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spazio strutture - Fondazione La Fonte
12 SOMMARIO 3 | FORUM ETICA... 6 | FONDAZIONE 9 | Ai blocchi, pronti... Elios Giorgetti NOTIZIARIO UFFICIALE DICEMBRE 2005 LA FONTE: 25 … E PIÙ ANNI AL SERVIZIO DEL DISABILE di Gianandrea F. Rimoldi, Membro del Consiglio di Fondazione 10 | ATTUALITÀ ED INFORMAZIONI 14 | 15 | La nuova panetteria La Fanfara del reggimento Fanteria montagna 30 La Filarmonica di Magiaso 16 | SPAZIO STRUTTURE 18 | Bilancio Buvette SUPSI ME-WA, parte 3 19 | L’Africa nera 21 | Una collaborazione... 22 | PAROLA AI PROTAGONISTI Conosciamoci meglio 28 | OPINIONE SUL TEMA Perequazione finanziaria 2008 30 | COMMISSIONE DEL PERSONALE La Fonte a tutto gas 32 | VARIE Liceum di Locarno FONDAZIONE LA FONTE Membri del Consiglio Luciano Clerici (Presidente), Elena Soldati (Vice Presidente), Carlo Calanchini, Maurizio Canetta, Gianandrea F. Rimoldi, Fabia Dell’Acqua-Cornaro, Carlo Terzaghi, Wanda Bassani-Antivari. Il 10 novembre di quest’anno ricorrono i 25 anni della Fondazione La Fonte. Essa è stata infatti costituita il 10.11.1980 allo scopo di “promuovere, realizzare e gestire strutture, nel Cantone Ticino, destinate all’integrazione sociale e professionale degli invalidi mentali e fisici”. La prima sede operativa fu Villa BollaRava, nell’allora comune di Viganello, messa gratuitamente a disposizione dalle autorità municipali. I soci fondatori furono dei genitori: EDITORIALE Carla Bossi, Giancarlo Bordoni, Giampiero Dozio, Mauro Massardo, Giuseppe Rimoldi e Ulisse Sutter. Il capitale iniziale di Fr. 250’000 fu donato dai coniugi Wanda e Nanni Bassani Antivari. Il primo Consiglio di Fondazione era composto da Helios Giorgetti, presidente, Roberto Finzi, vice presidente Carlo Antognini, Giancarlo Bordoni, Luce Caldelari - in rappresentanza del comune di Viganello - e Mauro Massardo. L’ Ufficio di revisione era formato da Marco Gianoni, Gianandrea Rimoldi e Max Tanner. 1 PERSONAGGI PREMINENTI NELLA STORIA DELLA FONDAZIONE Soci Fondatori - Giancarlo Bordoni - Carla Bossi (+) - Giampiero Dozio (+) - Mauro Massardo - Giuseppe F. Rimoldi (+) - Ulisse Sutter Primo Consiglio di Fondazione - Carlo Antognini - Luce Caldelari - Roberto Finzi, vice presidente - Helios Giorgetti (+), presidente - Mauro Massardo Tutti i Presidenti - Helios Giorgetti; dal 1980 al 1984 - Giancarlo Bordoni; dal 1984 al 1990 - Gianandrea F. Rimoldi; dal 1990 al 1997 - Arnulf Fox; dal 1997 al 2000 - Luciano Clerici ; dal 2000 a tutt’oggi Membri del Consiglio che si sono succeduti - Ermanno Bassani (+) - Friedrun Fox - Claudio Generali - Marco Gianoni - Giorgio Morniroli - Giusepper F. Rimoldi - Silvio Soldati Revisori - Giorgio Bernardoni - Max Tanner - Enrico Pagani (+) - Giuseppe Poggioli - Mario Riva - Lorenzo Wullschleger Commissione tutoria - Pierpaolo Caldelari - Paolo Cornaro - Matteo Pagani Ma l’atto formale della costituzione della Fonte, nel 1980 rappresentava il consolidamento di attività avviate una quindicina di anni prima da genitori confrontati con la fine della scolarità obbligatoria dei loro figli. Mi si permetta dunque in questo editoriale di ripercorrere le coraggiose iniziative di questi genitori che hanno gettato il seme dell’albero sulle cui fronde è nata La Fonte. A metà degli anni Sessanta tre famiglie di genitori decidono di prendere in affitto un appartamento a Cassarate e assumere una docente per assicurare un’occupazione post scolastica ai loro figli. Il progetto fu sostenuto dal direttor Gilardi, responsabile delle scuole elementari di Castagnola che, con la maestra Sandra Bianchi, si assunse la responsabilità di dare avvio a un progetto, sicuramente pilota per allora, di integrazione socio-professionale e di sostegno pedagogico per disabili. L’iniziativa ebbe successo e all’appartamento se ne aggiunse un secondo: la sede divenne stretta e le attività si spostarono a Villa Amalia, ubicata nel quartiere alto di Lugano, adiacente alla Cattedrale di San Lorenzo. Il direttor Scascighini, responsabile delle scuole speciali cantonali, si fece padrino del progetto, unitamente al direttor Gilardi. Passarono così altri anni e si ripropose il problema della logistica e dello spazio per il crescente numero di utenti che si aggiunsero alle tre prime ragazze ospiti. Le autorità avevano in quegli anni maturato coscienza della presa a carico dei disabili e della loro integrazione socio-professionale e sempre sostennero finanziariamente le iniziative di EDITORIALE questi genitori. Il traloco delle attività avvenne nelle baracche dismesse dalla scuola per apprendisti alla foce del fiume Cassarate e nacque così il progetto “La Foce”, sempre su iniziativa di genitori e di una schiera di amici, con il sostegno delle autorità. Nel 1979 entrò in vigore la legge cantonale d'integrazione socio-professionale per invalidi -LISPI-, lo strumento che, al pari dell’ordinamento federale dell’Assicurazione Invalidità, permise di consolidare finanziariamente le iniziative private e pubbliche a favore dei disabili sorte in quegli anni. All’inizio del 1980 la sede de “La Foce” doveva essere liberata e di nuovo i genitori dovettero mettersi alla ricerca di un tetto, che trovarono a Viganello e poi ... nacque la Fondazione La Fonte: un progetto in continuo divenire per una nuova cultura della diversità. Ai precursori della Fonte vada la nostra riconoscenza per il coraggio, la tenacia e la perseveranza. Ai munifici donatori, privati ed enti, che ci hanno seguito e che, con la loro generosità, hanno permesso di realizzare i sogni dei nostri ospiti, esprimiamo la nostra gratitudine, che estendiamo a tutti i collaboratori del passato e del presente, per l’impegno e la professionalità profusa, e alle autorità per le manifestazioni di collaborazione e di fiducia. Tutte queste attenzioni alla nostra Fondazione richiamano la società ad una responsabilità verso coloro che, più di altri, hanno bisogno di sostegno per essere e sentirsi parte viva di una comunità. 2 PAGINA BIANCA ... il forum per i lettori di Amartya Sen, economista Premio Nobel (da “La Repubblica” 25 Agosto 2005) “ETICA: come la politica deve aiutare chi parte svantaggiato” Un’idea dell’equità e dell’efficienza. Le scelte in favore dei disabili, o di altri gruppi, ripropongono il tema dell’assistenza pubblica. Ritenuta la “cronica difficoltà” nel reperire contributi, da pubblicare da parte dei collaboratori alla pagina Forum, cogliamo l’occasione per ospitare un interessante, ancorché complesso, articolo apparso sul quotidiano italiano La Repubblica lo scorso 25 Agosto 2005, tradotto da Anna Bissanti. Si tratta di parte del discorso che Amartya Sen, l’economista indiano premio Nobel nel 1998, ha pronunciato il 20 Agosto al Colloquio Internazione di Cortona, organizzato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli in collaborazione con il comune di Cortona e l’Università di Pavia. Il tema evocato è assolutamente pertinente alle molteplici trasformazioni che oggi animano le politiche sociali nell’ambito della ridefinizione dei confini del walfare state. Pagina bianca dunque a un’autorevole firma esterna... in attesa, si spera di contributi a noi più prossimi. Qualsiasi teoria etica, e in particolar modo qualsiasi teoria della giustizia, deve scegliere un proprio nucleo interpretativo. In altre parole, deve decidere su quali caratteristiche, su quali aspetti del mondo dobbiamo concentrarci dovendo valutare la giustizia e l’ingiustizia e, allorché dobbiamo decidere, che cosa sia necessario fare. In tale contesto è particolarmente importante disporre di uno schema che spieghi in che modo le prerogative di un individuo devono essere prese in considerazione, poiché tale valutazione non è soltanto interessante in sé e per sé, ma anche di grande importanza per quella politica e morale, nonché per delineare le politiche da mettere in atto. Per esempio, l’approccio delle capacità rende immediatamente evidente perché una persona gravemente disabile da un punto di vista funzionale abbia, oltre altre cose, maggiori pretese di attenzione sociale e assistenza pubblica. Che la sua disabilità sia dovuta a problemi fisici, handicap mentali, età avanzata o restrizioni imposte a livello sociale, il soggetto disabile ha immediatamente motivo di ricevere attenzione sociale, nell’ambito di una teoria della giustizia orientate FORUM sulle capacità, attenzione che invece egli potrebbe non avere in base ad altri approcci, tra i quali l’utilitarismo, la teoria della giustizia di Rawlsian e l’economia assistenziale imperniata sull’opulenza. Mentre è abbastanza normale, nell’economia pubblica, prestare attenzione al fatto che una persona può avere una capacità inferiore rispetto agli altri a procurarsi un reddito (potremmo definirlo “l’handicap di reddito” della disabilità), si presta troppa poca attenzione al fatto che una persona disabile ha un’altra difficoltà ancora, quella di convertire un reddito in un effettivo mezzo di sostentamento (quello che potremmo definire “l’handicap di conversione della disabilità”). L’importanza, da un punto di vista quantitativo di questo aspetto così trascurato, può essere illustrata dall’influenza che ha l’handicap di conversione quando si debba valutare la povertà. Lo si evince chiaramente da alcuni risultati riguardanti i tassi di povertà del Regno Unito, raccolti da Wiebke Kuklys, contenuti nella sua brillante tesi presentata di recente all’Università di Cambridge. 3 LE QUESTIONI ETICHE E POLITICHE, INERENTI IL VIVERE SOCIALE, RICHIEDONO UNA PIÙ PROFONDA COMPRENSIONE DELLE PRIVAZIONI DELLE CAPACITÀ UMANE Assumendo come soglia limite della povertà il 60 per cento del reddito medio nazionale, Kuklys ha scoperto che il 17,9 per cento degli individui vive in famiglie aventi un reddito al di sotto della linea della povertà. Se si sposta l’attenzione sugli individui appartenenti a famiglie che hanno un membro disabile, la percentuale degli individui, che vivono con un reddito inferiore alla soglia di povertà, sale da 17,9 per cento al 23,1 per cento. Se poi, oltre a ciò, si considera l’handicap di conversione derivante dalla disabilità, calcolando il reddito extra di cui la persona disabile necessita per migliorare quanto più possibile gli svantaggi creati dalla sua disabilità, la percentuale di individui aventi famiglie con qualche disabile e con redditi inadeguati sale addirittura fino al 47,4 per cento. L’ingiusto svantaggio delle persone disabili e dei membri delle loro famiglie, persino in uno stato ricco e assistenziale come la Gran Bretagna, è ben illustrato dal fatto che la povertà dipendente dalle capacità incide per questo gruppo del 240 per cento in più rispetto alla popolazione nel suo complesso. Se dunque ci si focalizza sulle capacità dell’individuo, l’etica della politica pubblica e la portata delle teorie della giustizia e dell’equità sociale si estendono in maniera molto rilevante (…). Per lo spazio che mi rimane a disposizione vorrei quindi passare a considerarne i limiti, che necessitano anch’essi di essere individuati, pur celebrando noi i risultati e le promesse dell’approccio delle capacità. La capacità, il potenziale, è essenzialmente un concetto di libertà; ma la libertà ha aspetti differenti, compreso quello che potrebbe essere definito “l’aspetto di opportunità”, che riflette le effettive opportunità che una persona ha, compreso “l’aspetto procedurale” (come l’equità di trattamento), che ha a che vedere con l’avere degli schemi e delle istituzioni che possano esser considerati componenti della libertà procedurale. Se da un lato l’idea di capacità ha un valore di grande rilievo nella valutazione di aspetto di opportunità della libertà, essa non può essere messa in relazione con l’aspetto procedurale della libertà. Le capacità sono le caratteristiche dei vantaggi individuali, insufficienti a dirci qualcosa in merito all’onestà o all’equità dei processi coinvolti, o alla libertà dei cittadini di reclamare e utilizzare procedure che siano eque. Io ho cercato di illustrare questo con- Le questioni etiche e politiche, inerenti il vivere sociale, richiedono una più profonda comprensione delle privazioni delle capacità umane e delle molteplici influenze che interagiscono nella determinazione di tali capacità. Sarebbe difficile ignorare l’importanza di questa capacità superiore. FORUM 4 trasto di prospettive con un esempio abbastanza forte; intendo qui accennarvene brevemente. È ormai un dato di fatto, ampiamente riconosciuto, che, a parità di assistenza, le donne tendono a vivere più a lungo degli uomini. Se uno avesse esclusivamente a cuore le capacità (e nient’altro), e in particolare l’uguaglianza della capacità di vivere a lungo, sarebbe stato possibile elaborare una tesi in base alla quale gli uomini ricevessero maggiori attenzioni da un punto di vista medico delle donne, per controbilanciare il loro naturale handicap. Ma fornire alle donne minori attenzioni da un punto di vista medico rispetto agli uomini per i medesimi problemi di natura sanitaria, chiaramente violerebbe un importante requisito di “equità procedurale”; parrebbe quindi ragionevole sostenere, in casi di questo tipo, che le esigenze di equità nella libertà procedurale, possono in pratica sopprimere qualsiasi risoluta concentrazione sull’aspetto di opportunità della libertà. Mentre è di grande interesse sottoli- neare l’importanza della prospettiva delle capacità nel giudicare le opportunità sostanziali degli individui (specialmente in confronto ad approcci alternativi che si focalizzano invece sul reddito, o sui beni di prima necessità, o sulle risorse), questo punto in nessun modo contrasta con l’importanza dell’aspetto procedurale della libertà nella valutazione della giustizia o nella teoria dei diritti umani. Una teoria della giustizia – o, più in generale, un’adeguata teoria dell’opzione normativa sociale – deve essere consapevole sia della correttezza dei processi coinvolti, sia dell’equità e dell’efficienza delle opportunità sostanziali di cui le persone possono godere. È importante far sì che la capacità sia considerata non più di una prospettiva, in termini di vantaggi e svantaggi, in base ai quali una persona può essere ragionevolmente valutata. Tale prospettiva ha significato di per sé stessa ed è altresì di vitale importanza FORUM per le teorie di valutazione delle politica, della giustizia e della morale. Tuttavia, né la valutazione della giustizia, né quella della politica, né quella della morale possono occuparsi soltanto delle opportunità e dei vantaggi complessivi degli individui di una società. Il soggetto di un equo processo e di onesti accordi va al di là dei vantaggi complessivi delle persone, nell’ambito di altre preoccupazioni, soprattutto di natura procedurale. Tali preoccupazioni – così io penso – devono essere adeguatamente affrontate concentrandosi sulle solo capacità. Concludendo, ci sono buoni motivi per essere soddisfatti del riconoscimento che l’approccio delle capacità ha ricevuto in anni recenti. Ma mentre la capacità ha un suo proprio campo di applicazione – piuttosto vasto -, ci sono anche altre cose importanti per una valutazione, per l’analisi politica, per il ragionamento morale e per stabilire una politica. Per quanto vasta sia dunque l’importanza delle capacità, anch’esse hanno i loro limiti e non è pertanto da disfattisti individuare i limiti della loro portata. 5 AI BLOCCHI, PRONTI, PARTENZA…….FALSA PARTENZA! di Rossano Cambrosio, direttore Potrebbe sembrare il titolo di una cronaca sportiva; invece il riferimento è circoscritto al cantiere relativo alla nuova Legge di finanziamento degli Enti sussidiati: quello relativo alla generalizzazione del Contratto di prestazione. Come risaputo, dal prossimo 1° Gennaio 2006, le regole che contraddistinguono i rapporti (soprattutto quelli economici) tra gli Enti sussidiati e il Cantone cambieranno sostanzialmente. Copertura del deficit in soffitta e disavanzi eventuali a carico di coloro che, per motivi non sempre prevedibili, spenderanno oltre il pattuito. Nel corso dell’ultimo triennio, all’interno di un progetto coordinato dalla Divisione dell’azione sociale, svariati gruppi di lavoro si sono incontrati per innumerevoli riunioni, workshop, corsi di formazione, hanno discusso e approfondito la tematica per giungere pronti alla fatidica data, seguendo le direttive dettate dal capo progetto. Tutti pronti per entrare di fatto nella nuova era finanziaria (….quella della precarietà) con un nuovo strumento elaborato e calibrato su misura, per poter essere esteso finalmente a tutti i settori sussidiati dallo Stato. Chi, come la nostra Fondazione, ha sottoscritto ulteriori e gravosi impegni, oltre a quelli prima evidenziati, cioè aderendo concretamente alla fase detta “pilota”, ha già provato sulla propria pelle il senso di questo cambiamento; sia nei suoi risvolti positivi (pochi a dire il vero), che per quelli più a rischio (di gran lunga maggiori). Una fase pilota che non ha permesso purtroppo un confronto trasparente e costruttivo tra i vari partners che vi hanno aderito, la quale da Gennaio si trasformerà in un esercizio collettivo con l’introduzione di modelli di finanziamento che ancora non disporranno di un kit completo per pilotare autonomamente i singoli budget istituzionali. Una fase dunque delicatissima, colma di incertezza poiché soggiacente a una conduzione politica poco incline a essere programmata sul medio/lungo termine, che non ingloba in modo definito gli ammortizzatori per ridurre la soglia del cosiddetto rischio d’impresa delle singole istituzioni. Ricordiamo che lo scopo basilare del Contratto di prestazione era quello di far sì che lo Stato delegasse maggiore responsabilità all’Ente sussidiato, staccandosi dagli aspetti gestionali intrinseci a ogni istituzione (o gruppi di istituti), dopo avere definito assieme un contratto quadro (sottoscritto dunque bilateralmente) comprendente tutta una serie di elementi atti a definire, con precisione, il budget necessario per condurre una struttura nell’arco di un determinato periodo temporale. Un progetto che si poneva, e che si pone, due obiettivi sostanziali; Ebbene, dal Gennaio 2006 ci troveremo effettivamente con nuovi modelli di finanziamento (che non potranno definirsi puri contratti di prestazione, quanto, piuttosto, contributi globali), taluni per i laboratori protetti e altri per i foyers, le case con occupazione e i centri diurni, per quello che si prospetta come un ulteriore periodo di riflessione e di lavoro concreto (per completare ciò che non è stato possibile fare in questi ultimi tre anni) sull’arco di un tempo non ancora precisato. Ciò in attesa che si compia pure l’ultimo atto relativo alla gestione economica dei nostri settori: quello relativo all’applicazione della Perequazione finanziaria tra Confederazione e Cantone, che ancora oggi non si sa bene quando giungerà a compimento. Si tratta dunque di una partenza solo parziale, secondo noi ancora viziata da parecchi interrogativi, che con grande difficoltà riusciranno a essere sciolti in via definitiva; soprattutto con l’unanimità di un settore (ci riferiamo ovviamente a quello degli invalidi), che ancora oggi fatica a condurre un ragionamento d’assieme, mettendo sul tavolo della discussione con trasparenza i propri elementi. • ridurre la massa di finanziamento agli Enti, mantenendo però alto il livello della qualità delle prestazioni (?); • distribuire con equità le risorse economiche, umane e strutturali a disposizione dei singoli Uffici competenti. FONDAZIONE 6 SI TRATTERÀ DI USCIRE DALLA LOGICA ESCLUSIVA DELLA GESTIONE DEL PROPRIO PICCOLO TERRITORIO, PER PERMETTERE E FAVORIRE UN DIBATTITO SERIO E UN ONESTO CONFRONTO Un settore che spesso, nelle varie sedi istituzionali, proclama la necessità di collaborare ma che poi, nei fatti, tende a preservare le proprie identità (aspetto di per sé non negativo), a mantenere i propri privilegi (conquistati forse percorrendo strade e strategie bilaterali non sempre maestre); un settore che dunque fatica a mettersi d’accordo, anche su questioni di principio fondamentali come, per esempio, la dichiarata necessità da parte di tutti gli istituti di disporre di un strumento efficiente e multidimensionale per la valutazione del bisogno, a partire dalle esigenze dell’utente. Uno strumento che possa infine quantificare quali e quante risorse economiche debbano essere attribuite a un singolo istituto. Un settore degli invalidi che dunque dovrà ancora maturare una cultura della trasparenza, del lavoro d’assieme, dello scambio delle informazioni, di messa in rete sinergica di talune risorse (informatiche, trasporti, liste di attesa utenti, ecc.) per favorire, nel concreto, un discorso di equità di trattamento. Si tratterà dunque di uscire dalla logica esclusiva della gestione del proprio piccolo territorio, per permettere e favorire un dibattito serio e un onesto confronto di taluni elementi che, forse in parte, comporranno in via definitiva il tanto celebrato “contratto di prestazione”. Il nuovo assetto gestionale della Fondazione La Fonte Sempre nel solco derivante dalla necessità di dover riorganizzare, in funzione (anche e non solo) del nuovo modello di finanziamento, possiamo invece già oggi confermare un aspetto positivo della collaborazione tra la nostra istituzione e gli organi cantonali. Infatti, a far corso da Gennaio il nuovo organigramma gestionale della Fondazione, che nel corso dell’ultimo anno di attività è stato presentato, discusso e infine accolto dall’Ente sussidiante, è stato completato e sarà di fatto operativo da Gennaio 2006. Una gestione istituzionale che rivoluzionerà taluni equilibri, consolidati da tempo con l’odierna modalità demandata alla singola struttura, e che passerà invece a un governo per aree di competenza. Il progetto di riorganizzazione, che abbiamo già avuto modo di presentare nelle sue linee guida nella scorsa edizione del nostro Notiziario, ripartirà dunque con un nuovo assetto e co nuove figure operative. Infatti, oltre al neo costituito Consiglio di direzione, i nuovi profili professionali saranno: • il coordinatore d’area • il capo équipe • il responsabile dei servizi trasversali. FONDAZIONE Una nuova riorganizzazione che ha privilegiato una ridistribuzione complessiva delle risorse umane a disposizione all’interno delle singole sedi, mettendo a giorno due elementi imprescindibili: la riduzione di taluni organici socio-educativi in virtù delle “imposizioni” date dall’Ente sussidiante, e il potenziamento delle risorse umane laddove il bisogno istituzionale lo richiedeva. Possiamo dunque confermare oggi che il nuovo assetto istituzionale sarà strutturato sotto la responsabilità dei seguenti collaboratori: Coordinatore dell’area residenziale: Stevens Crameri, che si occuperà della gestione della casa con occupazione di Neggio, dei due foyers di Agno e Lugano e della rete di appartamenti protetti. Capi équipe attivi nelle strutture di competenza saranno: Giuseppe Tami, Valentin Grigore, Alan Wild per Fonte 3, Claudio Guimaraes per Fonte 5/6 e Omar Lomazzi per Fonte 8. Coordinatore dell’area lavorativa: Mirko Scherler, che si occuperà della gestione, oltre che del Centro diurno di Agno, dei laboratori protetti di Vaglio, Lugano e nuovamente Agno. Capi équipe attivi nelle strutture di competenza saranno Monica Kolb per Fonte 1, Mauro Bocchi per Fonte 4, Stefano Pelascini per Fonte 2 e Luisa Cazzaniga per Fonte 7. 7 ORIENTIAMO IL NOSTRO COMPITO NON SOLO VERSO I “CONTRATTI DI PRESTAZIONE”, MA ANCHE E SOPRATTUTTO IN FUNZIONE DEI “CONTATTI DI PRESTAZIONE Responsabile dei servizi trasversali: Stefano Rimoldi, che avrà sotto la sua gestione tutti i servizi di appoggio delle varie sedi e i relativi collaboratori. Per servizi sono da intendere la refezione, i trasporti, la manutenzione, le pulizie, le centralizzazione degli acquisti, le terapie, gli stage, i vegliatori notturni, nonché i compiti relativi all’Ufficio Qualità e alla sicurezza e salute dei collaboratori. A fronte di questo importantissimo progetto, del tutto innovativo per la nostra istituzione, la Fondazione dovrà dunque impegnarsi in un tempo ragionevolmente sufficiente per verificare, affinare e sedimentare culturalmente questo nuovo modello di gestione, che dovrebbe portare (ma di ciò ne siamo pienamente convinti) a una conduzione maggiormente snella, efficiente ed efficace per fare fronte alle sfide future. È infatti risaputo che la riuscita di un progetto di simile portata non potrà non prescindere dalla necessità di curare nei dettagli il suo accompagnamento; ciò potrà verificarsi solo ed esclusivamente nell’ambito di una collaborazione totale e incondizionata da parte di tutti gli attori che animano la scena istituzionale. Dunque dall’anno venturo parecchio lavoro in vista, non solo sotto i profili economico ed amministrativo. Infatti non dobbiamo mai dimenticare che al centro delle attenzioni restano di fatto gli utenti, con i loro bisogni. Quindi non orientiamo il nostro compito solo verso i “contratti di prestazione”, ma anche e soprattutto in funzione dei “contatti di prestazione”! Quei contatti quotidiani che costituiscono la base del nostro lavoro, l’essenza della relazione tra uomini, l’espletazione stessa della Legge che anima e sostiene il nostro agire istituzionale in favore delle persone invalide. Concludo questo mio intervento citando un riferimento che la Direttrice del Dipartimento della sanità e della socialità Patrizia Pesenti ha tenuto a sottolineare in occasione del suo discorso pronunciato lo scorso 10 Ottobre all’inaugurazione della nuova sede della panetteria/pasticceria IL Fornaio: “Da ciascuno secondo le proprie possibilità, a ognuno secondo il proprio bisogno” (Karl Marx). FONDAZIONE 8 IN RICORDO DI ELIOS GIORGETTI di Rossano Cambrosio, direttore Lo scorso 4 Giugno 2005 si è purtroppo e prematuramente spento Elios Giorgetti, membro di lunga data del Consiglio di Fondazione, del quale egli fu il primo Presidente, dal 1980 al 1984. La scomparsa di Elios Giorgetti, personalità di spicco nel nostro Cantone per l’impegno profuso a vari livelli (per diversi anni egli rivestì anche la carica di Presidente del Partito socialista), ha il sapore di un pezzo di storia istituzionale che se ne va. Una storia che è strettamente legata ai primi anni di vita della Fondazione La Fonte, anni forse non sempre facili, che però hanno tracciato le basi per lo sviluppo e la crescita della nostra istituzione. Molti sono stati gli elogi e i discorsi pronunciati nel giorno del suo commiato. In questa sede non vogliamo aggiungere altro; sarebbe superfluo ed inopportuno. FONDAZIONE Ci limitiamo a pubblicare una sua fotografia, che descrive precisamente tutta la carica e la vitalità che egli ha saputo infondere nello svolgimento delle sue molteplici attività sociali. Un’energia purtroppo venuta meno con l’insorgere della malattia, che non gli ha però impedito di partecipare, sino all’ultimo, alle attività istituzionali della Fondazione nella sua specifica veste di rappresentante dello Stato. 9 LA NUOVA PANETTERIA E SNACK-BAR: L’IDEA SI È TRASFORMATA IN REALTÀ Inaugurazione ufficiale del Fornaio 2 e festeggiamenti del 25esimo anno di attività della Fondazione La Fonte Durante la parte ufficiale, oltre al Presidente e al Direttore della Fondazione, ha preso la parola anche la Direttrice del Dipartimento della Sanità e della Socialità Patrizia Pesenti, che ha espresso parole di compiacimento per l’attività svolta dalla nostra istituzione in favore delle persone invalide. Vi presentiamo dunque una breve rassegna fotografica della manifestazione, che ha visto la partecipazione di un nutrito pubblico. Rossano Cambrosio, direttore IL DISCORSO TENUTO DAL NOSTRO PRESIDENTE Onorevole Consigliere di Stato Patrizia Pesenti, Gentili Signore, Egregi Signori, Rappresentanti dei Membri di Comitato, Egregi Ospiti, quale presidente della Fondazione La Fonte sono oggi doppiamente onorato e lieto di rivolgermi a voi tutti; in primo luogo perché, esattamente fra un mese, il 10 Novembre, ricorrerà il 25° della nostra Fondazione a sostegno della persona disabile. Lo scorso lunedì 10 Ottobre 2005 la Fondazione La Fonte ha ufficialmente inaugurato la nuova sede della panetteria/pasticceria “Il Fornaio”, ubicata in via Giuseppe Buffi 4 a Lugano. La manifestazione, che ha pure sottolineato i primi cinque lustri di vita della Fondazione, si è tenuta nello spazio che contorna l’Università della Svizzera Italiana, messo gentilmente a disposizione dai massimi dirigenti dell’Ateneo per l’allestimento del capannone che ha ospitato l’evento. ATTUALITÀ ED INFORMAZIONI 10 La fortunata operazione “Il Fornaio” si è rivelata fattibile grazie a un generoso lascito del compianto medico chirurgo dottor Leo Bernasconi, alla cui memoria elevo un deferente, riconoscente pensiero. In secondo luogo perché, unitamente a voi, desideriamo oggi inaugurare la nuova panetteria/pasticceria/snack bar “Il Fornaio”, qui vicino, sulla via Giuseppe Buffi. In questo ordine di idee, mi sembra giusto osservare e sottolineare come il partnerariato, tra istituti pubblici per invalidi ed enti privati, costituisca ancora oggi, malgrado talune difficoltà, il binomio vincente. A proposito di questa ultima nostra creazione, vorrei evidenziare che la sua realizzazione è stata integralmente finanziata dalla nostra Fondazione, senza ricorrere quindi all’aiuto dello Stato, notizia questa, di cui la Direttrice del Dipartimento della Sanità e della Socialità, in questo delicato momento (alludo soprattutto alla nuova perequazione finanziaria), non potrà non compiacersi. ATTALITÀ ED INFORMAZIONI L’ubicazione del Fornaio non è stata scelta a caso: si situa di fronte all’Università della Svizzera Italiana, che ringrazio per l’ospitalità offertaci oggi, per questa occasione. Questa vicinanza potrà favorire l’approccio tra le due istituzioni, l’incontro e la reciproca conoscenza tra gli studenti dell’Ateneo con i loro talenti, da una parte, e i nostri utenti, con le loro ricchezze, dall’altra. Ma permettetemi, detto questo, di ritornare ora sui 25 anni che la Fondazione La Fonte compirà prossimamente. Suoi Fondatori furono i compianti Carla Bossi, Giampiero Dozio, Giuseppe Rimoldi, Giancarlo Bordoni, Mauro Massardo e Ulisse Setter, tutti genitori che avevano avuto una famigliare esperienza nel campo dei disabili, che è divenuta l’oggetto e lo scopo della Fondazione. 11 Ciò li indusse a costituire la nostra Fondazione a favore delle persone invalide, richiamando le disposizioni della LISPI, la Legge cantonale sull’integrazione sociale e professionale delle persone invalide, varata in Ticino nel 1979, giusto un anno prima della costituzione della nostra Fondazione. Fu grazie a una donazione di franchi 250.000.—dei coniugi Ermanno e Wanda Bassani (quest’ultima, che saluto con simpatia e gratitudine, anche nel ricordo di suo marito, è qui fra noi), che La Fonte poté intraprendere i suoi primi passi a sostegno delle persone disabili. Primo Presidente fu Elios Giorgetti, mancato purtroppo nel giugno scorso. A lui fecero seguito, alla testa della Fondazione, Giancarlo Bordoni, Gianandrea Rimoldi e, mio predecessore, Arnulf Fox. Non mi sembra il caso di elencare in questo momento tutte le attività socioeducative e socio-lavorative che La Fonte è in grado di offrire in seno alle sue ben nove strutture. Potrete trovare ogni ulteriore informazione nella documentazione che è a vostra disposizione. ATTUALITÀ ED INFORMAZIONI 12 Prima di terminare queste mie parole, permettete che esterni la gratitudine agli Amici Lions i quali, da sempre, sostengono le nostre attività tramite La Fondazione del Lions Club Lugano, che, nel 1986 realizzò a Vaglio un’azienda agricola protetta, per l’inserimento delle persone handicappate nel mondo del lavoro; il compito di gestire questa fattoria-laboratorio venne affidata alla Fonte, alla quale i Lions luganesi assicurano tutta la loro collaborazione. Rivolgo un sentito grazie ai Membri del Consiglio di Fondazione, alla sua Vice Presidente Elena Soldati, alle collaboratrici e ai collaboratori dell’istituzione, senza dimenticare i Volontari per la loro discreta e preziosa disponibilità. A tutti gli utenti, ai loro genitori o tutori, giunga il mio più affettuoso abbraccio. Vi ringrazio. Luciano Clerici, Presidente ATTUALITÀ ED INFORMAZIONI 13 GRAZIE A “L’ULTIMO CONCERTO” DELLA FANFARA DEL REGGIMENTO FANTERIA MONTAGNA 30 di Luca Berva, educatore Centro diurno Nel corso del 2002 si è svolto l’ultimo corso di ripetizione della fanfara del Reggimento fanteria montagna 30, in quanto la riforma Esercito XXI ne ha decretato la cessazione dell’attività. L’ultimo concerto, il CD dedicato a tutti i militi che hanno prestato il loro servizio militare nella fanfara del reggimento, contiene brani registrati dal vivo con lo scopo di fissare momenti che resteranno nei ricordi di coloro che li hanno vissuti. La vendita del CD ha generato alla fanfara un utile finanziario che, nel corso degli ultimi mesi, è stato interamente devoluto in beneficenza a vari enti sociali del Cantone. Il Centro Diurno della Fondazione La Fonte di Agno è tra i beneficiari di questo regalo, che si è tramutato in una macchina impastatrice per la terra, un desiderio nel cassetto ormai da lunga data. Riciclare la terra, impastarla e riutilizzarla, ci permette di sfruttare meglio le risorse a nostra disposizione e quindi risparmiare. L’incontro fra il I° tenente Fabio Tasso, capo fanfara, e gli educatori del Centro Diurno ha concretizzato questo desiderio. Dopo aver ordinato la macchina e atteso i tempi di collaudo e consegna, oggi un desiderio si è trasformato in realtà. ATTUALITÀ ED INFORMAZIONI 14 LA FILARMONICA DI MAGLIASO LASCIA LA SUA “IMMAGINE” ALLA FONTE di Luca Berva, educatore Centro diurno C’era una volta, era il 3 Aprile del 1937, quando una trentina di musicisti fondò la Filarmonica di Magliaso. Poi, per mancanza di nuovi membri, la Filarmonica cessò la sua attività. Durante la primavera 2005, i soci rimasti hanno deciso di sciogliere definitivamente la Società Filarmonica. A fine Gennaio 2005, il segretario Romano Croci-Maspoli, attorniato da un piccolo gruppo di soci, presiedendo l’assemblea di scioglimento ha decretato ufficialmente la cessazione dell’attività del gruppo musicale. Rimaneva una importante decisione, quella di devolvere la parte di capitale sociale rimasta. L’idea della beneficenza a favore di fondazioni e di istituzioni sociali è stata da subito quella più gettonata da tutti i soci presenti. ATTUALITÀ ED INFORMAZIONI Anche noi del Centro Diurno Fonte 1 di Agno siamo stati considerati tra le proposte. Per i soci della filarmonica era importante che la loro beneficenza si traducesse in un regalo tangibile e duraturo nel tempo. Così l’esigenza del Centro Diurno di dotarsi di un nuovo impianto per la visione di materiale video a scopo didattico, si è concretizzata ricevendo in regalo dall’ex Filarmonica di Magliaso un nuovo televisore e lettore VHS-DVD. Il 6 Giugno gli amici di Magliaso sono venuti in visita al Centro Diurno dove hanno consegnato l’attesissimo regalo. Un aperitivo, un pranzo in comune e una pausa musicale, animata dagli ex-filarmonicisti, hanno allietato il momento di festa. “Grazie carissimi amici per il bellissimo dono e per il momento di festa che ci avete regalato”. Questa in sintesi la cronaca dell’evento. 15 UNA NUOVA OPPORTUNITÀ La gestione della caffetteria SUPSI a Manno di Mirko Scherler, responsabile di struttura Stimati lettori, per il notiziario numero 11 del Maggio 2005 avevo scritto l’articolo che potrete leggere di seguito. Purtroppo, per problemi di ordine tecnico, l’articolo non è stato pubblicato. Ve lo ripropongo integralmente, come fu ideato allora. Vi ricordo che nel frattempo sono passati sei mesi ma il testo mantiene intatti il contenuto e il messaggio che voleva comunicare. Mentre leggete, il progetto ha ripreso il suo cammino. LE ORIGINI Quando, esattamente un anno fa, il direttore informò i responsabili delle strutture della Fondazione che avrebbero dovuto costruire il progetto relativo alla gestione di una caffetteria, mi sono sentito gelare il sangue nelle vene. Per un attimo. Lo vedevo arrivare… il progetto. Bussava lievemente alla porta di Fonte 2. Non era ancora certo di voler entrare. E comunque doveva aspettare. Aspettare una decisione che avrebbe modificato le sorti di chi, con educazione, gli avrebbe aperto le porte. Il mio intuito non mi tradì. Il progetto attese, con pazienza, alcune settimane. Poi fu deciso: la fiducia venne data, ancora una volta, a Fonte 2. Il progetto entrò. Si accomodò e attese di essere pulito, vestito, reso bello, di essere insomma costruito. Con calma. Il problema però fu che di tempo ve n’era poco. Le variabili da considerare erano invece molte: chi si sarebbe occupato della vendita sul posto? Chi avrebbe prodotto gli articoli da vendere? Dove? Quali e quanti utenti sarebbero stati coinvolti nella gestione della nuova attività? E la scelta dei fornitori? L’orario di apertura? Quanti clienti avremmo dovuto considerare? Quali prodotti? A queste domande, e mille altre, dovevamo dare una risposta per vestire e dar vita al progetto. Elaborammo quindi, settimana dopo settimana, per cercare le migliori soluzioni possibili. Quelle che, a quel momento, rispondevano meglio alle nostre domande. Il cammino fu lungo e tortuoso. Alla fine giungemmo alla meta. Il progetto era pronto. Certamente non in abito da sposo. Ma vestito a puntino. Esso era contento e anche noi. Ce l’avevamo fatta, e in così poco tempo, perbacco! Ognuno di noi pregava, a modo suo, che tutto potesse andare per il meglio. Non volevamo avere intoppi e, come si dice, fare brutte figure. Dopotutto ci eravamo preparati, eravamo pronti. Avevamo tutta una serie di dubbi, di perplessità e d’incertezze. Anche il progetto lo sapeva. Ogni progetto sa bene che prima o poi dovrà essere cambiato, ripulito e rivestito. Noi sapevamo di dover effettuare cambiamenti, prima o poi. Sapevamo di dover valutare costantemente il nostro lavoro. Di apportare le giuste correzioni. Di capire se il nostro progetto indossava, con il passare delle settimane, sempre l’abito migliore. Volevamo cogliere, con entusiasmo e impegno, questa nuova opportunità. SPAZIO STRUTTURE IL PRESENTE E l’opportunità l’abbiamo colta. Soprattutto l’abbiamo data, agli utenti che lavorano, con impegno e serietà e che danno il meglio di sé ogni giorno, per la buona riuscita del progetto. Le difficoltà non mancano, credetemi. Ogni giorno dobbiamo verificare che tutto vada per il meglio. In particolare dobbiamo raggiungere un duplice scopo: soddisfare le esigenze dei clienti (studenti, corpo insegnante) e creare impieghi che permettano agli utenti coinvolti di inserirsi nel mondo del lavoro con gioia e gratificazione. Il progetto questo lo sa bene. Ne ha fatto le sue priorità. Il presente ci dice che abbiamo lavorato bene e che ci stiamo mettendo tutte le nostre energie. Gli studenti sono contenti. Gli insegnanti e i responsabili della caffetteria – che a suo tempo ci hanno voluto quali collaboratori – pure. Le mie orecchie hanno sentito unicamente parole di elogio, anche se, consentitemi l’espressione, dobbiamo andarci con i piedi di piombo. Gli utenti sono felici. Il contatto con la gioventù, l’attività svolta in un contesto così particolare, il lavoro in sé – dinamico e valorizzante – hanno contribuito all’ottima riuscita degli inserimenti effettuati. Che bello! Eppure in questo felice presente, non possiamo sottacere gli aspetti meno piacevoli dell’operazione. Ma lo farò in fretta e in punta di piedi perché ritengo che, attualmente, sia il fattore meno importante. 16 L’avrete certamente capito, parlo di soldi, di denaro, degli aspetti economici. Il presente ci dice che le cifre sono rosse. Importerà, certamente. Anche a noi. Anche al progetto, ci mancherebbe. Figuriamoci allo Stato, che ne fa, da anni, il cavallo di battaglia. Torneremo in nero, v’è da scommetterci. Basterà aggiustare qua e là, cambiare camicia o pantaloni. In fondo siamo qui per questo. Cosa dico? Anche per questo. Soprattutto per le persone, per gli studenti, gli utenti, i docenti e per noi stessi, che facciamo questo lavoro, questo bel lavoro e ce la mettiamo tutta per soddisfare i bisogni e le esigenze di ognuno. IL FUTURO Il futuro è già iniziato. Stiamo guardando avanti. Sta nevicando fuori. Mentre i prati si tingono di bianco, noi pensiamo alla primavera, all’estate, al prossimo autunno. In primavera cambieremo vestiti. Vestiremo il progetto di abiti più leggeri, attenti però a non fargli prendere freddo. Inseriremo qualche nuovo utente, qualcun altro navigherà verso lidi ancor meno protetti. Com’è contento, il progetto! Cambieremo, modificheremo, ci impegneremo per cercare di raggiungere sempre il meglio. Non ce la faremo sempre, credo sia normale. SPAZIO STRUTTURE Giungerà l’estate e la prima partita si concluderà. Il progetto andrà al mare. Si spoglierà, si riposerà. Noi rimarremo qui. E ci godremo questa vittoria. Comunque. Perché in ogni caso avremo vinto. Avremo illuminato gli occhi di qualcuno. Altri saranno magari delusi, tristi, per non essere stati in grado di raggiungere la perfezione. Ma non fa nulla. Le nostre coscienze dormiranno sonni tranquilli. Perché non avremo smesso di lavorare, anzi. Avremo continuato a indagare, a costruire assiduamente per capire quale sarà il vestito che il progetto dovrà indossare quando gli alberi perderanno le prime foglie. Il progetto avrà allora compiuto un anno, e noi con lui. Ripartiremo certamente più forti, più preparati, più attenti. Molte difficoltà invaderanno ancora il sentiero ma ci saranno sempre coloro per i quali il progetto, il nostro caro progetto, è stato creato. E la loro felicità sarà il regalo più bello, più di mille milioni di milioni. Ringrazio molto tutti i miei colleghi di lavoro che si sono impegnati e che lavorano sodo e costantemente a questo progetto; senza di loro non avremmo avuto la possibilità di cogliere… questa opportunità! 17 ME-WA AZIENDA AGRICOLA È arrivato Augustin dal Benin … il progetto è vivo ! di Mauro Bocchi, responsabile Azienda Agricola Sull’ultimo numero della “Fonte di informazione” non era apparso alcun articolo che illustrasse a che punto era la situazione Progetto Africa; il motivo … semplice scaramanzia! Difatti tutti i problemi di ordine burocratico (visto di entrata, permesso di lavoro ecc.) erano evidenti e intricati e non vi era nessuna certezza che l’obiettivo di consentire uno stage di un anno a un abitante del Benin potesse essere raggiunto. La penombra di sconosciuti uffici - che genera insicurezza nei principianti - ha lasciato il posto alla soddisfazione. Le cose hanno funzionato, i tempi burocratici – apparentemente lunghi - sono stati rispettati; vi è l’impressione che da tutti sia stato compreso il senso del progetto, cioè fornire strumenti pratici e teorici a una persona che fra un anno (novembre 2006) tornerà nel proprio paese per gestire, a sua volta, un progetto di tipo agricolo mirante a contenere la “fuga” dei giovani dalle zone rurali verso la città (vedi anche “La Fonte di informazione” n° 10). Augustin, arrivato Lunedì 8 Agosto in Ticino, abiterà a Odogno in Capriasca. Dopo un periodo di adattamento lavorerà presso l’azienda agricola della fondazione e frequenterà la scuola di Mezzana per alcuni periodi di studio. Augustin, che parla il Fon (lingua del Benin), parla correttamente il francese e, per meglio beneficiare del suo stage, prende regolarmente lezioni di italiano. A completamento del piano operativo sono stati previsti anche momenti di apprendimento pratico presso aziende con allevamenti e/o coltivazioni diverse dalle nostre, per consentire ad Augustin una visione più ampia e completa del modo di fare agricoltura in Ticino. Il programma generale, pensato in azienda per Augustin, prevede le seguenti tappe: Augustin ha iniziato a lavorare con noi il 1° Settembre; nel prossimo numero della “Fonte di informazione” racconteremo altre novità e sorprese di questo progetto. Lasciamo ora lo spazio alle impressioni di Simona, collaboratrice e cassiera dell’associazione Me-Wa. • ambientamento e conoscenza degli spazi • consolidamento delle relazioni interpersonali • introduzione teorica alle varie attività svolte in azienda • preparazione del piano annuale di lavoro – studio • rotazione programmata nei vari settori lavorativi • approfondimento lavorativo nei settori orto – floricoltura e allevamento SPAZIO STRUTTURE 18 L’AFRICA…NERA, SELVAGGIA, POVERA di Simona Valsangiacomo, segretaria Associazione Me - Wa Questo è quello che dice la maggior parte della gente quando parla di questo continente. Ma per chi vi è stato, come me che mi sono recata nel Benin, uno Stato dell’Africa occidentale, è qualcosa di ben diverso: di nero c’è solo il colore della pelle delle persone, poiché è un paese pieno di sole, di calore umano, di fratellanza; di selvaggio, rimane ben poco… le foreste stanno sempre più scomparendo e con loro gli animali selvaggi, rimane solo qualche piccolo roditore. Povera…questo sì. Alle famiglie mancano i soldi per comperare le cose quotidiane come gli attrezzi domestici, cibo, vestiti, medicinali. Mancano anche le offerte di lavoro. L’unico lusso, che alcuni possono permettersi, è lavorare la terra ereditata da qualche parente. Per questo ho accettato di aiutare, come posso, il Benin entrando a far parte attivamente dell’Associazione Me-Wa di Odogno, dove ho intrapreso un cammino di solidarietà, di aiuto umanitario e di aiuto allo sviluppo. Sono stata ad Assogbenou-Daho. E’ un piccolo villaggio, a 40 Km dalla capitale Cotonou. Quando si entra in quelle vie di terra rossa, non ancora asfaltate, ci si immerge in un’altra dimensione diversa da quella svizzera. Una schiera di bambini ti vengono incontro a piedi nudi, sorridenti anche se non ti conoscono. Donne e ragazze, dai vestiti allegramente colorati, ti salutano con il loro bimbo legato alla schiena. Anziani che ti danno il benvenuto invitandoti a bere qualcosa a casa loro: quattro mura di argilla fangosa con il tetto di lamiera un po’ malandato e poche finestre, tanto da rendere l’ambiente oscuro e con poca aria, forse un modo per ripararsi dalle alte temperature esterne; un tavolo, una sedia e una stuoia dove dormire formano tutto l’arredamento. Qualcuno osa anche chiederti timidamente aiuto perché è malato e non può andare all’ospedale; così, a seconda dei casi e della possibilità, offri aiuto cercando di alleviare la loro sofferenza (essendo assistente di studio medico ho avuto la possibilità di avere gratuitamente dei medicinali). Poi, addentrandoti nel villaggio, uno strano odore, ma gradevole, percorre le narici: è il fumo del fuoco che la gente accende per cucinare perché non esiste ancora l’elettricità nelle case. L’ acqua corrente e la luce rimangono ancora un sogno. E’ in questo villaggio che ho conosciuto Hounsa Augustin Agbomemewa, SPAZIO STRUTTURE simpatico, timido 38enne che oggi, grazie all’offerta e alla disponibilità della Fondazione La Fonte é potuto venire in Svizzera. Augustin è il candidato scelto dall’Associazione Me-Wa per il progetto agricolo che ha avviato nel Benin. La situazione nel Benin è la seguente: il maggior reddito delle famiglie deriva dalle attività agricole (70%), disponendo di ben 70'000 Kmq di terreno coltivabile che viene sfruttato solo per il 15 %. La maggior parte dei terreni coltivabili si trova a nord del paese, mentre la popolazione si è spostata in maggioranza a sud. In questa situazione i terreni al nord sono meno sfruttati, questo anche perché i mezzi di trasporto veloci sono scarsi e l’unica ferrovia è ancora a nafta, i camion sono vecchi, spesso arrugginiti e si guastano facilmente. Infine, il costo elevato della benzina non facilita la mobilità. 19 L’ ASSOCIAZIONE ME-WA HA VOLUTO CREARE POSTI DI LAVORO PER I GIOVANI DELLA ZONA, CERCANDO DI DIFFERENZIARE LA COLTIVAZIONE E DI PROMUOVERE L’ECONOMIA DELLA ZONA Vi è inoltre una differenza nel tipo di terra e nelle coltivazioni fra sud e nord anche per via delle condizioni climatiche (a sud ci sono due stagioni delle piogge e la terra è meno argillosa, al nord ce n’è invece una sola e il terreno è molto secco). Nel corso degli anni, con il crescere delle richieste dei prodotti agricoli, si sono modificati gli interventi colturali e lo sfruttamento dei terreni è diventato intensivo con il conseguente impoverimento dello stesso. Le malattie degli ortaggi, delle piante in genere e del bestiame hanno contribuito a diminuire la produzione, scoraggiando i giovani dall’intraprendere un’attività agricola; infatti i giovani preferiscono recarsi in città e cercare lavoro in altri settori professionali e, di conseguenza, i villaggi rimangono sempre più spopolati e poveri. Lo Stato ha poi contribuito ad incentivare unicamente la coltura del cotone, (considerando la grande richiesta all’estero) mettendo in atto misure di competitività per aumentarne la qualità, offrendo però, in generale, pochi servizi agli agricoltori. L’unica scuola agraria della zona, che non funziona a dovere, è in decadimento; l’accesso alle attrezzature e ai macchinari agricoli è complessivamente scarso, anche se bisogna dire che esperti in materia non mancano. L’Associazione Me-Wa ha acquistato un terreno di 2 ettari poco distante da Assogbenou-Daho, a Savi-Houeton. Così facendo ha voluto creare posti di lavoro per i giovani della zona, cercando di differenziare la coltivazione e di promuovere l’economia della zona. Purtroppo però la gestione, finora, è stata di scarso rendimento, poco il raccolto di mais e di canna da zucchero. Così l’Associazione Me-Wa ha sottoposto il progetto a un agronomo,il signor Elia Stampanoni, che si è recato sul luogo. Egli ha individuato alcuni punti critici nel progetto, quali la mancanza di concimazione adeguata, il disordine nella semina, la limitata varietà dei prodotti e le scarse capacità gestionali. Per migliorare il progetto ha suggerito alcuni accorgimenti come l’introduzione di piante da frutto o l’irrigazione. Riflettendo e con la collaborazione dell’Azienda Agricola Protetta di Vaglio, si è deciso di intraprendere un programma formativo di un candidato Beninese in Svizzera. Sarebbe facile inviare un tecnico svizzero, sul posto per impartire le nozioni, ma l’associazione ritiene che il progetto debba essere gestito dagli stessi africani. La soluzione proposta ci è sembrata molto buona, anche per far conoscere al candidato un’altra realtà. Terminata la formazione, Augustin potrà mettere in pratica nel Benin quanto appreso e potenziare il progetto agricolo. Dal 1° Settembre 2005 Augustin sarà integrato nella grande e affiatata famiglia dell’azienda agricola per quanto concerne la formazione pratica in agricoltura, mentre per la parte teorica avremo l’appoggio della scuola agraria di Mezzana, che offrirà ad Augustin corsi specializzati. Si è quindi intrapresa una grande sfida, sia per Augustin che è stato provvisoriamente sradicato dalla sua terra per un mondo civilizzato (sfida raccolta con grande impegno), sia per la Fondazione SPAZIO STRUTTURE La Fonte, che si confronterà con uno straniero abituato a metodi rudimentali (l’Azienda Agricola di Vaglio ha accettato con grande entusiasmo questo stato di cose!), sia per l’Associazione Me-Wa che investe molte speranze nella riuscita della formazione e del proseguimento del progetto agricolo in Benin. A questo punto non mi rimane che fare un grande augurio a tutti per l’evolversi del progetto, chiedendo a chi legge di aiutare, poiché è un’impresa che recherà grande soddisfazione a tutti. Io cercherò di farlo secondo le mie forze. 20 UNA COLLABORAZIONE PARTICOLARE di Pierre Santini, artigiano, L’Ago nel Pagliaio Durante lo svolgimento del nostro lavoro incontriamo molte persone: nostri clienti, rivenditori dei nostri prodotti, negozianti, direttori di grandi magazzini. Da tutti abbiamo sempre ricevuto grande sostegno e collaborazione. In particolare ci ha fatto molto piacere conoscere l’Azienda Agrituristica De Stefani e Kolb, a Iseo. Francesca, che si occupa del Ristoro Ai Gelsi - lo spazio che l’Azienda Agricola mette a disposizione per la ristorazione molto gentile, ci offre sempre il caffé. Per noi è un vero piacere concederci un attimo di relax sotto il gelso, quello piu grande, quello che forse dà il nome all’agriturismo. Si tratta di un luogo a dir poco idilliaco. Semplice e sobrio, contraddistinto dalla cordialità, dall’ accoglienza di chi vi lavora e dall’ottima qualità dei cibi. Da alcuni anni hanno accettato di vendere i cappelli prodotti dal nostro laboratorio “L’Ago nel Pagliaio”, con ottimi risultati e soddisfazione di tutti. Abbiamo scoperto che i soldi, guadagnati con la vendita dei nostri prodotti, sono utilizzati per finanziare progetti di sviluppo nel terzo mondo, in particolare in America Latina. Siamo veramente tutti contenti di sapere che il nostro lavoro serve ad aiutare anche chi è nel bisogno in paesi tanto lontani e diversi dal nostro. Si tratta, ritengo, di un eccezionale esempio di collaborazione spontanea, che unisce idealmente il lavoro dei nostri utenti a una scuola di San Salvador. Perché quest’anno, i soldi raccolti presso l’Azienda Agrituristica serviranno a permettere il proseguimento dei lavori di costruzione della Scuola Rosa Blanca di San Salvador. Tra questi soldi ci sono anche i nostri. SPAZIO STRUTTURE Ne siamo fieri e di ciò vogliamo farne partecipi tutti quelli che ci conoscono e che ci leggono. Continueremo così, su questa strada, con Francesca e i suoi fratelli del Ristoro Ai Gelsi anche l’anno prossimo, con la gioia di sapere che qualche mattone di quella scuola lontana, molto lontana, quasi ai confini del mondo, l’abbiamo posato anche noi. 21 CONOSCIAMOCI MEGLIO di Claudia Biber, educatrice Centro diurno La prima volta che ci siamo incontrati eravamo emozionati. Siamo andati con il pulmino a Caslano, alle scuole elementari, per conoscere i bambini della 4a elementare. Quando siamo arrivati abbiamo trovato un grande fiore disegnato sul piazzale apposta per noi. Ci siamo disposti sui petali tutti insieme (noi utenti di Fonte 1) per fare una foto di gruppo. Avevamo un po’ paura; ma quando siamo entrati in classe la paura è sparita immediatamente, grazie alla bella accoglienza. I bambini ci hanno preparato bigliettini con i nostri e i loro nomi per iniziare a conoscerci. Loro si sono presentati dichiarando i loro nomi e i loro hobby. Dopodichè ci hanno divisi in gruppi per andare a visitare la scuola e la palestra. PAROLA AI PROTAGONISTI Finito il giro, siamo tornati in classe dove ci aspettava una bella merenda; infatti i bambini avevano fatto varie torte a casa loro. Daniela, Urim, Chiara, Mara, Cristina, Manuela, Marinella, Nives, Lorenza, Katrin, Enea. 22 NEL MESE DI APRILE NADIA E MOIRA CI HANNO PROPOSTO D’INCONTRARCI CON I RAGAZZI DELLA 4A ELEMENTARE DI CASLANO (TRE LEZIONI DI GINNASTICA E DUE INCONTRI NELLE RISPETTIVE SEDI). È NATO COSÌ IL PROGETTO: UN’ESPERIENZA COINVOLGENTE Lunedì 11 Aprile 2005 alle 14.15, sono arrivati degli ospiti del centro diurno la Fonte. Durante il fine settimana avevamo preparato, a gruppetti, torte fatte a casa di uno di noi. Ci siamo messi in cerchio e ci siamo presentati. In seguito li abbiamo accompagnati a visitare la scuola. Tornati in classe abbiamo fatto merenda con le torte da noi preparate, che sono state molto apprezzate. I nostri ospiti ci hanno detto che torneranno volentieri giovedì per fare ginnastica con noi. Finita la merenda gli ospiti sono tornati al laboratorio La Fonte di Agno e noi ci siamo fermati un attimo con i docenti a raccontare l’esperienza. Qualcuno di noi ha detto che la sorpresa di trovarsi di fronte ad adulti è stata interessante, altri che l’esperienza è stata molto bella; altri ancora hanno scoperto persone simpatiche e divertenti. Qualcuno ha avuto attimi di timore nell’osservare alcuni comportamenti. È stato spiegato che una persona, che non riesce a parlare, usa il suo corpo per comunicare come si sente. Il nostro ospite, in effetti, voleva comunicare gioia e lo faceva correndo nell’aula. Federico, Mauro, Jason, Luca G., Mattia, Lisa, Stefania, Alessio, Pablo, Nicolò, Luca C., Pascale, Maddalena, Raffaele, Giona, Daniele, Andrea, Chantal, Maria Antonia, Sofia. PAROLA AI PROTAGONISTI 23 Pensieri e impressioni di utenti e allievi sulla giornata trascorsa insieme Stamattina sono andata a fare ginnastica con i bambini. Mi è piaciuto fare ginnastica! L’anno prossimo andiamo a fare ginnastica. In settembre facciamo un’uscita con i bambini. Daniela Cristina Urim era bravissimo, sorrideva sempre ed è stato bello giocare insieme. Federico Sono triste perché sono andata via dai bambini, ero molto contenta di stare con loro. Ero amica di Maria Antonia di Sofia e anche Stefania, Rebecca e Luca. Ho saltato sulla corda, ero contenta. Nei giochi ci siamo divertiti e poi Katrin era molto simpatica. Lisa La ginnastica mi è piaciuta tanto, mi è piaciuto lo scivolo. Luca mi ha insegnato a fare lo scivolo e Mattia i giochi. Lorenza Quello che mi ha colpito di più è che erano più bravi di noi a ginnastica, specialmente la Lorenza, perché al primo colpo facevano quello che si doveva fare. Mattia PAROLA AI PROTAGONISTI 24 È stato bello con loro, ho fatto vedere dove lavoro la maglia. Ricamo è stato bello. Daniela Fabio, Noemi, Daniele, Sofia, Fede-rico e Giada sono venuti a vedere ACT, mi è piaciuto. Urim Sono contenta che i bambini hanno visitato la tessitura. Ho fatto vedere i miei disegni e poi il telaio. Chiara Sono contenta che sono venuti a vedere i nostri lavori. I bambini mi hanno fatto i complimenti. Mara Mi sentivo contenta perché i bambini sono venuti a Fonte 1. Ho fatto vedere come si fa la barbettina e i colaggi con la terra ad alta temperatura. Abbiamo fatto delle ciotole. Quel giorno per la merenda ho portato la foresta nera che ha fatto la mia mamma in casa. I bambini sono venuti a economia domestica. La Catherine ha fatto vedere i lavori e poi abbiamo lavorato tutti insieme. Abbiamo pitturato i vasi di fiori. Io ho lavorato con Luca. Lorenza Mi sentivo orgogliosa e ho fatto vedere alla Maria Antonia le spille in ceramica. Anche il maestro Francesco era contento di vedere il nostro lavoro. Manuela PAROLA AI PROTAGONISTI Marinella 25 A me è piaciuto stare con Mara perché è gentile. Mi è piaciuto anche fare ginnastica con gente più grande di noi. Alessio Mi piace tanto ci voglio tornare ancora. È stato bello e sono contenta. Andrea Quando l’Enea buttava le palline mi faceva ridere perché poi non le raccoglieva lui ma gli altri. Daniela È stata una giornata bellissima. Abbiamo fatto una merenda alla Fonte di fuori sulla terrazza e abbiamo mangiato i miei biscotti e la torta foresta nera della Manuela e altri dolci. Era divertente. A ricamo Katrin ed io abbiamo insegnato ai bambini a fare un borsellino di cuoio. Maddalena Dopo tre lezioni ci siamo lasciati con il proposito di ritrovarci il prossimo anno scolastico e abbiamo gridato insieme: URRAH URRAH URRAH! CI RITROVIAMO TUTTI QUA!!! Ci hanno accompagnato in questa bellissima esperienza Nadia e Moira (docenti di educazione fisica), Francesco (maestro della 4a), Michela (docente di sostegno pedagogico), Loana (stagiaire Fonte 1), Claudia (educatrice Fonte 1). Cristina PAROLA AI PROTAGONISTI 26 Date valore ai vostri auguri natalizi utilizzando i biglietti creati dagli utenti della Fondazione La Fonte Ordinate subito i “biglietti augurali” direttamente online all’indirizzo www.lafonte.ch oppure telefonando al numero 091 606 56 56. PEREQUAZIONE FINANZIARIA E RIPARTIZIONE DEI COMPITI TRA CONFEDERAZIONE E CANTONI (NPC) Conseguenze per il settore sociale nel Cantone Ticino a cura dell’Ufficio degli invalidi, Dipartimento della Sanità e Socialità A seguito di una lunga procedura di avvicinamento, che durava da circa 6 anni, nel 2001 il Consiglio Federale ha trasmesso al Parlamento il primo progetto della NPC, con l’obiettivo di migliorare il sistema federalistico elvetico. Il progetto NPC si basa su tre pilastri principali : • la dissociazione dei compiti, cioè la separazione di alcune competenze ora gestite in comune da Cantoni e Confederazione. • Nuove forme di collaborazione attraverso programmi pluriennali con finanziamenti globali e con responsabilità operativa dai Cantoni e strategica dalla Confederazione • Livellamento finanziario tra Cantoni deboli e forti, sulla base delle caratteristiche socio-demografiche e geo-topografiche. La NPC, dopo aver ricevuto nel 2003 l’approvazione del Parlamento, è stata accettata in votazione popolare il 28 Novembre del 2004. Ulteriori tappe porteranno ad aggiustamenti e modifiche che saranno oggetto di un nuovo messaggio parlamentare. L’entrata in vigore della NPC è prevista per il 1. Gennaio 2008. LA POSIZIONE DEL CANTONE TICINO Il Consiglio di Stato, con lettera del 14 Febbraio 2005 al Consigliere Federale e ministro delle finanze Hans Rudolf Merz, “ribadisce il suo pieno sostegno nei confronti dello spirito e degli obiettivi della riforma NPC“. Entrando poi in merito ai singoli settori toccati dalla NPC, il Consiglio di Stato esprime diverse considerazioni e, più dettagliatamente, per il settore sociale, i punti oggetto della sua riflessione sono i seguenti: a) Prestazioni individuali dell’AI “Il progetto prevede una modifica dell’art.54 della Legge AI, cioè il trasferimento dell’esecuzione delle prestazioni individuali AI alla Confederazione. Questa proposta, che mira a rivoluzionare l’attuale assetto organizzativo dell’AI, non rispetta a nostro avviso la Costituzione e non è coerente con le normative delle altre assicurazioni sociali. I Cantoni devono poter usufruire di una struttura competente anche in materia AI, come lo è per le altre assicurazioni sociali gestite dallo Stato ( AVS, IPG, PC, A, AF, partecipazione al premio dell’assicurazione contro le malattie ).Ciò è nell’interesse del federalismo, quindi del nostro paese”. Inoltre, sempre a parere del Consiglio di Stato, “ la struttura attuale decentrata dell’AI è la sola che permette di raggiungere e preservare gli scopi per i quali la stessa è stata creata”. OPINONE SUL TEMA In alternativa alla misura proposta il C.d.S indica: • l’introduzione di strumenti efficaci per il controllo della qualità basato sui risultati • la definizione degli obiettivi di prestazione, • la conclusione di contratti di prestazione e di budget globali per gli uffici AI b) Sussidi per la costruzione e le spese di esercizio di case per invalidi, laboratori e centri giornalieri Il progetto in consultazione prevede l’abrogazione dell’art. 73 e le modifiche degli art. 75 e 75 bis LAI . In concreto, si intende sopprimere il contributo AI alle strutture per disabili ribaltando questi costi sui Cantoni. Si concretizza così, in particolare, il nuovo art. 112 b della Costituzione che attribuisce alla Confederazione la competenza di adottare una legge quadro che fissa gli obiettivi per l’integrazione e che definisce, se necessario, le esigenze per i concetti cantonali a favore degli invalidi. La legge quadro proposta – Legge federale sulle istituzioni per l’integrazione sociale degli invalidi (LISI)- prevede un importante vincolo affinché i Cantoni garantiscano solidi principi in favore della presa a carico delle persone disabili e delle istituzioni preposte alla loro accoglienza. I Cantoni dovranno quindi predisporre un proprio assetto giuridico e strategico al fine di rispondere a quanto previsto dalla LISI e dalla LDis (Legge disabili). 28 In Ticino le attuali leggi, LISPI (Legge per l’integrazione sociale e professionale degli invalidi) e LMI (Legge per la protezione della maternità, dell’infanzia e dell’adolescenza), permettono già di rispondere ai criteri e ai principi previsti dalle leggi federali. Si osserva infatti che, contrariamente a quanto avviene in diversi altri Cantoni, le leggi da noi in vigore sono già predisposte al sussidio e al coordinamento delle strutture per invalidi adulti e minorenni; tuttavia, anche in Ticino occorrerà un lavoro di dettaglio finalizzato alla rifinitura di leggi, regolamenti e direttive per armonizzarle con le leggi federali citate e con la NPC. Per quanto concerne l’impatto finanziario della NPC nel settore degli invalidi il ribaltamento sul nostro Cantone dei costi per la costruzione e le spese di esercizio degli istituti per invalidi adulti e minorenni ammonterà a circa 50 milioni all’anno. Questa forte spesa per il Ticino viene compensata, nell’ambito della NPC, con altri costi che dal Cantone passano alla Confederazione. Anzi, nel computo totale, il Ticino dovrebbe ricavare un certo beneficio finanziario dalla NPC. CONCLUSIONI La NPC è sicuramente una riforma positiva in quanto permette di ridurre le disparità tra i Cantoni forti e quelli deboli; nuova linfa quindi per il federalismo e per l’autonomia dei Cantoni. Vi sono però alcuni aspetti critici, ( per esempio quello relativo al progetto di centralizzazione delle prestazioni individuali AI ) che sono stati debitamente segnalati all’autorità federale e che speriamo, siano tenuti in considerazione al momento della stesura del progetto definitivo. Per quel che concerne il passaggio al Cantone degli oneri relativi alla costruzione e alla gestione delle strutture per persone disabili, questo non deve essere motivo di alcun timore; come già detto, il Cantone dispone già di Leggi adatte ad affrontare questo compito. Inoltre l’alto grado di sensibilità nei confronti dei disabili, largamente diffuso tra la popolazione e nelle Istituzioni, è garanzia del fatto che con la NPC non verrà intaccato il livello di qualità di cui oggi beneficiano le persone disabili nelle nostre strutture. È nostro intendimento affrontare la NPC come opportunità per affinare ulteriormente la politica cantonale nel settore dell’handicap, questo, evidentemente, in stretta collaborazione con gli enti e le fondazioni che gestiscono servizi e istituti per disabili. OPINONE SUL TEMA 29 LA FONTE A TUTTO GAS Intervista semiseria agli autisti della Fondazione a cura della CIP di Stefano Rimoldi, Presidente CIP Come ti chiami? Chi sei? Come sei? Dove abiti? Cosa ti piace? Quali hobby hai? Lino Sono l’autista della Fonte! Boh… come un autista! A Lugaggia. La vacanza! Pesca, volo libero, funghi. Pedro L’autista! Bello grosso! A Davesco-Soragno. Un po’ tutto. Calcetto. Quale formazione professionale hai? Da quanto tempo sei autista della Fonte? Cosa ti piace del tuo lavoro? Sono meccanico d’auto. Muratore. Dario Sono un musicista. (sospira)…tranquillo. A Viganelllo. La musica. Musica, bicicletta, sci, sport in generale. Ingegnere del suono. Da tre anni e mezzo. Da diciannove anni. Da metà Marzo 2005. Che è abbastanza variato: come autista manutentore, si fa un po’ di tutto. Un po’ tutto. Cosa non ti piace del tuo lavoro? Ti senti riconosciuto dall’Istituzione? Hai buoni rapporti con il personale della fondazione? Quanti anni e quanti km ha il tuo furgone? Hai l’aria condizionata? Quale impatto ha il tuo furgone nel traffico? Che non ho un mezzo adeguato. Mah, non saprei proprio… Essere a contatto con persone disabili, che hanno bisogno non solo di trasporto, ma anche di aiuto” morale”. Gli orari spezzettati. Sì, abbastanza. Io penso di sì. Sì. Sì. Sì, buonissimi. Sì. Ti piace il logo della Fondazione sul tuo furgone? Sei soddisfatto del tuo “mezzo” di lavoro? Come passi il tempo del trasporto utenti? Sì, è carino… Sì…è indifferente. Assolutamente no. Adesso sì. Chiacchierando, parlando, un po’ tutto! In buona compagnia! Quale musica ascolti mentre guidi? Rete 3. Liscio! Mi pare tredici anni e 260'000 Un anno e 20'000 km. km. Purtroppo no. Certo! Lo guardano tutti! Per il momento nessuno. COMMISSIONE DEL PERSONALE Non so quanti anni, forse 4 o 5, e circa 52'000 km. Sì. Abbastanza buono: alcuni guardano… mi danno la precedenza, quello sì! Non è male, ma so che se ne potrebbe fare di migliori! Sì. Ascoltando musica, alla radio, parlando con gli utenti, raccontando barzellette… Eh, ormai…Rete 3! 30 Hai già preso qualche multa? Utilizzi il natel mentre guidi? Lino Qualcuna si, non sul lavoro comunque. Raramente. Pedro Sì, fuori dal lavoro. Dario Alcune, per parcheggio. Eh, qualche volta! Sei capace di montare le cate- Sì! ne? A casa con lo sbullonatore Quanto tempo impieghi a pneumatico, due minuti. cambiare una gomma? Altrimenti, con il furgone, mezz’ora. Se si spegne il motore del tuo Quello che faccio sempre: furgone cosa fai? continuo a riaccenderlo! Durante un lungo viaggio chi Pedro. vorresti come compagno di viaggio? A Pedro. A chi lasceresti condurre il tuo furgone? Hai mai guidato una limousine? No. Hai mai trasportato un VIP? No. Se si, chi? Che auto hai? Una Chrisler PT Cruiser. Qual è il lavoro più utile Trasportare gli utenti. che hai svolto? Andare a fare depanage a un Qual è il lavoro più inutile che hai svolto? furgone che continua a fermarsi! Hai consegnato il questionario Che domanda intima! Sì, l’ho della soddisfazione del consegnato. personale? se no, perché? Eh..danno da pensare. Cosa ne pensi dei risultati? Sì. Se rispondessi di no, direi una bugia… di solito però mi fermo! Non ho mai provato! Sei-sette minuti. Della macchina, 5-10 minuti. Cerco di arrangiarmi! Mah, prendo il telefono! Il mio compagno Lino! Un mio vecchio amico che adesso si trova in America. Cosa pensi della CIP? Sono simpatici. Sono in gamba. Vorresti far parte della CIP? Ti taglieresti/faresti crescere i baffi? Di’ una parolaccia! Rubatemi tutto ma non … Cosa vorresti fare da grande? Non ho tempo! Difficilmente! Ca…! Il mio Breil! Barca a vela, pesca d’altura! No! Mah, non sarebbe la prima volta… Po… miseria! La moglie! L’autista! Datti un voto da 1 a 6. Cinque. Cinque. Sempre a Lino, perché mi fido! Agli altri autisti (ride). No. No. Sì. No, ma sono stato trasportato da un vip: Dustin Hoffman. Una Opel Omega. Una Citroen 1600. Fare l’autista. Lavorare in una mensa per i poveri, a Los Angeles. Non ho idea. Penso che tutti i lavori siano utili! No, perché non sapevo compi- Non mi è arrivato. larlo bene. Non ne ho idea. COMMISSIONE DEL PERSONALE 31 Sì ho visto… non posso…al momento è troppo… Non è che abbia avuto molto a che fare. Perché no? Sì. Vaff…! La mia chitarra! Vivere solo con la musica…ma quello che sto facendo va benissimo, sono contento! Cinque e mezzo. LA VISITA A VAGLIO DEL LYCEUM CLUB INTERNAZIONALE DI LOCARNO P. P. 6991 Neggio DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE 6991 Neggio, ccp. 69-2955-7 Tel. 091 606 56 56 Direttore Rossano Cambrosio Amministratore Patrizia Lotti FONTE 1 CENTRO DIURNO Via Pezza 3, 6982 Agno Tel. 091 604 58 54 Responsabile Monica Kolb FONTE 2 LABORATORIO PROTETTO Via Pezza 3, 6982 Agno Tel. 091 604 58 43 Responsabile Mirko Scherler FONTE 3 FOYER 6991 Neggio Tel. 091 606 56 56 Responsabile Giuseppe Tami Mercoledì 25 Maggio 2005, i collaboratori e gli utenti dell’azienda agricola di Vaglio hanno avuto il piacere di ospitare, per un incontro di reciproca conoscenza, una delegazione del Lyceum Club Internazionale di Locarno. La visita alla struttura, e il conseguente scambio di impressioni, ha permesso alle parti di approfondire la natura e gli obiettivi delle rispettive associazioni. La giornata si è conclusa con una merenda in comune e con una foto di gruppo, che hanno sancito una nuova e simpatica amicizia. FONTE 4 AZIENDA AGRICOLA PROTETTA Fondazione Lions Club, Lugano 6947 Vaglio Tel. 091 943 42 47 Responsabile Mauro Bocchi FONTE 5 e 6 FOYER / APPARTAMENTI PROTETTI Via J. Corty, 6982 Agno Tel. 091 605 38 58 Responsabile Claudio Guimaraes FONTE 7 PANETTERIA PASTICCERIA “IL FORNAIO” • Sede di Via G. Buffi - Via Fogazzano Tel. 091 921 04 24 • Sede di Piazza Molino Nuovo Tel. 091 921 44 48 6900 Lugano Responsabile Mirko Scherler FONTE 8 FOYER Via Beltramina 18a, 6900 Lugano Tel. 091 976 08 18 Responsabile Omar Lomazzi VARIE 32