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Il riso - Croce del Sud

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Il riso - Croce del Sud
UN'ALTRA
GLOBALIZZAZIONE
IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE E' A FIANCO DI TUTTI I PICCOLI PRODUTTORI
DEL MONDO, CONTADINI ED ARTIGIANI.
IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE VUOLE GLOBALIZZARE I DIRITTI.
IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE PROTEGGE LA TERRA E GLI ANIMALI
IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE TUTELA I CONSUMATORI
IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE INVESTE SULLA QUALITA' DEL LAVORO
IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE INVESTE SULLA SANITA' E SULLA SCUOLA
IL COMMERCIO EQUO PROMUOVE LA COOPERAZIONE
IL COMMERCIO EQUO E' UNA PROPOSTA PRATICABILE E NON UTOPIA
IL COMMERCIO EQUO CI PORTA I PRODOTTI DAL SUD DEL MONDO SENZA
IMPOVERIRLO
Cereale antichissimo, da sempre alla base dell’alimentazione e della cultura
di più della metà della popolazione terrestre, il riso è letteralmente,
dal sanscrito, “ciò che sostiene l’umanità”
Il riso (Oryza sativa) è un prodotto fondamentale dell’alimentazione umana, soprattutto per le
popolazioni indocinesi che ne consumano 100-170 kg all’anno pro capite. In Europa ed in
America del Nord i consumi sono limitati (4-6 kg pro capite).Il riso è l’alimento base di oltre
metà della popolazione mondiale e rappresenta il 20 per cento dell’apporto nutritivo totale.
In Asia, oltre due miliardi di persone traggono il 60/70 per cento del loro apporto energetico
quotidiano dal riso e dai prodotti da esso derivati.
Nel mondo, circa l’80 per cento del riso è prodotto a livello di piccoli contadini. È
per lo più consumato localmente, anche se è in aumento il suo commercio a livello internazionale.
La risicoltura, inoltre, sostiene una grande quantità di piante e di animali, che a loro volta aiutano
ad integrare diete e redditi
Il riso appartiene alla famiglia delle graminacee
(gramen deriva dal latino e significa erba) come il
grano, il mais, l'orzo,la segale,ecc....
Il riso è una pianta erbacea annuale di origine
asiatica, cresceva già diecimila anni fa nelle
paludi asiatiche ed africane e i primi uomini lo
raccoglievano allo stato selvatico. Si
distinguono due specie: Oryza sativa e Oryza
glaberrima. L' Oryza sativa costituisce la
stragrande maggioranza in quanto coltivata su
circa il 95% della superficie mondiale di riso.
Oryza glaberrima è coltivata in Africa.
L'oryza sativa ha tre sottospecie:
Indica, tipica dei climi tropicali, alto valore di
mercato, cariosside(chicco) lunga e sottile,
Japonica, tipica dei climi temperati, produttività
alta, cariosside(chicco)corta e arrotondata, basso
valore di mercato, Javanica, di minore
importanza.
Dalla sottospecie Japonica si ricavano 4 tipologie di riso:
1) Comune: chicco piccolo e tondeggiante, adatto alla preparazione di minestre in brodo, timballi
e dolci.
2) Semifino: chicco tondo e semilungo
3) Fino: chicco lungo e semiaffusolato, ideale per minestroni
4) Superfino: chicco molto lungo e grosso, indicato per insalate e piatti come la paiella,
Le radici sono importanti per l’assorbimento dell’acqua, delle sostanze
nutritive e per il sostegno della pianta. Nel riso esiste un
parenchima(tessuto vegetale dotato di ampi spazi tra le cellule)
aerifero che consente alla pianta di vivere sommersa nell'acqua, l'aria
dalle foglie raggiunge tutte le parti della pianta.
arista: baffo del chicco
(si chiama così quando
è appena raccolto)
viene asportato durante
la lavorazione.
Glumelle
o lolla
Le glumelle o lolla che ricoprono il chicco di riso
Cariosside o seme
o granella o chicco
di riso integrale:
è ciò che mangiamo
e che rimane dopo
la sbramatura, la
prima lavorazione
del riso che elimina
la lolla.
Il chicco -o cariosside- è contemporaneamente il frutto ed il seme della pianta
Il riso non è una pianta acquatica vera e propria, ma viene coltivato
nell’acqua poiché soffre moltissimo per gli sbalzi di temperatura. La
continua irrigazione che viene praticata nelle risaie ha appunto lo scopo
di mantenere la pianta a una costante temperatura intorno ai 20-22
gradi.
La coltivazione del riso
avviene in quattro fasi:
1° fase: tra l'inverno e la primavera è necessario preparare il terreno con l'aratura e la
concimazione.
ITALIA
ASIA
2° fase: grazie a un complesso sistema di canali si provvede all'inondazione dei campi.
CINA
ITALIA
RISAIE VERCELLI
RISAIE VERCELLI
ITALIA
INDOCINA
3° fase: la semina viene effettuata in aprile con macchine seminatrici, trainate da trattori
muniti di particolari ruote dentate di ferro. Dopo la semina la risaia viene lasciata sommersa. In
pochi giorni nascono le piantine. Ai primi di giugno comincia l'operazione di monda, cioè
l'estirpazione delle erbe infestanti.I metodi di lotta possono essere ecologici, meccanici e
chimici, ovvero implicare l'uso di diserbanti ed erbicidi.
ITALIA MONDINE 1927
INDIA MONDINE 2012
ITALIA
AFRICA
4° fase: tra settembre e ottobre,la risaia è stata prosciugata, viene effettuata la raccolta del
riso con macchine mietitrebbiatrici che entrano nella risaia e con grande rapidità tagliano gli
steli, raccolgono le spighe, tolgono loro tutti i granelli versandoli nell'apposito serbatoio, dal
quale verranno trasferiti, attraverso carri, ai silos dell'essiccazione. L'essiccatoio è l'impianto a
cui compete la funzione di ridurre l'umidità del chicco, affinchè si conservi a lungo senza
ammuffire
nè alterarsi. Il riso venduto non deve avere, per legge, un tasso di umidità superiore
al 15%. Il greggio essiccato viene conservato in silos fino alla vendita, viene chiamato risone
e senza essere lavorato, non è commestibile per la presenza della lolla che ricopre il
chicco.
COLTIVAZIONE DEL RISO IN KENIA
LAVORAZIONE DEL RISO
Prima fase di lavorazione: pulitura e sbramatura
Il processo industriale di trasformazione del riso greggio(risone) in riso commestibile, ha inizio con
la pulitura del prodotto da ogni genere d’impurità quali paglia, sassi, terriccio, semi estranei, ecc.;
questa operazione viene svolta da un apposito macchinario denominato tarara (funziona con getti
di aria che attraversano il cereale e per effetto di gravità separano le parti più leggere dalle parti
più pesanti: i chicchi). Si procede quindi alla sbramatura, lo SBRAMINO è dotato di due
decorticatori (rulli di gomma) che, girando a velocità diverse per sfregamento, sbucciano il risone
separando il chicco dalla lolla, ottenendo quello che viene comunemente conosciuto come riso
integrale o semigreggio. Questa operazione è molto delicata in quanto deve essere svolta in
modo da non fratturare il riso, che in questa fase risulta essere ancora fragile
Al termine di questa prima fase di lavorazione otteniamo:
Riso integrale o semilavorato= ottimo alimento che mantiene
tutte le proprietà nutritive del riso. La conservazione prolungata
di questo tipo di riso, può avvenire esclusivamente sottovuoto
o a basse temperature, in ragione dell’alta degradabilità degli
elementi lipidici e proteici di cui sono composti il pericarpo e
gli strati aleuronici non asportati in questa prima fase
Lolla= cuticole che coprono il chicco di riso, di colore
giallo-marrone.Leggerissima, somigliante ad un insieme
di piccoli gusci vuoti. Molto abrasiva a causa del silicio
che contiene. Viene usata in giardinaggio come pacciame e,
soprattutto nelle zone a vocazione risicola, come fondo per la
lettiera degli animali da stalla come bovini, cavalli oppure
negli avicoli come i tacchini.
La lolla è utilizzata come combustibile in impianti di
cogenerazione, spesso all'interno delle stesse riserie.
Le ceneri trovano poi utilizzo nella produzione di cemento o
per la fabbricazione di refrattari per l'industria siderurgica
Grana verde= chicchi non maturi e/o più piccoli, utilizzati in particolar modo nella industria
zootecnica ed ottenuto per calibratura con appositi setacci a finestrella
Seconda fase di lavorazione: sbiancatura e selezione
La sbiancatura, consiste nell’asportazione di pula, farinaccio e gemma dal riso semigreggio(riso
integrale) mediante l’utilizzo di macchinari chiamati appunto sbiancatrici. Il funzionamento di dette
macchine è il seguente: il riso viene introdotto nell’intercapedine tra i due coni concentrici (quello
interno rotante e dotato di superficie abrasiva), di cui la sbiancatrice è composta; al
semigreggio vengono dunque asportate, per sfregamento, gemma e pula; con ulteriori passaggi
viene eliminato anche il farinaccio.
A questo punto si rende necessario separare ulteriormente il prodotto ottenuto dalle cosiddette
"rotture" mediante separatori alveolari.
Con la separazione ottica si ha un’ulteriore raffinazione del riso in base al colore dei chicchi: il riso
giunge all’esame di cellule fotoelettriche, le quali individuano i chicchi di colore diverso dallo
standard predefinito; a questo punto attraverso un soffio d’aria compressa azionato
automaticamente i chicchi "macchiati" vengono eliminati. I difetti di colorazione spesso sono
prodotti durante le operazioni di lavorazione; in particolar modo il calore sprigionato provoca il
cosiddetto fenomeno del "peck". Tutti i chicchi difettosi sono destinati ad uso zootecnico.
L’ultima fase è quella del confezionamento nei diversi tipi di imballaggi.
Al termine di questa fase di lavorazione (sbiancatura) otteniamo:
Riso bianco= destinato all'alimentazione umana
Grani rotti o macchiati= destinati ad uso zootecnico
Pula = forma farinosa di colore avorio, molto grassa ed oleosa, pesante: al tatto sembra talco.
Non contiene componenti abrasivi. Utilizzata per l'alimentazione degli animali, per produrre olio
di riso da utilizzare in campo cosmetico,ecc..
Farinaccio di riso= destinato alla alimentazione di bovini e suini
Cosa si ottiene dal riso:
1) il riso come semplice alimento
2) il latte di riso. Attraverso un accurato processo di
lavorazione di chicchi altamente selezionati, fatti
germogliare, macinati, stemperati in acqua e filtrati
3) il caffè di riso. Riso tostato e macinato
4) l'olio di riso.L'olio di riso è estratto dal pericarpo
e dal germe del riso
5) la birra di riso
6) mangimi per uso animale
7) componenti per prodotti cosmetici. Dall'amido
estratto dai chicchi rotti
8) lettiere per allevamento di animali. Dalla lolla
9) combustibile. Dalla lolla
10) componenti per cemento e mattoni refrattari.
Dalla lolla
Altre lavorazioni che migliorano l'aspetto estetico ma peggiorano gli aspetti nutrizionali:
La lucidatura, compiuta in macchinari simili alle sbiancatrici ma con coni rivestiti da strisce di
cuoio, che ha lo scopo di rendere il chicco più bianco e levigato. Il riso così ottenuto è noto come
lavorato o raffinato.
La brillatura, che prevede un trattamento con talco o glucosio, che fornisce il riso brillato,
bianco e traslucido.
L'oliatura, in cui si ricopre il riso raffinato con un sottile strato di olio di lino o vaselina; il riso così
ottenuto è anche detto camolino.
Il riso indica Altromercato proviene
dall'Ecuador dove è raccolto e mondato con
sistemi mauali da gruppi di piccoli produttori.
Chicco lungo e sottile, adatto per insalate e
cottura pilaf
Il riso rosso Altromercato
cresce in Thailandia nei
terreni scarsi d’acqua, ove
null’altro cresce. Biologico
ed integrale ha sapore
dolce e una volta cotto, si
conserva per più giorni.
Da coltivazione biologica.
Considerato tra i più pregiati in
Thailandia, è ottimo se cucinato
con verdure o pesce e servito
assieme a spezie ed erbe
aromatiche.
Il riso basmati è caratterizzato da
un chicco sottile ed allungato, che
in cottura raddoppia le dimensioni,
è particolarmente apprezzato
anche per il profumo intensissimo.
Proviene dal Nord dell’India dove
è coltivato e raccolto da famiglie di
contadini proprietari di piccoli
appezzamenti di terreno
Il chicco contiene il germe intero e la
crusca (buccia) che sono le parti più
nutritive. I caratteristici chicchi allungati
sono molto ricchi di amidi e fibra e la
pellicola che lo ricopre richiede più tempo
per assorbire l’acqua in cottura
Con il termine "alimentazione mediterranea", si intende il
regime alimentare tradizionale delle popolazioni residenti
nel bacino del Mediterraneo, a base principalmente di
prodotti di origine vegetale,quali cereali, legumi, ortaggi,
frutta ed olio, in particolare olio di oliva; negli anni sessanta,
estesi studi di tipo epidemiologico, effettuati dal ricercatore
americano Ancel Keys, hanno dimostrato come tale modello
alimentare presenti un'azione protettiva nei confronti delle
cosiddette "patologie del benessere" (quali sovrappeso ed
obesità, diabete, patologie cardiovascolari, particolari tipi di
tumore).
Quando si parla di alimentazione mediterranea,
l'associazione con la pasta come alimento simbolo di
questa particolare alimentazione è ormai divenuta
automatica è necessario puntualizzare, tuttavia, che
l'elevata quota di carboidrati complessi che caratterizza
questo tipo di dieta non deve riferirsi esclusivamente alla
pasta, ma anche al riso, il quale trova un suo posto nella
tradizione culinaria meridionale.
Il consumo di riso deve essere incoraggiato in quanto
esso rientra fra quegli alimenti che, se assunti con regolarità
nell'ambito di un'alimentazione di tipo mediterraneo,
possono essere di grande aiuto nel mantenere, promuovere
e/o recuperare un buono stato di benessere psico-fisico; al
riso infatti spetta, tra gli alimenti, un posto del tutto
particolare: esso è non soltanto un ottimo alimento sano e
nutriente, ma anche, nello stesso tempo, un vero e proprio
prodotto dietetico offerto dalla natura.
Tale posizione gli è stata da sempre riconosciuta in
medicina per numerosi motivi, presupposti che, una volta,
erano empirici, ma che oggi la moderna scienza
dell'alimentazione ha potuto dimostrare mediante rigorose
ricerche scientifiche.
LE VIRTU' DEL RISO
Risulta, quindi, importante porre l'attenzione sulla particolare composizione nutrizionale del riso, sottolineando le
qualità dietetiche che questo alimento ha dimostrato di possedere. Fra le positive caratteristiche che il riso
possiede, ricordiamo anzitutto la sua elevata digeribilità, superiore a qualsiasi altro farinaceo, pasta
compresa: la frazione glucidica del riso costituita dall'amido si presenta, infatti, sotto forma di granuli con
dimensioni molto piccole (2-10 micron), ed inoltre il rapporto fra la le due componenti dell'amido (la lineare
-l'amilosio- e la ramificata -l'amilopectina-, che ne condizionano la digeribilità e l'assorbimento), è a favore
dell'amilopectina, che risulta essere più facilmente aggredibile dagli enzimi amilolitici e, quindi, più facilmente
digeribile.
A tale digeribilità, si associa l'elevato assorbimento a livello intestinale dei nutrienti contenuti nel riso;
infatti, gli enzimi salivari (quelli dell'orletto a spazzola intestinale e quelli pancreatici) sono in grado di
scomporre l'amido nelle sue componenti (amilosio ed amilo-pectine e, rispettivamente, maltosio e alfadestrine), nutrienti totalmente assorbibili a livello dell'intestino tenue.
Alla componente glucidica del riso, si deve anche un effetto regolatore sulla flora intestinale, in quanto
una dieta prevalentemente a base di riso seleziona batteri di tipo fermentativo, i quali conferiscono una
resistenza alla colonizzazione intestinale da parte di patogeni; questa peculiare caratteristica ha portato i
medici, tra Ottocento e Novecento, ad attribuire al riso una caratteristica dietoterapia, importante per la cura
delle affezioni flogistiche intestinali, tanto che ancora oggi molti ricordano il "riso in bianco" prescritto dal
medico come terapia in caso di patologie a carico dell'apparato gastroenterico.
Per quanto riguarda la frazione proteica
contenuta nel riso, è importante
sottolineare come le proteine del riso
posseggano una migliore composizione
aminoacidica rispetto agli altri cereali,
grazie alla presenza dell'aminoacido
lisina, definito essenziale in quanto
l'organismo umano non è in grado di
sintetizzarlo autonomamente, che deve
necessariamente essere introdotto
mediante l'alimentazione, e questo
assegna alle proteine del riso il valore
biologico più alto tra i vari cereali;
inoltre, un altro aspetto da ricordare è che
le proteine del riso non contengono
quelle frazioni gliadiniche e
gluteniniche, tipiche dei frumenti duri e
teneri, che consentono la formazione del
glutine, ma che in molti casi provocano
gravi intolleranze alimentari (ad es. il
morbo celiaco).
Anche prendendo in considerazione la
componente lipidica presente nel riso, si
evince quanto questo alimento sia
particolare nella sua composizione; infatti,
nel riso predominano gli acidi grassi
essenziali (definiti essenziali in quanto la
loro presenza nell'organismo umano
dipende esclusivamente dall'apporto
dietetico) della serie 18:2, n-6 (acido
linoleico, 29-42 %) e della serie 18:3, n-3
(acido linolenico, 0.8-1 %).
Questi acidi grassi essenziali sono costituenti
fondamentali dei fosfolipidi di tutte le membrane cellulari
e sono quindi indispensabili allo svolgimento delle
normali funzioni di tutti i tessuti ed organi; una dieta a base
di riso fornisce quindi quantità sufficienti di acidi grassi
essenziali, permettendo il fisiologico svolgimento di
tutte le reazioni metaboliche cellulari.
Per quanto riguarda il contenuto in sali minerali del riso,
sottolineiamo il positivo rapporto esistente fra sodio e
potassio: il basso contenuto in sodio (5 milligrammi in
100 grammi di alimento) e, viceversa, l'elevato contenuto
in potassio (92 milligrammi per 100 grammi di alimento)
rappresentano infatti una caratteristica positiva di questo
alimento; grazie a questo suo scarso contenuto in sodio,
ricordiamo che il riso ha costituito il pilastro, in un passato
non tanto lontano, di un intervento dietoterapico
particolare molto efficace, la dieta di Kempner, a base
di riso bollito senza sale, indicata nella ipertensione
arteriosa essenziale, quando non soltanto i prodotti
dietetici ma anche molti dei farmaci attuali erano di là
da venire.
In relazione al contenuto in microelementi presenti nel
riso, spiccano le notevoli quantità sia di selenio che di
silicio. Ricordiamo che il selenio è una delle più potenti
molecole antiossidanti che l'organismo umano ha a
disposizione per contrastare i danni provocati dai radicali
liberi, i quali sono molecole che si formano durante le
fisiologiche reazioni che avvengono nell'organismo oppure
per effetto delle aggressioni da parte dell'ambiente esterno;
i radicali liberi sono molecole instabili ad elevata reattività
che possono assumere ruoli patogenetici ad importante
risvolto clinico.
Per quanto riguarda il silicio, sottolineiamo che
questo microelemento, da poco tempo considerato
come oligoelemento essenziale per l'uomo, ha
attirato l'attenzione a causa della sua capacità di
stimolare le cellule osteopoietiche (è infatti
presente in elevate concentrazioni negli osteoblasti)
e per il suo ruolo nella formazione della
sostanza fondamentale dei tessuti connettivi,
poiché è necessario per la formazione del
collagene e dell'elastina (proteine che,
rispettivamente, conferiscono ai tessuti connettivi le
loro proprietà contrattile ed elastiche).
Un'altra caratteristica peculiare che distingue il riso
dagli altri alimenti è il fatto che il passaggio dal
campo alla tavola è lineare e veloce: infatti, il
procedimento tecnologico che precede il consumo è
estremamente semplice: dopo sbramatura e
raffinazione, viene generalmente servito tal quale
dopo la sola bollitura e quindi la semplice filiera
produttiva che porta il riso sulle nostre tavole non
permette che possano avvenire sofisticazioni di tale
alimento.
Il fatto poi che il riso per alimentazione umana
debba essere consumato esclusivamente cotto lo
rende un alimento igienicamente sicuro, purché,
ovviamente, tra la cottura e l'utilizzo non trascorra
molto tempo e non avvenga, quindi, la
contaminazione con un particolare agente patogeno
causa di tossinfezioni alimentari: il Bacillus cereus,
presente nel suolo e nella pèolvere.
Le positive caratteristiche sopra sottolineate che il
riso possiede, sia da un punto di vista delle
caratteristiche nutrizionali che sotto l'aspetto della
sicurezza igienico-sanitaria, ne devono
incoraggiare il consumo anche in considerazione
del fatto che le ricerche scientifiche, che vengono
attualmente condotte sul riso, stanno portando alla
luce altre nuove, importanti e positive
caratteristiche di questo alimento; ricordiamo,
infatti, che numerosi studi giapponesi hanno
dimostrato che una particolare frazione
peptidica isolata dalla glutenina del riso e dalla
prolamina del riso (definiti peptidi bioattivi )
presenterebbe una spiccata attività
antipertensiva; si è, attualmente, alla ricerca della
possibilità di utilizzare questi peptidi a scopo
farmacologico.
Ricordiamo inoltre che la crusca del riso, oltre ai
componenti fibrosi, contiene anche gammaoryzanolo, (un fitosterolo non saponificabile); è
stato dimostrato che l'assunzione di gammaoryzanolo determina una riduzione dei livelli
sierici di colesterolo totale, colesterolo LDL,
Apolipoproteina B e trigliceridi (ricordiamo che
valori elevati di questi composti rappresentano
fattori di rischio per lo sviluppo di patologie
cardiovascolari), ed inoltre riduce il rischio
aterogenico, migliorando significativamente il
rapporto colesterolo LDL/HDL e ApoB/ApoA.
Riso interale
Riso bianco
Qual è il contenuto del riso?
E’ ricco di sali minerali e vitamine (in particolare quelle del Gruppo B).
Non esiste soltanto il classico riso bianco. Nelle
diete sarebbe
infatti da preferire quello integrale: è meno
raffinato e proprio per questo motivo trattiene
più sostanze nutritive.
Sono molti i prodotti che hanno come base il riso. Ne è un esempio la
pasta di riso, che viene usata soprattutto dai celiaci che come ben
sappiamo devono astenersi dal mangiare il glutine. Possiamo trovare poi il
latte di riso, consumato soprattutto da chi non può bere il latte comune. E’
una bevanda molto leggera, energetica e completamente vegetale.
Il riso viene usato anche in cosmesi. Negli ultimi anni si sta assistendo ad
un boom crescente di prodotti che sfruttano l’amido del riso e creano
utilissimi prodotti particolarmente indicati per combattere
l’invecchiamento della pelle.
Un discorso a parte va fatto per il riso rosso fermentato, che contiene
fitosteroli e che stando a diverse e recenti ricerche sarebbe un ottimo
rimedio per ridurre i livelli di colesterolo presente nel sangue.
IL RISO E LA SUA STORIA
Ideogramma cinese per RISO
Cariossidi di riso
Pakistan 2.000 A.C.
E' certo che il riso è nato in Estremo Oriente.
Riso è una parola di origine indiana e deriva dal
termine "arisi" o “aribi". In sanscrito è “wrihi”, in
iranico “brizi”, in Persia “birinj”, in Afghanistan
“vrize” e nell'antica Illiria “oryz” o “oliyra”. In Cina
l'antico nome era “Tao-Gu” e “Tave-Odori” era la
danza con cui si festeggiava la solennità del
trapianto del riso. Il riso cotto era detto “Fan”.
Sofocle, nel V a.C. chiama orinda o oryza (ορύζα) il
cereale che cresce lungo il corso dell'Indo,
diventato oryza presso i latini. E da quando
Linneo, nel 700, lo ha inserito nella sua
classificazione scientifica degli organismi viventi,
oryza è rimasto come nome definitivo.
IL RISO E LA SUA STORIA
15000
anni
fa
il
riso
selvatico
costituiva
un’importante fonte di cibo per le popolazioni della
Thailandia, Vietnam, Corea, Cina e nelle isole del
Sud-Est asiatico e lungo le pendici meridionali
dell'Himalaya. Ancora oggi in Vietnam, nella
regione del delta del fiume Mekong, il riso selvatico
cresce abbondantemente e viene raccolto dalla
popolazione locale con delle strette imbarcazioni
facendo uso di piccole falci legate ad un lungo
bastone.
Scavi condotti in villaggi preistorici in molte regioni
dell'Asia, hanno rinvenuto semi carbonizzati e
improne di questa graminacea sia nella ceramica
che nei mattoni e perfino negli strati compatti di
argilla che formavano il pavimento delle abitazioni
primitive. Ritrovamenti in una caverna del Nord
della Thailandia, indicano che venisse coltivato in
modo intensivo oltre 7000 anni fa. Le tecniche di
coltivazione più antiche, però, risalgono alla
tradizione cinese.
In Cina, la prima semina primaverile del riso, era riservata
all'imperatore con un particolare rito propiziatorio. Nel 2800
a.C.
l'imperatore
Chin-Nong
aveva
stabilito
con
un'ordinanza che tutta la famiglia imperiale presiedesse
alle cerimonie delle semine, riservando a se stesso quella
del riso. Un altro imperatore cinese, vissuto tra il 1662 e il
1723
a.C.,
appassionato
che
di
si chiamava
agricoltura
Kang Hi, era molto
e
spesso
andava
passeggiando per i campi ad osservare. Un giorno vide
che alcune spighe di riso erano maturate più velocemente
di altre, che però stavano nello stesso campo. Allora
incuriosito si chiese il perché di questa strana differenza e
dopo vari tentativi riuscì ad isolare un tipo di riso: lo "Yu Mi"
o "Riso Imperiale": di fatto scoprì una varietà di riso
“precoce” che riusciva cioè a maturare entro 3 mesi, prima
che il freddo delle regioni a Nord della Grande Muraglia
potesse comprometterne il raccolto.
Quando, molti secoli dopo, Marco Polo giunse in Cina,
esistevano 544 varietà di riso di colore bianco, rosa e
giallo, con fragranze diverse.
IL RISO E LA SUA STORIA
Giappone 1868: “Riso per tutti!!!”
Una volta nell’antico Vietnam…..
Banh Chung
Nel I secolo a.C. in Giappone il riso era alimento esclusivo di
samurai, guerrieri e mercanti cioè delle classi sociali privilegiate,
mentre i contadini che lo producevano non avevano diritto a
consumarlo. Solo dal 1868, in epoca di illuminismo nipponico,
divenne cibo per tutti i giapponesi. In Giappone è associato alla dea
del Sole, come in Indonesia e nell’isola di Giava che prende il nome
di: Dewie Srie e ancora oggi nessuna ragazza di Giava è
considerata pronta per il matrimonio se non sa cucinare alla
perfezione una ciotola di riso. A Sumatra si ritiene che sia sotto la
specifica tutela di una divinità femminile: Saning San e il rapporto
con questa “Madre del Riso” è talmente forte che la pianta alle volte
è chiamata col nome stesso della dea. In occasione della semina e
del raccolto si tengono particolari cerimonie religiose. Si scelgono
accuratamente alcune piantine e poi si sta a vedere per valutare
l’esito del raccolto: se queste piantine si piegano e appassiscono
vuol dire che la divinità ha deciso che il raccolto non sarà buono.
In India le donne offrono riso alle divinità per riuscire a trovare
marito.
Leggenda Vietnam: Si racconta che un re sentendosi
vicino alla morte chiamò a sé i suoi 22 figli e ordinò
loro di trovare l’elemento più prezioso che esisteva al
mondo per poterlo collocare nella sua tomba ed offrirlo
ai suoi antenati. Il figlio che sarebbe ruscito a fare ciò,
gli sarebbe succeduto al trono. Dopo molte ricerche
solo il figlio minore, che viveva nell’indigenza più dei
fratelli, fece un sogno. Un genio gli rivelò una speciale
ricetta e così il giorno dopo preparò una torta di riso,
rotonda come il cielo e la sovrappose ad un’altra
invece quadrata, che era la terra, con nel mezzo uno
strato di carne. Poi la confezionò in una grande foglia e
la portò dal re, suo padre. Al vecchio re piacque così
tanto che lasciò al figlio minore il regno e il piatto così
preparato fu tramandato per secoli col nome di Banh
Chung diventando poi il piatto tipico vietnamita e
che oggi si prepara per festeggiare il Tet, l’inizio
dell’anno lunare.
In Indonesia e in Malesia si ritiene che il riso abbia un’anima. Quando
il riso comincia a germogliare si deve trattare con una speciale cura,
addirittura si deve evitare di fare rumori forti quando ci troviamo nei
pressi delle risaie per paura che il riso possa andare a male. Poi
quando è appena germogliato si devono portare offerte e quando si
raccoglie i mietitori devono parlare usando uno speciale gergo in
modo che l’anima del riso non venga a sapere che cosa le sta per
succedere. Una volta raccolto, il primo pasto rituale è definito:
“mangiare l’anima del riso”.
Ancora oggi, in alcune aree orientali, per tradizione si collega il riso
alla scelta del nome del nascituro, proprio per l’importanza del valore
simbolico che ogni nome ha: gli adulti della famiglia si dispongono
intorno ad una bacinella di porcellana con dell’acqua e alcuni chicchi
di riso. Il più anziano muove il liquido e il famigliare seduto dove si
ferma il maggior numero di chicchi, può scegliere il nome.
IL RISO E LA SUA STORIA
Una volta nell’antica India…..
Leggenda indiana: In un piccolo paese viveva una fanciulla che si chiamava Retna Doumila che
significa Gioia Raggiante, bellissima e perfetta nell’anima tanto che fece innamorare
pazzamente il dio Shiva. Anche se Retna era mortale, Shiva decise di sposarla per poterla
ammirare per l’eternità. La fanciulla acconsentì alle nozze, ma a patto che il dio, in cambio del
suo corpo e della sua anima, trovasse per lei un cibo che non sarebbe mai venuto a noia alla
gente. Shiva allora inviò un suo fedele servitore alla ricerca di tale cibo in giro per il mondo. Ma
fatalità volle che anche lui si innamorasse e così si dimenticò di assolvere al suo compito. Shiva
stanco di aspettare e ferito nel suo orgoglio divino prese con forza Retna che per la vergogna e
l’oltraggio subito si uccise gettandosi in un fiume. Dopo 40 giorni sulla sua tomba cominciò a
spuntare una fragile pianta, dalla quale pendevano chicchi dorati. Shiva allora esclamò: “In
questa pianta è racchiusa l’allegria della bella Retna e io la chiamerò Riso”.
Mentre in Cina il riso è fondamentale, resta un mistero quando il riso arrivò in Africa. Agli inizi
del I d.C. Strabone nella Geografia (libro IX part.18), descrive un viaggio in un'oasi del deserto
del Sahara abitata da berberi che si cibavano di riso da loro stessi coltivato e la descrive come
una “pianta acquatica”. Dalla Macedonia il riso si diffuse anche in Palestina, ma nella Bibbia
non se ne parla e nei rotoli sacri giudaici si trovano solo pochi cenni: si ricorda solo che deve
essere seminato prima delle piogge e in bacini chiusi. Poi arrivò in Cisgiordania, in Egitto e in
Siria.
Gli antichi Egizi e gli Ebrei non lo conoscevano.
IL RISO E LA SUA STORIA
E in Occidente ??
• Comincia ad essere usato come alimento verso il I secolo a.C.
• Per Sorano d’Efeso II sec. d.C. la farinata è ottima per
le donne in gravidanza e il post partum
• Per Galeno è ottimo per la dieta dei gladiatori e
per i disturbi gastro-intestinali
• Le matrone romane lo usavano come impacco
per una pelle da sogno!
Forse Alessandro Magno lo introdusse in Grecia, o forse qui vi arrivò attraverso la Persia.
Durante il periodo Greco-Romano questo cereale veniva considerato come medicameto e come
spezia e quindi da usare con parsimonia. Plinio il Vecchio (23 -79 d.C.) lo descrive nella sua
Storia naturale, ma fa una gaffe perché dice che nasce da una pianta dalle foglie carnose
(evidentemente ne parla senza averla mai vista dal vero). Presso la scuola medica di Efeso (II
d.C.) era consigliato alle donne per la gravidanza e per il post partum, come anche per i dolori
mestruali sempre consumato sotto forma di farinata. Il medico Galeno lo consiglia nella dieta dei
gladiatori e per i disturbi gastro-intestinali. Le matrone romane preparavano impacchi cremosi
facendo masticare a lungo chicchi crudi agli schiavi e poi usavano questa speciale pappetta come
fosse una crema per rendere la pelle morbida e luminosa (da notare che molti prodotti cosmetici
moderni impiegano sottoprodotti della lavorazione del riso per i notevoli poteri emollienti)
In Occidente comincia ad essere utilizzato come alimento verso il I secolo a.C.
IL RISO E LA SUA STORIA
• In Gran Bretagna arriva nel Medioevo con i
Crociati
• Il Pudding cotto al forno
fu inventato nel XVII secolo
In Gran Bretagna arrivò solo nel Medioevo con i Crociati. Veniva qui usato molto durante la
Quaresima e si dice che la Contessa di Leicester e la sua famiglia ne consumarono ben 110
libbre nei 4 mesi tra il Natale 1264 e l’Aprile 1265. All’epoca veniva bollito in una pentola di
creta con un po’ di brodo e poi veniva aromatizzato con latte di mandorla e zafferano. Nei giorni
in cui si doveva mangiare solo di magro si cuoceva nel latte di mandorle e si addolciva con lo
zucchero.
Il Pudding di riso al forno fu inventato nel XVII secolo: si bolliva il riso nel latte, si condiva con
la noce moscata, acqua di rose e zucchero, poi si univano uova, mollica di pane e zucca tritata
con dell’ambra grigia. Alla fine si infornava in una teglia. Un secolo dopo essendosi stufati di
questo procedimento troppo laborioso e costoso cominciarono a preparare il Pudding prendendo
un panno e mettendoci una certa quantità di riso e uva passa, legavano il panno senza stringere
eccessivamente e lo mettevano in una pentola con dell’acqua per farlo bollire fino a che non
aumentava adeguatamente di volume e se non si era tanto poveri lo si serviva poi con un po’ di
burro fuso e zucchero.
Poiché l’impero britannico si espanse in Oriente, ricette tipiche come il “Kedgeree” (pietanza
indiana a base di riso, cipolle, uova e aromi) divennero molto famose sulle tavole della classe
media e dell’alta borghesia.
IL RISO E LA SUA STORIA
• In Italia si parte dal Nord….o dal Sud ?
• Nel 1400 fermiamoci in Toscana !
• L’attestato più antico sulla coltivazione in
Italia è a Firenze ed è del 1468
• Con Cavour nel Vercellese inizia il progresso
più spettacolare della risicoltura italiana
E’ difficile rintracciare l’arrivo del riso in Italia. Forse fu
introdotto dagli Arabi in Sicilia, o dai Crociati di ritorno
dalla Terrasanta, o forse dai mercanti della Repubblica di
Venezia. Comunque gli Arabi portarono il riso, ma non la
risicoltura e durante gli anni dell’occupazione (dal 250
d.C.) è verosimile che tentino di acclimatare il riso a
Siracusa e nella piana di Lentini, vicino a Catania, dove
sarà coltivato anche nel ‘900. Ma sono solo tentativi,
infatti per secoli i mercanti continuarono ad importarlo
senza riuscire a coltivarlo in maniera sistematica. Agli
Aragonesi si attribuisce la paternità di una prima coltura
nel XV secolo, dopo la conquista del Regno di Napoli da
parte di Alfonso d’Aragona, nelle piane acquitrinose nei
pressi di Paestum.
Allora che dire?
Che nel Medioevo era coltivato in minore quantità
nel Sud d’Italia soprattutto nei conventi e negli Orti
dei Semplici come pianta medicinale. Forse dalla
Scuola Medica Salernitana e dal Monastero di
Montecassino la pianta si spostò e si fermò in
Toscana,
dove
si
hanno
notizie
della
sua
coltivazione nei dintorni di Pisa, verso la metà del
‘400, mantenendosi fino alla metà di questo secolo
con
una
varietà
pregiata
chiamata
“Riso
di
Massarosa”. Ma se vediamo i documenti dei Savoia
(In un libro del 1300 - Il Libro dei conti della Spesa
dei Duchi di Savoia - viene registrata un'uscita di 13
imperiali di Libbra di "riso per dolci" e solo di 8
imperiali per miele) ed un editto del 1340, dove
viene ordinato ai gabellieri di Milano di applicare alti
dazi alla "spezia che arrivava dall'Asia, via Grecia"
ed infine l’editto del 1371 che cita il cereale tra le
"spezierie" col nome di "Riso d'Oltremare" o "Riso di
Spagna", non possiamo ancora parlare di vero un
riso italiano.
L’attestato più antico a prova della coltivazione del riso in Italia è a
Firenze ed è del 1468, quando venne inaugurata la prima risaia
sotto la dinastia de’ Medici. Un esponente chiamato Leonardo
Colto de’ Colti, fece domanda per la coltivazione del riso e da
come scrive, fa supporre che questa coltivazione fosse già
conosciuta.
Gli storici tuttavia propendono per un’origine “milanese” e la
ragione sta nella dimensione del fenomeno. La portata della
materia farebbe pensare che solo gli Sforza fossero in grado di
sostenere lo “sforzo”. Infatti nel Basso Milanese si avviarono
bonifiche e politiche protezionistiche su questo cereale che non fu
più considerato una spezia esotica, ma cibo. Nel 1475 Gian
Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, donò al duca d'Este, 12
sacchi di semi assicurando che se ben coltivati ogni sacco
avrebbe reso a sua volta altri 12 sacchi (contro i 7 del frumento).
Questo rapporto di 1 a 12 fece moltiplicare le superfici di terreno
adibite a risaia tanto che, secondo un censimento spagnolo del
1550, le risaie in Lombardia e Piemonte passarono dai 5500 ettari
a 50 000 ettari e i raccolti vennero tutelati con appositi
provvedimenti per non esportare il seme e diventare un'arma in
mano a Stati avversari.
Notizie di colture in Veneto non se ne hanno e si ritiene che
continuasse a venire dall’Asia, infatti in questa zona resta esente
dai dazi fino al 1561.
Il viaggio del riso proseguì fino a Saluzzo, Mantova, Verona,
Vicenza e la Marca Trevigiana. Questa nuova coltura venne
però
osteggiata
dalle
popolazioni
locali,
perché
le
attribuivano la causa della malaria, tanto da sollecitare le
autorità affinché venisse proibita. Il 24 Settembre 1575
un’ordinanza del governatore di Milano, impose che venisse
piantata a 6 miglia da Milano e a 5 miglia dai confini delle
altre città. Di queste ordinanze ce ne sono tantissime segno
che venivano regolarmente disattese.
Senza dubbio il periodo di progresso più spettacolare della
risicoltura italiana inizia a metà del secolo scorso, allorché
per impulso di Cavour gli agricoltori del Vercellese si
organizzarono e, nel 1853, istituirono uno dei più efficienti
e, per l'epoca, grandi sistemi irrigui. La complessa
infrastruttura viene potenziata nel 1866 con la costruzione
del “Canale Cavour” che permetteva il "trasferimento" di
risorse idriche dai fiumi Po, Dora Baltea, Sesia, Ticino e dal
Lago Maggiore in un comprensorio di circa 400.000 ettari. Il
completamento si avrà nel 1923 con la costituzione, a
Novara, di un organismo per l'autogestione delle acque.
Le aree interessate dalla risaie fra Piemonte e Lombardia
sono circa 200.000 ettari ma la presenza delle zanzare
generate da queste risaie si riverbera su almeno 1.000.000 di
ettari per oltre due milioni di persone che quotidianamente
devono fare i conti con la presenza delle zanzare
IL RISO E LA SUA STORIA
Che cosa si può fare con il riso????
Il Sakè e l’Arrack
La carta di riso
Alettriomanzia
Con il riso si fa anche il vino, si fa sia in Cina che in Giappone e ne esistono diverse qualità sia
dolci che secchi. Ce n’è anche uno giallo chiaro chiamato appunto “vino giallo” e somiglia in
qualche modo allo cherry, ma alcuni sono incolore come la vodka.
Il Sakè si ottiene dal riso bianco + malto + acqua. È la sola bevanda alcolica che si beve duran te
i pasti, in origine si beveva freddo, ma poiché alcuni ne servivano tipi di bassa qualità, si usò
riscaldarlo per ovviare a questo inconveniente. Segno di buona educazione è scambiarsi le tazze
tra i convitati e se si capovolge la tazza, che deve essere di porcellana sottile e non più larga di un
portauovo, vuole dire che non se ne vuole più.
In Giappone il Sakè è usato anche per le cerimonie religiose. Lo si offre alle requie degli
antenati, ma si beve anche ai matrimoni. Nella cerimonia detta “3 volte 3” il contratto
matrimoniale non si intende concluso finché la sposa e lo sposo non si scambiano le tazze e
bevono il Sakè.
L’Arrack è invece prodotto nelle Indie Orientali dalla fermentazione di una mistura di riso,
zucchero e datteri e nel XVIII secolo era una bevanda molto popolare. In Gran Bretagna la tassa
sull’Arrack era più alta di quella applicata a qualsiasi altra bevanda alcolica straniera .
La carta di riso è una carta commestibile. In Cina e Giappone la usano per fare fiori artificiali,
sigarette e fuochi di artificio e come base per dipingere i tipici paesaggi orientali perché
conferisce particolare fascino ai colori.
Che il riso sia simbolo di fertilità è di origine antichissima, vedi l’usanza di gettare riso agli sposi.
Nelle cerimonie delle chiese greche ortodosse, il riso in antichità era gettato tutto intorno alla
chiesa, perché parte integrante della cerimonia, per augurare appunto fertilità. In Giappone è
usato per la pratica divinatoria dell’Alettriomanzia: si forma un cerchio con delle lettere
dell’alfabeto e si fa un perimetro con i chicchi di riso. Si mette al centro un gallo e le lettere
vicine ai chicchi che becca danno la risposta al quesito che si è posto.
Il Tempio di Fushimi Inari
Poco fuori Kyoto, a Fushimi, c'è il grande tempio dedicato ad Inari, la divinità del riso; è famoso per
le migliaia di Torii ("porte sacre") che coprono il sentiero che sale sulla sommità della collina.
All'interno del recinto del tempio, si contano circa 10.000 torii e 20.000 otsuke ("pietre votive"),
frutto di donazioni da parte dei fedeli che, a milioni, visitano annualmente il luogo sacro. Il colore
rosso dei torii rappresenta un augurio di pace e di un buon raccolto. All'entrata del complesso, si
trovano due grandi statue di volpi: una ha in bocca, una pietra che rappresenta lo spirito della
divinità, mentre l'altra tiene una chiave che simboleggia la chiusura del magazzino del riso. Il
tempio di Fushimi Inari è uno dei più belli e dei più suggestivi templi del Giappone. Le prime
costruzioni del complesso risalgono al 711 d.C. mentre il tempio principale venne costruito nel 1499.
Inari è una divinità dal sesso indefinito: ha una duplice sessualità ed è adorata sia dai scintoisti
(femmina) che dai buddisti (maschio). A volte la si trova rappresentata come una giovane donna,
altre volte come un vecchio con in mano una manciata di riso, altre volte, infine, come un essere
androgino accompagnato da una volpe. Più di un milione e mezzo di persone vengono a Fushimi
durante il Capodanno, per pregare per un anno di felicità e protezione e durante l’anno sono molte
le cerimonie che si celebrano per propiziare e chiedere alla divinità un abbondante raccolto, ma
anche per ringraziarla dei doni ricevuti.
Il piatto preferito da Giovanni Pascoli
pare fosse il risotto romagnolesco.
Glielo cucinava a dovere la sorella Maria, che lui
affettuosamente chiamava Mariù. In omaggio a
una consuetudine radicata nella cultura alimentare
italiana, Pascoli ingaggiò con l'amico Augusto
Guido Bianchi, scrittore e giornalista del Corriere
della Sera, una tenzone letteraria sui risotti.
Bianchi, infatti, gli mandò una lettera in cui
esaltava l'arte del risotto alla milanese,
suggerendogliene la ricetta.
Pascoli lesse, e rispose. Naturalmente,
sotto forma di poesia. Questa a fianco:
“Il risotto romagnolesco”
Amico, ho letto il tuo risotto in …ai!
E’ buono assai, soltanto un po’ futuro,
con quei tuoi “tu farai, vorrai, saprai”!
Questo, del mio paese, è più sicuro
perché presente. Ella ha tritato un poco
di cipolline in un tegame puro.
V’ha messo il burro del color di croco
e zafferano (è di Milano!): a lungo
quindi ha lasciato il suo cibrèo sul fuoco.
Tu mi dirai:”Burro e cipolle?”. Aggiungo
che v’era ancora qualche fegatino
di pollo, qualche buzzo, qualche fungo.
Che buon odor veniva dal camino!
Io già sentiva un poco di ristoro,
dopo il mio greco, dopo il mio latino!
Poi v’ha spremuto qualche pomodoro;
ha lasciato covare chiotto chiotto
in fin c’ha preso un chiaro color d’oro.
Soltanto allora ella v’ha dentro cotto
Il riso crudo, come dici tu.
Già suona mezzogiorno…ecco il risotto
romagnolesco che mi fa Mariù.
ITALIA MONDINE 1927
Storia delle mondine
ogni anno, per la campagna risicola migliaia di donne si
riversava nel vercellese e novarese dove la mano
d'opera non era sufficiente, venivano dal Piacentino dal
mantovano,dalla provincia
di Rovigo e dal veneto. Lasciavano nella loro zona una
grande miseria e quindi il lavoro stagionale
in Piemonte era l'unica possibilità che consentiva loro di
portare a casa un po' di guadagno: queste
lavoratrici con pochi stracci affardellati( qualche federa e
una coperta per i pagliericci dove avrebbero
dormito) affrontavano viaggi disagevoli, a volte con mezzi
di fortuna, per raggiungere le stazioni di partenza dove le
attendevano "treni speciali"che le avrebbero portate ai
centri di raccolta. Per lavorare nella risaia occorreva
avere: l'atto di nascita e una dichiarazione dell'Ufficio
Sanitario del comune attestante le buone condizioni
fisiche: IL contratto di lavoro prevedeva che le mondariso
percepissero un salario giornaliero + 1 kg di riso per ogni
giornata lavorativa:Il lavoro delle mondariso consisteva
nell'estirpare le piante infestanti che soffocavano la
normale crescita del riso o il trapianto delle piantine di
riso che veniva fatto immergendo un dito nel terreno
molle camminando all'indietro una a fianco all'altra. La
monda aveva inizio tra aprile e maggio e durava dai 45 ai
50 gg.
Le lavoratrici erano organizzate in squadre e ogni squadra aveva una "capa"
che doveva oltre che effettuare il lavoro normale di monda anche tenere la
registrazione delle ore ordinarie e straordinarie di ogni lavoratrice inoltre era
l'unica che poteva tenere rapporti con il datore di lavoro. Le giornate lavorative
andavano dall'alba al tramonto ( solo più tardi e con lotte si arriverà alle otto
ore) con brevi pause per mangiare. Le mondine alloggiavano tutte insieme in
cascina nei granai allestiti a dormitori,dove il letto era in genere un pagliericcio
steso in terra , non c'erano servizi igienici (ci si lavava nei fossi e i bagni erano
dietro i cespugli). Il vitto che il datore di lavoro aveva l'obbigo di somministrare
era quanto meno insufficiente ad apportare abbastanza calorie e proteine per
un lavoro così pesante
Anche l'abbigliamento aveva una
funzione fondamentale: quella di
proteggere e lasciare libero il corpo nei
movimenti: quindi si indossavano gonne
corte o rimboccate intorno alla vita e
calze di filanca pesanti che dovevano
proteggere dalle punture degli insetti
magliette o camicie a maniche lunghe e
larghi cappelli di paglia che riparavano
dal sole. Il lavoro della mondina era
pesante e estremamente insalubre:tante
ore immerse mani e piedi in acqua e in
una posizione china che spezzava la
schiena, tenendo il ritmo della squadra
(non si poteva rimanere indietro), ore e
ore l'une a fianco delle altre quasi senza
mai guardarsi in faccia..l'unica cosa che
potevano fare per tenere occupata la
mente alleviare il dolore e la fatica
e..tenere il ritmo del lavoro era cantare .
erano in genere canti improvvisati, una
specie di dialogo o sfottò " canti a
dispetto", altre volte invece erano canti di
protesta, che denunciavano lo
sfruttamento e le malversazioni dei
padroni .
"se otto ore vi sembran poche
provate voi a lavorar e proverete la
differenza di lavorar e di comandar"
in queste poche ma efficaci parole di un
canto è racchiusa tutta la rabbia di
lavoratrici e lavoratori che ogni giorno si
rendevano sempre più conto delle
condizioni di sfruttamento a cui
venivano sottoposti dal padrone. Le
prime proteste iniziarono ai primi del '
900 e le prime a incrociare le braccia
furono proprio le mondine che
rivendicavano le otto ore lavorative. La
lotta fu dura molto dura, perche per la
prima volta "il servo osava alzare la
testa, disobbedire agli ordini e
avanzare richieste" i tumulti del 1
giugno1906 furono forse i più gravi e
violenti, molti lavoratori furono arrestati
e processati, ma tre anni dopo le
mondine conquistarono le otto ore
giornaliere di lavoro Questa fu una
grande vittoria ottenuta a duro prezzo,
ma le mondine aprirono la via alle più
vaste agitazioni contadine , mentre
nasceva la grande industria.....
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