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Relazione sullo Stato dell`Ambiente

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Relazione sullo Stato dell`Ambiente
Relazione sullo
Stato dell'Ambiente
della Regione Basilicata
2013
Relazione sullo
Stato dell'Ambiente
della Regione Basilicata
2013
Crediti
Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Basilicata
Web
Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità
www.regione.basilicata.it
Responsabile di Progetto
Donato VIGGIANO
Coordinamento Redazionale
Anna ABATE
Redazione
Donato VIGGIANO, Anna ABATE, Vincenzo DOTTORINI (Direzione Generale)
Pietro FEDELI (Osservatorio Ambiente e Legalità - Regione Basilicata)
Coordinamento Tecnico Gruppo di Lavoro ARPAB
Raffaele VITA, Ersilia DIMURO
Collaborazione Tecnica
Antonio BELLOTTI, Rosetta FULCO (Direzione Generale)
Si ringrazia
ATER di Matera | ATER di Potenza | Autorità di Bacino del Campania Sud | Autorità di Bacino
della Calabria | Autorità di Bacino della Puglia | Azienda di Promozione Turistica di Basilicata
| CRESME | Dip. Attività Produttive, Politiche dell’Impresa e del Lavoro, Innovazione Tecnologica | Dip. Infrastrutture, Opere Pubbliche e Mobilità | Dip. Salute, Sicurezza e Solidarietà
Sociale, Servizi alla Persona e alla Comunità | Giuseppe Mancino e Francesco Ripullone,
Università degli Studi della Basilicata | Metapontum Agrobios SpA | Osservatorio Ambiente
e Legalità della Regione Basilicata | Segreteria Tecnica dell’Autorità di Bacino della Basilicata
| Ufficio Ciclo dell’Acqua | Ufficio Compatibilità Ambientale | Ufficio Energia | Ufficio Foreste
e Tutela del Territorio | Ufficio Geologico e Attività Estrattive | Ufficio Tutela della Natura |
Ufficio Urbanistica e Tutela del Paesaggio | Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale
Autori e collaboratori
Presentazione
Vito De Filippo | Presidente della Regione Basilicata
Introduzione
Donato Viggiano | Dirigente Generale, Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità
Nota Metodologica
Anna Abate | Responsabile Posizione di Alta Professionalità, Direzione Generale,
Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità
SEZIONE PRIMA - USO E GESTIONE DELLE RISORSE
1.
Energia
Autore: Luigi Zuccaro, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità
2.
Foreste
Autori: Rosetta Fulco, Antonio Racana, Salvatore Cipollaro, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Michele Selvaggi,
Rocco Taurisani e Piernicola Viggiano, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche
della Sostenibilità, per il Focus Processi di compensazione in Basilicata per le emissioni
di gas serra e i sistemi forestali
3.
Industria
Autore: Filomena Pesce, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Vincenzo Dottorini, Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità; Maria Angelica Auletta, Gennaro Onofrio, Mariella Divietri, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata
4.
Costruzioni
Autore: Anna Abate, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità.
Hanno fornito contributi: Antonio Bellotti, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità; Antonella Belgiovine, Dipartimento Infrastrutture, Opere
Pubbliche e Mobilità per l'indicatore COS8
5.
Petrolio
Autori: Maria Felicia Marino, Lucia Possidente, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità
6.
Trasporti
Autore: Donato Arcieri, Dipartimento Infrastrutture, Opere Pubbliche e Mobilità
7.
Turismo
Autori: Vincenzo Dottorini, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità; Elena Iacoviello, Dipartimento Attività Produttive, Politiche dell’Impresa e
del Lavoro, Innovazione Tecnologica. Hanno fornito contributi: Matteo Visceglia,
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
6> 7
Azienda di Promozione Turistica di Basilicata
SEZIONE SECONDA - COMPONENTI AMBIENTALI
8.
Acqua
Autori: Ersilia Di Muro, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata; Concetta Lanotte, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Gaetano Caricato, Mario De Michele, Domenica
Sabia, Adele Camardese, Bruno Bove, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata
9.
Aria e clima
Autori: Laura Bruno, Anna Maria Crisci, Michele Lovallo, Lucia Mangiamele, Carlo Glisci, Rossana Votta, Claudia Brindisi, Giuseppe Marchetta, Agenzia Regionale per la
Protezione dell’Ambiente della Basilicata. Hanno fornito contributi: Lucia Possidente,
Maria Felicia Marino, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità per l'indicatore ARI1; Egidio Montagnuolo, Agenzia Regionale per la Protezione
dell’Ambiente della Basilicata; Maria Corona, Agenzia Regionale per la Protezione
dell’Ambiente della Basilicata per il Focus Monitoraggio aerobiologico
10. Natura e biodiversità
Autori: Antonella Logiurato, Maria Pompili, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Carlo Gilio, Dipartimento Ambiente,
Territorio, Politiche della Sostenibilità, per l'indicatore NAT9
SEZIONE TERZA - PRESSIONI AMBIENTALI
11. Produzione e gestione dei rifiuti
Autore: Luigi Salviulo, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità.
Hanno fornito contributi: Egidio Montagnuolo, Agenzia Regionale per la Protezione
dell’Ambiente della Basilicata; Pietro Fedeli, Osservatorio Ambiente e Legalità della
Regione Basilicata
12. Consumo di suolo
Autore: Anna Abate, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità.
Hanno fornito contributi: Antonio Bellotti, Rosetta Fulco, Dipartimento Ambiente,
Territorio, Politiche della Sostenibilità per il Focus Desertificazione. Antonio Bellotti,
Vettorializzazione ed elaborazione dati
13. Contaminazione e bonifica del suolo
A cura dell’Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale del Dipartimento Ambiente,
Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Gabriella Cauzillo,
Dipartimento Salute, Sicurezza e Solidarietà Sociale, Servizi alla Persona e alla Comunità; Filomena Pesce, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità per il Focus ITREC e monitoraggio; Gianluigi Gerardi, Dipartimento Ambiente,
Territorio, Politiche della Sostenibilità per il Focus Amianto
14. Rischio idrogeologico
Autori: Marinella Gerardi, Guido Cerverizzo, Autorità di Bacino della Basilicata
15. Attività estrattiva
Autore: Nicola Cafarella, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità.
Hanno fornito contributi: Anna Rita Mariano, Vito Antonio Nella, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità
SEZIONE QUARTA - STRUMENTI DI SOSTENIBILITÀ
16. Educazione e promozione della sostenibilità ambientale
Autori: Anna Abate, Rosa Perretta, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Vincenzo Dottorini, Dipartimento Ambiente,
Territorio, Politiche della Sostenibilità per il Focus Contabilità ambientale
17. Valutazione ambientale
Autori: Maria Pia Vaccaro, Ersilia Di Muro, Agenzia Regionale per la Protezione
dell’Ambiente della Basilicata; Salvatore Lambiase, Nicola Grippa, Donato Natiello,
Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità
Presentazione
Vito De Filippo | Presidente della Regione Basilicata
La Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Basilicata (RSA) non costituisce soltanto
un documento per rispondere ad un adempimento istituzionale ma è il risultato di un
progetto strategico condotto con riferimento a due convincimenti: a) la conoscenza è
alla base di ogni seria e mirata strategia di intervento sull’ambiente; b) il monitoraggio
dell’efficacia delle politiche ambientali permette di applicare con maggiore incisività la
volontà di valorizzare l’ambiente come risorsa vitale e opportunità di sviluppo.
Il documento, in linea con le indicazioni europee, affronta sistematicamente i vari ambiti
ambientali, dai problemi energetici a quelli dei rifiuti, dall’aria all’acqua, dal consumo di
suolo alle bonifiche, fino agli aspetti naturalistici e faunistici.
E lo fa alternando l’analisi delle problematiche di settore, con le iniziative che questa
amministrazione regionale ha intrapreso nel corso degli ultimi anni in tema di politiche
ambientali.
In tal modo la RSA può rendere più agevole la correlazione, trasparente, tra attività di
reporting ed analisi della performance delle politiche e stima di possibili scenari evolutivi di situazioni ambientali anche per scongiurare la percezione negativa dello stato
ambientale in Basilicata.
I dati presentati nel documento, raccolti ed elaborati grazie al prezioso lavoro di funzionari, dirigenti regionali e dell’Arpa Basilicata, rappresentano una banca dati plurisettoriale che coinvolge più dipartimenti e che è uno strumento indispensabile non solo per
individuare i punti di criticità ambientale rispetto ai quali elaborare strategie mirate, ma
anche per definire possibili scenari evolutivi che richiedono azioni integrate di politica ambientale da privilegiare nella nuova programmazione dei fondi comunitari 20142020.
In tal modo lo sviluppo sostenibile non è solo una dichiarazione di intenti, ma evolve
verso un percorso reale e concreto di azioni congiunte che vedono istituzioni e cittadini,
associazioni, attori economici e sociali del mondo imprenditoriale lavorare insieme per
una migliore qualità ambientale, e quindi per una migliore qualità della vita.
L’impegno è già per la prossima edizione del 2014.
Introduzione
Donato Viggiano | Dirigente Generale, Dipartimento Ambiente,
Territorio, Politiche della Sostenibilità
La pubblicazione della Relazione sullo Stato dell’Ambiente (RSA) 2013 rappresenta un importante obiettivo del programma di attività del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della sostenibilità della Regione Basilicata di questa legislatura, perché consente
di esporre in forma organica i dati di conoscenza dell’ambiente e monitorare nel tempo
l’efficacia delle politiche ambientali. La pubblicazione della RSA dovrà rappresentare un
evento stabilmente codificato con cadenza annuale, per consentire alla opinione pubblica una valutazione delle politiche e delle strategie di intervento ambientale adottate.
La Direzione del Dipartimento ha affidato ad un apposito gruppo di lavoro costituito da
funzionari e dirigenti regionali nonché di ARPA Basilicata, il compito di redigere la RSA,
nel convincimento che impegnare attivamente i soggetti interni all’amministrazione a
strutturare un modello di RSA secondo lo schema DPSIR, implicasse da un lato valorizzarne la professionalità e dall’altro rendesse più facile la raccolta e la integrazione di dati
e documenti a disposizione negli uffici regionali e dell’Arpa Basilicata.
Il documento prodotto, pur in presenza di elementi di riferimento consolidati, va considerato come un lavoro in evoluzione, aggiornabile ed integrabile: rappresenta, infatti,
l’inizio di un percorso che ha l’obiettivo di soddisfare il diritto all’informazione dell’opinione pubblica e al tempo stesso di supportare i soggetti pubblici nei processi decisionali che riguardano l’ambiente ed il territorio.
La RSA 2013 definisce un set di indicatori dei fenomeni complessi che caratterizzano
l’ambiente, che costituiranno la base di riferimento per organizzare banche dati e reporting ambientali da utilizzare nelle successive edizioni.
I dati riportati nel lavoro utilizzano, in qualche caso, scale eterogenee di riferimento temporale a causa di forme di scouting e di reporting delle numerose basi di dati regionali ed
extraregionali ancora non perfettamente organizzate e codificate. In ogni caso, si può
affermare che, allo stato attuale, su tutti gli argomenti trattati nei capitoli sono verificabili
sviluppi dell'azione pubblica di tutela quale insieme di risposte per contrastare pressioni
e impatti ambientali generati dalle attività antropiche.
Nella RSA non è presente la trattazione del tema "Agricoltura", inizialmente prevista nel
progetto di RSA, in quanto sono in corso gli aggiornamenti dei dati di settore da parte
delle strutture tematicamente competenti. Ovviamente, data l’importanza della tematica sarà posto uno specifico impegno di realizzazione progettuale nella prossima edizione della relazione.
La RSA è anche un utile strumento, in seno all’amministrazione pubblica, per verificare i risultati conseguiti dalle proprie politiche ambientali; in linea con i documenti recenti della Politica di Coesione per il periodo 2014-2020 fortemente "goal-focused", il
presente lavoro costituirà una riferimento fondamentale per l’esercizio della valutazione ex ante come per il monitoraggio degli obiettivi ambientali nel nuovo periodo di
programmazione.
In conclusione desidero ringraziare per il notevole impegno profuso i colleghi interni
all’amministrazione regionale come pure quelli esterni che con dedizione e abnegazione
hanno fattivamente operato per raggiungere un obiettivo di sicura rilevanza per l’intera
comunità regionale.
Nota metodologica
Anna Abate | Responsabile Posizione di Alta Professionalità,
Direzione Generale, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche
della Sostenibilità
Il progetto di Relazione sullo stato dell’ambiente 2013 è stato sviluppato attraverso l’analisi delle componenti ambientali e della loro qualità, dei fattori dello sviluppo che maggiormente costituiscono un elemento di criticità o un’opportunità per la comunità locale,
delle principali tipologie di risposta adottate per affrontare le problematiche analizzate.
Il lavoro è stato prodotto utilizzando modelli e modalità di rappresentazione grafica
consolidate dalle esperienze internazionali e nazionali in materia di indicatori ambientali e di sostenibilità locale (OCSE, Agenzia Europea per l’Ambiente, Eurostat, ISPRA),
organizzando e commentando l’insieme dei risultati ottenuti al fine di poterli utilizzare
come base informativa di orientamento per le programmazione e per il suo successivo
monitoraggio.
La relazione è strutturata in 4 sezioni tematiche, complessivamente descritte attraverso
17 capitoli e 13 Focus; gli argomenti dei singoli capitoli sono rappresentati identificando un set di indicatori1 descrittivi e di performance, riconducibili al quadro concettuale
DPSIR (Determinanti, Pressioni, Stato, Impatti, Risposte), indicato da ISPRA, integrati, nel
testo, sotto forma di grafici e/o tabelle.
Le quattro sezioni, articolate in distinte aree, sono riportate di seguito:
USO E GESTIONE DELLE RISORSE
COMPONENTI AMBIENTALI
PRESSIONI AMBIENTALI
STRUMENTI DI SOSTENIBILITÀ
1 Un indicatore ambientale è un elemento informativo che contiene una significativa valenza ambientale, in quanto
consente di stabilire una relazione tra la misura di un fenomeno e la rilevanza di quest’ultimo in uno specifico contesto
ambientale ai fini di una migliore conoscenza dello stesso. Può essere un parametro ma, più in generale, è ottenuto effettuando un’elaborazione su due o più parametri. Da Linee guida per la redazione sullo stato dell’ambiente di livello
territoriale- in Manuali e Linee Guida 72/2011.
Genericamente si distingue tra:
a) indicatori descrittivi: descrivono la realtà riguardo a temi ambientali e si esprimono attraverso misure fisiche
(esempio: tonnellate di CO2 equivalenti immesse in atmosfera/anno);
b) indicatori di performance: valutano l’efficacia delle politiche attuate (esempio: consumo di energia da fonti rinnovabili/consumo totale di energia);
c) indicatori di efficienza: relazionano i risultati raggiunti con le risorse impiegate (esempio: tonnellate di CO2 abbattute/costi sostenuti).
Nello specifico ogni capitolo è organizzato secondo una struttura omogenea predefinita
costituita da:
• una sezione introduttiva, in cui si delineano, in termini generali, il tema del
capitolo;
• una sezione contenente i principali indicatori che, sinteticamente riportati nella Tabella Sinottica degli Indicatori, offrono una rappresentazione di insieme sotto il profilo dello stato della risorsa ambientale analizzata e della sua tendenza nel tempo;
• una sezione descrittiva, in cui sono presentate le schede analitiche relative a tutti gli
indicatori considerati, redatte secondo un modello definito: titolo e tipologia dell’indicatore secondo il modello DPSIR, rappresentazione grafica e/o tabellare, descrizione dell’indicatore e della relativa metodologia di calcolo, commento sintetico sulle
evidenze riscontrate.
All’interno di alcuni capitoli sono presenti dei "Focus", intesi come uno spazio di approfondimento, sebbene in forma sintetica, su aspetti rilevanti dell’argomento considerato
nel capitolo.
I criteri generali adottati per la selezione degli indicatori sviluppati nell’ambito di ogni
capitolo sono riferibili alla significatività2 ed alla rappresentatività degli indicatori stessi
nei confronti delle aree tematiche di riferimento, nonché all’appartenenza a set di indicatori consolidati.
La concreta applicazione degli indicatori identificati si è dovuta confrontare con la reale
disponibilità dei dati di base, non sempre presenti o agevolmente consultabili presso gli
organismi detentori dei dati stessi a causa della scarsa disponibilità di database e di un
adeguato sistema informativo. Ciò nonostante, gli indicatori utilizzati sono complessivamente 123.
L’insieme degli indicatori, per ciascun argomento, è confluito nella Tabella Sinottica degli Indicatori, che utilizza simboli di facile interpretazione, la cui legenda è riportata di
seguito.
La tabella non restituisce la completezza dell’informazione disponibile ed è quindi indispensabile associare alla sua analisi anche la lettura del relativo capitolo, per evitare
eccessive semplificazioni.
2 Un indicatore deve presentare le seguenti caratteristiche essenziali:
a) significatività, intesa come la capacità di esprimere con un numero una grandezza che riguarda l’interazione
dell’impresa con l’ambiente;
b) rappresentatività, validità dal punto di vista scientifico e comprensibilità non solo ai tecnici, ma anche all’utente
medio;
c) verificabilità, in termini di certezza dell’informazione che fornisce;
d) riproducibilità, in riferimento ai dati che devono essere adeguatamente documentati, di qualità certa e disponibili in modo facile ed economico;
e) sensibilità rispetto ai cambiamenti dell’ambiente, in modo da seguire precocemente le variazioni irreversibili e
manifestare la tendenza al cambiamento delle variabili ambientali.
CODICE
INDICATORE/
DPSIR
UNITÀ DI
FONTE
COPERTURA
COPERTURA
STATO
INDICE
MISURA
…
Nome indicatore D
kg
ISTAT
SPAZIALE
TEMPORALE
ATTUALE
IT
2000-2010
…
…
P
m2
ARPA
BAS
…
↔
…
…
…
…
ISPRA
REG
…
…
…
…
↓
…
…
…
…
−
CODICE = codice identificativo unico dell’indicatore costituito da tre caratteri ed un numero progressivo
INDICATORE/INDICE = nome dell’indicatore
DPSIR = determinante (D), pressione (P), stato (S), impatto (I), risposta (R)
UNITÀ DI MISURA = standard per la misurazione di quantità fisiche
FONTE = soggetto/istituzione da cui proviene il dato o la misurazione
COPERTURA SPAZIALE = grado di copertura territoriale
COPERTURA TEMPORALE = periodo di tempo per cui sono disponibili i dati
STATO ATTUALE = condizioni rispetto agli obiettivi normativi e/o di qualità di riferimento:
☺
= Positive
= Intermedie o incerte
= Negative
TREND = Evoluzione temporale dell’indicatore, l’andamento nel tempo:
↑
= Crescente
↔
= Costante
↓
= Decrescente
-
= Non noto o non disponibile
☺
TREND
↑
Indice
Relazione sullo Stato dell'Ambiente della Basilicata
SEZIONE PRIMA - USO E GESTIONE DELLE RISORSE
19
1.
Energia
21
2.
Foreste
31
3.
Industria
51
4.
Costruzioni
65
5.
Petrolio
79
6.
Trasporti
97
7.
Turismo
105
Focus: Processi di compensazione in Basilicata per le emissioni di gas serra e i sistemi forestali
Focus: Osservatorio ambientale Val d’Agri
47
93
SEZIONE SECONDA - COMPONENTI AMBIENTALI
113
8.
Acqua
115
9.
Aria e clima
Focus: Lo stato ambientale dei corpi idrici interessati dall’impatto delle attività estrattive
Focus: Monitoraggio aerobiologico
10. Natura e biodiversità
Focus: Misure di tutela e di conservazione e piani di gestione
143
149
167
173
189
SEZIONE TERZA - PRESSIONI AMBIENTALI
195
11. Rifiuti
197
12. Consumo di suolo
209
Focus: Desertificazione
223
13. Contaminazione e bonifica del suolo
229
Focus: SIN Tito e Valbasento
247
Focus: Amianto
253
Focus: Fenice
255
Focus: ITREC e monitoraggio
257
14. Rischio idrogeologico
Focus: Il programma integrato di interventi per la valorizzazione
267
279
del bacino idrografico del fiume Noce
Focus: Eventi alluvionali
283
15. Attività estrattiva
287
SEZIONE QUARTA - STRUMENTI DI SOSTENIBILITÀ
295
16. Educazione per lo sviluppo sostenibile
297
Focus: Contabilità ambientale
303
17. La valutazione ambientale
307
Uso e gestione
delle risorse
Relazione sullo Stato dell'Ambiente della Basilicata
Vaglio Basilicata. Ernesto Salinardi
Capitolo 1
Energia
Energia e ambiente costituiscono due tematiche di grande interesse per la comunità internazionale che riconosce nell’uso indiscriminato dei combustibili fossili una delle cause principali del cambiamento climatico in atto. L’importanza dei temi energetici è confermata, anche a livello europeo, dallo spazio ad essi riservato all’interno di atti normativi
ed accordi internazionali finalizzati ad un approvvigionamento energetico sempre più
sostenibile, sicuro e competitivo.
dei consumi energetici globali, gli scenari tendenziali prevedono una ripresa della crescita, in concomitanza con l’auspicata ripresa economica; in particolare, si stima che la
domanda mondiale di energia possa aumentare di circa il 40% tra il 2007 ed il 2030. Il
dato è sostanzialmente in linea con le previsioni per il 2035 della U.S. Energy Information Administration (EIA), che conferma il contributo preponderante dei Paesi non OCSE
nell’ambito dell’incremento della domanda di energia. Peraltro, anche allargando l’orizzonte temporale di riferimento al 2050, il trend dei consumi mantiene un andamento
crescente, con un +84% stimato rispetto ai valori del 2007. Dal punto di vista ambientale, l’incremento della domanda di combustibili fossili determina un incremento dell’intensità carbonica del consumo di energia primaria pari al 7%. Questo dato è legato alle
emissioni di anidride carbonica, per le quali si stima un significativo aumento di concentrazione in atmosfera. In particolare, si prevede che il settore energetico possa determinare un raddoppio delle emissioni entro il 2050. Il presente capitolo, attraverso l’analisi di
indicatori di sintesi, illustra lo stato attuale del settore energetico nella regione Basilicata
ed i possibili scenari futuri, in relazione alle dinamiche nazionali e globali. Nello specifico,
sulla base delle elaborazioni presenti nel piano energetico regionale approvato nel 2010
(PIEAR), sono stati messi a confronto diversi scenari: uno scenario tendenziale, elaborato
ipotizzando la mancanza di interventi diretti da parte delle istituzioni in campo energetico, ed uno scenario "PIEAR" (target-oriented) definito sulla base degli obiettivi fissati per
il 2020 dalla Regione Basilicata in merito all’incremento della produzione di energia da
fonti rinnovabili ed al risparmio energetico. Il quadro emergente evidenzia la compre-
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Energia
Sebbene la crisi economica e finanziaria abbia determinato, nel 2009, una contrazione
senza di elementi di criticità ed elementi di grande potenzialità, che pongono l’intero
territorio al centro di interessi nazionali.
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
CODICE
INDICATORE/INDICE
DPSIR
UNITÀ DI
FONTE
MISURA
COPERTURA COPERTURA
STATO
SPAZIALE
TEMPORALE
ATTUALE
☺
TREND
↔
ENE1
Consumi energetici pro-capite
D
tep/ab
ENEA
TERNA
ISTAT
Eurostat
IT
BAS
1990-2011
ENE2
Intensità energetica
dell’economia lucana
D
tep/M€PIL
ENEA
ISTAT
Eurostat
IT
BAS
1995-2011
↔
ENE3
Produzione attuale di energia
elettrica da FER
D
GWh
TERNA
GSE
IT
BAS
2011
↑
ENE4
Bilancio di energia primaria in
Basilicata
D
ktep
ENEA
GSE
MiSE
IT
BAS
1990-2020
↓
ENE5
Interventi regionali a sostegno
del risparmio energetico
R
tep
Reg.Bas.
BAS
1999-2006
ENE6
Int. reg. a supporto del
risparmio energetico e
obiettivi UE
R
ktep
ENEA
GSE MiSE
Reg.Bas
BAS
1999-2020
ENE7
Interventi regionali a supporto
della prod. di energia da fonti
rinnovabili in relazione agli
obiettivi fissati dal decreto
"Burden sharing"
R
%
Reg.Bas
BAS
2012-2020
ENE8
Emissioni di gas serra
R
kt CO2
Reg.Bas
BAS
1990-2020
☺
↑
↑
☺
↑
↑
ENE1. CONSUMI DI ENERGIA PRO-CAPITE
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
22 > 23
L’indicatore prende in esame il rapporto tra consumi finali di energia e popolazione residente, dal 1990 al 2011. L’analisi dei dati proposta è estremamente utile per valutare
il trend dei consumi energetici in relazione alle dinamiche demografiche registrate nel
periodo in esame, facilmente confrontabili con dati nazionali e comunitari.
FIGURA 1. CONSUMI FINALI DI
ENERGIA PRIMARIA ED ENERGIA
ELETTRICA PRO-CAPITE
(1990-2011)
Fonte: nostra elaborazione su dati ENEA,
TERNA, ISTAT, EUROSTAT
Nel periodo 1990-2005 il consumo di energia primaria pro-capite in Basilicata subisce
un notevole incremento (+53%), superiore ai valori calcolati a livello nazionale e comunitario. Tale andamento è legato al duplice effetto dello spopolamento (-2,4%) e dell’incremento dei consumi (+49%). Per contro, l’andamento dei consumi, in Italia ed UE-27,
mostra una certa flessione negli ultimi anni, soprattutto in Italia, legata all’incremento
della popolazione ed alla riduzione dei consumi. Tale flessione non è riscontrabile a livello regionale, per mancanza di dati ufficiali aggiornati, sebbene le proiezioni effettuate
dal PIEAR indichino un trend in costante crescita. Rispetto ai consumi di energia primaria
pro-capite nazionali e comunitari, la Basilicata presenta valori inferiori, benché tale gap
si riduca, nel periodo 1990-2005, dal 34% al 17% rispetto ai valori nazionali e dal 46% al
22% rispetto a quelli UE-27. Limitatamente ai consumi di elettricità, si osserva una crescita notevole dei valori regionali dal 1990 al 2011 (+92%), fino a colmare lo storico gap tra
Basilicata e Italia, quest’ultima caratterizzata da una crescita non così sostenuta. Peraltro
nel 2010 i valori sono superiori alla media mondiale, sebbene siano riconoscibili alcune
differenze con le stime effettuate da Terna.
ENE2. INTENSITÀ ENERGETICA DELL’ECONOMIA LUCANA
L’indicatore prende in esame il rapporto tra consumi finali di energia primaria ed elettrica
ed il prodotto interno lordo (PIL), dal 1995 al 2009. Si tratta di una misura dell’efficienza
energetica di un territorio, poiché valuta la quantità di energia necessaria per produrre
una unità di PIL ai prezzi di mercato correnti (dati PIL; Eurostat).
FIGURA 2. INTENSITÀ ENERGETICA DELLA BASILICATA
(1995-2011)
Nel periodo 1995-2005 si osserva una discreta riduzione dell’intensità energetica complessiva, ovvero un incremento dell’efficienza energetica della Basilicata pari al 13,5%.
Per contro, nello stesso periodo la riduzione a livello nazionale e comunitario è risultata
significativamente maggiore, confermando tale trend negli anni successivi; in particolare, sia la media italiana che quella UE-27, si sono portate ben al di sotto di quella della
Basilicata. A livello mondiale, si conferma il trend osservato, con una crescita dei consumi
nettamente inferiore alla crescita dell’economia, soprattutto per i paesi non-OCSE, grazie
ad importanti cambiamenti strutturali e incrementi nell’efficienza dell’uso dell’energia;
in particolare si stima che dal 1990 al 2005 l’intensità energetica globale si sia abbassata
del 26%. Per quanto riguarda l’intensità elettrica, si confermano riduzioni più consistenti
a livello nazionale e comunitario, rispetto a quanto osservato per la Basilicata. Dal 1995 al
2011, in Italia ed in UE-27 tale riduzione ammonta al 31% circa, contro un -22% registrato
in Basilicata, che nello stesso periodo presenta valori assoluti quasi sempre al di sopra
sia di quelli nazionali che europei. Inoltre, dal 2000 al 2010 in Basilicata si osserva una
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Energia
Fonte: nostra elaborazione su dati ENEA,
TERNA, ISTAT, EUROSTAT
riduzione dell’intensità elettrica del 17%, inferiore a quella stimata per lo stesso periodo
a livello mondiale (-54%).
ENE3. PRODUZIONE ATTUALE DI ENERGIA ELETTRICA DA FER
I dati relativi al presente indicatore evidenziano la produzione di energia elettrica da FER
del 2011; si tratta, in particolare, di una fotografia dell’attuale livello di sfruttamento delle
stesse FER nell’ambito del parco di generazione elettrica lucano e della relativa ripartizione. Nel computo sono stati presi in considerazione sia gli impianti destinati alla vendita
dell’energia elettrica che quelli destinati all’autoproduzione.
FIGURA 3. PRODUZIONE DI
ENERGIA ELETTRICA DA FONTI
RINNOVABILI NEL 2011
Fonte: nostra elaborazione su dati
Terna e GSE
Il parco di generazione elettrica lucano da FER contribuisce, a livello nazionale, per l’1,6%
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
24 > 25
e l’1,5% rispettivamente in termini di potenza efficiente lorda (PL) e produzione lorda di
elettricità (EL). Il fotovoltaico presenta uno sfruttamento prevalentemente legato a piccoli impianti, detenendone quasi il 98% del totale, ma soltanto una minima quota di PL e
EL. Per contro, l’eolico si sviluppa nell’ambito di pochi impianti di grossa taglia, in media
10 MW/impianto, da cui dipende circa la metà della PL e poco meno del 40% della EL.
L’incidenza dell’idroelettrico si attesta su quasi 1/3 della PL e quasi il 45% della EL. Per le
biomasse, infine, la PL non supera il 7%, con una EL poco meno del 14%, di cui il 90% è
legato allo sfruttamento di biocarburanti d’importazione e solo il 10% dallo sfruttamento delle risorse locali. La ripartizione regionale della produzione si discosta significativamente da quella nazionale, in cui si registra una netta prevalenza dell’idroelettrico (66%)
ed un minor contributo di biomasse (12%), eolico (12%) e fotovoltaico (2%), oltre che la
presenza della geotermia (7%). Differenze si rilevano anche rispetto al quadro europeo,
in cui l’idroelettrico detiene quasi il 60% della produzione, seguito da eolico (20%), biomasse (19%), fotovoltaico (1,3%) e geotermico (1%). Le ultime proiezioni prevedono un
cospicuo incremento del contributo di eolico e fotovoltaico e, in minor misura, di biomasse ed idroelettrico.
ENE4. BILANCIO DI ENERGIA PRIMARIA IN BASILICATA
Il rapporto domanda-offerta di energia primaria costituisce un indicatore di sintesi sulla disponibilità energetica del territorio in esame, in relazione ai suoi consumi. Peraltro,
considerando l’importanza che finora la disponibilità di energia ha avuto nei modelli di
crescita economica, il confronto tra i trend di domanda e offerta di energia assume un
ruolo chiave all’interno delle politiche di sviluppo del territorio stesso. Il termine "bilancio" non è da intendersi in senso letterale, in quanto contempla esclusivamente la voce
dei consumi per usi finali e la produzione lorda.
FIGURA 4. BILANCIO DI ENERGIA
PRIMARIA IN BASILICATA
(1990-2020)
Fonte: nostra elaborazione su dati ENEA,
GSE, MiSE
L’analisi della serie storica relativa al periodo 1990-2005 evidenzia che, nonostante la costante crescita dei consumi energetici (ENE1 e ENE2), un incremento decisamente più
consistente della produzione di energia primaria (ENE3), legato principalmente a petrolio e gas naturale, determina un’inversione di tendenza del rapporto domanda-offerta di
energia; pur con le limitazioni già evidenziate (ENE3), la Basilicata passa da una condizione di deficit di produzione pari al 41%, nel 1990, ad un surplus di produzione del 383%
nel 2005, discostandosi significativamente da quanto rilevato in Italia ed in Europa, che
tazioni. Questa condizione di esportatrice di energia primaria detenuta dalla Basilicata è
destinata ad accentuarsi nell’immediato futuro, nonostante sia previsto un incremento
dei consumi di circa il 18%, entro il 2020, notevolmente superiore agli scenari tendenziali italiani. In effetti, sulla base degli scenari di riferimento disponibili per la Basilicata,
riproposti nel presente lavoro, il surplus di produzione si stima che possa raggiungere
il 600%, con un incremento di produzione previsto del 70%. Il crescente sfruttamento
degli idrocarburi determina, tuttavia, un corrispondente incremento di emissioni di gas
serra in atmosfera, sulla base dei fattori di conversione IPCC1.
ENE5. INTERVENTI REGIONALI A SOSTEGNO DELL’EFFICIENZA ENERGETICA E
DEL RISPARMIO ENERGETICO
La concessione di contributi per interventi di miglioramento della efficienza energetica
degli edifici costituisce una delle risposte della Regione Basilicata per contrastare la già
descritta crescita dei consumi. Tali interventi hanno un effetto diretto sulla riduzione dei
consumi finali, in assenza di cambiamenti negli stili di vita della popolazione, stimato
con algoritmi sviluppati da ENEA. Nel caso specifico l’indicatore espone i risultati medi
ottenuti con bandi regionali del 1999, 2002 e 2006.
1 IPPC è l’acronimo di Intergovernmental Panel on Climate Change; è un organismo intergovernativo creato nel 1998
con il compito di "valutare, su una base organica, aperta e trasparente le informazioni scientifiche, tecniche e socioeconomiche necessarie a comprendere le basi scientifiche del rischio dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo, i
loro potenziali impatti e le opzioni di adattamento mitigazione".
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Energia
nello stesso periodo si mantengono sempre in condizioni di forte dipendenza da impor-
FIGURA 5. RISPARMIO ENERGETICO DERIVANTE DA BANDI
REGIONALI (1999-2006)
*) I numeri di domande relativi al bando
del 1999 riguardano solo i privati. Fonte:
nostra elaborazione su dati Regione
Basilicata, Ufficio energia
I risultati, pur con fluttuazioni annue consistenti, sono sempre al di sopra del risparmio
medio ottenuto a livello nazionale con le misure di detrazione fiscale del 55% previste
dalla Finanziaria 2007 (L. 27/12/2006 n. 296), peraltro cumulabili con gli incentivi del bando 2006. Il maggior rendimento degli interventi finanziati in Basilicata è riconducibile
alla selezione operata dalla graduatoria delle priorità di finanziamento, realizzata sulla
base di opportuni indici di prestazione. Si evidenzia anche una ripartizione delle tipologie di intervento differente: nel 2007, in Italia prevalgono interventi di efficientamento di pareti, tetti e finestre (37%), seguiti da caldaie a condensazione (26%) e collettori
solari (19%). Per il solo bando 2006 tali interventi incidono per il 15%, mentre si registra
un’incidenza del 69% per gli impianti termici a biomasse, penalizzati dalle misure nazionali poiché finanziabili nell’ambito di interventi di riqualificazione energetica globale
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
26 > 27
degli edifici. Non si discosta di molto dai dati medi nazionali il dettaglio lucano delle detrazioni del 55% relative al 2007, che presentano un’efficienza media ancora più bassa.
Nel complesso i tre bandi hanno garantito un risparmio energetico complessivo di 14,9
ktep/anno (quasi l’1% dei consumi del 2007), che costituisce un indice, sufficientemente
cautelativo, della progressiva naturale penetrazione degli interventi di efficientamento
energetico sul mercato.
ENE6. INTERVENTI REGIONALI A SUPPORTO DEL RISPARMIO ENERGETICO IN
RELAZIONE AGLI OBIETTIVI DELL’UNIONE EUROPEA
Nonostante l’attuale mancanza di una ripartizione regionale dell’obiettivo UE, circa la
riduzione dei fabbisogni energetici del 20%, il tema dell’efficientamento energetico e
della riduzione dei consumi costituisce uno dei cardini del PIEAR. Il presente indicatore,
sulla base della proiezione dei consumi per usi finali al 2020, valuta gli effetti indotti da
tale programmazione in termini di risparmio energetico, in aggiunta ai possibili scenari
di risparmio spontaneo.
In relazione alle comuni dinamiche di mercato, punto di incontro tra l’offerta di prodotti tecnologicamente sempre più avanzati ed i periodici interventi di ristrutturazione in
tutti i settori economici, è possibile riconoscere una naturale tendenza ad un uso più
efficiente dell’energia. A livello regionale, tale efficientamento si traduce in un risparmio
energetico "spontaneo" pari a circa il 10% dei consumi per usi finali stimati nello scenario
tendenziale di riferimento al 2020.
FIGURA 6. PROIEZIONE DEL
RISPARMIO DI ENERGIA PER USI
FINALI SPONTANEO ED INDOTTO
DA INTERVENTI REGIONALI
(1999-2020)
In rosso: trend consumi per usi finali di
energia. Fonte: nostra elaborazione su dati
ENEA, GSE, MiSE, Regione Basilicata,
Ufficio energia
Si conferma, pertanto, la lentezza dell’efficientamento spontaneo rispetto agli obiettivi
comunitari, nonché la necessità di ulteriori interventi da parte dei soggetti pubblici. La
programmazione regionale, rilanciando le misure di sostegno dell’innovazione tecnologica e del risparmio energetico, prevede una riduzione dei consumi per un'ulteriore
quota del 10% rispetto allo scenario tendenziale, per un risparmio complessivo del 20%.
In termini quantitativi, per il 2020 si prevede che, grazie al risparmio "indotto" dalla Regione Basilicata, la domanda regionale per usi finali di energia si attesti sui 1064 ktep
(contro i 1330 ktep dello scenario tendenziale). Prendendo in esame i consumi lordi (il
PIEAR prevede 1090 ktep), il risultato è in linea con gli scenari di intervento nazionali, che
sharing regionale, che prevede consumi lordi per 1126 ktep2.
ENE7. INTERVENTI REGIONALI A SUPPORTO DELLA PRODUZIONE DI ENERGIA
DA FONTI RINNOVABILI IN RELAZIONE AGLI OBIETTIVI FISSATI DAL DECRETO
"BURDEN SHARING"
Nella programmazione energetica regionale, obiettivi ed interventi sono stati calibrati
in funzione di un incremento della sicurezza e competitività dell’intero settore, nonché
degli obiettivi nazionali ed UE. L’indicatore proposto evidenzia gli effetti della programmazione regionale sulla quota di consumi lordi soddisfatta da FER, nel 2020, in relazione
alla ripartizione regionale degli obiettivi nazionali fissati dal DM 15 marzo 2012 (c.d. burden sharing).
Per quanto riguarda l’energia elettrica, si evidenzia come il raggiungimento di una produzione da fonti rinnovabili pari a circa 299 ktep (prod. attuale + prod. attesa) copra tutto il Consumo Finale Lordo (CFL) di elettricità indicato dal Decreto Burden Sharing (298
ktep), ben oltre le prescrizioni ministeriali, che impongono alla Basilicata il raggiungimento di una quota pari al 79% (234 ktep). Rispetto alle stime del PIEAR, la futura produzione di energia elettrica da FER copre quasi il 91% del CFL regionale previsto per il 2020
pari a 329 ktep (il restante 9% è coperto dalla attuale produzione di energia elettrica da
fonti fossili).
2 Fonte dati: Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico 15/3/2012, concernente la ripartizione, a livello regionale, degli obiettivi nazionali di riduzione dei consumi energetici e di produzione di energia da FER. pubblicato
sulla GURI del 3/4/2012.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Energia
prevedono riduzioni dal 6,15 al 26,8%. Lo stesso dicasi nei confronti dei valori di burden
FIGURA 7. QUOTA DI CONSUMI
LORDI SODDISFATTA DA FONTI
RINNOVABILI (FER = CONSUMI
LORDI DI ENERGIA SODDISFATTI
DA FONTI RINNOVABILI; CFL
= CONSUMI FINALI LORDI DI
ENERGIA)
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata, MiSE (2020)
Per quanto riguarda consumi e produzione di energia primaria per calore/raffreddamento, non è possibile effettuare un confronto tra obiettivi Burden Sharing e programmazione regionale, considerando che il PIEAR non fissa obiettivi specifici di produzione.
Nel complesso, la sola produzione di energia elettrica stimata dal PIEAR per il 2020, copre circa il 27% del CFL totale (elettrico + termico/raffr.), pari a 1126 ktep, contro il 33%
complessivamente prescritto dal succitato Decreto Burden Sharing. Tale previsione è in
ogni caso sottostimata in virtù della mancanza di obiettivi specifici per il settore termico
all’interno del PIEAR, che peraltro fissa obiettivi più stringenti di riduzione dei consumi
complessivi di energia (1090 ktep contro 1126 ktep del Decreto Burden Sharing). A livello
nazionale la quota di CFL da coprire con FER è pari al 17% (14,3% considerando solo il
settore elettrico e l’energia per calore/raffrescamento).
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
28 > 29
ENE8. EMISSIONI DI GAS SERRA
L’indicatore proposto pone a confronto il trend di emissioni di gas serra per lo scenario
tendenziale e lo scenario PIEAR. Si tratta di dati utili per valutare i livelli d’inquinamento
atmosferico indirettamente connessi con gli interventi PIEAR nel settore energetico: in
particolare, si tiene conto degli interventi a sostegno dell’efficienza energetica e dell’incremento della produzione di energia elettrica da FER, mentre sono esclusi interventi di
competenza statale.
FIGURA 8. STIMA DELLE EMISSIONI DI CO2 E CONFRONTO CON
LO SCENARIO PIEAR (19992020)
Fonte: nostra elaborazione su dati Regione
Basilicata, Ufficio energia
Il quadro proposto dallo scenario tendenziale mostra un trend inevitabilmente crescente
delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, pari a quasi al 65% rispetto al 1990 e
del 21% rispetto ai valori del 2005, in linea con le proiezioni mondiali dell’IEA3 (Reference Scenario 1990-2020). Per contro, nell’area UE gli scenari tendenziali dell’IEA prevedono una flessione del 12%, tenendo conto dell’attuale trend di penetrazione delle FER e
degli interventi di efficientamento energetico. Per l’Italia lo scenario tendenziale stima
una riduzione del 9% rispetto ai valori del 2005. Considerando gli interventi di risparmio
energetico spontaneo, in Basilicata si stima un incremento delle emissioni pari rispettivamente al 54% nel 1990 ed al 13% nel 2005. Nel complesso, lo scenario PIEAR (che include
la riduzione di emissioni legata al risparmio energetico spontaneo) indica che gli interventi predisposti per il settore energetico regionale, determinano riduzioni significative
delle emissioni di CO2 rispetto allo scenario tendenziale, fino a valori sostanzialmente
identici a quelli del 1990 e più bassi del 26% rispetto a quelli del 2005. I risultati sono, in
ogni caso, in linea con gli obiettivi nazionali di riduzione al 2020, pari al 21% ed al 13%,
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Energia
rispettivamente per i settori ETs e non ETs rispetto ai valori del 2005.
3 L’Agenzia Internazionale dell’Energia è una organizzazione intergovernativa fondata nel 1974 con lo scopo di
coordinare le politiche energetiche dei paesi membri.
Parco Nazionale del Pollino. Antonio Bellotti
Capitolo 2
Foreste
Negli ultimi tre anni, il settore forestale è stato oggetto di significativi cambiamenti che
hanno interessato sia gli aspetti tecnici sia le modalità organizzative dell’azione pubblica
e che si sono concretizzate in un nuovo modello gestionale detto di "governance" attraverso il quale sono stati definiti nuovi orientamenti di policy.
Durante gli incontri svoltisi in ambito nazionale nel 2011, proclamato Anno Internazionale delle Foreste, si è discusso molto del futuro delle risorse forestali: conservazione della
se sono state le principali tematiche collegate alle foreste. E’ stato più volte richiamato il
loro ruolo multifunzionale ed il ruolo dei diversi attori nel mondo della ricerca, delle istituzioni capaci di creare, attraverso un modello sinergico, ipotesi di sviluppo sostenibili.
Ancora oggi, i sistemi forestali della Basilicata sono influenzati in massima parte dall’attività dell’uomo che, attraverso forme di gestione non più in grado di rispondere a idonei
criteri di sostenibilità, semplifica le strutture dei popolamenti e riduce la complessità del
sistema. I modelli gestionali, attualmente in vigore in Basilicata, tendono a ridurre la varietà di strutture e favorire processi di uniformità e regolarità per massimizzare le produzioni legnose e favorire la brevità dei turni.
La nuova governance territoriale si pone come obiettivo la massimizzazione dell’efficienza funzionale del sistema foreste non trascurando l’interesse finanziario, adeguando gli
strumenti pianificatori previsti dalla L.R. 42/98 - norme in materia forestale - con modelli
di sviluppo sostenibile (tipo modello sistemico) in modo da massimizzare la diversità
strutturale delle foreste. Sarebbe necessario redigere piani di assestamento forestale capaci di tradurre in pratica forme di gestione sostenibile modulando nel tempo forme di
governo e tipi di trattamento capaci di rendere i sistemi forestali lucani idonei "serbatoi"
di CO2 e svolgere un importante contributo nella lotta ai cambiamenti climatici. Attraverso meccanismi di rafforzamento del REDD (Reducing Emissions from Deforestation and
Forest Degradation) si dovrebbero prevedere interventi di ripristino colturale di foreste
degradate o non correttamente governate; questi tipi di interventi potrebberero essere
effettuati anche attraverso interventi di compensazione da prevedere attraverso opportuni regolamenti attuativi per i gestori di attività sorgenti di CO2 e tradotti in interventi
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste
biodiversità, cambiamenti climatici, servizi ecosistemici e gestione sostenibile delle risor-
di afforestazione e riforestazione, così come previsto dalla deliberazione CIPE 132/2002
(punto F).
Attraverso la certificazione forestale che è alla base di tutte le forme di gestioni sostenibili dei prodotti forestali si potrebbe "legalizzare" tutta la filiera legno dall’utilizzazione alla
vendita dei prodotti legnosi-non legnosi coinvolgendo, in questa fase, tutti gli attori del
mercato del legno (istituzioni, proprietari pubblici e privati, imprese). Applicando questi
corretti criteri alla governance territoriale la Regione Basilicata, a pieno titolo, contribuirebbe a ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici sulle foreste, a migliorare la qualità
delle foreste sul territorio regionale e a migliorare l’integrazione tra conservazione e politiche economiche.
A partire dal 2012, in Basilicata si sono susseguite una serie di riforme istituzionali che
hanno portato ad un cambiamento radicale della governance territoriale politico-istituzionale relativamente al settore della "forestazione", connotata da una significativa valenza socio-occupazionale, che ha visto l’abolizione delle Comunità Montane e la costituzione di sette Aree Programma.
La Legge Finanziaria Regionale approvata il 23 dicembre 2010, all’articolo 20 ha abolito
le Comunità Montane ponendo le stesse in regime di liquidazione fino al 31 dicembre
2011 e la Legge Finanziaria Regionale n. 27/2011 precisa che l’attribuzione delle funzioni in materia forestale sono attuate per ambiti territoriali coincidenti con le "Aree
Programma".
Per le medesime attività riferite ai comuni capoluogo la funzione è delegata alle Amministrazioni Provinciali.
Sono state costituite pertanto 7 aree programma coincidenti con i sette ambiti geografici delimitati dalla DGR 744 del 2009 in materia di POIS, oltre che le 2 amministrazioni
provinciali per i due comuni capoluogo.
Le funzioni tecnico-amministrative in materia forestale, per ciascuna area programma,
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
32 > 33
sono demandate all’Amministrazione Capofila (Art. 15 L.R. n. 26/2011) e sono funzionalmente svolte dal personale riveniente dalle ex Comunità Montane attestato ad uno specifico nucleo di forestazione (N.d.F. ).
Nel presente capitolo, attraverso il modello DPSIR, è stato "definito" lo stato delle foreste
e sono state descritte le azioni che vengono attuate a livello regionale al fine di mitigare
le principali cause di degrado degli ecosistemi forestali; sono state raccolte e organizzate
informazioni, dati statistici e notizie utili sia agli "addetti" del settore forestale sia a tutti i
cittadini interessati. L’obiettivo è quello di fornire uno strumento di lavoro capace di evidenziare le criticità ma anche le possibilità di miglioramento del settore forestale.
Si è ritenuto utile, infine, predisporre un focus sui processi di compensazione tra emissioni di gas serra ed i sistemi forestali.
CODICE INDICATORE/INDICE
DPSIR
UNITÀ DI FONTE
COPERTURA COPERTURA
STATO
MISURA
SPAZIALE
TEMPORALE ATTUALE
☺
TREND
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
↔
FOR1
I boschi lucani e le
categorie forestali
D
Ha
Regione Basilicata
INFC 2005
IT
BAS
2005-2006
FOR2
Il regime di proprietà dei
boschi lucani
D
Ha
Regione Basilicata
INFC 2005
BAS
2005-2006
↔
FOR3
Differenti forme di
governo dei boschi
D
Ha
Regione Basilicata
BAS
2006
↔
FOR4
Superfici private ed
autorizzazioni al taglio
P
numero
Ha
Regione Basilicata
BAS
2003-2012
↓
FOR5
La provvigione e le
utilizzazioni legnose
S
m³
Regione Basilicata
BAS
2006-2012
↓
FOR6
Incendi Boschivi
I
numero
Ha
Regione Basilicata
BAS
2003-2012
↓
FOR 7
Azioni di prevenzioni agli
incendi
R
Regione Basilicata
BAS
2003-2012
↑
FOR8
La pianificazione forestale R
numero
Regione Basilicata
BAS
2005-2012
↑
FOR9
Imprese e lavoro in bosco R
numero
Regione Basilicata
BAS
2009-2012
↓
FOR1. I BOSCHI LUCANI E LE CATEGORIE FORESTALI
La superficie forestale lucana è pari a 354.895 ettari1 e rappresenta il 35.6% della superficie regionale totale, con un indice di boscosità2 pari al 29%. Tale dato è in accordo con
quanto riportato dall’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio che
attribuisce alla Regione Basilicata circa 356.426 ettari3 di superficie boscata. Sia secondo l’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC), sia
secondo la Carta Forestale della Regione Basilicata (CFR) pubblicata nel 2006 (redatta
dall’Istituto Nazionale di Economia Agraria), si definiscono i boschi come "area coperta
m2, una larghezza minima di mt 20 e un’area di incidenza non inferiore al 20%, nonché le
aree che, pur essendo di superficie inferiore ai 2.000 m2, sono accorpate ad altre aree a bosco,
indipendentemente dalla proprietà"4.
La classificazione delle foreste lucane è condotta sia attraverso i dati dell’INFC (Forest Resources Assessment 2000) sia attraverso i dati della Carta Forestale Regionale.
L’INFC classifica la superficie forestale in bosco e altre terre boscate5. I 356.426 ettari totali
di superficie forestale sono classificati come "bosco" per 263.098 ettari e come "altre terre
boscate" per 93.329 ettari.
Un’altra classificazione significativa è stata fatta in base ai vincoli vigenti sulla superficie
forestale dai quali dipende la disponibilità o meno ad utilizzare i soprassuoli forestali. Da
questo deriva che tutta la superficie a "bosco" e parte di "altre terre boscate" sono classificabili come "superficie disponibile per il prelievo legnoso" per 297.748 ettari (83.54%),
la restante parte delle "altre terre boscate" è classificabile come "superficie non disponibile per il prelievo legnoso" per 38.358 ettari e come "superficie non classificata" per
20.320 ettari.
1 Dato rilevato dalla Carta Forestale della Regione Basilicata, 2006.
2 L’Indice di boscosità è dato dal rapporto tra la superficie a bosco e la superficie totale di una zona.
3 Dato rilevato dall’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio, che tiene conto delle Macrocategorie Bosco e Altre Terre Boscate secondo la definizione di Bosco adottata dalla Fao per il Forest Resouces Assessment 2000.
4 D. Lgs. n. 227/01 e D.G.R. n. 956/2000.
5 Per altre terre boscate si intendono le formazioni forestali caratterizzate da un’altezza a maturità in situ inferiore a
5 metri o, in alternativa, da una copertura arborea molto rada, compresa tra 5 e 105 (definizione FAO/FRA2000).
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste
da vegetazione arborea, di origine naturale o artificiale, con una superficie minima di 2.000
La Carta Forestale Regionale (figura 1 e Tabella 2) classifica la superficie forestale lucana
in base ai seguenti parametri: categorie forestali6, altitudine, naturalità, stato vegetativo,
viabilità. Le categorie forestali più diffuse sono le formazioni di latifoglie decidue con
una netta prevalenza dei querceti mesofili e meso-termofili7 che rappresentano il 54,8%
della superficie complessiva. Nell’insieme si rileva che i boschi di latifoglie a impronta
mesofila del piano montano e sub-montano costituiscono il 68,1% del totale dei boschi
regionali.
Categorie fisionomiche di I livello
Sup. forestale (ettari)
Boschi di faggio
Pinete oro-mediterranee e altri
boschi di conifere e montane
e sub-montane
5.762
Boschi di castagno
8.698
Querceti mesofili e meso-termofili
19.572
Arbusteti termofili
24.589
Boschi di pini mediterranei
19.384
Boschi (o macchie alte) di leccio
(leccio arboreo)
12.700
Macchia
27.929
Formazioni igrofile
Piantagioni da legno e
rimboschimenti con specie esotiche
Aree temporaneamente prive
di copertura forestale
34 > 35
184.033
Altri boschi di latifoglie mesofile
e meso-termofile
Gariga
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
29.900
TOTALE
5.923
13.950
2.208
763
355.409
TABELLA 2: CATEGORIE FISIONOMICHE DI I LIVELLO*
* La CFR è strutturata in tre livelli. Ogni sezione forestale è omogenea per i seguenti ordini
(non gerarchici) di categorie:
- Fisionomia principale e composizione (categoria di I livello)
- Attributi tipologici (categoria di II livello)
- Forma di governo e stadio evolutivo (categoria di III livello)
FIGURA 1. LA CARTA FORESTALE REGIONALE
Fonte: Elaborazione a cura del Centro Cartografico Dipartimentale
Confrontando i dati delle due province, si evince che in provincia di Matera diminuisce
l’incidenza del querceto e degli altri boschi mesofili e meso-termofili (meno del 30% contro il 64,5% della provincia di Potenza), mentre aumenta il peso della Pineta mediterranea. In riferimento all’altitudine oltre il 60% dei boschi si colloca nella fascia collinare e
6 Classificazione di ogni sezione forestale sulla base di categorie che fanno riferimento ad aspetti fisionomici e
compositivi delle formazioni forestali.
7 Secondo lo schema adottato nella Carta Forestale della Regione Basilicata ai Querceto mesofili e meso-termofili
sono ascrivibili: Querceti con cerro dominante, Querceti con cerro prevalente, Boschi misti di cerro e faggio con cerro dominante o prevalente e presenza significativa di faggio (>10%), Boschi misti di cerro e abete bianco con cerro
dominante o prevalente e presenza significativa di faggio (>10%), Querceto con farnetto prevalente, Querceti misti
termofili con Roverella prevalente
medio-montana (fra 400 e 1200 m di quota), meno del 9% al di sopra dei 1.200 m e poco
meno del 20% al di sotto dei 400 m. Come riportato nella Carta Forestale Regionale, "la
stratificazione delle diverse categorie fisionomiche fra fasce altitudinali e zone fitoclimatiche
evidenzia qualche aspetto interessante sotto il profilo ecologico", ossia in alcuni casi si notano distribuzioni multizonali oppure significative presenze "fuori zona". Per esempio, più
del 19% della macchia alta di leccio si trova oltre gli 800 m s.l.m., anche in zone ascrivibili
alla fascia fitoclimatica del Fagetum, così come si osservano significative presenze (oltre
il 10 %) del bosco mesofilo a bassa quota (al di sotto dei 400 m s.l.m.) e "spostamenti" del
faggio al di sotto degli 800 m s.l.m., in aree classificate nel Lauretum freddo. Sulla base
dei parametri della naturalità8, il 13,8% della superficie forestale lucana è classificata ad
"alta naturalità", il 23,6% a "media naturalità", il 62,6% a "bassa naturalità". Tale valutazione tiene conto sia dell’origine dei boschi che della sua attuale composizione e struttura,
così che l’elevata percentuale dei boschi classificati come a "bassa naturalità" si riscontra nelle aree dove l’utilizzo è stato maggiore e l’attività antropica ha avuto maggiore
impatto sulla sua evoluzione. Rispetto allo stato vegetativo quasi il 97% dei boschi è in
condizioni di vigore vegetativo medio (56%) o alto (41%), a testimonianza di uno stato
generalmente soddisfacente delle foreste lucane. Il valore minimo è ascrivibile nei boschi di pini mediterranei ed il massimo nelle faggete.
FOR2. IL REGIME DI PROPRIETÀ DEI BOSCHI LUCANI
La maggior parte della popolazione considera il bosco come un bene pubblico anche se
in Basilicata, la maggior parte dei boschi è di proprietà privata. La predominanza della
proprietà privata fornisce indicazioni importanti sulla gestione dei boschi: più piccola è
la particella forestale, maggiore è l’impegno necessario per la gestione.
FIGURA 3. TITOLO DI PROPRIETÀ
PUBBLICA DEI BOSCHI (2006)
Fonte: nostra elaborazione su dati INFC
Complessivamente il 60,64 % della superficie forestale (bosco e altre terre boscate) risulta di proprietà privata, il 33,66% di proprietà pubblica e il 5,70% della superficie non è
classificata. Si tratta di dati che sono in linea con quelli nazionali dove la proprietà privata
rappresenta il 63,5%, quella pubblica il 32,4% e quella non classificata il 4%. Tra le forme
di proprietà privata, quella individuale è di gran lunga prevalente (oltre il 98%), mentre i
restanti boschi privati appartengono per lo 0,5% a società e imprese e per l’1,2% a proprietà privata non nota. Riguardo alla proprietà pubblica le proprietà di Comuni e Province sono pari al 74,52%, seguite da quelle del Demanio Statale e Regionale (20,19%) e
da quelle appartenenti ad altri enti pubblici (4,34%), i boschi non classificati per tipo di
proprietà costituiscono lo 0,93% della superficie di proprietà pubblica.
8 I parametri sulla naturalità esprimono la presenza, l’estensione, la configurazione e la funzionalità degli ambienti
naturali, quindi delle foreste.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste
FIGURA 2. TITOLO DI PROPRIETÀ
PRIVATA DEI BOSCHI (2006)
FOR3. DIFFERENTI FORME DI GOVERNO DEI BOSCHI
La figura 4 illustra le diverse forme di governo dei boschi della regione. I boschi lucani
per il 51,6% sono governati a ceduo e, tale forma di governo, caratterizza tutte le categorie fisionomiche descritte precedentemente, infatti il 97,3% dei castagneti, il 62,4%
delle latifoglie mesofile e meso-termofile, il 59,2% dei querceti mesofili e meso-termofili,
il 56,7% delle leccete e il 50,9% delle faggete sono governati a ceduo9 (Carta Forestale
della Basilicata, 2006). Per quanto riguarda le fustaie10 la categoria fisionomica più rappresentativa è quella del faggio con il 37% della superficie, seguita dai querceti mesofili
e meso-termofili con il 28%. Discreta, inoltre, è la presenza di popolamenti transitori, derivanti soprattutto da tagli di avviamento all’alto fusto e che indica la tendenza a un uso
meno intensivo di queste formazioni forestali.
FIGURA 4. FORME DI GOVERNO
DEI BOSCHI LUCANI (2006)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
36 > 37
Fonte: nostra elaborazione su dati della
Carta Forestale della Regione Basilicata
FOR4. SUPERFICI PRIVATE ED AUTORIZZAZIONI AL TAGLIO
Tale indicatore restituisce il numero e l’estensione della superficie forestale interessata
annualmente da prelievi di legname e analizza l’intensità della pressione sull’ecosistema forestale generata dalle attività di utilizzazione per valutarne gli impatti sia a livello
ambientale sia sugli esseri viventi. I dati elaborati fanno riferimento solo alle superfici
forestali private.
9 Si definisce "ceduo" un bosco in cui il rinnovamento delle piante in seguito al taglio avviene con polloni (cioè
nuovi fusti) originati da gemme presenti sulla ceppaia (riproduzione agamica).
10 Si definisce "fustaia" un bosco in cui il rinnovamento delle specie arboree avviene a partire dalla germogliazione
dei semi che le piante producono (riproduzione gamica).
FIGURA 5. TREND DELLE SUPERFICI FORESTALI PRIVATE INTERESSATE DAI TAGLI IN ETTARI
(2003-2012)
Fonte: nostra elaborazione su dati Regione
Basilicata, Dipartimento Ambiente, Ufficio
Foreste
L’indicatore evidenzia in generale un trend negativo a partire dal 2008; nel 2012 si registra il picco minimo dell’intero decennio. Infatti, sono stati destinati al taglio 1581 ettari
di "bosco", ben al di sotto della media del periodo che è pari a 2.749,10 ettari.
Ogni utilizzazione forestale è correlata ad una autorizzazione al taglio, cosi come stabilito
dalla DGR 956/2000, per le superfici in assenza di Piani di Assestamento Forestale, rilasciata dagli Enti Delegati (L.R. n. 42/98 "Norme in Materia Forestale"), o da Autorizzazione
rilasciata dall’Ufficio Foreste e Tutela del Territorio per le superfici gestite da PAF.
FIGURA 6.TREND DELLE AUTORIZZAZIONI AL TAGLIO
IN BASILICATA (2003-2012)
Il picco massimo di autorizzazioni al taglio si è registrato nel 2004 con 5.105 autorizzazioni interessando una superficie forestale di circa 3.400 ettari, per poi ridursi annualmente
del 15% fino al 2012 con un numero di autorizzazioni pari a 1.809 ed una superficie di
1.581 ettari.
Gli interventi nei boschi di latifoglie nel 2012 hanno interessato circa 1.581 ettari di superficie forestale privata, dei quali il 46% governati ad alto fusto e il 54% a ceduo. Il dato
conferma la tendenza del periodo, ossia la riduzione del numero di tagliate e la diminuzione della superficie interessata.
I limiti dell’indicatore derivano dall’impossibilità di aggregare il numero e la superficie
delle tagliate per tipologia di trattamento, età del popolamento, grado di frequenza del
taglio al fine di meglio evidenziare le pressioni sull’ecosistema e sul paesaggio forestale.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste
Fonte: nostra elaborazione su dati Regione
Basilicata, Dipartimento Ambiente, Ufficio
Foreste
FOR5. LA PROVVIGIONE E LE UTILIZZAZIONI LEGNOSE
Questo indicatore rappresenta uno degli elementi chiave degli inventari forestali e fornisce molte indicazioni sia sui popolamenti e le loro utilizzazioni sia su approfondimenti e
studi inerenti la stima del bilancio del carbonio.
La provvigione legnosa, rappresentata dal volume11 degli alberi vivi presenti nelle macro-categorie boschi e nelle altre aree boscate, è il capitale materiale della foresta che in
Basilicata è pari ad oltre 27 milioni di m3 (27.415.389 m3)12, valore che corrisponde ad un
volume medio ad ettaro di 106.3 m3, con un incremento corrente totale pari a 728.071
m3 e per 2,8 m3 ad ettaro.
Tali dati sono riferiti alla sola categoria dei boschi alti ai quali bisogna aggiungere il volume stimato negli impianti di arboricoltura pari a circa 9.000 m3. La provvigione si concentra nei boschi a prevalenza di specie quercine con circa 14.000.000 di m3 e nelle faggete
con circa 7.000.000 m3. Se si analizza il volume medio ad ettaro riferito alle diverse categorie, si può osservare che sono le faggete, con un dato di provvigione media pari a 271
m3, la formazione con i dati più rappresentativi, cui segue la categoria di altri boschi di
conifere pure o miste con un valore medio di 232,7 m3. Le utilizzazioni legnose, realizzate
in Basilicata nel settennio 2006-2012 ammontano ad oltre 1.049.504 m3 su una superficie
complessiva pari a ettari 18.128,32 che corrisponde a un prelievo medio su base annua in
tale periodo di circa 58 m3/ettaro. La figura 7 riporta le utilizzazioni legnose del settennio,
disaggregate per anno, ed evidenzia come i prelievi annui abbiano subito una riduzione
a partire dal 2008, passando da circa 207.500 m3 del 2007 a circa 96.501 m3 nel 2012.
FIGURA 7. TREND DELLE UTILIZZAZIONI LEGNOSE
ESPRESSE IN M3 (2006- 2012)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
38 > 39
Fonte: nostra elaborazione su dati Regione
Basilicata, Dipartimento Ambiente, Ufficio
Foreste
In riferimento alla forma di governo si nota un trend completamente diverso delle utilizzazioni forestali, infatti le riprese per le fustaie hanno raggiunto il valore annuo più
alto solo nel 2007 (circa 86.000 m3) per poi restare pressoché costante. Le utilizzazioni
dei cedui invece hanno subìto un forte decremento, passando da 133.600 m3 nel 2006 a
62.707 m3 nel 2012.
11 Volume dei fusti e dei rami grossi avente diametro > 5 cm
12 Inventario Forestale Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio (INFC), dato inventariale riferito alla categoria dei Boschi alti
FOR6. NUMERO DI INCENDI BOSCHIVI E SUPERFICI PERCORSE DAL FUOCO
Gli incendi boschivi rappresentano una delle principali cause del depauperamento e del
degrado del patrimonio forestale e sono una delle cause principali della scomparsa degli
habitat naturali.
In Basilicata nell’ultimo decennio si sono verificati 2.529 incendi (Tabella 3) con una media di 253 eventi all’anno, interessando una superficie di circa 1.680,95ettari (Tabella 3),
di cui circa 13.578,8 ettari boscata e 18.102,15 ettari non boscata.
L’andamento degli incendi è stato molto variabile, con l’alternanza di annate particolarmente critiche come il 2007 e il 2012 e annate con un numero di incendi ben al di sotto
della media nazionale (figura 8).
Nell’ultimo triennio si è registrato un incremento del numero degli incendi, passando dai
150 eventi del 2010 ai 343 verificatisi nel 2012.
Il fenomeno risulta essere sostanzialmente in linea con l’andamento registrato a livello
nazionale, in cui nel 2012 gli incendi sono aumentati del 6% rispetto al 2011, del 41% rispetto alla media del triennio 2009-2011 e dell’11% rispetto alla media del periodo 20032008 (Corpo Forestale dello Stato, 2013).
N° INCENDI
SUPERFICI (ettari)
BOSCATE
NON BOSCATE
TOTALE
2003
268
632,59
1016,48
1649,07
2004
219
369,79
781,35
1151,14
2005
214
711,18
653,95
1365,12
2006
153
561,93
504,83
1066,76
2007
425
3616,75
4583,03
8199,78
2008
319
2333,13
3248,32
5581,45
2009
142
650,57
389,97
1040,54
2010
150
480,52
1637,88
2118,41
2011
448
1300,66
2084,54
3385,20
2012
343
2921.68
3201.8
6123.48
Facendo un confronto a livello provinciale l’incremento del numero degli incendi è maggiormente evidente nel territorio provinciale di Matera, che ha fatto registrare un incremento pari all’88% rispetto al 2011. Di contro, in Provincia di Potenza, gli incendi sono
diminuiti dell’8% sempre rispetto al 2011 (figura 8).
TABELLA 3: RIEPILOGO INCENDI
E SUPERFICI PERCORSE DAL
FUOCO DAL 2003 AL 2011
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata, Dipartimento
Ambiente, Ufficio Foreste
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste
ANNO
FIGURA 8. NUMERO DI INCENDI
IN BASILICATA DIVISI PER PROVINCIA (2003-2011)
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata, Dipartimento
Ambiente, Ufficio Foreste
FIGURA 9. SUPERFICIE PERCORSA DAGLI INCENDI PER TIPOLOGIA (2003-2011)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
40 > 41
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata, Dipartimento
Ambiente, Ufficio Foreste
La ripartizione annuale delle superfici boscate e non boscate percorse dal fuoco rispecchia l’andamento del numero degli incendi (figura 9). La superficie boscata percorsa da
incendi è stata mediamente pari al 43% della superficie complessiva interessata dagli
eventi. Si fa rilevare che la superficie boscata è stata superiore a quella non boscata nei
soli anni 2005, 2006 e 2009. Nel periodo 2003-2006, la variazione delle superfici percorse
dal fuoco è avvenuta proporzionalmente a quella del numero degli incendi, come testimoniato da superfici medie pressoché costanti. Al contrario, nelle annate 2007 e 2008, si
è registrata una crescita delle superfici percorse dal fuoco in misura più che proporzionale rispetto al numero di incendi (Tabella 3), ad indicare che gli incendi registrati negli
anni suddetti si sono sviluppati su superfici mediamente maggiori.
Il 2012 è stato caratterizzato da un aumento del 93% delle superfici boscate percorse dal
fuoco, rispetto al 2011, del 231% rispetto alla media del triennio 2009-2011 e del 113%
rispetto alla media del periodo 2003-2008 (figura 9). Sempre nel 2012, la superficie non
boscata percorsa dal fuoco è aumentata del 107% rispetto al 2011, del 169% rispetto alla
media del triennio 2009-2011 e del 78% rispetto alla media del periodo 2003-2008.
Anche nel caso delle superfici percorse dal fuoco, un significativo contributo agli incrementi appena analizzati è ascrivibile alla Provincia di Matera, che sia per quanto riguarda
la superficie boscata sia per quanto riguarda la superficie non boscata, nel 2012 fa registrare i massimi valori in assoluto dal 2003.
Tra le principali cause di tali incrementi, oltre a condizioni climatiche sfavorevoli, è da
considerare anche l’incidenza che alcune pratiche agricole (tra cui la bruciatura delle
stoppie) hanno sull’innesco e sulla propagazione degli incendi boschivi.
L’anno 2011 è stato caratterizzato da un elevato numero di incendi che si sono sviluppati su superfici "non boscate" poco estese; da ciò si deduce che la maggior parte degli
incendi hanno interessato superfici prevalentemente agricole e sono stati causati essenzialmente dall’ancora consueta pratica della bruciatura delle stoppie. Nonostante le
prescrizioni dettate sia dalla normativa nazionale sia da quella regionale13 in materia di
incendi boschivi, dall’analisi delle cause di tali eventi in Basilicata nel periodo compreso
tra il 2003 e il 2011, è emerso che il 25,30% degli incendi è di origine colposa e il 69,47%
di quest’ultimi è dovuto ad attività agricole incaute, interessando una superficie totale
media pari a 667,6 ettari/anno.
FIGURA 10. PRINCIPALI CAUSE
DEGLI INCENDI IN BASILICATA
(2003-2011)
FOR7. AZIONI DI PREVENZIONE AGLI INCENDI E CATASTO INCENDI
La legge quadro in materia di incendi boschivi14 nasce dalla diffusa convinzione che
l’approccio più adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo sia
quello di promuovere e incentivare l’attività di prevenzione anziché privilegiare la fase
emergenziale legata allo spegnimento degli incendi (lotta attiva). L’attività di prevenzione, che consiste nel porre in essere azioni mirate a ridurre le cause e il potenziale innesco
d’incendio nonché in interventi finalizzati alla mitigazione dei danni conseguenti, è definita, a livello regionale, nelle Linee Programmatiche del settore Forestale per il decennio
2013-2022.
Tra le azioni di prevenzione, la Regione Basilicata ha attivato la Misura 226 del PSR 20072013 - Azione B - "Interventi finalizzati alla prevenzione degli incendi boschivi", nell’ambito della quale sono stati realizzati, con l’ausilio degli addetti al settore forestale, interventi di prevenzione degli incendi boschivi in modo capillare su tutto il territorio regionale.
Nel 2012 sono stati realizzati circa 350 mila metri di fasce antincendio, circa 300 mila metri di manutenzione di viabilità di servizio e lavori di selvicoltura preventiva (eliminazione
necromassa, diradamenti, ecc.) su circa 1000 ettari di boschi (Tabella 4).
13 Legge 21 novembre 2000 n. 353 "Legge quadro in materia di incendi boschivi"; Legge Regionale 22 febbraio
2005 n. 3 "Norme per la protezione dei boschi dagli incendi".
14 Ibidem
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata, Dipartimento
Ambiente, Ufficio Foreste
TABELLA 4. INTERVENTI FINANZIATI CON FONDI PSR NEL 2012
Tipologia di Intervento
2012
Fasce antincendio (Apertura e Manutenzione) (ML)
348.777,97
Manutenzione della viabilità di servizio (ML)
300.576,44
Interventi di selvicoltura preventiva (ha)
939,7
Sia la normativa nazionale sia quella regionale prevede l’istituzione del catasto incendi15
e l’aggiornamento delle aree che ogni anno sono percorse dal fuoco, individuandone le
particelle e le ditte catastali, per arrivare, al termine dell’iter amministrativo, al provvedimento di vincolo.
FIGURA 11. CATASTO INCENDI
NEI COMUNI DELLA REGIONE
BASILICATA (2012)
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata, Dipartimento
Ambiente, Ufficio Foreste
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
42 > 43
La figura 11 mostra il livello di adempimento nelle due province rilevando che nella Provincia di Potenza il 15% dei comuni è ancora completamente inadempiente non avendo
ancora istituito il catasto incendi. I comuni che hanno istituito e aggiornato l’elenco di
tutte le aree percorse dal fuoco dal 2007 al 2012 sono il 13%. Il 17% dei comuni ha solo
istituito il catasto incendi, il restante 55% ha istituito il catasto incendi e sta provvedendo
all’aggiornamento degli elenchi delle aree vincolate. Nella Provincia di Matera il 28% dei
comuni non ha ancora istituito il catasto incendi. I comuni che l’hanno istituito e che
hanno aggiornato l’elenco di tutte le aree percorse dal fuoco a partire dal 2007 sono solo
il 3%. Il 16% dei comuni ha solo istituito il catasto incendi, il restante 52% dei comuni
materani sta provvedendo all’aggiornamento degli elenchi delle aree vincolate. Il dato
regionale nella sua totalità mostra che circa il 5% dei comuni è ancora inadempiente rispetto all’istituzione del catasto incendi e solo il 19% delle amministrazioni comunali ha
istituito e aggiornato le aree percorse dal fuoco fino al 2012.
FOR8. LA PIANIFICAZIONE FORESTALE
La pianificazione forestale è l’attività tecnico-politica avente come fine la razionalizzazione del rapporto fra uomo e bosco attraverso l’applicazione degli indirizzi di gestione
forestale sostenibile e si articola su tre livelli. Il primo livello è rappresentato dal Piano
Forestale Regionale che in base a quanto definito dall’art. 3 del D.Lgs. n. 227 del 18/05/01
15 Ai sensi dell’art.10, comma 2 della Legge n. 353/2000 e dell’art.5, comma 1 della Legge Regionale la titolarità e la
responsabilità della istituzione del Catasto delle aree percorse dal fuoco, fondamentale anche ai fini dell’attuazione
dei divieti di uso del territorio, è in capo agli Amministratori comunali, così come ribadito dalle specifiche O.P.C.M.
3624/2007 e 3680/2008.
"Orientamento e modernizzazione del settore forestale" è il principale strumento di indirizzo e programmazione del settore forestale. Il secondo livello è rappresentato dai Piani
forestali territoriali d’indirizzo che rappresentano uno strumento di pianificazione posto
in una fascia intermedia tra la scala aziendale e quella regionale. Il terzo livello è rappresentato dai Piani di assestamento forestale, definiti anche Piani economici dei beni silvopastorali di validità decennale. L’obbligatorietà del Piano per la gestione dei boschi pubblici è sancita dall’art.130 del R.D.L. n. 3267 del 30.12.1923 e, a livello regionale, dall’art.
12 della L.R. n. 42 del 10.11.1998 "Norme in Materia Forestale".
Fino al 2011 il principale strumento programmatico regionale in materia forestale è stato
il Piano Triennale di Forestazione con il quale si definivano gli obiettivi programmatici del
triennio e la coerenza con gli indirizzi di politica forestale nazionale ed europea. Solo per
l’anno 2012 la programmazione forestale è stata di tipo annuale e si è attuata attraverso
un Programma di Forestazione 2012, inteso come naturale estensione del precedente
Piano Triennale di Forestazione per gli aspetti tecnici anche se ha adottato innovazioni
per gli aspetti amministrativo-procedurali in seguito alla nuova governance territoriale.
Nel 2013 la Regione Basilicata ha approvato il suo strumento di pianificazione forestale decennale ossia le "linee programmatiche del settore forestale per il decennio 20132011" (DCR n. 444 del 21/05/2013) e il relativo piano d’attuazione per l’anno in corso
ossia il Piano Operativo Annuale (POA).
La strategia forestale regionale del prossimo decennio si basa su quattro obiettivi generali che coincidono con i quattro obiettivi prioritari nazionali del Programma Quadro
Nazionale per il Settore Forestale (PQSF) (A, B, C e D) da cui derivano i 19 obiettivi specifici
e le 33 azioni operative correlate ai fabbisogni del settore in Basilicata, ossia:
1. Sviluppare una economia forestale efficiente e innovativa;
2. Tutelare il territorio e l’ambiente;
3. Garantire le prestazioni del pubblico e del sociale;
Le "Linee programmatiche di intervento", cosi come già previsto per il 2013, prevedono la
messa in campo di una serie di azioni che, mediante interventi specifici, porteranno nel
breve - medio periodo al raggiungimento degli obiettivi previsti. Parte di queste azioni,
che prevedono il coinvolgimento della manodopera forestale, verranno realizzate per il
tramite degli Enti Delegati alla forestazione, le altre direttamente dall’Amministrazione
regionale.
Gli interventi realizzati in amministrazione diretta da parte degli addetti al settore forestale, progettati e diretti dagli EE DD, per l’anno in corso sono finanziati sia con fondi nazionali sia con fondi comunitari, attraverso l’attivazione della Misura 2.2.6 del PSR
Basilicata 2007-2013 "Ricostituzione del potenziale forestale e interventi preventivi" e
attraverso la realizzazione del progetto "monitoraggio del patrimonio naturalistico ai fini
della conservazione della biodiversità" finanziato con fonti nazionali (APQ).
I PIANI FORESTALI TERRITORIALI D’INDIRIZZO (P.F.T.I.)
Al 2012 sono stati redatti 2 P.F.T.I. relativi all’area dell’ex Comunità Montana "Collina Materana" e dell’ex Comunità Montana "Alto Agri" mentre è in corso di realizzazione un P.F.T.I.
relativo ai comuni rientranti nell’Area del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val
d’Agri Lagonegrese ed ai comuni dell’Area del P.O. Val d’Agri.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste
4. Favorire il coordinamento e la comunicazione.
I PIANI D’ASSESTAMENTO FORESTALE (P.A.F.): LE FORESTE REGIONALI
Le foreste regionali fanno parte del patrimonio forestale della Regione Basilicata16, sono
costituite da 12 complessi forestali, 10 in provincia di Potenza e 2 in provincia di Matera
e si estendono per complessivi 13.522 ettari. A partire dal 2003 la Regione Basilicata ha
intrapreso una importante azione di pianificazione delle foreste demaniali con la redazione di Piani di gestione dei singoli complessi forestali che ha portato alla redazione di
12 piani di assestamento di altrettanti complessi forestali regionali. Allo stato attuale, le
funzioni amministrative inerenti la gestione delle foreste regionali17, non sono ancora
trasferite agli Enti territorialmente competenti.
TABELLA 5. LE FORESTE REGIONALI E LA RELATIVA PROVVIGIONE LEGNOSA
Denominazione
Comune
Foresta Regionale
Superficie
Provvigione
Ripresa
(ettari)
legnosa
Decennale
m3
m3
Bosco Grande
Ruoti (PZ)
510
137.806,00
20.098,00
Fieghi - Cerreto
San Chirico Raparo (PZ)
293
47.964,00
6.051,00
Fossa Cupa
Abriola (PZ)
657
101.714,00
6.626,00
Gallipoli - Cognato
Accettura, Oliveto Lucano, Calciano (MT)
4157
686.345,00
14.104,00
Grancia
Brindisi di Montagna (PZ)
960
193.415,00
19.083,00
Lagopesole
Avigliano (PZ)
2884
550.321,00
26.657,00
Lata
Laurenzana (PZ)
822
112.197,00
13.077,00
Magrizzi - Cieliagresti
Calvera, Castronuovo Sant’Andrea (PZ)
482
53.366,00
7.076,00
Mantenera - Malcanale
Tricarico (MT)
504
31.399,00
5.547,00
Monticchio
Atell, Rionero in Vulture (PZ)
1950
165.781,00
13.890,00
Pierno
Atella (PZ)
131
33.673,00
5.421,00
Rifreddo
Pignola (PZ)
172
33.229,00
3.931,00
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
44 > 45
Analizzando i dati riportati in tabella si osserva un basso tasso di utilizzazione delle foreste regionali. Questo indica che la produzione legnosa non è la funzione prevalente, ma
che il patrimonio forestale svolge anche una funzione protettiva e turistico ricreativa. Gli
interventi previsti nelle singole foreste sono essenzialmente dei diradamenti che vengono eseguiti dagli addetti al settore forestale.
I PIANI D’ASSESTAMENTO FORESTALE: LE FORESTE COMUNALI
La Regione Basilicata promuove ed incentiva18 la redazione dei piani, contribuendo alle
spese di redazione degli stessi attraverso il regolamento attuativo approvato con la D.G.R.
n. 613 del 30 aprile 2008 che definisce le "Linee guida per la redazione e l’approvazione
dei piani di assestamento forestale". La Regione cofinanzia la redazione dei piani di gestione comunali con un contributo pari al 70% del costo occorrente per la compilazione.
La Regione Basilicata (al dicembre 2012) vede la presenza di:
• 36 P.A.F. Comunali vigenti, valevoli per 41 comuni per una superficie pari a 29.328
ettari;
• 2 P.A.F. vigenti riguardanti proprietà private, per una superficie pari a 949 ettari, poste all’interno del Parco Nazionale del Pollino;
• 12 P.A.F. vigenti per le Foreste Regionali per una superficie pari a 13.542 ettari;
• 1 P.A.F. riserva naturale gestita dal corpo forestale;
• 7 P.A.F. approvati ad novembre 2012 in Commissione Tecnico-Amministrativa;
16 Come definito dalla Legge Regionale n. 41 del 6 settembre 1978 "Gestione del patrimonio forestale regionale".
17 L.R. 42/98 - art. 14 - Patrimonio forestale regionale.
18 Legge n. 42/98 - art. 12 - Piani di assestamento forestale.
• 20 P.A.F. Comunali in istruttoria;
• 18 P.A.F. Comunali attualmente finanziati ed in corso di redazione.
Complessivamente vi sono 44.149 ettari assestati su una superficie forestale regionale di
355.409 ettari; bisogna precisare che non tutti i comuni senza P.A.F. possiedono i requisiti
idonei per procedere alla realizzazione di tale strumento pianificatorio e pertanto la gestione dei boschi è regolamentata attraverso il regolamento n. 956/2000.
FOR9. IMPRESE E LAVORO IN BOSCO
Tra i benefici materiali e immateriali che l’uomo può ottenere dal bosco anche l’occupazione riveste un ruolo molto importante. Diverse sono le categorie di tecnici, imprese e
operatori pubblici e privati, che lavorano per la tutela e per la gestione del patrimonio
boschivo e tra queste, in particolare, si distinguono i soggetti prevalentemente impegnati nelle attività gestionali e di manutenzione e i soggetti con mansioni tecniche-operative ossia gli "addetti al settore forestale" e le "ditte boschive".
Per quanto riguarda le ditte boschive il dato si riferisce solo alle ditte iscritte al Registro
Regionale delle Ditte Boschive che comprende le imprese più rappresentative del settore
che possono lavorare sia in boschi pubblici che privati. Cosi come definito al comma
6 dell’art. 15 della L.R. 42 del 1998, i tagli dei boschi pubblici devono essere effettuati dalle imprese boschive iscritte all’Albo della Camera di Commercio per l’Industria e
l’Artigianato.
Con il regolamento attuativo, D.G.R. n. 3427/99, viene istituito presso la Regione Basilicata il "Registro delle Ditte Boschive". L’iscrizione a tale registro è condizione necessaria per
concorrere alle aste ed alle gare per l’acquisizione dei lotti boschivi posti in vendita dai
Comuni e/o da altri Enti Pubblici.
Ad oggi le imprese iscritte sono 109. La figura 12 individua il tipo di categoria19 (A e B) e
FIGURA 12. DITTE BOSCHIVE
ISCRITTE AL REGISTRO REGIONALE (CATEGORIA A E B)
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata, Dipartimento
Ambiente, Ufficio Foreste
Il numero di iscrizioni al registro è pressoché costante negli ultimi anni, ciò può essere
considerato come un segnale molto positivo visto che tale settore manifesta una continua e costante contrazione.
19 Le ditte iscritte nella Categoria A possono concorrere alle aste ed alle gare per l’acquisto di lotti posti in vendita
dai Comuni e dagli Enti il cui importo a base d’asta è inferiore o pari ad Euro 154.937,07.
Le ditte iscritte alla Categoria B possono concorrere per l’acquisto di qualsiasi lotto boschivo senza limitazioni di importo posto a base d’asta. La prima iscrizione avviene alla Categoria A, il passaggio alla Cat. B è deciso dalla struttura
competente, su istanza dell’interessato.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste
la sede legale dell’impresa.
L’esecuzione dei lavori previsti nei piani annuali di forestazione, redatti dagli Enti Delegati, è di norma attuata in economia mediante la forma dell’amministrazione diretta, con
l’impiego degli operai addetti al settore idraulico-forestale. Al 2010 gli addetti al settore
sono 3.722 con un livello occupazionale pro-capite pari a 130 giornate contributive. Facendo un’analisi del comparto ne deriva che la maggior parte degli addetti sono di sesso
femminile la cui età media è di 46 anni.
Attraverso i 2 Piani Triennali 2006-2008 e 2009-2011 si è cercato di riequilibrare il modello occupazionale, facendo convergere gli obiettivi di sostenibilità ecologica, economica
e sociale della forestazione pubblica; i cantieri forestali ad oggi sono caratterizzati da
una più equilibrata composizione delle squadre per età, si è raggiunto un buon grado di
meccanizzazione e una più rigorosa garanzia delle condizioni di prevenzione e protezione dai rischi da lavoro. La figura 13 mostra che il numero degli addetti si è ridotto di 482
unità, passando da 4.204 addetti nel 2009 a 3722 addetti nel 2012.
FIGURA 13. NUMERO DEGLI
OPERAI IDRAULICO FORESTALI
IN REGIONE BASILICATA (20092012)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
46 > 47
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata, Dipartimento
Ambiente, Ufficio Foreste
La manodopera forestale, ad oggi, continua a svolgere un ruolo fondamentale per quel
che riguarda la manutenzione e la tutela del territorio attraverso interventi di ripristino e
riequilibrio del territorio, manutenzione preventiva contro gli incendi e lotta fitopatologica. Risulta evidente che tutti gli obiettivi possono essere raggiunti attraverso un adeguato aggiornamento professionale ed un costante rinnovamento delle unità operative
nei diversi territori lucani.
FOCUS
La concentrazione in atmosfera di anidride carbonica (CO2) è cresciuta da un valore preindustriale di circa 280 parti per milione (ppm) a un valore di 390 ppm nel 2010. Le analisi
gassose delle carote di ghiaccio prelevate dagli scienziati ci dicono che il valore attuale
supera di molto il range naturale (da 180 a 300 ppm) dello stesso gas registrato negli
ultimi 650 mila anni. Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration degli
USA, dal 1958 a oggi la concentrazione media annua di CO2 nell’atmosfera è aumentata di circa il 23%. Nell’ultimo decennio l’aumento medio annuale è di 2,04 ppm l’anno.
L’aumento dell’emissioni di CO2 e di altri gas atmosferici [metano (CH4), biossido di azoto
(N20) e altri gas di origine industriale] sono "molto probabilmente" la causa dell’aumento
di circa 1 °C della temperatura media superficiale globale dell’atmosfera dall’inizio della
rivoluzione industriale a oggi1 e, secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC Fourth Assessment
Report 2011 (AR4 - 2007) la frequenza e l’intensità di alcuni eventi estremi come alluvioni e periodi di temperature elevate sono legati all’aumento della concentrazione di gas
serra in atmosfera.
Quanto gli ecosistemi forestali possono influire sui cambiamenti climatici e quindi sul ciclo
globale del carbonio?
L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC, 2007b) ha stimato che il contenuto
di carbonio nelle foreste è pari a 638.100 miliardi di tonnellate (Gt) delle quali 282.600
Gt immagazzinate nella biomassa viva, 248.860 Gt nel suolo e 106.640 Gt nella lettiera e,
ogni anno, vengono assorbiti nella biomassa legnosa, nel suolo e nella lettiera circa 1.6
Gt (INEA, 2008). Inoltre, la biosfera terrestre scambia enormi quantità di CO2 e altri gas
con l’atmosfera, attraverso processi naturali e disturbi di varia natura, biotici e abiotici.
Gli ecosistemi forestali contribuiscono al bilancio del carbonio attraverso i processi di assimilazione fotosintetica e di respirazione, il bilancio di carbonio quindi deriva dalla differenza tra la produttività primaria lorda (GPP, Gross Primary Production) e il carbonio che
viene rilasciato in atmosfera attraverso i processi fotosintetici a livello ecosistemico (Reco,
Respiration of ecosystem). La respirazione ecosistemica comprende sia la componente di
respirazione autotrofa delle piante sia la componente eterotrofa derivante dai processi
di ossidazione da parte della componente microbica presenti i tutte le parti del suolo. La
differenza è detta Produzione Ecosistemica Netta (NEP, Net Ecosystem Productivity).
In generale gli ecosistemi forestali che assorbono attivamente carbonio sono considerati
sinks2 (NEP>0). Tali ecosistemi possono anche agire da sources rilasciando carbonio in
atmosfera quando i processi di respirazione sono superiori rispetto a quelli di assorbimento (NEP<0).
Tutte queste "dinamiche" sono state valutate e discusse nell’ambito degli accordi internazionali di riduzione delle emissioni di CO2 a partire dalla United Nations Framework
Convention on Climate Change (UNFCC) approvata a Rio de Janeiro nel 1992.
Lo strumento operativo della Convenzione, il Protocollo di Kyoto (PK) entrato in vigore
nel 2005, si pone come obiettivo la riduzione delle emissioni di CO2 e dei GHG (Green
1 Ciccarese et al. 2011.
2 Hyvonen et al. 2007.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Processi di compensazione in Basilicata per le emissioni di gas e sistemi forestali
Processi di compensazione in Basilicata per le emissioni
di gas e sistemi forestali
House Gas) anche attraverso una serie di misure da attuare nel settore forestale e agricolo
denominate attività di Land Use, Land Use Change and Forestry (LULUC-F).
Tale settore però (Agriculture, Forestry and Other Land Use, o AFOLU) possiede una serie di
caratteristiche che lo rendono differente dagli altri settori emissivi. Innanzi tutto perché
i gas-serra nel settore AFOLU sono di duplice segno: le stime devono essere condotte sia
per le emissioni di CO2 e di altri gas non-CO2 verso l’atmosfera, sia per gli assorbimenti di
CO2 dall’atmosfera (fissata poi nella biomassa viva, nella biomassa morta e nel suolo).
STIMA DELLA CO2 STOCCATA NEGLI ECOSISTEMI FORESTALI IN ITALIA
E IN BASILICATA
Il calcolo degli assorbimenti di CO2 con i metodi inventariali3 si basa sulla stima delle variazioni degli stock di carbonio nei 5 serbatoi di carbonio (pool) di cui si compongono gli
ecosistemi forestali, ossia:
• Aboveground biomass (biomassa epigea)
• Belowground biomass (biomassa ipogea)
• Deadwood (necromassa)
• Litter (Lettiera)
• Soil Organic Matter (sostanza organica del suolo)
Le Goods Practices Guidances for Land Use, Land Use Change and Forestry richiedono la
stima ed il reporting dei serbatoi di carbonio secondo il seguente schema:
• Living biomass = Aboveground biomass + Belowground biomass
• Dead organic matter = Deadwood + Litter
• Soil = Soil Organic Matter
In pratica, le variazioni degli stock di carbonio all’interno di uno stratum o suddivisione
interna della superficie forestale sono stimate sommando le variazioni degli stock di car-
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
48 > 49
bonio che avvengono in tutti e cinque i pool sia con metodi sintetici, attraverso l’uso di
equazioni di sintesi delle 2006 IPCC Guidelines (Tier 1), sia con metodi analitici che prevedono però l’utilizzo di dati puntuali derivanti da misurazioni in campo (Tiers 2-3).
La categoria Forest Land costituisce il 85% del contributo di assorbimento del totale delle attività LULUCF; la biomassa (epigea ed ipogea) rappresenta il 47% della CO2 fissata
dalla categoria Forest Land mentre la necromassa ed i suoli costituiscono rispettivamente il 9% ed il 45%.
Il sink forestale italiano, espresso come potenziale nazionale massimo di assorbimento di
CO2 (COP12 - Nairobi, 2006) è stimato pari a 16.2 Mt CO2, di cui circa il 60% deriva dalla forestazione naturale e la restante parte deriva da attività di afforestazione e riforestazione.
TABELLA 6. POTENZIALE NAZIONALE MASSIMO DI ASSORBIMENTO
DI CARBONIO
Articoli del protocollo di Kyoto
Art. 3.3: Riforestazione naturale
3.0
Fonte: Delibera CIPE 123/2002.
Nostra elaborazione
Art. 3.3: Afforestazione e riforestazione (vecchi impianti)
1.0
Art. 3.3: Afforestazione e riforestazione (nuovi impianti)
1.0
Art. 3.3: Afforestazione e Riforestazione (nuovi impianti)
su aree soggette a dissesto idrogeologico
1.0
Art. 3.4: Gestione forestale
Totale
Assorbimento (MtCO2/anno eq.)
10.2
16.2
3 Tra gli obblighi degli Stati che hanno ratificato il PK vi è quello della redazione dell’Inventario Nazionale delle
Emissioni e degli Assorbimenti dei gas serra (National Inventory Report - NIR). Il settore LULUCF, uno dei sei conteggiati dal NIR, riporta le stime di assorbimenti e emissioni di GHG
Come la maggior parte dei paesi che hanno sottoscritto il PK, l’Italia ha incluso solo la
gestione forestale nella contabilizzazione dei crediti di carbonio nel primo periodo di
attuazione delle politiche climatiche anche perché all’Italia è stato concesso un limite
di rendicontabilità per le misure di gestione forestale pari a 2,78 Mt di carbonio4. QueUnit (RMU)5, che potrebbero attivare un Mercato di circa 230 Meuro/anno per i prossimi
5 anni, alle quotazioni odierne del carbonio, a favore del settore forestale6.
A livello regionale la quantità di carbonio immagazzinata nei boschi è stata stimata con
l’ausilio di un modello basato sulla metodologia IPCC, seguendo la classificazione GPG
(living biomass, includendo sia la parte epigea che ipogea, dead organic matter, comprendendo necromassa e lettiera, e soils inteso come sostanza organica del suolo).
I dati di superficie e i dati quantitativi, per categoria inventariale, utilizzati come input
per il modello, sono stati ricavati dall’Inventario Forestale Nazionale e dei Serbatoi di
Carbonio"7 e sono state considerate solo quelle rientranti nella classificazioni di "Bosco
Alto", non sono state considerate le categorie riferite all’arboricoltura da legno ed alle
altre terre boscate in quanto i dati quantitativi non sono ancora disponibili.
I dati di seguito riportati relativi allo stock di carbonio, sono da considerarsi sottostimati
in quanto sono dati relativi solo al sistema "albero", senza considerare il carbonio immagazzinato nella lettiera e nel suolo.
Considerando la biomassa presente nei boschi lucani, il carbonio è per l’83% immagazzinato nel fusto e nei rami, per il 15% nelle radici e l’1% nella necromassa per un totale
di 20.842.249,59 Mg.
CARBONIO FORESTE 2005
Aboveground woody
Belowground woody
tree biomass
tree biomass
17.430.397,44
3.208.048,81
Dead Mass
Totale
203.803,34
20.842.249,59
Il valore del carbonio immagazzinato nelle foreste lucane è da considerarsi un valore
di tendenza, suscettibile a modifiche e ad integrazioni. E’ un valore che sarà alla base di
ulteriori studi ed approfondimenti per la stima reale di carbonio immagazzinato in tutto
l’ecosistema forestale.
Con il Gain-Loss Method8 è stata stimata la variazione annua dello stock di Carbonio nella
biomassa viva (ΔCF) derivante dalla differenza tra il carbonio stoccato annualmente (incremento di biomassa) e le perdite derivanti dai prelievi di legna da opera, i prelievi da
legna da ardere e le perdite annuali dovute ad altre cause (es. incendi boschivi).
Dalle elaborazioni risulta che la variazione annua nel 2010 di C stock dovuto all’incremento di biomassa è pari a 416.450,60 ton/ettaro, le perdite annuali di C derivanti dalla
sommatoria dei prelievi dei tagli della legna da ardere e da opera e da altri tipi di perdite
è pari a 57.094,75 ton/ettaro. Da qui ne deriva che annualmente in Basilicata nella solo
biomassa viva vengono fissate 0.4 Mt di Carbonio.
4 Pilli et al., 2006; Federici et al., 2008.
5 RMU - Re-Moval Unit: sono unità commerciabili rilasciate sulla base dell’assorbimento dei gas serra dall’atmosfera
attraverso attività LULUCF secondo gli Articoli 3.3 e 3.4 del protocollo di Kyoto, e possono essere utilizzate per l’adempimento agli obblighi di riduzione.
6 Alisciani et al. 2010.
7 CFS, 2005
8 Il Gain-Loss Method e lo Stock-Difference Method corrispondono al Default Method e allo Stock Change Method del
Gpg-lulucf (IPCC, 2003).
TABELLA 7. QUADRO
RIASSUNTIVO
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Processi di compensazione in Basilicata per le emissioni di gas e sistemi forestali
sto potenziale di assorbimento potrebbe essere trasformato in corrispondenti Re-Moval
Tito, area industriale di Tito Scalo. Antonio Bellotti
Capitolo 3
Industria
Il settore industriale fornisce lavoro e genera reddito ma, nel contempo, determina pressioni importanti sull’ambiente. L’inquinamento di origine industriale, tuttavia, è diminuito negli ultimi decenni grazie all’azione legislativa ambientale che ha individuato come
primi obiettivi della regolamentazione proprio queste fonti di inquinamento, puntuali e
facilmente identificabili. In Basilicata l’industria detiene un ruolo ragguardevole nel padell’economia regionale. La struttura dell’industria lucana evidenzia la tendenza alla diminuzione delle dimensioni d’impresa: dal punto di vista ambientale ciò potrebbe garantire il miglioramento delle possibilità di intervento delle imprese nella prevenzione
dall’inquinamento attraverso l’applicazione di sistemi di gestione ambientale che, adottati come approcci volontari, consentono all’impresa di risparmiare energia e materie
prime, di ridurre il rischio di incidenti, di migliorare l’efficienza interna e di ottenere vantaggi competitivi e d’immagine e nel contempo, garantiscono il rispetto delle normative
ambientali e lo sviluppo di comportamenti basati sulla prevenzione. Come detto, il settore industriale determina potenzialmente un ampio spettro di problematiche ambientali:
emissioni in atmosfera, produzione di acque reflue di processo, contaminazione del suolo e produzione di rifiuti; a queste si aggiungono la generazione di odori, di rumore e di
traffico, l’utilizzo di risorse naturali, l’interferenza con il paesaggio nonché, in alcuni casi
specifici, la generazione di rischio associato alla detenzione di sostanze pericolose.
Lo studio delle pressioni ambientali generate dall’industria viene limitato non solo dal
fatto che le tipologie dei problemi ambientali sono specifiche dei singoli comparti produttivi, ma anche dal fatto che la disponibilità dei dati non è ampia. La strategia prevalente per valutare le tendenze complessive consiste quindi nell’utilizzare indicatori di approssimazione quale - ad esempio - il consumo di energia, che è collegato all’emissione
di importanti inquinanti atmosferici (in particolare anidride carbonica, biossido di zolfo,
ossidi di azoto, diossine e metalli pesanti). Negli anni, i consumi energetici dell’industria
sono aumentati meno dell’indice di produzione industriale, indicando che le politiche
e gli incentivi per il contenimento dei consumi hanno avuto effetti positivi sull’intensità energetica dell’industria; da ciò deriva anche l’evoluzione delle relative emissioni di
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria
norama dei settori economici; la quota di valore aggiunto rappresenta, al 2009, il 25%
anidride carbonica, che sono in diminuzione. Le strategie sviluppate ai differenti livelli
di governo a partire dagli anni ‘70 hanno consentito di contrastare la maggior parte dei
problemi ambientali di origine industriale: la grande sfida per il controllo dell’inquinamento industriale è ora quella di migliorare il rapporto costi/benefici delle differenti regolamentazioni in modo da tutelare l’ambiente mantenendo nel contempo la competitività dell’industria locale e di potenziare il sistema informativo circa il controllo stesso.
Le linee strategiche della Regione Basilicata per gli aspetti ambientali della produzione
industriale pongono un forte accento sulla sostenibilità dello sviluppo produttivo in termini di qualità ambientale, tutela paesistica, prevenzione dei dissesti, riqualificazione urbana e qualità delle architetture e dei manufatti.
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
52 > 53
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
CODICE
INDICATORE/INDICE
DPSIR
UNITÀ DI
FONTE
MISURA
COPERTURA
COPERTURA STATO
SPAZIALE
TEMPORALE ATTUALE
TREND
IND1
N°imprese x settore
D/P
N
Istat,
Infocamere
Osservatorio
economico
regionale
Italia
Mezzogiorno
Basilicata
2008-2010
↓
IND2
N° imprese certificate ISO
14001/EMAS
R
N
Ispra
Nazionale
Mezzogiorno
Regionale
2009
↑
IND3
Numero di impianti
soggetti ad autorizzazione
integrata ambientale e
autorizzazioni rilasciate
P/R
Numero
Regione
Regione
2005-2010
☺
↑
IND4
Numero di impianti
R
autorizzati alle emissioni in
atmosfera
Numero
Regione
Regione
1989-2010
☺
↑
IND5
Emissioni in atmosfera da
attività industriali
P
Tonnellate/ Regione
anno
Regione
2004
-
-
IND6
Stabilimenti a rischio di
incidente rilevante
D
Numero
Regione
Arpab
Italia
Regione
2005-2010
☺
↓
IND7
Quantità di sostanze
pericolose
P
Tonnellate
Regione
Arpab
Regione
Attuale
☺
↓
IND8
Incidenti
I
Numero
ARPAB
Regione
2005-2010
☺
↑
IND9
Verifiche ispettive
R
Numero
ARPAB
Regione
2005-2010
↓
IND1. DINAMICA DELLE IMPRESE IN BASILICATA
La dinamica delle imprese è un indicatore moderatamente sensibile alle vicende congiunturali: le decisioni imprenditoriali relative all’avvio o alla cessazione di un’attività, o
alla sua trasformazione, sono influenzate soprattutto da variabili strutturali e da aspettative relative al medio periodo. E’ utile tenere sotto osservazione la variazione della quantità e qualità del "parco imprese" perché alcune indicazioni di tendenza sono significative dell’economia locale.
FIGURA 1. IMPRESE ATTIVE PER
ATTIVITÀ ECONOMICA (2011)
Fonte: nostra elaborazione su dati
Infocamere (2011)
FIGURA 2. COMPOSIZIONE DEL
VALORE AGGIUNTO PER SETTORE
(2009)
Relativamente al numero di imprese registrate al 2011 la regione Basilicata conta 61.550
unità. La figura 1 mostra che la quota di imprese attive del settore agricolo e del commercio assorbe il 54% del totale delle imprese; in particolare è il primo dei due a presentare
valori estremamente alti, soprattutto se confrontati con il corrispondente dato italiano
(31,3% contro il 13,7%), mentre il settore industriale si attesta intorno all’8%, poco sotto
le medie del meridione (8,3%) e del dato nazionale (10,1%). Nel 2011 si è constatata una
crescita adeguata nel numero di attività imprenditoriali (0,31%), superiore a quella registrata sia nel Mezzogiorno (-0,05%) che in Italia (0,05%). Questo risultato viene raggiunto
non tanto a causa di un tasso di natalità che colloca la Basilicata in ultima posizione nella
relativa graduatoria, quanto a un livello di mortalità imprenditoriale inferiore a quello
medio nazionale. La Basilicata si segnala come una regione in cui è maggiore l’incidenza
delle imprese aventi come forma giuridica quella di ditta individuale (69,5). La densità
imprenditoriale (10,6 ogni 100 abitanti) è al di sopra del valore nazionale (10,2) e di quello del Mezzogiorno (9,73).
IND2. IMPRESE CERTIFICATE ISO 14001/EMAS
La norma UNI-EN-ISO 14001 è lo standard per la certificazione ambientale appartenente alla famiglia delle norme UNI-ISO, ed è riconosciuta in tutto il mondo. Al contrario
della registrazione EMAS, che prevede la convalida da parte di un ente pubblico e una
comunicazione trasparente con l’esterno, essa è di natura privata ed è orientata solo al
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria
Fonte: nostra elaborazione su dati
Istituto Tagliacarne, 2010, Movimprese
miglioramento gestionale; la certificazione vera e propria viene rilasciata - da verificatori ambientali accreditati - a seguito della rispondenza del sistema di gestione alle prescrizioni della norma stessa. I benefici ambientali connessi alla ISO 14001 - ottenibili attraverso obiettivi gestionali e tecnologico/impiantistici - sono costituiti principalmente
dalla razionalizzazione dei consumi di materie prime ed energia, dalla riduzione delle
emissioni e dei rifiuti, dalla prevenzione degli impatti e dal conseguente miglioramento
dell’efficienza ambientale complessiva. Questo indicatore, insieme a quello relativo al
numero di registrazioni EMAS, fornisce informazioni circa le risposte messe in atto dal
mondo produttivo e dalle organizzazioni in genere alle problematiche ambientali.
TABELLA 2. NUMERO DI IMPRESE CERTIFICATE IN ITALIA
(2013)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
54 > 55
Fonte: nostra elaborazione su dati
Accredia (Ente di Accreditamento
Italiano)
Regione
Siti
UNI EN
UNI EN
UNI EN
UNI EN
UNI
BS
UNI CEI
ISO/IEC
Produttivi
9100
ISO 9001
9110
9120
EN ISO
OHSAS
ISO/IEC
20000-1
14001
18001
27001
Abruzzo
3.101
4
2.824
-
-
446
236
4
-
Basilicata
1.283
1
1.161
-
-
206
88
7
-
Calabria
3.052
-
2.854
-
-
306
121
5
-
Campania
9.785
78
9.071
1
3
1.229
415
16
1
ESTERO
7.783
59
6.855
-
8
1.507
958
93
-
Emilia-Romagna
11.187
24
10.136
-
2
1.619
859
38
1
Friuli-Venezia
Giulia
2.971
6
2.653
-
-
403
258
9
-
Lazio
11.298
32
10.647
8
5
1.007
638
85
5
Liguria
3.222
8
2.905
-
3
509
274
14
1
Lombardia
25.911
77
24.203
1
8
2.716
1.459
91
3
Marche
3.402
3
3.037
1
-
535
318
6
-
Molise
649
-
577
-
-
120
67
1
-
Piemonte
9.926
60
8.890
1
3
1.469
825
23
1
Prov. Aut. Bolzano
802
-
710
-
-
145
68
-
-
Prov.Aut. Trento
1.730
1
1.573
-
-
215
126
2
-
Puglia
5.663
31
5.127
-
-
782
290
22
2
Sardegna
2.356
-
2.201
-
-
280
135
5
-
Sicilia
7.432
3
6.900
-
-
748
279
7
1
Toscana
8.093
13
7.321
1
2
1.144
660
20
1
Umbria
2.342
15
2.143
-
-
332
211
4
-
Valle d’Aosta
358
-
276
-
-
101
60
1
-
Veneto
13.911
10
12.752
-
-
1.555
961
36
1
ITALIA
136.257
425
124.816
13
34
17.374
9.306
489
17
A febbraio 2013 nel panorama italiano, la Basilicata, con 206 aziende certificate UNI EN
ISO 14001, pari all’1,18% del totale nazionale, si attesta agli ultimi posti. Tuttavia, considerando l’incidenza delle imprese certificate rispetto al totale dei siti produttivi, si rileva
che il posizionamento della Basilicata, con il 16,1% supera la media nazionale (12,8%) e
la colloca nei primi posti di una graduatoria virtuale (figura 3).
FIGURA 3. INCIDENZA DELLE
IMPRESE CERTIFICATE UNI EN
ISO 14001.2004 SUL TOTALE
(2011)
Fonte: nostra elaborazione su dati
Accredia (Ente di Accreditamento
Italiano)
Il sistema di gestione ambientale EMAS fa riferimento al Regolamento CE 761/2001, adottato dalla Comunità Europea nel 2001 nella versione attuale, come revisione del precedente Regolamento CEE 1836/1993. Esso richiede l’attivazione del controllo gestionale degli
impatti sull’ambiente e prevede una serie di attività sistematiche di comunicazione con i
cittadini e con le amministrazioni locali. È intesa nel senso della trasparenza la redazione
della Dichiarazione Ambientale, un documento pubblico che, messo a disposizione degli
FIGURA 4. SITI REGISTRATI
EMAS
IN ITALIA (2012)
Fonte: nostra elaborazione su dati
ISPRA - Comitato Ecolabel Ecoaudit
La figura 4 mostra che sono 29 le registrazioni EMAS in Basilicata rilevate da ISPRA al
2012. Il numero piuttosto esiguo rispecchia la tendenza nazionale con un numero di
adesioni molto inferiore a quello delle certificazioni ISO 14001; ciò è probabilmente
dovuto sia al maggiore impegno richiesto da EMAS, sia alla scarsa conoscenza di questo strumento, potenziale fonte di un positivo ritorno d’immagine e, di conseguenza, di
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria
interlocutori esterni all’organizzazione, ne descrive prestazioni e obiettivi ambientali.
vantaggio competitivo. Interessante è anche soffermarsi sul livello di mantenimento del
tempo delle registrazioni EMAS (2002-2010). Fino al 2007 si delinea che tutte le aziende
hanno mantenuto la registrazione; dal 2008 questo valore è peggiorato. Per il prossimo
futuro è ragionevole aspettarsi un’ulteriore rapida diffusione di tali certificazioni, sia sotto la spinta di programmi, incentivi e progetti messi a punto dalla regione1, sempre più
convinta che la diffusione dei sistemi di gestione ambientale possa meglio garantire la
tutela dell’ambiente sia a seguito di dinamiche di mercato che ad oggi vedono i paesi
extraeuropei (es. asiatici) sempre più orientati verso l’adozione di questi strumenti.
IND3. IMPIANTI SOGGETTI AD AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE (AIA)
E AUTORIZZAZIONI RILASCIATE
L’indicatore definisce il numero di stabilimenti e di attività, presenti in Basilicata, rientranti nel campo di applicazione della cosiddetta "direttiva IPPC"2. Le attività che rientrano nell’ambito di applicazione dell’IPPC sono soggette ad Autorizzazione Integrata
Ambientale (AIA). L’AIA è il provvedimento disciplinato dalla parte II del D. L.vo 152/2006
che autorizza l’esercizio di un impianto imponendo misure tali da evitare oppure ridurre
le emissioni nell’aria, nell’acqua e nel suolo per conseguire un livello elevato di protezione dell’ambiente nel suo complesso. L’Autorizzazione Integrata Ambientale sostituisce le
seguenti autorizzazioni:
• Autorizzazione alle emissioni in atmosfera, fermi restando i profili concernenti gli
aspetti sanitari (Titolo I alla Parte V del D. L.vo 152/2006);
• Autorizzazione allo scarico (Capo II del Titolo IV della Parte III del D. L.vo 152/2006);
• Autorizzazione unica per i nuovi impianti di smaltimento e recupero rifiuti (art. 208
del D. L.vo 152/2006);
• Autorizzazione allo smaltimento degli apparecchi contenenti PCB-PCT (D. L.vo
209/1999, art. 7)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
56 > 57
• Autorizzazione all’utilizzo dei fanghi derivanti dal processo di depurazione in agricoltura (D.L.vo 99/1992, art.9)
In Basilicata, in conformità al calendario delle scadenze per la presentazione delle domande AIA per gli impianti esistenti, approvato dalla Regione Basilicata con D.G.R. n.
1603/2005, tra la fine del 2005 e il primo semestre dell’anno 2006 sono state presentate
44 istanze di AIA per impianti esistenti. Alla data del 31/12/2010 risultano presentate 9
istanze AIA per nuovi impianti e risultano, in totale, autorizzati 24 impianti esistenti, la cui
distribuzione sul territorio regionale è rappresentata in figura 5.
1 DGR n. 682 del 29.05.2012, "Iniziative di Certificazione Ambientale Territoriale che coinvolgono Enti pubblici e
Imprese".
2 La Direttiva 2008/1/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio definisce gli obblighi che le attività industriali ed
agricole ad elevato potenziale inquinante devono rispettare al fine di prevenire e ridurre le emissioni in atmosfera.
Impone una strategia per aumentare la prestazione ambientale dei complessi industriali: Integrated Pollution Prevention and Control - IPPC.
FIGURA 5. DISTRIBUZIONE
TERRITORIALE DEGLI IMPIANTI
AUTORIZZATI AIA (2012)
Fonte: Regione Basilicata, Dipartimento
Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità, Ufficio Compatibilità
Ambientale
IND4. NUMERO DI IMPIANTI AUTORIZZATI ALLE EMISSIONI IN ATMOSFERA
L’indicatore mira a caratterizzare il potenziale impatto provocato dalle emissioni in atmosfera provenienti dalle diverse tipologie di attività produttive presenti nel territorio
regionale. Le informazioni relative alle imprese autorizzate derivano dai provvedimenti
regionali di autorizzazione alle emissioni in atmosfera in vigore alla data di aggiornamento dell’indicatore. Dal 1989 al 2010 risultano autorizzati alle emissioni in atmosfera,
ex DPR n. 203/1988 (attualmente D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. titolo V) 372 impianti. Il graditte in possesso di autorizzazione alle emissioni in atmosfera riflette il contesto produttivo regionale con prevalenza di impianti per la produzione di conglomerati cementizi e
di impianti di lavorazione inerti. Consistente è la presenza di attività per la produzione di
componentistica per auto e di prodotti alimentari.
FIGURA 6. NUMERO DI IMPRESE
AUTORIZZATE PER TIPOLOGIA
DI ATTIVITÀ (1989-2010)
Fonte: Regione Basilicata, Dipartimento
Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità, Ufficio Compatibilità
Ambientale
Decisamente alto è il numero di impianti autorizzati alle emissioni in atmosfera. Anche
in questo caso il trend è positivo perché l’ufficio competente riesce ad evadere le nuove
istanze nei tempi previsti dalla normativa. Una fase saliente di tale lavoro sarà costituito
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria
fico di figura 6 riporta il numero di ditte autorizzate per tipologia di attività. Il numero di
dall’aggiornamento delle autorizzazioni rilasciate ai sensi del DPR n. 203/88, abrogato
dal D. Lgs. 152/2006 e s.m.i e previsto dall’art. 281 dello stesso decreto che consentirà
una valutazione più aderente alla realtà delle attività produttive tenendo conto delle
modifiche intervenute negli anni.
IND5. EMISSIONI IN ATMOSFERA DA ATTIVITÀ INDUSTRIALI
La finalità dell'indicatore è quella di monitorare nel tempo l’entità degli inquinanti emessi in base al contributo dei singoli macrosettori. Esso viene elaborato utilizzando l’inventario delle emissioni della Regione Basilicata, costruito su dati del 2004, ed in fase di
aggiornamento. L’inventario di emissioni è una stima quantitativa di tali flussi di materia
dalle sorgenti all’atmosfera, inclusa la loro ripartizione territoriale, la loro evoluzione nel
tempo ed una caratterizzazione puntuale delle sorgenti più significative.
Combustione nell’industria
SOX
COV
NOX
PM10
CO
CO2
Benzene
tonn/anno
tonn/anno
tonn/anno
tonn/anno
tonn/anno
Ktonn/anno
tonn/anno
1076,49
98,09
1614,00
17,73
397,13
636,434
0,00
Processi produttivi
72,42
519,11
128,35
43,88
5542,58
447,758
1064,18
Contributo dell’industria
alle emissioni totali
1148,91
617,2
1742,35
61,61
5939,71
1084,192
1064,18
Totale emissioni della
Regione Basilicata
6.227,12
59.845,15
16.394,78
2.536,26
38.364,71
4.260,16
128.640,28
TABELLA 3. LIVELLI DI EMISSIONI IN ATMOSFERA DA ATTIVITÀ
INDUSTRIALI (2004)
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata (Inventario emissioni
in atmosfera)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
58 > 59
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata (Inventario emissioni
in atmosfera)
FIGURA 7. LIVELLI DI EMISSIONI IN ATMOSFERA DA ATTIVITÀ
INDUSTRIALI IN TONNELLATE/
ANNO (2004)
In Basilicata, il contributo dell’industria alle emissioni regionali si presenta di un certo
rilievo per gli ossidi di zolfo e di azoto nonché per il monossido e il biossido di carbonio
ed il particolato. L’adozione di tecnologie più avanzate ed il conseguente aggiornamento
dei provvedimenti di autorizzazione alle emissioni in atmosfera dovrebbe comportare
una diminuzione del contributo dell’industria alle emissioni totali.
Emissions trading in Italia ed in Basilicata.
Nei Paesi dell’Unione Europea, un ruolo centrale nelle strategie di mitigazione (ossia di
prevenzione dei cambiamenti climatici attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra
e l’incremento degli assorbimenti di anidride carbonica) è stato assegnato all’attuazione
del sistema europeo di emissions trading, istituito in base alla Direttiva 2003/87/CE con la
definizione di un limite massimo alle emissioni di gas serra dagli impianti industriali che
ricadono nel campo di applicazione dalla direttiva. I permessi di emissione ammissibili
vengono assegnati a ciascun impianto attraverso il Piano Nazionale di Allocazione (PNA),
art. 8, comma 2 del D.Lgs 4 aprile 2006, n. 216 ed ogni permesso (European Allowances
Unit, EAUs) attribuisce il diritto a emettere una tonnellata di anidride carbonica in atmosfera nel corso dell’anno di riferimento.
In Basilicata, allo stato attuale, dal Registro del Piano Nazionale di assegnazione delle
quote di emissione di CO2 risultano essere presenti sette imprese (holding) operanti in
Basilicata con le rispettive quote autorizzate (1.053.532 tCO2) con esclusione delle quote
della Cartiera di Avigliano in fase di definizione come di seguito riportato.
RAGIONE SOCIALE
N° AUTORIZZAZIONE DENOMINAZIONE
DEL GESTORE
QUOTE 2012
(t/CO2 )
TABELLA 4. QUOTE DI EMISSIONE DI CO2 2012
86.509
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata
SERENE SPA
773
Centrale di Cog. SERENE
di Melfi
EUGEA Mediterranea S.P.A.
1261
Stabilimento di Lavello
5.892
ENI S.p.a.
920
Cento oli Di Viggiano
276.266
FERRIERE NORD SPA
774
Siderpotenza
25.255
ITALCEMENTI S.P.A.
778
Cementeria Mt
448.015
ARTISSUE
1089
Cartiera di Avigliano
TECNOPARCO VALBASENTO
972
Centrale Termoelettrica
211.595
IND6. NUMERO E TIPOLOGIA DI STABILIMENTI A RISCHIO DI INCIDENTE
RILEVANTE
L’elemento che classifica uno stabilimento "a Rischio di Incidente Rilevante" è la detenzione di sostanze potenzialmente pericolose in quantità superiore a soglie definite. La
normativa definisce incidente rilevante "un evento quale un’emissione, un incendio o
un’esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante
l’attività di uno stabilimento e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito,
intervengano una o più sostanze pericolose"; per sostanze pericolose si intendono quelle elencate nell’Allegato I del Decreto Legislativo 334/1999 e s.m.i. In definitiva, i possibili
scenari di incidenti possono derivare da: sostanze infiammabili (incendi, esplosioni), sostanze tossiche e nocive (dispersione in atmosfera). Il gestore dello stabilimento è tenuto
ad espletare una serie di adempimenti che possono riassumersi nella figura seguente:
FIGURA 8. ADEMPIMENTI DEGLI
STABILIMENTI A RISCHIO DI
INCIDENTE RILEVANTE
STABILIMENTI
Art. 8
Art. 6/7
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
RdS (Rapporto di Sicurezza)
Notifica
Scheda informativa
Documento sulla politica di
prevenzione degli incidenti rilevanti
Sistema di Gestione della Sicurezza
Formazione
PEI (Piano di Emergenza Interno)
C.T.R.
•
•
•
Notifica
Scheda informativa per la popolazione
Documento sulla politica di
prevenzione degli incidenti rilevanti
Sistema di Gestione della Sicurezza
Formazione
PEI (Piano di Emergenza Interno)
Istruttoria
PREFETTO
P.E.E. – Piano di Emergenza Esterno
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata - Dipartimento
Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità - Ufficio Compatibilità
Ambientale
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria
per la salute umana o per l’ambiente, all’interno o all’esterno dello stabilimento, e in cui
Gli stabilimenti di cui all’art. 8 del Decreto Legislativo 334/1999 e s.m.i. hanno l’obbligo di presentare una notifica alle Autorità competenti tra cui il Ministero dell’Ambiente
(MATTM), di redigere un rapporto di sicurezza e di adottare uno specifico sistema di gestione della sicurezza. Gli stabilimenti di cui agli articoli 6 e 7 hanno i medesimi obblighi
dei precedenti, ma non sono tenuti a redigere il rapporto di sicurezza. Il Piano di emergenza esterno (PEE) rappresenta la risposta organizzata dagli enti preposti al verificarsi di un
evento incidentale negli stabilimenti a rischio di incidenti rilevanti, a garanzia della protezione della popolazione e dell’ambiente. Negli ultimi anni si è dato grande impulso alle attività di redazione ed aggiornamento dei PEE, a fronte della procedura di infrazione aperta
dalla Commissione Europea nei confronti dell’Italia e di altri 11 membri dell’Unione Europea: entro dicembre 2010 sono state approvati dalle Prefetture di Potenza e Matera tutti i
PEE degli stabilimenti soggetti agli artt. 6, 7 e 8 del D.Lgs. n, 334/1999 e s.m.i. La Regione
Basilicata, e nello specifico l’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente,
Territorio, Politiche della Sostenibilità, ha censito tutte le attività industriali ricadenti nel
campo di applicazione del D.Lgs. n. 334/1999 e s.m.i., fino al 31 dicembre 2010. Si tratta di
cinque stabilimenti ricadenti in Art. 6 e sette in Art. 8 come rappresentato di seguito.
TABELLA 5. IMPIANTI A RISCHIO
DI INCIDENTE RILEVANTE
IN BASILICATA
Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento
Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità - Ufficio Compatibilità
Ambientale
*
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
60 > 61
Le ditte Total Italia S.p.A. e Geogastock
S.p.A. hanno ricevuto il NOF per
l’installazione dei loro impianti, pertanto
i dati corrispondenti non sono stati
inseriti nelle tabelle successive.
STABILIMENTI ART.6
AZIENDA
PROVINCIA
1
Gnosis Bioresearch srl
MT
2
COM PASS S.p.A.
PZ
3
Liquigas S.p.A.
PZ
4
Mazzola gas srl
PZ
5
Mythen S.p.A.
MT
STABILIMENTI ART.8
AZIENDA
PROVINCIA
1
Commer TGS S.p.A.
PZ
2
Dow Italia srl
MT
3
Eni S.p.A.
PZ
4
Geogastock S.p.A. *
MT
5
Incagal Sud srl
PZ
6
S.I.P. srl
MT
7
Total Italia S.p.A. *
PZ
Il dato a disposizione per questo indicatore è il numero di stabilimenti, divisi per categoria in funzione degli adempimenti stabiliti dalla normativa a cui sono soggetti.
TABELLA 6. NUMERO DI STABILIMENTI SOGGETTI AGLI ADEMPIMENTI DI CUI AL
D.LGS. 334/1999 E S.M.I
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata - Dipartimento
Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità - Ufficio Compatibilità
Ambientale
Numero
ART. 6/7
ART.8
Totale artt. 6/7 e 8
5
7
12
L’attività di uno stabilimento permette di conoscere preventivamente il potenziale rischio ad esso associato. In Basilicata si riscontra una prevalenza di depositi di gas di petrolio liquefatti e di impianti di produzione di materie plastiche (Tabella 7).
Stabilimenti esistenti
Numero
%
Deposito di gas liquefatti
3
30
Produzione e/o deposito gas tecnici
1
10
Trattamento di olio grezzo
1
10
Industria farmaceutica
1
10
Produzione di materie plastiche
3
30
Produzione di biodiesel
1
10
TABELLA 7. TIPOLOGIA DI ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCIDENTE
RILEVANTE
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata - Dipartimento
Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità - Ufficio Compatibilità
Ambientale
La situazione delle industrie a rischio di incidente rilevante dovrebbe restare stazionaria
anche con l’attivazione delle due nuove aziende Total Italia S.p.A. e Geogastock S.p.A.
IND7. QUANTITATIVI DI SOSTANZE PERICOLOSE PRESENTI NEGLI STABILIMENTI
A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE (RIR)
L’indicatore permette di trarre considerazioni sulla mappa del rischio industriale in Basilicata. Esso consente infatti, di evidenziare i quantitativi e il tipo di sostanze o categorie
di sostanze (o preparati) pericolose più diffuse negli stabilimenti a rischio di incidente
rilevante presenti sul territorio regionale. Vengono di seguito riportati i quantitativi complessivi di sostanze pericolose presenti negli stabilimenti collocati sul territorio lucano.
Le soglie indicate nelle tabelle successive si riferiscono ai quantitativi detenuti all’interno
di uno stabilimento per la sua classificazione come RIR. Nella colonna "Quantità" sono
indicate le quantità totali dichiarate in tutti gli stabilimenti, anche se inferiori alla soglia.
Soglia art. 8 (t)
Quantità (t)
5
50
0
Gas liquefatti estremamente
infiammabili e gas naturali
50
200
613,644
Idrogeno
5
50
2,301
Ossigeno
200
2.000
23
Prodotti petroliferi
2.500
25.000
76.730
Soglia artt. 6/7 (t)
Soglia art. 8 (t)
Quantità (t)
1. Molto tossiche
5
20
596
2. Tossiche
50
200
1.970,7
E’ prevista una variazione di tale indicatore in seguito alla entrata in funzione delle aziende Total Italia S.p.A. e Geogastock S.p.A.
IND8. INCIDENTI AVVENUTI NEGLI ULTIMI 5 ANNI
Gli incidenti avvenuti danno un’indicazione sul livello di rischio a cui l’uomo e l’ambiente
sono sottoposti; altresì, sono un punto di partenza per individuare le criticità e mettere
in atto le misure di prevenzione e mitigazione degli stessi.
TABELLA 8. SOSTANZE PERICOLOSE CLASSIFICATE NELL’ALLEGATO I PARTE 1, D.LGS.
334/1999 E S.M.I.
Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento
Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità - Ufficio Compatibilità
Ambientale
TABELLA 9. SOSTANZE PERICOLOSE CLASSIFICATE NELL’ALLEGATO I - PARTE 2, D.LGS.
334/1999 E S.M.I.
Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento
Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità - Ufficio Compatibilità
Ambientale
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria
Soglia artt. 6/7 (t)
Acetilene
FIGURA 9. NUMERO E QUALITÀ
DEGLI INCIDENTI (2005-2010)
NEGLI STABILIMENTI RIR
Fonte: Arpa Basilicata
Dall’esame della figura 9 si evince che il maggior numero di incidenti è avvenuto negli
stabilimenti sottoposti all’art. 6 del D.Lgs 334/99 e s.m.i. I quasi incidenti3, invece, sono
più frequenti negli stabilimenti in art. 8, mentre si è verificato un solo incidente durante
il trasporto delle sostanze pericolose. La presenza di incidenti in numero maggiore negli
stabilimenti di cui all’art. 6 del D.Lgs 334/99 e s.m.i. evidenzia che per tale categoria di
aziende andrebbero potenziati i sistemi di gestione della sicurezza.
IND9. VERIFICHE ISPETTIVE
Tra le diverse misure di vigilanza e controllo previste dal D.Lgs. n. 334/99 e s.m.i. assumono particolare rilievo le verifiche ispettive sui sistemi di gestione della sicurezza. Queste
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
62 > 63
sono finalizzate ad accertare l’adeguatezza della politica di prevenzione degli incidenti
rilevanti posta in atto dal gestore e dei relativi sistemi di gestione della sicurezza, nella
considerazione che la presenza di un sistema ben strutturato concorre alla riduzione della probabilità di accadimento degli incidenti rilevanti. Le verifiche ispettive sono disposte dal Ministero dell’Ambiente per gli stabilimenti di cui all’art. 8, mentre la Regione ha
competenza amministrativa nello svolgimento delle verifiche ispettive degli stabilimenti
di cui agli artt. 6 e 7.
Non ci sono verifiche ispettive avviate in Basilicata nel 2010, né sono mai state avviate
in Basilicata verifiche ispettive per quanto riguarda gli stabilimenti ricadenti nell’art.6;
analizzando il numero complessivo di ispezioni riferite agli anni precedenti per gli stabilimenti di cui all’art. 8 si registra uno scoraggiante decremento delle stesse e di conseguenza un minore controllo del sistema predisposto dalle singole aziende per garantire
la sicurezza del territorio. Per quanto riguarda le verifiche di competenza regionale si
precisa che con l’art. 72 del D.Lgs 112/1998 (recante "Conferimento di funzioni e compiti
amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della L.
59/1997) è stato disposto il trasferimento alle regioni delle competenze amministrative
relative alle industrie a rischio, nonché della competenza legislativa a disciplinare la materia con specifiche normative ai fini del raccordo tra i soggetti incaricati dell’istruttoria
e di garantire la sicurezza del territorio e della popolazione. Lo stesso art. 72 ha però
3 Per "Quasi Incidente" si intende un episodio anomalo e negativo che non ha determinato un vero e proprio incidente con danni a persone, beni aziendali e ambientali, ma che avrebbe potuto facilmente provocare tali eventi,
evitati solo per circostanze favorevoli e/o casuali. Fonte, Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro
(ISPESL).
subordinato il trasferimento delle competenze amministrative all’adozione della normativa regionale, previa attivazione dell’Agenzia regionale di protezione dell’ambiente
(ARPA), ed alla stipula di un apposito accordo di programma tra Stato e Regione per la
verifica dei presupposti per lo svolgimento delle funzioni, nonché per le procedure di dichiarazione. In linea con tali disposizioni, l’art. 18 del D.Lgs. n. 334/99 e s.m.i. prevede che
la Regione disciplini, tra l’altro, in merito all’esercizio delle verifiche ispettive. Attualmente la Regione Basilicata non ha ancora provveduto ad emanare apposita legge regionale
per disciplinare la materia, la cui operatività, per alcuni aspetti, è comunque subordinata
alla stipula dell’accordo di programma con lo Stato. L’accordo Stato-Regioni di cui all’art.
72 del D.Lgs. n. 112 del 1998 ad oggi non è stato stipulato, essendo il testo-base ancora
in discussione tra i rappresentanti dei Ministeri competenti e le Regioni, presso l’Ufficio
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria
per il federalismo amministrativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Potenza, opere in costruzione. Ernesto Salinardi
Capitolo 4
Costruzioni
Il settore delle costruzioni ha una evidente centralità nell’analisi della situazione economica, sociale ed ambientale di un territorio per il rapporto diretto che ha con il soddisfacimento di un bisogno primario dell’uomo, la casa, di investimento immobiliare di una
molteplicità di soggetti (famiglie, imprese, agenzie immobiliari, fondi immobiliari, ecc.),
per la pressione esercitata sull’ambiente e l’impatto generato (consumo di suolo, emispiù ampia dell’abitare, le risorse "consumate" sono il territorio, i materiali per la sua realizzazione, le risorse energetiche necessarie per garantire il comfort termico e illuminotecnico e le risorse naturali quali, ad esempio, l’acqua o l’aria. Un edificio consuma risorse
ambientali nel momento in cui occupa uno spazio, non soltanto quello di pertinenza
dell’edificio, ma anche quello correlato alle infrastrutture che lo collegano al territorio,
immette nell’ambiente elementi inquinanti, dai fumi della combustione agli scarichi, e
genera un impatto acustico dovuto essenzialmente alle componenti impiantistiche utilizzate per garantire il comfort. L’insieme delle costruzioni, il loro utilizzo, il modo in cui
nel tempo sono aggregate in un luogo e sono relazionate alla sua morfologia, i materiali,
le forme e le tecnologie con cui sono costruite, le tipologie, le infrastrutture di servizi, la
rete dei trasporti che ne agevolano la fruizione, costituiscono le specificità dei sistemi
insediativi antropici che caratterizzano un territorio, modellati ed organizzati in paesi e
città. Le città pur occupando solo il 2% della superficie del pianeta, sono responsabili
di circa l’80% delle emissioni di CO2, poiché, come dimostrano i dati 2009 della Population Division del Department of Economic and Social Affairs delle Nazioni Unite, oltre la
metà della popolazione umana vive in aree urbane: 3,4 miliardi di individui che potranno
arrivare a 6,3 miliardi nel 20501. Poiché destinato a soddisfare bisogni primari e diritti
inalienabili dell’uomo (abitare e lavorare) nonché bisogni sociali (servizi, spazi pubblici
e welfare in generale) che nel tempo cambiano, il settore delle costruzioni risente di una
domanda insediativa mutevole nella qualità e nella quantità che pone da tempo nuovi
paradigmi del concetto di sviluppo urbano più implosivo, cioè rivolto alla riqualificazione
1 VII Rapporto ISPRA 2010 - Qualità dell’ambiente urbano.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni
sioni, rifiuti, consumo di energia, ecc.). Infatti, nel caso delle costruzioni, o nell’accezione
e al rinnovamento della città esistente più che alla espansione insediativa. I documenti di
programmazione europei hanno da decenni attribuito alle città un ruolo trainante nella
costruzione della competitività e della coesione dell’Unione mentre recenti documenti
guardano alle città come oggetto delle sfide che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi
anni, laddove si propone di implementare, con una specifica attenzione alle aree urbane,
la strategia "Europa 2020" approvata dal Consiglio UE, rimarcando tre temi principali:
sviluppo urbano ed edilizio sostenibile; riduzione del consumo di suolo e di energia; riqualificazione urbana integrata; riqualificazione energetica degli edifici. Nel paragrafo
presente, il settore delle costruzioni e dell’ambiente urbano della Basilicata è indagato
come settore di specializzazione dell’economia regionale; in relazione alla pressione creata dall’offerta di nuove costruzioni ed in particolare di nuova edilizia pubblica; in relazione all’impatto che determina sul consumo di suolo e sul paesaggio; in relazione alle risposte che la pubblica amministrazione mette in campo con la redazione degli strumenti
urbanistici locali e di area vasta.
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
66 > 67
Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento
Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità - Direzione Generale
CODICE
INDICATORE/INDICE
DPSIR
UNITÀ DI
FONTE
MISURA
COPERTURA
COPERTURA
SPAZIALE
TEMPORALE ATTUALE
STATO
TREND
%
UNIONCAMERE
IT
BAS
2000-2013
↓
Numero delle imprese/ D
addetti
del settore
numero
UNIONCAMERE
BAS
2000-2013
↓
COS3
Permessi a costruire
per abitazioni
D
n
ISTAT
IT
BAS
2005-2012
↓
COS4
Volumi autorizzati per
nuove costruzioni e
ampliamenti
D
m3/n
UNIONCAMERE
IT
BAS
2000-2013
↓
COS5
Edilizia residenziale
pubblica
D/P
m2/n
ATER Matera e
Potenza
BAS
2000-2010
−
−
COS6
Abitazioni e famiglie
S
n
ISTAT
ITA
BAS
2001-2008
−
−
COS7
Consumi ed emissioni P
del settore residenziale
%
REG BAS
BAS
2008
↓
COS8
Normative e strumenti
REG BAS
BAS
2000-2012
↓
COS1
Valore aggiunto del
settore al PIL
COS2
D
R
COS1. VALORE AGGIUNTO DELLE COSTRUZIONI AL PIL
L’indicatore riferisce che in Basilicata l’industria delle costruzioni, che rappresenta un settore fondamentale dell’economia, sia in termini di ricchezza prodotta che sotto il profilo
occupazionale, ha risentito fortemente della crisi che dal 2008 ad oggi ha colpito l’economia nazionale. Se si analizzano i dati della struttura produttiva ed occupazionale, nonché
i dati relativi alla contabilità territoriale (valore aggiunto del settore al PIL) è evidente
come il settore, che al 2006 costituiva una forma di specializzazione dell’economia regionale, è oggi caratterizzato da una pesante caduta.
2000
2006
2012
% su PIL
% su PIL
% su PIL
Basilicata
6,7
7,9
2,9
Italia
4,5
4,9
4,2
TABELLA 2. VALORE AGGIUNTO
DELL’INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI (2000-2012)
Fonte: nostra elaborazione su dati
Osservatorio Economico Regionale,
Unioncamere Basilicata - Centro Studi
In Basilicata, il valore aggiunto realizzato dal settore nel 2006 rappresentava il 7,9% della ricchezza complessiva prodotta dal sistema economico regionale, quota superiore di
3 punti percentuali alla media nazionale (4,9%) e di 2,4 punti percentuali nei confronti
della media delle regioni del mezzogiorno (5,5%). I dati recenti indicano una inversione
di valori rispetto al dato nazionale; infatti, il valore aggiunto regionale realizzato al 2012
dal settore è caratterizzato da una diminuzione percentuale maggiore (-5%) rispetto a
quella nazionale (-0,3%).
FIGURA 1. INCIDENZA %
DEL VALORE AGGIUNTO DELLE
COSTRUZIONI SUL PIL REGIONALE (ANNO 2006)
La figura, che mette a confronto la regione Basilicata con le altre regioni italiane per
quanto attiene l’incidenza percentuale del valore aggiunto delle costruzioni sul PIL regionale, conferma l’importanza economica del settore per la Basilicata, seconda solo
alla Valle d’Aosta. Se fino al 2006 la performance del settore è stata altamente positiva,
nei sei anni successivi si assiste ad una fase regressiva, in linea con la difficile situazione
congiunturale del paese. Il comparto delle costruzioni, però, ha mostrato una maggiore
capacità di tenuta rispetto ad altri settori industriali sebbene la componente residenziale ha registrato una forte flessione delle compravendite (tendenza confermata dai dati
dell’Agenzia del Territorio che evidenziano un crollo delle compravendite residenziali,
pari a -19,6% nei primi sei mesi del 2012).
COS2. NUMERO DELLE IMPRESE/ADDETTI DEL SETTORE
Il contributo delle costruzioni all’occupazione complessiva (misurata in termini di unità
di lavoro) è pari al 10,7%; quota che, in Italia, raggiunge il 7,7%, mentre nel Mezzogiorno
si attesta all’8,6%.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni
Fonte: Osservatorio Economico Regionale,
Unioncamere Basilicata - Centro Studi
FIGURA 2. ANDAMENTO DELLE
IMPRESE DEL SETTORE DELLE
COSTRUZIONI - NUMERI INDICI
2000=100 (2000-2012)
Fonte: nostra elaborazione su dati
Osservatorio Economico Regionale,
Unioncamere Basilicata - Centro Studi
FIGURA 3. INCIDENZA PERCENTUALE DELLE IMPRESE DI
COSTRUZIONE SUL TOTALE DELLE IMPRESE EXTRA-AGRICOLE
(2000-2008)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
68 > 69
Fonte: Osservatorio Economico Regionale,
Unioncamere Basilicata - Centro Studi
Alla fine del 2008, risultavano iscritte al Registro Imprese delle Camere di Commercio
lucane (in condizione di normale funzionamento) 6.693 imprese del settore delle costruzioni, che rappresentano il 19,0% della base imprenditoriale extra-agricola complessiva
della regione: una quota superiore sia alla media nazionale (pari al 18,3%) sia a quella
meridionale, che si attesta al 16,4%.
Il dato relativo al periodo 2008-2010 inverte tale dinamica positiva mostrando che il settore è tra quelli che a livello di comparto industriale ha perso il numero più elevato di addetti (-7,7%). In termini assoluti, nel triennio 2008-2010, la contrazione registrata nell’edilizia è di quasi 1.500 addetti in meno2.
COS3. PERMESSI A COSTRUIRE PER ABITAZIONI
La difficile situazione in cui attualmente versa il comparto è testimoniata anche dall’andamento del numero dei permessi a costruire per abitazioni che secondo elaborazioni
2 Osservatorio economico della Basilicata - L'economia della Basilicata nel 2011.
sui dati ISTAT e ANCE presentano una variazione (in diminuizione) nel periodo 2005-2010
del 57,9% per l’Italia e del 50,5% per la Basilicata.
FIGURA 4. ABITAZIONI (NUOVE
ED AMPLIAMENTI) IN ITALIA
(1995-2012)
Fonte: elaborazione Ance su dati Istat
Italia
128.707
2006
2007
2008
2009
2010
Var.% 2010-2005
-5,2
-4,5
-22,3
-25,4
-19,8
-57,9
Italia meridionale ed insulare 39.358
-1
0,4
-13,6
-27,7
-15,3
-47,3
Basilicata
71,6
-34,9
-10,1
-48,8
-3,8
-50,5
781
COS4. VOLUMI AUTORIZZATI PER COSTRUZIONE E AMPLIAMENTO DI FABBRICATI RESIDENZIALI E NON
L’indicatore permette di valutare la quantità di volume autorizzato con il rilascio dei permessi a costruire, quale nuovo stock di fabbricati residenziali e non; non indica, pertanto,
i m3 di costruzioni esistenti ma solo i nuovi; essendo un dato legato alle informazioni rilevate tramite la collaborazione che i comuni forniscono ad Istat, si ritiene che vada letto
con una certa cautela. Nei dieci anni precedenti il 2006 la produzione del settore è stata
alimentata in modo pressoché costante, dal comparto abitativo, sia nella componente della nuova edilizia sia degli interventi di riqualificazione, quest’ultimi sospinti anche
dalle misure di agevolazione fiscale. Nel 2006, in Basilicata, sono stati rilasciati permessi
di costruire per realizzare 575 nuovi fabbricati residenziali (cui corrispondono 2.521 abitazioni), per 1 milione e 228 mila metri cubi di volume, ai quali si aggiungono i 78 mila
metri cubi concessi per gli ampliamenti di fabbricati preesistenti, per un totale, quindi, di
1 milione e 306 mila. Nel 2007 sono stati realizzati 3.571 nuove abitazioni, nel 2010 solo
232 nuovi fabbricati cui corrispondono 726 abitazioni e 380.353 metri cubi di volume. In
otto anni (2000-2007) sono stati autorizzate 14.482 nuove abitazioni. L’offerta, invece, di
nuova edilizia non residenziale (capannoni ed uffici) per il 2006 si attesta su 374 nuovi
fabbricati per 1 milione e 317 mila metri cubi di volume.
TABELLA 3. ABITAZIONI (NUOVE
E AMPLIAMENTI). PERMESSI A
COSTRUIRE (2006-2010).
Fonte: elaborazione Ance su dati Istat
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni
Var.% rispetto all’anno precendente
2010
FIGURA 5. VOLUMI CONCESSI PER LA COSTRUZIONE E
L’AMPLIAMENTO DI FABBRICATI ESISTENTI (NUMERI INDICI
2000=100)
Fonte: nostra elaborazione su dati
Osservatorio Economico Regionale,
Unioncamere Basilicata - Centro Studi
Se nella media dell’intero periodo 2000-2006, l’offerta abitativa (in termini di volumi) è
aumentata del 7,4%, a fronte di un incremento del 4,3% registrato in Italia, nel periodo
2007-2012 è nettamente scesa al di sotto dei valori del 2002.
FIGURA 6. VOLUMI CONCESSI PER LA COSTRUZIONE DI
FABBRICATI NON RESIDENZIALI
(NUMERI INDICI 2000=100)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
70 > 71
Fonte: nostra elaborazione su dati
Osservatorio Economico Regionale,
Unioncamere Basilicata - Centro Studi
Le costruzioni non residenziali destinate ad attività economiche, invece, hanno registrato un periodo di forte sviluppo tra il 1999 e il 2002, seguito da un triennio di crisi e da
una successiva ripresa nel 2006 e 2007. Il comparto delle opere pubbliche, infine, dopo il
pesante fermo sperimentato nella prima metà degli anni ’90, ha ripreso a crescere a partire dal 1997, con due anni di anticipo rispetto agli altri settori. La fase espansiva, tuttavia,
si è interrotta nel 2004, scontando un forte ridimensionamento delle risorse pubbliche
destinate a nuovi investimenti infrastrutturali.
Basilicata
Volume medio
fabbricato, m
3
N. abitazioni
Italia
Superficie media
per fabbricato
per abitazione, m
Volume medio
2
fabbricato, m
3
N. abitazioni
Superficie media per
per fabbricato
abitazione, m2
2000
1.527
2,7
93,1
1.959
4,2
81,6
2001
1.375
2,6
96,1
2.012
4,3
80,0
2002
1.516
3,1
85,3
2.064
4,6
78,0
2003
1.611
3,0
97,3
2.101
4,7
76,5
2004
1.609
3,3
90,2
2.161
5,0
74,1
2005
1.521
2,8
95,7
2.183
5,2
73,5
2006
2.135
4,4
88,6
2.125
5,0
73,2
TABELLA 4. EVOLUZIONE
DELL’OFFERTA DI EDILIZIA
ABITATIVA IN BASILICATA ED IN
ITALIA (2000-2006)
Fonte: Osservatorio Economico Regionale,
Unioncamere Basilicata - Centro Studi
La Tabella 4 consente di esaminare più specificatamente il dato relativo all’edilizia abitativa; si possono osservare tre aspetti, tra loro collegati, caratterizzanti l’andamento dell’offerta abitativa nella regione: aumenta la dimensione media dei fabbricati residenziali
(dai 1.527 metri cubi per fabbricato nel 2000 ai 2.135 metri cubi del 2006); aumenta il
numero medio di abitazioni per singolo fabbricato, che è passato da 2,7 a 4,4 mentre si
riduce la superficie utile abitabile per abitazione (da 93,1 a 88,6 m2).
FIGURA 7. ABITAZIONI PER CLASSE DI SUPERFICIE (IN M2) UTILE
ABITABILE, VALORI % (2006)
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni
Fonte: Osservatorio Economico Regionale,
Unioncamere Basilicata - Centro Studi
La figura 7 mostra, tuttavia, che la superficie utile abitabile delle abitazioni di Basilicata
resta più elevata della media italiana; questa situazione, rapportata al numero medio dei
componenti i nuclei familiari della Basilicata pari a 2,57, dà conto della realizzazione di
superfici abitative superiori allo standard previsto per persona.
COS 5. EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA
L’indicatore dà conto della superficie urbanizzata per realizzare interventi di edilizia residenziale pubblica nella province di Potenza e Matera ed il relativo numero di abitazioni
economiche e popolari.
E’ pertanto un indicatore di pressione ma nello stesso tempo è un indicatore di risposta
di politiche abitative alla difficoltà di sostenere l’affitto o l’acquisto di una abitazione sociale nel libero mercato. I dati sono stati forniti dalle ATER competenti e si riferiscono al
periodo 2000-2010.
TABELLA 5. EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA NELLA PROVINCIE DI POTENZA E MATERA
(2010)
Fonte: Ater Potenza e Ater Matera
POTENZA
MATERA
BASILICATA
Superficie (m )
114.355
36.200
150.755
Abitazioni (numero)
598
128
726
2
Si rileva che la superficie edificata rappresenta una ridottissima percentuale (0,1%) della
superficie urbanizzata descritta ed analizzata all’indicatore SUO1 riportato nel capitolo 12,
e che il numero di abitazioni di edilizia residenziale rivolta alle fasce più deboli realizzate
rappresentano il 5% della nuova offerta abitativa in Basilicata, percentuale bassa se si considera che le abitazioni al 2010 in regime di godimento "affitto" rappresentano l’11,5%.
COS 6. ABITAZIONI E FAMIGLIE
L’indicatore, rapportando il numero di abitazioni con il numero delle famiglie, permette di stimare il livello di soddisfacimento della domanda primaria di abitazione, sebbene calcolato in base a nostre interpolazioni statistiche. Il CRESME al 2010 indica in Italia
27.000 milioni di abitazioni e quasi 21 milioni di famiglie.
FIGURA 8. ABITAZIONI E FAMIGLIE (2010)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
72 > 73
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT
In Basilicata al 2001 a fronte di 212.918 famiglie registrate da ISTAT, esistono 275.599
abitazioni, mentre al 2008 a fronte di 226.657 famiglie, esistono 286.672 abitazioni; nel
2010 le famiglie sono 230. 607 e le abitazioni sono 287.998; al crescere del numero delle famiglie in dieci anni (2001-2010) del 8,31%, le abitazioni sono aumentate con una
percentuale inferiore pari a 4,14% ma comunque restano in quantità, in valore assoluto,
nettamente superiore al numero delle famiglie. Il dato sicuramente contiene il fenomeno delle seconde case; al fine di poterlo adeguatamente utilizzare come indicatore per
programmare politiche della casa e di governo del territorio sostenibile, richiede ulteriori
disaggregazioni quali la tipologia di famiglie e il regime di proprietà delle abitazioni; in
tal modo sarebbe anche possibile leggere in modo più efficace come le politiche del settore rispondono al fabbisogno specifico di housing sociale.
COS 7. CONSUMI ED EMISSIONI DEL SETTORE RESIDENZIALE
L’indicatore consente di considerare la pressione ambientale derivante dai consumi elettrici (KWh) e termici (m3) del settore delle costruzioni ad uso domestico e derivante dalle
emissioni in atmosfera (SO2, SO3, NOX e CO2) prodotte dagli impianti di riscaldamento.
Elaborando i dati TERNA3, in Basilicata al 2008 il consumo di energia elettrica del settore
domestico rappresenta il 18,3% del consumo totale, a fronte del consumo in Italia pari
al 22,4%; il consumo di gas naturale per uso domestico e riscaldamento, misurato non in
termini di volume di sostanza consumata ma in termini di percentuale del numero utenti
serviti, rappresenta il 93% degli utenti finali. In base ai dati ISPRA4 le emissioni di SO2+SO3
del settore non sono significative, quelle di NOX incidono del 3% sul totale; si tratta di
percentuali molto basse, tuttavia è da evidenziare che, non essendoci modalità compensative o di assorbimento della sostanza, la su emissione è comunque da tenere sotto
controllo. L’aumento delle emissioni di CO2 è considerato tra le cause dell’innalzamento
della temperatura media superficiale globale dell’atmosfera e del cambiamento climatico; poiché l’utilizzo energetico degli edifici equivale a oltre il 40% di tutte le emissioni di
CO2 in Europa (l’Italia produce, in percentuale, il 17,5% delle emissioni europee) è importante valutare quanto apporta il settore residenziale in Basilicata alle emissioni di CO2.
*
Tutte le cifre di CO2 dell’indagine sono
state calcolate basandosi sull’utilizzo di
olio combustibile come fonte energetica.
Ciò vale per tutte le tabelle che fanno
riferimento alle emissioni di CO2 e alle
perdite energetiche. Per via delle difficoltà
nell’ottenere dati affidabili sui tipi di case
nei vari paesi, i calcoli a essi relativi si
basano su un tipo di casa europea
standard avente un’area di pareti esterne
di 100 m2, tetti ricoprenti 125 m2 e una
superficie coperta di 75 m2.
Fonte: nostra elaborazione su dati EURIMA
(European Insulation Manifactures
Association
In figura, secondo la media italiana, l’emissione di anidride carbonica pro capite per famiglia per il settore residenziale, corrisponde a 2,9 tonnellate di CO2; confrontando questo
dato con gli indicatori propri di ciascuna regione emerge un significativo 1,2 tonnellate
di CO2 famiglia della regione Sicilia, seguita da Puglia (1,4), Campania (1,5); occupano invece gli ultimi posti Valle d’Aosta con 12,6 tonnellate di CO2 famiglia, Molise (6,2), Umbria
(5,7) e Basilicata (5,6).
3 TERNA
4 ISPRA
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni
FIGURA 9. EMISSIONI DI CO2 TOTALI ALL’ANNO IMPUTABILI ALLE
CASE* IN EUROPA (2001)
FIGURA 10. EMISSIONI DI CO2
DEL SETTORE RESIDENZIALE IN
ITALIA (T DI CO2 PER FAMIGLIA)
(2006)
Fonte: nostra elaborazione su dati
Fondazione Impresa (IGE)
Le emissioni di CO2 attribuibili al settore residenziale rappresentano, invece, il 10% del
totale; i 49.738.336,20 t sul totale di 471.321.013,72 t pongono il settore al terzo posto in
assoluto per le emissioni di CO2 in Basilicata. Molta quota delle emissioni è attribuibile
alle perdite energetiche derivanti dallo scarso (o nullo) isolamento termico legato anche
alla vetustà ed allo stato di conservazione del parco edilizio regionale, come si può osservare in figura 11.
FIGURA 11. EDIFICI AD USO ABITATIVO PER EPOCA DI COSTRUZIONE IN BASILICATA, 2001
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
74 > 75
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT
Alcune risposte a tale situazione, per contribuire al contenimento dei consumi energetici
e all’incremento dell’uso di energia da fonti rinnovabili, sono state date attraverso l’emanazione di bandi della regione a partire dal 2002; con il bando del 2006 "Bando per la
concessione ed erogazione dei contributi a sostegno dell’innovazione tecnologica e del
contenimento dei consumi energetici", rivolto a soggetti pubblici e privati e caratterizzato da una copertura finanziaria di 3.000.000,00 €, è stato conseguito il maggior risparmio energetico e la maggiore riduzione di emissioni di CO2 (t/anno)5 come mostrano la
figura 12 e la tabella 6.
5 L. R. n. 1 del 19 gennaio 2010 - Norme in materia di energia e PIEAR D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 - parte seconda
- BUR 2 del 19 gennaio 2010.
FIGURA 12. MISURE RISPARMIO
ENERGETICO
Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento
Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità - Ufficio Energia
Liquidazioni (n)
Risparmio (GJ/anno) Risparmio cumulato
(GJ/anno)
1999
1525
93666
93666
2000
252
131825
225491
2001
17
8893
234384
2002
2429
215038
449422
2003
14
7324
456746
2004
140
73236
529982
2005
0
0
529982
2006
1465
301989
831971
2007
49
5389
837360
tot
5891
837360
Rif. consumi (residenziale 2001)
GJ
7200000
Obiettivo CdP
%
12,50
Obiettivo CdP
GJ/anno
900000
Risultato raggiunto
%
11,63
Risultato raggiunto
GJ/anno
837360
COS8. NORMATIVE E STRUMENTI
Le risposte messe in campo negli ultimi anni sono di diverse tipologie che, sinteticamente, vengono individuate come normative e strumenti. La normativa di riferimento è la
L.R. n. 23/99 "Tutela, governo ed uso del territorio" che, innovando complessivamente
il sistema di pianificazione territoriale ed urbanistica, pone obiettivi di sviluppo sostenibile nel governo unitario del territorio regionale. La legge regionale obbliga i comuni a
redigere nuovi strumenti urbanistici in un’ottica di contenimento di consumo di suolo,
di efficienza e funzionalità dei sistemi insediativo e relazionale, nonché di restauro e riqualificazione del territorio e di continuità delle reti vegetazionali che, diversamente dai
piani regolatori generali di vecchia generazione, sono regolamenti urbanistici tesi più
alla riqualificazione che alla nuova espansione urbana.
TABELLA 6. RISPARMIO ENERGETICO CONNESSO AI CONTRIBUTI
REGIONALI EROGATI (19992007)
Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento
Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità - Ufficio Energia
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni
Anno
FIGURA 13. SITUAZIONE DEGLI
STRUMENTI URBANISTICI NEI
COMUNI DELLA REGIONE BASILICATA (2011)
[1] Per attività avviata si intende il caso in
cui il Comune ha svolto o ha in corso
attività di copianificazione, indipendentemente dall’esito della conferenza di
pianificazione.
[2] In tale voce sono compresi i comuni che
non hanno avviato nessuna attività di
copianificazione
Fonte: nostra elaborazione su dati
Regione Basilicata - Dipartimento
Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità - Ufficio Urbanistica e
Tutela del Paesaggio
La figura 13 indica che i Comuni dotati di Regolamento urbanistico approvato rappresentano il 27% del totale, una percentuale molto bassa che, se pur incrementata con la
percentuale dei Comuni che sono in fase di adozione dello strumento urbanistico (6%),
raggiunge complessivamente solo il 33% e rende manifesta, a distanza di oltre un decennio dalla approvazione della legge urbanistica regionale, la difficoltà di raggiungere gli
obiettivi posti dalla legge stessa e la scarsa attuazione dei principi di governo sostenibile
del territorio.
Strumento per una risposta più specifica è l’adesione della regione al Protocollo ITACA Nazionale 20116 per la valutazione della sostenibilità energetico e ambientale degli edifici.
Il protocollo elaborato sulla base della metodologia, sviluppata in ambito internazionale,
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
76 > 77
del Green Building Challenge (GBC) è un sistema di valutazione volontario della prestazione ambientale di un edificio rispetto a due macroaree di valutazione: il consumo di risorse
e il carico ambientale. A seguito dell’adesione con D.G.R. n. 724 del 15.05.2006, è stato
creato il software applicativo del "Sistema di valutazione energetico-ambientale degli edifici residenziali"7. Il protocollo è stato utilizzato come riferimento in programmi di edilizia
sociale e nella definizione di incentivi previsti in norme regionali per l’edilizia. Ulteriore
strumento è la istituzione dell'Osservatorio Regionale dell'Edilizia e dei Lavori Pubblici.
Il protrarsi del particolare momento storico che vive il settore edile, sia sotto il profilo
occupazionale, che produttivo ha indotto la Regione Basilicata, attraverso l’Assessorato
alle Infrastrutture, OO.PP. e Mobilità, ad avviare, già dall’aprile 2011, tavoli di confronto
sulla crisi in edilizia, partecipati dalle rappresentanze istituzionali, datoriali, sindacali e di
categoria.
Il tavolo di confronto permanente è confluito nella istituzione dell’Osservatorio Regionale dell’Edilizia e dei Lavori Pubblici (art. 39, L.R. 26 del 30/12/2011).
Tale organismo ha il compito di supportare le politiche regionali, mediante la costante
rilevazione ed interpretazione di alcuni significativi andamenti settoriali e di fenomeni di
distorsione del mercato (ad es. il lavoro nero o il meccanismo di massimo ribasso nell’affidamento degli appalti) nonché di favorire una funzione di promozione, di innovazione
6 Il protocollo ITACA nasce da un gruppo di lavoro interregionale per l’edilizia sostenibile dell’Istituto per l’innovazione e la trasparenza degli appalti e della compatibilità ambientale, al quale la Regione Basilicata partecipa, in
collaborazione con IISBE Italia, il supporto scientifico di Itc-Cnr e l’Università Politecnica delle Marche. E’ stato approvato nel 2007.
7 Il software è disponibile sul sito del Dipartimento Infrastrutture e Mobilità della Regione Basilicata, alla sezione
Edilizia.
e di creazione di consenso verso linee programmatiche atte a rilanciare il settore. In
particolare, rispetto agli ambiti di competenza del Dipartimento Infrastrutture, OO.PP.
e Mobilità, si occupa di: politiche della casa e edilizia sociale; sistema delle infrastrutture
primarie e secondarie; politiche integrate di sicurezza del patrimonio pubblico e privato
esistente; politiche attive di difesa del suolo e prevenzione dei rischi; trasparenza, regolarità, economicità nella gestione dei contratti pubblici.
Con D.G.R. n. 570 del 24 maggio 2013 è stato approvato il disciplinare dell’Osservatorio
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni
per definirne finalità, composizione, compiti e funzioni.
Viggiano, Centro Olio. Ernesto Salinardi
Capitolo 5
Petrolio
Gli idrocarburi sono i combustibili fossili più flessibili e maggiormente usati. Dal petrolio
si ricava il 40% di tutta l’energia mondiale. Un quinto della produzione mondiale proviene da soli 14 giacimenti scoperti oltre 40 anni fa. Il massimo dei ritrovamenti di idrocarburi è stato raggiunto a metà degli anni sessanta; da allora c’è stato un continuo declino
e dal 1985 si consuma più petrolio di quanto non se ne trovi di nuovo.
e il miglioramento delle tecniche di estrazione, ma stanno anche spingendo i paesi produttori e le compagnie petrolifere a sfruttare la coltivazione dei giacimenti per mantenere stabile e più a lungo possibile il livello di produzione.
A tutt’oggi il contributo della produzione nazionale di idrocarburi sul totale dei consumi
è pari al 10% per il gas e al 6% per l’olio ed è importante mantenere una quota di prodotto nazionale ai fini della sicurezza degli approvvigionamenti energetici. In questo contesto la Basilicata contribuisce con il giacimento della Val d’Agri al 75% della produzione
nazionale di greggio e si caratterizza come area di interesse strategico nel settore energetico nazionale, in grado di contribuire in maniera rilevante alla ricchezza economica
del Paese. Tanto più se si tiene conto che la produzione di olio potrà essere incrementata
di circa il 13% rispetto all’attuale produzione annua qualora fossero realizzati i progetti
di sviluppo previsti.
In Basilicata le attività di ricerca e coltivazione interessano circa il 36% del territorio: sono
vigenti 21 concessioni di coltivazione, 11 permessi di ricerca e sono state presentate 17
nuove richieste di conferimento di permessi di ricerca.
Le suddette attività hanno un elevato impatto sull’ambiente. I principali rischi ambientali
sono legati alla perforazione dei pozzi, al trasporto degli idrocarburi ed al loro trattamento nelle centrali. In particolare, l’attività di upstream1 produce oltre agli impatti tipici delle attività industriali anche impatti specifici quali la produzione di fanghi di perforazione,
di acque di strato e trattamento, e di emissioni atmosferiche prodotte dalla combustione
dei gas non utilizzati. Bisogna pertanto, valutare la compatibilità delle suddette attività
1 Upstream - processo operativo da cui trae origine l’attività di produzione di gas naturale, olio combustibile e
petrolio.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio
I prezzi crescenti del greggio stimolano gli investimenti per la ricerca di nuovi giacimenti
in relazione alle aree in cui vengono localizzate, verificare la sostenibilità delle estrazioni
in relazione all’intero contesto regionale.
Il modello di gestione ambientale, ispirato da una logica di sistema come quella fornita
dal modello DPSIR, rappresenta un primo tentativo di approccio metodologico riguardante l’applicazione di nuove tecniche per la valutazione dello "stato di salute" dell’ambiente nell’ambito di un’area sottoposta ad upstream.
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
80 > 81
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
CODICE
INDICATORE/
DPSIR
INDICE
UNITÀ DI
FONTE
MISURA
COPERTURA
COPERTURA
STATO
SPAZIALE
TEMPORALE
ATTUALE
TREND
PET1
Titoli minerari
vigenti - permessi
D
numero
UNMIG,
Dipartimento
Ambiente
Regionale
1990-2013
☺
↑
PET2
Titoli minerari
vigenti
- concessioni
D/P
numero
UNMIG,
Dipartimento
Ambiente
Regionale
1960-2013
☺
↑
PET3
Sfruttamento
di risorse non
rinnovabili
D/P
Smc
(gas), Ton
(greggio)
UNMIG,
Dipartimento
Ambiente
% della superficie
1980-2013
regionale occupata
da concessioni
produttive
☺
↑
PET4
Pozzi di ricerca e
coltivazione
P
numero
UNMIG,
Dipartimento
Ambiente
Regionale
1940-2013
☺
↑
PET5
Monitoraggi
ambientali
S/R
matrici
ambientali
Arpab,
Aree interessate
Dipartimento dalle attività
Sanità, Società estrattive
Petrolifere
(L.R. 12/99)
2006-2013
☺
↑
PET6
Accordo Stato
Regione
R
numero
Regione
Nazionale,
Regionale
1998- 2013
PET7
Protocolli
R
d’Intenti Regione/
Società - Accordi
sottoscritti
numero
Regione
Regionale / Aree
interessate dalle
attività estrattive
dal 1998
↔
☺
↑
PET1. TITOLI MINERARI VIGENTI - PERMESSI DI RICERCA E COLTIVAZIONE
DI IDROCARBURI
L’indicatore pone in evidenza l’impulso alla ricerca dato dalla possibile presenza di grandi
riserve di idrocarburi.
Il permesso di ricerca è un titolo esclusivo che consente lo svolgimento di attività consistenti in rilievi geografici, geologici, geochimici e geofisici (in prevalenza di tipo sismico a
riflessione) e perforazioni di ricerca che, per il loro elevato costo, si effettuano solo quando le ricerche geofisiche evidenziano possibili trappole di idrocarburi.
Un permesso di ricerca è rilasciato per una durata di 6 anni e può essere prorogato per
2 volte.
Per la necessità di seguire temi di carattere geo-giacimentologico e per l’entità dei rilevamenti geofisici, le dimensioni areali dei permessi sono sempre piuttosto grandi, dell’ordine di svariate centinaia di km2, hanno forma compatta e sono delimitati da archi di meridiano e parallelo; inoltre, la normativa di settore prevede una riduzione della superficie
con l’avanzare delle conoscenze.
NOME
DECORRENZA
SCADENZA
SOCIETÀ TITOLARE
PROVINCIA
AREA
(km2)
PV/1
Aliano
06.11.1998
06.11.2004
Total E&P Italia - Eni
Matera - Potenza
154,56
PV/2
Fosso Valdienna
05.12.1996
05.12.2002
Esso Italiana - Total E&P
italia - Shell Italia E&P - Eni
Matera - Potenza
34,00
PV/4
Montalbano
08.09.2005
08.09.2011
Mediolgas Civita Cygam Energy Italia
Matera
165,04
PV/6
Serra San Bernardo
11.07.1994
23.02.2008
Medoilgas Italia - Eni Total E&P Italia
Matera Potenza
268,56
PV/7
Teana
23.09.1998
23.09.2004
Total E&P Italia - Eni
Potenza
231,04
PV/8
Tempa Moliano
05.12.1996
05.12.2002
Esso Italiana - Total E&P
italia - Shell Italia E&P - Eni
Potenza
57,48
PV/9
Torrente la Vella
31.05.2006
31.05.2012
Edison - Medoilgas Italia
Potenza -Matera
9,65
PV/10
Pizzo Sciabolone
05.10.2009
05.10.2015
Gas Plus Italiana
Matera
96,22
PV/11
Monte Negro
06.10.2010
06.10.2016
Celtique Energie Apennine Energy
Matera
287,70
PV/12
Torrente Acquafredda
06.10.2010
06.10.2016
Aleanna Resources LLC
Matera
66,24
PV/13
Torrente Alvo
21.10.2010
21.10.2016
Celtique Energie
Apennine Energy
Potenza
84,34
TABELLA 2. PERMESSI DI RICERCA DI IDROCARBURI LIQUIDI E
GASSOSI VIGENTI IN BASILICATA
Fonte: nostra elaborazione 2013
Gli undici permessi di ricerca vigenti in Basilicata sono ubicati prevalentemente a cavallo
delle province di Potenza e Matera ed occupano una superficie di circa 1.455 Km2, pari al
15% dell’intero territorio lucano.
FIGURA 1. MAPPA DEI PERMESSI
DI RICERCA VIGENTI
Fonte: nostra elaborazione su dati
U.N.M.I.G. 2013
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio
ID
I permessi di ricerca sono stati conferiti nel periodo compreso tra il 1992 e il 2010; le società intestatarie dei titoli minerari sono multinazionali che operano anche nel settore
della produzione.
Solo in due dei suddetti permessi di ricerca sono stati perforati pozzi esplorativi mentre
7 permessi hanno il decorso temporale sospeso. La crisi della ricerca si può ascrivere in
parte a comportamenti degli operatori, in parte a vincoli di carattere ambientale che impediscono le attività di ricerca, in parte a difficoltà impreviste che possono risolversi solo
dopo la stipula di specifici accordi compensativi con amministrazioni regionali o locali.
Il valore dell’indicatore può variare nel tempo a seguito del rilascio di nuovi permessi;
infatti in Basilicata sono stati richiesti altri 17 nuovi permessi di ricerca, localizzati per la
maggior parte nella porzione nord occidentale della regione che occuperebbero una
superficie di circa 2.500 km2. Per questi nuovi permessi di ricerca le fasi del procedimento amministrativo per il conferimento del titolo da parte del Ministero dello Sviluppo
Economico, d’intesa con la Regione sono differenti: due sono in fase pre CIRM (devono
essere esaminati dal Comitato Idrocarburi e Risorse Minerarie), 9 sono in fase di Valutazione di Impatto Ambientale e per 6 dei predetti nuovi titoli (Grotte del Salice, Frusci, Satriano di Lucania, Anzi, Masseria La Rocca, Palazzo San Gervasio) la Regione ha espresso
la mancata intesa.
PET2. TITOLI MINERARI VIGENTI - CONCESSIONI DI COLTIVAZIONE DI
IDROCARBURI
L’indicatore scelto è sia una determinante, in quanto le aree di concessione sono strettamente legate all’attività estrattiva, sia un indicatore di pressione, in quanto nelle aree
vengono realizzati gli impianti e perforati i pozzi che consentono il prelievo delle risorse
non rinnovabili a cui conseguono impatti per perdita di suolo, alterazione del paesaggio
e produzione di fanghi di perforazione. Il valore dell’indicatore può variare in seguito alla
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
82 > 83
scoperta di nuovi giacimenti o per decadenza della concessione per esaurimento della
risorsa.
In Basilicata, attualmente sono vigenti 21 concessioni di coltivazione che coprono una
superficie di circa 2071 Km2 pari al 21% della superficie territoriale lucana.
L’area di concessione risulta sempre molto superiore a quella effettivamente occupata
dagli impianti (aree pozzo, centrali e impianti di trattamento). La superficie di una concessione, compatta e delimitata da archi di meridiano e parallelo, non è in genere strettamente legata al giacimento evidenziato dalle operazioni di ricerca in quanto in tale area
il concessionario può effettuare anche ulteriori ricerche (geofisica e perforazioni) per incrementare le riserve già evidenziate. Naturalmente l’attività principale nella concessione è la coltivazione del giacimento, cioè la produzione, con l’obiettivo di massimizzarla.
La concessione, può essere rilasciata per venti anni e può essere però prorogata fino ad
ulteriori dieci anni.
NOME
DECORRENZA SCADENZA SOCIETÀ
PROVINCIA
NOTE
PRODUZIONE AREA
(km2)
C/1
Calciano
25.01.1982
25.01.2012
Eni
Potenza -Matera
Gas naturale
65,26
C/2
Candela
29.09.1972
31.05.2013
Eni - Edison
Potenza -Foggia
Istanza di
proroga
Gas naturale,
olio
1,66(*)
C/3
Colabella
16.05.1985
16.05.2015
Edison Gas della
Concordia
Potenza
Istanza di
rinuncia
Gas naturale
54,45
C/4
Cugno le
Macine
04.05.1976
09.03.2005
Eni
Matera
Rinuncia
all’Istanza
di proroga
Gas naturale
77,12
C/5
Fonte
S.Damiano
18.07.1988
18.07.2018
Apennine
energy-
Matera
Istanza di
estensione
Gas naturale
23,71
C/6
Garaguso
07.06.1969
07.06.2009
Edison - Gas
Plus Italiana
Matera
Istanza di
proroga
Gas naturale
69,62
C/7
Gorgoglione
19.11.1999
14.07.2023
Total E&P Italia Potenza, Matera
Total E&P
Energia Italia Shell ItaliaE&P
Gas naturale,
olio
290,59
C/8
Il Salice
27.03.1988
27.03.2018
Gas Plus
Italiana
Matera
Gas naturale
47,15
C/9
Masseria
Monaco
08.07.1986
08.07.2016
Edison - Eni
Matera
Gas naturale
35,93
C/11
Monte
Morrone
01.09.1977
01.09.2007
Gas Plus
Italiana
Matera
Gas naturale
29,72
C/12
Monte
Verdese
28.06.92
28.06.2022
Medoilgas
Italia - Gas
Plus Italiana
- Petrorep
Italiana
Matera
Gas naturale
60,02
C/13
Nova Siri
Scalo
25.05.1963
24.05.2003
Gas Plus
Italiana
Matera
Istanza di
proroga
Gas naturale
7,5
C/14
Orsino
02.12.1984
02.12.2014
Gas Plus
Italiana
Potenza, Matera
Istanza di
rinuncia
Gas naturale
144,89
C/15
Policoro
30.09.1990
30.09.2020
Gas Plus
Italiana
Matera
- Cosenza
Gas naturale
155,47 (*)
C/16
Recoleta
08.09.1999
08.09.2019
Gas plus
Italiana
Matera
Gas naturale
44,62
C/17
San Teodoro
05.09.1989
05.09.2019
Medoilgas
Italia
Matera
Gas naturale
59,25
C/18
Scanzano
13.12.91
13.12.2021
Meoilgas Italia
Matera
Gas naturale
70,79
C/19
Serra Pizzuta
04.05.1976
10.09.2001
Eni
Matera
Gas naturale,
olio
62,55
C/20
Tempa Rossa 04.04.1983
04.04.2013
Eni - Edison
Matera
Gas naturale
69,05
C/21
Val d’Agri
28.12.2005
28.10.2019
Eni -Shell Italia
E&P
Potenza
Gas naturale,
olio
660,15
C/22
Masseria
Viorano
10.10.1989
10.10.2019
Gas Natural
Vendita Italia
Matera - Potenza
Gas naturale
41,61
Istanza di
proroga
Istanza di
proroga
TABELLA 3. CONCESSIONI DI
COLTIVAZIONE DI IDROCARBURI
LIQUIDI E GASSOSI VIGENTI IN
BASILICATA
Fonte: nostra elaborazione 2013
(*)
La superficie riportata è relativa alla sola
porzione di concessione che ricade in
Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio
ID
FIGURA 2. MAPPA DELLE CONCESSIONI DI COLTIVAZIONE DI
IDROCARBURI
Fonte: nostra elaborazione giugno 2013
FIGURA 3. MAPPA DELLE CONCESSIONI DI COLTIVAZIONE DI
IDROCARBURI DISTINTE PER
PRODUZIONE
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
84 > 85
Fonte: nostra elaborazione giugno 2013)
Dalla figura 3 si evince che le concessioni da cui si estrae gas sono localizzate nella parte orientale della regione e lungo la fascia ionica. Si tratta di concessioni, conferite dal
1963 (Nova Siri Scalo) fino al 1990 (Policoro), i cui giacimenti sono in fase di esaurimento.
Per alcune di queste concessioni è stata presentata istanza di proroga, per altre, invece, istanza di rinuncia; in particolare, la proroga è stata presentata per le concessioni di
Monte Morrone, Nova Siri scalo, Serra Pizzuta, Candela, Garaguso e Cugno le Macine. Per
quest’ultima concessione è stata accolta dall’ U.N.M.I.G. la richiesta di rinuncia alla proroga ed attualmente il concessionario è stato nominato custode della miniera. Le istanze di
rinuncia sono invece relative ai titoli di Colabella, e Orsino.
Al naturale declino produttivo di antichi campi ormai maturi si contrappone l’interesse
per i giacimenti di gas marginali, utilizzabili per lo stoccaggio di gas; infatti alla Geogastock è stata attribuita nel 2012 la concessione Cugno le Macine per lo stoccaggio relativa al giacimento di Grottole/Ferrandina: la stessa società Geogastock inoltre è titolare,
presso il Ministero dello Sviluppo Economico, della procedura per l’attribuzione della
Concessione di Stoccaggio Serra Pizzuta, ubicata in provincia di Matera, nel Comune di
Pisticci.
Le concessioni che sfruttano giacimenti ad olio sono tre: Serra Pizzuta, Val d’Agri e
Gorgoglione.
La concessione Serra Pizzuta conferita nel 1976, si estende per 62 km2 in provincia di
Matera ed è gestita dall’Eni. La concessione interessa il giacimento denominato Pisticci,
comprensivo di due reservoir ben distinti e non comunicanti: Pisticci gas (Terrigeno) e
Pisticci olio (Carbonatico). Il giacimento è stato scoperto nel 1960 dal sondaggio Pisticci
1 che ha messo in evidenza la mineralizzazione ad olio nei calcari cretacei e la mineralizzazione a gas dei livelli sabbioso-argillosi del Pliocene e del Quaternario.
La concessione Val d’Agri conferita nel 2005, deriva dall’unificazione di quattro prececomuni. La concessione, intestata alle società Eni S.p.A. e Shell Italia E&P, sfrutta il giacimento ad olio più importante d’Italia. Tale giacimento scoperto nel 1987, e in produzione
dal 1993, si trova alla profondità media di 2.400 m s.l.m. (piano campagna da 600 a 1.300
m) e si estende arealmente per circa 300 km2. La roccia serbatoio è costituita da calcari
fratturati e lo spessore di roccia mineralizzata è di 800 m. L’olio è mediamente di buona
qualità con gradi API variabili da 15° a 45°.
La concessione Gorgoglione copre un’area di 290 km2 ed interessa la provincia di Potenza e Matera. Deriva dall’unificazione di tre precedenti concessioni avvenuta nel 1999. Il
titolo è assegnato alle società Total E&P Italia, Total E&P Energia Italia e Shell Italia E&P.
La concessione sfrutterà il giacimento petrolifero situato nell’alta valle del fiume Sauro
scoperto nel 1989. La colonna d’olio verificata nel giacimento raggiunge la profondità di
circa 5.000 m. A regime l’impianto - tra i più evoluti nel settore petrolifero - avrà una capacità produttiva giornaliera di circa 50.000 barili di petrolio, 250.000 m³ di gas naturale,
267 tonnellate di GPL e 60 tonnellate di zolfo.
PET3. SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE NON RINNOVABILI
L’indicatore scelto è un determinante perché l’attività estrattiva, al pari di altre attività
industriali, è una causa generatrice ma è anche un indicatore di pressione per lo sfruttamento di risorse non rinnovabili.
La quantificazione dell’indicatore è effettuata attraverso l’analisi della produzione di
idrocarburi. Nei grafici successivi sono riportate le produzioni complessive di gas e di
olio distinte per titolo minerario dal 1980 al 2012.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio
denti concessioni. Ha un’estensione di 660,15 km2 ed interessa un territorio di circa 30
FIGURA 4. PRODUZIONE COMPLESSIVA DI GAS
DAL 1980 AL 2012
Fonte: nostra elaborazione su dati
U.N.M.I.G giugno 2013
Dalla figura 4 si evidenzia un incremento della produzione a partire dal 2002, dovuto
all’entrata in esercizio della concessione Val d’Agri a cui si può attribuire circa il 70% della
produzione totale
FIGURA 5. PRODUZIONE COMPLESSIVA DI OLIO
DAL 1980 AL 2012
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
86 > 87
Fonte: nostra elaborazione
giugno 2013
Nella figura 6 è riportata la produzione di olio e gas della Basilicata rispetto alla produzione nazionale.
FIGURA 6. PRODUZIONE DI OLIO
E GAS DELL’ANNO 2012
Fonte: nostra elaborazione su dati
U.N.M.I.G giugno 2013
PET4. POZZI DI RICERCA E COLTIVAZIONE
L’indicatore è importante per valutazioni sui rischi ambientali legati alle attività di perforazione, all’uso del suolo, alle bonifiche ed in generale per verificare lo stato dei luoghi
dove sono presenti pozzi produttivi.
Il valore dell’indicatore può variare in seguito alla realizzazione dei programmi di lavoro
di ciascuna concessione o per improduttività.
L’attività esplorativa svolta con le perforazioni dei pozzi è stata molto intensa nel passato.
Dall’analisi dei dati storici sui pozzi si desume che la ricerca di idrocarburi ha avuto inizio
nei primi anni del ‘900 nella Val d’Agri con lo studio delle manifestazioni superficiali di
olio e gas di Tramutola; successivamente, nel ventennio compreso tra il 1950 e il 1970,
l’attività esplorativa si è svolta nella Val Basento, dove furono rinvenuti da Agip importanti giacimenti di gas. In quest’area l’attività è stata intensa anche negli anni compresi
tra il 1971 e il 1990. Dal 1991 ad oggi, l’attenzione è stata soprattutto rivolta alla Val d’Agri
ed alla Val Camastra, con ancora una attività significativa lungo la fascia ionica, dove si
svolge la coltivazione di idrocarburi gassosi.
FIGURA 7. POZZI PERFORATI IN
BASILICATA DAL 1920 AL 2012
FIGURA 8. MAPPA DEI POZZI
PERFORATI IN BASILICATA
DAL 1920 AL 2013
Fonte: nostra elaborazione su dati
U.N.M.I.G giugno 2013
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio
Fonte: nostra elaborazione giugno 2013
Nella figura 9 sono riportati, per ogni concessione, i pozzi produttivi. Si precisa che il termine produttivo indica la capacità del pozzo di produrre greggio e non l’effettivo stato
dello stesso, in quanto un pozzo può essere produttivo, ma non essere allacciato o non
produrre per scelte aziendali o per manutenzione, etc.
FIGURA 9. MAPPA DEI POZZI
PRODUTTIVI
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
88 > 89
Fonte: nostra elaborazione giugno 2013
PET5. MONITORAGGI AMBIENTALI
L’attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi, con impianti produttivi, infrastrutture e reti tecnologiche, ha inevitabilmente un impatto sulle componenti ambientali e
naturali.
Gli studi e le analisi ambientali forniscono dati necessari per la prevenzione, evidenziano
dove intervenire per evitare costi maggiori e consentono di compiere scelte virtuose di
lungo periodo, in equilibrio tra l’utilizzo e la conservazione delle risorse naturali. In tal
senso essi rappresentano un indicatore oltre che di stato anche di risposta in quanto
forniscono un fondamentale supporto conoscitivo per il conseguimento degli obiettivi
di politica ambientale, nonché la verifica dell’efficacia delle prescrizioni, dei limiti e dei
programmi di controllo.
Per garantire un controllo continuo sull’evoluzione dello stato ambientale sono state
svolte nell’area della Val d’Agri, interessata dalla coltivazione di idrocarburi, numerose
attività di monitoraggio e controllo dello stato di qualità delle matrici ambientali.
Secondo quanto previsto dalla L.R. n. 27 del 19 maggio 1997, l’ARPA Basilicata contribuisce alla conoscenza ambientale attraverso la conduzione delle reti di monitoraggio e il
controllo delle fonti di pressione ambientale puntuali e diffuse. In particolare, l’ARPAB
assicura il supporto tecnico nella valutazione di progetti e piani con rilevanza ambientale
attraverso verifiche documentali, raccolta e produzione di dati, emissione di relazioni e
pareri.
L’attività di monitoraggio dell’area della Val d’Agri è in continua crescita, sia in termini di
quantità di controlli che di matrici indagate e metodiche di indagine. Si sottolinea che a
seguito delle D.G.R. n. 313/2011 e 627/2011 relative alla VIA ed alla AIA sul "progetto di
ammodernamento e miglioramento performance produttive del centro olio Val d’Agri"
è stato sottoscritto nel 2011 tra l’ARPAB e l’ENI, un "Protocollo operativo per la verifica
dello stato della qualità ambientale della Val d’Agri" con l’obiettivo di ampliare le attività
di monitoraggio in corso. Nello specifico sono state incrementate le misurazioni previste
per le seguenti matrici:
• aria;
• rumore;
• acque superficiali e sotterranee;
• caratterizzazione suolo e sottosuolo e sedimenti.
Le attività di monitoraggio previste dal protocollo, relativamente alle acque sotterranee,
acque superficiali e rumore hanno avuto inizio nel mese di giugno 2011.
Oltre alle attività di monitoraggio effettuate dall’ARPAB, occorre segnalare che dati sulle
matrici e sulla qualità ambientale delle aree interessate dall’attività estrattiva sono stati
raccolti mediante numerosi studi ed indagini svolte dagli istituti di ricerca (Università.
ENEA, CNR IMAA) e dalla società Metapontum Agrobios, nonchè dalle stesse società petrolifere obbligate a ciò da specifici accordi attuativi e dalla L.R. n. 12 del 6 aprile 1999 sulle "Modalità d’informazione sull’estrazione petrolifera in Basilicata" che impone una serie
di azioni di diffusione dei dati ambientali, occupazionali, di produzione e sulle royalties.
autorizzativi delle attività di ricerca e coltivazione idrocarburi, nonché di stoccaggio di
gas naturale in unità geologiche profonde, è quella di realizzare un Sistema Integrato di
Monitoraggio Ambientale costituito da reti di monitoraggio della qualità delle matrici
ambientali e un centro di raccolta (Osservatorio Ambientale) che provvede all’elaborazione dei dati provenienti dalla rete di monitoraggio, alla loro archiviazione e diffusione.
Tale sistema integrato di monitoraggio e controllo consentirà di valutare lo stato dell’ambiente in termini quantitativi, sia in relazione al numero dei parametri, indici e indicatori
significativi per la definizione delle pressioni e degli impatti subiti dagli ecosistemi, sia
in termini di numero di eventi e situazioni anomale rilevate (fenomeni spia), tecniche o
formali (atti, prescrizioni, illeciti), che misurano l’efficacia dei controlli.
PET6. ACCORDI STATO-REGIONE
In risposta alle attività di coltivazione di idrocarburi sono stati stipulati protocolli d’intesa,
sintetizzati nella tabella successiva, tra la Regione ed il Governo per conseguire nelle aree
interessate dall’estrazione di idrocarburi uno sviluppo economico e sociale duraturo, nel
rispetto delle tradizioni, delle vocazioni del territorio e della salvaguardia e valorizzazione del patrimonio naturale, paesaggistico, monumentale ed archeologico.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio
La tendenza attuale, facilmente leggibile nelle prescrizioni riportate nei provvedimenti
TABELLA 4. PROTOCOLLI D’INTESA GOVERNO/REGIONE
Protocolli d’Intesa Governo/Regione
Oggetto dell’Intesa
7 ottobre 1998 - Presa d’atto della D.G.R. n.
2940 del 12 ottobre 1998
Piano di interventi che si ritengono determinanti
per accelerare lo sviluppo socio-economico delle
aree della Val d’Agri interessate all’estrazione di
idrocarburi.
10 novembre 1999 - D.C.R. n. 1226 Intesa
Approvazione dello schema dell’Intesa e di tre
Istituzionale di programma tra Governo della Accordi di Programma Quadro.
Repubblica Italiana e Regione Basilicata
29 aprile 2011 - Sottoscrizione del
Memorandum di Intesa Stato Regione
Basilicata.
Intesa sottoscritta per promuovere
l'accelerazione dello sviluppo regionale
attraverso politiche aggiuntive di: sviluppo
industriale generatore di occupazione;
incremento della dotazione infrastrutturale;
investimenti in ricerca e innovazione connesse
alla ricerca e coltivazione delle fonti fossili in
Basilicata.
PET7. PROTOCOLLI D’INTENTI REGIONE /SOCIETÀ - ACCORDI SOTTOSCRITTI
In risposta alle eventuali alterazioni del sistema ambientale generate dalle attività di up
stream e da quelle ad esse connesse sono stati stipulati protocolli d’intenti e accordi attuativi tra la Regione Basilicata e le società petrolifere, finalizzati alla realizzazione di interventi di compensazione ambientale ed alla individuazione di mezzi e tecniche che
rendano coerenti le azioni di sviluppo e di innovazione con i valori ambientali. In particolare, la Regione richiede che siano utilizzate le migliori tecnologie disponibili per minimizzare gli impatti e i fattori di rischio adottando livelli minimi di tollerabilità, inferiori a
quelli previsti dalla vigente normativa.
Nella tabella 5 sono sintetizzati gli accordi sottoscritti.
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
90 > 91
TABELLA 5. PROTOCOLLI D’INTENTI REGIONE - SOCIETÀ - ACCORDI ATTUATIVI
Protocolli d’Intenti - Accordi
Oggetto
Stato d’attuazione
Attuativi
18 novembre 1998 D.G.R. n. 3530
Approvazione schema di protocollo
di Intenti tra Regione Basilicata ed
Eni S.p.A
02 giugno 1999 D.G.R. n. 1263
Approvazione degli accordi
attuativi del protocollo d’Intesa:
Regione Basilicata - Eni S.p.A. del
18.11.1998. Progetti ed interventi di
compensazione ambientale
02 giugno 1999 D.G.R. n. 1264
Approvazione degli accordi attuativi
del protocollo d’Intesa: Regione
Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998.
Programmi regionali per lo sviluppo
sostenibile
02 giugno 1999 D.G.R. n. 1265
Approvazione degli accordi attuativi
del protocollo d’Intesa: Regione
Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998.
Sistema di monitoraggio ambientale
02 giugno 1999 D.G.R. n. 1266
Approvazione degli accordi attuativi
del protocollo d’Intesa: Regione
Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998.
Gestione del sistema di monitoraggio
ambientale
Sono stati realizzati 11 progetti, per ciascuna
annualità dal 1999 al 2009, così come previsto dal
protocollo d’intesa utilizzando le risorse a valere sui
programmi di sviluppo sostenibile e gestione del
sistema di monitoraggio ambientale. Il 27 febbraio
2012 è stato inaugurato
il Centro di Monitoraggio Ambientale della Basilicata,
con sede presso l’ARPAB
Protocolli d’Intenti - Accordi
Oggetto
Stato d’attuazione
02 giugno 1999 D.G.R. n. 1267
Approvazione degli accordi attuativi
del protocollo d’Intesa: Regione
Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998.
Metanizzazione regionale
La rete di metanizzazione è stata conclusa in numerosi
comuni della Val d’Agri
02 giugno 1999 D.G.R. n. 1268
Approvazione degli accordi attuativi
del protocollo d’Intesa: Regione
Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998.
Osservatorio Ambientale
E’ stato inaugurato il 3 marzo 2011
22 gennaio 2001 D.G.R. n. 86
Approvazione degli accordi attuativi
del protocollo d’Intesa: Regione
Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998.
Istituzione borse di studio
La Regione Basilicata nel 2003 ha stipulato
con l’Università degli Studi della Basilicata una
Convenzione, con la quale si impegna a corrispondere
per sei anni la somma di 258mila euro per ogni ciclo
formativo attivato
22 gennaio 2001 D.G.R. n. 87
Approvazione degli accordi attuativi
del protocollo d’Intesa: Regione
Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998.
Istituzione Fondazione E. Mattei
E’ stata istituita una sede che opera a Viggiano dal
2008
16 settembre 2006 D.G.R. n. 1363
Accordo Quadro tra Regione
Basilicata e Total Shell ed Esso. Presa
d’atto ed approvazione
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio
Attuativi
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
92 > 93
FOCUS
Osservatorio Ambientale Val d’Agri
L’Osservatorio Ambientale della Regione Basilicata è stato previsto nell’ambito del Protocollo d’intenti - D.G.R. n. 3530 del 18 novembre 1998 - tra la Regione Basilicata e l’ENI
S.p.A. e definito con lo specifico accordo attuativo di cui alla D.G.R. n. 1268 del 02 giugno
1999. Ha sede nel comune di Marsico Nuovo (Pz) e persegue i seguenti obiettivi generali:
monitoraggio ambientale; archiviazione e catalogazione dei dati ambientali secondo criteri tematici e di priorità; promozione di campagne informative dirette ad assicurare il diritto della cittadinanza ad una corretta e documentata informazione sulle problematiche
ambientali; studio e verifica della compatibilità di attività già in essere con riferimento
ai principi della conservazione della biodiversità; sorveglianza dello stato di salute della
popolazione. E’ una struttura costruita e gestita secondo parametri di qualità, efficienza
per la gestione ambientale del territorio.
La struttura gestionale è costituita da un organismo di coordinamento (Presidente e Comitato di Rappresentanza Territoriale) che ha il compito di fornire indirizzi di carattere
generale per garantire il rapporto con le istituzioni, la comunità e indirizzi di carattere
specifico per la programmazione delle attività, una struttura di consulenza tecnico-scientifica (Comitato Tecnico-Scientifico) ed una Sezione Operativa.
Nella tabella successiva sono riportati i principali eventi che hanno contraddistinto la
nascita dell’Osservatorio.
Data
Evento
18 novembre1998
La Regione Basilicata ed ENI sottoscrivono il Protocollo di Intenti
24 giugno 1999
La Regione Basilicata ed ENI sottoscrivono l’ Accordo attuativo dell’Osservatorio Ambientale
29 dicembre 2006
Presa d’atto del Comitato Paritetico della decisione di rimozione della condizione sospensiva
28 Giugno 2010
Approvazione della "Proposta relativa ad attività e struttura organizzativa dell’Osservatorio
Ambientale". - D.G.R.1062 del 28 giugno 2010
9 settembre 2010
Costituzione Gruppo di lavoro Dipartimento Ambiente/CNR/ENEA per la definizione del
Programma di start-up dell’Osservatorio. - D.D. n. 7502.2010/D.00955 del 09/08/2010
14 dicembre 2010
Il Comitato Paritetico Regione Basilicata-Eni/Shell/Esso approva, ai fini della coerenza finanziaria
con gli Accordi Attuativi, il Programma di Start-up dell’Osservatorio Ambientale
1 Marzo 2011
La Giunta Regionale delibera l’istituzione degli organi di gestione dell’Osservatorio Ambientale
della Val d’Agri ed approva le prime attività. - D.G.R. n. 272 del 1 marzo 2011
3 Marzo 2011
Inaugurazione sede Osservatorio Ambientale
4 Luglio 2011
Insediamento organi Osservatorio Ambientale
Nello start up, affidato al Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità,
sono previste quattro linee di attività, descritte nella tabella successiva, i cui progetti potranno svolgersi in collaborazione e sinergia con le istituzioni scientifiche, le strutture di
ricerca di base e applicata, gli enti di formazione operanti in Basilicata nei settori dell’ambiente, della geologia, del monitoraggio ed energia.
TABELLA 6. OSSERVATORIO AMBIENTALE DELLA VAL D’AGRI
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Osservatorio Ambientale Val d'Agri
e alta competenza, nonché area per la promozione e realizzazione di network territoriale
TABELLA 7. LINEE DI ATTIVITÀ
START UP OSSERVATORIO AMBIENTALE DELLA VAL D’AGRI
Linee di attività
Descrizione attività
Gestione del Sistema Informativo
ambientale
Progettazione, realizzazione e attivazione del
sistema informativo dei dati ambientali
Piattaforma di diffusione, divulgazione e
informazione ambientale al territorio
Reporting, elaborazione, scambio dati ed Campagne di comunicazione, diffusione e
informazioni del monitoraggio ambientale informazione territoriale
Progetti di Capacity Building
dell’Osservatorio Ambientale
Studio e monitoraggio permanente delle agrobiodiversità della Val d’Agri;
Sistema integrato per lo studio della sismicità
locale e delle strutture sismogenetiche in Val d’Agri;
Sistema di early-warning per il monitoraggio in real
- time di infrastrutture critiche;
Realizzazione del Cockpit Ambientale per il
controllo predittivo degli impatti ambientali in Val
d’Agri (CAVA);
Studio integrato chimico-fisico, geomineralogico,
idrogeofisico e biologico per l’osservazioni delle
matrici ambientali per la tutela dell’ambiente e
della salute umana;
Sviluppo e implementazione di modelli per la
pianificazione energetica e la definizione di
strategie di mitigazione delle emissioni di gas serra
(PIANO CLIMA BASILICATA);
NEVA (Naso Elettronico Val d’Agri)
Realizzazione del network territoriale per
la gestione ambientale della Val d’Agri
EMAS territorio Val D’Agri
L’ Osservatorio è in piena attività, ha già prodotto risultati e la sua finalità non è di "breve periodo", ma articolata su un più ampio arco temporale. L’Osservatorio, infatti, non
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
94 > 95
è un semplice laboratorio di analisi, ma una realtà ad elevato contenuto scientifico che
deve studiare e sviluppare strutture, sistemi e servizi finalizzati ad una migliore gestione
e diffusione dell’informazione ambientale. Con questi obiettivi ci si è mossi mettendo
in campo una serie di attività che consentono di raccogliere dati e di valutare la qualità
ambientale della Val d’Agri.
Tra i progetti avviati si evidenzia l’accordo con l’Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale del CNR di Tito che ha permesso l’avvio di studi sulla sismicità, sulle matrici
ambientali, sul controllo predittivo degli impatti ambientali; in tale ambito si sono svolti incontri scientifici sulle tematiche di studio a cui hanno partecipato esperti di fama
internazionale.
In linea con le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico che raccomandano l’attivazione di studi e collaborazioni per la valutazione dei rischi sulla salute è stato avviato il
programma di ricerca "Ambiente e salute" per valutare come e quando l’attività antropica
influisce sull’ambiente e sulla salute della popolazione residente.
Si tratta di un programma di ricerca che vede il coinvolgimento dell’Istituto Superiore di
Sanità (ISS), del Dipartimento Salute, del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, dell'ARPA Basilicata, dell'ASL.
La valutazione dei rischi per la salute in Val d’Agri si articolerà in tre fasi: prima di tutto
si identificheranno i fattori di rischio ambientale per la salute di origine antropica; poi
si procederà con la valutazione dell’esposizione umana e la caratterizzazione dei rischi
che possono conseguirne e infine si definirà un sistema di monitoraggio sanitario. Per
definire un profilo di salute della popolazione l’analisi riguarderà le cause di decessi dei
residenti dal 2002 ad oggi e i casi e le cause di ricoveri ospedalieri. Un’alta soglia di attenzione sarà applicata al monitoraggio della rete di oleodotti: verranno censite tutte
le installazioni di trasporto che attraversano l’area e saranno mappate le zone a più alta
vulnerabilità ambientale e sanitaria.
In parallelo, l’Osservatorio Ambientale della Val d’Agri ha avviato anche un progetto
per sviluppare prodotti relativi all’informazione ed alla partecipazione pubblica in materia ambientale. Sarà realizzato, con il contributo dell’Istituto di Economia e Politica
dell’Energia e dell’Ambiente dell’Università Commerciale Luigi Bocconi, il progetto "Gestione dell’Informazione Ambientale" che prevede la realizzazione di un catalogo unico di
informazioni ambientali riguardanti in particolare le attività estrattive, l’ individuazione
di strumenti e supporti di diffusione di informazione ambientale e l’elaborazione di un
piano di comunicazione ambientale: il tutto per costruire un processo partecipato di valutazione e comunicazione del rischio ambientale della Val d’Agri.
È inoltre attivo il sito dell’Osservatorio (www.osservatoriovaldagri.it) che fornisce l’informazione indispensabile per la completa conoscenza dello stato dell'ambiente. Navigando
vazione di idrocarburi, sia sulle azioni di monitoraggio in corso.
Come facilmente desumibile, si tratta di attività complesse e delicate che richiedono
competenze e approfondimenti e che sono destinate a svilupparsi in continuo.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Osservatorio Ambientale Val d'Agri
nelle varie sezioni si possono difatti trovare informazioni sia sulle attività di ricerca e colti-
Potenza, terminal bus. Ernesto Salinardi
Capitolo 6
Trasporti
Il settore della mobilità e dei trasporti genera una serie di costi sociali, economici e ambientali, determinati dai diversi tipi di impatto ambientale, dall’incidentalità stradale, dai
danni alla salute umana, nonché dalla perdita di produttività dovuta alla crescente congestione del traffico. La difficoltà di raffrontare e conciliare i diversi tipi di costi e di benefici generati dai trasporti, rende questo settore cruciale per lo sviluppo sostenibile.
sociali e ambientali della società, minimizzandone le ripercussioni negative, prevede tre
obiettivi strategici: la sostenibilità, l’efficienza e la sicurezza, obiettivi che si ritrovano anche a livello nazionale nelle “Linee guida per il piano generale della mobilità”1 e che si traducono nelle seguenti declinazioni: la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni
di gas serra generate dal settore, la riduzione delle emissioni inquinanti, il riequilibrio tra
le diverse modalità dei trasporti, la riduzione del rumore, il miglioramento dell’efficienza
dei servizi di trasporto pubblico, la riduzione delle emissioni medie di anidride carbonica
dalle autovetture nuove e il dimezzamento rispetto al 2000 del numero dei decessi dovuti a incidenti stradali entro il 2010.
Gli obiettivi al 2020 della politica comunitaria per il clima e l’energia prevedono la riduzione del 13% delle emissioni generate dal settore trasporti, un contributo importante
considerato che il settore è, responsabile di circa il 40% delle emissioni di gas serra dei
settori non soggetti al sistema europeo di scambio delle emissioni (ETS). A tale obiettivo
corrispondono le seguenti azioni:
• uno spostamento modale del trasporto di passeggeri e di merci verso le modalità
più efficienti dal punto di vista energetico, ossia il trasporto ferroviario e quello marittimo, nonché un miglior utilizzo della flotta di trasporto stradale;
• l’introduzione di approcci integrati per migliorare la qualità dell’aria;
• l’applicazione, nel breve periodo, di misure tecniche per ridurre alla fonte il rumore
stradale e ferroviario, la revisione degli standard emissivi dei veicoli stradali e aerei,
1 Nell’ottobre 2007 il Ministero dei Trasporti ha approvato, per una mobilità efficiente, sicura, sostenibile, le Linee
Guida per il Piano Generale della Mobilità, con un orizzonte temporale di validità stabilito al 2020.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Trasporti
L’Unione Europea, affinché il sistema dei trasporti risponda alle esigenze economiche,
la limitazione del rumore notturno dovuto alla rapida crescita del trasporto aereo,
nonché una migliore pianificazione della gestione del territorio e dei trasporti.
Nel periodo 1990-2008, in Italia si è registrato un imponente incremento della domanda di trasporto (+34,1% per i passeggeri e +23,2% per le merci, limitatamente ai vettori
nazionali), sostanzialmente in linea con la crescita del Prodotto Interno Lordo nazionale;
tale domanda viene soddisfatta in maniera crescente dal trasporto stradale.
Queste tendenze esercitano un’enorme pressione sulla rete stradale e sulla società nel
suo complesso, generando congestione, ritardi e altre esternalità negative che riducono
la competitività dell’intero sistema economico e ne aumentano la vulnerabilità dal punto di vista energetico. Come conseguenza della crescita dei volumi di trasporto e della
quota modale spettante al trasporto stradale, a livello nazionale nel periodo 1990-2007
i consumi energetici totali del settore sono cresciuti del 25,8% (il 94,8% di tali consumi è
attribuibile al trasporto stradale), meno della crescita dei traffici grazie ai miglioramenti
conseguiti nell’efficienza energetica dei veicoli e alla progressiva riduzione dei loro consumi unitari.
Si è rilevato, negli ultimi anni, un notevole calo delle emissioni inquinanti prodotte dal
trasporto stradale, grazie ai miglioramenti tecnologici apportati ai veicoli; anche le emissioni medie di anidride carbonica per km delle nuove autovetture sono diminuite negli
ultimi anni, ma il tasso di riduzione non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi stabiliti
in questo campo.
Affinché la pianificazione del settore possa essere in grado di perseguire gli obiettivi di
tipo economico, ambientale, sociale e istituzionale, corrispondenti ai diversi aspetti della
sostenibilità del settore, è necessario che essa si fondi sull’utilizzo di indicatori misurabili,
che consentano anche il monitoraggio delle politiche dei trasporti nel corso della loro
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
98 > 99
attuazione.
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
CODICE
INDICATORE/INDICE
DPSIR
UNITÀ DI
FONTE
COPERTURA
COPERTURA
STATO
TRA 1
Quantitativo carburanti
per autotrazione
venduto
P
Litri
Agenzia
DoganeBasilicata
SPAZIALE
TEMPORALE
ATTUALE’
regionale
2008-2010
☺
↔
TRA 2
Qualità della flotta
veicolare privata
D
Numero
autoveicoli
circolanti
ACI
Regionale
2005-2009
☺
↔
TRA 3
Incidentalità stradale
P
Numero
ACI
Regionale
Mezzogiorno
2008-2010
TRA 4
Utilizzo di mezzi
pubblici di trasporto
D
%
ISTAT
Regionale
1995-2009
☺
↑
TRA 5
Età parco veicolare
trasporto pubblico
locale su gomma
D
anni
Province
Regionale
2005-2009
☺
↑
TRA 6
Osservatorio regionale
sulla mobilità e Centro
di Monitoraggio
R
2002-2012
☺
↑
MISURA
Regione
Basilicata
TREND
↔
TRA1. CARBURANTE PER AUTOTRAZIONE VENDUTO IN REGIONE BASILICATA
L’indicatore stima il consumo del carburante par autotrazione attraverso i dati delle vendite dei prodotti petroliferi e rileva che attualmente per il settore dei trasporti i consumi
sono quasi tutti a carico dei prodotti petroliferi, ma lo scenario prospettato2 prevede una
2 Il Ministero delle Attività Produttive ha recentemente pubblicato una ricerca condotta sulle tipologie di consumo
delle risorse energetiche, dal titolo “Scenario tendenziale dei consumi e fabbisogno al 2020”.
diminuzione dei consumi di tali prodotti entro il 2020 a favore sia dei biocarburanti che
del metano.
FIGURA 1: TREND DELLA VENDITA DI CARBURANTI PER TIPOLOGIA IN REGIONE BASILICATA
IN MIGLIAIA DI TONNELLATE
(2001-2010)
Fonte: nostra elaborazione su dati ACI
La serie storica 2001–2010 della vendita di carburanti nella regione Basilicata mostra una
progressiva crescita del gasolio con un incremento del 29,5% di contro, la benzina ha subito un rallentamento del 21% così come il Gpl con un decremento del 35%.
Provincia
Benzina
Gasolio
GPL
Senza PB
Litri
2008
71.756.854
141.524.283
9.430.898
2009
67.772.616
141.312.841
10.739.708
2010
63.515.901
140.853.257
11.883.704
33.915.864
67.433.285
4.184.224
2009
31.205.484
66.354.242
3.514.647
2010
31.365.164
72.356.155
4.375.468
2008
POTENZA
MATERA
D’altra parte, il focus sull’ultimo triennio 2008-2010 mostra che la vendita di carburanti
per autotrazione, mantiene la tendenza del suddetto trend rispetto all’utilizzo di benzina
e gasolio, il Gpl invece sembra cambiare rotta con un discreto incremento percentuale.
Nel dettaglio, tra il 2008 e il 2010 il calo delle vendite di benzina in Provincia di Potenza
e stato del 11,5% e del 7,5% in Provincia di Matera per un valore medio del 10,1% per
l’intera regione Basilicata, mentre la vendita di Gpl è aumentata a livello regionale del
19,4 %.
TRA2. FLOTTA VEICOLARE PRIVATA CONFORME A PARTICOLARI STANDARD DI
EMISSIONE3
L’indicatore riporta la consistenza del parco autovetture secondo l’età, suddivisa per
alimentazione. Lo scopo è di misurare la dimensione della flotta veicolare privata, che
costituisce un importante driving factor per la domanda di trasporto stradale e per le
pressioni ambientali da essa determinate. L’indicatore misura quanta parte della flotta
3 A partire dal 1991 la UE ha emanato direttive finalizzate a ridurre l’inquinamento ambientale prodotto dai veicoli.
Sulla base di tali normative sono state individuate le categorie di appartenenza dei veicoli; sono cinque a cui si associa la categoria Euro 0 per i veicoli più inquinanti, immatricolati prima del dicembre 1992.
TABELLA 2. VENDITA CARBURANTI NELLA REGIONE BASILICATA
FIGURA 2: VENDITA DEI CARBURANTI IN REGIONE BASILICATA
(2008-2010)
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’Agenzia delle Dogane di Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Trasporti
Anno
veicolare risulta conforme agli standard di emissione più recenti e più stringenti, per i
nuovi veicoli.
TABELLA 3: AUTOVEICOLI
CIRCOLANTI IN BASILICATA PER
STANDARD DI EMISSIONE
(2007-2009)
Fonte: nostra elaborazione su dati ACI
2009
EURO 0
EURO 1
EURO 2
EURO 3
EURO 4
EURO 5
Non
TOTALE
identificato
BENZINA
52.561
22.570
49.630
24.291
23.898
508
211
1
173.669
BENZINA / GAS LIQUIDO
2.922
1.709
2.587
550
2.823
29
BENZINA / METANO
321
296
657
219
1.008
96
10.621
GASOLIO
11.934
10.363
35.404
49.837
48.841
1.290
9
157.678
Totale
67.738
34.938
88.278
74.897
76.570
1.923
221
344.565
2008
EURO 0
EURO 1
EURO 2
EURO 3
EURO 4
EURO 5
Non
TOTALE
2.597
identificato
BENZINA
57.660
25.437
52.261
23.896
20.556
205
180.015
BENZINA O GAS LIQUIDO
3.092
1.931
2.607
471
738
1
8.840
BENZINA O METANO
345
308
678
189
457
GASOLIO
12.526
11.524
36.811
48.958
39.813
9
149.641
Totale
73.623
39.200
92.357
73.514
61.564
0
215
340.473
2007
EURO 0
EURO 1
EURO 2
EURO 3
EURO 4
EURO 5
Non
TOTALE
BENZINA
63.280
28.115
53.116
23.613
16.523
149
184.796
BENZINA O GAS LIQUIDO
3.351
2.056
2.349
281
195
1
8.233
6
141.062
156
335.613
1.977
identificato
BENZINA O METANO
357
306
550
134
175
GASOLIO
13.242
12.827
37.814
47.463
29.710
Totale
80.230
43.304
93.829
71.491
46.603
0
Analizzando i dati nel periodo 2007-2009 si nota che il parco veicolare è cresciuto di circa
100 > 101
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
1.522
il 3%, le autovetture maggiormente inquinanti euro 0 si sono ridotte del 16% e quelle
euro 1 sono diminuite del 19%, da segnalare in ultimo che ad incidere maggiormente
sulla crescita del parco circolante sono le vetture Euro 4 con il 64% circa di incremento.
TRA3. INCIDENTALITA’ STRADALE
La sicurezza costituisce una componente fondamentale della politica comune dei trasporti. Per quanto riguarda la sicurezza stradale, la politica regionale comprende aspetti
comportamentali, infrastrutturali e relativi ai veicoli; anche per le altre modalità di trasporto esiste un ampio ventaglio di misure relativa alla sicurezza e alla comunicazione di
incidenti. Si riporta in Tabella 4 il numero di incidenti stradali avvenuti nell’ultimo triennio, evidenziando il dato provinciale, nonché il numero di incidenti con feriti o morti.
2008
TABELLA 4: INCIDENTI STRADALI NELLA REGIONE BASILICATA
(2008-2010)
Fonte: nostra elaborazione su dati ACI
2009
2010
Incidenti
Morti
Feriti
Incidenti
Morti
Feriti
Incidenti
Morti
Feriti
Potenza
461
15
857
420
20
758
666
25
1.177
Matera
493
20
765
522
26
869
481
23
838
Basilicata
954
35
1.622
942
46
1.627
1.147
48
2.015
ITALIA
218.963
4.725
310.745
215.405
4.237
307.258
211.404
4.090
302.735
Nel 2010 sono stati rilevati sulle strade lucane 1.147 incidenti, che hanno causato il
decesso di 48 persone e il ferimento di 2.015. Il trend nel triennio considerato risulta
negativo con un aumento della mortalità del 37% e del numero di feriti del 24%. Il confronto nello stesso periodo con le regioni del Mezzogiorno (figura 3) mostra una tendenza verso l’aumento del numero di incidenti ad eccezione della Campania e della Sardegna dove si registra un leggero calo.
FIGURA 3. NUMERO INCIDENTI
STRADALI NEL MEZZOGIORNO
(2008-2010)
Fonte: nostra elaborazione su dati ACI
TRA4. UTILIZZO DI MEZZI PUBBLICI DI TRASPORTO
L’indicatore rappresenta la domanda soddisfatta dell’utenza, ovvero il numero utenti di
mezzi pubblici sul totale delle persone che si sono spostate per motivi di lavoro e di
studio ed hanno usato mezzi di trasporto, considerando tutte le tipologie e modalità di
trasporto pubblico presenti sul territorio (treno, tram, bus, metropolitana, corriere esclusi
FIGURA 4. UTILIZZO DI MEZZI
PUBBLICI DI TRASPORTO
(1995-2009)
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat
Sulla base dei dati definitivi del Censimento Popolazione 2001 sono stati ricalcolati i pesi
di riporto all’universo e pertanto, a partire dal 2001, i dati assoluti hanno subito una revisione. Per gli altri anni è stata fatta una revisione generale dei dati di base che può aver
dato luogo a delle variazioni.
Lo scopo dell’indicatore è fornire una sintesi quantitativa della domanda soddisfatta,
cioè di come il trasporto pubblico riesca a soddisfare le esigenze di mobilità sul territorio
rispetto al trasporto privato. Il target di riferimento sono: occupati di 15 anni e più, studenti fino a 34 anni e scolari di scuola materna, che si sono spostate per motivi di lavoro,
università e scuola.
Dalla figura 4 che riporta l’andamento nel corso degli anni dal 1995 all’anno 2009, si
evince una flessione della percentuale di utilizzazione del mezzo pubblico in Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Trasporti
i pullman e le navette aziendali).
negli ultimi 15 anni pari all’1,26% in linea con il dato nazionale, pari al 1,27%. Per quanto
riguarda invece il periodo relativo all’ultimo decennio dal 1999 al 2009 il dato regionale
registra una flessione più consistente del 6,17% a fronte del dato nazionale che si attesta
all’1,52%.
TRA5. ETÀ PARCO VEICOLARE – TRASPORTO PUBBLICO LOCALE SU GOMMA
L’indicatore evidenzia l’età media del parco veicolare pubblico su gomma, direttamente collegata alla capacità di emissione in ambiente dei mezzi e quindi alla possibilità di
inquinamento degli stessi. Lo scopo è di fornire una sintesi quantitativa dello stato del
parco veicolare, ovvero di tutto il sistema del trasporto pubblico locale extraurbano, mediante le autolinee nelle due province di Potenza e di Matera.
FIGURA 5. ETÀ MEDIA DEL
PARCO VEICOLARE (TRASPORTO
PUBBLICO) LOCALE SU GOMMA E
KM PERCORSI ANNUALMENTE
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
102 > 103
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’Ufficio Trasporti, Dipartimento
Infrastrutture e Opere Pubbliche,
Regione Basilicata
Il numero, l’età media e i chilometri percorsi annualmente da parte di tutte le autolinee
circolanti sul territorio regionale rappresentano un’importante informazione per valutare l’interazione tra l’attività dei trasporti e l’ambiente. Il dato mette in evidenza un valore
non eccessivamente elevato dell’età media, di poco superiore agli 11 anni, la Regione
Basilicata ha attivato in questi anni una politica tesa alla contribuzione alle ditte esercenti
servizi di TPL per favorire lo svecchiamento e la sostituzione degli autobus aventi anzianità superiore ai 15 anni.
TRA6. OSSERVATORIO REGIONALE SULLA MOBILITA’ E CENTRO DI MONITORAGGIO DELLA SICUREZZA STRADALE
L’Osservatorio Regionale sulla Mobilità ed il Centro di Coordinamento e Monitoraggio
della sicurezza stradale rappresentano un’efficace risposta della Regione Basilicata verso
obiettivi di sicurezza stradale.
La L.R. n. 22/1998 ha previsto l’istituzione di un Osservatorio Regionale sulla Mobilità nel
settore dei trasporti avente, tra l’altro, il compito di monitorare la mobilità regionale, le
reti di trasporto e le relative infrastrutture, la qualità ed il livello dei servizi, la sicurezza e
l’impatto del sistema dei trasporti sul territorio e sull’ambiente.
Inoltre, con la D.G.R. n. 340/2002 è stata formalizzata l’istituzione di un Centro Regionale
di Monitoraggio sulla Sicurezza Stradale e prevista la definizione di un Piano regionale di
Individuazione delle criticità in tema di Sicurezza Stradale nell’ambito delle attività di cui
al Piano Nazionale sulla Sicurezza Stradale ex L. 144/99, redatto dal Dipartimento competente ed approvato dal Consiglio Regionale con Deliberazione n. 761/2003.
Con la D.G.R. n. 2412 del 15 dicembre 2003 e successiva D.G.R. n. 959 del 5 luglio 2011 è
stato approvato, per un finanziamento di € 1.000.000,004, il progetto del Centro di Monitoraggio, che vede tra i suoi compiti:
• il monitoraggio dell’andamento dell’incidentalità sul territorio coordinando le attività dell’ISTAT, Forze dell’Ordine (Polizia Stradale, Carabinieri, Polizie Municipali),
ANAS, etc.;
• la definizione di indicatori dell’efficacia delle politiche e dei programmi di miglioramento della sicurezza stradale delle amministrazioni ed Enti Locali competenti;
• il supporto alle scelte del governo locale in tema di sicurezza stradale;
• la divulgazione delle conoscenze prodotte e percorsi informativi e formativi sulla
sicurezza stradale.
Per dare concreta attuazione al Centro, con D.G.R. n. 741 del 12 febbraio 2012 è stata
indetta la gara per l’affidamento del servizio di attivazione di un sistema integrato di
rilevazione degli incidenti stradali e georeferenziazione dei sinistri, nonché per l’attivazione di un sistema informativo per l’impostazione del catasto stradale informatizzato
e per l’effettuazione di indagini e studi sulla mobilità. La gara è in fase di aggiudicazione
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Trasporti
definitiva5.
4 L’importo di € 1 ML è comprensivo della quota di € 700.000 quale finanziamento del MIT ed € 300.000 quale
cofinanziamento regionale
5 L'aggiudicazione provvisoria è stata conclusa in data 21 maggio 2013.
Matera, Cripta del Peccato Originale. Archivio APT Basilicata
Capitolo 7
Turismo
L’ambiente ed il territorio costituiscono la risorsa principale per lo sviluppo delle attività
turistiche. Il peculiare rapporto che lega il turismo e l’ambiente necessita sia di un uso
responsabile delle risorse, del mantenimento delle tradizioni locali, del coinvolgimento
e la sensibilizzazione di tutti gli attori (turisti, residenti, operatori, politici), della promozione di strumenti di qualità, sia di strategie di pianificazione e di governance, affinché le
preferenze, senza perdere quella "diversità" che le rende uniche. A fronte dei benefici
economici apportati, molti sono gli impatti che il turismo può determinare sui territori:
contribuisce al riscaldamento globale a causa delle emissioni di gas serra prodotti dal
trasporto e dal soggiorno, ma ne subisce anche, inevitabilmente, le conseguenze sotto
forma di impatti diretti come, per esempio, i cambiamenti nella stagionalità dei flussi
turistici o i danni alle infrastrutture turistiche dovute a eventi estremi e sotto forma di
impatti indiretti come i consumi di acqua o il degrado delle risorse naturali. La scelta
di una destinazione o la durata di una vacanza sono strettamente legate alla variabilità
dell’ambiente, che si ripercuote soprattutto su quei segmenti di mercato basati sul turismo naturale: mare, montagna, isole, zone costiere.
Ciò trova pieno riscontro in Basilicata che nell’immaginario collettivo è associata ad ambiente incontaminato e risorse naturalistiche ben tutelate: le indagini condotte dall’APT
Basilicata (2007), dal Mosa (2006), dal CEI-Sistema (2001), attraverso l’analisi di 36 guide
internazionali e le interviste fatte a 14 giornalisti della stampa specializzata nel settore turistico, fanno emergere, infatti, l’immagine di una regione verde, dalla natura incontaminata e di grande richiamo. In realtà il turismo in Basilicata, non determina gravi pressioni
e carichi ambientali in generale, sebbene esistano aree a più densa concentrazione di
strutture quali il metapontino e la costa marateota o di flussi escursionistici come Matera.
L’ultimo decennio mostra, tuttavia, un incremento delle presenze tanto che il settore sta
raggiungendo la dimensione dell’industria, comportando impatti economici, sociali ed
ambientali di rilievo. I fattori di pressione sull’ambiente ascrivibili al settore turismo che
vengono approfonditi in questo capitolo sono: arrivi e presenze turistiche concentrati in
alcuni periodi dell’anno (stagionalizzazione); insistenza su determinati territori (località
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Turismo
destinazioni siano in grado di adeguarsi alle opportunità di mercato, all’evoluzione delle
costiere e città d’arte - Matera) di strutture ricettive soprattutto extralberghiere; indice di
utilizzo dei posti letto rispetto alla media nazionale.
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
CODICE
INDICATORE
DPSIR
UNITÀ DI
FONTE
MISURA
COPERTURA
COPERTURA
STATO
SPAZIALE
TEMPORALE
ATTUALE
TREND
TUR1
OFFERTA
TURISTICA
D
N
APT
Basilicata
Nazionale
Regionale
1999-2009
☺
↑
TUR2
FLUSSI
D
N
APT
Basilicata
Nazionale
Regionale
1999-2009
☺
↑
TUR3
INTENSITÀ
TURISTICA
P
%
APT
Basilicata
Istat
Regionale
1999-2009
TUR4
STAGIONALITÀ
P
%
APT
Basilicata
Nazionale
Regionale
2009
TUR5
UTILIZZO
D
%
Istat
Nazionale
Regionale
2009
TUR6
CAPACITÀ DI
CARICO
P
%
APT
Basilicata
Nazionale
Regionale
2009
☺
↑
TUR7
PIOT
R
N/€
Regione
APT
Basilicata
Nazionale
Regionale
2011
−
−
↔
☺
−
−
TUR1. CAPACITÀ RICETTIVA
L’indicatore pone in evidenza l’evoluzione quantitativa delle strutture ricettive e dei posti
letto nell’intera regione (nel dato non vengono comprese le seconde case). Nel territorio
lucano, al 2009, sono presenti 650 esercizi attrezzati per il turismo sia alberghi che esercizi complementari e villaggi. La quota rilevante degli esercizi pari a 412 è rappresentata
dagli esercizi complementari (alloggi agrituristici, ostelli, case per ferie, case ed appartamenti dati in affitto da privati). In figura 1 si mostra il trend del numero di esercizi per ti-
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
106 > 107
pologia della regione Basilicata: tra il 2007 ed il 2009 il numero di alberghi è cresciuto del
2,5%, le strutture extralberghiere attestano un incremento di oltre il 16%; di pari passo è
cresciuto il numero di posti letto.
FIGURA 1. NUMERO DI ESERCIZI
RICETTIVI PER TIPOLOGIA IN
BASILICATA (1999-2009)
FIGURA 2: NUMERO DI POSTI
LETTO PER TIPOLOGIA DI
ESERCIZIO RICETTIVO
(1999-2009)
Fonte: Apt Basilicata
TUR2. FLUSSI TURISTICI
L’indicatore sottolinea i flussi turistici registrati nelle strutture ricettive della Basilicata. Gli
arrivi vengono registrati al momento della obbligatoria registrazione ad inizio soggiorno
(check-in). Le presenze rappresentano il numero di notti trascorse consecutivamente dal
cliente nella stessa struttura ricettiva. Il dato analizzato è relativo agli anni tra il 1999 ed
2009 e si riferisce alla provenienza del turista (italiani, stranieri) con un focus sui comuni
più "ricettivi".
FIGURA 3. NUMERO DI ARRIVI,
PER PROVENIENZA, IN BASILICATA (1999-2009)
FIGURA 4: NUMERO DI PRESENZE, PER PROVENIENZA, IN
BASILICATA (1999-2009)
Fonte: Apt Basilicata
Il periodo considerato segna un incremento piuttosto costante di entrambe le variabili;
si rileva che, tanto per gli arrivi quanto per le presenze, la crescita è riferibile alle provenienze italiane mentre gli arrivi stranieri dal 2005 hanno evidenziato una flessione che
tuttavia risulta in linea con il dato del mezzogiorno e dell’Italia.
FIGURA 5. DISTRIBUZIONE
PERCENTUALE DELLE PRESENZE
TURISTICHE NEI COMUNI DELLA
BASILICATA (2009)
Interessante risulta, poi, la distribuzione delle presenze a livello comunale (figura 5) con
l’indiscusso successo del turismo balneare, (in particolare del metapontino.
TUR3. INTENSITÀ TURISTICA
Nel definire l’intensità turistica sono stati presi in considerazione quei parametri in grado
di monitorare il carico del turismo sul territorio, in particolare i fattori responsabili delle
pressioni e degli impatti esercitati sull’ambiente che si traducono nello sfruttamento delle risorse naturali, produzione dei rifiuti, inquinamento, ecc. Il "numero di posti letto per
abitante" quantifica la capacità ricettiva di una regione. Il rapporto "numero degli arrivi
per popolazione residente" rappresenta il peso del turismo sulla regione, mentre il rapporto "presenze per popolazione residente" offre l’idea dello sforzo sopportato dal territorio e dalle sue strutture. Il "numero degli arrivi" e il "numero delle presenze", distribuiti
sul territorio e per mese, evidenziano le zone particolarmente "calde" e la stagionalità dei
flussi turistici. La "permanenza media turistica", data dal rapporto tra il numero delle notti
trascorse (presenze) e il numero dei clienti arrivati nella struttura ricettiva (arrivi), indica
le pressioni sull’ambiente associate alla sistemazione turistica quali, per esempio, consumo idrico, smaltimento dei rifiuti, uso intensivo delle risorse naturali.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Turismo
Fonte: nostra elaborazione su dati Apt
Basilicata
FIGURA 6. TREND DEL TASSO DI
RICETTIVITÀ DELLA REGIONE
BASILICATA (1999-2009)
FIGURA 7: TREND DEL TASSO DI
TURISTICITÀ DELLA REGIONE
BASILICATA (1999-2009)
Fonte: nostra elaborazione su dati
Istat e Apt Basilicata
Le figure (6 e 7) mostrano che i trend della ricettività e della turisticità della regione Basilicata nel decennio 1999-2009 sono certamente in crescita rispettivamente con un incremento del 53% e del 38%, tuttavia nello specifico l'ultimo triennio considerato mostra
un sostanziale appiattimento di entrambi gli incrementi dovuto al generale livellamento
della permanenza media.
TUR4. STAGIONALIZZAZIONE
L’indicatore evidenza il movimento turistico mensile e consente di misurare i periodi di
maggiore impatto del settore sul territorio. La figura 8 evidenzia il picco delle presenze
nel mese di agosto: il 74,2% di tali presenze si registra in soli 6 comuni della Basilicata; in
particolare, il comune di Bernalda (località balneare Metaponto) segna nel 2009 oltre il
25% delle presenze totali.
FIGURA 8. INDICE DI STAGIONALITÀ DEI FLUSSI TURISTICI IN
BASILICATA (2009)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
108 > 109
Fonte: APT Basilicata
Le statistiche ufficiali sulle presenze turistiche non rilevano un importante fenomeno turistico rilevante dal punto di vista della pressione di carico ambientale: le seconde case.
Per queste ultime il XVI Rapporto Mercury sul Turismo Italiano stima che per ogni turista
ufficiale ne esistano 2 nelle seconde abitazioni, non soggette ad obblighi di rilevazioni
statistiche.
TUR5. UTILIZZAZIONE LORDA
L’indice di utilizzazione di una struttura alberghiera rappresenta la probabilità che ha il
generico posto letto di una struttura di essere occupato durante il periodo considerato,
valutando quale massimo teorico soltanto il movimento alberghiero in termini di rapporto tra presenze effettivamente conseguite e le sue potenzialità massime (che si ottengono moltiplicando i letti per i giorni del periodo considerato, anno/mese).
FIGURA 9. INDICE DI UTILIZZAZIONE LORDA DELLE STRUTTURE ALBERGHIERE IN ITALIA
(2009)
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat
In figura 9 si riporta l'indice per le regioni italiane nel 2009: l'indice di utilizzazione della Basilicata è il più basso con il 16,3 al di sotto di 2,5 punti dalla Calabria e di 8,3 dalla
Puglia; rispetto al potenziale alberghiero esiste un margine di utilizzo che andrebbe sostenuto e la scelta della qualificazione ambientale delle strutture potrebbe essere una
opportunità non trascurabile sia in termini di marketing territoriale che di esternalità
TUR6. CAPACITÀ DI CARICO
FIGURA 10. PERMANENZA MEDIA DI TURISTI NEL MEZZOGIORNO (2009)
Fonte: nostra elaborazione su dati Istat
La capacità di carico del sistema ricettivo lucano, in termini di permanenza media e quindi di pressione sul territorio al 2009 segna un 4,04, indice superiore al valore nazionale
(3,88).
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Turismo
positiva sull'ambiente.
FIGURA 11. TREND DELLA PERMANENZA MEDIA DI TURISTI IN
BASILICATA (1999-2009)
Fonte: nostra elaborazione su dati APT
Basilicata
Il trend dell’indice segna un decremento dal 1999 al 2009 del 7% che in termini di impatto sul territorio rappresenta un dato "positivo", tuttavia se considerato nella direzione
dello sviluppo economico fa ravvisare un leggero calo.
TUR7. PIOT
Il Piano turistico regionale, approvato nel 2009, attraverso uno dei suoi strumenti attuativi, il PIOT (Pacchetti Integrati di Off erta Turistica), rivolge grande attenzione alle attività
di turismo sostenibile ed in particolare alla possibilità di applicare i sistemi di gestione ambientale anche a tale comparto, nella convinzione che non è sufficiente “dare una
mano di verde” al “prodotto turistico”, ma è necessario dotare le strutture di accoglienza
di strumenti che permettano di coniugare business con qualità ambientale, attraverso
il conseguimento di miglioramenti nell’efficienza e nella professionalità degli operatori
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
110 > 111
del settore.
Attraverso lo strumento dei PIOT, infatti, negli undici bandi emanati dal 2011 al 2013, un
ruolo fondamentale è stato assicurato dai criteri di selezione dei progetti di investimento candidati al finanziamento che privilegiano gli interventi di recupero e riqualificazione di immobili esistenti, dando anche grande rilievo all’utilizzo di tecnologie innovative
per il risparmio idrico ed energetico, all’adozione di sistemi di certificazione ambientale,
alla scelta di forme alternative di ricettività (ospitalità diffusa, borgo albergo, residenze
d’epoca ecc.), meno impattanti sotto il profilo ambientale.
A conclusione delle procedure di selezione, è possibile evidenziare un primo bilancio
della nuova ricettività e dei nuovi servizi turistici da realizzare: nella quasi totalità dei
progetti selezionati ed ammessi a finanziamento, le caratteristiche di salvaguardia ambientale fissate dai bandi, sono state rispettate. Gli operatori turistici, anche grazie all’alto
valore premiante dei criteri stabiliti, hanno mostrato sensibilità alle tematiche ambientali
ed al valore di spendibilità sul mercato di strutture ecocompatibili anche in una ottica
di riutilizzo del patrimonio immobiliare dei centri storici e borghi rurali. Tale condizione
ha anche le strutture ricettive del turismo balneare, anch’esse infatti sono state interessate da interventi di miglioramento energetico, contribuendo alla riduzione di impatto
nell’ambiente.
Gli interventi di infrastrutturazione pubblica attuativi dei PIOT sono stati ammessi a finanziamento in quanto interventi rispettosi della sostenibilità ambientale, paesaggistica
e culturale.
Le infrastrutture che si stanno realizzando, interessano soprattutto il riuso di contenitori culturali, adeguatamente conservati e ristrutturati, con destinazioni d’uso compatibili
con lo stato conservativo e con le esigenze attuali di valorizzazione delle attività culturali e lo sviluppo di nuova imprenditorialità legata a tali attività. Molti degli interventi
proposti e in corso di realizzazione riguardano anche lo sviluppo di sentieristica, per la
valorizzazione della montagna e dei Parchi nazionali e regionali e l’offerta di servizi per la
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Turismo
fruizione della risorsa natura.
Componenti
ambientali
Relazione sullo Stato dell'Ambiente della Basilicata
Invaso Pietra del Pertusillo. Ernesto Salinardi
Capitolo 8
Acqua
"L’acqua, come risorsa naturale, è un bene pubblico indispensabile per la vita delle comunità viventi, da sottoporre a tutela e migliorare qualitativamente nell’interesse delle
collettività ed a garanzia delle generazioni future". Così riporta in apertura il Piano regionale di tutela delle acque della regione Basilicata adottato con D.G.R. 21/11/20081.
A questo obiettivo, espresso sinteticamente, si ispira l’intensa attività che la regione sta
svolgendo da oltre dieci anni rispetto ad una risorsa che ha in elevata disponibilità, suin grado di garantire una disponibilità di risorsa annua di circa 1.000.000 m3 tanto che,
secondo i dati raccolti a settembre 2009, il sistema, nel complesso, alimenta all’incirca 5
milioni di abitanti, diverse centinaia di aziende industriali, fra cui l’Ilva di Taranto, 100.000
ha di terreni coltivati.
Il dato è effettivamente elevato se si considera che il fabbisogno idrico della Basilicata è
stato stimato pari a 546 Mm3/anno2 suddiviso per i diversi comparti, precisamente, per
uso potabile circa 108 Mm3/anno; per uso irriguo circa 391 Mm3/anno; per uso industriale circa 47 Mm3/anno (dato che rappresenta una stima per difetto dei consumi e dei fabbisogni del comparto industriale).
La ricchezza della risorsa deriva dalle caratteristiche geografiche ed idrografiche della
regione mentre, il sistema di distribuzione costituito da una importante rete infrastrutturale al centro del sistema idrico primario dell’Italia meridionale, è in fase di miglioramento ed efficientamento attraverso il ricorso ad un servizio gestito in house, secondo
un modello riconosciuto dagli organismi nazionali ed europei.
Il territorio della regione Basilicata occupa una superficie di 9.995 km2 ed è interessato da
una complessa e fitta rete idrografica. Il sistema idrografico, determinato dalla presenza
della catena appenninica che attraversa il territorio occidentale della regione, è incentrato sui cinque fiumi con foce nel mar Jonio (da est verso ovest Bradano, Basento, Cavone,
Agri e Sinni) i cui bacini si estendono su circa il 70% del territorio regionale. La restante
1 Il Piano regionale di tutela delle acque è pubblicato sul BUR di Basilicata n. 57 del 16/12/2008.
2 Fonti: Piano di Tutela delle Acque, INEA, Autorità di Bacino della Basilicata - Piano di Bacino - Stralcio del Bilancio
e del deflusso minimo vitale del 2006.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
periore alle esigenze della sua popolazione. Infatti, le fonti di approvvigionamento, sono
porzione è invece interessata dal bacino in Destra del fiume Ofanto, che sfocia nel mar
Adriatico, e dai bacini del fiume Sele, Noce e Lao con foce nel mar Tirreno. Si tratta complessivamente di nove bacini idrografici per un’estensione totale di 11.171,18 Km2.
Il sistema dei corpi idrici superficiali della Basilicata è costituito oltre che dai corsi d’acqua
naturali, da numerosi laghi artificiali determinati dalle importanti opere di sbarramento
che interessano tali fiumi.
Nell’ambito del territorio regionale sono attualmente presenti n.14 impianti classificati,
ai sensi delle vigenti normative, come grandi dighe dal Ministero delle Infrastrutture e
dei Trasporti.
Gli invasi tra loro interconnessi, le traverse, le reti di adduzione e distribuzione, gli impianti di sollevamento e potabilizzazione, le opere di captazione da sorgenti e falde sono
inseriti in schemi idrici attraverso i quali si realizzano trasferimenti di risorse idriche tra
regioni. Tali schemi, realizzati tra gli anni ’50 e ’60 con l’obiettivo principale di sviluppare e
valorizzare l’agricoltura, furono poi ampliati mediante la costruzione di nuove infrastrutture a servizio dei settori civili ed industriali.
Gli schemi idrici maggiori che interessano il territorio lucano sono: lo schema Sinni-Agri
lo Jonico-Sinni nella zona meridionale della Regione, lo schema Basento-Bradano-Basentello nella zona centrale e lo schema Ofanto nella parte settentrionale; essi hanno
carattere interregionale e soddisfano le esigenze idropotabili ed irrigue delle regioni limitrofe Puglia in particolare e Calabria.
Sono presenti, inoltre, altri schemi idrici, a servizio principalmente degli usi potabili ed
irrigui di parti del territorio lucano, quali quelli dell’Alta Val d’Agri, del Noce, del Mercure
e del Frida, definiti "minori" solo per il numero di opere di cui sono composti.
Alla complessità del sistema idrico regionale, sia per le caratteristiche tecniche delle
strutture e delle opere che lo caratterizzano sia perché esso comporta ingenti trasferi-
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
116 > 117
menti di risorse tra regioni con termini e realtà fisiche differenti, si accompagna anche
una forte frammentazione delle competenze pianificatorie.
Hanno, infatti, competenze in materia di risorsa idrica e difesa del suolo sul territorio
della regione Basilicata:
• la Conferenza interistituzionale idrica (ex Ambito Territoriale Ottimale di Basilicata);
• 4 Autorità di Bacino a carattere interregionale (Autorità di Bacino del Fiume Sele;
Autorità di Bacino della Basilicata; Autorità di Bacino della Puglia; Autorità di Bacino
del Lao) ai sensi della Legge n. 183/89;
• 14 Comunità Montane (L.R. n. 12/2008);
• 3 Consorzi di Bonifica (Consorzio di Bonifica Bradano e Metaponto, Consorzio di Bonifica Alta Val d’Agri, Consorzio di Bonifica Vulture Alto Bradano).
CODICE INDICATORE/INDICE
DPSIR
UNITÀ DI
FONTE
MISURA
COPERTURA COPERTURA
SPAZIALE
STATO
TREND
TEMPORALE ATTUALE
−
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
−
ACQ1
Volumi medi di acqua
erogata
D
Mm3
Autorità di Bacino BAS
della Basilicata
2009
ACQ2
Qualità acque
superficiali
(LIM IBE SECA)
S
Classe LIM
Classe IBE
Classe SECA
ARPAB
Metapontum
Agrobios S.r.l.
BAS
2006-2010
ACQ3
Acque idonee alla vita
dei pesci
S
Adimensionale Metapontum
Agrobios S.r.l
BAS
1999-2008
ACQ4
Sistema di
depurazione
R
N
Regione Basilicata Bas
Acquedotto
Lucano
2012
ACQ5
Acque marino costiere
CAM - Classificazione
acque marino costiere
D
Classe CAM
Metapontum
Agrobios
Ministero
ambiente
Bas
2001-2009
☺
↑
ACQ6
Acque di Balneazione
Balneabilità UCF
IQB: indice di qualità
batteriologica
S
%
ARPAB
Bas
2006-2012
☺
↑
ACQ7
Acque Sotterranee
S
Classe
SCAS
Metapontum
Agrobios S.r.l.
Bas
2012
☺
↑
ACQ8
Pianificazione- Progetti R
e strumenti
N
Regione Basilicata BAS
2008-2012
☺
↑
↔
☺
↑
↑
ACQ1. VOLUMI DI ACQUA EROGATI
Al 2009 i volumi medi annui di acqua erogati dai tre principali schemi idrici interregionali
sono pari a 640 Mm3/anno di cui quasi l’80% erogato dallo schema Jonico-Sinni nella
zona meridionale della regione. La tab. 2 indica che l’acqua erogata è utilizzata prevalentemente ad uso irriguo e potabile, oltre a mostrare i volumi ripartiti per Regioni. I volumi
mento di risorsa idrica dalla Basilicata alla Puglia risulta regolato da un accordo, stipulato
nel 1999 tra le Regioni interessate e soggetto ad una revisione annua per la parte relativa
ai volumi destinati alle singole Regioni.
VOLUMI MEDI ANNUI
SCHEMA
SCHEMA
SCHEMA
EROGATI PER SCHEMA
JONICO - SINNI
OFANTO
BASENTO-BRADANO
IDRICO
500 Mm3/anno
115 Mm3/anno
25 Mm3/anno
VOLUMI MEDI ANNUI
POTABILE
IRRIGUO
INDUSTRIALE
EROGATI PER USO
270 Mm3/anno
(42,2%)
350 Mm3/anno
(54,7%)
20 Mm3/anno (3,1%)
VOLUMI MEDI ANNUI
BASILICATA
PUGLIA
CALABRIA
RIPARTITI PER
257 Mm3/anno
(40%)
373 Mm3/anno
(58%)
10 Mm3/anno (2%)
REGIONE
ACQ2. QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI3 (LIM IBE SECA)
La norma europea di riferimento sulle acque è la Direttiva 2000/60/CE del 23/10/2000,
che istituisce un quadro per l’azione comunitaria e rappresenta il riferimento fondamentale per i suoi principi ed indirizzi in materia di acque. In esito alla Direttiva gli Stati
3 Le acque superficiali sono riportate nel Piano di Tutela delle acque distinte in corsi d’acqua di primo ordine (fiumi), corsi d’acqua di ordine superiore al primo (torrenti e fiumarelle), laghi ed invasi, acque marino-costiere.
TABELLA 2. I VOLUMI MEDI
ANNUI EROGATI PER SCHEMA
IDRICO, PER USO E RIPARTITI
PER REGIONI, 2009
Fonte: "La gestione della risorsa idrica in
Basilicata", Autorità di Bacino della
Basilicata, 2009
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
idrici destinati ad uso potabile sono trasferiti per circa il 90% in Puglia. Ad oggi, il trasferi-
membri sono chiamati a identificare e analizzare i corpi idrici, classificati per bacino e
per distretto idrografico di appartenenza. Sulla base di tali analisi le Regioni adottano
piani di gestione e programmi di misure adatti a ciascun corpo idrico. La Direttiva è stata
recepita in Italia con il D.Lgs. 152/06, in particolare con i contenuti della Parte III, al cui
interno sono disciplinate la tutela delle acque dall’inquinamento e la gestione delle risorse idriche. Al fine di fornire indicazioni specifiche per la trattazione di ciascuno degli
aspetti attuativi della Direttiva, sono stati emanati tre decreti ministeriali attuativi del
D.Lgs. 152/06:
• il D.M. n. 131/2008 recante i criteri tecnici per la caratterizzazione e tipizzazione dei
corpi idrici;
• il D.M. n. 56/2009 relativo alle procedure per il monitoraggio e l’identificazione delle
condizioni di riferimento per i corpi idrici, in cui si definiscono i criteri tecnici per il
monitoraggio dei corpi idrici e per il controllo dello stato ecologico e chimico delle
acque superficiali nel bacino idrografico, anche ai fini della predisposizione dei piani
di gestione e dei piani regionali di tutela delle acque;
• il D.M. n. 260/2010 che riporta i criteri aggiornati per il monitoraggio e la classificazione dello stato di qualità dei corpi idrici superficiali e sotterranei. Il DM 260/2010
sostituisce integralmente l’allegato I alla parte III del D.Lgs. 152/06, modificando in
particolare il punto "Classificazione e presentazione dello stato ecologico", per renderlo conforme agli obblighi comunitari, attraverso l’inserimento di criteri tecnici
per la classificazione dello stato dei corpi idrici.
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
118 > 119
TABELLA 3. SCHEMA DELLA
CLASSIFICAZIONE DELLO STATO
DELLE ACQUE IN BASE AL DLGS
N. 152/2006 COME MODIFICATO DAL D.M. N. 260/2010.
Il Piano di Gestione Acque dell’Appennino Meridionale approvato nella seduta del Consiglio dei Ministri del 10 aprile u.s. ad oggi costituisce il riferimento per la pianificazione
e la programmazione, a scala di Distretto, delle risorse idriche. Nel Piano le tematiche
inerenti la qualità e quantità delle acque, il monitoraggio, l’analisi delle pressioni e le misure di tutela da porre in essere sono affrontate secondo i criteri di cui ai succitati decreti
attuativi del D.Lgs 152/2006.
Difatti per ciò che attiene le acque superficiali nel succitato Piano di Gestione sono state
individuate le idroecoregioni, i tipi all’interno delle idroecoregioni e i corpi idrici superficiali della Basilicata, sono stati individuati gli obiettivi di qualità sui corpi idrici caratterizzati, raccolti in Schede per Unità Idrografica (Schede allegate al Piano di Gestione).
Il Piano regionale di Tutela delle Acque è in corso di aggiornamento ed adeguamento
normativo e recepirà anche i contenuti in materia del suddetto Piano di Gestione.
La classificazione dello stato di qualità complessivo dei corpi idrici avviene nel PRTA adottato nel 2008 sulla base dello stato chimico e dello stato ecologico. Per la valutazione
dello stato ecologico è previsto il monitoraggio delle componenti biologiche (IBE) e dei
parametri chimici di base (LIM). Il LIM indica lo stato di qualità chimico-fisico derivante
dalla concentrazione di 7 parametri rappresentativi di tale stato qualitativo e tiene conto
della concentrazione nelle acque dei principali parametri, denominati macrodescrittori,
per la caratterizzazione dello stato di inquinamento: nutrienti, sostanze organiche biodegradabili, ossigeno disciolto, inquinamento microbiologico. L’IBE fornisce una valutazione sullo stato degli ecosistemi fluviali, andando a valutare le "caratteristiche" della
popolazione di macroinvertebrati bentonici ritrovate nel corso d’acqua. In particolare,
i taxa considerati nella classificazione presentano diversi gradi di sensibilità all’inquinamento ed alla carenza di ossigeno, pertanto un corso d’acqua non inquinato è caratterizzato dalla presenza di specie sensibili all’inquinamento ed alla carenza di ossigeno; in
quello inquinato invece riusciranno a vivere solo le specie più resistenti. L’IBE permette,
chimica non è infatti in grado di mettere in evidenza la presenza di uno scarico saltuario
poiché fornisce dei risultati istantanei, invece il macrobenthos vivendo costantemente
nel corso d’acqua, ha maggiore memoria storica. In sintesi, il metodo chimico è più sensibile nell’evidenziare le differenze del carico inquinante, mentre il metodo biologico tiene
conto degli effetti complessivi di tutti i fattori di stress ambientale.
La combinazione dell’IBE e del LIM determina l’indicatore SECA valutato attribuendo al
corso d’acqua la classe di qualità determinata dall’indicatore (IBE o LIM) caratterizzato dal
peggiore livello di qualità. Sono riportati di seguito i risultati dei campionamenti divisi
per corsi d’acqua e per stazione di campionamento. La classificazione cromatica e il giudizio adottati seguono le indicazioni ISPRA (ex APAT)4. Le reti di monitoraggio sui corsi
d’acqua di I e II ordine sono definite nel Piano di Tutela delle Acque ed il monitoraggio
sulle aste principali è effettuato dall’ARPA Basilicata. La Regione Basilicata, nell’ambito
della programmazione 2000-2006, ha finanziato alla Metapontum Agrobios S.r.l. il "Progetto della rete di controllo dei corpi idrici significativi di ordine superiore al primo" in cui
è definito lo stato ecologico per i corsi d’acqua di ordine superiore al primo.
In considerazione della necessità di non perdere la continuità e la notevole quantità di
informazioni elaborate per il PRTA, nelle more dell’aggiornamento ed adeguamento normativo dei contenuti del Piano stesso, la classificazione delle acque superficiali di seguito
è stata elaborata dall’ARPAB con riferimento al calcolo degli indici LIM, IBE e SECA. I dati
si riferiscono all quinquennio 2006-2010. Per il periodo successivo la Regione e l’ARPAB
4 Si attribuiscono all’indice SECA i colori: azzurro, verde, giallo, arancio e rosso, corrispondenti rispettivamente alle
classi di qualità 1 (ottimo), 2 (buono), 3 (sufficiente), 4 (scarso) e 5 (pessimo).
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
quindi, di esprimere un giudizio complementare al controllo fisico e chimico: l’analisi
hanno strutturato un tavolo tecnico per la definizione di nuovi indici e indicatori conformi agli aggiornamenti normativi e del PRTA.
INDICATORI
LIM
IBE
TREND
2009
2010
2008
2009
2007
2008
2006
2007
TREND
2
2
2
2
2
☺
10
11
11
11
S.Arcangelo
Monte confluen.
torrente Sauro
2
2
2
2
2
☺
n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
Bernalda
Ponte SS. 106 Jonica
3
3
2
3
2
Pignola
Ponte Mallardo
2
2
2
2
2
☺
☺
Potenza
Valle confluenza
torrente Rio Freddo
4
3
3
3
2
☺
Albano
Monte confluenza
torrente Camastra Ponte del Principe
3
2
2
2
2
☺
Trivigno
Monte diga Camastra
2
2
2
2
2
☺
Pisticci
Zona Industriale
3
3
3
3
3
5
n.d.
5
6
8
Bernalda
Ponte SS. 106 Ionica
3
3
3
3
3
6
n.d.
5
5
6
Irsina
Punta Colonna (SS.
96)
3
3
2
3
3
6
n.d.
7
7
8
Matera
C.da Lagarone
3
3
3
3
3
6
n.d.
7
7
8
Matera
Monte Invaso San
Giuliano
4
3
3
3
3
6
n.d.
4
2
Bernalda
Ponte SS. 106 Jonica
4
3
3
3
3
6
n.d.
5
Craco
Loc. Triconigro
3
3
3
3
2
6
n.d.
Pisticci
Ponte SS. 106 Ionica
3
3
3
3
2
5
Maratea
Ponte Ferrovia
Litoranea
2
2
2
2
2
☺
Melfi
Monte Traversa S.
Venere
3
2
2
3
2
Melfi
Valle scarico acque
zona industriale
3
2
2
3
Lavello
Ponte strada Candela
Lavello
3
2
2
Lauria
Masseria Nicodemo
1
2
Colobraro
Località Paradicino
2
Rotondella
Ponte SS. 106 Ionica
3
Fonte: A.R.P.A. Basilicata
2006
2010
Monte diga Pertusillo
TABELLA 4. STATO ECOLOGICO
DEI CORSI D’ACQUA SIGNIFICATIVI DEL 1° ORDINE. ANNI
2006-2010.
TREND
2009
Montemurro
Anno
2010
Località
2008
CAMASTRA
CAVONE
SINNI
OLIVENTO
OFANTO
NOCE
BRADANO
BASENTO
BASENTO
BRADANO
CAVONE
NOCE
OFANTO
SINNI
120 > 121
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
Comune
2007
AGRI
Fiume
BASENTO
AGRI
Bacino
Anno
2006
Anno
SECA
n.d
☺
2
2
2
2
-
☺
−
-
-
-
-
-
−
3
-
4
3
2
2
2
2
-
-
☺
☺
-
-
-
-
-
−
3
-
3
-
-
−
-
-
-
-
-
☺
4
-
4
3
3
3
-
4
4
3
☺
3
-
3
3
3
☺
3
-
3
3
3
5
4
-
4
5
4
6
7
4
-
4
3
3
6
6
8
☺
3
-
3
3
2
☺
n.d.
5
6
8
☺
4
-
4
3
2
☺
8
7
7
n.d. n.d.
2
3
3
-
-
☺
10
n.d.
10
n.d. n.d.
☺
3
-
2
-
-
2
☺
n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
−
-
-
-
-
-
3
2
☺
n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
−
-
-
-
-
-
2
2
2
1
2
2
-
-
3
2
3
2
3
-
2
3
2
3
2
3
2
3
-
3
3
2
☺
☺
☺
6
n.d.
5
8
8
9
6
8
n.d. n.d.
n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
7
n.d.
7
☺
☺
−
n.d. n.d.
n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
10
11
11
n.d. n.d.
7
n.d.
8
7
9
7
n.d.
6
7
8
☺
☺
☺
−
☺
☺
☺
☺
Corpo Idrico
LIM
IBE
SECA
LIM
IBE
SECA
2005-2006
2005-2006
2005-2006
2007-2008
2007-2008
2007-2008
F. Maglia
320
11,25
2
260
11
2
T. Rifreddo
400
9
2
295
9
2
T. Sauro
360
8,75
2
240
8
2
T. Sauro
340
8,25
2
265
8
2
F.so di Scannamogliera
340
9
2
195
10
3
Bacino del fiume Agri
TABELLA 5. STATO ECOLOGICO
DEI CORSI D’ACQUA SIGNIFICATIVI DI ORDINE SUPERIORE AL
PRIMO. ANNI 2005-2008.
Fonte: Metapontum Agrobios S.r.l. Regione
Baslicata
Bacino del fiume Basento
T. Camastra
400
8
2
255
8
2
T. Camastra
400
10
2
310
11
2
T. Camastra
400
9
2
230
9
3
T. Inferno
320
10
2
225
9
3
180
4,75
4
90
4
4
Bacino del fiume Bradano
T. Basentello
T. Basentello
165
4
4
85
4
4
T. Fiumicello
130
4,5
4
40
6
5
T. Fiumicello
50
2
5
40
2
5
T. Fiumicello
95
3,5
5
40
4
5
T. Gravina
120
6,5
3
60
7
4
T. Gravina
135
2,25
5
40
5
5
T. Gravina
130
5,5
4
45
6
5
T. Olivento
190
7,75
3
100
7
4
T. Olivento
150
6
3
55
3
5
T. Olivento
200
8,75
3
150
7
3
F. Bianco
300
8
2
210
8
3
F. Bianco
110
6
4
95
6
4
T. Cogliandrino
360
12,75
2
225
9
3
F.rella di S. Arcangelo
300
8
2
170
8
3
T. Serrapotamo
210
5,5
4
45
6
5
T. Serrapotamo
400
11,25
2
195
10
3
Bacino del fiume Ofanto
Bacino del fiume Sinni
Classe Stato Ecologico
Numero Stazioni di monitoraggio dei corpi idrici - corsi d’acqua di ordine superiore al primo
(annualità 2007-2008)
Agri
Basento
Sufficiente
1
2
Buono
4
2
Bradano
Ofanto
Sele
Sinni
1
1
3
TABELLA 6. RIPARTIZIONE NELLE CLASSI DI STATO ECOLOGICO
PER LE STAZIONI DI MONITORAGGIO DEI CORSI D’ACQUA DI
ORDINE SUPERIORE AL PRIMO
(2007-2008)
Fonte: Metapontum Agrobios s.r.l.
- Regione Baslicata
Scarso
3
1
Pessimo
5
1
1
1
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
Bacino del fiume Sele
ACQ3. ACQUE IDONEE ALLA VITA DEI PESCI
La designazione in acque dolci idonee alla vita della fauna acquatica viene eseguita attraverso la valutazione della conformità dei parametri di qualità con quelli imperativi previsti dalla normativa5 (pH, BOD5, ammoniaca indissociata, ammoniaca totale, nitriti, cloro
residuo totale, zinco totale, rame disciolto, ossigeno disciolto e materie in sospensione).
Per verificare l’idoneità di un corpo idrico alla fauna acquatica non esiste un vero e proprio indicatore definito dalla normativa: le acque designate vengono infatti considerate
idonee quando il valore misurato di determinati parametri fisico-chimici si mantiene al
di sotto di limiti tabellari di cui alla nota 5. L’analisi dei dati ottenuti dal monitoraggio ha
permesso di definire la verifica della conformità come mostrato in tabella 9 e 10.
FIGURA 2. UBICAZIONE DEI SITI
DI INDAGINE PER LE ACQUE
DOLCI CHE RICHIEDONO PROTEZIONE E MIGLIORAMENTO
PER ESSERE IDONEE ALLA VITA
DEI PESCI
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
122 > 123
Fonte: Piano di tutela delle acque
5 Tabella 1/B dell’Allegato 2 alla parte III del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
Denominazione
Denominazione
Corpo Idrico
Stazione
AREA_IDR
T. Peschiera
Peschiera
sorgente
T. S. GIOVANNI
Classificazione
Classificazione Classificazione
Classificazione
1999 - 2000
2003-2004
2005-2006
2007-2008
BACINO DEL
FIUME SINNI
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
San Giovanni
sorgente
BACINO DEL
FIUME LAO
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
T. MERCURE
Mercure
confine
BACINO DEL
FIUME LAO
NON
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
T. S. GIOVANNI
San Giovanni
confine
BACINO DEL
FIUME LAO
NON
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
NON
CONFORMITÀ
NON
CONFORMITÀ
T. MERCURE
Mercure
sorgente
BACINO DEL
FIUME LAO
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
T. Peschiera
Peschiera
confluenza
BACINO DEL
FIUME SINNI
NON
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
T. FRIDO
Frido
sorgente
BACINO DEL
FIUME SINNI
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
SINNI
Sinni
sorgente
BACINO DEL
FIUME SINNI
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
DIGA DI
COGLIANDRINO
(MASSERIA
NICODEMO)
Cogliandrino
centro
BACINO DEL
FIUME SINNI
NON
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
Denominazione
Denominazione
Denominazione
Corpo Idrico
Stazione
AREA_IDR
T. FRIDO
Frido
Confluenza
Diga DI MONTE
COTUGNO
Classificazione
Classificazione Classificazione
Classificazione
1999 - 2000
2003-2004
2005-2006
2007-2008
BACINO DEL
FIUME SINNI
NON
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
Monte Cotugno
Riva
BACINO DEL
FIUME SINNI
NON
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
SINNI
Sinni
Confluenza
BACINO DEL
FIUME SINNI
NON
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
LAGO DI
MONTICCHIO
Monticchio
Centro
BACINO DEL
FIUME OFANTO
NON
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
LAGO DI
MONTICCHIO
Monticchio
Riva
BACINO DEL
FIUME OFANTO
NON
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
DIGA DI MONTE
COTUGNO
Monte Cotugno
Centro
BACINO DEL
FIUME SINNI
NON
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
CONFORMITÀ
Si evidenzia nel corso degli anni un progressivo miglioramento delle condizioni ambientali per le specie ittiche, che ha consentito di attribuire, a partire dal 2006, un giudizio
di conformità positivo al 93% delle stazioni. Il dato Buona parte del reticolo idrografico
oggetto di studio attraversa aree di rilevante valore naturalistico e quindi di elevato interesse turistico come il parco del Pollino.
ACQ4. IMPIANTI DI DEPURAZIONE
Gli impianti di depurazione e più in generale gli scarichi localizzati di acque reflue, sia
civili che industriali, costituiscono fattori che determinano le pressioni da fonte puntuale, agenti sullo stato qualitativo dei corpi idrici. Spesso gli scarichi hanno caratteristiche
qualitative non rispondenti agli standard normativi, per la scarsa efficienza dei sistemi di
trattamento o per l’assenza di trattamenti adeguati (si pensi ad esempio, alla necessità di
adeguare i depuratori in area sensibile introducendo i trattamenti terziari di depurazione
dei reflui in grado di ridurre la presenza dei nutrienti - azoto e fosforo - nei limiti normativi previsti). L’anomalia di detti affluenti è dovuta sia alla presenza di scarichi di natura
non domestica che dovrebbero essere pretrattati sia al sistema misto fognario che, in
caso di precipitazioni, determina portate che i depuratori non sono in grado di trattare. Il
censimento aggiornato al 2012 degli impianti di depurazione regionale effettuato da
TABELLA 9. VERIFICA CONFORMITÀ PER LE ACQUE DOLCI
SALMONICOLE (1999-2008)
Fonte: Metapontum Agrobios S.r.l.
- Regione Baslicata
TABELLA 10. VERIFICA CONFORMITÀ PER LE ACQUE CIPRINICOLE (1999-2008)
Fonte: Metapontum Agrobios S.r.l.
- Regione Baslicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
Denominazione
Acquedotto Lucano S.p.A.6, conferma la presenza di impianti funzionanti per 88 comuni
dei 100 comuni della Provincia di Potenza e per 30 dei 31 comuni della Provincia di Matera. Dall’analisi dei dati emerge che gli impianti di depurazione gestiti da Acquedotto Lucano S.P.A. sono 171. Vi sono altri impianti di depurazione, circa venti, a servizio di alcuni
comuni ed aree industriali, ancora non trasferiti in gestione ad Acquedotto Lucano e per
i quali è in corso di verifica l’effettiva funzionalità (Rivello, San Chirico Raparo, Viggianello,
Baragiano etc.).
Dal censimento emergono alcune criticità: molti degli impianti rilevati non servono la
totalità degli abitanti; in taluni casi sono sottodimensionati e a servizio di solo una parte
della popolazione. Molti impianti sono di piccole dimensioni e servono frazioni o contrade. La quasi totalità dei depuratori è sprovvista sia di campionatori automatici per il controllo qualitativo del refluo in ingresso ed in uscita, sia di misuratori per i volumi affluenti
ed effluenti. Non vi sono impianti che utilizzano la fitodepurazione. Nel settore fognario depurativo lo scenario si sta evolvendo in maniera consistente con notevoli investimenti
dedicati alla razionalizzazione e completamento delle reti di collettamento dei reflui e al
potenziamento e ammodernamento del sistema degli impianti di depurazione.
Il potenziamento del sistema depurativo e la realizzazione e l’adeguamento degli impianti di depurazione è oggetto dei lavori finanziati con l’Accordo di Programma Quadro "Tutela delle Acque e Gestione Integrata delle Risorse Idriche" per i diversi Comuni regionali.
Inoltre, è in fase di progettazione l’adeguamento degli impianti di Genzano di Lucania,
Laurenzana e Ferrandina e di alcune aree rurali di Melfi che entreranno in esercizio nel
corso dei prossimi due anni. Per gli abitati di Acerenza, Pietragalla, Oppido Lucano e le
frazioni di Avigliano il refluo sarà immesso nell’impianto consortile di Acerenza realizzato
dalla Provincia di Potenza nel 2009 e ancora non in esercizio per la mancanza di collettori
fognari la cui realizzazione è prevista con un finanziamento dell’Accordo di Programma
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
124 > 125
Quadro in tema di Risorse Idriche già appaltato ed in corso di realizzazione. Per gli impianti di depurazione a servizio delle aree rurali dei comuni di Atella e Filiano e degli abitati di Albano di Lucania, Aliano e Alianello sono in corso di programmazione i necessari
interventi.
La Comunità Montana del Melandro ha realizzato, con fondi di cui alla Legge n. 135/97,
l’impianto di depurazione per l’abitato di Sasso di Castalda che è in funzione da pochi
mesi. Con interventi a carico della tariffa sono stati attivati gli impianti di Metaponto,
San Basilio di Pisticci, Montalbano Jonico, Ruoti, Pomarico, Roccanova ed i consortili di
Senise, Noepoli e Rapone.
A seguito di una approfondita ricognizione effettuata nel 2011 dalla Regione Basilicata
di concerto con il MATTM, alla Regione sono stati assegnati 32.200.000 euro a valere sui
fondi dei Programmi Attuativi Regionali, destinati ad interventi necessari a risolvere il
precontenzioso con l’UE, EUPILOT 1976/11/ENVI, inerente la non conformità ai requisiti
posti dalla Direttiva n. 91/271/CEE dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue
urbane.
Gli interventi ammessi a finanziamento con Delibera CIPE n. 60 del 30 Aprile 2012 affrontano le criticità ambientali connesse alla depurazione in aree ritenute strategiche.
6 Gestore Unico del Servizio Idrico regionale a partire dal 2002.
INTERVENTO
AGGLOMERATO
FINANZIAMENTO
NOTE
€ 4.300.000,00
L’intervento prevede per gli impianti, tutti in area
sensibile, l’adeguamento al trattamento terziario
dei reflui ed altresì, per ciascun impianto, è prevista
la sostituzione e l’adeguamento dei macchinari e/o
della capacità di trattamento.
Realizzazione del sistema
Melfi
di trattamento terziario agli
impianti di depurazione
ricadenti nelle aree
sensibili individuate
dal Piano di tutela della
Regione Basilicata. 4° lotto.
Realizzazione del nuovo
impianto di depurazione
e delle reti fognarie di
collettamento al nuovo
impianto dell’abitato di
Melfi.
€ 5.000.000,00
Valutazioni inerenti l’eccessiva onerosità degli
interventi necessari per il consolidamento dell’area
in frana hanno dettato l’esigenza di delocalizzare
l’impianto esistente, prevedendo la realizzazione
di un nuovo impianto di depurazione, con una
potenzialità di 24.000 a.e. e dotato di sistema
terziario di trattamento dei reflui, a valle dell’abitato,
sul versante sinistro del Torrente Melfi in un’area
pressoché pianeggiante e geologicamente stabile.
L’intervento richiede, altresì, la realizzazione del
sistema fognario di raccolta e collettamento dei
reflui verso il nuovo depuratore.
Comune di Lavello Potenziamento della rete
fognaria e del depuratore
Lavello
€ 2.400.000,00
Il depuratore a servizio dell’abitato di Lavello ha una
potenzialità di trattamento di 7.000 a.e., a fronte
di un carico da trattare pari a 12.000 a.e..Pertanto
l’intervento prevede la realizzazione di una seconda
linea di trattamento per una capacità totale di
trattamento pari al 14.000 a.e.
Potenziamento dei
depuratori a servizio
dell’abitato di Matera
Matera - Lamione,
Matera -Sarra,
Matera - Pantano
€ 10.000.000,00
Pur avendo i tre depuratori esistenti una capacità
di trattamento adeguata, necessitano della
sostituzione e del potenziamento di parte delle
apparecchiature. Inoltre essendo l’agglomerato
in area sensibile ed in un’area della Regione a
più elevato rischio di inquinamento, l’intervento
prevede la realizzazione del trattamento terziario
dei reflui.
Separazione acque bianche Marsicovetere, Paterno,
e nere nei collettori a
Marsico Nuovo,
servizio dei depuratori
Tramutola, Sarconi
dell’alta valle dell’Agri
€ 4.500.000,00
La Regione Basilicata ha concluso la realizzazione dei
nuovi impianti di depurazione a servizio dell’area,
risulta invece necessario intervenire sul relativo
collettamento.
Realizzazione del
depuratore cittadino e
del relativo sistema di
collettamento del Comune
di Pisticci
€ 6.000.000,00
L’intervento prevede la realizzazione di un nuovo
impianto di depurazione a servizio del centro abitato
di Pisticci ed altresì la realizzazione del sistema
fognario di collettamento verso il depuratore.
INTERESSATO
TABELLA 11. INTERVENTI
AMMESSI A FINANZIAMENTO
DELIBERA CIPE N. 60/2012
Venosa, Senise, Irsina,
Grassano, Sarconi,
Cancellara, Ripacandida,
Palazzo San Gervasio
Pisticci
Interessante è analizzare la localizzazione degli impianti di depurazione rispetto alle aree
sensibili7 perché gli scarichi di tali impianti devono rispettare limiti (di cui alla Tabella 2
dell’all. 5 del D.Lgs n. 152/06) di concentrazione massima di fosforo e azoto, in funzione
della potenzialità degli impianti in abitanti equivalenti.
7 La normativa introduce il criterio di "area sensibile" in relazione all’accadimento o al rischio potenziale di sviluppo
di processi eutrofici nei corpi idrici che causano una degradazione qualitativa della risorsa. Nel Piano di Tutela delle
Acque sono riportate quali aree sensibili: i laghi posti ad un’altitudine inferiore ad una quota di 1.000 m sul livello del
mare e aventi una superficie dello specchio liquido di almeno 0,3 km2, i laghi naturali e artificiali, le traverse e i punti
di prelievo delle fluenze libere, nonché i bacini drenanti da essi sottesi ricadenti nel territorio regionale.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
DALL’INTERVENTO
Realizzazione del sistema
di trattamento terziario
per gli impianti di
depurazione ricadenti nelle
aree sensibili individuate
dal Piano di tutela della
Regione Basilicata.
FIGURA 3. IMPIANTI DI
DEPURAZIONE GESTITI DA
ACQUEDOTTO LUCANO S.P.A. RIPARTIZIONE PERCENTUALE NEL
BACINO IDROGRAFICO DEGLI
"IMPIANTI IN AREA SENSIBILE"
E "IN AREA NON SENSIBILE"
Fonte: Acquedotto Lucano s.p.a. - Regione
Basilicata
Nelle aree definite sensibili insistono 67 impianti di trattamento delle acque reflue urbane funzionanti gestiti da Acquedotto Lucano S.p.A.
La necessità di salvaguardare i corpi idrici dai fenomeni eutrofici impone l’adozione e lo
sviluppo di processi di trattamento delle acque reflue che, accanto all’obiettivo iniziale di
rimuovere le sostanze organiche, i materiali sospesi ed i microrganismi potenzialmente pericolosi per la salute umana, risponda alla necessità di rimuovere efficacemente i nutrienti,
azoto e fosforo, dai reflui (trattamenti terziari di depurazione). In particolare, il concetto di
area sensibile, inteso come corpo idrico ricettore esposto al rischio di eutrofizzazione, pone
l’esigenza di interventi di adeguamento degli impianti di depurazione esistenti, spesso caratterizzati unicamente da comparti di ossidazione biologica dei composti organici e non
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
126 > 127
dotati dei necessari trattamenti in grado di abbattere i nutrienti in eccesso.
TABELLA12. POTENZIALITÀ
DI PROGETTO IMPIANTI DI
DEPURAZIONE SUL TERRITORIO
REGIONALE
BACINO
POTENZIALITÀ IMPIANTI IN A.E. (ABITANTI EQUIVALENTI)
IMPIANTI IN AREE SENSIBILI
A.E.
Fonte: Acquedotto Lucano s.p.A - Regione
Basilicata
A.E.
< 2.000
A.E.
2.000 - 10.000 > 10.000
AGRI
7
10
BASENTO
12
7
BRADANO
3
6
IMPIANTI IN AREE NON SENSIBILI
A.E.
A.E.
A.E.
> 100.000
< 2.000
2.000 - 10.000 > 10.000
1
1
A.E.
A.E.
2
1
6
4
2
2
1
5
CAVONE
8
4
2
LAO
1
1
1
NOCE
OFANTO
4
4
2
SELE
SINNI
4
5
1
12
2
2
4
7
1
12
13
3
6
> 100.000
1
La Tabella 12 evidenzia che sul territorio regionale gli impianti di depurazione ricadenti
in area sensibile con A.E. > di 10.000 sono in totale 4 (Melfi, Venosa, Senise, Tramutola).
Per tali impianti, affinché possano essere rispettati i limiti di concentrazione di azoto e
fosforo, si rende urgente l’adeguamento ai sistemi terziari di depurazione. Il solo impianto di Tramutola, di cui si relazionarà in seguito è già dotato di trattamento terziario dei
reflui. Rimane inteso che è comunque importante, a prescindere dai limiti fissati dalla
normativa, programmare i necessari adeguamenti tecnologici e strutturali su tutti i depuratori recapitanti in area sensibile, a tutela e protezione delle stesse. L’unico impianto
di depurazione in area sensibile con una potenzialità di progetto superiore ai 100.000
A.E. è l’impianto di depurazione di Potenza, realizzato con finanziamento pubblico statale, strutturato e dimensionato in modo da trattare i liquami civili della città di Potenza
nonché i reflui provenienti dalle case sparse di Potenza per 100.000 abitanti equivalenti,
i liquami industriali di Tito e di Potenza corrispondenti a 60.000 abitanti equivalenti, per
un totale complessivo di 160.000 A.E.. Il depuratore, i cui lavori di realizzazione si sono
conclusi nel 2006, è dotato di trattamento terziario dei reflui e trattamento di disinfezione tramite processo di clorazione. In uscita dal bacino di disinfezione parte della portata
viene prelevata per essere destinata alle utenze industriali. Dette acque, prima del loro
riutilizzo a scopo industriale, vengono assoggettate ad un ulteriore trattamento di disinfezione, in apposito impianto ubicato nei pressi della vasca di sedimentazione, tramite
raggi UV, per ridurre la concentrazione dei coliformi totali. In Val d’Agri, a protezione della Diga del Pertusillo, sono stati completati con i fondi strutturali del POR 2000-2006 e
sono in esercizio dal maggio 2011 quattro depuratori nei Comuni di Tramutola (impianto
comprensoriale dimensionato per 25.620 A.E. a servizio dei Comuni di Tramutola, Paterno, Viggiano, Marsico Nuovo e Marsico Vetere), Spinoso (2.550 A.E. - adeguamento di un
impianto esistente), Grumento Nova (2.376 A.E.) e Montemurro (2.200 A.E.), tutti dotati
di trattamento terziario dei reflui.
ACQ5. ACQUE MARINO - COSTIERE (INDICE CAM)
La finalità dell’indice CAM è quella di fornire un giudizio sulla qualità delle acque intesa
anche come rischio igienico - sanitario basata su dati oceanografici di base, tenendo conto delle variabili: salinità, clorofilla, trasparenza, silicati, ammoniaca, fosfati, nitrati, nitriti.
La classificazione tiene conto anche della trasparenza in quanto parametro dipendente
dalla biomassa fitoplanctonica, infatti se le acque mostrano una bassa trasparenza e una
bassa salinità sicuramente vi sono immissioni di acqua dolce con rischi igienico sanitari.
Le classi sono rappresentate da tre tipologie di colore: l’azzurro corrisponde ad acque
arricchimento non determina però squilibri ecologici e il giallo ad acque in cui ad una
più o meno marcata eutrofizzazione si associano indizi di alterazione funzionale del sistema. Di seguito sono state riportate la classificazione secondo l’indice CAM delle acque
marino-costiere del mar Ionio e del mar Tirreno.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
oligotrofiche e tendenzialmente imperturbate, il verde ad acque di media qualità, il cui
Distanza
2
1
2
2
Ott
1
2
2
Nov
1
Dic
1
2
2
Gen
1
Feb
1
2
Mar
1
Mar
2
-
-
-
1
Apr
-
-
500
3000
Sinni
Sinni
-
-
-
-
-
-
1
-
-
-
-
-
-
1
-
-
-
-
-
-
1
-
-
-
-
-
-
1
-
-
-
-
-
-
1
-
-
-
-
-
-
1
Lug
1
1
Fonte: Metapontum Agrobios s.r.l.
TABELLA 13. CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE MARINE COSTIERE DELLA BASILICATA (2005-2009)
-
-
-
Castrocucco 2000
3000
Basento
1
Castrocucco 200
500
Basento
(m)
dalla riva
Giu
1
1
1
1
1
1
1
Apr
-
-
Distanza
2
Feb
Stazione
Set
1
Gen
3000
Ago
1
Dic
Sinni
Anno 2008
1
Nov
-
Mag
2
Ott
1000
Apr
1
Set
500
2
Ago
Sinni
Mar
1
Lug
Sinni
2
Giu
-
Feb
1
Mag
Castrocucco 2000
2
Apr
-
Gen
1
Mar
-
3000
Basento
2
Feb
Castrocucco 1000
1000
1
Gen
128 > 129
Castrocucco 200
500
Basento
(m)
dalla riva
Basento
Stazione
Anno 2005
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
-
-
-
-
-
-
-
-
-
2
1
-
-
-
-
-
-
-
-
-
2
Mag
-
-
-
-
-
-
-
-
-
1
Mag
-
-
-
-
-
-
-
-
-
2
-
-
-
-
-
-
-
-
-
1
Lug
2
1
Giu
1
Lug
Anno 2009
-
-
-
-
-
-
-
-
-
1
Giu
Anno 2006
2
-
-
-
-
-
-
1
Ago
1
Ago
-
-
-
-
-
-
1
Set
1
Set
2
-
-
-
-
-
-
1
Ott
1
Ott
2
2
-
-
-
-
-
-
1
Nov
1
Nov
-
-
-
-
-
-
1
Dic
1
Dic
2
Dalle elaborazioni si può notare come a partire dall’anno 2006 si osserva una più o meno
marcata eutrofizzazione associata ad indizi di alterazione funzionale del sistema. I dati
di cui sopra sono inseriti nel sistema Si.Di.Mar, la banca dati del Sistema Difesa Mare finanziata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Si tratta di
un sistema informativo in grado di fornire un panorama completo e coordinato sulla
condizione del territorio marino e costiero italiano, sia sulla base delle relative condizioni
ecologiche e sia in relazione alle attività antropiche, economiche ed industriali che intervengono sulla fascia costiera emersa e sommersa. Grazie alla sua attività di raccolta dei
dati provenienti dalle reti di osservazioni regionali sull’ambiente marino, messi a disposizione degli utenti via Internet, il Si.Di.Mar è a tutt’oggi l’unica banca dati che raccoglie a
livello nazionale i dati relativi all’ambiente marino.
ACQ6. ACQUE DI BALNEAZIONE
Con il termine "acque di balneazione" vengono indicate le acque dolci superficiali, correnti o di lago e le acque marine nelle quali la balneazione è espressamente autorizzata
o non vietata. Negli ultimi anni, con l’evoluzione del quadro normativo comunitario e
nazionale, sono state introdotte profonde modifiche nelle modalità di monitoraggio e
definizione dell’idoneità delle acque destinate alla balneazione. In particolare8, sono stati ridefiniti i parametri di campionamento, la frequenza dei controlli e la metodologia di
valutazione e classificazione delle acque di balneazione.
Allo stato attuale il monitoraggio si svolge dal primo aprile al trenta settembre di ogni
anno, con frequenza di campionamento mensile e gli indicatori di riferimento sono due:
Enterococchi intestinali ed Escherichia coli.
Le coste della regione Basilicata si estendono per 61.5 km, di cui 60.57 km di costa adibita alla balneazione e 0.95 km di costa non adibita alla balneazione (Tabella 12). La costa
tirrenica è compresa in un tratto di circa 25 km tra Punta dei Crivi, poco più a nord di
ionica, lunga circa 37 km, da Metaponto a Nova Siri.
Matera
Lunghezza
Costa non
Costa non
Costa parco
Costa
Costa non
Costa non
Costa non
Costa non
Costa
totale costa
adibita alla
adibita alla
marino non
adibita alla
balneabile per
balneabile per
balneabile
balneabile
balneabile
(km)
balneazione per
balneazione
adibita alla
balneazione
inquinamento
inquinamento
per altri
per altri
per l’intera
inquinamento
per altri motivi balneazione
(km)
per l’intera
per parte
motivi per
motivi per
stagione
(km)
(km)
stagione
della stagione
l’intera
parte della
balneare
balneare (km)
balneare (km)
stagione
stagione
(km)
balneare
balneare
(km)
(km)
36,93
0
(km)
0,5
0
36,43
0
0
0,5
0
36,43
Potenza
24,59
0
0,45
0
24,14
0
0
0,45
0
24,14
Totale
61,52
0
0,95
0
60,57
0
0
0,95
0
60,57
Regione
Le attività di campionamento e di analisi sono svolte dall’ARPAB e riguardano 60 punti
di campionamento di cui 19 ricadenti lungo la costa tirrenica e 41 su quella ionica. Particolare attenzione è stata rivolta alla localizzazione dei sessanta punti di monitoraggio,
la cui individuazione ha tenuto conto delle aree in cui si prevede il maggior afflusso di
8 Con l’emanazione del D.Lgs. 116 del 30 maggio 2008 recante "Attuazione della Direttiva 2006/7/CE relativa alla
gestione della qualità delle acque di balneazione e abrogazione della Direttiva 76/160/CEE" e del relativo decreto
attuativo D.M. 30 marzo 2010.
TABELLA 14. BALNEABILITÀ E
CONTROLLO DI BALNEAZIONE
DELLE COSTE LUCANE
PER PROVINCIA
Fonti: ARPA Basilicata e Ministero della
Salute (Rapporto acque di Balneazione
2012)
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
Acquafredda, e la Spiaggia "d’a Gnola", a sud della Secca di Castrocucco, mentre la costa
bagnanti o il rischio più elevato di inquinamento in base al profilo delle acque di balneazione. La distribuzione spaziale dei punti di monitoraggio è stata inoltre realizzata
assicurando un controllo accurato delle acque costiere lucane che risultano tra le più
monitorate d’Italia (Tabella 13).
La rete di monitoraggio della costa lucana è stata aggiornata con D.G.R. n.404 del 5 aprile
2012 ai sensi del D.Lgs. 116/08 e del D.M. 30 marzo 2010.
TABELLA 15. DISTRIBUZIONE
PUNTI DI PRELIEVO STAGIONE BALNEARE 2011- REGIONE
BASILICATA
Fonte: Ministero della Salute, Conferenza
stampa "Qualità acque di balneazione", 13
giugno 2012
Lunghezza totale
Aree di balneazione
costa (km)
Regione Basilicata
Territorio Nazionale
Km/punti
di prelievo
61,5
60
1,0
7810,9
4902
1,4
FIGURA 4. RETE DI MONITORAGGIO DELLA COSTA TIRRENICA. AREA DI BALNEAZIONE
COMUNE DI MARATEA
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
130 > 131
Fonte: Ministero della Salute e ARPAB
FIGURA 5. RETE DI MONITORAGGIO DELLA COSTA IONICA.
AREE DI BALNEAZIONE DEI COMUNI DI BERNALDA, PISTICCI,
SCANZANO IONICO, POLICORO,
ROTONDELLA
E NOVA SIRI
Fino al 2009 la classificazione delle acque di balneazione veniva effettuata secondo
quanto previsto dal DPR 470/82 in attuazione della Direttiva 76/190/CEE sulla base di
tre indicatori: "Balneabilità", "Controllo di balneazione" e "Indice di qualità batteriologica
(IQB)".
L’Indicatore di balneabilità esprime il rapporto percentuale tra la lunghezza della costa
balneabile e la lunghezza della costa controllata.
Il Controllo di balneazione rappresenta il rapporto percentuale tra costa controllata e costa totale.
L’Indice di qualità batteriologica (IQB) fornisce informazioni sulla possibile contaminazione di tipo fognario, dovuta all’impatto di scarichi urbani o foci fluviali.
A partire dal 2010 la classificazione delle acque viene effettuata secondo quanto previsto
dal D.Lgs. 116/08 e dal Decreto del Ministero della Salute del 30 marzo 2010 che hanno
recepito la nuova Direttiva (2006/7/CE). In particolare il D.M. 30 marzo 2010 stabilisce:
• I valori limite per il singolo campione.
• I metodi di analisi di riferimento.
• I criteri per determinare i divieti di balneazione.
• Le procedure di campionamento.
• I criteri per la descrizione dei profili.
• Il report acque di balneazione con le informazioni che dovranno essere trasmesse,
insieme ai risultati del monitoraggio al Ministero della Salute.
Rispetto a quanto previsto dal DPR 470/82, il nuovo programma di monitoraggio prevede la rilevazione mensile e non più bimensile di parametri microbiologici e ambientali
quali temperatura dell’aria, temperatura dell’acqua, vento (intensità e direzione), corrente superficiale, condizioni meteorologiche. Il succitato DM detta inoltre le modalità di
intervento in caso di proliferazioni algali nelle coste italiane introducendo delle "Linee
Guida per la gestione del rischio associato alle fioriture di Ostreopsis ovata" e delle "Procedure per la gestione del rischio associato alle proliferazioni di cianobatteri".
In sostanza introduce parametri ambientali a discapito dei parametri chimico-fisici previsti dalla precedente normativa e pone particolare attenzione alla valutazione preventiva
dei rischi ricadenti sulle singole aree di balneazione con la redazione annuale dei "Profili
D.Lgs. 116/08.
La riduzione dei parametri da monitorare, oltre a semplificare ed ottimizzare l’attività di
monitoraggio, permette di attenzionare con ulteriori indagini, quei punti che presentano maggiori criticità per poter mettere in atto azioni correttive preventive, per un’attenta
valutazione dello stato ambientale in cui si trova il punto di campionamento.
La direttiva si pone l’obiettivo di correlare lo stato di qualità delle acque di balneazione
con le possibili fonti di contaminazione attraverso una gestione integrata della qualità delle acque tale da permettere azioni volte a prevenire l’esposizione dei bagnanti in
acque inquinate, non solo attraverso il monitoraggio, ma anche attraverso misure di gestione in grado di riconoscere e ridurre le possibili cause di inquinamento.
I campioni devono essere accompagnati da ispezioni di natura visiva per valutare la presenza di residui bituminosi e rifiuti in genere. La conformità dei singoli campioni è determinata dal rispetto dei valori limite. Il superamento di tali limiti determina il divieto di
balneazione e l’obbligo di prelevare campioni successivi, fino al riscontro di un esito di
analisi favorevole, che consenta la riapertura del sito.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
delle acque di balneazione" di cui all’allegato E del D.M. 30 marzo 2010 di cui all’art.9
Per la classificazione della qualità delle acque di balneazione si fa riferimento ai parametri e ai limiti indicati in tabella 16:
TABELLA16. PARAMETRI E VALORI LIMITE PER UN SINGOLO
CAMPIONE
Fonte: Ministero della Salute, Conferenza
stampa "Qualità acque di balneazione", 13
giugno 2012
Parametri
Corpo
Valore limite per un Metodi di
Legislazione di
idrico
singolo campione
riferimento
riferimento
Enterococchi
intestinali
Acque
marine
200
ISO 7899-1>
Escherichia
coli
Acque
marine
500
ISO 9308-3
D. Lgs. 116/08
- DIRETTIVA 2006/7/CE
DEL 15/02/2006 G.U. N. 119 DEL 24/05/2010
SUPP. ORD. N. 97
(U/100ml)
Tali limiti sono stati fissati valutando la relazione tra la densità dei suddetti microrganismi
intestinali e le percentuali di patologie contratte durante l’attività di balneazione.
La valutazione della qualità delle acque di balneazione viene effettuata al termine di
ciascuna stagione balneare, sulla base della serie di dati relativi alla stagione balneare
in esame e alle tre stagioni balneari precedenti. Dall’analisi effettuata è possibile individuare quattro classi di qualità delle acque di balneazione: Eccellente, Buona, Sufficiente,
Scarsa (Tabella 17).
TABELLA17. CLASSI DI QUALITÀ
ACQUE DI BALNEAZIONE
Parametri (UFC/100 ml)
Classi di qualità
Fonte: D.M. 30 marzo 2010
A
B
C
D
Eccellente
Buona
Sufficiente
Scarsa
Enterococchi intestinali
100 (*)
200(*)
185 (**)
>185(**)
Escherichia coli
250 (*)
500(*)
500 (**)
>500(**)
(*) sulla base del 95° percentile, (**) sulla base del 90° percentile
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
132 > 133
Di concerto con il Ministero della Salute la classificazione dello stato di qualità delle acque di balneazione, per il periodo 2006-2009, è stata effettuata considerando come valore di riferimento dell’Escherichia coli quello disponibile relativo ai "coliformi fecali".
Per il periodo 2010-2013, essendo disponibile il dato relativo al parametro Escherichia
coli, sarà possibile effettuare la succitata classificazione in base agli aggiornamenti
normativi.
In questi anni di transizione, di concerto con il Ministero della Salute è stata comunque effettuata una prima valutazione della qualità delle acque di balneazione lucane
(Tab.18).
TABELLA18. CLASSIFICAZIONE QUALITÀ ACQUE DI
BALNEAZIONE
Fonte: Dati ed elaborazioni ARPAB
Tratto di costa
Costa jonica
Comune di Bernalda
Quadriennio
Quadriennio
Quadriennio
Quadriennio Osservazioni
2006-2009
2007-2010
2008-2011
2009-2012
***
***
***
Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08
e s.m.i. il giudizio è "Eccellente".
Per il periodo precedente al 2010,
applicando le valutazioni più restrittive
del DPR 470/82, in corrispondenza
delle foci dei fiumi Basento e Bradano
il giudizio di qualità è di livello "Buono"
mentre per la restante parte della costa è
di livello "Eccellente".
Quadriennio
Quadriennio
Quadriennio
2006-2009
Quadriennio Osservazioni
2007-2010
2008-2011
2009-2012
Costa jonica
Comune di Pisticci
***
***
***
Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08
e s.m.i. il giudizio è "Eccellente".
Per il periodo precedente al 2010,
applicando le valutazioni più restrittive
del DPR 470/82, in corrispondenza della
foce del fiume Basento, il giudizio di
qualità è di livello "Buono" mentre per
la restante parte della costa è di livello
"Eccellente".
Costa ionica
Comune di Scanzano
Jonico
***
***
***
Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08
e s.m.i. il giudizio è "Eccellente".
Per il periodo precedente al 2010,
applicando le valutazioni più restrittive
del DPR 470/82, in corrispondenza della
foce del fiume Cavone il giudizio di
qualità è di livello "Buono" mentre per
la restante parte della costa è di livello
"Eccellente".
Costa jonica
Comune di Policoro
***
***
***
Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08
e s.m.i. il giudizio è "Eccellente".
Per il periodo precedente al 2010,
applicando le valutazioni più restrittive
del DPR 470/82, in corrispondenza della
foce delle idrovore e dei fiumi il giudizio
di qualità è di livello "Buono" mentre per
la restante parte della costa è di livello
"Eccellente".
Costa jonica
Comune di
Rotondella
***
***
***
Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08
e s.m.i. il giudizio è "Eccellente".
Per il periodo precedente al 2010,
applicando le valutazioni più restrittive
del DPR 470/82, anche se applicando
le valutazioni più restrittive del DM
470/82, in corrispondenza della foce delle
idrovore e dei fiumi il giudizio di qualità è
di livello "Buono" mentre per la restante
parte della costa è di livello "Eccellente".
Costa jonica
Comune di Nova Siri
***
***
***
Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08
e s.m.i. il giudizio è "Eccellente".
Per il periodo precedente al 2010,
applicando le valutazioni più restrittive
del DPR 470/82, in corrispondenza della
foce dell’idrovora il giudizio di qualità è
di livello "Buono" mentre per la restante
parte della costa è di livello "eccellente".
Costa tirrenica
Comune di Maratea
***
***
***
Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08
e s.m.i. il giudizio è "Eccellente".
Per il periodo precedente al 2010,
applicando le valutazioni più restrittive
del DPR 470/82, in corrispondenza della
foce del fiume Noce ed in corrispondenza
della spiaggia di fiumicello il giudizio di
qualità è di livello "Buono" mentre per
la restante parte della costa è di livello
"Eccellente".
Legenda:
qualità acque livello "buono" DPR 470/82;
*** qualità acque livello "eccellente" D. Lgs. 116/08 e DM 30 marzo 2010
Per il periodo 2006-2012 la costa balneabile lucana ha mostrato in generale una percentuale di conformità del 100% ai valori obbligatori previsti dalla Direttiva europea 2006/7/
CE e i suoi decreti attuativi (Tabella19).
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
Tratto di costa
TABELLA19. CONFORMITÀ
ACQUE DI BALNEAZIONE 20062012 - REGIONE BASILICATA
Fonte: Ministero della Salute, Conferenza
stampa "Qualità acque di balneazione", 13
giugno 2012
% Frequenza
% Conformi ai
% Non conformi ai
% Chiuse (in attesa
monitoraggio non
valori imperativi
valori imperativi
di essere risanate)
% Totale
conforme
Regione Basilicata
0,00 %
100,00%
0,00 %
0,00 %
100,00%
Territorio Nazionale
5,00 %
91,90%
0,40 %
2,70 %
100,00%
Il Ministero della Salute e l’ARPA Basilicata pubblicano mensilmente i dati relativi alla qualità delle acque di balneazione sia sul sito Ministeriale all’indirizzo di rete "http://www.
portaleacque.salute.gov.it/PortaleAcquePubblico/home.spring" che sul portale dell’ARPA Basilicata all’indirizzo di rete http://www.arpab.it/balneazione11/index.asp".
In conclusione i dati dei controlli sulle acque di balneazione attestano che nel periodo
2006-2012 la Basilicata mantiene sempre il 100% di costa balneabile controllata. I valori
assunti dagli indicatori relativi allo stato di qualità ambientale (IQB, enterococchi intestinali, Escherichia coli) evidenziano una situazione stabile negli anni e complessivamente
soddisfacente. Alcuni punti di criticità si riscontrano sia sulla costa ionica che su quella
tirrenica in corrispondenza delle foci dei principali fiumi lucani. Fino al 2010 la foce del
fiume Basento e lo sbocco dell’idrovora di Nova Siri hanno rappresentato le aree di non
eccellenza, anche se il giudizio complessivo è risultato comunque buono.
A parte i bacini naturali e artificiali ed i corsi d’acqua di ogni tipo che nel territorio regionale sono dichiarati "non balneabili" (D.G.R. 1812 del 28 dicembre 2012), i restanti punti
monitorati rientrano largamente nei limiti previsti per legge e permettono di assegnare
nel periodo 2006-2012 complessivamente un giudizio tra l’eccellente e il buono al mare
lucano.
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
134 > 135
ACQ7. ACQUE SOTTERRANEE
Le risorse idriche sotterranee necessitano di protezione sia in termini qualitativi, tentando di prevenire i possibili fenomeni di inquinamento che ne invalidano l’uso per il consumo umano, sia in termini quantitativi, programmando una corretta gestione del patrimonio idrico mirata principalmente ad evitare i fenomeni di depauperamento introdotti
dal sovrasfruttamento della risorsa. La gestione razionale della risorsa idrica sotterranea
non può dunque prescindere dalla conoscenza del sistema idrologico, dalla predisposizione di strumenti e metodologie che consentano di costruire bilanci idrici, di mantenere
nei corsi d’acqua le portate necessarie ad aumentarne le capacità recettive e a recuperare caratteristiche biotiche accettabili.
Il D.Lgs. n. 30/09, in recepimento della Direttiva 2000/60/CE, definisce il percorso tecnico
per la caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei. Secondo il citato Decreto, l’individuazione e perimetrazione dei corpi idrici sotterranei avviene secondo uno schema che a
partire dalla caratterizzazione geologica ed idrogeologica porta all’individuazione degli
acquiferi e, sulla base di questi, a quella dei corpi idrici sotterranei. La regione Basilicata
ha ammesso a finanziamento nel 2011 lo studio di ricerca9 "Valutazione delle caratteristiche e potenzialità degli acquiferi della Regione Basilicata" finalizzato alla definizione
delle caratteristiche qualitative e la valutazione delle potenzialità degli acquiferi maggiormente significativi della Regione Basilicata.
Le campagne di indagine condotte nel triennio 2010-2013 hanno consentito di definire
lo Stato Chimico delle Acque Sotterranee e di determinare una classe di qualità per i corpi idrici analizzati. L’individuazione e la definizione dei corpi idrici sotterranei regionali
9 D.G.R. n. 824 del 07/06/2011 condotto dalla Metapontum Agrobios S.r.l.
significativi sono state effettuate sulla base delle conoscenze idrogeologiche acquisite
nello studio condotto nell’ambito della convenzione tecnico scientifica DIFA - DAT - ARPAB. Da tale studio è derivata la redazione della carta dei corpi idrici significativi per le
acque sotterranee. Nella figura 6 sono indicati, sulla carta dei corpi idrici significativi per
le acque sotterranee i punti di misura sottoposti a controllo nell’ambito del progetto. Ad
ognuno di questi punti è associata una scheda anagrafica identificativa del punto e delle
condizioni al contorno.
FIGURA 6. CARTA DEI CORPI
IDRICI SOTTERRANEI SIGNIFICATIVI - UBICAZIONE DEI PUNTI
DI MISURA
Fonte: "Valutazione delle caratteristiche e
potenzialità degli acquiferi della Regione
Basilicata" - Metapontum Agrobios S.r.l.
- Regione Basilicata
Le idrostrutture interessate dallo studio sono: l’acquifero vulcanico del Monte Vulture, il
sistema idrogeologico dell’alta valle del Basento (Idrostruttura M. Pierfaone - M. Arioso),
valle del Fiume Agri, l’idrostruttura carbonatica dei Monti di Lauria, l’acquifero carbonatico del Monte Pollino (gruppo montuoso del Pollino), l’idrostruttura dei Monti di Maratea,
l’idrostruttura di Monte Alpi, l’idrostruttura di Monte Raparo. Le strutture idrogeologiche,
costituite da successioni che includono complessi calcarei, dolomitici e calcareo - silicei,
risultano significamente produttive per l’elevata potenzialità idrica, quindi sono sede di
acquiferi di importanza nazionale e regionale, in quanto soggette a trasferimenti di risorse idriche verso altre regioni (ad esempo M. Pollino). Altri acquiferi di importanza locale
sono allocati in idrostrutture costituite da successioni calcareo-marmose-argillose (ad
es. Monte Sirino), da successioni conglomeratiche e sabbiose (dell’area a nord-est della
Basilicata). Accanto a tali acquiferi, ne esistono altri sicuramente meno significativi dal
punto di vista della potenzialità, ma che potrebbero costituire un’importante e strategica risorsa idrica sotterranea da destinare a particolari momenti di penuria idrica. Ci si
riferisce in particolare agli acquiferi sabbioso-conglomeratici ricadenti nel territorio centro-orientale della Basilicata, con particolare riferimento a quelli ricadenti nelle porzioni
medie e basse dei bacini dei principali fiumi lucani (fiumi Bradano, Basento, Agri e Sinni);
agli acquiferi detritico alluvionali presenti nei fondovalle dei principali fiumi lucani e dei
bacini fluvio-lacustri dei fiumi Noce e Mercure, alle idrostrutture carbonatiche ad oggi
non oggetto di studi ed indagini dettagliati tra le quali vale la pena evidenziare le dorsali
di Monte Paratiello e dei Monti di Brienza, i rilievi di Monte Raparo e Monte Alpi.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
la struttura carbonatica dei Monti di Muro Lucano, le idrostrutture carbonatiche dell’alta
L’identificazione dei corpi idrici è stata effettuata secondo i criteri del D.Lgs. 30/2009 che
modifica il concetto di acquifero significativo10 e prevede che il processo di identificazione dei corpi idrici sotterranei interessi ogni unità stratigrafica contenente una "quantità
significativa" di acqua, ovvero da cui sia possibile prelevare in media più di 10 m3/giorno
o una quantità di acqua sufficiente per 50 persone.
I campioni d’acqua raccolti per questo progetto sono acque "grezze" e consentono di
ottenere importanti dati relativi alla qualità peculiare del corpo idrico sotterraneo che
alimenta ciascuna sorgente. Alcune delle sorgenti campionate ed analizzate rappresentano nuovi punti di campionamento rispetto alle conoscenze pregresse rappresentate
principalmente dalle analisi di potabilità.
L’analisi dei dati raccolti nel triennio 2010-2012 sui diversi acquiferi consente di effettuare importanti considerazioni sul chimismo delle acque e formulare alcune ipotesi
idrogeologiche.
Le analisi condotte hanno consentito di attribuire, attraverso le indagini effettuate sui
punti di misura, lo stato chimico ai corpi idrici sotterranei (SCAS). L’indice evidenzia le
zone sulle quali insiste una maggior criticità ambientale determinata dalla scarsa qualità
delle acque sotterranee. Quest’ultima può essere dovuta agli effetti delle attività antropiche, ma anche a condizioni naturali, determinate principalmente dalle caratteristiche
idrogeologiche e idrodinamiche intrinseche dell’acquifero. L’analisi congiunta della distribuzione sul territorio dei singoli inquinanti derivanti dalle attività antropiche, con la
distribuzione dei parametri chimici di origine naturale, permette di ottenere indicazioni
importanti sulla compromissione della qualità delle acque sotterranee e, quindi, sulla
possibilità di un loro utilizzo. La normativa italiana, così come quella comunitaria, definisce lo stato ambientale di un corpo idrico sotterraneo in base allo stato quantitativo ed
a quello chimico.
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L’indice SCAS veniva rappresentato, ai sensi dell’abrogato D.Lgs. 152/99, da 5 classi (1-2-34-0) attribuite sulla base delle concentrazioni medie annue dei parametri di base secondo la tabella 20, allegato 1 del D.Lgs. 152/99 (conducibilità elettrica, cloruri, manganese,
ferro, nitrati, solfati, ione ammonio), valutando quella che determina sulla qualità le condizioni peggiori. Nel 2009 è stato emanato il D.Lgs. 30 che, recependo per le acque sotterranee le Direttive europee 2000/60/CE e 2006/118/CE, integra il D.Lgs. 152/2006 e contestualmente modifica le classi di stato chimico riducendole a 2 rispetto le 5 del decreto
previgente. Le due nuove classi di stato chimico sono "buono" e "scarso" (Tabella 20).
La prima identifica le acque in cui le sostanze inquinanti o indesiderate hanno una concentrazione inferiore agli standard di qualità o ai valori soglia fissati a livello nazionale.
Questi ultimi possono essere rivisti dalle regioni per ciascun corpo idrico qualora la concentrazione di fondo naturale dovesse essere superiore al valore di soglia fissato. In altre
parole, nella classe "buono" rientrano tutte le acque sotterranee che non presentano
evidenze di impatto antropico e anche quelle in cui sono presenti sostanze indesiderate
o contaminanti ma di origine naturale. Al contrario, nella classe "scarso" rientrano tutte
le acque sotterranee che non possono essere classificate nello stato "buono" e nelle quali
risulta, quindi, evidente un impatto antropico sia per livelli di concentrazione dei contaminanti sia per le loro tendenze in aumento significative e durature nel tempo.
10 Così come definito nell’Allegato 1 alla parte III del D.lgs. n. 152/2006.
Classi di qualità
Giudizio di qualità
Buono
La composizione chimica del corpo idrico sotterraneo è tale che le concentrazioni di inquinanti non
presentano effetti di intrusione salina, non superano gli standard di qualità ambientale e i valori soglia
stabiliti e infine non sono tali da impedire il conseguimento degli obiettivi ambientali stabiliti per le acque
superficiali connesse nè da comportare un deterioramento significativo della qualità ecologica o chimica di
tali corpi nè da recare danni significativi agli ecosistemi terrestri direttamente dipendenti dal corpo idrico
sotterraneo
Fonte: D.Lgs. 30/2009 - Allegato 3
Quando non sono verificate le condizioni di buono stato chimico del corpo idrico sotterraneo
Nello specifico il D.Lgs. n. 30/2009 prevede l’assegnazione dello stato chimico Buono se
si verifica il rispetto dei valori soglia per tutte le sostanze di cui all’Allegato 3 parte A del
decreto stesso in tutte le stazioni di monitoraggio. Nel caso si verifichino dei superamenti di soglia in un numero di siti che comunque non siano rappresentativi di più del 20%
dell’area totale e del volume totale del corpo idrico è ancora possibile assegnare lo stato
Buono se è stato verificato che tali superamenti non comportino un rischio ambientale significativo per il corpo idrico sotterraneo stesso tenedo conto della sua estensione
complessiva, né per le acque superficiali interconnesse o gli ecosistemi terrestri che da
queste dipendono, né comportino rischi di pregiudicare il consumo umano attuale o
previsto. Il superamento dei valori di soglia di questa tabella in qualsiasi stazione di monitoraggio è da considerarsi come indicazione di una condizione di rischio di mancato
raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale. La conformità al valore soglia è da
riferirsi alla media dei risultati di ciascuna stazione monitorata.
Ai sensi del D.Lgs. n. 30/2009 alle sorgenti analizzate è stato assegnato il giudizio di qualità buono eccetto alla sorgente nel comune di Atella in località S.M. degli Angeli e nel
comune di Gallicchio in località Acquafredda a cui si è assegnato il giudizio Scarso per la
presenza di nitrati. I parametri addizionali analizzati sono risultati tutti sotto soglia, per
cui si può concludere che la qualità delle acque sotterranee è risultata buona11.
ACQ8. PIANIFICAZIONE E PROGETTI
Numerose sono le attività strategiche intraprese dalla regione tese a promuovere lo
sviluppo sostenibile del settore con interventi sia legislativi, pianificatori ed operativigestionali.
PIANIFICAZIONE
Sul fronte della pianificazione, la Giunta Regionale ha adottato il Piano di Tutela con provvedimento n. 1888 del 21/11/2008 e lo ha sottoposto al parere degli Enti competenti.
Tenuto conto delle osservazioni pervenute, in particolare di quelle espresse dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio con nota prot. N. 09605/Qdv/DI/II del
06/05/2009, è necessario procedere alla revisione, all’adeguamento tecnico-normativo
ed alla successiva riadozione.
Il Piano adottato sarà pubblicato per garantire la dovuta partecipazione di tutti i portatori di interesse e contemporaneamente sarà sottoposto alla Valutazione Ambientale
Strategica per la sua definitiva approvazione.
Il Piano di Gestione Acque dell’Appennino Meridionale, approvato dal Consiglio dei Ministri del 10 aprile u.s., ad oggi costituisce il riferimento per la pianificazione e la programmazione, a scala di Distretto, delle risorse idriche.
11 L’attribuzione dello stato "buono" è stata effettuata analizzando le risultanze delle indagini analitiche effettuate
su ciascuna sorgente da cui si evidenzia che la composizione chimica del corpo idrico sotterraneo è tale che le concentrazioni di inquinanti non presentano effetti di intrusione salina e non sono tali da comportare un deterioramento significativo della qualità ecologica o chimica di tali corpi nè da recare danni significativi agli ecosistemi terrestri
direttamente dipendenti dal corpo idrico sotterraneo.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
Scarso
TABELLA 20. CLASSIFICAZIONE
DELLO STATO CHIMICO
DEI CORPI IDRICI
SOTTERRANEI - SCAS
L’approvazione del succitato Piano di gestione avvenuta nella seduta del Consiglio dei
Ministri del 10 aprile u.s. costituisce un’ulteriore conferma della condivisione ed attuazione di strategia di governo della risorsa idrica a scala di Distretto, nella cui direzione le
Regioni del Distretto hanno inteso muoversi già con la sottoscrizione nel 2011 del Documento Comune di Intenti e del relativo Addendum 2012.
In tale ottica ed in coerenza con quanto previsto dalla programmazione comunitaria è
necessario e propedeutico che tutte le azioni da attuarsi in materia di governo delle risorse idriche, nel rispetto delle competenze dei singoli Enti, siano coordinate e coerenti
con i contenuti e gli obiettivi del succitato Piano di Gestione.
La programmazione di settore riveste inoltre un ruolo fondamentale nella politica di coesione 2014-2020 che è fortemente orientata ai risultati e si articola tramite una analisi di
contesto, nella quale è fondamentale ricorrere alla pianificazione esistente e allo sviluppo delle priorità regionali (Strategia Europa 2020).
Anche la Valutazione ex-ante riveste un ruolo centrale nella definizione dei programmi
e, a cascata, nella declinazione di ciascuno degli obiettivi tematici individuati dalla Commissione Europea.
Essa a ciascun livello dei Programmi Operativi deve dimostrare il nesso causale tra le varie
azioni, gli output e i risultati attesi in modo da costruire una visione condivisa degli obiettivi del programma e del tipo di interventi necessari ai fini della loro realizzazione nell’ambito del partenariato. Diventa quindi fondamentale esaminare la pertinenza delle azioni
mirate alle esigenze dei singoli territori con i relativi strumenti di programmazione.
La Direttiva 2007/60/CE individua il quadro dell’azione comunitaria per la valutazione
e la gestione dei rischi di alluvione e per la predisposizione del Piano di Gestione del
rischio di alluvioni. Il D.Lgs. n. 49/2010 definisce il percorso di attuazione della disciplina
comunitaria attraverso le seguenti fasi:
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• valutazione preliminare del rischio di alluvioni entro il 22 settembre 2011 (art. 4);
• aggiornamento e realizzazione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni entro il 22 giugno 2013 (art.6);
• ultimazione e pubblicazione dei Piani di Gestione dei Rischi di alluvione entro il
22/06/2015 (art.7);
• successivi aggiornamenti (2018,2019,2021).
Ad oggi sulla scorta delle decisioni assunte dai Tavoli Tecnici attivati nell’ambito del Distretto idrografico dell’Appennino Meridionale (DAM), del documento di indirizzo predisposto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e del programma di lavoro redatto per il DAM, le Autorità di Bacino nazionale, interregionali e regionali
operanti nel Distretto hanno completato le attività di predisposizione delle mappe della
pericolosità e del rischio di alluvioni, valorizzando i contenuti dei vigenti Piani Stralcio
dell’Assetto Idrogeologico, integrandoli laddove risultavano disponibili con le risultanze
di ulteriori studi conoscitivi sul sistema fisico e sulle condizioni di pericolosità idraulica.
Nell’ambito del percorso della partecipazione pubblica sono stati svolti il I e il II Forum
di informazione e partecipazione pubblica del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni
indetti dall’Autorità di Bacino Liri Garigliano e Volturno e sono in corso di svolgimento i
forum regionali.
STRUMENTI DI GESTIONE
Innanzitutto si evidenzia che, rispetto ad un quadro legislativo nazionale frammentato,
la Regione Basilicata è stata tra le prime Regioni in Italia con la L.R. 63/199612 ad istituire
12 Legge Regionale n. 63 del 23 dicembre 1996 "Istituzione del Servizio Idrico Integrato, delimitazione dell’Unico Ambito Territoriale Ottimale disciplina delle forme e dei modi di cooperazione fra gli Enti Locali" modificata ed
un’unica Autorità d’Ambito sul territorio con un unico gestore del Servizio Idrico Integrato individuato nella Società Acquedotto Lucano S.p.A., società per azioni a capitale
interamente pubblico,13 che, in data 1 luglio 2003, ha assunto la gestione dei servizi di
fognatura e depurazione in tutti i 131 Comuni della regione ed il servizio di acquedotto
in 67 dei Comuni regionali. In data 02 maggio 2004, a seguito dell’Accordo di Programma
tra Puglia e Basilicata, Acquedotto Lucano ha assunto la gestione del servizio di acquedotto anche nei rimanenti 64 Comuni regionali, subentrando nella gestione ad Acquedotto Pugliese S.p.A.
L’art. 2, comma 186-bis, della Legge 23 dicembre 2009, n. 191, come modificata dal d.l.
25 gennaio 2010, n. 2, convertito con modificazioni dalla legge 26 marzo 2010 n. 42 ha
abrogato gli articoli 148 e 200, riguardante le AATO, del Decreto Legislativo 3 aprile 2006,
n. 152 ed ha disposto la soppressione delle AATO.
La L.R. n.33/2010 che all’art. 26 modifica la L.R. n. 63 del 23.12.1996 "Istituzione del servizio idrico integrato" ha individuato la Conferenza Interistituzionale quale organo subentrante nei rapporti giuridici in essere della sopprimenda AATO.
Alla data del 31/12/2012 le AATO sono state definitivamente soppresse per cui, nelle
more dell’espletamento delle procedure per la costituzione della Conferenza Interistituzionale Idrica, al Commissario nominato con DPGR n. 9 del 18/01/2012 sono attribuite le
attività e le funzioni dirette a garantire la continuità amministrativa del S.I.I.
PROGETTI
Ulteriore azione strategica per promuovere lo sviluppo sostenibile del settore è il rafforzamento della dotazione infrastrutturale sia in termini di realizzazione di reti ed impianti
che in termini di modernizzazione delle infrastrutture.
Come illustrato nella descrizione dell’indicatore ACQ5 un programma di investimenti nel settore depurativo per complessivi € 32.200.000, in base alle priorità evidenziate
nell’ambito dei fondi stanziati dallo Stato per il Piano per il Sud (Deliberazione CIPE n.
60/2012).
Sulla programmazione comunitaria PO FESR 2007-2013 l’asse VII "Energia e sviluppo sostenibile" comprende tra gli altri l’obiettivo Specifico VII.2 "Garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche attraverso la razionalizzazione dei suoi diversi usi e standard di
servizi uniformi sul territorio" con una dotazione di € 48.863.068,26.
Nell’Obiettivo di cui sopra la linea di intervento VII.2.1.A., con una dotazione complessiva
di € 45.224.020,09, è finalizzata al completamento, potenziamento ed adeguamento delle infrastrutture di adduzione, collettamento e depurazione.
La Regione ha altresì candidato a finanziamento a valere sulle risorse premiali inerenti
l’obiettivo di servizio "Tutelare e migliorare la qualità dell’ambiente in relazione al sistema idrico integrato" e collegate all’avanzamento di due indicatori S.10 ("Percentuale di
acqua erogata sul totale dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione comunale") e S.11
("Quota di popolazione equivalente servita da impianti di depurazione") un programma
di investimenti nel settore idrico e fognario per ulteriori 18.000.000 di euro circa, destinati in parte ad aumentare in Regione le percentuali di collettamento e depurazione delle
acque reflue ed in parte alla costruzione ed all’ammodernamento delle reti di distribuzione della risorsa con l’obiettivo di riduzione delle perdite nelle reti idriche.
integrata con Legge Regionale n. 23 del 23 giugno 2003, ulteriormente modificata con la Legge Regionale n. 33 del
30/12/2010.
13 La gestione del Servizio Idrico Integrato è stata affidata ad Acquedotto Lucano S.p.A. con delibera di assemblea
della Conferenza dei Sindaci e dei Presidenti delle Province n. 19 del 3 settembre 2002.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
congiuntamente da Gestore e Regione, è stato ammesso a finanziamento dal MATTM
ACCORDI
L’Accordo di Programma Quadro "Tutela e Gestione Integrata delle Risorse Idriche", sottoscritto a Roma in data 30/12/2002 e integrato dall’Addendum del 15/05/2003, ha ad oggetto un programma pluriennale di interventi mirati alla tutela, alla riduzione dell’inquinamento e al ripristino della qualità dei corpi idrici superficiali e sotterranei nel rispetto
delle direttive comunitarie di settore.
Il 5 agosto 1999 la Regione Basilicata, la Regione Puglia e il Ministero dei Lavori Pubblici
(ora delle Infrastrutture e dei Trasporti) hanno sottoscritto un Accordo di Programma
(AdP) finalizzato a regolamentare la programmazione e la gestione condivisa delle risorse idriche tra le regioni interessate.
Finalità dell’Accordo è la gestione condivisa delle risorse idriche, messa in atto dalle due
Regioni, per garantire le erogazioni necessarie a soddisfare il fabbisogno idrico, anche
nei periodi di emergenza, avviando azioni di recupero e di risparmio della risorsa.
L’AdP anticipa e sperimenta alcuni elementi cardine della Direttiva Comunitaria 2000/60 e
rappresenta la prima forma in Italia di federalismo solidale per l’uso della risorsa idrica.
L’Accordo si fonda sul principio, affermato a livello nazionale e comunitario, secondo il
quale la politica di gestione e tutela della risorsa idrica deve necessariamente tener conto dello stretto legame esistente fra le acque e i bacini idrografici di riferimento.
L’AdP applica inoltre il principio della valutazione economica richiamato dalla Direttiva,
ai fini del recupero dei costi del servizio e delle risorse finanziarie per far fronte anche alle
problematiche ambientali connesse alla realizzazione dei sistemi infrastrutturali. Le Regioni Puglia e Basilicata hanno determinato i costi di produzione dell’acqua all’ingrosso
e, mediante l’individuazione di procedure e metodi condivisi, hanno stabilito la tariffa del
servizio di approvvigionamento primario.
I proventi tariffari vengono in parte utilizzati per interventi di manutenzione e riequili-
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brio ambientale nei territori in cui ricadono le infrastrutture idriche primarie.
Il soggetto preposto al coordinamento ed alla gestione dell’AdP è l’Autorità di Governo,
costituita dai Presidenti delle Regioni Basilicata e Puglia, che la presiedono con turni a
cadenza annuale, e dal rappresentante del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
L’Autorità di Governo è supportata in tutte le attività, dalle Autorità di Bacino della Basilicata e della Puglia. Le funzioni dell’Autorità di Governo sono svolte, dal 2000 ad oggi,
da un Comitato di Coordinamento, presieduto dal Presidente della Regione Basilicata e
composto dall’Assessore alle OO.PP. della Regione Puglia delegato dal Presidente e dal
Provveditore alle Opere Pubbliche di Puglia e Basilicata.
Con lo specifico obiettivo di migliorare lo stato ambientale dei corsi d’acqua, con particolare riferimento a quanto rappresentato nell’indicatore ACQ2 per lo stato ecologico pessimo del T. Gravina, nel 2011 la regione ha promosso ed organizzato un Tavolo interregionale con la Regione Puglia, le A.R.P.A. di Puglia e di Basilicata, la Provincia di Matera ed
Acquedotto Lucano S.p.A. per programmre ed avviare controlli, ciascuno per la propria
competenza, sui depuratori (Altamura, Gravina, Matera) che scaricano nei torrenti Iesce
e Gravina e sugli scarichi delle aziende zootecniche della zona.
Ha inoltre candidato a finanziamento sul Piano per il Sud un intervento, per un importo
di € 10.000.000,00 per il potenziamento ed adeguamento dei tre impianti di depurazione
a servizio della città di Matera (Sarra, Pantano, Lamione) che scaricano nei torrenti Iesce
e Gravina.
STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE
La gestione dei territori fluviali implica l’integrazione tra politiche e strumenti di tutela, il coordinamento di attori istituzionali e e necessita di processi partecipativi. In
quest’ambito la Regione Basilicata è impegnata nella promozione ed attuazione sul territorio dei Contratti di Fiume, strumenti della programmazione negoziata, di governce e di
gestione dei processi integrati per il recupero e la tutela dei bacini idrici14. Da menzionare
il Patto della Val d’Ofanto presentato a Melfi il 27 aprile 2009 che si propone di rilanciare il
modello di sviluppo endogeno della valle ofantina, fortemente legato alle sue peculiarità
territoriali, pur senza negare le potenzialità del modello esogeno, delle iniziative imprenditoriali di origine esterna localizzate prevalentemente nei nuclei di sviluppo industriali
dell’Alto e Medio Ofanto. Una esperienza analoga di riqualificazione partecipata è stata
sviluppata nel bacino idrografico del fiume Noce. In ultimo, con D.G.R. 640 del 22 maggio
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua
2012 la Regione Basilicata ha aderito alla Carta Nazionale dei contratti di fiume15.
14 Si inseriscono nel contesto normativo rappresentato dalla Direttiva Quadro 2000/60/CE, dalla Direttiva 2007/60
(relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvione) e dalla Direttiva Habitat 92/42/CE (creazione rete ecologica europea) che chiedono alla pubblica amministrazione di promuovere la governance delle acque e dei suoli
in modo partecipato, considerando irrinunciabile la qualità partecipativa dei processi da avviare per raggiungere in
modo efficace gli obiettivi di tutela dei territori fluviali.
15 La Carta Nazionale di Contratti di Fiume è stata elaborata a Milano nel 2010 da Regione Lombardia, Regione Piemonte, Autorità di Bacino del Fiume Po, Tavolo Nazionale dei contratti di fiume; è un documento teso ad incentivare
un processo di programmazione negoziata e partecipata volta al contenimento del degrado eco-paesaggistico e alla
riqualificazione dei territori dei bacini/sottobacini idrografici.
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FOCUS
Gli accordi tra Regione Basilicata ed ENI del 1998 prevedono l’attività di estrazione per
un periodo di sfruttamento di diversi anni. In considerazione quindi dei potenziali effetti
sul contesto ambientale, la Regione Basilicata ha avviato studi e iniziative finalizzate sia
alla valutazione dell’impatto sull’ambiente di tali attività antropiche che sulla salute delle
popolazioni residenti nell’area.
L’approccio proposto dal Progetto consente di valutare il rischio di diffusione di sostanze
inquinanti sia nella fase di attività che definiamo ordinaria (estrazione, trasporto e lavorazione del greggio) e sia nel caso di sversamento accidentale.
A partire dall’anno 2010, come previsto dalla Direttiva Acque 2000/60 e recepite dal decreto 260/2010, è stato avviato, in via sperimentale, il primo monitoraggio che definisce i criteri tecnici per la classificazione dello stato di qualità dei corpi idrici superficiali introducendo
indicatori biologici quali i macrobenthos, le diatomee e macrofite ed i contaminanti.
Le aree sottoposte a controllo sono quelle che rientrano negli obiettivi previsti dal Programma Operativo Val D’Agri, ivi compreso l’area di competenza di Tempa Rossa e quindi
del costruendo Centro Oli Total. I comparti ambientali studiati sono le acque superficiali,
i sedimenti fluviali, i suoli, le acque di falda, l’aria, i vegetali, gli alimenti. Lo studio dell’impatto su matrici quali suoli e acque superficiali e sedimenti è stato approfondito con lo
studio di matrici bersaglio quali acque sotterrane, vegetali, matrici alimentari.
Tutti i tematismi sono stati implementati in ambiente GIS per consentire, nel prosieguo
del progetto, il trattamento dei dati con tecniche geostatistiche.
In relazione alle acque superficiali, durante tale indagine sono stati monitorati i corsi del
fiume Agri, Sauro, La Terra e di alcuni loro affluenti.
Al fine di valutare una eventuale diffusione degli inquinanti anche alla matrice suolo è
stato effettuato un controllo delle aree comprese nelle concessioni Volturino (pozzi CF1,
CF3 e CF2x), Gorgoglione (pozzi Tempa Rossa) con prelievo di campioni intorno ai pozzi
petroliferi nel comprensorio dei comuni di Calvello, Laurenzana, Anzi ed Abriola oltre che
nelle aree limitrofe.
Anche la falda del comprensorio è stata indagata attraverso lo studio e il controllo di
circa settanta punti tra pozzi e piezometri in gran parte ubicati nell’intero comprensorio
oltre che nell’area industriale di Viggiano.
E’ stato avviato uno studio specifico finalizzato alla valutazione dell’accumulo di eventuali idrocarburi o loro derivati nelle matrici vegetali autoctone. Le attività sono state
condotte per la ricerca di microinquinanti al di fuori delle centraline di biomonitoraggio,
prendendo in esame alcuni campioni rappresentativi della vegetazione naturale presente nell’area in esame. I parametri ricercati sono rappresentati da IPA, PCB e metalli che in
seguito a deposito atmosferico possono entrare nel ciclo biologico delle piante.
Secondo quanto previsto da progetto è stato avviato, con il supporto ed in collaborazione
con i funzionari dell’ALSIA, il piano di campionamento delle matrici alimentari ad uso umano e zootecnico prodotti nelle zone interessate dalla estrazione petrolifera della Val d’Agri.
1 Fonte: Progetto Val d’Agri. Studio finalizzato alla valutazione dell’impatto delle attività estrattive della Val d’Agri a
cura della Metapontum Agrobios.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Lo stato ambientale dei corpi idrici interessati dall'impatto delle attività estrattive
Lo stato ambientale dei corpi idrici interessati
dall’impatto delle attività estrattive1
Al fine di valutare in maniera completa lo stato ecologico dei corsi d’acqua sono stati applicati una serie di indici quali l’indice biotico esteso IBE, l’Indice di Funzionalità Fluviale
I.F.F., l’Indice Diatomico e la determinazione delle Macrofite.
L’Indice diatomico o EPI-D (Eutropication and/or Pollution Index - Diatom Based) è un indice
integrato ponderato di eutrofizzazione e/o polluzione basato sulla sensibilità delle Diatomee (alghe unicellulari che popolano sia le acque dolci che salate, con generi e specie
diverse a seconda delle caratteristiche geografiche, ideologiche e chimico - fisiche del
corpo idrico che le ospita) alle condizioni ambientali, soprattutto alla sostanza organica,
ai nutrienti ed ai sali mineralidisciolti in acqua, in particolare ai cloruri. L’indice esprime
pertanto un giudizio sulla qualità globale del corpo idrico, con riferimento al suo stato
trofico ed ai fenomeni di polluzione organica e minerale.
L’Indice macrofitico (Indice Biologique Macrophytique en Riviere IBMR) è una valutazione
di presenza/assenza e abbondanza di un certo numero di taxa "indicatori". L’indice consente una valutazione dello stato ecologico delle acque in riferimento alla valutazione
del grado di scostamento della comunità osservata nel sito di monitoraggio rispetto alla
comunità di riferimento attesa in funzione della tipologia fluviale.
Lo Stato Ecologico è stato dunque analizzato attraverso lo studio dell’Indice Diatomico,
l’Indice Macrofitico e l’Indice Biologico Esteso. Di seguito sono stati riportati i giudizi di
qualità a confronto.
Torrente Rifreddo
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
144 > 145
2010
Va02
Va03
IBE
EPI-D
IBE
EPI-D
gennaio ‘10
-
II
II
-
marzo ‘10
II
I-II
II
-
luglio ‘10
-
-
-
-
settembre ‘10
-
-
-
-
dicembre ‘10
-
II
II
-
Per il Torrente Rifreddo nella stazione della sorgente del torrente Rifreddo Va03 la buona
qualità delle acque è confermata dallo stesso risultato ottenuto con l’EPI-D e I.B.E., una
seconda classe per entrambe le indagini, nei campionamenti condotti negli anni 2009 e
2010.
Il giudizio di qualità espresso dal calcolo dell’Indice Biotico Esteso e dal calcolo dell’EPI-D,
nella stazione codificata come Va02, sulla confluenza del torrente Rifreddo nella Diga del
Pertusillo è risultato per entrambe le tipologie di indagini intermedia tra buona ed elevata nei due anni di indagini condotte.
Torrente Casale
2010
Va06
Va05
IBE
EPI-D
IBE
EPI-D
II
gennaio ‘10
I
II
II
marzo ‘10
I
-
II
-
luglio ‘10
I
II
II
II
settembre ‘10
I
I
II
II
dicembre ‘10
I
II
II
II
IBMR
Trofia
elevata
Il Torrente Casale nella stazione individuata alla sorgente del torrente Casale, Va06, la valutazione dell’Indice Biotico Esteso ha mostrato un qualità delle acque ottima, confermata da un numero di taxa elevato e da con una comunità abbastanza diversificata; la valutazione dell’Indice Diatomico ha rivelato una buona qualità delle acque. Alla confluenza
del Casale nella Diga del Pertusillo, Va05, la valutazione dell’Indice Biotico Esteso ha mostrato una qualità delle acque ottima-buona, nell’anno 2009 e buona nell’anno 2010; la
valutazione dell’Indice Diatomico ha rivelato una buona qualità delle acque nel corso dei
Canale depuratore
2010
Va07
IBE
EPI-D
gennaio ‘10
III
II
marzo ‘10
II
-
luglio ‘10
II
-
settembre ‘10
III
II
dicembre ‘10
III
II
Il Canale depuratore zona industriale nel punto Va07 mostra che le classi di qualità ottenute con la valutazione dell’Indice Biotico Esteso e dell’Indice Diatomico differiscono tra
loro, anche se di poco: la prima indagine ha rilevato un ambiente con moderati sintomi di
inquinamento (Classe II-III), la seconda indagine una qualità delle acque buona (Classe II).
IBE
CLASSE di
EPI-D
Giudizio di qualità
Qualità (CQ)
IBMR
Colore classe CLASSE di
Colore classe CLASSE di
Giudizio di
Colore classe
di qualità
di qualità
Qualità (CQ)
qualità
di qualità
Qualità (CQ)
OTTIMA ( I)
Ambiente non inquinato o comunque
non alterato in maniera sensibile
OTTIMA ( I)
IBMR>14
trofia molto lieve
BUONA (II)
Ambiente con moderati sintomi di
inquinamento o alterazione
BUONA (II)
14≥IBMR>12
trofia lieve
MEDIOCRE (III)
Ambiente molto inquinato o
comunque alterato
MEDIOCRE (III)
12≥IBMR>10
trofia media
SCADENTE (IV) Ambiente molto inquinato o
comunque molto alterato
SCADENTE (IV)
10≥IBMR>8
trofia elevata
PESSIMA (V)
PESSIMA (V)
IBMR≤8
trofia molto
elevata
Ambiente fortemente inquinato o
comunque fortemente alterato
Torrente Alli
2010
Va09
Va08
IBE
EPI-D
IBMR
IBE
EPI-D
gennaio ‘10
I
-
-
III
II
IBMR
-
marzo ‘10
I
-
-
I
-
-
luglio ‘10
I
I
I
II
settembre ‘10
I
II
Trofia
media
II
III
Trofia
elevata
dicembre ‘10
I
-
-
III
II
-
Il Torrente Alli nella stazione Va09, ubicata alla Sorgente del torrente Alli, evidenzia che
il risultato ottenuto con la metodica I.B.E. si differenzia con quello ottenuto con la metodica EPI-D: nel primo caso la qualità delle acque è risultata essere ottima (I Classe di
qualità) in tutti i campionamenti eseguiti negli anni 2009 e 2010. La qualità delle acque
è risultata buona secondo la metodica EPI-D: il lieve disturbo ambientale è rilevato dalla
comunità diatomica e non da quella dei macroinvertebrati. L’indice IBMR ha rilevato una
trofia media. Alla confluenza del torrente Alli nel fiume Agri, Va08, e indagini sulla comunità macrobentonica hanno rilevato in Giugno e Settembre 2009 una buona qualità delle
acque, in Gennaio 2010 un peggioramento (III Classe); una qualità ottima in primavera/
estate 2010 una buona qualità a settembre 2010 ed una mediocre qualità a Dicembre
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Lo stato ambientale dei corpi idrici interessati dall'impatto delle attività estrattive
due anni. L’indice macrofitico ha rilevato una trofia elevata nella stazione in esame.
2010. Sia nell’anno 2009, che nel 2010, secondo la metodica EPI-D, la qualità è buona in
tutti i mesi di campionamento, ad esclusione dei campioni prelevati a Settembre 2009
e Settembre 2010, in cui la qualità è mediocre. L’indice macrofitico applicato, ha rilevato
una trofia elevata; Va08 è la stazione che presenta maggiore biodiversità, cioè un numero
maggiore di specie di alghe, briofite, pteridofite e fanerogame.
Fiume Agri
2010
Va11
Va10
Va19
Va04
IBE
EPI-D
IBE
EPI-D
IBE
EPI-D
IBE
EPI-D
gennaio ‘10
I
I
II
I-II
II
II-III
II
II
IBMR
-
marzo ‘10
I
-
II
-
II
-
II
-
-
luglio ‘10
I
-
III
II-III
II
-
II
-
settembre ‘10
I
-
III
III
II
II
II
II
Trofia
elevata
dicembre ‘10
I
-
II
II
II
II
II
II
-
Il calcolo dell’Indice Biotico Esteso per il Fiume Agri, ha evidenziato, nei due anni di indagini, un’ottima qualità (1 Classe) alla sorgente del Fiume Agri (Va11) che peggiora nettamente a mediocre (3 Classe) sotto Villa d’Agri, Va10 e migliora a buona (2 Classe) verso
la confluenza nella Diga del Pertusillo (Va19 - area compresa tra Centro Oli e diga e Va04
- confluenza in diga); l’indice diatomico ha rilevato una ottima qualità alla sorgente, una
Classe II-III (buona-mediocre) in Va10 e una qualità buona lungo il tratto del fiume verso
l’immissione in Diga (Va19 e Va04).
Il calcolo dell’indice macrofitico ha evidenziato una situazione di elevata trofia nella stazione di indagine Va04, Confluenza del fiume Agri nella Diga del Pertusillo.
Torrente Camastra
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
146 > 147
2010
Va12
Va13
IBE
EPI-D
IBE
Va21
EPI-D
IBE
EPI-D
Va15
IBMR
IBE
EPI-D
gennaio ‘10
II
II-III
II
-
II
-
-
III
-
marzo ‘10
II
II
II
II
II
II
-
II
II
luglio ‘10
II
I
II
II
II
I
Trofia
elevata
II
I
settembre ‘10
II
II
II
II
II
II
II
II
dicembre ‘10
II
-
II
-
II
-
-
III
-
L’applicazione dell’indice biotico esteso al Torrente Camastra ha rilevato una buona (II
Classe) qualità delle acque lungo tutto il tratto indagato del torrente Camastra, che è
andata peggiorando alla confluenza, Va15, del Camastra in Basento raggiungendo un
giudizio mediocre. La metodica seguita per calcolare l’EPI-D ha attribuito una Classe II
lungo tutto il tratto del torrente Camastra; è tuttavia da segnalare un peggioramento
della qualità da buono a mediocre (dalla II Classe a III) , alla confluenze Va12 e Va15, nei
mesi invernali. A luglio 2010 è stato registrato un miglioramento della qualità delle acque (da buono ad ottimo), in Va15 e Va21. L’indice macrofitico ha evidenziato una trofia
elevata nella stazione Va21, confluenza Camastra in Diga.
2010
Va18
Va20
Va16
Va17
IBE
EPI-D
IBE
EPI-D
IBE
EPI-D
IBE
gennaio ‘10
II
I
II
III
II
I
III
EPI-D
I
marzo ‘10
II
I
II
I-II
II
II
III
II-III
luglio ‘10
III
II
-
-
II
II
II
I
settembre ‘10
II
-
-
-
-
-
II
-
dicembre ‘10
II
I
II
III
II
I
III
I
L’indice biotico esteso calcolato per il Torrente Sauro ha evidenziato una miglioramento
di qualità lungo il tratto indagato del Torrente Sauro, da mediocre, III Classe, (nei mesi
estivi), nell’area sotto Corleto P. (Va18) a buono (II Classe) nell’area industriale di Guardia
P. (Va16). Nella stazione Va17, confluenza Sauro in Agri, la comunità diatomiche indica
una qualità buona nell’anno 2009 che diviene buona-mediocre in alcuni mesi dell’anno
2010. Il calcolo dell’EPI-D ha attribuito in generale una buona qualità tranne nel mese di
Marzo 2010, in cui il giudizio è stato buono-mediocre alla confluenza del Sauro in Agri.
Gli studi effettuati hanno consentito l’attribuzione dello Stato Ambientale al Fiume Agri
e suoi affluenti nell’area oggetto di studio per gli anni 2000-2010. La mappa di seguito riportata rappresenta la definizione dello Stato Ambientale al 2010 dei corpi dirici oggetto
di studio secondo la classificazione che ulizza l’IBE, il LIM e i parametri addizionali.
FIGURA 1. STATO AMBIENTALE DEL FIUME AGRI E DEI
SUOI AFFLUENTI, 2010
Fonte: Regione Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Lo stato ambientale dei corpi idrici interessati dall'impatto delle attività estrattive
Torrente Sauro
Potenza, viale del Basento. Antonio Bellotti
Capitolo 9
Aria e Clima
Il quadro normativo relativo alla qualità dell’aria negli ultimi anni si è notevolmente evoluto non solo per l’introduzione di limiti e standard sempre più restrittivi, ma anche nella definizione di un nuovo approccio di tipo sistemico ed integrato per il controllo, la
gestione ed il miglioramento della qualità dell’aria. Il nuovo assetto normativo prevede
che la valutazione della qualità dell’aria si sostanzi attraverso più strumenti conoscitivi
di politiche che incentivano l’uso di tecnologie più avanzate nei processi di combustione, il miglioramento delle caratteristiche dei combustibili, la razionalizzazione dei flussi
di traffico, hanno consentito un miglioramento generalizzato della qualità dell’aria. Di
seguito sono illustrati i dati salienti inerenti la qualità dell’aria della regione Basilicata
considerando quattro macro-aree: zona urbana e suburbana di Potenza; Matera, Pisticci
e Ferrandina; Vulture-Melfese; Val d’Agri.
CODICE
INDICATORE/INDICE
DPSIR UNITÀ DI
FONTE COPERTURA
COPERTURA
STATO
SPAZIALE
TEMPORALE
ATTUALE
ARPAB
Basilicata
Italia
2003-2011
☺
↑
ARPAB
Basilicata
2010
☺
↑
ARPAB
Basilicata
Italia
2005-2010
☺
↑
ARPAB
Basilicata
2006-2010
↔
ARPAB
Basilicata
2006-2010
↔
MISURA
ARI1
Rete di monitoraggio
R
ARI2
Anemologia dei siti di
rilevamento
S
ARI3
Livello di inquinamento di
fondo [SO2, NO2, C6H6, CO,
O3 e PM10] e superamenti dei
limiti normativi [PM10 e O3]
P
ARI4
Mappe delle piogge e delle
temperature
S
ARI5
Standardized precipitation
index
S
Numero
N
N
TREND
ARI1. RETE DI MONITORAGGIO
La rete regionale della qualità dell’aria dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Basilicata (Arpab) è costituita da 11 centraline di differente classificazione e tipologia, per sensoristica installata e caratteristiche dell’area di installazione. Le tabelle 2
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima
quali le reti di monitoraggio, gli inventari delle emissioni, la modellistica, etc. L’adozione
e 3 illustrano la sintesi delle principali caratteristiche, in termini di tipologia di stazione
(Tabella 2) e strumentazione installata (Tabella 3). I dati sono visualizzabili in tempo reale
presso il Centro di Acquisizione Regionale dell’Arpab. Nel 2003 sono state trasferite ad
Arpab, dalla Regione Basilicata le prime sette centraline per il monitoraggio della qualità
dell’aria ubicate nel comune di Potenza e nell’area del Vulture-Melfese. Successivamente,
precisamente nel 2006, ben altre cinque stazioni di monitoraggio, acquistate dalla Regione, integrano la rete di monitoraggio dell’Arpab. Le attività inerenti al monitoraggio della
qualità dell’aria sono volte a garantire il continuo ed efficiente funzionamento della rete di
monitoraggio costituita da oltre 100 strumenti per la misura della qualità dell’aria e delle
variabili meteorologiche a scala locale, distribuite negli 11 siti regionali; la produzione di
dati validi da pubblicare per la diffusione dell’informazione quotidiana al pubblico ed il
trasferimento annuale agli enti competenti quali Regione, ISPRA, MATT; lo sviluppo di applicazioni modellistiche attraverso la modellistica diffusionale di inquinanti in atmosfera;
l’elaborazione di indicatori e di studi atti a valutare lo stato di qualità dell’aria.
TABELLA 2. TIPOLOGIA DI STAZIONI DI RILEVAMENTO
Nome stazione
Provincia
Stato di
Disponibilità
Upgrade
Coordinate
attività
dati
strumenti
(WGS 84 - UTM33)
Tipologia di
Stazione
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
150 > 151
Fonte: ARPAB
Ferrandina
Matera
Attiva
2006
627203
4482651
Rurale industriale
La Martella
Matera
Attiva
2006
630724
4505130
Sub urbana
- Industriale
Pisticci
Matera
Attiva
2007
631358
4475577
Rurale industriale
Lavello
Potenza
Attiva
2008
566004
4544386
Rurale industriale
Lavello OLD
Potenza
Disattivata e
disinstallata
2004
566229
4544685
Rurale industriale
Melfi
Potenza
Attiva
2004
553833
4537990
Sub urbana
- Industriale
San Nicola
di Melfi
Potenza
Attiva
2006
560730
4546385
Rurale industriale
San Nicola
di Melfi OLD
Potenza
Disattivata e
disinstallata
2004
560207
4544603
Rurale industriale
Potenza Viale
dell'Unicef
Potenza
Attiva
2004
567342
4497770
Rurale industriale
Potenza Viale
Firenze
Potenza
Attiva
2004
567231
4500121
Rurale industriale
Potenza San
Luca Branca
Potenza
Attiva
2005
573821
4499593
Sub urbana
- Industriale
Potenza C.da
Rossellino
Potenza
Attiva
2004
568643
4497504
Sub urbana
- Industriale
Viggiano
Potenza
Attiva
2006
576870
4463010
Rurale industriale
2006
2001
Sito
Inquinanti misurati
Sensori meteo
Ferrandina
Temperatura, pressione, pioggia,
SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, BTX
(Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio), PM10
umidità, radiazione solare globale,
(Polveri inalabili), CH4 (metano), NMHC (idrocarburi non metanici) vento (direzione ed intensità)
Lavello
SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, BTX
(Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio), PM10
(Polveri inalabili)
Matera - La Martella
Temperatura, pressione, pioggia,
SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, BTX
(Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio), PM10
umidità, radiazione solare globale,
(Polveri inalabili), CH4 (metano), NMHC (idrocarburi non metanici) vento (direzione ed intensità)
Melfi
SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, CO
(Monossido di carbonio), PM10 (Polveri inalabili)
Pisticci
Temperatura, pressione, pioggia,
SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, BTX
(Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio), PM10
umidità, radiazione solare globale,
(Polveri inalabili), CH4 (metano), NMHC (idrocarburi non metanici) vento (direzione ed intensità)
Potenza - V.le Unicef
BTX (Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio),
PM10 (Polveri inalabili)
Potenza - V.le Firenze
CO (Monossido di carbonio), PM10 (Polveri inalabili)
Potenza - Rossellino
SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), CO (Monossido di
carbonio), PM10 (Polveri inalabili)
Potenza - San Luca
Branca
Temperatura, pressione, pioggia,
SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, BTX
(Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio), PM10
umidità, radiazione solare globale,
(Polveri inalabili), CH4 (metano), NMHC (idrocarburi non metanici) vento (direzione e intensità)
San Nicola di Melfi
SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, CO
(Monossido di carbonio), PM10 (Polveri inalabili)
Temperatura, pressione, pioggia,
umidità, radiazione solare globale,
vento (direzione e intensità)
Viggiano
SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, BTX
(Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio),
PM10 (Polveri inalabili), CH4 (metano), NMHC (idrocarburi non
metanici), H2S (solfuro di diidrogeno)[1]
Temperatura, pressione, pioggia,
umidità, radiazione solare globale,
vento (direzione e intensità)
Temperatura, pressione, pioggia,
umidità, radiazione solare globale,
vento (direzione ed intensità)
TABELLA 3. STRUMENTAZIONI
APPLICATE ALLE STAZIONI
DI RILEVAMENTO
[1] Nella stazione di Viggiano,
l’analizzatore di H2S è stato istallato
ad Aprile 201
Fonte: Arpab
Temperatura, pioggia, umidità,
radiazione solare globale, vento
(direzione ed intensità)
FIGURA 1. STAZIONI DI RILEVAMENTO PER LA QUALITÀ
DELL’ARIA (2009)
Fonte: Ispra
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima
Temperatura, pressione, pioggia,
umidità, radiazione solare globale,
vento (direzione ed intensità)
Nello specifico, l’attuale configurazione della rete di qualità dell’aria presente nel comune di Potenza comprende 4 centraline di misura, di cui 2 sono classificate come stazioni
da traffico e 2 come industriali, ubicate in aree rispettivamente urbane e suburbane. La
figura 2 mostra la distribuzione delle stesse nell’ambito urbano: le 3 stazioni comprese
nel nucleo abitato di Potenza sono attive dalla nascita della rete ad opera della Regione
Basilicata, invece la stazione di San Luca Branca è operativa dal 2005.
FIGURA 2. DISLOCAZIONE DEI
SITI DI MISURA NELL’AREA DI
POTENZA
Fonte: Arpab
La rete di monitoraggio della qualità dell’aria nella provincia di Matera è costituita da
152 > 153
tre centraline posizionate rispettivamente a Matera, nella zona La Martella in posizione Nord-Ovest rispetto al centro cittadino (centralina sub-urbana - industriale), a SudEst della zona industriale di Ferrandina (centralina rurale - industriale), e all’interno della
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
zona industriale di Pisticci (centralina rurale - industriale).
FIGURA 3. DISLOCAZIONE DEI
SITI DI MISURA NELLE AREE INDUSTRIALI DI MATERA, PISTICCI
E FERRANDINA.
Fonte: Arpab
Nella zona del Vulture sono presenti tre stazioni di monitoraggio rispettivamente posizionate a nord-ovest del centro abitato di Lavello (denominata Lavello), a sud-ovest
di Melfi (Melfi) e la terza a sud dell’aria industriale di San Nicola di Melfi (San Nicola).
La stazione di Melfi è classificata come suburbana-industriale, quella di Lavello urbanaindustriale, mentre San Nicola è una centralina di tipo rurale-industriale.
FIGURA 4. DISLOCAZIONE DEI
SITI DI MISURA NELL’AREA
INDUSTRIALE DEL VULTURE
- MELFESE
Fonte: Arpab
Le serie storiche dei dati validati partono dal 2004 con alcune interruzioni talora
consistenti:
• 2005 cabina di San Nicola di Melfi a causa del trasferimento della stazione in sito più
idoneo e accessibile,
nato anche lo spostamento in altro sito urbano,
• 2009 cabina di Melfi per i danni generali alla strumentazione provocati da un
fulmine.
In Val d’Agri il monitoraggio della qualità dell’aria viene effettuato mediante l’impiego di
cinque centraline fisse, di cui una preesistente (denominata Viggiano - Zona Industriale
ed in funzione dal 2006) e quattro di nuova installazione (denominate Viggiano 1, Grumento Nova, Masseria De Blasiis, Costa Molina Sud 1, installate il 16 novembre 2011 e
trasferite in proprietà all’ARPA Basilicata in data 4 settembre 2012), disposte nell’intorno
del Centro Olio Val d’Agri. Presso le centraline Viggiano 1, Grumento Nova, Masseria De
Blasiis e Costa Molina Sud 1 sono previsti:
• l’acquisizione dei valori di concentrazione di: biossido di zolfo (SO2), ozono (O3), monossido di carbonio (CO), monossido di azoto (NO), biossido di azoto (NO2), ossidi
di azoto (NOx), particolato atmosferico con diametro aerodinamico inferiore a 10
μm (PM10), particolato atmosferico con diametro aerodinamico inferiore a 2,5 μm
(PM2.5), idrogeno solforato (H2S), metano (CH4), idrocarburi non metanici (NMHC Non-Methane-HydroCarbons), idrocarburi totali (THC - Total HydroCarbons), Composti Organici Volatili (COV): benzene (C6H6), toluene, etilbenzene, m,p,o-xileni
(BTEX); composti odorigeni solforati- mercaptani; misura della concentrazione del
Radon gas;
• il campionamento e la successiva analisi, presso laboratori chimici certificati, degli
Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) e di tredici metalli pesanti (Al, As, Cd, Cr, Mn, Ni,
Pb, Fe, Cu, Zn, Tl, Sb e V);
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima
• 2007 cabina di Lavello in seguito a ripetuti atti di vandalismo che ne hanno determi-
• l’acquisizione di parametri meteorologici quali temperatura, pressione, umidità relativa, precipitazione, radiazione globale e netta, velocità e direzione del vento, componenti U V W, velocità sonica e temperatura sonica.
FIGURA 5. DISLOCAZIONE DEI
SITI
DI MISURA NELL’AREA INDUSTRIALE DI VIGGIANO
Fonte: Arpab
Presso la centralina Viggiano - Zona Industriale, invece, sono previste:
• l’acquisizione dei valori di concentrazione di: biossido di zolfo (SO2), monossido di
carbonio (CO), biossido di azoto (NO2), particolato atmosferico con diametro aerodi-
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
154 > 155
namico inferiore a 10 μm (PM10), idrogeno solforato (H2S), metano (CH4), idrocarburi non metanici (NMHC - Non-Methane-HydroCarbons), Composti Organici Volatili
(COV): benzene (C6H6), toluene e metaxilene e paraxilene, etil-benzene;
• l’acquisizione di parametri meteorologici quali temperatura, pressione, umidità relativa, precipitazione, radiazione globale, velocità e direzione del vento.
Da quanto illustrato, è evidente che le serie storiche dei dati hanno estensioni differenti
e che in alcune stazioni sono state apportate delle integrazioni alla strumentazione presente in relazione alle esigenze del monitoraggio. La rete è in continua implementazione
sia per soddisfare i requisiti richiesti dalla normativa che per garantire la massima efficienza della strumentazione installata.
Inoltre nei comuni interessati più strettamente dall’attività petrolifera (Viggiano e Grumento Nova) si fa presente l’esistenza del documento "Adozione delle norme tecniche e
delle azioni per la tutela della qualità dell’aria nei Comuni di Viggiano e Grumento Nova"
del quale è stato preso atto con D.G.R. n.1640/2012 e che rappresenta uno strumento
operativo finalizzato a prevenire il rischio che il nuovo scenario di sviluppo possa pregiudicare la qualità dell’ambiente e la salute umana. Esso, prendendo come riferimento
le indicazioni riportate nell’Appendice IV del D.Lgs. 155/2010, è articolato in uno studio conoscitivo dell’area interessata, finalizzato alla ricognizione dello stato della qualità
dell’aria e delle fonti inquinanti presenti, ed in una sezione dedicata alla individuazione,
per gli inquinanti ritenuti più significativi (biossido di zolfo e idrogeno solforato), di valori
soglia di intervento. In particolare, tali valori soglia sono stati ottenuti, con riferimento
al biossido di zolfo, attraverso una riduzione dei valori limite di qualità dell’aria previsti
dalla normativa nazionale (D.Lgs. 155/2010) e con riferimento all’idrogeno solforato, a
causa dell’assenza di riferimenti legislativi nazionale, operando una riduzione del valore
limite definito dal DPR 322/1971 attualmente abrogato. Inoltre, al fine di dare attuazione
al principio di precauzione, citato nell’art. 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione
Europea finalizzato a garantire un alto livello di protezione dell’ambiente attraverso delle
azioni di carattere preventivo, al raggiungimento delle suddette soglie sono stati identificati quattro livelli di attenzione, in corrispondenza dei quali sono state previste una
serie di azioni preventive da mettere in atto a cura delle attività produttive che maggiormente contribuiscono a determinare il quadro emissivo. Nello specifico il documento
sulle norme tecniche per la tutela della qualità dell’aria si basa su:
• acquisizione delle informazioni tramite la nuova rete di monitoraggio della qualità
dell’aria costituita dalle cinque centraline fisse;
• individuazione dei valori soglia (o soglie di intervento) operando, con riferimento
agli inquinanti ritenuti più rappresentativi (H2S e SO2), una riduzione del 20% dei
valori limite normativi;
• definizione di 4 livelli di attenzione correlati al numero di superamenti dei valori
soglia stabiliti;
• individuazione delle azioni preventive che la Società ENI SpA dovrà intraprendere in
funzione del livello di attenzione all’interno del quale si colloca.
Al fine di verificare l’esito degli effetti correlati alle azioni previste, l’A.R.P.A.B. attraverso
l’analisi dei dati di qualità dell’aria provenienti dalla nuova rete di monitoraggio installata, svolgerà una costante attività di monitoraggio. Qualora gli esiti dell’attività di monitoraggio non risultino in linea con i risultati attesi, si provvederà ad intraprendere opportune azioni di miglioramento e correzione delle misure previste nel documento.
Lo studio conoscitivo sullo stato attuale della qualità dell’aria è stato effettuato analizzando l’andamento storico dei dati A.R.P.A.B. relativi al periodo 2006 al 2011 ed acquisiti:
• dall’unica centralina fissa di monitoraggio, ubicata in contrada Guardemauro nel
ARI2. ANEMOLOGIA DEI SITI DI RILEVAMENTO
Per un inquadramento completo dei siti di misura è importante poter valutare la capacità
di dispersione degli inquinanti rilasciati in atmosfera. Si presenta la rosa dei venti locale
con l’indicazione delle intensità e direzioni dei venti, utili ad individuare il carattere dei
venti dominanti dovuto alla morfologia e all’orografia del terreno e determinare una direzione preferenziale di dispersione e trasporto dei rilasci in atmosfera.
In particolare l’analisi anemologica della zona urbana e suburbana di Potenza mostra
che la direzione prevalente dei venti registrati a Rossellino è coerente, seppur di minor
intensità, con quella rilevata a San Luca Branca, benché presso il sito di Rossellino alcune
direzioni siano decisamente schermate in seguito all’incidenza dell’orografia del territorio, della presenza di una boscaglia a sud-est, e di strutture antropiche a nord-ovest della
centralina. Il confronto dei dati delle stazioni di Rossellino e San Luca Branca (figura 6)
con dati su base ventennale1 relativi all’intera area urbana (figura 7) dimostra una prevalenza dei venti dal quadrante di Sud-Ovest, in prima istanza, e Nord, in seconda istanza.
Tale evidenza anemometrica conferma che il sito di San Luca Branca è sottovento rispetto all’area industriale di Potenza.
1 Dall’analisi dei dati rilevati dall’Aeronautica, nel periodo 1980-2003, nel comune di Potenza, si è costruita una rosa
dei venti dell’anno tipo. La stazione era ubicata nel centro storico su uno dei fabbricati più alti, di conseguenza l’anemologia derivante si può considerare rappresentativa di tutta l’area urbana. I dati sono tri-orari e risultano inesistenti
i dati notturni, pertanto le prevalenze risultanti sono riferibili a situazioni diurne, informazione essenziale in quanto
la componente turbolenta è essa stessa diurna.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima
Comune di Viggiano;
• attraverso le campagne di monitoraggio effettuate con mezzo mobile.
FIGURA 6. ANEMOLOGIA NEI
SITI DI ROSSELLINO E SAN LUCA
BRANCA
Fonte: Arpab
FIGURA 7. ANEMOLOGIA DELLA
CITTÀ DI POTENZA - DATI AERONAUTICA 1980-2003
156 > 157
Fonte: Arpab
La provincia di Matera evidenzia una prevalenza dei venti a Pisticci da Sud/ Sud-Ovest,
mentre nelle stazioni di Matera e Ferrandina si registra prevalenza di venti da Nord-Est,
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
con una presenza su Matera anche di venti da Nord-Ovest e Sud Est (figura 8).
FIGURA 8. ANEMOLOGIA NEI
SITI DI MATERA, PISTICCI E
FERRANDINA.
Nell’area del vulture la direzione del vento dominante in tutte e tre le stazioni è Ovest-
Fonte: Arpab
venti cumulativa degli anni 2004-2010 relativa alle stazioni di Lavello e Melfi.
Sud Ovest, con un’occorrenza superiore da Ovest. Nella figura 9 è riportata la rosa dei
FIGURA 9. ANEMOLOGIA NEI
SITI DI SAN NICOLA DI MELFI E
LAVELLO
Fonte: Arpab
La direzione di provenienza prevalente è chiaramente individuabile nel quadrante Nord
Ovest, a cui è possibile associare anche i venti di maggiori intensità. Focalizzando solo
sull’anno 2010, non risulta evidente alcuna direzione del vento prevalente. Manca la descrizione relativa al sito della Val d’Agri che deve essere aggiornato sulla base dei dati
delle nuove centraline.
FIGURA 10. ANEMOLOGIA NEL
SITO DI VIGGIANO
ARI3. LIVELLI DI INQUINAMENTO
Si può definire l’inquinamento atmosferico come la presenza nell’atmosfera terrestre,
che si propaga all’atmosfera degli ambienti confinati, di tutti gli agenti fisici, chimici e
biologici modificanti le caratteristiche naturali atmosferiche potendo causare un effetto dannoso su esseri viventi e ambiente. Questi agenti di solito non sono presenti nella
normale composizione dell’aria, oppure lo sono ad un livello di concentrazione inferiore.
L’analisi delle emissioni è un elemento chiave per stabilire le priorità ambientali, individuare gli obiettivi e le relative politiche da adottare anche a scala locale. In particolare in
questo lavoro, si è ritenuto di confrontare le serie storiche dei valori medi annui riferiti a
SO2, NO2, C6H6, CO, O3 e PM10 così da fornire il quadro della qualità dell’aria regionale in
termini di livello di inquinamento di fondo a cui è costantemente esposta la popolazione. Inoltre, sono evidenziati i superamenti dei limiti normativi dal 2004 al 2010 del PM10 e
dell’O3, non essendo significativi i superamenti degli altri inquinanti.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima
Fonte: Arpab
FIGURA 11. PM10 - STAZIONI DI
MONITORAGGIO PER CLASSI
DEL NUMERO GIORNI DI SUPERAMENTO DEL VALORE LIMITE
GIORNALIERO (50 μG/M3 DA
NON SUPERARE PIÙ DI 35 VOLTE PER ANNO CIVILE) (2009)
FIGURA 12. O3 - STAZIONI DI
MONITORAGGIO PER CLASSI DI
GIORNI DI SUPERAMENTO DELLA SOGLIA DI INFORMAZIONE
(180 μG/M3) E PER TIPOLOGIA
DI STAZIONE (2009)
Fonte: Ispra
AREA VASTA DI POTENZA
Nel seguito è illustrato l’andamento dei dati medio annui dei parametri monitorati nei
differenti siti dell’area di Potenza.
FIGURA 13. BENZENE - (μG/M3)
MEDIA ANNUALE 2005-2010
FIGURA 14. CO - (μG/M3) MEDIA
ANNUALE 2004-2010
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
158 > 159
Fonte: Arpa Basilicata
FIGURA 15. NO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010
FIGURA 16. O3 - (μG/M3) MEDIA
ANNUALE 2004-2010
Fonte: Arpa Basilicata
L’andamento del benzene (figura 13) è, nel corso degli anni, in lieve aumento nella stazione di San Luca Branca, nella quale si registra peraltro che un aumento della concentrazione media di CO (figura 14). Non mancano però valori di picco nella stazione di Viale
dell’Unicef con occorrenze più frequenti in corrispondenza dell’avviamento di lavori di
infrastrutturazione del sistema di trasporto viario proprio in tale zona. Il sito di Viale Firenze è rappresentativo di un’area di traffico cittadino nel settore Nord di Potenza, infatti,
dalla lettura dei dati inerenti alla serie storica del monossido di carbonio (figura 14) risultano valori più elevati presso tale stazione rispetto agli altri siti e direttamente correlabili
alle ore di maggiore traffico. I dati inerenti all’Ozono (figura 16) mostrano valori costanti
nel sito di Rossellino che si mostra rappresentativo dell’area suburbana con il corrispondente numero di superamenti negli anni decrescente (figura 20).
FIGURA 17. PM10 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010
FIGURA 18. SO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2005-2010
Fonte: Arpa Basilicata
FIGURA 19. NUMERO SUPERAMENTI LIMITE GIORNALIERO
PM10 2004-2010
FIGURA 20. SUPERAMENTI
VALORE OBIETTIVO O3 20062010
Fonte: Arpa Basilicata
Per quando riguarda l’SO2, i valori medio annui sono coerenti con quanto registrato in
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima
altri siti industriali senza la presenza di attività correlabili al trattamento di materie prime
contenenti zolfo. I valori orari sono comunque molto bassi e prossimi al limite di rilevabilità degli strumenti, pertanto quest’inquinante non è significativo per l’area suburbana
di Potenza. Relativamente al PM10 (figura 17, figura 19), i valori medio annui più elevati
si rilevano nella stazione urbana da traffico di Viale Firenze, complessivamente le concentrazioni hanno un trend annuo in diminuzione così come pure il numero dei superamenti della media giornaliera che dal 2006 non varca più la soglia dei 35 superamenti
massimi in un anno.
PROVINCIA DI MATERA
Di seguito è rappresentato l’andamento dei dati medio annui dei parametri monitorati
nei differenti siti delle principali aree industriali della provincia di Matera (Matera-PisticciFerrandina).
FIGURA 21. BENZENE - (μG/M3)
MEDIA ANNUALE 2006-2010
FIGURA 22. CO - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010
Fonte: Arpa Basilicata
FIGURA 23. NO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010
FIGURA 24. O3 - (μG/M3) MEDIA
ANNUALE 2004-2010
Fonte: Arpa Basilicata
Nella provincia di Matera il benzene è monitorato in tutte le stazioni della rete di monitoraggio ed i valori di concentrazione, calcolati come media annuale, sono ben al di sotto
del limite previsto dalla normativa vigente, (valore limite pari a 5 μg/m3 media annuale
calcolata su anno civile). In figura 21 risulta evidente un andamento crescente negli anni
della concentrazione di benzene a Pisticci, meno marcato, invece, è l’aumento di tale
concentrazione nella stazione di La Martella-Matera; opposto trend dimostra il grafico
relativo alla stazione di Ferrandina, dove negli ultimi due anni si è registrato una riduzione del valore medio di concentrazione di benzene. Il Monossido di Carbonio ha valori
attestati intorno a 0,35 μg/m3 in tutte e tre le centraline in esame (figura 22) con valori
medi simili a quelle di altre stazioni suburbane e rurali. L’andamento delle concentrazioni
annue di Biossido di Azoto (figura 23) e di Ozono (figura 24), appare essere costante soprattutto negli ultimi anni presi in considerazione, mantenendo costanti anche le differenze tra le centraline. I valori più elevati per quanto riguarda la concentrazione di Ozono
si misurano nella zona industriale di Matera, dove anche il numero di superamenti del
valore obiettivo per la protezione della popolazione (figura 28) è superiore alle 40 volte
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
160 > 161
negli ultimi 3 anni.
FIGURA 25. PM10 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010
FIGURA 26. SO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2005-2010
Fonte: Arpa Basilicata
FIGURA 27. NUMERO SUPERAMENTI LIMITE GIORNALIERO
PM10 2004-2010
FIGURA 28. SUPERAMENTI VALORE OBIETTIVO O3 2006-2010
Fonte: Arpa Basilicata
I valori di biossido di Zolfo sono perfettamente coerenti con il resto della regione (fatta
eccezione per la Val d’Agri) e, con riferimento ai valori medi giornalieri e orari, i livelli
misurati sono nettamente inferiori a limiti imposti dalla normativa vigente. Le polveri
inalabili in termini di PM10 (figura 25), monitorate nelle stazioni di La Martella e Ferrandina, nel 2010 sono diminuite in tutto il territorio di Matera e i superamenti della media
giornaliera di 50 μg/m3, non hanno mai raggiunto, dal 2006 ad oggi, il limite di trentacinque volte in un anno civile (figura 27) mostrando piuttosto un trend decrescente.
VULTURE-MELFESE
Di seguito si riporta un quadro di sintesi relativo alla serie storica dei dati medio annui dei
parametri monitorati nei siti dell’area industriale del Vulture - Melfese.
FIGURA 29. BENZENE - (μG/M3)
MEDIA ANNUALE 2005-2010
FIGURA 30. CO - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010
Fonte: Arpa Basilicata
FIGURA 31. NO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010
FIGURA 32. O3 - (μG/M3) MEDIA
ANNUALE 2004-2010
FIGURA 33. PM10 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010
FIGURA 34. SO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010
Fonte: Arpa Basilicata
FIGURA 35. NUMERO SUPERAMENTI LIMITE GIORNALIERO
PM10
2004-2010
FIGURA 36. SUPERAMENTI VALORE OBIETTIVO O3
2004-2010
Fonte: Arpa Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima
Fonte: Arpa Basilicata
L’andamento del Benzene, calcolato come media annuale, analizzato nella stazione di
Lavello vede una diminuzione netta negli ultimi due anni (figura 29) comunque sempre
inferiore al limite previsto dalla normativa vigente pari a 5 μg/m3 quale media calcolata
su anno civile. Il Monossido di Carbonio viene monitorato in continuo in tutte e tre le
centraline della zona del Vulture e mentre a San Nicola e Melfi il trend è pressoché costante, a Lavello rispetto agli anni 2004-2006, c’è stato un decremento dal 2008 in corrispondenza della riallocazione della cabina (figura 30). Dall’analisi dei dati di Biossido
di Azoto e Ozono, dall’anno 2004 al 2010 (figure 26 e 27), è evidente che l’andamento è
pressoché analogo nelle tre stazioni durante tutto il periodo, in particolare, a San Nicola
dal 2007 si notano valori costanti per entrambi gli inquinanti.
La concentrazione media annuale di Biossido di Zolfo mostrata (figura 34) nella zona del
Vulture è caratterizzata da valori che rispecchiano pienamente il trend regionale, fatta
eccezione per l’area della Val d’Agri. Il materiale particolato, PM10, evidenzia una progressiva diminuzione, negli anni, della concentrazione di polveri a Lavello, mentre a San
Nicola e a Melfi tale concentrazione è più costante nel tempo (figura 33). I superamenti
di PM10 del limite giornaliero di 50 μg/m3, valore da non superare più di trentacinque
volte per anno civile, si sono notevolmente ridotti negli ultimi tre anni in tutte e tre le stazioni prese in esame; in particolare nel 2010 a San Nicola non ci sono stati superamenti,
mentre a Melfi e Lavello si sono registrati, rispettivamente 1 e 2 superamenti del limite
suddetto (figura 35). Relativamente all’Ozono, e in particolare al numero di superamenti
del valore obiettivo per la protezione della salute umana, pari a 120 μg/m3 da non superare più di 25 volte per anno civile come media su 3 anni, questo ha negli anni un andamento crescente (figura 36), soprattutto nella stazione di San Nicola dove, nel 2008, è
stato registrato il numero di superamenti è stato pari a 86 volte in un anno.
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
162 > 163
VAL D’AGRI
Di seguito si riporta una disamina dei dati medio annui dei parametri monitorati nei siti
dell’area industriale della Val d’Agri. I dati utilizzati per effettuare la suddetta disamina
sono relativi alla sola centralina di monitoraggio denominata Viggiano zona industriale,
in funzione dal 2006.
Non sono state, invece, eseguite elaborazioni e valutazioni sulle acquisizioni delle altre
4 centraline, in quanto le stesse sono in funzione da novembre 2012 ed i dati acquisiti
sono sottoposti al processo di validazione di II livello solo dal 1 marzo 2013. E’ pertanto
del tutto evidente che l’arco temporale è insufficiente per sviluppare elaborazioni significative e rigorose sul piano scientifico. Poichè l’interesse per la qualità dell’aria in Val d’Agri
è rilevante, senza dubbio saranno sviluppate da parte della Regione Basilicata, dell’Arpa
e dell’ Osservatorio Ambientale delle Val d’agri analisi, raffronti e rapporti sui parametri
monitorati appena sarà disponibile una serie significativa di dati.
FIGURA 37. BENZENE - (μG/M3)
MEDIA ANNUALE 2006-2010
FIGURA 38. CO - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2006-2010
Fonte: Arpa Basilicata
FIGURA 39. NO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2006-2010
FIGURA 40. O3 - (μG/M3)
MEDIA ANNUALE 2006-2010
Fonte: Arpa Basilicata
I dati evidenziano il sostanziale rispetto dei limiti normativi per ogni inquinante monitorato:
per quasi tutti gli inquinanti, gli anni con valori di concentrazione medio annua più elevata
sono il 2007 e il 2008 con un decremento evidente nel 2009, ad eccezione di NO2 ed SO2.
I dati di concentrazione delle medie annuali del benzene (figura 37), così come pure dei
composti metanici e non metanici pur se non riportati, mostrano un andamento non difmedi orari che in alcune situazioni, in corrispondenza di condizioni micro-meteorologiche
che favoriscono la dispersione e ricaduta verso N-NE, mostrano dati sopra la media annua.
FIGURA 41. PM10 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2006-2010
FIGURA 42. SO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2006-2010
Fonte: Arpa Basilicata
FIGURA 43. SO2 - (μG/M3) MEDIA GIORNALIERA
2006-2010
FIGURA 44. NUMERO SUPERAMENTI LIMITE GIORNALIERO
PM10
2006-2010
Fonte: Arpa Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima
ferente dalle altre aree industriali. La particolarità dei trend rilevati in Val d’Agri è nei valori
FIGURA 45. SUPERAMENTI VALORE OBIETTIVO O3
2006-2010
Fonte: Arpa Basilicata
Il trend della concentrazione delle medie annuali dell’anidride solforosa ha un andamento crescente triplicando il valor medio annuale dal 2006 al 2010. Per meglio chiarire gli
aspetti di qualità dell’aria legati all’SO2, è stato riportato il grafico della media giornaliera
misurata nel corso dell’anno 2010 (figura 42). I valori medi giornalieri raggiungono picchi di concentrazione che sono circa 7 volte superiori al valor medio annuale registrato
nell’anno 2010. Ed è altresì evidente come i valori di concentrazione dell’anidride solforosa siano nettamente più alti dei valori misurati nelle altre aree industriali esaminate.
Per quanto riguarda l’Ozono (figure 39 e 44), il dato annuale rimane pressoché costante,
ma diminuisce il numero di superamenti in termini di valore obiettivo della protezione
della salute umana.
ARI4. MAPPE DELLE PIOGGE E DELLE TEMPERATURE
Per l’elaborazione delle mappe riveste particolare importanza la qualità del dato utilizzato, la disponibilità di informazioni distribuite uniformemente sul territorio regionale
consente, tra l’altro, la spazializzazione delle grandezze misurate attraverso software ge-
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
164 > 165
ostatistici. In particolare, i dati utilizzati per la redazione delle mappe riportate di seguito provengono dalla rete idrometeorologica dell’Arpab, che consta di circa 50 stazioni
multi parametriche dotate di sensoristica varia: pluviometri, idrometri, termometri, igrometri, barometri, radiometri, anemometri, nivometri. La maggior parte di tali stazioni
trasferiscono i dati in tempo reale, in tal modo è possibile avere riscontro immediato
sull’attendibilità delle elaborazioni. I dati provenienti dalla rete confluiscono in un data
base relazionale in cui sono archiviate informazioni che, per alcune stazioni, risalgono
anche al 1916. Prima dell’archiviazione tutti i dati vengono controllati e validati, anche
per mezzo della comparazione spaziale, eliminando eventuali errori legati alla periferica
di memorizzazione o alla mancanza di copertura radio durante il trasferimento del dato
in centrale. A monte delle elaborazioni è svolta un’approfondita analisi statistica spaziotemporale dei dati grezzi di precipitazione e di temperatura a scala regionale e su base
mensile.
FIGURA 1. MAPPA DELLE PIOGGE PER GLI ANNI 2006-20072009-2010
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima
FIGURA 2. TEMPERATURE MEDIE ANNUALI
Riferendosi alle temperature medie annuali, è possibile notare che l’anno 2009 (figura 2)
è stato caratterizzato da valori di almeno un grado superiori agli altri anni: questo però
non significa che il 2009 sia stato più caldo, ma che, evidentemente, in alcune giornate
il termometro, sempre su valori medi, ha registrato temperature superiori. Infine, i livelli
termici indicano uno scarto medio, tra Potenza e Matera, di circa 10°C sui valori massimi,
che si riduce a 2÷3°C sui minimi notturni.
ARI5. STANDARDIZED PRECIPITATION INDEX (SPI)2
E’ un indicatore in grado di evidenziare eventuali severe anomalie nella distribuzione
spaziale e a diverse scale temporali delle piogge. In altre parole l’indicatore consente di
definire lo stato di siccità in una località, si basa unicamente sulle osservazioni pluviometriche ed ha lo scopo di misurare il deficit di precipitazione per diverse scale temporali.
Proprio la sua capacità di cogliere l’insorgere dei fenomeni siccitosi secondo differenti
forme di aggregazione temporale (da 1 a 3 mesi per gli studi a breve termine, importanti
per i consuntivi stagionali relativi al settore economico primario, fino a 48/72 mesi, per le
analisi di bilancio idrologico di lungo periodo, strategiche nella pianificazione e gestione
delle risorse idriche) e la sua capacità di monitorare spazialmente territori climatologicamente disomogenei, gli consente una notevole versatilità, molto apprezzata a livello
tecnico.
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
166 > 167
FIGURA 3. STANDARDIZED PRECIPITATION INDEX (SPI)
Dall’esame dell’indice su base annuale emerge la costante anomalia positiva della zona
del lagonegrese (classificata tra moderata ed estremamente umida) contrapposta al
resto della regione (classificata praticamente normale) con valori dell’indice SPI per lo
più compresi tra 1 e -1, nella media valle del Bradano, con minimi negativi (moderatamente siccitoso) nell’anno 2007 sul metapontino e nel 2009-2010 nelle aeree interne del
materano.
2 McKee et al., 1993; McKee et al., 1995. A differenza di altri indicatori, lo SPI è basato esclusivamente su dati di precipitazione e matematicamente coincide con la variabile standard Z della trasformata, ad uguale probabilità, della
distribuzione cumulata degli afflussi meteorici storici (Edwards and McKee, 1997) in una gaussiana standardizzata
(distribuzione normale con media zero e deviazione standard unitaria).
FOCUS
Monitoraggio aerobiologico
La qualità dell’aria può influenzare notevolmente lo stato di benessere delle persone,
non solo per la presenza di molecole inquinanti, ma anche a causa della presenza in essa
di alcune particelle di origine biologica (pollini, spore, acari, batteri, virus, alghe, ecc.).
L’aerobiologia è la scienza che studia le particelle viventi presenti in atmosfera, le fonti
che le producono, le modalità di trasporto nell’aria, gli effetti sull’ambiente, sull’uomo,
su animali e piante, sui beni artistici e monumentali, sulle coltivazioni agricole e le derrate alimentari. L’aerobiologia si occupa in modo complementare alle ricerche chimiche e
fisiche, anche di problematiche derivanti dall’inquinamento atmosferico.
Le particelle biologiche atmosferiche che assumono maggiore importanza in relazione
alle patologie a carico della popolazione umana sono: granuli di polline, spore fungine,
actinomiceti, protozoi, prodotti di derivazione di artropodi, virus, batteri, alghe. Questi
materiali costituiscono il cosiddetto aerosol biologico, responsabile delle allergie respiIl monitoraggio aerobiologico di pollini e spore allergenici aerodispersi è finalizzato ad
evidenziare le variazioni quantitative e qualitative di tali particelle biologiche che si verificano nel tempo. Fornisce le concentrazioni medie giornaliere in numero di pollini/spore per metro cubo d’aria, applicando la metodica standard (UNI 11108:2004). Consente
di offrire un servizio di supporto innanzi tutto nella prevenzione e cura delle patologie
respiratorie di natura allergica, ma le ricadute di questa attività sono molteplici e riguardano: il clima, l’agricoltura, la biodiversità, il biomonitoraggio dell’inquinamento e la tutela dei beni artistici/culturali.
L’ARPAB, come molte altre Agenzie Regionali/Provinciali per l’Ambiente, effettua il monitoraggio in continuo dei pollini allergenici aerodispersi nella città di Potenza dal 2004.
Vengono monitorati, su tutto l’arco dell’anno, i pollini di 19 famiglie di piante e, dal 2005,
12 generi di spore fungine, rilevanti dal punto di vista allergenico e fitopatologico.
I dati vengono resi noti costantemente alla cittadinanza attraverso la pubblicazione di
bollettini settimanali sul sito istituzionale dell’Agenzia (www.arpab.it/aerobiologia), ma
anche attraverso altre forme: produzione di materiali informativi; articoli sui quotidiani
locali; interventi settimanali a Buongiorno Regione, trasmissione della TGR-RAI; Giornate
del Polline; formazione/informazione a studenti ed insegnanti. La conoscenza del calendario di pollinazione costituisce, infatti, un valido strumento di prevenzione e supporto
per i pazienti allergici e i loro medici.
L’attività dell’ARPAB ha contribuito alla nascita di POLLnet, la rete nazionale di monitoraggio aerobiologico istituzionale del Sistema delle Agenzie Ambientali, facente capo
all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ed inserita nel Sistema Informativo Nazionale Ambientale (SINAnet).
POLLINE DI CUPRESSACEE
I pollini di cupressacee sono responsabili del 20% delle pollinosi nell’Italia meridionale (Ariano R., Bonifazi F., 2006). Nell’ultimo periodo considerato (2005-2010) in Basilicata, l’andamento delle concentrazioni medie giornaliere, nell’arco dell’anno, dei pollini
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Monitoraggio aerobiologico
ratorie e in particolare delle pollinosi.
di Cupressaceae/Taxaceae1 (cipresso, tuja, libocedro, criptomeria, ginepro, tasso, ecc.),
espresse in numero di pollini per metro cubo d’aria (P/m3) risult decisamente in aumento. Dall’andamento delle concentrazioni giornaliere del polline di cupressacee si evince
che il periodo in cui è forte la presenza di questi allergeni va dalla fine di dicembre ad
aprile, con punte massime tra fine gennaio e marzo. Le cupressacee rappresentano in
media la quota maggiore di pollini campionati, che è il 35%.
D’altronde il trend della percentuale rappresentata dal polline di Cupressaceae/Taxaceae
rispetto al totale dei pollini campionati ogni anno nell’aria è un’informazione rilevante
per quanto riguarda l’esposizione della popolazione a questi allergeni. Nel periodo considerato il trend è positivo: la percentuale di cupressacee sul totale di pollini catturati è in
aumento: in media è il 35%. Tale aumento legittima a pensare che sia stato incrementato
il numero di nuove piante di cipresso, pratica da sconsigliare fortemente.
FIGURA 1. % DI CUPRESSACEAE/TAXACEAE SUL TOTALE DEI
POLLINI CAMPIONATI OGNI
ANNO, ANNI 2005-2010
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
168 > 169
Fonte: ARPAB
POLLINI DI GRAMINACEE
Quella delle Gramineae è una delle più grandi famiglie botaniche. Esse si trovano dappertutto sul pianeta, a tutte le latitudini (praterie, savane, steppe, ecc.), soprattutto negli
spazi aperti, oltre a comprendere i cereali, coltivati da sempre dall’uomo a scopo alimentare; nella regione mediterranea si trovano in tutti gli habitat (boschi, prati, ruderi,
prati incolti, bordi delle strade, ecc). Per fare qualche esempio, sono graminacee i generi: Poa, Bromus, Phleum, Agropyron, Cynodon, Dactylis, Lolium, Triticum, Avena, Hordeum, Secale, Zea, ecc. I pollini di graminacee sono responsabili del 40% delle pollinosi
nell’Italia meridionale (Ariano R., Bonifazi F., 2006), ma, nel mondo, sono al primo posto
in assoluto.
Dall’andamento delle concentrazioni giornaliere del polline di graminacee risulta che tale
polline è presente in concentrazione significativa da marzo a settembre, con una presenza massiccia a maggio, giugno e parte di luglio. Il trend della percentuale rappresentata
dal polline di graminacee rispetto al totale dei pollini campionati ogni anno nell’aria, nel
periodo 2005-2010 è in lievissimo aumento: la percentuale in media è dell’11%.
1 I pollini delle due famiglie botaniche delle Cupressaceae e delle Taxaceae sono indistinguibili al microscopio e
quindi vengono contati insieme. Per semplicità si parla solo di Cupressaceae.
FIGURA 2. % DI GRAMINAE SUL
TOTALE DEI POLLINI CAMPIONATI OGNI ANNO, ANNI 20052010
Fonte: ARPAB
POLLINI DI URTICACEE
I pollini di urticacee sono responsabili del 60% delle pollinosi nell’Italia meridionale (Ariano R., Bonifazi F., 2006). Dall’andamento delle concentrazioni giornaliere del polline di
concentrazione significativa da marzo a settembre, con i valori massimi tra fine maggio
e metà luglio.
FIGURA 3. ANDAMENTO DELLE
CONCENTRAZIONI MEDIE
GIORNALIERE NELL’ARCO
DELL’ANNO DEI POLLINI DI
URTICACEAE (PARIETARIA, ORTICA), ESPRESSE IN NUMERO
DI POLLINI PER METRO CUBO
D’ARIA (P/M3)(2005-2010)
Fonte: Arpab
Il trend della percentuale rappresentata dal polline di urticacee rispetto al totale dei pollini campionati ogni anno nell’aria è costante con una percentuale media dell’11%.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Monitoraggio aerobiologico
urticacee risulta evidente che, pur essendo presente tutto l’anno, tale polline è si rileva in
FIGURA 4. % DI URTICACEAE SUL TOTALE DEI POLLINI
CAMPIONATI OGNI ANNO, ANNI
2005-2010
Fonte: ARPAB
POLLINE DI OLEACEE
I pollini di olivo sono responsabili del 25% delle pollinosi nell’Italia meridionale (Ariano
R., Bonifazi F., 2006).
Dall’andamento delle concentrazioni giornaliere del polline di oleacee si evince che le
concentrazioni più elevate di questi pollini si rilevano tra fine aprile e giugno. Anche il
trend della percentuale rappresentata dal polline di oleacee rispetto al totale dei pollini
campionati ogni anno nell’aria si può dire costante e la percentuale in media è del 5%.
FIGURA 5. % DI OLEACEAE SUL
TOTALE DEI POLLINI CAMPIONATI OGNI ANNO, ANNI 20052010
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
170 > 171
Fonte: ARPAB
POLLINE DI BETULACEE
I pollini di betulacee sono responsabili del 5% delle pollinosi nell’Italia meridionale (Ariano R., Bonifazi F., 2006). Dall’andamento delle concentrazioni giornaliere del polline di
betulacee si rileva che i valori più elevati di concentrazione si registrano tra fine febbraio
e marzo. ll trend della percentuale rappresentata dal polline di betulacee rispetto al totale dei pollini campionati ogni anno nell’aria è costante con una percentuale in media
del 6 %.
FIGURA 6. % DI OLEACEAE SUL
TOTALE DEI POLLINI CAMPIONATI OGNI ANNO, ANNI 20052010
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Monitoraggio aerobiologico
Fonte: ARPAB
Pignola, Località Pantano area Ramsar. Vito Orlando
Capitolo 10
Natura e biodiversità
La conservazione della biodiversità e la tutela della natura non sono solo un obbligo
morale nei confronti delle generazioni future, ma rappresentano, secondo la Convenzioindispensabili per conseguire uno sviluppo sostenibile. Sebbene non siano ancora note
tutte le funzioni delle diverse specie nel bilancio naturale e i benefici da esse derivanti è
necessario applicare il principio di precauzione finalizzato alla conservazione delle specie e del loro patrimonio genetico; infatti, maggiore è la diversità genetica maggiore sarà
la capacità delle specie viventi di adattarsi ai cambiamenti climatici e di attivare risposte
di resilienza1 ai processi di degrado fin qui attivati. La risposta europea a tali problematiche è stata la creazione di Rete Natura 20002, un processo obbligato di tutela e di valorizzazione degli ambienti di pregio naturalistico negli stati membri avvenuto tramite la realizzazione di una rete ecologica europea, che include in tutta Europa oltre 25.000 siti per
la conservazione della biodiversità. In Italia, le Regioni coordinate dal Ministero dell’Ambiente, hanno individuato 2.564 siti Natura 2000 pari al 20% dell’intero territorio nazionale3. Rete Natura 2000 in Basilicata è costituita da 50 SIC (Siti di Interesse Comunitario) e 17
ZPS (Zone di Protezione Speciale) che, associate alle aree protette - Parchi Nazionali, Parchi regionali e Riserve Regionali - consentono la tutela del 23,7% del territorio regionale.
Tale percentuale è legata all’elevato valore naturalistico, paesaggistico e ambientale della Basilicata, grazie alla grande variabilità del suo territorio e alla complessità naturalistica
dovuta alla particolare posizione geografica e orografica: la dorsale appenninica e i 5
fiumi lucani costituiscono, infatti, corridoi naturali di connessione tra i diversi ambienti,
con habitat ben conservati e peculiari, come ad esempio quelli calanchivi. Da qualche
anno il Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, ha intrapreso una
serie di azioni strategiche dirette alla conoscenza del patrimonio naturalistico lucano e,
sucessivamente, mirate alla conservazione della natura e della biodiversità, concretizzatesi nella scelta di incrementare la superficie di aree protette regionali, nell’istituzione
1 Resilienza: la capacità di un ecosistema di ritornare in condizione di equilibrio a seguito di un disturbo.
2 Realizzata mediante l’attuazione delle direttive Habitat 92/43/CE e Uccelli 2009/147/CE.
3 Dati Ministero dell’Ambiente Tutela del Territorio e del Mare (anno 2010).
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità
ne sulla diversità biologica, stipulata durante la Conferenza di Rio del 1992, gli elementi
di nuovi siti RN2000 e aree protette, nella mappatura del Sistema Ecologico Funzionale
Territoriale in cui si delinea la Rete Ecologica Regionale, nella realizzazione del Programma Rete Natura 2000, nell’applicazione di idonee Misure di Tutela e Conservazione e di
Piani di Gestione.
Di seguito viene riportata la tabella sintetica degli indicatori ambientali riferiti al modello
DPSIR e scelti sulla base della rappresentatività su tutto il territorio regionale.
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
CODICE INDICATORE
DPSIR UNITÀ
174 > 175
COPERTURA
COPERTURA
SPAZIALE
TEMPORALE
STATO
TREND
MISURA
NAT1
Superficie aree
naturali protette
R
Ha
Ministero Ambiente;
Dipartimento
Ambiente;
Regionale
1984-2012
☺
↑
NAT2
Strumenti di
pianificazione Parchi
R
N
Dipartimento
Ambiente
Regionale
2005-2012
☺
↑
NAT3
Siti Rete Natura 2000
R
Num
Ha
Dipartimento
Ambiente; Ministero
Ambiente; UE
Regionale
1995- 2012
☺
↑
NAT4
Habitat di interesse
prioritario
S/I
Num
Ha
Dipartimento
Ambiente
Regionale
1995- 2012
☺
↑
NAT5
Zone umide RAMSAR
e PMWI
R
Num
Ha
Dipartimento
Ambiente; ARPAB;
MATTM;
Nazionale;
Regionale;
Internazionale
1984- 2012
☺
−
NAT6
Rete Ecologica
Regionale
S/R
Dipartimento
Ambiente
Regionale
2006- 2012
☺
↑
NAT7
Specie animali e
vegetali protette
R
Check list Regionali;
Check list Nazionali;
IUCN;
DPGR 55/2005;
Dir. 92/43/UE;
Dir. 2009/147/UE
Europea;
Nazionale;
Regionale
2005- 2012
☺
−
☺
↑
Num
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
FONTE
DI
NAT8
Distribuzione lontra
S/I
su territorio regionale
Num
Dipartimento
Ambiente
Regionale
2008-2010
NAT9
Pressione attività
venatoria
Num
Piano Faunistico
Venatorio regionale;
Piani Faunistici
Provinciali
Regionale
2002 - 2013
I
↓
NAT1. SUPERFICIE TOTALE AREE NATURALI PROTETTE
La superficie delle aree protette in Basilicata, distinta nelle diverse tipologie, raggiunge
i 198.825 Ha pari al 19,9% dell’intera superficie regionale, percentuale di tutto rilievo
rispetto alla media italiana che si attesta al 10,42%. Una così vasta superficie protetta
è esempio concreto di politiche attente alla gestione contro la perdita di biodiversità,
causata da interventi antropici a piccola e larga scala. Infatti, il territorio lucano protetto
a vario titolo (Parchi nazionali, Parchi Regionali, Riserve, SIC e ZPS), pari al 23,7%, è costituito sia da aree di rilevanti dimensioni (versante lucano del Parco del Pollino, 87.000
ha) che da territori di ridotta estensione (es.: Riserva Lago Laudemio, 25 ha) a tutelare
preziosi biotopi dalle importanti peculiarità ambientali. In termini di percentuale sul territorio protetto (figura 2), il peso incisivo è quello dei parchi nazionali, seguiti dai parchi
regionali e dalle riserve. Come si evince dalla figura 1 la maggior parte della superficie
protetta in termini di parchi e riserve, riguarda il settore centro-meridionale della Basilicata per il peso rilevante che rivestono il Parco del Pollino e il Parco dell’ Appennino Lucano, Val d’Agri Lagonegrese. La recente istituzione di quest’ultimo, che funge da cerniera
tra il Parco del Pollino, il Parco del Cilento e il Parco di Gallipoli Cognato e delle Piccole
Dolomiti Lucane realizza, nel concreto, il concetto di conservazione e di fruizione sostenibile dei territori, basato sulla connessione tra aree ad elevato valore ambientale e sul
superamento della frammentazione da attuare mediante politiche di tutela e pianificazione condivise tra l’Ente Regione e gli Enti Gestori. Se si analizza la percentuale di superficie territoriale protetta per provincia si può constatare un notevole divario tra le due: la
percentuale più ampia spetta al territorio della provincia di Potenza con Ha 190.261 (29%
del territorio provinciale), mentre la provincia di Matera si attesta sui Ha 40.480 (11,7%
del territorio provinciale). Tale divario, in parte colmato con l’istituzione della Riserva regionale dei Calanchi di Montalbano Ionico, potrebbe essere risolto con l’istituzione del
Parco dei Calanchi per valorizzare un’area che presenta specie rare, habitat prioritari e
paesaggi suggestivi. L’istituzione di nuove aree protette e nuovi siti di interesse comunitario, richiesti dall’Unione Europea ma anche fortemente auspicati dalle amministrazioni
locali, consapevoli dell’elevato valore ambientale dei loro territori, delineano la maggiore
sensibilità dell'opinione pubblica nei confronti di queste tematiche, indirizzata ad avviare buone pratiche ed attività sostenibili che consentano la salvaguardia di un patrimonio
naturalistico prezioso ed eterogeneo.
FIGURA 1. CARTA DELLE AREE
PROTETTE DELLA REGIONE
BASILICATA
FIGURA 2. TIPOLOGIE AREE
PROTETTE. % SULL’INTERA
SUPERFICIE TUTELATA
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità
NAT2. STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE DELLE AREE PROTETTE
Gran parte degli strumenti pianificatori sono ancora in itinere in quanto vari fattori critici ne hanno rallentato l’attuazione. L'unico Parco ad essere dotato di uno strumento
di pianificazione, è il Parco delle Chiese Rupestri del Materano dal 2005, mentre per il
Parco di Gallipoli Cognato il piano è in fase di adozione. Il Parco Nazionale del Pollino,
a causa della complessità territoriale ed amministrativa, ha tardivamente dato impulso
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità
alla redazione del piano del Parco che, allo stato attuale, è in corso di adozione presso le
due Regioni interessate: Basilicata e Calabria. Il Parco dell’ Appennino Lucano, Val d’Agri
Lagonegrese istituito nel 2008, ha da poco avviato le procedure per la stesura del piano
del Parco. Per le aree afferenti a Rete Natura 2000 di Basilicata sono state redatte Misure
di Tutela e Conservazione (adottate con D.G.R. n. 951/2012 e D.G.R. n 30/2013) e Piani di
Gestione (in fase di revisione tecnico-amministrativa). Con gli strumenti di pianificazione si intende valorizzare tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell’uomo e
delle sue attività tradizionali, principalmente legate all'agricoltura, permettono il mantenimento di un equilibrio tra attività antropiche e natura e rivolgere l’attenzione non
solo, alle aree particolarmente vocate dal punto di vista naturalistico ma anche ai settori
antropizzati, per radicare un approccio di conservazione e di sostenibilità più ampio, che
si basi sulla nuova concezione di Rete Ecologica di Basilicata.
NAT3. SITI RETE NATURA 2000
La Rete Natura 2000 è costituita da SIC (Siti di Interesse Comunitario, future ZSC (Zone
Speciali di Conservazione) e ZPS (Zone di Protezione Speciale), i primi legati alla direttiva
Habitat 92/43/CE ed i secondi alla direttiva Uccelli 2009/147/CE, istituiti con la finalità
principale di contrastare la perdita di biodiversità. Complessivamente, la Rete Natura in
Basilicata è composta da 50 SIC e 17 ZPS che occupano una superficie di 170.574 Ha, in
parte ricadente nei territori di Parchi Nazionali, Regionali e Riserve. La figura 3 mostra
la distribuzione dei siti in Basilicata indicando la valenza del territorio lucano di molte
specie ed ambienti di pregio; evidenzia, inoltre, una copertura piuttosto uniforme a livello territoriale, interessando la provincia di Potenza dai suoi limiti settentrionali (Lago
del Rendina - Monte Vulture) a quelli più meridionali (Pollino - Costa di Maratea) e la
provincia di Matera dai siti del litorale jonico (tra i quali il prezioso Bosco planiziale di
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
176 > 177
Policoro) all’area delle Gravine di Matera, ai confini con la Puglia. Continuando a perseguire obiettivi di tutela del territorio ed attenendosi alle indicazioni dell’Unione Europea
di ampliare la superficie relativa a Rete Natura 2000, dal 2005 ad oggi sono stati istituiti
3 nuovi SIC e 3 nuove ZPS. Come si evince dalla tabella 2, sono stati individuati sia SIC
con superfici ragguardevoli (Monte Coccovello con 2.981 Ha) sia siti di piccola estensione
come il SIC/ZPS Valle del Tuorno-Bosco Luceto che, nei suoi 75,3 Ha racchiude ambienti
di notevole valore naturalistico, con vegetazione arborea ripariale, erbacea a megaforbie
(legata ai luoghi umidi) e cenosi di forra, i quali ospitano importanti specie di avifauna,
tanto da poter classificare il sito anche come ZPS. Inoltre, con D.G.R. n. 86 del 29 gennaio 2013, la regione Basilicata ha proposto 5 nuovi SIC (in questa fase denominati pSIC)
quali: IT9210125 Timpa dell’Orso-Serra del Prete, IT9210130 Bosco di Chiaromonte Piano
Iannace, IT9210135 Piano delle Mandre, IT9210146 Pozze di Serra Scorzillo, IT 9210175
Valle Nera-Serra di Lagoforano per una superficie complessiva di 4.295,52 ha. Per quanto
attiene la conservazione degli habitat all’interno dei SIC (figura 4) si può dire che, in generale, risulti piuttosto favorevole, non rinvenendosi in nessun caso condizioni di degrado evidente. La migliore condizione ecologica è da attribuirsi alle praterie, seguite dalle
formazioni igrofile; le formazioni forestali posseggono nella maggior parte dei casi - i caratteristiche strutturali ed ecologiche da ritenersi stabili e buone indicazioni provengono
anche per gli habitat arbustivi, come la macchia mediterranea e per le praterie rocciose,
in stato di conservazione soddisfacente nel 65% circa dei casi; la peggiore condizione è
quella degli habitat adunali, in stato non favorevole per oltre il 60% della superficie da
essi occupata.
Da sottolineare, inoltre, l’estensione a mare dei siti Natura 2000 presenti sia lungo la costa ionica che lungo la costa tirrenica, in risposta alle richieste dell’Unione Europea per
l’individuazione di siti marini: su tali siti è obbligatorio, secondo le normative europee e
nazionali, attivare concrete politiche di tutela e conservazione.
La Basilicata ha affrontato il tema Rete Natura 2000 dotandosi di un Programma "Rete
Natura 2000 di Basilicata" articolato in 3 fasi operative:
• Fase I: Analisi di campo con aggiornamento di dati e cartografie
• Fase II: Redazione di Misure di Tutela e Conservazione
• Fase III: Redazione di Piani di Gestione
Il Programma è stato realizzato dall’Ufficio Tutela della Natura con il coinvolgimento di 15
Istituzioni Scientifiche (coordinate in una Cabina di Regia) di livello nazionale affiancate
da 150 giovani professionisti (organizzati in gruppi interdisciplinari) botanici, forestali,
zoologi, geologi, ingegneri ambientali, agronomi, architetti con profili professionali idonei alla attuazione del programma, che hanno svolto rilievi di campagna e redatto dei
report di medio termine e definitivi sullo stato ambientale dei Siti 2000. L’adozione delle
MTC ha consentito al Ministero dell’Ambiente di mettere in atto la procedura di designazione delle ZSC (Zone di Conservazione Speciale) di 20 Siti di interesse Comunitario
mediante l’emanazione di un D.M. da parte del Ministero la cui versione definitiva è in
corso di stesura. L’individuazione delle ZSC porterà la Basilicata ad essere la prima regione italiana compresa nella Regione Biogeografica Mediterranea ad aver adempiuto agli
obblighi derivanti dalla Direttiva Habitat in fatto di ZSC. Le strategie di conservazione
adottate per i siti comunitari dalla Regione Basilicata consentiranno una migliore gestione finalizzata alla tutela della biodiversità in essi contenuta, garantendo il perseguimen-
FIGURA 3. CARTA DEI SIC E
DELLE ZPS DELLA REGIONE
BASILICATA
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità
to degli obiettivi intrapresi con l’istituzione di Rete Natura 2000.
FIGURA 4. CONDIZIONE ECOLOGICA HABITAT LUCANI
Verde = favorevole
Giallo = non adeguato
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
TABELLA 2. SUPERFICIE SITI DI
NUOVA ISTITUZIONE
Siti di interesse comunitario
Tipologia
Superficie (ha)
Lago del Rendina
SIC/ZPS ©
670,3
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
Monte Coccovello, Monte Crivo, Monte Crive
SIC/ZPS ©
2.981,1
Valle del Tuorno-Bosco Luceto
SIC/ZPS ©
75,3
Appennino Lucano, Monte Volturino
ZPS
9.736,4
Appennino Lucano, Val d'Agri, Monte Sirino, Monte Raparo
ZPS
36.546,7
Massiccio del Monte Pollino e Monte Alpi
ZPS
TOTALE
88.052,4
138.062,2
NAT4. HABITAT DI INTERESSE PRIORITARIO
Gli habitat prioritari, particolarmente vulnerabili a livello europeo, possono essere considerati tra gli elementi di maggior rilievo di un territorio, essendo i punti cardine di Rete
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
178 > 179
Natura 2000. Tra le 61 tipologie di habitat individuate nei SIC lucani, 12 sono di habitat
prioritari rilevati nelle analisi di campo effettuate su 48 SIC indagati, numero di un certo
rilievo, considerato che in totale il manuale degli Habitat elenca 34 tipologie prioritarie
per l’intero territorio europeo e che la superficie della Basilicata ne rappresenta solo lo
0,023%.
Le tipologie di habitat prioritari lucani, anch'essi legati alla diversità ambientale della
regione, vanno da quelli costieri come l’habitat 1120 - Praterie marine di Posidonia, individuato lungo la costa tirrenica (consentendo l’estensione a mare dei tre siti costieri), a
quelli di fascia montana come l’habitat 9210 - Faggeti degli Appennini con Taxus ed Ilex.
TABELLA 3. ELENCO HABITAT
PRIORITARI PRESENTI NEI SIC
LUCANI
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
CODICE
DENOMINAZIONE HABITAT PRIORITARIO
1120*
Praterie di Posidonia (Posidonion oceanicae)
2250*
Dune costiere con Juniperus spp.
3170*
Stagni temporanei mediterranei
6210(*)
Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia)
(*stupenda fioritura di orchidee)
6220*
Percorsi steppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea
8240
Pavimenti calcarei
91AA*
Boschi orientali di quercia bianca
91E0*
Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)
9180*
Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion
9510*
Foreste sud-appenniniche di Abies alba
9210*
Faggete degli Appennini con Taxus e Ilex
9220*
Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggete con Abies nebrodensis
FIGURA 5. ESTENSIONE HABITAT PRIORITARI ALL’INTERNO
DELLA RN2000 LUCANA
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
Tra le peculiarità ambientali spicca l’habitat prioritario 6220 - Percorsi substeppici di graminacee e piante annue, in aree calanchive (Foto 1) a cui afferiscono cenosi rientranti
nella classe Lygeo-Stipetea e caratteristiche delle formazioni argillose presenti lungo il
settore materano del fiume Basento. Specie guida della classe è Lygeum spartum, una
graminacea che svolge un ruolo fondamentale nel contenimento del suolo grazie al suo
apparato radicale fascicolato, capace di adattarsi ai continui movimenti edafici. Importante sottolineare come, anche per gli habitat prioritari, vi sia un risvolto applicativo della
condizione di tutela che conduce ad un uso sostenibile degli stessi, come si verifica per
le praterie dei Festuco-Brometalia (Habitat 6210*), presenti ad esempio nei SIC Bosco di
Rifreddo, Faggeta di Moliterno, Monti Foi, storicamente utilizzate come pascoli. In tali
si conterrà l'ingresso di specie arbustive ed arboree, permettendo alle specie erbacee
tipiche, ed in particolare alle orchidee, di svilupparsi. E’ da porre in evidenza lo stato di
conservazione degli habitat rilevati quasi tutti in una situazione favorevole.
In linea con le caratteristiche ambientali regionali, sono gli habitat forestali della fascia
montana (9210 e 9220) ad occupare superfici di maggior rilievo (figura 5), seguiti da
quelli prativi sopra citati (6210).
FOTO 1. CALANCHI CON HABITAT 6220 IN BASILICATA
NAT5. ZONE UMIDE RAMSAR E PMWI
Le zone umide sono ambienti caratterizzati da una elevata diversità ecologica ma contraddistinti da una considerevole fragilità ambientale, tanto da contenere specie e habitat fortemente minacciati. A livello internazionale l’importanza delle Zone Umide è
sancita dalla Convenzione di Ramsar, che tutela tali biotopi essenziali alla vita di uccelli
che devono percorrere particolari rotte migratorie attraverso diversi Stati e Continenti
per raggiungere ad ogni stagione i differenti siti di nidificazione, sosta e svernamento. A
livello europeo la tutela è avvenuta con l'emanazione della direttiva Quadro sulle Acque
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità
cenosi, consentendo la fruizione pabulare agli animali presenti allo stato semi-brado,
che si integra con le direttive Habitat e Uccelli. In Basilicata le zone umide Ramsar sono
due: il Lago Pantano di Pignola, in provincia di Potenza e il Lago San Giuliano (Foto 2), in
Provincia di Matera, designato anche SIC.
FIGURA 6. ZONE UMIDE
RAMSAR E ZONE PMWI DELLA
BASILICATA
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
I laghi di Pignola e San Giuliano sono aree molto importanti per l’avifauna, sia per le
specie stanziali che per quelle migratorie, in gran numero elencate nell’Allegato 1 della
Direttiva Uccelli 2009/147/CE, come la egretta garzetta (Foto 3) da cui la classificazione
anche come Zone di Protezione Speciale (ZPS). Inoltre, il Lago di Pignola risulta anche
Oasi WWF dal 1980 e centro CRAS per il recupero dei rapaci feriti. Il riconoscimento di
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
180 > 181
aree umide di livello internazionale e la ricchezza di ambienti umidi artificiali e naturali
nel territorio lucano di dimensioni variabili, dai piccoli stagni alle dighe artificiali di notevoli dimensioni, ha spinto il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata a partecipare ad un Tavolo nazionale finalizzato alla realizzazione di un inventario delle zone umide
(il Pan Mediterranean Wetland Inventory - PMWI) secondo la metodologia di MedWet e la
definizione di indicazioni per la loro tutela.
FOTO 2. IL LAGO DI SAN
GIULIANO
Autore: Vito Orlando
FOTO 3. EGRETTA GARZETTA
(GARZETTA)
Autore: Vito Orlando
NAT6. RETE ECOLOGICA REGIONALE
L’inserimento della Rete Ecologica nella pianificazione territoriale rappresenta uno strumento efficace sia dal punto di vista tecnico che amministrativo poiché permette di contrastare la frammentazione dei territori più fragili e degli ecosistemi più rari, di progettare
i maniera integrata il territorio mediante l'interazione tra attività dell'uomo e conservazione dei sistemi naturali. La Rete Ecologica di Basilicata si delinea come una infrastruttura di sostegno allo sviluppo compatibile e come offerta di beni e valori del territorio
ed ha diverse accezioni quali: a) sistema interconnesso di habitat; b) sistema di parchi
e riserve; c) sistema paesaggistico; d) scenario ecosistemico polivalente. Alla base della
tutela e della concretizzazione della rete ecologica di Basilicata (REB), vi è l'analisi approfondita, sviluppata all'interno del lavoro Sistema Ecologico Funzionale Territoriale che ha
visto le seguenti fasi:
• INDIVIDUAZIONE DI AMBITI TERRITORIALI OMOGENEI su base geopedologica, definiti Sistemi di Terre (es.: Alta Montagna, Pianure Alluvionali, Terrazzi Marini etc., figura 7) e delle Unità ambientali in essi rinvenibili (es.: formazioni montane, formazioni
mesofile etc.);
FIGURA 7. I SISTEMI DI TERRE
DELLA REGIONE BASILICATA
• IDENTIFICAZIONE DI UN SET DI MACROINDICATORI di sensibilità ecologica e di pressione antropica per la definizione della fragilità ecologica degli habitat (es. consumo
di habitat, grado di compattezza dell’habitat, isolamento etc.);
• ANALISI DELLA FRAMMENTAZIONE per Sistemi di Terre, eseguita attraverso l’applicazione indici descrittivi e specifici, utilizzando software basati sui principi della Landscape Ecology.
La fase analitica sopra descritta si è poi esplicata nel Progetto Sperimentale della Rete
Ecologica di Basilicata, partito dall'elaborazione di numerose carte tematiche di base (es
Carte dei sistemi di terre, Carta della qualità ambientale intrinseca, Carta della rarità etc.)
e di cartografia relativa alle dinamiche di trasformazione del territorio e alla sua qualità
ambientale a cui ha fatto seguito la definizione dello Schema di Rete Ecologica (figura 8)
così articolato:
• IDENTIFICAZIONE DELLE AREE CENTRALI O NODI DELLA RETE ECOLOGICA (aree di
persistenza forestale o pascolativa > 5 Ha);
• CARATTERIZZAZIONE DELLE AREE CENTRALI O NODI;
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità
Fonte: Fonte: A.A.V.V. (a cura di Regione
Basilicata), 2009. Sistema Ecologico
Funzionale Territoriale
• IDENTIFICAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLE AREE CUSCINETTO (buffer);
• DEFINIZIONE DELLE DIRETTRICI DEI CORRIDOI ECOLOGICI (direttrice dei nodi costieri, dei corridoi fluviali, dei nodi montani e collinari);
FIGURA 8. SCHEMA DI RETE
ECOLOGICA REGIONALE
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
182 > 183
Fonte: A.A.V.V. (a cura di Regione
Basilicata), 2009. Sistema Ecologico
Funzionale Territoriale
L’applicazione concreta sul territorio della Rete Ecologica di Basilicata potrà essere collegata alla futura redazione del Piano Paesaggistico, attingendo ai contenuti tecnici del
Sistema Ecologico Funzionale Territoriale e del Programma Rete Natura 2000. In fase di
redazione del piano, si dovrà approfondire la scala della Rete Ecologica attraverso il confronto con le amministrazioni locali da considerarsi parte attiva di questo processo di
pianificazione, individuandole porzioni del loro territorio da inserire nella rete. Al fine di
rafforzare il concetto di "Rete" tra i parchi è stato finanziato, con il PO-FESR 2007-2013,
un progetto di azioni immateriali di valorizzazione dei 4 parchi ricadenti nel territorio
Lucano, denominato "Naturarte", per la cui attuazione è stato firmato un Protocollo d’intesa tra i parchi e la Regione Basilicata. Le azioni previste nel progetto sono indirizzate a
creare una maggiore sinergia tra gli Enti Gestori in un’ottica di "Rete".
NAT7. SPECIE DI FLORA E FAUNA PROTETTE
Il livello di biodiversità della Basilicata è ben sintetizzato dall'elevato numero di specie
animali e vegetali riportati negli allegati delle Direttive: nel complesso si contano ben
282 entità relative all'Art. 4 Dir. Uccelli e all'All. 2 Dir. Habitat a cui si associano molteplici altri taxa protetti a vario titolo (figura 9). Particolare rilevanza assumono le 75 specie
dell’Allegato I della Direttiva Uccelli tra cui si rinviene il capovaccaio (Neophron percnopterus, Foto 4) che mantiene due coppie nidificanti, il nibbio reale (Milvus milvus), presente
in Basilicata con l’80% della popolazione italiana, Ciconia nigra, riportata per ben 10 SIC
lucani, diverse specie di falco come il famoso falco grillaio (Falco naumanni), presente
come specie nidificante proprio nella città di Matera. I taxa dell’Allegato II della Dir. Habitat sono invece 36 di cui 6 prioritari, distribuiti tra diversi gruppi animali (figura10). Tra
questi spicca Canis lupus il cui areale si è allargato a tutta la catena Appenninica con un
numero stimato di individui che si aggira intorno alle 1000 unità.
FIGURA 9. TIPOLOGIE SPECIE
PROTETTE IN RN 2000 (N.)
FIGURA 10. NUMERO DI SPECIE
ALL.II DIR. HABITAT E TAXA DI
APPARTENENZA
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
In Basilicata, grazie ad interventi di wolf-howling condotti in più siti RN2000, la presenza
risulta diffusa e la condizione ecologica nel complesso favorevole. Tra le specie vegetali è
di rilievo la presenza di Himantoglossum adriaticum, orchidacea segnalata solo per il SIC
Faggeta di Moliterno e Stipa austroitalica, graminacea di praterie xeriche ben rappresenspecie vegetali lucane a diverso grado di protezione. Il valore biogeografico delle specie
vegetali protette lucane può definirsi in generale medio-alto: si pensi ad esempio ad
Achillea lucana, Campanula pollinensis, Dianthus vulturius (Foto 5), specie erbacee presenti solo in Basilicata. Non sono da meno le specie forestali protette tra cui spiccano
Abies alba, Acer lobelii (ora Acer cappadocicum subsp. lobelii), Pinus leucodermis. Le indagini di campo effettuate con il Programma Rete Natura 2000 inducono ad un aggiornamento dell'elenco delle specie protette vulnerabili e rare che consentirà l'individuazione
di specie appartenenti ad habitat prioritari e di specie che necessitano una tutela mediante azioni pianificate negli idonei strumenti di gestione.
FOTO 4. NEOPHRON
PERCNOPTERUS
Autore: Vito Santarcangelo
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità
tata sul territorio lucano. Con il D.P.G.R. 55/2005, la Regione Basilicata ha individuato le
FOTO 5. DIANTHUS VULTURIUS
Autore: Giovanna Potenza
NAT8. DISTRIBUZIONE LONTRA SU TERRITORIO REGIONALE
La lontra (Lutra lutra) è specie di Allegato II della Direttiva Habitat a sottolineare l'importanza ecologica che tale specie riveste su tutto il territorio europeo.
In Italia la popolazione di Lutra lutra è stimata tra 220 e 260 individui4, concentrati per il
70% nei corsi d’acqua di Basilicata, Campania e Puglia con una densità incisiva all'interno del territorio lucano (figura11). Altri nuclei minori sono presenti in Abruzzo, Calabria,
Molise, Lazio e Toscana. L’analisi della distribuzione della lontra in Basilicata permette di
comprendere il buono stato di salute dei corsi d'acqua lucani e degli ambienti ripariali,
fortemente legati ad attività quali il pascolo e l’agricoltura intensiva. E’, pertanto, un indicatore che contestualmente abbraccia elementi ecologici diversi: quello faunistico prio-
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
184 > 185
ritario a cui fanno seguito aspetti floristico-vegetazionali ed ambientali in senso lato.
FOTO 6. LUTRA LUTRA
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
4 Prigionic et al., 2005, distribution and sprainting activity of the otter (Lutra Lutra) in the Pollino National Park
(Southern Italy).
FIGURA 11. ECOLOGIA E DISTRIBUZIONE DELLA LONTRA
LUNGO ALCUNI CORSI D’ACQUA
LUCANI. PIANO D’AZIONE
NAZIONALE CONSERVAZIONE
DELLA LONTRA, 2009
FIGURA 12. LOCALIZZAZIONE
SITI MONITORAGGIO LONTRA
IN BASILICATA 2013
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
DIpartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità
Fonte: Ministero dell’Ambiente della Tutela
del Territorio e del Mare
L'attenzione alla presenza della lontra in Basilicata si è esplicata attraverso la collaborazione tra l'osservatorio regionale degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche del
Dipartimento Ambiente ed il laboratorio di genetica dell’ISPRA: la figura 12 mostra la distribuzione dei siti monitorati. Il campionamento è stato effettuato in maniera piuttosto
uniforme su tutta la Regione Basilicata tramite raccolta di feci, rinvenimento di carcasse,
analisi delle impronte e dei segni del passaggio del mustelide. In seguito alle analisi effettuate da parte dell'Ispra, è stata accertata la presenza di 17 individui di lontra, diffusi
in maniera omogenea in tutto il territorio regionale, sebbene una presenza maggiore è
valutabile in 84 esemplari censiti al 2013. La necessità è di tutelare al meglio i corsi d'acqua e gli ambienti strettamente ripariali, tenendo alta l'attenzione sui corridoi ecologici,
con l'obiettivo di ripristinarli per favorire gli spostamenti e lo scambio genetico all'interno
della popolazione lucana di lontra.
NAT9. PRESSIONE ATTIVITÀ VENATORIA
La legislazione regionale vigente stabilisce una modalità di rilascio degli accessi venatori
in grado di garantire una distribuzione dell'attività venatoria nei limiti fissati dal rapporto
tra territorio agro-silvo-pastorale e numero di cacciatori, tradotto nell'indice di densità
venatoria minima per ciascun ambito territoriale di caccia (ATC). I dati evidenziano una
forte pressione dovuta al numero di cacciatori presenti, operata in particolare da quelli
residenti fuori Regione.
FIGURA 13. ACCESSI VENATORI
NELLE PROVINCE DI POTENZA
E MATERA
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
186 > 187
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
FIGURA 14. DISTRIBUZIONE
CRONOLOGICA TESSERINI
IN BASILICATA
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
Osservando il numero di tesserini rilasciati nelle due province (figura 12) e in complesso
sul territorio regionale (figura 13) è evidente come, per la provincia di Potenza, il numero di tesserini rilasciato ai cacciatori non residenti sia sempre maggiore, con un’acme di
20.000 permessi nel 2005-2006. La provincia di Matera mostra un andamento più regolare con un trend nettamente crescente per quanto riguarda il numero dei permessi ai
cacciatori non residenti, con il valore più elevato che si attesta intorno ai 9.000 elementi.
Si fa rilevare che il sistema delle aree protette ha un effetto di contenimento dell'attività
venatoria: nella zonizzazione regionale degli ATC emerge che quando negli stessi insistono superfici protette, il numero di cacciatori residenti e non residenti è inferiore alla
media regionale. Da evidenziare la presenza dal 2006 dell'Osservatorio regionale degli
habitat naturali e delle popolazioni faunistiche, organismo tecnico di ricerca e di consulenza in tema di conservazione e gestione del patrimonio faunistico e che nell'ambito
delle attività svolte, ha promosso e sta sviluppando, tramite idonea programmazione,
alcuni progetti specifici tra cui: la reintroduzione di specie autoctone quali il cervo ed il
capriolo italico, la conservazione di specie autoctone minacciate quali la lontra e la lepre
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità
italica, il censimento degli uccelli acquatici in tutte le zone umide della regione.
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
188 > 189
FOCUS
Misure di tutela e di conservazione e piani di gestione
La redazione di adeguati strumenti gestionali e di conservazione, da condividere con i
territori interessati, rappresenta il primo tassello per garantire l'efficacia della Rete Ecologica di Basilicata. In attuazione delle politiche di tutela contenute nelle Direttive comunitarie Habitat (92/43/CE) e Uccelli (2009/147/CE), la Regione Basilicata ha elaborato un
modello di tutela da applicare su tutto il sistema dei siti Natura 2000, fondato su azioni complementari e sinergiche coerenti con quanto previsto dalla Strategia Nazionale
Conservazione (M.T.C.) e Piani di Gestione (P.d.G.), elaborati mediante il Programma Rete
Natura 2000, in funzione della complessità ecologica e della gravità delle potenziali minacce presenti sui siti di RN2000
Gli obiettivi specifici degli strumenti gestionali sono stati individuati come segue:
• mantenere e/o migliorare il livello di biodiversità di habitat e specie di interesse comunitario per i quali il sito è stato designato;
• tenere sotto controllo e limitare le attività che incidono sull'integrità ecologica
dell'ecosistema;
• armonizzare i piani e i progetti previsti per il territorio in esame;
• individuare e attivare i processi necessari per promuovere lo sviluppo di attività economiche compatibili con gli obiettivi di conservazione dell'area;
• attivare meccanismi socio-politico-amministrativi in grado di garantire una gestione attiva ed omogenea dei Siti Natura 2000;
• individuare azioni di comunicazione per accrescere e diffondere sensibilità e conoscenze ambientali sui Siti.
MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE
Le "Misure di Tutela e Conservazione" sono state redatte per 21 siti comunitari, raggrupati in ATO (Aree Territoriali Omogenee, figura 2 e Tabella 1) adottate dalla Giunta (D.G.R.
951/2012 e D.G.R. 30/2013) e caratterizzate da una fase analitica e da una fase progettuale, così strutturate:
FASE ANALITICA:
• analisi vegetazionale degli habitat con metodo fitosociologico;
• valutazione del grado di conservazione degli habitat e delle specie;
• analisi dei range di distribuzione;
• analisi di impatti e minacce.
FASE PROGETTUALE MISURE DISTINTE IN:
• specifiche (da progettare ed applicare al territorio del sito comunitario);
• incidenti (da progettare ed applicare all’area territoriale omogenea);
• gestionali (da redigere per consentire una gestione coerente dei siti);
• amministrative e regolamentari (attinenti a leggi, regolamenti, decreti, delibera).
Dai risultati ottenuti è stato possibile definire le Misure di Tutela e Conservazione per habitat e specie, che consentiranno al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio
e del Mare di dare piena attuazione al recepimento della direttiva Habitat mediante la
trasformazione dei SIC in ZSC (Zona Speciale di Conservazione). Tutto il processo è stato
reso possibile grazie alla consistente base conoscitiva messa a punto durante la fase di
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Misure di tutela e di conservazione e piani di gestione
per la Biodiversità, nonché dalle direttive citate per dare attuazione a Misure di Tutela e
Monitoraggio effettuata sul campo che ha permesso di caratterizzare, in maniera approfondita habitat (figura 2) e specie presenti nei SIC.
FIGURA 1. CARTA DEGLI HABITAT DEL SITO MURGE
DI SANT'ORONZIO
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
Le Misure di Tutela e Conservazione (M.T.C.) prevedono:
• misure generali (valide su tutti i siti interessati da questo tipo di tutela);
• misure specifiche (adeguate alle caratteristiche del sito);
• elementi di monitoraggio (utili alla redazione di un piano di monitoraggio);
• misure di contiguità (da attivare sulle aree contigue al sito).
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
190 > 191
Le M.T.C. sono state raggruppate anche in relazione a tematiche diverse:
• attività antropiche ed impatti;
• acque interne;
• fauna (invertebrati, anfibi e rettili, pesci, mammiferi, uccelli);
• foreste, flora e vegetazione;
• pascolo ed agricoltura;
• sensibilizzazione;
• marchi di qualità.
Tale raggruppamento ha facilitato le modalità di individuazione degli strumenti finanziari utili al sostegno economico di misure e azioni dei piani da prevedere nella redazione
dei P.A.F. (Prioritized Action Framework), utilizzati dall’Unione Europea per la futura programmazione comunitaria.
A.T.O.
SIC
1
Monte Vulture, Grotticelle di Monticchio, Monte Paratiello
2
Abetina di Ruoti, Abetina di Laurenzana, Monti Foi
3
Faggeta di Monte Pierfaone, Bosco di Rifreddo
4
Lago la Rotonda, Lago San. Giuliano e Timmari, Lago Pantano di Pignola
5
Murge di S. Oronzio e Faggeta di Moliterno
6
Bosco Cupolicchio
8
Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni
9
Bosco Mangarrone, Valle del Noce
10
Bosco di Montepiano, Dolomiti di Pietrapertosa, Foresta Gallipoli Cognato
11
Gravine di Matera
TABELLA 1. ELENCO DEI SIC
INTERESSATI DA MISURE DI
TUTELA E CONSERVAZIONE
Le misure inserite in Tabella 1 descrivono in modo sintetico ed efficace la tipologia di
misure proposte nei Siti: contrattuali, regolamentari e di monitoraggio.
Acquisto superfici contigue ad habitat vulnerabili.
Intensificazione dei controlli, da parte dell'Ente Gestore, previsti dalla normativa sugli scarichi di
attività recettive, industriali, commerciali e abitazioni diffuse.
Intensificazione del controllo, da parte dell'Ente Gestore, del rispetto della normativa vigente
relativamente alle attività di estrazione e stoccaggio di sabbia e ghiaia in alveo ed alle aree in cui
viene effettuato il deposito di materiali inerti ottenuti dalla lavorazione di materiali di estrazione
ed eventuale rimozione/bonifica e ripristino ambientale.
Limitazione temporale del pascolo nelle aree con presenza di lepidotteri di interesse
conservazionistico.
Mitigazione dell’impatto della rete elettrica aerea mediante l’isolamento del conduttore elettrico
(utilizzo di guaine e materiali isolanti) e la segnalazione dei cavi (apposizione di boe e spirali
colorate).
TABELLA 2. ESEMPIO DI MISURE DI TUTELA SITO SPECIFICHE DEL SIC MURGE
DI S. ORONZIO
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Misure di tutela e di conservazione e piani di gestione
FIGURA 2. ATO INTERESSATE
DALLE MISURE DI TUTELA E
CONSERVAZIONE
Monitoraggio dello stato di conservazione e della consistenza demografica di specie rare
collegate agli ambienti umidi del SIC.
Predisposizione carnai in aree nidificazione e transito del Capovaccaio.
Realizzazione di barriere e sottopassi ed installazione di segnaletica verticale per evitare
investimenti della fauna.
Regolamentazione della pesca con nasse e trappole.
Ripristino delle popolazioni di prede naturali dei grandi predatori.
Rispetto del regolamento relativo al taglio ed alla pulizia delle sponde fluviali e torrentizie per il
mantenimento dei siti rifugio e del microclima circostante idoneo per le specie obiettivo.
Salvaguardia e monitoraggio della popolazione di Quercus trojana.
Studi genetici per valutazione grado integrità genetico di specie di interesse comunitario
soggette ad ibridazione.
Utilizzo di apposite sbarre per la tutela di cavità-rifugio di Chirotteri.
Piani di gestione
Sono stati interessate dalla fase di redazione dei "Piani di gestione" 6 Aree Territoriali
Omogenee per complessivi 27 siti comunitari (figura 3 e Tabella 3). L'obiettivo generale
del Piano di Gestione è quello di assicurare la conservazione degli habitat e delle specie
vegetali e animali di interesse comunitario, prioritari e non, garantendo con opportuni interventi di gestione, il mantenimento e/o il ripristino degli equilibri ecologici che
li caratterizzano e che sottendono alla loro conservazione. I piani sono stati redatti i su
format predefiniti nell'ambito del Programma Rete Natura 2000.
FIGURA 3. ATO INTERESSATE
DAI PIANI DI GESTIONE
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
192 > 193
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
SIC
6
Valle Basento Grassano Scalo e Valle Basento Ferrandina Scalo
7
Acquafredda di Maratea, Isola di Santo Ianni e Costa Prospiciente,
Marina di Castrocucco, Monte Coccovello, Monte Crivo, Monte Crive
8
Costa Ionica Foce Agri, Costa Ionica Foce Basento, Costa Ionica Foce Bradano,
Costa Ionica Foce Cavone
12
Monte Caldarosa, Monte della Madonna di Viggiano, Monte Volturino,
Serra di Calvello
13
Lago Pertusillo, Monte Raparo, Monte Sirino
14
Bosco della Farneta, Bosco Magnano, Bosco Vaccarizzo, La Falconara,
Lago Duglia - Casino Toscano e Piana di San Francesco, Madonna del Pollino Loc.
Vacuarro, Monte Alpi - Malboschetto di Latronico, Monte La Spina-Monte Zaccana,
Serra di Crispo-Grande Porta del Pollino e Pietra Castello, Timpa delle Murge
La struttura dei piani è articolata in quattro sezioni, le prime due analitico-conoscitive, le
successive inerenti la gestione propriamente detta:
1) FASE ANALITICA:
• identificazione di ambiti omogenei in relazione al livello di informazioni esistenti;
• individuazione delle valenze naturalistiche, storiche e culturali;
• caratterizzazione degli eco-mosaici di riferimento;
• individuazione dei livelli di organizzazione ecologica coinvolti;
• individuazione di criticità e minacce.
2) QUADRO CONOSCITIVO:
• descrizione fisica del sito;
• descrizione biologica del sito;
• descrizione agroforestale del sito (uso del suolo);
• descrizione socio - economica del sito;
• descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali presenti nel Sito Natura
2000;
• descrizione del Paesaggio.
3) VALUTAZIONE DELLE ESIGENZE ECOLOGICHE DI HABITAT E SPECIE:
• descrizione delle esigenze ecologiche delle specie e degli habitat di interesse comunitario presenti nel SIC, mediante schede descrittive specifiche;
• individuazione e descrizione di indicatori suddivisi per specie e habitat, finalizzati
alla valutazione dello stato di conservazione;
• valutazione dell’influenza da parte di fattori biologici e socio - economici sugli indicatori individuati.
4) OBIETTIVI E STRATEGIA GESTIONALE:
• individuazione di obiettivi gestionali generali ai sensi della Direttiva 92/43/CEE e
2009/147/CEE;
• individuazione di obiettivi di dettaglio in coerenza con le esigenze ecologiche del
Sito Natura 2000;
• individuazione delle priorità d'intervento, supportate da valutazione di costi e stima
dei tempi necessari per la realizzazione;
• piano di comunicazione: progettazione delle azioni di comunicazione relative al sito
oggetto del piano di gestione.
TABELLA 3. ELENCO DEI SIC
PIANI DI GESTIONE (P.D.G.)
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Misure di tutela e di conservazione e piani di gestione
A.T.O.
Nella composizione della "Struttura dei Piani di gestione" sono inserite, inoltre, la "Schede degli interventi" (Tabella 4) che descrivono in modo sintetico ed efficace tutti gli ele-
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
194 > 195
menti utili alla comprensione, attuazione e verifica degli interventi proposti nei Siti.
TABELLA 4. SCHEDA DEGLI
INTERVENTI
DENOMINAZIONE DEL PIANO Denominazione del Piano di Gestione
CODICE SITI
Codici del Sito Natura 2000 nei quali ricade l’azione
Fonte: Ufficio Tutela della Natura,
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità, Regione
Basilicata
NOME AZIONE
Nome dell’azione
CODICE AZIONE
Numero progressivo che identifica univocamente l’azione
LOCALIZZAZIONE
Localizzazione dell’azione
TIPO AZIONE
Codice della tipologia di azione da adottare
DESCRIZIONE AZIONE
Descrizione dell’azione
HABITAT INTERESSATI
Habitat interessati dall’azione
SPECIE INTERESSATE
Specie interessate dall’azione
COMUNI INTERESSATI
Comuni interessati dall’azione
OBIETTIVI GENERALI
Obiettivo generale perseguito
OBIETTIVI SPECIFICI
Obiettivo specifico che si intende raggiungere
NORME
Elenco delle norme/regole di attuazione vigenti
BENEFICIARI
Possibili beneficiari
ALTRI SOGGETTI
Soggetti con cui si deve raccordare il gestore dell’intervento
RELAZIONI
Correlazioni ed integrazioni con altre azioni e/o iniziative
PIANIFICAZIONE
Coerenza con strumenti di pianificazione esistente
COSTI
Stima dei costi dell’intervento
FONTI DI FINANZIAMENTO
Fonti di finanziamento attivabili o attivate
TEMPI DI REALIZZAZIONE
Tempi di realizzazione
PERIODICITA’
Periodicità di realizzazione dell’intervento
PRIORITA’
Livello di priorità dell’intervento
INDICATORI
Indicatori di monitoraggio dell’intervento
Pressioni
ambientali
Relazione sullo Stato dell'Ambiente della Basilicata
Raccolta imballaggi. Archivio Sxc
Capitolo 11
Rifiuti
Negli ultimi decenni la produzione e la gestione dei rifiuti ha assunto una importanza
rilevante nell’ambito delle politiche ambientali. Il miglioramento delle condizioni economiche, lo sviluppo industriale e delle aree urbane, l’aumento dei consumi e la diversificazione dei processi produttivi hanno generato nuove tipologie di rifiuti con effetti
sempre più nocivi per l’ambiente. Attualmente, a livello comunitario è in vigore la Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, la cui strategia fissa gli orientae dalla gestione dei rifiuti. Gli assi principali della strategia riguardano la prevenzione e
la riduzione della produzione e nocività dei rifiuti attraverso la promozione di un riciclaggio efficace che trovano ampio spazio anche nella normativa nazionale e regionale1. Oggi, alla base di una gestione ottimale del ciclo dei rifiuti, non può non esserci il
concetto di prevenzione e recupero di materia al fine di ridurre la quantità e la nocività
per l’ambiente dei rifiuti. Tale processo può avvenire minimizzando a monte la quantità
di materia e beni immessa al consumo e, a valle, riducendo le quantità destinate all’abbandono in discarica senza uno sforzo di recupero. La prevenzione è ciò che nella fase
di progettazione di un bene non crea, o meglio, inibisce le condizioni/occasioni per la
sua trasformazione in rifiuto e ottimizzando l’uso dei materiali, ne minimizza l’impatto.
Più propriamente, per prevenzione si intende l’insieme delle azioni che contribuiscono
ad allungare la durata di vita dei beni e a ridurre le quantità di rifiuto determinate. Sono
azioni preventive quelle che riescono a mantenere un bene nella posizione di bene affinché diventi rifiuto il più tardi possibile, allungandone in questo modo la durata di vita (ad
esempio riparazioni, riusi, baratto o scambio di beni ancora funzionanti). Non vengono
considerate azioni di prevenzione quelle che riducono la quantità di rifiuto destinato a
incenerimento o smaltimento in discarica attraverso una più spinta raccolta differenziata
e conseguente riciclo con recupero di materia, che vengono invece considerate azioni
1 In Italia la normativa in materia di rifiuti è contenuta nel D.Lgs n.152 del 03/04/2006 - Norme in materia ambientale. Gli art. 179 e 180 contengono i criteri di priorità nella gestione dei rifiuti al fine della prevenzione e produzione
dei rifiuti. I principi e le finalità del D.Lgs 152/2006 devono essere recepiti dalla legislazione regionale e attualmente
la normativa di riferimento è la solo LR 6/2001 "Disciplina delle attività di gestione dei rifiuti e approvazione del relativo piano".
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rifiuti
menti e le misure volte a diminuire le pressioni sull’ambiente derivanti dalla produzione
di minimizzazione e massimizzazione del recupero. È errato pensare che un sistema di
raccolta differenziata sia applicabile a priori in tutte le realtà in quanto ogni sistema gestionale va necessariamente inquadrato nel contesto territoriale, regionale e locale, nel
quale andrebbe ad incidere. Per questa ragione, ancora oggi, un tema cruciale delle autorità locali rimane quello dell’introduzione del sistema di raccolta differenziata. In questo capitolo, sono trattati i temi relativi alla gestione dei rifiuti speciali e non in Basilicata,
la loro produzione, il loro recupero e smaltimento. Si troveranno gli indicatori relativi ai
trend di raccolta differenziata, l’incenerimento, lo smaltimento in discarica seguendo le
priorità del D.Lgs. 152/2006.
CODICE INDICATORE/INDICE
DPSIR
SPAZIALE
TEMPORALE ATTUALE
RIF1
Produzione totale di rifiuti
urbani
P
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
UNITÀ DI FONTE
t
ISPRA
PROVINCE
BAS
1999-2011
RIF2
Percentuale di rifiuti urbani
smaltiti in discarica
P
%
ISPRA
PROVINCE
BAS
2002-2010
↓
RIF3
Percentuale di raccolta
differenziata
R
%
ISPRA
PROVINCE
BAS
2000-2010
−
RIF4
Quantità di rifiuti urbani
avviati al trattamento
meccanico-biologico
R
t
ISPRA
PROVINCE
BAS
2003-2009
↑
RIF5
Quantità di rifiuti
urbani avviati alla
termovalorizzazione
R
t
ISPRA
PROVINCE
BAS
2003-2010
↓
RIF6
Discariche per rifiuti urbani
P-R
n
REG BAS
BAS
2011
−
RIF7
Produzione totale di rifiuti
speciali, suddivisi per
pericolosi e non pericolosi
P
t
ARPAB
BAS
2004-2009
−
RIF8
Quantità di rifiuti speciali
smaltiti agli impianti
regionali, suddivisi per
pericolosi e non pericolosi
P
t
ARPAB
BAS
2004-2008
−
RIF9
Illegalità nel ciclo dei rifiuti
P
n
Osservatorio BAS
Ambiente e
Legalità
2008-2010
RIF10
Piani e Progetti
R
n
REG BAS
2011
MISURA
198 > 199
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
COPERTURA COPERTURA
BAS
STATO
☺
☺
TREND
↑
↑
↓
RIF1. PRODUZIONE TOTALE DI RIFIUTI URBANI
L’indicatore fotografa il trend riguardante la produzione di rifiuti urbani sul territorio regionale confrontati con quelli del mezzogiorno d’Italia. La produzione dei rifiuti in Basilicata non rappresenta un dato preoccupante per quanto riguarda la pressione ambientale. Per ragioni di stili di vita e socioeconomiche il suo valore è stato sempre tra i più bassi
in Italia fino ad attestarsi al 2011 intorno ai 380 kg/abitante all’anno.
FIGURA 1. PRODUZIONE DI RIFIUTI URBANI IN BASILICATA
FIGURA 2. PRODUZIONE PROCAPITE DI RIFIUTI URBANI IN
BASILICATA
Fonte: ISPRA-Province
Negli anni presi come riferimento, l’indicatore mostra un andamento oscillante, con un
netto aumento a partire dal 2002-2003. La produzione di rifiuti urbani subisce una diminuzione a partire dal 2008 e, anche se si registra una piccolissima risalita nel 2011, il contributo regionale nell’ambito del contesto meridionale risulta davvero marginale.
RIF2. PERCENTUALE DI RIFIUTI URBANI SMALTITI IN DISCARICA
Di seguito si riportano alcuni dati riguardanti il conferimento in discarica di rifiuti urbani,
che rappresenta per la Regione il sistema maggiormente utilizzato per lo smaltimento
dei rifiuti. Dopo una diminuzione registrata a partire dal 2003, la quantità di rifiuti urbani annualmente conferiti in discarica è aumentata costantemente, mantenendosi tra
il 2008 e il 2011 intorno a 180.000 tonnellate. Come si evince dalla figura 4 tale quantità
rappresenta l’80% dei rifiuti prodotti in Basilicata. Nella tabella 4, invece si legge la quantità di rifiuti smaltita in discarica per abitante; il dato del 2010 di 315 Kg/ab si confronta
FIGURA 3. PRODUZIONE RIFIUTI
URBANI IN BASILICATA
FIGURA 4. PERCENTUALE DI
RIFIUTI URBANI SMALTITI IN
DISCARICA IN BASILICATA
Fonte: ISPRA-Province
Rifiuti urbani smaltiti in discarica kg/ab
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
311,5
326,7
298,3
235,2
238,0
300,5
308,7
305,9
315
312
TABELLA 2. QUANTITÀ DI
RIFIUTI URBANI SMALTITI
IN DISCARICA PER ABITANTE
(2002-2009)
Fonte: ISPRA
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rifiuti
con quello meridionale di 330 Kg/ab.
RIF3. PERCENTUALE DI RACCOLTA DIFFERENZIATA
È un indicatore fondamentale che permette di valutare la quantità di rifiuti urbani raccolti in modo differenziato e dunque avviati a recupero.
FIGURA 5. RIFIUTI URBANI OGGETTO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA (T)
FIGURA 6. ANDAMENTO DELLA
PERCENTUALE DI RACCOLTA
DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI
URBANI IN RELAZIONE AGLI
OBIETTIVI NORMATIVI
Fonte: ISPRA-Province
Solo nel 2009, la Basilicata sfiora la quota del 10% di raccolta differenziata sul territorio
regionale. La raccolta differenziata dei rifiuti urbani è un aspetto fondamentale che caratterizza una buona filiera gestionale dei rifiuti prodotti e, nonostante un forte impegno
regionale che negli ultimi anni punta a radicare definitivamente tale sistema, sono ancora lontani gli obiettivi fissati dal D.Lgs. 152/2006 (Fig. 6). Come si evince dai dati riportati
nei grafici 5 e 6, la percentuale di differenziazione ha registrato un costante aumento dal
2000. Nel 2009, la Basilicata sfiora la quota del 10% di raccolta differenziata sul territorio
regionale, mentre dai dati forniti, relativi all'anno 2011, si osserva un ulteriore, seppur
contenuto, aumento delle percentuali di raccolta differenziata. Precisamente, dai dati
provinciali risulta in provincia di Potenza una percentuale di raccolta differenziata pari
al 19,83% e in provincia di Matera un valore pari al 14,55%. Il dato generale, purtroppo,
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
200 > 201
denota ancora la necessità di un forte impegno della Regione Basilicata verso la differenziazione dei rifiuti urbani, aspetto fondamentale che caratterizza una buona filiera
gestionale dei rifiuti prodotti.
RIF4. QUANTITÀ DI RIFIUTI URBANI AVVIATI AL TRATTAMENTO MECCANICOBIOLOGICO (TMB)
Per ridurre il volume e il peso di conferimento di una determinata quantità di rifiuti, altrimenti destinati alla discarica, si ricorre ad un trattamento con sistemi meccanico biologici a doppio flusso. Questo avviene, ad oggi, presso gli impianti di Venosa, Sant’Arcangelo,
Colobraro. La parte inorganica dei rifiuti viene separata attraverso sistemi meccanici automatizzati (vagliatura meccanica con fori da 60-80 mm) con conseguente separazione
di un flusso umido (sottovaglio) ed uno secco (sopravaglio) con recupero di componenti
come carta, metalli, plastiche e vetro. Il sottovaglio, prevalentemente costituito da componente organica, viene avviato ad un processo di digestione aerobica che comporta
una biostabilizzazione accelerata. La frazione secca, invece, viene parzialmente avviata a
processi di termovalorizzazione. Aspetto importante è che tale processo di trattamento
permette una riduzione del volume di conferimento in discarica, del rifiuto indifferenziato in ingresso, di circa il 50%.
Anno
N. Impianti
Potenzialità
Totale imput
Tipologia rifiuto trattato
autorizzata
all’impianto
(t/anno)
(t/anno)
(t/anno)
Rifiuti urbani
Altri rifiuti
TABELLA 3. QUANTITÀ DI RIFIUTI AVVIATI AL TRATTAMENTO
MECCANICO-BIOLOGICO
Fonte: ISPRA
indifferenziati
2003
3
13.000
0
0
0
2004
3
13.000
5.795
5.795
0
2005
4
38.000
12.152
12.152
0
2006
4
39.000
28.640
28.640
0
2007
5
80.000
55.349
55.065
284
2008
5
87.000
92.210
92.210
00
2009
5
89.000
24.617
24617
00
La Tabella 3 mostra l’aumento delle quantità di rifiuto urbano avviata al TMB a partire dal
2006, con valori al di sopra di 90.000 tonnellate per l’anno 2008. Solo nel 2010 si registra
una notevole riduzione della quantità di rifiuti avviata al TMB pari al 73%.
RIF5. QUANTITÀ DI RIFIUTI URBANI AVVIATI ALLA TERMOVALORIZZAZIONE
Altra tecnica di trattamento dei rifiuti urbani che viene applicata in Basilicata è la termovalorizzazione con un processo di distruzione termica dei rifiuti. Da tale processo è
possibile sfruttare il contenuto calorico dei rifiuti stessi per produrre energia elettrica. Si
distingue, pertanto, dai vecchi inceneritori che si limitavano alla sola termodistruzione
dei rifiuti senza produrre energia.
Quantità totale trattata (t)
Rifiuti
Frazione
Urbani
secca (TMB)
Rifiuti sanitari
Non
CDR
Pericolosi
Altri rifiuti speciali
Non
pericolosi
Tot. rifiuti
Rifiuti
trattati
pericolosi
Pericolosi
TABELLA 4. QUANTITÀ DI
RIFIUTI AVVIATI ALL’INCENERIMENTO/TERMOVALORIZZAZIONE (2003-2010)
Fonte: ISPRA
pericolosi
2010
8998.90
17875.90
2681.30
24426.80
53982.90
24426.80
2009
5732
14526
3
539
2008
6318,4
9863,9
0,5
976,3
-
2895
30746
54441
31285
2547
20885
40590
2007
22917
3875
1
822
-
21861
3002
32581
63198
33403
2006
27391
-
1754
-
38565
67710
35914
2005
28677
-
2231
11
25309
56228
31592
2004
25000
-
2000
-
18000
45000
8000
2003
14190
-
266
-
20492
34948
9519
FIGURA 7. EVOLUZIONE
TEMPORALE DELLE QUANTITÀ DI RIFIUTI AVVIATI ALL’INCENERIMENTO/
TERMOVALORIZZAZIONE
Fonte: ISPRA
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rifiuti
Anno
Attualmente, sul territorio regionale è attivo un impianto per la termovalorizzazione dei
rifiuti gestito dalla EDF Fenice a Melfi. L’impianto è entrato in servizio nel 2000 ed è autorizzato a trattare 65.000 tonnellate di rifiuti ogni anno. Attraverso la distruzione termica dei rifiuti trattati, con un processo di cogenerazione, vengono prodotti circa 35.000
Mw/h di energia elettrica. Il contenimento delle emissioni in atmosfera, del rumore, degli
scarichi liquidi e dei residui solidi viene monitorato in continuo e trasmesso all’osservatorio ambientale della regione Basilicata e all’ARPAB.
RIF6. DISCARICHE PER RIFIUTI URBANI
Si riportano in tale sezione tutte le discariche localizzate sul territorio regionale.
FIGURA 8. DISTRIBUZIONE E
STATO DELLE DISCARICHE IN
REGIONE BASILICATA (2013)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
202 > 203
Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio
Prevenzione, Dipartimento Ambiente,
Regine Basilicata
Di seguito si riportano le capacità residue degli impianti dislocati sul territorio regionale
riferite a febbraio 2012 ed aggiornate al 2013 per la provincia di Matera.
ATTIVO
CAPACITÀ RESIDUA (mc) al
01/10/2011
PROVINCIA DI POTENZA
Potenza
01/08/2012
01/10/2012
31/09/2013
0
0
-
900
0
95.000
0
0
-
0
0
-
0
0
-
NO
0
SI
1.400
NO
0
SI
0
NO
0
Sant’Arcangelo
SI
3.500
7.300
9.200
5.000
130.000
Venosa
SI
40.000
26.000
23.700
20000
20.000
Matera
SI
31.000
35.500
30.000
25.000
11.000
11.000
0
-
Atella
Genzano di
Lucania
Lauria
Moliterno
Colobraro
PROVINCIA DI MATERA
01/02/2012
Ferrandina
2.000
25.000
3.500
NO
SI
15.300
3.000
3.475
500
8.000
Pomarico
SI
4.500
Non disponibile
11.000
8.000
3.500
Salandra
SI
13.000
10.000
7.500
6.000
5.000
Tricarico
NO
SI
Fonte: Dati trasmessi dalle Amministrazioni Provinciali alla Regione Basilicata
- Dipartimento Ambiente (Ufficio
Prevenzione). L’aggiornamento al marzo
2013 per la provincia di Matera fa
riferimento a quanto riportato nella
Determinazione n.1101 del 03/05/2013
della Provincia di Matera
-
Pisticci
San Mauro Forte
TABELLA 5. CAPACITÀ RESIDUE
AGLI IMPIANTI REGIONALI AL
30/09/2013
-
23.500
23.000
19.500
18.000
10.000
Alla disponibilità impiantistica complessiva va aggiunto il volume della discarica di Lauria per 45.000 m3 che, ad oggi, risulta fuori esercizio per problemi strutturali in corso di
soluzione.
RIF7. PRODUZIONE TOTALE DI RIFIUTI SPECIALI (PERICOLOSI E NON)2 - ARPA
BASILICATA
Di seguito vengono rappresentati i dati riguardanti la produzione di rifiuti speciali suddivisi tra pericolosi e non pericolosi. Il dato è fornito da ARPA Basilicata ed è accorpato per
le due province di Potenza e Matera per un arco temporale che va dal 2004 al 2009.
2 Per rifiuti speciali, ai sensi dell’art. 184 del D.Lgs. 152/06, e ss.mm.ii si intendono quei rifiuti provenienti dalla produzione primaria di beni e servizi, dalle attività dei comparti quali il commercio, nonché quelli derivanti dai processi
di disinquinamento come fanghi, percolati, materiali di bonifica ecc. Più precisamente, sono speciali:
a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali;
b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti che derivano dalle attività di scavo fermo restando quanto disposto dall’articolo 186;
c) i rifiuti da lavorazioni industriali;
d) i rifiuti da lavorazioni artigianali;
e) i rifiuti da attività commerciali;
f) i rifiuti da attività di servizio;
g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
h) i rifiuti da attività sanitarie;
i) i macchinari e le apparecchiature deteriorati e obsoleti;
j) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti;
k) il combustibile derivato da rifiuti.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rifiuti
IMPIANTO
FIGURA 9. PRODUZIONE
DI RIFIUTI SPECIALI
NON PERICOLOSI
FIGURA 10. PRODUZIONE
DI RIFIUTI SPECIALI
PERICOLOSI (T)
Fonte: ARPAB
Le figure mostrano un aumento di produzione dei rifiuti speciali pericolosi e non. Questi
ultimi (figura 9) nel 2009 si attestano a 501.000 tonnellate (ISPRA 491.000), mentre i pericolosi a 52.000 tonnellate.
RIF8. RIFIUTI SPECIALI SMALTITI AGLI IMPIANTI REGIONALI, SUDDIVISI PER
PERICOLOSI E NON
L’indicatore quantifica in tonnellate l’entità dello smaltimento avvenuto in Regione Basilicata per quanto concerne i rifiuti speciali.
TABELLA 6. RIFIUTI SPECIALI
SMALTITI AGLI IMPIANTI PRESENTI SUL TERRITORIO REGIONALE (2004-2008)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
204 > 205
Nella quantità di Rifiuti Speciali smaltiti è
compresa la quantità di rifiuti C&D (rifiuti
che provengono dalle operazioni di
costruzione e demolizione, codici CER17*
Fonte: ARPAB
Quantità di rifiuti Speciali smaltiti agli impianti regionali, suddivisi per pericolosi e non pericolosi (tonnellate)
Anno
Non pericolosi
Pericolosi
Basilicata
Potenza
Matera
Potenza
Matera
NP
P
Totale
2008
89.094,29
379.914,01
22.934,56
62.248,34
469.008,30
85.182,90
554.191,20
2007
137.751,01
360.253,78
36.603,88
53.320,11
498.004,79
89.923,99
587.928,78
2006
56.536,98
311.223,10
42.343,40
28.930,11
367.760,08
71.273,51
439.033,59
2005
164.809,43
440.012,12
36.854,91
19.789,13
604.821,55
56.644,04
661.465,59
2004
155.285,85
214.006,83
24.171,96
17.157,31
369.292,68
41.329,27
410.621,95
In Italia, nel 2008, i rifiuti speciali complessivamente gestiti ammontano a circa 143.000.000
di tonnellate di cui il 91,7% costituiti da rifiuti non pericolosi ed il restante 8,3% da rifiuti
pericolosi.
FIGURA 11. SMALTIMENTO DEI
RIFIUTI SPECIALI IN BASILICATA
figura 12. rifiuti speciali avviati a recupero
Fonte: ARPAB
Nel mezzogiorno l’ammontare di rifiuti speciali gestiti è di 33.645.681 tonnellate, per la
Basilicata è di 1.035.534 tonnellate. Per la nostra regione vengono avviate a smaltimento
616.161 t mentre avviate a recupero 419.373 t.
RIF9. ILLEGALITÀ NEL CICLO DEI RIFIUTI
Dal 1997, la Regione Basilicata si è dotata di una struttura Osservatorio Ambiente e Legalità (OAL), per monitorare e studiare i fenomeni di illegalità ambientale sul nostro territorio. In questi anni, sono stati effettuati degli studi sulla base dei dati delle forze dell’ordine
e di altre fonti ufficiali, che hanno permesso di avere un quadro sulla fenomenologia,
che rappresentano un utile supporto decisionale all’attività politica ed amministrativa.
In questi rapporti è possibile comparare numeri e qualità degli episodi anche in rapporto alle altre regioni. Di seguito, si riportano i numeri sulle illegalità del ciclo illecito dei
rifiuti.
FIGURA 13. ILLEGALITÀ IN
BASILICATA
FIGURA 14. ILLEGALITÀ
BASILICATA-ITALIA
Fonte: Legambiente
I dati relativi al 2010 registrano 83 infrazioni accertate (1,4% sul totale nazionale), 44 denunce e 25 sequestri che, nella classifica nazionale prodotta da Legambiente3, collocano la regione Basilicata al diciannovesimo posto. Negli anni 2008 e 2009, l’aumento del
numero di episodi isolati di gestione illegale non hanno evidenziato la presenza di una
criminalità organizzata interessata al settore dei rifiuti.
Posizione a
Infrazioni
livello nazionale
Accertate
Denunce
Arresti
Sequestri
Basilicata 2008
15
108
50
15
25
Basilicata 2009
13
155
114
0
46
Basilicata 2010
19
effettuati
83
44
0
25
Italia 2008
3911
4591
137
2406
Italia 2009
5217
6249
207
2429
Italia 2010
5950
6266
149
2224
Italia meridionale 2008
0
0
0
0
Italia meridionale 2009
2086
2177
105
1180
Italia meridionale 2010
2081
2267
87
909
RIF10. PIANIFICAZIONE E PROGETTI
La Regione Basilicata ha messo al centro della propria attività istituzionale una serie di
azioni concrete, con l’individuazione di strumenti finanziari specifici, per l’ottimizzazione del ciclo di gestione dei rifiuti. A fronte delle due criticità fondamentali nell’attuale
sistema di gestione del ciclo dei rifiuti, individuabili nel deficit impiantistico e nella bassa percentuale di raccolta differenziata, sono previste due specifiche linee d’azione del
PO FESR 2007-2013 VII.3.1.A "Realizzazione di ecopunti e piattaforme ecologiche per la
raccolta differenziata delle diverse frazioni dei rifiuti urbani ed assimilabili, all’interno di
un sistema integrato di raccolta su base di ambito territoriale o di sub-ambito attuando
anche modelli integrati porta a porta" e VII3.1.B "Attuazione di sistemi integrati di trattamento intermedio dei rifiuti", per una dotazione finanziaria totale pari a circa 20 Meuro.
Gli interventi ammessi a finanziamento sulla Linea d’intervento VII.3.1.A sono i progetti
di raccolta differenziata dei seguenti ambiti: Alto Bradano, Vulture Melfese, Sub Ambito
Fascia Jonica 1, Sub Ambito Fascia Jonica 2. Sulla Linea d’intervento VII.3.1.B rientrano, in-
3 Rapporto Ecomafia. Storie e numeri della criminalità ambientale, 2011, Edizioni Ambiente.
TABELLA 7. LE ILLEGALITÀ NEL
CICLO DEI RIFIUTI (20082010)
Fonte: Legambiente Rapporti Ecomafia
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rifiuti
Anno
vece, gli interventi di conversione delle piattaforme di trattamento meccanico-biologico
di Venosa, Sant’Arcangelo e Colobraro.
Sempre nell’ottica dell’incremento della raccolta differenziata e del recupero dei materiali, la Regione Basilicata ha sottoscritto il 31 marzo 2011 uno specifico accordo con il
MATTM e il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) i cui obiettivi principali sono:
• la promozione sul territorio regionale della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio provenienti sia da superficie pubblica che da superficie privata;
• il supporto tecnico nell’individuazione delle più adeguate modalità di raccolta in
relazione alle caratteristiche specifiche delle diverse realtà territoriali lucane;
• l’attuazione di analisi e studi per lo sviluppo di sistemi di recupero di materia nel territorio regionale al fine di promuovere il mercato dei materiali recuperati dai rifiuti
e i prodotti riciclati.
La sottoscrizione dell’accordo prevede il trasferimento di fondi ministeriali alla Regione
Basilicata pari a circa 6 Meuro e lo stanziamento da parte della Regione Basilicata a valere
sui fondi PO FESR 2007/2013 di una sponda di 2 Meuro da utilizzare per il finanziamento
di progetti per l’implementazione della raccolta differenziata sul territorio regionale.
Altro strumento importante che interviene nella programmazione di interventi legati
all’aumento della raccolta differenziata è rappresentato dal programma Obiettivi di Servizio 2007-2013. Questo mette a disposizione risorse finanziarie per l’attivazione di progetti che migliorino la gestione differenziata dei rifiuti urbani. Per questo motivo le risorse previste nell’ambito dell’Accordo con il ministero sono state destinate ad un progetto
per l’implementazione della raccolta differenziata che coinvolge 10 comuni dell’area
metropolitana della città di Potenza; mentre le risorse derivanti da Obiettivi di Servizio
saranno destinate ad attivare un progetto analogo sull’area metropolitana della città di
Matera. Per entrambi i progetti, la Regione Basilicata ha lavorato con il supporto della
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
206 > 207
struttura di CONAI garantendo l’elaborazione di nuovi ed efficienti piani industriali per la
raccolta differenziata e il recupero dei materiali da destinare ai vari consorzi di filiera.
Ad oggi, conclusa la fase di condivisione preliminare con i comuni interessati, lo stato di
avanzamento dei progetti è il seguente:
• Area metropolitana città di Potenza: il CONAI ha predisposto il nuovo piano industriale e la Regione Basilicata ha ammesso a finanziamento il progetto.
• Area metropolitana città di Matera: il CONAI ha attivato l’importante fase di recupero dati necessari alla predisposizione del nuovo piano industriale che plausibilmente nei prossimi mesi sarà disponibile per una prima fase di analisi.
Ancora, la Regione Basilicata è chiamata a procedere con urgenza all’adeguamento
del vigente Piano Regionale di gestione dei rifiuti (PRGR) e all’aggiornamento della L.R.
6/2001 "Disciplina delle attività di gestione dei rifiuti ed approvazione del relativo piano"
per i seguenti motivi:
• per recepire nel quadro legislativo regionale i principi, le finalità e gli obiettivi del
D.Lgs. 152/2006;
• per rispettare l’obbligo previsto dal D.Lgs. 152/2006 all’art.199 co.8, che impone alle
Regioni di approvare o adeguare il Piano di Gestione dei Rifiuti entro il 31 dicembre
2013;
• per raggiungere nell’ambito territoriale ottimale della percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari almeno al 65% del rifiuto prodotto come previsto dal
D.Lgs. 152/2006, mentre il vigente Piano Regionale di gestione dei Rifiuti è tarato
per il raggiungimento della percentuale del 35%;
• per allineare le scelte di piano all’intervenuta gerarchia nella gestione dei rifiuti sancita dall’art.182, stimando il fabbisogno impiantistico connesso maggiormente alle
attività di riutilizzo, riciclaggio e recupero piuttosto che al recupero energetico e allo
smaltimento finale, prevalenti nel piano vigente.
Nelle more dell’adeguamento del piano, per gestire la fase transitoria della gestione dei
rifiuti in una situazione caratterizzata da forti carenze impiantistiche, sono state emanate
le "Misure di salvaguardia ambientale in materia di gestione del ciclo dei rifiuti" di cui
all’art. 25 della L.R. 17/2011, che prevede la possibilità, previo accertamento di indispensabilità da parte della Giunta Regionale, di realizzare ed ampliare impianti di stoccaggio
e/o trattamento e/o smaltimento anche in deroga ai vigenti strumenti di pianificazione.
Riguardo l’aggiornamento del PRGR si sottolinea che è stato avviato l’iter amministrativo cha ha visto l’approvazione di una serie di atti fondamentali per il raggiungimento
dell’obiettivo:
• con al D.G.R. n. 641 del 22/05/2012 sono stati approvati i primi indirizzi e criteri per
l’aggiornamento del piano e sono state fornite alcune indicazioni per la redazione
di documenti preliminari;
• con Determina Dirigenziale n. 7502/2012/D.00833 del 18/06/2012 del Dirigente Generale del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità è stato istituito il Gruppo di lavoro per la redazione del nuovo Piano;
• con la D.G.R. n. 1631 del 27/11/2012 è stato approvato il documento propedeutico
di indirizzo ed il rapporto ambientale preliminare;
• con la D.G.R. n. 678 del 07/06/2013 sono stati approvati documenti necessari per
la pubblicazione della gara di appalto relativa ai servizi di acquisizione ed aggiornamento dati sui rifiuti urbani e speciali, acquisizione ed attivazione SIT per il ciclo
rifiuti e redazione rapporto ambientale, piano di gestione dei rifiuti, piano bonifiche
e piano amianto.
Nell’ambito dei lavori di aggiornamento del Piano, inoltre, verrà costituito un apposito
Comitato di Sorveglianza con il compito di verificare e monitorare tutte le varie fasi che
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rifiuti
porteranno alla redazione del nuovo PRGR.
Pisticci, particolare Calanchi. Anna Abate
Capitolo 12
Consumo di suolo
La Commissione Europea considera il suolo una risorsa di interesse comune, anche se in
massima parte di proprietà privata; risorsa limitata e sostanzialmente non rinnovabile
visto che i tempi necessari alla sua formazione sono molto lunghi. E’ un sistema molto
umane e la sopravvivenza degli ecosistemi1.
Il suolo ha, infatti, un ruolo cruciale nella produzione alimentare oltre che di materiali
rinnovabili come il legname; nel suolo vengono stoccate, filtrate e trasformate molte sostanze, tra cui l’acqua, i nutrienti e il carbonio del quale è il principale deposito del pianeta, garantisce la presenza di pool di biodiversità, è piattaforma per la maggior parte
delle attività umane. Con le comunicazioni COM 2006/231 sulla Strategia tematica per la
protezione del suolo e COM 2006/232 relativa alla Proposta di Direttiva del Parlamento
Europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per la protezione del suolo, la Commissione Europea ha dichiarato gravi le pressioni cui il suolo è sottoposto, determinate o
acuite dalle attività umane, che sono responsabili di processi di degrado che colpiscono
l’UE2. L’ultima Relazione sullo stato dell’ambiente europeo a cura dell’Agenzia europea
dell’ambiente (AEA, 2010b) considera l’impermeabilizzazione uno dei maggiori processi
di degrado del suolo con effetti pesanti sui servizi ecosistemici essenziali nonché sulla
biodiversità. Tale processo, non reversibile, è strettamente legato all’incremento dell’occupazione del terreno, spesso definito anche consumo di suolo. Per consumo di suolo si
intende, infatti, il cambiamento prodotto sul suolo dall’espansione delle aree urbanizzate con la costruzione di edifici, strade ed altre infrastrutture che progressivamente portano alla sigillatura - Soil Sealing - o impermeabilizzazione del suolo.
Nella UE fra il 1990 e il 2000, la quota rilevata di incremento di terreno occupato, era di
circa 1.000 km2 l’anno, con un aumento di aree di insediamento pari quasi al 6%. Dal
2000 al 2006, l’incremento della quota di terreno occupato è scesa a 920 km2 l’anno,
1 Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo
- Commissione Europea - Documento di lavoro dei servizi della Commissione Bruxelles, 15.5.2012.
2 La COM(2002) 179 indica otto principali processi di degrado del suolo: erosione, diminuzione della materia organica, contaminazione, salinizzazione, compattazione, diminuzione della biodiversità del suolo, impermeabilizzazione, inondazioni e smottamenti.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo
dinamico che svolge numerose funzioni e fornisce servizi fondamentali per le attività
mentre le aree di insediamento sono aumentate di un ulteriore 3%. Ciò equivale ad un
aumento di quasi il 9% fra il 1990 ed il 20063.
A livello nazionale, dove alcuni caratteri dei processi di urbanizzazione rendono il fenomeno del consumo di suolo intenso, più complesso e rilevante che altrove, manca una
legge che preveda limiti o controllo del consumo di suolo, sull’esempio di esperienze
analoghe avviate in altri Paesi europei4, sebbene siano attivate diverse iniziative sull’argomento, sia legislative5 sia di monitoraggio6 del fenomeno, da parte di alcune Regioni e
di istituti di ricerca: l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA),
Legambiente attraverso l’Osservatorio Nazionale sui Consumi di Suolo, Istituto Nazionale di Urbanistica, Ambiente Italia.
Anche la regione Basilicata non è immune da questo fenomeno, sia per l’espansione
delle aree urbane, sia per le trasformazioni dell’ambiente prettamente rurale e sia per
i recenti fenomeni di uso delle terre agricole per la produzione di energia attraverso la
tecnologia del fotovoltaico a terra.
Il consumo di suolo in questo lavoro è valutato attraverso l’indicatore che misura in termini assoluti l’aumento della superficie artificiale nel periodo 1989-2008 calcolata in ettari, in termini relativi l’aumento annuo di superficie artificiale nel periodo 1989-2008
calcolata in ettari, in termini di incidenza percentuale sulla superfice territoriale.
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210 > 211
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
CODICE
INDICATORE
DPSIR
UNITÀ DI
FONTE
MISURA
COPERTURA
COPERTURA
STATO
SPAZIALE
TEMPORALE
ATTUALE
TREND
SUO1
Consumo di suolo
P
Ha - %
Regione
EU- IT-BAS
1999-2009
↓
SUO2
Consumo di suolo
Province e Comuni ad
alta tensione abitativa
P
Ha - %
Provincia
- Comune
BAS
2002-2009
↓
SUO3
Cambiamento uso del
suolo
P
%
Regione
BAS
1990-2000
↓
SUO4
Pianificazione
Paesaggistica
R
N
Regione
BAS
2008-2012
↓
SUO 5
Osservatorio dei
paesaggi urbani
R
N
Regione
BAS
2009-2012
☺
↑
SUO 6
Osservatorio dei mosaici
rurali
R
N
Regione
BAS
2012-2013
☺
↑
SUO1. CONSUMO DI SUOLO
Per consumo di suolo si intende la occupazione del suolo per effetto dell’aumento delle aree di insediamento nel tempo che può, su una parte maggiore o minore del suolo occupato, provocarne l’impermeabilizzazione. Questa è definita come la copertura
permanente di parte del terreno e del relativo suolo con materiale impermeabile artificiale, asfalto o calcestruzzo, per la costruzione degli insediamenti urbani (case, edifici
industriali e commerciali, infrastrutture per il trasporto ed altro). Cosicché nelle aree di
3 Allegato 2 - Occupazione e impermeabilizzazione del suolo nell’UE degli Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo - Commissione Europea - Documento di
lavoro dei servizi della Commissione Bruxelles, 15.5.2012.
4 In alcuni paesi dell’UE, tra cui la Germania, sono fissati a livello statale limiti quantitativi all’occupazione di suolo;
in Italia il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato il D.D.L. "Valorizzazione aree agricole e contenimento
consumo di suolo" esaminato in sede di Conferenza Unificata Stato-Regione.
5 Vedasi L.R. 5/1995 della Regione Toscana che definisce il suolo risorsa essenziale e patrimonio della collettività;
L.R. 25/2011 della Regione Lombardia che definisce il suolo quale bene comune; in Basilicata è stata presentata, a
marzo 2013, una proposta di disegno di legge "Disposizioni concernenti norme per il contenimento del consumo del
suolo agricolo" di iniziativa del consigliere Ernesto Alfonso Navazio.
6 Vedasi le esperienze di osservatori regionali di Lombardia, Emilia Romagna, Marche, e appositi studi di Italia Nostra, ISTAT, ISPRA, Legambiente, INU.
insediamento è davvero impermeabilizzata solo una parte, escludendo i giardini, parchi
urbani ed altri spazi verdi non coperti da materiale artificiale, secondo le specifiche tipologie insediative. L’indicatore legge il fenomeno del consumo di suolo nel raffronto tra
la situazione dell’ EU, Italia, Regione Basilicata, attraverso l’utilizzo di dati provenienti da
fonti diverse.
FIGURA 1. INCIDENZA PERCENTUALE DELLA COPERTURA ARTIFICIALE NEI PAESI UE (2009)
Fonte: Eurostat, Indagine LUCAS
La figura 1 contiene l’analisi comparativa, secondo i dati LUCAS, tra le nazioni dell’UE
della quota di territorio con copertura artificiale che in Italia è stimata pari al 7,3% del
totale, contro il 4,3% della media UE23. L’Italia si colloca al quarto posto di questa classisopra Germania e Regno Unito (6,8% e 6,7%, rispettivamente). L’incidenza della copertura artificiale è strettamente collegata alla densità demografica, che in Italia è pari a 204
abitanti per km2, contro un valore medio UE23 di circa 1207.
La figura 2 mostra la fotografia della copertura artificiale scattata nel 2010 nelle regioni
italiane: la Lombardia risulta in testa con il 14% di superfici artificiali sul totale della sua
estensione, il Veneto con l’11%, la Campania con il 10,7%, il Lazio e l’Emilia Romagna con
il 9%, il Piemonte con il 7,7% e la Sicilia con il 7,6%8. In generale, la superficie artificiale
è più elevata nel Centro-Nord, mentre, nel Mezzogiorno, valori superiori alla media si
riscontrano solo in Campania, all’altro estremo, valori sotto il 2% si registrano in Molise,
Valle d’Aosta e Basilicata.
7 ISTAT- Le problematiche connesse al consumo del suolo - Audizione del Presidente dell’Istituto nazionale di statistica Enrico Giovannini Commissione XIII "Territorio, Ambiente e Beni ambientali" del Senato della Repubblica -Roma,
2012.
8 Idem "L’estensione delle località abitate italiane, che rappresenta una sottostima dell’estensione delle aree urbanizzate (o impermeabilizzate), ammonta a poco più di 20 mila km2, pari al 6,7% della superficie totale nazionale: per
fornire un termine di paragone, il complesso delle località abitate italiane occupa una superficie superiore a quella
dell’intera regione Puglia".
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo
fica dopo i Paesi Bassi (12,3%), il Belgio (9,8%), il Lussemburgo (7,4%), e immediatamente
FIGURA 2. INCIDENZA PERCENTUALE DELLA COPERTURA
ARTIFICIALE
IN ITALIA (2010)
Fonte: Ambiente Italia Rapporto 2011
In Basilicata la superficie artificiale (zone urbanizzate di tipo residenziale ed industriale
con copertura ascrivibile a continua) risulta al 2008 pari a 14.924 ettari, che rappresentano l’1,5% della superficie territoriale (999.461 ettari); tale dato è nettamente lontano
dall’incidenza della copertura artificiale media in Italia (7,10%) e nelle singole Regioni.
Come si evince dalla figura 3, nel periodo 1989-2008 la superficie artificiale regionale ha
registrato un incremento del 55,40%, con un aumento annuo pari al 2.92%, percentuale
più elevata dell’incremento di 1,90% registrato nel precedente periodo 1989-1997 e di
poco inferiore all’incremento del 3,17% registrato negli ultimi undici anni (1998-2008).
Il dato relativo alla superficie artificiale pro-capite in Basilicata è pari, per l’anno 2008, a
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212 > 213
250 m2/ab a fronte di un dato medio nazionale pari a 415 m2/ab e di un dato UE23 pari
120m2/ab; in merito a tale raffronto si consideri che la quota ricavata, essendo strettamente collegata alla densità demografica, è influenzata dalla bassa densità rilevabile in
Basilicata.
Se nel novero delle superfici artificiali comprendiamo anche le infrastrutture viarie principali (misurate in ulteriori 8.528 ettari)9, la superficie artificiale complessiva, al 2008, risulta pari a 23.452 ettari, che rappresentano il 2,35% della superficie territoriale regionale, la quota pro-capite sale a 397 m2/ab, portandosi a valori prossimi alla media nazionale
(415m2/ab).
L’analisi dei dati fa emergere comunque che, anche nel debole sistema insediativo che
caratterizza la Basilicata, regione storicamente caratterizzata da un contesto prevalentemente rurale ed a bassa densità di popolazione, il consumo di suolo aumenta con un
trend coerente con l’andamento nazionale; dinamiche di trasformazione che, oltre a determinare la perdita, nella maggior parte dei casi, permanente e irreversibile di suolo fertile, si riflette in fenomeni di frammentazione del territorio, riduzione della biodiversità,
alterazioni del ciclo idrogeologico e modificazioni microclimatiche10.
Una ulteriore osservazione va fatta con riguardo alla notevole offerta di terreni edificabili
prevista negli strumenti urbanistici vigenti e le attività di trasformazione in corso, oltre
alle quote di fotovoltaico previste nel PIEAR (359 MW) e alle richieste di impianti in istrut-
9 Autostrade, strade statali e provinciali, strade urbane di scorrimento, Ns elaborazione su dati Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
10 Le problematiche connesse al consumo del suolo - Commissione XIII "Territorio, Ambiente e Beni ambientali"
del Senato della Repubblica Roma, 18 gennaio 2012.
toria (circa 540 MW) che può verosimilmente comportare un aumento della superficie
artificiale di circa un ulteriore 30% al 202011.
FIGURA 3. TREND DELLA SUPERFICIE ARTIFICIALE
DELLA REGIONE BASILICATA
1989-2008
Fonte: nostra elaborazione su dati
Direzione Generale, Dipartimento
Ambiente, Regione Basilicata
SUO2. CONSUMO DI SUOLO PER PROVINCE E COMUNI AD ALTA TENSIONE
ABITATIVA
La figura 4 fa apprezzare il valore in ettari di suolo fertile consumato nelle due Province
nel periodo 1989-2008; si può notare che l’attività di trasformazione del suolo è stata
FIGURA 4. VARIAZIONE DELLA
SUPERFICE URBANIZZATA A LIVELLO PROVINCIALE IN ETTARI
Fonte: nostra elaborazione su dati
Direzione Generale, Dipartimento
Ambiente, Regione Basilicata
L’analisi è proseguita sui comuni ad alta tensione abitativa, come definiti con D.G.R. n.
322 del 25.02.2003: Avigliano, Lavello, Matera, Melfi, Nova Siri, Pignola, Policoro, Potenza,
Rapolla, Tito, Venosa. Trattasi di Comuni che in ragione di particolari fenomeni di frizione
e tensione abitativa, nonché di migrazione territoriale, legati ad esigenze di alloggi in
locazione, sono stati inseriti in apposito elenco CIPE e possono rappresentare un interessante punto di osservazione del fenomeno, anche in considerazione del fatto che hanno
partecipato alla procedura di avviso pubblico per la realizzazione nella regione Basilicata
11 Riguardo agli strumenti urbanistici si precisa che la gran parte dei Comuni della regione è dotata di PRG sovradimensionati in termini di aree di nuova espansione edilizia; per i dati del fotovoltaico si considera approssimativamente l’equivalenza tra 1 MW e 1 HA; risultano non considerati i diffusi impianti di potenza inferiore al MW.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo
maggiore nella provincia di Potenza.
di "Programmi integrati di promozione di edilizia residenziale sociale e di riqualificazione
urbana.12
FIGURA 5. VARIAZIONE DI
SUPERFICIE URBANIZZATA NEI
COMUNI AD ALTA TENSIONE
ABITATIVA IN ETTARI, ANNO
1989/1997/2008
Fonte: nostra elaborazione su dati
Direzione Generale, Dipartimento
Ambiente, Regione Basilicata
La figura 5 mostra che oltre Potenza e Matera, Melfi, Policoro e Tito sono i territori che
nel periodo 1994-2008 presentano un incremento più alto di consumo di suolo. Complessivamente il consumo di suolo misurato nei Comuni ad alta tensione abitativa (ha
7.390) rappresenta il 49,5% del consumo totale regionale (ha 14.924) di cui all’indicatore
SUO1.
SUO3. CAMBIAMENTO DELL’USO DEL SUOLO
L’indicatore consente di valutare il rapporto tra la trasformazione del Land use ed il consumo di suolo. Il lavoro inquadra quantitativamente e qualitativamente i fenomeni del
cambiamento dell’uso del suolo e del consumo di suolo, soffermandosi sulla trasforma-
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214 > 215
zione del sistema insediativo della Basilicata al fine di verificare il mantenimento delle
caratteristiche del sistema insediativo regionale: sistema compatto, caratterizzato da assenza di forme di sprawl insediativo e nel quale il territorio urbano ed extraurbano sono
ancora chiaramente distinguibili.
Non disponendo di dati strutturati, è stata condotta un’analisi basata su rilevamenti cartografici e non statistici; precisamente, l’analisi riferita al cambiamento delle coperture
del suolo (land cover) è stata condotta attraverso il confronto della Carta dell’utilizzazione del suolo d’Italia in scala 1:200.000, realizzata da CNR e Touring Club Italiano nel
quadriennio 1956-60 e Corine Land Cover 2000, in scala 1:100.000, mentre l’analisi del
consumo di suolo è stata basata sull’interpretazione delle ortofoto riferite al periodo
1997-2008; per quest’ultime si è proceduto alla vettorializzazione delle superfici artificiali seguendo la nomenclatura Corine Land Cover, per l’anno 1997 utilizzando le foto
aeree in bianco e nero provenienti dal Geoportale Minambiente (risoluzione 1 metro) e
per l’anno 2008 le foto aeree a colori provenienti dal Geoportale della Regione Basilicata
(risoluzione 0,5 metri). Il confronto in ambiente GIS delle due cartografie (carta uso suolo
1960 e 2000) ha richiesto la riclassificazione delle due cartografie sulla base di una legenda comune semplificata, articolata in 4 unità cartografiche: Boschi e arbusteti - Praterie
- Aree agricole - Seminativi - Aree urbane.
12 Ai sensi della L.R. n. 25 del 7 agosto 2009, art. 4 è stato indetto avviso pubblico con D.G.R. n. 1612
del 28/9/2010; le proposte valutate interessano aree nuove per 102 ha circa complessivi.
FIGURA 6. VARIAZIONE NELLA
COPERTURA DEL SUOLO, ANNI
1960/2000
Fonte: nostra elaborazione su dati
RISORSA s.r.l. - Direzione Generale,
Dipartimento Ambiente, Regione
Basilicata
Le figure 6 e 7 rappresentano l’avvenuta transizione in 40 anni tra le 4 classi aggregate
di copertura del suolo e mostrano che in Basilicata l’incremento dei boschi ed arbusteti
è stato del 177,89% mentre le aree urbane sono aumentate del 373,14%, le aree agricole
del 7%, tutto ciò a svantaggio delle praterie che diminuiscono del 373%, con evidenti
rischi di diminuzione della biodiversità e dell’aumento di consumo di suolo. Questa condizione di incremento del greening da un lato, e delle aree urbane dall’altro, pone alcune
problematiche che dovrebbero essere strategicamente affrontate nella definizione delle
ritoriali in un’ottica di integrazione e di area vasta, al fine di preservare e migliorare gli
ecosistemi dipendenti dall’agricoltura, dalla forestazione, dallo sviluppo urbano.
FIGURA 7. VARIAZIONE NELLA
COPERTURA DEL SUOLO IN ETTARI, ANNI 1960/2000
Fonte: nostra elaborazione su dati
RISORSA s.r.l. - Direzione Generale,
Dipartimento Ambiente, Regione
Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo
nuove politiche agricole e sviluppo rurale, forestali, urbanistiche, paesaggistiche e ter-
FIGURA 8. VARIAZIONE NELLA
COPERTURA DEL SUOLO IN
ETTARI, ANNI 1960/2000 PER
AMBITI DI PAESAGGIO
Fonte: nostra elaborazione su dati
Direzione Generale, Dipartimento
Ambiente, Regione Basilicata
FIGURA 9. AMBITI DI PAESAGGIO AI SENSI DELL'ART. 135
D.LGS. 42/2004 PER L'ELABORAZIONE DEL PPR
Fonte: Direzione Generale, Dipartimento
Ambiente, Regione Basilicata
1
Il complesso vulcanico del Vulture
2
La montagna interna
3
La collina e i terrazzi del Bradano
4
L'altopiano della Murgia Materana
5
L'Alta Valle dell'Agri
6
La collina argillosa
7
La pianura e i terrazzi costieri
8
Il massiccio del Pollino
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dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
216 > 217
Ambiti paesaggistici
SUO4. PIANIFICAZIONE PAESAGGISTICA
Una delle risposte alla questione del consumo di suolo è la pianificazione del territorio
con approccio integrato con l’obiettivo di gestire in modo più efficiente e sostenibile le
risorse naturali, permettendo lo sviluppo delle attività economiche in modo equilibrato. Si inserisce in questa logica, per il raggiungimento di una migliore qualità paesaggistica del territorio regionale e per garantire unitarietà ed equilibrio alla politica territoriale rispetto ai vari interessi da contemperare in un’ottica di sostenibilità, l’adozione
della D.G.R. n. 366 del 18 marzo 2008, modificata ed integrata con la D.G.R. n. 208 del 26
febbraio 2013, con la quale è stato deliberato di redigere, in contestuale attuazione della
L.R. 23/1999 e del D.Lgs n. 42/2004, il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) quale unico
strumento di Tutela, Governo ed Uso del Territorio della Basilicata.
Tale strumento, reso obbligatorio per le Regioni dal D.Lgs n. 42/2004, rappresenta ben al
di là degli adempimenti agli obblighi nazionali, una operazione unica di grande prospettiva, integrata e complessa che prefigura il superamento della separazione fra politiche
territoriali, identificandosi come processo "proattivo", fortemente connotato da metodiche partecipative e direttamente connesso ai quadri strategici della programmazione, i
cui assi prioritari si ravvisano su scala europea nella competitività e sostenibilità. In data
14 settembre 2011 la regione ha firmato il Protocollo di Intesa con il MIBAC e il MATTM
con l’impegno a garantire la corretta gestione del territorio, un’efficace ed efficiente tutela e valorizzazione dei caratteri paesaggistici, storici, culturali e naturalistico - ambientali,
attraverso la definizione delle modalità di elaborazione congiunta del PPR esteso all’intero territorio regionale in ottemperanza dell’ articolo 143, comma 2, del D.lgs. 42/2004.
Ad oggi, rispetto ai tempi riportati nell’Intesa, si registra un forte ritardo nella redazione
del PPR.
SUO5. OSSERVATORIO DEI PAESAGGI URBANI
Il consumo di suolo, l’impermeabilizzazione e lo sprawl urbano contribuiscono anche alla
perdita e al degrado del paesaggio, "elemento importante della qualità della vita delle
popolazioni (…), elemento chiave del benessere individuale e sociale"13, determinando
così un ulteriore impatto, quello sociale e sul benessere umano.
Se l’analisi cartografica del consumo di suolo ha consentito di misurarne l’entità come
svolta nel periodo 2010-2011 ha consentito di interpretare i processi evolutivi che caratterizzano le trasformazioni urbane. E’ stato questo l’obiettivo perseguito dall’Osservatorio virtuale dei paesaggi, una delle azioni più importanti del progetto PAYSMED.URBAN
Alta qualità del paesaggio come elemento chiave nella sostenibilità e competitività delle
aree urbane mediterranee14, Programma Med 2007-2013 al quale la Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente - Direzione Generale ha partecipato in qualità di partner. Il
lavoro svolto ha consentito la creazione di un Atlante delle trasformazioni dei paesaggi
urbani15 che rappresenta una efficace risposta alla valutazione del fenomeno.
Emerge che il consumo di suolo si accompagna a trasformazioni della struttura generativa dei luoghi ovvero del paesaggio. Sinteticamente i fenomeni rilevati riguardano:
• le relazioni all’interno della città dove si osservano fenomeni vistosi di abbandono
del "centro" da parte di abitanti e attività, tendenza alla costruzione della città nuova facendo ricorso a tipologie insediative a carattere diffusivo con la conseguenza
di provocare, da un lato, la crescita del degrado e della desertificazione, dall’altro, la
perdita di identità e di impoverimento semantico e simbolico degli spazi;
• le relazioni tra aree urbane caratterizzate dalla polarizzazione di attività e popolazione in poche città (es. il capoluogo) cui si accompagna, per conseguenza, uno speculare abbandono e marginalità dei centri minori e di vasti territori extraurbani;
• l’assenza di relazioni tra nuove tipologie edilizie e luoghi; costruite, infatti, utilizzando l’indice edificatorio delle aree agricole e cresciute come per continue aggiunte,
13 Convenzione Europea sul Paesaggio, adottata dal consiglio d’Europa il 20 ottobre 2000 a Firenze, ratificata
dall’Italia nel 2006. Il trattato promuove la tutela, gestione e pianificazione dei paesaggi europei, oltre ad organizzare
la cooperazione europea in materia.
14 http://www.paysmed.net.
15 Atlante del Paesaggio urbano, a cura di Anna Abate, ESI Edizioni, Napoli, 2012.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo
riportata all’indicatore SUO1, l’analisi tramite sopralluoghi e uso della fotografia da terra
sono quasi sempre edificate senza alcun riferimento tipologico o costruttivo legato
alla tradizione ed all’immagine identitaria del luogo;
• la disattenzione nelle aree rurali ai caratteri agrari storici, creando una commistione
di segni costruiti spesso in stridente contrasto per forme, dimensioni e usi;
• la indifferenza alla continuità ecologica.
Tutto ciò impone di riflettere sull’inadeguatezza delle regole che la pianificazione ha fatto valere sui processi di morfogenesi dei nuovi luoghi.
FOTO 1. ACERENZA (PZ)
FOTO 2. CASTEL LAGOPESOLE,
AVIGLIANO (PZ)
Autore: Ernesto Salinardi
FOTO 3. MURO LUCANO (PZ)
FOTO 4. PIGNOLA (PZ)
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dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
218 > 219
Autore: Ernesto Salinardi
FOTO 5. TITO SCALO, TITO (PZ)
Autore: Antonio Bellotti
FOTO 6. VILLA D’AGRI, MARSICOVETERE (PZ)
Autore: Ernesto Salinardi
SUO6. OSSERVATORIO DEI MOSAICI RURALI
In relazione al fenomeno del cambiamento dell’uso del suolo di cui all’indicatore SUO3,
è in corso di svolgimento un progetto di analisi dei mosaici rurali della Basilicata, con
riferimento agli ambiti di paesaggio identificati a scala regionale: Complesso vulcanico del Vulture, Rilievi montani interni, Terrazzi del Bradano, Murgia materana, Alta Val
D’Agri, Collina argillosa, Pianura costiera, Massiccio del Pollino. L’analisi dei mosaici rurali
ha richiesto lo svolgimento delle seguenti attività:
• caratterizzazione ambientale degli ambiti di paesaggio, con riferimento agli aspetti
fisiografici e di uso attuale delle terre;
• analisi delle dinamiche di uso delle terre negli ambiti di paesaggio nel periodo 19602000;
• analisi tramite sopralluoghi e uso della fotografia da terra svolta nel periodo 20122013;
• predisposizione di una bozza di atlante aerofotografico e fotografico delle caratteristiche dei mosaici agroforestali di ciascun ambito, con evidenziazione di specifici
aspetti di valore e di criticità.
• analisi preliminare dei rapporti tra gli ambiti di paesaggio ed il sistema ecologicofunzionale (rete ecologica regionale).
In ciascuno degli 8 ambiti di paesaggio identificati sono state osservate le specifiche
dinamiche di uso delle terre nell’ultimo quarantennio, con riferimenti ai fondamentali
processi di:
• permanenza/intensivizzazione agricola;
• abbandono agricolo ed espansione delle superfici forestali e seminaturali;
• consumo di suolo legato allo sviluppo, urbano, produttivo, infrastrutturale;
• frammentazione dello spazio rurale negli ambiti periurbani.
Sinteticamente i fenomeni rilevati riguardano:
• l’espansione dei paesaggi forestali derivanti dal rimboschimento spontaneo e an-
anni cinquanta;
• l’abbandono colturale di mosaici agroforestali (oliveti, vigneti, frutteti);
• l’inserimento di nuovi elementi antropici nei mosaici rurali (fotovolatico, eolico e
minieolico);
• l’estensione delle urbanizzazioni in aree rurali e la frammentazione per effetto dello
sprawl;
• perdita della struttura periurbana storica caratterizzata dalla presenza di orti-giardini.
FOTO 7. L'ALTA VAL D’AGRI ESPANSIONE DEI PAESAGGI
FORESTALI PRESSO IL CENTRO
ABITATO DI MONTEMURRO (PZ)
FOTO 8. MASSICCIO DEL
POLLINO - ASSENZA DI CURE
COLTURALI IN RIMBOSCHIMENTI DI CONIFERE IN AGRO DI
MOLITERNO (PZ)
Autori: Rosetta Fulco, Salvatore Digilio
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo
tropico di praterie;
• l’assenza di cure colturali dei rimboschimenti di conifere realizzati a partire dagli
FOTO 9. LA COLLINA ARGILLOSA - ABBANDONO COLTURALE
DEI MOSAICI AGROFORESTALI
PRESSO L’ABITATO DI ALIANELLO (MT)
Autore: Rosetta Fulco
FOTO 10. LA COLLINA ARGILLOSA - PRESENZA DI CIPRESSI
SUPERSTITI DI VECCHI RIMBOSCHIMENTI, ALIANO (MT)
Autore: Ernesto Salinardi
FOTO 11A E 11B.
IL COMPLESSO VULCANICO DEL
VULTURE - L’INSERIMENTO DI
NUOVI ELEMENTI ANTROPICI
NEI MOSAICI RURALI
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
220 > 221
Autore: Antonio Bellotti
FOTO 12. L’ALTA VAL D’AGRI ESTENSIONE DELLE URBANIZZAZIONI IN AREE RURALI E
FRAMMENTAZIONE PER EFFETTO DELLO SPRAWL IN LOCALITÀ
ARENARA DI MARSICOVETERE
(PZ)
Autore: Antonio Bellotti
Passando dalla scala dell’intero territorio regionale a considerare i diversi ambiti di paesaggio, risulta che i fenomeni rilevati non operano uniformemente; ciascun ambito,
infatti, è caratterizzato da una specifica combinazione di dinamiche di trasformazione,
che si muove lungo una traiettoria evolutiva propria. Ad esempio, nell’ambito “Il complesso vulcanico del Vulture” l’espansione del bosco (+26%) è notevolmente più contenuta rispetto alla media regionale, mentre nell’ambito “I rilievi montani interni” i nuovi
boschi, che derivano dal rimboschimento spontaneo o artificiale di praterie, aumentano
del +161%. Parallelamente, l’estensione delle urbanizzazioni in aree rurali e la frammentazione per effetto dello sprawl è più evidente negli ambiti soggetti a maggiori pressioni
di tipo turistico- insediative, quali la pianura costiera, l’entroterra di Maratea e l’alta Val
d’Agri.
FOTO 13. IL MASSICCIO DEL
POLLINO - ESTENSIONE DELLE
URBANIZZAZIONI IN AREE RURALI E FRAMMENTAZIONE PER
EFFETTO DELLO SPRAWL
A MARATEA (PZ)
FOTO 14. ALTA VAL'DAGRI ESTENSIONE DELLE URBANIZZAZIONI IN AREA RURALE
Autore: Ernesto Salinardi
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo
Autore: Anna Abate
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222 > 223
FOCUS
Desertificazione
La Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla Desertificazione (UNCCD1) si propone
di combattere la desertificazione, intesa come diminuzione o scomparsa della produttività e della complessità biologica del terreno, anche in termini economici (costo degli interventi) e la siccità nelle zone aride, semi-aride e sub-umide. Nel mondo, sono oltre 100
le nazioni ad essere interessate da questo fenomeno che, per l’azione spesso congiunta
di cause antropiche e di cambiamenti climatici, risulta essere in continua espansione. Tra
queste nazioni si annoverano anche alcuni Stati del bacino del mediterraneo tra cui la
Grecia, la Spagna e l’Italia. Allo scopo di far interagire tra loro gli Stati coinvolti e di valutare l’entità del fenomeno, con il Progetto DISMED (Desertification Information System in
the MEDiterranean Region) è stata elaborata la mappa di sensibilità2 alla desertificazione
per tutto il bacino del mediterraneo alla scala 1: 1.000.000 (figura 1).
FIGURA 1. SENSIBILITÀ ALLA
DESERTIFICAZIONE DEL BACINO
DEL MEDITERRANEO, 2003
Da ulteriori analisi condotte a scala nazionale, secondo un approccio sviluppato dal CRACMA3, emerge un quadro variabile tra le Regioni: circa il 70% della superficie della Sicilia
presenta un grado medio-alto di vulnerabilità ambientale alla desertificazione, cui seguono il Molise (58%), la Puglia (57%), la Basilicata (55%); Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania presentano una percentuale di territorio vulnerabile compresa fra il 30% ed il 50%; Calabria, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia,
Veneto e Piemonte si attestano fra il 10 ed il 25% del territorio; Liguria, Valle d’Aosta e
Trentino Alto Adige hanno percentuali comprese fra il 2% e il 6% (figura 2).
1 United Nations Convention to Combat Desertification; la convenzione, strumento giuridicamente vincolante in materia di desertificazione, trae origine nel 1992 dalla Conferenza di Rio su Ambiente e sviluppo; è stata adottata il 17
giugno 1994 ed è entrata in vigore nel 1996; l’Italia ha ratificato nel 1997;
2 Per semplicità di lettura i termini "sensibilità", "vulnerabilità" e "rischio", in relazione al loro utilizzo riguardo la
tematica della desertificazione, sono qui considerati sinonimi.
3 CRA-CMA, Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura - Unità di ricerca per la Climatologia e la
Meteorologia applicata all’Agricoltura.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Desertificazione
Fonte: EEA - European Environment
Agency
FIGURA 2. VULNERABILITÀ AMBIENTALE, 2011
Fonte: nostra elaborazione su dati ISPRA
Questi dati sono suffragati da quanto riportato dall’Atlante nazionale delle aree a rischio
di desertificazione (CRA-INEA, Istituto Nazionale di Economia Agraria, 2007), per il quale le aree a rischio in Italia coprono circa il 21,3% della superficie nazionale ed il 41,1%
di quella dell’area potenzialmente a rischio, che risulta concentrata nella parte centro-
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
224 > 225
meridionale della penisola.
La Basilicata, per la sua complessità, è stata già dalla metà degli anni ’90 oggetto di riflessioni e di specifiche analisi nei confronti del problema desertificazione, anche attraverso
la diretta partecipazione dell’Ente Regione4. La metodologia ESA (Environmantal Sensitive Areas5), alla cui messa a punto ha contribuito il caso di studio del bacino del fiume
Agri (e successivamente adottata come standard a livello internazionale), giunge all’individuazione delle "aree sensibili" attraverso l’analisi combinata di alcuni indici ambientali,
sociali ed economici.
Scopo principale della metodologia è fornire uno strumento di analisi dei processi di desertificazione, sia in atto che potenziali, di individuare i fattori di rischio ed essere, quindi,
di supporto alla definizione delle possibili modalità di intervento (DSS, Decision Support
System6).
Nello specifico la vulnerabilità ambientale alla desertificazione è vista come il risultato
delle interazioni di fattori elementari (strati o layers) relativi a suolo, clima, vegetazione e
aspetti socio-economici (figura 3) che, singolarmente e nel loro insieme, risultano collegati a fenomeni di degrado ambientale o ad una gestione del territorio non sostenibile7.
4 Progetto DesertNet, Monitoraggio ed azioni di lotta alla desertificazione nella regione mediterranea europea,
2004; Progetto DesertLinks, Combating Desertification in Mediterranean Europe: Linking Science with Stakeholders,
2005; Progetto DesertNet 2 - P.I.C. Interreg III B MedOcc - Implementazione di una Piattaforma di Servizi per la lotta
contro la siccità e la desertificazione attraverso un sistema di azioni pilota nelle Regioni del Mediterraneo, 2008.
5 Progetto Europeo Medalus (MEditerranean Desertification And Land Use).
6 DSS o Decision Support System sono strumenti informatici che utilizzano dati e modelli matematici a supporto di
coloro che sono deputati a prendere decisioni (decision maker).
7 Gestione non sostenibile del territorio significa utilizzare le sue risorse con un’intensità di sfruttamento tale da
farle esaurire.
A titolo esemplificativo l’azione combinata di fattori elementari critici, quali la forte pendenza del terreno, l’elevata erodibilità del suolo, la limitata protezione esercitata dalla
vegetazione, le scarse precipitazioni concentrate in breve periodi dell’anno, la carenza
di politiche relative alla gestione del territorio, comporta un’elevata vulnerabilità alla
desertificazione.
L’interazione dei citati fattori elementari, opportunamente elaborati con l’attribuzione di
punteggi in grado di esprimere il peso esercitato da ciascun parametro ambientale nel
modificare la condizione di equilibrio di un sistema ecologico, riuniti in classi o "qualità"8,
mediati ed opportunamente riclassificati viene, infine, sintetizzata dalla Carta della aree
sensibili al fenomeno della desertificazione (figura 4), con la zonizzazione compresa tra
la classe N, "non affetta" e la classe C3, estremamente "critica"9.
FIGURA 3. SCHEMA ESA, 2005
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Desertificazione
Fonte: elaborazione di Ferrara A.
da "Carta delle aree sensibili alla
desertificazione e della Regione
Basilicata", 2005
8 Soil Quality SQI, (tessitura, litologia, pietrosità superficiale, drenaggio, pendenza, profondità), Climate quality
CQI (precipitazioni annuali, indice di aridità di Bagnouls e Gaussen, esposizione), Vegetation Quality VQI (protezione
dall’erosione, rischio incendio, resistenza alla siccità, copertura vegetale), Management Quality MQI (implementazione delle politiche gestionali, intensità di uso del suolo).
9 Sensibilità al rischio di desertificazione crescente secondo la sequenza: Non affette; Potenzialmente affette; Fragili
1; Fragili 2; Fragili 3; Critiche 1; Critiche 2; Critiche 3.
FIGURA 4. CARTA DELLA AREE
SENSIBILI (ESA) AL FENOMENO
DELLA DESERTIFICAZIONE DELLA REGIONE BASILICATA, 2007
Fonte: elaborazione di Ferrara A.
da "Carta delle aree sensibili alla
desertificazione e della Regione
Basilicata", 2005
Dall’analisi dei dati relativi alla variazione dell’ESA per gli anni 2004-2007 in Basilicata
(anni per i quali è possibile operare un confronto a scala regionale, figura 5) si assiste ad
una sostanziale riduzione del rischio di desertificazione, circostanza prevalentemente riconducibile all’aggiornamento degli strati informativi di base operato con l’introduzione
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
226 > 227
della Carta Forestale Regionale e della Carta dei Suoli (2006).
FIGURA 5. VARIAZIONE PERCENTUALE DELLE CLASSI ESA
TRA IL 2004
(PROGETTO DESERTNET)
E IL 2007 (PROGETTO DESERTNET II), 2010
Fonte: elaborazione di Mancino G. da
"Analisi delle potenzialità applicative del
metodo ESA", 2010.
Il 40% del territorio regionale, al 2007, è caratterizzato da condizioni a differente fragilità
(F 1, 2, 3, per complessivi 395.424 ettari) e circa il 9,5% presenta livelli di criticità più o
meno elevati (C 1, 2, 3, per complessivi 93.757 ettari).
Da evidenziare che le aree fragili e critiche sono localizzate prevalentemente nella zona
orientale della regione, al confine con le province di Foggia, Barletta-Andria-Trani, Bari
e Taranto, ove il territorio è, al contempo, interessato da fenomeni erosivi, da una certa
severità climatica accompagnata da limitata copertura vegetale e dallo sfruttamento ai
fini agricoli dei terreni. La parte del territorio regionale che ricade nelle aree attualmente
non interessate o potenzialmente sensibili usufruisce, invece, sia di una copertura vegetale che può essere definita "attiva" nella protezione del suolo (aree boscate), che di
politiche in grado di coniugare le esigenze gestionali a quelle di salvaguardia (parchi
nazionali e regionali, aree SIC e ZPS, riserve statali e regionali, piani di assestamento forestale, piani forestali territoriali di indirizzo etc).
FOTO 1. CALANCHI A PISTICCI
(MT)
FOTO 2. TORRENTE ALVARO,
GALLICCHIO (PZ)
Autore: Antonio Bellotti
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Desertificazione
Autore: Ernesto Salinardi
Bonifiche da amianto. Archivio iStock
Capitolo 13
Il progressivo degrado del suolo può essere determinato da eventi accidentali o da attività umane quali l’industria, l’agricoltura, l’urbanizzazione e il turismo. Nel corso degli
ultimi quarant’anni, l’incremento della produzione di rifiuti, l’utilizzo diffuso di sostanze
chimiche e di discariche inadeguate o abusive, la gestione impropria di sostanze pericolose, l’abbandono di siti industriali, militari e minerari, gli incidenti, sono stati tra le principali fonti di contaminazione del suolo. Come i processi naturali di formazione del suolo
sono molto lenti, così il completo risanamento dei danni causati al suolo può richiedere
migliaia di anni se affidato a processi di rigenerazione naturali. Gli interventi di bonifica
dei siti inquinati, in passato individuati come obblighi per garantire la tutela della salute
pubblica e delle risorse ambientali, sono oggi in continua evoluzione verso più ambiziosi
obiettivi di recupero, valorizzazione e sviluppo socio-economico del territorio. In questo
modo i costi delle azioni di risanamento spesso superiori al valore di mercato delle superfici, possono trovare copertura all'interno di procedimenti in cui si conciliano interessi
economici, ambientali e sanitari.
Il successo del risanamento dei siti contaminati cosiddetti "brownfields"1, va riconosciuto
nella capacità di innescare trasformazioni urbane tali da produrre benefici complessivi,
anche in termini sociali ed economici, superiori ai costi di bonifica. Si pensi, ad esempio,
alla possibilità in caso di riuso dei brownfields, di preservare le aree vergini, "greenfield",
per un uso sostenibile a vantaggio delle future generazioni.
Attualmente questo approccio è quello più proficuo di risultati, in quanto la dimensione
e il numero dei siti contaminati, non solo in Italia e in Basilicata, non sono confrontabili
con le risorse pubbliche disponibili. La dimensione del problema a scala europea è tale
da incidere sulle politiche economiche dei Paesi membri per diverse generazioni e persino di influenzare la competitività delle imprese. Oggi nei Paesi membri dell’UE si trovano
circa tre milioni di siti potenzialmente contaminati. Le stime mostrano che più dell’8%
(circa 300.000 siti) sono contaminati e necessitano di interventi, ma questa percentuale
1 Il termine anglosassone (campi "bruni") indica superfici non più utilizzate per finalità produttive e per questo in
attesa di una nuova destinazione d’uso. Si tratta di aree degradate in ambito urbano o periurbano divenute derelitte
in seguito alla cessione di attività industriali.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo
Contaminazione
e bonifica del suolo
è in continua crescita per effetto dell’avanzamento delle indagini di caratterizzazione
e monitoraggio ambientale. Il numero totale dei siti contaminati da bonificare entro il
2025 è previsto essere pari al 50% dei siti attualmente ritenuti potenzialmente contaminati. La contaminazione riscontrata è riconducibile ad attività commerciali ed industriali del passato e al trattamento e allo smaltimento di rifiuti. Nei siti commerciali ed
industriali le cause più frequenti di contaminazione del suolo e della falda sono i rilasci
da serbatoi e da tubazioni e gli incidenti; le industrie maggiormente responsabili della
contaminazione sono quelle metallurgiche, i poli chimici, le centrali termoelettriche e
le raffinerie. Degni di nota sono poi anche le stazioni di servizio e le lavanderie a secco,
menzionati come le sorgenti di contaminazione più frequenti in Lussemburgo, Lettonia,
Italia, Austria e Belgio. Il 37% circa dei siti è contaminato da metalli pesanti, il 34% da oli
minerali, il 13% da idrocarburi policiclici aromatici, il 6% da BTEX, il 4% da fenoli e il 2,4%
da organici policlorurati2.
A fronte di tale quadro, dimostrativo di altissimi interessi economici, si osservano "notevoli diversità tra i vari regimi nazionali riguardanti l’aspetto della contaminazione che
impongono obblighi molto diversi agli operatori economici, creando così una situazione
di disequilibrio in termini di costi fissi e una distorsione della concorrenza nel mercato
interno"3, il tutto in assenza di una norma comunitaria organica e specifica sulle bonifiche4, intervenuta nel settore con la Direttiva 2004/35/CE. In Italia5 la gestione dei siti
contaminati è avvenuta inizialmente con riferimento alle norme relative alla gestione
dei rifiuti, poi alle norme di protezione del suolo ed al rilascio nell’ambiente di sostanze
pericolose, comunque, secondo una normativa lacunosa, indeterminata e soprattutto
basata su un concetto di bonifica legato, sostanzialmente, alla rimozione di rifiuti tossici
presenti nei siti classificati come contaminati, prescindendo dal raggiungimento finale di
possibili standard di qualità connessi all’utilizzo previsto dell’area.
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
230 > 231
Proprio la definizione degli standard di qualità dei suoli6, che non è solo un problema
normativo, ma soprattutto di tipo scientifico e tecnico-operativo, rende la gestione di
questo settore particolarmente complessa.
2 Progress in management of contaminated sites (CSI 015), EEA Report, agosto 2007
3 Vedasi Proposta di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per la protezione del
suolo e modifica la direttiva 2004/35/CE COM (2006) 232.
4 In materia vige la Direttiva 2004/35/CE che stabilisce i principi generali in materia di responsabilità ambientale,
con riferimento alla prevenzione e riparazione del danno ambientale. Essa introduce un regime di responsabilità
oggettiva, derogabile da parte dei singoli Stati membri, i quali possono diversamente stabilire che, ai fini della sussistenza della responsabilità, debba essere provato l’elemento soggettivo dell’operatore (dolo o colpa). Su tutti gli altri
aspetti, la Direttiva individua dei requisiti minimi obbligatori, lasciando e demandando agli Stati membri la possibilità e l’onere di stabilire condizioni più restrittive e requisiti minimi. Ciascun stato membro, pur nell'ambito di linee guida comuni, ha elaborato discipline diverse per la bonifica dei siti contaminati, cosicchè tale eterogeneità introduce
forti distorsioni di mercato per le imprese e costi di risanamento ambientale molto diversi.
5 L’evoluzione normativa italiana , dal DLgs 22/97 e DM 471/99 al D Lgs 152/06, corrisponde ad una evoluzione della definizione di "sito da bonificare", non più riferito a situazioni di mero abbandono di rifiuti (anche non producenti
l’inquinamento del suolo-sottosuolo e delle risorse idriche), ma riferito a situazioni in cui l’inquinamento del suolo
è associato, invece, alla presenza di sostanze in grado di indurre una tossicità potenziale nei confronti degli esseri
viventi (biocenosi), ovvero di modificare le caratteristiche proprie dell’ambiente abiotico.
6 La definizione di standard di qualità dei suoli per una data sostanza S è l’individuazione di un valore di concentrazione CS della sostanza in esame, che determina un rischio ritenuto accettabile per la salute umana, considerate le
possibili vie di esposizione e i percorsi di contaminazione delle diverse matrici ambientali. Estendendo il riferimento
ad un’accezione non solo sanitaria, ma ecologica, gli standard di qualità dei suoli rappresentano le concentrazioni
che non arrecano danni ai comparti ambientali connessi con il suolo.
INDICATORE/INDICE
DPSIR
SCALA INDICATORE
UNITÀ
FONTE
MISURA
BON1
Piano regionale di bonifica
R
Numero siti
BON2
Siti censiti
P
Numero siti
BON3
Densità Territoriale
P
STATO
TREND
ATTUALE
n.ro puro
Regione
Basilicata
↑
n.ro puro
EEA
↑
2
2
n.ro puro
EEA
↑
2
2
n.ro puro
MATTM - ISPRA
Km siti/Km regione
Km siti/Km regione
☺
↑
BON4
Siti di interesse nazionale
P
BON5
Contaminazione comparto
economico
D
%
EEA
↑
BON6
Persistenza contaminazione
D
%
Regione
Basilicata
↑
BON7
Pericolosità Contaminante
P
BON8
Contaminazione per matrice
ambientale
S
%
EEA
BON9
Localizzazione
I
%
Regione
Basilicata
BON10
Diffusione della
contaminazione
I
%
Regione
Basilicata
BON11
Bonifiche comparto
economico e territorio
R
%
EEA
BON12
Programmazione Regionale
R
M€
Regione
Basilicata
Indice di pericolosità
relativa
Numero matrici
n.ro puro
☺
↑
☺
↑
↑
☺
↑
↑
☺
↑
BON1. PIANO REGIONALE DI BONIFICA
L’indicatore riporta il bilancio delle risposte complessive alle contaminazioni pregresse,
contenute nel Piano Regionale di Bonifica (PRB) e a quelle di nuova generazione.
La Basilicata è infatti dotata di un Piano Regionale di Bonifica (PRB), approvato contestualmente alla L.R. n. 6 del 2001. La ricognizione e classificazione dei siti in esso censiti
risale al 1997-1998 ed è stata sviluppata secondo i criteri del DM. 185 del 16/05/1989.
Tale pianificazione non può considerarsi conforme ai criteri sopraggiunti con l’emanazione del D.M. 471/99 e del D.Lgs. 152/06 e s.m.i., sebbene contenga un aggiornamento
relativo all’anno 1998. La verifica del conseguimento degli obiettivi di piano risulta di
fondamentale importanza per l’attuale valutazione dello stato dell’ambiente. Questa valutazione non può ridursi alla superficiale constatazione dell’anacronismo esistente tra
i criteri di questo piano con quelli attuali sopraggiunti con il DM 471/99 e D.Lgs. 152/06.
La consistenza del piano di cui trattasi, infatti, è rimasta confermata fino all’entrata in
vigore del D.Lgs. 205/2010 che stabilisce quale termine ultimo per l’adeguamento delle
norme regionali al D.Lgs. 152/06 il 12/12/2013. Indubbiamente l’elenco dei siti censiti
nel piano regionale non può ritenersi equivalente all’anagrafe dei siti da bonificare. Tale
equivalenza è esclusa già dagli articoli 2 e 17 del D.M. 471/1999 e dagli articoli 240 e 251
del D.Lgs.152/2006 e sarebbe ancor più erronea rispetto alle attuali definizioni di sito
contaminato e di bonifica. In realtà lo stato attuale dell’ambiente, in merito alla contaminazione del territorio lucano, dipende dallo stato attuale dei siti censiti dal piano effettivamente destinati alla bonifica, dei siti contaminati o potenzialmente contaminati di
nuova generazione e dei siti inquinati di interesse nazionale. La valutazione dello stato
attuale dell’ambiente deve perciò svilupparsi come un bilancio complessivo delle contaminazioni pregresse, contenute nel PRB, delle contaminazioni di nuova generazione
rispetto agli interventi complessivamente posti in essere.
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo
CODICE
SITI CENSITI DAL PIANO REGIONALE DI BONIFICA
Il PRB riporta il censimento di 890 siti. Queste aree sono classificate in: siti marginali o
bonificati esclusi dal piano, siti di bassa rilevanza, siti di rilevanza media e siti di alta rilevanza. Tale classificazione deriva dall’applicazione dell’algoritmo definito nel PRB per la
valutazione delle priorità di intervento.
La figura 1 riporta lo stato dei siti contaminati in Basilicata così come individuato nella
L.R. n. 6/2001. I criteri di valutazione adottati dal piano non sono omogenei con gli indicatori oggi utilizzabili. Tale disomogeneità non consente di valutare l’evoluzione della
situazione fino allo stato attuale.
FIGURA 1. CLASSIFICAZIONE DEI
SITI CENSITI NEL PIANO REGIONALE DI BONIFICA
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
232 > 233
Fonte: Piano Regionale di Bonifica
L.R. n. 6/2001
In particolare, si rileva che i siti classificati ad alta rilevanza facenti parte del programma
di emergenza del PRB sono 6. La tabella 2 ne riporta 5 considerati oggetto di interventi
immediati e il relativo stato di attuazione. Trattandosi di siti di proprietà delle P.A. le azioni poste in essere sono state realizzate/finanziate dalla Regione.
Località
Tipologia sito
Azioni
Riferimenti atti
Indagini/stato
Ex Liquichimica, Tito
Industria dismessa
con discarica aziendale
Sin
D.M. 468/2001
Sito candidato alla rilevanza
nazionale,effettivamente riconosciuta
con D.M. Ambiente; oggetto di messa
in sicurezza e caratterizzazione;
allo stato attuale è in corso la
progettazione degli interventi di
bonifica e ripristino-riutilizzo ai fini
produttivi
San Vito, Matera
Discarica rifiuti solidi
urbani
Caratterizzazione
D.M. 471/99
DGR 1476/2002
Sito oggetto di caratterizzazione ai
sensi del D.M. 471/99 risultato non
contaminato
Camastra
Piesco-Isca del Gallo,
Calvello
Discarica rifiuti solidi
urbani
Caratterizzazione
D.M. 471/99
DGR 1473/2002
Sito oggetto di caratterizzazione ai
sensi del D.M. 471/99 risultato non
contaminato
Pallareta, Potenza
Discariche rifiuti solidi
urbani
Adeguamento
discariche
DGR 1289/2010
Sito oggetto di lavori di stabilizzazione
dei bacini; attualmente oggetto di
caratterizzazione ai sensi del D.Lgs.
152/06
Menavoli, Lauria
Discarica rifiuti solidi
urbani
Caratterizzazione
DM 471/99
DGR 1733/2004
Sito oggetto di caratterizzazione ai
sensi del D.M. 471/99 risultato non
contaminato
TABELLA 2. PROGRAMMA DI
EMERGENZA DEL PRB E STATO
DI ATTUAZIONE, 2013
Fonte: Ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
Il sesto sito, corrispondente alla discarica di rifiuti solidi urbani di Maratea è riconosciuto
come regolarmente chiuso a seguito del cessato esercizio per aver colmato la volumetria
Tra i siti classificati a bassa rilevanza ne risultano compresi 152 censiti come discariche
potenzialmente contaminate che sono rientrate nella proceduta di infrazione da parte
della Commissione Europea nei confronti della Repubblica Italiana, procedura archiviata
nella seduta del 30.09.2010, n. 2003/2077C (2003-2338), avendo riconosciuto, la maggior
quantità di tali siti, che trattasi di discariche regolarmente constite e gestite secondo le
norme previgenti.
I siti, invece, realmente oggetto di abbandono di rifiuti, ancora interessati dalla procedura di infrazione risultano solo 10 per i quali con D.G.R. n. 1730/2013 sono stati concessi
finanziamenti finalizzati alla rimozione dei rifiuti abbandonati e al ripristino; i relativi lavori per i 7 siti sono conclusi, mentre per 3 sono in corso. Per gli altri siti classificati a bassa
rilevanza sarà il nuovo PRB ad eseguirne il censimento. La procedura di affidamento per
la redazione del nuovo PRB è stata avviata con D.G.R. n. 678/2013.
FIGURA 2. SITI PRESENTI NEL
PROGRAMMA DI MEDIO TERMINE DEL PIANO DI BONIFICA
DELLA BASILICATA ED OGGETTO
DI PROCEDURA DI INFRAZIONE
COMUNITARIA N. 2003/2077
(2013)
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo
autorizzata.
I pozzi petroliferi rappresentano la maggior parte del programma a medio termine del
PRB. Questa tipologia di siti comprende 108 aree, oggetto di attività petrolifere estrattive
attuali, attività esplorative e attività dismesse. Tutte queste postazioni petrolifere sono
sottoposte a procedimenti di caratterizzazione e bonifica ai sensi del D.Lgs. 152/06, analogamente ad altri siti già censiti nel PRB. Dopo la pubblicazione del PBR, la società Eni
spa ha presentato 83 comunicazioni di situazioni di potenziale inquinamento relative ad
altrettanti siti di pozzi petroliferi. Previ accordi con gli enti territoriali interessati, è stata
approvata la proposta di Eni spa di programmazione della tempistica di caratterizzazione degli 83 siti sviluppata su sei anni, dando priorità a quelli con inquinamento attivo
e poi a quelli con inquinamento passivo ed, infine, a quelli senza alcuna evidenza di inquinamento. In particolare, nell’area della Val d’Agri risultano 17 postazioni petrolifere
di Eni spa oggetto di procedimento: due procedimenti sono stati chiusi nel territorio di
Viggiano (Monte Alpi ovest 1 e Monte Enoc 4, Monte Alpi 5 or); quattro sono in corso di
esecuzione (bonifica Costa Molina 2, Monte Alpi 3 dir, Monte Alpi-2, Monte Alpi 4x); in
nove sono in corsole attività di caratterizzazione e nei restanti due è in corso di definizione il piano di caratterizzazione.
BON2. NUMERO SITI CENSITI
Come evidenziato in BON1, l’elenco dei siti censiti nel PRB (890) non può ritenersi equivalente all’anagrafe dei siti da bonificare da redigere secondo l’attuale definizione di sito da
bonificare; conseguentemente, l’indicatore prende in considerazione i soli siti censiti dal
PRB effettivamente destinati alla bonifica, i siti contaminati o potenzialmente contaminati di nuova generazione e i siti inquinati di interesse nazionale. I siti, sono attualmente
390 e rappresentano siti ricadenti, a qualsiasi titolo, in un procedimento di caratterizzazione e bonifica. Il conteggio non comprende i siti del Piano Regionale di Bonifica per
i quali non risultano in corso procedimenti. Gli unici siti inclusi, allo stato attuale, sono
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
234 > 235
i lotti del SIN dell’Area Industriale di Tito. In attesa dell’aggiornamento del PRB si rileva
una sostanziale diminuzione dei siti potenzialmente inquinati/contaminati, attestando
un miglioramento dello stato ambientale regionale. La figura 3 indica la distribuzione
dei siti per Comune.
FIGURA 3. NUMERO DI SITI
PER COMUNE
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
BON3. DENSITÀ TERRITORIALE
L'indicatore BON3 indica la quantità di territorio compromessa da processi di contaminazione potenziale o in atto. Questa valutazione viene eseguita calcolando il rapporto tra
la superficie dei siti oggetto di procedimento di caratterizzazione e bonifica e la superficie del territorio regionale. Anche in questo caso si escludono solo i siti effettivamente
bonificati, perciò, il risultato ottenuto può considerarsi conservativo. Tale impostazione
compensa in parte la scarsità dei dati disponibili, dipendenti dalla struttura delle informazioni sui siti contaminati. La superficie di un sito contaminato infatti, è determinabile
solo nella fase conclusiva del procedimento, allorquando siano disponibili i risultati della
caratterizzazione e della progettazione degli interventi.
FIGURA 4. RIPARTO PER AMBITO COMUNALE DEI SITI CENSITI
POTENZIALMENTE CONTAMINATI, 2013
I dati attualmente disponibili indicano che tale parametro è prevalentemente influenzato dalla dimensione dei SIN, aventi l’ordine di grandezza del chilometro quadro; mentre
nell’insieme la superficie di tutti gli altri siti diversi dai SIN è pari a 157.846 m2. I dati mostrano, ancora una volta, come la maggior parte dei siti contaminati o potenzialmente
tali rientra nei SIN.
Questo parametro riassume la frequenza sul territorio regionale di eventi di contaminazione in atto e potenziale. Risulta evidente che il 59% dei siti è concentrato nei comuni
di Tito, Ferrandina, Pisticci e Viggiano, ossia in corrispondenza delle principali aree industriali della Regione. Si rileva la coerenza di tale dato anche rispetto alla perimetrazione
dei SIN, che in termini strategici comprendono sia l’area industriale di Tito che la Val Basento con i comuni di Ferrandina e Pisticci, come indicato dalla figura 4.
BON4. SITI DI INTERESSE NAZIONALE
La legislazione italiana riconosce quali Siti d’Interesse Nazionale (SIN) quelle aree in cui
l’inquinamento di suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee è talmente esteso
e grave da costituire un serio pericolo per la salute pubblica e per l’ambiente naturale7. La gravità della contaminazione in queste zone, con rilevanti impatti ambientali, sanitari e socio-economici, ha fatto sì che esse venissero prese in carico dallo Stato, con
stanziamento di fondi ad hoc per la loro messa in sicurezza e bonifica. La titolarità dei
7 Il D.M. Ambiente 18 settembre 2001, n. 468 (Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti
inquinati) descrive ed aggiorna quelli che sono i "Siti di Interesse Nazionale" (SIN) preventivamente definiti dalla
Legge n. 388/2000
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
procedimenti dei SIN, infatti, è del Ministero dell’Ambiente, mentre le Autorità Locali
sono spesso coinvolte come soggetti attuatori degli interventi e come responsabili dello sviluppo e salvaguardia dei territori interessati. I dibattiti e le polemiche ricorrenti in
merito ai SIN riguardano l’insufficienza dei finanziamenti e i lunghi tempi per la realizzazione della bonifica, necessaria per la restituzione agli usi legittimi. Tali discussioni sono
condivisibili solo in minima parte, dal momento che l’Italia è tra le prime nazioni europee
in quanto ad evoluzione giuridica e risorse finanziare destinate alla bonifica del territorio.
I dati EEA8 normalizzati per unità di PIL e di superficie, confermano la posizione italiana,
di rappresentata nella figura 5, ove si riporta la ricognizione dei flussi finanziari destinati
da ogni nazione alla bonifica nei vari settori di intervento. È vero, però, che tempi di spesa
dei finanziamenti assentiti registrano ritardi generali in tutta Italia. L’interpretazione di
tale evidenza non può prescindere dalla considerazione della complessità dei procedimenti di messa in sicurezza, caratterizzazione e bonifica, emergenti dalle nuove istanze e
modelli di tutela dell’ambiente provenienti dall’ordinamento comunitario.
La regione Basilicata ha due Siti di Interesse Nazionale: Valbasento e Tito, un numero
che la pone all’undicesimo posto tra le regioni italiane, come evidenziato nella figura 6
dove si rappresenta, per ciascuna regione, la superficie occupata dai siti inquinati di interesse nazionale, espressa in percentuale, e il numero dei siti compresi nel Programma
Nazionale di Bonifica nei relativi aggiornamenti succedutisi nel tempo. Il dato nazionale
attuale indica un rapporto pari al 2,4% della superficie totale, distribuito in 57 siti contaminati. Tra le regioni aventi una superficie vincolata superiore alla percentuale nazionale
si annoverano: la Campania con il 17,9% e 6 siti contaminati; il Lazio con il 6,8% e 2 siti
contaminati; la Sardegna con il 6,5% e 3 siti contaminati; il Piemonte con il 4,2% e 6 siti
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
236 > 237
contaminati; la Basilicata con 0,36% e 2 siti.
FIGURA 5. SPESA ANNUA NAZIONALE PER LA GESTIONE DEI SITI
CONTAMINATI PER UNITÀ DI PIL
(2007)
Fonte: European Environment Agency
-Expenditure for contaminated sites
remediation in selected countries as per
mille of the Gross Domestic Product (GDP)
- July 2007
8 EEA: European Environment Agency - Agenzia Europea dell’Ambiente
FIGURA 6. RAPPORTO TRA
SUPERFICIE SIN E SUPERFICIE
REGIONALE E RELATIVO NUMERO IN ITALIA (2008)
Fonte: Annuario ISPRA
L’indicatore rappresenta il rapporto tra la superficie dei SIN ancora vincolata9 e la superficie del territorio regionale (figura 7). Si rileva la quantità di territorio pesantemente
compromessa da stati di contaminazione, in genere derivanti da passate industrializzazioni, in contrapposizione alla programmazione degli interventi di risanamento, ripristino e riutilizzo attraverso finanziamenti nazionali secondo lo strumento degli accordi di
FIGURA 7. EVOLUZIONE DEL REGIME DEI VINCOLI NEI DUE SIN
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
L'indicatore BON4 rappresenta il rapporto tra la superficie dei SIN ancora vincolata e la
superficie del territorio regionale (figura 7). Si rileva la quantità di territorio pedantemente compromessa da stati di contaminazione in genere derivanti da passate industrializzazioni, in contrapposizione alla programmazione degli interventi di risanamento, ripristino e riutilizzo attraverso finanziamenti nazionali secondo lo strumento degli accordi
di programma.
9 L’obbligo di bonifica è garantito da oneri reali e privilegi speciali immobiliari che ai sensi dell’art. 253 del D.Lgs.
152/06 devono riportarsi nel certificato di destinazione urbanistica come vincolo all’utilizzo dell’area soggetta a bonifica. La certificazione di avvenuta bonifica rilasciata dalla Provincia, ai sensi dell’art. 248 comma 3 del D.lgs. 152/06,
costituisce titolo per la restituzione agli usi legittimi dell’area e lo svincolo delle garanzie finanziarie.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo
programma.
L’elaborazione dei dati dimostra che la superficie dei SIN è complessivamente diminuita
di 5 volte rispetto alla perimetrazione iniziale. Attualmente risulta ancora oggetto di vincolo il 0.062 % del territorio regionale.
BON5. CONTAMINAZIONE PER COMPARTO ECONOMICO
L’indicatore consente di riconoscere la provenianza della contaminazione rispetto al
comparto economico di appartenenza. In Basilicata il comparto che incide maggiormente è quello estrattivo e di prospezione di idrocarburi. Tale incidenza viene calcolata
tenendo conto dei lotti ricadenti a qualsiasi titolo nel procedimento di caratterizzazione.
Sono conteggiati i singoli lotti del SIN Val Basento e del SIN di Tito e tutti i lotti con procedimento di caratterizzazione e bonifica. Lo scenario risultante può considerarsi estremamente cautelativo, in quanto vengono esclusi dal conteggio solo i siti bonificati.
FIGURA 8. NUMERO DI SITI PER
TIPOLOGIA DI APPARTENENZA E
RELATIVA INCIDENZA PERCENTUALE, 2013
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
238 > 239
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
Risulta evidente che alla maggior parte dei siti sono associati interessi economici la cui
integrità finanziaria dipende dalla restituzione delle aree agli usi legittimi, in quanto
qualunque inadempimento comporterebbe proficui interventi sostitutivi in danno della
proprietà.
I "siti orfani"10 rientrano per la maggior parte nei SIN, perciò le loro sorti ricadono nella
competenza del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare.
BON6. DURATA DELLA CONTAMINAZIONE
La durata della contaminazione misura il tempo intercorrente tra l’evento di contaminazione e l’avvenuta bonifica del sito. Il numero degli interventi di bonifica finora ultimati
in Basilicata è ancora troppo esiguo per stimare la durata della contaminazione. In attesa
dell’ultimazione dei procedimenti di caratterizzazione e bonifica, i siti potenzialmente
contaminati vengono classificati in:
• siti a contaminazione storica - D.M. 471/99;
• siti a contaminazione pregressa - D.M. 471/99 al D.Lgs. 152/06;
• siti a contaminazione recente - D.Lgs. 152/06.
10 Sono quei siti in cui non sono individuabili i soggetti obbligati all’esecuzione della caratterizzazione e bonifica.
In questi casi il costo degli interventi ricade sulla Pubblica Amministrazione da eseguirsi secondo un ordine di priorità
da stabilirsi in funzione del grado di pericolosità della contaminazione.
FIGURA 9. PERSISTENZA DEI
SITI CONTAMINATI AL 2010
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
La figura 9 indica che la contaminazione pregressa è riferita ai lotti compresi nei siti inquinati di interesse nazionale la cui titolarità ricade sul Ministero dell’Ambiente e della Tutela
del Territorio e del Mare che, dovendo approvare in Conferenza di Servizi gli atti istruttori
e decisori di tutti i SIN, è impegnato in procedure tecniche ed amministrative di particolare complessità e di lunga durata. Tale contesto potrà trovare giovamento dall’attivazione di due Accordi di Programma di cui, uno è destinato al SIN Val Basento, già stipulato,
BON7. PERICOLOSITÀ
La valutazione della pericolosità della contaminazione delle acque sotterranee e del suolo viene eseguita utilizzando le rispettive CSC, Concentrazioni Soglia di Contaminazione,
stabilite dal D.Lgs. 152/06. La Tabella 2 di cui all’Allegato 5 del D.Lgs. 152/06 riporta le CSC
per le acque sotterranee in cui è possibile riconoscere le Diossine e i Furani come composti a maggiore pericolosità, in quanto il limite normativo corrisponde alla concentrazione
più bassa in assoluto nell’elenco dei composti. Analogamente può ritenersi per la matrice suolo facendo riferimento alla Tabella 1 dell’Allegato 5. Per questi motivi la CSC per le
Diossine e i Furani, pari a 0,00001 g/litro per le acque e 0,00001 mg/kg per il suolo, si definisce come indice di pericolosità assoluta, in base al quale è possibile calcolare il livello di
pericolosità della contaminazione del suolo e delle acque sotterranee. I grafici seguenti,
di figura 10 e 11, riportano in scala logaritmica inversa la CSC stabilita per le Diossine e
i Furani come limite di pericolosità. L’elenco riportato sull’asse orizzontale comprende
tutti i contaminanti riscontrati nelle acque e nei suoli della Basilicata. Le rappresentazioni
grafiche11 consentono di riconoscere il livello di pericolosità come la distanza intercorrente tra il punto di pericolosità di ciascun composto e il limite orizzontale di pericolo.
Sebbene sia corretto correlare alle condizioni specifiche di ciascun sito la presenza dei composti,
i grafici rappresentano una valutazione semplificata dei livelli di pericolosità.
11
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo
mentre l’altro è in via definizione.
FIGURA 10. LIVELLI DI PERICOLOSITÀ DELLA CONTAMINAZIONE DELLE ACQUE SOTTERRANEE
CALCOLATI RISPETTO AL LIMITE
PREVISTO PER LE DIOSSINE E
FURANI
FIGURA11. LIVELLI DI PERICOLOSITÀ DELLA CONTAMINAZIONE DEL SUOLO CALCOLATI
RISPETTO AL LIMITE PREVISTO
PER LE DIOSSINE, FURANI E
POLICOROBIFENILI
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
240 > 241
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
Si evince che per le acque sotterranee nessun punto di pericolosità interseca il limite.
Tra i contaminanti delle acque sotterranee presenti in Basilicata, fino ad oggi, non sono
presenti le Diossine ed i Furani mentre gli altri sono di svariati ordini di grandezza meno
pericolosi.
Il grafico della pericolosità della contaminazione del suolo mostra che la contaminazione
da PCB raggiunge il limite di massimo pericolo, in quanto tali composti hanno una CSC
uguale a quella assunta come limite di pericolosità.
BON8. CONTAMINAZIONE DELLE MATRICI AMBIENTALI
La variazione dello stato di contaminazione ambientale dipende dalla varietà di contaminanti presenti nell’ambiente. La contaminazione del suolo e delle acque sotterranee è
espressa dalla percentuale di siti interessati da una determinata classe di contaminanti.
In questo modo è possibile correlare il numero e la tipologia di contaminanti con lo stato
del suolo e delle acque sotterranee. Quanto maggiore è il numero di classi di contaminanti e il numero di siti interessati, tanto maggiore sarà lo stato di contaminazione ambientale di ciascuna matrice ambientale considerata.
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
Il grafico dimostra che la maggior parte dei siti caratterizzati presenta una contaminazione di metalli nelle acque sotterranee, mentre il suolo è prevalentemente contaminato da
composti policiclici aromatici. Si riconosce, inoltre, la bassa incidenza di composti cancerogeni nel suolo, riscontrata tre volte per i soli composti alifatici cancerogeni. L’associazione di questo parametro al BON7 consente di valutare come i composti più pericolosi
presentano una bassa frequenza e superano le CSC in un numero ridotto di casi.
BON9. LOCALIZZAZIONE DELLA CONTAMINAZIONE
Questo indice esprime in termini percentuali la distribuzione dei siti nelle aree industriali, agricole, ed urbane, così da valutare la pericolosità dello stato di contaminazione in
funzione del diverso contesto territoriale, influenzando drasticamente le conseguenze
sanitarie ed ambientali.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo
FIGURA 12. FREQUENZA DI
CONTAMINAZIONE DEL SUOLO E
ACQUE SOTTERRANEE ESPRESSA
COME NUMERO DI SUPERAMENTO PER CIASCUNA CLASSE DI
CONTAMINANTE, 2013
FIGURA 13. LOCALIZZAZIONE
DEI SITI OGGETTO DI PROCEDIMENTO, 2013
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
I dati mostrano che il maggior numero di siti oggetto di procedimento si trova nelle aree
industriali e solo il 7% si trova in centri abitati.
BON10. DIFFUSIONE DELLO STATO DI CONTAMINAZIONE
L’impatto della contaminazione si valuta in base alla sua diffusione nell’ambiente calcolando il numero di siti in cui l’inquinante si ritrova sia nel suolo che nelle acque sotterranee. La lettura combinata con BON7, relativo alla pericolosità della contaminazione,
consente di valutare la criticità dei siti secondo i criteri di BON10, in cui la maggiore dif-
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
242 > 243
fusione delle contaminazione è quella estesa ad entrambe le matrici, mentre il livello di
pericolosità si desume dall’indice di pericolosità relativo, secondo i criteri di BON7. In
base ai dati disponibili sulla caratterizzazione dei siti oggetto di procedimento si osserva
che in 68 casi la contaminazione ha interessato unicamente il suolo, in 69 solo le acque,
mentre in 9 siti lo stato di contaminazione interessa sia il suolo che le acque sotterranee
(Tabella 3).
TABELLA 3. SITI POTENZIALMENTE CONTAMINATI IN CUI LA
CONTAMINAZIONE INTERESSA
SIA IL SUOLO CHE LE ACQUE
SOTTERRANEE, 2013
Fonte: Ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
Sito Denominazione sito
Tipo sito
1
Esso Italiana
Punto vendita carburanti MATERA
Comune
Radici Maria Anna
Località
2
Shell Italia s.p.a.
Punto vendita carburanti MATERA
Via Lazazzera n.10
3
Esso Italiana
Punto vendita carburanti POTENZA
Viale Firenze
4
Alli 1
Postazione petrolifera
VIGGIANO
Località Case Rosse
5
S.BERNARDINO 1
Postazione petrolifera
FERRANDINA
S. Bernardino
6
ESSO ITALIANA ERL
Postazione petrolifera
7
ENI SPA DIVISIONE AGIP Postazione petrolifera
PISTICCI
San Cataldo
8
ENI SPA DIVISIONE AGIP Postazione petrolifera
PISTICCI
Pantone
9
ENI SPA DIVISIONE AGIP Postazione petrolifera
FERRANDINA
Costa dell’Abate
MONTEMURRO Regina Elena
Il numero complessivo non è particolarmente alto sebbene, nel suolo del sito 3 si evidenziano ben 10 superamenti delle CSC, e nelle acque sotterrane del sito 2 se ne ritrovano
9; inoltre, in entrambi i casi alcuni dei contaminanti rilevati sono di tipo cancerogeno ed
altri hanno un indice di pericolosità relativo elevato. I grafici della figura 14 dimostrano,
però, che i contaminanti più frequenti sono le specie metalliche ed i solfati caratterizzati
da un basso indice di pericolosità relativo. Una minore criticità complessiva, rispetto al
numero di contaminanti e alla rispettiva pericolosità relativa è riscontrabile negli altri 8
siti, ad esempio il sito i, le cui acque risultano contaminate solo da alluminio ed i suoli
solo da idrocarburi pesanti. Nell’insieme, i 9 siti complessivamente rappresentati, allo
stato attuale, devono riconoscersi solo potenzialmente contaminati in quanto per nessuno di essi si dispone dell’analisi di rischio sito specifica. Solo dopo la valutazione sito
specifica si potranno riconoscere gli obblighi di bonifica riconducili a quelle situazioni in
cui risultano superate le soglie di accettabilità.
L’affidabilità di queste considerazioni è ancora limitata per effetto del basso numero di
siti giunti a conclusione del procedimento di caratterizzazione, tuttavia possono indicare
una tendenza complessiva.
FIGURA14. SITI POTENZIALMENTE CONTAMINATI PER ENTRAMBE LE MATRICI AMBIENTALI, 2013
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
BON11. BONIFICHE PER COMPARTO ECONOMICO E DISTRIBUZIONE
TERRITORIALE
Questo indicatore viene calcolato come tasso percentuale degli interventi di bonifica
realizzati per comparto di appartenenza e deve leggersi in combinazione con lo stato di
avanzamento del procedimento di bonifica, in modo da quantificare oggettivamente la
progressione delle azioni di risanamento in atto sul territorio.
FIGURA15. SITI IN CORSO DI
BONIFICA PER COMPARTO ECONOMICO, 2013
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
L’analisi dei dati dimostra il basso numero di interventi ultimati ai sensi del D.Lgs. 152/06
per tre siti, ma anche la presenza sul territorio regionale di 38 siti in fase di bonifica. In
figura 15 si riporta la distribuzione per ambito comunale dei 38 procedimenti di bonifica attualmente in corso, dove risulta evidente che la maggior parte dei procedimenti di
bonifica è ascrivibile al comparto delle estrazioni e prospezioni petrolifere ed al settore
di punti vendita carburanti.
FIGURA16. DISTRIBUZIONE
DELLE BONIFICHE SUL TERRITORIO REGIONALE
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
244 > 245
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
BON12. PROGRAMMI REGIONALI DI BONIFICA
La principale azione di risposta allo stato di contaminazione ambientale è l’effettivo risanamento dei territori interessati. Nel periodo di osservazione, 2000-2011, la Regione ha
finanziato interventi di bonifica per un importo pari a € 8.231.448, contro € 6.801.090 di
fondi statali. Le figure di seguito riportate indicano le somme impegnate per le attività
di bonifica su tutto il territorio regionale, e quelle impegnate per i due SIN, Tito e Valbasento. La L.R. n. 27/2011 ha destinato risorse regionali aggiuntive al settore bonifiche
per un importo di 5 milioni di Euro oltre ad ulteriori 5 milioni come fondo di rotazione.
Nell’immediato futuro potranno rendersi disponibili altre risorse statali provenienti dai
Fondi FAS, sulla base di specifiche proposte già presentate dalla Regione.
FIGURA17. SOMME IMPEGNATE
PER ATTIVITÀ DI BONIFICA NEI
SIN (2000-2008)
FIGURA 18. SOMME IMPEGNATE PER ATTIVITÀ DI BONIFICA
IN BASILICATA (2000-2012),
2012
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo
Fonte: nostra elaborazione su dati
dell’ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
246 > 247
FOCUS
SIN Tito e Val Basento
I Siti di Interesse Nazionale (SIN) ricadenti in Regione Basilicata sono:
• "Tito", dichiarato SIN con D.M. n. 468/01, in provincia di Potenza, limitato all’Area
Industriale del Comune di Tito, come da perimetrazione del D.M. Ambiente dell’8
luglio 2002;
• "Area industriale della Valbasento", dichiarato SIN con Legge 179/2002, in provincia
di Matera, comprendente parte dei territori dei comuni di Ferrandina, Grottole, Miglionico, Pisticci, Pomarico e Salandra, come da perimetrazione del D.M. Ambiente
del 26 febbraio 2003.
Per entrambi i SIN sono già stati eseguiti interventi di messa in sicurezza, indagini preliminari e caratterizzazione, finanziati con risorse regionali per un importo complessivo
di € 4.638.626,40, (di cui € 510.000,00 per il sito di "Tito" ed € 4.128.626,40 per il sito "Val
Basento") e con risorse statali per un importo complessivo di € 3.263.012,99 (di cui €
2.913.012,99 per il sito "Tito" ed € 350.000,00 per il sito "Val Basento").
dello Sviluppo Economico, il Ministero dell’Ambiente e la Regione Basilicata finalizzato a
promuovere la riconversione industriale, la reindustrializzazione e la riqualificazione economica dei siti di interesse nazionale Tito e Val Basento mediante interventi di bonifica e
di ripristino ambientale che consentano e favoriscano lo sviluppo di attività produttive
ecosostenibili capaci di assicurare la valorizzazione delle forze lavorative dell’area.
Gli interventi previsti dall’Accordo sono in continuità con gli interventi già finanziati ed
eseguiti, che hanno consentito la definizione di un quadro conoscitivo dell’inquinamento dei siti, necessario alla definizione dei successivi livelli di progettazione delle azioni di
ripristino ambientale.
La Regione Basilicata ha inteso destinare ingenti risorse per la riqualificazione di entrambi i SIN, inserendo i relativi interventi già nel Programma Operativo Regionale 2000-2006,
riconfermando tale scelta programmatica nel P.O. FESR 2007-2013 e soprattutto destinando a tale finalità una notevole quota del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 20072013.
Infatti la copertura finanziaria degli interventi di cui al citato Accordo ammonta ad
€ 46.768.703,01 ed è assicurata dalle seguenti risorse:
a. FSC 2007/2013 ex delibere CIPE 87/2012
€ 41.723.249,01
b. DM 28 novembre 2006, n. 308
€ 2.272.727,00
c. PO FESR 2007 /2013
€ 2.272.727,00
d. Decreto Direttoriale MATTM n. 232/QdV/ del 22.02.2004
€ 500.000,00
Di seguito il dettaglio degli interventi finanziati con Delibera CIPE n. 87 del 3 agosto
2012.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > SIN Tito e Val Basento
Il 20 Giugno 2013 è stato stipulato un Accordo di Programma Quadro fra il Ministero
ID
INTERVENTI DI BONIFICA
RISORSE REGIONALI
1
SIN Tito - Prosecuzione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle acque di falda
€ 11.000.000,00
2
Sin Tito - Bonifica dell’area fluviale inclusa nel SIN
€ 3.000.000,00
3
SIN Tito - messa in sicurezza e bonifica delle scorie siderurgiche
€ 3.295.181,98
4
SIN Tito - Messa in sicurezza permanente del bacino Fosfogessi
€ 6.000.000,00
FSC 2007/2013
TOTALE SIN TITO
€ 23.295.181,98
5
SIN Val Basento - Completamento dell’esecuzione della caratterizzazione dell’area ex pista Mattei
€ 1.717.914,77
6
SIN Val Basento - Completamento messa in sicurezza e bonifica acque di falda delle sole aree di competenza pubblica
€ 10.800.000,00
7
SIN Val Basento - Bonifica dei suoli delle aree pubbliche nonché di quelle agricole colpite da inquinamento indotto
€ 3.255.000,00
8
SIN val Basento - Completamento della caratterizzazione delle acque superficiali e sedimenti dell’asta fluviale Basento e
completamento della progettazione degli interventi di MISE e bonifica delle acque superficiali e dei sedimenti dell’asta
fluviale del fiume Basento
€ 1.000.000,00
9
SIN Val Basento - Realizzazione messa in sicurezza e bonifica delle acque superficiali e sedimenti dell’asta fluviale del
fiume Basento
€ 3.000.000,00
10
SIN Val Basento - Progettazione e realizzazione interventi di messa in sicurezza e bonifica del sito ex Materit
€ 3.700.000,00
TOTALE SIN VAL BASENTO
€ 23.472.914,77
BASILICATA TOTALE FINANZIAMENTI
€ 46.768.096,75
Il SIN Val Basento è stato perimetrato con Decreto Ministeriale del 26 febbraio 2003 e
comprende al suo interno l’area industriale di Ferrandina, Salandra e Pisticci, per un totale di 67 aziende. La presenza del Fiume Basento ha reso necessario considerare nella
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
248 > 249
perimetrazione iniziale la base dei versanti di confine orografico della valle in cui sono
presenti territori che, sebbene non industrializzati, potevano essere interessati da processi di migrazione degli inquinanti mediati dai processi fluviali e della rispettiva falda
di subalveo. Per questi motivi l’area inizialmente perimetrata era di 3.400 Ha ripartiti nei
comuni di Ferrandina, Grottole, Miglionico, Pisticci, Pomarico e Salandra.
FIGURA1. CONFRONTO TRA LE
SUPERFICI ORIGINARIAMENTE
RICADENTI NEL SIN VAL BASENTO E SUPERFICI SVINCOLATE
ESENTI DA INQUINAMENTO
DISTINTO PER AMBITO COMUNALE, 2013
Fonte: Ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
Le azioni poste in essere hanno consentito di ottenere lo svincolo, con la restituzione agli
usi legittimi, del 92% del sito Val Basento, risultato esente da inquinamento, e di riconoscere l’esistenza di 44 centri di pericolo "hot spot1"con una superficie di circa 166 Ha.
FIGURA 2. AREE AGRICOLE
RISULTATE LOCALMENTE INQUINATE, 2013
Risultano vincolati solo i lotti industriali effettivamente industrializzati, mentre quelli industriali liberi, risultati esenti da inquinamento del suolo, a seguito delle procedure di
caratterizzazione svolte dalla Regione, sono stati restituiti agli usi legittimi. La caratterizzazione di questi ultimi, finanziata e realizzata dalla Regione come aree di proprietà della
Pubblica Amministrazione, è avvenuta con i criteri previsti per le aree agricole e, laddove
risultati esenti da inquinamento dei suoli, ha reso disponibili per lo sviluppo industriale
aree già originariamente destinate a questo uso.
La caratterizzazione dell’intero sito può dirsi conclusa ed i risultati acquisiti dimostrano l’inquinamento delle acque sotterranee nel comprensorio di Ferrandina e Pisticci. Lo
svincolo delle aree è subordinato alla definizione dei valori di fondo naturale relativamente ai composti Ferro, Manganese, Solfati, mentre gli interventi di bonifica sono inseriti nell’Accordo di Programma tra Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e
del Mare con la Regione Basilicata e i Comuni dell’area. Questo accordo, stipulato in data
21/12/2009, ha avuto una prima copertura finanziaria pari a 4,54 milioni di Euro garantita
in parti uguali dalla Regione Basilicata e dal MATTM. La progettazione esecutiva degli interventi è attualmente in corso da parte del soggetto attuatore, già individuato di comune accordo tra le parti nella SOGESID. Il SIN di Tito è stato istituito con il D.M. Ambiente 8
luglio 2002 e D.M. n. 468/01. Il suo perimetro comprende l’area industriale di Tito, da cui
prende il nome, ed ha una estensione di circa 430 Ha, di cui 60 di proprietà pubblica sono
a loro volta distinti in 28 per la viabilità e 32 relativi al sito industriale dell’ex Liquichimica. Lo stato ambientale di questo SIN è in miglioramento. La Regione Basilicata in data
14/01/2004 ha ottenuto, a seguito delle attività di caratterizzazione, lo svincolo dei suoli
risultati non contaminati per una superficie di 90 ettari non interessata da insediamenti
produttivi. In data 16/10/2007 sono stati ultimati i primi interventi di messa in sicurezza
d’emergenza, impedendo l’abbandono di rifiuti nell’area ex Liquichimica, grazie all’interdizione dei luoghi. Sono stati eliminati inoltre, tutti i rifiuti presenti nel soprassuolo e
1 Hot spot, punti del sito considerati focolai di contaminazione, dove la concentrazione di inquinante risulta particolarmente elevata.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > SIN Tito e Val Basento
Fonte: Ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale
smaltiti 19.350 m2 di cemento amianto costituenti il manto di copertura dei capannoni
dell’ex Liquichimica, così come è evidente nelle seguenti ortofoto.
EVOLUZIONE DELLO STATO DEI
LUOGHI EX LIQUICHIMICA
FOTO 1. PRIMA DEGLI INTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA
(1998)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
250 > 251
FOTO 2. STATO ATTUALE (2011)
Questi interventi hanno anche consentito di eliminare i serbatoi di ammoniaca presenti
nell’area che, sebbene risultati vuoti e quindi innocui, rappresentavano lo stato di degrado dell’area. Altri aspetti emblematici di questo SIN sono: il cosiddetto "bacino gessi" o
vasca fosfogessi ed i cumuli di scorie. La precedente condizione del sito e l’insieme dei
resti del passato industriale contribuivano ad ipotizzare scenari apocalittici, in cui trovavano posto anche ipotesi di smaltimento di residui radioattivi. Gli interventi del MISE
eseguiti hanno isolato le scorie di acciaieria grazie al loro trasferimento e risagomatura in
area più idonea, all’interno del sito stesso, ed evitato il contatto con il contesto ambientale grazie ad un intervento di capping provvisorio. Recentemente (giugno 2013) rilevazioni radiometriche effettuate dall'Arpab hanno evidenziato livelli di radioattività nei fosfogessi tali da richiedere adempimenti di sorveglianza fisica della radioprotezione con la
nomina di un esperto qualificato avvenuta a cura del consorzio ASI. La caratterizzazione
del sito ex Liquichimica ha definitivamente dimostrato l’assenza di rifiuti radioattivi, la
sostanziale tenuta della vasca fosfogessi, data l’assenza di composti caratteristici nelle
acque di falda sottostanti, la presenza di suoli inquinati da idrocarburi pesanti e PCB in
corrispondenza di tre hot spot, già rimossi. Le acque di falda sono risultate principalmente inquinate da tricloroetilene e metalli di origine estranea ai processi industriali svolti
nel sito. Per questo motivo il sito è dotato di una rete di monitoraggio delle acque sotterranee, che è stata oggetto di interventi di adeguamento finalizzati a garantire la sicurezza ed evitare fenomeni di contaminazione ulteriori.
Ricadono al suo interno 95 aziende in parte ancora oggetto di caratterizzazione. La Daramic in data 17/01/2005 ha avviato le procedure di caratterizzazione e bonifica per aver
determinato un grave stato di contaminazione dei suoli e delle acque sotterranee principalmente da composti alifatici clorurati anche di tipo cancerogeno. Tale insediamento può considerarsi in sicurezza grazie agli interventi del MISE, succedutesi nel tempo,
comprendenti interventi di sbarramento idraulico delle acque di falda, la rimozione dei
suoli inquinati e l’installazione di un sistema di estrazione vapori multifasico. La determinazione dei valori di fondo nelle acque di falda di Ferro, Manganese e Alluminio, rappresenta una criticità attuale, ormai prossima alla risoluzione, che consentirà di orientare le
azioni future. In prospettiva, il destino di questo sito subirà una svolta rapida e radicale, in
sto sito rientra nell'accordo di programma rafforzato sottoscritto nel giugno 2013 che
ha stanziato risorse sufficienti a garantire la bonifica del sito per raggiungere non solo
obiettivi ambientali ottimali ma anche tempi compatibili per gli ulteriori investimenti per
la riconversione e lo sviluppo dell’area.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > SIN Tito e Val Basento
quanto è imminente l’utilizzo di maggiori strumenti di trasformazione e ripristino. Que-
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
252 > 253
FOCUS
Amianto
Con l’entrata in vigore della legge 27 marzo 1992, n. 257 (Norme relative alla cessazione
dell’impiego dell’amianto) e dei successivi Decreti di attuazione, che ha di fatto vietato l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di
amianto, molteplici sono state le attività intraprese dalla Regione Basilicata ai fini della
difesa dai pericoli derivanti dall’amianto. In particolare, sono stati realizzati, sul territorio
regionale interventi di bonifica di manufatti o siti di proprietà pubblica (finanziati ai sensi
della Legge Regionale n. 27/1999) e interventi di bonifica della viabilità interpoderale di
proprietà pubblica ricadente su affioramenti di rocce contenenti amianto nell’area del
Pollino. I dati riepilogativi di seguito riportati, riguardano i soli interventi di bonifica da
amianto pubblici. È in fase di attivazione un Sistema Informativo Territoriale (SIT) che
permetterà di aggregare e gestire tutti i dati di settore, sia di pertinenza pubblica che
privata. Con la legge regionale 8 settembre 1999, n. 27 e successive modifiche ed integrazioni "Concessione di finanziamenti regionali a sostegno degli interventi di bonifica
da amianto" in favore di soggetti pubblici che intendono bonificare beni o siti di loro proprietà, sono stati finanziati dal 1999 ad oggi, n. 110 progetti, per un importo complessivo
di € 8.296.462,12, che hanno interessato le seguenti tipologie di strutture:
• prefabbricati insediati a seguito del sisma 23.11.1980, in percentuale pari al 45%;
• costruzioni varie (Consorzi, Ferrovie Appulo Lucane, ALSIA, ecc) in percentuale pari
al 41,5%;
• tubazioni in cemento amianto per il trasporto dell’acqua ad uso potabile o irriguo,
in percentuale pari allo 0,5%.
Nel corso degli anni la tipologia di finanziamento utilizzata è così variata: gli interventi
realizzati negli anni 1999-2000 sono stati finanziati con fondi PO FESR, nel 2001 con fondi POR e dal 2002 a tutt’oggi dallo stanziamento di competenza iscritto sul cap. 19078
"Interventi di bonifica da amianto L.R. 27/1999 e di miglioramento ambientale" - Upb
0510.02 "Interventi di protezione e bonifica del territorio dall’inquinamento" del bilancio di previsione annuale della Regione Basilicata, secondo il quadro riepilogativo che
segue:
Anno
N.
Importo
Tonnellate
m2 superficie Tipologia
riferimento
progetti
finanziato
materiale
bonificata
finanzamento
finanziati
smaltito
1999-2000
31
€ 2.486.014,30
489,12
65.627,00
Fondi PO FESR
2001
27
€ 1.423.624,00
600,36
37.195,00
Fondi POR
2002
6
€ 529.459,40
436,72
68.240,00
Fondi Regionali
2003
10
€ 839.693,44
460,76
24.335,00
Fondi Regionali
2004
6
€ 430.834,83
364,86
15.422,00
Fondi Regionali
2005
2
€ 165.602,20
206,83
9.654,00
Fondi Regionali
2006
5
€ 408.515,65
386,72
16.047,00
Fondi Regionali
2007
4
€ 309.950,87
73,75
5.902,00
Fondi Regionali
TABELLA 1. PROGETTI DI BONIFICA AMIANTO FINANZIATI AI
SENSI DELLA L.R. N. 27/1999,
2011
Fonte: Ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale - Dipartimento Ambiente,
Territorio, Politiche della Sostenibilità,
Regione Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Amianto
• scuole, in percentuale pari al 13%;
Anno
N.
Importo
Tonnellate
m2 superficie Tipologia
riferimento
progetti
finanziato
materiale
bonificata
finanziati
finanzamento
smaltito
2008
5
€ 627.174,32
235,18
17.018,06
Fondi Regionali
2009
7
€ 593.158,28
80,72
1831.00
Fondi Regionali
2010
1
€ 46.811,34
*
*
Fondi Regionali
6
€ 435.623,49
*
*
Fondi Regionali
110
€ 8.296.462,12 3.335,02
2011
261.271,06
* dato non disponibile a causa dei lavori non ultimati
In attuazione della legge nazionale 23 marzo 2001, n. 93 ed il relativo D.M. del 18 marzo
2003, n. 101 "Regolamento per la realizzazione di una mappatura delle zone del territorio
nazionale interessata dalla presenza di amianto", le attività svolte in relazione alla presenza di amianto di origine naturale nel territorio regionale hanno permesso di finanziare
n. 6 progetti di bonifica con messa in sicurezza della viabilità interpoderale di proprietà
pubblica ricadente su affioramenti di rocce contenenti amianto nell’area del Pollino, per
un importo complessivo pari a € 4.668.037,24, una lunghezza di strade già bonificate pari
a 47,15 km e una conseguente superficie bonificata di 177.224,00 m2; il tutto secondo il
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
254 > 255
quadro riepilogativo seguente:
TABELLA 2. INTERVENTI DI
MESSA IN SICUREZZA VIABILITÀ
INTERPODERALE A RISCHIO
AMIANTO NATURALE, 2011
Comune
Importo
Lunghezza strada
Superficie
finanziato
bonificata (Km)
bonificata (m2)
Fonte: Ufficio Prevenzione e Controllo
Ambientale - Dipartimento Ambiente,
Territorio, Politiche della Sostenibilità,
Regione Basilicata
Lauria
€ 438.380,71
2,03
12.894,00
San Severino Lucano
€1.660.507,60
22,16
78.998,00
Viggianello
€1.677.086,93
14,91
53.275,00
Castelluccio Superiore
€ 458.562,00
7,15
21.687,00
Chiaromonte
€ 124.500,00
0,99
10.370,00
Castelluccio Inferiore
€ 309.000,00
0,00
0,00
€ 4.668.037,24
47,15
177.224,00
In riferimento al programma degli interventi di bonifica della viabilità interpoderale a rischio amianto naturale, la percentuale dei lavori eseguiti in termini di superficie bonificata è pari al 73%. I progetti sono stati tutti finanziati nell’ambito della Mis. 1.3 azione D dei
fondi P.O.R. 2000/2006 ad esclusione del progetto presentato dal Comune di Castelluccio
Inferiore che è stato finanziato con fondi del bilancio 2011.
FOCUS
Fenice
L’evento di contaminazione verificatasi nel caso del termovalorizzatore Fenice di Melfi, la
cui tempistica è ancora oggi incerta ed oggetto di procedimenti giudiziari in corso, rappresenta un esempio di impatto indotto sull'ambiente dall'attività antropica.
Tra le conseguenze, infatti, di possibili pressioni dei termovalorizzatori sull’ambiente bisogna considerare la potenziale contaminazione del suolo-sottosuolo e delle acque sotterranee. L’origine di questi eventuali effetti, non è associata alle emissioni in atmosfera,
ma si ascrive alle acque reflue di processo, che negli impianti come Fenice, derivano dai
sistemi di depurazione ad umido dei fumi, comunque attualmente riconosciuti come la
migliore tecnologia disponibile.
Tutta l’impiantistica dedicata alla gestione di questi reflui, al pari di ogni altro impianto
industriale, rappresenta un potenziale rischio tecnologico. Nel caso di Fenice, le reti di
gestione di detti reflui, vulnerate verosimilmente per scarsa manutenzione, sono state
una delle sorgenti primarie di contaminazione, che, però, non giustificavano l’esistenza
di composti organo-alogenati ritrovati nelle acque sotterrane del sito.
Le indagini chimiche svolte, infatti, hanno dimostrato la presenza di questi composti,
sicuramente neutralizzabili dal processo di combustione, nei rifiuti in ingresso allo stabilimento. Tale valutazione ha consentito di individuare come ulteriori sorgenti di contamiL’esistenza di composti organo-alogenati ritrovati nelle acque sotterrane del sito in quantità superiore al valore soglia è stata segnalata dall’ARPA Basilicata, che, ai sensi del D.Lgs.
152/06 art. 244 ha comunicato il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) nelle acque sotterranee di cui all’All. 5 Parte IV del medesimo decreto, relativamente ai seguenti composti: Nichel (57 volte il limite); Mercurio (100 volte il limite);
Tricloroetilene, Tetracloroetilene, Bromodiclorometano, Dibromoclorometano (da 1,5
volte a circa 4 il limite).
I dati di monitoraggio, succedutisi nel tempo, hanno indicato, a volte, un generale miglioramento dello stato delle acque sotterranee, ma anche situazioni, limitate a pochi
punti e di breve durata, peggiori rispetto all’insieme dei dati disponibili, in cui sono stati
riscontrati occasionali superamenti di nuovi parametri e/o il peggioramento delle concentrazioni già registrate. Tale circostanza consente di asserire che le uniche valutazioni
attendibili sull’evoluzione dello stato del sito sono quelle espresse in funzione di ampi
periodi di monitoraggio, mentre risultano fuorvianti le analisi riferite a tempi restretti.
L’evoluzione del sistema non può, infatti, valutarsi semplicemente verificando la variazione a breve/brevissimo termine del numero dei contaminanti e delle loro concentrazioni. L’aumento del numero dei contaminanti osservati in falda è un criterio fuorviante
di valutazione dello stato ambientale di un sito contaminato da sottoporre a interventi di
bonifica perché ignora due fondamentali aspetti responsabili dell’evoluzione dello stato di contaminazione che sono: a) la trasformazione dei composti; b) la migrazione dei
composti.
Ad esempio, nel caso Fenice, il ritrovamento di cloruro di vinile, come contaminate della falda recentemente misurato, (che, paradossalmente, indica iI miglioramento spontaneo dello stato del sito grazie alla attività di popolazioni batteriche) è dovuto alla
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Fenice
nazione le vasche di contenimento dei rifiuti da trattare.
trasformazione naturale del PCE in TCE ed i composti organo-cloroalogenati presenti in
falda sono oggetto di trasformazioni spontanee, anche di tipo biologico, pur determinando l’aumento del numero degli inquinanti.
In quanto alla migrazione dei composti, è da sottolineare che i processi di trasporto possono influenzare, apparentemente, il numero degli inquinanti rispetto alle stazioni di
monitoraggio-osservazione. Nel caso dei metalli pesanti in falda la migrazione è fortemente influenzata da processi geochimici che possono ritardarne il processo dalle aree
prossime alla sorgente di dispersione verso altre porzioni del sito, come anche, lo stato di
ossidazione delle specie metalliche può subire variazioni indotte dallo stato geochimico
del sistema e dalle attività di messa in sicurezza di emergenza del sito (MISE).
Nel caso del procedimento di caratterizzazione e bonifica del sito di Fenice, gli Enti competenti hanno messo in campo azioni sinergicamente convergenti verso la MISE, la sua
rigorosa caratterizzazione e bonifica.
La MISE delle acque sotterranee è stata realizzata inizialmente utilizzando i nove pozzi di
monitoraggio e realizzando una barriera idraulica di 57 pozzi ed un sistema di monitoraggio integrativo. La MISE degli impianti è stata attuata realizzando i seguenti interventi
finalizzati ad eliminare/prevenire perdite:
• impermeabilizzazione dei bacini di contenimento delle sezioni di depurazione fumi
della linea forno a griglia e forno rotante (90 mq);
• verifica e rifacimento degli elementi di impianto quali collettori e subcollettori della
rete tecnologica, canali di raccolta stillicidi e vasche in calcestruzzo;
• verifica di tutte le rete fognarie - tecnologiche (1400 m) e nere (923 m) mediante
videoispezione, prove di tenuta e l’impiego di traccianti naturali;
• risanamento dei tratti risultati non a tenuta della rete fognaria tecnologica (220 m) e
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
256 > 257
nera (501 m), mediante relining;
• rifacimento integrale di tratti di rete fognaria tecnologica (112 m) e nera (16 m);
• revisione degli innesti di tutti i punti di immissione nei collettori fognari.
La caratterizzazione del sito si è conclusa con la Conferenza di Servizi del 31/03/2011
che ha espresso parere favorevole all’approvazione dei risultati analitici e dell’analisi di
rischio sanitario ed ambientale, ha richiesto indagini integrative per completare lo stato
conoscitivo del sito e ha fissato gli obbiettivi di bonifica ed il termine di presentazione
del relativo progetto (18/10/2011).
L’analisi di rischio ha dimostrato che la tossicità degli inquinanti e le possibili esposizioni
subite dall’uomo, sia per i composti cancerogeni che per quelli non cancerogeni, in relazione alle condizioni del sito registrate in fase di caratterizzazione, causa livelli di rischio
conformi ai limiti normativi.
Il progetto di bonifica delle acque sotterranee non è tuttora compiutamente definito ed
è oggetto di controversia innanzi alla Magistratura Amministrativa, adita da Fenice Ambiente srl. Malgrado la controversia, il soggetto obbligato non ha potuto sottrarsi all’obbligo di completare la progettazione operativa degli interventi che comporta la formulazione del modello idrogeologico di riferimento correlato allo stato di contaminazione
del sito, sperimentazioni di laboratorio e test pilota a scala reale.
L’obiettivo finale del procedimento resta la bonifica del sito e l’adeguamento con modifiche impiantistiche, attualmente realizzate in parte, integrate con un sistema di monitoraggio che, attraverso una fase specifica di calibrazione del sito, possa impedire il
ripetersi di eventi di contaminazione.
FOCUS
ITREC e monitoraggio
L’impianto ITREC è stato costruito nel periodo 1965 - 1970 dal CNEN (Comitato Nazionale
per l’Energia Nucleare), oggi ENEA. Tra il 1969 e il 1971, in seguito all’accordo tra il CNEN
e la statunitense USAEC (United States Atomic Energy Commission), sono stati trasferiti
nell’impianto 84 elementi di combustibile irraggiato uranio - torio, provenienti dal reattore sperimentale Elk River (Minnesota), stoccati per anni in una piscina all’interno del
Centro Ricerca ENEA Trisaia di Rotondella. Nell’impianto ITREC sono state condotte ricerche sui processi di ritrattamento e riprocessamento del ciclo uranio - torio per verificare
l’eventuale convenienza tecnico - economica rispetto al ciclo del combustibile uranio plutonio normalmente impiegato. Dal 1975 al 1978 sono stati riprocessati 20 elementi.
Nel 1987, a seguito del referendum sul nucleare, le attività sono state interrotte. Da allora
è stato garantito il mantenimento in sicurezza dell’impianto a tutela della popolazione
e dell’ambiente. A partire dal 2003, lo Stato ha affidato la gestione del Centro di Ricerca
di Rotondella alla Sogin Spa, (Società di gestione di impianti nucleari, controllata dal Governo) la cui missione è quella di smantellare l’impianto ITREC in piena compatibilità con
In seguito all’attività dell’impianto ITREC attualmente nel Centro di Ricerca Trisaia di Rotondella sono presenti:
• rifiuti solidi ad alta attività prodotti nel corso della campagna di prove nucleari.
Fino al 1982 tali rifiuti sono stati immagazzinati in fusti petroliferi e collocati nel Deposito Interrato (Fossa 7.1), dove sono stati immobilizzati con colata di cemento. Dal
1982 i rifiuti solidi ad alta attività sono custoditi in contenitori schermati ed immagazzinati nelle strutture di deposito;
• rifiuti solidi a bassa attività prodotti nel corso della campagna di prove pre-nucleari e nucleari e nel successivo periodo di mantenimento in sicurezza dell’impianto.
Tali rifiuti sono custoditi in fusti petroliferi nelle strutture di deposito. Sono in corso
attività di trattamento (supercompattazione e inglobamento in cemento in appositi
overpack);
• rifiuti liquidi prodotti durante le prove nucleari dell’impianto. Sia i rifiuti liquidi a
bassa attività che quelli ad alta attività sono stati cementati;
• soluzione nitrica "prodotto finito". Ottenuta dalle operazioni di riprocessamento dei
20 elementi. Attualmente è immagazzinata in un serbatoio ed è destinata ad essere
smaltita come rifiuto previa cementazione nell’Impianto di Cementazione del Prodotto Finito (ICPF).
LA DISATTIVAZIONE DELL’IMPIANTO ITREC
La disattivazione dell’impianto ITREC prevede le seguenti attività:
• rimozione e bonifica del Deposito Interrato;
• solidificazione della soluzione Prodotto Finito mediante l’impianto ICPF e realizzazione del Deposito annesso all’impianto che sarà utilizzato per stoccare "temporaneamente" ed "esclusivamente" i manufatti prodotti dalla cementazione del Prodotto Finito, in attesa di essere poi trasferiti al Deposito Nazionale;
• sistemazione del combustibile Elk River;
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > ITREC e monitoraggio
l’ambiente, adottando i più severi standard di sicurezza sul lavoro e di radioprotezione.
• trattamento e condizionamento dei rifiuti solidi a bassa attività in contenitori idonei
per il conferimento al deposito nazionale.
In data 22/07/2011, la Società Sogin ha presentato al Ministero dello Sviluppo Economico ed alla Regione Basilicata, ai sensi dell’art. 55 del D. Lgs. n. 230/1995 (e s.m.i.), l’istanza
per l’autorizzazione alla disattivazione dell’impianto ITREC del Centro Trisaia di Rotondella (MT). Considerato che l’art. 56 comma 1 del citato decreto legislativo prevede che la
Regione Basilicata formuli le proprie eventuali osservazioni, in data 11 ottobre 2011 con
deliberazione n. 1453, la Giunta regionale ha costituito un gruppo tecnico con qualificate
risorse interne ed esterne all’amministrazione regionale e con le necessarie competenze
tecniche e professionali per la valutazione tecnico-scientifica del progetto. Nella suddetta deliberazione è stato stabilito che il progetto di disattivazione dell’impianto ITREC del
Centro Trisaia di Rotondella (MT) dovrà avere come obiettivo il raggiungimento di una
situazione finale stabile dal punto di vista tecnico e sociale, che protegga al contempo i
lavoratori, la popolazione e l’ambiente.
IL PROGETTO DI MONITORAGGIO
In attuazione del protocollo d’intesa per la promozione dell’epidemiologia ambientale
tra ARPAB e Regione Basilicata - Dipartimento Salute1sottoscritto nel 2008, è stato condotto un progetto di indagine inerente l’impatto sanitario del Centro di Ricerca ENEA
- Trisaia di Rotondella attuato da un apposito gruppo di lavoro interno. L’indagine focalizza l’interesse sull’Impianto ITREC identificato quale possibile fonte di inquinamento radioattivo, al fine di valutarne l’impatto sulla salute della popolazione residente in comuni
ad un raggio di 20 km. Nel presente documento vengono riportati sia gli aspetti relativi al
monitoraggio ambientale sia gli aspetti relativi alla morbilità per alcune malattie.
L’ARPAB ha avviato nel giugno 2005 la strutturazione dei laboratori del proprio Centro
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
258 > 259
Regionale di Radioattività ambientale (C.R.R.) presso la sede del Dipartimento Provinciale di Matera, per svolgere le attività di campionamento e analisi di matrici ambientali ed
alimentari finalizzate a monitorare l’andamento spaziale e temporale dei livelli di radioattività e inserire la Regione Basilicata nelle reti di monitoraggio regionale e nazionale.
Contestualmente alla strutturazione dei laboratori sono stati messi a punto i sistemi analitici e le metodiche di analisi2 per l’avvio concreto, nel 2006, delle attività di analisi.
Per la zona interessata dall’impianto nucleare (ITREC) di Trisaia viene attuato annualmente uno specifico programma di monitoraggio (campionamento e analisi)3 con l’obiettivo
principale di costruire un archivio storico dei livelli di radioattività regionali, nonché della
zona intorno all’ITREC di Rotondella e di tenerne sotto controllo l’andamento spaziale e
temporale. Pertanto, i punti, le matrici e le frequenze di campionamento, nonché le tipologie e le metodiche di analisi (di radioattività) sono scelti opportunamente ai fini della
valutazione della "dose efficace" alla popolazione più esposta (gruppo critico della popolazione), tenendo conto delle vie (critiche) di diffusione della radioattività fino all’uomo
(dose esterna da irraggiamento, dose interna da inalazione, ingestione o contatto in caso
di contaminazione delle matrici ambientali quali suolo, aria, acqua).
La normativa vigente di riferimento fissa il limite di dose efficace corrispondente alla
somma dei relativi contributi per esposizione esterna e per esposizione interna, nel periodo di riferimento (generalmente l’anno solare). Tale grandezza fisica non è direttamente
1 Determinazione ARPAB n. 282 del 15 settembre 2008.
2 Alcune metodiche di analisi più complesse sono state implementate e testate nell’ambito di un progetto di gemellaggio espletato con ARPA Piemonte e ARPA Emilia Romagna.
3 Nel corso dell’anno 2010 il programma di monitoraggio finalizzato alla Rete Locale è stato attuato sulla base di
quanto disposto dalla Direzione ARPAB con delibera n. 287 del 19/09/2008.
misurabile, per cui è necessario individuare dei limiti derivati, correlati con il limite di
legge ed espressi in termini di grandezze misurate (quali il rateo di dose ambientale e
la concentrazione di radioattività). Il limite di dose efficace (per la popolazione) è pari
a 1 mSv/anno; applicando il criterio di non rilevanza radiologica la corrispondente soglia di dose efficace è un centesimo del limite suddetto e quindi pari a 10 μSv/anno. I
dati del monitoraggio sulla radioattività ambientale in Basilicata vengono trasmessi alla
Rete Nazionale RESORAD coordinata da ISPRA. Sono disponibili per la consultazione sul
sito http://www.arpab.it/radio/radio.asp i rapporti con i relativi dati di analisi e i limiti di
riferimento. La validità dei dati di analisi prodotti dall’ARPAB può essere confermata anche dall’esito positivo degli interconfronti analitici effettuati con ARPA Piemonte ed ARPA
Emilia Romagna. Il programma prevede il monitoraggio delle seguenti matrici.
• Dose gamma ambientale. L’ARPAB dispone di due centraline fisse di monitoraggio
continuo e remoto della dose gamma ambientale installate nella zona circostante
l’ITREC di Trisaia, in due punti opportunamente individuati in relazione alle direzioni
prevalenti del vento rispetto al camino di emissione dell’impianto nucleare. I relativi
dati, acquisiti in continuo, vengono trasmessi, memorizzati ed elaborati presso la
sede del C.R.R. di Matera.
• Aria. I campioni analizzati nell’anno di riferimento sono costituiti dal particolato atmosferico (PM10) raccolto da un aspiratore d’aria in continuo installato presso la
effettuate analisi alfa e beta totali e sull’insieme di più filtri (relativi a 15-30 giorni)
sono effettuate analisi di spettrometria gamma per valutare i livelli di concentrazione di attività sul particolato atmosferico nei relativi periodi di raccolta.
• Fallout. A partire dall’anno 2009 vengono eseguiti anche campionamenti e analisi
del "fallout" (deposizione al suolo - totale), matrice considerata tra quelle più rappresentative ai fini del monitoraggio regionale della radioattività ed inserita nella Rete
Nazionale coordinata dall’ISPRA (rete RESORAD). Il punto di prelievo è all’esterno
della sede del Dipartimento Provinciale ARPAB di Matera, in uno spazio scoperto e
lontano da edifici, ove vengono esposti n. 9 bidoni di plastica (non porosa) coprendo una superficie di 1.56 mq. La raccolta è continua e il prelievo avviene in relazione
alla piovosità del periodo e comunque in modo tale da consentire l’analisi sul raccolto mensile, previo adeguato trattamento e concentrazione (tramite evaporazione)
dello stesso.
• Terreno. Sono state campionate ed analizzate varie matrici di terreno, con distinte finalità di valutazione. In molti casi si è trattato di specifiche indagini ambientali
finalizzate ad escludere - in zone circoscritte - la presenza di una contaminazione
superficiale del suolo, rispetto alla rilevanza radiologica; in altri casi trattasi di campionamenti periodici sempre negli stessi punti, individuati in siti indisturbati. Per le
analisi su campioni di terreno non superficiale - al di sotto di 5 cm - sono stati assunti
come valori di riferimento quelli rilevati su terreno campionato a diverse profondità
al fine di valutare l’andamento verticale del Cs-137 nel suolo.
• Acqua, limo e sedimenti fluviali. I campioni relativi alle matrici fluviali analizzati sono
stati prelevati sia lungo il corso del fiume Sinni, a monte e a valle dell’ITREC, sia nel
fiume Basento, in agro di Campomaggiore (PZ). L’acqua di fiume, prelevata in quantità di 20 litri per ciascun campione, viene filtrata attraverso specifiche resine - anionica e cationica - che trattengono i radionuclidi di interesse - e che vengono sottoposte alle analisi di spettrometria gamma.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > ITREC e monitoraggio
sede del Dipartimento Provinciale di Matera dell’ARPAB. Sui filtri giornalieri vengono
• Detrito Minerale Organico Sedimentabile (DMOS). Tale campione è costituito dal
particolato in sospensione nelle acque superficiali che viene prelevato con opportuni sistemi di raccolta, immersi nell’acqua per circa quindici giorni. Sul materiale
intrappolato nei campionatori vengono effettuate analisi di spettrometria gamma,
previo trattamento di sedimentazione e separazione.
• Acqua di mare. I campioni sono relativi a due ambienti marini: il Tirreno, località Maratea e lo Jonio, nei pressi della zona di scarico dell’ITREC di Trisaia - Rotondella. Tali
campioni vengono evaporati fino ad ottenere il sale (circa 40 g/litro), su cui vengono
effettuate le analisi di spettrometria gamma.
• Poseidonia oceanica e sedimenti marini. I campionamenti delle matrici marine vengono eseguiti tramite sommozzatore nel mar Tirreno presso Maratea (PZ), vengono
prelevati anche campioni di poseidonia oceanica su cui vengono effettuate analisi
di spettrometria gamma. Tale matrice è tra quelle più rappresentative per monitorare lo stato di radioattività dell’ambiente marino.
• Le matrici alimentari. Periodicamente vengono effettuate analisi di spettrometria
gamma su matrici alimentari prelevate dalle ASL regionali, tipo latte, ortaggi, pesce,
grano. Nel corso dell’anno 2010 i campioni sono stati forniti al laboratorio del C.R.R. ARPAB soltanto dalla ex ASL n. 5 di Montalbano Jonico. I campioni alimentari vengono analizzati "tal quali" per la spettrometria gamma. Su campioni compositi di latte
viene effettuato il trattamento radio-chimico di estrazione dello Sr-90 e, successivamente, eseguite analisi con sistema di conteggio beta totale a basso fondo.
• Risultati. In relazione alle matrici analizzate e ai periodi di prelievo risulta che i livelli
di radioattività riscontrati rientrano nei range delle corrispondenti medie nazionali
e al di sotto dei livelli di NON rilevanza radiologica, attualmente derivati dalle valu-
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
260 > 261
tazioni tecniche effettuate dal C.R.R. - ARPAB, anche sulla base dei dati bibliografici
ad oggi disponibili4.
LO STATO DI SALUTE
L’analisi descrittiva della morbilità per alcune malattie dentro l’area oggetto di studio,
comparata con altre ripartizioni, è presentata col solo scopo di fornire una informazione
"grezza" sulla dimensione del fenomeno in analisi, per verificarne una eventuale specificità che necessiti di strumenti analitici ad hoc e di verifiche nei gruppi specifici. L’organizzazione e la realizzazione dell’indagine epidemiologica riguardante l’area in questione è stata articolata in diverse fasi: costituzione del gruppo di lavoro multidisciplinare;
individuazione dell’area e della popolazione da studiare; selezione dei metodi di studio;
elaborazione dei dati; interpretazione dei risultati; stesura della relazione finale.
L’area di studio riguarda il territorio ricadente nella provincia di Matera - ex ASL n. 5 - in
un raggio di 20 km dal Centro ENEA, in vicinanza del quale si svolgono intense attività di
lavoro e di vita. La delimitazione territoriale, definita in accordo con l’ARPAB, circoscrive
l’area che potrebbe aver maggiormente risentito di una eventuale dispersione ambientale di radionuclidi.
Di seguito si riportano i comuni ricadenti nel distretto individuato come Area Trisaia: Colobraro, Montalbano Jonico, Nova Siri, Policoro, Rotondella, San Giorgio Lucano, Tursi,
Scanzano Jonico, Valsinni.
4 Tutti i dati di monitoraggio effettuati, compresi i dati delle centraline di Matera città, possono essere consultati
presso il C.R.R. - ARPAB di Matera.
La coorte di studio (popolazione residente in Basilicata - anni 2005/2007 che ha affrontato un primo ricovero per le specifiche patologie nel periodo individuato) è risultata
costituita complessivamente da 19.867 persone (8.340 maschi e 11.527 femmine), di cui
per patologia (numero riferito al totale dei casi osservati nel periodo 2005/2007):
• Tumori: (esclusi i tumori benigni) - Area Trisaia n. 647; ex ASL 5 n. 1.063; Basilicata n.
8.644.
• Leucemie specificate e non - Area Trisaia n. 31; ex ASL 5 n.47; Basilicata n. 444.
• Linfomi - Area Trisaia n. 32; ex ASL 5 n.55; Basilicata n. 475.
• Patologie tiroidee (tutte) - Area Trisaia n. 204; ex ASL 5 n.358; Basilicata n.4.388.
• Tumori maligni della tiroide - Area Trisaia n. 40; ex ASL 5 n.58; Basilicata n. 301.
• Malformazioni congenite - Area Trisaia n. 222; ex ASL 5 n. 317; Basilicata n. 3.040.
• Aborti spontanei: Area Trisaia n. 226; ex ASL 5 n.352; Basilicata n. 2.575.
L’accertamento dello stato di salute è stato seguito per l’intero arco temporale considerando di ogni singolo soggetto solo il ricovero iniziale (caso incidente), eludendo ogni
successiva segnalazione di patologia specifica. L’incidenza osservata nella coorte - "Area
Trisaia" (triennio considerato) è stata comparata con la popolazione residente nel territorio di competenza della ex ASL n. 5 e nella totalità dei residenti in Basilicata.
RISULTATI
La realizzazione dell’indagine sul campo è iniziata nel 2008, dopo la stipula del docuSalute della Regione/Ufficio Politiche della Prevenzione/Osservatorio Epidemiologico
Regionale ed è stata ultimata nel settembre 2010. La descrizione dei risultati di seguito
esposta, relativa alla analisi effettuata, è orientata alla comprensione ed al confronto dei
dati, stratificati per territorio d’interesse: Area Trisaia vs territorio ex ASL n. 5 vs Regione.
La natura delle associazioni tra eccessi di condizioni patologiche ad eziologia multifattoriale come quelle in esame è di non facile interpretazione. Le osservazioni effettuate
riguardano sia specifiche patologie per esposizione a materiale radioattivo che per altri
gruppi di condizioni cliniche che derivano da molteplici e diverse cagioni.
Il sito analizzato, infatti, rivela una complessità di sorgenti inquinanti e una molteplice
natura delle esposizioni, subordinate alla presenza di altre condizioni di rischio (es. uso di
fertilizzanti, altri insediamenti produttivi locali ed extra-regionali limitrofi, etc.).
Per l’"Area Trisaia", relativamente ai tumori tutti - triennio 2005/2007 - tasso standardizzato per 100.000 abitanti - si è evidenziato un andamento differente tra i due generi:
• Maschi - comparazione inferiore alla media regionale ma di qualche punto maggiore rispetto dato medio espresso dal territorio della ex ASL 5;
• Femmine - comparazione superiore al dato medio regionale e al dato medio espresso dal territorio della ex ASL 5.
Di conseguenza, l’accostamento manifesta un dato totale dell’area d’interesse inferiore
alla media regionale ma superiore alla media espressa dal territorio dell’ex ASL 5.
Per quanto riguarda i tumori del sangue, le leucemie palesano un dato totale inferiore
alla media regionale e pressoché in linea con il valore espresso dalla ex ASL 5 con le seguenti differenze di genere:
• Maschi - comparazione decisamente inferiore vs la Basilicata e pressoché in linea vs
l’ex ASL 5;
• Femmine - comparazione superiore di qualche punto rispetto alle due aree di
confronto.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > ITREC e monitoraggio
mento di collaborazione ARPAB/Settore di Epidemiologia Ambientale e Dipartimento
I linfomi rappresentano un dato totale dell’Area Trisaia inferiore alla media regionale ma
perfettamente in linea vs l’ex ASL 5; si riportano le differenze di genere rilevate:
• Maschi - comparazione decisamente inferiore vs la Basilicata ed in linea vs l’ex ASL 5;
• Femmine - comparazione al di sotto di qualche punto rispetto alle due aree di
confronto.
Le malattie della tiroide nella loro totalità danno risultati inferiori rispetto a quelli espressi dall’ex ASL 5 e decisamente inferiori rispetto ai risultati medi regionali.
Tuttavia, i tumori maligni della tiroide mostrano un andamento contrapposto per entrambi i sessi, con un dato finale d’area superiore sia vs l’ex ASL 5 che vs la media regionale,
sebbene gli scostamenti più significativi riguardino il confronto con la media regionale in
un contesto d’area dove risulta generalmente più elevato anche il dato della ex ASL 5.
Le malformazioni congenite rappresentano un rilevante problema di salute pubblica
avendo un grosso impatto sulla morbi/mortalità neonatale. Lo studio di queste condizioni utilizza diversi strumenti, quali le schede di dimissione ospedaliera (SDO), per evidenziare valori riguardanti l’intera popolazione dell'area.
È da rimarcare, tuttavia, la possibilità di casi sfuggiti per minore gravità e/o per mancata
verifica/segnalazione di eventuali malformazioni congenite nei nati morti quali causa/
concausa di decesso.
Il tasso standardizzato riferito al triennio considerato rivela per l’ "Area Trisaia" un andamento inferiore a quello medio regionale ma superiore a quello dell’ ex Asl 5. Le differenze di genere sono di seguito specificate:
• Maschi - comparazione decisamente inferiore vs la Basilicata, di qualche punto superiore vs l’ex ASL 5;
• Femmine - comparazione al di sopra del valore espresso sia dal dato medio regionale sia dal territorio della ex ASL 5.
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
262 > 263
Le rispondenze, a confronto "Area Trisaia - ex ASL n.5 - Regione", per sesso - triennio
2005/2007 - tassi grezzi e standardizzati - sono riportate nelle tabelle relative.
TABELLA 1. MORBOSITÀ PER
TUMORI MALIGNI (TUTTI); PER
LEUCEMIE SPECIFICATE E NON;
PER LINFOMI; PER MALATTIE DELLA TIROIDE (TUTTE);
PER TUMORI MALIGNI DELLA
TIROIDE; PER MALFORMAZIONI
(TUTTE) - TASSO GREZZO PER
100.000 ABITANTI - AREA TRISAIA VS EX ASL 5 E BASILICATA
- MASCHI
Territorio
Tumori
Leucemie
Tumori
Malformazioni
(tutti)
specifiche
Linfomi Malattie
della tiroide
maligni
congenite
e non
(tutte)
della tiroide (tutte)
MASCHI - TRIENNIO 2005/2007
Area Trisaia 458,19
22,98
24,33
71,28
13,52
147,33
Ex ASL 5
480,67
23,53
24,37
71,43
11,76
136,97
Basilicata
556,48
32,69
32,47
113,86
7,89
209,99
Territorio
Tumori
Leucemie
Linfomi
Malattie
Tumori
Malformazioni
(tutti)
specifiche
della tiroide
maligni
congenite
e non
(tutte)
della tiroide (tutte)
Fonte: nostra elaborazione
TABELLA 2. MORBOSITÀ PER
TUMORI MALIGNI (TUTTI); PER
LEUCEMIE SPECIFICATE E NON;
PER LINFOMI; PER MALATTIE DELLA TIROIDE (TUTTE);
PER TUMORI MALIGNI DELLA
TIROIDE; PER MALFORMAZIONI
(TUTTE) - TASSO GREZZO PER
100.000 ABITANTI - AREA TRISAIA VS EX ASL 5 E BASILICATA
- FEMMINE
Fonte: nostra elaborazione
FEMMINE - TRIENNIO 2005/2007
Area Trisaia 405,69
18,44
18,44
202,95
39,52
148,84
Ex ASL 5
398,25
15,41
21,09
221,43
35,69
124,91
Basilicata
416,23
17,42
21,05
373,9
25,57
132,61
Territorio
Tumori
Leucemie
(tutti)
Linfomi
Malattie
Tumori
Malformazioni
specifiche
della tiroide
maligni
congenite
e non
(tutte)
della tiroide (tutte)
TOTALE - TRIENNIO 2005/2007
Area Trisaia 431,60
20,68
21,35
137,98
26,68
148,09
Ex ASL 5
438,73
19,40
22,70
147,76
23,94
130,83
Basilicata
485,08
24,92
26,66
246,24
16,89
170,60
TABELLA 3. MORBOSITÀ PER
TUMORI MALIGNI (TUTTI); PER
LEUCEMIE SPECIFICATE E NON;
PER LINFOMI; PER MALATTIE DELLA TIROIDE (TUTTE);
PER TUMORI MALIGNI DELLA
TIROIDE; PER MALFORMAZIONI
(TUTTE) - TASSO GREZZO PER
100.000 ABITANTI - AREA TRISAIA VS EX ASL 5 E BASILICATA
- TOTALE
Fonte: nostra elaborazione
Territorio
Tumori
Leucemie
Malattie
Tumori
Malformazioni
(tutti)
specifiche
Linfomi
della tiroide
maligni
congenite
e non
(tutte)
della tiroide (tutte)
MASCHI - TRIENNIO 2005/2007
Area Trisaia 465,79
22,69
25,25
76,42
14,01
148,03
Ex ASL 5
459,55
21,82
24,01
74,53
12,38
136,39
Basilicata
528,45
30,44
31,18
115,56
8,09
212,88
TABELLA 4. MORBOSITÀ PER
TUMORI MALIGNI (TUTTI); PER
LEUCEMIE SPECIFICATE E NON;
PER LINFOMI; PER MALATTIE DELLA TIROIDE (TUTTE);
PER TUMORI MALIGNI DELLA
TIROIDE; PER MALFORMAZIONI
(TUTTE) - TASSO STANDARDIZZATO PER 100.000 ABITANTI
- AREA TRISAIA VS EX ASL 5 E
BASILICATA - MASCHI
Territorio
Tumori
Leucemie
(tutti)
Linfomi
Malattie
Tumori
Malformazioni
specifiche
della tiroide
maligni
congenite
e non
(tutte)
della tiroide (tutte)
FEMMINE - TRIENNIO 2005/2007
Area Trisaia 434,66
19,14
18,91
203,76
39,14
150,16
Ex ASL 5
405,27
15,29
21,02
222,07
35,59
127,52
Basilicata
413,28
16,93
21,16
379,1
25,74
133,03
TABELLA 5. MORBOSITÀ PER
TUMORI MALIGNI (TUTTI); PER
LEUCEMIE SPECIFICATE E NON;
PER LINFOMI; PER MALATTIE DELLA TIROIDE (TUTTE);
PER TUMORI MALIGNI DELLA
TIROIDE; PER MALFORMAZIONI
(TUTTE) - TASSO STANDARDIZZATO PER 100.000 ABITANTI
- AREA TRISAIA VS EX ASL 5 E
BASILICATA - FEMMINE
Fonte: nostra elaborazione
Territorio
Tumori
Leucemie
Malattie
Tumori
Malformazioni
(tutti)
specifiche
Linfomi
della tiroide
maligni
congenite
e non
(tutte)
della tiroide (tutte)
TOTALE - TRIENNIO 2005/2007
Area Trisaia 456,29
21,27
22,19
141,85
26,97
149,34
Ex ASL 5
436,78
18,71
22,62
150,13
24,29
132,16
Basilicata
474,15
23,86
26,23
249,96
17,12
172,02
TABELLA 6. MORBOSITÀ PER
TUMORI MALIGNI (TUTTI); PER
LEUCEMIE SPECIFICATE E NON;
PER LINFOMI; PER MALATTIE DELLA TIROIDE (TUTTE);
PER TUMORI MALIGNI DELLA
TIROIDE; PER MALFORMAZIONI
(TUTTE) - TASSO STANDARDIZZATO PER 100.000 ABITANTI
- AREA TRISAIA VS EX ASL 5 E
BASILICATA - TOTALE
Fonte: nostra elaborazione
Gli aborti spontanei, comune complicanza della gestazione, hanno un rischio che si aggira, normalmente, intorno al 15-20% delle gravidanze. Tra i fattori che in qualche maniera possono influenzare/condizionare la gestazione, fino a causarne un’interruzione
spontanea, si annovera principalmente l’età della madre, ma non trascurabile è anche
l’inquinamento ambientale. L’indicatore di abortività spontanea, utilizzato nello studio, è
il tasso grezzo di abortività spontanea, cioè il rapporto fra gli aborti effettuati da donne
in età feconda (15-49 anni) e la popolazione media femminile dell’anno in età feconda,
moltiplicato per 1.000. A seguire i rilievi d’area.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > ITREC e monitoraggio
Fonte: nostra elaborazione
TABELLA 7. ABORTI SPONTANEI
- TOTALE AREA TRISAIA VS EX
ASL 5 E REGIONE BASILICATA TRIENNIO 2005/2007
Fonte: nostra elaborazione
Totale casi
Tasso grezzo per 1.000 donne
Triennio 2005/2007
in età fertile (15-49 anni)
Area Trisaia
226
5,96
ex ASL 5
352
5,93
Basilicata
2.575
5,98
TRIENNIO 2005/2007
NOTA
Bisogna sottolineare che una indagine così condotta, (senza riferimenti ad altre condizioni ambientali e di salute dei residenti) sicuramente non può essere esaustiva riguardo
all’associazione tra esposizione ed effetti, non prendendo atto di altre condizioni personali e non (l’abitudine al fumo di sigaretta, l’esposizione al fumo passivo, l’esposizione ad
agenti chimici e fisici sul luogo di lavoro, l’esposizione a contaminazioni ambientali o di
altra possibile origine (traffico veicolare, pesticidi, etc.), la valutazione dell’esposizione
giornaliera agli aero-inquinanti, etc) che condizionano l’insorgere ed il perdurare di uno
stato patologico. Tuttavia questa analisi, sebbene solo esploratrice, potrebbe rappresentare un iniziale impegno per una raccolta organica e sistematica volta a costruire un database, punto di partenza e di riferimento per iniziative analoghe volte ad affrontare in
modo scientificamente rigoroso ed efficace il tema ambiente/salute nei siti monitorati
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
264 > 265
per il rischio di inquinamento del territorio.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > ITREC e monitoraggio
Costa Ionica, evento alluvionale. Archivio Autorità di Bacino di Basilicata
Capitolo 14
Rischio idrogeologico
Il dissesto idrogeologico costituisce una delle problematiche ambientali più rilevanti della Basilicata. Particolare criticità deriva dal fatto che i fenomeni di dissesto sono presenti
secondari dell’Appennino Lucano. E’ infatti da evidenziare che, nel corso degli ultimi cento anni ben 19 dei 131 centri abitati della Basilicata sono stati oggetto di provvedimento
di trasferimento parziale o totale.
Le cause della fragilità del territorio lucano sono da ascrivere a molteplici fattori, sia di
origine naturale, quali le particolari caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e sismiche, sia di origine antropica, fra i quali assumono particolare rilievo gli
usi del suolo praticati nel territorio nel corso della storia. Vaste azioni di disboscamento e
dissodamento hanno interessato a più riprese i versanti montani e collinari, sulla spinta
delle esigenze della popolazione via via determinatesi nel corso dei secoli, innescando,
in un territorio dalle caratteristiche geologiche fragili, processi di erosione e di dissesto.
Negli ultimi decenni, alcuni interventi, di sistemazione e consolidamento sono stati attuati sulla scorta delle risorse finanziarie sempre esigue rispetto all’entità e alla diffusione
dei fenomeni e che, di certo, non sono state sufficienti a garantire la stabilità idrogeologica del territorio, evidenziando che le problematiche del dissesto necessitano oltre che
di interventi, anche di azioni di prevenzione e strumenti di pianificazione del territorio
caratterizzati da un approccio intersettoriale e riferiti ad ambiti territoriali unitari.
Sulla base di tali necessità la legge 183/891 ha introdotto un profondo processo di riordino in materia di gestione e tutela territoriale e ambientale, basato sulla suddivisione del
territorio in bacini idrografici, dotati di Autorità di Governo (Autorità di bacino) aventi il
compito e le funzioni di svolgere attività conoscitiva, pianificatoria e gestionale necessaria al raggiungimento degli obiettivi di difesa del suolo e gestione razionale delle risorse
idriche. Il principale strumento per il perseguimento dei fini suddetti è rappresentato
1 La L. 183/89 è il principale atto normativo in materia di difesa del suolo, è fondato su una concezione maturata
a seguito di un dibattito disciplinare più che ventennale, secondo la quale politiche di difesa del suolo e di gestione
delle risorse idriche efficaci devono necessariamente riferirsi ad ambiti territoriali unitari (bacini idrografici), che superano le logiche di frammentazione amministrativa e di mancato coordinamento degli interventi.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rischio idrogeologico
in quasi tutte le superfici limitrofe e interne ai centri urbani ubicati sui rilievi principali e
dal Piano di Bacino2, che costituisce, secondo i contenuti della L. 183/89, un piano territoriale di settore, con una duplice valenza, conoscitiva e pianificatoria-programmatica a
cui corrispondono, quali fasi sequenziali ed interrelate, piani per sottobacini o per stralci
relativi a settori tematici.
In conseguenza degli eventi calamitosi verificatisi nel decennio successivo alla L.183 (fra i
quali Sarno nel 1998, Soverato nel 2000), sono stati emanati una serie di decreti che hanno introdotto l’obbligo di redazione, da parte delle Autorità di Bacino, del Piano Stralcio
per l’Assetto Idrogeologico (PAI), contenente la individuazione e perimetrazione delle aree
a rischio di frana e a rischio di alluvione da sottoporre a specifiche misure di salvaguardia
per la tutela delle popolazioni, dei beni economici, storici, ambientali.
A seguito dell’emanazione dei suddetti decreti anche la Basilicata è stata dotata di PAI,
tuttora vigenti, redatti dalle Autorità di Bacino territorialmente competenti.
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
268 > 269
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
CODICE INDICATORE
DISPR UNITÀ DI
FONTE
MISURA
COPERTURA
COPERTURA STATO
SPAZIALE
TEMPORALE ATTUALE
TREND
RID1
Superfici a rischio
di frana
S
km2
Autorità di Bacino
Regione
2010
−
RID2
Suddivisione delle
superfici per classe
di rischio
S
km2
Autorità di Bacino
Regione
2010
−
RID3
Rischio idraulico
S
km2
Autorità di Bacino
Regione
2010
↔
RID4
Organizzazione
istituzionale
R
km2
Autorità di Bacino
Regione
2012
☺
↑
RID5
Pianificazione di
Bacino
R
N° piani
vigenti e
in itinere
Autorità di Bacino
Regione
2001-2011
☺
↑
RID6
Attività di Polizia
Idraulica
R
N° di
sezioni
Autorità di Bacino
Territorio di
competenza
dell’AdB
Basilicata
2003-2008
☺
−
RID7
Interventi attuati
R
euro
Regione
Regione
2003-2011
☺
↑
RID1. RISCHIO FRANA. SUPERFICI A RISCHIO FRANA
I Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico oltre a costituire fondamentale strumento per
la prevenzione dai rischi, rappresentano una importante fonte di dati conoscitivi, alla
quale ci si è riferiti per la elaborazione degli indicatori sintetici di seguito riportati.
FIGURA 1. SUPERFICI A RISCHIO
IDROGEOLOGICO (KM2), 2010
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
2 Il Piano di Bacino come strumento di natura conoscitiva delinea un quadro di informazioni, opportunamente
raccolte ed organizzate da cui emergono le criticità ambientali, le situazioni di emergenza territoriale e settoriale, le
problematiche legate alla componente antropica; come strumento programmatico il Piano ha contenuti molteplici
e complessi, fra i quali la definizione di linee strategiche di intervento, di programmi di intervento basati sulle priorità, di vincoli e prescrizioni ai fini della conservazione del suolo e della prevenzione da effetti dannosi derivanti da
interventi antropici.
FIGURA 2. RAPPORTO PERCENTUALE FRA LE SUPERFICI
A RISCHIO IDROGEOLOGICO E
SUPERFICI TERRITORIALI, 2010
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
Le due figure mettono a confronto l’estensione delle superfici a rischio da frana presenti
nella regione, nelle province di Potenza e di Matera, nonché il rapporto percentuale fra
superfici a rischio di frana e superfici territoriali.
Dal raffronto emerge che la provincia di Potenza è caratterizzata da un valore percentuale di aree a rischio superiore a quello regionale e, più che doppio rispetto a quello
della provincia di Matera ove, al contrario, sono presenti estensioni di superfici a rischio
idraulico più consistenti.
RID2. SUPERFICI A RISCHIO FRANA PER CLASSI DI RISCHIO
Come previsto dalla normativa in materia di difesa del suolo, i Piani Stralcio per l’Assetto
Idrogeologico classificano le aree a rischio di frana secondo quattro categorie: rischio
moderato (R1), rischio medio (R2), rischio elevato (R3) e rischio molto elevato (R4).
a rischio elevato e molto elevato rappresentano all’incirca il 60% del totale delle superfici
a rischio, facendo emergere la rilevanza della problematica.
L’indicatore mette a confronto le superfici a rischio suddivise per classi presenti nelle due
province. Si evidenzia che mentre nella provincia di Matera il rischio è quasi equamente
diviso tra le quattro classi, nella provincia di Potenza c’è una prevalenza di fenomeni a
rischio elevato, molto elevato e medio.
FIGURA 3. ESTENSIONE
DELLE SUPERFICI A RISCHIO DA FRANA (KM2),
2010
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rischio idrogeologico
Le figure 3, 4 e 5 evidenziano che nel territorio regionale complessivamente le superfici
FIGURA 4. VALORI PERCENTUALI PER CLASSE
DI RISCHIO, 2010
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
FIGURA 5. ESTENSIONE DELLE SUPERFICI
A RISCHIO SUDDIVISE
PER CLASSI DI RISCHIO
NELLE PROVINCE DI
MATERA
E POTENZA
(KM2), 2010
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
270 > 271
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
FIGURA 6. RISCHIO DI FRANA.
STRALCIO DELLE AREE LIMITROFE AD UN CENTRO URBANO,
TRATTO DAL PIANO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
RID3. RISCHIO IDRAULICO
Parallelamente alle aree a rischio di frana i Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico individuano le fasce di pertinenza fluviale che sono interessate da rischio di alluvione. Esse
sono state suddivise per tempi di ritorno, ossia secondo la frequenza con la quale possono essere alluvionate a seguito di fenomeni di piena: alta frequenza di inondazione (tr 30
anni), moderata frequenza di inondazione (tr 200 anni), bassa frequenza di inondazione
(tr 500 anni).
In condizioni di rischio si trovano alcune parti di insediamenti produttivi e tratti di infrastrutture viarie di fondovalle realizzati negli scorsi decenni in aree dalla morfologia favorevole ricadenti, tuttavia, all’interno delle fasce di pertinenza fluviale.
Dal punto di vista ambientale le fasce e i fiumi lungo i quali si sviluppano, rivestono una
particolare importanza. Esse infatti svolgono una funzione di interconnessione tra aree
naturalistiche di rilievo, fra le quali due parchi nazionali (Pollino e Val D’Agri) e la aree
protette SIC e ZPS, costituendo i corridoi ecologici all’interno di una rete di importanza
primaria per la conservazione della biodiversità (vedi capitolo sulle aree protette).
FIGURA 7. LE FASCE DI PERTINENZA FLUVIALE ATTRAVERSANO E CONNETTONO LE AREE
PROTETTE
FIGURA 8. ESTENSIONE DELLE
SUPERFICI A RISCHIO IDRAULICO NELLA REGIONE E NELLE
DUE PROVINCE (KM2), 2010
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rischio idrogeologico
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
FIGURA 9. VALORI PERCENTUALI RISPETTO ALLE SUPERFICI
TERRITORIALI, 2010
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
FIGURA 10. SUDDIVISIONE DELLE SUPERFICI A RISCHIO PER
TEMPI DI RITORNO (KM2), 2010
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
Le figure 8, 9 e 10 mettono a confronto le estensioni delle superfici a rischio idraulico
presenti nella regione, nelle province di Potenza e di Matera, nonché il rapporto percentuale fra superfici a rischio e superfici territoriali.
Dal raffronto emerge che esse ricadono prevalentemente nella provincia di Matera, attraversata dalla maggior parte dei corsi medi e inferiori dei fiumi (Bradano, Basento, Ca-
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
272 > 273
vone, Agri e Sinni).
FIGURA 11. ESTENSIONE DELLE
SUPERFICI A RISCHIO IDRAULICO SUDDIVISE PER BACINI
IDROGRAFICI (KM2), 2010
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
La figura 11 evidenzia che i fiumi Bradano e Basento rappresentano i corsi d’acqua lungo
le cui sponde si sviluppano complessivamente più del 50% del totale delle aree alluvionabili della regione, seguiti da Agri, Sinni, Cavone e infine Noce, quest’ultimo avente
preminente carattere torrentizio.
Proprio le aree lungo i corsi medi e inferiori di Bradano e Basento nel mese di marzo 2011
sono state interessate da intensi eventi alluvionali che hanno provocato seri danni alle
attività agricole, agli insediamenti residenziali e produttivi, alle strutture turistiche e alle
infrastrutture (v. Focus 2).
RID4. ORGANIZZAZIONE ISTITUZIONALE
A seguito della L.183/89 la gestione della problematica della difesa del suolo è esercitata
da quattro Autorità di Bacino. L’AdB della Basilicata, con competenze sui bacini idrografici dei fiumi Bradano, Basento, Cavone, Agri, Sinni e Noce (di cui il Bradano e il Noce
parzialmente compresi nella Basilicata, gli altri totalmente), per una superficie di circa
7.644 km2 pari al 77% dell’intera regione; l’AdB della Puglia con competenze sul bacino
del fiume Ofanto, per una superficie di circa 1.336 pari al 13% della regione; l’AdB Nazionale del Sele con competenze sul bacino del fiume Sele per una superficie di 834 km2
pari all’8% e infine in minima parte l’AdB della Calabria con competenze sul bacino del
Lao, per soli 174 km2.
FIGURA 12. SUDDIVISIONE DELLA REGIONE SECONDO LE AUTORITÀ DI BACINO COMPETENTI
A seguito dei decreti emanati alla fine degli anni ’90 in conseguenza di eventi calamitosi,
ciascuna delle AdB ha redatto il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) per la parte di territorio di propria competenza.
I quattro Piani, approvati ed entrati in vigore negli anni 2001-2005, pur nell’ambito di
inevitabili difformità metodologiche, individuano, perimetrano e classificano sia le aree
a rischio di frana presenti lungo i versanti, sia le aree a rischio di alluvione lungo i corsi
d’acqua.
L’ACQUSIZIONE E L’AGGIORNAMENTO CONTINUO DEI DATI
L’acquisizione e l’aggiornamento continuo dei dati sono fra le azioni importanti che Regione e Autorità di Bacino svolgono al fine di una conoscenza sempre più dettagliata e
omogeneamente estesa a tutto il territorio.
Ad esempio nel 2009 l’Autorità di Bacino della Basilicata ha acquisito le ortofoto a colori
ed il rilievo altimetrico di dettaglio, ottenuto mediante tecniche di laser scanning, delle
parti terminali dei corsi d’acqua principali e dell’intero tratto lucano della costa jonica,
che hanno consentito di perimetrare con maggiore precisione le aree inondabili relative
ad alcuni corsi d’acqua e di comprenderle nel Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico
(PAI).
Fra le iniziative più recenti si cita quella relativa all’acquisizione di un modello digitale del
terreno di precisione e di ortofoto a curve di livello lungo alcuni tratti della rete idrografica
minore, per la quale nell’agosto 2011 sono state avviate le procedure di gara.
Tali dati consentiranno di determinare le aree inondabili anche in riferimento a corsi d’acqua secondari ricadenti nei bacini idrografici del Bradano, Basento, Cavone, Agri, Sinni
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rischio idrogeologico
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
e Noce, estendendo, pertanto, le norme per la prevenzione dal rischio già vigenti per i
fiumi principali.
RID5. PIANIFICAZIONE DI BACINO
Gli strumenti della pianificazione di bacino sono i principali strumenti conoscitivi, normativi e tecnico-operativi mediante i quali vengono pianificate le norme d’uso finalizzate alla tutela dell’assetto idraulico e idrogeologico.
Come riportato nei paragrafi precedenti ciascuna delle quattro Autorità di Bacino con
competenza sul territorio regionale ha elaborato il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico avente la finalità di individuare e perimetrare le aree a rischio di frana e a rischio di
alluvione da sottoporre a specifiche misure di salvaguardia per la tutela delle popolazioni, dei beni economici, storici, ambientali.
I PAI sono stati redatti tra il 2001 e il 2005 e sono stati nel corso degli anni aggiornati e
integrati più volte sulla base di nuove indagini, studi e approfondimenti, al fine di tener
conto delle evoluzioni del territorio e acquisire nuovi elementi conoscitivi.
Ai PAI si aggiungono: il Piano Stralcio per la determinazione del Bilancio Idrico e del Deflusso Minimo Vitale redatto dall’AdB della Basilicata nell’anno 2005, e il Piano di Gestione
del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale redatto con il coordinamento dell’AdB
Nazionale ricadente nel Distretto ai sensi del D.Lgs. 152/2006.
A partire dal mese di luglio 2010 le Autorità di Bacino regionali e interregionali comprese
all’interno del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale hanno concordemente
avviato le attività per la redazione del Piano di gestione delle alluvioni, in attuazione del
D.Lgs. 49/2010 e della Direttiva Europea 2007/603.
TABELLA 2. STATO DELLA PIANIFICAZIONE DI BACINO
Autorità di Bacino
Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico
Approvato con Delibera del Comitato
Istituzionale n.26 del 5/12/2001
della Basilicata
Piano Stralcio del Bilancio Idrico
e del Deflusso Minimo Vitale
Approvato con Delibera del Comitato del
17/10/2005
Autorità di Bacino
Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico
Approvato con Delibera del Comitato
Istituzionale n.39 del 0/11/2005
Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico
Approvato con Delibera del Comitato
Istituzionale n.31 del 29/10/2001
Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico
Approvato con Delibera del Consiglio
Regionale n.115 del 28/12/2001
Piano di Gestione del Distretto Idrografico
dell’Appennino Meridionale
Approvato con Delibera del Comitato
Istituzionale dell’AdB Liri Garigliano Volturno
con i rappresentanti delle Regioni
G.U. n.55 dell’8/3/2010
Piano di Gestione delle alluvioni ai sensi del
D.Lgs. 49/2010
In corso di redazione
della Basilicata
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
274 > 275
Autorità di Bacino
della Puglia
Autorità di Bacino
Interregionale del fiume Sele
Autorità di Bacino
della Calabria
Distretto Idrografico
Meridionale
Distretto Idrografico
Meridionale
RID6. ATTIVITÀ DI POLIZIA IDRAULICA
Un importante contributo alla conoscenza delle condizioni di rischio caratterizzanti il
sistema idrografico è fornito dall’Attività di Polizia Idraulica e di Controllo del Territorio (P.I.),
che l’Autorità di Bacino ha avviato a partire dall’anno 2003.
3 Nel mese di giugno 2013 è stata completata la elaborazione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni da parte delle Autorità di Bacino di livello regionale, interregionale e nazionale comprese nel Distretto Idrografico
dell'Appennino Meridionale.
L'ultimazione delle mappe costituisce il completamento di una delle fasi del percorso di attuazione della Direttiva
Europea 2007/60 sul rischio alluvioni, recepita in Italia con D.Lgs.49/2010, a cui dovrà seguire, entro giugno 2015,
l'approvazione del Piano di gestione dei rischi di alluvioni.
L’attività di P.I., introdotta dalla Legge n. 365/2000, consiste in un’attività straordinaria
di sorveglianza e ricognizione lungo i corsi d’acqua e le relative pertinenze nonchè nelle aree demaniali, attraverso sopralluoghi finalizzati a rilevare le situazioni che possono
determinare maggiore pericolo, incombente e potenziale per le persone e le cose, ed a
identificare gli interventi più urgenti da realizzare.
Tale attività, svolta annualmente, ha consentito, nel corso degli anni, di acquisire un patrimonio di dati utili e importanti ai fini della conoscenza del reticolo fluviale e della valutazione del rischio.
I sopralluoghi e le ricognizioni sono mirati ad individuare:
• le opere e/o gli insediamenti presenti in alveo e nelle relative pertinenze;
• i restringimenti nelle sezioni di deflusso prodotti dagli attraversamenti o da altre
opere esistenti;
• le situazioni di impedimento al regolare deflusso delle acque;
• le situazioni di dissesto, in atto o potenziale, delle sponde e degli argini;
• l’efficienza e/o la funzionalità delle opere idrauliche esistenti nonché il loro stato di
conservazione;
• qualsiasi altro elemento che possa dar luogo a situazioni di allarme.
Gli esiti dei rilevamenti vengono pubblicati in un dossier sia su supporto cartaceo che in
formato digitale e trasmesso agli Enti competenti in merito alla manutenzione dei corsi
ESEMPI DI SEZIONI RILEVATE
DURANTE LE ATTIVITÀ DI P.I.
NEL BACINO DEL FIUME SINNI
FOTO 1. BRIGLIA DISTRUTTA
PRIVA DI FUNZIONALITÀ
FOTO 2. PONTE CON PILA IN
ALVEO CON FORTE EROSIONE
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
FIGURA 13. SEZIONI RILEVATE LUNGO I CORSI D’ACQUA
ATTRAVERSO L’ATTIVITÀ DI
POLIZIA IDRAULICA
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rischio idrogeologico
d’acqua e delle opere con essi interagenti.
La figura 13 evidenzia le sezioni rilevate lungo i corsi d’acqua attraverso i sei cicli di attività di Polizia Idraulica, svolti annualmente tra il 2003 e il 2008.
Si nota come per ogni annualità il numero di sezioni conosciute aumenta essendo costituito dalla somma delle sezioni rilevate in quella annualità e quelle rilevate negli anni
precedenti.
RID7. INTERVENTI ATTUATI4
Seppure le risorse finanziarie disponibili non sono commisurate alla diffusione e gravità
delle criticità, alcuni programmi di interventi di consolidamento, sistemazione e recupero di aree interessate da rischio idrogeologico sono stati realizzati nel corso degli anni.
Si pensi all’Accordo di Programma Quadro sulla Difesa del Suolo sottoscritto nel 2003 tra il
Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio
e la Regione Basilicata, finalizzato alla realizzazione di interventi di consolidamento e di
difesa dal rischio idrogeologico, per un importo complessivo di 25 milioni di euro.
Gli interventi sono stati suddivisi secondo quattro tipologie:
1. consolidamento versanti dei centri abitati ed aree limitrofe, attraverso la bonifica dei
movimenti franosi e la loro stabilizzazione per la messa in sicurezza dei centri abitati e delle infrastrutture soggette a rischio;
2. sistemazione e bonifica idraulica, ripristino dell’officiosità dei corsi d’acqua, finalizzata alla stabilizzazione dell’assetto degli alvei fluviali attraverso la rimozione degli
ostacoli al deflusso delle piene ricorrenti, alla rinaturalizzazione e protezione delle
sponde dissestate ed in erosione, al ripristino delle sezioni d’alveo ed alla manutenzione delle reti scolanti;
3. mitigazione del dissesto idrogeologico e del rischio idraulico del territorio, attraverso
interventi di sistemazione idraulico-forestale e di ripristino delle funzionalità del
reticolo idrografico;
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
276 > 277
4. difesa della costa, attraverso interventi di ripristino, ripascimento e stabilizzazione
del litorale ionico lucano, nonché opere di protezione e difesa del fiume Noce in
prossimità del litorale tirrenico lucano.
FIGURA 14. INTERVENTI ATTUATI MEDIANTE L’ACCORDO
DI PROGRAMMA PER LA DIFESA
DEL SUOLO, IMPORTI PER
TIPOLOGIA
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
4 Il presente capitolo è stato redatto sulla base dei dati conoscitivi disponibili al mese di maggio 2011. Informazioni sulle attività/interventi in itinere e programmati potranno essere acquisite presso la Struttura Tecnica Operativa
dell’AdB e/o presso gli Uffici Regionali Competenti.
FIGURA 15. PERCENTUALE
DEGLI IMPORTI SPESI PER TIPOLOGIA DI INTERVENTO
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
Dalle figure 14 e 15 si evince che circa l’80% delle risorse dell’AQP sono state spese per
l’attuazione di interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico e consolidamento di
versanti limitrofi ai centri abitati, che mettono a rischio la popolazione presente.
Nel mese di dicembre 2010 è stato approvato l’Accordo di Programma per il finanziamento
di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico, sottoscritto dalla Regione Basilicata e il Ministero dell’Ambiente.
Il Programma comprende finanziamenti per 27 Meuro, e fa riferimento a risorse del POR
Gli interventi compresi nel programma, in corso di attuazione, sono 85 e riguardano: il
consolidamento di aree urbane, la sistemazione idraulica di corsi d’acqua, la mitigazione
degli effetti delle mareggiate sulla costa jonica.
Essi sono rivolti prioritariamente alla salvaguardia della vita umana attraverso la riduzione del rischio idraulico, di frana e di difesa della costa, mediante la realizzazione di nuove
opere e con azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria.
LA PROGRAMMAZIONE DEI FONDI COMUNITARI
Nell’ambito della programmazione per l’utilizzo dei fondi comunitari, la Regione Basilicata ha previsto alcune misure tese al ripristino di equilibri naturali per la difesa dal rischio
idrogeologico.
Fra queste si cita la misura finalizzata al primo imboschimento di superfici non agricole,
prevista dal Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013, per la quale nel mese di agosto
2011 è stato pubblicato il primo bando.
Le risorse finanziare ammontano a € 1.749.835,00 e sono destinate a sostenere il recupero di terreni non agricoli (non coltivati e abbandonati) e la prevenzione di fenomeni di
dissesto e degrado, attraverso azioni di imboschimento con specie idonee alla ricostituzione di habitat naturali tipici dell’area.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rischio idrogeologico
Basilicata 2007-2013 e risorse statali derivanti dalla L.191/2009 (Legge finanziaria 2010).
regione basilicata
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278 > 279
Il Programma integrato di interventi per la
valorizzazione del bacino idrografico del fiume Noce1
Nell’anno 2008 l’AdB della Basilicata, il Gruppo di Azione Locale Alba e la Comunità Montana del Lagonegrese hanno redatto il Programma integrato finalizzato alla tutela e valorizzazione del bacino idrografico del fiume Noce. Tale Programma, promosso dal Gal Allba,
ha rappresentato una importante esperienza di collaborazione fra enti e soggetti diversi,
e ha trattato le problematiche della difesa del suolo e del rischio idrogeologico in un'ottica multidisciplinare e integrata con numerose altre tematiche che incidono nel governo
del territorio.
L’area interessata, coincidente con il bacino idrografico del fiume Noce, di estensione
complessiva di 420 km2, presenta caratteri naturalistici di particolare importanza ed è
inserita in un contesto territoriale nel quale sono state istituite, negli ultimi decenni, molteplici aree protette, fra le quali tre Parchi Nazionali (Pollino, Cilento, Val d’Agri).
Il Programma Integrato è formulato attraverso il ricorso alla metodologia della Swot
Analysis e del Logical Framework Approach.
Sono state individuate le risorse del territorio gli elementi di criticità e i punti di debolezza, le opportunità da cogliere, gli obiettivi generali e specifici, le strategie, gli interventi
e le azioni per tutelare, da una parte, gli aspetti naturali e ambientali dell’ambito fluviale,
ricostruire l’identità storica del territorio, mitigare e contenere le situazioni di criticità
causate dai fattori fisici e antropici (dissesti idrogeologici, usi del suolo non appropriati,
inquinamento, sprawl). Mentre per favorire, dall’altra, lo sviluppo locale, valorizzando le
caratteristiche ambientali, storiche e culturali delle comunità presenti, sia a fini turistici
che ricreativi, e proponendo rinnovate opportunità di reddito da concretizzare con attività a basso impatto e ben integrate con il territorio.
Strumento fondamentale per la costruzione del programma integrato è stata una intensa e articolata attività di ascolto e di partecipazione degli attori del territorio: soggetti pubblici (amministrazioni locali) e privati (imprenditori nei settori dell’agricoltura,
dell’artigianato, della ristorazione, della ospitalità; ed anche associazioni culturali, sportive, ricreative).
Fra le azioni proposte nel programma vi sono: la rinaturalizzazione e il recupero di aree
compromesse dell’ambito fluviale, la programmazione di forme di turismo eco-compatibile, la costruzione della rete delle greenways, la creazione di laboratori di ricerca socioambientale, l’animazione territoriale, la istituzione di organismi permanenti di confronto
fra gli attori locali, il monitoraggio ambientale.
Un primo passo concreto è stato rappresentato dalla sottoscrizione, da parte delle amministrazioni comunali interessate, del "Manifesto per il fiume", documento di impegno collettivo nei confronti del fiume, sottoscritto anche da 1.000 cittadini della Valle del Noce,
che potrebbe essere propedeutico all’avvio di un percorso verso un contratto di fiume.
Il Programma Integrato di Interventi, presentato nell’ambito dell’iniziativa dell’Istituto
Nazionale di Urbanistica "Urbanopromo" nel mese di novembre 2009, ha ricevuto il "Pre-
1 Il Programma è stato pubblicato nella collana dei “Quaderni dell’AdB”, n.5, gennaio 2009, consultabile sul sito
www.adb.basilicata.it
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Programma integrato di interventi per la valorizzazione del bacino idrografico del Noce
FOCUS
mio Urbanistica" in quanto caratterizzato da un "equilibrio degli interessi" conseguito
grazie alla partecipazione e il coinvolgimento degli attori locali.
FIGURA 1. BACINO DEL FIUME
NOCE. A) INQUADRAMENTO
TERRITORIALE, B) CARATTERI
DEMOGRAFICI E VIABILITÀ
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
280 > 281
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
FIGURA 2. SISTEMA DELLE
AREE PROTETTE, CARATTERI MORFOLOGICI E RISCHIO
IDROGEOLOGICO
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Programma integrato di interventi per la valorizzazione del bacino idrografico del Noce
FIGURA 3. SCHEMA RIEPILOGATIVO DELLE AZIONI
PREVISTE DAL PROGRAMMA
INTEGRATO
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
282 > 283
FOCUS
Eventi alluvionali
GLI EVENTI ALLUVIONALI DEL MESE DI MARZO 2011
In data 01/03/2011 si sono verificati intensi eventi alluvionali, che hanno interessato ampie aree della Basilicata ed in particolare i tratti medi e bassi dei fiumi Basento e Bradano,
nonché alcune zone ricadenti nei bacini del Cavone, dell’Agri e del Sinni.
I sopralluoghi sulle aree colpite effettuate da parte degli enti competenti, nell’ambito del
COM Centro Operativo Misto istituito il 4 marzo con il compito di coordinare i Servizi di
Emergenza, hanno portato al censimento di circa 300 criticità e dissesti, documentate e
catalogate in un dossier.
FIGURA 1. UBICAZIONE DEI
DISSESTI RILEVATI A SEGUITO
DEGLI EVENTI ALLUVIONALI
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Eventi alluvionali
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
Esempi di dissesti causati dall’alluvione di marzo 2011, tratti dal dossier realizzato a seguito dei sopralluoghi.
FOTO 1. FIUME CAVONE.
ESONDAZIONE DI UN FOSSO
CON ALLAGAMENTO DI UN
SOTTOPASSO DELLA SS 106
COSTIERA JONICA
FOTO 2. FIUME BRADANO:
DANNI ALLE INFRASTRUTTURE VIARIE E TRASPORTO
DI MATERIALI AGRICOLI IN
PROSSIMITÀ DI SVINCOLO
DELLA S.S. 106
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
Gli eventi del marzo scorso, tuttavia, non costituiscono un episodio isolato. Negli ultimi decenni a causa delle note variazioni climatiche estreme, il territorio della Basilicata
è stato interessato dall’alternarsi di periodi siccitosi, caratterizzati da accentuate crisi di
approvvigionamento idrico, e di periodi particolarmente piovosi che sovente hanno generano alluvioni, crisi degli assetti dei versanti, straripamenti ed esondazioni dei corsi
d’acqua, particolarmente rilevanti in corrispondenza delle foci fluviali.
Inoltre, in concomitanza dei più recenti e intensi fenomeni piovosi di lunga durata si
sono verificate, lungo la costa jonica lucana, violente mareggiate che hanno accentuato
i processi erosivi dell’arenile, evidenziando il già noto problema dell’arretramento delle
coste in Basilicata che ha assunto carattere emergenziale.
Nell’anno 2009, l’Autorità di Bacino della Basilicata e il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata hanno avviato una serie di attività volte a fronteggiare la problematica,
fra le quali la più importante è la elaborazione e approvazione della legge regionale n.39
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
284 > 285
del 13 novembre 2009, di Disciplina delle funzioni di in materia di difesa della costa, che individua una strategia per la gestione e la difesa delle aree costiere lucane, in recepimento
degli indirizzi comunitari in materia di coste.
Secondo quanto previsto dalla legge regionale sono state intraprese varie iniziative, fra
le quali la istituzione dell’Osservatorio Regionale delle aree costiere (2010), e le attività di
elaborazione del Piano regionale delle coste.
FOTO 3 E 4. DANNI ALLE
STRUTTURE BALNEARI
Fonte: Autorità di Bacino della Regione
Basilicata
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Eventi alluvionali
Marsicovetere, Contrada Raia di Marangelo. Ernesto Salinardi
Capitolo 15
Attività estrattive
La proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 22.09.2006 propone
misure destinate a proteggere il suolo ed a preservare la sua capacità di svolgere una
pluralità di funzioni. La strategia prevede l’approntamento di un quadro legislativo che
protezione nelle politiche nazionali e comunitarie, il rafforzamento della base conoscitiva ed una maggiore sensibilizzazione delle popolazioni.
La proposta di direttiva assume il ruolo di elemento fondamentale nella strategia che dovrebbe consentire, agli Stati membri, di attuare misure adatte alle differenti e specifiche
realtà locali al fine di individuare i problemi, prevenire il degrado del suolo e ripristinare i
suoli inquinati o degradati. In quest’ottica deve, quindi, essere collocata l’attività di estrazione mineraria. L’attività estrattiva che viene svolta nelle cave è infatti connessa allo
sviluppo economico della società con l’impiego delle risorse occorrenti per soddisfare le
richieste delle materie prime sia nel settore della realizzazione delle opere civili che nella
filiera industriale. Occorre tenere presente che, trattandosi di giacimenti minerari non
rinnovabili, nell’esercizio dell’attività estrattiva, si deve garantire lo sfruttamento ottimale della risorsa coniugandola con la sicurezza, il paesaggio, la compatibilità ambientale, il
vincolo idrogeologico, la tutela dei beni archeologici, etc.
Con il termine "cava" si intende il luogo ove si effettuano lavori di escavazione per l’estrazione di materiali inerti e la loro successiva lavorazione e commercializzazione a fini di
lucro da parte della ditta esercente. La vigente normativa mineraria1, considera con il
termine cava la lavorazione estrattiva per la ricerca e la coltivazione di sostanze minerali,
industrialmente utilizzabili. Questa definizione prescinde dal fatto che i lavori minerari
vengano condotti a giorno (in superficie) o in sotterraneo e pertanto, giuridicamente,
possono trovarsi cave coltivate in sotterraneo e miniere coltivate a giorno.
La Regione Basilicata, a seguito del trasferimento delle competenze, si è celermente
dotata della normativa di cui alla L.R. n.12/1979 successivamente integrata e modificata al fine di renderla rispondente alle nuove normative di settore. Il territorio regionale
1 Disposto del R.D. n.1443/1927 successivamente modificato con L. 7.11.1941 n.1360.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Attività estrattive
consenta, in modo sostenibile, l’utilizzo e la protezione dei suoli, l’integrazione di questa
presenta un variegato numero di giacimenti minerari per le varie tipologie di litotipi di
interesse industriale che di interesse per opere civili, ma risulta anche gravato da tutta
una serie di vincoli dovuta all’esistenza dei parchi nazionali, regionali, siti di interesse
comunitario (SIC), zone a protezione speciale (ZPS), vincolo paesaggistico ambientale ed
altri. Pertanto per il rilascio dell’autorizzazione regionale ad effettuare lavori di coltivazione mineraria è necessario acquisire i dovuti pareri e nulla osta favorevoli da parte degli
Enti ed Uffici preposti a termini di legge.
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI, 2012
Fonte: Ufficio Geologico, Dip. Ambiente,
Territorio, Politiche della Sostenibilità,
Regione Basilicata
CODICE
INDICATORE/INDICE
DPSIR
UNITÀ DI FONTE
COPERTURA
COPERTURA STATO
CAV1
Numero e stato delle
cave
P
Numero
Regione
Basilicata
CAV2
Produzione mineraria
P
Mm3
Regione
Basilicata
TREND
MISURA
SPAZIALE
TEMPORALE ATTUALE
Regione
Basilicata
2010-2012
↔
Regione
Basilicata
2010-2012
↔
CAV1. CAVE AUTORIZZATE
In Italia le cave attive superano il numero di 5.700, alle quali vanno sommate le dismesse,
nel numero di oltre 13.000 (fig.1).
FIGURA 1. DISTRIBUZIONE DELLE CAVE ATTIVE SUL TERRITORIO NAZIONALE, 2011
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
288 > 289
Fonte: Legambiente, Rapporto Cave
L’attuale normativa regionale per il rilascio dell’autorizzazione prevede la predisposizione, da parte del richiedente, della documentazione amministrativa e tecnica in conformità di quanto disposto dalla vigente normativa. Esaurita la fase istruttoria la richiesta
formulata dalla ditta viene esaminata nel Comitato regionale per le attività estrattive che
rilascia il proprio parere favorevole e/o sfavorevole e successivamente l’Ufficio Geologico
e Attività Estrattive predispone il relativo provvedimento da sottoporre all’approvazione
della Giunta Regionale. Questa procedura si applica ove la richiesta formulata sia stata
sottoposta a procedura di screening. Nel caso si proceda con la fase di valutazione di impatto ambientale (VIA) si acquisisce il parere da parte del Comitato tecnico regionale per
l’ambiente ed è l’Ufficio Compatibilità Ambientale a predisporre il relativo provvedimento da sottoporre all’approvazione della Giunta Regionale.
La Giunta Regionale di Basilicata, a seguito del trasferimento dallo Stato alle Regioni delle competenze in materia di cave e torbiere, ha autorizzato2 214 attività estrattive. Di
queste 59 risultano attualmente in attività, con provvedimento di autorizzazione in corso
di vigenza; 33 risultano cessate, con relativo provvedimento di presa d’atto di ultimazione dei lavori di coltivazione mineraria e ripristino ambientale e 122 risultano formalmente non attive, per sopraggiunta scadenza del provvedimento di autorizzazione.
FIGURA 2. SITUAZIONE DELLE
CAVE AL 2012
Agli inizi del 2005, col bilancio di un ventennio di gestione tecnica ed amministrativa, è
stato possibile varare una Legge Regionale di riforma della materia che, senza stravolgerne le finalità, in grado di recepire alcune sensibilità e sollecitazioni, soprattutto in ordine
alla sostenibilità ambientale dell’attività estrattiva. Pertanto è stata emanata la Legge
Regionale n. 19 del 25 febbraio 2005 - "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 27
marzo 1979, n. 12", a cui hanno fatto seguito una serie di deliberazioni attuative che sono
andate a disciplinare:
• la composizione del Comitato Regionale per le Attività Estrattive - D.G.R. n. 977 del
22.04.2005 - con le modifiche opportune per rendere l’organismo più aderente alle
mutate necessità ed esigenze dell’amministrazione da una parte, del settore estrattivo dall’altra, nonchè della società civile;
• le modalità di presentazione delle istanze connesse alla disciplina della coltivazione
delle cave - D.G.R. n. 1720 del 08.08.2005 - con una articolata definizione del procedimento di autorizzazione, della forma e del contenuto dell’istanza, della documentazione amministrativa e degli allegati progettuali;
• le modalità di costituzione del deposito cauzionale - D.G.R. n. 2206 del 04.11.2005 con una nuova regolamentazione per la garanzia della corretta esecuzione dei lavori
2 Ai sensi della Legge Regionale n. 12 del 27 marzo 1979.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Attività estrattive
Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio
Geologico, Dipartimento Ambiente,
Regione Basilicata
di coltivazione mineraria e della completa realizzazione dei lavori di sistemazione
finale.
I suddetti provvedimenti legislativi e normativi di riordino della materia hanno reso più
efficaci gli strumenti di governo e di controllo del settore, sia per quanto riguarda le modalità di conduzione delle attività stesse, che per quanto riguarda il rispetto degli obblighi di sistemazione finale e ripristino ambientale delle aree interessate. L’obbligo imposto di ottemperare ad alcuni adempimenti preliminari all’avvio dell’attività estrattiva
rende più efficace l’azione di orientamento e di controllo. È necessario, prima di iniziare
o riprendere l’attività di cava (in caso di proroga o rinnovo di autorizzazione precedente
alla legge regionale n. 19/2005 di riordino della materia) che la Ditta effettui la delimitazione georeferenziata dell’area di cava e che realizzi o adegui la recinzione secondo le
norme vigenti. Questa misura consente, anche attraverso i moderni strumenti di telerilevamento e di aerofotogrammetria, di monitorare e verificare il rispetto dei limiti areali
entro cui devono essere effettuati i lavori di coltivazione mineraria.
Inoltre, è fatto obbligo ai soggetti autorizzati di garantire la corretta esecuzione dei lavori di coltivazione mineraria e la completa realizzazione dei lavori di sistemazione finale,
attraverso un deposito cauzionale commisurato al costo effettivo di realizzazione delle opere previste. Questa ulteriore misura rende più efficace l’azione di controllo che si
esercita per imporre modalità di coltivazione che consentano il progressivo e consecutivo avanzamento dei lavori di sistemazione finale rispetto ai lavori di coltivazione mineraria. La pressione sul settore per ottenere modalità di coltivazione orientate alla progressiva e definitiva sistemazione finale, comincia a dare qualche buon risultato anche sulle
"cave storiche" della regione3.
Tracciando una ipotetica linea di separazione tra lo stato dell’attività estrattiva prima e
dopo l’entrata in vigore delle norme contenute nella legge regionale n.19/2005 di riordino della materia, risulta che dall’inizio degli anni ‘80 a tutto il febbraio 2005 sono state
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
290 > 291
autorizzate 139 attività estrattive di cui:
• 54 risultavano in attività, con provvedimento di autorizzazione in corso di vigenza;
• 28 risultavano cessate, con relativo provvedimento di ultimazione dei lavori di coltivazione mineraria e ripristino ambientale;
• 57 risultavano formalmente non attive, per sopraggiunta scadenza del provvedimento di autorizzazione.
FIGURA 3. SITUAZIONE DELLE
CAVE DAGLI ANNI ’80 AL 2005,
2012
Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio
Geologico, Dipartimento Ambiente,
Regione Basilicata
Proiettate ad oggi, le suddette 139 attività estrattive risultano:
• 9 in attività, con vecchio provvedimento di autorizzazione tutt’ora in corso di
vigenza;
3 Cave attivate diverso tempo prima che la competenza fosse trasferita dallo Stato alle Regioni e che sono state
ereditate in condizioni di impatto sull’ambiente piuttosto gravose.
• 5 in attività con rinnovo del provvedimento di autorizzazione giunto a scadenza;
• 28 cessate, con presa d’atto di ultimazione dei lavori di coltivazione mineraria e ripristino ambientale;
• 97 formalmente non attive, per sopraggiunta scadenza senza rinnovo del provvedimento di autorizzazione.
Dall’entrata in vigore della legge regionale n. 19/2005 a tutt’oggi sono state autorizzate
80 attività estrattive; di queste 50 risultano attualmente in attività, con provvedimento di
autorizzazione in corso di vigenza, 5 risultano cessate, con presa d’atto di ultimazione dei
lavori di coltivazione mineraria e ripristino ambientale e 25 risultano formalmente non
attive per sopraggiunta scadenza del provvedimento di autorizzazione.
FIGURA 4. SITUAZIONE DELLE
CAVE DAL 2005 AL 2012.
Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio
Geologico, Dipartimento Ambiente,
Regione Basilicata
Non deve ingannare il dato delle attività estrattive autorizzate dopo l’entrata in vigore
della legge regionale n. 19/2005 in quanto la gran parte delle autorizzazioni rilasciate,
vità precedenti. Il numero di autorizzazioni per nuove attività estrattive, dopo l’entrata in
vigore della legge regionale n. 19/2005, risulta pari a 15.
CAV2. PRODUZIONE MINERARIA
I volumi estratti nel 2010, a livello nazionale, hanno superato i 150 Mm3 complessivi, con
90 Mm3 di sabbia e ghiaia, 41,7 Mm3 di calcare, 12 Mm3 di pietre ornamentali e, in misura
minore, argilla e torba (Legambiente, Rapporto Cave 2011).
FIGURA 5. RIPARTIZIONE DELLE
CAVE IN ITALIA PER GRUPPI DI
MATERIALI ESTRATTI, 2011
Fonte: Legambiente, Rapporto Cave
La carta regionale riportata in figura 6 evidenzia la distribuzione territoriale delle cave
attive nell’anno 2012. Su 59 cave attive il numero degli addetti è pari a 290 (figura 7), con
il 70% da attribuire al settore civile ed il restante 30% al settore industriale, mentre la pro-
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Attività estrattive
nell’ordine di 65 sul totale di 80, riguardano provvedimenti di rinnovo o proroga di atti-
duzione totale di materiale è di poco superiore ai 2,5 Mm3 (figura 8), con il 53 % destinato
al settore civile ed il restante 47% al settore industriale.
FIGURA 6. DISTRIBUZIONE
DELLE CAVE SUL TERRITORIO
REGIONALE, 2012
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
292 > 293
Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio
Geologico, Dipartimento Ambiente,
Regione Basilicata
FIGURA 7. DISTRIBUZIONE DEGLI ADDETTI AL SETTORE NEL
TERRITORIO REGIONALE, 2012
Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio
Geologico, Dipartimento Ambiente,
Regione Basilicata
Con il medesimo criterio, la sintesi dei volumi estratti è rappresentata in figura 8.
FIGURA 8. DISTRIBUZIONE DEI
VOLUMI ESTRATTI SUL TERRITORIO REGIONALE, 2012
L’attività estrattiva in Basilicata, come già accennato, si distingue anche per la differente
destinazione d’uso della produzione, che può avere sbocchi sia nel settore civile che nel
settore industriale. I prodotti delle cave nel settore civile sono fondamentali per la realizzazione delle opere in cemento armato, costruzioni, strade, porti ed altro, mentre nel settore industriale, si ha la produzione di argilla, calcare, dolomia, pozzolana e silice, materie
prime per la produzione di laterizi, del cemento, della calce, del vetro, di concimi etc..
Da evidenziare che la produzione delle pietre ornamentali, seppur esigua sul totale
dell’estratto regionale (circa 34.600 m3), possiede un elevato valore economico. Infatti le
cave di pietra ornamentale esplicano un ruolo fondamentale per la produzione dei materiali occorrenti per cordoli e pavimentazioni di piazze, marciapiedi, viali, realizzazione
di camini, scale, portali, soglie per porte e finestre, pietra per rivestimento di muri, etc.
Nei centri urbani sono visibili le testimonianze culturali e storiche ove alla pietra locale,
opportunamente lavorata, plasmata e modellata dagli scalpellini, viene demandata la
rappresentazione delle vicende della comunità. Inoltre la pietra ornamentale viene impiegata per la salvaguardia degli edifici dei centri storici e delle opere di edilizia storico
monumentale rappresentativi della identità culturale delle nostre comunità.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Attività estrattive
Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio
Geologico, Dipartimento Ambiente,
Regione Basilicata
Strumenti
di sostenibilità
Relazione sullo Stato dell'Ambiente della Basilicata
Il cielo di Intra, incontro ad Aliano. Margherita Sarli
Capitolo 16
L’attività di sensibilizzazione e di partecipazione della comunità è fondamentale per lo
sviluppo di politiche ambientali sostenibili nei vari settori; la conoscenza, infatti, è premessa per l’assunzione di scelte e comportamenti, singoli e collettivi, più responsabili
tanto che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (DESS) per il periodo 2005-2014, affidando all’UNESCO
il compito di coordinarne e promuoverne le attività.
Nella Strategia Unece1 l’educazione, oltre ad essere un diritto umano, è un pre-requisito
per raggiungere lo sviluppo sostenibile, non è volta a fornire risposte puntuali a problemi specifici, quanto piuttosto a stimolare il pensiero critico, il senso d’incertezza e del
limite riferito agli effetti del nostro agire quotidiano, indurre il senso di collettività e responsabilità nei confronti del mondo in cui viviamo. In attuazione delle strategie internazionali e nazionali2 la regione Basilicata ha approvato nel 2010 il Programma pluriennale
strategico EPOS (per l’Educazione e la PrOmozione della Sostenibilità Ambientale)3, contenente obiettivi, strategie, idee progetto, strumenti operativi e finanziari per la educazione e promozione della sostenibilità ambientale. Il Programma è sviluppato secondo
i nuovi principi ordinatori dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile, che si sintetizzano
nei seguenti tre paradigmi:
• l’Educazione è per tutta la vita (come processo di scambio e di interazioni permanente - life long learning - che coinvolge tutti i cittadini nelle varie fasi della vita
umana);
• l’Educazione riguarda ogni aspetto della quotidianità (processo permanente di apprendimento sociale - social learning - che aspira a implementare trasformazioni
culturali)
1 La Strategia Unece per l’educazione per lo sviluppo sostenibile è’ stata approvata dai Ministri dell’ambiente e
dell’istruzione dei Paesi dell’area UNECE, di cui l’Europa fa parte, ,nel corso della conferenza di Vilnius svoltasi a maggio 2005.
2 “Nuovo Quadro programmatico Stato-Regioni e Province Autonome per l’educazione all’ambiente e alla sostenibilità” 2007-2009.
3 Il programma EPOS è stato approvato con DGR n. 2014 del 30/11/2010; è reso disponibile sul sito www.eposbasilicata.it ed è contenuto nell’apposita pubblicazione edita il 2012.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Educazione per lo sviluppo sostenibile
Educazione per
lo sviluppo sostenibile
• l’Educazione è rivolta alla sostenibilità del vivere (legata alla crescita consapevole e
a stili di vita virtuosi e rispettosi dell’ambiente).
Tra le priorità del Programma strategico EPOS rientra il rafforzamento e l’ampliamento
della Rete dei Centri e degli Osservatori di educazione ambientale per la sostenibilità (REDUS), intesi come agenzie territoriali che svolgono sul territorio, per conto della regione,
l’attività di educazione, assicurando un servizio che non potrebbe svolgere direttamente. Nata nel 2002, la REDUS ha visto nel tempo rallentare la sua attività; di qui la necessità
di rivitalizzarla e renderla operante nell’ottica di dimensione sistemica e di rete. Attualmente la rete è cresciuta nel numero e nella qualità delle prestazioni; si compone di associazioni Onlus, cooperative e società chiamati “nodi” variamente distribuiti sul territorio
regionale, operanti con una propria specificità nel campo dell’educazione ambientale e
dello sviluppo sostenibile4 attraverso diverse tipologie di funzioni: proposte educative,
formazione, animazione e progettazione territoriale, informazione e comunicazione.
La struttura organizzativa è composta da un Centro Regionale di Coordinamento, attestato presso la Direzione Generale del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della
Sostenibilità, da un Responsabile del sistema, da un Laboratorio nel quale, oltre alla presenza dei Centri e degli Osservatori, è presente la direzione scolastica regionale e l’Arpa
Basilicata.
PROGRAMMA STRATEGICO 2010-2013
PER L’EDUCAZIONE E LA PROMOZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
298 > 299
FIGURA 1. EPOS. PROGRAMMA
STRATEGICO 2010-2013PER
L’EDUCAZIONE E LA PROMOZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ
AMBIENTALE.
Regione Basilicata
Dipartimento Ambiente, Territorio,
Politiche della Sostenibilità
Direzione Generale
via Vincenzo Verrastro, 5
85100 - Potenza
4 La REDUS opera secondo un “Sistema di Indicatori di qualità per la Regione Basilicata (S.I.QUAB)”, adottato con
DGR n. n.223 del 21/2/2006), ed un disciplinare, approvato con DGR n 489 del 3/4/2006 e inegrato con DGR 2014
del 30/11/2010.
INDICATORE/INDICE
DPSIR UNITÀ DI
FONTE
MISURA
COPERTURA
COPERTURA
STATO
SPAZIALE
TEMPORALE
ATTUALE
TREND
EDU1
Consistenza rete
REDUS
R
n
Dipartimento
ambiente
regionale
2011-2013
☺
↑
EDU2
Progetti e Spesa
R
N. interventi
e Euro
Dipartimento
ambiente
regionale
2011-2013
☺
↑
EDU3
Comunicazione e
partecipazione
R
N. di
partecipanti
Dipartimento
ambiente
regionale
2011-2013
☺
↑
TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO
DEGLI INDICATORI
EDU1. CONSISTENZA DELLA REDUS
La REDUS risulta costituita da 29 Centri (CEAS) e 6 Osservatori (OAS) accreditati come
“nodi”, a seguito di specifico procedimento amministrativo, e da 74 Amici della Rete riconosciuti come sostenitori della rete stessa, rappresentati da associazioni, scuole, enti
locali, parchi regionali e nazionali. I centri e gli osservatori rappresentano una struttura
integrata ed inscindibile rispetto ad un ente locale di riferimento che, in rete, accompagna i cittadini (bambini, adolescenti, adulti, anziani, tecnici, famiglie, amministratori) in
percorsi di conoscenza, informazione, animazione e affezione verso l'ambiente, il territorio ed il paesaggio. Questa missione e condotta attraverso un processo di educazione
formale, informale ed emozionale, attuato sul campo, facendo anche leva sul vissuto dei
singoli, usufruendo degli strumenti semplici ed armoniosi che la natura continua a concedere. In tal senso, la REDUS rappresenta una vera e propria rete culturale al servizio
dell’ambiente.
FIGURA 2. DIFFUSIONE GEOGRAFICA DELLA REDUS (PER
L’ELENCO DEI CEAS SI RIMANDA
A WWW.EPOSBASILICATA.IT /
LA RETE DI EDUCAZIONE ALLA
SOSTENIBILITÀ DELLA REGIONE
BASILICATA)
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Educazione per lo sviluppo sostenibile
CODICE
EDU2. PROGETTI E SPESA
Le numerose iniziative attuate nel periodo 2011-2013 afferiscono a diverse tipologie,
individuate in relazione ai bisogni espressi dalla comunità e considerando quattro assi
d’intervento: Proposta educativa, Formazione, Animazione e progettazione territoriale,
Informazione e Comunicazione.
La spesa a sostegno delle iniziative, in generale, è cresciuta; in particolare l’asse animazione e progettazione territoriale ha assorbito nell’ultimo biennio la metà della spesa
impegnata.
A partire dal 2011, la Regione ha erogato a favore della REDUS contributi in conto capitale o forfettari ed ha emanato una serie di bandi pubblici prevedendo la composizione
di un partenariato misto, formato da CEAS ed OAS, con la possibilità dell’ ulteriore coinvolgimento degli Amici della Rete o altri stakeholders del territorio, al fine di incentivare
le sinergie della REDUS. I bandi emanati hanno considerato le tematiche scelte dall’ ONU
ed UNESCO quali le foreste5, l’acqua6 e l’alimentazione7.
• Un primo bando dal titolo "Costruire una società sostenibile" sul tema foreste ha finanziato cinque progetti per un impegno di € 125.000,00 (Laboratorio Foreste Territorio; Madre Foresta; Madea; Luoghi e comunità sostenibili; Living Forests). Ciascuno di essi si è concentrato su un aspetto specifico: l’attivazione di un laboratorio in
foresta, campagne informative sul meccanismo di stoccaggio carbonio e protezione dell’erosione del terreno, studio dell’operato del Premio Nobel per la pace 2004
Wangari Maathai e ancora campi di volontariato internazionali e corsi per tecnici e
professionisti.
• Il bando "A…come acqua" per un impegno finanziario di € 60.000,00 ha consentito la realizzazione di due progetti: L’Albero dell’Acqua e Terre d’Acqua a cui hanno
partecipato anche Acquedotto Lucano e Atoo idrica - Autorità d’ambito Territoriale
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
300 > 301
Ottimale Attraverso la realizzazione di percorsi educativi nelle scuole, campagne di
sensibilizzazione, workshop e concorsi di idee, il tema è stato declinato nei suoi vari
aspetti, quali: acqua e gestione, acqua ecosistemi e territorio, acqua salute e povertà, acqua e diversità culturale, acqua e stili di vita, acqua e rifiuti. I risultati sono
confluiti in una mostra itinerante realizzata a Potenza, Matera e presso l’Ente Parco
dell’Appennino Lucano Val D’Agri - Lagonegrese.
• "Accrescere la fruibilità delle risorse naturali" è il titolo del terzo bando che ha previsto
un impegno di spesa di € 300.000 per un totale di dieci progetti. Obiettivo del bando è stato quello di aumentare l’accessibilità dei luoghi in una logica di armonioso
rapporto dell’uomo con l’ambiente, incentivando, in questo modo, la promozione di
un turismo sostenibile. Dei dieci progetti solo due sono attualmente in essere (Piede
Lento e Semasos), mentre sono in fase di attivazione gli altri. Il bando capitalizzava
inoltre, gli ottimi risultati raggiunti con la realizzazione del progetto “E…state nei
parchi”, promosso dal MATTM. L’iniziativa, realizzata dalla rete REDUS, nel mese di
agosto 2011, ha consentito a quasi quattrocento bambini di frequentare le strutture
dei centri ed avvicinarsi alla natura delle aree protette della regione.
• Grazie al bando "Un viaggio per conoscere", teso a valorizzare l’ambiente come elemento imprescindibile per il benessere umano e a favorire forme di turismo sostenibile ed educativo, sono stati coinvolti direttamente gli alunni nella fruizione del
5 L’ ONU ha proclamato il 2011 “Anno internazionale delle foreste” per sostenere l’impegno di favorire la gestione e
lo sviluppo sostenibile delle foreste di tutto il mondo e la diffusione della consapevolezza del ruolo capitale che esse
svolgono per lo sviluppo sostenibile globale e a livello socio-culturale.
6 La sesta edizione della Settimana di Educazione allo Sviluppo Sostenibile UNESCO 2011 è stata dedicata all’ acqua, fonte primaria di vita del nostro pianeta.
7 La settima edizione della Settimana di Educazione allo Sviluppo Sostenibile UNESCO 2011 è stata dedicata a “Madre Terra: alimentazione, agricoltura ed ecosistema”.
territorio regionale, per diffondere la conoscenza delle specificità culturali, ambientali, storiche ed economiche. Rivolto alle scuole secondarie di secondo grado l’impegno di spesa è stato di € 50.000,00.
• Sei progetti sul tema dell’alimentazione, per un finanziamento totale di € 29.400,00
(Matera Green Food Energy, Bioalimenta il domani, La montagna lucana e le sue tradizioni alimentari e popolari, La filiera agroalimentare, Sapere i saperi - proposto in
due scuole) hanno animato la settimana 19/25 novembre 2012 dedicata dall’Unesco
all’alimentazione.
• Nel 2012 sono stati emanati ulteriori quattro bandi rivolti ai Parchi, agli OAS e
CEAS, alle scuole elementari e medie di Basilicata per un importo complessivo di
€ 305.000,00. I relativi progetti candidati sono in corso di valutazione.
EDU3: COMUNICAZIONE E PARTECIPAZIONE
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Educazione per lo sviluppo sostenibile
FIGURA 3. IL PORTALE DEL SITO
Il programma Epos al capitolo 5 riconosce nella comunicazione una questione strategica
e uno strumento imprescindibile per la realizzazione di un progetto complesso di educazione ambientale, radicato anzitutto nella capacità di trasferire e consolidare una condivisione collettiva della responsabilità anche individuale verso il futuro delle generazioni
successive. In attuazione a quanto indicato nel programma, è stato approvato un progetto operativo dal titolo “Comunicare Epos” che, mediante l’attivazione di un portale web
dinamico www.eposbasilicata.it ha messo in campo un lavoro bidirezionale e sincronico, favorendo sia lo scambio di informazioni ed esperienze tra gli stakeholders interni
alla Rete (C.E.A.S. - O.A.S.), sia la relazione con gli stakeholders esterni (cittadini, stampa,
istituzioni, parchi). La vetrina virtuale, che ad un anno e mezzo dalla sua attivazione ha
raggiunto la soglia delle 10.000 visite, ripropone la descrizione del programma EPOS,
del sistema I.N.F.E.A. e della REDUS, ma riserva molto spazio alle iniziative che vengono
realizzate sul territorio, attraverso un box dedicato alle news e spazi dedicati ai progetti,
raccontati in itinere, oltre che a tematiche di competenza del Dipartimento Ambiente.
Un’ulteriore azione comunicativa per la promozione della Rete, affinché essa possa essere
catalizzatrice di economie sul territorio, è stata la pubblicazione di un catalogo dei CEAS,
che racconta ogni centro attraverso una scheda descrittiva delle peculiarità e delle proposte educative più significative. La pubblicazione “La Rete di educazione alla sostenibilità
della Regione Basilicata” è stata distribuita ai dirigenti scolastici degli istituti lucani perché
possano cogliere le opportunità di formazione formale e non formale proposte dai CEAS e
dare ai propri studenti l’opportunità di conoscere in maniera consapevole il territorio della
Basilicata e la sua complessità. Infine, è stata realizzato un quaderno di viaggio “Scopri la
Basilicata. I tanti segreti della Terra dei due mari” rivolto ai bambini per facilitare la conoscenza del territorio regionale e stimolare processi di identificazione. Organizzato in quattro sezioni, attraverso un linguaggio appropriato, il quaderno accompagna gradualmente i bambini alla scoperta della ricchezza del patrimonio storico-culturale-paesaggistico
della regione e li invita al viaggio nei parchi. “Scopri la Basilicata” è entrata a far parte della
rosa dei testi dell’edizione 2013 del Festival della Letteratura di Viaggio, tenutosi a Roma
dal 26 al 29 settembre; è in distribuzione nelle scuole tramite i parchi.
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
302 > 303
FIGURA 4. SCOPRI LA BASILICATA. I TANTI SEGRETI DELLA
TERRA DEI DUE MARI
FOCUS
Contabilità ambientale
Il progetto "Contambiente" prevede la realizzazione di un sistema sperimentale di contabilità ambientale della regione Basilicata e delle provincie di Matera e Potenza. La contabilità ambientale è un sistema che identifica, quantifica, organizza, gestisce e comunica
informazioni e dati ambientali, espressi attraverso indicatori fisici e monetari. Tale processo attribuisce importanza alla variabile "ambiente", considerata al pari della variabile
economica all’interno delle politiche di un’organizzazione, sia essa pubblica o privata; la
procedura nasce, quindi, dalla necessità di riformare i sistemi di definizione e controllo
delle strategie pubbliche con procedimenti adeguati a misurare la sostenibilità dello sviluppo del territorio, ossia capaci di internalizzare la variabile ambientale nelle decisioni
di politica economica.
Fonte: Direzione Generale,
Dipartimento Ambiente, Regione
Basilicata
Attraverso la realizzazione del bilancio ambientale, ciascuna delle tre amministrazioni
coinvolte, espliciterà le ricadute delle sue politiche sul territorio e potrà dimostrare cosa
essa "fa per il bene dell’ambiente", "come lo fa" e "con quale impegno di spesa". Finalizzata a costruire una base conoscitiva di supporto e orientamento a tutti i processi decisionali degli enti, la contabilità ambientale va al di là della semplice attività di reporting:
quest’ultima è utilizzata per avere dei feedback - positivi o negativi - da parte degli stakeholder interni ed esterni all’ente per ridefinire in maniera condivisa politiche, piani e programmi. Come delineato nella D.G.R. n. 671/2011, per la Regione Basilicata è importante
adottare un iter decisionale trasparente, deliberare gli impegni sulla base degli interessi
della collettività, ossia di concerto con i soggetti portatori di interessi e, infine, adottare
un sistema di pianificazione e controllo della efficacia delle azioni. Il progetto consta di 3
macro fasi, articolate in attività, come di seguito specificate.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Contabilità ambientale
FIGURA 2. IL PROCESSO DI
DEFINIZIONE DI UN SISTEMA
DI CONTABILITÀ AMBIENTALE,
2012
• FASE 1. ANALISI E METODI: INQUADRAMENTO TERRITORIALE, AMBIENTALE ED
ISTITUZIONALE. L’attività è riferita all’analisi di contesto del territorio interessato
dal processo (la Regione Basilicata con le specificità delle due Provincie) da cui
emergano le peculiarità sociali, economiche ed ambientali. L’analisi è altresì riferita
alle competenze e funzioni degli enti rispetto alle politiche territoriali ed ambientali e sarà rappresentata nella forma del report.
• FASE 2. SISTEMA DI CONTABILIZZAZIONE. Tale sistema è la struttura di rendicontazione, ciò che l’ente si propone di realizzare per qualificare il proprio intervento sulle
tematiche ambientali. La struttura si ottiene incrociando le competenze attribuite
all’ente dalle normative vigenti con i parametri di sostenibilità della valutazione ambientale strategica, utilizzata dall’Unione Europea per valutare le ricadute ambientali di politiche, piani, programmi, progetti. Nell’ottica della intersettorialità, il sistema
di rendiconto si rivolge anche alle politiche che, pur non essendo tradizionalmente
considerate ambientali, hanno tuttavia ricadute ambientali rilevanti, come le politiche energetiche, quelle dei trasporti e quelle legate alla pianificazione territoriale,
etc.
• FASE 3. STESURA DEL BILANCIO AMBIENTALE (PREVENTIVO O CONSUNTIVO), APPROVAZIONE E PUBBLICAZIONE. Il documento di bilancio ambientale è lo strumento con il quale saranno sintetizzate e comunicate le informazioni più importanti elaborate a partire dagli indicatori (fisici e monetari); trattandosi di un documento, che
come il bilancio ordinario, è destinato a un pubblico di tecnici ma anche di cittadini,
ne è prevista una redazione diversificata, ognuna delle quali adattata alle esigenze
del target.
COMUNICAZIONE
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
304 > 305
L’attività di comunicazione e divulgazione rappresenta un’attività trasversale ed integrativa di tutto il processo per promuovere e diffondere verso l’esterno e l’interno le attività
messe in campo, il percorso ed i risultati.
TEMPISTICA E STATO DELL’ARTE DEL PROGETTO
Per la strutturazione del sistema sperimentale di contabilità ambientale e la definizione
del bilancio ambientale è stato considerato un percorso progettuale di 20 mesi, in modo
da garantire il supporto ai tre Enti nei due momenti di bilancio preventivo e consuntivo.
Nel mese di settembre 2012 è stato sottoscritto il contratto tra la Regione Basilicata e
l’assistenza tecnica che ha sancito l’avvio del progetto; dopo alcuni incontri con i tecnici
degli Enti, a maggio 2013, sono stati presentati i primi risultati dell’analisi di contesto con
l’individuazione del set di indicatori e delle fonti, cui fare riferimento nel prosieguo delle
attività.
PROGETTO LIFE+ "B.R.A.V.E." BETTER REGULATION AIMED AT VALORISING EMAS
Il progetto B.R.A.V.E. è finalizzato a sviluppare soluzioni per il miglioramento della normativa ambientale e per la semplificazione degli obblighi a carico delle organizzazioni
che hanno ottenuto la registrazione EMAS (Regolamento n. 1221/2009/CE) o altre forme di certificazione ambientale che, analogamente all’EMAS, prevedono un forte impegno a valutare, gestire correttamente e migliorare nel tempo le proprie prestazioni
ambientali.
Il progetto si pone come ambizioso obiettivo l’approvazione, da parte degli organi istituzionali competenti, di norme e regolamenti che favoriscano le organizzazioni registrate EMAS (o dotate di altra certificazione ambientale) riducendo gli oneri, i controlli, le
ispezioni, ma anche introducendo agevolazioni fiscali a loro beneficio. BRAVE si inserisce
in un filone normativo in cui le istituzioni comunitarie sono da tempo fortemente impegnate; la Commissione Europea, ad esempio, ha fatto della cosiddetta "Better regulation"
in materia ambientale, e della conseguente "Regulatory relief", due bandiere del proprio
piano d’azione per supportare la conformità legislativa da parte delle PMI europee.
Di durata pluriennale, il progetto è finanziato dalla Direzione Generale Ambiente della
Commissione Europea, attraverso il fondo "Life Plus" e dalle Regioni Lombardia e Basilicata. Partner di progetto sono: la Scuola Sant’Anna di Pisa, l’ARPA della Regione Lombardia, Confindustria Genova, il centro IEFE dell’Università Bocconi, Ambiente Italia Srl
e due enti spagnoli, la Camera di Commercio della Regione di Valencia e lo IAT, l’Istituto
Andaluso per le Tecnologie.
Sono stati organizzati gruppi di lavoro a livello regionale, nazionale e comunitario aperti
alla partecipazione di rappresentanti delle istituzioni, degli enti locali, delle imprese e
delle associazioni di categoria che voglio realmente impegnarsi in un processo di miglio-
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Contabilità ambientale
ramento della normativa ambientale esistente.
Paesaggio. Archivio iStock
Capitolo 17
La valutazione ambientale
La Valutazione Ambientale Strategica (VAS), formalmente introdotta all’interno dell’Unioè uno strumento per l’integrazione delle considerazioni ambientali nell’elaborazione,
adozione ed approvazione di piani e programmi (p/p) che possono avere significativi
effetti sull’ambiente. In particolare, l’art. 1 recita: "La presente direttiva ha l’obiettivo di
garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di
considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al
fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando che, ai sensi della presente direttiva,
venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono
avere effetti significativi sull’ambiente." La VAS deve garantire che gli effetti sull’ambiente
dell’attuazione delle previsioni di piani e programmi siano presi in considerazione durante l’elaborazione di p/p e prima della loro adozione ed approvazione. Inoltre, per valutare
correttamente gli effetti derivanti dall’attuazione dei p/p, viene stabilita la necessità di
dotare lo strumento di un piano di monitoraggio che, sulla base di indicatori ambientali,
possa contribuire a verificare, in corso d’opera, la bontà delle scelte pianificatorie adottate. Nel corso dell’elaborazione del piano/programma e del rapporto ambientale è necessario definire: gli obiettivi di sostenibilità del piano/programma, i contenuti del monitoraggio, gli indicatori e i relativi metodi di calcolo, gli strumenti di supporto, il ruolo della
partecipazione dei soggetti con competenze ambientali e del pubblico, l’identificazione
dei ruoli e delle responsabilità, la quantificazione e l’allocazione di risorse adeguate allo
svolgimento delle attività del monitoraggio, la definizione delle modalità di comunicazione delle relazioni periodiche sul monitoraggio, i meccanismi di ri-orientamento del
piano/programma in caso di effetti negativi imprevisti. Gli stati membri avrebbero dovuto recepire la Direttiva entro il 21 luglio del 2004. L’Italia non ha rispettato tale termine ed ha recepito la Direttiva con la parte seconda del D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152,
entrata in vigore il 31 luglio 2007, successivamente modificato dapprima con il Decreto
Legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008 e successivamente con il Decreto Legislativo n. 128
del 29 giugno 2010 "Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,
recante norme in materia ambientale". Il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (e s.m.i)
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > La valutazione ambientale
ne Europea con la Direttiva 2001/42/CE (Direttiva VAS) entrata in vigore il 21 luglio 2001,
prevedeva che le regioni adeguassero il proprio ordinamento alla nuova disposizione
nazionale sulla VAS entro dodici mesi dalla sua entrata in vigore. Al momento, la Regione
Basilicata non si è dotata di una propria norma, pertanto trovano diretta applicazione le
disposizioni di cui all’art. 35 del succitato decreto: "In mancanza di norme vigenti regionali
trovano diretta applicazione le norme di cui al presente decreto". In ultima analisi, la VAS ha
introdotto un’interessante innovazione, riconducibile al momento di applicazione della
valutazione stessa, che "deve essere effettuata durante la fase preparatoria del piano o
del programma anteriormente alla sua adozione o all’avvio della relativa procedura legislativa" è quindi una procedura che accompagna l’iter pianificatorio. La VAS non è da
intendersi come un procedimento autonomo, ma rappresenta un passaggio integrato
nell’attività di pianificazione così come recentemente ribadito dal Consiglio di Stato che,
con la sentenza 133/2011, ha definito la VAS "un parere che riflette la verifica di sostenibilità della pianificazione". E’ necessario, tuttavia, accrescere la cultura della valutazione,
soprattutto in termini di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini nel processo valutativo. E’ indispensabile inoltre la realizzazione di sistemi di monitoraggio coerenti con
quanto stabilito dalla normativa sulla VAS, che consentano di valutare gli effetti di un piano o programma e di riorientarlo ove necessario. A tal riguardo l’ISPRA sta coordinando
un Gruppo di Lavoro Interagenziale "Monitoraggio piani VAS" al quale partecipa anche
l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale di Basilicata (ARPAB), finalizzato a sviluppare linee di indirizzo per l’implementazione delle attività di monitoraggio nell’ottica
di armonizzare le modalità operative adottate nei diversi ambiti normativi regionali.
IN BASILICATA
La Regione Basilicata ha inteso interpretare il suddetto disposto normativo (art. 35) individuando quale Autorità Competente l’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, il cui compito è quello dell’adozione
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
308 > 309
del provvedimento di verifica di assoggettabilità e/o l’elaborazione del parere motivato
(nel caso di valutazione di piani e programmi) sulla base di un rapporto ambientale redatto dal soggetto proponente il p/p. L’intero procedimento si sviluppa attraverso l’individuazione e la consultazione dei soggetti competenti in materia ambientale ai quali
viene trasmesso il rapporto ambientale per acquisirne il parere; tra questi soggetti particolare rilevanza assume l’ARPAB che, oltre al suddetto parere, opera, di concerto con l’Autorità Competente e Procedente, al monitoraggio ambientale per assicurare il controllo
degli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione del piano/programma,
così da poter individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti ed adottare
le opportune misure correttive. Il percorso affrontato dalla VAS nel tempo non è stato
certo dei più facili; l’iter procedurale, infatti, ha dovuto affrontare una serie di ostacoli
determinati da una pianificazione territoriale poco abituata ad accettare vincoli di natura
ambientale, avendo come obiettivo prioritario soprattutto esigenze di tipo produttivooccupazionale.
Oggi, la forte spinta impressa dai principi cardini dello sviluppo sostenibile e dai suoi
metodi e strumenti applicativi sta portando le amministrazioni pubbliche ad adottare
sempre maggiormente la VAS per garantire la compatibilità ambientale di p/p nelle accezioni "naturalistico-ecosistemica" e "paesaggistico-culturale".
VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE
La Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) è una procedura tecnico-amministrativa
di verifica della compatibilità ambientale di un’opera, finalizzata all’individuazione, descrizione e quantificazione degli effetti di un progetto sulle componenti ambientali allo
scopo di proteggere la qualità della vita, di mantenere integra la capacità riproduttiva
degli ecosistemi, di salvaguardare la molteplicità delle specie, di promuovere l’uso delle
risorse rinnovabili. La Valutazione di Impatto Ambientale è stata introdotta in Europa
dalla Direttiva 85/337/CEE, aggiornata dalle Direttive 97/11/CE e 2003/35/CE. L’oggetto
della Valutazione di Impatto Ambientale descritto dall’art. 3 della Direttiva n. 85/377/
CEE; la V.I.A. individua, descrive e valuta, in modo appropriato, per ciascun caso particolare…gli effetti diretti e indiretti di un progetto sui seguenti fattori: l’uomo, la fauna, la flora, il
suolo, l’aria, il clima e il paesaggio, i beni materiali, il patrimonio culturale e l’interazione tra
i suddetti fattori. L’art. 3 citato evidenzia l’unitarietà del complesso ecologico; da tale unitarietà deriva che il parametro della V.I.A. non è solo il rispetto delle discipline di settore,
dei piani e degli standard, ma la valutazione degli effetti globali di un intervento secondo metodi tecnico-scientifici di indagine. Le finalità della disciplina della V.I.A. è quella di
conciliare le esigenze dello sviluppo economico produttivo con quelle della salvaguardia
del patrimonio ambientale, attraverso una scelta di compromesso che pregiudichi nella
minor misura possibile il secondo in favore del primo. La Direttiva 97/11/CE, concernente
la Valutazione dell’Impatto Ambientale di determinati progetti pubblici e privati, aggiorna ed integra la Direttiva del 1985. La procedura di Valutazione di Impatto Ambientale
introdotta in Italia, dalla Legge 8 luglio 1986, n. 349 che istituiva il Ministero dell’Ambiente, dal D.P.C.M. n. 377 del 10 agosto 1988 (e s.m.i.) e dal D.P.R. 12 aprile 1996 riguardanti la
regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale statali e regionali, è stata
modificata con il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 - Parte II che è stata sostituita dal D.Lgs. 16
gennaio 2008 n. 4 e più recentemente aggiornata dal D.lgs. 29 giugno 2010, n. 128.
IN BASILICATA
cepimento del D.Lgs. 152/2006 (e s.m.i.) e pertanto restano valide le disposizioni di cui
all’art. 35 del citato decreto.
In conformità con la Direttiva 85/337/CEE, la Regione ha emanato la L.R. n. 47/1994 che
è stata modificata ed aggiornata con la L.R. n. 3/1996, entrambe abrogate dalla L.R. n. 47
del 14 dicembre 1998 (modificata parzialmente dalla L.R. 9 del 26 aprile 2007 e dalla L.R.
n. 1 del 19 gennaio 2010), che disciplina la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale dei soggetti pubblici e privati, riguardanti i lavori di costruzione, impianti, opere, interventi che possono avere rilevante incidenza sull’ambiente, basata su una valutazione
preventiva consistente nel giudizio da esprimersi sulle opere e sugli interventi proposti
in relazione alle modificazioni ed ai processi di trasformazione che la loro realizzazione potrebbe determinare, direttamente o indirettamente, a breve o a lungo termine,
temporaneamente, positivamente o negativamente, nell’ambiente. L’impatto di opere
sull’ambiente rappresenta uno dei principali oggetti di attenzione da parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni locali e centrali. La procedura V.I.A. instaura un confronto tra decisori finali, proponenti e popolazione interessata, consentendo una decisione
partecipata.
La V.I.A. va intesa come processo di partecipazione dei cittadini; la pubblicità, l’informazione e la partecipazione del pubblico e delle istituzioni coinvolte, sono momenti di
conoscenza della complessità ambientale e sociale, che consente ai soggetti sociali di
controllare la coerenza e l’efficacia dell’operato delle autorità competenti nonché di arricchire lo stesso processo decisionale con le proprie osservazioni. La V.I.A. è un insieme
di procedure alle quali devono essere sottoposti determinati progetti, al fine di prevederne e stimarne l’impatto ambientale, di identificarne e valutarne le possibili alternative,
compresa la non realizzazione degli stessi, verificare la compatibilità di un’opera con le
programmazioni generali e di settore ed infine di individuare le misure per minimizzare
o eliminare gli impatti negativi. Essa mira a definire, in fase di progettazione, un quadro preciso della situazione in modo da ottenere un risultato il più possibile condiviso
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > La valutazione ambientale
La Regione Basilicata non ha ancora provveduto ad emanare una legge regionale di re-
e contemporaneamente consentire la scelta di un’opera ad impatto minimo. Per il suo
approccio complessivo rappresenta quindi uno strumento di qualificazione e di supporto al processo decisionale. Nella procedura di Valutazione di Impatto Ambientale si
distinguono: la fase di valutazione (V.I.A.), finalizzata all’analisi dello Studio di Impatto
Ambientale ed alla successiva espressione del Giudizio di Compatibilità Ambientale, la
fase di Screening o Verifica di Assoggettabilità alla V.I.A., riguardante l’attivazione di un
meccanismo di valutazione delle caratteristiche del progetto, delle sue dimensioni, della
sua localizzazione, attraverso il quale verificare se le opere progettate possono indurre
ad un impatto ambientale significativo.
Il risultato di tale verifica è la decisione, da parte della autorità competente, di sottoporre
o meno il progetto alla fase di valutazione ambientale. Preliminarmente alla fase di V.I.A.,
il proponente ha la facoltà di sottoporre il progetto alla fase di Scoping, con l’ obiettivo
di identificare, attraverso una consultazione tra proponente ed autorità competente, le
informazioni che devono essere particolarmente approfondite nello Studio di Impatto
Ambientale. La Regione Basilicata, ai sensi dell’art. 19 della L.R. n. 47 del 14 dicembre
1998 e dell’art. 29 del D.Lgs. 152/2006 (e s.m.i.), per l’attività di controllo sulla realizzazione delle opere sottoposte a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, si avvale dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale di Basilicata (A.R.P.A.B.). I tecnici
dell’ A.R.P.A.B hanno svolto negli anni visite di cantiere volte a verificare la realizzazione
del progetto così come approvato e giudicato compatibile con l’ambiente. Gli esiti di tali
sopralluoghi sono stati verbalizzati ed inviati all’Ufficio Compatibilità Ambientale della
Regione Basilicata ed ai Sindaci dei comuni territorialmente interessati.
VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE
La valutazione d’incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
310 > 311
sito o proposto sito della rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri
piani e progetti tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso. Tale procedura è stata introdotta dall’articolo 6, comma 3, della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" con
lo scopo di salvaguardare l’integrità dei siti attraverso l’esame delle interferenze di piani
e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per
cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l’equilibrio ambientale.
La valutazione di incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce lo
strumento per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento
di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie
e l’uso sostenibile del territorio.
È bene sottolineare che la valutazione d’incidenza si applica sia agli interventi che ricadono all’interno delle aree Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo), sia a quelli che pur
sviluppandosi all’esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione
dei valori naturali tutelati nel sito.
La valutazione d’incidenza rappresenta uno strumento di prevenzione che analizza gli
effetti di interventi che, seppur localizzati, vanno collocati in un contesto ecologico dinamico. Ciò in considerazione delle correlazioni esistenti tra i vari siti e del contributo
che portano alla coerenza complessiva e alla funzionalità della rete Natura 2000, sia a
livello nazionale che comunitario. Pertanto, la valutazione d’incidenza si qualifica come
strumento di salvaguardia, che si cala nel particolare contesto di ciascun sito, ma che lo
inquadra nella funzionalità dell’intera rete.
Per l’interpretazione dei termini e dei concetti di seguito utilizzati in relazione alla valutazione di incidenza, si fa riferimento a quanto precisato dalla Direzione Generale (DG)
Ambiente della Commissione Europea nel documento tecnico "Guida all’interpretazione
dell’art. 6 della Direttiva Habitat.
In ambito nazionale, la valutazione d’incidenza viene disciplinata dall’art. 6 del DPR
120/2003 (G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l’art.5 del DPR 357/1997 che
trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat". Il DPR 357/97
è stato, infatti, oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europeaed è stato quindi modificato ed integrato con il DPR 120/2003.
L’art. 6 della direttiva Habitat introduce, per le aree che costituiscono la Rete Natura 2000,
la valutazione d’incidenza, ovvero una particolare procedura di valutazione preventiva,
riferita agli habitat e alle specie per i quali i siti in questione sono stati individuati e non a
particolari categorie di opere come nel caso della VIA. La valutazione d’incidenza rappresenta uno strumento di prevenzione che analizza gli effetti di interventi che, seppur localizzati, vanno collocati in un contesto ecologico dinamico. Ciò in considerazione delle
correlazioni esistenti tra i vari siti e del contributo che portano alla coerenza complessiva
e alla funzionalità della rete Natura 2000, sia a livello nazionale che comunitario.
In base all’art. 6 del nuovo DPR 120/2003, comma 1, nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. Si tratta di un
principio di carattere generale tendente ad evitare che vengano approvati strumenti di
gestione territoriale in conflitto con le esigenze di conservazione degli habitat e delle
specie di interesse comunitario. Il comma 2 dello stesso art. 6 stabilisce che, vanno sotpresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti.
Sono altresì da sottoporre a valutazione di incidenza (comma 3), tutti gli interventi non
direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti in un sito Natura 2000, ma che possono
avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri
interventi.
CODICE
INDICATORE/INDICE
DPSIR
UNITÀ DI FONTE
COPERTURA
COPERTURA
STATO
MISURA
SPAZIALE
TEMPORALE
ATTUALE
TREND
VAL1
Numero procedure VAS/
Numero di piani per Tipologie
sottoposti a VAS
R
N
REGIONE
ARPAB
BAS
2008-2010
↑
VAL2
Numero per anno e tipologia di
piani non assoggettabili a VAS
R
N/%
REGIONE
ARPAB
BAS
2009-2011
↑
VAL3
SCREENING
Numero progetti per anno
e Numero di progetti per
provincia
R
N
REGIONE
ARPAB
BAS
2004-2010
↑
VAL4
SCREENING
Percentuale progetti per settore
R
%
REGIONE
ARPAB
BAS
2004-2010
↑
VAL5
VIA
Numero progetti per anno e per
provincia
R
N
REGIONE
ARPAB
BAS
2004-2010
↔
VAL6
VIA
Percentuale progetti per settore
R
%
REGIONE
ARPAB
BAS
2004-2010
↑
VAL7
VIA/SCREENING
R
Sopralluoghi effettuati per anno
N
REGIONE? BAS
ARPAB
2004-2010
VAL8
VAL DI INCIDENZA
☺
↑
TABELLA 2. QUADRO SINOTTICO
INDICATORI
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > La valutazione ambientale
toposti a valutazione di incidenza tutti i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi com-
VAL1. NUMERO PROCEDURE VAS
Il numero di istanze attivate presso l’Ufficio regionale Compatibilità Ambientale, per il
periodo 2008-2010 (figura 3), dopo un avvio stentato ha manifestato un incoraggiante
aumento che lascia intendere come la VAS possa diventare, in breve tempo, un punto
fondamentale nella programmazione territoriale regionale. Le procedure di VAS attivate
sono relative a diverse tipologie di Piani. La figura 4 mostra che la maggiore percentuale
di Piani, per i quali si richiede il parere di compatibilità ambientale, è rappresentata dai
Regolamenti Urbanistici comunali con oltre il 50% delle istanze attivate; seguono, con
percentuali quasi identiche, le varianti urbanistiche ed i piani attuativi/operativi, sempre
di valenza comunale. La quasi totalità delle istanze è relativa a verifica di assoggettabilità,
mentre risultano ancora molto limitate le procedure di VAS ordinaria che hanno riguardato, soprattutto, piani regionali quali: il Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale,
il Piano di Forestazione Regionale, il Programma Attuativo Regionale - Fondo per le Aree
Sottoutilizzate 2007-2013, il Piano regionale di utilizzo delle aree demaniali marittime.
FIGURA 3. NUMERO PROCEDURE
VAS (2008-2010)
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
312 > 313
Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale,
Regione Basilicata; ARPAB
FIGURA 4. NUMERO DI PIANI
PER TIPOLOGIE SOTTOPOSTI A
VAS (2008-2010)
Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale,
Regione Basilicata; ARPAB
VAL2. NUMERO DI PIANI PER ANNO E TIPOLOGIA
L’indicatore evidenzia il numero di piani che hanno ottenuto il parere favorevole di non
assoggettabilità alla procedura della Valutazione Ambientale Strategica, relativamente al
periodo 2009-2011, rilevando nel triennio un incremento maggiore al 100%.
FIGURA 5. NUMERO DI PIANI
PER ANNO POSTI A VAS (20082010)
In termini di percentuale della tipologia di piani che hanno ottenuto il parere favorevole
di non assoggettabilità alla procedura della Valutazione Ambientale Strategica, distinguendo le tipologie (figura 6) di Regolamenti Urbanistici Comunali, Varianti Urbanistiche
e Piani Attuativi, si nota che la maggior parte si riferisce ai regolamenti urbanistici con il
64%.
FIGURA 6. PERCENTUALE DI
PIANI POSTI A VAS
Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale,
Regione Basilicata; ARPAB
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > La valutazione ambientale
Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale,
Regione Basilicata; ARPAB
VAL3. SCREENING - NUMERO PROGETTI PER ANNO E NUMERO PROGETTI
PER PROVINCIA
L’indicatore proposto riporta in figura 7 il numero di progetti che hanno ottenuto l’esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale per anno nell’intervallo temporale 2004-2010.
FIGURA 7. NUMERO DI PROGETTI PER ANNO (2004-2010)
Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale,
Regione Basilicata; ARPAB
I progetti che hanno ottenuto l’esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale per provincia, nel periodo considerato, sono in numero maggiore nella provincia di Potenza.
Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale,
Regione Basilicata; ARPAB
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
314 > 315
FIGURA 8. NUMERO DI PROGETTI PER PROVINCIA
VAL4. SCREENING PERCENTUALE PROGETTI PER SETTORE
L’indicatore proposto riporta la percentuale di progetti che hanno ottenuto l’esclusione
dalla procedura di valutazione di impatto ambientale per un intervallo di tempo pari a
sette anni e compreso tra il 2004 e il 2010 per i seguenti settori: infrastrutture, energia,
attività estrattiva, gestione rifiuti, sistemazione del suolo, idrocarburi, strutture turistiche,
stabilimenti produttivi, agricoltura.
FIGURA 9. PERCENTUALE DI
PROGETTI PER SETTORE
Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale,
Regione Basilicata; ARPAB
Ad incidere maggiormente sul totale è il settore delle infrastrutture con il 26% seguito da
quello energetico e delle estrazioni (16%).
VAL5. VIA NUMERO PROGETTI PER ANNO E PER PROVINCIA
L’indicatore proposto riporta in figura 10 il numero di progetti che hanno ottenuto il giu-
FIGURA 10. NUMERO PROGETTI
POSTI A VIA (2004-2010)
Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale,
Regione Basilicata; ARPAB
L’indicatore proposto riporta il numero di progetti per provincia che hanno ottenuto il
giudizio di compatibilità ambientale nell’intervallo di tempo 2004 - 2010.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > La valutazione ambientale
dizio di compatibilità ambientale per anno nel periodo compreso tra il 2004 e il 2010.
FIGURA 11. NUMERO PROGETTI
POSTI A VIA PER PROVINCIA
Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale,
Regione Basilicata; ARPAB
VAL6. VIA PERCENTUALE PROGETTI PER SETTORE
L’indicatore proposto riporta la percentuale di progetti che hanno ottenuto il giudizio
di compatibilità ambientale per un intervallo di tempo pari a sette anni e compreso tra
il 2004 e il 2010 per i seguenti settori: infrastrutture, energia, attività estrattiva, gestione rifiuti, sistemazione del suolo, idrocarburi, strutture turistiche, stabilimenti produttivi,
agricoltura.
FIGURA 12. PERCENTUALE DI
PROGETTI POSTI A VIA PER
SETTORE
regione basilicata
dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità
316 > 317
Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale,
Regione Basilicata; ARPAB
VAL7. VIA/SCREENING SOPRALLUOGHI EFFETTUATI PER ANNO (CONTROLLI)
L’indicatore proposto riporta il numero di sopralluoghi effettuati per la verifica del rispetto delle indicazioni e prescrizioni dei progetti che hanno ottenuto il giudizio di compatibilità ambientale o l’esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale.
FIGURA 13. NUMERO SCREENING
PER ANNO (2004-2010)
Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale,
Regione Basilicata; ARPAB
VAL8. VALUTAZIONE DI INCIDENZA
L’obiettivo principale della valutazione è la previsione e la stima degli effetti ambientali
di piani e progetti, al fine di proporre azioni mitigatrici. Il monitoraggio, in linea generale,
è finalizzato alla verifica degli effetti stimati nel corso della realizzazione dell’opera e assicura il controllo sugli impatti ambientali significativi sull’ambiente provocati dalle opere
approvate, anche, al fine di individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e
correttive. Il monitoraggio assume anche un ruolo di sorveglianza del rispetto delle prescrizioni o raccomandazioni e consente l’implementazione delle buone pratiche.
Relazione sullo Stato dell'Ambiente > La valutazione ambientale
di consentire all’autorità competente di essere in grado di adottare le opportune misure
Le Regioni di TRIA
Web
Collana di studi territoriali della Rivista Internazionale
www.lupt.unina.it
di Cultura Urbanistica “TRIA” fondata da Mario Coletta
www.tria.unina.it
Università degli Studi di Napoli Federico II
Centro Interdipartimentale di Ricerca L.U.P.T.
Edizioni Scientifiche Italiane
Direttore Scientifico
Guglielmo Trupiano
Direttore Editoriale
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Responsabile amministrativo Centro L.U.P.T.
Maria Scognamiglio
Coordinamento redazionale
Centro L.U.P.T.
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VIGGIANO, Donato; AA.VV.
Relazione sullo stato dell'Ambiente della Regione Basilicata
Collana: Le Regioni di TRIA
Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2012
pp. 320; 28 cm
ISBN 978-88-495-2759-9
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ISBN 978-88-495-2759-9
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