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Premio di risultato nel settore del credito
Estratto dal Capitolo 4 del “Rapporto 2008 sul Mercato del Lavoro nell’Industria Finanziaria” 4.6 Il Premio di risultato nel settore del credito Nell’ambito della contrattazione nazionale, le prime esperienze di applicazione della retribuzione variabile nel settore del credito risalgono, come noto, al lontano 1990, con l'introduzione dei premi collettivi di produttività (1). Successivamente, con il contratto collettivo nazionale di lavoro del dicembre 1994, venne demandato alla contrattazione di secondo livello, con decorrenza non anteriore al 1° gennaio 1996, la definizione di un premio (in sostituzione di quello di produttività) che fosse in linea con le indicazioni contenute in materia nel Protocollo sulla politica dei redditi del 23 luglio 1993. Tale erogazione, recitava il ccnl, doveva essere "in stretta correlazione ai risultati conseguiti nella realizzazione di programmi concordati tra le Parti, aventi come obiettivo incrementi di produttività del lavoro, di qualità ed altri elementi di competitività di cui le imprese dispongano, nonché ai risultati legati all'andamento economico dell'impresa". Il sostanziale mutamento operato con le intese del 1994 è dunque evidente in quanto - in linea con il succitato Protocollo - l'area di condivisione dei risultati tra azienda, lavoratori e sindacati non si limita al solo possibile miglioramento della prestazione (produttività), bensì al perseguimento di più significativi obiettivi quali: competitività, redditività, efficienza e qualità. 4.6.1 Il premio aziendale (1) Per una disamina approfondita della precedente disciplina si rimanda a "Il premio aziendale nel settore del credito - Profili applicativi", Luigi Prosperetti e Giancarlo Durante, Roma, 1995. - 131 - Nell’ambito del successivo rinnovo del contratto collettivo di lavoro, l'importanza crescente assunta nel tempo dalla retribuzione variabile nell'ambito del trattamento economico complessivo, spinse le Parti ad integrare ulteriormente la disciplina del premio aziendale. Con l'intesa dell'11 luglio 1999, infatti, in aggiunta ai criteri già contenuti nel c.c.n.l. 19 dicembre 1994, fu previsto che le condizioni ed i criteri di erogazione dovevano essere strettamente correlati "ad un migliore andamento dei risultati economici dell'impresa, tenendo anche conto degli apporti professionali". Ciò implica che il premio in oggetto deve essere parametrato "tenendo anche conto degli apporti professionali, delle attività svolte e della funzione ricoperta" oltre che del livello di inquadramento. Tale formulazione è rimasta invariata nel successivo contratto nazionale 12 febbraio 2005 e nell’attuale art. 43 del contratto 8 dicembre 2007 . Quanto ai parametri di riferimento utili ai fini della determinazione degli importi del premio, il contratto nazionale prevede a titolo esemplificativo una serie di indicatori depurati delle componenti straordinarie positive e negative. In particolare: • indicatori di redditività (ad es. ROE, ROA, utile attività ordinarie su patrimonio, risultato lordo di gestione corretto per il rischio su totale attivo, ecc.); • indicatori di efficienza (ad es.: costi operativi/margine di intermediazione, costi operativi/attività fruttifere, costo del lavoro/margine di intermediazione, costo del lavoro per dipendente, ecc.); • indicatori di produttività (ad es.: VAP, valore aggiunto per dipendente, margine di intermediazione per dipendente, fondi intermediati per dipendente, ricavi da servizi per dipendente, impieghi + raccolta per dipendente, ecc.); • indicatori di qualità definiti a livello aziendale; • indicatori di rischiosità (ad es. sofferenze/impieghi, ecc.); • indicatori di struttura (ad es.: raccolta indiretta/raccolta diretta, gestioni patrimoniali/raccolta, ecc.). Il premio aziendale può essere, inoltre, determinato attraverso un indicatore complessivo che può valutarsi, tra l’altro, in termini di: - 132 - - un valore predeterminato o classi di valori predeterminati; scostamenti rispetto a valori predeterminati; variazioni rispetto all’anno o a periodi precedenti; percentuali di indici di bilancio o di valori predeterminati. Nel caso di utilizzo di più indicatori e/o parametri, mediante il c.d “indicatore composito”, questi possono essere opportunamente ponderati secondo le modalità definite a livello aziendale. Il premio aziendale, inoltre, può essere determinato sulla base di indicatori relativi alle performance del gruppo (soluzione, come si vedrà oltre, in forte sviluppo) e/o dell’azienda capogruppo per le società controllate. Sempre nell'ottica della variabilità retributiva, la disciplina nazionale, al fine di accrescere le quote di retribuzione legate ai risultati collettivi e al merito, prevede che le aziende potranno inoltre istituire premi incentivanti (anche sotto forma di stock option e stock granting), la cui erogazione è subordinata al raggiungimento di specifici obiettivi, diversi da quelli fissati per il premio aziendale, per gruppi omogenei di posizioni lavorative in relazione agli obiettivi medesimi (ad esempio, settori aziendali quali strutture centrali o di rete, determinate unità operative aventi caratteristiche omogenee, etc.) (2). 4.6.2 Linee applicative del premio aziendale (2) Tale ultima previsione tuttavia, come già evidenziato nelle precedenti Edizioni, risente della disciplina entrata in vigore a far tempo dal 1° gennaio 2005 relativa ai nuovi principi contabili internazionali (IAS/IFRS2). L’intento di questi ultimi è quello di garantire che tutte le erogazioni corrisposte sotto forma di azioni emesse dalle società vengano, da una parte, computate alla stregua di costi nei bilanci ufficiali e, dall’altra, valutate sulla base del fair value (valore equo), in modo da fornire informazioni trasparenti e comparabili a tutti i soggetti utilizzatori dei bilanci stessi. Nei fatti, dunque, l’inclusione di tale posta tra i costi è destinata a deprimere gli utili delle aziende che fanno largo ricorso alla distribuzione di stock option ai propri managers, sebbene abbia il pregio di informare meglio gli azionisti sui criteri di retribuzione adottati dall’azienda, oltre a fornire una corretta rappresentazione della sostanza economica del fenomeno. - 133 - La nuova disciplina sui premi aziendali ha consentito, come osservato, molteplici soluzioni alla necessità di formulare il premio stesso sulla base delle caratteristiche specifiche di ciascuna azienda sia sotto il profilo dell'attività (3), della propria categoria dimensionale, delle linee strategiche perseguite, della cultura aziendale e del diverso clima sindacale presente nella medesima. In tale ottica, riproponendo uno schema di analisi dei premi aziendali svolto a partire dal 1993 nel “Rapporto su retribuzioni e costo del lavoro nelle banche italiane ed europee”, in questo paragrafo vengono esaminate alcune tendenze a livello aziendale in tema disciplina del premio di risultato. A tal fine sono stati analizzati 127 contratti integrativi di lavoro stipulati a livello aziendale nel biennio 2007-2008 (4) per la definizione del premio aziendale da corrispondere al personale non direttivo negli anni 2008-2009. Non è stato possibile svolgere quest’anno lo studio sull’eventuale correlazione esistente tra le erogazioni corrisposte nel biennio 20062007 a titolo di premio aziendale ed i risultati di bilancio conseguiti nel biennio 2005-2006, periodo di competenza dei premi medesimi, in quanto i criteri contabili utilizzati dalle aziende nei due anni risulta disomogeneo (5). Si rimanda dunque alla prossima edizione per uno studio dettagliato di tali correlazioni. I problemi legati all’analisi quantitativa di tale componente retributiva non impediscono tuttavia uno studio della disciplina più generale dei premi contenuta nelle intese aziendali e che viene di seguito esaminata. (3) Nello studio degli indicatori utilizzati nelle diverse intese sono state analizzate separatamente le banche dalle Società finanziarie per evidenziare le diverse scelte operate sulla base dell'attività caratteristica dei diversi istituti. (4) Il campione di aziende che ha stipulato e del quale si dispone degli Accordi che disciplinano il premio aziendale, impiega complessivamente circa il 60% del personale degli Associati che hanno conferito ad ABI il mandato di rappresentanza sindacale. (5) L’adozione dei nuovi principi contabili IAS da parte di tutte le aziende è diventata obbligatoria a far tempo dal 1° gennaio 2006., essendo obbligatoria dal 2005 per le sole aziende quotate in borsa. - 134 - Iniziando l’analisi dalla tipologia di indicatori contenuti ne i contratti integrativi, la prima evidenza particolarmente interessante che emerge, specie se i dati vengono confrontati con quelli dello scorso anno, è la forte diminuzione della percentuale di aziende che prevedono la corresponsione del premio aziendale in cifra fissa. Se, infatti, dalla precedente analisi era emerso come il 42% delle intese prevedesse l’attribuzione di un premio in cifra fissa, privo quindi di un collegamento ad indicatori di performance, tale percentuale si è praticamente dimezzata ed è passata all’attuale 21% (valore persino più basso rispetto al 36% rilevato nell’indagine del 2006). Del resto, il valore precedente era stato generato da un comprensibile atteggiamento prudenziale derivante dagli effetti sui bilanci dell’adozione dei principi contabili IAS, che avevano determinato, a parità di condizioni, una variazione degli indicatori più comuni utilizzati dalle aziende per misurare redditività e produttività (6): le aziende nella maggioranza dei casi, avevano dunque preferito rinviare la definizione dei nuovi ratios alla corrente tornata contrattuale, dopo una verifica dei reali effetti della nuova normativa. Se analizziamo il dato scomposto per tipologia di aziende si scopre che il comportamento più “virtuoso” è stato quello adottato dalle società finanziarie. Se nel 2007 oltre il 50% di queste ultime aveva corrisposto il premio in cifra fissa, attualmente tale percentuale si è abbassata drasticamente al 6% del campione; le banche invece sono passate dal 36% all’attuale 26% (v. tavole 4.2 e 4.3). A livello di sistema, nell’ambito delle intese che hanno previsto la variabilità del premio, il 14% delle stesse ha subordinato l’erogazione ai risultati conseguiti dall’azienda esclusivamente in termini di redditività (il 12% delle banche ed il 19% delle società finanziarie), mentre ben il 58% del campione (il 53% delle banche e il 75% delle società finanziarie) predilige l’utilizzo di indicatori "misti" di produttività, redditività ed efficienza aziendale. (6) In particolare per quelle intese che ancora prevedono la quantificazione del premio aziendale secondo il valore base e soglia di una determinata serie storica del VAP (valore aggiunto procapite) o di altro indicatore. - 135 - Tavola 4.2 – TIPOLOGIA DI INDICATORI UTILIZZATI DALLE AZIENDE DEL CAMPIONE PER COMMISURARE IL PREMIO AZIENDALE EROGATO NEL 2008 Aggregato Indicatori Gruppidimensionali Produttività Intero Settore 6% Redditività 14% 12% 19% 0% Efficienza 1% 1% 0% Sistema misto 58% 53% Premiofisso 21% Totale 100% Banche 8% Società Magg.+Gra. Medie Finanziarie 0% 11% 7% Piccole Minori 9% 3% 13% 16% 15% 0% 0% 0% 2% 75% 67% 40% 47% 69% 26% 6% 22% 40% 28% 11% 100% 100% 100% 100% 100% 100% Fonte: elaborazioni Abi Tavola 4.3 – TIPOLOGIA DI INDICATORI UTILIZZATI DALLE AZIENDE DEL CAMPIONE PER COMMISURARE IL PREMIO AZIENDALE EROGATO NEL 2007 Aggregato Indicatori Gruppi dimensionali Intero Settore Banche Società Magg.+Gra. Finanziarie Produttività 6% 9% 0% Redditività 26% 27% Efficienza 1% Sistema misto Medie Piccole Minori 7% 0% 19% 2% 24% 7% 50% 33% 23% 2% 0% 0% 0% 0% 2% 25% 26% 23% 14% 30% 29% 25% Premio fisso 42% 36% 53% 72% 20% 19% 48% Totale 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% Fonte: elaborazioni Abi - 136 - Soltanto il 6% delle intese analizzate (l’8% delle banche e lo 0% delle società finanziarie) subordina l’erogazione del premio a soli indicatori di produttività, mentre risultano rare anche quelle che legano l’erogazione del premio aziendale ad indicatori che misurano la propria performance in termini di sola efficienza. Confrontando i dati con quanto emerso lo scorso anno è interessante notare come nel complesso vi sia stata in quest’ultima tornata contrattuale una “migrazione” degli accordi verso un sistema di variabilità retributiva basato su un’articolata misurazione della performance che, tiene conto di tutti i fattori che hanno contribuito al risultato dell’azienda. Alla luce di quanto sopra é interessante vedere come tali risultati si articolino per categoria dimensionale. Le specificità operative delle aziende dettate dalla dimensione, dalla localizzazione geografica, dai segmenti di mercato serviti, ecc., pongono evidentemente necessità diversificate in termini di politiche retributive. Nel comp lesso nelle aziende Minori la variabilità é maggiore e quindi é più bassa (11%) la percentuale di premi aziendali attribuiti in cifra fissa, confermando un fenomeno già rilevato lo scorso anno. Ben il 69% delle aziende appartenenti a questa categoria dimensionale ha un sistema misto di commisurazione del premio mentre il 15% si affida ad uno o più indicatori che misurano la sola redditività aziendale. Rispetto al sistema nel suo complesso, sorprende molto la tendenza rilevata presso le aziende Medie; se l’anno scorso il 50% degli integrativi aziendali preferiva legare la corresponsione del premio aziendale ai risultati raggiunti esclusivamente in termini di indicatori di redditività, tale percentuale nelle nuove intese è scesa al 13%. Ma quello che sorprende ancora di più è che risulta raddoppiato il numero di aziende che ha previsto la corresponsione del premio in cifra fissa (dal 20% al 40%), in controtendenza con la generalità del sistema. Dinamica diametralmente opposta si rileva invece per le aziende di maggiori dimensioni, per le quali soltanto nel 22% delle intese siglate il premio aziendale non viene legato a nessun indicatore di bilancio, mentre ben il 67% lo subordina ad indicatori di tipo misto. - 137 - Focalizzando invece l’attenzione sulle intese siglate dalle Società finanziarie, emerge che il 19% delle stesse ha subordinato l’erogazione del premio ad indicatori che misurano esclusivamente la redditività aziendale, mentre ben il 75% é ricorso ad un indicatore di tipo misto. Sempre per le Società finanziarie risulta nulla la percentuale di intese che si affidano esclusivamente ad indicatori di produttività e/o di efficienza per misurare la propria performance. Rinviando ad un successivo paragrafo per una disamina specifica dei principali indicatori utilizzati dalle aziende, la successiva tavola 4.4 sintetizza le ulteriori caratteristiche dei premi aziendali sancite nelle ultime intese aziendali e utili per la corresponsione del premio 2008. Anche questi dati confermano la tendenza precedentemente rilevata e riguardante la variabilità dei premi. Circa l’80% delle intese siglate nel settore prevede una variabilità del premio aziendale in funzione dei risultati economici conseguiti nell’anno, variabilità che nella metà dei casi è totale. Il 21% degli istituti garantisce comunque l’erogazione indipendentemente dai risultati di bilancio. - 138 - Tavola 4.4 - PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI PREMI AZIENDALI NELLE AZIENDE DEL CAMPIONE NEL 2008 Aggregato Gruppi dimensionali Intero Settore Banche Società Magg.+Gra. Medie Piccole Minori Finanziarie Totale Parziale Nulla 39% 40% 21% 45% 29% 26% 22% 72% 6% 0% 78% 22% 13% 47% 40% 51% 21% 28% 43% 46% 11% Capitaria Cifra fissa % grandezza di bilancio % dello stipendio prestazione individuale Misto opzione corresp. azioni opzione Fondo Previdenza 34% 17% 31% 4% 6% 8% 19% 8% 24% 20% 35% 5% 7% 9% 23% 8% 65% 6% 17% 0% 6% 6% 6% 6% 67% 22% 11% 0% 0% 0% 20% 0% 31% 31% 31% 7% 0% 0% 27% 7% 20% 25% 39% 4% 4% 8% 26% 5% 38% 9% 28% 4% 10% 11% 12% 12% SI NO 6% 94% 8% 92% 0% 100% 0% 100% 0% 100% 9% 91% 7% 93% Prevista a livello ccnl Superiore Inferiore 58% 42% 0% 65% 35% 0% 35% 65% 0% 29% 71% 0% 55% 45% 0% 68% 32% 0% 55% 45% 0% 2% 98% 2% 98% 0% 100% 0% 100% 0% 100% 2% 98% 2% 98% VARIABILITA' DEL PREMIO QUANTIFICAZIONE CONCORRENZA AL TFR SCALAPARAMETRALE COLLEGATO ALL'ANZIANITA' SI NO Fonte: elaborazioni Abi Più nel dettaglio, le banche prevedono una variabilità totale del premio nel 45% dei casi (a fronte del 22% delle società finanziarie) e una variabilità parziale nel 29%. Presso le società finanziarie che hanno individuato uno o più parametri di riferimento a cui commisurare il premio, ben il 72% preferisce comunque stabilire, al raggiungimento di determinate condizioni, un premio base suscettibile di ulteriori incrementi in funzione dei risultati. - 139 - Entrando più nello specifico scopriamo come i comportamenti più “virtuosi” riguardino le aziende Piccole e Minori dove, rispettivamente oltre il 51% ed il 43% delle intese attribuisce una variabilità totale al premio. Le aziende Medie, invece, attribuiscono in prevalenza al premio una variabilità parziale (nel 47% dei casi), mentre le aziende di piccole dimensioni sono a tutt’oggi quelle che registrano la percentuale più bassa di accordi che fissano il premio senza garantirne alcuna variabilità (11%). Tavola 4.5 - PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI PREMI AZIENDALI NELLE AZIENDE DEL CAMPIONE NEL 2007 Aggregato Gruppi dimensionali Società Magg.+Gra. Medie Piccole Minori Finanziarie Intero Settore Banche Totale Parziale Nulla 32% 25% 42% 35% 29% 36% 26% 21% 53% 0% 29% 71% 20% 60% 20% 48% 33% 19% 35% 18% 47% Capitaria % grandezza di bilancio % dello stipendio Misto 73% 19% 5% 3% 67% 22% 7% 4% 86% 14% 0% 0% 100% 0% 0% 0% 80% 20% 0% 0% 44% 26% 19% 11% 80% 20% 0% 0% SI NO 4% 96% 6% 94% 0% 100% 0% 100% 0% 100% 24% 76% 0% 100% Prevista a livello ccnl Superiore Inferiore 67% 11% 22% 70% 9% 21% 65% 13% 22% 71% 0% 29% 60% 20% 20% 74% 13% 13% 67% 10% 23% 2% 98% 3% 97% 0% 100% 0% 100% 0% 100% 10% 90% 0% 100% VARIABILITA'DELPREMIO QUANTIFICAZIONE CONCORRENZAALTFR SCALAPARAMETRALE COLLEGATOALL'ANZIANITA' SI NO Fonte: elaborazioni Abi - 140 - Confrontando questi risultati con le informazioni sintetizzate nella tavola 4.5 e riferite al 2007, si ha un’ulteriore conferma, così come era presumibile, della forte contrazione del numero di intese che corrispondono il premio in cifra fissa a favore di un premio totalmente variabile, come nel caso delle banche (dal 35% al 45%), ovvero parzialmente variabile per le società finanziaria (dal 21% al 72%). Per quanto riguarda i meccanismi di quantificazione del premio, i dati mostrano un forte decremento delle aziende che, nell’ambito del rinnovo dei propri contratti integrativi, ne quantificano l’importo in cifra capitaria (7) (nel 34% dei casi) a fronte di un incremento dei premi quantificati come quota percentuale da applicare ad una determinata posta di bilancio (nel 31% dei casi). Il 17% delle intese, che corrispondono a quelle che non hanno collegato l’attribuzione del premio a nessun indicatore di bilancio, fissano il premio in cifra fissa, mentre il 6% dei contratti qua ntifica il premio in base ad una percentuale della retribuzione del singolo lavoratore. Infine il 6% delle intese prevede la considerazione del contributo lavorativo del singolo per la quantificazione del proprio premio e l’8% delle stesse individua un meccanismo di quantificazione misto che stabilisce l’individuazione di un importo base – capitario - da integrare in misura pari alla percentuale di un determinato risultato del conto economico ovvero della retribuzione complessiva del singolo individuo. Se i dati vengono disaggregati per tipologia aziendale si scoprono interessanti divergenze. In particolare, i dati delle banche mostrano un comportamento molto differenziato rispetto alle società finanziarie. Mentre nelle prime, infatti, il meccanismo di quant ificazione più diffuso rimane quello di legare il premio alla percentuale di una determinata posta di bilancio (nel 35% dei casi), ben il 67% delle società finanziarie, raggiunto un obiettivo di bilancio, fissa il premio in un importo capitario (67%). La disaggregazione dei dati per categoria dimensionale di appartenenza delle aziende porta, anche in questo caso, a risultati piuttosto disomogenei; se, infatti, il 67% delle aziende Maggiori e (7 ) Al verificarsi di determinate condizioni di mercato, il premio viene fissato in un importo corrispondente ad un dipendente inquadrato in un determinato livello di inquadramento. - 141 - quelle Grandi quantificano il premio aziendale in cifra capitaria, tale percentuale scende nel caso delle aziende Piccole al 20%. Presso tali realtà vi è la percentuale maggiore di intese (39%) che quantifica il premio in percentuale di una determinata voce di bilancio. Quasi nessuna azienda prevede una relazione tra premio e anzianità dei dipendenti. Un dato interessante, specie in un periodo di contenimento dei costi, quale quello vissuto dalle nostre aziende, riguarda la computabilità o meno dei premi nel trattamento di fine rapporto: se in passato tale tendenza era contenuta ma pur sempre presente a livello di sistema, attualmente solo il 6% delle intese (9% presso le aziende Piccole) prevede la computabilità ai fini del TFR. Per quanto riguarda invece le società finanziarie la totalità delle nuove intese prevedono esplicitamente la non incidenza del premio aziendale nel calcolo di tale voce. Per quanto attiene alle ulteriori caratteristiche desumibili dai testi contrattuali, è interessante notare come sia cresciuta la percentuale di intese che prevedono, per la determinazione e la quantificazione dei premi, un riferimento ad indicatori calcolati sulla base del bilancio consolidato di gruppo. Se nel 2007 tale percentuale si attestava al 31%, nell’attuale rilevazione ben il 57% delle intese analizzate contiene tale previsione. Nel caso delle società finanziarie questa previsione tocca la punta dell’88%, mentre per le banche si attesta al 47%. E’ interessante rilevare, inoltre, come sia sceso il peso percentuale delle intese (dall’11% all’attuale 8%) che prevedono la possibilità per il dipendente di optare, al momento della liquidazione del premio aziendale, per un contributo al proprio Fondo di previdenza complementare in aggiunta ad una parte sotto forma di retribuzione, in luogo dell’erogazione di tutto il premio in busta paga (che solitamente, in quest’ultimo caso, avviene in misura inferiore). Il 19% delle intese (23% delle banche e 6% delle società finanziarie) conferisce invece al lavoratore la possibilità di optare per la percezione del premio, o di una parte del medesimo, sotto forma di azioni vincolate dell’azienda, attribuendo al premio un valore maggiore rispetto a quello percepito in busta paga. Un’ultima interessante considerazione va fatta in ordine alle previsioni relative all’estensione o meno della disciplina del premio - 142 - aziendale al personale in forza con contratto di lavoro diverso da quello tradizionale full time a tempo indeterminato. Innanzitutto il 100% delle aziende prevede l’attribuzione del premio al personale che presta servizio a tempo parziale, stabilendo un riproporziona mento del premio in base all’orario effettivamente svolto dal lavoratore. Quanto alle altre tipologie contrattuali, i contratti integrativi prevedono espressamente il pagamento del premio anche all’apprendista ed al contrattista a termine nel 37% dei casi (59% nei contratti delle società finanziarie e 29% delle banche); per i contratti di inserimento tale valore si abbassa al 35% (53% nei contratti delle società finanziarie e 29% delle banche), mentre il 33% paga il premio anche ai lavoratori temporanei. 4.6.3 Un focus sugli indicatori di bilancio In merito agli indicatori più comunemente utilizzati, a livello di sistema, per la misurazione della produttività aziendale si evidenzia un ricorso quasi esclusivo a quelli esemplificati nell'articolo 43 del contratto nazionale di lavoro dell’8 dicembre 2008: Raccolta più impieghi pro-capite, Ricavi da servizi pro-capite, Margine d'intermediazione pro-capite e Valore aggiunto pro-capite. Rispetto tuttavia ai dati osservati nella precedente rilevazione in cui risultava un ricorso prevalente (39%) al “Margine di intermediazione procapite”, le nuove intese preferiscono misurare la produttività, nel 51% dei casi tramite il “Risultato Lordo di Gestione pro-capite”, nel 15% tramite la “Raccolta+Impieghi pro-capite”, nel 13% con il “Margine di intermediazione pro-capite” e quindi nel 7% con il Valore aggiunto pro-capite” o il ”Totale Attivo pro-capite”. Il 6% delle intese preferisce invece far riferimento ad altri indicatore (i principali sono “Commissioni nette pro-capite” ovvero “Contratti stipulati procapite”). Nelle successive tavole 4.6 e 4.7, che sintetizzano i suddetti risultati, vengono disaggregate le informazioni per banche e le società finanziarie, nonché per la categoria dimensionale. Questi dati mostrano che se il 40% delle Banche misura la produttività attraverso il “Risultato lordo di gestione pro-capite” ed il 19% utilizzando la - 143 - “Raccolta + impieghi pro-capite”, le società finanziarie ricorrono al “Risultato lordo di gestione pro-capite” ben nell’83% delle intese e al “Margine d’intermediazione pro-capite” nel 13% dei casi. Tavola 4.6 – INDICATORI DI PRODUTTIVITA’ UTILIZZATI DALLE AZIENDE DEL CAMPIONE PER COMMISURARE IL PREMIO AZIENDALE EROGATO NEL 2008 Categoria di istituto Aggregato Indicatori Produttività Intero Settore Banche Società Finanziarie VAP 7% 9% 0% Raccolta+impieghi/n 15% 19% 0% Ricavi da servizi/n 1% 2% 0% Fondi Intermediati/n 0% 0% 0% Marg. Intermediaz./n 13% 14% 13% RLG/n 51% 40% 83% Totale Attivo/n 7% 8% 4% Altro 6% 8% 0% Totale 100% 100% 100% Fonte: elaborazioni Abi - 144 - Tavola 4.7 – INDICATORI DI PRODUTTIVITA’ UTILIZZATI DALLE AZIENDE DEL CAMPIONE PER COMMISURARE IL PREMIO AZIENDALE EROGATO NEL 2008 Categoria dimensionale Gruppi dimensionali Indicatori Produttività Magg.+Gra. Medie Piccole Minori VAP 0% 14% 13% 2% Raccolta+impieghi/n 14% 14% 28% 7% Ricavi da servizi/n 0% 0% 3% 0% Fondi Intermediati/n 0% 0% 0% 0% Marg. Intermediaz./n 0% 0% 20% 13% RLG/n 72% 58% 23% 67% Totale Attivo/n 0% 14% 0% 11% Altro 14% 0% 13% 0% Totale 100% 100% 100% 100% Fonte: elaborazioni Abi L’ulteriore disaggregazione dei dati, che consente una lettura più dettagliata sulle scelte poste in essere dalle aziende, è quella fatta sulla base della categoria dimensionale degli istituti. In questo caso, a fronte di una netta predilezione delle aziende di maggiori dimensioni, di quelle Minori e Medie per il “Risultato lordo di gestione pro-capite” (rispettivamente nel 72%, nel 67% e nel54% dei casi), quelle Piccole tendono a preferire nel 27% degli accordi la “Raccolta+impieghi procapite”. E’ interessante osservare come il “Valore aggiunto procapite”, un tempo indicatore scelto dalla quasi totalità del sistema per commisurare il premio di produttività, oggi è presente solo nel 7% delle intese. Questo dato disaggregato per categoria dimensionale mostra peraltro come il 14% delle aziende Medie ricorra ancora a questo indicatore, a fronte del 13% delle Piccole, il 2% delle Minori e - 145 - praticamente nessuna delle aziende di maggiori dimensioni. E’ interessante notare, infine, come il “Margine d’intermediazione procapite” venga utilizzato unicamente dalle aziende di minori dimensioni (Piccole e Minori) ed i “Ricavi da servizi pro-capite” solo da quelle Piccole. Tavola 4.8 – INDICATORI DI REDDITIVITA’ UTILIZZATI DALLE AZIENDE DEL CAMPIONE PER COMMISURARE IL PREMIO AZIENDALE EROGATO NEL 2008 Categoria di istituto Aggregato Indicatori Redditività Intero Settore Banche Risultato lordo di gestione 9% 14% Società Finanziarie 0% Patrimonio netto 0% 0% 0% Utile d'Esercizio 58% 50% 74% Utile Operatività Corrente 18% 24% 3% ROE 2% 2% 3% Risultato netto di gestione 1% 2% 0% MINTR 12% 8% 20% Totale 100% 100% 100% Fonte: elaborazioni Abi Passando invece alla commisurazione del premio sulla base della redditività aziendale, la scelta ricade ben nel 58% dei casi sull’“Utile d’esercizio”, nel 18% dei casi sull’“Utile dell’operatività corrente”, nel 12% sul “Margine d’intermediazione”, nel 9% sul “Risultato lordo di gestione”, nel 2% sul “Return on Equity” (8) e solo l’1% sul “Risultato netto di gestione”. La tabella evidenzia come vi siano (8) ROE: Rapporto tra l'Utile d'Esercizio e la somma del Capitale e delle Riserve - 146 - significative differenziazioni nella scelta degli indicatori tra banche e società finanziarie che vede queste ultime utilizzare nella quasi totalità degli istituti tra l’“Utile d’esercizio” (74% delle intese) e il “Margine d’intermediazione” (20% degli accordi). Tavola 4.9 – INDICATORI DI REDDITIVITA’ UTILIZZATI DALLE AZIENDE DEL CAMPIONE PER COMMISURARE IL PREMIO AZIENDALE EROGATO NEL 2008 Categoria dimensionale Gruppi dimensionali Indicatori Redditività Magg.+Gra. Medie Piccole Minori Risultato lordo di gestione 0% 0% 28% 2% Patrimonio netto 0% 0% 0% 0% Utile d'Esercizio 100% 49% 38% 66% Utile Operatività Corrente 0% 25% 21% 17% ROE 0% 0% 3% 2% Risultato netto di gestione 0% 13% 0% 0% MINTR 0% 13% 10% 13% Totale 100% 100% 100% 100% Fonte: elaborazioni Abi Anche la dimensione aziendale influisce molto nella scelta dei parametri di redditività; nel caso delle aziende di maggiori dimensioni la scelta ricade nel 100% dei casi sull’“Utile d’esercizio” mentre tale opzione è adottata dal 66% delle aziende Minori, dalla metà delle aziende Medie e dal 38% di quelle Piccole. Per quanto riguarda, infine, gli indicatori di efficienza scelti, l’indagine ha messo in evidenza come tali parametri risultino quelli meno diffusi nei contratti collettivi aziendali, e siano circoscritti al “Cost-income ratio” (Costi operativi/margine d’intermediazione) nell’87% dei casi e alle “Spese del personale/Margine d’intermediazione” nel 13%. - 147 - Tavola 4.10 – INDICATORI DI EFFICIENZA UTILIZZATI DALLE AZIENDE DEL CAMPIONE PER COMMISURARE IL PREMIO AZIENDALE EROGATO NEL 2008 Categoria di istituto Aggregato Indicatori Efficienza Intero Settore Banche Società Finanziarie Spese personale/Fondi Interm. 0% 0% 0% Costi Operativi/Fondi interm. 0% 0% 0% Costi Operativi/MINTR. 87% 89% 80% Spese personale/MINTR. 13% 11% 20% Totale 100% 100% 100% Fonte: elaborazioni Abi Tali valori variano in funzione dell’aggregato considerato (l’89% delle banche predilige il cost income ratio a fronte dell’80% delle società finanziarie) e la scomposizione dei dati per categoria dimensionale pone in luce come, nel campione di aziende analizzato, le intese siglate che contengono un riferimento a tali indicatori riguardino esclusivamente aziende piccole e minori. Per concludere, i dati mostrano che le aziende piccole ricorrono al “cost income ratio” nell’80% dei casi mentre per le aziende Minori, tale percentuale sale fino al 92%. - 148 - Tavola 4.11 – INDICATORI DI EFFICIENZA UTILIZZATI DALLE AZIENDE DEL CAMPIONE PER COMMISURARE IL PREMIO AZIENDALE EROGATO NEL 2008 Categoria dimensionale Gruppi dimensionali Indicatori Efficienza Magg.+Gra. Medie Piccole Minori Spese personale/Fondi Interm. 0% 0% 0% 0% Costi Operativi/Fondi interm. 0% 0% 0% 0% Costi Operativi/MINTR. 0% 0% 80% 92% Spese personale/MINTR. 0% 0% 20% 8% Totale 0% 0% 100% 100% Fonte: elaborazioni Abi 4.7 Conclusioni Le retribuzioni di fatto per unità standard di lavoro dipendente sono mediamente cresciute nel 2007, nell’intera economia italiana, del 2,1%, rispetto ad un tasso di inflazione effettiva - misurato dal FOI al netto dei tabacchi – dell’1,7%, per un aumento, quindi, in termini reali, di quasi mezzo punto percentuale. Emerge dunque, nel confronto con il 2006, una decelerazione del tasso di crescita nominale e reale delle retribuzioni (pari, rispettivamente, al 3,3% ed all’1%). Tale rallentamento è, tra l’altro, imputabile al ritardo nei rinnovi contrattuali di alcuni tra i principali settori di attività economica, tra i quali anche quello del credito, i cui accordi sono stati sottoscritti solo a chiusura dell’anno 2007 ovvero nei primi mesi del 2008 ed hanno previsto incrementi a copertura del periodo pregresso. Ciò premesso, l’andamento delle retribuzioni di fatto dell’intera - 149 - economia italiana è la risultante di dinamiche settoriali non uniformi: incrementi superiori alla media caratterizzano l’agricoltura (+3,4%), l’industria in senso stretto (+2,8%) e le costruzioni (+3,6%). Tassi di crescita più contenuti si sono rilevati, invece, nel settore dei servizi. In particolare, a fronte di una crescita del 2,1% - in linea quindi con quella media – dell’aggregato commercio, alberghi e pubblici esercizi trasporti e comunicazioni, incrementi inferiori si sono rilevati tanto nell’intermediazione finanziaria e servizi alle imprese quanto nelle attività dei servizi (1,3%). Le differenze per settore di attività economica derivano non solo dalle diverse percentuali di incremento riconosciute a livello contrattuale, ovvero dalle differenti politiche gestionali adottate dalle imprese, ma sono anche il risultato dell’adozione del criterio di cassa – in luogo di quello di competenza - per rilevare le informazioni. Con l’utilizzo di tale criterio, che risente dei cicli negoziali di ciascun comparto, è possibile un confronto significativo dei valori solo con riferimento ad un più ampio orizzonte temporale. Considerando, infatti, il periodo 2001-2007, si osserva una tendenziale convergenza tra la variazione delle retribuzioni di fatto nei diversi comparti italiani. Per quanto concerne il settore del credito, il costo medio per dipendente bancario (dati di fonte Banca d’Italia) è cresciuto, nel corso del 2007, del 4,6% al netto dell’Irap e del 3,8% comprendendo tale imposta, cioè più del tasso di inflazione effettivo del 2007 (1,7%), attestandosi a 74,4 mila € senza l’imposta regionale e a 77,4 mila € includendo la medesima. Tenuto conto del periodo di vacatio contrattuale al quale si riferiscono i dati, le ragioni del significativo aumento sono imputabili alle politiche gestionali aziendali tese a premiare con promozioni ed ad personam il personale in servizio, ed agli accantonamenti per far fronte agli impegni derivanti dai rinnovi contrattuali. Questi ultimi sottoscritti, rispettivamente, l’8 dicembre 2007 per le aree professionali ed i quadri direttivi ed il 10 gennaio 2008 per i dirigenti hanno previsto importi – erogati nel 2008 - a copertura del biennio 2006-2007. In relazione alla produttività dei dipendenti bancari, misurata attraverso il totale dell’attivo per dipendente a prezzi costanti, si osserva un incremento superiore al 10% nel corso del 2007, più - 150 - elevato, quindi, rispetto a quanto registrato nel 2006 (+9%). Considerando, invece, il valore aggiunto per dipendente a prezzi costanti, si rileva una contrazione della produt tività del lavoro, essendo l’indicatore diminuito nel 2007 di circa il 2%, a fronte dell’aumento del 12% del 2006. Il rapporto tra il costo del personale ed i costi operativi subisce una crescita nel 2007 di 1,6 punti a causa di un incremento del costo del personale pari al doppio dell’aumento dei costi operativi. L’indicatore si attesta quindi al 56,3% rispetto al 54,6% del 2006. L’andamento del costo del personale di settore tracciato utilizzando i dati di fonte Banca d’Italia, è stato accompagnato dall’analisi delle componenti che concorrono alla definizione di tale variabile di bilancio, che dimostrano come la dinamica delle retribuzioni dei dipendenti bancari sia stata tale da garantire il potere d’acquisto delle retribuzioni dei medesimi. E’ stato quindi simulato il trend retributivo di un dipendente in servizio al maturare degli “automatismi” contrattualmente definiti ed è stato verificato come, con le sole percentuali di incremento concordate a livello nazionale e con il mero decorrere del tempo, il dipendente abbia comunque ottenuto la salvaguardia del potere d’acquisto della propria retribuzione. Il tutto si è realizzato senza tenere conto delle politiche gestionali aziendali che, come ampiamente illustrato nel Capitolo, hanno agito in modo da generare una divaricazione crescente tra valori nazionali ed aziendali, aumentando dunque significativamente le retribuzioni di fatto. - 151 -