visti, eccome! Mentre Padova ha dovuto aggiungere ai previsti nuovi e funzionanti padiglioni 7 e 8 anche il numero 5, Riva per il secondo anno di seguito ha chiuso un padiglione e mezzo. Se si volesse trovare un difetto alla Tecnobar & Food di quest’anno, si potrebbe citare la giornata di carnevale inserita nei giorni della fiera. Tuttavia, nonostante le maschere, anche martedì 28 febbraio si è ben lavorato; anzi vorrei dire che l’accogliere le molte catene di supermercati dai paesi dell’Est e dalla Turchia in quel giorno un po’ particolare ci ha permesso di lavorare più tranquilli. Altra bella idea della Tecnobar & Food, ottima proposta per le aziende che vogliono affiancarsi alla zona per noi molto vicina dell’Alpe Adria e dei paesi in forte sviluppo dell’Est, è di tenere la stessa fiera a Zagabria negli anni dispari, quando la manifestazione di Padova non è prevista. Non una fiera dell’ente croato, ma una fiera organizzata da Tecnobar & Food a Zagabria. E se tanto mi dà tanto, il prossimo anno ci aspettiamo un altro grosso successo anche a Zagabria. Io sicuramente ci sarò. Un consiglio? Agli addetti del settore di non mancare. biennial fair to be held on the alternate years. The results were not difficult to see! While Padua was forced to add pavilion 5 to pavilions 7 and 8, Riva was forced to close a pavilion and a half, for the second year running. In my opinion, the only defect of Tecnobar & Food this year, was the carnival day that took place in the middle of the week. However, despite the masks, everyone managed to work well even on Tuesday 28 February; in fact I would go as far as to say that the day enabled us to welcome all the supermarket chains from Eastern countries and from Turkey in a more relaxed manner. Tecnobar & Food has also had another good idea. It has decided to hold the same fair in Zagreb during those years in which the Padua event is not taking place. This will be an excellent opportunity for companies who wish to develop into the area beyond the Alps Adria and other fast developing countries in Eastern Europe. This fair will not be organised by the Croatian organisation but by Tecnobar & Food in Zagreb. And if this year is anything to go by, the fair in Zagreb next year is sure to be a success. I will definitely be there. My only suggestion? Don’t miss it. (Nereo Marzaro) (Nereo Marzaro) Tutte le birre ai frutti di bosco ogliamo tornare a privilegiare l’abbinamento diretto con birre di qualità gustando dei frutti di bosco tal quali, ed in particolare le more. Le birre qui trattate necessitano di una breve introduzione in quanto riguardano una specialità unica ed interessante: la fermentazione spontanea. Solo in Belgio esiste un’area geografica particolare (in zona Bruxelles) dove il lievito necessario alla fermentazione è contenuto nell’aria; in ampie vasche il mosto viene così fermentato da questo lievito. Zuccheri vengono poi aggiunti per abbassare l’acidità a seconda dei livelli di gusto che si vogliono ottenere. In parte questi zuccheri vengono aggiunti sotto forma di frutti di bosco in grande quantità proprio durante la fermentazione. L’aroma di frutta delle birre qui consigliate non è quindi aggiunto artificialmente come aromatizzante (birra aromatizzata) bensì deriva dal processo di macerazione dei frutti aggiunti durante la fermentazione! Queste birre hanno una gradazione alcolica bassa (da 2,5 °vol. fino a circa 6 °vol.) e vanno servite ad una temperatura bassa da frigo (2 – 4 °C). V a cura di Alberto Assi Beers with berries It’s well worth taking another look at quality beers in which the flavour is accompanied by that of berries and, in particular, blackberries. These beers need a brief introduction as they involve a unique and special process: spontaneous fermentation. Around the city of Brussels in Belgium is a unique geographical area where the yeast necessary for brewing is found in the air. Must is fermented in huge vats using this yeast. Sugars are then added to lower the acidity depending on the flavour the brewer intends to achieve. Some of these sugars are added in the form of large quantities of berries during fermentation itself. The fruit aroma in the beers mentioned here has not been added artificially (as in flavoured beers) but is a direct result of the maceration of the fruit added during fermentation! These beers have a low alcohol content (from 2.5% by vol. to around 6% vol.) and should be served chilled (2 to 4 °C). Lindemans Framboise Formato 37,5 cl (lamponi) size 37,5 cl (raspberries) Liefmans Frambozen formato 37,5 cl (lamponi) size 37,5 cl (raspberries) Lindemans Cassis formato 37,5 cl (mirtilli) size 37,5 cl (blueberries) Boon Kriek formato 37,5 cl (amarene) size 37,5 cl (black cherries) Liefmans Kriek formato 37,5 cl (amarene) size 37,5 cl (black cherries) 77 In mostra On show di Giulia Coronaro Nell’orto dei frutti dimenticati i sono specie di mele, pere selvatiche, bacche e frutti di bosco che la moderna agricoltura ha allontanato oltre che dalla terra, quasi anche dalla memoria. Un ricchissimo patrimonio di sapori e saperi che rischierebbe di andar perduto insieme a questi frutti ‘dimenticati’, se non fosse per l’iniziativa e la passione di qualcuno capace di credere ancora nel potere del ricordo e della sua trasmissione. Come Tonino Guerra, noto poeta, sceneggiatore e, nell’occasione, ideatore di una sorta di moderno giardino dell’Eden. Un museo di sapori utile a farci toccare il passato, lo definisce il suo creatore. E in effetti di museo si tratta, se pure a cielo aperto. A Pennabilli, borgo medievale tra Pesaro ed Urbino, nel giardino che fu un tempo del convento dei frati missionari abbandonato da decenni, trovano oggi spazio l’azzeruolo (piccole bacche rosse o gialle con grossi semi e poca polpa dal sapore di mela), la pera Cotogna, la corniola (una sorta di ciliegia allungata), il giuggiolo (che produce delle ‘olive’ dolciastre), l’uva spina, la ciliegia cuccarina, il biricoccolo (susina blu con la buccia vellutata come quella dell’albicocca). Tutte specie ormai perdute di alberi da frutto appartenenti alla flora spontanea della campagna appenninica, prima presenti negli orti dei contadini, ora non più coltivati. Realizzato dalla Mostra Mercato Nazionale dell’Antiquariato, Associazione Amici della Valmarecchia, Pro Loco Pennabilli, in collaborazione con l’amministrazione comunale, il giardino vede emergere la vena del poeta nelle installazioni artistiche che convi- C vono e interagiscono con le piante come sottili invenzioni creative. Interferenze fantastiche, se così si possono chiamare, che regalano al luogo un’atmosfera sospesa tra realtà e fantasia di grande fascino e suggestione. Come, ad esempio, ‘la meridiana dell’incontro’ che ci permette di ‘incontrare’ Federico Fellini e Giulietta Masina quando, nel pomeriggio, l’ombra di due colombi in bronzo diventa quella dei profili dei due personaggi; come il ‘rifugio delle Madonne abbandonate’, una dimora protetta per le madonne un tempo collocate nelle cellette agli incroci delle strade; o la fontana ‘La voce della foglia’, una foglia di quercia simbolo dei boschi della Vallata del Marecchia. E molte altre invenzioni che fanno da contrappunto poetico alla rinascita di specie vegetali appartenenti ad un passato che non si vuole dimenticare perché occupa un pezzetto della nostra anima, oltre che della nostra memoria collettiva. Ed è proprio all’anima e alle sue ragioni che è dedicato questo ‘orto’, parte integrante di un progetto più ampio che Tonino Guerra ha voluto chiamare, non a caso, ‘Museo dell’Anima’ e che comprende altri luoghi/musei all’aria aperta come ‘il Santuario dei Pensieri’, ‘L’Angelo coi baffi’’ e la Strada delle sette meridiane’. Un orto per salvare i frutti dimenticati, dunque. Ma non solo. Un’oasi protetta, un luogo reale e spirituale al tempo stesso, dove (ri)scoprire il valore del tempo. Soprattutto con l’arrivo della bella stagione, quando fioriscono i fiori. Ed insieme ai fiori, i ricordi di sapori, odori e colori dimenticati. 78 In the garden of forgotten fruits There are many species of apple, wild pear, berries and fruits of the forest that modern agriculture has not only managed to eradicate from the ground but also from our memories. A whole host of flavours and knowledge that would risk being lost along with these “forgotten” fruits, if it were not for the initiative and passion of people who still believe in the power of memory. One of these people is the renowned poet and script-writer Tonino Guerra who has created a sort of modern Garden of Eden for this reason. He defines it as a museum of flavours designed to help us remember the past, And in fact it really is like an open-air museum. In Pennabilli, a medieval town between Pesaro and Urbino, in a garden that once belonged to the monastery friars but has since been abandoned for decades, you can now find the azarole (small red or yellow berries with large seeds and a small amount of pulp that has an apple-like taste), the quince, the Cornelian cherry (a sort of elongated cherry), the jujube (that produces bitter-sweet “olives”), gooseberries, the nanking cherry and the plumcot (a blue plum with a velvety skin like the apricot). All these species of fruit tree used to grow in the wild in the Appenine region, and could also be found in country orchards, but they are no longer cultivated and have been all but forgotten. The garden has been created by the National Antiques Market Show, the Association of the Friends of Valmarecchia and Pro Loco Pennabilli, in collaboration with the town council, and the poet’s inspirations can be seen in the artistic installations that live and interact with the plants like subtle creative inventions. Fantastical works of art, that create an atmosphere suspended somewhere between reality and fantasy that is both evocative and enchanting. Like, for example, ‘the rendez-vous meridian’, a bronze sculpture of two doves whose shadow transforms into the profile of Federico Fellini and Giulietta Masina in the middle of the afternoon; or the ‘refuge of the abandoned Virgin Marys’, a sanctuary for all the Virgin Marys that once were situated in small enclosures at street junctions; or the fountain ‘The voice of the leaf’, an oak leaf that is the symbol of the woods of the Valley of Marecchia. These are just a few of the many inventions that act as a poetic accompaniment to the rebirth of these species that belong to a past that we do not want to forget as it occupies a piece of our soul and our collective memory. This is why this “orchard” is dedicated to the spirit, and is an integral part of a much broader project that Tonino Guerra has chosen to call, not by chance, ‘the Museum of the Soul’, that includes other open-air places/museums such as the “Sanctuary of thought”, “The Angel with whiskers’’ and the “Street of the seven meridian lines’. However, the garden is not just an orchard created to save forgotten fruits, it is also an oasis of tranquillity, a place that is both real and spiritual, where you can rediscover the value of time, especially now that the warmer weather is on its way and the flowers are starting to bloom. And along with the flowers, the memories of the flavours, smells and colours of times gone by. Curiosità Curiosity Le fragoline di Nemi e fragole, anzi le fragoline di bosco, sono l’orgoglio di Nemi, l’antico borgo che dà nome al lago percorso a suo tempo dalle trireme dell’antica Roma. Per gli abitanti di Nemi le fragole rappresentano una perla da custodire gelosamente e proporre nella sua veste migliore. Questo frutto, che cresce nella cittadina dei Castelli Romani, assume qui un sapore ed un gusto unici. Le fragoline di Nemi soddisfano il palato in qualunque modalità vengano servite, tanto che si dice che siano le fragole preferite da Papa Ratzinger. Si narra che la loro origine sia da ricondurre ad un episodio mitologico: alla morte di Adone, la dea Venere pianse molte lacrime nel bosco sacro di Diana e nel contatto con la terra si trasformarono in succosi cuori rossi. Da quel momento, il bosco - il nemus - rappresentò per i romani un luogo sacro, una cattedrale senza pareti, sorretta dagli alberi proiettati verso il cielo, verso il divino. Fu proprio nei pressi del nemus che si sviluppò il borgo di Nemi, che ancora oggi produce e coltiva fragole lungo la suggestiva via dei laghi. Ogni anno, nel mese di giugno, Nemi dedica una festa alle “regine del bosco”. Anche questa celebrazione risale ai tempi dei romani e veniva dedicata ad Adone. Nel corso dei secoli poi è divenuta una commemorazione cattolica in onore di Sant’Antonio. Si festeggiava il 13 giugno e avveniva a Campo de’ Fiori a Roma. Le cosiddette “fragolare” preparavano un grande canestro al centro della piazza per contenere la statua del santo e lo circondavano con cestini di fragole da distribuire tra canti e balli. Con l’Unità d’Italia la festa fu soppressa e da Roma venne ripresa più tardi a Nemi, dove per iniziativa di un industrioso nemorense, Rinaldo Lombi, subito dopo la prima guerra mondiale, i carri allegorici e la sfilata delle fragolare ripresero l’antica tradizione. La sagra delle fragole dura a Nemi quasi due mesi, segnati da una lunga serie di appuntamenti promossi dall’apposito comitato. Ma la festa vera e propria, il momento risolutivo della lunga celebrazione, coincide con la prima domenica di giugno, quando decine e decine di fragolane attraversano il paese nei loro antichi, coloratissimi costumi offrendo cestini di fragole ai visitatori e ai concittadini. La distribuzione è generosa: per far fronte a questa particolare esigenza l’amministrazione ne acquista dai produttori circa otto quintali L di Angela Ruzzante The wild strawberries of Nemi Strawberries or, more precisely, woodland strawberries are the pride of Nemi, the ancient village which lends its name to the lake which the Ancient Roman trireme once ran through. For the people who live in Nemi, their strawberries represent a pearl to be jealously guarded and proposed in their best guise. Here this fruit, which grows in the little town in the area known as Castelli Romani, has a unique taste and flavour. The strawberries from Nemi satisfy the palate in whatever way they are served so much so that it is said that they are Pope Ratzinger’s favourite. Legend has it that their origin springs from a mythological episode: when Adonis died, the goddess Venus shed countless tears in Diana’s sacred wood and, as her tears touched the ground, they turned into succulent red hearts. From then on, the wood – the nemus – was considered sacred by the Romans, a cathedral without walls, held up by trees projected towards the sky, towards the divine. It was right in the environs of the nemus that the village of Nemi arose, which still today produces and cultivates strawberries along the suggestive lake route. Each year, during the month of June, Nemi dedicates a celebration to the “Queen of the Wood”. This celebration also dates back to Roman times and was once dedicated to Adonis. Over the centuries, it became a Catholic commemoration in honour of Saint Anthony. It used to be celebrated on the 13th of June in Campo de’ Fiori in Rome. The socalled “fragolare”, or strawberry-harvesters, would prepare a large basket in the middle of the square in which they would place the statue of the saint, surrounding it with little baskets full of strawberries which they would distribute in the midst of song and dance. With the Unity of Italy, the celebration was suppressed and later reinstated in Nemi where, on the initiative of an industrious Nemi-born citizen, Rinaldo Lombi, the allegorical floats and the parade of the “fragolare” resumed the ancient tradition. In Nemi, the Strawberry Festival lasts almost two months, marked by a long series of events promoted by the dedicated committee. But the real feast, the moment which marks the conclusion of the long celebration, coincides with the first Sunday in June, when hundreds of “fragolane” walk through the town dressed in antique, brightly-coloured costumes, offering little basketfuls of strawberries to visitors and fellow citizens. The distribution is generous: to meet this particular need, the local administration purchases approximately 800 kilos of strawberries from local producers. 79 Redazionale di Mariuccia Assola Nei paesi dell’Est europeo è il dolce ripieno dei ravioli Recipe of Maurilio Garola, Chef and owner of the restaurant “La Ciau del Tornavento”, Treiso (Cn) sfoglia non si impastano a freddo ma in cottura: la farina viene stemperata nell’acqua calda, con l’aggiunta di margarina, uova e un pizzico di sale. Poi si lascia raffreddare, si spiana l’impasto e con un bicchiere si ricavano i dischetti da farcire. Tra i dolci della Romania vi sono i Coltunasi, una sorta di ravioli di semola, ripieni di marmellata di frutti di bosco. In Italia l’abbinamento dolce-salato fra pasta e frutti di bosco è retaggio di poche, sperimentate, cucine fra ricerca della tradizione e innovazione. La Carnia e la Carinzia sono le sole regioni nelle quali la frutta entra da sempre nel ripieno o come accompagnamento di primi piatti: i Kärntner Nudel, tortelloni grossi come un pugno e ripieni di frutta e varie squisitezze. Molti ristoratori della Carinzia si sono specializzati nella preparazione di diversi tipi di Kärntner Ph Mauriglio Tornavento Ricetta di Maurilio Garola, chef e titolare del ristorante La Ciau del Tornavento, Treiso (CN) Fra le golosità del Paese della Cuccagna, nel Decamerone, vi sono montagne di ravioli, cappellacci, tortelli, agnolotti, nei quali l’aerea sfoglia dorata racchiude leccornie di ogni tipo: carni, pesci, formaggi, verdure, erbette. Sapori rustici e intensi, o raffinatissimi e delicati, che si sono attestati nelle cucine del mondo. E così, nel tempo, sono nati piatti che, con qualche variante locale, si possono definire universali per la loro diffusione in culture diversissime. Ma i frutti di bosco che cosa hanno a che fare con la golosa leccornia del raviolo? Un rapido excursus nella tradizione gastronomica dei paesi dell’Est fornisce un riscontro a sorpresa: in Polonia, Lituania, Ucraina, Russia, Kazakstan l’aerea sfoglia dorata dei ravioli sposa un ripieno di acidule bacche e piccoli frutti del sottobosco. I ravioli dei paesi dell’Est si chiamano Pelmeni, uno dei piatti più antichi e amati in Russia e specialmente in Siberia, Vareniki, ravioli ucraini la cui variante dolce ha un ripieno di ciliegie, Virtinukai, gnocchetti farciti lituani, Manty, ravioloni del Kazakstan cotti al vapore e ancora Kundiumy in Russia, Koltunai in Lettonia, Boraki in Armenia.Un anonimo viaggiatore ottocentesco, in un suo diario di viaggio lungo gli sperduti villaggi della Siberia, racconta di avere gustato “ravioli ripieni di ribes e altri frutti di bosco asprissimi, scaldati e addolciti con cucchiai e cucchiai di zucchero”. Le popolazioni siberiane, dai loro sconfinati territori, hanno sempre tratto quantità di selvaggina, funghi, bacche ed erbe salutari, che dovevano garantire provviste alimentari e vitaminiche per tutto il lungo inverno. Ed ecco che i Pelmeni (il nome significa “orecchi di pasta”), con diverse farciture, venivano fatti dalle massaie in grandi quantità e conservati sotto la neve della Siberia, e spesso accompagnavano i viaggiatori nei lunghi viaggi attraverso la steppa ghiacciata. I celebri Vareniki ucraini, noti in tutta la Russia, si presentano in tavola bolliti o fritti: nella preparazione della pasta viene utilizzata sia farina di grano (metà grano e metà grano saraceno) e acqua molto fredda per limitare l’asciugatura della pasta. I frutti di bosco vengono mescolati con lo zucchero, prima della farcitura. Per una versione molto golosa, i Vareniki vengono ricoperti con “smetana” (panna acida), o con una salsa degli stessi frutti. Tra i piatti tradizionali della Polonia, vi sono minestre saporite come la Barszcz, una zuppa di barbabietole con dentro ravioli dalla forma caratteristica. Il più famoso ed antico piatto polacco si chiama Pierogi, ravioli con diversi ripieni tra cui, naturalmente, i frutti di bosco. I Pierogi si servono come antipasto o anche come dessert; gli ingredienti per la Nudel e servono ai propri ospiti un “Nudl-Kudl-Mudl”, cioè un assaggio di diversi tipi di tortelloni. Nella nostra penisola, in una ricerca tra le infinite ricette di ravioli, ne abbiamo trovata, e provata per i lettori di Zafferano, una che sposa la tradizione langarola: quella degli “agnolotti del plin”, i delicati e piccolissimi ravioli chiusi con un “pizzicotto” (il plin appunto) con i frutti di bosco e il cioccolato. Una fusione dal gusto sublime, oltre che una gioia per gli occhi, che l’estrosità e la passione per la ricerca di un grande cuoco ci ha regalato. Ingredienti per 6 persone Per la pasta: 450 gr. di farina 00; 50 gr. di cacao amaro; 5 uova intere; sale; olio extra vergine Procedimento: disporre la farina a fontana, aggiungere il cacao, le uova, un pizzico di sale, un cucchiaio d’olio; impastare il tutto fino ad ottenere un composto molto denso, far riposare per 2 ore. Per la farcia: 200 gr. di Nutella; 100 gr. di crema pasticcera; 100 gr. di frutti di bosco Procedimento: tagliare a cubetti i frutti di bosco e, molto delicatamente, incorporarvi la Nutella e la crema pasticcera. Per la salsa: 150 gr. di frutti di bosco; 50 gr. di burro; 3 cucchiai di zucchero; foglie di menta fresca zucchero a velo. Procedimento: stendere la pasta molto fine, mettere il ripieno in un sac a pochet e disporlo sul bordo della pasta creando delle palline grandi come delle nocciole, ad 1 cm di distanza fra di loro. Ripiegarvi la pasta sopra e creare dei piccoli ravioli con l’apposita rotella. Prima di tagliarli, dare a ciascun raviolo 80 Ph Mauriglio Tornavento Ravioli del plin di cioccolato in salsa ai frutti di bosco il classico pizzicotto detto ‘plin’. Sciogliere il burro in una padella e incorporarvi lo zucchero finché caramella appena, aggiungervi la frutta e cuocere per alcuni minuti. Cuocere i ravioli in acqua e zucchero per 3 minuti circa, scolarli e aggiungerli direttamente in padella nella salsa. Adagiarli su un piatto caldo, cospargere di zucchero a velo, decorare con le foglie di menta e frutti di bosco freschi.