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spazio strutture - Fondazione La Fonte

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spazio strutture - Fondazione La Fonte
12
SOMMARIO
3
| FORUM
ETICA...
6
| FONDAZIONE
9
|
Ai blocchi, pronti...
Elios Giorgetti
NOTIZIARIO UFFICIALE
DICEMBRE 2005
LA FONTE: 25 … E PIÙ ANNI
AL SERVIZIO DEL DISABILE
di Gianandrea F. Rimoldi, Membro del Consiglio di Fondazione
10 | ATTUALITÀ ED
INFORMAZIONI
14 |
15 |
La nuova panetteria
La Fanfara del
reggimento Fanteria
montagna 30
La Filarmonica di
Magiaso
16 | SPAZIO STRUTTURE
18 | Bilancio Buvette SUPSI
ME-WA, parte 3
19 | L’Africa nera
21 | Una collaborazione...
22 | PAROLA
AI PROTAGONISTI
Conosciamoci meglio
28 | OPINIONE SUL TEMA
Perequazione
finanziaria 2008
30 | COMMISSIONE DEL
PERSONALE
La Fonte a tutto gas
32 | VARIE
Liceum di Locarno
FONDAZIONE LA FONTE
Membri del Consiglio
Luciano Clerici (Presidente), Elena Soldati
(Vice Presidente), Carlo Calanchini,
Maurizio Canetta, Gianandrea F. Rimoldi,
Fabia Dell’Acqua-Cornaro, Carlo Terzaghi,
Wanda Bassani-Antivari.
Il 10 novembre di quest’anno ricorrono
i 25 anni della Fondazione La Fonte.
Essa è stata infatti costituita il
10.11.1980 allo scopo di “promuovere,
realizzare e gestire strutture, nel
Cantone Ticino, destinate all’integrazione sociale e professionale degli invalidi
mentali e fisici”.
La prima sede operativa fu Villa BollaRava, nell’allora comune di Viganello,
messa gratuitamente a disposizione
dalle autorità municipali.
I soci fondatori furono dei genitori:
EDITORIALE
Carla Bossi, Giancarlo Bordoni,
Giampiero Dozio, Mauro Massardo,
Giuseppe Rimoldi e Ulisse Sutter.
Il capitale iniziale di Fr. 250’000 fu
donato dai coniugi Wanda e Nanni
Bassani Antivari. Il primo Consiglio di
Fondazione era composto da Helios
Giorgetti, presidente, Roberto Finzi, vice
presidente Carlo Antognini, Giancarlo
Bordoni, Luce Caldelari - in rappresentanza del comune di Viganello - e
Mauro Massardo. L’ Ufficio di revisione
era formato da Marco Gianoni,
Gianandrea Rimoldi e Max Tanner.
1
PERSONAGGI PREMINENTI
NELLA STORIA
DELLA FONDAZIONE
Soci Fondatori
- Giancarlo Bordoni
- Carla Bossi (+)
- Giampiero Dozio (+)
- Mauro Massardo
- Giuseppe F. Rimoldi (+)
- Ulisse Sutter
Primo Consiglio di Fondazione
- Carlo Antognini
- Luce Caldelari
- Roberto Finzi, vice presidente
- Helios Giorgetti (+), presidente
- Mauro Massardo
Tutti i Presidenti
- Helios Giorgetti; dal 1980 al 1984
- Giancarlo Bordoni; dal 1984 al 1990
- Gianandrea F. Rimoldi; dal 1990 al 1997
- Arnulf Fox; dal 1997 al 2000
- Luciano Clerici ; dal 2000 a tutt’oggi
Membri del Consiglio
che si sono succeduti
- Ermanno Bassani (+)
- Friedrun Fox
- Claudio Generali
- Marco Gianoni
- Giorgio Morniroli
- Giusepper F. Rimoldi
- Silvio Soldati
Revisori
- Giorgio Bernardoni
- Max Tanner
- Enrico Pagani (+)
- Giuseppe Poggioli
- Mario Riva
- Lorenzo Wullschleger
Commissione tutoria
- Pierpaolo Caldelari
- Paolo Cornaro
- Matteo Pagani
Ma l’atto formale della costituzione
della Fonte, nel 1980 rappresentava il
consolidamento di attività avviate una
quindicina di anni prima da genitori
confrontati con la fine della scolarità
obbligatoria dei loro figli.
Mi si permetta dunque in questo editoriale di ripercorrere le coraggiose iniziative di questi genitori che hanno gettato il seme dell’albero sulle cui fronde è
nata La Fonte.
A metà degli anni Sessanta tre famiglie
di genitori decidono di prendere in affitto un appartamento a Cassarate e
assumere una docente per assicurare
un’occupazione post scolastica ai loro
figli. Il progetto fu sostenuto dal direttor
Gilardi, responsabile delle scuole elementari di Castagnola che, con la maestra Sandra Bianchi, si assunse la
responsabilità di dare avvio a un progetto, sicuramente pilota per allora, di
integrazione socio-professionale e di
sostegno pedagogico per disabili.
L’iniziativa ebbe successo e all’appartamento se ne aggiunse un secondo: la
sede divenne stretta e le attività si spostarono a Villa Amalia, ubicata nel quartiere alto di Lugano, adiacente alla
Cattedrale di San Lorenzo. Il direttor
Scascighini, responsabile delle scuole
speciali cantonali, si fece padrino del
progetto, unitamente al direttor Gilardi.
Passarono così altri anni e si ripropose
il problema della logistica e dello spazio
per il crescente numero di utenti che si
aggiunsero alle tre prime ragazze ospiti. Le autorità avevano in quegli anni
maturato coscienza della presa a carico
dei disabili e della loro integrazione
socio-professionale e sempre sostennero finanziariamente le iniziative di
EDITORIALE
questi genitori. Il traloco delle attività
avvenne nelle baracche dismesse dalla
scuola per apprendisti alla foce del
fiume Cassarate e nacque così il progetto “La Foce”, sempre su iniziativa di
genitori e di una schiera di amici, con il
sostegno delle autorità.
Nel 1979 entrò in vigore la legge cantonale d'integrazione socio-professionale per invalidi -LISPI-, lo strumento
che, al pari dell’ordinamento federale
dell’Assicurazione Invalidità, permise di
consolidare finanziariamente le iniziative private e pubbliche a favore dei disabili sorte in quegli anni.
All’inizio del 1980 la sede de “La Foce”
doveva essere liberata e di nuovo i
genitori dovettero mettersi alla ricerca
di un tetto, che trovarono a Viganello e
poi ... nacque la Fondazione La Fonte:
un progetto in continuo divenire per
una nuova cultura della diversità.
Ai precursori della Fonte vada la nostra
riconoscenza per il coraggio, la tenacia
e la perseveranza. Ai munifici donatori,
privati ed enti, che ci hanno seguito e
che, con la loro generosità, hanno permesso di realizzare i sogni dei nostri
ospiti, esprimiamo la nostra gratitudine,
che estendiamo a tutti i collaboratori
del passato e del presente, per l’impegno e la professionalità profusa, e alle
autorità per le manifestazioni di collaborazione e di fiducia.
Tutte queste attenzioni alla nostra
Fondazione richiamano la società ad
una responsabilità verso coloro che, più
di altri, hanno bisogno di sostegno per
essere e sentirsi parte viva di una
comunità.
2
PAGINA BIANCA
... il forum per i lettori
di Amartya Sen, economista Premio Nobel (da “La Repubblica” 25 Agosto 2005)
“ETICA: come la politica deve aiutare
chi parte svantaggiato”
Un’idea dell’equità e dell’efficienza.
Le scelte in favore dei disabili, o di altri gruppi,
ripropongono il tema dell’assistenza pubblica.
Ritenuta la “cronica difficoltà” nel
reperire contributi, da pubblicare
da parte dei collaboratori alla pagina Forum, cogliamo l’occasione
per ospitare un interessante, ancorché complesso, articolo apparso
sul quotidiano italiano La Repubblica lo scorso 25 Agosto 2005,
tradotto da Anna Bissanti.
Si tratta di parte del discorso che
Amartya Sen, l’economista indiano
premio Nobel nel 1998, ha pronunciato il 20 Agosto al Colloquio
Internazione di Cortona, organizzato dalla Fondazione Giangiacomo
Feltrinelli in collaborazione con il
comune di Cortona e l’Università di
Pavia.
Il tema evocato è assolutamente
pertinente alle molteplici trasformazioni che oggi animano le politiche
sociali nell’ambito della ridefinizione dei confini del walfare state.
Pagina bianca dunque a un’autorevole firma esterna... in attesa, si
spera di contributi a noi più prossimi.
Qualsiasi teoria etica, e in particolar
modo qualsiasi teoria della giustizia,
deve scegliere un proprio nucleo interpretativo. In altre parole, deve decidere su quali caratteristiche, su quali
aspetti del mondo dobbiamo concentrarci dovendo valutare la giustizia e
l’ingiustizia e, allorché dobbiamo decidere, che cosa sia necessario fare.
In tale contesto è particolarmente
importante disporre di uno schema
che spieghi in che modo le prerogative di un individuo devono essere
prese in considerazione, poiché tale
valutazione non è soltanto interessante in sé e per sé, ma anche di grande
importanza per quella politica e morale, nonché per delineare le politiche da
mettere in atto.
Per esempio, l’approccio delle capacità rende immediatamente evidente
perché una persona gravemente disabile da un punto di vista funzionale
abbia, oltre altre cose, maggiori pretese di attenzione sociale e assistenza
pubblica. Che la sua disabilità sia
dovuta a problemi fisici, handicap
mentali, età avanzata o restrizioni
imposte a livello sociale, il soggetto
disabile ha immediatamente motivo di
ricevere attenzione sociale, nell’ambito
di una teoria della giustizia orientate
FORUM
sulle capacità, attenzione che invece
egli potrebbe non avere in base ad
altri approcci, tra i quali l’utilitarismo, la
teoria della giustizia di Rawlsian e l’economia assistenziale imperniata sull’opulenza.
Mentre è abbastanza normale, nell’economia pubblica, prestare attenzione
al fatto che una persona può avere una
capacità inferiore rispetto agli altri a
procurarsi un reddito (potremmo definirlo “l’handicap di reddito” della disabilità), si presta troppa poca attenzione al fatto che una persona disabile ha un’altra difficoltà ancora, quella
di convertire un reddito in un effettivo
mezzo di sostentamento (quello che
potremmo definire “l’handicap di conversione della disabilità”).
L’importanza, da un punto di vista
quantitativo di questo aspetto così trascurato, può essere illustrata dall’influenza che ha l’handicap di conversione quando si debba valutare la
povertà.
Lo si evince chiaramente da alcuni
risultati riguardanti i tassi di povertà
del Regno Unito, raccolti da Wiebke
Kuklys, contenuti nella sua brillante
tesi presentata di recente all’Università
di Cambridge.
3
LE QUESTIONI ETICHE E POLITICHE,
INERENTI IL VIVERE SOCIALE, RICHIEDONO
UNA PIÙ PROFONDA COMPRENSIONE
DELLE PRIVAZIONI DELLE CAPACITÀ UMANE
Assumendo come soglia limite della
povertà il 60 per cento del reddito
medio nazionale, Kuklys ha scoperto
che il 17,9 per cento degli individui
vive in famiglie aventi un reddito al di
sotto della linea della povertà.
Se si sposta l’attenzione sugli individui
appartenenti a famiglie che hanno un
membro disabile, la percentuale degli
individui, che vivono con un reddito
inferiore alla soglia di povertà, sale da
17,9 per cento al 23,1 per cento. Se
poi, oltre a ciò, si considera l’handicap
di conversione derivante dalla disabilità, calcolando il reddito extra di cui la
persona disabile necessita per migliorare quanto più possibile gli svantaggi
creati dalla sua disabilità, la percentuale di individui aventi famiglie con
qualche disabile e con redditi inadeguati sale addirittura fino al 47,4 per
cento.
L’ingiusto svantaggio delle persone
disabili e dei membri delle loro famiglie, persino in uno stato ricco e assistenziale come la Gran Bretagna, è
ben illustrato dal fatto che la povertà
dipendente dalle capacità incide per
questo gruppo del 240 per cento in
più rispetto alla popolazione nel suo
complesso.
Se dunque ci si focalizza sulle capacità dell’individuo, l’etica della politica
pubblica e la portata delle teorie della
giustizia e dell’equità sociale si estendono in maniera molto rilevante (…).
Per lo spazio che mi rimane a disposizione vorrei quindi passare a considerarne i limiti, che necessitano anch’essi di essere individuati, pur celebrando
noi i risultati e le promesse dell’approccio delle capacità.
La capacità, il potenziale, è essenzialmente un concetto di libertà; ma la
libertà ha aspetti differenti, compreso
quello che potrebbe essere definito
“l’aspetto di opportunità”, che riflette le
effettive opportunità che una persona
ha, compreso “l’aspetto procedurale”
(come l’equità di trattamento), che ha
a che vedere con l’avere degli schemi
e delle istituzioni che possano esser
considerati componenti della libertà
procedurale.
Se da un lato l’idea di capacità ha un
valore di grande rilievo nella valutazione di aspetto di opportunità della libertà, essa non può essere messa in relazione con l’aspetto procedurale della
libertà. Le capacità sono le caratteristiche dei vantaggi individuali, insufficienti a dirci qualcosa in merito all’onestà o all’equità dei processi coinvolti, o
alla libertà dei cittadini di reclamare e
utilizzare procedure che siano eque.
Io ho cercato di illustrare questo con-
Le questioni etiche e politiche, inerenti il vivere sociale, richiedono una più
profonda comprensione delle privazioni delle capacità umane e delle molteplici influenze che interagiscono nella
determinazione di tali capacità.
Sarebbe difficile ignorare l’importanza
di questa capacità superiore.
FORUM
4
trasto di prospettive con un esempio
abbastanza forte; intendo qui accennarvene brevemente.
È ormai un dato di fatto, ampiamente
riconosciuto, che, a parità di assistenza, le donne tendono a vivere più a
lungo degli uomini. Se uno avesse
esclusivamente a cuore le capacità (e
nient’altro), e in particolare l’uguaglianza della capacità di vivere a
lungo, sarebbe stato possibile elaborare una tesi in base alla quale gli
uomini ricevessero maggiori attenzioni
da un punto di vista medico delle
donne, per controbilanciare il loro
naturale handicap. Ma fornire alle
donne minori attenzioni da un punto di
vista medico rispetto agli uomini per i
medesimi problemi di natura sanitaria,
chiaramente violerebbe un importante
requisito di “equità procedurale”; parrebbe quindi ragionevole sostenere, in
casi di questo tipo, che le esigenze di
equità nella libertà procedurale, possono in pratica sopprimere qualsiasi
risoluta concentrazione sull’aspetto di
opportunità della libertà.
Mentre è di grande interesse sottoli-
neare l’importanza della prospettiva
delle capacità nel giudicare le opportunità sostanziali degli individui (specialmente in confronto ad approcci
alternativi che si focalizzano invece sul
reddito, o sui beni di prima necessità,
o sulle risorse), questo punto in nessun modo contrasta con l’importanza
dell’aspetto procedurale della libertà
nella valutazione della giustizia o nella
teoria dei diritti umani.
Una teoria della giustizia – o, più in
generale, un’adeguata teoria dell’opzione normativa sociale – deve essere
consapevole sia della correttezza dei
processi coinvolti, sia dell’equità e dell’efficienza delle opportunità sostanziali di cui le persone possono godere.
È importante far sì che la capacità sia
considerata non più di una prospettiva,
in termini di vantaggi e svantaggi, in
base ai quali una persona può essere
ragionevolmente valutata.
Tale prospettiva ha significato di per sé
stessa ed è altresì di vitale importanza
FORUM
per le teorie di valutazione delle politica, della giustizia e della morale.
Tuttavia, né la valutazione della giustizia, né quella della politica, né quella
della morale possono occuparsi soltanto delle opportunità e dei vantaggi
complessivi degli individui di una
società. Il soggetto di un equo processo e di onesti accordi va al di là dei
vantaggi complessivi delle persone,
nell’ambito di altre preoccupazioni,
soprattutto di natura procedurale. Tali
preoccupazioni – così io penso –
devono essere adeguatamente affrontate concentrandosi sulle solo capacità.
Concludendo, ci sono buoni motivi
per essere soddisfatti del riconoscimento che l’approccio delle capacità
ha ricevuto in anni recenti. Ma mentre
la capacità ha un suo proprio campo di
applicazione – piuttosto vasto -, ci
sono anche altre cose importanti per
una valutazione, per l’analisi politica,
per il ragionamento morale e per stabilire una politica. Per quanto vasta sia
dunque l’importanza delle capacità,
anch’esse hanno i loro limiti e non è
pertanto da disfattisti individuare i limiti della loro portata.
5
AI BLOCCHI, PRONTI,
PARTENZA…….FALSA PARTENZA!
di Rossano Cambrosio, direttore
Potrebbe sembrare il titolo di una cronaca sportiva; invece il riferimento è circoscritto al cantiere relativo alla nuova
Legge di finanziamento degli Enti sussidiati: quello relativo alla generalizzazione del Contratto di prestazione.
Come risaputo, dal prossimo 1°
Gennaio 2006, le regole che contraddistinguono i rapporti (soprattutto quelli
economici) tra gli Enti sussidiati e il
Cantone cambieranno sostanzialmente.
Copertura del deficit in soffitta e disavanzi eventuali a carico di coloro che,
per motivi non sempre prevedibili, spenderanno oltre il pattuito.
Nel corso dell’ultimo triennio, all’interno
di un progetto coordinato dalla
Divisione dell’azione sociale, svariati
gruppi di lavoro si sono incontrati per
innumerevoli riunioni, workshop, corsi di
formazione, hanno discusso e approfondito la tematica per giungere pronti
alla fatidica data, seguendo le direttive
dettate dal capo progetto.
Tutti pronti per entrare di fatto nella
nuova era finanziaria (….quella della
precarietà) con un nuovo strumento
elaborato e calibrato su misura, per
poter essere esteso finalmente a tutti i
settori sussidiati dallo Stato.
Chi, come la nostra Fondazione, ha sottoscritto ulteriori e gravosi impegni,
oltre a quelli prima evidenziati, cioè
aderendo concretamente alla fase
detta “pilota”, ha già provato sulla propria pelle il senso di questo cambiamento; sia nei suoi risvolti positivi
(pochi a dire il vero), che per quelli più a
rischio (di gran lunga maggiori).
Una fase pilota che non ha permesso
purtroppo un confronto trasparente e
costruttivo tra i vari partners che vi
hanno aderito, la quale da Gennaio si
trasformerà in un esercizio collettivo
con l’introduzione di modelli di finanziamento che ancora non disporranno di
un kit completo per pilotare autonomamente i singoli budget istituzionali.
Una fase dunque delicatissima, colma
di incertezza poiché soggiacente a una
conduzione politica poco incline a
essere programmata sul medio/lungo
termine, che non ingloba in modo definito gli ammortizzatori per ridurre la
soglia del cosiddetto rischio d’impresa
delle singole istituzioni.
Ricordiamo che lo scopo basilare del
Contratto di prestazione era quello di
far sì che lo Stato delegasse maggiore
responsabilità all’Ente sussidiato, staccandosi dagli aspetti gestionali intrinseci a ogni istituzione (o gruppi di istituti),
dopo avere definito assieme un contratto quadro (sottoscritto dunque bilateralmente) comprendente tutta una
serie di elementi atti a definire, con precisione, il budget necessario per condurre una struttura nell’arco di un
determinato periodo temporale. Un progetto che si poneva, e che si pone, due
obiettivi sostanziali;
Ebbene, dal Gennaio 2006 ci troveremo effettivamente con nuovi modelli di
finanziamento (che non potranno definirsi puri contratti di prestazione, quanto, piuttosto, contributi globali), taluni
per i laboratori protetti e altri per i
foyers, le case con occupazione e i
centri diurni, per quello che si prospetta
come un ulteriore periodo di riflessione
e di lavoro concreto (per completare ciò
che non è stato possibile fare in questi
ultimi tre anni) sull’arco di un tempo
non ancora precisato.
Ciò in attesa che si compia pure l’ultimo
atto relativo alla gestione economica
dei nostri settori: quello relativo all’applicazione della Perequazione finanziaria tra Confederazione e Cantone, che
ancora oggi non si sa bene quando
giungerà a compimento.
Si tratta dunque di una partenza solo
parziale, secondo noi ancora viziata da
parecchi interrogativi, che con grande
difficoltà riusciranno a essere sciolti in
via definitiva; soprattutto con l’unanimità di un settore (ci riferiamo ovviamente a quello degli invalidi), che ancora
oggi fatica a condurre un ragionamento d’assieme, mettendo sul tavolo della
discussione con trasparenza i propri
elementi.
• ridurre la massa di finanziamento agli
Enti, mantenendo però alto il livello
della qualità delle prestazioni (?);
• distribuire con equità le risorse economiche, umane e strutturali a disposizione dei singoli Uffici competenti.
FONDAZIONE
6
SI TRATTERÀ DI USCIRE
DALLA LOGICA ESCLUSIVA DELLA GESTIONE
DEL PROPRIO PICCOLO TERRITORIO,
PER PERMETTERE E FAVORIRE UN DIBATTITO
SERIO E UN ONESTO CONFRONTO
Un settore che spesso, nelle varie sedi
istituzionali, proclama la necessità di
collaborare ma che poi, nei fatti, tende
a preservare le proprie identità (aspetto
di per sé non negativo), a mantenere i
propri privilegi (conquistati forse percorrendo strade e strategie bilaterali
non sempre maestre); un settore che
dunque fatica a mettersi d’accordo,
anche su questioni di principio fondamentali come, per esempio, la dichiarata necessità da parte di tutti gli istituti di
disporre di un strumento efficiente e
multidimensionale per la valutazione
del bisogno, a partire dalle esigenze
dell’utente. Uno strumento che possa
infine quantificare quali e quante risorse economiche debbano essere attribuite a un singolo istituto.
Un settore degli invalidi che dunque
dovrà ancora maturare una cultura
della trasparenza, del lavoro d’assieme,
dello scambio delle informazioni, di
messa in rete sinergica di talune risorse (informatiche, trasporti, liste di attesa utenti, ecc.) per favorire, nel concreto, un discorso di equità di trattamento.
Si tratterà dunque di uscire dalla logica
esclusiva della gestione del proprio piccolo territorio, per permettere e favorire
un dibattito serio e un onesto confronto di taluni elementi che, forse in parte,
comporranno in via definitiva il tanto
celebrato “contratto di prestazione”.
Il nuovo assetto gestionale della
Fondazione La Fonte
Sempre nel solco derivante dalla
necessità di dover riorganizzare, in funzione (anche e non solo) del nuovo
modello di finanziamento, possiamo
invece già oggi confermare un aspetto
positivo della collaborazione tra la
nostra istituzione e gli organi cantonali.
Infatti, a far corso da Gennaio il nuovo
organigramma gestionale della Fondazione, che nel corso dell’ultimo anno di
attività è stato presentato, discusso e
infine accolto dall’Ente sussidiante, è
stato completato e sarà di fatto operativo da Gennaio 2006.
Una gestione istituzionale che rivoluzionerà taluni equilibri, consolidati da
tempo con l’odierna modalità demandata alla singola struttura, e che passerà
invece a un governo per aree di competenza.
Il progetto di riorganizzazione, che
abbiamo già avuto modo di presentare
nelle sue linee guida nella scorsa edizione del nostro Notiziario, ripartirà
dunque con un nuovo assetto e co
nuove figure operative.
Infatti, oltre al neo costituito Consiglio
di direzione, i nuovi profili professionali
saranno:
• il coordinatore d’area
• il capo équipe
• il responsabile dei servizi trasversali.
FONDAZIONE
Una nuova riorganizzazione che ha privilegiato una ridistribuzione complessiva delle risorse umane a disposizione
all’interno delle singole sedi, mettendo
a giorno due elementi imprescindibili: la
riduzione di taluni organici socio-educativi in virtù delle “imposizioni” date
dall’Ente sussidiante, e il potenziamento delle risorse umane laddove il bisogno istituzionale lo richiedeva.
Possiamo dunque confermare oggi che
il nuovo assetto istituzionale sarà strutturato sotto la responsabilità dei
seguenti collaboratori:
Coordinatore dell’area residenziale:
Stevens Crameri, che si occuperà della
gestione della casa con occupazione di
Neggio, dei due foyers di Agno e
Lugano e della rete di appartamenti
protetti.
Capi équipe attivi nelle strutture di
competenza saranno: Giuseppe Tami,
Valentin Grigore, Alan Wild per Fonte 3,
Claudio Guimaraes per Fonte 5/6 e
Omar Lomazzi per Fonte 8.
Coordinatore dell’area lavorativa:
Mirko Scherler, che si occuperà della
gestione, oltre che del Centro diurno di
Agno, dei laboratori protetti di Vaglio,
Lugano e nuovamente Agno.
Capi équipe attivi nelle strutture di
competenza saranno Monica Kolb per
Fonte 1, Mauro Bocchi per Fonte 4,
Stefano Pelascini per Fonte 2 e Luisa
Cazzaniga per Fonte 7.
7
ORIENTIAMO IL NOSTRO COMPITO
NON SOLO VERSO I “CONTRATTI DI
PRESTAZIONE”, MA ANCHE E SOPRATTUTTO
IN FUNZIONE DEI “CONTATTI
DI PRESTAZIONE
Responsabile dei servizi trasversali:
Stefano Rimoldi, che avrà sotto la sua
gestione tutti i servizi di appoggio delle
varie sedi e i relativi collaboratori.
Per servizi sono da intendere la refezione, i trasporti, la manutenzione, le pulizie, le centralizzazione degli acquisti, le
terapie, gli stage, i vegliatori notturni,
nonché i compiti relativi all’Ufficio
Qualità e alla sicurezza e salute dei collaboratori.
A fronte di questo importantissimo progetto, del tutto innovativo per la nostra
istituzione, la Fondazione dovrà dunque
impegnarsi in un tempo ragionevolmente sufficiente per verificare, affinare e sedimentare culturalmente questo
nuovo modello di gestione, che dovrebbe portare (ma di ciò ne siamo pienamente convinti) a una conduzione maggiormente snella, efficiente ed efficace
per fare fronte alle sfide future.
È infatti risaputo che la riuscita di un
progetto di simile portata non potrà non
prescindere dalla necessità di curare nei
dettagli il suo accompagnamento; ciò
potrà verificarsi solo ed esclusivamente
nell’ambito di una collaborazione totale
e incondizionata da parte di tutti gli attori che animano la scena istituzionale.
Dunque dall’anno venturo parecchio
lavoro in vista, non solo sotto i profili
economico ed amministrativo.
Infatti non dobbiamo mai dimenticare
che al centro delle attenzioni restano di
fatto gli utenti, con i loro bisogni.
Quindi non orientiamo il nostro compito
solo verso i “contratti di prestazione”,
ma anche e soprattutto in funzione dei
“contatti di prestazione”!
Quei contatti quotidiani che costituiscono la base del nostro lavoro, l’essenza
della relazione tra uomini, l’espletazione
stessa della Legge che anima e sostiene il nostro agire istituzionale in favore
delle persone invalide.
Concludo questo mio intervento citando un riferimento che la Direttrice del
Dipartimento della sanità e della socialità Patrizia Pesenti ha tenuto a sottolineare in occasione del suo discorso
pronunciato lo scorso 10 Ottobre
all’inaugurazione della nuova sede della
panetteria/pasticceria IL Fornaio: “Da
ciascuno secondo le proprie possibilità,
a ognuno secondo il proprio bisogno”
(Karl Marx).
FONDAZIONE
8
IN RICORDO DI
ELIOS GIORGETTI
di Rossano Cambrosio, direttore
Lo scorso 4 Giugno 2005 si è purtroppo e prematuramente spento Elios
Giorgetti, membro di lunga data del
Consiglio di Fondazione, del quale egli
fu il primo Presidente, dal 1980 al
1984.
La scomparsa di Elios Giorgetti, personalità di spicco nel nostro Cantone per
l’impegno profuso a vari livelli (per
diversi anni egli rivestì anche la carica
di Presidente del Partito socialista), ha
il sapore di un pezzo di storia istituzionale che se ne va.
Una storia che è strettamente legata ai
primi anni di vita della Fondazione La
Fonte, anni forse non sempre facili, che
però hanno tracciato le basi per lo sviluppo e la crescita della nostra istituzione.
Molti sono stati gli elogi e i discorsi
pronunciati nel giorno del suo commiato. In questa sede non vogliamo
aggiungere altro; sarebbe superfluo ed
inopportuno.
FONDAZIONE
Ci limitiamo a pubblicare una sua fotografia, che descrive precisamente tutta
la carica e la vitalità che egli ha saputo
infondere nello svolgimento delle sue
molteplici attività sociali.
Un’energia purtroppo venuta meno con
l’insorgere della malattia, che non gli
ha però impedito di partecipare, sino
all’ultimo, alle attività istituzionali della
Fondazione nella sua specifica veste di
rappresentante dello Stato.
9
LA NUOVA PANETTERIA E SNACK-BAR:
L’IDEA SI È TRASFORMATA IN REALTÀ
Inaugurazione ufficiale del Fornaio 2 e festeggiamenti
del 25esimo anno di attività della Fondazione La Fonte
Durante la parte ufficiale, oltre al
Presidente e al Direttore della Fondazione, ha preso la parola anche la
Direttrice del Dipartimento della Sanità
e della Socialità Patrizia Pesenti, che ha
espresso parole di compiacimento per
l’attività svolta dalla nostra istituzione in
favore delle persone invalide.
Vi presentiamo dunque una breve rassegna fotografica della manifestazione,
che ha visto la partecipazione di un
nutrito pubblico.
Rossano Cambrosio, direttore
IL DISCORSO TENUTO
DAL NOSTRO PRESIDENTE
Onorevole Consigliere di Stato
Patrizia Pesenti,
Gentili Signore, Egregi Signori,
Rappresentanti dei Membri di Comitato,
Egregi Ospiti,
quale presidente della Fondazione La
Fonte sono oggi doppiamente onorato
e lieto di rivolgermi a voi tutti; in primo
luogo perché, esattamente fra un mese,
il 10 Novembre, ricorrerà il 25° della
nostra Fondazione a sostegno della
persona disabile.
Lo scorso lunedì 10 Ottobre 2005 la
Fondazione La Fonte ha ufficialmente
inaugurato la nuova sede della panetteria/pasticceria “Il Fornaio”, ubicata in via
Giuseppe Buffi 4 a Lugano.
La manifestazione, che ha pure sottolineato i primi cinque lustri di vita della
Fondazione, si è tenuta nello spazio che
contorna l’Università della Svizzera
Italiana, messo gentilmente a disposizione dai massimi dirigenti dell’Ateneo
per l’allestimento del capannone che ha
ospitato l’evento.
ATTUALITÀ ED INFORMAZIONI
10
La fortunata operazione “Il Fornaio” si è
rivelata fattibile grazie a un generoso
lascito del compianto medico chirurgo
dottor Leo Bernasconi, alla cui memoria
elevo un deferente, riconoscente pensiero.
In secondo luogo perché, unitamente a
voi, desideriamo oggi inaugurare la
nuova panetteria/pasticceria/snack
bar “Il Fornaio”, qui vicino, sulla via
Giuseppe Buffi.
In questo ordine di idee, mi sembra giusto osservare e sottolineare come il
partnerariato, tra istituti pubblici per
invalidi ed enti privati, costituisca ancora oggi, malgrado talune difficoltà, il
binomio vincente.
A proposito di questa ultima nostra
creazione, vorrei evidenziare che la sua
realizzazione è stata integralmente
finanziata dalla nostra Fondazione,
senza ricorrere quindi all’aiuto dello
Stato, notizia questa, di cui la Direttrice
del Dipartimento della Sanità e della
Socialità, in questo delicato momento
(alludo soprattutto alla nuova perequazione finanziaria), non potrà non compiacersi.
ATTALITÀ ED INFORMAZIONI
L’ubicazione del Fornaio non è stata
scelta a caso: si situa di fronte
all’Università della Svizzera Italiana, che
ringrazio per l’ospitalità offertaci oggi,
per questa occasione.
Questa vicinanza potrà favorire l’approccio tra le due istituzioni, l’incontro e
la reciproca conoscenza tra gli studenti
dell’Ateneo con i loro talenti, da una
parte, e i nostri utenti, con le loro ricchezze, dall’altra.
Ma permettetemi, detto questo, di ritornare ora sui 25 anni che la Fondazione
La Fonte compirà prossimamente.
Suoi Fondatori furono i compianti Carla
Bossi, Giampiero Dozio, Giuseppe
Rimoldi, Giancarlo Bordoni, Mauro
Massardo e Ulisse Setter, tutti genitori
che avevano avuto una famigliare esperienza nel campo dei disabili, che è
divenuta l’oggetto e lo scopo della
Fondazione.
11
Ciò li indusse a costituire la nostra
Fondazione a favore delle persone
invalide, richiamando le disposizioni
della LISPI, la Legge cantonale sull’integrazione sociale e professionale delle
persone invalide, varata in Ticino nel
1979, giusto un anno prima della costituzione della nostra Fondazione.
Fu grazie a una donazione di franchi
250.000.—dei coniugi Ermanno e
Wanda Bassani (quest’ultima, che saluto con simpatia e gratitudine, anche nel
ricordo di suo marito, è qui fra noi), che
La Fonte poté intraprendere i suoi primi
passi a sostegno delle persone disabili.
Primo Presidente fu Elios Giorgetti,
mancato purtroppo nel giugno scorso.
A lui fecero seguito, alla testa della
Fondazione,
Giancarlo
Bordoni,
Gianandrea Rimoldi e, mio predecessore, Arnulf Fox.
Non mi sembra il caso di elencare in
questo momento tutte le attività socioeducative e socio-lavorative che La
Fonte è in grado di offrire in seno alle
sue ben nove strutture.
Potrete trovare ogni ulteriore informazione nella documentazione che è a
vostra disposizione.
ATTUALITÀ ED INFORMAZIONI
12
Prima di terminare queste mie parole,
permettete che esterni la gratitudine
agli Amici Lions i quali, da sempre,
sostengono le nostre attività tramite La
Fondazione del Lions Club Lugano,
che, nel 1986 realizzò a Vaglio un’azienda agricola protetta, per l’inserimento delle persone handicappate nel
mondo del lavoro; il compito di gestire
questa fattoria-laboratorio venne affidata alla Fonte, alla quale i Lions luganesi assicurano tutta la loro collaborazione.
Rivolgo un sentito grazie ai Membri del
Consiglio di Fondazione, alla sua Vice
Presidente Elena Soldati, alle collaboratrici e ai collaboratori dell’istituzione,
senza dimenticare i Volontari per la loro
discreta e preziosa disponibilità.
A tutti gli utenti, ai loro genitori o tutori,
giunga il mio più affettuoso abbraccio.
Vi ringrazio.
Luciano Clerici, Presidente
ATTUALITÀ ED INFORMAZIONI
13
GRAZIE A “L’ULTIMO CONCERTO”
DELLA FANFARA DEL REGGIMENTO
FANTERIA MONTAGNA 30
di Luca Berva, educatore Centro diurno
Nel corso del 2002 si è svolto l’ultimo
corso di ripetizione della fanfara del
Reggimento fanteria montagna 30, in
quanto la riforma Esercito XXI ne ha
decretato la cessazione dell’attività.
L’ultimo concerto, il CD dedicato a tutti
i militi che hanno prestato il loro servizio militare nella fanfara del reggimento, contiene brani registrati dal vivo con
lo scopo di fissare momenti che resteranno nei ricordi di coloro che li hanno
vissuti.
La vendita del CD ha generato alla fanfara un utile finanziario che, nel corso
degli ultimi mesi, è stato interamente
devoluto in beneficenza a vari enti
sociali del Cantone.
Il Centro Diurno della Fondazione La
Fonte di Agno è tra i beneficiari di questo regalo, che si è tramutato in una
macchina impastatrice per la terra, un
desiderio nel cassetto ormai da lunga
data. Riciclare la terra, impastarla e
riutilizzarla, ci permette di sfruttare
meglio le risorse a nostra disposizione
e quindi risparmiare.
L’incontro fra il I° tenente Fabio Tasso,
capo fanfara, e gli educatori del Centro
Diurno ha concretizzato questo desiderio.
Dopo aver ordinato la macchina e atteso
i tempi di collaudo e consegna, oggi un
desiderio si è trasformato in realtà. ATTUALITÀ ED INFORMAZIONI
14
LA FILARMONICA
DI MAGLIASO LASCIA
LA SUA “IMMAGINE” ALLA FONTE
di Luca Berva, educatore Centro diurno
C’era una volta, era il 3 Aprile del 1937,
quando una trentina di musicisti fondò
la Filarmonica di Magliaso.
Poi, per mancanza di nuovi membri, la
Filarmonica cessò la sua attività.
Durante la primavera 2005, i soci rimasti hanno deciso di sciogliere definitivamente la Società Filarmonica. A fine
Gennaio 2005, il segretario Romano
Croci-Maspoli, attorniato da un piccolo
gruppo di soci, presiedendo l’assemblea
di scioglimento ha decretato ufficialmente la cessazione dell’attività del
gruppo musicale.
Rimaneva una importante decisione,
quella di devolvere la parte di capitale
sociale rimasta.
L’idea della beneficenza a favore di fondazioni e di istituzioni sociali è stata da
subito quella più gettonata da tutti i soci
presenti.
ATTUALITÀ ED INFORMAZIONI
Anche noi del Centro Diurno Fonte 1 di
Agno siamo stati considerati tra le proposte.
Per i soci della filarmonica era importante che la loro beneficenza si traducesse
in un regalo tangibile e duraturo nel
tempo.
Così l’esigenza del Centro Diurno di
dotarsi di un nuovo impianto per la visione di materiale video a scopo didattico,
si è concretizzata ricevendo in regalo
dall’ex Filarmonica di Magliaso un nuovo
televisore e lettore VHS-DVD.
Il 6 Giugno gli amici di Magliaso sono
venuti in visita al Centro Diurno dove
hanno consegnato l’attesissimo regalo.
Un aperitivo, un pranzo in comune e una
pausa musicale, animata dagli ex-filarmonicisti, hanno allietato il momento di
festa.
“Grazie carissimi amici per il bellissimo
dono e per il momento di festa che ci
avete regalato”.
Questa in sintesi la cronaca dell’evento.
15
UNA NUOVA OPPORTUNITÀ
La gestione della caffetteria SUPSI a Manno
di Mirko Scherler, responsabile di struttura
Stimati lettori, per il notiziario numero
11 del Maggio 2005 avevo scritto l’articolo che potrete leggere di seguito.
Purtroppo, per problemi di ordine tecnico, l’articolo non è stato pubblicato.
Ve lo ripropongo integralmente, come
fu ideato allora. Vi ricordo che nel frattempo sono passati sei mesi ma il
testo mantiene intatti il contenuto e il
messaggio che voleva comunicare.
Mentre leggete, il progetto ha ripreso
il suo cammino.
LE ORIGINI
Quando, esattamente un anno fa, il
direttore informò i responsabili delle
strutture della Fondazione che avrebbero dovuto costruire il progetto relativo alla gestione di una caffetteria, mi
sono sentito gelare il sangue nelle
vene.
Per un attimo.
Lo vedevo arrivare… il progetto.
Bussava lievemente alla porta di Fonte
2. Non era ancora certo di voler entrare. E comunque doveva aspettare.
Aspettare una decisione che avrebbe
modificato le sorti di chi, con educazione, gli avrebbe aperto le porte.
Il mio intuito non mi tradì. Il progetto
attese, con pazienza, alcune settimane.
Poi fu deciso: la fiducia venne data,
ancora una volta, a Fonte 2. Il progetto
entrò. Si accomodò e attese di essere
pulito, vestito, reso bello, di essere
insomma costruito. Con calma.
Il problema però fu che di tempo ve
n’era poco.
Le variabili da considerare erano invece
molte: chi si sarebbe occupato della
vendita sul posto? Chi avrebbe prodotto gli articoli da vendere? Dove? Quali e
quanti utenti sarebbero stati coinvolti
nella gestione della nuova attività? E la
scelta dei fornitori? L’orario di apertura?
Quanti clienti avremmo dovuto considerare? Quali prodotti?
A queste domande, e mille altre, dovevamo dare una risposta per vestire e
dar vita al progetto.
Elaborammo quindi, settimana dopo
settimana, per cercare le migliori soluzioni possibili. Quelle che, a quel
momento, rispondevano meglio alle
nostre domande.
Il cammino fu lungo e tortuoso. Alla fine
giungemmo alla meta. Il progetto era
pronto. Certamente non in abito da
sposo. Ma vestito a puntino. Esso era
contento e anche noi. Ce l’avevamo
fatta, e in così poco tempo, perbacco!
Ognuno di noi pregava, a modo suo,
che tutto potesse andare per il meglio.
Non volevamo avere intoppi e, come si
dice, fare brutte figure. Dopotutto ci
eravamo preparati, eravamo pronti.
Avevamo tutta una serie di dubbi, di
perplessità e d’incertezze. Anche il progetto lo sapeva. Ogni progetto sa bene
che prima o poi dovrà essere cambiato,
ripulito e rivestito. Noi sapevamo di
dover effettuare cambiamenti, prima o
poi. Sapevamo di dover valutare
costantemente il nostro lavoro. Di
apportare le giuste correzioni. Di capire
se il nostro progetto indossava, con il
passare delle settimane, sempre l’abito
migliore.
Volevamo cogliere, con entusiasmo e
impegno, questa nuova opportunità.
SPAZIO STRUTTURE
IL PRESENTE
E l’opportunità l’abbiamo colta.
Soprattutto l’abbiamo data, agli utenti
che lavorano, con impegno e serietà e
che danno il meglio di sé ogni giorno,
per la buona riuscita del progetto.
Le difficoltà non mancano, credetemi.
Ogni giorno dobbiamo verificare che
tutto vada per il meglio.
In particolare dobbiamo raggiungere un
duplice scopo: soddisfare le esigenze
dei clienti (studenti, corpo insegnante)
e creare impieghi che permettano agli
utenti coinvolti di inserirsi nel mondo
del lavoro con gioia e gratificazione.
Il progetto questo lo sa bene. Ne ha
fatto le sue priorità.
Il presente ci dice che abbiamo lavorato bene e che ci stiamo mettendo tutte
le nostre energie.
Gli studenti sono contenti. Gli insegnanti e i responsabili della caffetteria
– che a suo tempo ci hanno voluto quali
collaboratori – pure. Le mie orecchie
hanno sentito unicamente parole di
elogio, anche se, consentitemi l’espressione, dobbiamo andarci con i piedi di
piombo.
Gli utenti sono felici. Il contatto con la
gioventù, l’attività svolta in un contesto
così particolare, il lavoro in sé – dinamico e valorizzante – hanno contribuito
all’ottima riuscita degli inserimenti
effettuati. Che bello!
Eppure in questo felice presente, non
possiamo sottacere gli aspetti meno
piacevoli dell’operazione. Ma lo farò in
fretta e in punta di piedi perché ritengo
che, attualmente, sia il fattore meno
importante.
16
L’avrete certamente capito, parlo di
soldi, di denaro, degli aspetti economici.
Il presente ci dice che le cifre sono
rosse. Importerà, certamente. Anche a
noi. Anche al progetto, ci mancherebbe.
Figuriamoci allo Stato, che ne fa, da
anni, il cavallo di battaglia. Torneremo in
nero, v’è da scommetterci. Basterà
aggiustare qua e là, cambiare camicia o
pantaloni. In fondo siamo qui per questo.
Cosa dico? Anche per questo.
Soprattutto per le persone, per gli studenti, gli utenti, i docenti e per noi stessi, che facciamo questo lavoro, questo
bel lavoro e ce la mettiamo tutta per
soddisfare i bisogni e le esigenze di
ognuno.
IL FUTURO
Il futuro è già iniziato. Stiamo guardando avanti.
Sta nevicando fuori. Mentre i prati si tingono di bianco, noi pensiamo alla primavera, all’estate, al prossimo autunno.
In primavera cambieremo vestiti.
Vestiremo il progetto di abiti più leggeri, attenti però a non fargli prendere
freddo.
Inseriremo qualche nuovo utente, qualcun altro navigherà verso lidi ancor
meno protetti. Com’è contento, il progetto!
Cambieremo, modificheremo, ci impegneremo per cercare di raggiungere
sempre il meglio. Non ce la faremo
sempre, credo sia normale.
SPAZIO STRUTTURE
Giungerà l’estate e la prima partita si
concluderà. Il progetto andrà al mare. Si
spoglierà, si riposerà. Noi rimarremo
qui. E ci godremo questa vittoria.
Comunque. Perché in ogni caso avremo
vinto. Avremo illuminato gli occhi di
qualcuno.
Altri saranno magari delusi, tristi, per
non essere stati in grado di raggiungere la perfezione. Ma non fa nulla. Le
nostre coscienze dormiranno sonni
tranquilli.
Perché non avremo smesso di lavorare,
anzi. Avremo continuato a indagare, a
costruire assiduamente per capire
quale sarà il vestito che il progetto
dovrà indossare quando gli alberi perderanno le prime foglie.
Il progetto avrà allora compiuto un
anno, e noi con lui.
Ripartiremo certamente più forti, più
preparati, più attenti.
Molte difficoltà invaderanno ancora il
sentiero ma ci saranno sempre coloro
per i quali il progetto, il nostro caro progetto, è stato creato.
E la loro felicità sarà il regalo più bello,
più di mille milioni di milioni.
Ringrazio molto tutti i miei colleghi di
lavoro che si sono impegnati e che
lavorano sodo e costantemente a questo progetto; senza di loro non avremmo avuto la possibilità di cogliere…
questa opportunità!
17
ME-WA AZIENDA AGRICOLA
È arrivato Augustin dal Benin
… il progetto è vivo !
di Mauro Bocchi, responsabile Azienda Agricola
Sull’ultimo numero della “Fonte di informazione” non era apparso alcun articolo che illustrasse a che punto era la
situazione Progetto Africa; il motivo …
semplice scaramanzia! Difatti tutti i problemi di ordine burocratico (visto di
entrata, permesso di lavoro ecc.) erano
evidenti e intricati e non vi era nessuna
certezza che l’obiettivo di consentire
uno stage di un anno a un abitante del
Benin potesse essere raggiunto.
La penombra di sconosciuti uffici - che
genera insicurezza nei principianti - ha
lasciato il posto alla soddisfazione. Le
cose hanno funzionato, i tempi burocratici – apparentemente lunghi - sono
stati rispettati; vi è l’impressione che da
tutti sia stato compreso il senso del
progetto, cioè fornire strumenti pratici e
teorici a una persona che fra un anno
(novembre 2006) tornerà nel proprio
paese per gestire, a sua volta, un progetto di tipo agricolo mirante a contenere la “fuga” dei giovani dalle zone
rurali verso la città (vedi anche
“La Fonte di informazione” n° 10).
Augustin, arrivato Lunedì 8 Agosto in
Ticino, abiterà a Odogno in Capriasca.
Dopo un periodo di adattamento lavorerà presso l’azienda agricola della fondazione e frequenterà la scuola di
Mezzana per alcuni periodi di studio.
Augustin, che parla il Fon (lingua del
Benin), parla correttamente il francese
e, per meglio beneficiare del suo stage,
prende regolarmente lezioni di italiano.
A completamento del piano operativo
sono stati previsti anche momenti di
apprendimento pratico presso aziende
con allevamenti e/o coltivazioni diverse
dalle nostre, per consentire ad
Augustin una visione più ampia e completa del modo di fare agricoltura in
Ticino.
Il programma generale, pensato in
azienda per Augustin, prevede le
seguenti tappe:
Augustin ha iniziato a lavorare con noi il
1° Settembre; nel prossimo numero
della “Fonte di informazione” racconteremo altre novità e sorprese di questo
progetto.
Lasciamo ora lo spazio alle impressioni
di Simona, collaboratrice e cassiera
dell’associazione Me-Wa.
• ambientamento e conoscenza degli
spazi
• consolidamento delle relazioni interpersonali
• introduzione teorica alle varie attività
svolte in azienda
• preparazione del piano annuale di
lavoro – studio
• rotazione programmata nei vari settori lavorativi
• approfondimento lavorativo nei settori orto – floricoltura e allevamento
SPAZIO STRUTTURE
18
L’AFRICA…NERA,
SELVAGGIA, POVERA
di Simona Valsangiacomo, segretaria Associazione Me - Wa
Questo è quello che dice la maggior
parte della gente quando parla di questo continente. Ma per chi vi è stato,
come me che mi sono recata nel Benin,
uno Stato dell’Africa occidentale, è
qualcosa di ben diverso: di nero c’è solo
il colore della pelle delle persone, poiché è un paese pieno di sole, di calore
umano, di fratellanza; di selvaggio,
rimane ben poco… le foreste stanno
sempre più scomparendo e con loro gli
animali selvaggi, rimane solo qualche
piccolo roditore.
Povera…questo sì.
Alle famiglie mancano i soldi per comperare le cose quotidiane come gli
attrezzi domestici, cibo, vestiti, medicinali. Mancano anche le offerte di lavoro.
L’unico lusso, che alcuni possono permettersi, è lavorare la terra ereditata da
qualche parente.
Per questo ho accettato di aiutare,
come posso, il Benin entrando a far
parte attivamente dell’Associazione
Me-Wa di Odogno, dove ho intrapreso
un cammino di solidarietà, di aiuto umanitario e di aiuto allo sviluppo.
Sono stata ad Assogbenou-Daho. E’ un
piccolo villaggio, a 40 Km dalla capitale Cotonou.
Quando si entra in quelle vie di terra
rossa, non ancora asfaltate, ci si immerge in un’altra dimensione diversa da
quella svizzera. Una schiera di bambini
ti vengono incontro a piedi nudi, sorridenti anche se non ti conoscono.
Donne e ragazze, dai vestiti allegramente colorati, ti salutano con il loro
bimbo legato alla schiena. Anziani che ti
danno il benvenuto invitandoti a bere
qualcosa a casa loro: quattro mura di
argilla fangosa con il tetto di lamiera un
po’ malandato e poche finestre, tanto
da rendere l’ambiente oscuro e con
poca aria, forse un modo per ripararsi
dalle alte temperature esterne; un tavolo, una sedia e una stuoia dove dormire
formano tutto l’arredamento.
Qualcuno osa anche chiederti timidamente aiuto perché è malato e non può
andare all’ospedale; così, a seconda dei
casi e della possibilità, offri aiuto cercando di alleviare la loro sofferenza
(essendo assistente di studio medico
ho avuto la possibilità di avere gratuitamente dei medicinali).
Poi, addentrandoti nel villaggio, uno
strano odore, ma gradevole, percorre le
narici: è il fumo del fuoco che la gente
accende per cucinare perché non esiste ancora l’elettricità nelle case.
L’ acqua corrente e la luce rimangono
ancora un sogno.
E’ in questo villaggio che ho conosciuto
Hounsa Augustin Agbomemewa,
SPAZIO STRUTTURE
simpatico, timido 38enne che oggi, grazie all’offerta e alla disponibilità della
Fondazione La Fonte é potuto venire in
Svizzera.
Augustin è il candidato scelto dall’Associazione Me-Wa per il progetto agricolo che ha avviato nel Benin.
La situazione nel Benin è la seguente:
il maggior reddito delle famiglie deriva
dalle attività agricole (70%), disponendo di ben 70'000 Kmq di terreno coltivabile che viene sfruttato solo per il 15
%. La maggior parte dei terreni coltivabili si trova a nord del paese, mentre la
popolazione si è spostata in maggioranza a sud. In questa situazione i terreni al nord sono meno sfruttati, questo
anche perché i mezzi di trasporto veloci sono scarsi e l’unica ferrovia è ancora a nafta, i camion sono vecchi, spesso arrugginiti e si guastano facilmente.
Infine, il costo elevato della benzina non
facilita la mobilità.
19
L’ ASSOCIAZIONE ME-WA HA VOLUTO
CREARE POSTI DI LAVORO PER I GIOVANI
DELLA ZONA, CERCANDO DI DIFFERENZIARE
LA COLTIVAZIONE E DI PROMUOVERE
L’ECONOMIA DELLA ZONA
Vi è inoltre una differenza nel tipo di
terra e nelle coltivazioni fra sud e nord
anche per via delle condizioni climatiche (a sud ci sono due stagioni delle
piogge e la terra è meno argillosa, al
nord ce n’è invece una sola e il terreno
è molto secco).
Nel corso degli anni, con il crescere
delle richieste dei prodotti agricoli, si
sono modificati gli interventi colturali e
lo sfruttamento dei terreni è diventato
intensivo con il conseguente impoverimento dello stesso.
Le malattie degli ortaggi, delle piante in
genere e del bestiame hanno contribuito a diminuire la produzione, scoraggiando i giovani dall’intraprendere
un’attività agricola; infatti i giovani preferiscono recarsi in città e cercare lavoro in altri settori professionali e, di conseguenza, i villaggi rimangono sempre
più spopolati e poveri.
Lo Stato ha poi contribuito ad incentivare unicamente la coltura del cotone,
(considerando la grande richiesta
all’estero) mettendo in atto misure di
competitività per aumentarne la qualità,
offrendo però, in generale, pochi servizi
agli agricoltori.
L’unica scuola agraria della zona, che
non funziona a dovere, è in decadimento; l’accesso alle attrezzature e ai macchinari agricoli è complessivamente
scarso, anche se bisogna dire che
esperti in materia non mancano.
L’Associazione Me-Wa ha acquistato un
terreno di 2 ettari poco distante da
Assogbenou-Daho, a Savi-Houeton.
Così facendo ha voluto creare posti di
lavoro per i giovani della zona, cercando di differenziare la coltivazione e di
promuovere l’economia della zona.
Purtroppo però la gestione, finora, è
stata di scarso rendimento, poco il raccolto di mais e di canna da zucchero.
Così l’Associazione Me-Wa ha sottoposto il progetto a un agronomo,il signor
Elia Stampanoni, che si è recato sul
luogo. Egli ha individuato alcuni punti
critici nel progetto, quali la mancanza di
concimazione adeguata, il disordine
nella semina, la limitata varietà dei prodotti e le scarse capacità gestionali. Per
migliorare il progetto ha suggerito alcuni accorgimenti come l’introduzione di
piante da frutto o l’irrigazione.
Riflettendo e con la collaborazione
dell’Azienda Agricola Protetta di Vaglio,
si è deciso di intraprendere un programma formativo di un candidato
Beninese in Svizzera. Sarebbe facile
inviare un tecnico svizzero, sul posto
per impartire le nozioni, ma l’associazione ritiene che il progetto debba essere
gestito dagli stessi africani. La soluzione proposta ci è sembrata molto buona,
anche per far conoscere al candidato
un’altra realtà.
Terminata la formazione, Augustin potrà
mettere in pratica nel Benin quanto
appreso e potenziare il progetto agricolo. Dal 1° Settembre 2005 Augustin
sarà integrato nella grande e affiatata
famiglia dell’azienda agricola per quanto concerne la formazione pratica in
agricoltura, mentre per la parte teorica
avremo l’appoggio della scuola agraria
di Mezzana, che offrirà ad Augustin
corsi specializzati.
Si è quindi intrapresa una grande sfida,
sia per Augustin che è stato provvisoriamente sradicato dalla sua terra per
un mondo civilizzato (sfida raccolta con
grande impegno), sia per la Fondazione
SPAZIO STRUTTURE
La Fonte, che si confronterà con uno
straniero abituato a metodi rudimentali
(l’Azienda Agricola di Vaglio ha accettato con grande entusiasmo questo stato
di cose!), sia per l’Associazione Me-Wa
che investe molte speranze nella riuscita della formazione e del proseguimento del progetto agricolo in Benin.
A questo punto non mi rimane che fare
un grande augurio a tutti per l’evolversi
del progetto, chiedendo a chi legge di
aiutare, poiché è un’impresa che recherà grande soddisfazione a tutti.
Io cercherò di farlo secondo le mie
forze.
20
UNA COLLABORAZIONE
PARTICOLARE
di Pierre Santini, artigiano, L’Ago nel Pagliaio
Durante lo svolgimento del nostro lavoro incontriamo molte persone: nostri
clienti, rivenditori dei nostri prodotti,
negozianti, direttori di grandi magazzini.
Da tutti abbiamo sempre ricevuto grande sostegno e collaborazione.
In particolare ci ha fatto molto piacere
conoscere l’Azienda Agrituristica De
Stefani e Kolb, a Iseo.
Francesca, che si occupa del Ristoro Ai
Gelsi - lo spazio che l’Azienda Agricola
mette a disposizione per la ristorazione molto gentile, ci offre sempre il caffé.
Per noi è un vero piacere concederci un
attimo di relax sotto il gelso, quello piu
grande, quello che forse dà il nome
all’agriturismo.
Si tratta di un luogo a dir poco idilliaco.
Semplice e sobrio, contraddistinto dalla
cordialità, dall’ accoglienza di chi vi
lavora e dall’ottima qualità dei cibi.
Da alcuni anni hanno accettato di vendere i cappelli prodotti dal nostro laboratorio “L’Ago nel Pagliaio”, con ottimi
risultati e soddisfazione di tutti.
Abbiamo scoperto che i soldi, guadagnati con la vendita dei nostri prodotti,
sono utilizzati per finanziare progetti di
sviluppo nel terzo mondo, in particolare
in America Latina.
Siamo veramente tutti contenti di sapere che il nostro lavoro serve ad aiutare
anche chi è nel bisogno in paesi tanto
lontani e diversi dal nostro. Si tratta,
ritengo, di un eccezionale esempio di
collaborazione spontanea, che unisce
idealmente il lavoro dei nostri utenti a
una scuola di San Salvador.
Perché quest’anno, i soldi raccolti presso l’Azienda Agrituristica serviranno a
permettere il proseguimento dei lavori
di costruzione della Scuola Rosa
Blanca di San Salvador. Tra questi soldi
ci sono anche i nostri.
SPAZIO STRUTTURE
Ne siamo fieri e di ciò vogliamo farne
partecipi tutti quelli che ci conoscono e
che ci leggono.
Continueremo così, su questa strada,
con Francesca e i suoi fratelli del
Ristoro Ai Gelsi anche l’anno prossimo,
con la gioia di sapere che qualche mattone di quella scuola lontana, molto lontana, quasi ai confini del mondo, l’abbiamo posato anche noi.
21
CONOSCIAMOCI
MEGLIO
di Claudia Biber, educatrice Centro diurno
La prima volta che ci siamo incontrati
eravamo emozionati.
Siamo andati con il pulmino a Caslano,
alle scuole elementari, per conoscere i
bambini della 4a elementare.
Quando siamo arrivati abbiamo trovato
un grande fiore disegnato sul piazzale
apposta per noi. Ci siamo disposti sui
petali tutti insieme (noi utenti di Fonte
1) per fare una foto di gruppo.
Avevamo un po’ paura; ma quando
siamo entrati in classe la paura è sparita immediatamente, grazie alla bella
accoglienza.
I bambini ci hanno preparato bigliettini
con i nostri e i loro nomi per iniziare a
conoscerci.
Loro si sono presentati dichiarando i
loro nomi e i loro hobby.
Dopodichè ci hanno divisi in gruppi per
andare a visitare la scuola e la palestra.
PAROLA AI PROTAGONISTI
Finito il giro, siamo tornati in classe dove
ci aspettava una bella merenda; infatti i
bambini avevano fatto varie torte a casa
loro.
Daniela, Urim, Chiara, Mara, Cristina,
Manuela, Marinella, Nives, Lorenza,
Katrin, Enea.
22
NEL MESE DI APRILE NADIA E MOIRA CI
HANNO PROPOSTO D’INCONTRARCI CON
I RAGAZZI DELLA 4A ELEMENTARE DI
CASLANO (TRE LEZIONI DI GINNASTICA E
DUE INCONTRI NELLE RISPETTIVE SEDI).
È NATO COSÌ IL PROGETTO:
UN’ESPERIENZA
COINVOLGENTE
Lunedì 11 Aprile 2005 alle 14.15, sono
arrivati degli ospiti del centro diurno la
Fonte.
Durante il fine settimana avevamo preparato, a gruppetti, torte fatte a casa di
uno di noi.
Ci siamo messi in cerchio e ci siamo
presentati.
In seguito li abbiamo
accompagnati a visitare la scuola.
Tornati in classe abbiamo fatto merenda
con le torte da noi preparate, che sono
state molto apprezzate.
I nostri ospiti ci hanno detto che torneranno volentieri giovedì per fare ginnastica con noi.
Finita la merenda gli ospiti sono tornati
al laboratorio La Fonte di Agno e noi ci
siamo fermati un attimo con i docenti a
raccontare l’esperienza. Qualcuno di noi
ha detto che la sorpresa di trovarsi di
fronte ad adulti è stata interessante, altri
che l’esperienza è stata molto bella; altri
ancora hanno scoperto persone simpatiche e divertenti.
Qualcuno ha avuto attimi di timore nell’osservare alcuni comportamenti. È
stato spiegato che una persona, che
non riesce a parlare, usa il suo corpo
per comunicare come si sente. Il nostro
ospite, in effetti, voleva comunicare
gioia e lo faceva correndo nell’aula.
Federico, Mauro, Jason, Luca G.,
Mattia, Lisa, Stefania, Alessio, Pablo,
Nicolò, Luca C., Pascale, Maddalena,
Raffaele, Giona, Daniele, Andrea,
Chantal, Maria Antonia, Sofia.
PAROLA AI PROTAGONISTI
23
Pensieri e impressioni di utenti e allievi
sulla giornata trascorsa insieme
Stamattina sono andata a
fare ginnastica con
i bambini. Mi è piaciuto
fare ginnastica!
L’anno prossimo andiamo
a fare ginnastica.
In settembre facciamo
un’uscita con i bambini.
Daniela
Cristina
Urim era bravissimo,
sorrideva sempre ed è stato
bello giocare insieme.
Federico
Sono triste perché sono
andata via dai bambini,
ero molto contenta di stare
con loro. Ero amica di
Maria Antonia di Sofia e
anche Stefania, Rebecca e
Luca. Ho saltato sulla
corda, ero contenta.
Nei giochi
ci siamo divertiti e poi
Katrin era molto simpatica.
Lisa
La ginnastica
mi è piaciuta tanto,
mi è piaciuto lo scivolo.
Luca mi ha insegnato
a fare lo scivolo
e Mattia i giochi.
Lorenza
Quello che mi ha colpito di
più è che erano più bravi
di noi a ginnastica,
specialmente la Lorenza,
perché al primo colpo
facevano quello
che si doveva fare.
Mattia
PAROLA AI PROTAGONISTI
24
È stato bello con loro,
ho fatto vedere dove lavoro
la maglia. Ricamo
è stato bello.
Daniela
Fabio, Noemi, Daniele,
Sofia, Fede-rico e Giada
sono venuti a vedere ACT,
mi è piaciuto.
Urim
Sono contenta che
i bambini hanno visitato
la tessitura. Ho fatto vedere
i miei disegni e poi il telaio.
Chiara
Sono contenta che sono
venuti a vedere i nostri
lavori. I bambini mi hanno
fatto i complimenti.
Mara
Mi sentivo contenta perché
i bambini sono venuti
a Fonte 1. Ho fatto vedere
come si fa la barbettina e i
colaggi con la terra ad alta
temperatura.
Abbiamo fatto delle ciotole.
Quel giorno per la merenda
ho portato la foresta nera
che ha fatto la mia mamma
in casa.
I bambini sono venuti
a economia domestica.
La Catherine
ha fatto vedere i lavori
e poi abbiamo lavorato tutti
insieme. Abbiamo pitturato
i vasi di fiori.
Io ho lavorato con Luca.
Lorenza
Mi sentivo orgogliosa e
ho fatto vedere alla Maria
Antonia le spille
in ceramica.
Anche il maestro Francesco
era contento di vedere
il nostro lavoro.
Manuela
PAROLA AI PROTAGONISTI
Marinella
25
A me è piaciuto stare con
Mara perché è gentile.
Mi è piaciuto anche fare
ginnastica con gente più
grande di noi.
Alessio
Mi piace tanto
ci voglio tornare ancora.
È stato bello
e sono contenta.
Andrea
Quando l’Enea buttava
le palline mi faceva ridere
perché poi
non le raccoglieva lui
ma gli altri.
Daniela
È stata una giornata
bellissima. Abbiamo fatto
una merenda alla Fonte
di fuori sulla terrazza e
abbiamo mangiato i miei
biscotti e la torta foresta
nera della Manuela e altri
dolci. Era divertente.
A ricamo Katrin ed io
abbiamo insegnato
ai bambini a fare un borsellino di cuoio.
Maddalena
Dopo tre lezioni ci siamo lasciati con il
proposito di ritrovarci il prossimo anno
scolastico e abbiamo gridato insieme:
URRAH URRAH URRAH!
CI RITROVIAMO TUTTI QUA!!!
Ci hanno accompagnato in questa bellissima esperienza Nadia e Moira
(docenti di educazione fisica),
Francesco (maestro della 4a), Michela
(docente di sostegno pedagogico),
Loana (stagiaire Fonte 1), Claudia
(educatrice Fonte 1).
Cristina
PAROLA AI PROTAGONISTI
26
Date valore ai vostri auguri natalizi
utilizzando i biglietti creati dagli utenti
della Fondazione La Fonte
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PEREQUAZIONE FINANZIARIA E
RIPARTIZIONE DEI COMPITI TRA
CONFEDERAZIONE E CANTONI (NPC)
Conseguenze per il settore sociale nel Cantone Ticino
a cura dell’Ufficio degli invalidi, Dipartimento della Sanità e Socialità
A seguito di una lunga procedura di
avvicinamento, che durava da circa 6
anni, nel 2001 il Consiglio Federale ha
trasmesso al Parlamento il primo progetto della NPC, con l’obiettivo di
migliorare il sistema federalistico elvetico.
Il progetto NPC si basa su tre pilastri
principali :
• la dissociazione dei compiti, cioè
la separazione di alcune competenze
ora gestite in comune da Cantoni e
Confederazione.
• Nuove forme di collaborazione
attraverso programmi pluriennali con
finanziamenti globali e con responsabilità operativa dai Cantoni e strategica dalla Confederazione
• Livellamento finanziario tra Cantoni deboli e forti, sulla base delle
caratteristiche socio-demografiche e
geo-topografiche.
La NPC, dopo aver ricevuto nel 2003
l’approvazione del Parlamento, è stata
accettata in votazione popolare il 28
Novembre del 2004.
Ulteriori tappe porteranno ad aggiustamenti e modifiche che saranno oggetto
di un nuovo messaggio parlamentare.
L’entrata in vigore della NPC è prevista
per il 1. Gennaio 2008.
LA POSIZIONE
DEL CANTONE TICINO
Il Consiglio di Stato, con lettera del 14
Febbraio 2005 al Consigliere Federale
e ministro delle finanze Hans Rudolf
Merz, “ribadisce il suo pieno sostegno
nei confronti dello spirito e degli obiettivi della riforma NPC“.
Entrando poi in merito ai singoli settori
toccati dalla NPC, il Consiglio di Stato
esprime diverse considerazioni e, più
dettagliatamente, per il settore sociale,
i punti oggetto della sua riflessione
sono i seguenti:
a) Prestazioni individuali dell’AI
“Il progetto prevede una modifica dell’art.54 della Legge AI, cioè il trasferimento dell’esecuzione delle prestazioni
individuali AI alla Confederazione.
Questa proposta, che mira a rivoluzionare l’attuale assetto organizzativo
dell’AI, non rispetta a nostro avviso la
Costituzione e non è coerente con le
normative delle altre assicurazioni
sociali.
I Cantoni devono poter usufruire di una
struttura competente anche in materia
AI, come lo è per le altre assicurazioni
sociali gestite dallo Stato ( AVS, IPG,
PC, A, AF, partecipazione al premio dell’assicurazione contro le malattie ).Ciò è
nell’interesse del federalismo, quindi
del nostro paese”.
Inoltre, sempre a parere del Consiglio di
Stato, “ la struttura attuale decentrata
dell’AI è la sola che permette di raggiungere e preservare gli scopi per i
quali la stessa è stata creata”.
OPINONE SUL TEMA
In alternativa alla misura proposta il
C.d.S indica:
• l’introduzione di strumenti efficaci per
il controllo della qualità basato sui
risultati
• la definizione degli obiettivi di prestazione,
• la conclusione di contratti di prestazione e di budget globali per gli uffici
AI
b) Sussidi per la costruzione e le
spese di esercizio di case per invalidi, laboratori e centri giornalieri
Il progetto in consultazione prevede l’abrogazione dell’art. 73 e le modifiche
degli art. 75 e 75 bis LAI .
In concreto, si intende sopprimere il
contributo AI alle strutture per disabili
ribaltando questi costi sui Cantoni.
Si concretizza così, in particolare, il
nuovo art. 112 b della Costituzione che
attribuisce alla Confederazione la competenza di adottare una legge quadro
che fissa gli obiettivi per l’integrazione
e che definisce, se necessario, le esigenze per i concetti cantonali a favore
degli invalidi.
La legge quadro proposta – Legge
federale sulle istituzioni per l’integrazione sociale degli invalidi (LISI)- prevede
un importante vincolo affinché i
Cantoni garantiscano solidi principi in
favore della presa a carico delle persone disabili e delle istituzioni preposte
alla loro accoglienza.
I Cantoni dovranno quindi predisporre
un proprio assetto giuridico e strategico
al fine di rispondere a quanto previsto
dalla LISI e dalla LDis (Legge disabili).
28
In Ticino le attuali leggi, LISPI (Legge
per l’integrazione sociale e professionale degli invalidi) e LMI (Legge per la
protezione della maternità, dell’infanzia
e dell’adolescenza), permettono già di
rispondere ai criteri e ai principi previsti
dalle leggi federali.
Si osserva infatti che, contrariamente a
quanto avviene in diversi altri Cantoni,
le leggi da noi in vigore sono già predisposte al sussidio e al coordinamento
delle strutture per invalidi adulti e minorenni; tuttavia, anche in Ticino occorrerà un lavoro di dettaglio finalizzato alla
rifinitura di leggi, regolamenti e direttive
per armonizzarle con le leggi federali
citate e con la NPC.
Per quanto concerne l’impatto finanziario della NPC nel settore degli invalidi il
ribaltamento sul nostro Cantone dei
costi per la costruzione e le spese di
esercizio degli istituti per invalidi adulti e
minorenni ammonterà a circa 50 milioni
all’anno. Questa forte spesa per il
Ticino viene compensata, nell’ambito
della NPC, con altri costi che dal
Cantone passano alla Confederazione.
Anzi, nel computo totale, il Ticino
dovrebbe ricavare un certo beneficio
finanziario dalla NPC.
CONCLUSIONI
La NPC è sicuramente una riforma
positiva in quanto permette di ridurre le
disparità tra i Cantoni forti e quelli
deboli; nuova linfa quindi per il federalismo e per l’autonomia dei Cantoni.
Vi sono però alcuni aspetti critici, ( per
esempio quello relativo al progetto di
centralizzazione delle prestazioni individuali AI ) che sono stati debitamente
segnalati all’autorità federale e che
speriamo, siano tenuti in considerazione al momento della stesura del progetto definitivo.
Per quel che concerne il passaggio al
Cantone degli oneri relativi alla costruzione e alla gestione delle strutture per
persone disabili, questo non deve essere motivo di alcun timore; come già
detto, il Cantone dispone già di Leggi
adatte ad affrontare questo compito.
Inoltre l’alto grado di sensibilità nei confronti dei disabili, largamente diffuso tra
la popolazione e nelle Istituzioni, è
garanzia del fatto che con la NPC non
verrà intaccato il livello di qualità di cui
oggi beneficiano le persone disabili
nelle nostre strutture.
È nostro intendimento affrontare la
NPC come opportunità per affinare
ulteriormente la politica cantonale nel
settore dell’handicap, questo, evidentemente, in stretta collaborazione con gli
enti e le fondazioni che gestiscono servizi e istituti per disabili.
OPINONE SUL TEMA
29
LA FONTE A TUTTO GAS
Intervista semiseria agli autisti
della Fondazione a cura della CIP
di Stefano Rimoldi, Presidente CIP
Come ti chiami?
Chi sei?
Come sei?
Dove abiti?
Cosa ti piace?
Quali hobby hai?
Lino
Sono l’autista della Fonte!
Boh… come un autista!
A Lugaggia.
La vacanza!
Pesca, volo libero, funghi.
Pedro
L’autista!
Bello grosso!
A Davesco-Soragno.
Un po’ tutto.
Calcetto.
Quale formazione
professionale hai?
Da quanto tempo sei autista
della Fonte?
Cosa ti piace del tuo lavoro?
Sono meccanico d’auto.
Muratore.
Dario
Sono un musicista.
(sospira)…tranquillo.
A Viganelllo.
La musica.
Musica, bicicletta, sci, sport in
generale.
Ingegnere del suono.
Da tre anni e mezzo.
Da diciannove anni.
Da metà Marzo 2005.
Che è abbastanza variato:
come autista manutentore,
si fa un po’ di tutto.
Un po’ tutto.
Cosa non ti piace del tuo lavoro?
Ti senti riconosciuto
dall’Istituzione?
Hai buoni rapporti con il personale della fondazione?
Quanti anni e quanti km ha il
tuo furgone?
Hai l’aria condizionata?
Quale impatto ha il tuo
furgone nel traffico?
Che non ho un mezzo adeguato. Mah, non saprei proprio…
Essere a contatto con persone
disabili, che hanno bisogno non
solo di trasporto, ma anche di
aiuto” morale”.
Gli orari spezzettati.
Sì, abbastanza.
Io penso di sì.
Sì.
Sì.
Sì, buonissimi.
Sì.
Ti piace il logo della
Fondazione sul tuo furgone?
Sei soddisfatto del tuo “mezzo”
di lavoro?
Come passi il tempo del trasporto utenti?
Sì, è carino…
Sì…è indifferente.
Assolutamente no.
Adesso sì.
Chiacchierando, parlando, un
po’ tutto!
In buona compagnia!
Quale musica ascolti
mentre guidi?
Rete 3.
Liscio!
Mi pare tredici anni e 260'000 Un anno e 20'000 km.
km.
Purtroppo no.
Certo!
Lo guardano tutti!
Per il momento nessuno.
COMMISSIONE DEL PERSONALE
Non so quanti anni, forse 4 o 5,
e circa 52'000 km.
Sì.
Abbastanza buono: alcuni guardano… mi danno la precedenza, quello sì!
Non è male, ma so che se ne
potrebbe fare di migliori!
Sì.
Ascoltando musica, alla radio,
parlando con gli utenti,
raccontando barzellette…
Eh, ormai…Rete 3!
30
Hai già preso qualche multa?
Utilizzi il natel mentre guidi?
Lino
Qualcuna si, non sul lavoro
comunque.
Raramente.
Pedro
Sì, fuori dal lavoro.
Dario
Alcune, per parcheggio.
Eh, qualche volta!
Sei capace di montare le cate- Sì!
ne?
A casa con lo sbullonatore
Quanto tempo impieghi a
pneumatico, due minuti.
cambiare una gomma?
Altrimenti, con il furgone,
mezz’ora.
Se si spegne il motore del tuo Quello che faccio sempre:
furgone cosa fai?
continuo a riaccenderlo!
Durante un lungo viaggio chi
Pedro.
vorresti come compagno di
viaggio?
A Pedro.
A chi lasceresti condurre
il tuo furgone?
Hai mai guidato una limousine? No.
Hai mai trasportato un VIP?
No.
Se si, chi?
Che auto hai?
Una Chrisler PT Cruiser.
Qual è il lavoro più utile
Trasportare gli utenti.
che hai svolto?
Andare a fare depanage a un
Qual è il lavoro più inutile
che hai svolto?
furgone che continua a fermarsi!
Hai consegnato il questionario Che domanda intima! Sì, l’ho
della soddisfazione del
consegnato.
personale? se no, perché?
Eh..danno da pensare.
Cosa ne pensi dei risultati?
Sì.
Se rispondessi di no, direi una
bugia… di solito però mi fermo!
Non ho mai provato!
Sei-sette minuti.
Della macchina, 5-10 minuti.
Cerco di arrangiarmi!
Mah, prendo il telefono!
Il mio compagno Lino!
Un mio vecchio amico che
adesso si trova in America.
Cosa pensi della CIP?
Sono simpatici.
Sono in gamba.
Vorresti far parte della CIP?
Ti taglieresti/faresti crescere
i baffi?
Di’ una parolaccia!
Rubatemi tutto ma non …
Cosa vorresti fare da grande?
Non ho tempo!
Difficilmente!
Ca…!
Il mio Breil!
Barca a vela, pesca d’altura!
No!
Mah, non sarebbe la prima
volta…
Po… miseria!
La moglie!
L’autista!
Datti un voto da 1 a 6.
Cinque.
Cinque.
Sempre a Lino, perché mi fido! Agli altri autisti (ride).
No.
No.
Sì.
No, ma sono stato trasportato
da un vip: Dustin Hoffman.
Una Opel Omega.
Una Citroen 1600.
Fare l’autista.
Lavorare in una mensa per i
poveri, a Los Angeles.
Non ho idea.
Penso che tutti i lavori siano
utili!
No, perché non sapevo compi- Non mi è arrivato.
larlo bene.
Non ne ho idea.
COMMISSIONE DEL PERSONALE
31
Sì ho visto… non posso…al
momento è troppo…
Non è che abbia avuto molto a
che fare.
Perché no?
Sì.
Vaff…!
La mia chitarra!
Vivere solo con la musica…ma
quello che sto facendo va
benissimo, sono contento!
Cinque e mezzo.
LA VISITA A VAGLIO
DEL LYCEUM
CLUB INTERNAZIONALE
DI LOCARNO
P. P.
6991 Neggio
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
6991 Neggio, ccp. 69-2955-7
Tel. 091 606 56 56
Direttore Rossano Cambrosio
Amministratore Patrizia Lotti
FONTE 1
CENTRO DIURNO
Via Pezza 3, 6982 Agno
Tel. 091 604 58 54
Responsabile Monica Kolb
FONTE 2
LABORATORIO PROTETTO
Via Pezza 3, 6982 Agno
Tel. 091 604 58 43
Responsabile Mirko Scherler
FONTE 3
FOYER
6991 Neggio
Tel. 091 606 56 56
Responsabile Giuseppe Tami
Mercoledì 25 Maggio 2005, i collaboratori e gli utenti dell’azienda agricola di
Vaglio hanno avuto il piacere di ospitare,
per un incontro di reciproca conoscenza,
una delegazione del Lyceum Club
Internazionale di Locarno.
La visita alla struttura, e il conseguente
scambio di impressioni, ha permesso alle
parti di approfondire la natura e gli obiettivi delle rispettive associazioni.
La giornata si è conclusa con una merenda in comune e con una foto di gruppo,
che hanno sancito una nuova e simpatica
amicizia.
FONTE 4
AZIENDA AGRICOLA PROTETTA
Fondazione Lions Club, Lugano
6947 Vaglio
Tel. 091 943 42 47
Responsabile Mauro Bocchi
FONTE 5 e 6
FOYER / APPARTAMENTI PROTETTI
Via J. Corty, 6982 Agno
Tel. 091 605 38 58
Responsabile Claudio Guimaraes
FONTE 7
PANETTERIA PASTICCERIA “IL FORNAIO”
• Sede di Via G. Buffi - Via Fogazzano
Tel. 091 921 04 24
• Sede di Piazza Molino Nuovo
Tel. 091 921 44 48
6900 Lugano
Responsabile Mirko Scherler
FONTE 8
FOYER
Via Beltramina 18a, 6900 Lugano
Tel. 091 976 08 18
Responsabile Omar Lomazzi
VARIE
32
Fly UP