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Relazione sullo Stato dell`Ambiente
Relazione sullo Stato dell'Ambiente della Regione Basilicata 2013 Relazione sullo Stato dell'Ambiente della Regione Basilicata 2013 Crediti Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Basilicata Web Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità www.regione.basilicata.it Responsabile di Progetto Donato VIGGIANO Coordinamento Redazionale Anna ABATE Redazione Donato VIGGIANO, Anna ABATE, Vincenzo DOTTORINI (Direzione Generale) Pietro FEDELI (Osservatorio Ambiente e Legalità - Regione Basilicata) Coordinamento Tecnico Gruppo di Lavoro ARPAB Raffaele VITA, Ersilia DIMURO Collaborazione Tecnica Antonio BELLOTTI, Rosetta FULCO (Direzione Generale) Si ringrazia ATER di Matera | ATER di Potenza | Autorità di Bacino del Campania Sud | Autorità di Bacino della Calabria | Autorità di Bacino della Puglia | Azienda di Promozione Turistica di Basilicata | CRESME | Dip. Attività Produttive, Politiche dell’Impresa e del Lavoro, Innovazione Tecnologica | Dip. Infrastrutture, Opere Pubbliche e Mobilità | Dip. Salute, Sicurezza e Solidarietà Sociale, Servizi alla Persona e alla Comunità | Giuseppe Mancino e Francesco Ripullone, Università degli Studi della Basilicata | Metapontum Agrobios SpA | Osservatorio Ambiente e Legalità della Regione Basilicata | Segreteria Tecnica dell’Autorità di Bacino della Basilicata | Ufficio Ciclo dell’Acqua | Ufficio Compatibilità Ambientale | Ufficio Energia | Ufficio Foreste e Tutela del Territorio | Ufficio Geologico e Attività Estrattive | Ufficio Tutela della Natura | Ufficio Urbanistica e Tutela del Paesaggio | Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale Autori e collaboratori Presentazione Vito De Filippo | Presidente della Regione Basilicata Introduzione Donato Viggiano | Dirigente Generale, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità Nota Metodologica Anna Abate | Responsabile Posizione di Alta Professionalità, Direzione Generale, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità SEZIONE PRIMA - USO E GESTIONE DELLE RISORSE 1. Energia Autore: Luigi Zuccaro, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità 2. Foreste Autori: Rosetta Fulco, Antonio Racana, Salvatore Cipollaro, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Michele Selvaggi, Rocco Taurisani e Piernicola Viggiano, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, per il Focus Processi di compensazione in Basilicata per le emissioni di gas serra e i sistemi forestali 3. Industria Autore: Filomena Pesce, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Vincenzo Dottorini, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità; Maria Angelica Auletta, Gennaro Onofrio, Mariella Divietri, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata 4. Costruzioni Autore: Anna Abate, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Antonio Bellotti, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità; Antonella Belgiovine, Dipartimento Infrastrutture, Opere Pubbliche e Mobilità per l'indicatore COS8 5. Petrolio Autori: Maria Felicia Marino, Lucia Possidente, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità 6. Trasporti Autore: Donato Arcieri, Dipartimento Infrastrutture, Opere Pubbliche e Mobilità 7. Turismo Autori: Vincenzo Dottorini, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità; Elena Iacoviello, Dipartimento Attività Produttive, Politiche dell’Impresa e del Lavoro, Innovazione Tecnologica. Hanno fornito contributi: Matteo Visceglia, regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 6> 7 Azienda di Promozione Turistica di Basilicata SEZIONE SECONDA - COMPONENTI AMBIENTALI 8. Acqua Autori: Ersilia Di Muro, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata; Concetta Lanotte, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Gaetano Caricato, Mario De Michele, Domenica Sabia, Adele Camardese, Bruno Bove, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata 9. Aria e clima Autori: Laura Bruno, Anna Maria Crisci, Michele Lovallo, Lucia Mangiamele, Carlo Glisci, Rossana Votta, Claudia Brindisi, Giuseppe Marchetta, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata. Hanno fornito contributi: Lucia Possidente, Maria Felicia Marino, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità per l'indicatore ARI1; Egidio Montagnuolo, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata; Maria Corona, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata per il Focus Monitoraggio aerobiologico 10. Natura e biodiversità Autori: Antonella Logiurato, Maria Pompili, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Carlo Gilio, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, per l'indicatore NAT9 SEZIONE TERZA - PRESSIONI AMBIENTALI 11. Produzione e gestione dei rifiuti Autore: Luigi Salviulo, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Egidio Montagnuolo, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata; Pietro Fedeli, Osservatorio Ambiente e Legalità della Regione Basilicata 12. Consumo di suolo Autore: Anna Abate, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Antonio Bellotti, Rosetta Fulco, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità per il Focus Desertificazione. Antonio Bellotti, Vettorializzazione ed elaborazione dati 13. Contaminazione e bonifica del suolo A cura dell’Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Gabriella Cauzillo, Dipartimento Salute, Sicurezza e Solidarietà Sociale, Servizi alla Persona e alla Comunità; Filomena Pesce, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità per il Focus ITREC e monitoraggio; Gianluigi Gerardi, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità per il Focus Amianto 14. Rischio idrogeologico Autori: Marinella Gerardi, Guido Cerverizzo, Autorità di Bacino della Basilicata 15. Attività estrattiva Autore: Nicola Cafarella, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Anna Rita Mariano, Vito Antonio Nella, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità SEZIONE QUARTA - STRUMENTI DI SOSTENIBILITÀ 16. Educazione e promozione della sostenibilità ambientale Autori: Anna Abate, Rosa Perretta, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità. Hanno fornito contributi: Vincenzo Dottorini, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità per il Focus Contabilità ambientale 17. Valutazione ambientale Autori: Maria Pia Vaccaro, Ersilia Di Muro, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata; Salvatore Lambiase, Nicola Grippa, Donato Natiello, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità Presentazione Vito De Filippo | Presidente della Regione Basilicata La Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Basilicata (RSA) non costituisce soltanto un documento per rispondere ad un adempimento istituzionale ma è il risultato di un progetto strategico condotto con riferimento a due convincimenti: a) la conoscenza è alla base di ogni seria e mirata strategia di intervento sull’ambiente; b) il monitoraggio dell’efficacia delle politiche ambientali permette di applicare con maggiore incisività la volontà di valorizzare l’ambiente come risorsa vitale e opportunità di sviluppo. Il documento, in linea con le indicazioni europee, affronta sistematicamente i vari ambiti ambientali, dai problemi energetici a quelli dei rifiuti, dall’aria all’acqua, dal consumo di suolo alle bonifiche, fino agli aspetti naturalistici e faunistici. E lo fa alternando l’analisi delle problematiche di settore, con le iniziative che questa amministrazione regionale ha intrapreso nel corso degli ultimi anni in tema di politiche ambientali. In tal modo la RSA può rendere più agevole la correlazione, trasparente, tra attività di reporting ed analisi della performance delle politiche e stima di possibili scenari evolutivi di situazioni ambientali anche per scongiurare la percezione negativa dello stato ambientale in Basilicata. I dati presentati nel documento, raccolti ed elaborati grazie al prezioso lavoro di funzionari, dirigenti regionali e dell’Arpa Basilicata, rappresentano una banca dati plurisettoriale che coinvolge più dipartimenti e che è uno strumento indispensabile non solo per individuare i punti di criticità ambientale rispetto ai quali elaborare strategie mirate, ma anche per definire possibili scenari evolutivi che richiedono azioni integrate di politica ambientale da privilegiare nella nuova programmazione dei fondi comunitari 20142020. In tal modo lo sviluppo sostenibile non è solo una dichiarazione di intenti, ma evolve verso un percorso reale e concreto di azioni congiunte che vedono istituzioni e cittadini, associazioni, attori economici e sociali del mondo imprenditoriale lavorare insieme per una migliore qualità ambientale, e quindi per una migliore qualità della vita. L’impegno è già per la prossima edizione del 2014. Introduzione Donato Viggiano | Dirigente Generale, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità La pubblicazione della Relazione sullo Stato dell’Ambiente (RSA) 2013 rappresenta un importante obiettivo del programma di attività del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della sostenibilità della Regione Basilicata di questa legislatura, perché consente di esporre in forma organica i dati di conoscenza dell’ambiente e monitorare nel tempo l’efficacia delle politiche ambientali. La pubblicazione della RSA dovrà rappresentare un evento stabilmente codificato con cadenza annuale, per consentire alla opinione pubblica una valutazione delle politiche e delle strategie di intervento ambientale adottate. La Direzione del Dipartimento ha affidato ad un apposito gruppo di lavoro costituito da funzionari e dirigenti regionali nonché di ARPA Basilicata, il compito di redigere la RSA, nel convincimento che impegnare attivamente i soggetti interni all’amministrazione a strutturare un modello di RSA secondo lo schema DPSIR, implicasse da un lato valorizzarne la professionalità e dall’altro rendesse più facile la raccolta e la integrazione di dati e documenti a disposizione negli uffici regionali e dell’Arpa Basilicata. Il documento prodotto, pur in presenza di elementi di riferimento consolidati, va considerato come un lavoro in evoluzione, aggiornabile ed integrabile: rappresenta, infatti, l’inizio di un percorso che ha l’obiettivo di soddisfare il diritto all’informazione dell’opinione pubblica e al tempo stesso di supportare i soggetti pubblici nei processi decisionali che riguardano l’ambiente ed il territorio. La RSA 2013 definisce un set di indicatori dei fenomeni complessi che caratterizzano l’ambiente, che costituiranno la base di riferimento per organizzare banche dati e reporting ambientali da utilizzare nelle successive edizioni. I dati riportati nel lavoro utilizzano, in qualche caso, scale eterogenee di riferimento temporale a causa di forme di scouting e di reporting delle numerose basi di dati regionali ed extraregionali ancora non perfettamente organizzate e codificate. In ogni caso, si può affermare che, allo stato attuale, su tutti gli argomenti trattati nei capitoli sono verificabili sviluppi dell'azione pubblica di tutela quale insieme di risposte per contrastare pressioni e impatti ambientali generati dalle attività antropiche. Nella RSA non è presente la trattazione del tema "Agricoltura", inizialmente prevista nel progetto di RSA, in quanto sono in corso gli aggiornamenti dei dati di settore da parte delle strutture tematicamente competenti. Ovviamente, data l’importanza della tematica sarà posto uno specifico impegno di realizzazione progettuale nella prossima edizione della relazione. La RSA è anche un utile strumento, in seno all’amministrazione pubblica, per verificare i risultati conseguiti dalle proprie politiche ambientali; in linea con i documenti recenti della Politica di Coesione per il periodo 2014-2020 fortemente "goal-focused", il presente lavoro costituirà una riferimento fondamentale per l’esercizio della valutazione ex ante come per il monitoraggio degli obiettivi ambientali nel nuovo periodo di programmazione. In conclusione desidero ringraziare per il notevole impegno profuso i colleghi interni all’amministrazione regionale come pure quelli esterni che con dedizione e abnegazione hanno fattivamente operato per raggiungere un obiettivo di sicura rilevanza per l’intera comunità regionale. Nota metodologica Anna Abate | Responsabile Posizione di Alta Professionalità, Direzione Generale, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità Il progetto di Relazione sullo stato dell’ambiente 2013 è stato sviluppato attraverso l’analisi delle componenti ambientali e della loro qualità, dei fattori dello sviluppo che maggiormente costituiscono un elemento di criticità o un’opportunità per la comunità locale, delle principali tipologie di risposta adottate per affrontare le problematiche analizzate. Il lavoro è stato prodotto utilizzando modelli e modalità di rappresentazione grafica consolidate dalle esperienze internazionali e nazionali in materia di indicatori ambientali e di sostenibilità locale (OCSE, Agenzia Europea per l’Ambiente, Eurostat, ISPRA), organizzando e commentando l’insieme dei risultati ottenuti al fine di poterli utilizzare come base informativa di orientamento per le programmazione e per il suo successivo monitoraggio. La relazione è strutturata in 4 sezioni tematiche, complessivamente descritte attraverso 17 capitoli e 13 Focus; gli argomenti dei singoli capitoli sono rappresentati identificando un set di indicatori1 descrittivi e di performance, riconducibili al quadro concettuale DPSIR (Determinanti, Pressioni, Stato, Impatti, Risposte), indicato da ISPRA, integrati, nel testo, sotto forma di grafici e/o tabelle. Le quattro sezioni, articolate in distinte aree, sono riportate di seguito: USO E GESTIONE DELLE RISORSE COMPONENTI AMBIENTALI PRESSIONI AMBIENTALI STRUMENTI DI SOSTENIBILITÀ 1 Un indicatore ambientale è un elemento informativo che contiene una significativa valenza ambientale, in quanto consente di stabilire una relazione tra la misura di un fenomeno e la rilevanza di quest’ultimo in uno specifico contesto ambientale ai fini di una migliore conoscenza dello stesso. Può essere un parametro ma, più in generale, è ottenuto effettuando un’elaborazione su due o più parametri. Da Linee guida per la redazione sullo stato dell’ambiente di livello territoriale- in Manuali e Linee Guida 72/2011. Genericamente si distingue tra: a) indicatori descrittivi: descrivono la realtà riguardo a temi ambientali e si esprimono attraverso misure fisiche (esempio: tonnellate di CO2 equivalenti immesse in atmosfera/anno); b) indicatori di performance: valutano l’efficacia delle politiche attuate (esempio: consumo di energia da fonti rinnovabili/consumo totale di energia); c) indicatori di efficienza: relazionano i risultati raggiunti con le risorse impiegate (esempio: tonnellate di CO2 abbattute/costi sostenuti). Nello specifico ogni capitolo è organizzato secondo una struttura omogenea predefinita costituita da: • una sezione introduttiva, in cui si delineano, in termini generali, il tema del capitolo; • una sezione contenente i principali indicatori che, sinteticamente riportati nella Tabella Sinottica degli Indicatori, offrono una rappresentazione di insieme sotto il profilo dello stato della risorsa ambientale analizzata e della sua tendenza nel tempo; • una sezione descrittiva, in cui sono presentate le schede analitiche relative a tutti gli indicatori considerati, redatte secondo un modello definito: titolo e tipologia dell’indicatore secondo il modello DPSIR, rappresentazione grafica e/o tabellare, descrizione dell’indicatore e della relativa metodologia di calcolo, commento sintetico sulle evidenze riscontrate. All’interno di alcuni capitoli sono presenti dei "Focus", intesi come uno spazio di approfondimento, sebbene in forma sintetica, su aspetti rilevanti dell’argomento considerato nel capitolo. I criteri generali adottati per la selezione degli indicatori sviluppati nell’ambito di ogni capitolo sono riferibili alla significatività2 ed alla rappresentatività degli indicatori stessi nei confronti delle aree tematiche di riferimento, nonché all’appartenenza a set di indicatori consolidati. La concreta applicazione degli indicatori identificati si è dovuta confrontare con la reale disponibilità dei dati di base, non sempre presenti o agevolmente consultabili presso gli organismi detentori dei dati stessi a causa della scarsa disponibilità di database e di un adeguato sistema informativo. Ciò nonostante, gli indicatori utilizzati sono complessivamente 123. L’insieme degli indicatori, per ciascun argomento, è confluito nella Tabella Sinottica degli Indicatori, che utilizza simboli di facile interpretazione, la cui legenda è riportata di seguito. La tabella non restituisce la completezza dell’informazione disponibile ed è quindi indispensabile associare alla sua analisi anche la lettura del relativo capitolo, per evitare eccessive semplificazioni. 2 Un indicatore deve presentare le seguenti caratteristiche essenziali: a) significatività, intesa come la capacità di esprimere con un numero una grandezza che riguarda l’interazione dell’impresa con l’ambiente; b) rappresentatività, validità dal punto di vista scientifico e comprensibilità non solo ai tecnici, ma anche all’utente medio; c) verificabilità, in termini di certezza dell’informazione che fornisce; d) riproducibilità, in riferimento ai dati che devono essere adeguatamente documentati, di qualità certa e disponibili in modo facile ed economico; e) sensibilità rispetto ai cambiamenti dell’ambiente, in modo da seguire precocemente le variazioni irreversibili e manifestare la tendenza al cambiamento delle variabili ambientali. CODICE INDICATORE/ DPSIR UNITÀ DI FONTE COPERTURA COPERTURA STATO INDICE MISURA … Nome indicatore D kg ISTAT SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE IT 2000-2010 … … P m2 ARPA BAS … ↔ … … … … ISPRA REG … … … … ↓ … … … … − CODICE = codice identificativo unico dell’indicatore costituito da tre caratteri ed un numero progressivo INDICATORE/INDICE = nome dell’indicatore DPSIR = determinante (D), pressione (P), stato (S), impatto (I), risposta (R) UNITÀ DI MISURA = standard per la misurazione di quantità fisiche FONTE = soggetto/istituzione da cui proviene il dato o la misurazione COPERTURA SPAZIALE = grado di copertura territoriale COPERTURA TEMPORALE = periodo di tempo per cui sono disponibili i dati STATO ATTUALE = condizioni rispetto agli obiettivi normativi e/o di qualità di riferimento: ☺ = Positive = Intermedie o incerte = Negative TREND = Evoluzione temporale dell’indicatore, l’andamento nel tempo: ↑ = Crescente ↔ = Costante ↓ = Decrescente - = Non noto o non disponibile ☺ TREND ↑ Indice Relazione sullo Stato dell'Ambiente della Basilicata SEZIONE PRIMA - USO E GESTIONE DELLE RISORSE 19 1. Energia 21 2. Foreste 31 3. Industria 51 4. Costruzioni 65 5. Petrolio 79 6. Trasporti 97 7. Turismo 105 Focus: Processi di compensazione in Basilicata per le emissioni di gas serra e i sistemi forestali Focus: Osservatorio ambientale Val d’Agri 47 93 SEZIONE SECONDA - COMPONENTI AMBIENTALI 113 8. Acqua 115 9. Aria e clima Focus: Lo stato ambientale dei corpi idrici interessati dall’impatto delle attività estrattive Focus: Monitoraggio aerobiologico 10. Natura e biodiversità Focus: Misure di tutela e di conservazione e piani di gestione 143 149 167 173 189 SEZIONE TERZA - PRESSIONI AMBIENTALI 195 11. Rifiuti 197 12. Consumo di suolo 209 Focus: Desertificazione 223 13. Contaminazione e bonifica del suolo 229 Focus: SIN Tito e Valbasento 247 Focus: Amianto 253 Focus: Fenice 255 Focus: ITREC e monitoraggio 257 14. Rischio idrogeologico Focus: Il programma integrato di interventi per la valorizzazione 267 279 del bacino idrografico del fiume Noce Focus: Eventi alluvionali 283 15. Attività estrattiva 287 SEZIONE QUARTA - STRUMENTI DI SOSTENIBILITÀ 295 16. Educazione per lo sviluppo sostenibile 297 Focus: Contabilità ambientale 303 17. La valutazione ambientale 307 Uso e gestione delle risorse Relazione sullo Stato dell'Ambiente della Basilicata Vaglio Basilicata. Ernesto Salinardi Capitolo 1 Energia Energia e ambiente costituiscono due tematiche di grande interesse per la comunità internazionale che riconosce nell’uso indiscriminato dei combustibili fossili una delle cause principali del cambiamento climatico in atto. L’importanza dei temi energetici è confermata, anche a livello europeo, dallo spazio ad essi riservato all’interno di atti normativi ed accordi internazionali finalizzati ad un approvvigionamento energetico sempre più sostenibile, sicuro e competitivo. dei consumi energetici globali, gli scenari tendenziali prevedono una ripresa della crescita, in concomitanza con l’auspicata ripresa economica; in particolare, si stima che la domanda mondiale di energia possa aumentare di circa il 40% tra il 2007 ed il 2030. Il dato è sostanzialmente in linea con le previsioni per il 2035 della U.S. Energy Information Administration (EIA), che conferma il contributo preponderante dei Paesi non OCSE nell’ambito dell’incremento della domanda di energia. Peraltro, anche allargando l’orizzonte temporale di riferimento al 2050, il trend dei consumi mantiene un andamento crescente, con un +84% stimato rispetto ai valori del 2007. Dal punto di vista ambientale, l’incremento della domanda di combustibili fossili determina un incremento dell’intensità carbonica del consumo di energia primaria pari al 7%. Questo dato è legato alle emissioni di anidride carbonica, per le quali si stima un significativo aumento di concentrazione in atmosfera. In particolare, si prevede che il settore energetico possa determinare un raddoppio delle emissioni entro il 2050. Il presente capitolo, attraverso l’analisi di indicatori di sintesi, illustra lo stato attuale del settore energetico nella regione Basilicata ed i possibili scenari futuri, in relazione alle dinamiche nazionali e globali. Nello specifico, sulla base delle elaborazioni presenti nel piano energetico regionale approvato nel 2010 (PIEAR), sono stati messi a confronto diversi scenari: uno scenario tendenziale, elaborato ipotizzando la mancanza di interventi diretti da parte delle istituzioni in campo energetico, ed uno scenario "PIEAR" (target-oriented) definito sulla base degli obiettivi fissati per il 2020 dalla Regione Basilicata in merito all’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili ed al risparmio energetico. Il quadro emergente evidenzia la compre- Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Energia Sebbene la crisi economica e finanziaria abbia determinato, nel 2009, una contrazione senza di elementi di criticità ed elementi di grande potenzialità, che pongono l’intero territorio al centro di interessi nazionali. TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI CODICE INDICATORE/INDICE DPSIR UNITÀ DI FONTE MISURA COPERTURA COPERTURA STATO SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE ☺ TREND ↔ ENE1 Consumi energetici pro-capite D tep/ab ENEA TERNA ISTAT Eurostat IT BAS 1990-2011 ENE2 Intensità energetica dell’economia lucana D tep/M€PIL ENEA ISTAT Eurostat IT BAS 1995-2011 ↔ ENE3 Produzione attuale di energia elettrica da FER D GWh TERNA GSE IT BAS 2011 ↑ ENE4 Bilancio di energia primaria in Basilicata D ktep ENEA GSE MiSE IT BAS 1990-2020 ↓ ENE5 Interventi regionali a sostegno del risparmio energetico R tep Reg.Bas. BAS 1999-2006 ENE6 Int. reg. a supporto del risparmio energetico e obiettivi UE R ktep ENEA GSE MiSE Reg.Bas BAS 1999-2020 ENE7 Interventi regionali a supporto della prod. di energia da fonti rinnovabili in relazione agli obiettivi fissati dal decreto "Burden sharing" R % Reg.Bas BAS 2012-2020 ENE8 Emissioni di gas serra R kt CO2 Reg.Bas BAS 1990-2020 ☺ ↑ ↑ ☺ ↑ ↑ ENE1. CONSUMI DI ENERGIA PRO-CAPITE regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 22 > 23 L’indicatore prende in esame il rapporto tra consumi finali di energia e popolazione residente, dal 1990 al 2011. L’analisi dei dati proposta è estremamente utile per valutare il trend dei consumi energetici in relazione alle dinamiche demografiche registrate nel periodo in esame, facilmente confrontabili con dati nazionali e comunitari. FIGURA 1. CONSUMI FINALI DI ENERGIA PRIMARIA ED ENERGIA ELETTRICA PRO-CAPITE (1990-2011) Fonte: nostra elaborazione su dati ENEA, TERNA, ISTAT, EUROSTAT Nel periodo 1990-2005 il consumo di energia primaria pro-capite in Basilicata subisce un notevole incremento (+53%), superiore ai valori calcolati a livello nazionale e comunitario. Tale andamento è legato al duplice effetto dello spopolamento (-2,4%) e dell’incremento dei consumi (+49%). Per contro, l’andamento dei consumi, in Italia ed UE-27, mostra una certa flessione negli ultimi anni, soprattutto in Italia, legata all’incremento della popolazione ed alla riduzione dei consumi. Tale flessione non è riscontrabile a livello regionale, per mancanza di dati ufficiali aggiornati, sebbene le proiezioni effettuate dal PIEAR indichino un trend in costante crescita. Rispetto ai consumi di energia primaria pro-capite nazionali e comunitari, la Basilicata presenta valori inferiori, benché tale gap si riduca, nel periodo 1990-2005, dal 34% al 17% rispetto ai valori nazionali e dal 46% al 22% rispetto a quelli UE-27. Limitatamente ai consumi di elettricità, si osserva una crescita notevole dei valori regionali dal 1990 al 2011 (+92%), fino a colmare lo storico gap tra Basilicata e Italia, quest’ultima caratterizzata da una crescita non così sostenuta. Peraltro nel 2010 i valori sono superiori alla media mondiale, sebbene siano riconoscibili alcune differenze con le stime effettuate da Terna. ENE2. INTENSITÀ ENERGETICA DELL’ECONOMIA LUCANA L’indicatore prende in esame il rapporto tra consumi finali di energia primaria ed elettrica ed il prodotto interno lordo (PIL), dal 1995 al 2009. Si tratta di una misura dell’efficienza energetica di un territorio, poiché valuta la quantità di energia necessaria per produrre una unità di PIL ai prezzi di mercato correnti (dati PIL; Eurostat). FIGURA 2. INTENSITÀ ENERGETICA DELLA BASILICATA (1995-2011) Nel periodo 1995-2005 si osserva una discreta riduzione dell’intensità energetica complessiva, ovvero un incremento dell’efficienza energetica della Basilicata pari al 13,5%. Per contro, nello stesso periodo la riduzione a livello nazionale e comunitario è risultata significativamente maggiore, confermando tale trend negli anni successivi; in particolare, sia la media italiana che quella UE-27, si sono portate ben al di sotto di quella della Basilicata. A livello mondiale, si conferma il trend osservato, con una crescita dei consumi nettamente inferiore alla crescita dell’economia, soprattutto per i paesi non-OCSE, grazie ad importanti cambiamenti strutturali e incrementi nell’efficienza dell’uso dell’energia; in particolare si stima che dal 1990 al 2005 l’intensità energetica globale si sia abbassata del 26%. Per quanto riguarda l’intensità elettrica, si confermano riduzioni più consistenti a livello nazionale e comunitario, rispetto a quanto osservato per la Basilicata. Dal 1995 al 2011, in Italia ed in UE-27 tale riduzione ammonta al 31% circa, contro un -22% registrato in Basilicata, che nello stesso periodo presenta valori assoluti quasi sempre al di sopra sia di quelli nazionali che europei. Inoltre, dal 2000 al 2010 in Basilicata si osserva una Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Energia Fonte: nostra elaborazione su dati ENEA, TERNA, ISTAT, EUROSTAT riduzione dell’intensità elettrica del 17%, inferiore a quella stimata per lo stesso periodo a livello mondiale (-54%). ENE3. PRODUZIONE ATTUALE DI ENERGIA ELETTRICA DA FER I dati relativi al presente indicatore evidenziano la produzione di energia elettrica da FER del 2011; si tratta, in particolare, di una fotografia dell’attuale livello di sfruttamento delle stesse FER nell’ambito del parco di generazione elettrica lucano e della relativa ripartizione. Nel computo sono stati presi in considerazione sia gli impianti destinati alla vendita dell’energia elettrica che quelli destinati all’autoproduzione. FIGURA 3. PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI NEL 2011 Fonte: nostra elaborazione su dati Terna e GSE Il parco di generazione elettrica lucano da FER contribuisce, a livello nazionale, per l’1,6% regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 24 > 25 e l’1,5% rispettivamente in termini di potenza efficiente lorda (PL) e produzione lorda di elettricità (EL). Il fotovoltaico presenta uno sfruttamento prevalentemente legato a piccoli impianti, detenendone quasi il 98% del totale, ma soltanto una minima quota di PL e EL. Per contro, l’eolico si sviluppa nell’ambito di pochi impianti di grossa taglia, in media 10 MW/impianto, da cui dipende circa la metà della PL e poco meno del 40% della EL. L’incidenza dell’idroelettrico si attesta su quasi 1/3 della PL e quasi il 45% della EL. Per le biomasse, infine, la PL non supera il 7%, con una EL poco meno del 14%, di cui il 90% è legato allo sfruttamento di biocarburanti d’importazione e solo il 10% dallo sfruttamento delle risorse locali. La ripartizione regionale della produzione si discosta significativamente da quella nazionale, in cui si registra una netta prevalenza dell’idroelettrico (66%) ed un minor contributo di biomasse (12%), eolico (12%) e fotovoltaico (2%), oltre che la presenza della geotermia (7%). Differenze si rilevano anche rispetto al quadro europeo, in cui l’idroelettrico detiene quasi il 60% della produzione, seguito da eolico (20%), biomasse (19%), fotovoltaico (1,3%) e geotermico (1%). Le ultime proiezioni prevedono un cospicuo incremento del contributo di eolico e fotovoltaico e, in minor misura, di biomasse ed idroelettrico. ENE4. BILANCIO DI ENERGIA PRIMARIA IN BASILICATA Il rapporto domanda-offerta di energia primaria costituisce un indicatore di sintesi sulla disponibilità energetica del territorio in esame, in relazione ai suoi consumi. Peraltro, considerando l’importanza che finora la disponibilità di energia ha avuto nei modelli di crescita economica, il confronto tra i trend di domanda e offerta di energia assume un ruolo chiave all’interno delle politiche di sviluppo del territorio stesso. Il termine "bilancio" non è da intendersi in senso letterale, in quanto contempla esclusivamente la voce dei consumi per usi finali e la produzione lorda. FIGURA 4. BILANCIO DI ENERGIA PRIMARIA IN BASILICATA (1990-2020) Fonte: nostra elaborazione su dati ENEA, GSE, MiSE L’analisi della serie storica relativa al periodo 1990-2005 evidenzia che, nonostante la costante crescita dei consumi energetici (ENE1 e ENE2), un incremento decisamente più consistente della produzione di energia primaria (ENE3), legato principalmente a petrolio e gas naturale, determina un’inversione di tendenza del rapporto domanda-offerta di energia; pur con le limitazioni già evidenziate (ENE3), la Basilicata passa da una condizione di deficit di produzione pari al 41%, nel 1990, ad un surplus di produzione del 383% nel 2005, discostandosi significativamente da quanto rilevato in Italia ed in Europa, che tazioni. Questa condizione di esportatrice di energia primaria detenuta dalla Basilicata è destinata ad accentuarsi nell’immediato futuro, nonostante sia previsto un incremento dei consumi di circa il 18%, entro il 2020, notevolmente superiore agli scenari tendenziali italiani. In effetti, sulla base degli scenari di riferimento disponibili per la Basilicata, riproposti nel presente lavoro, il surplus di produzione si stima che possa raggiungere il 600%, con un incremento di produzione previsto del 70%. Il crescente sfruttamento degli idrocarburi determina, tuttavia, un corrispondente incremento di emissioni di gas serra in atmosfera, sulla base dei fattori di conversione IPCC1. ENE5. INTERVENTI REGIONALI A SOSTEGNO DELL’EFFICIENZA ENERGETICA E DEL RISPARMIO ENERGETICO La concessione di contributi per interventi di miglioramento della efficienza energetica degli edifici costituisce una delle risposte della Regione Basilicata per contrastare la già descritta crescita dei consumi. Tali interventi hanno un effetto diretto sulla riduzione dei consumi finali, in assenza di cambiamenti negli stili di vita della popolazione, stimato con algoritmi sviluppati da ENEA. Nel caso specifico l’indicatore espone i risultati medi ottenuti con bandi regionali del 1999, 2002 e 2006. 1 IPPC è l’acronimo di Intergovernmental Panel on Climate Change; è un organismo intergovernativo creato nel 1998 con il compito di "valutare, su una base organica, aperta e trasparente le informazioni scientifiche, tecniche e socioeconomiche necessarie a comprendere le basi scientifiche del rischio dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo, i loro potenziali impatti e le opzioni di adattamento mitigazione". Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Energia nello stesso periodo si mantengono sempre in condizioni di forte dipendenza da impor- FIGURA 5. RISPARMIO ENERGETICO DERIVANTE DA BANDI REGIONALI (1999-2006) *) I numeri di domande relativi al bando del 1999 riguardano solo i privati. Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata, Ufficio energia I risultati, pur con fluttuazioni annue consistenti, sono sempre al di sopra del risparmio medio ottenuto a livello nazionale con le misure di detrazione fiscale del 55% previste dalla Finanziaria 2007 (L. 27/12/2006 n. 296), peraltro cumulabili con gli incentivi del bando 2006. Il maggior rendimento degli interventi finanziati in Basilicata è riconducibile alla selezione operata dalla graduatoria delle priorità di finanziamento, realizzata sulla base di opportuni indici di prestazione. Si evidenzia anche una ripartizione delle tipologie di intervento differente: nel 2007, in Italia prevalgono interventi di efficientamento di pareti, tetti e finestre (37%), seguiti da caldaie a condensazione (26%) e collettori solari (19%). Per il solo bando 2006 tali interventi incidono per il 15%, mentre si registra un’incidenza del 69% per gli impianti termici a biomasse, penalizzati dalle misure nazionali poiché finanziabili nell’ambito di interventi di riqualificazione energetica globale regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 26 > 27 degli edifici. Non si discosta di molto dai dati medi nazionali il dettaglio lucano delle detrazioni del 55% relative al 2007, che presentano un’efficienza media ancora più bassa. Nel complesso i tre bandi hanno garantito un risparmio energetico complessivo di 14,9 ktep/anno (quasi l’1% dei consumi del 2007), che costituisce un indice, sufficientemente cautelativo, della progressiva naturale penetrazione degli interventi di efficientamento energetico sul mercato. ENE6. INTERVENTI REGIONALI A SUPPORTO DEL RISPARMIO ENERGETICO IN RELAZIONE AGLI OBIETTIVI DELL’UNIONE EUROPEA Nonostante l’attuale mancanza di una ripartizione regionale dell’obiettivo UE, circa la riduzione dei fabbisogni energetici del 20%, il tema dell’efficientamento energetico e della riduzione dei consumi costituisce uno dei cardini del PIEAR. Il presente indicatore, sulla base della proiezione dei consumi per usi finali al 2020, valuta gli effetti indotti da tale programmazione in termini di risparmio energetico, in aggiunta ai possibili scenari di risparmio spontaneo. In relazione alle comuni dinamiche di mercato, punto di incontro tra l’offerta di prodotti tecnologicamente sempre più avanzati ed i periodici interventi di ristrutturazione in tutti i settori economici, è possibile riconoscere una naturale tendenza ad un uso più efficiente dell’energia. A livello regionale, tale efficientamento si traduce in un risparmio energetico "spontaneo" pari a circa il 10% dei consumi per usi finali stimati nello scenario tendenziale di riferimento al 2020. FIGURA 6. PROIEZIONE DEL RISPARMIO DI ENERGIA PER USI FINALI SPONTANEO ED INDOTTO DA INTERVENTI REGIONALI (1999-2020) In rosso: trend consumi per usi finali di energia. Fonte: nostra elaborazione su dati ENEA, GSE, MiSE, Regione Basilicata, Ufficio energia Si conferma, pertanto, la lentezza dell’efficientamento spontaneo rispetto agli obiettivi comunitari, nonché la necessità di ulteriori interventi da parte dei soggetti pubblici. La programmazione regionale, rilanciando le misure di sostegno dell’innovazione tecnologica e del risparmio energetico, prevede una riduzione dei consumi per un'ulteriore quota del 10% rispetto allo scenario tendenziale, per un risparmio complessivo del 20%. In termini quantitativi, per il 2020 si prevede che, grazie al risparmio "indotto" dalla Regione Basilicata, la domanda regionale per usi finali di energia si attesti sui 1064 ktep (contro i 1330 ktep dello scenario tendenziale). Prendendo in esame i consumi lordi (il PIEAR prevede 1090 ktep), il risultato è in linea con gli scenari di intervento nazionali, che sharing regionale, che prevede consumi lordi per 1126 ktep2. ENE7. INTERVENTI REGIONALI A SUPPORTO DELLA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI IN RELAZIONE AGLI OBIETTIVI FISSATI DAL DECRETO "BURDEN SHARING" Nella programmazione energetica regionale, obiettivi ed interventi sono stati calibrati in funzione di un incremento della sicurezza e competitività dell’intero settore, nonché degli obiettivi nazionali ed UE. L’indicatore proposto evidenzia gli effetti della programmazione regionale sulla quota di consumi lordi soddisfatta da FER, nel 2020, in relazione alla ripartizione regionale degli obiettivi nazionali fissati dal DM 15 marzo 2012 (c.d. burden sharing). Per quanto riguarda l’energia elettrica, si evidenzia come il raggiungimento di una produzione da fonti rinnovabili pari a circa 299 ktep (prod. attuale + prod. attesa) copra tutto il Consumo Finale Lordo (CFL) di elettricità indicato dal Decreto Burden Sharing (298 ktep), ben oltre le prescrizioni ministeriali, che impongono alla Basilicata il raggiungimento di una quota pari al 79% (234 ktep). Rispetto alle stime del PIEAR, la futura produzione di energia elettrica da FER copre quasi il 91% del CFL regionale previsto per il 2020 pari a 329 ktep (il restante 9% è coperto dalla attuale produzione di energia elettrica da fonti fossili). 2 Fonte dati: Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico 15/3/2012, concernente la ripartizione, a livello regionale, degli obiettivi nazionali di riduzione dei consumi energetici e di produzione di energia da FER. pubblicato sulla GURI del 3/4/2012. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Energia prevedono riduzioni dal 6,15 al 26,8%. Lo stesso dicasi nei confronti dei valori di burden FIGURA 7. QUOTA DI CONSUMI LORDI SODDISFATTA DA FONTI RINNOVABILI (FER = CONSUMI LORDI DI ENERGIA SODDISFATTI DA FONTI RINNOVABILI; CFL = CONSUMI FINALI LORDI DI ENERGIA) Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata, MiSE (2020) Per quanto riguarda consumi e produzione di energia primaria per calore/raffreddamento, non è possibile effettuare un confronto tra obiettivi Burden Sharing e programmazione regionale, considerando che il PIEAR non fissa obiettivi specifici di produzione. Nel complesso, la sola produzione di energia elettrica stimata dal PIEAR per il 2020, copre circa il 27% del CFL totale (elettrico + termico/raffr.), pari a 1126 ktep, contro il 33% complessivamente prescritto dal succitato Decreto Burden Sharing. Tale previsione è in ogni caso sottostimata in virtù della mancanza di obiettivi specifici per il settore termico all’interno del PIEAR, che peraltro fissa obiettivi più stringenti di riduzione dei consumi complessivi di energia (1090 ktep contro 1126 ktep del Decreto Burden Sharing). A livello nazionale la quota di CFL da coprire con FER è pari al 17% (14,3% considerando solo il settore elettrico e l’energia per calore/raffrescamento). regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 28 > 29 ENE8. EMISSIONI DI GAS SERRA L’indicatore proposto pone a confronto il trend di emissioni di gas serra per lo scenario tendenziale e lo scenario PIEAR. Si tratta di dati utili per valutare i livelli d’inquinamento atmosferico indirettamente connessi con gli interventi PIEAR nel settore energetico: in particolare, si tiene conto degli interventi a sostegno dell’efficienza energetica e dell’incremento della produzione di energia elettrica da FER, mentre sono esclusi interventi di competenza statale. FIGURA 8. STIMA DELLE EMISSIONI DI CO2 E CONFRONTO CON LO SCENARIO PIEAR (19992020) Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata, Ufficio energia Il quadro proposto dallo scenario tendenziale mostra un trend inevitabilmente crescente delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, pari a quasi al 65% rispetto al 1990 e del 21% rispetto ai valori del 2005, in linea con le proiezioni mondiali dell’IEA3 (Reference Scenario 1990-2020). Per contro, nell’area UE gli scenari tendenziali dell’IEA prevedono una flessione del 12%, tenendo conto dell’attuale trend di penetrazione delle FER e degli interventi di efficientamento energetico. Per l’Italia lo scenario tendenziale stima una riduzione del 9% rispetto ai valori del 2005. Considerando gli interventi di risparmio energetico spontaneo, in Basilicata si stima un incremento delle emissioni pari rispettivamente al 54% nel 1990 ed al 13% nel 2005. Nel complesso, lo scenario PIEAR (che include la riduzione di emissioni legata al risparmio energetico spontaneo) indica che gli interventi predisposti per il settore energetico regionale, determinano riduzioni significative delle emissioni di CO2 rispetto allo scenario tendenziale, fino a valori sostanzialmente identici a quelli del 1990 e più bassi del 26% rispetto a quelli del 2005. I risultati sono, in ogni caso, in linea con gli obiettivi nazionali di riduzione al 2020, pari al 21% ed al 13%, Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Energia rispettivamente per i settori ETs e non ETs rispetto ai valori del 2005. 3 L’Agenzia Internazionale dell’Energia è una organizzazione intergovernativa fondata nel 1974 con lo scopo di coordinare le politiche energetiche dei paesi membri. Parco Nazionale del Pollino. Antonio Bellotti Capitolo 2 Foreste Negli ultimi tre anni, il settore forestale è stato oggetto di significativi cambiamenti che hanno interessato sia gli aspetti tecnici sia le modalità organizzative dell’azione pubblica e che si sono concretizzate in un nuovo modello gestionale detto di "governance" attraverso il quale sono stati definiti nuovi orientamenti di policy. Durante gli incontri svoltisi in ambito nazionale nel 2011, proclamato Anno Internazionale delle Foreste, si è discusso molto del futuro delle risorse forestali: conservazione della se sono state le principali tematiche collegate alle foreste. E’ stato più volte richiamato il loro ruolo multifunzionale ed il ruolo dei diversi attori nel mondo della ricerca, delle istituzioni capaci di creare, attraverso un modello sinergico, ipotesi di sviluppo sostenibili. Ancora oggi, i sistemi forestali della Basilicata sono influenzati in massima parte dall’attività dell’uomo che, attraverso forme di gestione non più in grado di rispondere a idonei criteri di sostenibilità, semplifica le strutture dei popolamenti e riduce la complessità del sistema. I modelli gestionali, attualmente in vigore in Basilicata, tendono a ridurre la varietà di strutture e favorire processi di uniformità e regolarità per massimizzare le produzioni legnose e favorire la brevità dei turni. La nuova governance territoriale si pone come obiettivo la massimizzazione dell’efficienza funzionale del sistema foreste non trascurando l’interesse finanziario, adeguando gli strumenti pianificatori previsti dalla L.R. 42/98 - norme in materia forestale - con modelli di sviluppo sostenibile (tipo modello sistemico) in modo da massimizzare la diversità strutturale delle foreste. Sarebbe necessario redigere piani di assestamento forestale capaci di tradurre in pratica forme di gestione sostenibile modulando nel tempo forme di governo e tipi di trattamento capaci di rendere i sistemi forestali lucani idonei "serbatoi" di CO2 e svolgere un importante contributo nella lotta ai cambiamenti climatici. Attraverso meccanismi di rafforzamento del REDD (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation) si dovrebbero prevedere interventi di ripristino colturale di foreste degradate o non correttamente governate; questi tipi di interventi potrebberero essere effettuati anche attraverso interventi di compensazione da prevedere attraverso opportuni regolamenti attuativi per i gestori di attività sorgenti di CO2 e tradotti in interventi Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste biodiversità, cambiamenti climatici, servizi ecosistemici e gestione sostenibile delle risor- di afforestazione e riforestazione, così come previsto dalla deliberazione CIPE 132/2002 (punto F). Attraverso la certificazione forestale che è alla base di tutte le forme di gestioni sostenibili dei prodotti forestali si potrebbe "legalizzare" tutta la filiera legno dall’utilizzazione alla vendita dei prodotti legnosi-non legnosi coinvolgendo, in questa fase, tutti gli attori del mercato del legno (istituzioni, proprietari pubblici e privati, imprese). Applicando questi corretti criteri alla governance territoriale la Regione Basilicata, a pieno titolo, contribuirebbe a ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici sulle foreste, a migliorare la qualità delle foreste sul territorio regionale e a migliorare l’integrazione tra conservazione e politiche economiche. A partire dal 2012, in Basilicata si sono susseguite una serie di riforme istituzionali che hanno portato ad un cambiamento radicale della governance territoriale politico-istituzionale relativamente al settore della "forestazione", connotata da una significativa valenza socio-occupazionale, che ha visto l’abolizione delle Comunità Montane e la costituzione di sette Aree Programma. La Legge Finanziaria Regionale approvata il 23 dicembre 2010, all’articolo 20 ha abolito le Comunità Montane ponendo le stesse in regime di liquidazione fino al 31 dicembre 2011 e la Legge Finanziaria Regionale n. 27/2011 precisa che l’attribuzione delle funzioni in materia forestale sono attuate per ambiti territoriali coincidenti con le "Aree Programma". Per le medesime attività riferite ai comuni capoluogo la funzione è delegata alle Amministrazioni Provinciali. Sono state costituite pertanto 7 aree programma coincidenti con i sette ambiti geografici delimitati dalla DGR 744 del 2009 in materia di POIS, oltre che le 2 amministrazioni provinciali per i due comuni capoluogo. Le funzioni tecnico-amministrative in materia forestale, per ciascuna area programma, regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 32 > 33 sono demandate all’Amministrazione Capofila (Art. 15 L.R. n. 26/2011) e sono funzionalmente svolte dal personale riveniente dalle ex Comunità Montane attestato ad uno specifico nucleo di forestazione (N.d.F. ). Nel presente capitolo, attraverso il modello DPSIR, è stato "definito" lo stato delle foreste e sono state descritte le azioni che vengono attuate a livello regionale al fine di mitigare le principali cause di degrado degli ecosistemi forestali; sono state raccolte e organizzate informazioni, dati statistici e notizie utili sia agli "addetti" del settore forestale sia a tutti i cittadini interessati. L’obiettivo è quello di fornire uno strumento di lavoro capace di evidenziare le criticità ma anche le possibilità di miglioramento del settore forestale. Si è ritenuto utile, infine, predisporre un focus sui processi di compensazione tra emissioni di gas serra ed i sistemi forestali. CODICE INDICATORE/INDICE DPSIR UNITÀ DI FONTE COPERTURA COPERTURA STATO MISURA SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE ☺ TREND TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI ↔ FOR1 I boschi lucani e le categorie forestali D Ha Regione Basilicata INFC 2005 IT BAS 2005-2006 FOR2 Il regime di proprietà dei boschi lucani D Ha Regione Basilicata INFC 2005 BAS 2005-2006 ↔ FOR3 Differenti forme di governo dei boschi D Ha Regione Basilicata BAS 2006 ↔ FOR4 Superfici private ed autorizzazioni al taglio P numero Ha Regione Basilicata BAS 2003-2012 ↓ FOR5 La provvigione e le utilizzazioni legnose S m³ Regione Basilicata BAS 2006-2012 ↓ FOR6 Incendi Boschivi I numero Ha Regione Basilicata BAS 2003-2012 ↓ FOR 7 Azioni di prevenzioni agli incendi R Regione Basilicata BAS 2003-2012 ↑ FOR8 La pianificazione forestale R numero Regione Basilicata BAS 2005-2012 ↑ FOR9 Imprese e lavoro in bosco R numero Regione Basilicata BAS 2009-2012 ↓ FOR1. I BOSCHI LUCANI E LE CATEGORIE FORESTALI La superficie forestale lucana è pari a 354.895 ettari1 e rappresenta il 35.6% della superficie regionale totale, con un indice di boscosità2 pari al 29%. Tale dato è in accordo con quanto riportato dall’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio che attribuisce alla Regione Basilicata circa 356.426 ettari3 di superficie boscata. Sia secondo l’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC), sia secondo la Carta Forestale della Regione Basilicata (CFR) pubblicata nel 2006 (redatta dall’Istituto Nazionale di Economia Agraria), si definiscono i boschi come "area coperta m2, una larghezza minima di mt 20 e un’area di incidenza non inferiore al 20%, nonché le aree che, pur essendo di superficie inferiore ai 2.000 m2, sono accorpate ad altre aree a bosco, indipendentemente dalla proprietà"4. La classificazione delle foreste lucane è condotta sia attraverso i dati dell’INFC (Forest Resources Assessment 2000) sia attraverso i dati della Carta Forestale Regionale. L’INFC classifica la superficie forestale in bosco e altre terre boscate5. I 356.426 ettari totali di superficie forestale sono classificati come "bosco" per 263.098 ettari e come "altre terre boscate" per 93.329 ettari. Un’altra classificazione significativa è stata fatta in base ai vincoli vigenti sulla superficie forestale dai quali dipende la disponibilità o meno ad utilizzare i soprassuoli forestali. Da questo deriva che tutta la superficie a "bosco" e parte di "altre terre boscate" sono classificabili come "superficie disponibile per il prelievo legnoso" per 297.748 ettari (83.54%), la restante parte delle "altre terre boscate" è classificabile come "superficie non disponibile per il prelievo legnoso" per 38.358 ettari e come "superficie non classificata" per 20.320 ettari. 1 Dato rilevato dalla Carta Forestale della Regione Basilicata, 2006. 2 L’Indice di boscosità è dato dal rapporto tra la superficie a bosco e la superficie totale di una zona. 3 Dato rilevato dall’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio, che tiene conto delle Macrocategorie Bosco e Altre Terre Boscate secondo la definizione di Bosco adottata dalla Fao per il Forest Resouces Assessment 2000. 4 D. Lgs. n. 227/01 e D.G.R. n. 956/2000. 5 Per altre terre boscate si intendono le formazioni forestali caratterizzate da un’altezza a maturità in situ inferiore a 5 metri o, in alternativa, da una copertura arborea molto rada, compresa tra 5 e 105 (definizione FAO/FRA2000). Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste da vegetazione arborea, di origine naturale o artificiale, con una superficie minima di 2.000 La Carta Forestale Regionale (figura 1 e Tabella 2) classifica la superficie forestale lucana in base ai seguenti parametri: categorie forestali6, altitudine, naturalità, stato vegetativo, viabilità. Le categorie forestali più diffuse sono le formazioni di latifoglie decidue con una netta prevalenza dei querceti mesofili e meso-termofili7 che rappresentano il 54,8% della superficie complessiva. Nell’insieme si rileva che i boschi di latifoglie a impronta mesofila del piano montano e sub-montano costituiscono il 68,1% del totale dei boschi regionali. Categorie fisionomiche di I livello Sup. forestale (ettari) Boschi di faggio Pinete oro-mediterranee e altri boschi di conifere e montane e sub-montane 5.762 Boschi di castagno 8.698 Querceti mesofili e meso-termofili 19.572 Arbusteti termofili 24.589 Boschi di pini mediterranei 19.384 Boschi (o macchie alte) di leccio (leccio arboreo) 12.700 Macchia 27.929 Formazioni igrofile Piantagioni da legno e rimboschimenti con specie esotiche Aree temporaneamente prive di copertura forestale 34 > 35 184.033 Altri boschi di latifoglie mesofile e meso-termofile Gariga regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 29.900 TOTALE 5.923 13.950 2.208 763 355.409 TABELLA 2: CATEGORIE FISIONOMICHE DI I LIVELLO* * La CFR è strutturata in tre livelli. Ogni sezione forestale è omogenea per i seguenti ordini (non gerarchici) di categorie: - Fisionomia principale e composizione (categoria di I livello) - Attributi tipologici (categoria di II livello) - Forma di governo e stadio evolutivo (categoria di III livello) FIGURA 1. LA CARTA FORESTALE REGIONALE Fonte: Elaborazione a cura del Centro Cartografico Dipartimentale Confrontando i dati delle due province, si evince che in provincia di Matera diminuisce l’incidenza del querceto e degli altri boschi mesofili e meso-termofili (meno del 30% contro il 64,5% della provincia di Potenza), mentre aumenta il peso della Pineta mediterranea. In riferimento all’altitudine oltre il 60% dei boschi si colloca nella fascia collinare e 6 Classificazione di ogni sezione forestale sulla base di categorie che fanno riferimento ad aspetti fisionomici e compositivi delle formazioni forestali. 7 Secondo lo schema adottato nella Carta Forestale della Regione Basilicata ai Querceto mesofili e meso-termofili sono ascrivibili: Querceti con cerro dominante, Querceti con cerro prevalente, Boschi misti di cerro e faggio con cerro dominante o prevalente e presenza significativa di faggio (>10%), Boschi misti di cerro e abete bianco con cerro dominante o prevalente e presenza significativa di faggio (>10%), Querceto con farnetto prevalente, Querceti misti termofili con Roverella prevalente medio-montana (fra 400 e 1200 m di quota), meno del 9% al di sopra dei 1.200 m e poco meno del 20% al di sotto dei 400 m. Come riportato nella Carta Forestale Regionale, "la stratificazione delle diverse categorie fisionomiche fra fasce altitudinali e zone fitoclimatiche evidenzia qualche aspetto interessante sotto il profilo ecologico", ossia in alcuni casi si notano distribuzioni multizonali oppure significative presenze "fuori zona". Per esempio, più del 19% della macchia alta di leccio si trova oltre gli 800 m s.l.m., anche in zone ascrivibili alla fascia fitoclimatica del Fagetum, così come si osservano significative presenze (oltre il 10 %) del bosco mesofilo a bassa quota (al di sotto dei 400 m s.l.m.) e "spostamenti" del faggio al di sotto degli 800 m s.l.m., in aree classificate nel Lauretum freddo. Sulla base dei parametri della naturalità8, il 13,8% della superficie forestale lucana è classificata ad "alta naturalità", il 23,6% a "media naturalità", il 62,6% a "bassa naturalità". Tale valutazione tiene conto sia dell’origine dei boschi che della sua attuale composizione e struttura, così che l’elevata percentuale dei boschi classificati come a "bassa naturalità" si riscontra nelle aree dove l’utilizzo è stato maggiore e l’attività antropica ha avuto maggiore impatto sulla sua evoluzione. Rispetto allo stato vegetativo quasi il 97% dei boschi è in condizioni di vigore vegetativo medio (56%) o alto (41%), a testimonianza di uno stato generalmente soddisfacente delle foreste lucane. Il valore minimo è ascrivibile nei boschi di pini mediterranei ed il massimo nelle faggete. FOR2. IL REGIME DI PROPRIETÀ DEI BOSCHI LUCANI La maggior parte della popolazione considera il bosco come un bene pubblico anche se in Basilicata, la maggior parte dei boschi è di proprietà privata. La predominanza della proprietà privata fornisce indicazioni importanti sulla gestione dei boschi: più piccola è la particella forestale, maggiore è l’impegno necessario per la gestione. FIGURA 3. TITOLO DI PROPRIETÀ PUBBLICA DEI BOSCHI (2006) Fonte: nostra elaborazione su dati INFC Complessivamente il 60,64 % della superficie forestale (bosco e altre terre boscate) risulta di proprietà privata, il 33,66% di proprietà pubblica e il 5,70% della superficie non è classificata. Si tratta di dati che sono in linea con quelli nazionali dove la proprietà privata rappresenta il 63,5%, quella pubblica il 32,4% e quella non classificata il 4%. Tra le forme di proprietà privata, quella individuale è di gran lunga prevalente (oltre il 98%), mentre i restanti boschi privati appartengono per lo 0,5% a società e imprese e per l’1,2% a proprietà privata non nota. Riguardo alla proprietà pubblica le proprietà di Comuni e Province sono pari al 74,52%, seguite da quelle del Demanio Statale e Regionale (20,19%) e da quelle appartenenti ad altri enti pubblici (4,34%), i boschi non classificati per tipo di proprietà costituiscono lo 0,93% della superficie di proprietà pubblica. 8 I parametri sulla naturalità esprimono la presenza, l’estensione, la configurazione e la funzionalità degli ambienti naturali, quindi delle foreste. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste FIGURA 2. TITOLO DI PROPRIETÀ PRIVATA DEI BOSCHI (2006) FOR3. DIFFERENTI FORME DI GOVERNO DEI BOSCHI La figura 4 illustra le diverse forme di governo dei boschi della regione. I boschi lucani per il 51,6% sono governati a ceduo e, tale forma di governo, caratterizza tutte le categorie fisionomiche descritte precedentemente, infatti il 97,3% dei castagneti, il 62,4% delle latifoglie mesofile e meso-termofile, il 59,2% dei querceti mesofili e meso-termofili, il 56,7% delle leccete e il 50,9% delle faggete sono governati a ceduo9 (Carta Forestale della Basilicata, 2006). Per quanto riguarda le fustaie10 la categoria fisionomica più rappresentativa è quella del faggio con il 37% della superficie, seguita dai querceti mesofili e meso-termofili con il 28%. Discreta, inoltre, è la presenza di popolamenti transitori, derivanti soprattutto da tagli di avviamento all’alto fusto e che indica la tendenza a un uso meno intensivo di queste formazioni forestali. FIGURA 4. FORME DI GOVERNO DEI BOSCHI LUCANI (2006) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 36 > 37 Fonte: nostra elaborazione su dati della Carta Forestale della Regione Basilicata FOR4. SUPERFICI PRIVATE ED AUTORIZZAZIONI AL TAGLIO Tale indicatore restituisce il numero e l’estensione della superficie forestale interessata annualmente da prelievi di legname e analizza l’intensità della pressione sull’ecosistema forestale generata dalle attività di utilizzazione per valutarne gli impatti sia a livello ambientale sia sugli esseri viventi. I dati elaborati fanno riferimento solo alle superfici forestali private. 9 Si definisce "ceduo" un bosco in cui il rinnovamento delle piante in seguito al taglio avviene con polloni (cioè nuovi fusti) originati da gemme presenti sulla ceppaia (riproduzione agamica). 10 Si definisce "fustaia" un bosco in cui il rinnovamento delle specie arboree avviene a partire dalla germogliazione dei semi che le piante producono (riproduzione gamica). FIGURA 5. TREND DELLE SUPERFICI FORESTALI PRIVATE INTERESSATE DAI TAGLI IN ETTARI (2003-2012) Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente, Ufficio Foreste L’indicatore evidenzia in generale un trend negativo a partire dal 2008; nel 2012 si registra il picco minimo dell’intero decennio. Infatti, sono stati destinati al taglio 1581 ettari di "bosco", ben al di sotto della media del periodo che è pari a 2.749,10 ettari. Ogni utilizzazione forestale è correlata ad una autorizzazione al taglio, cosi come stabilito dalla DGR 956/2000, per le superfici in assenza di Piani di Assestamento Forestale, rilasciata dagli Enti Delegati (L.R. n. 42/98 "Norme in Materia Forestale"), o da Autorizzazione rilasciata dall’Ufficio Foreste e Tutela del Territorio per le superfici gestite da PAF. FIGURA 6.TREND DELLE AUTORIZZAZIONI AL TAGLIO IN BASILICATA (2003-2012) Il picco massimo di autorizzazioni al taglio si è registrato nel 2004 con 5.105 autorizzazioni interessando una superficie forestale di circa 3.400 ettari, per poi ridursi annualmente del 15% fino al 2012 con un numero di autorizzazioni pari a 1.809 ed una superficie di 1.581 ettari. Gli interventi nei boschi di latifoglie nel 2012 hanno interessato circa 1.581 ettari di superficie forestale privata, dei quali il 46% governati ad alto fusto e il 54% a ceduo. Il dato conferma la tendenza del periodo, ossia la riduzione del numero di tagliate e la diminuzione della superficie interessata. I limiti dell’indicatore derivano dall’impossibilità di aggregare il numero e la superficie delle tagliate per tipologia di trattamento, età del popolamento, grado di frequenza del taglio al fine di meglio evidenziare le pressioni sull’ecosistema e sul paesaggio forestale. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente, Ufficio Foreste FOR5. LA PROVVIGIONE E LE UTILIZZAZIONI LEGNOSE Questo indicatore rappresenta uno degli elementi chiave degli inventari forestali e fornisce molte indicazioni sia sui popolamenti e le loro utilizzazioni sia su approfondimenti e studi inerenti la stima del bilancio del carbonio. La provvigione legnosa, rappresentata dal volume11 degli alberi vivi presenti nelle macro-categorie boschi e nelle altre aree boscate, è il capitale materiale della foresta che in Basilicata è pari ad oltre 27 milioni di m3 (27.415.389 m3)12, valore che corrisponde ad un volume medio ad ettaro di 106.3 m3, con un incremento corrente totale pari a 728.071 m3 e per 2,8 m3 ad ettaro. Tali dati sono riferiti alla sola categoria dei boschi alti ai quali bisogna aggiungere il volume stimato negli impianti di arboricoltura pari a circa 9.000 m3. La provvigione si concentra nei boschi a prevalenza di specie quercine con circa 14.000.000 di m3 e nelle faggete con circa 7.000.000 m3. Se si analizza il volume medio ad ettaro riferito alle diverse categorie, si può osservare che sono le faggete, con un dato di provvigione media pari a 271 m3, la formazione con i dati più rappresentativi, cui segue la categoria di altri boschi di conifere pure o miste con un valore medio di 232,7 m3. Le utilizzazioni legnose, realizzate in Basilicata nel settennio 2006-2012 ammontano ad oltre 1.049.504 m3 su una superficie complessiva pari a ettari 18.128,32 che corrisponde a un prelievo medio su base annua in tale periodo di circa 58 m3/ettaro. La figura 7 riporta le utilizzazioni legnose del settennio, disaggregate per anno, ed evidenzia come i prelievi annui abbiano subito una riduzione a partire dal 2008, passando da circa 207.500 m3 del 2007 a circa 96.501 m3 nel 2012. FIGURA 7. TREND DELLE UTILIZZAZIONI LEGNOSE ESPRESSE IN M3 (2006- 2012) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 38 > 39 Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente, Ufficio Foreste In riferimento alla forma di governo si nota un trend completamente diverso delle utilizzazioni forestali, infatti le riprese per le fustaie hanno raggiunto il valore annuo più alto solo nel 2007 (circa 86.000 m3) per poi restare pressoché costante. Le utilizzazioni dei cedui invece hanno subìto un forte decremento, passando da 133.600 m3 nel 2006 a 62.707 m3 nel 2012. 11 Volume dei fusti e dei rami grossi avente diametro > 5 cm 12 Inventario Forestale Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio (INFC), dato inventariale riferito alla categoria dei Boschi alti FOR6. NUMERO DI INCENDI BOSCHIVI E SUPERFICI PERCORSE DAL FUOCO Gli incendi boschivi rappresentano una delle principali cause del depauperamento e del degrado del patrimonio forestale e sono una delle cause principali della scomparsa degli habitat naturali. In Basilicata nell’ultimo decennio si sono verificati 2.529 incendi (Tabella 3) con una media di 253 eventi all’anno, interessando una superficie di circa 1.680,95ettari (Tabella 3), di cui circa 13.578,8 ettari boscata e 18.102,15 ettari non boscata. L’andamento degli incendi è stato molto variabile, con l’alternanza di annate particolarmente critiche come il 2007 e il 2012 e annate con un numero di incendi ben al di sotto della media nazionale (figura 8). Nell’ultimo triennio si è registrato un incremento del numero degli incendi, passando dai 150 eventi del 2010 ai 343 verificatisi nel 2012. Il fenomeno risulta essere sostanzialmente in linea con l’andamento registrato a livello nazionale, in cui nel 2012 gli incendi sono aumentati del 6% rispetto al 2011, del 41% rispetto alla media del triennio 2009-2011 e dell’11% rispetto alla media del periodo 20032008 (Corpo Forestale dello Stato, 2013). N° INCENDI SUPERFICI (ettari) BOSCATE NON BOSCATE TOTALE 2003 268 632,59 1016,48 1649,07 2004 219 369,79 781,35 1151,14 2005 214 711,18 653,95 1365,12 2006 153 561,93 504,83 1066,76 2007 425 3616,75 4583,03 8199,78 2008 319 2333,13 3248,32 5581,45 2009 142 650,57 389,97 1040,54 2010 150 480,52 1637,88 2118,41 2011 448 1300,66 2084,54 3385,20 2012 343 2921.68 3201.8 6123.48 Facendo un confronto a livello provinciale l’incremento del numero degli incendi è maggiormente evidente nel territorio provinciale di Matera, che ha fatto registrare un incremento pari all’88% rispetto al 2011. Di contro, in Provincia di Potenza, gli incendi sono diminuiti dell’8% sempre rispetto al 2011 (figura 8). TABELLA 3: RIEPILOGO INCENDI E SUPERFICI PERCORSE DAL FUOCO DAL 2003 AL 2011 Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente, Ufficio Foreste Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste ANNO FIGURA 8. NUMERO DI INCENDI IN BASILICATA DIVISI PER PROVINCIA (2003-2011) Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente, Ufficio Foreste FIGURA 9. SUPERFICIE PERCORSA DAGLI INCENDI PER TIPOLOGIA (2003-2011) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 40 > 41 Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente, Ufficio Foreste La ripartizione annuale delle superfici boscate e non boscate percorse dal fuoco rispecchia l’andamento del numero degli incendi (figura 9). La superficie boscata percorsa da incendi è stata mediamente pari al 43% della superficie complessiva interessata dagli eventi. Si fa rilevare che la superficie boscata è stata superiore a quella non boscata nei soli anni 2005, 2006 e 2009. Nel periodo 2003-2006, la variazione delle superfici percorse dal fuoco è avvenuta proporzionalmente a quella del numero degli incendi, come testimoniato da superfici medie pressoché costanti. Al contrario, nelle annate 2007 e 2008, si è registrata una crescita delle superfici percorse dal fuoco in misura più che proporzionale rispetto al numero di incendi (Tabella 3), ad indicare che gli incendi registrati negli anni suddetti si sono sviluppati su superfici mediamente maggiori. Il 2012 è stato caratterizzato da un aumento del 93% delle superfici boscate percorse dal fuoco, rispetto al 2011, del 231% rispetto alla media del triennio 2009-2011 e del 113% rispetto alla media del periodo 2003-2008 (figura 9). Sempre nel 2012, la superficie non boscata percorsa dal fuoco è aumentata del 107% rispetto al 2011, del 169% rispetto alla media del triennio 2009-2011 e del 78% rispetto alla media del periodo 2003-2008. Anche nel caso delle superfici percorse dal fuoco, un significativo contributo agli incrementi appena analizzati è ascrivibile alla Provincia di Matera, che sia per quanto riguarda la superficie boscata sia per quanto riguarda la superficie non boscata, nel 2012 fa registrare i massimi valori in assoluto dal 2003. Tra le principali cause di tali incrementi, oltre a condizioni climatiche sfavorevoli, è da considerare anche l’incidenza che alcune pratiche agricole (tra cui la bruciatura delle stoppie) hanno sull’innesco e sulla propagazione degli incendi boschivi. L’anno 2011 è stato caratterizzato da un elevato numero di incendi che si sono sviluppati su superfici "non boscate" poco estese; da ciò si deduce che la maggior parte degli incendi hanno interessato superfici prevalentemente agricole e sono stati causati essenzialmente dall’ancora consueta pratica della bruciatura delle stoppie. Nonostante le prescrizioni dettate sia dalla normativa nazionale sia da quella regionale13 in materia di incendi boschivi, dall’analisi delle cause di tali eventi in Basilicata nel periodo compreso tra il 2003 e il 2011, è emerso che il 25,30% degli incendi è di origine colposa e il 69,47% di quest’ultimi è dovuto ad attività agricole incaute, interessando una superficie totale media pari a 667,6 ettari/anno. FIGURA 10. PRINCIPALI CAUSE DEGLI INCENDI IN BASILICATA (2003-2011) FOR7. AZIONI DI PREVENZIONE AGLI INCENDI E CATASTO INCENDI La legge quadro in materia di incendi boschivi14 nasce dalla diffusa convinzione che l’approccio più adeguato per perseguire la conservazione del patrimonio boschivo sia quello di promuovere e incentivare l’attività di prevenzione anziché privilegiare la fase emergenziale legata allo spegnimento degli incendi (lotta attiva). L’attività di prevenzione, che consiste nel porre in essere azioni mirate a ridurre le cause e il potenziale innesco d’incendio nonché in interventi finalizzati alla mitigazione dei danni conseguenti, è definita, a livello regionale, nelle Linee Programmatiche del settore Forestale per il decennio 2013-2022. Tra le azioni di prevenzione, la Regione Basilicata ha attivato la Misura 226 del PSR 20072013 - Azione B - "Interventi finalizzati alla prevenzione degli incendi boschivi", nell’ambito della quale sono stati realizzati, con l’ausilio degli addetti al settore forestale, interventi di prevenzione degli incendi boschivi in modo capillare su tutto il territorio regionale. Nel 2012 sono stati realizzati circa 350 mila metri di fasce antincendio, circa 300 mila metri di manutenzione di viabilità di servizio e lavori di selvicoltura preventiva (eliminazione necromassa, diradamenti, ecc.) su circa 1000 ettari di boschi (Tabella 4). 13 Legge 21 novembre 2000 n. 353 "Legge quadro in materia di incendi boschivi"; Legge Regionale 22 febbraio 2005 n. 3 "Norme per la protezione dei boschi dagli incendi". 14 Ibidem Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente, Ufficio Foreste TABELLA 4. INTERVENTI FINANZIATI CON FONDI PSR NEL 2012 Tipologia di Intervento 2012 Fasce antincendio (Apertura e Manutenzione) (ML) 348.777,97 Manutenzione della viabilità di servizio (ML) 300.576,44 Interventi di selvicoltura preventiva (ha) 939,7 Sia la normativa nazionale sia quella regionale prevede l’istituzione del catasto incendi15 e l’aggiornamento delle aree che ogni anno sono percorse dal fuoco, individuandone le particelle e le ditte catastali, per arrivare, al termine dell’iter amministrativo, al provvedimento di vincolo. FIGURA 11. CATASTO INCENDI NEI COMUNI DELLA REGIONE BASILICATA (2012) Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente, Ufficio Foreste regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 42 > 43 La figura 11 mostra il livello di adempimento nelle due province rilevando che nella Provincia di Potenza il 15% dei comuni è ancora completamente inadempiente non avendo ancora istituito il catasto incendi. I comuni che hanno istituito e aggiornato l’elenco di tutte le aree percorse dal fuoco dal 2007 al 2012 sono il 13%. Il 17% dei comuni ha solo istituito il catasto incendi, il restante 55% ha istituito il catasto incendi e sta provvedendo all’aggiornamento degli elenchi delle aree vincolate. Nella Provincia di Matera il 28% dei comuni non ha ancora istituito il catasto incendi. I comuni che l’hanno istituito e che hanno aggiornato l’elenco di tutte le aree percorse dal fuoco a partire dal 2007 sono solo il 3%. Il 16% dei comuni ha solo istituito il catasto incendi, il restante 52% dei comuni materani sta provvedendo all’aggiornamento degli elenchi delle aree vincolate. Il dato regionale nella sua totalità mostra che circa il 5% dei comuni è ancora inadempiente rispetto all’istituzione del catasto incendi e solo il 19% delle amministrazioni comunali ha istituito e aggiornato le aree percorse dal fuoco fino al 2012. FOR8. LA PIANIFICAZIONE FORESTALE La pianificazione forestale è l’attività tecnico-politica avente come fine la razionalizzazione del rapporto fra uomo e bosco attraverso l’applicazione degli indirizzi di gestione forestale sostenibile e si articola su tre livelli. Il primo livello è rappresentato dal Piano Forestale Regionale che in base a quanto definito dall’art. 3 del D.Lgs. n. 227 del 18/05/01 15 Ai sensi dell’art.10, comma 2 della Legge n. 353/2000 e dell’art.5, comma 1 della Legge Regionale la titolarità e la responsabilità della istituzione del Catasto delle aree percorse dal fuoco, fondamentale anche ai fini dell’attuazione dei divieti di uso del territorio, è in capo agli Amministratori comunali, così come ribadito dalle specifiche O.P.C.M. 3624/2007 e 3680/2008. "Orientamento e modernizzazione del settore forestale" è il principale strumento di indirizzo e programmazione del settore forestale. Il secondo livello è rappresentato dai Piani forestali territoriali d’indirizzo che rappresentano uno strumento di pianificazione posto in una fascia intermedia tra la scala aziendale e quella regionale. Il terzo livello è rappresentato dai Piani di assestamento forestale, definiti anche Piani economici dei beni silvopastorali di validità decennale. L’obbligatorietà del Piano per la gestione dei boschi pubblici è sancita dall’art.130 del R.D.L. n. 3267 del 30.12.1923 e, a livello regionale, dall’art. 12 della L.R. n. 42 del 10.11.1998 "Norme in Materia Forestale". Fino al 2011 il principale strumento programmatico regionale in materia forestale è stato il Piano Triennale di Forestazione con il quale si definivano gli obiettivi programmatici del triennio e la coerenza con gli indirizzi di politica forestale nazionale ed europea. Solo per l’anno 2012 la programmazione forestale è stata di tipo annuale e si è attuata attraverso un Programma di Forestazione 2012, inteso come naturale estensione del precedente Piano Triennale di Forestazione per gli aspetti tecnici anche se ha adottato innovazioni per gli aspetti amministrativo-procedurali in seguito alla nuova governance territoriale. Nel 2013 la Regione Basilicata ha approvato il suo strumento di pianificazione forestale decennale ossia le "linee programmatiche del settore forestale per il decennio 20132011" (DCR n. 444 del 21/05/2013) e il relativo piano d’attuazione per l’anno in corso ossia il Piano Operativo Annuale (POA). La strategia forestale regionale del prossimo decennio si basa su quattro obiettivi generali che coincidono con i quattro obiettivi prioritari nazionali del Programma Quadro Nazionale per il Settore Forestale (PQSF) (A, B, C e D) da cui derivano i 19 obiettivi specifici e le 33 azioni operative correlate ai fabbisogni del settore in Basilicata, ossia: 1. Sviluppare una economia forestale efficiente e innovativa; 2. Tutelare il territorio e l’ambiente; 3. Garantire le prestazioni del pubblico e del sociale; Le "Linee programmatiche di intervento", cosi come già previsto per il 2013, prevedono la messa in campo di una serie di azioni che, mediante interventi specifici, porteranno nel breve - medio periodo al raggiungimento degli obiettivi previsti. Parte di queste azioni, che prevedono il coinvolgimento della manodopera forestale, verranno realizzate per il tramite degli Enti Delegati alla forestazione, le altre direttamente dall’Amministrazione regionale. Gli interventi realizzati in amministrazione diretta da parte degli addetti al settore forestale, progettati e diretti dagli EE DD, per l’anno in corso sono finanziati sia con fondi nazionali sia con fondi comunitari, attraverso l’attivazione della Misura 2.2.6 del PSR Basilicata 2007-2013 "Ricostituzione del potenziale forestale e interventi preventivi" e attraverso la realizzazione del progetto "monitoraggio del patrimonio naturalistico ai fini della conservazione della biodiversità" finanziato con fonti nazionali (APQ). I PIANI FORESTALI TERRITORIALI D’INDIRIZZO (P.F.T.I.) Al 2012 sono stati redatti 2 P.F.T.I. relativi all’area dell’ex Comunità Montana "Collina Materana" e dell’ex Comunità Montana "Alto Agri" mentre è in corso di realizzazione un P.F.T.I. relativo ai comuni rientranti nell’Area del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese ed ai comuni dell’Area del P.O. Val d’Agri. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste 4. Favorire il coordinamento e la comunicazione. I PIANI D’ASSESTAMENTO FORESTALE (P.A.F.): LE FORESTE REGIONALI Le foreste regionali fanno parte del patrimonio forestale della Regione Basilicata16, sono costituite da 12 complessi forestali, 10 in provincia di Potenza e 2 in provincia di Matera e si estendono per complessivi 13.522 ettari. A partire dal 2003 la Regione Basilicata ha intrapreso una importante azione di pianificazione delle foreste demaniali con la redazione di Piani di gestione dei singoli complessi forestali che ha portato alla redazione di 12 piani di assestamento di altrettanti complessi forestali regionali. Allo stato attuale, le funzioni amministrative inerenti la gestione delle foreste regionali17, non sono ancora trasferite agli Enti territorialmente competenti. TABELLA 5. LE FORESTE REGIONALI E LA RELATIVA PROVVIGIONE LEGNOSA Denominazione Comune Foresta Regionale Superficie Provvigione Ripresa (ettari) legnosa Decennale m3 m3 Bosco Grande Ruoti (PZ) 510 137.806,00 20.098,00 Fieghi - Cerreto San Chirico Raparo (PZ) 293 47.964,00 6.051,00 Fossa Cupa Abriola (PZ) 657 101.714,00 6.626,00 Gallipoli - Cognato Accettura, Oliveto Lucano, Calciano (MT) 4157 686.345,00 14.104,00 Grancia Brindisi di Montagna (PZ) 960 193.415,00 19.083,00 Lagopesole Avigliano (PZ) 2884 550.321,00 26.657,00 Lata Laurenzana (PZ) 822 112.197,00 13.077,00 Magrizzi - Cieliagresti Calvera, Castronuovo Sant’Andrea (PZ) 482 53.366,00 7.076,00 Mantenera - Malcanale Tricarico (MT) 504 31.399,00 5.547,00 Monticchio Atell, Rionero in Vulture (PZ) 1950 165.781,00 13.890,00 Pierno Atella (PZ) 131 33.673,00 5.421,00 Rifreddo Pignola (PZ) 172 33.229,00 3.931,00 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 44 > 45 Analizzando i dati riportati in tabella si osserva un basso tasso di utilizzazione delle foreste regionali. Questo indica che la produzione legnosa non è la funzione prevalente, ma che il patrimonio forestale svolge anche una funzione protettiva e turistico ricreativa. Gli interventi previsti nelle singole foreste sono essenzialmente dei diradamenti che vengono eseguiti dagli addetti al settore forestale. I PIANI D’ASSESTAMENTO FORESTALE: LE FORESTE COMUNALI La Regione Basilicata promuove ed incentiva18 la redazione dei piani, contribuendo alle spese di redazione degli stessi attraverso il regolamento attuativo approvato con la D.G.R. n. 613 del 30 aprile 2008 che definisce le "Linee guida per la redazione e l’approvazione dei piani di assestamento forestale". La Regione cofinanzia la redazione dei piani di gestione comunali con un contributo pari al 70% del costo occorrente per la compilazione. La Regione Basilicata (al dicembre 2012) vede la presenza di: • 36 P.A.F. Comunali vigenti, valevoli per 41 comuni per una superficie pari a 29.328 ettari; • 2 P.A.F. vigenti riguardanti proprietà private, per una superficie pari a 949 ettari, poste all’interno del Parco Nazionale del Pollino; • 12 P.A.F. vigenti per le Foreste Regionali per una superficie pari a 13.542 ettari; • 1 P.A.F. riserva naturale gestita dal corpo forestale; • 7 P.A.F. approvati ad novembre 2012 in Commissione Tecnico-Amministrativa; 16 Come definito dalla Legge Regionale n. 41 del 6 settembre 1978 "Gestione del patrimonio forestale regionale". 17 L.R. 42/98 - art. 14 - Patrimonio forestale regionale. 18 Legge n. 42/98 - art. 12 - Piani di assestamento forestale. • 20 P.A.F. Comunali in istruttoria; • 18 P.A.F. Comunali attualmente finanziati ed in corso di redazione. Complessivamente vi sono 44.149 ettari assestati su una superficie forestale regionale di 355.409 ettari; bisogna precisare che non tutti i comuni senza P.A.F. possiedono i requisiti idonei per procedere alla realizzazione di tale strumento pianificatorio e pertanto la gestione dei boschi è regolamentata attraverso il regolamento n. 956/2000. FOR9. IMPRESE E LAVORO IN BOSCO Tra i benefici materiali e immateriali che l’uomo può ottenere dal bosco anche l’occupazione riveste un ruolo molto importante. Diverse sono le categorie di tecnici, imprese e operatori pubblici e privati, che lavorano per la tutela e per la gestione del patrimonio boschivo e tra queste, in particolare, si distinguono i soggetti prevalentemente impegnati nelle attività gestionali e di manutenzione e i soggetti con mansioni tecniche-operative ossia gli "addetti al settore forestale" e le "ditte boschive". Per quanto riguarda le ditte boschive il dato si riferisce solo alle ditte iscritte al Registro Regionale delle Ditte Boschive che comprende le imprese più rappresentative del settore che possono lavorare sia in boschi pubblici che privati. Cosi come definito al comma 6 dell’art. 15 della L.R. 42 del 1998, i tagli dei boschi pubblici devono essere effettuati dalle imprese boschive iscritte all’Albo della Camera di Commercio per l’Industria e l’Artigianato. Con il regolamento attuativo, D.G.R. n. 3427/99, viene istituito presso la Regione Basilicata il "Registro delle Ditte Boschive". L’iscrizione a tale registro è condizione necessaria per concorrere alle aste ed alle gare per l’acquisizione dei lotti boschivi posti in vendita dai Comuni e/o da altri Enti Pubblici. Ad oggi le imprese iscritte sono 109. La figura 12 individua il tipo di categoria19 (A e B) e FIGURA 12. DITTE BOSCHIVE ISCRITTE AL REGISTRO REGIONALE (CATEGORIA A E B) Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente, Ufficio Foreste Il numero di iscrizioni al registro è pressoché costante negli ultimi anni, ciò può essere considerato come un segnale molto positivo visto che tale settore manifesta una continua e costante contrazione. 19 Le ditte iscritte nella Categoria A possono concorrere alle aste ed alle gare per l’acquisto di lotti posti in vendita dai Comuni e dagli Enti il cui importo a base d’asta è inferiore o pari ad Euro 154.937,07. Le ditte iscritte alla Categoria B possono concorrere per l’acquisto di qualsiasi lotto boschivo senza limitazioni di importo posto a base d’asta. La prima iscrizione avviene alla Categoria A, il passaggio alla Cat. B è deciso dalla struttura competente, su istanza dell’interessato. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Foreste la sede legale dell’impresa. L’esecuzione dei lavori previsti nei piani annuali di forestazione, redatti dagli Enti Delegati, è di norma attuata in economia mediante la forma dell’amministrazione diretta, con l’impiego degli operai addetti al settore idraulico-forestale. Al 2010 gli addetti al settore sono 3.722 con un livello occupazionale pro-capite pari a 130 giornate contributive. Facendo un’analisi del comparto ne deriva che la maggior parte degli addetti sono di sesso femminile la cui età media è di 46 anni. Attraverso i 2 Piani Triennali 2006-2008 e 2009-2011 si è cercato di riequilibrare il modello occupazionale, facendo convergere gli obiettivi di sostenibilità ecologica, economica e sociale della forestazione pubblica; i cantieri forestali ad oggi sono caratterizzati da una più equilibrata composizione delle squadre per età, si è raggiunto un buon grado di meccanizzazione e una più rigorosa garanzia delle condizioni di prevenzione e protezione dai rischi da lavoro. La figura 13 mostra che il numero degli addetti si è ridotto di 482 unità, passando da 4.204 addetti nel 2009 a 3722 addetti nel 2012. FIGURA 13. NUMERO DEGLI OPERAI IDRAULICO FORESTALI IN REGIONE BASILICATA (20092012) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 46 > 47 Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente, Ufficio Foreste La manodopera forestale, ad oggi, continua a svolgere un ruolo fondamentale per quel che riguarda la manutenzione e la tutela del territorio attraverso interventi di ripristino e riequilibrio del territorio, manutenzione preventiva contro gli incendi e lotta fitopatologica. Risulta evidente che tutti gli obiettivi possono essere raggiunti attraverso un adeguato aggiornamento professionale ed un costante rinnovamento delle unità operative nei diversi territori lucani. FOCUS La concentrazione in atmosfera di anidride carbonica (CO2) è cresciuta da un valore preindustriale di circa 280 parti per milione (ppm) a un valore di 390 ppm nel 2010. Le analisi gassose delle carote di ghiaccio prelevate dagli scienziati ci dicono che il valore attuale supera di molto il range naturale (da 180 a 300 ppm) dello stesso gas registrato negli ultimi 650 mila anni. Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration degli USA, dal 1958 a oggi la concentrazione media annua di CO2 nell’atmosfera è aumentata di circa il 23%. Nell’ultimo decennio l’aumento medio annuale è di 2,04 ppm l’anno. L’aumento dell’emissioni di CO2 e di altri gas atmosferici [metano (CH4), biossido di azoto (N20) e altri gas di origine industriale] sono "molto probabilmente" la causa dell’aumento di circa 1 °C della temperatura media superficiale globale dell’atmosfera dall’inizio della rivoluzione industriale a oggi1 e, secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC Fourth Assessment Report 2011 (AR4 - 2007) la frequenza e l’intensità di alcuni eventi estremi come alluvioni e periodi di temperature elevate sono legati all’aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera. Quanto gli ecosistemi forestali possono influire sui cambiamenti climatici e quindi sul ciclo globale del carbonio? L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC, 2007b) ha stimato che il contenuto di carbonio nelle foreste è pari a 638.100 miliardi di tonnellate (Gt) delle quali 282.600 Gt immagazzinate nella biomassa viva, 248.860 Gt nel suolo e 106.640 Gt nella lettiera e, ogni anno, vengono assorbiti nella biomassa legnosa, nel suolo e nella lettiera circa 1.6 Gt (INEA, 2008). Inoltre, la biosfera terrestre scambia enormi quantità di CO2 e altri gas con l’atmosfera, attraverso processi naturali e disturbi di varia natura, biotici e abiotici. Gli ecosistemi forestali contribuiscono al bilancio del carbonio attraverso i processi di assimilazione fotosintetica e di respirazione, il bilancio di carbonio quindi deriva dalla differenza tra la produttività primaria lorda (GPP, Gross Primary Production) e il carbonio che viene rilasciato in atmosfera attraverso i processi fotosintetici a livello ecosistemico (Reco, Respiration of ecosystem). La respirazione ecosistemica comprende sia la componente di respirazione autotrofa delle piante sia la componente eterotrofa derivante dai processi di ossidazione da parte della componente microbica presenti i tutte le parti del suolo. La differenza è detta Produzione Ecosistemica Netta (NEP, Net Ecosystem Productivity). In generale gli ecosistemi forestali che assorbono attivamente carbonio sono considerati sinks2 (NEP>0). Tali ecosistemi possono anche agire da sources rilasciando carbonio in atmosfera quando i processi di respirazione sono superiori rispetto a quelli di assorbimento (NEP<0). Tutte queste "dinamiche" sono state valutate e discusse nell’ambito degli accordi internazionali di riduzione delle emissioni di CO2 a partire dalla United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCC) approvata a Rio de Janeiro nel 1992. Lo strumento operativo della Convenzione, il Protocollo di Kyoto (PK) entrato in vigore nel 2005, si pone come obiettivo la riduzione delle emissioni di CO2 e dei GHG (Green 1 Ciccarese et al. 2011. 2 Hyvonen et al. 2007. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Processi di compensazione in Basilicata per le emissioni di gas e sistemi forestali Processi di compensazione in Basilicata per le emissioni di gas e sistemi forestali House Gas) anche attraverso una serie di misure da attuare nel settore forestale e agricolo denominate attività di Land Use, Land Use Change and Forestry (LULUC-F). Tale settore però (Agriculture, Forestry and Other Land Use, o AFOLU) possiede una serie di caratteristiche che lo rendono differente dagli altri settori emissivi. Innanzi tutto perché i gas-serra nel settore AFOLU sono di duplice segno: le stime devono essere condotte sia per le emissioni di CO2 e di altri gas non-CO2 verso l’atmosfera, sia per gli assorbimenti di CO2 dall’atmosfera (fissata poi nella biomassa viva, nella biomassa morta e nel suolo). STIMA DELLA CO2 STOCCATA NEGLI ECOSISTEMI FORESTALI IN ITALIA E IN BASILICATA Il calcolo degli assorbimenti di CO2 con i metodi inventariali3 si basa sulla stima delle variazioni degli stock di carbonio nei 5 serbatoi di carbonio (pool) di cui si compongono gli ecosistemi forestali, ossia: • Aboveground biomass (biomassa epigea) • Belowground biomass (biomassa ipogea) • Deadwood (necromassa) • Litter (Lettiera) • Soil Organic Matter (sostanza organica del suolo) Le Goods Practices Guidances for Land Use, Land Use Change and Forestry richiedono la stima ed il reporting dei serbatoi di carbonio secondo il seguente schema: • Living biomass = Aboveground biomass + Belowground biomass • Dead organic matter = Deadwood + Litter • Soil = Soil Organic Matter In pratica, le variazioni degli stock di carbonio all’interno di uno stratum o suddivisione interna della superficie forestale sono stimate sommando le variazioni degli stock di car- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 48 > 49 bonio che avvengono in tutti e cinque i pool sia con metodi sintetici, attraverso l’uso di equazioni di sintesi delle 2006 IPCC Guidelines (Tier 1), sia con metodi analitici che prevedono però l’utilizzo di dati puntuali derivanti da misurazioni in campo (Tiers 2-3). La categoria Forest Land costituisce il 85% del contributo di assorbimento del totale delle attività LULUCF; la biomassa (epigea ed ipogea) rappresenta il 47% della CO2 fissata dalla categoria Forest Land mentre la necromassa ed i suoli costituiscono rispettivamente il 9% ed il 45%. Il sink forestale italiano, espresso come potenziale nazionale massimo di assorbimento di CO2 (COP12 - Nairobi, 2006) è stimato pari a 16.2 Mt CO2, di cui circa il 60% deriva dalla forestazione naturale e la restante parte deriva da attività di afforestazione e riforestazione. TABELLA 6. POTENZIALE NAZIONALE MASSIMO DI ASSORBIMENTO DI CARBONIO Articoli del protocollo di Kyoto Art. 3.3: Riforestazione naturale 3.0 Fonte: Delibera CIPE 123/2002. Nostra elaborazione Art. 3.3: Afforestazione e riforestazione (vecchi impianti) 1.0 Art. 3.3: Afforestazione e riforestazione (nuovi impianti) 1.0 Art. 3.3: Afforestazione e Riforestazione (nuovi impianti) su aree soggette a dissesto idrogeologico 1.0 Art. 3.4: Gestione forestale Totale Assorbimento (MtCO2/anno eq.) 10.2 16.2 3 Tra gli obblighi degli Stati che hanno ratificato il PK vi è quello della redazione dell’Inventario Nazionale delle Emissioni e degli Assorbimenti dei gas serra (National Inventory Report - NIR). Il settore LULUCF, uno dei sei conteggiati dal NIR, riporta le stime di assorbimenti e emissioni di GHG Come la maggior parte dei paesi che hanno sottoscritto il PK, l’Italia ha incluso solo la gestione forestale nella contabilizzazione dei crediti di carbonio nel primo periodo di attuazione delle politiche climatiche anche perché all’Italia è stato concesso un limite di rendicontabilità per le misure di gestione forestale pari a 2,78 Mt di carbonio4. QueUnit (RMU)5, che potrebbero attivare un Mercato di circa 230 Meuro/anno per i prossimi 5 anni, alle quotazioni odierne del carbonio, a favore del settore forestale6. A livello regionale la quantità di carbonio immagazzinata nei boschi è stata stimata con l’ausilio di un modello basato sulla metodologia IPCC, seguendo la classificazione GPG (living biomass, includendo sia la parte epigea che ipogea, dead organic matter, comprendendo necromassa e lettiera, e soils inteso come sostanza organica del suolo). I dati di superficie e i dati quantitativi, per categoria inventariale, utilizzati come input per il modello, sono stati ricavati dall’Inventario Forestale Nazionale e dei Serbatoi di Carbonio"7 e sono state considerate solo quelle rientranti nella classificazioni di "Bosco Alto", non sono state considerate le categorie riferite all’arboricoltura da legno ed alle altre terre boscate in quanto i dati quantitativi non sono ancora disponibili. I dati di seguito riportati relativi allo stock di carbonio, sono da considerarsi sottostimati in quanto sono dati relativi solo al sistema "albero", senza considerare il carbonio immagazzinato nella lettiera e nel suolo. Considerando la biomassa presente nei boschi lucani, il carbonio è per l’83% immagazzinato nel fusto e nei rami, per il 15% nelle radici e l’1% nella necromassa per un totale di 20.842.249,59 Mg. CARBONIO FORESTE 2005 Aboveground woody Belowground woody tree biomass tree biomass 17.430.397,44 3.208.048,81 Dead Mass Totale 203.803,34 20.842.249,59 Il valore del carbonio immagazzinato nelle foreste lucane è da considerarsi un valore di tendenza, suscettibile a modifiche e ad integrazioni. E’ un valore che sarà alla base di ulteriori studi ed approfondimenti per la stima reale di carbonio immagazzinato in tutto l’ecosistema forestale. Con il Gain-Loss Method8 è stata stimata la variazione annua dello stock di Carbonio nella biomassa viva (ΔCF) derivante dalla differenza tra il carbonio stoccato annualmente (incremento di biomassa) e le perdite derivanti dai prelievi di legna da opera, i prelievi da legna da ardere e le perdite annuali dovute ad altre cause (es. incendi boschivi). Dalle elaborazioni risulta che la variazione annua nel 2010 di C stock dovuto all’incremento di biomassa è pari a 416.450,60 ton/ettaro, le perdite annuali di C derivanti dalla sommatoria dei prelievi dei tagli della legna da ardere e da opera e da altri tipi di perdite è pari a 57.094,75 ton/ettaro. Da qui ne deriva che annualmente in Basilicata nella solo biomassa viva vengono fissate 0.4 Mt di Carbonio. 4 Pilli et al., 2006; Federici et al., 2008. 5 RMU - Re-Moval Unit: sono unità commerciabili rilasciate sulla base dell’assorbimento dei gas serra dall’atmosfera attraverso attività LULUCF secondo gli Articoli 3.3 e 3.4 del protocollo di Kyoto, e possono essere utilizzate per l’adempimento agli obblighi di riduzione. 6 Alisciani et al. 2010. 7 CFS, 2005 8 Il Gain-Loss Method e lo Stock-Difference Method corrispondono al Default Method e allo Stock Change Method del Gpg-lulucf (IPCC, 2003). TABELLA 7. QUADRO RIASSUNTIVO Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Processi di compensazione in Basilicata per le emissioni di gas e sistemi forestali sto potenziale di assorbimento potrebbe essere trasformato in corrispondenti Re-Moval Tito, area industriale di Tito Scalo. Antonio Bellotti Capitolo 3 Industria Il settore industriale fornisce lavoro e genera reddito ma, nel contempo, determina pressioni importanti sull’ambiente. L’inquinamento di origine industriale, tuttavia, è diminuito negli ultimi decenni grazie all’azione legislativa ambientale che ha individuato come primi obiettivi della regolamentazione proprio queste fonti di inquinamento, puntuali e facilmente identificabili. In Basilicata l’industria detiene un ruolo ragguardevole nel padell’economia regionale. La struttura dell’industria lucana evidenzia la tendenza alla diminuzione delle dimensioni d’impresa: dal punto di vista ambientale ciò potrebbe garantire il miglioramento delle possibilità di intervento delle imprese nella prevenzione dall’inquinamento attraverso l’applicazione di sistemi di gestione ambientale che, adottati come approcci volontari, consentono all’impresa di risparmiare energia e materie prime, di ridurre il rischio di incidenti, di migliorare l’efficienza interna e di ottenere vantaggi competitivi e d’immagine e nel contempo, garantiscono il rispetto delle normative ambientali e lo sviluppo di comportamenti basati sulla prevenzione. Come detto, il settore industriale determina potenzialmente un ampio spettro di problematiche ambientali: emissioni in atmosfera, produzione di acque reflue di processo, contaminazione del suolo e produzione di rifiuti; a queste si aggiungono la generazione di odori, di rumore e di traffico, l’utilizzo di risorse naturali, l’interferenza con il paesaggio nonché, in alcuni casi specifici, la generazione di rischio associato alla detenzione di sostanze pericolose. Lo studio delle pressioni ambientali generate dall’industria viene limitato non solo dal fatto che le tipologie dei problemi ambientali sono specifiche dei singoli comparti produttivi, ma anche dal fatto che la disponibilità dei dati non è ampia. La strategia prevalente per valutare le tendenze complessive consiste quindi nell’utilizzare indicatori di approssimazione quale - ad esempio - il consumo di energia, che è collegato all’emissione di importanti inquinanti atmosferici (in particolare anidride carbonica, biossido di zolfo, ossidi di azoto, diossine e metalli pesanti). Negli anni, i consumi energetici dell’industria sono aumentati meno dell’indice di produzione industriale, indicando che le politiche e gli incentivi per il contenimento dei consumi hanno avuto effetti positivi sull’intensità energetica dell’industria; da ciò deriva anche l’evoluzione delle relative emissioni di Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria norama dei settori economici; la quota di valore aggiunto rappresenta, al 2009, il 25% anidride carbonica, che sono in diminuzione. Le strategie sviluppate ai differenti livelli di governo a partire dagli anni ‘70 hanno consentito di contrastare la maggior parte dei problemi ambientali di origine industriale: la grande sfida per il controllo dell’inquinamento industriale è ora quella di migliorare il rapporto costi/benefici delle differenti regolamentazioni in modo da tutelare l’ambiente mantenendo nel contempo la competitività dell’industria locale e di potenziare il sistema informativo circa il controllo stesso. Le linee strategiche della Regione Basilicata per gli aspetti ambientali della produzione industriale pongono un forte accento sulla sostenibilità dello sviluppo produttivo in termini di qualità ambientale, tutela paesistica, prevenzione dei dissesti, riqualificazione urbana e qualità delle architetture e dei manufatti. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 52 > 53 TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI CODICE INDICATORE/INDICE DPSIR UNITÀ DI FONTE MISURA COPERTURA COPERTURA STATO SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE TREND IND1 N°imprese x settore D/P N Istat, Infocamere Osservatorio economico regionale Italia Mezzogiorno Basilicata 2008-2010 ↓ IND2 N° imprese certificate ISO 14001/EMAS R N Ispra Nazionale Mezzogiorno Regionale 2009 ↑ IND3 Numero di impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale e autorizzazioni rilasciate P/R Numero Regione Regione 2005-2010 ☺ ↑ IND4 Numero di impianti R autorizzati alle emissioni in atmosfera Numero Regione Regione 1989-2010 ☺ ↑ IND5 Emissioni in atmosfera da attività industriali P Tonnellate/ Regione anno Regione 2004 - - IND6 Stabilimenti a rischio di incidente rilevante D Numero Regione Arpab Italia Regione 2005-2010 ☺ ↓ IND7 Quantità di sostanze pericolose P Tonnellate Regione Arpab Regione Attuale ☺ ↓ IND8 Incidenti I Numero ARPAB Regione 2005-2010 ☺ ↑ IND9 Verifiche ispettive R Numero ARPAB Regione 2005-2010 ↓ IND1. DINAMICA DELLE IMPRESE IN BASILICATA La dinamica delle imprese è un indicatore moderatamente sensibile alle vicende congiunturali: le decisioni imprenditoriali relative all’avvio o alla cessazione di un’attività, o alla sua trasformazione, sono influenzate soprattutto da variabili strutturali e da aspettative relative al medio periodo. E’ utile tenere sotto osservazione la variazione della quantità e qualità del "parco imprese" perché alcune indicazioni di tendenza sono significative dell’economia locale. FIGURA 1. IMPRESE ATTIVE PER ATTIVITÀ ECONOMICA (2011) Fonte: nostra elaborazione su dati Infocamere (2011) FIGURA 2. COMPOSIZIONE DEL VALORE AGGIUNTO PER SETTORE (2009) Relativamente al numero di imprese registrate al 2011 la regione Basilicata conta 61.550 unità. La figura 1 mostra che la quota di imprese attive del settore agricolo e del commercio assorbe il 54% del totale delle imprese; in particolare è il primo dei due a presentare valori estremamente alti, soprattutto se confrontati con il corrispondente dato italiano (31,3% contro il 13,7%), mentre il settore industriale si attesta intorno all’8%, poco sotto le medie del meridione (8,3%) e del dato nazionale (10,1%). Nel 2011 si è constatata una crescita adeguata nel numero di attività imprenditoriali (0,31%), superiore a quella registrata sia nel Mezzogiorno (-0,05%) che in Italia (0,05%). Questo risultato viene raggiunto non tanto a causa di un tasso di natalità che colloca la Basilicata in ultima posizione nella relativa graduatoria, quanto a un livello di mortalità imprenditoriale inferiore a quello medio nazionale. La Basilicata si segnala come una regione in cui è maggiore l’incidenza delle imprese aventi come forma giuridica quella di ditta individuale (69,5). La densità imprenditoriale (10,6 ogni 100 abitanti) è al di sopra del valore nazionale (10,2) e di quello del Mezzogiorno (9,73). IND2. IMPRESE CERTIFICATE ISO 14001/EMAS La norma UNI-EN-ISO 14001 è lo standard per la certificazione ambientale appartenente alla famiglia delle norme UNI-ISO, ed è riconosciuta in tutto il mondo. Al contrario della registrazione EMAS, che prevede la convalida da parte di un ente pubblico e una comunicazione trasparente con l’esterno, essa è di natura privata ed è orientata solo al Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria Fonte: nostra elaborazione su dati Istituto Tagliacarne, 2010, Movimprese miglioramento gestionale; la certificazione vera e propria viene rilasciata - da verificatori ambientali accreditati - a seguito della rispondenza del sistema di gestione alle prescrizioni della norma stessa. I benefici ambientali connessi alla ISO 14001 - ottenibili attraverso obiettivi gestionali e tecnologico/impiantistici - sono costituiti principalmente dalla razionalizzazione dei consumi di materie prime ed energia, dalla riduzione delle emissioni e dei rifiuti, dalla prevenzione degli impatti e dal conseguente miglioramento dell’efficienza ambientale complessiva. Questo indicatore, insieme a quello relativo al numero di registrazioni EMAS, fornisce informazioni circa le risposte messe in atto dal mondo produttivo e dalle organizzazioni in genere alle problematiche ambientali. TABELLA 2. NUMERO DI IMPRESE CERTIFICATE IN ITALIA (2013) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 54 > 55 Fonte: nostra elaborazione su dati Accredia (Ente di Accreditamento Italiano) Regione Siti UNI EN UNI EN UNI EN UNI EN UNI BS UNI CEI ISO/IEC Produttivi 9100 ISO 9001 9110 9120 EN ISO OHSAS ISO/IEC 20000-1 14001 18001 27001 Abruzzo 3.101 4 2.824 - - 446 236 4 - Basilicata 1.283 1 1.161 - - 206 88 7 - Calabria 3.052 - 2.854 - - 306 121 5 - Campania 9.785 78 9.071 1 3 1.229 415 16 1 ESTERO 7.783 59 6.855 - 8 1.507 958 93 - Emilia-Romagna 11.187 24 10.136 - 2 1.619 859 38 1 Friuli-Venezia Giulia 2.971 6 2.653 - - 403 258 9 - Lazio 11.298 32 10.647 8 5 1.007 638 85 5 Liguria 3.222 8 2.905 - 3 509 274 14 1 Lombardia 25.911 77 24.203 1 8 2.716 1.459 91 3 Marche 3.402 3 3.037 1 - 535 318 6 - Molise 649 - 577 - - 120 67 1 - Piemonte 9.926 60 8.890 1 3 1.469 825 23 1 Prov. Aut. Bolzano 802 - 710 - - 145 68 - - Prov.Aut. Trento 1.730 1 1.573 - - 215 126 2 - Puglia 5.663 31 5.127 - - 782 290 22 2 Sardegna 2.356 - 2.201 - - 280 135 5 - Sicilia 7.432 3 6.900 - - 748 279 7 1 Toscana 8.093 13 7.321 1 2 1.144 660 20 1 Umbria 2.342 15 2.143 - - 332 211 4 - Valle d’Aosta 358 - 276 - - 101 60 1 - Veneto 13.911 10 12.752 - - 1.555 961 36 1 ITALIA 136.257 425 124.816 13 34 17.374 9.306 489 17 A febbraio 2013 nel panorama italiano, la Basilicata, con 206 aziende certificate UNI EN ISO 14001, pari all’1,18% del totale nazionale, si attesta agli ultimi posti. Tuttavia, considerando l’incidenza delle imprese certificate rispetto al totale dei siti produttivi, si rileva che il posizionamento della Basilicata, con il 16,1% supera la media nazionale (12,8%) e la colloca nei primi posti di una graduatoria virtuale (figura 3). FIGURA 3. INCIDENZA DELLE IMPRESE CERTIFICATE UNI EN ISO 14001.2004 SUL TOTALE (2011) Fonte: nostra elaborazione su dati Accredia (Ente di Accreditamento Italiano) Il sistema di gestione ambientale EMAS fa riferimento al Regolamento CE 761/2001, adottato dalla Comunità Europea nel 2001 nella versione attuale, come revisione del precedente Regolamento CEE 1836/1993. Esso richiede l’attivazione del controllo gestionale degli impatti sull’ambiente e prevede una serie di attività sistematiche di comunicazione con i cittadini e con le amministrazioni locali. È intesa nel senso della trasparenza la redazione della Dichiarazione Ambientale, un documento pubblico che, messo a disposizione degli FIGURA 4. SITI REGISTRATI EMAS IN ITALIA (2012) Fonte: nostra elaborazione su dati ISPRA - Comitato Ecolabel Ecoaudit La figura 4 mostra che sono 29 le registrazioni EMAS in Basilicata rilevate da ISPRA al 2012. Il numero piuttosto esiguo rispecchia la tendenza nazionale con un numero di adesioni molto inferiore a quello delle certificazioni ISO 14001; ciò è probabilmente dovuto sia al maggiore impegno richiesto da EMAS, sia alla scarsa conoscenza di questo strumento, potenziale fonte di un positivo ritorno d’immagine e, di conseguenza, di Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria interlocutori esterni all’organizzazione, ne descrive prestazioni e obiettivi ambientali. vantaggio competitivo. Interessante è anche soffermarsi sul livello di mantenimento del tempo delle registrazioni EMAS (2002-2010). Fino al 2007 si delinea che tutte le aziende hanno mantenuto la registrazione; dal 2008 questo valore è peggiorato. Per il prossimo futuro è ragionevole aspettarsi un’ulteriore rapida diffusione di tali certificazioni, sia sotto la spinta di programmi, incentivi e progetti messi a punto dalla regione1, sempre più convinta che la diffusione dei sistemi di gestione ambientale possa meglio garantire la tutela dell’ambiente sia a seguito di dinamiche di mercato che ad oggi vedono i paesi extraeuropei (es. asiatici) sempre più orientati verso l’adozione di questi strumenti. IND3. IMPIANTI SOGGETTI AD AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE (AIA) E AUTORIZZAZIONI RILASCIATE L’indicatore definisce il numero di stabilimenti e di attività, presenti in Basilicata, rientranti nel campo di applicazione della cosiddetta "direttiva IPPC"2. Le attività che rientrano nell’ambito di applicazione dell’IPPC sono soggette ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). L’AIA è il provvedimento disciplinato dalla parte II del D. L.vo 152/2006 che autorizza l’esercizio di un impianto imponendo misure tali da evitare oppure ridurre le emissioni nell’aria, nell’acqua e nel suolo per conseguire un livello elevato di protezione dell’ambiente nel suo complesso. L’Autorizzazione Integrata Ambientale sostituisce le seguenti autorizzazioni: • Autorizzazione alle emissioni in atmosfera, fermi restando i profili concernenti gli aspetti sanitari (Titolo I alla Parte V del D. L.vo 152/2006); • Autorizzazione allo scarico (Capo II del Titolo IV della Parte III del D. L.vo 152/2006); • Autorizzazione unica per i nuovi impianti di smaltimento e recupero rifiuti (art. 208 del D. L.vo 152/2006); • Autorizzazione allo smaltimento degli apparecchi contenenti PCB-PCT (D. L.vo 209/1999, art. 7) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 56 > 57 • Autorizzazione all’utilizzo dei fanghi derivanti dal processo di depurazione in agricoltura (D.L.vo 99/1992, art.9) In Basilicata, in conformità al calendario delle scadenze per la presentazione delle domande AIA per gli impianti esistenti, approvato dalla Regione Basilicata con D.G.R. n. 1603/2005, tra la fine del 2005 e il primo semestre dell’anno 2006 sono state presentate 44 istanze di AIA per impianti esistenti. Alla data del 31/12/2010 risultano presentate 9 istanze AIA per nuovi impianti e risultano, in totale, autorizzati 24 impianti esistenti, la cui distribuzione sul territorio regionale è rappresentata in figura 5. 1 DGR n. 682 del 29.05.2012, "Iniziative di Certificazione Ambientale Territoriale che coinvolgono Enti pubblici e Imprese". 2 La Direttiva 2008/1/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio definisce gli obblighi che le attività industriali ed agricole ad elevato potenziale inquinante devono rispettare al fine di prevenire e ridurre le emissioni in atmosfera. Impone una strategia per aumentare la prestazione ambientale dei complessi industriali: Integrated Pollution Prevention and Control - IPPC. FIGURA 5. DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DEGLI IMPIANTI AUTORIZZATI AIA (2012) Fonte: Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Ufficio Compatibilità Ambientale IND4. NUMERO DI IMPIANTI AUTORIZZATI ALLE EMISSIONI IN ATMOSFERA L’indicatore mira a caratterizzare il potenziale impatto provocato dalle emissioni in atmosfera provenienti dalle diverse tipologie di attività produttive presenti nel territorio regionale. Le informazioni relative alle imprese autorizzate derivano dai provvedimenti regionali di autorizzazione alle emissioni in atmosfera in vigore alla data di aggiornamento dell’indicatore. Dal 1989 al 2010 risultano autorizzati alle emissioni in atmosfera, ex DPR n. 203/1988 (attualmente D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. titolo V) 372 impianti. Il graditte in possesso di autorizzazione alle emissioni in atmosfera riflette il contesto produttivo regionale con prevalenza di impianti per la produzione di conglomerati cementizi e di impianti di lavorazione inerti. Consistente è la presenza di attività per la produzione di componentistica per auto e di prodotti alimentari. FIGURA 6. NUMERO DI IMPRESE AUTORIZZATE PER TIPOLOGIA DI ATTIVITÀ (1989-2010) Fonte: Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Ufficio Compatibilità Ambientale Decisamente alto è il numero di impianti autorizzati alle emissioni in atmosfera. Anche in questo caso il trend è positivo perché l’ufficio competente riesce ad evadere le nuove istanze nei tempi previsti dalla normativa. Una fase saliente di tale lavoro sarà costituito Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria fico di figura 6 riporta il numero di ditte autorizzate per tipologia di attività. Il numero di dall’aggiornamento delle autorizzazioni rilasciate ai sensi del DPR n. 203/88, abrogato dal D. Lgs. 152/2006 e s.m.i e previsto dall’art. 281 dello stesso decreto che consentirà una valutazione più aderente alla realtà delle attività produttive tenendo conto delle modifiche intervenute negli anni. IND5. EMISSIONI IN ATMOSFERA DA ATTIVITÀ INDUSTRIALI La finalità dell'indicatore è quella di monitorare nel tempo l’entità degli inquinanti emessi in base al contributo dei singoli macrosettori. Esso viene elaborato utilizzando l’inventario delle emissioni della Regione Basilicata, costruito su dati del 2004, ed in fase di aggiornamento. L’inventario di emissioni è una stima quantitativa di tali flussi di materia dalle sorgenti all’atmosfera, inclusa la loro ripartizione territoriale, la loro evoluzione nel tempo ed una caratterizzazione puntuale delle sorgenti più significative. Combustione nell’industria SOX COV NOX PM10 CO CO2 Benzene tonn/anno tonn/anno tonn/anno tonn/anno tonn/anno Ktonn/anno tonn/anno 1076,49 98,09 1614,00 17,73 397,13 636,434 0,00 Processi produttivi 72,42 519,11 128,35 43,88 5542,58 447,758 1064,18 Contributo dell’industria alle emissioni totali 1148,91 617,2 1742,35 61,61 5939,71 1084,192 1064,18 Totale emissioni della Regione Basilicata 6.227,12 59.845,15 16.394,78 2.536,26 38.364,71 4.260,16 128.640,28 TABELLA 3. LIVELLI DI EMISSIONI IN ATMOSFERA DA ATTIVITÀ INDUSTRIALI (2004) Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata (Inventario emissioni in atmosfera) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 58 > 59 Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata (Inventario emissioni in atmosfera) FIGURA 7. LIVELLI DI EMISSIONI IN ATMOSFERA DA ATTIVITÀ INDUSTRIALI IN TONNELLATE/ ANNO (2004) In Basilicata, il contributo dell’industria alle emissioni regionali si presenta di un certo rilievo per gli ossidi di zolfo e di azoto nonché per il monossido e il biossido di carbonio ed il particolato. L’adozione di tecnologie più avanzate ed il conseguente aggiornamento dei provvedimenti di autorizzazione alle emissioni in atmosfera dovrebbe comportare una diminuzione del contributo dell’industria alle emissioni totali. Emissions trading in Italia ed in Basilicata. Nei Paesi dell’Unione Europea, un ruolo centrale nelle strategie di mitigazione (ossia di prevenzione dei cambiamenti climatici attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra e l’incremento degli assorbimenti di anidride carbonica) è stato assegnato all’attuazione del sistema europeo di emissions trading, istituito in base alla Direttiva 2003/87/CE con la definizione di un limite massimo alle emissioni di gas serra dagli impianti industriali che ricadono nel campo di applicazione dalla direttiva. I permessi di emissione ammissibili vengono assegnati a ciascun impianto attraverso il Piano Nazionale di Allocazione (PNA), art. 8, comma 2 del D.Lgs 4 aprile 2006, n. 216 ed ogni permesso (European Allowances Unit, EAUs) attribuisce il diritto a emettere una tonnellata di anidride carbonica in atmosfera nel corso dell’anno di riferimento. In Basilicata, allo stato attuale, dal Registro del Piano Nazionale di assegnazione delle quote di emissione di CO2 risultano essere presenti sette imprese (holding) operanti in Basilicata con le rispettive quote autorizzate (1.053.532 tCO2) con esclusione delle quote della Cartiera di Avigliano in fase di definizione come di seguito riportato. RAGIONE SOCIALE N° AUTORIZZAZIONE DENOMINAZIONE DEL GESTORE QUOTE 2012 (t/CO2 ) TABELLA 4. QUOTE DI EMISSIONE DI CO2 2012 86.509 Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata SERENE SPA 773 Centrale di Cog. SERENE di Melfi EUGEA Mediterranea S.P.A. 1261 Stabilimento di Lavello 5.892 ENI S.p.a. 920 Cento oli Di Viggiano 276.266 FERRIERE NORD SPA 774 Siderpotenza 25.255 ITALCEMENTI S.P.A. 778 Cementeria Mt 448.015 ARTISSUE 1089 Cartiera di Avigliano TECNOPARCO VALBASENTO 972 Centrale Termoelettrica 211.595 IND6. NUMERO E TIPOLOGIA DI STABILIMENTI A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE L’elemento che classifica uno stabilimento "a Rischio di Incidente Rilevante" è la detenzione di sostanze potenzialmente pericolose in quantità superiore a soglie definite. La normativa definisce incidente rilevante "un evento quale un’emissione, un incendio o un’esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l’attività di uno stabilimento e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, intervengano una o più sostanze pericolose"; per sostanze pericolose si intendono quelle elencate nell’Allegato I del Decreto Legislativo 334/1999 e s.m.i. In definitiva, i possibili scenari di incidenti possono derivare da: sostanze infiammabili (incendi, esplosioni), sostanze tossiche e nocive (dispersione in atmosfera). Il gestore dello stabilimento è tenuto ad espletare una serie di adempimenti che possono riassumersi nella figura seguente: FIGURA 8. ADEMPIMENTI DEGLI STABILIMENTI A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE STABILIMENTI Art. 8 Art. 6/7 • • • • • • • • • • RdS (Rapporto di Sicurezza) Notifica Scheda informativa Documento sulla politica di prevenzione degli incidenti rilevanti Sistema di Gestione della Sicurezza Formazione PEI (Piano di Emergenza Interno) C.T.R. • • • Notifica Scheda informativa per la popolazione Documento sulla politica di prevenzione degli incidenti rilevanti Sistema di Gestione della Sicurezza Formazione PEI (Piano di Emergenza Interno) Istruttoria PREFETTO P.E.E. – Piano di Emergenza Esterno Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità - Ufficio Compatibilità Ambientale Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria per la salute umana o per l’ambiente, all’interno o all’esterno dello stabilimento, e in cui Gli stabilimenti di cui all’art. 8 del Decreto Legislativo 334/1999 e s.m.i. hanno l’obbligo di presentare una notifica alle Autorità competenti tra cui il Ministero dell’Ambiente (MATTM), di redigere un rapporto di sicurezza e di adottare uno specifico sistema di gestione della sicurezza. Gli stabilimenti di cui agli articoli 6 e 7 hanno i medesimi obblighi dei precedenti, ma non sono tenuti a redigere il rapporto di sicurezza. Il Piano di emergenza esterno (PEE) rappresenta la risposta organizzata dagli enti preposti al verificarsi di un evento incidentale negli stabilimenti a rischio di incidenti rilevanti, a garanzia della protezione della popolazione e dell’ambiente. Negli ultimi anni si è dato grande impulso alle attività di redazione ed aggiornamento dei PEE, a fronte della procedura di infrazione aperta dalla Commissione Europea nei confronti dell’Italia e di altri 11 membri dell’Unione Europea: entro dicembre 2010 sono state approvati dalle Prefetture di Potenza e Matera tutti i PEE degli stabilimenti soggetti agli artt. 6, 7 e 8 del D.Lgs. n, 334/1999 e s.m.i. La Regione Basilicata, e nello specifico l’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, ha censito tutte le attività industriali ricadenti nel campo di applicazione del D.Lgs. n. 334/1999 e s.m.i., fino al 31 dicembre 2010. Si tratta di cinque stabilimenti ricadenti in Art. 6 e sette in Art. 8 come rappresentato di seguito. TABELLA 5. IMPIANTI A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE IN BASILICATA Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità - Ufficio Compatibilità Ambientale * regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 60 > 61 Le ditte Total Italia S.p.A. e Geogastock S.p.A. hanno ricevuto il NOF per l’installazione dei loro impianti, pertanto i dati corrispondenti non sono stati inseriti nelle tabelle successive. STABILIMENTI ART.6 AZIENDA PROVINCIA 1 Gnosis Bioresearch srl MT 2 COM PASS S.p.A. PZ 3 Liquigas S.p.A. PZ 4 Mazzola gas srl PZ 5 Mythen S.p.A. MT STABILIMENTI ART.8 AZIENDA PROVINCIA 1 Commer TGS S.p.A. PZ 2 Dow Italia srl MT 3 Eni S.p.A. PZ 4 Geogastock S.p.A. * MT 5 Incagal Sud srl PZ 6 S.I.P. srl MT 7 Total Italia S.p.A. * PZ Il dato a disposizione per questo indicatore è il numero di stabilimenti, divisi per categoria in funzione degli adempimenti stabiliti dalla normativa a cui sono soggetti. TABELLA 6. NUMERO DI STABILIMENTI SOGGETTI AGLI ADEMPIMENTI DI CUI AL D.LGS. 334/1999 E S.M.I Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità - Ufficio Compatibilità Ambientale Numero ART. 6/7 ART.8 Totale artt. 6/7 e 8 5 7 12 L’attività di uno stabilimento permette di conoscere preventivamente il potenziale rischio ad esso associato. In Basilicata si riscontra una prevalenza di depositi di gas di petrolio liquefatti e di impianti di produzione di materie plastiche (Tabella 7). Stabilimenti esistenti Numero % Deposito di gas liquefatti 3 30 Produzione e/o deposito gas tecnici 1 10 Trattamento di olio grezzo 1 10 Industria farmaceutica 1 10 Produzione di materie plastiche 3 30 Produzione di biodiesel 1 10 TABELLA 7. TIPOLOGIA DI ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità - Ufficio Compatibilità Ambientale La situazione delle industrie a rischio di incidente rilevante dovrebbe restare stazionaria anche con l’attivazione delle due nuove aziende Total Italia S.p.A. e Geogastock S.p.A. IND7. QUANTITATIVI DI SOSTANZE PERICOLOSE PRESENTI NEGLI STABILIMENTI A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE (RIR) L’indicatore permette di trarre considerazioni sulla mappa del rischio industriale in Basilicata. Esso consente infatti, di evidenziare i quantitativi e il tipo di sostanze o categorie di sostanze (o preparati) pericolose più diffuse negli stabilimenti a rischio di incidente rilevante presenti sul territorio regionale. Vengono di seguito riportati i quantitativi complessivi di sostanze pericolose presenti negli stabilimenti collocati sul territorio lucano. Le soglie indicate nelle tabelle successive si riferiscono ai quantitativi detenuti all’interno di uno stabilimento per la sua classificazione come RIR. Nella colonna "Quantità" sono indicate le quantità totali dichiarate in tutti gli stabilimenti, anche se inferiori alla soglia. Soglia art. 8 (t) Quantità (t) 5 50 0 Gas liquefatti estremamente infiammabili e gas naturali 50 200 613,644 Idrogeno 5 50 2,301 Ossigeno 200 2.000 23 Prodotti petroliferi 2.500 25.000 76.730 Soglia artt. 6/7 (t) Soglia art. 8 (t) Quantità (t) 1. Molto tossiche 5 20 596 2. Tossiche 50 200 1.970,7 E’ prevista una variazione di tale indicatore in seguito alla entrata in funzione delle aziende Total Italia S.p.A. e Geogastock S.p.A. IND8. INCIDENTI AVVENUTI NEGLI ULTIMI 5 ANNI Gli incidenti avvenuti danno un’indicazione sul livello di rischio a cui l’uomo e l’ambiente sono sottoposti; altresì, sono un punto di partenza per individuare le criticità e mettere in atto le misure di prevenzione e mitigazione degli stessi. TABELLA 8. SOSTANZE PERICOLOSE CLASSIFICATE NELL’ALLEGATO I PARTE 1, D.LGS. 334/1999 E S.M.I. Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità - Ufficio Compatibilità Ambientale TABELLA 9. SOSTANZE PERICOLOSE CLASSIFICATE NELL’ALLEGATO I - PARTE 2, D.LGS. 334/1999 E S.M.I. Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità - Ufficio Compatibilità Ambientale Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria Soglia artt. 6/7 (t) Acetilene FIGURA 9. NUMERO E QUALITÀ DEGLI INCIDENTI (2005-2010) NEGLI STABILIMENTI RIR Fonte: Arpa Basilicata Dall’esame della figura 9 si evince che il maggior numero di incidenti è avvenuto negli stabilimenti sottoposti all’art. 6 del D.Lgs 334/99 e s.m.i. I quasi incidenti3, invece, sono più frequenti negli stabilimenti in art. 8, mentre si è verificato un solo incidente durante il trasporto delle sostanze pericolose. La presenza di incidenti in numero maggiore negli stabilimenti di cui all’art. 6 del D.Lgs 334/99 e s.m.i. evidenzia che per tale categoria di aziende andrebbero potenziati i sistemi di gestione della sicurezza. IND9. VERIFICHE ISPETTIVE Tra le diverse misure di vigilanza e controllo previste dal D.Lgs. n. 334/99 e s.m.i. assumono particolare rilievo le verifiche ispettive sui sistemi di gestione della sicurezza. Queste regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 62 > 63 sono finalizzate ad accertare l’adeguatezza della politica di prevenzione degli incidenti rilevanti posta in atto dal gestore e dei relativi sistemi di gestione della sicurezza, nella considerazione che la presenza di un sistema ben strutturato concorre alla riduzione della probabilità di accadimento degli incidenti rilevanti. Le verifiche ispettive sono disposte dal Ministero dell’Ambiente per gli stabilimenti di cui all’art. 8, mentre la Regione ha competenza amministrativa nello svolgimento delle verifiche ispettive degli stabilimenti di cui agli artt. 6 e 7. Non ci sono verifiche ispettive avviate in Basilicata nel 2010, né sono mai state avviate in Basilicata verifiche ispettive per quanto riguarda gli stabilimenti ricadenti nell’art.6; analizzando il numero complessivo di ispezioni riferite agli anni precedenti per gli stabilimenti di cui all’art. 8 si registra uno scoraggiante decremento delle stesse e di conseguenza un minore controllo del sistema predisposto dalle singole aziende per garantire la sicurezza del territorio. Per quanto riguarda le verifiche di competenza regionale si precisa che con l’art. 72 del D.Lgs 112/1998 (recante "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della L. 59/1997) è stato disposto il trasferimento alle regioni delle competenze amministrative relative alle industrie a rischio, nonché della competenza legislativa a disciplinare la materia con specifiche normative ai fini del raccordo tra i soggetti incaricati dell’istruttoria e di garantire la sicurezza del territorio e della popolazione. Lo stesso art. 72 ha però 3 Per "Quasi Incidente" si intende un episodio anomalo e negativo che non ha determinato un vero e proprio incidente con danni a persone, beni aziendali e ambientali, ma che avrebbe potuto facilmente provocare tali eventi, evitati solo per circostanze favorevoli e/o casuali. Fonte, Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL). subordinato il trasferimento delle competenze amministrative all’adozione della normativa regionale, previa attivazione dell’Agenzia regionale di protezione dell’ambiente (ARPA), ed alla stipula di un apposito accordo di programma tra Stato e Regione per la verifica dei presupposti per lo svolgimento delle funzioni, nonché per le procedure di dichiarazione. In linea con tali disposizioni, l’art. 18 del D.Lgs. n. 334/99 e s.m.i. prevede che la Regione disciplini, tra l’altro, in merito all’esercizio delle verifiche ispettive. Attualmente la Regione Basilicata non ha ancora provveduto ad emanare apposita legge regionale per disciplinare la materia, la cui operatività, per alcuni aspetti, è comunque subordinata alla stipula dell’accordo di programma con lo Stato. L’accordo Stato-Regioni di cui all’art. 72 del D.Lgs. n. 112 del 1998 ad oggi non è stato stipulato, essendo il testo-base ancora in discussione tra i rappresentanti dei Ministeri competenti e le Regioni, presso l’Ufficio Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Industria per il federalismo amministrativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Potenza, opere in costruzione. Ernesto Salinardi Capitolo 4 Costruzioni Il settore delle costruzioni ha una evidente centralità nell’analisi della situazione economica, sociale ed ambientale di un territorio per il rapporto diretto che ha con il soddisfacimento di un bisogno primario dell’uomo, la casa, di investimento immobiliare di una molteplicità di soggetti (famiglie, imprese, agenzie immobiliari, fondi immobiliari, ecc.), per la pressione esercitata sull’ambiente e l’impatto generato (consumo di suolo, emispiù ampia dell’abitare, le risorse "consumate" sono il territorio, i materiali per la sua realizzazione, le risorse energetiche necessarie per garantire il comfort termico e illuminotecnico e le risorse naturali quali, ad esempio, l’acqua o l’aria. Un edificio consuma risorse ambientali nel momento in cui occupa uno spazio, non soltanto quello di pertinenza dell’edificio, ma anche quello correlato alle infrastrutture che lo collegano al territorio, immette nell’ambiente elementi inquinanti, dai fumi della combustione agli scarichi, e genera un impatto acustico dovuto essenzialmente alle componenti impiantistiche utilizzate per garantire il comfort. L’insieme delle costruzioni, il loro utilizzo, il modo in cui nel tempo sono aggregate in un luogo e sono relazionate alla sua morfologia, i materiali, le forme e le tecnologie con cui sono costruite, le tipologie, le infrastrutture di servizi, la rete dei trasporti che ne agevolano la fruizione, costituiscono le specificità dei sistemi insediativi antropici che caratterizzano un territorio, modellati ed organizzati in paesi e città. Le città pur occupando solo il 2% della superficie del pianeta, sono responsabili di circa l’80% delle emissioni di CO2, poiché, come dimostrano i dati 2009 della Population Division del Department of Economic and Social Affairs delle Nazioni Unite, oltre la metà della popolazione umana vive in aree urbane: 3,4 miliardi di individui che potranno arrivare a 6,3 miliardi nel 20501. Poiché destinato a soddisfare bisogni primari e diritti inalienabili dell’uomo (abitare e lavorare) nonché bisogni sociali (servizi, spazi pubblici e welfare in generale) che nel tempo cambiano, il settore delle costruzioni risente di una domanda insediativa mutevole nella qualità e nella quantità che pone da tempo nuovi paradigmi del concetto di sviluppo urbano più implosivo, cioè rivolto alla riqualificazione 1 VII Rapporto ISPRA 2010 - Qualità dell’ambiente urbano. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni sioni, rifiuti, consumo di energia, ecc.). Infatti, nel caso delle costruzioni, o nell’accezione e al rinnovamento della città esistente più che alla espansione insediativa. I documenti di programmazione europei hanno da decenni attribuito alle città un ruolo trainante nella costruzione della competitività e della coesione dell’Unione mentre recenti documenti guardano alle città come oggetto delle sfide che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi anni, laddove si propone di implementare, con una specifica attenzione alle aree urbane, la strategia "Europa 2020" approvata dal Consiglio UE, rimarcando tre temi principali: sviluppo urbano ed edilizio sostenibile; riduzione del consumo di suolo e di energia; riqualificazione urbana integrata; riqualificazione energetica degli edifici. Nel paragrafo presente, il settore delle costruzioni e dell’ambiente urbano della Basilicata è indagato come settore di specializzazione dell’economia regionale; in relazione alla pressione creata dall’offerta di nuove costruzioni ed in particolare di nuova edilizia pubblica; in relazione all’impatto che determina sul consumo di suolo e sul paesaggio; in relazione alle risposte che la pubblica amministrazione mette in campo con la redazione degli strumenti urbanistici locali e di area vasta. TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 66 > 67 Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità - Direzione Generale CODICE INDICATORE/INDICE DPSIR UNITÀ DI FONTE MISURA COPERTURA COPERTURA SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE STATO TREND % UNIONCAMERE IT BAS 2000-2013 ↓ Numero delle imprese/ D addetti del settore numero UNIONCAMERE BAS 2000-2013 ↓ COS3 Permessi a costruire per abitazioni D n ISTAT IT BAS 2005-2012 ↓ COS4 Volumi autorizzati per nuove costruzioni e ampliamenti D m3/n UNIONCAMERE IT BAS 2000-2013 ↓ COS5 Edilizia residenziale pubblica D/P m2/n ATER Matera e Potenza BAS 2000-2010 − − COS6 Abitazioni e famiglie S n ISTAT ITA BAS 2001-2008 − − COS7 Consumi ed emissioni P del settore residenziale % REG BAS BAS 2008 ↓ COS8 Normative e strumenti REG BAS BAS 2000-2012 ↓ COS1 Valore aggiunto del settore al PIL COS2 D R COS1. VALORE AGGIUNTO DELLE COSTRUZIONI AL PIL L’indicatore riferisce che in Basilicata l’industria delle costruzioni, che rappresenta un settore fondamentale dell’economia, sia in termini di ricchezza prodotta che sotto il profilo occupazionale, ha risentito fortemente della crisi che dal 2008 ad oggi ha colpito l’economia nazionale. Se si analizzano i dati della struttura produttiva ed occupazionale, nonché i dati relativi alla contabilità territoriale (valore aggiunto del settore al PIL) è evidente come il settore, che al 2006 costituiva una forma di specializzazione dell’economia regionale, è oggi caratterizzato da una pesante caduta. 2000 2006 2012 % su PIL % su PIL % su PIL Basilicata 6,7 7,9 2,9 Italia 4,5 4,9 4,2 TABELLA 2. VALORE AGGIUNTO DELL’INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI (2000-2012) Fonte: nostra elaborazione su dati Osservatorio Economico Regionale, Unioncamere Basilicata - Centro Studi In Basilicata, il valore aggiunto realizzato dal settore nel 2006 rappresentava il 7,9% della ricchezza complessiva prodotta dal sistema economico regionale, quota superiore di 3 punti percentuali alla media nazionale (4,9%) e di 2,4 punti percentuali nei confronti della media delle regioni del mezzogiorno (5,5%). I dati recenti indicano una inversione di valori rispetto al dato nazionale; infatti, il valore aggiunto regionale realizzato al 2012 dal settore è caratterizzato da una diminuzione percentuale maggiore (-5%) rispetto a quella nazionale (-0,3%). FIGURA 1. INCIDENZA % DEL VALORE AGGIUNTO DELLE COSTRUZIONI SUL PIL REGIONALE (ANNO 2006) La figura, che mette a confronto la regione Basilicata con le altre regioni italiane per quanto attiene l’incidenza percentuale del valore aggiunto delle costruzioni sul PIL regionale, conferma l’importanza economica del settore per la Basilicata, seconda solo alla Valle d’Aosta. Se fino al 2006 la performance del settore è stata altamente positiva, nei sei anni successivi si assiste ad una fase regressiva, in linea con la difficile situazione congiunturale del paese. Il comparto delle costruzioni, però, ha mostrato una maggiore capacità di tenuta rispetto ad altri settori industriali sebbene la componente residenziale ha registrato una forte flessione delle compravendite (tendenza confermata dai dati dell’Agenzia del Territorio che evidenziano un crollo delle compravendite residenziali, pari a -19,6% nei primi sei mesi del 2012). COS2. NUMERO DELLE IMPRESE/ADDETTI DEL SETTORE Il contributo delle costruzioni all’occupazione complessiva (misurata in termini di unità di lavoro) è pari al 10,7%; quota che, in Italia, raggiunge il 7,7%, mentre nel Mezzogiorno si attesta all’8,6%. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni Fonte: Osservatorio Economico Regionale, Unioncamere Basilicata - Centro Studi FIGURA 2. ANDAMENTO DELLE IMPRESE DEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI - NUMERI INDICI 2000=100 (2000-2012) Fonte: nostra elaborazione su dati Osservatorio Economico Regionale, Unioncamere Basilicata - Centro Studi FIGURA 3. INCIDENZA PERCENTUALE DELLE IMPRESE DI COSTRUZIONE SUL TOTALE DELLE IMPRESE EXTRA-AGRICOLE (2000-2008) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 68 > 69 Fonte: Osservatorio Economico Regionale, Unioncamere Basilicata - Centro Studi Alla fine del 2008, risultavano iscritte al Registro Imprese delle Camere di Commercio lucane (in condizione di normale funzionamento) 6.693 imprese del settore delle costruzioni, che rappresentano il 19,0% della base imprenditoriale extra-agricola complessiva della regione: una quota superiore sia alla media nazionale (pari al 18,3%) sia a quella meridionale, che si attesta al 16,4%. Il dato relativo al periodo 2008-2010 inverte tale dinamica positiva mostrando che il settore è tra quelli che a livello di comparto industriale ha perso il numero più elevato di addetti (-7,7%). In termini assoluti, nel triennio 2008-2010, la contrazione registrata nell’edilizia è di quasi 1.500 addetti in meno2. COS3. PERMESSI A COSTRUIRE PER ABITAZIONI La difficile situazione in cui attualmente versa il comparto è testimoniata anche dall’andamento del numero dei permessi a costruire per abitazioni che secondo elaborazioni 2 Osservatorio economico della Basilicata - L'economia della Basilicata nel 2011. sui dati ISTAT e ANCE presentano una variazione (in diminuizione) nel periodo 2005-2010 del 57,9% per l’Italia e del 50,5% per la Basilicata. FIGURA 4. ABITAZIONI (NUOVE ED AMPLIAMENTI) IN ITALIA (1995-2012) Fonte: elaborazione Ance su dati Istat Italia 128.707 2006 2007 2008 2009 2010 Var.% 2010-2005 -5,2 -4,5 -22,3 -25,4 -19,8 -57,9 Italia meridionale ed insulare 39.358 -1 0,4 -13,6 -27,7 -15,3 -47,3 Basilicata 71,6 -34,9 -10,1 -48,8 -3,8 -50,5 781 COS4. VOLUMI AUTORIZZATI PER COSTRUZIONE E AMPLIAMENTO DI FABBRICATI RESIDENZIALI E NON L’indicatore permette di valutare la quantità di volume autorizzato con il rilascio dei permessi a costruire, quale nuovo stock di fabbricati residenziali e non; non indica, pertanto, i m3 di costruzioni esistenti ma solo i nuovi; essendo un dato legato alle informazioni rilevate tramite la collaborazione che i comuni forniscono ad Istat, si ritiene che vada letto con una certa cautela. Nei dieci anni precedenti il 2006 la produzione del settore è stata alimentata in modo pressoché costante, dal comparto abitativo, sia nella componente della nuova edilizia sia degli interventi di riqualificazione, quest’ultimi sospinti anche dalle misure di agevolazione fiscale. Nel 2006, in Basilicata, sono stati rilasciati permessi di costruire per realizzare 575 nuovi fabbricati residenziali (cui corrispondono 2.521 abitazioni), per 1 milione e 228 mila metri cubi di volume, ai quali si aggiungono i 78 mila metri cubi concessi per gli ampliamenti di fabbricati preesistenti, per un totale, quindi, di 1 milione e 306 mila. Nel 2007 sono stati realizzati 3.571 nuove abitazioni, nel 2010 solo 232 nuovi fabbricati cui corrispondono 726 abitazioni e 380.353 metri cubi di volume. In otto anni (2000-2007) sono stati autorizzate 14.482 nuove abitazioni. L’offerta, invece, di nuova edilizia non residenziale (capannoni ed uffici) per il 2006 si attesta su 374 nuovi fabbricati per 1 milione e 317 mila metri cubi di volume. TABELLA 3. ABITAZIONI (NUOVE E AMPLIAMENTI). PERMESSI A COSTRUIRE (2006-2010). Fonte: elaborazione Ance su dati Istat Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni Var.% rispetto all’anno precendente 2010 FIGURA 5. VOLUMI CONCESSI PER LA COSTRUZIONE E L’AMPLIAMENTO DI FABBRICATI ESISTENTI (NUMERI INDICI 2000=100) Fonte: nostra elaborazione su dati Osservatorio Economico Regionale, Unioncamere Basilicata - Centro Studi Se nella media dell’intero periodo 2000-2006, l’offerta abitativa (in termini di volumi) è aumentata del 7,4%, a fronte di un incremento del 4,3% registrato in Italia, nel periodo 2007-2012 è nettamente scesa al di sotto dei valori del 2002. FIGURA 6. VOLUMI CONCESSI PER LA COSTRUZIONE DI FABBRICATI NON RESIDENZIALI (NUMERI INDICI 2000=100) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 70 > 71 Fonte: nostra elaborazione su dati Osservatorio Economico Regionale, Unioncamere Basilicata - Centro Studi Le costruzioni non residenziali destinate ad attività economiche, invece, hanno registrato un periodo di forte sviluppo tra il 1999 e il 2002, seguito da un triennio di crisi e da una successiva ripresa nel 2006 e 2007. Il comparto delle opere pubbliche, infine, dopo il pesante fermo sperimentato nella prima metà degli anni ’90, ha ripreso a crescere a partire dal 1997, con due anni di anticipo rispetto agli altri settori. La fase espansiva, tuttavia, si è interrotta nel 2004, scontando un forte ridimensionamento delle risorse pubbliche destinate a nuovi investimenti infrastrutturali. Basilicata Volume medio fabbricato, m 3 N. abitazioni Italia Superficie media per fabbricato per abitazione, m Volume medio 2 fabbricato, m 3 N. abitazioni Superficie media per per fabbricato abitazione, m2 2000 1.527 2,7 93,1 1.959 4,2 81,6 2001 1.375 2,6 96,1 2.012 4,3 80,0 2002 1.516 3,1 85,3 2.064 4,6 78,0 2003 1.611 3,0 97,3 2.101 4,7 76,5 2004 1.609 3,3 90,2 2.161 5,0 74,1 2005 1.521 2,8 95,7 2.183 5,2 73,5 2006 2.135 4,4 88,6 2.125 5,0 73,2 TABELLA 4. EVOLUZIONE DELL’OFFERTA DI EDILIZIA ABITATIVA IN BASILICATA ED IN ITALIA (2000-2006) Fonte: Osservatorio Economico Regionale, Unioncamere Basilicata - Centro Studi La Tabella 4 consente di esaminare più specificatamente il dato relativo all’edilizia abitativa; si possono osservare tre aspetti, tra loro collegati, caratterizzanti l’andamento dell’offerta abitativa nella regione: aumenta la dimensione media dei fabbricati residenziali (dai 1.527 metri cubi per fabbricato nel 2000 ai 2.135 metri cubi del 2006); aumenta il numero medio di abitazioni per singolo fabbricato, che è passato da 2,7 a 4,4 mentre si riduce la superficie utile abitabile per abitazione (da 93,1 a 88,6 m2). FIGURA 7. ABITAZIONI PER CLASSE DI SUPERFICIE (IN M2) UTILE ABITABILE, VALORI % (2006) Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni Fonte: Osservatorio Economico Regionale, Unioncamere Basilicata - Centro Studi La figura 7 mostra, tuttavia, che la superficie utile abitabile delle abitazioni di Basilicata resta più elevata della media italiana; questa situazione, rapportata al numero medio dei componenti i nuclei familiari della Basilicata pari a 2,57, dà conto della realizzazione di superfici abitative superiori allo standard previsto per persona. COS 5. EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA L’indicatore dà conto della superficie urbanizzata per realizzare interventi di edilizia residenziale pubblica nella province di Potenza e Matera ed il relativo numero di abitazioni economiche e popolari. E’ pertanto un indicatore di pressione ma nello stesso tempo è un indicatore di risposta di politiche abitative alla difficoltà di sostenere l’affitto o l’acquisto di una abitazione sociale nel libero mercato. I dati sono stati forniti dalle ATER competenti e si riferiscono al periodo 2000-2010. TABELLA 5. EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA NELLA PROVINCIE DI POTENZA E MATERA (2010) Fonte: Ater Potenza e Ater Matera POTENZA MATERA BASILICATA Superficie (m ) 114.355 36.200 150.755 Abitazioni (numero) 598 128 726 2 Si rileva che la superficie edificata rappresenta una ridottissima percentuale (0,1%) della superficie urbanizzata descritta ed analizzata all’indicatore SUO1 riportato nel capitolo 12, e che il numero di abitazioni di edilizia residenziale rivolta alle fasce più deboli realizzate rappresentano il 5% della nuova offerta abitativa in Basilicata, percentuale bassa se si considera che le abitazioni al 2010 in regime di godimento "affitto" rappresentano l’11,5%. COS 6. ABITAZIONI E FAMIGLIE L’indicatore, rapportando il numero di abitazioni con il numero delle famiglie, permette di stimare il livello di soddisfacimento della domanda primaria di abitazione, sebbene calcolato in base a nostre interpolazioni statistiche. Il CRESME al 2010 indica in Italia 27.000 milioni di abitazioni e quasi 21 milioni di famiglie. FIGURA 8. ABITAZIONI E FAMIGLIE (2010) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 72 > 73 Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT In Basilicata al 2001 a fronte di 212.918 famiglie registrate da ISTAT, esistono 275.599 abitazioni, mentre al 2008 a fronte di 226.657 famiglie, esistono 286.672 abitazioni; nel 2010 le famiglie sono 230. 607 e le abitazioni sono 287.998; al crescere del numero delle famiglie in dieci anni (2001-2010) del 8,31%, le abitazioni sono aumentate con una percentuale inferiore pari a 4,14% ma comunque restano in quantità, in valore assoluto, nettamente superiore al numero delle famiglie. Il dato sicuramente contiene il fenomeno delle seconde case; al fine di poterlo adeguatamente utilizzare come indicatore per programmare politiche della casa e di governo del territorio sostenibile, richiede ulteriori disaggregazioni quali la tipologia di famiglie e il regime di proprietà delle abitazioni; in tal modo sarebbe anche possibile leggere in modo più efficace come le politiche del settore rispondono al fabbisogno specifico di housing sociale. COS 7. CONSUMI ED EMISSIONI DEL SETTORE RESIDENZIALE L’indicatore consente di considerare la pressione ambientale derivante dai consumi elettrici (KWh) e termici (m3) del settore delle costruzioni ad uso domestico e derivante dalle emissioni in atmosfera (SO2, SO3, NOX e CO2) prodotte dagli impianti di riscaldamento. Elaborando i dati TERNA3, in Basilicata al 2008 il consumo di energia elettrica del settore domestico rappresenta il 18,3% del consumo totale, a fronte del consumo in Italia pari al 22,4%; il consumo di gas naturale per uso domestico e riscaldamento, misurato non in termini di volume di sostanza consumata ma in termini di percentuale del numero utenti serviti, rappresenta il 93% degli utenti finali. In base ai dati ISPRA4 le emissioni di SO2+SO3 del settore non sono significative, quelle di NOX incidono del 3% sul totale; si tratta di percentuali molto basse, tuttavia è da evidenziare che, non essendoci modalità compensative o di assorbimento della sostanza, la su emissione è comunque da tenere sotto controllo. L’aumento delle emissioni di CO2 è considerato tra le cause dell’innalzamento della temperatura media superficiale globale dell’atmosfera e del cambiamento climatico; poiché l’utilizzo energetico degli edifici equivale a oltre il 40% di tutte le emissioni di CO2 in Europa (l’Italia produce, in percentuale, il 17,5% delle emissioni europee) è importante valutare quanto apporta il settore residenziale in Basilicata alle emissioni di CO2. * Tutte le cifre di CO2 dell’indagine sono state calcolate basandosi sull’utilizzo di olio combustibile come fonte energetica. Ciò vale per tutte le tabelle che fanno riferimento alle emissioni di CO2 e alle perdite energetiche. Per via delle difficoltà nell’ottenere dati affidabili sui tipi di case nei vari paesi, i calcoli a essi relativi si basano su un tipo di casa europea standard avente un’area di pareti esterne di 100 m2, tetti ricoprenti 125 m2 e una superficie coperta di 75 m2. Fonte: nostra elaborazione su dati EURIMA (European Insulation Manifactures Association In figura, secondo la media italiana, l’emissione di anidride carbonica pro capite per famiglia per il settore residenziale, corrisponde a 2,9 tonnellate di CO2; confrontando questo dato con gli indicatori propri di ciascuna regione emerge un significativo 1,2 tonnellate di CO2 famiglia della regione Sicilia, seguita da Puglia (1,4), Campania (1,5); occupano invece gli ultimi posti Valle d’Aosta con 12,6 tonnellate di CO2 famiglia, Molise (6,2), Umbria (5,7) e Basilicata (5,6). 3 TERNA 4 ISPRA Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni FIGURA 9. EMISSIONI DI CO2 TOTALI ALL’ANNO IMPUTABILI ALLE CASE* IN EUROPA (2001) FIGURA 10. EMISSIONI DI CO2 DEL SETTORE RESIDENZIALE IN ITALIA (T DI CO2 PER FAMIGLIA) (2006) Fonte: nostra elaborazione su dati Fondazione Impresa (IGE) Le emissioni di CO2 attribuibili al settore residenziale rappresentano, invece, il 10% del totale; i 49.738.336,20 t sul totale di 471.321.013,72 t pongono il settore al terzo posto in assoluto per le emissioni di CO2 in Basilicata. Molta quota delle emissioni è attribuibile alle perdite energetiche derivanti dallo scarso (o nullo) isolamento termico legato anche alla vetustà ed allo stato di conservazione del parco edilizio regionale, come si può osservare in figura 11. FIGURA 11. EDIFICI AD USO ABITATIVO PER EPOCA DI COSTRUZIONE IN BASILICATA, 2001 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 74 > 75 Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT Alcune risposte a tale situazione, per contribuire al contenimento dei consumi energetici e all’incremento dell’uso di energia da fonti rinnovabili, sono state date attraverso l’emanazione di bandi della regione a partire dal 2002; con il bando del 2006 "Bando per la concessione ed erogazione dei contributi a sostegno dell’innovazione tecnologica e del contenimento dei consumi energetici", rivolto a soggetti pubblici e privati e caratterizzato da una copertura finanziaria di 3.000.000,00 €, è stato conseguito il maggior risparmio energetico e la maggiore riduzione di emissioni di CO2 (t/anno)5 come mostrano la figura 12 e la tabella 6. 5 L. R. n. 1 del 19 gennaio 2010 - Norme in materia di energia e PIEAR D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 - parte seconda - BUR 2 del 19 gennaio 2010. FIGURA 12. MISURE RISPARMIO ENERGETICO Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità - Ufficio Energia Liquidazioni (n) Risparmio (GJ/anno) Risparmio cumulato (GJ/anno) 1999 1525 93666 93666 2000 252 131825 225491 2001 17 8893 234384 2002 2429 215038 449422 2003 14 7324 456746 2004 140 73236 529982 2005 0 0 529982 2006 1465 301989 831971 2007 49 5389 837360 tot 5891 837360 Rif. consumi (residenziale 2001) GJ 7200000 Obiettivo CdP % 12,50 Obiettivo CdP GJ/anno 900000 Risultato raggiunto % 11,63 Risultato raggiunto GJ/anno 837360 COS8. NORMATIVE E STRUMENTI Le risposte messe in campo negli ultimi anni sono di diverse tipologie che, sinteticamente, vengono individuate come normative e strumenti. La normativa di riferimento è la L.R. n. 23/99 "Tutela, governo ed uso del territorio" che, innovando complessivamente il sistema di pianificazione territoriale ed urbanistica, pone obiettivi di sviluppo sostenibile nel governo unitario del territorio regionale. La legge regionale obbliga i comuni a redigere nuovi strumenti urbanistici in un’ottica di contenimento di consumo di suolo, di efficienza e funzionalità dei sistemi insediativo e relazionale, nonché di restauro e riqualificazione del territorio e di continuità delle reti vegetazionali che, diversamente dai piani regolatori generali di vecchia generazione, sono regolamenti urbanistici tesi più alla riqualificazione che alla nuova espansione urbana. TABELLA 6. RISPARMIO ENERGETICO CONNESSO AI CONTRIBUTI REGIONALI EROGATI (19992007) Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità - Ufficio Energia Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni Anno FIGURA 13. SITUAZIONE DEGLI STRUMENTI URBANISTICI NEI COMUNI DELLA REGIONE BASILICATA (2011) [1] Per attività avviata si intende il caso in cui il Comune ha svolto o ha in corso attività di copianificazione, indipendentemente dall’esito della conferenza di pianificazione. [2] In tale voce sono compresi i comuni che non hanno avviato nessuna attività di copianificazione Fonte: nostra elaborazione su dati Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità - Ufficio Urbanistica e Tutela del Paesaggio La figura 13 indica che i Comuni dotati di Regolamento urbanistico approvato rappresentano il 27% del totale, una percentuale molto bassa che, se pur incrementata con la percentuale dei Comuni che sono in fase di adozione dello strumento urbanistico (6%), raggiunge complessivamente solo il 33% e rende manifesta, a distanza di oltre un decennio dalla approvazione della legge urbanistica regionale, la difficoltà di raggiungere gli obiettivi posti dalla legge stessa e la scarsa attuazione dei principi di governo sostenibile del territorio. Strumento per una risposta più specifica è l’adesione della regione al Protocollo ITACA Nazionale 20116 per la valutazione della sostenibilità energetico e ambientale degli edifici. Il protocollo elaborato sulla base della metodologia, sviluppata in ambito internazionale, regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 76 > 77 del Green Building Challenge (GBC) è un sistema di valutazione volontario della prestazione ambientale di un edificio rispetto a due macroaree di valutazione: il consumo di risorse e il carico ambientale. A seguito dell’adesione con D.G.R. n. 724 del 15.05.2006, è stato creato il software applicativo del "Sistema di valutazione energetico-ambientale degli edifici residenziali"7. Il protocollo è stato utilizzato come riferimento in programmi di edilizia sociale e nella definizione di incentivi previsti in norme regionali per l’edilizia. Ulteriore strumento è la istituzione dell'Osservatorio Regionale dell'Edilizia e dei Lavori Pubblici. Il protrarsi del particolare momento storico che vive il settore edile, sia sotto il profilo occupazionale, che produttivo ha indotto la Regione Basilicata, attraverso l’Assessorato alle Infrastrutture, OO.PP. e Mobilità, ad avviare, già dall’aprile 2011, tavoli di confronto sulla crisi in edilizia, partecipati dalle rappresentanze istituzionali, datoriali, sindacali e di categoria. Il tavolo di confronto permanente è confluito nella istituzione dell’Osservatorio Regionale dell’Edilizia e dei Lavori Pubblici (art. 39, L.R. 26 del 30/12/2011). Tale organismo ha il compito di supportare le politiche regionali, mediante la costante rilevazione ed interpretazione di alcuni significativi andamenti settoriali e di fenomeni di distorsione del mercato (ad es. il lavoro nero o il meccanismo di massimo ribasso nell’affidamento degli appalti) nonché di favorire una funzione di promozione, di innovazione 6 Il protocollo ITACA nasce da un gruppo di lavoro interregionale per l’edilizia sostenibile dell’Istituto per l’innovazione e la trasparenza degli appalti e della compatibilità ambientale, al quale la Regione Basilicata partecipa, in collaborazione con IISBE Italia, il supporto scientifico di Itc-Cnr e l’Università Politecnica delle Marche. E’ stato approvato nel 2007. 7 Il software è disponibile sul sito del Dipartimento Infrastrutture e Mobilità della Regione Basilicata, alla sezione Edilizia. e di creazione di consenso verso linee programmatiche atte a rilanciare il settore. In particolare, rispetto agli ambiti di competenza del Dipartimento Infrastrutture, OO.PP. e Mobilità, si occupa di: politiche della casa e edilizia sociale; sistema delle infrastrutture primarie e secondarie; politiche integrate di sicurezza del patrimonio pubblico e privato esistente; politiche attive di difesa del suolo e prevenzione dei rischi; trasparenza, regolarità, economicità nella gestione dei contratti pubblici. Con D.G.R. n. 570 del 24 maggio 2013 è stato approvato il disciplinare dell’Osservatorio Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Costruzioni per definirne finalità, composizione, compiti e funzioni. Viggiano, Centro Olio. Ernesto Salinardi Capitolo 5 Petrolio Gli idrocarburi sono i combustibili fossili più flessibili e maggiormente usati. Dal petrolio si ricava il 40% di tutta l’energia mondiale. Un quinto della produzione mondiale proviene da soli 14 giacimenti scoperti oltre 40 anni fa. Il massimo dei ritrovamenti di idrocarburi è stato raggiunto a metà degli anni sessanta; da allora c’è stato un continuo declino e dal 1985 si consuma più petrolio di quanto non se ne trovi di nuovo. e il miglioramento delle tecniche di estrazione, ma stanno anche spingendo i paesi produttori e le compagnie petrolifere a sfruttare la coltivazione dei giacimenti per mantenere stabile e più a lungo possibile il livello di produzione. A tutt’oggi il contributo della produzione nazionale di idrocarburi sul totale dei consumi è pari al 10% per il gas e al 6% per l’olio ed è importante mantenere una quota di prodotto nazionale ai fini della sicurezza degli approvvigionamenti energetici. In questo contesto la Basilicata contribuisce con il giacimento della Val d’Agri al 75% della produzione nazionale di greggio e si caratterizza come area di interesse strategico nel settore energetico nazionale, in grado di contribuire in maniera rilevante alla ricchezza economica del Paese. Tanto più se si tiene conto che la produzione di olio potrà essere incrementata di circa il 13% rispetto all’attuale produzione annua qualora fossero realizzati i progetti di sviluppo previsti. In Basilicata le attività di ricerca e coltivazione interessano circa il 36% del territorio: sono vigenti 21 concessioni di coltivazione, 11 permessi di ricerca e sono state presentate 17 nuove richieste di conferimento di permessi di ricerca. Le suddette attività hanno un elevato impatto sull’ambiente. I principali rischi ambientali sono legati alla perforazione dei pozzi, al trasporto degli idrocarburi ed al loro trattamento nelle centrali. In particolare, l’attività di upstream1 produce oltre agli impatti tipici delle attività industriali anche impatti specifici quali la produzione di fanghi di perforazione, di acque di strato e trattamento, e di emissioni atmosferiche prodotte dalla combustione dei gas non utilizzati. Bisogna pertanto, valutare la compatibilità delle suddette attività 1 Upstream - processo operativo da cui trae origine l’attività di produzione di gas naturale, olio combustibile e petrolio. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio I prezzi crescenti del greggio stimolano gli investimenti per la ricerca di nuovi giacimenti in relazione alle aree in cui vengono localizzate, verificare la sostenibilità delle estrazioni in relazione all’intero contesto regionale. Il modello di gestione ambientale, ispirato da una logica di sistema come quella fornita dal modello DPSIR, rappresenta un primo tentativo di approccio metodologico riguardante l’applicazione di nuove tecniche per la valutazione dello "stato di salute" dell’ambiente nell’ambito di un’area sottoposta ad upstream. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 80 > 81 TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI CODICE INDICATORE/ DPSIR INDICE UNITÀ DI FONTE MISURA COPERTURA COPERTURA STATO SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE TREND PET1 Titoli minerari vigenti - permessi D numero UNMIG, Dipartimento Ambiente Regionale 1990-2013 ☺ ↑ PET2 Titoli minerari vigenti - concessioni D/P numero UNMIG, Dipartimento Ambiente Regionale 1960-2013 ☺ ↑ PET3 Sfruttamento di risorse non rinnovabili D/P Smc (gas), Ton (greggio) UNMIG, Dipartimento Ambiente % della superficie 1980-2013 regionale occupata da concessioni produttive ☺ ↑ PET4 Pozzi di ricerca e coltivazione P numero UNMIG, Dipartimento Ambiente Regionale 1940-2013 ☺ ↑ PET5 Monitoraggi ambientali S/R matrici ambientali Arpab, Aree interessate Dipartimento dalle attività Sanità, Società estrattive Petrolifere (L.R. 12/99) 2006-2013 ☺ ↑ PET6 Accordo Stato Regione R numero Regione Nazionale, Regionale 1998- 2013 PET7 Protocolli R d’Intenti Regione/ Società - Accordi sottoscritti numero Regione Regionale / Aree interessate dalle attività estrattive dal 1998 ↔ ☺ ↑ PET1. TITOLI MINERARI VIGENTI - PERMESSI DI RICERCA E COLTIVAZIONE DI IDROCARBURI L’indicatore pone in evidenza l’impulso alla ricerca dato dalla possibile presenza di grandi riserve di idrocarburi. Il permesso di ricerca è un titolo esclusivo che consente lo svolgimento di attività consistenti in rilievi geografici, geologici, geochimici e geofisici (in prevalenza di tipo sismico a riflessione) e perforazioni di ricerca che, per il loro elevato costo, si effettuano solo quando le ricerche geofisiche evidenziano possibili trappole di idrocarburi. Un permesso di ricerca è rilasciato per una durata di 6 anni e può essere prorogato per 2 volte. Per la necessità di seguire temi di carattere geo-giacimentologico e per l’entità dei rilevamenti geofisici, le dimensioni areali dei permessi sono sempre piuttosto grandi, dell’ordine di svariate centinaia di km2, hanno forma compatta e sono delimitati da archi di meridiano e parallelo; inoltre, la normativa di settore prevede una riduzione della superficie con l’avanzare delle conoscenze. NOME DECORRENZA SCADENZA SOCIETÀ TITOLARE PROVINCIA AREA (km2) PV/1 Aliano 06.11.1998 06.11.2004 Total E&P Italia - Eni Matera - Potenza 154,56 PV/2 Fosso Valdienna 05.12.1996 05.12.2002 Esso Italiana - Total E&P italia - Shell Italia E&P - Eni Matera - Potenza 34,00 PV/4 Montalbano 08.09.2005 08.09.2011 Mediolgas Civita Cygam Energy Italia Matera 165,04 PV/6 Serra San Bernardo 11.07.1994 23.02.2008 Medoilgas Italia - Eni Total E&P Italia Matera Potenza 268,56 PV/7 Teana 23.09.1998 23.09.2004 Total E&P Italia - Eni Potenza 231,04 PV/8 Tempa Moliano 05.12.1996 05.12.2002 Esso Italiana - Total E&P italia - Shell Italia E&P - Eni Potenza 57,48 PV/9 Torrente la Vella 31.05.2006 31.05.2012 Edison - Medoilgas Italia Potenza -Matera 9,65 PV/10 Pizzo Sciabolone 05.10.2009 05.10.2015 Gas Plus Italiana Matera 96,22 PV/11 Monte Negro 06.10.2010 06.10.2016 Celtique Energie Apennine Energy Matera 287,70 PV/12 Torrente Acquafredda 06.10.2010 06.10.2016 Aleanna Resources LLC Matera 66,24 PV/13 Torrente Alvo 21.10.2010 21.10.2016 Celtique Energie Apennine Energy Potenza 84,34 TABELLA 2. PERMESSI DI RICERCA DI IDROCARBURI LIQUIDI E GASSOSI VIGENTI IN BASILICATA Fonte: nostra elaborazione 2013 Gli undici permessi di ricerca vigenti in Basilicata sono ubicati prevalentemente a cavallo delle province di Potenza e Matera ed occupano una superficie di circa 1.455 Km2, pari al 15% dell’intero territorio lucano. FIGURA 1. MAPPA DEI PERMESSI DI RICERCA VIGENTI Fonte: nostra elaborazione su dati U.N.M.I.G. 2013 Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio ID I permessi di ricerca sono stati conferiti nel periodo compreso tra il 1992 e il 2010; le società intestatarie dei titoli minerari sono multinazionali che operano anche nel settore della produzione. Solo in due dei suddetti permessi di ricerca sono stati perforati pozzi esplorativi mentre 7 permessi hanno il decorso temporale sospeso. La crisi della ricerca si può ascrivere in parte a comportamenti degli operatori, in parte a vincoli di carattere ambientale che impediscono le attività di ricerca, in parte a difficoltà impreviste che possono risolversi solo dopo la stipula di specifici accordi compensativi con amministrazioni regionali o locali. Il valore dell’indicatore può variare nel tempo a seguito del rilascio di nuovi permessi; infatti in Basilicata sono stati richiesti altri 17 nuovi permessi di ricerca, localizzati per la maggior parte nella porzione nord occidentale della regione che occuperebbero una superficie di circa 2.500 km2. Per questi nuovi permessi di ricerca le fasi del procedimento amministrativo per il conferimento del titolo da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, d’intesa con la Regione sono differenti: due sono in fase pre CIRM (devono essere esaminati dal Comitato Idrocarburi e Risorse Minerarie), 9 sono in fase di Valutazione di Impatto Ambientale e per 6 dei predetti nuovi titoli (Grotte del Salice, Frusci, Satriano di Lucania, Anzi, Masseria La Rocca, Palazzo San Gervasio) la Regione ha espresso la mancata intesa. PET2. TITOLI MINERARI VIGENTI - CONCESSIONI DI COLTIVAZIONE DI IDROCARBURI L’indicatore scelto è sia una determinante, in quanto le aree di concessione sono strettamente legate all’attività estrattiva, sia un indicatore di pressione, in quanto nelle aree vengono realizzati gli impianti e perforati i pozzi che consentono il prelievo delle risorse non rinnovabili a cui conseguono impatti per perdita di suolo, alterazione del paesaggio e produzione di fanghi di perforazione. Il valore dell’indicatore può variare in seguito alla regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 82 > 83 scoperta di nuovi giacimenti o per decadenza della concessione per esaurimento della risorsa. In Basilicata, attualmente sono vigenti 21 concessioni di coltivazione che coprono una superficie di circa 2071 Km2 pari al 21% della superficie territoriale lucana. L’area di concessione risulta sempre molto superiore a quella effettivamente occupata dagli impianti (aree pozzo, centrali e impianti di trattamento). La superficie di una concessione, compatta e delimitata da archi di meridiano e parallelo, non è in genere strettamente legata al giacimento evidenziato dalle operazioni di ricerca in quanto in tale area il concessionario può effettuare anche ulteriori ricerche (geofisica e perforazioni) per incrementare le riserve già evidenziate. Naturalmente l’attività principale nella concessione è la coltivazione del giacimento, cioè la produzione, con l’obiettivo di massimizzarla. La concessione, può essere rilasciata per venti anni e può essere però prorogata fino ad ulteriori dieci anni. NOME DECORRENZA SCADENZA SOCIETÀ PROVINCIA NOTE PRODUZIONE AREA (km2) C/1 Calciano 25.01.1982 25.01.2012 Eni Potenza -Matera Gas naturale 65,26 C/2 Candela 29.09.1972 31.05.2013 Eni - Edison Potenza -Foggia Istanza di proroga Gas naturale, olio 1,66(*) C/3 Colabella 16.05.1985 16.05.2015 Edison Gas della Concordia Potenza Istanza di rinuncia Gas naturale 54,45 C/4 Cugno le Macine 04.05.1976 09.03.2005 Eni Matera Rinuncia all’Istanza di proroga Gas naturale 77,12 C/5 Fonte S.Damiano 18.07.1988 18.07.2018 Apennine energy- Matera Istanza di estensione Gas naturale 23,71 C/6 Garaguso 07.06.1969 07.06.2009 Edison - Gas Plus Italiana Matera Istanza di proroga Gas naturale 69,62 C/7 Gorgoglione 19.11.1999 14.07.2023 Total E&P Italia Potenza, Matera Total E&P Energia Italia Shell ItaliaE&P Gas naturale, olio 290,59 C/8 Il Salice 27.03.1988 27.03.2018 Gas Plus Italiana Matera Gas naturale 47,15 C/9 Masseria Monaco 08.07.1986 08.07.2016 Edison - Eni Matera Gas naturale 35,93 C/11 Monte Morrone 01.09.1977 01.09.2007 Gas Plus Italiana Matera Gas naturale 29,72 C/12 Monte Verdese 28.06.92 28.06.2022 Medoilgas Italia - Gas Plus Italiana - Petrorep Italiana Matera Gas naturale 60,02 C/13 Nova Siri Scalo 25.05.1963 24.05.2003 Gas Plus Italiana Matera Istanza di proroga Gas naturale 7,5 C/14 Orsino 02.12.1984 02.12.2014 Gas Plus Italiana Potenza, Matera Istanza di rinuncia Gas naturale 144,89 C/15 Policoro 30.09.1990 30.09.2020 Gas Plus Italiana Matera - Cosenza Gas naturale 155,47 (*) C/16 Recoleta 08.09.1999 08.09.2019 Gas plus Italiana Matera Gas naturale 44,62 C/17 San Teodoro 05.09.1989 05.09.2019 Medoilgas Italia Matera Gas naturale 59,25 C/18 Scanzano 13.12.91 13.12.2021 Meoilgas Italia Matera Gas naturale 70,79 C/19 Serra Pizzuta 04.05.1976 10.09.2001 Eni Matera Gas naturale, olio 62,55 C/20 Tempa Rossa 04.04.1983 04.04.2013 Eni - Edison Matera Gas naturale 69,05 C/21 Val d’Agri 28.12.2005 28.10.2019 Eni -Shell Italia E&P Potenza Gas naturale, olio 660,15 C/22 Masseria Viorano 10.10.1989 10.10.2019 Gas Natural Vendita Italia Matera - Potenza Gas naturale 41,61 Istanza di proroga Istanza di proroga TABELLA 3. CONCESSIONI DI COLTIVAZIONE DI IDROCARBURI LIQUIDI E GASSOSI VIGENTI IN BASILICATA Fonte: nostra elaborazione 2013 (*) La superficie riportata è relativa alla sola porzione di concessione che ricade in Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio ID FIGURA 2. MAPPA DELLE CONCESSIONI DI COLTIVAZIONE DI IDROCARBURI Fonte: nostra elaborazione giugno 2013 FIGURA 3. MAPPA DELLE CONCESSIONI DI COLTIVAZIONE DI IDROCARBURI DISTINTE PER PRODUZIONE regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 84 > 85 Fonte: nostra elaborazione giugno 2013) Dalla figura 3 si evince che le concessioni da cui si estrae gas sono localizzate nella parte orientale della regione e lungo la fascia ionica. Si tratta di concessioni, conferite dal 1963 (Nova Siri Scalo) fino al 1990 (Policoro), i cui giacimenti sono in fase di esaurimento. Per alcune di queste concessioni è stata presentata istanza di proroga, per altre, invece, istanza di rinuncia; in particolare, la proroga è stata presentata per le concessioni di Monte Morrone, Nova Siri scalo, Serra Pizzuta, Candela, Garaguso e Cugno le Macine. Per quest’ultima concessione è stata accolta dall’ U.N.M.I.G. la richiesta di rinuncia alla proroga ed attualmente il concessionario è stato nominato custode della miniera. Le istanze di rinuncia sono invece relative ai titoli di Colabella, e Orsino. Al naturale declino produttivo di antichi campi ormai maturi si contrappone l’interesse per i giacimenti di gas marginali, utilizzabili per lo stoccaggio di gas; infatti alla Geogastock è stata attribuita nel 2012 la concessione Cugno le Macine per lo stoccaggio relativa al giacimento di Grottole/Ferrandina: la stessa società Geogastock inoltre è titolare, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, della procedura per l’attribuzione della Concessione di Stoccaggio Serra Pizzuta, ubicata in provincia di Matera, nel Comune di Pisticci. Le concessioni che sfruttano giacimenti ad olio sono tre: Serra Pizzuta, Val d’Agri e Gorgoglione. La concessione Serra Pizzuta conferita nel 1976, si estende per 62 km2 in provincia di Matera ed è gestita dall’Eni. La concessione interessa il giacimento denominato Pisticci, comprensivo di due reservoir ben distinti e non comunicanti: Pisticci gas (Terrigeno) e Pisticci olio (Carbonatico). Il giacimento è stato scoperto nel 1960 dal sondaggio Pisticci 1 che ha messo in evidenza la mineralizzazione ad olio nei calcari cretacei e la mineralizzazione a gas dei livelli sabbioso-argillosi del Pliocene e del Quaternario. La concessione Val d’Agri conferita nel 2005, deriva dall’unificazione di quattro prececomuni. La concessione, intestata alle società Eni S.p.A. e Shell Italia E&P, sfrutta il giacimento ad olio più importante d’Italia. Tale giacimento scoperto nel 1987, e in produzione dal 1993, si trova alla profondità media di 2.400 m s.l.m. (piano campagna da 600 a 1.300 m) e si estende arealmente per circa 300 km2. La roccia serbatoio è costituita da calcari fratturati e lo spessore di roccia mineralizzata è di 800 m. L’olio è mediamente di buona qualità con gradi API variabili da 15° a 45°. La concessione Gorgoglione copre un’area di 290 km2 ed interessa la provincia di Potenza e Matera. Deriva dall’unificazione di tre precedenti concessioni avvenuta nel 1999. Il titolo è assegnato alle società Total E&P Italia, Total E&P Energia Italia e Shell Italia E&P. La concessione sfrutterà il giacimento petrolifero situato nell’alta valle del fiume Sauro scoperto nel 1989. La colonna d’olio verificata nel giacimento raggiunge la profondità di circa 5.000 m. A regime l’impianto - tra i più evoluti nel settore petrolifero - avrà una capacità produttiva giornaliera di circa 50.000 barili di petrolio, 250.000 m³ di gas naturale, 267 tonnellate di GPL e 60 tonnellate di zolfo. PET3. SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE NON RINNOVABILI L’indicatore scelto è un determinante perché l’attività estrattiva, al pari di altre attività industriali, è una causa generatrice ma è anche un indicatore di pressione per lo sfruttamento di risorse non rinnovabili. La quantificazione dell’indicatore è effettuata attraverso l’analisi della produzione di idrocarburi. Nei grafici successivi sono riportate le produzioni complessive di gas e di olio distinte per titolo minerario dal 1980 al 2012. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio denti concessioni. Ha un’estensione di 660,15 km2 ed interessa un territorio di circa 30 FIGURA 4. PRODUZIONE COMPLESSIVA DI GAS DAL 1980 AL 2012 Fonte: nostra elaborazione su dati U.N.M.I.G giugno 2013 Dalla figura 4 si evidenzia un incremento della produzione a partire dal 2002, dovuto all’entrata in esercizio della concessione Val d’Agri a cui si può attribuire circa il 70% della produzione totale FIGURA 5. PRODUZIONE COMPLESSIVA DI OLIO DAL 1980 AL 2012 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 86 > 87 Fonte: nostra elaborazione giugno 2013 Nella figura 6 è riportata la produzione di olio e gas della Basilicata rispetto alla produzione nazionale. FIGURA 6. PRODUZIONE DI OLIO E GAS DELL’ANNO 2012 Fonte: nostra elaborazione su dati U.N.M.I.G giugno 2013 PET4. POZZI DI RICERCA E COLTIVAZIONE L’indicatore è importante per valutazioni sui rischi ambientali legati alle attività di perforazione, all’uso del suolo, alle bonifiche ed in generale per verificare lo stato dei luoghi dove sono presenti pozzi produttivi. Il valore dell’indicatore può variare in seguito alla realizzazione dei programmi di lavoro di ciascuna concessione o per improduttività. L’attività esplorativa svolta con le perforazioni dei pozzi è stata molto intensa nel passato. Dall’analisi dei dati storici sui pozzi si desume che la ricerca di idrocarburi ha avuto inizio nei primi anni del ‘900 nella Val d’Agri con lo studio delle manifestazioni superficiali di olio e gas di Tramutola; successivamente, nel ventennio compreso tra il 1950 e il 1970, l’attività esplorativa si è svolta nella Val Basento, dove furono rinvenuti da Agip importanti giacimenti di gas. In quest’area l’attività è stata intensa anche negli anni compresi tra il 1971 e il 1990. Dal 1991 ad oggi, l’attenzione è stata soprattutto rivolta alla Val d’Agri ed alla Val Camastra, con ancora una attività significativa lungo la fascia ionica, dove si svolge la coltivazione di idrocarburi gassosi. FIGURA 7. POZZI PERFORATI IN BASILICATA DAL 1920 AL 2012 FIGURA 8. MAPPA DEI POZZI PERFORATI IN BASILICATA DAL 1920 AL 2013 Fonte: nostra elaborazione su dati U.N.M.I.G giugno 2013 Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio Fonte: nostra elaborazione giugno 2013 Nella figura 9 sono riportati, per ogni concessione, i pozzi produttivi. Si precisa che il termine produttivo indica la capacità del pozzo di produrre greggio e non l’effettivo stato dello stesso, in quanto un pozzo può essere produttivo, ma non essere allacciato o non produrre per scelte aziendali o per manutenzione, etc. FIGURA 9. MAPPA DEI POZZI PRODUTTIVI regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 88 > 89 Fonte: nostra elaborazione giugno 2013 PET5. MONITORAGGI AMBIENTALI L’attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi, con impianti produttivi, infrastrutture e reti tecnologiche, ha inevitabilmente un impatto sulle componenti ambientali e naturali. Gli studi e le analisi ambientali forniscono dati necessari per la prevenzione, evidenziano dove intervenire per evitare costi maggiori e consentono di compiere scelte virtuose di lungo periodo, in equilibrio tra l’utilizzo e la conservazione delle risorse naturali. In tal senso essi rappresentano un indicatore oltre che di stato anche di risposta in quanto forniscono un fondamentale supporto conoscitivo per il conseguimento degli obiettivi di politica ambientale, nonché la verifica dell’efficacia delle prescrizioni, dei limiti e dei programmi di controllo. Per garantire un controllo continuo sull’evoluzione dello stato ambientale sono state svolte nell’area della Val d’Agri, interessata dalla coltivazione di idrocarburi, numerose attività di monitoraggio e controllo dello stato di qualità delle matrici ambientali. Secondo quanto previsto dalla L.R. n. 27 del 19 maggio 1997, l’ARPA Basilicata contribuisce alla conoscenza ambientale attraverso la conduzione delle reti di monitoraggio e il controllo delle fonti di pressione ambientale puntuali e diffuse. In particolare, l’ARPAB assicura il supporto tecnico nella valutazione di progetti e piani con rilevanza ambientale attraverso verifiche documentali, raccolta e produzione di dati, emissione di relazioni e pareri. L’attività di monitoraggio dell’area della Val d’Agri è in continua crescita, sia in termini di quantità di controlli che di matrici indagate e metodiche di indagine. Si sottolinea che a seguito delle D.G.R. n. 313/2011 e 627/2011 relative alla VIA ed alla AIA sul "progetto di ammodernamento e miglioramento performance produttive del centro olio Val d’Agri" è stato sottoscritto nel 2011 tra l’ARPAB e l’ENI, un "Protocollo operativo per la verifica dello stato della qualità ambientale della Val d’Agri" con l’obiettivo di ampliare le attività di monitoraggio in corso. Nello specifico sono state incrementate le misurazioni previste per le seguenti matrici: • aria; • rumore; • acque superficiali e sotterranee; • caratterizzazione suolo e sottosuolo e sedimenti. Le attività di monitoraggio previste dal protocollo, relativamente alle acque sotterranee, acque superficiali e rumore hanno avuto inizio nel mese di giugno 2011. Oltre alle attività di monitoraggio effettuate dall’ARPAB, occorre segnalare che dati sulle matrici e sulla qualità ambientale delle aree interessate dall’attività estrattiva sono stati raccolti mediante numerosi studi ed indagini svolte dagli istituti di ricerca (Università. ENEA, CNR IMAA) e dalla società Metapontum Agrobios, nonchè dalle stesse società petrolifere obbligate a ciò da specifici accordi attuativi e dalla L.R. n. 12 del 6 aprile 1999 sulle "Modalità d’informazione sull’estrazione petrolifera in Basilicata" che impone una serie di azioni di diffusione dei dati ambientali, occupazionali, di produzione e sulle royalties. autorizzativi delle attività di ricerca e coltivazione idrocarburi, nonché di stoccaggio di gas naturale in unità geologiche profonde, è quella di realizzare un Sistema Integrato di Monitoraggio Ambientale costituito da reti di monitoraggio della qualità delle matrici ambientali e un centro di raccolta (Osservatorio Ambientale) che provvede all’elaborazione dei dati provenienti dalla rete di monitoraggio, alla loro archiviazione e diffusione. Tale sistema integrato di monitoraggio e controllo consentirà di valutare lo stato dell’ambiente in termini quantitativi, sia in relazione al numero dei parametri, indici e indicatori significativi per la definizione delle pressioni e degli impatti subiti dagli ecosistemi, sia in termini di numero di eventi e situazioni anomale rilevate (fenomeni spia), tecniche o formali (atti, prescrizioni, illeciti), che misurano l’efficacia dei controlli. PET6. ACCORDI STATO-REGIONE In risposta alle attività di coltivazione di idrocarburi sono stati stipulati protocolli d’intesa, sintetizzati nella tabella successiva, tra la Regione ed il Governo per conseguire nelle aree interessate dall’estrazione di idrocarburi uno sviluppo economico e sociale duraturo, nel rispetto delle tradizioni, delle vocazioni del territorio e della salvaguardia e valorizzazione del patrimonio naturale, paesaggistico, monumentale ed archeologico. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio La tendenza attuale, facilmente leggibile nelle prescrizioni riportate nei provvedimenti TABELLA 4. PROTOCOLLI D’INTESA GOVERNO/REGIONE Protocolli d’Intesa Governo/Regione Oggetto dell’Intesa 7 ottobre 1998 - Presa d’atto della D.G.R. n. 2940 del 12 ottobre 1998 Piano di interventi che si ritengono determinanti per accelerare lo sviluppo socio-economico delle aree della Val d’Agri interessate all’estrazione di idrocarburi. 10 novembre 1999 - D.C.R. n. 1226 Intesa Approvazione dello schema dell’Intesa e di tre Istituzionale di programma tra Governo della Accordi di Programma Quadro. Repubblica Italiana e Regione Basilicata 29 aprile 2011 - Sottoscrizione del Memorandum di Intesa Stato Regione Basilicata. Intesa sottoscritta per promuovere l'accelerazione dello sviluppo regionale attraverso politiche aggiuntive di: sviluppo industriale generatore di occupazione; incremento della dotazione infrastrutturale; investimenti in ricerca e innovazione connesse alla ricerca e coltivazione delle fonti fossili in Basilicata. PET7. PROTOCOLLI D’INTENTI REGIONE /SOCIETÀ - ACCORDI SOTTOSCRITTI In risposta alle eventuali alterazioni del sistema ambientale generate dalle attività di up stream e da quelle ad esse connesse sono stati stipulati protocolli d’intenti e accordi attuativi tra la Regione Basilicata e le società petrolifere, finalizzati alla realizzazione di interventi di compensazione ambientale ed alla individuazione di mezzi e tecniche che rendano coerenti le azioni di sviluppo e di innovazione con i valori ambientali. In particolare, la Regione richiede che siano utilizzate le migliori tecnologie disponibili per minimizzare gli impatti e i fattori di rischio adottando livelli minimi di tollerabilità, inferiori a quelli previsti dalla vigente normativa. Nella tabella 5 sono sintetizzati gli accordi sottoscritti. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 90 > 91 TABELLA 5. PROTOCOLLI D’INTENTI REGIONE - SOCIETÀ - ACCORDI ATTUATIVI Protocolli d’Intenti - Accordi Oggetto Stato d’attuazione Attuativi 18 novembre 1998 D.G.R. n. 3530 Approvazione schema di protocollo di Intenti tra Regione Basilicata ed Eni S.p.A 02 giugno 1999 D.G.R. n. 1263 Approvazione degli accordi attuativi del protocollo d’Intesa: Regione Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998. Progetti ed interventi di compensazione ambientale 02 giugno 1999 D.G.R. n. 1264 Approvazione degli accordi attuativi del protocollo d’Intesa: Regione Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998. Programmi regionali per lo sviluppo sostenibile 02 giugno 1999 D.G.R. n. 1265 Approvazione degli accordi attuativi del protocollo d’Intesa: Regione Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998. Sistema di monitoraggio ambientale 02 giugno 1999 D.G.R. n. 1266 Approvazione degli accordi attuativi del protocollo d’Intesa: Regione Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998. Gestione del sistema di monitoraggio ambientale Sono stati realizzati 11 progetti, per ciascuna annualità dal 1999 al 2009, così come previsto dal protocollo d’intesa utilizzando le risorse a valere sui programmi di sviluppo sostenibile e gestione del sistema di monitoraggio ambientale. Il 27 febbraio 2012 è stato inaugurato il Centro di Monitoraggio Ambientale della Basilicata, con sede presso l’ARPAB Protocolli d’Intenti - Accordi Oggetto Stato d’attuazione 02 giugno 1999 D.G.R. n. 1267 Approvazione degli accordi attuativi del protocollo d’Intesa: Regione Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998. Metanizzazione regionale La rete di metanizzazione è stata conclusa in numerosi comuni della Val d’Agri 02 giugno 1999 D.G.R. n. 1268 Approvazione degli accordi attuativi del protocollo d’Intesa: Regione Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998. Osservatorio Ambientale E’ stato inaugurato il 3 marzo 2011 22 gennaio 2001 D.G.R. n. 86 Approvazione degli accordi attuativi del protocollo d’Intesa: Regione Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998. Istituzione borse di studio La Regione Basilicata nel 2003 ha stipulato con l’Università degli Studi della Basilicata una Convenzione, con la quale si impegna a corrispondere per sei anni la somma di 258mila euro per ogni ciclo formativo attivato 22 gennaio 2001 D.G.R. n. 87 Approvazione degli accordi attuativi del protocollo d’Intesa: Regione Basilicata - Eni S.p.A. del 18.11.1998. Istituzione Fondazione E. Mattei E’ stata istituita una sede che opera a Viggiano dal 2008 16 settembre 2006 D.G.R. n. 1363 Accordo Quadro tra Regione Basilicata e Total Shell ed Esso. Presa d’atto ed approvazione Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Petrolio Attuativi regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 92 > 93 FOCUS Osservatorio Ambientale Val d’Agri L’Osservatorio Ambientale della Regione Basilicata è stato previsto nell’ambito del Protocollo d’intenti - D.G.R. n. 3530 del 18 novembre 1998 - tra la Regione Basilicata e l’ENI S.p.A. e definito con lo specifico accordo attuativo di cui alla D.G.R. n. 1268 del 02 giugno 1999. Ha sede nel comune di Marsico Nuovo (Pz) e persegue i seguenti obiettivi generali: monitoraggio ambientale; archiviazione e catalogazione dei dati ambientali secondo criteri tematici e di priorità; promozione di campagne informative dirette ad assicurare il diritto della cittadinanza ad una corretta e documentata informazione sulle problematiche ambientali; studio e verifica della compatibilità di attività già in essere con riferimento ai principi della conservazione della biodiversità; sorveglianza dello stato di salute della popolazione. E’ una struttura costruita e gestita secondo parametri di qualità, efficienza per la gestione ambientale del territorio. La struttura gestionale è costituita da un organismo di coordinamento (Presidente e Comitato di Rappresentanza Territoriale) che ha il compito di fornire indirizzi di carattere generale per garantire il rapporto con le istituzioni, la comunità e indirizzi di carattere specifico per la programmazione delle attività, una struttura di consulenza tecnico-scientifica (Comitato Tecnico-Scientifico) ed una Sezione Operativa. Nella tabella successiva sono riportati i principali eventi che hanno contraddistinto la nascita dell’Osservatorio. Data Evento 18 novembre1998 La Regione Basilicata ed ENI sottoscrivono il Protocollo di Intenti 24 giugno 1999 La Regione Basilicata ed ENI sottoscrivono l’ Accordo attuativo dell’Osservatorio Ambientale 29 dicembre 2006 Presa d’atto del Comitato Paritetico della decisione di rimozione della condizione sospensiva 28 Giugno 2010 Approvazione della "Proposta relativa ad attività e struttura organizzativa dell’Osservatorio Ambientale". - D.G.R.1062 del 28 giugno 2010 9 settembre 2010 Costituzione Gruppo di lavoro Dipartimento Ambiente/CNR/ENEA per la definizione del Programma di start-up dell’Osservatorio. - D.D. n. 7502.2010/D.00955 del 09/08/2010 14 dicembre 2010 Il Comitato Paritetico Regione Basilicata-Eni/Shell/Esso approva, ai fini della coerenza finanziaria con gli Accordi Attuativi, il Programma di Start-up dell’Osservatorio Ambientale 1 Marzo 2011 La Giunta Regionale delibera l’istituzione degli organi di gestione dell’Osservatorio Ambientale della Val d’Agri ed approva le prime attività. - D.G.R. n. 272 del 1 marzo 2011 3 Marzo 2011 Inaugurazione sede Osservatorio Ambientale 4 Luglio 2011 Insediamento organi Osservatorio Ambientale Nello start up, affidato al Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, sono previste quattro linee di attività, descritte nella tabella successiva, i cui progetti potranno svolgersi in collaborazione e sinergia con le istituzioni scientifiche, le strutture di ricerca di base e applicata, gli enti di formazione operanti in Basilicata nei settori dell’ambiente, della geologia, del monitoraggio ed energia. TABELLA 6. OSSERVATORIO AMBIENTALE DELLA VAL D’AGRI Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Osservatorio Ambientale Val d'Agri e alta competenza, nonché area per la promozione e realizzazione di network territoriale TABELLA 7. LINEE DI ATTIVITÀ START UP OSSERVATORIO AMBIENTALE DELLA VAL D’AGRI Linee di attività Descrizione attività Gestione del Sistema Informativo ambientale Progettazione, realizzazione e attivazione del sistema informativo dei dati ambientali Piattaforma di diffusione, divulgazione e informazione ambientale al territorio Reporting, elaborazione, scambio dati ed Campagne di comunicazione, diffusione e informazioni del monitoraggio ambientale informazione territoriale Progetti di Capacity Building dell’Osservatorio Ambientale Studio e monitoraggio permanente delle agrobiodiversità della Val d’Agri; Sistema integrato per lo studio della sismicità locale e delle strutture sismogenetiche in Val d’Agri; Sistema di early-warning per il monitoraggio in real - time di infrastrutture critiche; Realizzazione del Cockpit Ambientale per il controllo predittivo degli impatti ambientali in Val d’Agri (CAVA); Studio integrato chimico-fisico, geomineralogico, idrogeofisico e biologico per l’osservazioni delle matrici ambientali per la tutela dell’ambiente e della salute umana; Sviluppo e implementazione di modelli per la pianificazione energetica e la definizione di strategie di mitigazione delle emissioni di gas serra (PIANO CLIMA BASILICATA); NEVA (Naso Elettronico Val d’Agri) Realizzazione del network territoriale per la gestione ambientale della Val d’Agri EMAS territorio Val D’Agri L’ Osservatorio è in piena attività, ha già prodotto risultati e la sua finalità non è di "breve periodo", ma articolata su un più ampio arco temporale. L’Osservatorio, infatti, non regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 94 > 95 è un semplice laboratorio di analisi, ma una realtà ad elevato contenuto scientifico che deve studiare e sviluppare strutture, sistemi e servizi finalizzati ad una migliore gestione e diffusione dell’informazione ambientale. Con questi obiettivi ci si è mossi mettendo in campo una serie di attività che consentono di raccogliere dati e di valutare la qualità ambientale della Val d’Agri. Tra i progetti avviati si evidenzia l’accordo con l’Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale del CNR di Tito che ha permesso l’avvio di studi sulla sismicità, sulle matrici ambientali, sul controllo predittivo degli impatti ambientali; in tale ambito si sono svolti incontri scientifici sulle tematiche di studio a cui hanno partecipato esperti di fama internazionale. In linea con le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico che raccomandano l’attivazione di studi e collaborazioni per la valutazione dei rischi sulla salute è stato avviato il programma di ricerca "Ambiente e salute" per valutare come e quando l’attività antropica influisce sull’ambiente e sulla salute della popolazione residente. Si tratta di un programma di ricerca che vede il coinvolgimento dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), del Dipartimento Salute, del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, dell'ARPA Basilicata, dell'ASL. La valutazione dei rischi per la salute in Val d’Agri si articolerà in tre fasi: prima di tutto si identificheranno i fattori di rischio ambientale per la salute di origine antropica; poi si procederà con la valutazione dell’esposizione umana e la caratterizzazione dei rischi che possono conseguirne e infine si definirà un sistema di monitoraggio sanitario. Per definire un profilo di salute della popolazione l’analisi riguarderà le cause di decessi dei residenti dal 2002 ad oggi e i casi e le cause di ricoveri ospedalieri. Un’alta soglia di attenzione sarà applicata al monitoraggio della rete di oleodotti: verranno censite tutte le installazioni di trasporto che attraversano l’area e saranno mappate le zone a più alta vulnerabilità ambientale e sanitaria. In parallelo, l’Osservatorio Ambientale della Val d’Agri ha avviato anche un progetto per sviluppare prodotti relativi all’informazione ed alla partecipazione pubblica in materia ambientale. Sarà realizzato, con il contributo dell’Istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente dell’Università Commerciale Luigi Bocconi, il progetto "Gestione dell’Informazione Ambientale" che prevede la realizzazione di un catalogo unico di informazioni ambientali riguardanti in particolare le attività estrattive, l’ individuazione di strumenti e supporti di diffusione di informazione ambientale e l’elaborazione di un piano di comunicazione ambientale: il tutto per costruire un processo partecipato di valutazione e comunicazione del rischio ambientale della Val d’Agri. È inoltre attivo il sito dell’Osservatorio (www.osservatoriovaldagri.it) che fornisce l’informazione indispensabile per la completa conoscenza dello stato dell'ambiente. Navigando vazione di idrocarburi, sia sulle azioni di monitoraggio in corso. Come facilmente desumibile, si tratta di attività complesse e delicate che richiedono competenze e approfondimenti e che sono destinate a svilupparsi in continuo. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Osservatorio Ambientale Val d'Agri nelle varie sezioni si possono difatti trovare informazioni sia sulle attività di ricerca e colti- Potenza, terminal bus. Ernesto Salinardi Capitolo 6 Trasporti Il settore della mobilità e dei trasporti genera una serie di costi sociali, economici e ambientali, determinati dai diversi tipi di impatto ambientale, dall’incidentalità stradale, dai danni alla salute umana, nonché dalla perdita di produttività dovuta alla crescente congestione del traffico. La difficoltà di raffrontare e conciliare i diversi tipi di costi e di benefici generati dai trasporti, rende questo settore cruciale per lo sviluppo sostenibile. sociali e ambientali della società, minimizzandone le ripercussioni negative, prevede tre obiettivi strategici: la sostenibilità, l’efficienza e la sicurezza, obiettivi che si ritrovano anche a livello nazionale nelle “Linee guida per il piano generale della mobilità”1 e che si traducono nelle seguenti declinazioni: la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra generate dal settore, la riduzione delle emissioni inquinanti, il riequilibrio tra le diverse modalità dei trasporti, la riduzione del rumore, il miglioramento dell’efficienza dei servizi di trasporto pubblico, la riduzione delle emissioni medie di anidride carbonica dalle autovetture nuove e il dimezzamento rispetto al 2000 del numero dei decessi dovuti a incidenti stradali entro il 2010. Gli obiettivi al 2020 della politica comunitaria per il clima e l’energia prevedono la riduzione del 13% delle emissioni generate dal settore trasporti, un contributo importante considerato che il settore è, responsabile di circa il 40% delle emissioni di gas serra dei settori non soggetti al sistema europeo di scambio delle emissioni (ETS). A tale obiettivo corrispondono le seguenti azioni: • uno spostamento modale del trasporto di passeggeri e di merci verso le modalità più efficienti dal punto di vista energetico, ossia il trasporto ferroviario e quello marittimo, nonché un miglior utilizzo della flotta di trasporto stradale; • l’introduzione di approcci integrati per migliorare la qualità dell’aria; • l’applicazione, nel breve periodo, di misure tecniche per ridurre alla fonte il rumore stradale e ferroviario, la revisione degli standard emissivi dei veicoli stradali e aerei, 1 Nell’ottobre 2007 il Ministero dei Trasporti ha approvato, per una mobilità efficiente, sicura, sostenibile, le Linee Guida per il Piano Generale della Mobilità, con un orizzonte temporale di validità stabilito al 2020. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Trasporti L’Unione Europea, affinché il sistema dei trasporti risponda alle esigenze economiche, la limitazione del rumore notturno dovuto alla rapida crescita del trasporto aereo, nonché una migliore pianificazione della gestione del territorio e dei trasporti. Nel periodo 1990-2008, in Italia si è registrato un imponente incremento della domanda di trasporto (+34,1% per i passeggeri e +23,2% per le merci, limitatamente ai vettori nazionali), sostanzialmente in linea con la crescita del Prodotto Interno Lordo nazionale; tale domanda viene soddisfatta in maniera crescente dal trasporto stradale. Queste tendenze esercitano un’enorme pressione sulla rete stradale e sulla società nel suo complesso, generando congestione, ritardi e altre esternalità negative che riducono la competitività dell’intero sistema economico e ne aumentano la vulnerabilità dal punto di vista energetico. Come conseguenza della crescita dei volumi di trasporto e della quota modale spettante al trasporto stradale, a livello nazionale nel periodo 1990-2007 i consumi energetici totali del settore sono cresciuti del 25,8% (il 94,8% di tali consumi è attribuibile al trasporto stradale), meno della crescita dei traffici grazie ai miglioramenti conseguiti nell’efficienza energetica dei veicoli e alla progressiva riduzione dei loro consumi unitari. Si è rilevato, negli ultimi anni, un notevole calo delle emissioni inquinanti prodotte dal trasporto stradale, grazie ai miglioramenti tecnologici apportati ai veicoli; anche le emissioni medie di anidride carbonica per km delle nuove autovetture sono diminuite negli ultimi anni, ma il tasso di riduzione non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi stabiliti in questo campo. Affinché la pianificazione del settore possa essere in grado di perseguire gli obiettivi di tipo economico, ambientale, sociale e istituzionale, corrispondenti ai diversi aspetti della sostenibilità del settore, è necessario che essa si fondi sull’utilizzo di indicatori misurabili, che consentano anche il monitoraggio delle politiche dei trasporti nel corso della loro regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 98 > 99 attuazione. TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI CODICE INDICATORE/INDICE DPSIR UNITÀ DI FONTE COPERTURA COPERTURA STATO TRA 1 Quantitativo carburanti per autotrazione venduto P Litri Agenzia DoganeBasilicata SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE’ regionale 2008-2010 ☺ ↔ TRA 2 Qualità della flotta veicolare privata D Numero autoveicoli circolanti ACI Regionale 2005-2009 ☺ ↔ TRA 3 Incidentalità stradale P Numero ACI Regionale Mezzogiorno 2008-2010 TRA 4 Utilizzo di mezzi pubblici di trasporto D % ISTAT Regionale 1995-2009 ☺ ↑ TRA 5 Età parco veicolare trasporto pubblico locale su gomma D anni Province Regionale 2005-2009 ☺ ↑ TRA 6 Osservatorio regionale sulla mobilità e Centro di Monitoraggio R 2002-2012 ☺ ↑ MISURA Regione Basilicata TREND ↔ TRA1. CARBURANTE PER AUTOTRAZIONE VENDUTO IN REGIONE BASILICATA L’indicatore stima il consumo del carburante par autotrazione attraverso i dati delle vendite dei prodotti petroliferi e rileva che attualmente per il settore dei trasporti i consumi sono quasi tutti a carico dei prodotti petroliferi, ma lo scenario prospettato2 prevede una 2 Il Ministero delle Attività Produttive ha recentemente pubblicato una ricerca condotta sulle tipologie di consumo delle risorse energetiche, dal titolo “Scenario tendenziale dei consumi e fabbisogno al 2020”. diminuzione dei consumi di tali prodotti entro il 2020 a favore sia dei biocarburanti che del metano. FIGURA 1: TREND DELLA VENDITA DI CARBURANTI PER TIPOLOGIA IN REGIONE BASILICATA IN MIGLIAIA DI TONNELLATE (2001-2010) Fonte: nostra elaborazione su dati ACI La serie storica 2001–2010 della vendita di carburanti nella regione Basilicata mostra una progressiva crescita del gasolio con un incremento del 29,5% di contro, la benzina ha subito un rallentamento del 21% così come il Gpl con un decremento del 35%. Provincia Benzina Gasolio GPL Senza PB Litri 2008 71.756.854 141.524.283 9.430.898 2009 67.772.616 141.312.841 10.739.708 2010 63.515.901 140.853.257 11.883.704 33.915.864 67.433.285 4.184.224 2009 31.205.484 66.354.242 3.514.647 2010 31.365.164 72.356.155 4.375.468 2008 POTENZA MATERA D’altra parte, il focus sull’ultimo triennio 2008-2010 mostra che la vendita di carburanti per autotrazione, mantiene la tendenza del suddetto trend rispetto all’utilizzo di benzina e gasolio, il Gpl invece sembra cambiare rotta con un discreto incremento percentuale. Nel dettaglio, tra il 2008 e il 2010 il calo delle vendite di benzina in Provincia di Potenza e stato del 11,5% e del 7,5% in Provincia di Matera per un valore medio del 10,1% per l’intera regione Basilicata, mentre la vendita di Gpl è aumentata a livello regionale del 19,4 %. TRA2. FLOTTA VEICOLARE PRIVATA CONFORME A PARTICOLARI STANDARD DI EMISSIONE3 L’indicatore riporta la consistenza del parco autovetture secondo l’età, suddivisa per alimentazione. Lo scopo è di misurare la dimensione della flotta veicolare privata, che costituisce un importante driving factor per la domanda di trasporto stradale e per le pressioni ambientali da essa determinate. L’indicatore misura quanta parte della flotta 3 A partire dal 1991 la UE ha emanato direttive finalizzate a ridurre l’inquinamento ambientale prodotto dai veicoli. Sulla base di tali normative sono state individuate le categorie di appartenenza dei veicoli; sono cinque a cui si associa la categoria Euro 0 per i veicoli più inquinanti, immatricolati prima del dicembre 1992. TABELLA 2. VENDITA CARBURANTI NELLA REGIONE BASILICATA FIGURA 2: VENDITA DEI CARBURANTI IN REGIONE BASILICATA (2008-2010) Fonte: nostra elaborazione su dati dell’Agenzia delle Dogane di Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Trasporti Anno veicolare risulta conforme agli standard di emissione più recenti e più stringenti, per i nuovi veicoli. TABELLA 3: AUTOVEICOLI CIRCOLANTI IN BASILICATA PER STANDARD DI EMISSIONE (2007-2009) Fonte: nostra elaborazione su dati ACI 2009 EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 4 EURO 5 Non TOTALE identificato BENZINA 52.561 22.570 49.630 24.291 23.898 508 211 1 173.669 BENZINA / GAS LIQUIDO 2.922 1.709 2.587 550 2.823 29 BENZINA / METANO 321 296 657 219 1.008 96 10.621 GASOLIO 11.934 10.363 35.404 49.837 48.841 1.290 9 157.678 Totale 67.738 34.938 88.278 74.897 76.570 1.923 221 344.565 2008 EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 4 EURO 5 Non TOTALE 2.597 identificato BENZINA 57.660 25.437 52.261 23.896 20.556 205 180.015 BENZINA O GAS LIQUIDO 3.092 1.931 2.607 471 738 1 8.840 BENZINA O METANO 345 308 678 189 457 GASOLIO 12.526 11.524 36.811 48.958 39.813 9 149.641 Totale 73.623 39.200 92.357 73.514 61.564 0 215 340.473 2007 EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 4 EURO 5 Non TOTALE BENZINA 63.280 28.115 53.116 23.613 16.523 149 184.796 BENZINA O GAS LIQUIDO 3.351 2.056 2.349 281 195 1 8.233 6 141.062 156 335.613 1.977 identificato BENZINA O METANO 357 306 550 134 175 GASOLIO 13.242 12.827 37.814 47.463 29.710 Totale 80.230 43.304 93.829 71.491 46.603 0 Analizzando i dati nel periodo 2007-2009 si nota che il parco veicolare è cresciuto di circa 100 > 101 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 1.522 il 3%, le autovetture maggiormente inquinanti euro 0 si sono ridotte del 16% e quelle euro 1 sono diminuite del 19%, da segnalare in ultimo che ad incidere maggiormente sulla crescita del parco circolante sono le vetture Euro 4 con il 64% circa di incremento. TRA3. INCIDENTALITA’ STRADALE La sicurezza costituisce una componente fondamentale della politica comune dei trasporti. Per quanto riguarda la sicurezza stradale, la politica regionale comprende aspetti comportamentali, infrastrutturali e relativi ai veicoli; anche per le altre modalità di trasporto esiste un ampio ventaglio di misure relativa alla sicurezza e alla comunicazione di incidenti. Si riporta in Tabella 4 il numero di incidenti stradali avvenuti nell’ultimo triennio, evidenziando il dato provinciale, nonché il numero di incidenti con feriti o morti. 2008 TABELLA 4: INCIDENTI STRADALI NELLA REGIONE BASILICATA (2008-2010) Fonte: nostra elaborazione su dati ACI 2009 2010 Incidenti Morti Feriti Incidenti Morti Feriti Incidenti Morti Feriti Potenza 461 15 857 420 20 758 666 25 1.177 Matera 493 20 765 522 26 869 481 23 838 Basilicata 954 35 1.622 942 46 1.627 1.147 48 2.015 ITALIA 218.963 4.725 310.745 215.405 4.237 307.258 211.404 4.090 302.735 Nel 2010 sono stati rilevati sulle strade lucane 1.147 incidenti, che hanno causato il decesso di 48 persone e il ferimento di 2.015. Il trend nel triennio considerato risulta negativo con un aumento della mortalità del 37% e del numero di feriti del 24%. Il confronto nello stesso periodo con le regioni del Mezzogiorno (figura 3) mostra una tendenza verso l’aumento del numero di incidenti ad eccezione della Campania e della Sardegna dove si registra un leggero calo. FIGURA 3. NUMERO INCIDENTI STRADALI NEL MEZZOGIORNO (2008-2010) Fonte: nostra elaborazione su dati ACI TRA4. UTILIZZO DI MEZZI PUBBLICI DI TRASPORTO L’indicatore rappresenta la domanda soddisfatta dell’utenza, ovvero il numero utenti di mezzi pubblici sul totale delle persone che si sono spostate per motivi di lavoro e di studio ed hanno usato mezzi di trasporto, considerando tutte le tipologie e modalità di trasporto pubblico presenti sul territorio (treno, tram, bus, metropolitana, corriere esclusi FIGURA 4. UTILIZZO DI MEZZI PUBBLICI DI TRASPORTO (1995-2009) Fonte: nostra elaborazione su dati Istat Sulla base dei dati definitivi del Censimento Popolazione 2001 sono stati ricalcolati i pesi di riporto all’universo e pertanto, a partire dal 2001, i dati assoluti hanno subito una revisione. Per gli altri anni è stata fatta una revisione generale dei dati di base che può aver dato luogo a delle variazioni. Lo scopo dell’indicatore è fornire una sintesi quantitativa della domanda soddisfatta, cioè di come il trasporto pubblico riesca a soddisfare le esigenze di mobilità sul territorio rispetto al trasporto privato. Il target di riferimento sono: occupati di 15 anni e più, studenti fino a 34 anni e scolari di scuola materna, che si sono spostate per motivi di lavoro, università e scuola. Dalla figura 4 che riporta l’andamento nel corso degli anni dal 1995 all’anno 2009, si evince una flessione della percentuale di utilizzazione del mezzo pubblico in Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Trasporti i pullman e le navette aziendali). negli ultimi 15 anni pari all’1,26% in linea con il dato nazionale, pari al 1,27%. Per quanto riguarda invece il periodo relativo all’ultimo decennio dal 1999 al 2009 il dato regionale registra una flessione più consistente del 6,17% a fronte del dato nazionale che si attesta all’1,52%. TRA5. ETÀ PARCO VEICOLARE – TRASPORTO PUBBLICO LOCALE SU GOMMA L’indicatore evidenzia l’età media del parco veicolare pubblico su gomma, direttamente collegata alla capacità di emissione in ambiente dei mezzi e quindi alla possibilità di inquinamento degli stessi. Lo scopo è di fornire una sintesi quantitativa dello stato del parco veicolare, ovvero di tutto il sistema del trasporto pubblico locale extraurbano, mediante le autolinee nelle due province di Potenza e di Matera. FIGURA 5. ETÀ MEDIA DEL PARCO VEICOLARE (TRASPORTO PUBBLICO) LOCALE SU GOMMA E KM PERCORSI ANNUALMENTE regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 102 > 103 Fonte: nostra elaborazione su dati dell’Ufficio Trasporti, Dipartimento Infrastrutture e Opere Pubbliche, Regione Basilicata Il numero, l’età media e i chilometri percorsi annualmente da parte di tutte le autolinee circolanti sul territorio regionale rappresentano un’importante informazione per valutare l’interazione tra l’attività dei trasporti e l’ambiente. Il dato mette in evidenza un valore non eccessivamente elevato dell’età media, di poco superiore agli 11 anni, la Regione Basilicata ha attivato in questi anni una politica tesa alla contribuzione alle ditte esercenti servizi di TPL per favorire lo svecchiamento e la sostituzione degli autobus aventi anzianità superiore ai 15 anni. TRA6. OSSERVATORIO REGIONALE SULLA MOBILITA’ E CENTRO DI MONITORAGGIO DELLA SICUREZZA STRADALE L’Osservatorio Regionale sulla Mobilità ed il Centro di Coordinamento e Monitoraggio della sicurezza stradale rappresentano un’efficace risposta della Regione Basilicata verso obiettivi di sicurezza stradale. La L.R. n. 22/1998 ha previsto l’istituzione di un Osservatorio Regionale sulla Mobilità nel settore dei trasporti avente, tra l’altro, il compito di monitorare la mobilità regionale, le reti di trasporto e le relative infrastrutture, la qualità ed il livello dei servizi, la sicurezza e l’impatto del sistema dei trasporti sul territorio e sull’ambiente. Inoltre, con la D.G.R. n. 340/2002 è stata formalizzata l’istituzione di un Centro Regionale di Monitoraggio sulla Sicurezza Stradale e prevista la definizione di un Piano regionale di Individuazione delle criticità in tema di Sicurezza Stradale nell’ambito delle attività di cui al Piano Nazionale sulla Sicurezza Stradale ex L. 144/99, redatto dal Dipartimento competente ed approvato dal Consiglio Regionale con Deliberazione n. 761/2003. Con la D.G.R. n. 2412 del 15 dicembre 2003 e successiva D.G.R. n. 959 del 5 luglio 2011 è stato approvato, per un finanziamento di € 1.000.000,004, il progetto del Centro di Monitoraggio, che vede tra i suoi compiti: • il monitoraggio dell’andamento dell’incidentalità sul territorio coordinando le attività dell’ISTAT, Forze dell’Ordine (Polizia Stradale, Carabinieri, Polizie Municipali), ANAS, etc.; • la definizione di indicatori dell’efficacia delle politiche e dei programmi di miglioramento della sicurezza stradale delle amministrazioni ed Enti Locali competenti; • il supporto alle scelte del governo locale in tema di sicurezza stradale; • la divulgazione delle conoscenze prodotte e percorsi informativi e formativi sulla sicurezza stradale. Per dare concreta attuazione al Centro, con D.G.R. n. 741 del 12 febbraio 2012 è stata indetta la gara per l’affidamento del servizio di attivazione di un sistema integrato di rilevazione degli incidenti stradali e georeferenziazione dei sinistri, nonché per l’attivazione di un sistema informativo per l’impostazione del catasto stradale informatizzato e per l’effettuazione di indagini e studi sulla mobilità. La gara è in fase di aggiudicazione Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Trasporti definitiva5. 4 L’importo di € 1 ML è comprensivo della quota di € 700.000 quale finanziamento del MIT ed € 300.000 quale cofinanziamento regionale 5 L'aggiudicazione provvisoria è stata conclusa in data 21 maggio 2013. Matera, Cripta del Peccato Originale. Archivio APT Basilicata Capitolo 7 Turismo L’ambiente ed il territorio costituiscono la risorsa principale per lo sviluppo delle attività turistiche. Il peculiare rapporto che lega il turismo e l’ambiente necessita sia di un uso responsabile delle risorse, del mantenimento delle tradizioni locali, del coinvolgimento e la sensibilizzazione di tutti gli attori (turisti, residenti, operatori, politici), della promozione di strumenti di qualità, sia di strategie di pianificazione e di governance, affinché le preferenze, senza perdere quella "diversità" che le rende uniche. A fronte dei benefici economici apportati, molti sono gli impatti che il turismo può determinare sui territori: contribuisce al riscaldamento globale a causa delle emissioni di gas serra prodotti dal trasporto e dal soggiorno, ma ne subisce anche, inevitabilmente, le conseguenze sotto forma di impatti diretti come, per esempio, i cambiamenti nella stagionalità dei flussi turistici o i danni alle infrastrutture turistiche dovute a eventi estremi e sotto forma di impatti indiretti come i consumi di acqua o il degrado delle risorse naturali. La scelta di una destinazione o la durata di una vacanza sono strettamente legate alla variabilità dell’ambiente, che si ripercuote soprattutto su quei segmenti di mercato basati sul turismo naturale: mare, montagna, isole, zone costiere. Ciò trova pieno riscontro in Basilicata che nell’immaginario collettivo è associata ad ambiente incontaminato e risorse naturalistiche ben tutelate: le indagini condotte dall’APT Basilicata (2007), dal Mosa (2006), dal CEI-Sistema (2001), attraverso l’analisi di 36 guide internazionali e le interviste fatte a 14 giornalisti della stampa specializzata nel settore turistico, fanno emergere, infatti, l’immagine di una regione verde, dalla natura incontaminata e di grande richiamo. In realtà il turismo in Basilicata, non determina gravi pressioni e carichi ambientali in generale, sebbene esistano aree a più densa concentrazione di strutture quali il metapontino e la costa marateota o di flussi escursionistici come Matera. L’ultimo decennio mostra, tuttavia, un incremento delle presenze tanto che il settore sta raggiungendo la dimensione dell’industria, comportando impatti economici, sociali ed ambientali di rilievo. I fattori di pressione sull’ambiente ascrivibili al settore turismo che vengono approfonditi in questo capitolo sono: arrivi e presenze turistiche concentrati in alcuni periodi dell’anno (stagionalizzazione); insistenza su determinati territori (località Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Turismo destinazioni siano in grado di adeguarsi alle opportunità di mercato, all’evoluzione delle costiere e città d’arte - Matera) di strutture ricettive soprattutto extralberghiere; indice di utilizzo dei posti letto rispetto alla media nazionale. TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI CODICE INDICATORE DPSIR UNITÀ DI FONTE MISURA COPERTURA COPERTURA STATO SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE TREND TUR1 OFFERTA TURISTICA D N APT Basilicata Nazionale Regionale 1999-2009 ☺ ↑ TUR2 FLUSSI D N APT Basilicata Nazionale Regionale 1999-2009 ☺ ↑ TUR3 INTENSITÀ TURISTICA P % APT Basilicata Istat Regionale 1999-2009 TUR4 STAGIONALITÀ P % APT Basilicata Nazionale Regionale 2009 TUR5 UTILIZZO D % Istat Nazionale Regionale 2009 TUR6 CAPACITÀ DI CARICO P % APT Basilicata Nazionale Regionale 2009 ☺ ↑ TUR7 PIOT R N/€ Regione APT Basilicata Nazionale Regionale 2011 − − ↔ ☺ − − TUR1. CAPACITÀ RICETTIVA L’indicatore pone in evidenza l’evoluzione quantitativa delle strutture ricettive e dei posti letto nell’intera regione (nel dato non vengono comprese le seconde case). Nel territorio lucano, al 2009, sono presenti 650 esercizi attrezzati per il turismo sia alberghi che esercizi complementari e villaggi. La quota rilevante degli esercizi pari a 412 è rappresentata dagli esercizi complementari (alloggi agrituristici, ostelli, case per ferie, case ed appartamenti dati in affitto da privati). In figura 1 si mostra il trend del numero di esercizi per ti- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 106 > 107 pologia della regione Basilicata: tra il 2007 ed il 2009 il numero di alberghi è cresciuto del 2,5%, le strutture extralberghiere attestano un incremento di oltre il 16%; di pari passo è cresciuto il numero di posti letto. FIGURA 1. NUMERO DI ESERCIZI RICETTIVI PER TIPOLOGIA IN BASILICATA (1999-2009) FIGURA 2: NUMERO DI POSTI LETTO PER TIPOLOGIA DI ESERCIZIO RICETTIVO (1999-2009) Fonte: Apt Basilicata TUR2. FLUSSI TURISTICI L’indicatore sottolinea i flussi turistici registrati nelle strutture ricettive della Basilicata. Gli arrivi vengono registrati al momento della obbligatoria registrazione ad inizio soggiorno (check-in). Le presenze rappresentano il numero di notti trascorse consecutivamente dal cliente nella stessa struttura ricettiva. Il dato analizzato è relativo agli anni tra il 1999 ed 2009 e si riferisce alla provenienza del turista (italiani, stranieri) con un focus sui comuni più "ricettivi". FIGURA 3. NUMERO DI ARRIVI, PER PROVENIENZA, IN BASILICATA (1999-2009) FIGURA 4: NUMERO DI PRESENZE, PER PROVENIENZA, IN BASILICATA (1999-2009) Fonte: Apt Basilicata Il periodo considerato segna un incremento piuttosto costante di entrambe le variabili; si rileva che, tanto per gli arrivi quanto per le presenze, la crescita è riferibile alle provenienze italiane mentre gli arrivi stranieri dal 2005 hanno evidenziato una flessione che tuttavia risulta in linea con il dato del mezzogiorno e dell’Italia. FIGURA 5. DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DELLE PRESENZE TURISTICHE NEI COMUNI DELLA BASILICATA (2009) Interessante risulta, poi, la distribuzione delle presenze a livello comunale (figura 5) con l’indiscusso successo del turismo balneare, (in particolare del metapontino. TUR3. INTENSITÀ TURISTICA Nel definire l’intensità turistica sono stati presi in considerazione quei parametri in grado di monitorare il carico del turismo sul territorio, in particolare i fattori responsabili delle pressioni e degli impatti esercitati sull’ambiente che si traducono nello sfruttamento delle risorse naturali, produzione dei rifiuti, inquinamento, ecc. Il "numero di posti letto per abitante" quantifica la capacità ricettiva di una regione. Il rapporto "numero degli arrivi per popolazione residente" rappresenta il peso del turismo sulla regione, mentre il rapporto "presenze per popolazione residente" offre l’idea dello sforzo sopportato dal territorio e dalle sue strutture. Il "numero degli arrivi" e il "numero delle presenze", distribuiti sul territorio e per mese, evidenziano le zone particolarmente "calde" e la stagionalità dei flussi turistici. La "permanenza media turistica", data dal rapporto tra il numero delle notti trascorse (presenze) e il numero dei clienti arrivati nella struttura ricettiva (arrivi), indica le pressioni sull’ambiente associate alla sistemazione turistica quali, per esempio, consumo idrico, smaltimento dei rifiuti, uso intensivo delle risorse naturali. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Turismo Fonte: nostra elaborazione su dati Apt Basilicata FIGURA 6. TREND DEL TASSO DI RICETTIVITÀ DELLA REGIONE BASILICATA (1999-2009) FIGURA 7: TREND DEL TASSO DI TURISTICITÀ DELLA REGIONE BASILICATA (1999-2009) Fonte: nostra elaborazione su dati Istat e Apt Basilicata Le figure (6 e 7) mostrano che i trend della ricettività e della turisticità della regione Basilicata nel decennio 1999-2009 sono certamente in crescita rispettivamente con un incremento del 53% e del 38%, tuttavia nello specifico l'ultimo triennio considerato mostra un sostanziale appiattimento di entrambi gli incrementi dovuto al generale livellamento della permanenza media. TUR4. STAGIONALIZZAZIONE L’indicatore evidenza il movimento turistico mensile e consente di misurare i periodi di maggiore impatto del settore sul territorio. La figura 8 evidenzia il picco delle presenze nel mese di agosto: il 74,2% di tali presenze si registra in soli 6 comuni della Basilicata; in particolare, il comune di Bernalda (località balneare Metaponto) segna nel 2009 oltre il 25% delle presenze totali. FIGURA 8. INDICE DI STAGIONALITÀ DEI FLUSSI TURISTICI IN BASILICATA (2009) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 108 > 109 Fonte: APT Basilicata Le statistiche ufficiali sulle presenze turistiche non rilevano un importante fenomeno turistico rilevante dal punto di vista della pressione di carico ambientale: le seconde case. Per queste ultime il XVI Rapporto Mercury sul Turismo Italiano stima che per ogni turista ufficiale ne esistano 2 nelle seconde abitazioni, non soggette ad obblighi di rilevazioni statistiche. TUR5. UTILIZZAZIONE LORDA L’indice di utilizzazione di una struttura alberghiera rappresenta la probabilità che ha il generico posto letto di una struttura di essere occupato durante il periodo considerato, valutando quale massimo teorico soltanto il movimento alberghiero in termini di rapporto tra presenze effettivamente conseguite e le sue potenzialità massime (che si ottengono moltiplicando i letti per i giorni del periodo considerato, anno/mese). FIGURA 9. INDICE DI UTILIZZAZIONE LORDA DELLE STRUTTURE ALBERGHIERE IN ITALIA (2009) Fonte: nostra elaborazione su dati Istat In figura 9 si riporta l'indice per le regioni italiane nel 2009: l'indice di utilizzazione della Basilicata è il più basso con il 16,3 al di sotto di 2,5 punti dalla Calabria e di 8,3 dalla Puglia; rispetto al potenziale alberghiero esiste un margine di utilizzo che andrebbe sostenuto e la scelta della qualificazione ambientale delle strutture potrebbe essere una opportunità non trascurabile sia in termini di marketing territoriale che di esternalità TUR6. CAPACITÀ DI CARICO FIGURA 10. PERMANENZA MEDIA DI TURISTI NEL MEZZOGIORNO (2009) Fonte: nostra elaborazione su dati Istat La capacità di carico del sistema ricettivo lucano, in termini di permanenza media e quindi di pressione sul territorio al 2009 segna un 4,04, indice superiore al valore nazionale (3,88). Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Turismo positiva sull'ambiente. FIGURA 11. TREND DELLA PERMANENZA MEDIA DI TURISTI IN BASILICATA (1999-2009) Fonte: nostra elaborazione su dati APT Basilicata Il trend dell’indice segna un decremento dal 1999 al 2009 del 7% che in termini di impatto sul territorio rappresenta un dato "positivo", tuttavia se considerato nella direzione dello sviluppo economico fa ravvisare un leggero calo. TUR7. PIOT Il Piano turistico regionale, approvato nel 2009, attraverso uno dei suoi strumenti attuativi, il PIOT (Pacchetti Integrati di Off erta Turistica), rivolge grande attenzione alle attività di turismo sostenibile ed in particolare alla possibilità di applicare i sistemi di gestione ambientale anche a tale comparto, nella convinzione che non è sufficiente “dare una mano di verde” al “prodotto turistico”, ma è necessario dotare le strutture di accoglienza di strumenti che permettano di coniugare business con qualità ambientale, attraverso il conseguimento di miglioramenti nell’efficienza e nella professionalità degli operatori regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 110 > 111 del settore. Attraverso lo strumento dei PIOT, infatti, negli undici bandi emanati dal 2011 al 2013, un ruolo fondamentale è stato assicurato dai criteri di selezione dei progetti di investimento candidati al finanziamento che privilegiano gli interventi di recupero e riqualificazione di immobili esistenti, dando anche grande rilievo all’utilizzo di tecnologie innovative per il risparmio idrico ed energetico, all’adozione di sistemi di certificazione ambientale, alla scelta di forme alternative di ricettività (ospitalità diffusa, borgo albergo, residenze d’epoca ecc.), meno impattanti sotto il profilo ambientale. A conclusione delle procedure di selezione, è possibile evidenziare un primo bilancio della nuova ricettività e dei nuovi servizi turistici da realizzare: nella quasi totalità dei progetti selezionati ed ammessi a finanziamento, le caratteristiche di salvaguardia ambientale fissate dai bandi, sono state rispettate. Gli operatori turistici, anche grazie all’alto valore premiante dei criteri stabiliti, hanno mostrato sensibilità alle tematiche ambientali ed al valore di spendibilità sul mercato di strutture ecocompatibili anche in una ottica di riutilizzo del patrimonio immobiliare dei centri storici e borghi rurali. Tale condizione ha anche le strutture ricettive del turismo balneare, anch’esse infatti sono state interessate da interventi di miglioramento energetico, contribuendo alla riduzione di impatto nell’ambiente. Gli interventi di infrastrutturazione pubblica attuativi dei PIOT sono stati ammessi a finanziamento in quanto interventi rispettosi della sostenibilità ambientale, paesaggistica e culturale. Le infrastrutture che si stanno realizzando, interessano soprattutto il riuso di contenitori culturali, adeguatamente conservati e ristrutturati, con destinazioni d’uso compatibili con lo stato conservativo e con le esigenze attuali di valorizzazione delle attività culturali e lo sviluppo di nuova imprenditorialità legata a tali attività. Molti degli interventi proposti e in corso di realizzazione riguardano anche lo sviluppo di sentieristica, per la valorizzazione della montagna e dei Parchi nazionali e regionali e l’offerta di servizi per la Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Turismo fruizione della risorsa natura. Componenti ambientali Relazione sullo Stato dell'Ambiente della Basilicata Invaso Pietra del Pertusillo. Ernesto Salinardi Capitolo 8 Acqua "L’acqua, come risorsa naturale, è un bene pubblico indispensabile per la vita delle comunità viventi, da sottoporre a tutela e migliorare qualitativamente nell’interesse delle collettività ed a garanzia delle generazioni future". Così riporta in apertura il Piano regionale di tutela delle acque della regione Basilicata adottato con D.G.R. 21/11/20081. A questo obiettivo, espresso sinteticamente, si ispira l’intensa attività che la regione sta svolgendo da oltre dieci anni rispetto ad una risorsa che ha in elevata disponibilità, suin grado di garantire una disponibilità di risorsa annua di circa 1.000.000 m3 tanto che, secondo i dati raccolti a settembre 2009, il sistema, nel complesso, alimenta all’incirca 5 milioni di abitanti, diverse centinaia di aziende industriali, fra cui l’Ilva di Taranto, 100.000 ha di terreni coltivati. Il dato è effettivamente elevato se si considera che il fabbisogno idrico della Basilicata è stato stimato pari a 546 Mm3/anno2 suddiviso per i diversi comparti, precisamente, per uso potabile circa 108 Mm3/anno; per uso irriguo circa 391 Mm3/anno; per uso industriale circa 47 Mm3/anno (dato che rappresenta una stima per difetto dei consumi e dei fabbisogni del comparto industriale). La ricchezza della risorsa deriva dalle caratteristiche geografiche ed idrografiche della regione mentre, il sistema di distribuzione costituito da una importante rete infrastrutturale al centro del sistema idrico primario dell’Italia meridionale, è in fase di miglioramento ed efficientamento attraverso il ricorso ad un servizio gestito in house, secondo un modello riconosciuto dagli organismi nazionali ed europei. Il territorio della regione Basilicata occupa una superficie di 9.995 km2 ed è interessato da una complessa e fitta rete idrografica. Il sistema idrografico, determinato dalla presenza della catena appenninica che attraversa il territorio occidentale della regione, è incentrato sui cinque fiumi con foce nel mar Jonio (da est verso ovest Bradano, Basento, Cavone, Agri e Sinni) i cui bacini si estendono su circa il 70% del territorio regionale. La restante 1 Il Piano regionale di tutela delle acque è pubblicato sul BUR di Basilicata n. 57 del 16/12/2008. 2 Fonti: Piano di Tutela delle Acque, INEA, Autorità di Bacino della Basilicata - Piano di Bacino - Stralcio del Bilancio e del deflusso minimo vitale del 2006. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua periore alle esigenze della sua popolazione. Infatti, le fonti di approvvigionamento, sono porzione è invece interessata dal bacino in Destra del fiume Ofanto, che sfocia nel mar Adriatico, e dai bacini del fiume Sele, Noce e Lao con foce nel mar Tirreno. Si tratta complessivamente di nove bacini idrografici per un’estensione totale di 11.171,18 Km2. Il sistema dei corpi idrici superficiali della Basilicata è costituito oltre che dai corsi d’acqua naturali, da numerosi laghi artificiali determinati dalle importanti opere di sbarramento che interessano tali fiumi. Nell’ambito del territorio regionale sono attualmente presenti n.14 impianti classificati, ai sensi delle vigenti normative, come grandi dighe dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Gli invasi tra loro interconnessi, le traverse, le reti di adduzione e distribuzione, gli impianti di sollevamento e potabilizzazione, le opere di captazione da sorgenti e falde sono inseriti in schemi idrici attraverso i quali si realizzano trasferimenti di risorse idriche tra regioni. Tali schemi, realizzati tra gli anni ’50 e ’60 con l’obiettivo principale di sviluppare e valorizzare l’agricoltura, furono poi ampliati mediante la costruzione di nuove infrastrutture a servizio dei settori civili ed industriali. Gli schemi idrici maggiori che interessano il territorio lucano sono: lo schema Sinni-Agri lo Jonico-Sinni nella zona meridionale della Regione, lo schema Basento-Bradano-Basentello nella zona centrale e lo schema Ofanto nella parte settentrionale; essi hanno carattere interregionale e soddisfano le esigenze idropotabili ed irrigue delle regioni limitrofe Puglia in particolare e Calabria. Sono presenti, inoltre, altri schemi idrici, a servizio principalmente degli usi potabili ed irrigui di parti del territorio lucano, quali quelli dell’Alta Val d’Agri, del Noce, del Mercure e del Frida, definiti "minori" solo per il numero di opere di cui sono composti. Alla complessità del sistema idrico regionale, sia per le caratteristiche tecniche delle strutture e delle opere che lo caratterizzano sia perché esso comporta ingenti trasferi- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 116 > 117 menti di risorse tra regioni con termini e realtà fisiche differenti, si accompagna anche una forte frammentazione delle competenze pianificatorie. Hanno, infatti, competenze in materia di risorsa idrica e difesa del suolo sul territorio della regione Basilicata: • la Conferenza interistituzionale idrica (ex Ambito Territoriale Ottimale di Basilicata); • 4 Autorità di Bacino a carattere interregionale (Autorità di Bacino del Fiume Sele; Autorità di Bacino della Basilicata; Autorità di Bacino della Puglia; Autorità di Bacino del Lao) ai sensi della Legge n. 183/89; • 14 Comunità Montane (L.R. n. 12/2008); • 3 Consorzi di Bonifica (Consorzio di Bonifica Bradano e Metaponto, Consorzio di Bonifica Alta Val d’Agri, Consorzio di Bonifica Vulture Alto Bradano). CODICE INDICATORE/INDICE DPSIR UNITÀ DI FONTE MISURA COPERTURA COPERTURA SPAZIALE STATO TREND TEMPORALE ATTUALE − TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI − ACQ1 Volumi medi di acqua erogata D Mm3 Autorità di Bacino BAS della Basilicata 2009 ACQ2 Qualità acque superficiali (LIM IBE SECA) S Classe LIM Classe IBE Classe SECA ARPAB Metapontum Agrobios S.r.l. BAS 2006-2010 ACQ3 Acque idonee alla vita dei pesci S Adimensionale Metapontum Agrobios S.r.l BAS 1999-2008 ACQ4 Sistema di depurazione R N Regione Basilicata Bas Acquedotto Lucano 2012 ACQ5 Acque marino costiere CAM - Classificazione acque marino costiere D Classe CAM Metapontum Agrobios Ministero ambiente Bas 2001-2009 ☺ ↑ ACQ6 Acque di Balneazione Balneabilità UCF IQB: indice di qualità batteriologica S % ARPAB Bas 2006-2012 ☺ ↑ ACQ7 Acque Sotterranee S Classe SCAS Metapontum Agrobios S.r.l. Bas 2012 ☺ ↑ ACQ8 Pianificazione- Progetti R e strumenti N Regione Basilicata BAS 2008-2012 ☺ ↑ ↔ ☺ ↑ ↑ ACQ1. VOLUMI DI ACQUA EROGATI Al 2009 i volumi medi annui di acqua erogati dai tre principali schemi idrici interregionali sono pari a 640 Mm3/anno di cui quasi l’80% erogato dallo schema Jonico-Sinni nella zona meridionale della regione. La tab. 2 indica che l’acqua erogata è utilizzata prevalentemente ad uso irriguo e potabile, oltre a mostrare i volumi ripartiti per Regioni. I volumi mento di risorsa idrica dalla Basilicata alla Puglia risulta regolato da un accordo, stipulato nel 1999 tra le Regioni interessate e soggetto ad una revisione annua per la parte relativa ai volumi destinati alle singole Regioni. VOLUMI MEDI ANNUI SCHEMA SCHEMA SCHEMA EROGATI PER SCHEMA JONICO - SINNI OFANTO BASENTO-BRADANO IDRICO 500 Mm3/anno 115 Mm3/anno 25 Mm3/anno VOLUMI MEDI ANNUI POTABILE IRRIGUO INDUSTRIALE EROGATI PER USO 270 Mm3/anno (42,2%) 350 Mm3/anno (54,7%) 20 Mm3/anno (3,1%) VOLUMI MEDI ANNUI BASILICATA PUGLIA CALABRIA RIPARTITI PER 257 Mm3/anno (40%) 373 Mm3/anno (58%) 10 Mm3/anno (2%) REGIONE ACQ2. QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI3 (LIM IBE SECA) La norma europea di riferimento sulle acque è la Direttiva 2000/60/CE del 23/10/2000, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria e rappresenta il riferimento fondamentale per i suoi principi ed indirizzi in materia di acque. In esito alla Direttiva gli Stati 3 Le acque superficiali sono riportate nel Piano di Tutela delle acque distinte in corsi d’acqua di primo ordine (fiumi), corsi d’acqua di ordine superiore al primo (torrenti e fiumarelle), laghi ed invasi, acque marino-costiere. TABELLA 2. I VOLUMI MEDI ANNUI EROGATI PER SCHEMA IDRICO, PER USO E RIPARTITI PER REGIONI, 2009 Fonte: "La gestione della risorsa idrica in Basilicata", Autorità di Bacino della Basilicata, 2009 Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua idrici destinati ad uso potabile sono trasferiti per circa il 90% in Puglia. Ad oggi, il trasferi- membri sono chiamati a identificare e analizzare i corpi idrici, classificati per bacino e per distretto idrografico di appartenenza. Sulla base di tali analisi le Regioni adottano piani di gestione e programmi di misure adatti a ciascun corpo idrico. La Direttiva è stata recepita in Italia con il D.Lgs. 152/06, in particolare con i contenuti della Parte III, al cui interno sono disciplinate la tutela delle acque dall’inquinamento e la gestione delle risorse idriche. Al fine di fornire indicazioni specifiche per la trattazione di ciascuno degli aspetti attuativi della Direttiva, sono stati emanati tre decreti ministeriali attuativi del D.Lgs. 152/06: • il D.M. n. 131/2008 recante i criteri tecnici per la caratterizzazione e tipizzazione dei corpi idrici; • il D.M. n. 56/2009 relativo alle procedure per il monitoraggio e l’identificazione delle condizioni di riferimento per i corpi idrici, in cui si definiscono i criteri tecnici per il monitoraggio dei corpi idrici e per il controllo dello stato ecologico e chimico delle acque superficiali nel bacino idrografico, anche ai fini della predisposizione dei piani di gestione e dei piani regionali di tutela delle acque; • il D.M. n. 260/2010 che riporta i criteri aggiornati per il monitoraggio e la classificazione dello stato di qualità dei corpi idrici superficiali e sotterranei. Il DM 260/2010 sostituisce integralmente l’allegato I alla parte III del D.Lgs. 152/06, modificando in particolare il punto "Classificazione e presentazione dello stato ecologico", per renderlo conforme agli obblighi comunitari, attraverso l’inserimento di criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 118 > 119 TABELLA 3. SCHEMA DELLA CLASSIFICAZIONE DELLO STATO DELLE ACQUE IN BASE AL DLGS N. 152/2006 COME MODIFICATO DAL D.M. N. 260/2010. Il Piano di Gestione Acque dell’Appennino Meridionale approvato nella seduta del Consiglio dei Ministri del 10 aprile u.s. ad oggi costituisce il riferimento per la pianificazione e la programmazione, a scala di Distretto, delle risorse idriche. Nel Piano le tematiche inerenti la qualità e quantità delle acque, il monitoraggio, l’analisi delle pressioni e le misure di tutela da porre in essere sono affrontate secondo i criteri di cui ai succitati decreti attuativi del D.Lgs 152/2006. Difatti per ciò che attiene le acque superficiali nel succitato Piano di Gestione sono state individuate le idroecoregioni, i tipi all’interno delle idroecoregioni e i corpi idrici superficiali della Basilicata, sono stati individuati gli obiettivi di qualità sui corpi idrici caratterizzati, raccolti in Schede per Unità Idrografica (Schede allegate al Piano di Gestione). Il Piano regionale di Tutela delle Acque è in corso di aggiornamento ed adeguamento normativo e recepirà anche i contenuti in materia del suddetto Piano di Gestione. La classificazione dello stato di qualità complessivo dei corpi idrici avviene nel PRTA adottato nel 2008 sulla base dello stato chimico e dello stato ecologico. Per la valutazione dello stato ecologico è previsto il monitoraggio delle componenti biologiche (IBE) e dei parametri chimici di base (LIM). Il LIM indica lo stato di qualità chimico-fisico derivante dalla concentrazione di 7 parametri rappresentativi di tale stato qualitativo e tiene conto della concentrazione nelle acque dei principali parametri, denominati macrodescrittori, per la caratterizzazione dello stato di inquinamento: nutrienti, sostanze organiche biodegradabili, ossigeno disciolto, inquinamento microbiologico. L’IBE fornisce una valutazione sullo stato degli ecosistemi fluviali, andando a valutare le "caratteristiche" della popolazione di macroinvertebrati bentonici ritrovate nel corso d’acqua. In particolare, i taxa considerati nella classificazione presentano diversi gradi di sensibilità all’inquinamento ed alla carenza di ossigeno, pertanto un corso d’acqua non inquinato è caratterizzato dalla presenza di specie sensibili all’inquinamento ed alla carenza di ossigeno; in quello inquinato invece riusciranno a vivere solo le specie più resistenti. L’IBE permette, chimica non è infatti in grado di mettere in evidenza la presenza di uno scarico saltuario poiché fornisce dei risultati istantanei, invece il macrobenthos vivendo costantemente nel corso d’acqua, ha maggiore memoria storica. In sintesi, il metodo chimico è più sensibile nell’evidenziare le differenze del carico inquinante, mentre il metodo biologico tiene conto degli effetti complessivi di tutti i fattori di stress ambientale. La combinazione dell’IBE e del LIM determina l’indicatore SECA valutato attribuendo al corso d’acqua la classe di qualità determinata dall’indicatore (IBE o LIM) caratterizzato dal peggiore livello di qualità. Sono riportati di seguito i risultati dei campionamenti divisi per corsi d’acqua e per stazione di campionamento. La classificazione cromatica e il giudizio adottati seguono le indicazioni ISPRA (ex APAT)4. Le reti di monitoraggio sui corsi d’acqua di I e II ordine sono definite nel Piano di Tutela delle Acque ed il monitoraggio sulle aste principali è effettuato dall’ARPA Basilicata. La Regione Basilicata, nell’ambito della programmazione 2000-2006, ha finanziato alla Metapontum Agrobios S.r.l. il "Progetto della rete di controllo dei corpi idrici significativi di ordine superiore al primo" in cui è definito lo stato ecologico per i corsi d’acqua di ordine superiore al primo. In considerazione della necessità di non perdere la continuità e la notevole quantità di informazioni elaborate per il PRTA, nelle more dell’aggiornamento ed adeguamento normativo dei contenuti del Piano stesso, la classificazione delle acque superficiali di seguito è stata elaborata dall’ARPAB con riferimento al calcolo degli indici LIM, IBE e SECA. I dati si riferiscono all quinquennio 2006-2010. Per il periodo successivo la Regione e l’ARPAB 4 Si attribuiscono all’indice SECA i colori: azzurro, verde, giallo, arancio e rosso, corrispondenti rispettivamente alle classi di qualità 1 (ottimo), 2 (buono), 3 (sufficiente), 4 (scarso) e 5 (pessimo). Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua quindi, di esprimere un giudizio complementare al controllo fisico e chimico: l’analisi hanno strutturato un tavolo tecnico per la definizione di nuovi indici e indicatori conformi agli aggiornamenti normativi e del PRTA. INDICATORI LIM IBE TREND 2009 2010 2008 2009 2007 2008 2006 2007 TREND 2 2 2 2 2 ☺ 10 11 11 11 S.Arcangelo Monte confluen. torrente Sauro 2 2 2 2 2 ☺ n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. Bernalda Ponte SS. 106 Jonica 3 3 2 3 2 Pignola Ponte Mallardo 2 2 2 2 2 ☺ ☺ Potenza Valle confluenza torrente Rio Freddo 4 3 3 3 2 ☺ Albano Monte confluenza torrente Camastra Ponte del Principe 3 2 2 2 2 ☺ Trivigno Monte diga Camastra 2 2 2 2 2 ☺ Pisticci Zona Industriale 3 3 3 3 3 5 n.d. 5 6 8 Bernalda Ponte SS. 106 Ionica 3 3 3 3 3 6 n.d. 5 5 6 Irsina Punta Colonna (SS. 96) 3 3 2 3 3 6 n.d. 7 7 8 Matera C.da Lagarone 3 3 3 3 3 6 n.d. 7 7 8 Matera Monte Invaso San Giuliano 4 3 3 3 3 6 n.d. 4 2 Bernalda Ponte SS. 106 Jonica 4 3 3 3 3 6 n.d. 5 Craco Loc. Triconigro 3 3 3 3 2 6 n.d. Pisticci Ponte SS. 106 Ionica 3 3 3 3 2 5 Maratea Ponte Ferrovia Litoranea 2 2 2 2 2 ☺ Melfi Monte Traversa S. Venere 3 2 2 3 2 Melfi Valle scarico acque zona industriale 3 2 2 3 Lavello Ponte strada Candela Lavello 3 2 2 Lauria Masseria Nicodemo 1 2 Colobraro Località Paradicino 2 Rotondella Ponte SS. 106 Ionica 3 Fonte: A.R.P.A. Basilicata 2006 2010 Monte diga Pertusillo TABELLA 4. STATO ECOLOGICO DEI CORSI D’ACQUA SIGNIFICATIVI DEL 1° ORDINE. ANNI 2006-2010. TREND 2009 Montemurro Anno 2010 Località 2008 CAMASTRA CAVONE SINNI OLIVENTO OFANTO NOCE BRADANO BASENTO BASENTO BRADANO CAVONE NOCE OFANTO SINNI 120 > 121 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità Comune 2007 AGRI Fiume BASENTO AGRI Bacino Anno 2006 Anno SECA n.d ☺ 2 2 2 2 - ☺ − - - - - - − 3 - 4 3 2 2 2 2 - - ☺ ☺ - - - - - − 3 - 3 - - − - - - - - ☺ 4 - 4 3 3 3 - 4 4 3 ☺ 3 - 3 3 3 ☺ 3 - 3 3 3 5 4 - 4 5 4 6 7 4 - 4 3 3 6 6 8 ☺ 3 - 3 3 2 ☺ n.d. 5 6 8 ☺ 4 - 4 3 2 ☺ 8 7 7 n.d. n.d. 2 3 3 - - ☺ 10 n.d. 10 n.d. n.d. ☺ 3 - 2 - - 2 ☺ n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. − - - - - - 3 2 ☺ n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. − - - - - - 2 2 2 1 2 2 - - 3 2 3 2 3 - 2 3 2 3 2 3 2 3 - 3 3 2 ☺ ☺ ☺ 6 n.d. 5 8 8 9 6 8 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 7 n.d. 7 ☺ ☺ − n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 10 11 11 n.d. n.d. 7 n.d. 8 7 9 7 n.d. 6 7 8 ☺ ☺ ☺ − ☺ ☺ ☺ ☺ Corpo Idrico LIM IBE SECA LIM IBE SECA 2005-2006 2005-2006 2005-2006 2007-2008 2007-2008 2007-2008 F. Maglia 320 11,25 2 260 11 2 T. Rifreddo 400 9 2 295 9 2 T. Sauro 360 8,75 2 240 8 2 T. Sauro 340 8,25 2 265 8 2 F.so di Scannamogliera 340 9 2 195 10 3 Bacino del fiume Agri TABELLA 5. STATO ECOLOGICO DEI CORSI D’ACQUA SIGNIFICATIVI DI ORDINE SUPERIORE AL PRIMO. ANNI 2005-2008. Fonte: Metapontum Agrobios S.r.l. Regione Baslicata Bacino del fiume Basento T. Camastra 400 8 2 255 8 2 T. Camastra 400 10 2 310 11 2 T. Camastra 400 9 2 230 9 3 T. Inferno 320 10 2 225 9 3 180 4,75 4 90 4 4 Bacino del fiume Bradano T. Basentello T. Basentello 165 4 4 85 4 4 T. Fiumicello 130 4,5 4 40 6 5 T. Fiumicello 50 2 5 40 2 5 T. Fiumicello 95 3,5 5 40 4 5 T. Gravina 120 6,5 3 60 7 4 T. Gravina 135 2,25 5 40 5 5 T. Gravina 130 5,5 4 45 6 5 T. Olivento 190 7,75 3 100 7 4 T. Olivento 150 6 3 55 3 5 T. Olivento 200 8,75 3 150 7 3 F. Bianco 300 8 2 210 8 3 F. Bianco 110 6 4 95 6 4 T. Cogliandrino 360 12,75 2 225 9 3 F.rella di S. Arcangelo 300 8 2 170 8 3 T. Serrapotamo 210 5,5 4 45 6 5 T. Serrapotamo 400 11,25 2 195 10 3 Bacino del fiume Ofanto Bacino del fiume Sinni Classe Stato Ecologico Numero Stazioni di monitoraggio dei corpi idrici - corsi d’acqua di ordine superiore al primo (annualità 2007-2008) Agri Basento Sufficiente 1 2 Buono 4 2 Bradano Ofanto Sele Sinni 1 1 3 TABELLA 6. RIPARTIZIONE NELLE CLASSI DI STATO ECOLOGICO PER LE STAZIONI DI MONITORAGGIO DEI CORSI D’ACQUA DI ORDINE SUPERIORE AL PRIMO (2007-2008) Fonte: Metapontum Agrobios s.r.l. - Regione Baslicata Scarso 3 1 Pessimo 5 1 1 1 Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua Bacino del fiume Sele ACQ3. ACQUE IDONEE ALLA VITA DEI PESCI La designazione in acque dolci idonee alla vita della fauna acquatica viene eseguita attraverso la valutazione della conformità dei parametri di qualità con quelli imperativi previsti dalla normativa5 (pH, BOD5, ammoniaca indissociata, ammoniaca totale, nitriti, cloro residuo totale, zinco totale, rame disciolto, ossigeno disciolto e materie in sospensione). Per verificare l’idoneità di un corpo idrico alla fauna acquatica non esiste un vero e proprio indicatore definito dalla normativa: le acque designate vengono infatti considerate idonee quando il valore misurato di determinati parametri fisico-chimici si mantiene al di sotto di limiti tabellari di cui alla nota 5. L’analisi dei dati ottenuti dal monitoraggio ha permesso di definire la verifica della conformità come mostrato in tabella 9 e 10. FIGURA 2. UBICAZIONE DEI SITI DI INDAGINE PER LE ACQUE DOLCI CHE RICHIEDONO PROTEZIONE E MIGLIORAMENTO PER ESSERE IDONEE ALLA VITA DEI PESCI regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 122 > 123 Fonte: Piano di tutela delle acque 5 Tabella 1/B dell’Allegato 2 alla parte III del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Denominazione Denominazione Corpo Idrico Stazione AREA_IDR T. Peschiera Peschiera sorgente T. S. GIOVANNI Classificazione Classificazione Classificazione Classificazione 1999 - 2000 2003-2004 2005-2006 2007-2008 BACINO DEL FIUME SINNI CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ San Giovanni sorgente BACINO DEL FIUME LAO CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ T. MERCURE Mercure confine BACINO DEL FIUME LAO NON CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ T. S. GIOVANNI San Giovanni confine BACINO DEL FIUME LAO NON CONFORMITÀ CONFORMITÀ NON CONFORMITÀ NON CONFORMITÀ T. MERCURE Mercure sorgente BACINO DEL FIUME LAO CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ T. Peschiera Peschiera confluenza BACINO DEL FIUME SINNI NON CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ T. FRIDO Frido sorgente BACINO DEL FIUME SINNI CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ SINNI Sinni sorgente BACINO DEL FIUME SINNI CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ DIGA DI COGLIANDRINO (MASSERIA NICODEMO) Cogliandrino centro BACINO DEL FIUME SINNI NON CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ Denominazione Denominazione Denominazione Corpo Idrico Stazione AREA_IDR T. FRIDO Frido Confluenza Diga DI MONTE COTUGNO Classificazione Classificazione Classificazione Classificazione 1999 - 2000 2003-2004 2005-2006 2007-2008 BACINO DEL FIUME SINNI NON CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ Monte Cotugno Riva BACINO DEL FIUME SINNI NON CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ SINNI Sinni Confluenza BACINO DEL FIUME SINNI NON CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ LAGO DI MONTICCHIO Monticchio Centro BACINO DEL FIUME OFANTO NON CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ LAGO DI MONTICCHIO Monticchio Riva BACINO DEL FIUME OFANTO NON CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ DIGA DI MONTE COTUGNO Monte Cotugno Centro BACINO DEL FIUME SINNI NON CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ CONFORMITÀ Si evidenzia nel corso degli anni un progressivo miglioramento delle condizioni ambientali per le specie ittiche, che ha consentito di attribuire, a partire dal 2006, un giudizio di conformità positivo al 93% delle stazioni. Il dato Buona parte del reticolo idrografico oggetto di studio attraversa aree di rilevante valore naturalistico e quindi di elevato interesse turistico come il parco del Pollino. ACQ4. IMPIANTI DI DEPURAZIONE Gli impianti di depurazione e più in generale gli scarichi localizzati di acque reflue, sia civili che industriali, costituiscono fattori che determinano le pressioni da fonte puntuale, agenti sullo stato qualitativo dei corpi idrici. Spesso gli scarichi hanno caratteristiche qualitative non rispondenti agli standard normativi, per la scarsa efficienza dei sistemi di trattamento o per l’assenza di trattamenti adeguati (si pensi ad esempio, alla necessità di adeguare i depuratori in area sensibile introducendo i trattamenti terziari di depurazione dei reflui in grado di ridurre la presenza dei nutrienti - azoto e fosforo - nei limiti normativi previsti). L’anomalia di detti affluenti è dovuta sia alla presenza di scarichi di natura non domestica che dovrebbero essere pretrattati sia al sistema misto fognario che, in caso di precipitazioni, determina portate che i depuratori non sono in grado di trattare. Il censimento aggiornato al 2012 degli impianti di depurazione regionale effettuato da TABELLA 9. VERIFICA CONFORMITÀ PER LE ACQUE DOLCI SALMONICOLE (1999-2008) Fonte: Metapontum Agrobios S.r.l. - Regione Baslicata TABELLA 10. VERIFICA CONFORMITÀ PER LE ACQUE CIPRINICOLE (1999-2008) Fonte: Metapontum Agrobios S.r.l. - Regione Baslicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua Denominazione Acquedotto Lucano S.p.A.6, conferma la presenza di impianti funzionanti per 88 comuni dei 100 comuni della Provincia di Potenza e per 30 dei 31 comuni della Provincia di Matera. Dall’analisi dei dati emerge che gli impianti di depurazione gestiti da Acquedotto Lucano S.P.A. sono 171. Vi sono altri impianti di depurazione, circa venti, a servizio di alcuni comuni ed aree industriali, ancora non trasferiti in gestione ad Acquedotto Lucano e per i quali è in corso di verifica l’effettiva funzionalità (Rivello, San Chirico Raparo, Viggianello, Baragiano etc.). Dal censimento emergono alcune criticità: molti degli impianti rilevati non servono la totalità degli abitanti; in taluni casi sono sottodimensionati e a servizio di solo una parte della popolazione. Molti impianti sono di piccole dimensioni e servono frazioni o contrade. La quasi totalità dei depuratori è sprovvista sia di campionatori automatici per il controllo qualitativo del refluo in ingresso ed in uscita, sia di misuratori per i volumi affluenti ed effluenti. Non vi sono impianti che utilizzano la fitodepurazione. Nel settore fognario depurativo lo scenario si sta evolvendo in maniera consistente con notevoli investimenti dedicati alla razionalizzazione e completamento delle reti di collettamento dei reflui e al potenziamento e ammodernamento del sistema degli impianti di depurazione. Il potenziamento del sistema depurativo e la realizzazione e l’adeguamento degli impianti di depurazione è oggetto dei lavori finanziati con l’Accordo di Programma Quadro "Tutela delle Acque e Gestione Integrata delle Risorse Idriche" per i diversi Comuni regionali. Inoltre, è in fase di progettazione l’adeguamento degli impianti di Genzano di Lucania, Laurenzana e Ferrandina e di alcune aree rurali di Melfi che entreranno in esercizio nel corso dei prossimi due anni. Per gli abitati di Acerenza, Pietragalla, Oppido Lucano e le frazioni di Avigliano il refluo sarà immesso nell’impianto consortile di Acerenza realizzato dalla Provincia di Potenza nel 2009 e ancora non in esercizio per la mancanza di collettori fognari la cui realizzazione è prevista con un finanziamento dell’Accordo di Programma regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 124 > 125 Quadro in tema di Risorse Idriche già appaltato ed in corso di realizzazione. Per gli impianti di depurazione a servizio delle aree rurali dei comuni di Atella e Filiano e degli abitati di Albano di Lucania, Aliano e Alianello sono in corso di programmazione i necessari interventi. La Comunità Montana del Melandro ha realizzato, con fondi di cui alla Legge n. 135/97, l’impianto di depurazione per l’abitato di Sasso di Castalda che è in funzione da pochi mesi. Con interventi a carico della tariffa sono stati attivati gli impianti di Metaponto, San Basilio di Pisticci, Montalbano Jonico, Ruoti, Pomarico, Roccanova ed i consortili di Senise, Noepoli e Rapone. A seguito di una approfondita ricognizione effettuata nel 2011 dalla Regione Basilicata di concerto con il MATTM, alla Regione sono stati assegnati 32.200.000 euro a valere sui fondi dei Programmi Attuativi Regionali, destinati ad interventi necessari a risolvere il precontenzioso con l’UE, EUPILOT 1976/11/ENVI, inerente la non conformità ai requisiti posti dalla Direttiva n. 91/271/CEE dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane. Gli interventi ammessi a finanziamento con Delibera CIPE n. 60 del 30 Aprile 2012 affrontano le criticità ambientali connesse alla depurazione in aree ritenute strategiche. 6 Gestore Unico del Servizio Idrico regionale a partire dal 2002. INTERVENTO AGGLOMERATO FINANZIAMENTO NOTE € 4.300.000,00 L’intervento prevede per gli impianti, tutti in area sensibile, l’adeguamento al trattamento terziario dei reflui ed altresì, per ciascun impianto, è prevista la sostituzione e l’adeguamento dei macchinari e/o della capacità di trattamento. Realizzazione del sistema Melfi di trattamento terziario agli impianti di depurazione ricadenti nelle aree sensibili individuate dal Piano di tutela della Regione Basilicata. 4° lotto. Realizzazione del nuovo impianto di depurazione e delle reti fognarie di collettamento al nuovo impianto dell’abitato di Melfi. € 5.000.000,00 Valutazioni inerenti l’eccessiva onerosità degli interventi necessari per il consolidamento dell’area in frana hanno dettato l’esigenza di delocalizzare l’impianto esistente, prevedendo la realizzazione di un nuovo impianto di depurazione, con una potenzialità di 24.000 a.e. e dotato di sistema terziario di trattamento dei reflui, a valle dell’abitato, sul versante sinistro del Torrente Melfi in un’area pressoché pianeggiante e geologicamente stabile. L’intervento richiede, altresì, la realizzazione del sistema fognario di raccolta e collettamento dei reflui verso il nuovo depuratore. Comune di Lavello Potenziamento della rete fognaria e del depuratore Lavello € 2.400.000,00 Il depuratore a servizio dell’abitato di Lavello ha una potenzialità di trattamento di 7.000 a.e., a fronte di un carico da trattare pari a 12.000 a.e..Pertanto l’intervento prevede la realizzazione di una seconda linea di trattamento per una capacità totale di trattamento pari al 14.000 a.e. Potenziamento dei depuratori a servizio dell’abitato di Matera Matera - Lamione, Matera -Sarra, Matera - Pantano € 10.000.000,00 Pur avendo i tre depuratori esistenti una capacità di trattamento adeguata, necessitano della sostituzione e del potenziamento di parte delle apparecchiature. Inoltre essendo l’agglomerato in area sensibile ed in un’area della Regione a più elevato rischio di inquinamento, l’intervento prevede la realizzazione del trattamento terziario dei reflui. Separazione acque bianche Marsicovetere, Paterno, e nere nei collettori a Marsico Nuovo, servizio dei depuratori Tramutola, Sarconi dell’alta valle dell’Agri € 4.500.000,00 La Regione Basilicata ha concluso la realizzazione dei nuovi impianti di depurazione a servizio dell’area, risulta invece necessario intervenire sul relativo collettamento. Realizzazione del depuratore cittadino e del relativo sistema di collettamento del Comune di Pisticci € 6.000.000,00 L’intervento prevede la realizzazione di un nuovo impianto di depurazione a servizio del centro abitato di Pisticci ed altresì la realizzazione del sistema fognario di collettamento verso il depuratore. INTERESSATO TABELLA 11. INTERVENTI AMMESSI A FINANZIAMENTO DELIBERA CIPE N. 60/2012 Venosa, Senise, Irsina, Grassano, Sarconi, Cancellara, Ripacandida, Palazzo San Gervasio Pisticci Interessante è analizzare la localizzazione degli impianti di depurazione rispetto alle aree sensibili7 perché gli scarichi di tali impianti devono rispettare limiti (di cui alla Tabella 2 dell’all. 5 del D.Lgs n. 152/06) di concentrazione massima di fosforo e azoto, in funzione della potenzialità degli impianti in abitanti equivalenti. 7 La normativa introduce il criterio di "area sensibile" in relazione all’accadimento o al rischio potenziale di sviluppo di processi eutrofici nei corpi idrici che causano una degradazione qualitativa della risorsa. Nel Piano di Tutela delle Acque sono riportate quali aree sensibili: i laghi posti ad un’altitudine inferiore ad una quota di 1.000 m sul livello del mare e aventi una superficie dello specchio liquido di almeno 0,3 km2, i laghi naturali e artificiali, le traverse e i punti di prelievo delle fluenze libere, nonché i bacini drenanti da essi sottesi ricadenti nel territorio regionale. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua DALL’INTERVENTO Realizzazione del sistema di trattamento terziario per gli impianti di depurazione ricadenti nelle aree sensibili individuate dal Piano di tutela della Regione Basilicata. FIGURA 3. IMPIANTI DI DEPURAZIONE GESTITI DA ACQUEDOTTO LUCANO S.P.A. RIPARTIZIONE PERCENTUALE NEL BACINO IDROGRAFICO DEGLI "IMPIANTI IN AREA SENSIBILE" E "IN AREA NON SENSIBILE" Fonte: Acquedotto Lucano s.p.a. - Regione Basilicata Nelle aree definite sensibili insistono 67 impianti di trattamento delle acque reflue urbane funzionanti gestiti da Acquedotto Lucano S.p.A. La necessità di salvaguardare i corpi idrici dai fenomeni eutrofici impone l’adozione e lo sviluppo di processi di trattamento delle acque reflue che, accanto all’obiettivo iniziale di rimuovere le sostanze organiche, i materiali sospesi ed i microrganismi potenzialmente pericolosi per la salute umana, risponda alla necessità di rimuovere efficacemente i nutrienti, azoto e fosforo, dai reflui (trattamenti terziari di depurazione). In particolare, il concetto di area sensibile, inteso come corpo idrico ricettore esposto al rischio di eutrofizzazione, pone l’esigenza di interventi di adeguamento degli impianti di depurazione esistenti, spesso caratterizzati unicamente da comparti di ossidazione biologica dei composti organici e non regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 126 > 127 dotati dei necessari trattamenti in grado di abbattere i nutrienti in eccesso. TABELLA12. POTENZIALITÀ DI PROGETTO IMPIANTI DI DEPURAZIONE SUL TERRITORIO REGIONALE BACINO POTENZIALITÀ IMPIANTI IN A.E. (ABITANTI EQUIVALENTI) IMPIANTI IN AREE SENSIBILI A.E. Fonte: Acquedotto Lucano s.p.A - Regione Basilicata A.E. < 2.000 A.E. 2.000 - 10.000 > 10.000 AGRI 7 10 BASENTO 12 7 BRADANO 3 6 IMPIANTI IN AREE NON SENSIBILI A.E. A.E. A.E. > 100.000 < 2.000 2.000 - 10.000 > 10.000 1 1 A.E. A.E. 2 1 6 4 2 2 1 5 CAVONE 8 4 2 LAO 1 1 1 NOCE OFANTO 4 4 2 SELE SINNI 4 5 1 12 2 2 4 7 1 12 13 3 6 > 100.000 1 La Tabella 12 evidenzia che sul territorio regionale gli impianti di depurazione ricadenti in area sensibile con A.E. > di 10.000 sono in totale 4 (Melfi, Venosa, Senise, Tramutola). Per tali impianti, affinché possano essere rispettati i limiti di concentrazione di azoto e fosforo, si rende urgente l’adeguamento ai sistemi terziari di depurazione. Il solo impianto di Tramutola, di cui si relazionarà in seguito è già dotato di trattamento terziario dei reflui. Rimane inteso che è comunque importante, a prescindere dai limiti fissati dalla normativa, programmare i necessari adeguamenti tecnologici e strutturali su tutti i depuratori recapitanti in area sensibile, a tutela e protezione delle stesse. L’unico impianto di depurazione in area sensibile con una potenzialità di progetto superiore ai 100.000 A.E. è l’impianto di depurazione di Potenza, realizzato con finanziamento pubblico statale, strutturato e dimensionato in modo da trattare i liquami civili della città di Potenza nonché i reflui provenienti dalle case sparse di Potenza per 100.000 abitanti equivalenti, i liquami industriali di Tito e di Potenza corrispondenti a 60.000 abitanti equivalenti, per un totale complessivo di 160.000 A.E.. Il depuratore, i cui lavori di realizzazione si sono conclusi nel 2006, è dotato di trattamento terziario dei reflui e trattamento di disinfezione tramite processo di clorazione. In uscita dal bacino di disinfezione parte della portata viene prelevata per essere destinata alle utenze industriali. Dette acque, prima del loro riutilizzo a scopo industriale, vengono assoggettate ad un ulteriore trattamento di disinfezione, in apposito impianto ubicato nei pressi della vasca di sedimentazione, tramite raggi UV, per ridurre la concentrazione dei coliformi totali. In Val d’Agri, a protezione della Diga del Pertusillo, sono stati completati con i fondi strutturali del POR 2000-2006 e sono in esercizio dal maggio 2011 quattro depuratori nei Comuni di Tramutola (impianto comprensoriale dimensionato per 25.620 A.E. a servizio dei Comuni di Tramutola, Paterno, Viggiano, Marsico Nuovo e Marsico Vetere), Spinoso (2.550 A.E. - adeguamento di un impianto esistente), Grumento Nova (2.376 A.E.) e Montemurro (2.200 A.E.), tutti dotati di trattamento terziario dei reflui. ACQ5. ACQUE MARINO - COSTIERE (INDICE CAM) La finalità dell’indice CAM è quella di fornire un giudizio sulla qualità delle acque intesa anche come rischio igienico - sanitario basata su dati oceanografici di base, tenendo conto delle variabili: salinità, clorofilla, trasparenza, silicati, ammoniaca, fosfati, nitrati, nitriti. La classificazione tiene conto anche della trasparenza in quanto parametro dipendente dalla biomassa fitoplanctonica, infatti se le acque mostrano una bassa trasparenza e una bassa salinità sicuramente vi sono immissioni di acqua dolce con rischi igienico sanitari. Le classi sono rappresentate da tre tipologie di colore: l’azzurro corrisponde ad acque arricchimento non determina però squilibri ecologici e il giallo ad acque in cui ad una più o meno marcata eutrofizzazione si associano indizi di alterazione funzionale del sistema. Di seguito sono state riportate la classificazione secondo l’indice CAM delle acque marino-costiere del mar Ionio e del mar Tirreno. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua oligotrofiche e tendenzialmente imperturbate, il verde ad acque di media qualità, il cui Distanza 2 1 2 2 Ott 1 2 2 Nov 1 Dic 1 2 2 Gen 1 Feb 1 2 Mar 1 Mar 2 - - - 1 Apr - - 500 3000 Sinni Sinni - - - - - - 1 - - - - - - 1 - - - - - - 1 - - - - - - 1 - - - - - - 1 - - - - - - 1 Lug 1 1 Fonte: Metapontum Agrobios s.r.l. TABELLA 13. CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE MARINE COSTIERE DELLA BASILICATA (2005-2009) - - - Castrocucco 2000 3000 Basento 1 Castrocucco 200 500 Basento (m) dalla riva Giu 1 1 1 1 1 1 1 Apr - - Distanza 2 Feb Stazione Set 1 Gen 3000 Ago 1 Dic Sinni Anno 2008 1 Nov - Mag 2 Ott 1000 Apr 1 Set 500 2 Ago Sinni Mar 1 Lug Sinni 2 Giu - Feb 1 Mag Castrocucco 2000 2 Apr - Gen 1 Mar - 3000 Basento 2 Feb Castrocucco 1000 1000 1 Gen 128 > 129 Castrocucco 200 500 Basento (m) dalla riva Basento Stazione Anno 2005 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità - - - - - - - - - 2 1 - - - - - - - - - 2 Mag - - - - - - - - - 1 Mag - - - - - - - - - 2 - - - - - - - - - 1 Lug 2 1 Giu 1 Lug Anno 2009 - - - - - - - - - 1 Giu Anno 2006 2 - - - - - - 1 Ago 1 Ago - - - - - - 1 Set 1 Set 2 - - - - - - 1 Ott 1 Ott 2 2 - - - - - - 1 Nov 1 Nov - - - - - - 1 Dic 1 Dic 2 Dalle elaborazioni si può notare come a partire dall’anno 2006 si osserva una più o meno marcata eutrofizzazione associata ad indizi di alterazione funzionale del sistema. I dati di cui sopra sono inseriti nel sistema Si.Di.Mar, la banca dati del Sistema Difesa Mare finanziata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Si tratta di un sistema informativo in grado di fornire un panorama completo e coordinato sulla condizione del territorio marino e costiero italiano, sia sulla base delle relative condizioni ecologiche e sia in relazione alle attività antropiche, economiche ed industriali che intervengono sulla fascia costiera emersa e sommersa. Grazie alla sua attività di raccolta dei dati provenienti dalle reti di osservazioni regionali sull’ambiente marino, messi a disposizione degli utenti via Internet, il Si.Di.Mar è a tutt’oggi l’unica banca dati che raccoglie a livello nazionale i dati relativi all’ambiente marino. ACQ6. ACQUE DI BALNEAZIONE Con il termine "acque di balneazione" vengono indicate le acque dolci superficiali, correnti o di lago e le acque marine nelle quali la balneazione è espressamente autorizzata o non vietata. Negli ultimi anni, con l’evoluzione del quadro normativo comunitario e nazionale, sono state introdotte profonde modifiche nelle modalità di monitoraggio e definizione dell’idoneità delle acque destinate alla balneazione. In particolare8, sono stati ridefiniti i parametri di campionamento, la frequenza dei controlli e la metodologia di valutazione e classificazione delle acque di balneazione. Allo stato attuale il monitoraggio si svolge dal primo aprile al trenta settembre di ogni anno, con frequenza di campionamento mensile e gli indicatori di riferimento sono due: Enterococchi intestinali ed Escherichia coli. Le coste della regione Basilicata si estendono per 61.5 km, di cui 60.57 km di costa adibita alla balneazione e 0.95 km di costa non adibita alla balneazione (Tabella 12). La costa tirrenica è compresa in un tratto di circa 25 km tra Punta dei Crivi, poco più a nord di ionica, lunga circa 37 km, da Metaponto a Nova Siri. Matera Lunghezza Costa non Costa non Costa parco Costa Costa non Costa non Costa non Costa non Costa totale costa adibita alla adibita alla marino non adibita alla balneabile per balneabile per balneabile balneabile balneabile (km) balneazione per balneazione adibita alla balneazione inquinamento inquinamento per altri per altri per l’intera inquinamento per altri motivi balneazione (km) per l’intera per parte motivi per motivi per stagione (km) (km) stagione della stagione l’intera parte della balneare balneare (km) balneare (km) stagione stagione (km) balneare balneare (km) (km) 36,93 0 (km) 0,5 0 36,43 0 0 0,5 0 36,43 Potenza 24,59 0 0,45 0 24,14 0 0 0,45 0 24,14 Totale 61,52 0 0,95 0 60,57 0 0 0,95 0 60,57 Regione Le attività di campionamento e di analisi sono svolte dall’ARPAB e riguardano 60 punti di campionamento di cui 19 ricadenti lungo la costa tirrenica e 41 su quella ionica. Particolare attenzione è stata rivolta alla localizzazione dei sessanta punti di monitoraggio, la cui individuazione ha tenuto conto delle aree in cui si prevede il maggior afflusso di 8 Con l’emanazione del D.Lgs. 116 del 30 maggio 2008 recante "Attuazione della Direttiva 2006/7/CE relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione e abrogazione della Direttiva 76/160/CEE" e del relativo decreto attuativo D.M. 30 marzo 2010. TABELLA 14. BALNEABILITÀ E CONTROLLO DI BALNEAZIONE DELLE COSTE LUCANE PER PROVINCIA Fonti: ARPA Basilicata e Ministero della Salute (Rapporto acque di Balneazione 2012) Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua Acquafredda, e la Spiaggia "d’a Gnola", a sud della Secca di Castrocucco, mentre la costa bagnanti o il rischio più elevato di inquinamento in base al profilo delle acque di balneazione. La distribuzione spaziale dei punti di monitoraggio è stata inoltre realizzata assicurando un controllo accurato delle acque costiere lucane che risultano tra le più monitorate d’Italia (Tabella 13). La rete di monitoraggio della costa lucana è stata aggiornata con D.G.R. n.404 del 5 aprile 2012 ai sensi del D.Lgs. 116/08 e del D.M. 30 marzo 2010. TABELLA 15. DISTRIBUZIONE PUNTI DI PRELIEVO STAGIONE BALNEARE 2011- REGIONE BASILICATA Fonte: Ministero della Salute, Conferenza stampa "Qualità acque di balneazione", 13 giugno 2012 Lunghezza totale Aree di balneazione costa (km) Regione Basilicata Territorio Nazionale Km/punti di prelievo 61,5 60 1,0 7810,9 4902 1,4 FIGURA 4. RETE DI MONITORAGGIO DELLA COSTA TIRRENICA. AREA DI BALNEAZIONE COMUNE DI MARATEA regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 130 > 131 Fonte: Ministero della Salute e ARPAB FIGURA 5. RETE DI MONITORAGGIO DELLA COSTA IONICA. AREE DI BALNEAZIONE DEI COMUNI DI BERNALDA, PISTICCI, SCANZANO IONICO, POLICORO, ROTONDELLA E NOVA SIRI Fino al 2009 la classificazione delle acque di balneazione veniva effettuata secondo quanto previsto dal DPR 470/82 in attuazione della Direttiva 76/190/CEE sulla base di tre indicatori: "Balneabilità", "Controllo di balneazione" e "Indice di qualità batteriologica (IQB)". L’Indicatore di balneabilità esprime il rapporto percentuale tra la lunghezza della costa balneabile e la lunghezza della costa controllata. Il Controllo di balneazione rappresenta il rapporto percentuale tra costa controllata e costa totale. L’Indice di qualità batteriologica (IQB) fornisce informazioni sulla possibile contaminazione di tipo fognario, dovuta all’impatto di scarichi urbani o foci fluviali. A partire dal 2010 la classificazione delle acque viene effettuata secondo quanto previsto dal D.Lgs. 116/08 e dal Decreto del Ministero della Salute del 30 marzo 2010 che hanno recepito la nuova Direttiva (2006/7/CE). In particolare il D.M. 30 marzo 2010 stabilisce: • I valori limite per il singolo campione. • I metodi di analisi di riferimento. • I criteri per determinare i divieti di balneazione. • Le procedure di campionamento. • I criteri per la descrizione dei profili. • Il report acque di balneazione con le informazioni che dovranno essere trasmesse, insieme ai risultati del monitoraggio al Ministero della Salute. Rispetto a quanto previsto dal DPR 470/82, il nuovo programma di monitoraggio prevede la rilevazione mensile e non più bimensile di parametri microbiologici e ambientali quali temperatura dell’aria, temperatura dell’acqua, vento (intensità e direzione), corrente superficiale, condizioni meteorologiche. Il succitato DM detta inoltre le modalità di intervento in caso di proliferazioni algali nelle coste italiane introducendo delle "Linee Guida per la gestione del rischio associato alle fioriture di Ostreopsis ovata" e delle "Procedure per la gestione del rischio associato alle proliferazioni di cianobatteri". In sostanza introduce parametri ambientali a discapito dei parametri chimico-fisici previsti dalla precedente normativa e pone particolare attenzione alla valutazione preventiva dei rischi ricadenti sulle singole aree di balneazione con la redazione annuale dei "Profili D.Lgs. 116/08. La riduzione dei parametri da monitorare, oltre a semplificare ed ottimizzare l’attività di monitoraggio, permette di attenzionare con ulteriori indagini, quei punti che presentano maggiori criticità per poter mettere in atto azioni correttive preventive, per un’attenta valutazione dello stato ambientale in cui si trova il punto di campionamento. La direttiva si pone l’obiettivo di correlare lo stato di qualità delle acque di balneazione con le possibili fonti di contaminazione attraverso una gestione integrata della qualità delle acque tale da permettere azioni volte a prevenire l’esposizione dei bagnanti in acque inquinate, non solo attraverso il monitoraggio, ma anche attraverso misure di gestione in grado di riconoscere e ridurre le possibili cause di inquinamento. I campioni devono essere accompagnati da ispezioni di natura visiva per valutare la presenza di residui bituminosi e rifiuti in genere. La conformità dei singoli campioni è determinata dal rispetto dei valori limite. Il superamento di tali limiti determina il divieto di balneazione e l’obbligo di prelevare campioni successivi, fino al riscontro di un esito di analisi favorevole, che consenta la riapertura del sito. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua delle acque di balneazione" di cui all’allegato E del D.M. 30 marzo 2010 di cui all’art.9 Per la classificazione della qualità delle acque di balneazione si fa riferimento ai parametri e ai limiti indicati in tabella 16: TABELLA16. PARAMETRI E VALORI LIMITE PER UN SINGOLO CAMPIONE Fonte: Ministero della Salute, Conferenza stampa "Qualità acque di balneazione", 13 giugno 2012 Parametri Corpo Valore limite per un Metodi di Legislazione di idrico singolo campione riferimento riferimento Enterococchi intestinali Acque marine 200 ISO 7899-1> Escherichia coli Acque marine 500 ISO 9308-3 D. Lgs. 116/08 - DIRETTIVA 2006/7/CE DEL 15/02/2006 G.U. N. 119 DEL 24/05/2010 SUPP. ORD. N. 97 (U/100ml) Tali limiti sono stati fissati valutando la relazione tra la densità dei suddetti microrganismi intestinali e le percentuali di patologie contratte durante l’attività di balneazione. La valutazione della qualità delle acque di balneazione viene effettuata al termine di ciascuna stagione balneare, sulla base della serie di dati relativi alla stagione balneare in esame e alle tre stagioni balneari precedenti. Dall’analisi effettuata è possibile individuare quattro classi di qualità delle acque di balneazione: Eccellente, Buona, Sufficiente, Scarsa (Tabella 17). TABELLA17. CLASSI DI QUALITÀ ACQUE DI BALNEAZIONE Parametri (UFC/100 ml) Classi di qualità Fonte: D.M. 30 marzo 2010 A B C D Eccellente Buona Sufficiente Scarsa Enterococchi intestinali 100 (*) 200(*) 185 (**) >185(**) Escherichia coli 250 (*) 500(*) 500 (**) >500(**) (*) sulla base del 95° percentile, (**) sulla base del 90° percentile regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 132 > 133 Di concerto con il Ministero della Salute la classificazione dello stato di qualità delle acque di balneazione, per il periodo 2006-2009, è stata effettuata considerando come valore di riferimento dell’Escherichia coli quello disponibile relativo ai "coliformi fecali". Per il periodo 2010-2013, essendo disponibile il dato relativo al parametro Escherichia coli, sarà possibile effettuare la succitata classificazione in base agli aggiornamenti normativi. In questi anni di transizione, di concerto con il Ministero della Salute è stata comunque effettuata una prima valutazione della qualità delle acque di balneazione lucane (Tab.18). TABELLA18. CLASSIFICAZIONE QUALITÀ ACQUE DI BALNEAZIONE Fonte: Dati ed elaborazioni ARPAB Tratto di costa Costa jonica Comune di Bernalda Quadriennio Quadriennio Quadriennio Quadriennio Osservazioni 2006-2009 2007-2010 2008-2011 2009-2012 *** *** *** Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08 e s.m.i. il giudizio è "Eccellente". Per il periodo precedente al 2010, applicando le valutazioni più restrittive del DPR 470/82, in corrispondenza delle foci dei fiumi Basento e Bradano il giudizio di qualità è di livello "Buono" mentre per la restante parte della costa è di livello "Eccellente". Quadriennio Quadriennio Quadriennio 2006-2009 Quadriennio Osservazioni 2007-2010 2008-2011 2009-2012 Costa jonica Comune di Pisticci *** *** *** Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08 e s.m.i. il giudizio è "Eccellente". Per il periodo precedente al 2010, applicando le valutazioni più restrittive del DPR 470/82, in corrispondenza della foce del fiume Basento, il giudizio di qualità è di livello "Buono" mentre per la restante parte della costa è di livello "Eccellente". Costa ionica Comune di Scanzano Jonico *** *** *** Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08 e s.m.i. il giudizio è "Eccellente". Per il periodo precedente al 2010, applicando le valutazioni più restrittive del DPR 470/82, in corrispondenza della foce del fiume Cavone il giudizio di qualità è di livello "Buono" mentre per la restante parte della costa è di livello "Eccellente". Costa jonica Comune di Policoro *** *** *** Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08 e s.m.i. il giudizio è "Eccellente". Per il periodo precedente al 2010, applicando le valutazioni più restrittive del DPR 470/82, in corrispondenza della foce delle idrovore e dei fiumi il giudizio di qualità è di livello "Buono" mentre per la restante parte della costa è di livello "Eccellente". Costa jonica Comune di Rotondella *** *** *** Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08 e s.m.i. il giudizio è "Eccellente". Per il periodo precedente al 2010, applicando le valutazioni più restrittive del DPR 470/82, anche se applicando le valutazioni più restrittive del DM 470/82, in corrispondenza della foce delle idrovore e dei fiumi il giudizio di qualità è di livello "Buono" mentre per la restante parte della costa è di livello "Eccellente". Costa jonica Comune di Nova Siri *** *** *** Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08 e s.m.i. il giudizio è "Eccellente". Per il periodo precedente al 2010, applicando le valutazioni più restrittive del DPR 470/82, in corrispondenza della foce dell’idrovora il giudizio di qualità è di livello "Buono" mentre per la restante parte della costa è di livello "eccellente". Costa tirrenica Comune di Maratea *** *** *** Con le valutazioni ai sensi del D.L.116/08 e s.m.i. il giudizio è "Eccellente". Per il periodo precedente al 2010, applicando le valutazioni più restrittive del DPR 470/82, in corrispondenza della foce del fiume Noce ed in corrispondenza della spiaggia di fiumicello il giudizio di qualità è di livello "Buono" mentre per la restante parte della costa è di livello "Eccellente". Legenda: qualità acque livello "buono" DPR 470/82; *** qualità acque livello "eccellente" D. Lgs. 116/08 e DM 30 marzo 2010 Per il periodo 2006-2012 la costa balneabile lucana ha mostrato in generale una percentuale di conformità del 100% ai valori obbligatori previsti dalla Direttiva europea 2006/7/ CE e i suoi decreti attuativi (Tabella19). Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua Tratto di costa TABELLA19. CONFORMITÀ ACQUE DI BALNEAZIONE 20062012 - REGIONE BASILICATA Fonte: Ministero della Salute, Conferenza stampa "Qualità acque di balneazione", 13 giugno 2012 % Frequenza % Conformi ai % Non conformi ai % Chiuse (in attesa monitoraggio non valori imperativi valori imperativi di essere risanate) % Totale conforme Regione Basilicata 0,00 % 100,00% 0,00 % 0,00 % 100,00% Territorio Nazionale 5,00 % 91,90% 0,40 % 2,70 % 100,00% Il Ministero della Salute e l’ARPA Basilicata pubblicano mensilmente i dati relativi alla qualità delle acque di balneazione sia sul sito Ministeriale all’indirizzo di rete "http://www. portaleacque.salute.gov.it/PortaleAcquePubblico/home.spring" che sul portale dell’ARPA Basilicata all’indirizzo di rete http://www.arpab.it/balneazione11/index.asp". In conclusione i dati dei controlli sulle acque di balneazione attestano che nel periodo 2006-2012 la Basilicata mantiene sempre il 100% di costa balneabile controllata. I valori assunti dagli indicatori relativi allo stato di qualità ambientale (IQB, enterococchi intestinali, Escherichia coli) evidenziano una situazione stabile negli anni e complessivamente soddisfacente. Alcuni punti di criticità si riscontrano sia sulla costa ionica che su quella tirrenica in corrispondenza delle foci dei principali fiumi lucani. Fino al 2010 la foce del fiume Basento e lo sbocco dell’idrovora di Nova Siri hanno rappresentato le aree di non eccellenza, anche se il giudizio complessivo è risultato comunque buono. A parte i bacini naturali e artificiali ed i corsi d’acqua di ogni tipo che nel territorio regionale sono dichiarati "non balneabili" (D.G.R. 1812 del 28 dicembre 2012), i restanti punti monitorati rientrano largamente nei limiti previsti per legge e permettono di assegnare nel periodo 2006-2012 complessivamente un giudizio tra l’eccellente e il buono al mare lucano. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 134 > 135 ACQ7. ACQUE SOTTERRANEE Le risorse idriche sotterranee necessitano di protezione sia in termini qualitativi, tentando di prevenire i possibili fenomeni di inquinamento che ne invalidano l’uso per il consumo umano, sia in termini quantitativi, programmando una corretta gestione del patrimonio idrico mirata principalmente ad evitare i fenomeni di depauperamento introdotti dal sovrasfruttamento della risorsa. La gestione razionale della risorsa idrica sotterranea non può dunque prescindere dalla conoscenza del sistema idrologico, dalla predisposizione di strumenti e metodologie che consentano di costruire bilanci idrici, di mantenere nei corsi d’acqua le portate necessarie ad aumentarne le capacità recettive e a recuperare caratteristiche biotiche accettabili. Il D.Lgs. n. 30/09, in recepimento della Direttiva 2000/60/CE, definisce il percorso tecnico per la caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei. Secondo il citato Decreto, l’individuazione e perimetrazione dei corpi idrici sotterranei avviene secondo uno schema che a partire dalla caratterizzazione geologica ed idrogeologica porta all’individuazione degli acquiferi e, sulla base di questi, a quella dei corpi idrici sotterranei. La regione Basilicata ha ammesso a finanziamento nel 2011 lo studio di ricerca9 "Valutazione delle caratteristiche e potenzialità degli acquiferi della Regione Basilicata" finalizzato alla definizione delle caratteristiche qualitative e la valutazione delle potenzialità degli acquiferi maggiormente significativi della Regione Basilicata. Le campagne di indagine condotte nel triennio 2010-2013 hanno consentito di definire lo Stato Chimico delle Acque Sotterranee e di determinare una classe di qualità per i corpi idrici analizzati. L’individuazione e la definizione dei corpi idrici sotterranei regionali 9 D.G.R. n. 824 del 07/06/2011 condotto dalla Metapontum Agrobios S.r.l. significativi sono state effettuate sulla base delle conoscenze idrogeologiche acquisite nello studio condotto nell’ambito della convenzione tecnico scientifica DIFA - DAT - ARPAB. Da tale studio è derivata la redazione della carta dei corpi idrici significativi per le acque sotterranee. Nella figura 6 sono indicati, sulla carta dei corpi idrici significativi per le acque sotterranee i punti di misura sottoposti a controllo nell’ambito del progetto. Ad ognuno di questi punti è associata una scheda anagrafica identificativa del punto e delle condizioni al contorno. FIGURA 6. CARTA DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI SIGNIFICATIVI - UBICAZIONE DEI PUNTI DI MISURA Fonte: "Valutazione delle caratteristiche e potenzialità degli acquiferi della Regione Basilicata" - Metapontum Agrobios S.r.l. - Regione Basilicata Le idrostrutture interessate dallo studio sono: l’acquifero vulcanico del Monte Vulture, il sistema idrogeologico dell’alta valle del Basento (Idrostruttura M. Pierfaone - M. Arioso), valle del Fiume Agri, l’idrostruttura carbonatica dei Monti di Lauria, l’acquifero carbonatico del Monte Pollino (gruppo montuoso del Pollino), l’idrostruttura dei Monti di Maratea, l’idrostruttura di Monte Alpi, l’idrostruttura di Monte Raparo. Le strutture idrogeologiche, costituite da successioni che includono complessi calcarei, dolomitici e calcareo - silicei, risultano significamente produttive per l’elevata potenzialità idrica, quindi sono sede di acquiferi di importanza nazionale e regionale, in quanto soggette a trasferimenti di risorse idriche verso altre regioni (ad esempo M. Pollino). Altri acquiferi di importanza locale sono allocati in idrostrutture costituite da successioni calcareo-marmose-argillose (ad es. Monte Sirino), da successioni conglomeratiche e sabbiose (dell’area a nord-est della Basilicata). Accanto a tali acquiferi, ne esistono altri sicuramente meno significativi dal punto di vista della potenzialità, ma che potrebbero costituire un’importante e strategica risorsa idrica sotterranea da destinare a particolari momenti di penuria idrica. Ci si riferisce in particolare agli acquiferi sabbioso-conglomeratici ricadenti nel territorio centro-orientale della Basilicata, con particolare riferimento a quelli ricadenti nelle porzioni medie e basse dei bacini dei principali fiumi lucani (fiumi Bradano, Basento, Agri e Sinni); agli acquiferi detritico alluvionali presenti nei fondovalle dei principali fiumi lucani e dei bacini fluvio-lacustri dei fiumi Noce e Mercure, alle idrostrutture carbonatiche ad oggi non oggetto di studi ed indagini dettagliati tra le quali vale la pena evidenziare le dorsali di Monte Paratiello e dei Monti di Brienza, i rilievi di Monte Raparo e Monte Alpi. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua la struttura carbonatica dei Monti di Muro Lucano, le idrostrutture carbonatiche dell’alta L’identificazione dei corpi idrici è stata effettuata secondo i criteri del D.Lgs. 30/2009 che modifica il concetto di acquifero significativo10 e prevede che il processo di identificazione dei corpi idrici sotterranei interessi ogni unità stratigrafica contenente una "quantità significativa" di acqua, ovvero da cui sia possibile prelevare in media più di 10 m3/giorno o una quantità di acqua sufficiente per 50 persone. I campioni d’acqua raccolti per questo progetto sono acque "grezze" e consentono di ottenere importanti dati relativi alla qualità peculiare del corpo idrico sotterraneo che alimenta ciascuna sorgente. Alcune delle sorgenti campionate ed analizzate rappresentano nuovi punti di campionamento rispetto alle conoscenze pregresse rappresentate principalmente dalle analisi di potabilità. L’analisi dei dati raccolti nel triennio 2010-2012 sui diversi acquiferi consente di effettuare importanti considerazioni sul chimismo delle acque e formulare alcune ipotesi idrogeologiche. Le analisi condotte hanno consentito di attribuire, attraverso le indagini effettuate sui punti di misura, lo stato chimico ai corpi idrici sotterranei (SCAS). L’indice evidenzia le zone sulle quali insiste una maggior criticità ambientale determinata dalla scarsa qualità delle acque sotterranee. Quest’ultima può essere dovuta agli effetti delle attività antropiche, ma anche a condizioni naturali, determinate principalmente dalle caratteristiche idrogeologiche e idrodinamiche intrinseche dell’acquifero. L’analisi congiunta della distribuzione sul territorio dei singoli inquinanti derivanti dalle attività antropiche, con la distribuzione dei parametri chimici di origine naturale, permette di ottenere indicazioni importanti sulla compromissione della qualità delle acque sotterranee e, quindi, sulla possibilità di un loro utilizzo. La normativa italiana, così come quella comunitaria, definisce lo stato ambientale di un corpo idrico sotterraneo in base allo stato quantitativo ed a quello chimico. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 136 > 137 L’indice SCAS veniva rappresentato, ai sensi dell’abrogato D.Lgs. 152/99, da 5 classi (1-2-34-0) attribuite sulla base delle concentrazioni medie annue dei parametri di base secondo la tabella 20, allegato 1 del D.Lgs. 152/99 (conducibilità elettrica, cloruri, manganese, ferro, nitrati, solfati, ione ammonio), valutando quella che determina sulla qualità le condizioni peggiori. Nel 2009 è stato emanato il D.Lgs. 30 che, recependo per le acque sotterranee le Direttive europee 2000/60/CE e 2006/118/CE, integra il D.Lgs. 152/2006 e contestualmente modifica le classi di stato chimico riducendole a 2 rispetto le 5 del decreto previgente. Le due nuove classi di stato chimico sono "buono" e "scarso" (Tabella 20). La prima identifica le acque in cui le sostanze inquinanti o indesiderate hanno una concentrazione inferiore agli standard di qualità o ai valori soglia fissati a livello nazionale. Questi ultimi possono essere rivisti dalle regioni per ciascun corpo idrico qualora la concentrazione di fondo naturale dovesse essere superiore al valore di soglia fissato. In altre parole, nella classe "buono" rientrano tutte le acque sotterranee che non presentano evidenze di impatto antropico e anche quelle in cui sono presenti sostanze indesiderate o contaminanti ma di origine naturale. Al contrario, nella classe "scarso" rientrano tutte le acque sotterranee che non possono essere classificate nello stato "buono" e nelle quali risulta, quindi, evidente un impatto antropico sia per livelli di concentrazione dei contaminanti sia per le loro tendenze in aumento significative e durature nel tempo. 10 Così come definito nell’Allegato 1 alla parte III del D.lgs. n. 152/2006. Classi di qualità Giudizio di qualità Buono La composizione chimica del corpo idrico sotterraneo è tale che le concentrazioni di inquinanti non presentano effetti di intrusione salina, non superano gli standard di qualità ambientale e i valori soglia stabiliti e infine non sono tali da impedire il conseguimento degli obiettivi ambientali stabiliti per le acque superficiali connesse nè da comportare un deterioramento significativo della qualità ecologica o chimica di tali corpi nè da recare danni significativi agli ecosistemi terrestri direttamente dipendenti dal corpo idrico sotterraneo Fonte: D.Lgs. 30/2009 - Allegato 3 Quando non sono verificate le condizioni di buono stato chimico del corpo idrico sotterraneo Nello specifico il D.Lgs. n. 30/2009 prevede l’assegnazione dello stato chimico Buono se si verifica il rispetto dei valori soglia per tutte le sostanze di cui all’Allegato 3 parte A del decreto stesso in tutte le stazioni di monitoraggio. Nel caso si verifichino dei superamenti di soglia in un numero di siti che comunque non siano rappresentativi di più del 20% dell’area totale e del volume totale del corpo idrico è ancora possibile assegnare lo stato Buono se è stato verificato che tali superamenti non comportino un rischio ambientale significativo per il corpo idrico sotterraneo stesso tenedo conto della sua estensione complessiva, né per le acque superficiali interconnesse o gli ecosistemi terrestri che da queste dipendono, né comportino rischi di pregiudicare il consumo umano attuale o previsto. Il superamento dei valori di soglia di questa tabella in qualsiasi stazione di monitoraggio è da considerarsi come indicazione di una condizione di rischio di mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale. La conformità al valore soglia è da riferirsi alla media dei risultati di ciascuna stazione monitorata. Ai sensi del D.Lgs. n. 30/2009 alle sorgenti analizzate è stato assegnato il giudizio di qualità buono eccetto alla sorgente nel comune di Atella in località S.M. degli Angeli e nel comune di Gallicchio in località Acquafredda a cui si è assegnato il giudizio Scarso per la presenza di nitrati. I parametri addizionali analizzati sono risultati tutti sotto soglia, per cui si può concludere che la qualità delle acque sotterranee è risultata buona11. ACQ8. PIANIFICAZIONE E PROGETTI Numerose sono le attività strategiche intraprese dalla regione tese a promuovere lo sviluppo sostenibile del settore con interventi sia legislativi, pianificatori ed operativigestionali. PIANIFICAZIONE Sul fronte della pianificazione, la Giunta Regionale ha adottato il Piano di Tutela con provvedimento n. 1888 del 21/11/2008 e lo ha sottoposto al parere degli Enti competenti. Tenuto conto delle osservazioni pervenute, in particolare di quelle espresse dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio con nota prot. N. 09605/Qdv/DI/II del 06/05/2009, è necessario procedere alla revisione, all’adeguamento tecnico-normativo ed alla successiva riadozione. Il Piano adottato sarà pubblicato per garantire la dovuta partecipazione di tutti i portatori di interesse e contemporaneamente sarà sottoposto alla Valutazione Ambientale Strategica per la sua definitiva approvazione. Il Piano di Gestione Acque dell’Appennino Meridionale, approvato dal Consiglio dei Ministri del 10 aprile u.s., ad oggi costituisce il riferimento per la pianificazione e la programmazione, a scala di Distretto, delle risorse idriche. 11 L’attribuzione dello stato "buono" è stata effettuata analizzando le risultanze delle indagini analitiche effettuate su ciascuna sorgente da cui si evidenzia che la composizione chimica del corpo idrico sotterraneo è tale che le concentrazioni di inquinanti non presentano effetti di intrusione salina e non sono tali da comportare un deterioramento significativo della qualità ecologica o chimica di tali corpi nè da recare danni significativi agli ecosistemi terrestri direttamente dipendenti dal corpo idrico sotterraneo. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua Scarso TABELLA 20. CLASSIFICAZIONE DELLO STATO CHIMICO DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI - SCAS L’approvazione del succitato Piano di gestione avvenuta nella seduta del Consiglio dei Ministri del 10 aprile u.s. costituisce un’ulteriore conferma della condivisione ed attuazione di strategia di governo della risorsa idrica a scala di Distretto, nella cui direzione le Regioni del Distretto hanno inteso muoversi già con la sottoscrizione nel 2011 del Documento Comune di Intenti e del relativo Addendum 2012. In tale ottica ed in coerenza con quanto previsto dalla programmazione comunitaria è necessario e propedeutico che tutte le azioni da attuarsi in materia di governo delle risorse idriche, nel rispetto delle competenze dei singoli Enti, siano coordinate e coerenti con i contenuti e gli obiettivi del succitato Piano di Gestione. La programmazione di settore riveste inoltre un ruolo fondamentale nella politica di coesione 2014-2020 che è fortemente orientata ai risultati e si articola tramite una analisi di contesto, nella quale è fondamentale ricorrere alla pianificazione esistente e allo sviluppo delle priorità regionali (Strategia Europa 2020). Anche la Valutazione ex-ante riveste un ruolo centrale nella definizione dei programmi e, a cascata, nella declinazione di ciascuno degli obiettivi tematici individuati dalla Commissione Europea. Essa a ciascun livello dei Programmi Operativi deve dimostrare il nesso causale tra le varie azioni, gli output e i risultati attesi in modo da costruire una visione condivisa degli obiettivi del programma e del tipo di interventi necessari ai fini della loro realizzazione nell’ambito del partenariato. Diventa quindi fondamentale esaminare la pertinenza delle azioni mirate alle esigenze dei singoli territori con i relativi strumenti di programmazione. La Direttiva 2007/60/CE individua il quadro dell’azione comunitaria per la valutazione e la gestione dei rischi di alluvione e per la predisposizione del Piano di Gestione del rischio di alluvioni. Il D.Lgs. n. 49/2010 definisce il percorso di attuazione della disciplina comunitaria attraverso le seguenti fasi: regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 138 > 139 • valutazione preliminare del rischio di alluvioni entro il 22 settembre 2011 (art. 4); • aggiornamento e realizzazione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni entro il 22 giugno 2013 (art.6); • ultimazione e pubblicazione dei Piani di Gestione dei Rischi di alluvione entro il 22/06/2015 (art.7); • successivi aggiornamenti (2018,2019,2021). Ad oggi sulla scorta delle decisioni assunte dai Tavoli Tecnici attivati nell’ambito del Distretto idrografico dell’Appennino Meridionale (DAM), del documento di indirizzo predisposto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e del programma di lavoro redatto per il DAM, le Autorità di Bacino nazionale, interregionali e regionali operanti nel Distretto hanno completato le attività di predisposizione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni, valorizzando i contenuti dei vigenti Piani Stralcio dell’Assetto Idrogeologico, integrandoli laddove risultavano disponibili con le risultanze di ulteriori studi conoscitivi sul sistema fisico e sulle condizioni di pericolosità idraulica. Nell’ambito del percorso della partecipazione pubblica sono stati svolti il I e il II Forum di informazione e partecipazione pubblica del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni indetti dall’Autorità di Bacino Liri Garigliano e Volturno e sono in corso di svolgimento i forum regionali. STRUMENTI DI GESTIONE Innanzitutto si evidenzia che, rispetto ad un quadro legislativo nazionale frammentato, la Regione Basilicata è stata tra le prime Regioni in Italia con la L.R. 63/199612 ad istituire 12 Legge Regionale n. 63 del 23 dicembre 1996 "Istituzione del Servizio Idrico Integrato, delimitazione dell’Unico Ambito Territoriale Ottimale disciplina delle forme e dei modi di cooperazione fra gli Enti Locali" modificata ed un’unica Autorità d’Ambito sul territorio con un unico gestore del Servizio Idrico Integrato individuato nella Società Acquedotto Lucano S.p.A., società per azioni a capitale interamente pubblico,13 che, in data 1 luglio 2003, ha assunto la gestione dei servizi di fognatura e depurazione in tutti i 131 Comuni della regione ed il servizio di acquedotto in 67 dei Comuni regionali. In data 02 maggio 2004, a seguito dell’Accordo di Programma tra Puglia e Basilicata, Acquedotto Lucano ha assunto la gestione del servizio di acquedotto anche nei rimanenti 64 Comuni regionali, subentrando nella gestione ad Acquedotto Pugliese S.p.A. L’art. 2, comma 186-bis, della Legge 23 dicembre 2009, n. 191, come modificata dal d.l. 25 gennaio 2010, n. 2, convertito con modificazioni dalla legge 26 marzo 2010 n. 42 ha abrogato gli articoli 148 e 200, riguardante le AATO, del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 ed ha disposto la soppressione delle AATO. La L.R. n.33/2010 che all’art. 26 modifica la L.R. n. 63 del 23.12.1996 "Istituzione del servizio idrico integrato" ha individuato la Conferenza Interistituzionale quale organo subentrante nei rapporti giuridici in essere della sopprimenda AATO. Alla data del 31/12/2012 le AATO sono state definitivamente soppresse per cui, nelle more dell’espletamento delle procedure per la costituzione della Conferenza Interistituzionale Idrica, al Commissario nominato con DPGR n. 9 del 18/01/2012 sono attribuite le attività e le funzioni dirette a garantire la continuità amministrativa del S.I.I. PROGETTI Ulteriore azione strategica per promuovere lo sviluppo sostenibile del settore è il rafforzamento della dotazione infrastrutturale sia in termini di realizzazione di reti ed impianti che in termini di modernizzazione delle infrastrutture. Come illustrato nella descrizione dell’indicatore ACQ5 un programma di investimenti nel settore depurativo per complessivi € 32.200.000, in base alle priorità evidenziate nell’ambito dei fondi stanziati dallo Stato per il Piano per il Sud (Deliberazione CIPE n. 60/2012). Sulla programmazione comunitaria PO FESR 2007-2013 l’asse VII "Energia e sviluppo sostenibile" comprende tra gli altri l’obiettivo Specifico VII.2 "Garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche attraverso la razionalizzazione dei suoi diversi usi e standard di servizi uniformi sul territorio" con una dotazione di € 48.863.068,26. Nell’Obiettivo di cui sopra la linea di intervento VII.2.1.A., con una dotazione complessiva di € 45.224.020,09, è finalizzata al completamento, potenziamento ed adeguamento delle infrastrutture di adduzione, collettamento e depurazione. La Regione ha altresì candidato a finanziamento a valere sulle risorse premiali inerenti l’obiettivo di servizio "Tutelare e migliorare la qualità dell’ambiente in relazione al sistema idrico integrato" e collegate all’avanzamento di due indicatori S.10 ("Percentuale di acqua erogata sul totale dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione comunale") e S.11 ("Quota di popolazione equivalente servita da impianti di depurazione") un programma di investimenti nel settore idrico e fognario per ulteriori 18.000.000 di euro circa, destinati in parte ad aumentare in Regione le percentuali di collettamento e depurazione delle acque reflue ed in parte alla costruzione ed all’ammodernamento delle reti di distribuzione della risorsa con l’obiettivo di riduzione delle perdite nelle reti idriche. integrata con Legge Regionale n. 23 del 23 giugno 2003, ulteriormente modificata con la Legge Regionale n. 33 del 30/12/2010. 13 La gestione del Servizio Idrico Integrato è stata affidata ad Acquedotto Lucano S.p.A. con delibera di assemblea della Conferenza dei Sindaci e dei Presidenti delle Province n. 19 del 3 settembre 2002. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua congiuntamente da Gestore e Regione, è stato ammesso a finanziamento dal MATTM ACCORDI L’Accordo di Programma Quadro "Tutela e Gestione Integrata delle Risorse Idriche", sottoscritto a Roma in data 30/12/2002 e integrato dall’Addendum del 15/05/2003, ha ad oggetto un programma pluriennale di interventi mirati alla tutela, alla riduzione dell’inquinamento e al ripristino della qualità dei corpi idrici superficiali e sotterranei nel rispetto delle direttive comunitarie di settore. Il 5 agosto 1999 la Regione Basilicata, la Regione Puglia e il Ministero dei Lavori Pubblici (ora delle Infrastrutture e dei Trasporti) hanno sottoscritto un Accordo di Programma (AdP) finalizzato a regolamentare la programmazione e la gestione condivisa delle risorse idriche tra le regioni interessate. Finalità dell’Accordo è la gestione condivisa delle risorse idriche, messa in atto dalle due Regioni, per garantire le erogazioni necessarie a soddisfare il fabbisogno idrico, anche nei periodi di emergenza, avviando azioni di recupero e di risparmio della risorsa. L’AdP anticipa e sperimenta alcuni elementi cardine della Direttiva Comunitaria 2000/60 e rappresenta la prima forma in Italia di federalismo solidale per l’uso della risorsa idrica. L’Accordo si fonda sul principio, affermato a livello nazionale e comunitario, secondo il quale la politica di gestione e tutela della risorsa idrica deve necessariamente tener conto dello stretto legame esistente fra le acque e i bacini idrografici di riferimento. L’AdP applica inoltre il principio della valutazione economica richiamato dalla Direttiva, ai fini del recupero dei costi del servizio e delle risorse finanziarie per far fronte anche alle problematiche ambientali connesse alla realizzazione dei sistemi infrastrutturali. Le Regioni Puglia e Basilicata hanno determinato i costi di produzione dell’acqua all’ingrosso e, mediante l’individuazione di procedure e metodi condivisi, hanno stabilito la tariffa del servizio di approvvigionamento primario. I proventi tariffari vengono in parte utilizzati per interventi di manutenzione e riequili- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 140 > 141 brio ambientale nei territori in cui ricadono le infrastrutture idriche primarie. Il soggetto preposto al coordinamento ed alla gestione dell’AdP è l’Autorità di Governo, costituita dai Presidenti delle Regioni Basilicata e Puglia, che la presiedono con turni a cadenza annuale, e dal rappresentante del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. L’Autorità di Governo è supportata in tutte le attività, dalle Autorità di Bacino della Basilicata e della Puglia. Le funzioni dell’Autorità di Governo sono svolte, dal 2000 ad oggi, da un Comitato di Coordinamento, presieduto dal Presidente della Regione Basilicata e composto dall’Assessore alle OO.PP. della Regione Puglia delegato dal Presidente e dal Provveditore alle Opere Pubbliche di Puglia e Basilicata. Con lo specifico obiettivo di migliorare lo stato ambientale dei corsi d’acqua, con particolare riferimento a quanto rappresentato nell’indicatore ACQ2 per lo stato ecologico pessimo del T. Gravina, nel 2011 la regione ha promosso ed organizzato un Tavolo interregionale con la Regione Puglia, le A.R.P.A. di Puglia e di Basilicata, la Provincia di Matera ed Acquedotto Lucano S.p.A. per programmre ed avviare controlli, ciascuno per la propria competenza, sui depuratori (Altamura, Gravina, Matera) che scaricano nei torrenti Iesce e Gravina e sugli scarichi delle aziende zootecniche della zona. Ha inoltre candidato a finanziamento sul Piano per il Sud un intervento, per un importo di € 10.000.000,00 per il potenziamento ed adeguamento dei tre impianti di depurazione a servizio della città di Matera (Sarra, Pantano, Lamione) che scaricano nei torrenti Iesce e Gravina. STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE La gestione dei territori fluviali implica l’integrazione tra politiche e strumenti di tutela, il coordinamento di attori istituzionali e e necessita di processi partecipativi. In quest’ambito la Regione Basilicata è impegnata nella promozione ed attuazione sul territorio dei Contratti di Fiume, strumenti della programmazione negoziata, di governce e di gestione dei processi integrati per il recupero e la tutela dei bacini idrici14. Da menzionare il Patto della Val d’Ofanto presentato a Melfi il 27 aprile 2009 che si propone di rilanciare il modello di sviluppo endogeno della valle ofantina, fortemente legato alle sue peculiarità territoriali, pur senza negare le potenzialità del modello esogeno, delle iniziative imprenditoriali di origine esterna localizzate prevalentemente nei nuclei di sviluppo industriali dell’Alto e Medio Ofanto. Una esperienza analoga di riqualificazione partecipata è stata sviluppata nel bacino idrografico del fiume Noce. In ultimo, con D.G.R. 640 del 22 maggio Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Acqua 2012 la Regione Basilicata ha aderito alla Carta Nazionale dei contratti di fiume15. 14 Si inseriscono nel contesto normativo rappresentato dalla Direttiva Quadro 2000/60/CE, dalla Direttiva 2007/60 (relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvione) e dalla Direttiva Habitat 92/42/CE (creazione rete ecologica europea) che chiedono alla pubblica amministrazione di promuovere la governance delle acque e dei suoli in modo partecipato, considerando irrinunciabile la qualità partecipativa dei processi da avviare per raggiungere in modo efficace gli obiettivi di tutela dei territori fluviali. 15 La Carta Nazionale di Contratti di Fiume è stata elaborata a Milano nel 2010 da Regione Lombardia, Regione Piemonte, Autorità di Bacino del Fiume Po, Tavolo Nazionale dei contratti di fiume; è un documento teso ad incentivare un processo di programmazione negoziata e partecipata volta al contenimento del degrado eco-paesaggistico e alla riqualificazione dei territori dei bacini/sottobacini idrografici. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 142 > 143 FOCUS Gli accordi tra Regione Basilicata ed ENI del 1998 prevedono l’attività di estrazione per un periodo di sfruttamento di diversi anni. In considerazione quindi dei potenziali effetti sul contesto ambientale, la Regione Basilicata ha avviato studi e iniziative finalizzate sia alla valutazione dell’impatto sull’ambiente di tali attività antropiche che sulla salute delle popolazioni residenti nell’area. L’approccio proposto dal Progetto consente di valutare il rischio di diffusione di sostanze inquinanti sia nella fase di attività che definiamo ordinaria (estrazione, trasporto e lavorazione del greggio) e sia nel caso di sversamento accidentale. A partire dall’anno 2010, come previsto dalla Direttiva Acque 2000/60 e recepite dal decreto 260/2010, è stato avviato, in via sperimentale, il primo monitoraggio che definisce i criteri tecnici per la classificazione dello stato di qualità dei corpi idrici superficiali introducendo indicatori biologici quali i macrobenthos, le diatomee e macrofite ed i contaminanti. Le aree sottoposte a controllo sono quelle che rientrano negli obiettivi previsti dal Programma Operativo Val D’Agri, ivi compreso l’area di competenza di Tempa Rossa e quindi del costruendo Centro Oli Total. I comparti ambientali studiati sono le acque superficiali, i sedimenti fluviali, i suoli, le acque di falda, l’aria, i vegetali, gli alimenti. Lo studio dell’impatto su matrici quali suoli e acque superficiali e sedimenti è stato approfondito con lo studio di matrici bersaglio quali acque sotterrane, vegetali, matrici alimentari. Tutti i tematismi sono stati implementati in ambiente GIS per consentire, nel prosieguo del progetto, il trattamento dei dati con tecniche geostatistiche. In relazione alle acque superficiali, durante tale indagine sono stati monitorati i corsi del fiume Agri, Sauro, La Terra e di alcuni loro affluenti. Al fine di valutare una eventuale diffusione degli inquinanti anche alla matrice suolo è stato effettuato un controllo delle aree comprese nelle concessioni Volturino (pozzi CF1, CF3 e CF2x), Gorgoglione (pozzi Tempa Rossa) con prelievo di campioni intorno ai pozzi petroliferi nel comprensorio dei comuni di Calvello, Laurenzana, Anzi ed Abriola oltre che nelle aree limitrofe. Anche la falda del comprensorio è stata indagata attraverso lo studio e il controllo di circa settanta punti tra pozzi e piezometri in gran parte ubicati nell’intero comprensorio oltre che nell’area industriale di Viggiano. E’ stato avviato uno studio specifico finalizzato alla valutazione dell’accumulo di eventuali idrocarburi o loro derivati nelle matrici vegetali autoctone. Le attività sono state condotte per la ricerca di microinquinanti al di fuori delle centraline di biomonitoraggio, prendendo in esame alcuni campioni rappresentativi della vegetazione naturale presente nell’area in esame. I parametri ricercati sono rappresentati da IPA, PCB e metalli che in seguito a deposito atmosferico possono entrare nel ciclo biologico delle piante. Secondo quanto previsto da progetto è stato avviato, con il supporto ed in collaborazione con i funzionari dell’ALSIA, il piano di campionamento delle matrici alimentari ad uso umano e zootecnico prodotti nelle zone interessate dalla estrazione petrolifera della Val d’Agri. 1 Fonte: Progetto Val d’Agri. Studio finalizzato alla valutazione dell’impatto delle attività estrattive della Val d’Agri a cura della Metapontum Agrobios. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Lo stato ambientale dei corpi idrici interessati dall'impatto delle attività estrattive Lo stato ambientale dei corpi idrici interessati dall’impatto delle attività estrattive1 Al fine di valutare in maniera completa lo stato ecologico dei corsi d’acqua sono stati applicati una serie di indici quali l’indice biotico esteso IBE, l’Indice di Funzionalità Fluviale I.F.F., l’Indice Diatomico e la determinazione delle Macrofite. L’Indice diatomico o EPI-D (Eutropication and/or Pollution Index - Diatom Based) è un indice integrato ponderato di eutrofizzazione e/o polluzione basato sulla sensibilità delle Diatomee (alghe unicellulari che popolano sia le acque dolci che salate, con generi e specie diverse a seconda delle caratteristiche geografiche, ideologiche e chimico - fisiche del corpo idrico che le ospita) alle condizioni ambientali, soprattutto alla sostanza organica, ai nutrienti ed ai sali mineralidisciolti in acqua, in particolare ai cloruri. L’indice esprime pertanto un giudizio sulla qualità globale del corpo idrico, con riferimento al suo stato trofico ed ai fenomeni di polluzione organica e minerale. L’Indice macrofitico (Indice Biologique Macrophytique en Riviere IBMR) è una valutazione di presenza/assenza e abbondanza di un certo numero di taxa "indicatori". L’indice consente una valutazione dello stato ecologico delle acque in riferimento alla valutazione del grado di scostamento della comunità osservata nel sito di monitoraggio rispetto alla comunità di riferimento attesa in funzione della tipologia fluviale. Lo Stato Ecologico è stato dunque analizzato attraverso lo studio dell’Indice Diatomico, l’Indice Macrofitico e l’Indice Biologico Esteso. Di seguito sono stati riportati i giudizi di qualità a confronto. Torrente Rifreddo regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 144 > 145 2010 Va02 Va03 IBE EPI-D IBE EPI-D gennaio ‘10 - II II - marzo ‘10 II I-II II - luglio ‘10 - - - - settembre ‘10 - - - - dicembre ‘10 - II II - Per il Torrente Rifreddo nella stazione della sorgente del torrente Rifreddo Va03 la buona qualità delle acque è confermata dallo stesso risultato ottenuto con l’EPI-D e I.B.E., una seconda classe per entrambe le indagini, nei campionamenti condotti negli anni 2009 e 2010. Il giudizio di qualità espresso dal calcolo dell’Indice Biotico Esteso e dal calcolo dell’EPI-D, nella stazione codificata come Va02, sulla confluenza del torrente Rifreddo nella Diga del Pertusillo è risultato per entrambe le tipologie di indagini intermedia tra buona ed elevata nei due anni di indagini condotte. Torrente Casale 2010 Va06 Va05 IBE EPI-D IBE EPI-D II gennaio ‘10 I II II marzo ‘10 I - II - luglio ‘10 I II II II settembre ‘10 I I II II dicembre ‘10 I II II II IBMR Trofia elevata Il Torrente Casale nella stazione individuata alla sorgente del torrente Casale, Va06, la valutazione dell’Indice Biotico Esteso ha mostrato un qualità delle acque ottima, confermata da un numero di taxa elevato e da con una comunità abbastanza diversificata; la valutazione dell’Indice Diatomico ha rivelato una buona qualità delle acque. Alla confluenza del Casale nella Diga del Pertusillo, Va05, la valutazione dell’Indice Biotico Esteso ha mostrato una qualità delle acque ottima-buona, nell’anno 2009 e buona nell’anno 2010; la valutazione dell’Indice Diatomico ha rivelato una buona qualità delle acque nel corso dei Canale depuratore 2010 Va07 IBE EPI-D gennaio ‘10 III II marzo ‘10 II - luglio ‘10 II - settembre ‘10 III II dicembre ‘10 III II Il Canale depuratore zona industriale nel punto Va07 mostra che le classi di qualità ottenute con la valutazione dell’Indice Biotico Esteso e dell’Indice Diatomico differiscono tra loro, anche se di poco: la prima indagine ha rilevato un ambiente con moderati sintomi di inquinamento (Classe II-III), la seconda indagine una qualità delle acque buona (Classe II). IBE CLASSE di EPI-D Giudizio di qualità Qualità (CQ) IBMR Colore classe CLASSE di Colore classe CLASSE di Giudizio di Colore classe di qualità di qualità Qualità (CQ) qualità di qualità Qualità (CQ) OTTIMA ( I) Ambiente non inquinato o comunque non alterato in maniera sensibile OTTIMA ( I) IBMR>14 trofia molto lieve BUONA (II) Ambiente con moderati sintomi di inquinamento o alterazione BUONA (II) 14≥IBMR>12 trofia lieve MEDIOCRE (III) Ambiente molto inquinato o comunque alterato MEDIOCRE (III) 12≥IBMR>10 trofia media SCADENTE (IV) Ambiente molto inquinato o comunque molto alterato SCADENTE (IV) 10≥IBMR>8 trofia elevata PESSIMA (V) PESSIMA (V) IBMR≤8 trofia molto elevata Ambiente fortemente inquinato o comunque fortemente alterato Torrente Alli 2010 Va09 Va08 IBE EPI-D IBMR IBE EPI-D gennaio ‘10 I - - III II IBMR - marzo ‘10 I - - I - - luglio ‘10 I I I II settembre ‘10 I II Trofia media II III Trofia elevata dicembre ‘10 I - - III II - Il Torrente Alli nella stazione Va09, ubicata alla Sorgente del torrente Alli, evidenzia che il risultato ottenuto con la metodica I.B.E. si differenzia con quello ottenuto con la metodica EPI-D: nel primo caso la qualità delle acque è risultata essere ottima (I Classe di qualità) in tutti i campionamenti eseguiti negli anni 2009 e 2010. La qualità delle acque è risultata buona secondo la metodica EPI-D: il lieve disturbo ambientale è rilevato dalla comunità diatomica e non da quella dei macroinvertebrati. L’indice IBMR ha rilevato una trofia media. Alla confluenza del torrente Alli nel fiume Agri, Va08, e indagini sulla comunità macrobentonica hanno rilevato in Giugno e Settembre 2009 una buona qualità delle acque, in Gennaio 2010 un peggioramento (III Classe); una qualità ottima in primavera/ estate 2010 una buona qualità a settembre 2010 ed una mediocre qualità a Dicembre Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Lo stato ambientale dei corpi idrici interessati dall'impatto delle attività estrattive due anni. L’indice macrofitico ha rilevato una trofia elevata nella stazione in esame. 2010. Sia nell’anno 2009, che nel 2010, secondo la metodica EPI-D, la qualità è buona in tutti i mesi di campionamento, ad esclusione dei campioni prelevati a Settembre 2009 e Settembre 2010, in cui la qualità è mediocre. L’indice macrofitico applicato, ha rilevato una trofia elevata; Va08 è la stazione che presenta maggiore biodiversità, cioè un numero maggiore di specie di alghe, briofite, pteridofite e fanerogame. Fiume Agri 2010 Va11 Va10 Va19 Va04 IBE EPI-D IBE EPI-D IBE EPI-D IBE EPI-D gennaio ‘10 I I II I-II II II-III II II IBMR - marzo ‘10 I - II - II - II - - luglio ‘10 I - III II-III II - II - settembre ‘10 I - III III II II II II Trofia elevata dicembre ‘10 I - II II II II II II - Il calcolo dell’Indice Biotico Esteso per il Fiume Agri, ha evidenziato, nei due anni di indagini, un’ottima qualità (1 Classe) alla sorgente del Fiume Agri (Va11) che peggiora nettamente a mediocre (3 Classe) sotto Villa d’Agri, Va10 e migliora a buona (2 Classe) verso la confluenza nella Diga del Pertusillo (Va19 - area compresa tra Centro Oli e diga e Va04 - confluenza in diga); l’indice diatomico ha rilevato una ottima qualità alla sorgente, una Classe II-III (buona-mediocre) in Va10 e una qualità buona lungo il tratto del fiume verso l’immissione in Diga (Va19 e Va04). Il calcolo dell’indice macrofitico ha evidenziato una situazione di elevata trofia nella stazione di indagine Va04, Confluenza del fiume Agri nella Diga del Pertusillo. Torrente Camastra regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 146 > 147 2010 Va12 Va13 IBE EPI-D IBE Va21 EPI-D IBE EPI-D Va15 IBMR IBE EPI-D gennaio ‘10 II II-III II - II - - III - marzo ‘10 II II II II II II - II II luglio ‘10 II I II II II I Trofia elevata II I settembre ‘10 II II II II II II II II dicembre ‘10 II - II - II - - III - L’applicazione dell’indice biotico esteso al Torrente Camastra ha rilevato una buona (II Classe) qualità delle acque lungo tutto il tratto indagato del torrente Camastra, che è andata peggiorando alla confluenza, Va15, del Camastra in Basento raggiungendo un giudizio mediocre. La metodica seguita per calcolare l’EPI-D ha attribuito una Classe II lungo tutto il tratto del torrente Camastra; è tuttavia da segnalare un peggioramento della qualità da buono a mediocre (dalla II Classe a III) , alla confluenze Va12 e Va15, nei mesi invernali. A luglio 2010 è stato registrato un miglioramento della qualità delle acque (da buono ad ottimo), in Va15 e Va21. L’indice macrofitico ha evidenziato una trofia elevata nella stazione Va21, confluenza Camastra in Diga. 2010 Va18 Va20 Va16 Va17 IBE EPI-D IBE EPI-D IBE EPI-D IBE gennaio ‘10 II I II III II I III EPI-D I marzo ‘10 II I II I-II II II III II-III luglio ‘10 III II - - II II II I settembre ‘10 II - - - - - II - dicembre ‘10 II I II III II I III I L’indice biotico esteso calcolato per il Torrente Sauro ha evidenziato una miglioramento di qualità lungo il tratto indagato del Torrente Sauro, da mediocre, III Classe, (nei mesi estivi), nell’area sotto Corleto P. (Va18) a buono (II Classe) nell’area industriale di Guardia P. (Va16). Nella stazione Va17, confluenza Sauro in Agri, la comunità diatomiche indica una qualità buona nell’anno 2009 che diviene buona-mediocre in alcuni mesi dell’anno 2010. Il calcolo dell’EPI-D ha attribuito in generale una buona qualità tranne nel mese di Marzo 2010, in cui il giudizio è stato buono-mediocre alla confluenza del Sauro in Agri. Gli studi effettuati hanno consentito l’attribuzione dello Stato Ambientale al Fiume Agri e suoi affluenti nell’area oggetto di studio per gli anni 2000-2010. La mappa di seguito riportata rappresenta la definizione dello Stato Ambientale al 2010 dei corpi dirici oggetto di studio secondo la classificazione che ulizza l’IBE, il LIM e i parametri addizionali. FIGURA 1. STATO AMBIENTALE DEL FIUME AGRI E DEI SUOI AFFLUENTI, 2010 Fonte: Regione Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Lo stato ambientale dei corpi idrici interessati dall'impatto delle attività estrattive Torrente Sauro Potenza, viale del Basento. Antonio Bellotti Capitolo 9 Aria e Clima Il quadro normativo relativo alla qualità dell’aria negli ultimi anni si è notevolmente evoluto non solo per l’introduzione di limiti e standard sempre più restrittivi, ma anche nella definizione di un nuovo approccio di tipo sistemico ed integrato per il controllo, la gestione ed il miglioramento della qualità dell’aria. Il nuovo assetto normativo prevede che la valutazione della qualità dell’aria si sostanzi attraverso più strumenti conoscitivi di politiche che incentivano l’uso di tecnologie più avanzate nei processi di combustione, il miglioramento delle caratteristiche dei combustibili, la razionalizzazione dei flussi di traffico, hanno consentito un miglioramento generalizzato della qualità dell’aria. Di seguito sono illustrati i dati salienti inerenti la qualità dell’aria della regione Basilicata considerando quattro macro-aree: zona urbana e suburbana di Potenza; Matera, Pisticci e Ferrandina; Vulture-Melfese; Val d’Agri. CODICE INDICATORE/INDICE DPSIR UNITÀ DI FONTE COPERTURA COPERTURA STATO SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE ARPAB Basilicata Italia 2003-2011 ☺ ↑ ARPAB Basilicata 2010 ☺ ↑ ARPAB Basilicata Italia 2005-2010 ☺ ↑ ARPAB Basilicata 2006-2010 ↔ ARPAB Basilicata 2006-2010 ↔ MISURA ARI1 Rete di monitoraggio R ARI2 Anemologia dei siti di rilevamento S ARI3 Livello di inquinamento di fondo [SO2, NO2, C6H6, CO, O3 e PM10] e superamenti dei limiti normativi [PM10 e O3] P ARI4 Mappe delle piogge e delle temperature S ARI5 Standardized precipitation index S Numero N N TREND ARI1. RETE DI MONITORAGGIO La rete regionale della qualità dell’aria dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Basilicata (Arpab) è costituita da 11 centraline di differente classificazione e tipologia, per sensoristica installata e caratteristiche dell’area di installazione. Le tabelle 2 TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima quali le reti di monitoraggio, gli inventari delle emissioni, la modellistica, etc. L’adozione e 3 illustrano la sintesi delle principali caratteristiche, in termini di tipologia di stazione (Tabella 2) e strumentazione installata (Tabella 3). I dati sono visualizzabili in tempo reale presso il Centro di Acquisizione Regionale dell’Arpab. Nel 2003 sono state trasferite ad Arpab, dalla Regione Basilicata le prime sette centraline per il monitoraggio della qualità dell’aria ubicate nel comune di Potenza e nell’area del Vulture-Melfese. Successivamente, precisamente nel 2006, ben altre cinque stazioni di monitoraggio, acquistate dalla Regione, integrano la rete di monitoraggio dell’Arpab. Le attività inerenti al monitoraggio della qualità dell’aria sono volte a garantire il continuo ed efficiente funzionamento della rete di monitoraggio costituita da oltre 100 strumenti per la misura della qualità dell’aria e delle variabili meteorologiche a scala locale, distribuite negli 11 siti regionali; la produzione di dati validi da pubblicare per la diffusione dell’informazione quotidiana al pubblico ed il trasferimento annuale agli enti competenti quali Regione, ISPRA, MATT; lo sviluppo di applicazioni modellistiche attraverso la modellistica diffusionale di inquinanti in atmosfera; l’elaborazione di indicatori e di studi atti a valutare lo stato di qualità dell’aria. TABELLA 2. TIPOLOGIA DI STAZIONI DI RILEVAMENTO Nome stazione Provincia Stato di Disponibilità Upgrade Coordinate attività dati strumenti (WGS 84 - UTM33) Tipologia di Stazione regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 150 > 151 Fonte: ARPAB Ferrandina Matera Attiva 2006 627203 4482651 Rurale industriale La Martella Matera Attiva 2006 630724 4505130 Sub urbana - Industriale Pisticci Matera Attiva 2007 631358 4475577 Rurale industriale Lavello Potenza Attiva 2008 566004 4544386 Rurale industriale Lavello OLD Potenza Disattivata e disinstallata 2004 566229 4544685 Rurale industriale Melfi Potenza Attiva 2004 553833 4537990 Sub urbana - Industriale San Nicola di Melfi Potenza Attiva 2006 560730 4546385 Rurale industriale San Nicola di Melfi OLD Potenza Disattivata e disinstallata 2004 560207 4544603 Rurale industriale Potenza Viale dell'Unicef Potenza Attiva 2004 567342 4497770 Rurale industriale Potenza Viale Firenze Potenza Attiva 2004 567231 4500121 Rurale industriale Potenza San Luca Branca Potenza Attiva 2005 573821 4499593 Sub urbana - Industriale Potenza C.da Rossellino Potenza Attiva 2004 568643 4497504 Sub urbana - Industriale Viggiano Potenza Attiva 2006 576870 4463010 Rurale industriale 2006 2001 Sito Inquinanti misurati Sensori meteo Ferrandina Temperatura, pressione, pioggia, SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, BTX (Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio), PM10 umidità, radiazione solare globale, (Polveri inalabili), CH4 (metano), NMHC (idrocarburi non metanici) vento (direzione ed intensità) Lavello SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, BTX (Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio), PM10 (Polveri inalabili) Matera - La Martella Temperatura, pressione, pioggia, SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, BTX (Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio), PM10 umidità, radiazione solare globale, (Polveri inalabili), CH4 (metano), NMHC (idrocarburi non metanici) vento (direzione ed intensità) Melfi SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, CO (Monossido di carbonio), PM10 (Polveri inalabili) Pisticci Temperatura, pressione, pioggia, SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, BTX (Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio), PM10 umidità, radiazione solare globale, (Polveri inalabili), CH4 (metano), NMHC (idrocarburi non metanici) vento (direzione ed intensità) Potenza - V.le Unicef BTX (Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio), PM10 (Polveri inalabili) Potenza - V.le Firenze CO (Monossido di carbonio), PM10 (Polveri inalabili) Potenza - Rossellino SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), CO (Monossido di carbonio), PM10 (Polveri inalabili) Potenza - San Luca Branca Temperatura, pressione, pioggia, SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, BTX (Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio), PM10 umidità, radiazione solare globale, (Polveri inalabili), CH4 (metano), NMHC (idrocarburi non metanici) vento (direzione e intensità) San Nicola di Melfi SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, CO (Monossido di carbonio), PM10 (Polveri inalabili) Temperatura, pressione, pioggia, umidità, radiazione solare globale, vento (direzione e intensità) Viggiano SO2 (biossido di zolfo), NO2 (biossido di azoto), Ozono, BTX (Benzene, Toluene e Xylene), CO (Monossido di carbonio), PM10 (Polveri inalabili), CH4 (metano), NMHC (idrocarburi non metanici), H2S (solfuro di diidrogeno)[1] Temperatura, pressione, pioggia, umidità, radiazione solare globale, vento (direzione e intensità) Temperatura, pressione, pioggia, umidità, radiazione solare globale, vento (direzione ed intensità) TABELLA 3. STRUMENTAZIONI APPLICATE ALLE STAZIONI DI RILEVAMENTO [1] Nella stazione di Viggiano, l’analizzatore di H2S è stato istallato ad Aprile 201 Fonte: Arpab Temperatura, pioggia, umidità, radiazione solare globale, vento (direzione ed intensità) FIGURA 1. STAZIONI DI RILEVAMENTO PER LA QUALITÀ DELL’ARIA (2009) Fonte: Ispra Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima Temperatura, pressione, pioggia, umidità, radiazione solare globale, vento (direzione ed intensità) Nello specifico, l’attuale configurazione della rete di qualità dell’aria presente nel comune di Potenza comprende 4 centraline di misura, di cui 2 sono classificate come stazioni da traffico e 2 come industriali, ubicate in aree rispettivamente urbane e suburbane. La figura 2 mostra la distribuzione delle stesse nell’ambito urbano: le 3 stazioni comprese nel nucleo abitato di Potenza sono attive dalla nascita della rete ad opera della Regione Basilicata, invece la stazione di San Luca Branca è operativa dal 2005. FIGURA 2. DISLOCAZIONE DEI SITI DI MISURA NELL’AREA DI POTENZA Fonte: Arpab La rete di monitoraggio della qualità dell’aria nella provincia di Matera è costituita da 152 > 153 tre centraline posizionate rispettivamente a Matera, nella zona La Martella in posizione Nord-Ovest rispetto al centro cittadino (centralina sub-urbana - industriale), a SudEst della zona industriale di Ferrandina (centralina rurale - industriale), e all’interno della regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità zona industriale di Pisticci (centralina rurale - industriale). FIGURA 3. DISLOCAZIONE DEI SITI DI MISURA NELLE AREE INDUSTRIALI DI MATERA, PISTICCI E FERRANDINA. Fonte: Arpab Nella zona del Vulture sono presenti tre stazioni di monitoraggio rispettivamente posizionate a nord-ovest del centro abitato di Lavello (denominata Lavello), a sud-ovest di Melfi (Melfi) e la terza a sud dell’aria industriale di San Nicola di Melfi (San Nicola). La stazione di Melfi è classificata come suburbana-industriale, quella di Lavello urbanaindustriale, mentre San Nicola è una centralina di tipo rurale-industriale. FIGURA 4. DISLOCAZIONE DEI SITI DI MISURA NELL’AREA INDUSTRIALE DEL VULTURE - MELFESE Fonte: Arpab Le serie storiche dei dati validati partono dal 2004 con alcune interruzioni talora consistenti: • 2005 cabina di San Nicola di Melfi a causa del trasferimento della stazione in sito più idoneo e accessibile, nato anche lo spostamento in altro sito urbano, • 2009 cabina di Melfi per i danni generali alla strumentazione provocati da un fulmine. In Val d’Agri il monitoraggio della qualità dell’aria viene effettuato mediante l’impiego di cinque centraline fisse, di cui una preesistente (denominata Viggiano - Zona Industriale ed in funzione dal 2006) e quattro di nuova installazione (denominate Viggiano 1, Grumento Nova, Masseria De Blasiis, Costa Molina Sud 1, installate il 16 novembre 2011 e trasferite in proprietà all’ARPA Basilicata in data 4 settembre 2012), disposte nell’intorno del Centro Olio Val d’Agri. Presso le centraline Viggiano 1, Grumento Nova, Masseria De Blasiis e Costa Molina Sud 1 sono previsti: • l’acquisizione dei valori di concentrazione di: biossido di zolfo (SO2), ozono (O3), monossido di carbonio (CO), monossido di azoto (NO), biossido di azoto (NO2), ossidi di azoto (NOx), particolato atmosferico con diametro aerodinamico inferiore a 10 μm (PM10), particolato atmosferico con diametro aerodinamico inferiore a 2,5 μm (PM2.5), idrogeno solforato (H2S), metano (CH4), idrocarburi non metanici (NMHC Non-Methane-HydroCarbons), idrocarburi totali (THC - Total HydroCarbons), Composti Organici Volatili (COV): benzene (C6H6), toluene, etilbenzene, m,p,o-xileni (BTEX); composti odorigeni solforati- mercaptani; misura della concentrazione del Radon gas; • il campionamento e la successiva analisi, presso laboratori chimici certificati, degli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) e di tredici metalli pesanti (Al, As, Cd, Cr, Mn, Ni, Pb, Fe, Cu, Zn, Tl, Sb e V); Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima • 2007 cabina di Lavello in seguito a ripetuti atti di vandalismo che ne hanno determi- • l’acquisizione di parametri meteorologici quali temperatura, pressione, umidità relativa, precipitazione, radiazione globale e netta, velocità e direzione del vento, componenti U V W, velocità sonica e temperatura sonica. FIGURA 5. DISLOCAZIONE DEI SITI DI MISURA NELL’AREA INDUSTRIALE DI VIGGIANO Fonte: Arpab Presso la centralina Viggiano - Zona Industriale, invece, sono previste: • l’acquisizione dei valori di concentrazione di: biossido di zolfo (SO2), monossido di carbonio (CO), biossido di azoto (NO2), particolato atmosferico con diametro aerodi- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 154 > 155 namico inferiore a 10 μm (PM10), idrogeno solforato (H2S), metano (CH4), idrocarburi non metanici (NMHC - Non-Methane-HydroCarbons), Composti Organici Volatili (COV): benzene (C6H6), toluene e metaxilene e paraxilene, etil-benzene; • l’acquisizione di parametri meteorologici quali temperatura, pressione, umidità relativa, precipitazione, radiazione globale, velocità e direzione del vento. Da quanto illustrato, è evidente che le serie storiche dei dati hanno estensioni differenti e che in alcune stazioni sono state apportate delle integrazioni alla strumentazione presente in relazione alle esigenze del monitoraggio. La rete è in continua implementazione sia per soddisfare i requisiti richiesti dalla normativa che per garantire la massima efficienza della strumentazione installata. Inoltre nei comuni interessati più strettamente dall’attività petrolifera (Viggiano e Grumento Nova) si fa presente l’esistenza del documento "Adozione delle norme tecniche e delle azioni per la tutela della qualità dell’aria nei Comuni di Viggiano e Grumento Nova" del quale è stato preso atto con D.G.R. n.1640/2012 e che rappresenta uno strumento operativo finalizzato a prevenire il rischio che il nuovo scenario di sviluppo possa pregiudicare la qualità dell’ambiente e la salute umana. Esso, prendendo come riferimento le indicazioni riportate nell’Appendice IV del D.Lgs. 155/2010, è articolato in uno studio conoscitivo dell’area interessata, finalizzato alla ricognizione dello stato della qualità dell’aria e delle fonti inquinanti presenti, ed in una sezione dedicata alla individuazione, per gli inquinanti ritenuti più significativi (biossido di zolfo e idrogeno solforato), di valori soglia di intervento. In particolare, tali valori soglia sono stati ottenuti, con riferimento al biossido di zolfo, attraverso una riduzione dei valori limite di qualità dell’aria previsti dalla normativa nazionale (D.Lgs. 155/2010) e con riferimento all’idrogeno solforato, a causa dell’assenza di riferimenti legislativi nazionale, operando una riduzione del valore limite definito dal DPR 322/1971 attualmente abrogato. Inoltre, al fine di dare attuazione al principio di precauzione, citato nell’art. 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea finalizzato a garantire un alto livello di protezione dell’ambiente attraverso delle azioni di carattere preventivo, al raggiungimento delle suddette soglie sono stati identificati quattro livelli di attenzione, in corrispondenza dei quali sono state previste una serie di azioni preventive da mettere in atto a cura delle attività produttive che maggiormente contribuiscono a determinare il quadro emissivo. Nello specifico il documento sulle norme tecniche per la tutela della qualità dell’aria si basa su: • acquisizione delle informazioni tramite la nuova rete di monitoraggio della qualità dell’aria costituita dalle cinque centraline fisse; • individuazione dei valori soglia (o soglie di intervento) operando, con riferimento agli inquinanti ritenuti più rappresentativi (H2S e SO2), una riduzione del 20% dei valori limite normativi; • definizione di 4 livelli di attenzione correlati al numero di superamenti dei valori soglia stabiliti; • individuazione delle azioni preventive che la Società ENI SpA dovrà intraprendere in funzione del livello di attenzione all’interno del quale si colloca. Al fine di verificare l’esito degli effetti correlati alle azioni previste, l’A.R.P.A.B. attraverso l’analisi dei dati di qualità dell’aria provenienti dalla nuova rete di monitoraggio installata, svolgerà una costante attività di monitoraggio. Qualora gli esiti dell’attività di monitoraggio non risultino in linea con i risultati attesi, si provvederà ad intraprendere opportune azioni di miglioramento e correzione delle misure previste nel documento. Lo studio conoscitivo sullo stato attuale della qualità dell’aria è stato effettuato analizzando l’andamento storico dei dati A.R.P.A.B. relativi al periodo 2006 al 2011 ed acquisiti: • dall’unica centralina fissa di monitoraggio, ubicata in contrada Guardemauro nel ARI2. ANEMOLOGIA DEI SITI DI RILEVAMENTO Per un inquadramento completo dei siti di misura è importante poter valutare la capacità di dispersione degli inquinanti rilasciati in atmosfera. Si presenta la rosa dei venti locale con l’indicazione delle intensità e direzioni dei venti, utili ad individuare il carattere dei venti dominanti dovuto alla morfologia e all’orografia del terreno e determinare una direzione preferenziale di dispersione e trasporto dei rilasci in atmosfera. In particolare l’analisi anemologica della zona urbana e suburbana di Potenza mostra che la direzione prevalente dei venti registrati a Rossellino è coerente, seppur di minor intensità, con quella rilevata a San Luca Branca, benché presso il sito di Rossellino alcune direzioni siano decisamente schermate in seguito all’incidenza dell’orografia del territorio, della presenza di una boscaglia a sud-est, e di strutture antropiche a nord-ovest della centralina. Il confronto dei dati delle stazioni di Rossellino e San Luca Branca (figura 6) con dati su base ventennale1 relativi all’intera area urbana (figura 7) dimostra una prevalenza dei venti dal quadrante di Sud-Ovest, in prima istanza, e Nord, in seconda istanza. Tale evidenza anemometrica conferma che il sito di San Luca Branca è sottovento rispetto all’area industriale di Potenza. 1 Dall’analisi dei dati rilevati dall’Aeronautica, nel periodo 1980-2003, nel comune di Potenza, si è costruita una rosa dei venti dell’anno tipo. La stazione era ubicata nel centro storico su uno dei fabbricati più alti, di conseguenza l’anemologia derivante si può considerare rappresentativa di tutta l’area urbana. I dati sono tri-orari e risultano inesistenti i dati notturni, pertanto le prevalenze risultanti sono riferibili a situazioni diurne, informazione essenziale in quanto la componente turbolenta è essa stessa diurna. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima Comune di Viggiano; • attraverso le campagne di monitoraggio effettuate con mezzo mobile. FIGURA 6. ANEMOLOGIA NEI SITI DI ROSSELLINO E SAN LUCA BRANCA Fonte: Arpab FIGURA 7. ANEMOLOGIA DELLA CITTÀ DI POTENZA - DATI AERONAUTICA 1980-2003 156 > 157 Fonte: Arpab La provincia di Matera evidenzia una prevalenza dei venti a Pisticci da Sud/ Sud-Ovest, mentre nelle stazioni di Matera e Ferrandina si registra prevalenza di venti da Nord-Est, regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità con una presenza su Matera anche di venti da Nord-Ovest e Sud Est (figura 8). FIGURA 8. ANEMOLOGIA NEI SITI DI MATERA, PISTICCI E FERRANDINA. Nell’area del vulture la direzione del vento dominante in tutte e tre le stazioni è Ovest- Fonte: Arpab venti cumulativa degli anni 2004-2010 relativa alle stazioni di Lavello e Melfi. Sud Ovest, con un’occorrenza superiore da Ovest. Nella figura 9 è riportata la rosa dei FIGURA 9. ANEMOLOGIA NEI SITI DI SAN NICOLA DI MELFI E LAVELLO Fonte: Arpab La direzione di provenienza prevalente è chiaramente individuabile nel quadrante Nord Ovest, a cui è possibile associare anche i venti di maggiori intensità. Focalizzando solo sull’anno 2010, non risulta evidente alcuna direzione del vento prevalente. Manca la descrizione relativa al sito della Val d’Agri che deve essere aggiornato sulla base dei dati delle nuove centraline. FIGURA 10. ANEMOLOGIA NEL SITO DI VIGGIANO ARI3. LIVELLI DI INQUINAMENTO Si può definire l’inquinamento atmosferico come la presenza nell’atmosfera terrestre, che si propaga all’atmosfera degli ambienti confinati, di tutti gli agenti fisici, chimici e biologici modificanti le caratteristiche naturali atmosferiche potendo causare un effetto dannoso su esseri viventi e ambiente. Questi agenti di solito non sono presenti nella normale composizione dell’aria, oppure lo sono ad un livello di concentrazione inferiore. L’analisi delle emissioni è un elemento chiave per stabilire le priorità ambientali, individuare gli obiettivi e le relative politiche da adottare anche a scala locale. In particolare in questo lavoro, si è ritenuto di confrontare le serie storiche dei valori medi annui riferiti a SO2, NO2, C6H6, CO, O3 e PM10 così da fornire il quadro della qualità dell’aria regionale in termini di livello di inquinamento di fondo a cui è costantemente esposta la popolazione. Inoltre, sono evidenziati i superamenti dei limiti normativi dal 2004 al 2010 del PM10 e dell’O3, non essendo significativi i superamenti degli altri inquinanti. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima Fonte: Arpab FIGURA 11. PM10 - STAZIONI DI MONITORAGGIO PER CLASSI DEL NUMERO GIORNI DI SUPERAMENTO DEL VALORE LIMITE GIORNALIERO (50 μG/M3 DA NON SUPERARE PIÙ DI 35 VOLTE PER ANNO CIVILE) (2009) FIGURA 12. O3 - STAZIONI DI MONITORAGGIO PER CLASSI DI GIORNI DI SUPERAMENTO DELLA SOGLIA DI INFORMAZIONE (180 μG/M3) E PER TIPOLOGIA DI STAZIONE (2009) Fonte: Ispra AREA VASTA DI POTENZA Nel seguito è illustrato l’andamento dei dati medio annui dei parametri monitorati nei differenti siti dell’area di Potenza. FIGURA 13. BENZENE - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2005-2010 FIGURA 14. CO - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 158 > 159 Fonte: Arpa Basilicata FIGURA 15. NO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010 FIGURA 16. O3 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010 Fonte: Arpa Basilicata L’andamento del benzene (figura 13) è, nel corso degli anni, in lieve aumento nella stazione di San Luca Branca, nella quale si registra peraltro che un aumento della concentrazione media di CO (figura 14). Non mancano però valori di picco nella stazione di Viale dell’Unicef con occorrenze più frequenti in corrispondenza dell’avviamento di lavori di infrastrutturazione del sistema di trasporto viario proprio in tale zona. Il sito di Viale Firenze è rappresentativo di un’area di traffico cittadino nel settore Nord di Potenza, infatti, dalla lettura dei dati inerenti alla serie storica del monossido di carbonio (figura 14) risultano valori più elevati presso tale stazione rispetto agli altri siti e direttamente correlabili alle ore di maggiore traffico. I dati inerenti all’Ozono (figura 16) mostrano valori costanti nel sito di Rossellino che si mostra rappresentativo dell’area suburbana con il corrispondente numero di superamenti negli anni decrescente (figura 20). FIGURA 17. PM10 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010 FIGURA 18. SO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2005-2010 Fonte: Arpa Basilicata FIGURA 19. NUMERO SUPERAMENTI LIMITE GIORNALIERO PM10 2004-2010 FIGURA 20. SUPERAMENTI VALORE OBIETTIVO O3 20062010 Fonte: Arpa Basilicata Per quando riguarda l’SO2, i valori medio annui sono coerenti con quanto registrato in Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima altri siti industriali senza la presenza di attività correlabili al trattamento di materie prime contenenti zolfo. I valori orari sono comunque molto bassi e prossimi al limite di rilevabilità degli strumenti, pertanto quest’inquinante non è significativo per l’area suburbana di Potenza. Relativamente al PM10 (figura 17, figura 19), i valori medio annui più elevati si rilevano nella stazione urbana da traffico di Viale Firenze, complessivamente le concentrazioni hanno un trend annuo in diminuzione così come pure il numero dei superamenti della media giornaliera che dal 2006 non varca più la soglia dei 35 superamenti massimi in un anno. PROVINCIA DI MATERA Di seguito è rappresentato l’andamento dei dati medio annui dei parametri monitorati nei differenti siti delle principali aree industriali della provincia di Matera (Matera-PisticciFerrandina). FIGURA 21. BENZENE - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2006-2010 FIGURA 22. CO - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010 Fonte: Arpa Basilicata FIGURA 23. NO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010 FIGURA 24. O3 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010 Fonte: Arpa Basilicata Nella provincia di Matera il benzene è monitorato in tutte le stazioni della rete di monitoraggio ed i valori di concentrazione, calcolati come media annuale, sono ben al di sotto del limite previsto dalla normativa vigente, (valore limite pari a 5 μg/m3 media annuale calcolata su anno civile). In figura 21 risulta evidente un andamento crescente negli anni della concentrazione di benzene a Pisticci, meno marcato, invece, è l’aumento di tale concentrazione nella stazione di La Martella-Matera; opposto trend dimostra il grafico relativo alla stazione di Ferrandina, dove negli ultimi due anni si è registrato una riduzione del valore medio di concentrazione di benzene. Il Monossido di Carbonio ha valori attestati intorno a 0,35 μg/m3 in tutte e tre le centraline in esame (figura 22) con valori medi simili a quelle di altre stazioni suburbane e rurali. L’andamento delle concentrazioni annue di Biossido di Azoto (figura 23) e di Ozono (figura 24), appare essere costante soprattutto negli ultimi anni presi in considerazione, mantenendo costanti anche le differenze tra le centraline. I valori più elevati per quanto riguarda la concentrazione di Ozono si misurano nella zona industriale di Matera, dove anche il numero di superamenti del valore obiettivo per la protezione della popolazione (figura 28) è superiore alle 40 volte regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 160 > 161 negli ultimi 3 anni. FIGURA 25. PM10 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010 FIGURA 26. SO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2005-2010 Fonte: Arpa Basilicata FIGURA 27. NUMERO SUPERAMENTI LIMITE GIORNALIERO PM10 2004-2010 FIGURA 28. SUPERAMENTI VALORE OBIETTIVO O3 2006-2010 Fonte: Arpa Basilicata I valori di biossido di Zolfo sono perfettamente coerenti con il resto della regione (fatta eccezione per la Val d’Agri) e, con riferimento ai valori medi giornalieri e orari, i livelli misurati sono nettamente inferiori a limiti imposti dalla normativa vigente. Le polveri inalabili in termini di PM10 (figura 25), monitorate nelle stazioni di La Martella e Ferrandina, nel 2010 sono diminuite in tutto il territorio di Matera e i superamenti della media giornaliera di 50 μg/m3, non hanno mai raggiunto, dal 2006 ad oggi, il limite di trentacinque volte in un anno civile (figura 27) mostrando piuttosto un trend decrescente. VULTURE-MELFESE Di seguito si riporta un quadro di sintesi relativo alla serie storica dei dati medio annui dei parametri monitorati nei siti dell’area industriale del Vulture - Melfese. FIGURA 29. BENZENE - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2005-2010 FIGURA 30. CO - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010 Fonte: Arpa Basilicata FIGURA 31. NO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010 FIGURA 32. O3 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010 FIGURA 33. PM10 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010 FIGURA 34. SO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2004-2010 Fonte: Arpa Basilicata FIGURA 35. NUMERO SUPERAMENTI LIMITE GIORNALIERO PM10 2004-2010 FIGURA 36. SUPERAMENTI VALORE OBIETTIVO O3 2004-2010 Fonte: Arpa Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima Fonte: Arpa Basilicata L’andamento del Benzene, calcolato come media annuale, analizzato nella stazione di Lavello vede una diminuzione netta negli ultimi due anni (figura 29) comunque sempre inferiore al limite previsto dalla normativa vigente pari a 5 μg/m3 quale media calcolata su anno civile. Il Monossido di Carbonio viene monitorato in continuo in tutte e tre le centraline della zona del Vulture e mentre a San Nicola e Melfi il trend è pressoché costante, a Lavello rispetto agli anni 2004-2006, c’è stato un decremento dal 2008 in corrispondenza della riallocazione della cabina (figura 30). Dall’analisi dei dati di Biossido di Azoto e Ozono, dall’anno 2004 al 2010 (figure 26 e 27), è evidente che l’andamento è pressoché analogo nelle tre stazioni durante tutto il periodo, in particolare, a San Nicola dal 2007 si notano valori costanti per entrambi gli inquinanti. La concentrazione media annuale di Biossido di Zolfo mostrata (figura 34) nella zona del Vulture è caratterizzata da valori che rispecchiano pienamente il trend regionale, fatta eccezione per l’area della Val d’Agri. Il materiale particolato, PM10, evidenzia una progressiva diminuzione, negli anni, della concentrazione di polveri a Lavello, mentre a San Nicola e a Melfi tale concentrazione è più costante nel tempo (figura 33). I superamenti di PM10 del limite giornaliero di 50 μg/m3, valore da non superare più di trentacinque volte per anno civile, si sono notevolmente ridotti negli ultimi tre anni in tutte e tre le stazioni prese in esame; in particolare nel 2010 a San Nicola non ci sono stati superamenti, mentre a Melfi e Lavello si sono registrati, rispettivamente 1 e 2 superamenti del limite suddetto (figura 35). Relativamente all’Ozono, e in particolare al numero di superamenti del valore obiettivo per la protezione della salute umana, pari a 120 μg/m3 da non superare più di 25 volte per anno civile come media su 3 anni, questo ha negli anni un andamento crescente (figura 36), soprattutto nella stazione di San Nicola dove, nel 2008, è stato registrato il numero di superamenti è stato pari a 86 volte in un anno. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 162 > 163 VAL D’AGRI Di seguito si riporta una disamina dei dati medio annui dei parametri monitorati nei siti dell’area industriale della Val d’Agri. I dati utilizzati per effettuare la suddetta disamina sono relativi alla sola centralina di monitoraggio denominata Viggiano zona industriale, in funzione dal 2006. Non sono state, invece, eseguite elaborazioni e valutazioni sulle acquisizioni delle altre 4 centraline, in quanto le stesse sono in funzione da novembre 2012 ed i dati acquisiti sono sottoposti al processo di validazione di II livello solo dal 1 marzo 2013. E’ pertanto del tutto evidente che l’arco temporale è insufficiente per sviluppare elaborazioni significative e rigorose sul piano scientifico. Poichè l’interesse per la qualità dell’aria in Val d’Agri è rilevante, senza dubbio saranno sviluppate da parte della Regione Basilicata, dell’Arpa e dell’ Osservatorio Ambientale delle Val d’agri analisi, raffronti e rapporti sui parametri monitorati appena sarà disponibile una serie significativa di dati. FIGURA 37. BENZENE - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2006-2010 FIGURA 38. CO - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2006-2010 Fonte: Arpa Basilicata FIGURA 39. NO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2006-2010 FIGURA 40. O3 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2006-2010 Fonte: Arpa Basilicata I dati evidenziano il sostanziale rispetto dei limiti normativi per ogni inquinante monitorato: per quasi tutti gli inquinanti, gli anni con valori di concentrazione medio annua più elevata sono il 2007 e il 2008 con un decremento evidente nel 2009, ad eccezione di NO2 ed SO2. I dati di concentrazione delle medie annuali del benzene (figura 37), così come pure dei composti metanici e non metanici pur se non riportati, mostrano un andamento non difmedi orari che in alcune situazioni, in corrispondenza di condizioni micro-meteorologiche che favoriscono la dispersione e ricaduta verso N-NE, mostrano dati sopra la media annua. FIGURA 41. PM10 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2006-2010 FIGURA 42. SO2 - (μG/M3) MEDIA ANNUALE 2006-2010 Fonte: Arpa Basilicata FIGURA 43. SO2 - (μG/M3) MEDIA GIORNALIERA 2006-2010 FIGURA 44. NUMERO SUPERAMENTI LIMITE GIORNALIERO PM10 2006-2010 Fonte: Arpa Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima ferente dalle altre aree industriali. La particolarità dei trend rilevati in Val d’Agri è nei valori FIGURA 45. SUPERAMENTI VALORE OBIETTIVO O3 2006-2010 Fonte: Arpa Basilicata Il trend della concentrazione delle medie annuali dell’anidride solforosa ha un andamento crescente triplicando il valor medio annuale dal 2006 al 2010. Per meglio chiarire gli aspetti di qualità dell’aria legati all’SO2, è stato riportato il grafico della media giornaliera misurata nel corso dell’anno 2010 (figura 42). I valori medi giornalieri raggiungono picchi di concentrazione che sono circa 7 volte superiori al valor medio annuale registrato nell’anno 2010. Ed è altresì evidente come i valori di concentrazione dell’anidride solforosa siano nettamente più alti dei valori misurati nelle altre aree industriali esaminate. Per quanto riguarda l’Ozono (figure 39 e 44), il dato annuale rimane pressoché costante, ma diminuisce il numero di superamenti in termini di valore obiettivo della protezione della salute umana. ARI4. MAPPE DELLE PIOGGE E DELLE TEMPERATURE Per l’elaborazione delle mappe riveste particolare importanza la qualità del dato utilizzato, la disponibilità di informazioni distribuite uniformemente sul territorio regionale consente, tra l’altro, la spazializzazione delle grandezze misurate attraverso software ge- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 164 > 165 ostatistici. In particolare, i dati utilizzati per la redazione delle mappe riportate di seguito provengono dalla rete idrometeorologica dell’Arpab, che consta di circa 50 stazioni multi parametriche dotate di sensoristica varia: pluviometri, idrometri, termometri, igrometri, barometri, radiometri, anemometri, nivometri. La maggior parte di tali stazioni trasferiscono i dati in tempo reale, in tal modo è possibile avere riscontro immediato sull’attendibilità delle elaborazioni. I dati provenienti dalla rete confluiscono in un data base relazionale in cui sono archiviate informazioni che, per alcune stazioni, risalgono anche al 1916. Prima dell’archiviazione tutti i dati vengono controllati e validati, anche per mezzo della comparazione spaziale, eliminando eventuali errori legati alla periferica di memorizzazione o alla mancanza di copertura radio durante il trasferimento del dato in centrale. A monte delle elaborazioni è svolta un’approfondita analisi statistica spaziotemporale dei dati grezzi di precipitazione e di temperatura a scala regionale e su base mensile. FIGURA 1. MAPPA DELLE PIOGGE PER GLI ANNI 2006-20072009-2010 Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Aria e clima FIGURA 2. TEMPERATURE MEDIE ANNUALI Riferendosi alle temperature medie annuali, è possibile notare che l’anno 2009 (figura 2) è stato caratterizzato da valori di almeno un grado superiori agli altri anni: questo però non significa che il 2009 sia stato più caldo, ma che, evidentemente, in alcune giornate il termometro, sempre su valori medi, ha registrato temperature superiori. Infine, i livelli termici indicano uno scarto medio, tra Potenza e Matera, di circa 10°C sui valori massimi, che si riduce a 2÷3°C sui minimi notturni. ARI5. STANDARDIZED PRECIPITATION INDEX (SPI)2 E’ un indicatore in grado di evidenziare eventuali severe anomalie nella distribuzione spaziale e a diverse scale temporali delle piogge. In altre parole l’indicatore consente di definire lo stato di siccità in una località, si basa unicamente sulle osservazioni pluviometriche ed ha lo scopo di misurare il deficit di precipitazione per diverse scale temporali. Proprio la sua capacità di cogliere l’insorgere dei fenomeni siccitosi secondo differenti forme di aggregazione temporale (da 1 a 3 mesi per gli studi a breve termine, importanti per i consuntivi stagionali relativi al settore economico primario, fino a 48/72 mesi, per le analisi di bilancio idrologico di lungo periodo, strategiche nella pianificazione e gestione delle risorse idriche) e la sua capacità di monitorare spazialmente territori climatologicamente disomogenei, gli consente una notevole versatilità, molto apprezzata a livello tecnico. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 166 > 167 FIGURA 3. STANDARDIZED PRECIPITATION INDEX (SPI) Dall’esame dell’indice su base annuale emerge la costante anomalia positiva della zona del lagonegrese (classificata tra moderata ed estremamente umida) contrapposta al resto della regione (classificata praticamente normale) con valori dell’indice SPI per lo più compresi tra 1 e -1, nella media valle del Bradano, con minimi negativi (moderatamente siccitoso) nell’anno 2007 sul metapontino e nel 2009-2010 nelle aeree interne del materano. 2 McKee et al., 1993; McKee et al., 1995. A differenza di altri indicatori, lo SPI è basato esclusivamente su dati di precipitazione e matematicamente coincide con la variabile standard Z della trasformata, ad uguale probabilità, della distribuzione cumulata degli afflussi meteorici storici (Edwards and McKee, 1997) in una gaussiana standardizzata (distribuzione normale con media zero e deviazione standard unitaria). FOCUS Monitoraggio aerobiologico La qualità dell’aria può influenzare notevolmente lo stato di benessere delle persone, non solo per la presenza di molecole inquinanti, ma anche a causa della presenza in essa di alcune particelle di origine biologica (pollini, spore, acari, batteri, virus, alghe, ecc.). L’aerobiologia è la scienza che studia le particelle viventi presenti in atmosfera, le fonti che le producono, le modalità di trasporto nell’aria, gli effetti sull’ambiente, sull’uomo, su animali e piante, sui beni artistici e monumentali, sulle coltivazioni agricole e le derrate alimentari. L’aerobiologia si occupa in modo complementare alle ricerche chimiche e fisiche, anche di problematiche derivanti dall’inquinamento atmosferico. Le particelle biologiche atmosferiche che assumono maggiore importanza in relazione alle patologie a carico della popolazione umana sono: granuli di polline, spore fungine, actinomiceti, protozoi, prodotti di derivazione di artropodi, virus, batteri, alghe. Questi materiali costituiscono il cosiddetto aerosol biologico, responsabile delle allergie respiIl monitoraggio aerobiologico di pollini e spore allergenici aerodispersi è finalizzato ad evidenziare le variazioni quantitative e qualitative di tali particelle biologiche che si verificano nel tempo. Fornisce le concentrazioni medie giornaliere in numero di pollini/spore per metro cubo d’aria, applicando la metodica standard (UNI 11108:2004). Consente di offrire un servizio di supporto innanzi tutto nella prevenzione e cura delle patologie respiratorie di natura allergica, ma le ricadute di questa attività sono molteplici e riguardano: il clima, l’agricoltura, la biodiversità, il biomonitoraggio dell’inquinamento e la tutela dei beni artistici/culturali. L’ARPAB, come molte altre Agenzie Regionali/Provinciali per l’Ambiente, effettua il monitoraggio in continuo dei pollini allergenici aerodispersi nella città di Potenza dal 2004. Vengono monitorati, su tutto l’arco dell’anno, i pollini di 19 famiglie di piante e, dal 2005, 12 generi di spore fungine, rilevanti dal punto di vista allergenico e fitopatologico. I dati vengono resi noti costantemente alla cittadinanza attraverso la pubblicazione di bollettini settimanali sul sito istituzionale dell’Agenzia (www.arpab.it/aerobiologia), ma anche attraverso altre forme: produzione di materiali informativi; articoli sui quotidiani locali; interventi settimanali a Buongiorno Regione, trasmissione della TGR-RAI; Giornate del Polline; formazione/informazione a studenti ed insegnanti. La conoscenza del calendario di pollinazione costituisce, infatti, un valido strumento di prevenzione e supporto per i pazienti allergici e i loro medici. L’attività dell’ARPAB ha contribuito alla nascita di POLLnet, la rete nazionale di monitoraggio aerobiologico istituzionale del Sistema delle Agenzie Ambientali, facente capo all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ed inserita nel Sistema Informativo Nazionale Ambientale (SINAnet). POLLINE DI CUPRESSACEE I pollini di cupressacee sono responsabili del 20% delle pollinosi nell’Italia meridionale (Ariano R., Bonifazi F., 2006). Nell’ultimo periodo considerato (2005-2010) in Basilicata, l’andamento delle concentrazioni medie giornaliere, nell’arco dell’anno, dei pollini Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Monitoraggio aerobiologico ratorie e in particolare delle pollinosi. di Cupressaceae/Taxaceae1 (cipresso, tuja, libocedro, criptomeria, ginepro, tasso, ecc.), espresse in numero di pollini per metro cubo d’aria (P/m3) risult decisamente in aumento. Dall’andamento delle concentrazioni giornaliere del polline di cupressacee si evince che il periodo in cui è forte la presenza di questi allergeni va dalla fine di dicembre ad aprile, con punte massime tra fine gennaio e marzo. Le cupressacee rappresentano in media la quota maggiore di pollini campionati, che è il 35%. D’altronde il trend della percentuale rappresentata dal polline di Cupressaceae/Taxaceae rispetto al totale dei pollini campionati ogni anno nell’aria è un’informazione rilevante per quanto riguarda l’esposizione della popolazione a questi allergeni. Nel periodo considerato il trend è positivo: la percentuale di cupressacee sul totale di pollini catturati è in aumento: in media è il 35%. Tale aumento legittima a pensare che sia stato incrementato il numero di nuove piante di cipresso, pratica da sconsigliare fortemente. FIGURA 1. % DI CUPRESSACEAE/TAXACEAE SUL TOTALE DEI POLLINI CAMPIONATI OGNI ANNO, ANNI 2005-2010 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 168 > 169 Fonte: ARPAB POLLINI DI GRAMINACEE Quella delle Gramineae è una delle più grandi famiglie botaniche. Esse si trovano dappertutto sul pianeta, a tutte le latitudini (praterie, savane, steppe, ecc.), soprattutto negli spazi aperti, oltre a comprendere i cereali, coltivati da sempre dall’uomo a scopo alimentare; nella regione mediterranea si trovano in tutti gli habitat (boschi, prati, ruderi, prati incolti, bordi delle strade, ecc). Per fare qualche esempio, sono graminacee i generi: Poa, Bromus, Phleum, Agropyron, Cynodon, Dactylis, Lolium, Triticum, Avena, Hordeum, Secale, Zea, ecc. I pollini di graminacee sono responsabili del 40% delle pollinosi nell’Italia meridionale (Ariano R., Bonifazi F., 2006), ma, nel mondo, sono al primo posto in assoluto. Dall’andamento delle concentrazioni giornaliere del polline di graminacee risulta che tale polline è presente in concentrazione significativa da marzo a settembre, con una presenza massiccia a maggio, giugno e parte di luglio. Il trend della percentuale rappresentata dal polline di graminacee rispetto al totale dei pollini campionati ogni anno nell’aria, nel periodo 2005-2010 è in lievissimo aumento: la percentuale in media è dell’11%. 1 I pollini delle due famiglie botaniche delle Cupressaceae e delle Taxaceae sono indistinguibili al microscopio e quindi vengono contati insieme. Per semplicità si parla solo di Cupressaceae. FIGURA 2. % DI GRAMINAE SUL TOTALE DEI POLLINI CAMPIONATI OGNI ANNO, ANNI 20052010 Fonte: ARPAB POLLINI DI URTICACEE I pollini di urticacee sono responsabili del 60% delle pollinosi nell’Italia meridionale (Ariano R., Bonifazi F., 2006). Dall’andamento delle concentrazioni giornaliere del polline di concentrazione significativa da marzo a settembre, con i valori massimi tra fine maggio e metà luglio. FIGURA 3. ANDAMENTO DELLE CONCENTRAZIONI MEDIE GIORNALIERE NELL’ARCO DELL’ANNO DEI POLLINI DI URTICACEAE (PARIETARIA, ORTICA), ESPRESSE IN NUMERO DI POLLINI PER METRO CUBO D’ARIA (P/M3)(2005-2010) Fonte: Arpab Il trend della percentuale rappresentata dal polline di urticacee rispetto al totale dei pollini campionati ogni anno nell’aria è costante con una percentuale media dell’11%. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Monitoraggio aerobiologico urticacee risulta evidente che, pur essendo presente tutto l’anno, tale polline è si rileva in FIGURA 4. % DI URTICACEAE SUL TOTALE DEI POLLINI CAMPIONATI OGNI ANNO, ANNI 2005-2010 Fonte: ARPAB POLLINE DI OLEACEE I pollini di olivo sono responsabili del 25% delle pollinosi nell’Italia meridionale (Ariano R., Bonifazi F., 2006). Dall’andamento delle concentrazioni giornaliere del polline di oleacee si evince che le concentrazioni più elevate di questi pollini si rilevano tra fine aprile e giugno. Anche il trend della percentuale rappresentata dal polline di oleacee rispetto al totale dei pollini campionati ogni anno nell’aria si può dire costante e la percentuale in media è del 5%. FIGURA 5. % DI OLEACEAE SUL TOTALE DEI POLLINI CAMPIONATI OGNI ANNO, ANNI 20052010 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 170 > 171 Fonte: ARPAB POLLINE DI BETULACEE I pollini di betulacee sono responsabili del 5% delle pollinosi nell’Italia meridionale (Ariano R., Bonifazi F., 2006). Dall’andamento delle concentrazioni giornaliere del polline di betulacee si rileva che i valori più elevati di concentrazione si registrano tra fine febbraio e marzo. ll trend della percentuale rappresentata dal polline di betulacee rispetto al totale dei pollini campionati ogni anno nell’aria è costante con una percentuale in media del 6 %. FIGURA 6. % DI OLEACEAE SUL TOTALE DEI POLLINI CAMPIONATI OGNI ANNO, ANNI 20052010 Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Monitoraggio aerobiologico Fonte: ARPAB Pignola, Località Pantano area Ramsar. Vito Orlando Capitolo 10 Natura e biodiversità La conservazione della biodiversità e la tutela della natura non sono solo un obbligo morale nei confronti delle generazioni future, ma rappresentano, secondo la Convenzioindispensabili per conseguire uno sviluppo sostenibile. Sebbene non siano ancora note tutte le funzioni delle diverse specie nel bilancio naturale e i benefici da esse derivanti è necessario applicare il principio di precauzione finalizzato alla conservazione delle specie e del loro patrimonio genetico; infatti, maggiore è la diversità genetica maggiore sarà la capacità delle specie viventi di adattarsi ai cambiamenti climatici e di attivare risposte di resilienza1 ai processi di degrado fin qui attivati. La risposta europea a tali problematiche è stata la creazione di Rete Natura 20002, un processo obbligato di tutela e di valorizzazione degli ambienti di pregio naturalistico negli stati membri avvenuto tramite la realizzazione di una rete ecologica europea, che include in tutta Europa oltre 25.000 siti per la conservazione della biodiversità. In Italia, le Regioni coordinate dal Ministero dell’Ambiente, hanno individuato 2.564 siti Natura 2000 pari al 20% dell’intero territorio nazionale3. Rete Natura 2000 in Basilicata è costituita da 50 SIC (Siti di Interesse Comunitario) e 17 ZPS (Zone di Protezione Speciale) che, associate alle aree protette - Parchi Nazionali, Parchi regionali e Riserve Regionali - consentono la tutela del 23,7% del territorio regionale. Tale percentuale è legata all’elevato valore naturalistico, paesaggistico e ambientale della Basilicata, grazie alla grande variabilità del suo territorio e alla complessità naturalistica dovuta alla particolare posizione geografica e orografica: la dorsale appenninica e i 5 fiumi lucani costituiscono, infatti, corridoi naturali di connessione tra i diversi ambienti, con habitat ben conservati e peculiari, come ad esempio quelli calanchivi. Da qualche anno il Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, ha intrapreso una serie di azioni strategiche dirette alla conoscenza del patrimonio naturalistico lucano e, sucessivamente, mirate alla conservazione della natura e della biodiversità, concretizzatesi nella scelta di incrementare la superficie di aree protette regionali, nell’istituzione 1 Resilienza: la capacità di un ecosistema di ritornare in condizione di equilibrio a seguito di un disturbo. 2 Realizzata mediante l’attuazione delle direttive Habitat 92/43/CE e Uccelli 2009/147/CE. 3 Dati Ministero dell’Ambiente Tutela del Territorio e del Mare (anno 2010). Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità ne sulla diversità biologica, stipulata durante la Conferenza di Rio del 1992, gli elementi di nuovi siti RN2000 e aree protette, nella mappatura del Sistema Ecologico Funzionale Territoriale in cui si delinea la Rete Ecologica Regionale, nella realizzazione del Programma Rete Natura 2000, nell’applicazione di idonee Misure di Tutela e Conservazione e di Piani di Gestione. Di seguito viene riportata la tabella sintetica degli indicatori ambientali riferiti al modello DPSIR e scelti sulla base della rappresentatività su tutto il territorio regionale. TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata CODICE INDICATORE DPSIR UNITÀ 174 > 175 COPERTURA COPERTURA SPAZIALE TEMPORALE STATO TREND MISURA NAT1 Superficie aree naturali protette R Ha Ministero Ambiente; Dipartimento Ambiente; Regionale 1984-2012 ☺ ↑ NAT2 Strumenti di pianificazione Parchi R N Dipartimento Ambiente Regionale 2005-2012 ☺ ↑ NAT3 Siti Rete Natura 2000 R Num Ha Dipartimento Ambiente; Ministero Ambiente; UE Regionale 1995- 2012 ☺ ↑ NAT4 Habitat di interesse prioritario S/I Num Ha Dipartimento Ambiente Regionale 1995- 2012 ☺ ↑ NAT5 Zone umide RAMSAR e PMWI R Num Ha Dipartimento Ambiente; ARPAB; MATTM; Nazionale; Regionale; Internazionale 1984- 2012 ☺ − NAT6 Rete Ecologica Regionale S/R Dipartimento Ambiente Regionale 2006- 2012 ☺ ↑ NAT7 Specie animali e vegetali protette R Check list Regionali; Check list Nazionali; IUCN; DPGR 55/2005; Dir. 92/43/UE; Dir. 2009/147/UE Europea; Nazionale; Regionale 2005- 2012 ☺ − ☺ ↑ Num regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità FONTE DI NAT8 Distribuzione lontra S/I su territorio regionale Num Dipartimento Ambiente Regionale 2008-2010 NAT9 Pressione attività venatoria Num Piano Faunistico Venatorio regionale; Piani Faunistici Provinciali Regionale 2002 - 2013 I ↓ NAT1. SUPERFICIE TOTALE AREE NATURALI PROTETTE La superficie delle aree protette in Basilicata, distinta nelle diverse tipologie, raggiunge i 198.825 Ha pari al 19,9% dell’intera superficie regionale, percentuale di tutto rilievo rispetto alla media italiana che si attesta al 10,42%. Una così vasta superficie protetta è esempio concreto di politiche attente alla gestione contro la perdita di biodiversità, causata da interventi antropici a piccola e larga scala. Infatti, il territorio lucano protetto a vario titolo (Parchi nazionali, Parchi Regionali, Riserve, SIC e ZPS), pari al 23,7%, è costituito sia da aree di rilevanti dimensioni (versante lucano del Parco del Pollino, 87.000 ha) che da territori di ridotta estensione (es.: Riserva Lago Laudemio, 25 ha) a tutelare preziosi biotopi dalle importanti peculiarità ambientali. In termini di percentuale sul territorio protetto (figura 2), il peso incisivo è quello dei parchi nazionali, seguiti dai parchi regionali e dalle riserve. Come si evince dalla figura 1 la maggior parte della superficie protetta in termini di parchi e riserve, riguarda il settore centro-meridionale della Basilicata per il peso rilevante che rivestono il Parco del Pollino e il Parco dell’ Appennino Lucano, Val d’Agri Lagonegrese. La recente istituzione di quest’ultimo, che funge da cerniera tra il Parco del Pollino, il Parco del Cilento e il Parco di Gallipoli Cognato e delle Piccole Dolomiti Lucane realizza, nel concreto, il concetto di conservazione e di fruizione sostenibile dei territori, basato sulla connessione tra aree ad elevato valore ambientale e sul superamento della frammentazione da attuare mediante politiche di tutela e pianificazione condivise tra l’Ente Regione e gli Enti Gestori. Se si analizza la percentuale di superficie territoriale protetta per provincia si può constatare un notevole divario tra le due: la percentuale più ampia spetta al territorio della provincia di Potenza con Ha 190.261 (29% del territorio provinciale), mentre la provincia di Matera si attesta sui Ha 40.480 (11,7% del territorio provinciale). Tale divario, in parte colmato con l’istituzione della Riserva regionale dei Calanchi di Montalbano Ionico, potrebbe essere risolto con l’istituzione del Parco dei Calanchi per valorizzare un’area che presenta specie rare, habitat prioritari e paesaggi suggestivi. L’istituzione di nuove aree protette e nuovi siti di interesse comunitario, richiesti dall’Unione Europea ma anche fortemente auspicati dalle amministrazioni locali, consapevoli dell’elevato valore ambientale dei loro territori, delineano la maggiore sensibilità dell'opinione pubblica nei confronti di queste tematiche, indirizzata ad avviare buone pratiche ed attività sostenibili che consentano la salvaguardia di un patrimonio naturalistico prezioso ed eterogeneo. FIGURA 1. CARTA DELLE AREE PROTETTE DELLA REGIONE BASILICATA FIGURA 2. TIPOLOGIE AREE PROTETTE. % SULL’INTERA SUPERFICIE TUTELATA Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità NAT2. STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE DELLE AREE PROTETTE Gran parte degli strumenti pianificatori sono ancora in itinere in quanto vari fattori critici ne hanno rallentato l’attuazione. L'unico Parco ad essere dotato di uno strumento di pianificazione, è il Parco delle Chiese Rupestri del Materano dal 2005, mentre per il Parco di Gallipoli Cognato il piano è in fase di adozione. Il Parco Nazionale del Pollino, a causa della complessità territoriale ed amministrativa, ha tardivamente dato impulso Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità alla redazione del piano del Parco che, allo stato attuale, è in corso di adozione presso le due Regioni interessate: Basilicata e Calabria. Il Parco dell’ Appennino Lucano, Val d’Agri Lagonegrese istituito nel 2008, ha da poco avviato le procedure per la stesura del piano del Parco. Per le aree afferenti a Rete Natura 2000 di Basilicata sono state redatte Misure di Tutela e Conservazione (adottate con D.G.R. n. 951/2012 e D.G.R. n 30/2013) e Piani di Gestione (in fase di revisione tecnico-amministrativa). Con gli strumenti di pianificazione si intende valorizzare tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell’uomo e delle sue attività tradizionali, principalmente legate all'agricoltura, permettono il mantenimento di un equilibrio tra attività antropiche e natura e rivolgere l’attenzione non solo, alle aree particolarmente vocate dal punto di vista naturalistico ma anche ai settori antropizzati, per radicare un approccio di conservazione e di sostenibilità più ampio, che si basi sulla nuova concezione di Rete Ecologica di Basilicata. NAT3. SITI RETE NATURA 2000 La Rete Natura 2000 è costituita da SIC (Siti di Interesse Comunitario, future ZSC (Zone Speciali di Conservazione) e ZPS (Zone di Protezione Speciale), i primi legati alla direttiva Habitat 92/43/CE ed i secondi alla direttiva Uccelli 2009/147/CE, istituiti con la finalità principale di contrastare la perdita di biodiversità. Complessivamente, la Rete Natura in Basilicata è composta da 50 SIC e 17 ZPS che occupano una superficie di 170.574 Ha, in parte ricadente nei territori di Parchi Nazionali, Regionali e Riserve. La figura 3 mostra la distribuzione dei siti in Basilicata indicando la valenza del territorio lucano di molte specie ed ambienti di pregio; evidenzia, inoltre, una copertura piuttosto uniforme a livello territoriale, interessando la provincia di Potenza dai suoi limiti settentrionali (Lago del Rendina - Monte Vulture) a quelli più meridionali (Pollino - Costa di Maratea) e la provincia di Matera dai siti del litorale jonico (tra i quali il prezioso Bosco planiziale di regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 176 > 177 Policoro) all’area delle Gravine di Matera, ai confini con la Puglia. Continuando a perseguire obiettivi di tutela del territorio ed attenendosi alle indicazioni dell’Unione Europea di ampliare la superficie relativa a Rete Natura 2000, dal 2005 ad oggi sono stati istituiti 3 nuovi SIC e 3 nuove ZPS. Come si evince dalla tabella 2, sono stati individuati sia SIC con superfici ragguardevoli (Monte Coccovello con 2.981 Ha) sia siti di piccola estensione come il SIC/ZPS Valle del Tuorno-Bosco Luceto che, nei suoi 75,3 Ha racchiude ambienti di notevole valore naturalistico, con vegetazione arborea ripariale, erbacea a megaforbie (legata ai luoghi umidi) e cenosi di forra, i quali ospitano importanti specie di avifauna, tanto da poter classificare il sito anche come ZPS. Inoltre, con D.G.R. n. 86 del 29 gennaio 2013, la regione Basilicata ha proposto 5 nuovi SIC (in questa fase denominati pSIC) quali: IT9210125 Timpa dell’Orso-Serra del Prete, IT9210130 Bosco di Chiaromonte Piano Iannace, IT9210135 Piano delle Mandre, IT9210146 Pozze di Serra Scorzillo, IT 9210175 Valle Nera-Serra di Lagoforano per una superficie complessiva di 4.295,52 ha. Per quanto attiene la conservazione degli habitat all’interno dei SIC (figura 4) si può dire che, in generale, risulti piuttosto favorevole, non rinvenendosi in nessun caso condizioni di degrado evidente. La migliore condizione ecologica è da attribuirsi alle praterie, seguite dalle formazioni igrofile; le formazioni forestali posseggono nella maggior parte dei casi - i caratteristiche strutturali ed ecologiche da ritenersi stabili e buone indicazioni provengono anche per gli habitat arbustivi, come la macchia mediterranea e per le praterie rocciose, in stato di conservazione soddisfacente nel 65% circa dei casi; la peggiore condizione è quella degli habitat adunali, in stato non favorevole per oltre il 60% della superficie da essi occupata. Da sottolineare, inoltre, l’estensione a mare dei siti Natura 2000 presenti sia lungo la costa ionica che lungo la costa tirrenica, in risposta alle richieste dell’Unione Europea per l’individuazione di siti marini: su tali siti è obbligatorio, secondo le normative europee e nazionali, attivare concrete politiche di tutela e conservazione. La Basilicata ha affrontato il tema Rete Natura 2000 dotandosi di un Programma "Rete Natura 2000 di Basilicata" articolato in 3 fasi operative: • Fase I: Analisi di campo con aggiornamento di dati e cartografie • Fase II: Redazione di Misure di Tutela e Conservazione • Fase III: Redazione di Piani di Gestione Il Programma è stato realizzato dall’Ufficio Tutela della Natura con il coinvolgimento di 15 Istituzioni Scientifiche (coordinate in una Cabina di Regia) di livello nazionale affiancate da 150 giovani professionisti (organizzati in gruppi interdisciplinari) botanici, forestali, zoologi, geologi, ingegneri ambientali, agronomi, architetti con profili professionali idonei alla attuazione del programma, che hanno svolto rilievi di campagna e redatto dei report di medio termine e definitivi sullo stato ambientale dei Siti 2000. L’adozione delle MTC ha consentito al Ministero dell’Ambiente di mettere in atto la procedura di designazione delle ZSC (Zone di Conservazione Speciale) di 20 Siti di interesse Comunitario mediante l’emanazione di un D.M. da parte del Ministero la cui versione definitiva è in corso di stesura. L’individuazione delle ZSC porterà la Basilicata ad essere la prima regione italiana compresa nella Regione Biogeografica Mediterranea ad aver adempiuto agli obblighi derivanti dalla Direttiva Habitat in fatto di ZSC. Le strategie di conservazione adottate per i siti comunitari dalla Regione Basilicata consentiranno una migliore gestione finalizzata alla tutela della biodiversità in essi contenuta, garantendo il perseguimen- FIGURA 3. CARTA DEI SIC E DELLE ZPS DELLA REGIONE BASILICATA Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità to degli obiettivi intrapresi con l’istituzione di Rete Natura 2000. FIGURA 4. CONDIZIONE ECOLOGICA HABITAT LUCANI Verde = favorevole Giallo = non adeguato Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata TABELLA 2. SUPERFICIE SITI DI NUOVA ISTITUZIONE Siti di interesse comunitario Tipologia Superficie (ha) Lago del Rendina SIC/ZPS © 670,3 Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata Monte Coccovello, Monte Crivo, Monte Crive SIC/ZPS © 2.981,1 Valle del Tuorno-Bosco Luceto SIC/ZPS © 75,3 Appennino Lucano, Monte Volturino ZPS 9.736,4 Appennino Lucano, Val d'Agri, Monte Sirino, Monte Raparo ZPS 36.546,7 Massiccio del Monte Pollino e Monte Alpi ZPS TOTALE 88.052,4 138.062,2 NAT4. HABITAT DI INTERESSE PRIORITARIO Gli habitat prioritari, particolarmente vulnerabili a livello europeo, possono essere considerati tra gli elementi di maggior rilievo di un territorio, essendo i punti cardine di Rete regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 178 > 179 Natura 2000. Tra le 61 tipologie di habitat individuate nei SIC lucani, 12 sono di habitat prioritari rilevati nelle analisi di campo effettuate su 48 SIC indagati, numero di un certo rilievo, considerato che in totale il manuale degli Habitat elenca 34 tipologie prioritarie per l’intero territorio europeo e che la superficie della Basilicata ne rappresenta solo lo 0,023%. Le tipologie di habitat prioritari lucani, anch'essi legati alla diversità ambientale della regione, vanno da quelli costieri come l’habitat 1120 - Praterie marine di Posidonia, individuato lungo la costa tirrenica (consentendo l’estensione a mare dei tre siti costieri), a quelli di fascia montana come l’habitat 9210 - Faggeti degli Appennini con Taxus ed Ilex. TABELLA 3. ELENCO HABITAT PRIORITARI PRESENTI NEI SIC LUCANI Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata CODICE DENOMINAZIONE HABITAT PRIORITARIO 1120* Praterie di Posidonia (Posidonion oceanicae) 2250* Dune costiere con Juniperus spp. 3170* Stagni temporanei mediterranei 6210(*) Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee) 6220* Percorsi steppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea 8240 Pavimenti calcarei 91AA* Boschi orientali di quercia bianca 91E0* Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) 9180* Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion 9510* Foreste sud-appenniniche di Abies alba 9210* Faggete degli Appennini con Taxus e Ilex 9220* Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggete con Abies nebrodensis FIGURA 5. ESTENSIONE HABITAT PRIORITARI ALL’INTERNO DELLA RN2000 LUCANA Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata Tra le peculiarità ambientali spicca l’habitat prioritario 6220 - Percorsi substeppici di graminacee e piante annue, in aree calanchive (Foto 1) a cui afferiscono cenosi rientranti nella classe Lygeo-Stipetea e caratteristiche delle formazioni argillose presenti lungo il settore materano del fiume Basento. Specie guida della classe è Lygeum spartum, una graminacea che svolge un ruolo fondamentale nel contenimento del suolo grazie al suo apparato radicale fascicolato, capace di adattarsi ai continui movimenti edafici. Importante sottolineare come, anche per gli habitat prioritari, vi sia un risvolto applicativo della condizione di tutela che conduce ad un uso sostenibile degli stessi, come si verifica per le praterie dei Festuco-Brometalia (Habitat 6210*), presenti ad esempio nei SIC Bosco di Rifreddo, Faggeta di Moliterno, Monti Foi, storicamente utilizzate come pascoli. In tali si conterrà l'ingresso di specie arbustive ed arboree, permettendo alle specie erbacee tipiche, ed in particolare alle orchidee, di svilupparsi. E’ da porre in evidenza lo stato di conservazione degli habitat rilevati quasi tutti in una situazione favorevole. In linea con le caratteristiche ambientali regionali, sono gli habitat forestali della fascia montana (9210 e 9220) ad occupare superfici di maggior rilievo (figura 5), seguiti da quelli prativi sopra citati (6210). FOTO 1. CALANCHI CON HABITAT 6220 IN BASILICATA NAT5. ZONE UMIDE RAMSAR E PMWI Le zone umide sono ambienti caratterizzati da una elevata diversità ecologica ma contraddistinti da una considerevole fragilità ambientale, tanto da contenere specie e habitat fortemente minacciati. A livello internazionale l’importanza delle Zone Umide è sancita dalla Convenzione di Ramsar, che tutela tali biotopi essenziali alla vita di uccelli che devono percorrere particolari rotte migratorie attraverso diversi Stati e Continenti per raggiungere ad ogni stagione i differenti siti di nidificazione, sosta e svernamento. A livello europeo la tutela è avvenuta con l'emanazione della direttiva Quadro sulle Acque Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità cenosi, consentendo la fruizione pabulare agli animali presenti allo stato semi-brado, che si integra con le direttive Habitat e Uccelli. In Basilicata le zone umide Ramsar sono due: il Lago Pantano di Pignola, in provincia di Potenza e il Lago San Giuliano (Foto 2), in Provincia di Matera, designato anche SIC. FIGURA 6. ZONE UMIDE RAMSAR E ZONE PMWI DELLA BASILICATA Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata I laghi di Pignola e San Giuliano sono aree molto importanti per l’avifauna, sia per le specie stanziali che per quelle migratorie, in gran numero elencate nell’Allegato 1 della Direttiva Uccelli 2009/147/CE, come la egretta garzetta (Foto 3) da cui la classificazione anche come Zone di Protezione Speciale (ZPS). Inoltre, il Lago di Pignola risulta anche Oasi WWF dal 1980 e centro CRAS per il recupero dei rapaci feriti. Il riconoscimento di regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 180 > 181 aree umide di livello internazionale e la ricchezza di ambienti umidi artificiali e naturali nel territorio lucano di dimensioni variabili, dai piccoli stagni alle dighe artificiali di notevoli dimensioni, ha spinto il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata a partecipare ad un Tavolo nazionale finalizzato alla realizzazione di un inventario delle zone umide (il Pan Mediterranean Wetland Inventory - PMWI) secondo la metodologia di MedWet e la definizione di indicazioni per la loro tutela. FOTO 2. IL LAGO DI SAN GIULIANO Autore: Vito Orlando FOTO 3. EGRETTA GARZETTA (GARZETTA) Autore: Vito Orlando NAT6. RETE ECOLOGICA REGIONALE L’inserimento della Rete Ecologica nella pianificazione territoriale rappresenta uno strumento efficace sia dal punto di vista tecnico che amministrativo poiché permette di contrastare la frammentazione dei territori più fragili e degli ecosistemi più rari, di progettare i maniera integrata il territorio mediante l'interazione tra attività dell'uomo e conservazione dei sistemi naturali. La Rete Ecologica di Basilicata si delinea come una infrastruttura di sostegno allo sviluppo compatibile e come offerta di beni e valori del territorio ed ha diverse accezioni quali: a) sistema interconnesso di habitat; b) sistema di parchi e riserve; c) sistema paesaggistico; d) scenario ecosistemico polivalente. Alla base della tutela e della concretizzazione della rete ecologica di Basilicata (REB), vi è l'analisi approfondita, sviluppata all'interno del lavoro Sistema Ecologico Funzionale Territoriale che ha visto le seguenti fasi: • INDIVIDUAZIONE DI AMBITI TERRITORIALI OMOGENEI su base geopedologica, definiti Sistemi di Terre (es.: Alta Montagna, Pianure Alluvionali, Terrazzi Marini etc., figura 7) e delle Unità ambientali in essi rinvenibili (es.: formazioni montane, formazioni mesofile etc.); FIGURA 7. I SISTEMI DI TERRE DELLA REGIONE BASILICATA • IDENTIFICAZIONE DI UN SET DI MACROINDICATORI di sensibilità ecologica e di pressione antropica per la definizione della fragilità ecologica degli habitat (es. consumo di habitat, grado di compattezza dell’habitat, isolamento etc.); • ANALISI DELLA FRAMMENTAZIONE per Sistemi di Terre, eseguita attraverso l’applicazione indici descrittivi e specifici, utilizzando software basati sui principi della Landscape Ecology. La fase analitica sopra descritta si è poi esplicata nel Progetto Sperimentale della Rete Ecologica di Basilicata, partito dall'elaborazione di numerose carte tematiche di base (es Carte dei sistemi di terre, Carta della qualità ambientale intrinseca, Carta della rarità etc.) e di cartografia relativa alle dinamiche di trasformazione del territorio e alla sua qualità ambientale a cui ha fatto seguito la definizione dello Schema di Rete Ecologica (figura 8) così articolato: • IDENTIFICAZIONE DELLE AREE CENTRALI O NODI DELLA RETE ECOLOGICA (aree di persistenza forestale o pascolativa > 5 Ha); • CARATTERIZZAZIONE DELLE AREE CENTRALI O NODI; Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità Fonte: Fonte: A.A.V.V. (a cura di Regione Basilicata), 2009. Sistema Ecologico Funzionale Territoriale • IDENTIFICAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLE AREE CUSCINETTO (buffer); • DEFINIZIONE DELLE DIRETTRICI DEI CORRIDOI ECOLOGICI (direttrice dei nodi costieri, dei corridoi fluviali, dei nodi montani e collinari); FIGURA 8. SCHEMA DI RETE ECOLOGICA REGIONALE regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 182 > 183 Fonte: A.A.V.V. (a cura di Regione Basilicata), 2009. Sistema Ecologico Funzionale Territoriale L’applicazione concreta sul territorio della Rete Ecologica di Basilicata potrà essere collegata alla futura redazione del Piano Paesaggistico, attingendo ai contenuti tecnici del Sistema Ecologico Funzionale Territoriale e del Programma Rete Natura 2000. In fase di redazione del piano, si dovrà approfondire la scala della Rete Ecologica attraverso il confronto con le amministrazioni locali da considerarsi parte attiva di questo processo di pianificazione, individuandole porzioni del loro territorio da inserire nella rete. Al fine di rafforzare il concetto di "Rete" tra i parchi è stato finanziato, con il PO-FESR 2007-2013, un progetto di azioni immateriali di valorizzazione dei 4 parchi ricadenti nel territorio Lucano, denominato "Naturarte", per la cui attuazione è stato firmato un Protocollo d’intesa tra i parchi e la Regione Basilicata. Le azioni previste nel progetto sono indirizzate a creare una maggiore sinergia tra gli Enti Gestori in un’ottica di "Rete". NAT7. SPECIE DI FLORA E FAUNA PROTETTE Il livello di biodiversità della Basilicata è ben sintetizzato dall'elevato numero di specie animali e vegetali riportati negli allegati delle Direttive: nel complesso si contano ben 282 entità relative all'Art. 4 Dir. Uccelli e all'All. 2 Dir. Habitat a cui si associano molteplici altri taxa protetti a vario titolo (figura 9). Particolare rilevanza assumono le 75 specie dell’Allegato I della Direttiva Uccelli tra cui si rinviene il capovaccaio (Neophron percnopterus, Foto 4) che mantiene due coppie nidificanti, il nibbio reale (Milvus milvus), presente in Basilicata con l’80% della popolazione italiana, Ciconia nigra, riportata per ben 10 SIC lucani, diverse specie di falco come il famoso falco grillaio (Falco naumanni), presente come specie nidificante proprio nella città di Matera. I taxa dell’Allegato II della Dir. Habitat sono invece 36 di cui 6 prioritari, distribuiti tra diversi gruppi animali (figura10). Tra questi spicca Canis lupus il cui areale si è allargato a tutta la catena Appenninica con un numero stimato di individui che si aggira intorno alle 1000 unità. FIGURA 9. TIPOLOGIE SPECIE PROTETTE IN RN 2000 (N.) FIGURA 10. NUMERO DI SPECIE ALL.II DIR. HABITAT E TAXA DI APPARTENENZA Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata In Basilicata, grazie ad interventi di wolf-howling condotti in più siti RN2000, la presenza risulta diffusa e la condizione ecologica nel complesso favorevole. Tra le specie vegetali è di rilievo la presenza di Himantoglossum adriaticum, orchidacea segnalata solo per il SIC Faggeta di Moliterno e Stipa austroitalica, graminacea di praterie xeriche ben rappresenspecie vegetali lucane a diverso grado di protezione. Il valore biogeografico delle specie vegetali protette lucane può definirsi in generale medio-alto: si pensi ad esempio ad Achillea lucana, Campanula pollinensis, Dianthus vulturius (Foto 5), specie erbacee presenti solo in Basilicata. Non sono da meno le specie forestali protette tra cui spiccano Abies alba, Acer lobelii (ora Acer cappadocicum subsp. lobelii), Pinus leucodermis. Le indagini di campo effettuate con il Programma Rete Natura 2000 inducono ad un aggiornamento dell'elenco delle specie protette vulnerabili e rare che consentirà l'individuazione di specie appartenenti ad habitat prioritari e di specie che necessitano una tutela mediante azioni pianificate negli idonei strumenti di gestione. FOTO 4. NEOPHRON PERCNOPTERUS Autore: Vito Santarcangelo Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità tata sul territorio lucano. Con il D.P.G.R. 55/2005, la Regione Basilicata ha individuato le FOTO 5. DIANTHUS VULTURIUS Autore: Giovanna Potenza NAT8. DISTRIBUZIONE LONTRA SU TERRITORIO REGIONALE La lontra (Lutra lutra) è specie di Allegato II della Direttiva Habitat a sottolineare l'importanza ecologica che tale specie riveste su tutto il territorio europeo. In Italia la popolazione di Lutra lutra è stimata tra 220 e 260 individui4, concentrati per il 70% nei corsi d’acqua di Basilicata, Campania e Puglia con una densità incisiva all'interno del territorio lucano (figura11). Altri nuclei minori sono presenti in Abruzzo, Calabria, Molise, Lazio e Toscana. L’analisi della distribuzione della lontra in Basilicata permette di comprendere il buono stato di salute dei corsi d'acqua lucani e degli ambienti ripariali, fortemente legati ad attività quali il pascolo e l’agricoltura intensiva. E’, pertanto, un indicatore che contestualmente abbraccia elementi ecologici diversi: quello faunistico prio- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 184 > 185 ritario a cui fanno seguito aspetti floristico-vegetazionali ed ambientali in senso lato. FOTO 6. LUTRA LUTRA Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata 4 Prigionic et al., 2005, distribution and sprainting activity of the otter (Lutra Lutra) in the Pollino National Park (Southern Italy). FIGURA 11. ECOLOGIA E DISTRIBUZIONE DELLA LONTRA LUNGO ALCUNI CORSI D’ACQUA LUCANI. PIANO D’AZIONE NAZIONALE CONSERVAZIONE DELLA LONTRA, 2009 FIGURA 12. LOCALIZZAZIONE SITI MONITORAGGIO LONTRA IN BASILICATA 2013 Fonte: Ufficio Tutela della Natura, DIpartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità Fonte: Ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare L'attenzione alla presenza della lontra in Basilicata si è esplicata attraverso la collaborazione tra l'osservatorio regionale degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche del Dipartimento Ambiente ed il laboratorio di genetica dell’ISPRA: la figura 12 mostra la distribuzione dei siti monitorati. Il campionamento è stato effettuato in maniera piuttosto uniforme su tutta la Regione Basilicata tramite raccolta di feci, rinvenimento di carcasse, analisi delle impronte e dei segni del passaggio del mustelide. In seguito alle analisi effettuate da parte dell'Ispra, è stata accertata la presenza di 17 individui di lontra, diffusi in maniera omogenea in tutto il territorio regionale, sebbene una presenza maggiore è valutabile in 84 esemplari censiti al 2013. La necessità è di tutelare al meglio i corsi d'acqua e gli ambienti strettamente ripariali, tenendo alta l'attenzione sui corridoi ecologici, con l'obiettivo di ripristinarli per favorire gli spostamenti e lo scambio genetico all'interno della popolazione lucana di lontra. NAT9. PRESSIONE ATTIVITÀ VENATORIA La legislazione regionale vigente stabilisce una modalità di rilascio degli accessi venatori in grado di garantire una distribuzione dell'attività venatoria nei limiti fissati dal rapporto tra territorio agro-silvo-pastorale e numero di cacciatori, tradotto nell'indice di densità venatoria minima per ciascun ambito territoriale di caccia (ATC). I dati evidenziano una forte pressione dovuta al numero di cacciatori presenti, operata in particolare da quelli residenti fuori Regione. FIGURA 13. ACCESSI VENATORI NELLE PROVINCE DI POTENZA E MATERA regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 186 > 187 Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata FIGURA 14. DISTRIBUZIONE CRONOLOGICA TESSERINI IN BASILICATA Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata Osservando il numero di tesserini rilasciati nelle due province (figura 12) e in complesso sul territorio regionale (figura 13) è evidente come, per la provincia di Potenza, il numero di tesserini rilasciato ai cacciatori non residenti sia sempre maggiore, con un’acme di 20.000 permessi nel 2005-2006. La provincia di Matera mostra un andamento più regolare con un trend nettamente crescente per quanto riguarda il numero dei permessi ai cacciatori non residenti, con il valore più elevato che si attesta intorno ai 9.000 elementi. Si fa rilevare che il sistema delle aree protette ha un effetto di contenimento dell'attività venatoria: nella zonizzazione regionale degli ATC emerge che quando negli stessi insistono superfici protette, il numero di cacciatori residenti e non residenti è inferiore alla media regionale. Da evidenziare la presenza dal 2006 dell'Osservatorio regionale degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche, organismo tecnico di ricerca e di consulenza in tema di conservazione e gestione del patrimonio faunistico e che nell'ambito delle attività svolte, ha promosso e sta sviluppando, tramite idonea programmazione, alcuni progetti specifici tra cui: la reintroduzione di specie autoctone quali il cervo ed il capriolo italico, la conservazione di specie autoctone minacciate quali la lontra e la lepre Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Natura e biodiversità italica, il censimento degli uccelli acquatici in tutte le zone umide della regione. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 188 > 189 FOCUS Misure di tutela e di conservazione e piani di gestione La redazione di adeguati strumenti gestionali e di conservazione, da condividere con i territori interessati, rappresenta il primo tassello per garantire l'efficacia della Rete Ecologica di Basilicata. In attuazione delle politiche di tutela contenute nelle Direttive comunitarie Habitat (92/43/CE) e Uccelli (2009/147/CE), la Regione Basilicata ha elaborato un modello di tutela da applicare su tutto il sistema dei siti Natura 2000, fondato su azioni complementari e sinergiche coerenti con quanto previsto dalla Strategia Nazionale Conservazione (M.T.C.) e Piani di Gestione (P.d.G.), elaborati mediante il Programma Rete Natura 2000, in funzione della complessità ecologica e della gravità delle potenziali minacce presenti sui siti di RN2000 Gli obiettivi specifici degli strumenti gestionali sono stati individuati come segue: • mantenere e/o migliorare il livello di biodiversità di habitat e specie di interesse comunitario per i quali il sito è stato designato; • tenere sotto controllo e limitare le attività che incidono sull'integrità ecologica dell'ecosistema; • armonizzare i piani e i progetti previsti per il territorio in esame; • individuare e attivare i processi necessari per promuovere lo sviluppo di attività economiche compatibili con gli obiettivi di conservazione dell'area; • attivare meccanismi socio-politico-amministrativi in grado di garantire una gestione attiva ed omogenea dei Siti Natura 2000; • individuare azioni di comunicazione per accrescere e diffondere sensibilità e conoscenze ambientali sui Siti. MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE Le "Misure di Tutela e Conservazione" sono state redatte per 21 siti comunitari, raggrupati in ATO (Aree Territoriali Omogenee, figura 2 e Tabella 1) adottate dalla Giunta (D.G.R. 951/2012 e D.G.R. 30/2013) e caratterizzate da una fase analitica e da una fase progettuale, così strutturate: FASE ANALITICA: • analisi vegetazionale degli habitat con metodo fitosociologico; • valutazione del grado di conservazione degli habitat e delle specie; • analisi dei range di distribuzione; • analisi di impatti e minacce. FASE PROGETTUALE MISURE DISTINTE IN: • specifiche (da progettare ed applicare al territorio del sito comunitario); • incidenti (da progettare ed applicare all’area territoriale omogenea); • gestionali (da redigere per consentire una gestione coerente dei siti); • amministrative e regolamentari (attinenti a leggi, regolamenti, decreti, delibera). Dai risultati ottenuti è stato possibile definire le Misure di Tutela e Conservazione per habitat e specie, che consentiranno al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di dare piena attuazione al recepimento della direttiva Habitat mediante la trasformazione dei SIC in ZSC (Zona Speciale di Conservazione). Tutto il processo è stato reso possibile grazie alla consistente base conoscitiva messa a punto durante la fase di Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Misure di tutela e di conservazione e piani di gestione per la Biodiversità, nonché dalle direttive citate per dare attuazione a Misure di Tutela e Monitoraggio effettuata sul campo che ha permesso di caratterizzare, in maniera approfondita habitat (figura 2) e specie presenti nei SIC. FIGURA 1. CARTA DEGLI HABITAT DEL SITO MURGE DI SANT'ORONZIO Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata Le Misure di Tutela e Conservazione (M.T.C.) prevedono: • misure generali (valide su tutti i siti interessati da questo tipo di tutela); • misure specifiche (adeguate alle caratteristiche del sito); • elementi di monitoraggio (utili alla redazione di un piano di monitoraggio); • misure di contiguità (da attivare sulle aree contigue al sito). regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 190 > 191 Le M.T.C. sono state raggruppate anche in relazione a tematiche diverse: • attività antropiche ed impatti; • acque interne; • fauna (invertebrati, anfibi e rettili, pesci, mammiferi, uccelli); • foreste, flora e vegetazione; • pascolo ed agricoltura; • sensibilizzazione; • marchi di qualità. Tale raggruppamento ha facilitato le modalità di individuazione degli strumenti finanziari utili al sostegno economico di misure e azioni dei piani da prevedere nella redazione dei P.A.F. (Prioritized Action Framework), utilizzati dall’Unione Europea per la futura programmazione comunitaria. A.T.O. SIC 1 Monte Vulture, Grotticelle di Monticchio, Monte Paratiello 2 Abetina di Ruoti, Abetina di Laurenzana, Monti Foi 3 Faggeta di Monte Pierfaone, Bosco di Rifreddo 4 Lago la Rotonda, Lago San. Giuliano e Timmari, Lago Pantano di Pignola 5 Murge di S. Oronzio e Faggeta di Moliterno 6 Bosco Cupolicchio 8 Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni 9 Bosco Mangarrone, Valle del Noce 10 Bosco di Montepiano, Dolomiti di Pietrapertosa, Foresta Gallipoli Cognato 11 Gravine di Matera TABELLA 1. ELENCO DEI SIC INTERESSATI DA MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE Le misure inserite in Tabella 1 descrivono in modo sintetico ed efficace la tipologia di misure proposte nei Siti: contrattuali, regolamentari e di monitoraggio. Acquisto superfici contigue ad habitat vulnerabili. Intensificazione dei controlli, da parte dell'Ente Gestore, previsti dalla normativa sugli scarichi di attività recettive, industriali, commerciali e abitazioni diffuse. Intensificazione del controllo, da parte dell'Ente Gestore, del rispetto della normativa vigente relativamente alle attività di estrazione e stoccaggio di sabbia e ghiaia in alveo ed alle aree in cui viene effettuato il deposito di materiali inerti ottenuti dalla lavorazione di materiali di estrazione ed eventuale rimozione/bonifica e ripristino ambientale. Limitazione temporale del pascolo nelle aree con presenza di lepidotteri di interesse conservazionistico. Mitigazione dell’impatto della rete elettrica aerea mediante l’isolamento del conduttore elettrico (utilizzo di guaine e materiali isolanti) e la segnalazione dei cavi (apposizione di boe e spirali colorate). TABELLA 2. ESEMPIO DI MISURE DI TUTELA SITO SPECIFICHE DEL SIC MURGE DI S. ORONZIO Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Misure di tutela e di conservazione e piani di gestione FIGURA 2. ATO INTERESSATE DALLE MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE Monitoraggio dello stato di conservazione e della consistenza demografica di specie rare collegate agli ambienti umidi del SIC. Predisposizione carnai in aree nidificazione e transito del Capovaccaio. Realizzazione di barriere e sottopassi ed installazione di segnaletica verticale per evitare investimenti della fauna. Regolamentazione della pesca con nasse e trappole. Ripristino delle popolazioni di prede naturali dei grandi predatori. Rispetto del regolamento relativo al taglio ed alla pulizia delle sponde fluviali e torrentizie per il mantenimento dei siti rifugio e del microclima circostante idoneo per le specie obiettivo. Salvaguardia e monitoraggio della popolazione di Quercus trojana. Studi genetici per valutazione grado integrità genetico di specie di interesse comunitario soggette ad ibridazione. Utilizzo di apposite sbarre per la tutela di cavità-rifugio di Chirotteri. Piani di gestione Sono stati interessate dalla fase di redazione dei "Piani di gestione" 6 Aree Territoriali Omogenee per complessivi 27 siti comunitari (figura 3 e Tabella 3). L'obiettivo generale del Piano di Gestione è quello di assicurare la conservazione degli habitat e delle specie vegetali e animali di interesse comunitario, prioritari e non, garantendo con opportuni interventi di gestione, il mantenimento e/o il ripristino degli equilibri ecologici che li caratterizzano e che sottendono alla loro conservazione. I piani sono stati redatti i su format predefiniti nell'ambito del Programma Rete Natura 2000. FIGURA 3. ATO INTERESSATE DAI PIANI DI GESTIONE regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 192 > 193 Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata SIC 6 Valle Basento Grassano Scalo e Valle Basento Ferrandina Scalo 7 Acquafredda di Maratea, Isola di Santo Ianni e Costa Prospiciente, Marina di Castrocucco, Monte Coccovello, Monte Crivo, Monte Crive 8 Costa Ionica Foce Agri, Costa Ionica Foce Basento, Costa Ionica Foce Bradano, Costa Ionica Foce Cavone 12 Monte Caldarosa, Monte della Madonna di Viggiano, Monte Volturino, Serra di Calvello 13 Lago Pertusillo, Monte Raparo, Monte Sirino 14 Bosco della Farneta, Bosco Magnano, Bosco Vaccarizzo, La Falconara, Lago Duglia - Casino Toscano e Piana di San Francesco, Madonna del Pollino Loc. Vacuarro, Monte Alpi - Malboschetto di Latronico, Monte La Spina-Monte Zaccana, Serra di Crispo-Grande Porta del Pollino e Pietra Castello, Timpa delle Murge La struttura dei piani è articolata in quattro sezioni, le prime due analitico-conoscitive, le successive inerenti la gestione propriamente detta: 1) FASE ANALITICA: • identificazione di ambiti omogenei in relazione al livello di informazioni esistenti; • individuazione delle valenze naturalistiche, storiche e culturali; • caratterizzazione degli eco-mosaici di riferimento; • individuazione dei livelli di organizzazione ecologica coinvolti; • individuazione di criticità e minacce. 2) QUADRO CONOSCITIVO: • descrizione fisica del sito; • descrizione biologica del sito; • descrizione agroforestale del sito (uso del suolo); • descrizione socio - economica del sito; • descrizione dei valori archeologici, architettonici e culturali presenti nel Sito Natura 2000; • descrizione del Paesaggio. 3) VALUTAZIONE DELLE ESIGENZE ECOLOGICHE DI HABITAT E SPECIE: • descrizione delle esigenze ecologiche delle specie e degli habitat di interesse comunitario presenti nel SIC, mediante schede descrittive specifiche; • individuazione e descrizione di indicatori suddivisi per specie e habitat, finalizzati alla valutazione dello stato di conservazione; • valutazione dell’influenza da parte di fattori biologici e socio - economici sugli indicatori individuati. 4) OBIETTIVI E STRATEGIA GESTIONALE: • individuazione di obiettivi gestionali generali ai sensi della Direttiva 92/43/CEE e 2009/147/CEE; • individuazione di obiettivi di dettaglio in coerenza con le esigenze ecologiche del Sito Natura 2000; • individuazione delle priorità d'intervento, supportate da valutazione di costi e stima dei tempi necessari per la realizzazione; • piano di comunicazione: progettazione delle azioni di comunicazione relative al sito oggetto del piano di gestione. TABELLA 3. ELENCO DEI SIC PIANI DI GESTIONE (P.D.G.) Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Misure di tutela e di conservazione e piani di gestione A.T.O. Nella composizione della "Struttura dei Piani di gestione" sono inserite, inoltre, la "Schede degli interventi" (Tabella 4) che descrivono in modo sintetico ed efficace tutti gli ele- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 194 > 195 menti utili alla comprensione, attuazione e verifica degli interventi proposti nei Siti. TABELLA 4. SCHEDA DEGLI INTERVENTI DENOMINAZIONE DEL PIANO Denominazione del Piano di Gestione CODICE SITI Codici del Sito Natura 2000 nei quali ricade l’azione Fonte: Ufficio Tutela della Natura, Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata NOME AZIONE Nome dell’azione CODICE AZIONE Numero progressivo che identifica univocamente l’azione LOCALIZZAZIONE Localizzazione dell’azione TIPO AZIONE Codice della tipologia di azione da adottare DESCRIZIONE AZIONE Descrizione dell’azione HABITAT INTERESSATI Habitat interessati dall’azione SPECIE INTERESSATE Specie interessate dall’azione COMUNI INTERESSATI Comuni interessati dall’azione OBIETTIVI GENERALI Obiettivo generale perseguito OBIETTIVI SPECIFICI Obiettivo specifico che si intende raggiungere NORME Elenco delle norme/regole di attuazione vigenti BENEFICIARI Possibili beneficiari ALTRI SOGGETTI Soggetti con cui si deve raccordare il gestore dell’intervento RELAZIONI Correlazioni ed integrazioni con altre azioni e/o iniziative PIANIFICAZIONE Coerenza con strumenti di pianificazione esistente COSTI Stima dei costi dell’intervento FONTI DI FINANZIAMENTO Fonti di finanziamento attivabili o attivate TEMPI DI REALIZZAZIONE Tempi di realizzazione PERIODICITA’ Periodicità di realizzazione dell’intervento PRIORITA’ Livello di priorità dell’intervento INDICATORI Indicatori di monitoraggio dell’intervento Pressioni ambientali Relazione sullo Stato dell'Ambiente della Basilicata Raccolta imballaggi. Archivio Sxc Capitolo 11 Rifiuti Negli ultimi decenni la produzione e la gestione dei rifiuti ha assunto una importanza rilevante nell’ambito delle politiche ambientali. Il miglioramento delle condizioni economiche, lo sviluppo industriale e delle aree urbane, l’aumento dei consumi e la diversificazione dei processi produttivi hanno generato nuove tipologie di rifiuti con effetti sempre più nocivi per l’ambiente. Attualmente, a livello comunitario è in vigore la Direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, la cui strategia fissa gli orientae dalla gestione dei rifiuti. Gli assi principali della strategia riguardano la prevenzione e la riduzione della produzione e nocività dei rifiuti attraverso la promozione di un riciclaggio efficace che trovano ampio spazio anche nella normativa nazionale e regionale1. Oggi, alla base di una gestione ottimale del ciclo dei rifiuti, non può non esserci il concetto di prevenzione e recupero di materia al fine di ridurre la quantità e la nocività per l’ambiente dei rifiuti. Tale processo può avvenire minimizzando a monte la quantità di materia e beni immessa al consumo e, a valle, riducendo le quantità destinate all’abbandono in discarica senza uno sforzo di recupero. La prevenzione è ciò che nella fase di progettazione di un bene non crea, o meglio, inibisce le condizioni/occasioni per la sua trasformazione in rifiuto e ottimizzando l’uso dei materiali, ne minimizza l’impatto. Più propriamente, per prevenzione si intende l’insieme delle azioni che contribuiscono ad allungare la durata di vita dei beni e a ridurre le quantità di rifiuto determinate. Sono azioni preventive quelle che riescono a mantenere un bene nella posizione di bene affinché diventi rifiuto il più tardi possibile, allungandone in questo modo la durata di vita (ad esempio riparazioni, riusi, baratto o scambio di beni ancora funzionanti). Non vengono considerate azioni di prevenzione quelle che riducono la quantità di rifiuto destinato a incenerimento o smaltimento in discarica attraverso una più spinta raccolta differenziata e conseguente riciclo con recupero di materia, che vengono invece considerate azioni 1 In Italia la normativa in materia di rifiuti è contenuta nel D.Lgs n.152 del 03/04/2006 - Norme in materia ambientale. Gli art. 179 e 180 contengono i criteri di priorità nella gestione dei rifiuti al fine della prevenzione e produzione dei rifiuti. I principi e le finalità del D.Lgs 152/2006 devono essere recepiti dalla legislazione regionale e attualmente la normativa di riferimento è la solo LR 6/2001 "Disciplina delle attività di gestione dei rifiuti e approvazione del relativo piano". Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rifiuti menti e le misure volte a diminuire le pressioni sull’ambiente derivanti dalla produzione di minimizzazione e massimizzazione del recupero. È errato pensare che un sistema di raccolta differenziata sia applicabile a priori in tutte le realtà in quanto ogni sistema gestionale va necessariamente inquadrato nel contesto territoriale, regionale e locale, nel quale andrebbe ad incidere. Per questa ragione, ancora oggi, un tema cruciale delle autorità locali rimane quello dell’introduzione del sistema di raccolta differenziata. In questo capitolo, sono trattati i temi relativi alla gestione dei rifiuti speciali e non in Basilicata, la loro produzione, il loro recupero e smaltimento. Si troveranno gli indicatori relativi ai trend di raccolta differenziata, l’incenerimento, lo smaltimento in discarica seguendo le priorità del D.Lgs. 152/2006. CODICE INDICATORE/INDICE DPSIR SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE RIF1 Produzione totale di rifiuti urbani P regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità UNITÀ DI FONTE t ISPRA PROVINCE BAS 1999-2011 RIF2 Percentuale di rifiuti urbani smaltiti in discarica P % ISPRA PROVINCE BAS 2002-2010 ↓ RIF3 Percentuale di raccolta differenziata R % ISPRA PROVINCE BAS 2000-2010 − RIF4 Quantità di rifiuti urbani avviati al trattamento meccanico-biologico R t ISPRA PROVINCE BAS 2003-2009 ↑ RIF5 Quantità di rifiuti urbani avviati alla termovalorizzazione R t ISPRA PROVINCE BAS 2003-2010 ↓ RIF6 Discariche per rifiuti urbani P-R n REG BAS BAS 2011 − RIF7 Produzione totale di rifiuti speciali, suddivisi per pericolosi e non pericolosi P t ARPAB BAS 2004-2009 − RIF8 Quantità di rifiuti speciali smaltiti agli impianti regionali, suddivisi per pericolosi e non pericolosi P t ARPAB BAS 2004-2008 − RIF9 Illegalità nel ciclo dei rifiuti P n Osservatorio BAS Ambiente e Legalità 2008-2010 RIF10 Piani e Progetti R n REG BAS 2011 MISURA 198 > 199 TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI COPERTURA COPERTURA BAS STATO ☺ ☺ TREND ↑ ↑ ↓ RIF1. PRODUZIONE TOTALE DI RIFIUTI URBANI L’indicatore fotografa il trend riguardante la produzione di rifiuti urbani sul territorio regionale confrontati con quelli del mezzogiorno d’Italia. La produzione dei rifiuti in Basilicata non rappresenta un dato preoccupante per quanto riguarda la pressione ambientale. Per ragioni di stili di vita e socioeconomiche il suo valore è stato sempre tra i più bassi in Italia fino ad attestarsi al 2011 intorno ai 380 kg/abitante all’anno. FIGURA 1. PRODUZIONE DI RIFIUTI URBANI IN BASILICATA FIGURA 2. PRODUZIONE PROCAPITE DI RIFIUTI URBANI IN BASILICATA Fonte: ISPRA-Province Negli anni presi come riferimento, l’indicatore mostra un andamento oscillante, con un netto aumento a partire dal 2002-2003. La produzione di rifiuti urbani subisce una diminuzione a partire dal 2008 e, anche se si registra una piccolissima risalita nel 2011, il contributo regionale nell’ambito del contesto meridionale risulta davvero marginale. RIF2. PERCENTUALE DI RIFIUTI URBANI SMALTITI IN DISCARICA Di seguito si riportano alcuni dati riguardanti il conferimento in discarica di rifiuti urbani, che rappresenta per la Regione il sistema maggiormente utilizzato per lo smaltimento dei rifiuti. Dopo una diminuzione registrata a partire dal 2003, la quantità di rifiuti urbani annualmente conferiti in discarica è aumentata costantemente, mantenendosi tra il 2008 e il 2011 intorno a 180.000 tonnellate. Come si evince dalla figura 4 tale quantità rappresenta l’80% dei rifiuti prodotti in Basilicata. Nella tabella 4, invece si legge la quantità di rifiuti smaltita in discarica per abitante; il dato del 2010 di 315 Kg/ab si confronta FIGURA 3. PRODUZIONE RIFIUTI URBANI IN BASILICATA FIGURA 4. PERCENTUALE DI RIFIUTI URBANI SMALTITI IN DISCARICA IN BASILICATA Fonte: ISPRA-Province Rifiuti urbani smaltiti in discarica kg/ab 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 311,5 326,7 298,3 235,2 238,0 300,5 308,7 305,9 315 312 TABELLA 2. QUANTITÀ DI RIFIUTI URBANI SMALTITI IN DISCARICA PER ABITANTE (2002-2009) Fonte: ISPRA Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rifiuti con quello meridionale di 330 Kg/ab. RIF3. PERCENTUALE DI RACCOLTA DIFFERENZIATA È un indicatore fondamentale che permette di valutare la quantità di rifiuti urbani raccolti in modo differenziato e dunque avviati a recupero. FIGURA 5. RIFIUTI URBANI OGGETTO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA (T) FIGURA 6. ANDAMENTO DELLA PERCENTUALE DI RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI URBANI IN RELAZIONE AGLI OBIETTIVI NORMATIVI Fonte: ISPRA-Province Solo nel 2009, la Basilicata sfiora la quota del 10% di raccolta differenziata sul territorio regionale. La raccolta differenziata dei rifiuti urbani è un aspetto fondamentale che caratterizza una buona filiera gestionale dei rifiuti prodotti e, nonostante un forte impegno regionale che negli ultimi anni punta a radicare definitivamente tale sistema, sono ancora lontani gli obiettivi fissati dal D.Lgs. 152/2006 (Fig. 6). Come si evince dai dati riportati nei grafici 5 e 6, la percentuale di differenziazione ha registrato un costante aumento dal 2000. Nel 2009, la Basilicata sfiora la quota del 10% di raccolta differenziata sul territorio regionale, mentre dai dati forniti, relativi all'anno 2011, si osserva un ulteriore, seppur contenuto, aumento delle percentuali di raccolta differenziata. Precisamente, dai dati provinciali risulta in provincia di Potenza una percentuale di raccolta differenziata pari al 19,83% e in provincia di Matera un valore pari al 14,55%. Il dato generale, purtroppo, regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 200 > 201 denota ancora la necessità di un forte impegno della Regione Basilicata verso la differenziazione dei rifiuti urbani, aspetto fondamentale che caratterizza una buona filiera gestionale dei rifiuti prodotti. RIF4. QUANTITÀ DI RIFIUTI URBANI AVVIATI AL TRATTAMENTO MECCANICOBIOLOGICO (TMB) Per ridurre il volume e il peso di conferimento di una determinata quantità di rifiuti, altrimenti destinati alla discarica, si ricorre ad un trattamento con sistemi meccanico biologici a doppio flusso. Questo avviene, ad oggi, presso gli impianti di Venosa, Sant’Arcangelo, Colobraro. La parte inorganica dei rifiuti viene separata attraverso sistemi meccanici automatizzati (vagliatura meccanica con fori da 60-80 mm) con conseguente separazione di un flusso umido (sottovaglio) ed uno secco (sopravaglio) con recupero di componenti come carta, metalli, plastiche e vetro. Il sottovaglio, prevalentemente costituito da componente organica, viene avviato ad un processo di digestione aerobica che comporta una biostabilizzazione accelerata. La frazione secca, invece, viene parzialmente avviata a processi di termovalorizzazione. Aspetto importante è che tale processo di trattamento permette una riduzione del volume di conferimento in discarica, del rifiuto indifferenziato in ingresso, di circa il 50%. Anno N. Impianti Potenzialità Totale imput Tipologia rifiuto trattato autorizzata all’impianto (t/anno) (t/anno) (t/anno) Rifiuti urbani Altri rifiuti TABELLA 3. QUANTITÀ DI RIFIUTI AVVIATI AL TRATTAMENTO MECCANICO-BIOLOGICO Fonte: ISPRA indifferenziati 2003 3 13.000 0 0 0 2004 3 13.000 5.795 5.795 0 2005 4 38.000 12.152 12.152 0 2006 4 39.000 28.640 28.640 0 2007 5 80.000 55.349 55.065 284 2008 5 87.000 92.210 92.210 00 2009 5 89.000 24.617 24617 00 La Tabella 3 mostra l’aumento delle quantità di rifiuto urbano avviata al TMB a partire dal 2006, con valori al di sopra di 90.000 tonnellate per l’anno 2008. Solo nel 2010 si registra una notevole riduzione della quantità di rifiuti avviata al TMB pari al 73%. RIF5. QUANTITÀ DI RIFIUTI URBANI AVVIATI ALLA TERMOVALORIZZAZIONE Altra tecnica di trattamento dei rifiuti urbani che viene applicata in Basilicata è la termovalorizzazione con un processo di distruzione termica dei rifiuti. Da tale processo è possibile sfruttare il contenuto calorico dei rifiuti stessi per produrre energia elettrica. Si distingue, pertanto, dai vecchi inceneritori che si limitavano alla sola termodistruzione dei rifiuti senza produrre energia. Quantità totale trattata (t) Rifiuti Frazione Urbani secca (TMB) Rifiuti sanitari Non CDR Pericolosi Altri rifiuti speciali Non pericolosi Tot. rifiuti Rifiuti trattati pericolosi Pericolosi TABELLA 4. QUANTITÀ DI RIFIUTI AVVIATI ALL’INCENERIMENTO/TERMOVALORIZZAZIONE (2003-2010) Fonte: ISPRA pericolosi 2010 8998.90 17875.90 2681.30 24426.80 53982.90 24426.80 2009 5732 14526 3 539 2008 6318,4 9863,9 0,5 976,3 - 2895 30746 54441 31285 2547 20885 40590 2007 22917 3875 1 822 - 21861 3002 32581 63198 33403 2006 27391 - 1754 - 38565 67710 35914 2005 28677 - 2231 11 25309 56228 31592 2004 25000 - 2000 - 18000 45000 8000 2003 14190 - 266 - 20492 34948 9519 FIGURA 7. EVOLUZIONE TEMPORALE DELLE QUANTITÀ DI RIFIUTI AVVIATI ALL’INCENERIMENTO/ TERMOVALORIZZAZIONE Fonte: ISPRA Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rifiuti Anno Attualmente, sul territorio regionale è attivo un impianto per la termovalorizzazione dei rifiuti gestito dalla EDF Fenice a Melfi. L’impianto è entrato in servizio nel 2000 ed è autorizzato a trattare 65.000 tonnellate di rifiuti ogni anno. Attraverso la distruzione termica dei rifiuti trattati, con un processo di cogenerazione, vengono prodotti circa 35.000 Mw/h di energia elettrica. Il contenimento delle emissioni in atmosfera, del rumore, degli scarichi liquidi e dei residui solidi viene monitorato in continuo e trasmesso all’osservatorio ambientale della regione Basilicata e all’ARPAB. RIF6. DISCARICHE PER RIFIUTI URBANI Si riportano in tale sezione tutte le discariche localizzate sul territorio regionale. FIGURA 8. DISTRIBUZIONE E STATO DELLE DISCARICHE IN REGIONE BASILICATA (2013) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 202 > 203 Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio Prevenzione, Dipartimento Ambiente, Regine Basilicata Di seguito si riportano le capacità residue degli impianti dislocati sul territorio regionale riferite a febbraio 2012 ed aggiornate al 2013 per la provincia di Matera. ATTIVO CAPACITÀ RESIDUA (mc) al 01/10/2011 PROVINCIA DI POTENZA Potenza 01/08/2012 01/10/2012 31/09/2013 0 0 - 900 0 95.000 0 0 - 0 0 - 0 0 - NO 0 SI 1.400 NO 0 SI 0 NO 0 Sant’Arcangelo SI 3.500 7.300 9.200 5.000 130.000 Venosa SI 40.000 26.000 23.700 20000 20.000 Matera SI 31.000 35.500 30.000 25.000 11.000 11.000 0 - Atella Genzano di Lucania Lauria Moliterno Colobraro PROVINCIA DI MATERA 01/02/2012 Ferrandina 2.000 25.000 3.500 NO SI 15.300 3.000 3.475 500 8.000 Pomarico SI 4.500 Non disponibile 11.000 8.000 3.500 Salandra SI 13.000 10.000 7.500 6.000 5.000 Tricarico NO SI Fonte: Dati trasmessi dalle Amministrazioni Provinciali alla Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente (Ufficio Prevenzione). L’aggiornamento al marzo 2013 per la provincia di Matera fa riferimento a quanto riportato nella Determinazione n.1101 del 03/05/2013 della Provincia di Matera - Pisticci San Mauro Forte TABELLA 5. CAPACITÀ RESIDUE AGLI IMPIANTI REGIONALI AL 30/09/2013 - 23.500 23.000 19.500 18.000 10.000 Alla disponibilità impiantistica complessiva va aggiunto il volume della discarica di Lauria per 45.000 m3 che, ad oggi, risulta fuori esercizio per problemi strutturali in corso di soluzione. RIF7. PRODUZIONE TOTALE DI RIFIUTI SPECIALI (PERICOLOSI E NON)2 - ARPA BASILICATA Di seguito vengono rappresentati i dati riguardanti la produzione di rifiuti speciali suddivisi tra pericolosi e non pericolosi. Il dato è fornito da ARPA Basilicata ed è accorpato per le due province di Potenza e Matera per un arco temporale che va dal 2004 al 2009. 2 Per rifiuti speciali, ai sensi dell’art. 184 del D.Lgs. 152/06, e ss.mm.ii si intendono quei rifiuti provenienti dalla produzione primaria di beni e servizi, dalle attività dei comparti quali il commercio, nonché quelli derivanti dai processi di disinquinamento come fanghi, percolati, materiali di bonifica ecc. Più precisamente, sono speciali: a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali; b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti che derivano dalle attività di scavo fermo restando quanto disposto dall’articolo 186; c) i rifiuti da lavorazioni industriali; d) i rifiuti da lavorazioni artigianali; e) i rifiuti da attività commerciali; f) i rifiuti da attività di servizio; g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi; h) i rifiuti da attività sanitarie; i) i macchinari e le apparecchiature deteriorati e obsoleti; j) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti; k) il combustibile derivato da rifiuti. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rifiuti IMPIANTO FIGURA 9. PRODUZIONE DI RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI FIGURA 10. PRODUZIONE DI RIFIUTI SPECIALI PERICOLOSI (T) Fonte: ARPAB Le figure mostrano un aumento di produzione dei rifiuti speciali pericolosi e non. Questi ultimi (figura 9) nel 2009 si attestano a 501.000 tonnellate (ISPRA 491.000), mentre i pericolosi a 52.000 tonnellate. RIF8. RIFIUTI SPECIALI SMALTITI AGLI IMPIANTI REGIONALI, SUDDIVISI PER PERICOLOSI E NON L’indicatore quantifica in tonnellate l’entità dello smaltimento avvenuto in Regione Basilicata per quanto concerne i rifiuti speciali. TABELLA 6. RIFIUTI SPECIALI SMALTITI AGLI IMPIANTI PRESENTI SUL TERRITORIO REGIONALE (2004-2008) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 204 > 205 Nella quantità di Rifiuti Speciali smaltiti è compresa la quantità di rifiuti C&D (rifiuti che provengono dalle operazioni di costruzione e demolizione, codici CER17* Fonte: ARPAB Quantità di rifiuti Speciali smaltiti agli impianti regionali, suddivisi per pericolosi e non pericolosi (tonnellate) Anno Non pericolosi Pericolosi Basilicata Potenza Matera Potenza Matera NP P Totale 2008 89.094,29 379.914,01 22.934,56 62.248,34 469.008,30 85.182,90 554.191,20 2007 137.751,01 360.253,78 36.603,88 53.320,11 498.004,79 89.923,99 587.928,78 2006 56.536,98 311.223,10 42.343,40 28.930,11 367.760,08 71.273,51 439.033,59 2005 164.809,43 440.012,12 36.854,91 19.789,13 604.821,55 56.644,04 661.465,59 2004 155.285,85 214.006,83 24.171,96 17.157,31 369.292,68 41.329,27 410.621,95 In Italia, nel 2008, i rifiuti speciali complessivamente gestiti ammontano a circa 143.000.000 di tonnellate di cui il 91,7% costituiti da rifiuti non pericolosi ed il restante 8,3% da rifiuti pericolosi. FIGURA 11. SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SPECIALI IN BASILICATA figura 12. rifiuti speciali avviati a recupero Fonte: ARPAB Nel mezzogiorno l’ammontare di rifiuti speciali gestiti è di 33.645.681 tonnellate, per la Basilicata è di 1.035.534 tonnellate. Per la nostra regione vengono avviate a smaltimento 616.161 t mentre avviate a recupero 419.373 t. RIF9. ILLEGALITÀ NEL CICLO DEI RIFIUTI Dal 1997, la Regione Basilicata si è dotata di una struttura Osservatorio Ambiente e Legalità (OAL), per monitorare e studiare i fenomeni di illegalità ambientale sul nostro territorio. In questi anni, sono stati effettuati degli studi sulla base dei dati delle forze dell’ordine e di altre fonti ufficiali, che hanno permesso di avere un quadro sulla fenomenologia, che rappresentano un utile supporto decisionale all’attività politica ed amministrativa. In questi rapporti è possibile comparare numeri e qualità degli episodi anche in rapporto alle altre regioni. Di seguito, si riportano i numeri sulle illegalità del ciclo illecito dei rifiuti. FIGURA 13. ILLEGALITÀ IN BASILICATA FIGURA 14. ILLEGALITÀ BASILICATA-ITALIA Fonte: Legambiente I dati relativi al 2010 registrano 83 infrazioni accertate (1,4% sul totale nazionale), 44 denunce e 25 sequestri che, nella classifica nazionale prodotta da Legambiente3, collocano la regione Basilicata al diciannovesimo posto. Negli anni 2008 e 2009, l’aumento del numero di episodi isolati di gestione illegale non hanno evidenziato la presenza di una criminalità organizzata interessata al settore dei rifiuti. Posizione a Infrazioni livello nazionale Accertate Denunce Arresti Sequestri Basilicata 2008 15 108 50 15 25 Basilicata 2009 13 155 114 0 46 Basilicata 2010 19 effettuati 83 44 0 25 Italia 2008 3911 4591 137 2406 Italia 2009 5217 6249 207 2429 Italia 2010 5950 6266 149 2224 Italia meridionale 2008 0 0 0 0 Italia meridionale 2009 2086 2177 105 1180 Italia meridionale 2010 2081 2267 87 909 RIF10. PIANIFICAZIONE E PROGETTI La Regione Basilicata ha messo al centro della propria attività istituzionale una serie di azioni concrete, con l’individuazione di strumenti finanziari specifici, per l’ottimizzazione del ciclo di gestione dei rifiuti. A fronte delle due criticità fondamentali nell’attuale sistema di gestione del ciclo dei rifiuti, individuabili nel deficit impiantistico e nella bassa percentuale di raccolta differenziata, sono previste due specifiche linee d’azione del PO FESR 2007-2013 VII.3.1.A "Realizzazione di ecopunti e piattaforme ecologiche per la raccolta differenziata delle diverse frazioni dei rifiuti urbani ed assimilabili, all’interno di un sistema integrato di raccolta su base di ambito territoriale o di sub-ambito attuando anche modelli integrati porta a porta" e VII3.1.B "Attuazione di sistemi integrati di trattamento intermedio dei rifiuti", per una dotazione finanziaria totale pari a circa 20 Meuro. Gli interventi ammessi a finanziamento sulla Linea d’intervento VII.3.1.A sono i progetti di raccolta differenziata dei seguenti ambiti: Alto Bradano, Vulture Melfese, Sub Ambito Fascia Jonica 1, Sub Ambito Fascia Jonica 2. Sulla Linea d’intervento VII.3.1.B rientrano, in- 3 Rapporto Ecomafia. Storie e numeri della criminalità ambientale, 2011, Edizioni Ambiente. TABELLA 7. LE ILLEGALITÀ NEL CICLO DEI RIFIUTI (20082010) Fonte: Legambiente Rapporti Ecomafia Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rifiuti Anno vece, gli interventi di conversione delle piattaforme di trattamento meccanico-biologico di Venosa, Sant’Arcangelo e Colobraro. Sempre nell’ottica dell’incremento della raccolta differenziata e del recupero dei materiali, la Regione Basilicata ha sottoscritto il 31 marzo 2011 uno specifico accordo con il MATTM e il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) i cui obiettivi principali sono: • la promozione sul territorio regionale della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio provenienti sia da superficie pubblica che da superficie privata; • il supporto tecnico nell’individuazione delle più adeguate modalità di raccolta in relazione alle caratteristiche specifiche delle diverse realtà territoriali lucane; • l’attuazione di analisi e studi per lo sviluppo di sistemi di recupero di materia nel territorio regionale al fine di promuovere il mercato dei materiali recuperati dai rifiuti e i prodotti riciclati. La sottoscrizione dell’accordo prevede il trasferimento di fondi ministeriali alla Regione Basilicata pari a circa 6 Meuro e lo stanziamento da parte della Regione Basilicata a valere sui fondi PO FESR 2007/2013 di una sponda di 2 Meuro da utilizzare per il finanziamento di progetti per l’implementazione della raccolta differenziata sul territorio regionale. Altro strumento importante che interviene nella programmazione di interventi legati all’aumento della raccolta differenziata è rappresentato dal programma Obiettivi di Servizio 2007-2013. Questo mette a disposizione risorse finanziarie per l’attivazione di progetti che migliorino la gestione differenziata dei rifiuti urbani. Per questo motivo le risorse previste nell’ambito dell’Accordo con il ministero sono state destinate ad un progetto per l’implementazione della raccolta differenziata che coinvolge 10 comuni dell’area metropolitana della città di Potenza; mentre le risorse derivanti da Obiettivi di Servizio saranno destinate ad attivare un progetto analogo sull’area metropolitana della città di Matera. Per entrambi i progetti, la Regione Basilicata ha lavorato con il supporto della regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 206 > 207 struttura di CONAI garantendo l’elaborazione di nuovi ed efficienti piani industriali per la raccolta differenziata e il recupero dei materiali da destinare ai vari consorzi di filiera. Ad oggi, conclusa la fase di condivisione preliminare con i comuni interessati, lo stato di avanzamento dei progetti è il seguente: • Area metropolitana città di Potenza: il CONAI ha predisposto il nuovo piano industriale e la Regione Basilicata ha ammesso a finanziamento il progetto. • Area metropolitana città di Matera: il CONAI ha attivato l’importante fase di recupero dati necessari alla predisposizione del nuovo piano industriale che plausibilmente nei prossimi mesi sarà disponibile per una prima fase di analisi. Ancora, la Regione Basilicata è chiamata a procedere con urgenza all’adeguamento del vigente Piano Regionale di gestione dei rifiuti (PRGR) e all’aggiornamento della L.R. 6/2001 "Disciplina delle attività di gestione dei rifiuti ed approvazione del relativo piano" per i seguenti motivi: • per recepire nel quadro legislativo regionale i principi, le finalità e gli obiettivi del D.Lgs. 152/2006; • per rispettare l’obbligo previsto dal D.Lgs. 152/2006 all’art.199 co.8, che impone alle Regioni di approvare o adeguare il Piano di Gestione dei Rifiuti entro il 31 dicembre 2013; • per raggiungere nell’ambito territoriale ottimale della percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari almeno al 65% del rifiuto prodotto come previsto dal D.Lgs. 152/2006, mentre il vigente Piano Regionale di gestione dei Rifiuti è tarato per il raggiungimento della percentuale del 35%; • per allineare le scelte di piano all’intervenuta gerarchia nella gestione dei rifiuti sancita dall’art.182, stimando il fabbisogno impiantistico connesso maggiormente alle attività di riutilizzo, riciclaggio e recupero piuttosto che al recupero energetico e allo smaltimento finale, prevalenti nel piano vigente. Nelle more dell’adeguamento del piano, per gestire la fase transitoria della gestione dei rifiuti in una situazione caratterizzata da forti carenze impiantistiche, sono state emanate le "Misure di salvaguardia ambientale in materia di gestione del ciclo dei rifiuti" di cui all’art. 25 della L.R. 17/2011, che prevede la possibilità, previo accertamento di indispensabilità da parte della Giunta Regionale, di realizzare ed ampliare impianti di stoccaggio e/o trattamento e/o smaltimento anche in deroga ai vigenti strumenti di pianificazione. Riguardo l’aggiornamento del PRGR si sottolinea che è stato avviato l’iter amministrativo cha ha visto l’approvazione di una serie di atti fondamentali per il raggiungimento dell’obiettivo: • con al D.G.R. n. 641 del 22/05/2012 sono stati approvati i primi indirizzi e criteri per l’aggiornamento del piano e sono state fornite alcune indicazioni per la redazione di documenti preliminari; • con Determina Dirigenziale n. 7502/2012/D.00833 del 18/06/2012 del Dirigente Generale del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità è stato istituito il Gruppo di lavoro per la redazione del nuovo Piano; • con la D.G.R. n. 1631 del 27/11/2012 è stato approvato il documento propedeutico di indirizzo ed il rapporto ambientale preliminare; • con la D.G.R. n. 678 del 07/06/2013 sono stati approvati documenti necessari per la pubblicazione della gara di appalto relativa ai servizi di acquisizione ed aggiornamento dati sui rifiuti urbani e speciali, acquisizione ed attivazione SIT per il ciclo rifiuti e redazione rapporto ambientale, piano di gestione dei rifiuti, piano bonifiche e piano amianto. Nell’ambito dei lavori di aggiornamento del Piano, inoltre, verrà costituito un apposito Comitato di Sorveglianza con il compito di verificare e monitorare tutte le varie fasi che Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rifiuti porteranno alla redazione del nuovo PRGR. Pisticci, particolare Calanchi. Anna Abate Capitolo 12 Consumo di suolo La Commissione Europea considera il suolo una risorsa di interesse comune, anche se in massima parte di proprietà privata; risorsa limitata e sostanzialmente non rinnovabile visto che i tempi necessari alla sua formazione sono molto lunghi. E’ un sistema molto umane e la sopravvivenza degli ecosistemi1. Il suolo ha, infatti, un ruolo cruciale nella produzione alimentare oltre che di materiali rinnovabili come il legname; nel suolo vengono stoccate, filtrate e trasformate molte sostanze, tra cui l’acqua, i nutrienti e il carbonio del quale è il principale deposito del pianeta, garantisce la presenza di pool di biodiversità, è piattaforma per la maggior parte delle attività umane. Con le comunicazioni COM 2006/231 sulla Strategia tematica per la protezione del suolo e COM 2006/232 relativa alla Proposta di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per la protezione del suolo, la Commissione Europea ha dichiarato gravi le pressioni cui il suolo è sottoposto, determinate o acuite dalle attività umane, che sono responsabili di processi di degrado che colpiscono l’UE2. L’ultima Relazione sullo stato dell’ambiente europeo a cura dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA, 2010b) considera l’impermeabilizzazione uno dei maggiori processi di degrado del suolo con effetti pesanti sui servizi ecosistemici essenziali nonché sulla biodiversità. Tale processo, non reversibile, è strettamente legato all’incremento dell’occupazione del terreno, spesso definito anche consumo di suolo. Per consumo di suolo si intende, infatti, il cambiamento prodotto sul suolo dall’espansione delle aree urbanizzate con la costruzione di edifici, strade ed altre infrastrutture che progressivamente portano alla sigillatura - Soil Sealing - o impermeabilizzazione del suolo. Nella UE fra il 1990 e il 2000, la quota rilevata di incremento di terreno occupato, era di circa 1.000 km2 l’anno, con un aumento di aree di insediamento pari quasi al 6%. Dal 2000 al 2006, l’incremento della quota di terreno occupato è scesa a 920 km2 l’anno, 1 Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo - Commissione Europea - Documento di lavoro dei servizi della Commissione Bruxelles, 15.5.2012. 2 La COM(2002) 179 indica otto principali processi di degrado del suolo: erosione, diminuzione della materia organica, contaminazione, salinizzazione, compattazione, diminuzione della biodiversità del suolo, impermeabilizzazione, inondazioni e smottamenti. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo dinamico che svolge numerose funzioni e fornisce servizi fondamentali per le attività mentre le aree di insediamento sono aumentate di un ulteriore 3%. Ciò equivale ad un aumento di quasi il 9% fra il 1990 ed il 20063. A livello nazionale, dove alcuni caratteri dei processi di urbanizzazione rendono il fenomeno del consumo di suolo intenso, più complesso e rilevante che altrove, manca una legge che preveda limiti o controllo del consumo di suolo, sull’esempio di esperienze analoghe avviate in altri Paesi europei4, sebbene siano attivate diverse iniziative sull’argomento, sia legislative5 sia di monitoraggio6 del fenomeno, da parte di alcune Regioni e di istituti di ricerca: l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), Legambiente attraverso l’Osservatorio Nazionale sui Consumi di Suolo, Istituto Nazionale di Urbanistica, Ambiente Italia. Anche la regione Basilicata non è immune da questo fenomeno, sia per l’espansione delle aree urbane, sia per le trasformazioni dell’ambiente prettamente rurale e sia per i recenti fenomeni di uso delle terre agricole per la produzione di energia attraverso la tecnologia del fotovoltaico a terra. Il consumo di suolo in questo lavoro è valutato attraverso l’indicatore che misura in termini assoluti l’aumento della superficie artificiale nel periodo 1989-2008 calcolata in ettari, in termini relativi l’aumento annuo di superficie artificiale nel periodo 1989-2008 calcolata in ettari, in termini di incidenza percentuale sulla superfice territoriale. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 210 > 211 TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI CODICE INDICATORE DPSIR UNITÀ DI FONTE MISURA COPERTURA COPERTURA STATO SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE TREND SUO1 Consumo di suolo P Ha - % Regione EU- IT-BAS 1999-2009 ↓ SUO2 Consumo di suolo Province e Comuni ad alta tensione abitativa P Ha - % Provincia - Comune BAS 2002-2009 ↓ SUO3 Cambiamento uso del suolo P % Regione BAS 1990-2000 ↓ SUO4 Pianificazione Paesaggistica R N Regione BAS 2008-2012 ↓ SUO 5 Osservatorio dei paesaggi urbani R N Regione BAS 2009-2012 ☺ ↑ SUO 6 Osservatorio dei mosaici rurali R N Regione BAS 2012-2013 ☺ ↑ SUO1. CONSUMO DI SUOLO Per consumo di suolo si intende la occupazione del suolo per effetto dell’aumento delle aree di insediamento nel tempo che può, su una parte maggiore o minore del suolo occupato, provocarne l’impermeabilizzazione. Questa è definita come la copertura permanente di parte del terreno e del relativo suolo con materiale impermeabile artificiale, asfalto o calcestruzzo, per la costruzione degli insediamenti urbani (case, edifici industriali e commerciali, infrastrutture per il trasporto ed altro). Cosicché nelle aree di 3 Allegato 2 - Occupazione e impermeabilizzazione del suolo nell’UE degli Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo - Commissione Europea - Documento di lavoro dei servizi della Commissione Bruxelles, 15.5.2012. 4 In alcuni paesi dell’UE, tra cui la Germania, sono fissati a livello statale limiti quantitativi all’occupazione di suolo; in Italia il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato il D.D.L. "Valorizzazione aree agricole e contenimento consumo di suolo" esaminato in sede di Conferenza Unificata Stato-Regione. 5 Vedasi L.R. 5/1995 della Regione Toscana che definisce il suolo risorsa essenziale e patrimonio della collettività; L.R. 25/2011 della Regione Lombardia che definisce il suolo quale bene comune; in Basilicata è stata presentata, a marzo 2013, una proposta di disegno di legge "Disposizioni concernenti norme per il contenimento del consumo del suolo agricolo" di iniziativa del consigliere Ernesto Alfonso Navazio. 6 Vedasi le esperienze di osservatori regionali di Lombardia, Emilia Romagna, Marche, e appositi studi di Italia Nostra, ISTAT, ISPRA, Legambiente, INU. insediamento è davvero impermeabilizzata solo una parte, escludendo i giardini, parchi urbani ed altri spazi verdi non coperti da materiale artificiale, secondo le specifiche tipologie insediative. L’indicatore legge il fenomeno del consumo di suolo nel raffronto tra la situazione dell’ EU, Italia, Regione Basilicata, attraverso l’utilizzo di dati provenienti da fonti diverse. FIGURA 1. INCIDENZA PERCENTUALE DELLA COPERTURA ARTIFICIALE NEI PAESI UE (2009) Fonte: Eurostat, Indagine LUCAS La figura 1 contiene l’analisi comparativa, secondo i dati LUCAS, tra le nazioni dell’UE della quota di territorio con copertura artificiale che in Italia è stimata pari al 7,3% del totale, contro il 4,3% della media UE23. L’Italia si colloca al quarto posto di questa classisopra Germania e Regno Unito (6,8% e 6,7%, rispettivamente). L’incidenza della copertura artificiale è strettamente collegata alla densità demografica, che in Italia è pari a 204 abitanti per km2, contro un valore medio UE23 di circa 1207. La figura 2 mostra la fotografia della copertura artificiale scattata nel 2010 nelle regioni italiane: la Lombardia risulta in testa con il 14% di superfici artificiali sul totale della sua estensione, il Veneto con l’11%, la Campania con il 10,7%, il Lazio e l’Emilia Romagna con il 9%, il Piemonte con il 7,7% e la Sicilia con il 7,6%8. In generale, la superficie artificiale è più elevata nel Centro-Nord, mentre, nel Mezzogiorno, valori superiori alla media si riscontrano solo in Campania, all’altro estremo, valori sotto il 2% si registrano in Molise, Valle d’Aosta e Basilicata. 7 ISTAT- Le problematiche connesse al consumo del suolo - Audizione del Presidente dell’Istituto nazionale di statistica Enrico Giovannini Commissione XIII "Territorio, Ambiente e Beni ambientali" del Senato della Repubblica -Roma, 2012. 8 Idem "L’estensione delle località abitate italiane, che rappresenta una sottostima dell’estensione delle aree urbanizzate (o impermeabilizzate), ammonta a poco più di 20 mila km2, pari al 6,7% della superficie totale nazionale: per fornire un termine di paragone, il complesso delle località abitate italiane occupa una superficie superiore a quella dell’intera regione Puglia". Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo fica dopo i Paesi Bassi (12,3%), il Belgio (9,8%), il Lussemburgo (7,4%), e immediatamente FIGURA 2. INCIDENZA PERCENTUALE DELLA COPERTURA ARTIFICIALE IN ITALIA (2010) Fonte: Ambiente Italia Rapporto 2011 In Basilicata la superficie artificiale (zone urbanizzate di tipo residenziale ed industriale con copertura ascrivibile a continua) risulta al 2008 pari a 14.924 ettari, che rappresentano l’1,5% della superficie territoriale (999.461 ettari); tale dato è nettamente lontano dall’incidenza della copertura artificiale media in Italia (7,10%) e nelle singole Regioni. Come si evince dalla figura 3, nel periodo 1989-2008 la superficie artificiale regionale ha registrato un incremento del 55,40%, con un aumento annuo pari al 2.92%, percentuale più elevata dell’incremento di 1,90% registrato nel precedente periodo 1989-1997 e di poco inferiore all’incremento del 3,17% registrato negli ultimi undici anni (1998-2008). Il dato relativo alla superficie artificiale pro-capite in Basilicata è pari, per l’anno 2008, a regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 212 > 213 250 m2/ab a fronte di un dato medio nazionale pari a 415 m2/ab e di un dato UE23 pari 120m2/ab; in merito a tale raffronto si consideri che la quota ricavata, essendo strettamente collegata alla densità demografica, è influenzata dalla bassa densità rilevabile in Basilicata. Se nel novero delle superfici artificiali comprendiamo anche le infrastrutture viarie principali (misurate in ulteriori 8.528 ettari)9, la superficie artificiale complessiva, al 2008, risulta pari a 23.452 ettari, che rappresentano il 2,35% della superficie territoriale regionale, la quota pro-capite sale a 397 m2/ab, portandosi a valori prossimi alla media nazionale (415m2/ab). L’analisi dei dati fa emergere comunque che, anche nel debole sistema insediativo che caratterizza la Basilicata, regione storicamente caratterizzata da un contesto prevalentemente rurale ed a bassa densità di popolazione, il consumo di suolo aumenta con un trend coerente con l’andamento nazionale; dinamiche di trasformazione che, oltre a determinare la perdita, nella maggior parte dei casi, permanente e irreversibile di suolo fertile, si riflette in fenomeni di frammentazione del territorio, riduzione della biodiversità, alterazioni del ciclo idrogeologico e modificazioni microclimatiche10. Una ulteriore osservazione va fatta con riguardo alla notevole offerta di terreni edificabili prevista negli strumenti urbanistici vigenti e le attività di trasformazione in corso, oltre alle quote di fotovoltaico previste nel PIEAR (359 MW) e alle richieste di impianti in istrut- 9 Autostrade, strade statali e provinciali, strade urbane di scorrimento, Ns elaborazione su dati Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. 10 Le problematiche connesse al consumo del suolo - Commissione XIII "Territorio, Ambiente e Beni ambientali" del Senato della Repubblica Roma, 18 gennaio 2012. toria (circa 540 MW) che può verosimilmente comportare un aumento della superficie artificiale di circa un ulteriore 30% al 202011. FIGURA 3. TREND DELLA SUPERFICIE ARTIFICIALE DELLA REGIONE BASILICATA 1989-2008 Fonte: nostra elaborazione su dati Direzione Generale, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata SUO2. CONSUMO DI SUOLO PER PROVINCE E COMUNI AD ALTA TENSIONE ABITATIVA La figura 4 fa apprezzare il valore in ettari di suolo fertile consumato nelle due Province nel periodo 1989-2008; si può notare che l’attività di trasformazione del suolo è stata FIGURA 4. VARIAZIONE DELLA SUPERFICE URBANIZZATA A LIVELLO PROVINCIALE IN ETTARI Fonte: nostra elaborazione su dati Direzione Generale, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata L’analisi è proseguita sui comuni ad alta tensione abitativa, come definiti con D.G.R. n. 322 del 25.02.2003: Avigliano, Lavello, Matera, Melfi, Nova Siri, Pignola, Policoro, Potenza, Rapolla, Tito, Venosa. Trattasi di Comuni che in ragione di particolari fenomeni di frizione e tensione abitativa, nonché di migrazione territoriale, legati ad esigenze di alloggi in locazione, sono stati inseriti in apposito elenco CIPE e possono rappresentare un interessante punto di osservazione del fenomeno, anche in considerazione del fatto che hanno partecipato alla procedura di avviso pubblico per la realizzazione nella regione Basilicata 11 Riguardo agli strumenti urbanistici si precisa che la gran parte dei Comuni della regione è dotata di PRG sovradimensionati in termini di aree di nuova espansione edilizia; per i dati del fotovoltaico si considera approssimativamente l’equivalenza tra 1 MW e 1 HA; risultano non considerati i diffusi impianti di potenza inferiore al MW. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo maggiore nella provincia di Potenza. di "Programmi integrati di promozione di edilizia residenziale sociale e di riqualificazione urbana.12 FIGURA 5. VARIAZIONE DI SUPERFICIE URBANIZZATA NEI COMUNI AD ALTA TENSIONE ABITATIVA IN ETTARI, ANNO 1989/1997/2008 Fonte: nostra elaborazione su dati Direzione Generale, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata La figura 5 mostra che oltre Potenza e Matera, Melfi, Policoro e Tito sono i territori che nel periodo 1994-2008 presentano un incremento più alto di consumo di suolo. Complessivamente il consumo di suolo misurato nei Comuni ad alta tensione abitativa (ha 7.390) rappresenta il 49,5% del consumo totale regionale (ha 14.924) di cui all’indicatore SUO1. SUO3. CAMBIAMENTO DELL’USO DEL SUOLO L’indicatore consente di valutare il rapporto tra la trasformazione del Land use ed il consumo di suolo. Il lavoro inquadra quantitativamente e qualitativamente i fenomeni del cambiamento dell’uso del suolo e del consumo di suolo, soffermandosi sulla trasforma- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 214 > 215 zione del sistema insediativo della Basilicata al fine di verificare il mantenimento delle caratteristiche del sistema insediativo regionale: sistema compatto, caratterizzato da assenza di forme di sprawl insediativo e nel quale il territorio urbano ed extraurbano sono ancora chiaramente distinguibili. Non disponendo di dati strutturati, è stata condotta un’analisi basata su rilevamenti cartografici e non statistici; precisamente, l’analisi riferita al cambiamento delle coperture del suolo (land cover) è stata condotta attraverso il confronto della Carta dell’utilizzazione del suolo d’Italia in scala 1:200.000, realizzata da CNR e Touring Club Italiano nel quadriennio 1956-60 e Corine Land Cover 2000, in scala 1:100.000, mentre l’analisi del consumo di suolo è stata basata sull’interpretazione delle ortofoto riferite al periodo 1997-2008; per quest’ultime si è proceduto alla vettorializzazione delle superfici artificiali seguendo la nomenclatura Corine Land Cover, per l’anno 1997 utilizzando le foto aeree in bianco e nero provenienti dal Geoportale Minambiente (risoluzione 1 metro) e per l’anno 2008 le foto aeree a colori provenienti dal Geoportale della Regione Basilicata (risoluzione 0,5 metri). Il confronto in ambiente GIS delle due cartografie (carta uso suolo 1960 e 2000) ha richiesto la riclassificazione delle due cartografie sulla base di una legenda comune semplificata, articolata in 4 unità cartografiche: Boschi e arbusteti - Praterie - Aree agricole - Seminativi - Aree urbane. 12 Ai sensi della L.R. n. 25 del 7 agosto 2009, art. 4 è stato indetto avviso pubblico con D.G.R. n. 1612 del 28/9/2010; le proposte valutate interessano aree nuove per 102 ha circa complessivi. FIGURA 6. VARIAZIONE NELLA COPERTURA DEL SUOLO, ANNI 1960/2000 Fonte: nostra elaborazione su dati RISORSA s.r.l. - Direzione Generale, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata Le figure 6 e 7 rappresentano l’avvenuta transizione in 40 anni tra le 4 classi aggregate di copertura del suolo e mostrano che in Basilicata l’incremento dei boschi ed arbusteti è stato del 177,89% mentre le aree urbane sono aumentate del 373,14%, le aree agricole del 7%, tutto ciò a svantaggio delle praterie che diminuiscono del 373%, con evidenti rischi di diminuzione della biodiversità e dell’aumento di consumo di suolo. Questa condizione di incremento del greening da un lato, e delle aree urbane dall’altro, pone alcune problematiche che dovrebbero essere strategicamente affrontate nella definizione delle ritoriali in un’ottica di integrazione e di area vasta, al fine di preservare e migliorare gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura, dalla forestazione, dallo sviluppo urbano. FIGURA 7. VARIAZIONE NELLA COPERTURA DEL SUOLO IN ETTARI, ANNI 1960/2000 Fonte: nostra elaborazione su dati RISORSA s.r.l. - Direzione Generale, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo nuove politiche agricole e sviluppo rurale, forestali, urbanistiche, paesaggistiche e ter- FIGURA 8. VARIAZIONE NELLA COPERTURA DEL SUOLO IN ETTARI, ANNI 1960/2000 PER AMBITI DI PAESAGGIO Fonte: nostra elaborazione su dati Direzione Generale, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata FIGURA 9. AMBITI DI PAESAGGIO AI SENSI DELL'ART. 135 D.LGS. 42/2004 PER L'ELABORAZIONE DEL PPR Fonte: Direzione Generale, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata 1 Il complesso vulcanico del Vulture 2 La montagna interna 3 La collina e i terrazzi del Bradano 4 L'altopiano della Murgia Materana 5 L'Alta Valle dell'Agri 6 La collina argillosa 7 La pianura e i terrazzi costieri 8 Il massiccio del Pollino regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 216 > 217 Ambiti paesaggistici SUO4. PIANIFICAZIONE PAESAGGISTICA Una delle risposte alla questione del consumo di suolo è la pianificazione del territorio con approccio integrato con l’obiettivo di gestire in modo più efficiente e sostenibile le risorse naturali, permettendo lo sviluppo delle attività economiche in modo equilibrato. Si inserisce in questa logica, per il raggiungimento di una migliore qualità paesaggistica del territorio regionale e per garantire unitarietà ed equilibrio alla politica territoriale rispetto ai vari interessi da contemperare in un’ottica di sostenibilità, l’adozione della D.G.R. n. 366 del 18 marzo 2008, modificata ed integrata con la D.G.R. n. 208 del 26 febbraio 2013, con la quale è stato deliberato di redigere, in contestuale attuazione della L.R. 23/1999 e del D.Lgs n. 42/2004, il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) quale unico strumento di Tutela, Governo ed Uso del Territorio della Basilicata. Tale strumento, reso obbligatorio per le Regioni dal D.Lgs n. 42/2004, rappresenta ben al di là degli adempimenti agli obblighi nazionali, una operazione unica di grande prospettiva, integrata e complessa che prefigura il superamento della separazione fra politiche territoriali, identificandosi come processo "proattivo", fortemente connotato da metodiche partecipative e direttamente connesso ai quadri strategici della programmazione, i cui assi prioritari si ravvisano su scala europea nella competitività e sostenibilità. In data 14 settembre 2011 la regione ha firmato il Protocollo di Intesa con il MIBAC e il MATTM con l’impegno a garantire la corretta gestione del territorio, un’efficace ed efficiente tutela e valorizzazione dei caratteri paesaggistici, storici, culturali e naturalistico - ambientali, attraverso la definizione delle modalità di elaborazione congiunta del PPR esteso all’intero territorio regionale in ottemperanza dell’ articolo 143, comma 2, del D.lgs. 42/2004. Ad oggi, rispetto ai tempi riportati nell’Intesa, si registra un forte ritardo nella redazione del PPR. SUO5. OSSERVATORIO DEI PAESAGGI URBANI Il consumo di suolo, l’impermeabilizzazione e lo sprawl urbano contribuiscono anche alla perdita e al degrado del paesaggio, "elemento importante della qualità della vita delle popolazioni (…), elemento chiave del benessere individuale e sociale"13, determinando così un ulteriore impatto, quello sociale e sul benessere umano. Se l’analisi cartografica del consumo di suolo ha consentito di misurarne l’entità come svolta nel periodo 2010-2011 ha consentito di interpretare i processi evolutivi che caratterizzano le trasformazioni urbane. E’ stato questo l’obiettivo perseguito dall’Osservatorio virtuale dei paesaggi, una delle azioni più importanti del progetto PAYSMED.URBAN Alta qualità del paesaggio come elemento chiave nella sostenibilità e competitività delle aree urbane mediterranee14, Programma Med 2007-2013 al quale la Regione Basilicata - Dipartimento Ambiente - Direzione Generale ha partecipato in qualità di partner. Il lavoro svolto ha consentito la creazione di un Atlante delle trasformazioni dei paesaggi urbani15 che rappresenta una efficace risposta alla valutazione del fenomeno. Emerge che il consumo di suolo si accompagna a trasformazioni della struttura generativa dei luoghi ovvero del paesaggio. Sinteticamente i fenomeni rilevati riguardano: • le relazioni all’interno della città dove si osservano fenomeni vistosi di abbandono del "centro" da parte di abitanti e attività, tendenza alla costruzione della città nuova facendo ricorso a tipologie insediative a carattere diffusivo con la conseguenza di provocare, da un lato, la crescita del degrado e della desertificazione, dall’altro, la perdita di identità e di impoverimento semantico e simbolico degli spazi; • le relazioni tra aree urbane caratterizzate dalla polarizzazione di attività e popolazione in poche città (es. il capoluogo) cui si accompagna, per conseguenza, uno speculare abbandono e marginalità dei centri minori e di vasti territori extraurbani; • l’assenza di relazioni tra nuove tipologie edilizie e luoghi; costruite, infatti, utilizzando l’indice edificatorio delle aree agricole e cresciute come per continue aggiunte, 13 Convenzione Europea sul Paesaggio, adottata dal consiglio d’Europa il 20 ottobre 2000 a Firenze, ratificata dall’Italia nel 2006. Il trattato promuove la tutela, gestione e pianificazione dei paesaggi europei, oltre ad organizzare la cooperazione europea in materia. 14 http://www.paysmed.net. 15 Atlante del Paesaggio urbano, a cura di Anna Abate, ESI Edizioni, Napoli, 2012. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo riportata all’indicatore SUO1, l’analisi tramite sopralluoghi e uso della fotografia da terra sono quasi sempre edificate senza alcun riferimento tipologico o costruttivo legato alla tradizione ed all’immagine identitaria del luogo; • la disattenzione nelle aree rurali ai caratteri agrari storici, creando una commistione di segni costruiti spesso in stridente contrasto per forme, dimensioni e usi; • la indifferenza alla continuità ecologica. Tutto ciò impone di riflettere sull’inadeguatezza delle regole che la pianificazione ha fatto valere sui processi di morfogenesi dei nuovi luoghi. FOTO 1. ACERENZA (PZ) FOTO 2. CASTEL LAGOPESOLE, AVIGLIANO (PZ) Autore: Ernesto Salinardi FOTO 3. MURO LUCANO (PZ) FOTO 4. PIGNOLA (PZ) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 218 > 219 Autore: Ernesto Salinardi FOTO 5. TITO SCALO, TITO (PZ) Autore: Antonio Bellotti FOTO 6. VILLA D’AGRI, MARSICOVETERE (PZ) Autore: Ernesto Salinardi SUO6. OSSERVATORIO DEI MOSAICI RURALI In relazione al fenomeno del cambiamento dell’uso del suolo di cui all’indicatore SUO3, è in corso di svolgimento un progetto di analisi dei mosaici rurali della Basilicata, con riferimento agli ambiti di paesaggio identificati a scala regionale: Complesso vulcanico del Vulture, Rilievi montani interni, Terrazzi del Bradano, Murgia materana, Alta Val D’Agri, Collina argillosa, Pianura costiera, Massiccio del Pollino. L’analisi dei mosaici rurali ha richiesto lo svolgimento delle seguenti attività: • caratterizzazione ambientale degli ambiti di paesaggio, con riferimento agli aspetti fisiografici e di uso attuale delle terre; • analisi delle dinamiche di uso delle terre negli ambiti di paesaggio nel periodo 19602000; • analisi tramite sopralluoghi e uso della fotografia da terra svolta nel periodo 20122013; • predisposizione di una bozza di atlante aerofotografico e fotografico delle caratteristiche dei mosaici agroforestali di ciascun ambito, con evidenziazione di specifici aspetti di valore e di criticità. • analisi preliminare dei rapporti tra gli ambiti di paesaggio ed il sistema ecologicofunzionale (rete ecologica regionale). In ciascuno degli 8 ambiti di paesaggio identificati sono state osservate le specifiche dinamiche di uso delle terre nell’ultimo quarantennio, con riferimenti ai fondamentali processi di: • permanenza/intensivizzazione agricola; • abbandono agricolo ed espansione delle superfici forestali e seminaturali; • consumo di suolo legato allo sviluppo, urbano, produttivo, infrastrutturale; • frammentazione dello spazio rurale negli ambiti periurbani. Sinteticamente i fenomeni rilevati riguardano: • l’espansione dei paesaggi forestali derivanti dal rimboschimento spontaneo e an- anni cinquanta; • l’abbandono colturale di mosaici agroforestali (oliveti, vigneti, frutteti); • l’inserimento di nuovi elementi antropici nei mosaici rurali (fotovolatico, eolico e minieolico); • l’estensione delle urbanizzazioni in aree rurali e la frammentazione per effetto dello sprawl; • perdita della struttura periurbana storica caratterizzata dalla presenza di orti-giardini. FOTO 7. L'ALTA VAL D’AGRI ESPANSIONE DEI PAESAGGI FORESTALI PRESSO IL CENTRO ABITATO DI MONTEMURRO (PZ) FOTO 8. MASSICCIO DEL POLLINO - ASSENZA DI CURE COLTURALI IN RIMBOSCHIMENTI DI CONIFERE IN AGRO DI MOLITERNO (PZ) Autori: Rosetta Fulco, Salvatore Digilio Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo tropico di praterie; • l’assenza di cure colturali dei rimboschimenti di conifere realizzati a partire dagli FOTO 9. LA COLLINA ARGILLOSA - ABBANDONO COLTURALE DEI MOSAICI AGROFORESTALI PRESSO L’ABITATO DI ALIANELLO (MT) Autore: Rosetta Fulco FOTO 10. LA COLLINA ARGILLOSA - PRESENZA DI CIPRESSI SUPERSTITI DI VECCHI RIMBOSCHIMENTI, ALIANO (MT) Autore: Ernesto Salinardi FOTO 11A E 11B. IL COMPLESSO VULCANICO DEL VULTURE - L’INSERIMENTO DI NUOVI ELEMENTI ANTROPICI NEI MOSAICI RURALI regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 220 > 221 Autore: Antonio Bellotti FOTO 12. L’ALTA VAL D’AGRI ESTENSIONE DELLE URBANIZZAZIONI IN AREE RURALI E FRAMMENTAZIONE PER EFFETTO DELLO SPRAWL IN LOCALITÀ ARENARA DI MARSICOVETERE (PZ) Autore: Antonio Bellotti Passando dalla scala dell’intero territorio regionale a considerare i diversi ambiti di paesaggio, risulta che i fenomeni rilevati non operano uniformemente; ciascun ambito, infatti, è caratterizzato da una specifica combinazione di dinamiche di trasformazione, che si muove lungo una traiettoria evolutiva propria. Ad esempio, nell’ambito “Il complesso vulcanico del Vulture” l’espansione del bosco (+26%) è notevolmente più contenuta rispetto alla media regionale, mentre nell’ambito “I rilievi montani interni” i nuovi boschi, che derivano dal rimboschimento spontaneo o artificiale di praterie, aumentano del +161%. Parallelamente, l’estensione delle urbanizzazioni in aree rurali e la frammentazione per effetto dello sprawl è più evidente negli ambiti soggetti a maggiori pressioni di tipo turistico- insediative, quali la pianura costiera, l’entroterra di Maratea e l’alta Val d’Agri. FOTO 13. IL MASSICCIO DEL POLLINO - ESTENSIONE DELLE URBANIZZAZIONI IN AREE RURALI E FRAMMENTAZIONE PER EFFETTO DELLO SPRAWL A MARATEA (PZ) FOTO 14. ALTA VAL'DAGRI ESTENSIONE DELLE URBANIZZAZIONI IN AREA RURALE Autore: Ernesto Salinardi Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Consumo di suolo Autore: Anna Abate regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 222 > 223 FOCUS Desertificazione La Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla Desertificazione (UNCCD1) si propone di combattere la desertificazione, intesa come diminuzione o scomparsa della produttività e della complessità biologica del terreno, anche in termini economici (costo degli interventi) e la siccità nelle zone aride, semi-aride e sub-umide. Nel mondo, sono oltre 100 le nazioni ad essere interessate da questo fenomeno che, per l’azione spesso congiunta di cause antropiche e di cambiamenti climatici, risulta essere in continua espansione. Tra queste nazioni si annoverano anche alcuni Stati del bacino del mediterraneo tra cui la Grecia, la Spagna e l’Italia. Allo scopo di far interagire tra loro gli Stati coinvolti e di valutare l’entità del fenomeno, con il Progetto DISMED (Desertification Information System in the MEDiterranean Region) è stata elaborata la mappa di sensibilità2 alla desertificazione per tutto il bacino del mediterraneo alla scala 1: 1.000.000 (figura 1). FIGURA 1. SENSIBILITÀ ALLA DESERTIFICAZIONE DEL BACINO DEL MEDITERRANEO, 2003 Da ulteriori analisi condotte a scala nazionale, secondo un approccio sviluppato dal CRACMA3, emerge un quadro variabile tra le Regioni: circa il 70% della superficie della Sicilia presenta un grado medio-alto di vulnerabilità ambientale alla desertificazione, cui seguono il Molise (58%), la Puglia (57%), la Basilicata (55%); Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania presentano una percentuale di territorio vulnerabile compresa fra il 30% ed il 50%; Calabria, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Veneto e Piemonte si attestano fra il 10 ed il 25% del territorio; Liguria, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige hanno percentuali comprese fra il 2% e il 6% (figura 2). 1 United Nations Convention to Combat Desertification; la convenzione, strumento giuridicamente vincolante in materia di desertificazione, trae origine nel 1992 dalla Conferenza di Rio su Ambiente e sviluppo; è stata adottata il 17 giugno 1994 ed è entrata in vigore nel 1996; l’Italia ha ratificato nel 1997; 2 Per semplicità di lettura i termini "sensibilità", "vulnerabilità" e "rischio", in relazione al loro utilizzo riguardo la tematica della desertificazione, sono qui considerati sinonimi. 3 CRA-CMA, Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura - Unità di ricerca per la Climatologia e la Meteorologia applicata all’Agricoltura. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Desertificazione Fonte: EEA - European Environment Agency FIGURA 2. VULNERABILITÀ AMBIENTALE, 2011 Fonte: nostra elaborazione su dati ISPRA Questi dati sono suffragati da quanto riportato dall’Atlante nazionale delle aree a rischio di desertificazione (CRA-INEA, Istituto Nazionale di Economia Agraria, 2007), per il quale le aree a rischio in Italia coprono circa il 21,3% della superficie nazionale ed il 41,1% di quella dell’area potenzialmente a rischio, che risulta concentrata nella parte centro- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 224 > 225 meridionale della penisola. La Basilicata, per la sua complessità, è stata già dalla metà degli anni ’90 oggetto di riflessioni e di specifiche analisi nei confronti del problema desertificazione, anche attraverso la diretta partecipazione dell’Ente Regione4. La metodologia ESA (Environmantal Sensitive Areas5), alla cui messa a punto ha contribuito il caso di studio del bacino del fiume Agri (e successivamente adottata come standard a livello internazionale), giunge all’individuazione delle "aree sensibili" attraverso l’analisi combinata di alcuni indici ambientali, sociali ed economici. Scopo principale della metodologia è fornire uno strumento di analisi dei processi di desertificazione, sia in atto che potenziali, di individuare i fattori di rischio ed essere, quindi, di supporto alla definizione delle possibili modalità di intervento (DSS, Decision Support System6). Nello specifico la vulnerabilità ambientale alla desertificazione è vista come il risultato delle interazioni di fattori elementari (strati o layers) relativi a suolo, clima, vegetazione e aspetti socio-economici (figura 3) che, singolarmente e nel loro insieme, risultano collegati a fenomeni di degrado ambientale o ad una gestione del territorio non sostenibile7. 4 Progetto DesertNet, Monitoraggio ed azioni di lotta alla desertificazione nella regione mediterranea europea, 2004; Progetto DesertLinks, Combating Desertification in Mediterranean Europe: Linking Science with Stakeholders, 2005; Progetto DesertNet 2 - P.I.C. Interreg III B MedOcc - Implementazione di una Piattaforma di Servizi per la lotta contro la siccità e la desertificazione attraverso un sistema di azioni pilota nelle Regioni del Mediterraneo, 2008. 5 Progetto Europeo Medalus (MEditerranean Desertification And Land Use). 6 DSS o Decision Support System sono strumenti informatici che utilizzano dati e modelli matematici a supporto di coloro che sono deputati a prendere decisioni (decision maker). 7 Gestione non sostenibile del territorio significa utilizzare le sue risorse con un’intensità di sfruttamento tale da farle esaurire. A titolo esemplificativo l’azione combinata di fattori elementari critici, quali la forte pendenza del terreno, l’elevata erodibilità del suolo, la limitata protezione esercitata dalla vegetazione, le scarse precipitazioni concentrate in breve periodi dell’anno, la carenza di politiche relative alla gestione del territorio, comporta un’elevata vulnerabilità alla desertificazione. L’interazione dei citati fattori elementari, opportunamente elaborati con l’attribuzione di punteggi in grado di esprimere il peso esercitato da ciascun parametro ambientale nel modificare la condizione di equilibrio di un sistema ecologico, riuniti in classi o "qualità"8, mediati ed opportunamente riclassificati viene, infine, sintetizzata dalla Carta della aree sensibili al fenomeno della desertificazione (figura 4), con la zonizzazione compresa tra la classe N, "non affetta" e la classe C3, estremamente "critica"9. FIGURA 3. SCHEMA ESA, 2005 Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Desertificazione Fonte: elaborazione di Ferrara A. da "Carta delle aree sensibili alla desertificazione e della Regione Basilicata", 2005 8 Soil Quality SQI, (tessitura, litologia, pietrosità superficiale, drenaggio, pendenza, profondità), Climate quality CQI (precipitazioni annuali, indice di aridità di Bagnouls e Gaussen, esposizione), Vegetation Quality VQI (protezione dall’erosione, rischio incendio, resistenza alla siccità, copertura vegetale), Management Quality MQI (implementazione delle politiche gestionali, intensità di uso del suolo). 9 Sensibilità al rischio di desertificazione crescente secondo la sequenza: Non affette; Potenzialmente affette; Fragili 1; Fragili 2; Fragili 3; Critiche 1; Critiche 2; Critiche 3. FIGURA 4. CARTA DELLA AREE SENSIBILI (ESA) AL FENOMENO DELLA DESERTIFICAZIONE DELLA REGIONE BASILICATA, 2007 Fonte: elaborazione di Ferrara A. da "Carta delle aree sensibili alla desertificazione e della Regione Basilicata", 2005 Dall’analisi dei dati relativi alla variazione dell’ESA per gli anni 2004-2007 in Basilicata (anni per i quali è possibile operare un confronto a scala regionale, figura 5) si assiste ad una sostanziale riduzione del rischio di desertificazione, circostanza prevalentemente riconducibile all’aggiornamento degli strati informativi di base operato con l’introduzione regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 226 > 227 della Carta Forestale Regionale e della Carta dei Suoli (2006). FIGURA 5. VARIAZIONE PERCENTUALE DELLE CLASSI ESA TRA IL 2004 (PROGETTO DESERTNET) E IL 2007 (PROGETTO DESERTNET II), 2010 Fonte: elaborazione di Mancino G. da "Analisi delle potenzialità applicative del metodo ESA", 2010. Il 40% del territorio regionale, al 2007, è caratterizzato da condizioni a differente fragilità (F 1, 2, 3, per complessivi 395.424 ettari) e circa il 9,5% presenta livelli di criticità più o meno elevati (C 1, 2, 3, per complessivi 93.757 ettari). Da evidenziare che le aree fragili e critiche sono localizzate prevalentemente nella zona orientale della regione, al confine con le province di Foggia, Barletta-Andria-Trani, Bari e Taranto, ove il territorio è, al contempo, interessato da fenomeni erosivi, da una certa severità climatica accompagnata da limitata copertura vegetale e dallo sfruttamento ai fini agricoli dei terreni. La parte del territorio regionale che ricade nelle aree attualmente non interessate o potenzialmente sensibili usufruisce, invece, sia di una copertura vegetale che può essere definita "attiva" nella protezione del suolo (aree boscate), che di politiche in grado di coniugare le esigenze gestionali a quelle di salvaguardia (parchi nazionali e regionali, aree SIC e ZPS, riserve statali e regionali, piani di assestamento forestale, piani forestali territoriali di indirizzo etc). FOTO 1. CALANCHI A PISTICCI (MT) FOTO 2. TORRENTE ALVARO, GALLICCHIO (PZ) Autore: Antonio Bellotti Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Desertificazione Autore: Ernesto Salinardi Bonifiche da amianto. Archivio iStock Capitolo 13 Il progressivo degrado del suolo può essere determinato da eventi accidentali o da attività umane quali l’industria, l’agricoltura, l’urbanizzazione e il turismo. Nel corso degli ultimi quarant’anni, l’incremento della produzione di rifiuti, l’utilizzo diffuso di sostanze chimiche e di discariche inadeguate o abusive, la gestione impropria di sostanze pericolose, l’abbandono di siti industriali, militari e minerari, gli incidenti, sono stati tra le principali fonti di contaminazione del suolo. Come i processi naturali di formazione del suolo sono molto lenti, così il completo risanamento dei danni causati al suolo può richiedere migliaia di anni se affidato a processi di rigenerazione naturali. Gli interventi di bonifica dei siti inquinati, in passato individuati come obblighi per garantire la tutela della salute pubblica e delle risorse ambientali, sono oggi in continua evoluzione verso più ambiziosi obiettivi di recupero, valorizzazione e sviluppo socio-economico del territorio. In questo modo i costi delle azioni di risanamento spesso superiori al valore di mercato delle superfici, possono trovare copertura all'interno di procedimenti in cui si conciliano interessi economici, ambientali e sanitari. Il successo del risanamento dei siti contaminati cosiddetti "brownfields"1, va riconosciuto nella capacità di innescare trasformazioni urbane tali da produrre benefici complessivi, anche in termini sociali ed economici, superiori ai costi di bonifica. Si pensi, ad esempio, alla possibilità in caso di riuso dei brownfields, di preservare le aree vergini, "greenfield", per un uso sostenibile a vantaggio delle future generazioni. Attualmente questo approccio è quello più proficuo di risultati, in quanto la dimensione e il numero dei siti contaminati, non solo in Italia e in Basilicata, non sono confrontabili con le risorse pubbliche disponibili. La dimensione del problema a scala europea è tale da incidere sulle politiche economiche dei Paesi membri per diverse generazioni e persino di influenzare la competitività delle imprese. Oggi nei Paesi membri dell’UE si trovano circa tre milioni di siti potenzialmente contaminati. Le stime mostrano che più dell’8% (circa 300.000 siti) sono contaminati e necessitano di interventi, ma questa percentuale 1 Il termine anglosassone (campi "bruni") indica superfici non più utilizzate per finalità produttive e per questo in attesa di una nuova destinazione d’uso. Si tratta di aree degradate in ambito urbano o periurbano divenute derelitte in seguito alla cessione di attività industriali. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo Contaminazione e bonifica del suolo è in continua crescita per effetto dell’avanzamento delle indagini di caratterizzazione e monitoraggio ambientale. Il numero totale dei siti contaminati da bonificare entro il 2025 è previsto essere pari al 50% dei siti attualmente ritenuti potenzialmente contaminati. La contaminazione riscontrata è riconducibile ad attività commerciali ed industriali del passato e al trattamento e allo smaltimento di rifiuti. Nei siti commerciali ed industriali le cause più frequenti di contaminazione del suolo e della falda sono i rilasci da serbatoi e da tubazioni e gli incidenti; le industrie maggiormente responsabili della contaminazione sono quelle metallurgiche, i poli chimici, le centrali termoelettriche e le raffinerie. Degni di nota sono poi anche le stazioni di servizio e le lavanderie a secco, menzionati come le sorgenti di contaminazione più frequenti in Lussemburgo, Lettonia, Italia, Austria e Belgio. Il 37% circa dei siti è contaminato da metalli pesanti, il 34% da oli minerali, il 13% da idrocarburi policiclici aromatici, il 6% da BTEX, il 4% da fenoli e il 2,4% da organici policlorurati2. A fronte di tale quadro, dimostrativo di altissimi interessi economici, si osservano "notevoli diversità tra i vari regimi nazionali riguardanti l’aspetto della contaminazione che impongono obblighi molto diversi agli operatori economici, creando così una situazione di disequilibrio in termini di costi fissi e una distorsione della concorrenza nel mercato interno"3, il tutto in assenza di una norma comunitaria organica e specifica sulle bonifiche4, intervenuta nel settore con la Direttiva 2004/35/CE. In Italia5 la gestione dei siti contaminati è avvenuta inizialmente con riferimento alle norme relative alla gestione dei rifiuti, poi alle norme di protezione del suolo ed al rilascio nell’ambiente di sostanze pericolose, comunque, secondo una normativa lacunosa, indeterminata e soprattutto basata su un concetto di bonifica legato, sostanzialmente, alla rimozione di rifiuti tossici presenti nei siti classificati come contaminati, prescindendo dal raggiungimento finale di possibili standard di qualità connessi all’utilizzo previsto dell’area. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 230 > 231 Proprio la definizione degli standard di qualità dei suoli6, che non è solo un problema normativo, ma soprattutto di tipo scientifico e tecnico-operativo, rende la gestione di questo settore particolarmente complessa. 2 Progress in management of contaminated sites (CSI 015), EEA Report, agosto 2007 3 Vedasi Proposta di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per la protezione del suolo e modifica la direttiva 2004/35/CE COM (2006) 232. 4 In materia vige la Direttiva 2004/35/CE che stabilisce i principi generali in materia di responsabilità ambientale, con riferimento alla prevenzione e riparazione del danno ambientale. Essa introduce un regime di responsabilità oggettiva, derogabile da parte dei singoli Stati membri, i quali possono diversamente stabilire che, ai fini della sussistenza della responsabilità, debba essere provato l’elemento soggettivo dell’operatore (dolo o colpa). Su tutti gli altri aspetti, la Direttiva individua dei requisiti minimi obbligatori, lasciando e demandando agli Stati membri la possibilità e l’onere di stabilire condizioni più restrittive e requisiti minimi. Ciascun stato membro, pur nell'ambito di linee guida comuni, ha elaborato discipline diverse per la bonifica dei siti contaminati, cosicchè tale eterogeneità introduce forti distorsioni di mercato per le imprese e costi di risanamento ambientale molto diversi. 5 L’evoluzione normativa italiana , dal DLgs 22/97 e DM 471/99 al D Lgs 152/06, corrisponde ad una evoluzione della definizione di "sito da bonificare", non più riferito a situazioni di mero abbandono di rifiuti (anche non producenti l’inquinamento del suolo-sottosuolo e delle risorse idriche), ma riferito a situazioni in cui l’inquinamento del suolo è associato, invece, alla presenza di sostanze in grado di indurre una tossicità potenziale nei confronti degli esseri viventi (biocenosi), ovvero di modificare le caratteristiche proprie dell’ambiente abiotico. 6 La definizione di standard di qualità dei suoli per una data sostanza S è l’individuazione di un valore di concentrazione CS della sostanza in esame, che determina un rischio ritenuto accettabile per la salute umana, considerate le possibili vie di esposizione e i percorsi di contaminazione delle diverse matrici ambientali. Estendendo il riferimento ad un’accezione non solo sanitaria, ma ecologica, gli standard di qualità dei suoli rappresentano le concentrazioni che non arrecano danni ai comparti ambientali connessi con il suolo. INDICATORE/INDICE DPSIR SCALA INDICATORE UNITÀ FONTE MISURA BON1 Piano regionale di bonifica R Numero siti BON2 Siti censiti P Numero siti BON3 Densità Territoriale P STATO TREND ATTUALE n.ro puro Regione Basilicata ↑ n.ro puro EEA ↑ 2 2 n.ro puro EEA ↑ 2 2 n.ro puro MATTM - ISPRA Km siti/Km regione Km siti/Km regione ☺ ↑ BON4 Siti di interesse nazionale P BON5 Contaminazione comparto economico D % EEA ↑ BON6 Persistenza contaminazione D % Regione Basilicata ↑ BON7 Pericolosità Contaminante P BON8 Contaminazione per matrice ambientale S % EEA BON9 Localizzazione I % Regione Basilicata BON10 Diffusione della contaminazione I % Regione Basilicata BON11 Bonifiche comparto economico e territorio R % EEA BON12 Programmazione Regionale R M€ Regione Basilicata Indice di pericolosità relativa Numero matrici n.ro puro ☺ ↑ ☺ ↑ ↑ ☺ ↑ ↑ ☺ ↑ BON1. PIANO REGIONALE DI BONIFICA L’indicatore riporta il bilancio delle risposte complessive alle contaminazioni pregresse, contenute nel Piano Regionale di Bonifica (PRB) e a quelle di nuova generazione. La Basilicata è infatti dotata di un Piano Regionale di Bonifica (PRB), approvato contestualmente alla L.R. n. 6 del 2001. La ricognizione e classificazione dei siti in esso censiti risale al 1997-1998 ed è stata sviluppata secondo i criteri del DM. 185 del 16/05/1989. Tale pianificazione non può considerarsi conforme ai criteri sopraggiunti con l’emanazione del D.M. 471/99 e del D.Lgs. 152/06 e s.m.i., sebbene contenga un aggiornamento relativo all’anno 1998. La verifica del conseguimento degli obiettivi di piano risulta di fondamentale importanza per l’attuale valutazione dello stato dell’ambiente. Questa valutazione non può ridursi alla superficiale constatazione dell’anacronismo esistente tra i criteri di questo piano con quelli attuali sopraggiunti con il DM 471/99 e D.Lgs. 152/06. La consistenza del piano di cui trattasi, infatti, è rimasta confermata fino all’entrata in vigore del D.Lgs. 205/2010 che stabilisce quale termine ultimo per l’adeguamento delle norme regionali al D.Lgs. 152/06 il 12/12/2013. Indubbiamente l’elenco dei siti censiti nel piano regionale non può ritenersi equivalente all’anagrafe dei siti da bonificare. Tale equivalenza è esclusa già dagli articoli 2 e 17 del D.M. 471/1999 e dagli articoli 240 e 251 del D.Lgs.152/2006 e sarebbe ancor più erronea rispetto alle attuali definizioni di sito contaminato e di bonifica. In realtà lo stato attuale dell’ambiente, in merito alla contaminazione del territorio lucano, dipende dallo stato attuale dei siti censiti dal piano effettivamente destinati alla bonifica, dei siti contaminati o potenzialmente contaminati di nuova generazione e dei siti inquinati di interesse nazionale. La valutazione dello stato attuale dell’ambiente deve perciò svilupparsi come un bilancio complessivo delle contaminazioni pregresse, contenute nel PRB, delle contaminazioni di nuova generazione rispetto agli interventi complessivamente posti in essere. TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo CODICE SITI CENSITI DAL PIANO REGIONALE DI BONIFICA Il PRB riporta il censimento di 890 siti. Queste aree sono classificate in: siti marginali o bonificati esclusi dal piano, siti di bassa rilevanza, siti di rilevanza media e siti di alta rilevanza. Tale classificazione deriva dall’applicazione dell’algoritmo definito nel PRB per la valutazione delle priorità di intervento. La figura 1 riporta lo stato dei siti contaminati in Basilicata così come individuato nella L.R. n. 6/2001. I criteri di valutazione adottati dal piano non sono omogenei con gli indicatori oggi utilizzabili. Tale disomogeneità non consente di valutare l’evoluzione della situazione fino allo stato attuale. FIGURA 1. CLASSIFICAZIONE DEI SITI CENSITI NEL PIANO REGIONALE DI BONIFICA regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 232 > 233 Fonte: Piano Regionale di Bonifica L.R. n. 6/2001 In particolare, si rileva che i siti classificati ad alta rilevanza facenti parte del programma di emergenza del PRB sono 6. La tabella 2 ne riporta 5 considerati oggetto di interventi immediati e il relativo stato di attuazione. Trattandosi di siti di proprietà delle P.A. le azioni poste in essere sono state realizzate/finanziate dalla Regione. Località Tipologia sito Azioni Riferimenti atti Indagini/stato Ex Liquichimica, Tito Industria dismessa con discarica aziendale Sin D.M. 468/2001 Sito candidato alla rilevanza nazionale,effettivamente riconosciuta con D.M. Ambiente; oggetto di messa in sicurezza e caratterizzazione; allo stato attuale è in corso la progettazione degli interventi di bonifica e ripristino-riutilizzo ai fini produttivi San Vito, Matera Discarica rifiuti solidi urbani Caratterizzazione D.M. 471/99 DGR 1476/2002 Sito oggetto di caratterizzazione ai sensi del D.M. 471/99 risultato non contaminato Camastra Piesco-Isca del Gallo, Calvello Discarica rifiuti solidi urbani Caratterizzazione D.M. 471/99 DGR 1473/2002 Sito oggetto di caratterizzazione ai sensi del D.M. 471/99 risultato non contaminato Pallareta, Potenza Discariche rifiuti solidi urbani Adeguamento discariche DGR 1289/2010 Sito oggetto di lavori di stabilizzazione dei bacini; attualmente oggetto di caratterizzazione ai sensi del D.Lgs. 152/06 Menavoli, Lauria Discarica rifiuti solidi urbani Caratterizzazione DM 471/99 DGR 1733/2004 Sito oggetto di caratterizzazione ai sensi del D.M. 471/99 risultato non contaminato TABELLA 2. PROGRAMMA DI EMERGENZA DEL PRB E STATO DI ATTUAZIONE, 2013 Fonte: Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale Il sesto sito, corrispondente alla discarica di rifiuti solidi urbani di Maratea è riconosciuto come regolarmente chiuso a seguito del cessato esercizio per aver colmato la volumetria Tra i siti classificati a bassa rilevanza ne risultano compresi 152 censiti come discariche potenzialmente contaminate che sono rientrate nella proceduta di infrazione da parte della Commissione Europea nei confronti della Repubblica Italiana, procedura archiviata nella seduta del 30.09.2010, n. 2003/2077C (2003-2338), avendo riconosciuto, la maggior quantità di tali siti, che trattasi di discariche regolarmente constite e gestite secondo le norme previgenti. I siti, invece, realmente oggetto di abbandono di rifiuti, ancora interessati dalla procedura di infrazione risultano solo 10 per i quali con D.G.R. n. 1730/2013 sono stati concessi finanziamenti finalizzati alla rimozione dei rifiuti abbandonati e al ripristino; i relativi lavori per i 7 siti sono conclusi, mentre per 3 sono in corso. Per gli altri siti classificati a bassa rilevanza sarà il nuovo PRB ad eseguirne il censimento. La procedura di affidamento per la redazione del nuovo PRB è stata avviata con D.G.R. n. 678/2013. FIGURA 2. SITI PRESENTI NEL PROGRAMMA DI MEDIO TERMINE DEL PIANO DI BONIFICA DELLA BASILICATA ED OGGETTO DI PROCEDURA DI INFRAZIONE COMUNITARIA N. 2003/2077 (2013) Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo autorizzata. I pozzi petroliferi rappresentano la maggior parte del programma a medio termine del PRB. Questa tipologia di siti comprende 108 aree, oggetto di attività petrolifere estrattive attuali, attività esplorative e attività dismesse. Tutte queste postazioni petrolifere sono sottoposte a procedimenti di caratterizzazione e bonifica ai sensi del D.Lgs. 152/06, analogamente ad altri siti già censiti nel PRB. Dopo la pubblicazione del PBR, la società Eni spa ha presentato 83 comunicazioni di situazioni di potenziale inquinamento relative ad altrettanti siti di pozzi petroliferi. Previ accordi con gli enti territoriali interessati, è stata approvata la proposta di Eni spa di programmazione della tempistica di caratterizzazione degli 83 siti sviluppata su sei anni, dando priorità a quelli con inquinamento attivo e poi a quelli con inquinamento passivo ed, infine, a quelli senza alcuna evidenza di inquinamento. In particolare, nell’area della Val d’Agri risultano 17 postazioni petrolifere di Eni spa oggetto di procedimento: due procedimenti sono stati chiusi nel territorio di Viggiano (Monte Alpi ovest 1 e Monte Enoc 4, Monte Alpi 5 or); quattro sono in corso di esecuzione (bonifica Costa Molina 2, Monte Alpi 3 dir, Monte Alpi-2, Monte Alpi 4x); in nove sono in corsole attività di caratterizzazione e nei restanti due è in corso di definizione il piano di caratterizzazione. BON2. NUMERO SITI CENSITI Come evidenziato in BON1, l’elenco dei siti censiti nel PRB (890) non può ritenersi equivalente all’anagrafe dei siti da bonificare da redigere secondo l’attuale definizione di sito da bonificare; conseguentemente, l’indicatore prende in considerazione i soli siti censiti dal PRB effettivamente destinati alla bonifica, i siti contaminati o potenzialmente contaminati di nuova generazione e i siti inquinati di interesse nazionale. I siti, sono attualmente 390 e rappresentano siti ricadenti, a qualsiasi titolo, in un procedimento di caratterizzazione e bonifica. Il conteggio non comprende i siti del Piano Regionale di Bonifica per i quali non risultano in corso procedimenti. Gli unici siti inclusi, allo stato attuale, sono regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 234 > 235 i lotti del SIN dell’Area Industriale di Tito. In attesa dell’aggiornamento del PRB si rileva una sostanziale diminuzione dei siti potenzialmente inquinati/contaminati, attestando un miglioramento dello stato ambientale regionale. La figura 3 indica la distribuzione dei siti per Comune. FIGURA 3. NUMERO DI SITI PER COMUNE Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale BON3. DENSITÀ TERRITORIALE L'indicatore BON3 indica la quantità di territorio compromessa da processi di contaminazione potenziale o in atto. Questa valutazione viene eseguita calcolando il rapporto tra la superficie dei siti oggetto di procedimento di caratterizzazione e bonifica e la superficie del territorio regionale. Anche in questo caso si escludono solo i siti effettivamente bonificati, perciò, il risultato ottenuto può considerarsi conservativo. Tale impostazione compensa in parte la scarsità dei dati disponibili, dipendenti dalla struttura delle informazioni sui siti contaminati. La superficie di un sito contaminato infatti, è determinabile solo nella fase conclusiva del procedimento, allorquando siano disponibili i risultati della caratterizzazione e della progettazione degli interventi. FIGURA 4. RIPARTO PER AMBITO COMUNALE DEI SITI CENSITI POTENZIALMENTE CONTAMINATI, 2013 I dati attualmente disponibili indicano che tale parametro è prevalentemente influenzato dalla dimensione dei SIN, aventi l’ordine di grandezza del chilometro quadro; mentre nell’insieme la superficie di tutti gli altri siti diversi dai SIN è pari a 157.846 m2. I dati mostrano, ancora una volta, come la maggior parte dei siti contaminati o potenzialmente tali rientra nei SIN. Questo parametro riassume la frequenza sul territorio regionale di eventi di contaminazione in atto e potenziale. Risulta evidente che il 59% dei siti è concentrato nei comuni di Tito, Ferrandina, Pisticci e Viggiano, ossia in corrispondenza delle principali aree industriali della Regione. Si rileva la coerenza di tale dato anche rispetto alla perimetrazione dei SIN, che in termini strategici comprendono sia l’area industriale di Tito che la Val Basento con i comuni di Ferrandina e Pisticci, come indicato dalla figura 4. BON4. SITI DI INTERESSE NAZIONALE La legislazione italiana riconosce quali Siti d’Interesse Nazionale (SIN) quelle aree in cui l’inquinamento di suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee è talmente esteso e grave da costituire un serio pericolo per la salute pubblica e per l’ambiente naturale7. La gravità della contaminazione in queste zone, con rilevanti impatti ambientali, sanitari e socio-economici, ha fatto sì che esse venissero prese in carico dallo Stato, con stanziamento di fondi ad hoc per la loro messa in sicurezza e bonifica. La titolarità dei 7 Il D.M. Ambiente 18 settembre 2001, n. 468 (Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati) descrive ed aggiorna quelli che sono i "Siti di Interesse Nazionale" (SIN) preventivamente definiti dalla Legge n. 388/2000 Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale procedimenti dei SIN, infatti, è del Ministero dell’Ambiente, mentre le Autorità Locali sono spesso coinvolte come soggetti attuatori degli interventi e come responsabili dello sviluppo e salvaguardia dei territori interessati. I dibattiti e le polemiche ricorrenti in merito ai SIN riguardano l’insufficienza dei finanziamenti e i lunghi tempi per la realizzazione della bonifica, necessaria per la restituzione agli usi legittimi. Tali discussioni sono condivisibili solo in minima parte, dal momento che l’Italia è tra le prime nazioni europee in quanto ad evoluzione giuridica e risorse finanziare destinate alla bonifica del territorio. I dati EEA8 normalizzati per unità di PIL e di superficie, confermano la posizione italiana, di rappresentata nella figura 5, ove si riporta la ricognizione dei flussi finanziari destinati da ogni nazione alla bonifica nei vari settori di intervento. È vero, però, che tempi di spesa dei finanziamenti assentiti registrano ritardi generali in tutta Italia. L’interpretazione di tale evidenza non può prescindere dalla considerazione della complessità dei procedimenti di messa in sicurezza, caratterizzazione e bonifica, emergenti dalle nuove istanze e modelli di tutela dell’ambiente provenienti dall’ordinamento comunitario. La regione Basilicata ha due Siti di Interesse Nazionale: Valbasento e Tito, un numero che la pone all’undicesimo posto tra le regioni italiane, come evidenziato nella figura 6 dove si rappresenta, per ciascuna regione, la superficie occupata dai siti inquinati di interesse nazionale, espressa in percentuale, e il numero dei siti compresi nel Programma Nazionale di Bonifica nei relativi aggiornamenti succedutisi nel tempo. Il dato nazionale attuale indica un rapporto pari al 2,4% della superficie totale, distribuito in 57 siti contaminati. Tra le regioni aventi una superficie vincolata superiore alla percentuale nazionale si annoverano: la Campania con il 17,9% e 6 siti contaminati; il Lazio con il 6,8% e 2 siti contaminati; la Sardegna con il 6,5% e 3 siti contaminati; il Piemonte con il 4,2% e 6 siti regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 236 > 237 contaminati; la Basilicata con 0,36% e 2 siti. FIGURA 5. SPESA ANNUA NAZIONALE PER LA GESTIONE DEI SITI CONTAMINATI PER UNITÀ DI PIL (2007) Fonte: European Environment Agency -Expenditure for contaminated sites remediation in selected countries as per mille of the Gross Domestic Product (GDP) - July 2007 8 EEA: European Environment Agency - Agenzia Europea dell’Ambiente FIGURA 6. RAPPORTO TRA SUPERFICIE SIN E SUPERFICIE REGIONALE E RELATIVO NUMERO IN ITALIA (2008) Fonte: Annuario ISPRA L’indicatore rappresenta il rapporto tra la superficie dei SIN ancora vincolata9 e la superficie del territorio regionale (figura 7). Si rileva la quantità di territorio pesantemente compromessa da stati di contaminazione, in genere derivanti da passate industrializzazioni, in contrapposizione alla programmazione degli interventi di risanamento, ripristino e riutilizzo attraverso finanziamenti nazionali secondo lo strumento degli accordi di FIGURA 7. EVOLUZIONE DEL REGIME DEI VINCOLI NEI DUE SIN Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale L'indicatore BON4 rappresenta il rapporto tra la superficie dei SIN ancora vincolata e la superficie del territorio regionale (figura 7). Si rileva la quantità di territorio pedantemente compromessa da stati di contaminazione in genere derivanti da passate industrializzazioni, in contrapposizione alla programmazione degli interventi di risanamento, ripristino e riutilizzo attraverso finanziamenti nazionali secondo lo strumento degli accordi di programma. 9 L’obbligo di bonifica è garantito da oneri reali e privilegi speciali immobiliari che ai sensi dell’art. 253 del D.Lgs. 152/06 devono riportarsi nel certificato di destinazione urbanistica come vincolo all’utilizzo dell’area soggetta a bonifica. La certificazione di avvenuta bonifica rilasciata dalla Provincia, ai sensi dell’art. 248 comma 3 del D.lgs. 152/06, costituisce titolo per la restituzione agli usi legittimi dell’area e lo svincolo delle garanzie finanziarie. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo programma. L’elaborazione dei dati dimostra che la superficie dei SIN è complessivamente diminuita di 5 volte rispetto alla perimetrazione iniziale. Attualmente risulta ancora oggetto di vincolo il 0.062 % del territorio regionale. BON5. CONTAMINAZIONE PER COMPARTO ECONOMICO L’indicatore consente di riconoscere la provenianza della contaminazione rispetto al comparto economico di appartenenza. In Basilicata il comparto che incide maggiormente è quello estrattivo e di prospezione di idrocarburi. Tale incidenza viene calcolata tenendo conto dei lotti ricadenti a qualsiasi titolo nel procedimento di caratterizzazione. Sono conteggiati i singoli lotti del SIN Val Basento e del SIN di Tito e tutti i lotti con procedimento di caratterizzazione e bonifica. Lo scenario risultante può considerarsi estremamente cautelativo, in quanto vengono esclusi dal conteggio solo i siti bonificati. FIGURA 8. NUMERO DI SITI PER TIPOLOGIA DI APPARTENENZA E RELATIVA INCIDENZA PERCENTUALE, 2013 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 238 > 239 Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale Risulta evidente che alla maggior parte dei siti sono associati interessi economici la cui integrità finanziaria dipende dalla restituzione delle aree agli usi legittimi, in quanto qualunque inadempimento comporterebbe proficui interventi sostitutivi in danno della proprietà. I "siti orfani"10 rientrano per la maggior parte nei SIN, perciò le loro sorti ricadono nella competenza del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare. BON6. DURATA DELLA CONTAMINAZIONE La durata della contaminazione misura il tempo intercorrente tra l’evento di contaminazione e l’avvenuta bonifica del sito. Il numero degli interventi di bonifica finora ultimati in Basilicata è ancora troppo esiguo per stimare la durata della contaminazione. In attesa dell’ultimazione dei procedimenti di caratterizzazione e bonifica, i siti potenzialmente contaminati vengono classificati in: • siti a contaminazione storica - D.M. 471/99; • siti a contaminazione pregressa - D.M. 471/99 al D.Lgs. 152/06; • siti a contaminazione recente - D.Lgs. 152/06. 10 Sono quei siti in cui non sono individuabili i soggetti obbligati all’esecuzione della caratterizzazione e bonifica. In questi casi il costo degli interventi ricade sulla Pubblica Amministrazione da eseguirsi secondo un ordine di priorità da stabilirsi in funzione del grado di pericolosità della contaminazione. FIGURA 9. PERSISTENZA DEI SITI CONTAMINATI AL 2010 Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale La figura 9 indica che la contaminazione pregressa è riferita ai lotti compresi nei siti inquinati di interesse nazionale la cui titolarità ricade sul Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che, dovendo approvare in Conferenza di Servizi gli atti istruttori e decisori di tutti i SIN, è impegnato in procedure tecniche ed amministrative di particolare complessità e di lunga durata. Tale contesto potrà trovare giovamento dall’attivazione di due Accordi di Programma di cui, uno è destinato al SIN Val Basento, già stipulato, BON7. PERICOLOSITÀ La valutazione della pericolosità della contaminazione delle acque sotterranee e del suolo viene eseguita utilizzando le rispettive CSC, Concentrazioni Soglia di Contaminazione, stabilite dal D.Lgs. 152/06. La Tabella 2 di cui all’Allegato 5 del D.Lgs. 152/06 riporta le CSC per le acque sotterranee in cui è possibile riconoscere le Diossine e i Furani come composti a maggiore pericolosità, in quanto il limite normativo corrisponde alla concentrazione più bassa in assoluto nell’elenco dei composti. Analogamente può ritenersi per la matrice suolo facendo riferimento alla Tabella 1 dell’Allegato 5. Per questi motivi la CSC per le Diossine e i Furani, pari a 0,00001 g/litro per le acque e 0,00001 mg/kg per il suolo, si definisce come indice di pericolosità assoluta, in base al quale è possibile calcolare il livello di pericolosità della contaminazione del suolo e delle acque sotterranee. I grafici seguenti, di figura 10 e 11, riportano in scala logaritmica inversa la CSC stabilita per le Diossine e i Furani come limite di pericolosità. L’elenco riportato sull’asse orizzontale comprende tutti i contaminanti riscontrati nelle acque e nei suoli della Basilicata. Le rappresentazioni grafiche11 consentono di riconoscere il livello di pericolosità come la distanza intercorrente tra il punto di pericolosità di ciascun composto e il limite orizzontale di pericolo. Sebbene sia corretto correlare alle condizioni specifiche di ciascun sito la presenza dei composti, i grafici rappresentano una valutazione semplificata dei livelli di pericolosità. 11 Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo mentre l’altro è in via definizione. FIGURA 10. LIVELLI DI PERICOLOSITÀ DELLA CONTAMINAZIONE DELLE ACQUE SOTTERRANEE CALCOLATI RISPETTO AL LIMITE PREVISTO PER LE DIOSSINE E FURANI FIGURA11. LIVELLI DI PERICOLOSITÀ DELLA CONTAMINAZIONE DEL SUOLO CALCOLATI RISPETTO AL LIMITE PREVISTO PER LE DIOSSINE, FURANI E POLICOROBIFENILI Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 240 > 241 Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale Si evince che per le acque sotterranee nessun punto di pericolosità interseca il limite. Tra i contaminanti delle acque sotterranee presenti in Basilicata, fino ad oggi, non sono presenti le Diossine ed i Furani mentre gli altri sono di svariati ordini di grandezza meno pericolosi. Il grafico della pericolosità della contaminazione del suolo mostra che la contaminazione da PCB raggiunge il limite di massimo pericolo, in quanto tali composti hanno una CSC uguale a quella assunta come limite di pericolosità. BON8. CONTAMINAZIONE DELLE MATRICI AMBIENTALI La variazione dello stato di contaminazione ambientale dipende dalla varietà di contaminanti presenti nell’ambiente. La contaminazione del suolo e delle acque sotterranee è espressa dalla percentuale di siti interessati da una determinata classe di contaminanti. In questo modo è possibile correlare il numero e la tipologia di contaminanti con lo stato del suolo e delle acque sotterranee. Quanto maggiore è il numero di classi di contaminanti e il numero di siti interessati, tanto maggiore sarà lo stato di contaminazione ambientale di ciascuna matrice ambientale considerata. Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale Il grafico dimostra che la maggior parte dei siti caratterizzati presenta una contaminazione di metalli nelle acque sotterranee, mentre il suolo è prevalentemente contaminato da composti policiclici aromatici. Si riconosce, inoltre, la bassa incidenza di composti cancerogeni nel suolo, riscontrata tre volte per i soli composti alifatici cancerogeni. L’associazione di questo parametro al BON7 consente di valutare come i composti più pericolosi presentano una bassa frequenza e superano le CSC in un numero ridotto di casi. BON9. LOCALIZZAZIONE DELLA CONTAMINAZIONE Questo indice esprime in termini percentuali la distribuzione dei siti nelle aree industriali, agricole, ed urbane, così da valutare la pericolosità dello stato di contaminazione in funzione del diverso contesto territoriale, influenzando drasticamente le conseguenze sanitarie ed ambientali. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo FIGURA 12. FREQUENZA DI CONTAMINAZIONE DEL SUOLO E ACQUE SOTTERRANEE ESPRESSA COME NUMERO DI SUPERAMENTO PER CIASCUNA CLASSE DI CONTAMINANTE, 2013 FIGURA 13. LOCALIZZAZIONE DEI SITI OGGETTO DI PROCEDIMENTO, 2013 Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale I dati mostrano che il maggior numero di siti oggetto di procedimento si trova nelle aree industriali e solo il 7% si trova in centri abitati. BON10. DIFFUSIONE DELLO STATO DI CONTAMINAZIONE L’impatto della contaminazione si valuta in base alla sua diffusione nell’ambiente calcolando il numero di siti in cui l’inquinante si ritrova sia nel suolo che nelle acque sotterranee. La lettura combinata con BON7, relativo alla pericolosità della contaminazione, consente di valutare la criticità dei siti secondo i criteri di BON10, in cui la maggiore dif- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 242 > 243 fusione delle contaminazione è quella estesa ad entrambe le matrici, mentre il livello di pericolosità si desume dall’indice di pericolosità relativo, secondo i criteri di BON7. In base ai dati disponibili sulla caratterizzazione dei siti oggetto di procedimento si osserva che in 68 casi la contaminazione ha interessato unicamente il suolo, in 69 solo le acque, mentre in 9 siti lo stato di contaminazione interessa sia il suolo che le acque sotterranee (Tabella 3). TABELLA 3. SITI POTENZIALMENTE CONTAMINATI IN CUI LA CONTAMINAZIONE INTERESSA SIA IL SUOLO CHE LE ACQUE SOTTERRANEE, 2013 Fonte: Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale Sito Denominazione sito Tipo sito 1 Esso Italiana Punto vendita carburanti MATERA Comune Radici Maria Anna Località 2 Shell Italia s.p.a. Punto vendita carburanti MATERA Via Lazazzera n.10 3 Esso Italiana Punto vendita carburanti POTENZA Viale Firenze 4 Alli 1 Postazione petrolifera VIGGIANO Località Case Rosse 5 S.BERNARDINO 1 Postazione petrolifera FERRANDINA S. Bernardino 6 ESSO ITALIANA ERL Postazione petrolifera 7 ENI SPA DIVISIONE AGIP Postazione petrolifera PISTICCI San Cataldo 8 ENI SPA DIVISIONE AGIP Postazione petrolifera PISTICCI Pantone 9 ENI SPA DIVISIONE AGIP Postazione petrolifera FERRANDINA Costa dell’Abate MONTEMURRO Regina Elena Il numero complessivo non è particolarmente alto sebbene, nel suolo del sito 3 si evidenziano ben 10 superamenti delle CSC, e nelle acque sotterrane del sito 2 se ne ritrovano 9; inoltre, in entrambi i casi alcuni dei contaminanti rilevati sono di tipo cancerogeno ed altri hanno un indice di pericolosità relativo elevato. I grafici della figura 14 dimostrano, però, che i contaminanti più frequenti sono le specie metalliche ed i solfati caratterizzati da un basso indice di pericolosità relativo. Una minore criticità complessiva, rispetto al numero di contaminanti e alla rispettiva pericolosità relativa è riscontrabile negli altri 8 siti, ad esempio il sito i, le cui acque risultano contaminate solo da alluminio ed i suoli solo da idrocarburi pesanti. Nell’insieme, i 9 siti complessivamente rappresentati, allo stato attuale, devono riconoscersi solo potenzialmente contaminati in quanto per nessuno di essi si dispone dell’analisi di rischio sito specifica. Solo dopo la valutazione sito specifica si potranno riconoscere gli obblighi di bonifica riconducili a quelle situazioni in cui risultano superate le soglie di accettabilità. L’affidabilità di queste considerazioni è ancora limitata per effetto del basso numero di siti giunti a conclusione del procedimento di caratterizzazione, tuttavia possono indicare una tendenza complessiva. FIGURA14. SITI POTENZIALMENTE CONTAMINATI PER ENTRAMBE LE MATRICI AMBIENTALI, 2013 Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale BON11. BONIFICHE PER COMPARTO ECONOMICO E DISTRIBUZIONE TERRITORIALE Questo indicatore viene calcolato come tasso percentuale degli interventi di bonifica realizzati per comparto di appartenenza e deve leggersi in combinazione con lo stato di avanzamento del procedimento di bonifica, in modo da quantificare oggettivamente la progressione delle azioni di risanamento in atto sul territorio. FIGURA15. SITI IN CORSO DI BONIFICA PER COMPARTO ECONOMICO, 2013 Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale L’analisi dei dati dimostra il basso numero di interventi ultimati ai sensi del D.Lgs. 152/06 per tre siti, ma anche la presenza sul territorio regionale di 38 siti in fase di bonifica. In figura 15 si riporta la distribuzione per ambito comunale dei 38 procedimenti di bonifica attualmente in corso, dove risulta evidente che la maggior parte dei procedimenti di bonifica è ascrivibile al comparto delle estrazioni e prospezioni petrolifere ed al settore di punti vendita carburanti. FIGURA16. DISTRIBUZIONE DELLE BONIFICHE SUL TERRITORIO REGIONALE regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 244 > 245 Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale BON12. PROGRAMMI REGIONALI DI BONIFICA La principale azione di risposta allo stato di contaminazione ambientale è l’effettivo risanamento dei territori interessati. Nel periodo di osservazione, 2000-2011, la Regione ha finanziato interventi di bonifica per un importo pari a € 8.231.448, contro € 6.801.090 di fondi statali. Le figure di seguito riportate indicano le somme impegnate per le attività di bonifica su tutto il territorio regionale, e quelle impegnate per i due SIN, Tito e Valbasento. La L.R. n. 27/2011 ha destinato risorse regionali aggiuntive al settore bonifiche per un importo di 5 milioni di Euro oltre ad ulteriori 5 milioni come fondo di rotazione. Nell’immediato futuro potranno rendersi disponibili altre risorse statali provenienti dai Fondi FAS, sulla base di specifiche proposte già presentate dalla Regione. FIGURA17. SOMME IMPEGNATE PER ATTIVITÀ DI BONIFICA NEI SIN (2000-2008) FIGURA 18. SOMME IMPEGNATE PER ATTIVITÀ DI BONIFICA IN BASILICATA (2000-2012), 2012 Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Contaminazione e bonifica del suolo Fonte: nostra elaborazione su dati dell’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 246 > 247 FOCUS SIN Tito e Val Basento I Siti di Interesse Nazionale (SIN) ricadenti in Regione Basilicata sono: • "Tito", dichiarato SIN con D.M. n. 468/01, in provincia di Potenza, limitato all’Area Industriale del Comune di Tito, come da perimetrazione del D.M. Ambiente dell’8 luglio 2002; • "Area industriale della Valbasento", dichiarato SIN con Legge 179/2002, in provincia di Matera, comprendente parte dei territori dei comuni di Ferrandina, Grottole, Miglionico, Pisticci, Pomarico e Salandra, come da perimetrazione del D.M. Ambiente del 26 febbraio 2003. Per entrambi i SIN sono già stati eseguiti interventi di messa in sicurezza, indagini preliminari e caratterizzazione, finanziati con risorse regionali per un importo complessivo di € 4.638.626,40, (di cui € 510.000,00 per il sito di "Tito" ed € 4.128.626,40 per il sito "Val Basento") e con risorse statali per un importo complessivo di € 3.263.012,99 (di cui € 2.913.012,99 per il sito "Tito" ed € 350.000,00 per il sito "Val Basento"). dello Sviluppo Economico, il Ministero dell’Ambiente e la Regione Basilicata finalizzato a promuovere la riconversione industriale, la reindustrializzazione e la riqualificazione economica dei siti di interesse nazionale Tito e Val Basento mediante interventi di bonifica e di ripristino ambientale che consentano e favoriscano lo sviluppo di attività produttive ecosostenibili capaci di assicurare la valorizzazione delle forze lavorative dell’area. Gli interventi previsti dall’Accordo sono in continuità con gli interventi già finanziati ed eseguiti, che hanno consentito la definizione di un quadro conoscitivo dell’inquinamento dei siti, necessario alla definizione dei successivi livelli di progettazione delle azioni di ripristino ambientale. La Regione Basilicata ha inteso destinare ingenti risorse per la riqualificazione di entrambi i SIN, inserendo i relativi interventi già nel Programma Operativo Regionale 2000-2006, riconfermando tale scelta programmatica nel P.O. FESR 2007-2013 e soprattutto destinando a tale finalità una notevole quota del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 20072013. Infatti la copertura finanziaria degli interventi di cui al citato Accordo ammonta ad € 46.768.703,01 ed è assicurata dalle seguenti risorse: a. FSC 2007/2013 ex delibere CIPE 87/2012 € 41.723.249,01 b. DM 28 novembre 2006, n. 308 € 2.272.727,00 c. PO FESR 2007 /2013 € 2.272.727,00 d. Decreto Direttoriale MATTM n. 232/QdV/ del 22.02.2004 € 500.000,00 Di seguito il dettaglio degli interventi finanziati con Delibera CIPE n. 87 del 3 agosto 2012. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > SIN Tito e Val Basento Il 20 Giugno 2013 è stato stipulato un Accordo di Programma Quadro fra il Ministero ID INTERVENTI DI BONIFICA RISORSE REGIONALI 1 SIN Tito - Prosecuzione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle acque di falda € 11.000.000,00 2 Sin Tito - Bonifica dell’area fluviale inclusa nel SIN € 3.000.000,00 3 SIN Tito - messa in sicurezza e bonifica delle scorie siderurgiche € 3.295.181,98 4 SIN Tito - Messa in sicurezza permanente del bacino Fosfogessi € 6.000.000,00 FSC 2007/2013 TOTALE SIN TITO € 23.295.181,98 5 SIN Val Basento - Completamento dell’esecuzione della caratterizzazione dell’area ex pista Mattei € 1.717.914,77 6 SIN Val Basento - Completamento messa in sicurezza e bonifica acque di falda delle sole aree di competenza pubblica € 10.800.000,00 7 SIN Val Basento - Bonifica dei suoli delle aree pubbliche nonché di quelle agricole colpite da inquinamento indotto € 3.255.000,00 8 SIN val Basento - Completamento della caratterizzazione delle acque superficiali e sedimenti dell’asta fluviale Basento e completamento della progettazione degli interventi di MISE e bonifica delle acque superficiali e dei sedimenti dell’asta fluviale del fiume Basento € 1.000.000,00 9 SIN Val Basento - Realizzazione messa in sicurezza e bonifica delle acque superficiali e sedimenti dell’asta fluviale del fiume Basento € 3.000.000,00 10 SIN Val Basento - Progettazione e realizzazione interventi di messa in sicurezza e bonifica del sito ex Materit € 3.700.000,00 TOTALE SIN VAL BASENTO € 23.472.914,77 BASILICATA TOTALE FINANZIAMENTI € 46.768.096,75 Il SIN Val Basento è stato perimetrato con Decreto Ministeriale del 26 febbraio 2003 e comprende al suo interno l’area industriale di Ferrandina, Salandra e Pisticci, per un totale di 67 aziende. La presenza del Fiume Basento ha reso necessario considerare nella regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 248 > 249 perimetrazione iniziale la base dei versanti di confine orografico della valle in cui sono presenti territori che, sebbene non industrializzati, potevano essere interessati da processi di migrazione degli inquinanti mediati dai processi fluviali e della rispettiva falda di subalveo. Per questi motivi l’area inizialmente perimetrata era di 3.400 Ha ripartiti nei comuni di Ferrandina, Grottole, Miglionico, Pisticci, Pomarico e Salandra. FIGURA1. CONFRONTO TRA LE SUPERFICI ORIGINARIAMENTE RICADENTI NEL SIN VAL BASENTO E SUPERFICI SVINCOLATE ESENTI DA INQUINAMENTO DISTINTO PER AMBITO COMUNALE, 2013 Fonte: Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale Le azioni poste in essere hanno consentito di ottenere lo svincolo, con la restituzione agli usi legittimi, del 92% del sito Val Basento, risultato esente da inquinamento, e di riconoscere l’esistenza di 44 centri di pericolo "hot spot1"con una superficie di circa 166 Ha. FIGURA 2. AREE AGRICOLE RISULTATE LOCALMENTE INQUINATE, 2013 Risultano vincolati solo i lotti industriali effettivamente industrializzati, mentre quelli industriali liberi, risultati esenti da inquinamento del suolo, a seguito delle procedure di caratterizzazione svolte dalla Regione, sono stati restituiti agli usi legittimi. La caratterizzazione di questi ultimi, finanziata e realizzata dalla Regione come aree di proprietà della Pubblica Amministrazione, è avvenuta con i criteri previsti per le aree agricole e, laddove risultati esenti da inquinamento dei suoli, ha reso disponibili per lo sviluppo industriale aree già originariamente destinate a questo uso. La caratterizzazione dell’intero sito può dirsi conclusa ed i risultati acquisiti dimostrano l’inquinamento delle acque sotterranee nel comprensorio di Ferrandina e Pisticci. Lo svincolo delle aree è subordinato alla definizione dei valori di fondo naturale relativamente ai composti Ferro, Manganese, Solfati, mentre gli interventi di bonifica sono inseriti nell’Accordo di Programma tra Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con la Regione Basilicata e i Comuni dell’area. Questo accordo, stipulato in data 21/12/2009, ha avuto una prima copertura finanziaria pari a 4,54 milioni di Euro garantita in parti uguali dalla Regione Basilicata e dal MATTM. La progettazione esecutiva degli interventi è attualmente in corso da parte del soggetto attuatore, già individuato di comune accordo tra le parti nella SOGESID. Il SIN di Tito è stato istituito con il D.M. Ambiente 8 luglio 2002 e D.M. n. 468/01. Il suo perimetro comprende l’area industriale di Tito, da cui prende il nome, ed ha una estensione di circa 430 Ha, di cui 60 di proprietà pubblica sono a loro volta distinti in 28 per la viabilità e 32 relativi al sito industriale dell’ex Liquichimica. Lo stato ambientale di questo SIN è in miglioramento. La Regione Basilicata in data 14/01/2004 ha ottenuto, a seguito delle attività di caratterizzazione, lo svincolo dei suoli risultati non contaminati per una superficie di 90 ettari non interessata da insediamenti produttivi. In data 16/10/2007 sono stati ultimati i primi interventi di messa in sicurezza d’emergenza, impedendo l’abbandono di rifiuti nell’area ex Liquichimica, grazie all’interdizione dei luoghi. Sono stati eliminati inoltre, tutti i rifiuti presenti nel soprassuolo e 1 Hot spot, punti del sito considerati focolai di contaminazione, dove la concentrazione di inquinante risulta particolarmente elevata. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > SIN Tito e Val Basento Fonte: Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale smaltiti 19.350 m2 di cemento amianto costituenti il manto di copertura dei capannoni dell’ex Liquichimica, così come è evidente nelle seguenti ortofoto. EVOLUZIONE DELLO STATO DEI LUOGHI EX LIQUICHIMICA FOTO 1. PRIMA DEGLI INTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA (1998) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 250 > 251 FOTO 2. STATO ATTUALE (2011) Questi interventi hanno anche consentito di eliminare i serbatoi di ammoniaca presenti nell’area che, sebbene risultati vuoti e quindi innocui, rappresentavano lo stato di degrado dell’area. Altri aspetti emblematici di questo SIN sono: il cosiddetto "bacino gessi" o vasca fosfogessi ed i cumuli di scorie. La precedente condizione del sito e l’insieme dei resti del passato industriale contribuivano ad ipotizzare scenari apocalittici, in cui trovavano posto anche ipotesi di smaltimento di residui radioattivi. Gli interventi del MISE eseguiti hanno isolato le scorie di acciaieria grazie al loro trasferimento e risagomatura in area più idonea, all’interno del sito stesso, ed evitato il contatto con il contesto ambientale grazie ad un intervento di capping provvisorio. Recentemente (giugno 2013) rilevazioni radiometriche effettuate dall'Arpab hanno evidenziato livelli di radioattività nei fosfogessi tali da richiedere adempimenti di sorveglianza fisica della radioprotezione con la nomina di un esperto qualificato avvenuta a cura del consorzio ASI. La caratterizzazione del sito ex Liquichimica ha definitivamente dimostrato l’assenza di rifiuti radioattivi, la sostanziale tenuta della vasca fosfogessi, data l’assenza di composti caratteristici nelle acque di falda sottostanti, la presenza di suoli inquinati da idrocarburi pesanti e PCB in corrispondenza di tre hot spot, già rimossi. Le acque di falda sono risultate principalmente inquinate da tricloroetilene e metalli di origine estranea ai processi industriali svolti nel sito. Per questo motivo il sito è dotato di una rete di monitoraggio delle acque sotterranee, che è stata oggetto di interventi di adeguamento finalizzati a garantire la sicurezza ed evitare fenomeni di contaminazione ulteriori. Ricadono al suo interno 95 aziende in parte ancora oggetto di caratterizzazione. La Daramic in data 17/01/2005 ha avviato le procedure di caratterizzazione e bonifica per aver determinato un grave stato di contaminazione dei suoli e delle acque sotterranee principalmente da composti alifatici clorurati anche di tipo cancerogeno. Tale insediamento può considerarsi in sicurezza grazie agli interventi del MISE, succedutesi nel tempo, comprendenti interventi di sbarramento idraulico delle acque di falda, la rimozione dei suoli inquinati e l’installazione di un sistema di estrazione vapori multifasico. La determinazione dei valori di fondo nelle acque di falda di Ferro, Manganese e Alluminio, rappresenta una criticità attuale, ormai prossima alla risoluzione, che consentirà di orientare le azioni future. In prospettiva, il destino di questo sito subirà una svolta rapida e radicale, in sto sito rientra nell'accordo di programma rafforzato sottoscritto nel giugno 2013 che ha stanziato risorse sufficienti a garantire la bonifica del sito per raggiungere non solo obiettivi ambientali ottimali ma anche tempi compatibili per gli ulteriori investimenti per la riconversione e lo sviluppo dell’area. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > SIN Tito e Val Basento quanto è imminente l’utilizzo di maggiori strumenti di trasformazione e ripristino. Que- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 252 > 253 FOCUS Amianto Con l’entrata in vigore della legge 27 marzo 1992, n. 257 (Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto) e dei successivi Decreti di attuazione, che ha di fatto vietato l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, molteplici sono state le attività intraprese dalla Regione Basilicata ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto. In particolare, sono stati realizzati, sul territorio regionale interventi di bonifica di manufatti o siti di proprietà pubblica (finanziati ai sensi della Legge Regionale n. 27/1999) e interventi di bonifica della viabilità interpoderale di proprietà pubblica ricadente su affioramenti di rocce contenenti amianto nell’area del Pollino. I dati riepilogativi di seguito riportati, riguardano i soli interventi di bonifica da amianto pubblici. È in fase di attivazione un Sistema Informativo Territoriale (SIT) che permetterà di aggregare e gestire tutti i dati di settore, sia di pertinenza pubblica che privata. Con la legge regionale 8 settembre 1999, n. 27 e successive modifiche ed integrazioni "Concessione di finanziamenti regionali a sostegno degli interventi di bonifica da amianto" in favore di soggetti pubblici che intendono bonificare beni o siti di loro proprietà, sono stati finanziati dal 1999 ad oggi, n. 110 progetti, per un importo complessivo di € 8.296.462,12, che hanno interessato le seguenti tipologie di strutture: • prefabbricati insediati a seguito del sisma 23.11.1980, in percentuale pari al 45%; • costruzioni varie (Consorzi, Ferrovie Appulo Lucane, ALSIA, ecc) in percentuale pari al 41,5%; • tubazioni in cemento amianto per il trasporto dell’acqua ad uso potabile o irriguo, in percentuale pari allo 0,5%. Nel corso degli anni la tipologia di finanziamento utilizzata è così variata: gli interventi realizzati negli anni 1999-2000 sono stati finanziati con fondi PO FESR, nel 2001 con fondi POR e dal 2002 a tutt’oggi dallo stanziamento di competenza iscritto sul cap. 19078 "Interventi di bonifica da amianto L.R. 27/1999 e di miglioramento ambientale" - Upb 0510.02 "Interventi di protezione e bonifica del territorio dall’inquinamento" del bilancio di previsione annuale della Regione Basilicata, secondo il quadro riepilogativo che segue: Anno N. Importo Tonnellate m2 superficie Tipologia riferimento progetti finanziato materiale bonificata finanzamento finanziati smaltito 1999-2000 31 € 2.486.014,30 489,12 65.627,00 Fondi PO FESR 2001 27 € 1.423.624,00 600,36 37.195,00 Fondi POR 2002 6 € 529.459,40 436,72 68.240,00 Fondi Regionali 2003 10 € 839.693,44 460,76 24.335,00 Fondi Regionali 2004 6 € 430.834,83 364,86 15.422,00 Fondi Regionali 2005 2 € 165.602,20 206,83 9.654,00 Fondi Regionali 2006 5 € 408.515,65 386,72 16.047,00 Fondi Regionali 2007 4 € 309.950,87 73,75 5.902,00 Fondi Regionali TABELLA 1. PROGETTI DI BONIFICA AMIANTO FINANZIATI AI SENSI DELLA L.R. N. 27/1999, 2011 Fonte: Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale - Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Amianto • scuole, in percentuale pari al 13%; Anno N. Importo Tonnellate m2 superficie Tipologia riferimento progetti finanziato materiale bonificata finanziati finanzamento smaltito 2008 5 € 627.174,32 235,18 17.018,06 Fondi Regionali 2009 7 € 593.158,28 80,72 1831.00 Fondi Regionali 2010 1 € 46.811,34 * * Fondi Regionali 6 € 435.623,49 * * Fondi Regionali 110 € 8.296.462,12 3.335,02 2011 261.271,06 * dato non disponibile a causa dei lavori non ultimati In attuazione della legge nazionale 23 marzo 2001, n. 93 ed il relativo D.M. del 18 marzo 2003, n. 101 "Regolamento per la realizzazione di una mappatura delle zone del territorio nazionale interessata dalla presenza di amianto", le attività svolte in relazione alla presenza di amianto di origine naturale nel territorio regionale hanno permesso di finanziare n. 6 progetti di bonifica con messa in sicurezza della viabilità interpoderale di proprietà pubblica ricadente su affioramenti di rocce contenenti amianto nell’area del Pollino, per un importo complessivo pari a € 4.668.037,24, una lunghezza di strade già bonificate pari a 47,15 km e una conseguente superficie bonificata di 177.224,00 m2; il tutto secondo il regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 254 > 255 quadro riepilogativo seguente: TABELLA 2. INTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA VIABILITÀ INTERPODERALE A RISCHIO AMIANTO NATURALE, 2011 Comune Importo Lunghezza strada Superficie finanziato bonificata (Km) bonificata (m2) Fonte: Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale - Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata Lauria € 438.380,71 2,03 12.894,00 San Severino Lucano €1.660.507,60 22,16 78.998,00 Viggianello €1.677.086,93 14,91 53.275,00 Castelluccio Superiore € 458.562,00 7,15 21.687,00 Chiaromonte € 124.500,00 0,99 10.370,00 Castelluccio Inferiore € 309.000,00 0,00 0,00 € 4.668.037,24 47,15 177.224,00 In riferimento al programma degli interventi di bonifica della viabilità interpoderale a rischio amianto naturale, la percentuale dei lavori eseguiti in termini di superficie bonificata è pari al 73%. I progetti sono stati tutti finanziati nell’ambito della Mis. 1.3 azione D dei fondi P.O.R. 2000/2006 ad esclusione del progetto presentato dal Comune di Castelluccio Inferiore che è stato finanziato con fondi del bilancio 2011. FOCUS Fenice L’evento di contaminazione verificatasi nel caso del termovalorizzatore Fenice di Melfi, la cui tempistica è ancora oggi incerta ed oggetto di procedimenti giudiziari in corso, rappresenta un esempio di impatto indotto sull'ambiente dall'attività antropica. Tra le conseguenze, infatti, di possibili pressioni dei termovalorizzatori sull’ambiente bisogna considerare la potenziale contaminazione del suolo-sottosuolo e delle acque sotterranee. L’origine di questi eventuali effetti, non è associata alle emissioni in atmosfera, ma si ascrive alle acque reflue di processo, che negli impianti come Fenice, derivano dai sistemi di depurazione ad umido dei fumi, comunque attualmente riconosciuti come la migliore tecnologia disponibile. Tutta l’impiantistica dedicata alla gestione di questi reflui, al pari di ogni altro impianto industriale, rappresenta un potenziale rischio tecnologico. Nel caso di Fenice, le reti di gestione di detti reflui, vulnerate verosimilmente per scarsa manutenzione, sono state una delle sorgenti primarie di contaminazione, che, però, non giustificavano l’esistenza di composti organo-alogenati ritrovati nelle acque sotterrane del sito. Le indagini chimiche svolte, infatti, hanno dimostrato la presenza di questi composti, sicuramente neutralizzabili dal processo di combustione, nei rifiuti in ingresso allo stabilimento. Tale valutazione ha consentito di individuare come ulteriori sorgenti di contamiL’esistenza di composti organo-alogenati ritrovati nelle acque sotterrane del sito in quantità superiore al valore soglia è stata segnalata dall’ARPA Basilicata, che, ai sensi del D.Lgs. 152/06 art. 244 ha comunicato il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) nelle acque sotterranee di cui all’All. 5 Parte IV del medesimo decreto, relativamente ai seguenti composti: Nichel (57 volte il limite); Mercurio (100 volte il limite); Tricloroetilene, Tetracloroetilene, Bromodiclorometano, Dibromoclorometano (da 1,5 volte a circa 4 il limite). I dati di monitoraggio, succedutisi nel tempo, hanno indicato, a volte, un generale miglioramento dello stato delle acque sotterranee, ma anche situazioni, limitate a pochi punti e di breve durata, peggiori rispetto all’insieme dei dati disponibili, in cui sono stati riscontrati occasionali superamenti di nuovi parametri e/o il peggioramento delle concentrazioni già registrate. Tale circostanza consente di asserire che le uniche valutazioni attendibili sull’evoluzione dello stato del sito sono quelle espresse in funzione di ampi periodi di monitoraggio, mentre risultano fuorvianti le analisi riferite a tempi restretti. L’evoluzione del sistema non può, infatti, valutarsi semplicemente verificando la variazione a breve/brevissimo termine del numero dei contaminanti e delle loro concentrazioni. L’aumento del numero dei contaminanti osservati in falda è un criterio fuorviante di valutazione dello stato ambientale di un sito contaminato da sottoporre a interventi di bonifica perché ignora due fondamentali aspetti responsabili dell’evoluzione dello stato di contaminazione che sono: a) la trasformazione dei composti; b) la migrazione dei composti. Ad esempio, nel caso Fenice, il ritrovamento di cloruro di vinile, come contaminate della falda recentemente misurato, (che, paradossalmente, indica iI miglioramento spontaneo dello stato del sito grazie alla attività di popolazioni batteriche) è dovuto alla Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Fenice nazione le vasche di contenimento dei rifiuti da trattare. trasformazione naturale del PCE in TCE ed i composti organo-cloroalogenati presenti in falda sono oggetto di trasformazioni spontanee, anche di tipo biologico, pur determinando l’aumento del numero degli inquinanti. In quanto alla migrazione dei composti, è da sottolineare che i processi di trasporto possono influenzare, apparentemente, il numero degli inquinanti rispetto alle stazioni di monitoraggio-osservazione. Nel caso dei metalli pesanti in falda la migrazione è fortemente influenzata da processi geochimici che possono ritardarne il processo dalle aree prossime alla sorgente di dispersione verso altre porzioni del sito, come anche, lo stato di ossidazione delle specie metalliche può subire variazioni indotte dallo stato geochimico del sistema e dalle attività di messa in sicurezza di emergenza del sito (MISE). Nel caso del procedimento di caratterizzazione e bonifica del sito di Fenice, gli Enti competenti hanno messo in campo azioni sinergicamente convergenti verso la MISE, la sua rigorosa caratterizzazione e bonifica. La MISE delle acque sotterranee è stata realizzata inizialmente utilizzando i nove pozzi di monitoraggio e realizzando una barriera idraulica di 57 pozzi ed un sistema di monitoraggio integrativo. La MISE degli impianti è stata attuata realizzando i seguenti interventi finalizzati ad eliminare/prevenire perdite: • impermeabilizzazione dei bacini di contenimento delle sezioni di depurazione fumi della linea forno a griglia e forno rotante (90 mq); • verifica e rifacimento degli elementi di impianto quali collettori e subcollettori della rete tecnologica, canali di raccolta stillicidi e vasche in calcestruzzo; • verifica di tutte le rete fognarie - tecnologiche (1400 m) e nere (923 m) mediante videoispezione, prove di tenuta e l’impiego di traccianti naturali; • risanamento dei tratti risultati non a tenuta della rete fognaria tecnologica (220 m) e regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 256 > 257 nera (501 m), mediante relining; • rifacimento integrale di tratti di rete fognaria tecnologica (112 m) e nera (16 m); • revisione degli innesti di tutti i punti di immissione nei collettori fognari. La caratterizzazione del sito si è conclusa con la Conferenza di Servizi del 31/03/2011 che ha espresso parere favorevole all’approvazione dei risultati analitici e dell’analisi di rischio sanitario ed ambientale, ha richiesto indagini integrative per completare lo stato conoscitivo del sito e ha fissato gli obbiettivi di bonifica ed il termine di presentazione del relativo progetto (18/10/2011). L’analisi di rischio ha dimostrato che la tossicità degli inquinanti e le possibili esposizioni subite dall’uomo, sia per i composti cancerogeni che per quelli non cancerogeni, in relazione alle condizioni del sito registrate in fase di caratterizzazione, causa livelli di rischio conformi ai limiti normativi. Il progetto di bonifica delle acque sotterranee non è tuttora compiutamente definito ed è oggetto di controversia innanzi alla Magistratura Amministrativa, adita da Fenice Ambiente srl. Malgrado la controversia, il soggetto obbligato non ha potuto sottrarsi all’obbligo di completare la progettazione operativa degli interventi che comporta la formulazione del modello idrogeologico di riferimento correlato allo stato di contaminazione del sito, sperimentazioni di laboratorio e test pilota a scala reale. L’obiettivo finale del procedimento resta la bonifica del sito e l’adeguamento con modifiche impiantistiche, attualmente realizzate in parte, integrate con un sistema di monitoraggio che, attraverso una fase specifica di calibrazione del sito, possa impedire il ripetersi di eventi di contaminazione. FOCUS ITREC e monitoraggio L’impianto ITREC è stato costruito nel periodo 1965 - 1970 dal CNEN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare), oggi ENEA. Tra il 1969 e il 1971, in seguito all’accordo tra il CNEN e la statunitense USAEC (United States Atomic Energy Commission), sono stati trasferiti nell’impianto 84 elementi di combustibile irraggiato uranio - torio, provenienti dal reattore sperimentale Elk River (Minnesota), stoccati per anni in una piscina all’interno del Centro Ricerca ENEA Trisaia di Rotondella. Nell’impianto ITREC sono state condotte ricerche sui processi di ritrattamento e riprocessamento del ciclo uranio - torio per verificare l’eventuale convenienza tecnico - economica rispetto al ciclo del combustibile uranio plutonio normalmente impiegato. Dal 1975 al 1978 sono stati riprocessati 20 elementi. Nel 1987, a seguito del referendum sul nucleare, le attività sono state interrotte. Da allora è stato garantito il mantenimento in sicurezza dell’impianto a tutela della popolazione e dell’ambiente. A partire dal 2003, lo Stato ha affidato la gestione del Centro di Ricerca di Rotondella alla Sogin Spa, (Società di gestione di impianti nucleari, controllata dal Governo) la cui missione è quella di smantellare l’impianto ITREC in piena compatibilità con In seguito all’attività dell’impianto ITREC attualmente nel Centro di Ricerca Trisaia di Rotondella sono presenti: • rifiuti solidi ad alta attività prodotti nel corso della campagna di prove nucleari. Fino al 1982 tali rifiuti sono stati immagazzinati in fusti petroliferi e collocati nel Deposito Interrato (Fossa 7.1), dove sono stati immobilizzati con colata di cemento. Dal 1982 i rifiuti solidi ad alta attività sono custoditi in contenitori schermati ed immagazzinati nelle strutture di deposito; • rifiuti solidi a bassa attività prodotti nel corso della campagna di prove pre-nucleari e nucleari e nel successivo periodo di mantenimento in sicurezza dell’impianto. Tali rifiuti sono custoditi in fusti petroliferi nelle strutture di deposito. Sono in corso attività di trattamento (supercompattazione e inglobamento in cemento in appositi overpack); • rifiuti liquidi prodotti durante le prove nucleari dell’impianto. Sia i rifiuti liquidi a bassa attività che quelli ad alta attività sono stati cementati; • soluzione nitrica "prodotto finito". Ottenuta dalle operazioni di riprocessamento dei 20 elementi. Attualmente è immagazzinata in un serbatoio ed è destinata ad essere smaltita come rifiuto previa cementazione nell’Impianto di Cementazione del Prodotto Finito (ICPF). LA DISATTIVAZIONE DELL’IMPIANTO ITREC La disattivazione dell’impianto ITREC prevede le seguenti attività: • rimozione e bonifica del Deposito Interrato; • solidificazione della soluzione Prodotto Finito mediante l’impianto ICPF e realizzazione del Deposito annesso all’impianto che sarà utilizzato per stoccare "temporaneamente" ed "esclusivamente" i manufatti prodotti dalla cementazione del Prodotto Finito, in attesa di essere poi trasferiti al Deposito Nazionale; • sistemazione del combustibile Elk River; Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > ITREC e monitoraggio l’ambiente, adottando i più severi standard di sicurezza sul lavoro e di radioprotezione. • trattamento e condizionamento dei rifiuti solidi a bassa attività in contenitori idonei per il conferimento al deposito nazionale. In data 22/07/2011, la Società Sogin ha presentato al Ministero dello Sviluppo Economico ed alla Regione Basilicata, ai sensi dell’art. 55 del D. Lgs. n. 230/1995 (e s.m.i.), l’istanza per l’autorizzazione alla disattivazione dell’impianto ITREC del Centro Trisaia di Rotondella (MT). Considerato che l’art. 56 comma 1 del citato decreto legislativo prevede che la Regione Basilicata formuli le proprie eventuali osservazioni, in data 11 ottobre 2011 con deliberazione n. 1453, la Giunta regionale ha costituito un gruppo tecnico con qualificate risorse interne ed esterne all’amministrazione regionale e con le necessarie competenze tecniche e professionali per la valutazione tecnico-scientifica del progetto. Nella suddetta deliberazione è stato stabilito che il progetto di disattivazione dell’impianto ITREC del Centro Trisaia di Rotondella (MT) dovrà avere come obiettivo il raggiungimento di una situazione finale stabile dal punto di vista tecnico e sociale, che protegga al contempo i lavoratori, la popolazione e l’ambiente. IL PROGETTO DI MONITORAGGIO In attuazione del protocollo d’intesa per la promozione dell’epidemiologia ambientale tra ARPAB e Regione Basilicata - Dipartimento Salute1sottoscritto nel 2008, è stato condotto un progetto di indagine inerente l’impatto sanitario del Centro di Ricerca ENEA - Trisaia di Rotondella attuato da un apposito gruppo di lavoro interno. L’indagine focalizza l’interesse sull’Impianto ITREC identificato quale possibile fonte di inquinamento radioattivo, al fine di valutarne l’impatto sulla salute della popolazione residente in comuni ad un raggio di 20 km. Nel presente documento vengono riportati sia gli aspetti relativi al monitoraggio ambientale sia gli aspetti relativi alla morbilità per alcune malattie. L’ARPAB ha avviato nel giugno 2005 la strutturazione dei laboratori del proprio Centro regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 258 > 259 Regionale di Radioattività ambientale (C.R.R.) presso la sede del Dipartimento Provinciale di Matera, per svolgere le attività di campionamento e analisi di matrici ambientali ed alimentari finalizzate a monitorare l’andamento spaziale e temporale dei livelli di radioattività e inserire la Regione Basilicata nelle reti di monitoraggio regionale e nazionale. Contestualmente alla strutturazione dei laboratori sono stati messi a punto i sistemi analitici e le metodiche di analisi2 per l’avvio concreto, nel 2006, delle attività di analisi. Per la zona interessata dall’impianto nucleare (ITREC) di Trisaia viene attuato annualmente uno specifico programma di monitoraggio (campionamento e analisi)3 con l’obiettivo principale di costruire un archivio storico dei livelli di radioattività regionali, nonché della zona intorno all’ITREC di Rotondella e di tenerne sotto controllo l’andamento spaziale e temporale. Pertanto, i punti, le matrici e le frequenze di campionamento, nonché le tipologie e le metodiche di analisi (di radioattività) sono scelti opportunamente ai fini della valutazione della "dose efficace" alla popolazione più esposta (gruppo critico della popolazione), tenendo conto delle vie (critiche) di diffusione della radioattività fino all’uomo (dose esterna da irraggiamento, dose interna da inalazione, ingestione o contatto in caso di contaminazione delle matrici ambientali quali suolo, aria, acqua). La normativa vigente di riferimento fissa il limite di dose efficace corrispondente alla somma dei relativi contributi per esposizione esterna e per esposizione interna, nel periodo di riferimento (generalmente l’anno solare). Tale grandezza fisica non è direttamente 1 Determinazione ARPAB n. 282 del 15 settembre 2008. 2 Alcune metodiche di analisi più complesse sono state implementate e testate nell’ambito di un progetto di gemellaggio espletato con ARPA Piemonte e ARPA Emilia Romagna. 3 Nel corso dell’anno 2010 il programma di monitoraggio finalizzato alla Rete Locale è stato attuato sulla base di quanto disposto dalla Direzione ARPAB con delibera n. 287 del 19/09/2008. misurabile, per cui è necessario individuare dei limiti derivati, correlati con il limite di legge ed espressi in termini di grandezze misurate (quali il rateo di dose ambientale e la concentrazione di radioattività). Il limite di dose efficace (per la popolazione) è pari a 1 mSv/anno; applicando il criterio di non rilevanza radiologica la corrispondente soglia di dose efficace è un centesimo del limite suddetto e quindi pari a 10 μSv/anno. I dati del monitoraggio sulla radioattività ambientale in Basilicata vengono trasmessi alla Rete Nazionale RESORAD coordinata da ISPRA. Sono disponibili per la consultazione sul sito http://www.arpab.it/radio/radio.asp i rapporti con i relativi dati di analisi e i limiti di riferimento. La validità dei dati di analisi prodotti dall’ARPAB può essere confermata anche dall’esito positivo degli interconfronti analitici effettuati con ARPA Piemonte ed ARPA Emilia Romagna. Il programma prevede il monitoraggio delle seguenti matrici. • Dose gamma ambientale. L’ARPAB dispone di due centraline fisse di monitoraggio continuo e remoto della dose gamma ambientale installate nella zona circostante l’ITREC di Trisaia, in due punti opportunamente individuati in relazione alle direzioni prevalenti del vento rispetto al camino di emissione dell’impianto nucleare. I relativi dati, acquisiti in continuo, vengono trasmessi, memorizzati ed elaborati presso la sede del C.R.R. di Matera. • Aria. I campioni analizzati nell’anno di riferimento sono costituiti dal particolato atmosferico (PM10) raccolto da un aspiratore d’aria in continuo installato presso la effettuate analisi alfa e beta totali e sull’insieme di più filtri (relativi a 15-30 giorni) sono effettuate analisi di spettrometria gamma per valutare i livelli di concentrazione di attività sul particolato atmosferico nei relativi periodi di raccolta. • Fallout. A partire dall’anno 2009 vengono eseguiti anche campionamenti e analisi del "fallout" (deposizione al suolo - totale), matrice considerata tra quelle più rappresentative ai fini del monitoraggio regionale della radioattività ed inserita nella Rete Nazionale coordinata dall’ISPRA (rete RESORAD). Il punto di prelievo è all’esterno della sede del Dipartimento Provinciale ARPAB di Matera, in uno spazio scoperto e lontano da edifici, ove vengono esposti n. 9 bidoni di plastica (non porosa) coprendo una superficie di 1.56 mq. La raccolta è continua e il prelievo avviene in relazione alla piovosità del periodo e comunque in modo tale da consentire l’analisi sul raccolto mensile, previo adeguato trattamento e concentrazione (tramite evaporazione) dello stesso. • Terreno. Sono state campionate ed analizzate varie matrici di terreno, con distinte finalità di valutazione. In molti casi si è trattato di specifiche indagini ambientali finalizzate ad escludere - in zone circoscritte - la presenza di una contaminazione superficiale del suolo, rispetto alla rilevanza radiologica; in altri casi trattasi di campionamenti periodici sempre negli stessi punti, individuati in siti indisturbati. Per le analisi su campioni di terreno non superficiale - al di sotto di 5 cm - sono stati assunti come valori di riferimento quelli rilevati su terreno campionato a diverse profondità al fine di valutare l’andamento verticale del Cs-137 nel suolo. • Acqua, limo e sedimenti fluviali. I campioni relativi alle matrici fluviali analizzati sono stati prelevati sia lungo il corso del fiume Sinni, a monte e a valle dell’ITREC, sia nel fiume Basento, in agro di Campomaggiore (PZ). L’acqua di fiume, prelevata in quantità di 20 litri per ciascun campione, viene filtrata attraverso specifiche resine - anionica e cationica - che trattengono i radionuclidi di interesse - e che vengono sottoposte alle analisi di spettrometria gamma. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > ITREC e monitoraggio sede del Dipartimento Provinciale di Matera dell’ARPAB. Sui filtri giornalieri vengono • Detrito Minerale Organico Sedimentabile (DMOS). Tale campione è costituito dal particolato in sospensione nelle acque superficiali che viene prelevato con opportuni sistemi di raccolta, immersi nell’acqua per circa quindici giorni. Sul materiale intrappolato nei campionatori vengono effettuate analisi di spettrometria gamma, previo trattamento di sedimentazione e separazione. • Acqua di mare. I campioni sono relativi a due ambienti marini: il Tirreno, località Maratea e lo Jonio, nei pressi della zona di scarico dell’ITREC di Trisaia - Rotondella. Tali campioni vengono evaporati fino ad ottenere il sale (circa 40 g/litro), su cui vengono effettuate le analisi di spettrometria gamma. • Poseidonia oceanica e sedimenti marini. I campionamenti delle matrici marine vengono eseguiti tramite sommozzatore nel mar Tirreno presso Maratea (PZ), vengono prelevati anche campioni di poseidonia oceanica su cui vengono effettuate analisi di spettrometria gamma. Tale matrice è tra quelle più rappresentative per monitorare lo stato di radioattività dell’ambiente marino. • Le matrici alimentari. Periodicamente vengono effettuate analisi di spettrometria gamma su matrici alimentari prelevate dalle ASL regionali, tipo latte, ortaggi, pesce, grano. Nel corso dell’anno 2010 i campioni sono stati forniti al laboratorio del C.R.R. ARPAB soltanto dalla ex ASL n. 5 di Montalbano Jonico. I campioni alimentari vengono analizzati "tal quali" per la spettrometria gamma. Su campioni compositi di latte viene effettuato il trattamento radio-chimico di estrazione dello Sr-90 e, successivamente, eseguite analisi con sistema di conteggio beta totale a basso fondo. • Risultati. In relazione alle matrici analizzate e ai periodi di prelievo risulta che i livelli di radioattività riscontrati rientrano nei range delle corrispondenti medie nazionali e al di sotto dei livelli di NON rilevanza radiologica, attualmente derivati dalle valu- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 260 > 261 tazioni tecniche effettuate dal C.R.R. - ARPAB, anche sulla base dei dati bibliografici ad oggi disponibili4. LO STATO DI SALUTE L’analisi descrittiva della morbilità per alcune malattie dentro l’area oggetto di studio, comparata con altre ripartizioni, è presentata col solo scopo di fornire una informazione "grezza" sulla dimensione del fenomeno in analisi, per verificarne una eventuale specificità che necessiti di strumenti analitici ad hoc e di verifiche nei gruppi specifici. L’organizzazione e la realizzazione dell’indagine epidemiologica riguardante l’area in questione è stata articolata in diverse fasi: costituzione del gruppo di lavoro multidisciplinare; individuazione dell’area e della popolazione da studiare; selezione dei metodi di studio; elaborazione dei dati; interpretazione dei risultati; stesura della relazione finale. L’area di studio riguarda il territorio ricadente nella provincia di Matera - ex ASL n. 5 - in un raggio di 20 km dal Centro ENEA, in vicinanza del quale si svolgono intense attività di lavoro e di vita. La delimitazione territoriale, definita in accordo con l’ARPAB, circoscrive l’area che potrebbe aver maggiormente risentito di una eventuale dispersione ambientale di radionuclidi. Di seguito si riportano i comuni ricadenti nel distretto individuato come Area Trisaia: Colobraro, Montalbano Jonico, Nova Siri, Policoro, Rotondella, San Giorgio Lucano, Tursi, Scanzano Jonico, Valsinni. 4 Tutti i dati di monitoraggio effettuati, compresi i dati delle centraline di Matera città, possono essere consultati presso il C.R.R. - ARPAB di Matera. La coorte di studio (popolazione residente in Basilicata - anni 2005/2007 che ha affrontato un primo ricovero per le specifiche patologie nel periodo individuato) è risultata costituita complessivamente da 19.867 persone (8.340 maschi e 11.527 femmine), di cui per patologia (numero riferito al totale dei casi osservati nel periodo 2005/2007): • Tumori: (esclusi i tumori benigni) - Area Trisaia n. 647; ex ASL 5 n. 1.063; Basilicata n. 8.644. • Leucemie specificate e non - Area Trisaia n. 31; ex ASL 5 n.47; Basilicata n. 444. • Linfomi - Area Trisaia n. 32; ex ASL 5 n.55; Basilicata n. 475. • Patologie tiroidee (tutte) - Area Trisaia n. 204; ex ASL 5 n.358; Basilicata n.4.388. • Tumori maligni della tiroide - Area Trisaia n. 40; ex ASL 5 n.58; Basilicata n. 301. • Malformazioni congenite - Area Trisaia n. 222; ex ASL 5 n. 317; Basilicata n. 3.040. • Aborti spontanei: Area Trisaia n. 226; ex ASL 5 n.352; Basilicata n. 2.575. L’accertamento dello stato di salute è stato seguito per l’intero arco temporale considerando di ogni singolo soggetto solo il ricovero iniziale (caso incidente), eludendo ogni successiva segnalazione di patologia specifica. L’incidenza osservata nella coorte - "Area Trisaia" (triennio considerato) è stata comparata con la popolazione residente nel territorio di competenza della ex ASL n. 5 e nella totalità dei residenti in Basilicata. RISULTATI La realizzazione dell’indagine sul campo è iniziata nel 2008, dopo la stipula del docuSalute della Regione/Ufficio Politiche della Prevenzione/Osservatorio Epidemiologico Regionale ed è stata ultimata nel settembre 2010. La descrizione dei risultati di seguito esposta, relativa alla analisi effettuata, è orientata alla comprensione ed al confronto dei dati, stratificati per territorio d’interesse: Area Trisaia vs territorio ex ASL n. 5 vs Regione. La natura delle associazioni tra eccessi di condizioni patologiche ad eziologia multifattoriale come quelle in esame è di non facile interpretazione. Le osservazioni effettuate riguardano sia specifiche patologie per esposizione a materiale radioattivo che per altri gruppi di condizioni cliniche che derivano da molteplici e diverse cagioni. Il sito analizzato, infatti, rivela una complessità di sorgenti inquinanti e una molteplice natura delle esposizioni, subordinate alla presenza di altre condizioni di rischio (es. uso di fertilizzanti, altri insediamenti produttivi locali ed extra-regionali limitrofi, etc.). Per l’"Area Trisaia", relativamente ai tumori tutti - triennio 2005/2007 - tasso standardizzato per 100.000 abitanti - si è evidenziato un andamento differente tra i due generi: • Maschi - comparazione inferiore alla media regionale ma di qualche punto maggiore rispetto dato medio espresso dal territorio della ex ASL 5; • Femmine - comparazione superiore al dato medio regionale e al dato medio espresso dal territorio della ex ASL 5. Di conseguenza, l’accostamento manifesta un dato totale dell’area d’interesse inferiore alla media regionale ma superiore alla media espressa dal territorio dell’ex ASL 5. Per quanto riguarda i tumori del sangue, le leucemie palesano un dato totale inferiore alla media regionale e pressoché in linea con il valore espresso dalla ex ASL 5 con le seguenti differenze di genere: • Maschi - comparazione decisamente inferiore vs la Basilicata e pressoché in linea vs l’ex ASL 5; • Femmine - comparazione superiore di qualche punto rispetto alle due aree di confronto. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > ITREC e monitoraggio mento di collaborazione ARPAB/Settore di Epidemiologia Ambientale e Dipartimento I linfomi rappresentano un dato totale dell’Area Trisaia inferiore alla media regionale ma perfettamente in linea vs l’ex ASL 5; si riportano le differenze di genere rilevate: • Maschi - comparazione decisamente inferiore vs la Basilicata ed in linea vs l’ex ASL 5; • Femmine - comparazione al di sotto di qualche punto rispetto alle due aree di confronto. Le malattie della tiroide nella loro totalità danno risultati inferiori rispetto a quelli espressi dall’ex ASL 5 e decisamente inferiori rispetto ai risultati medi regionali. Tuttavia, i tumori maligni della tiroide mostrano un andamento contrapposto per entrambi i sessi, con un dato finale d’area superiore sia vs l’ex ASL 5 che vs la media regionale, sebbene gli scostamenti più significativi riguardino il confronto con la media regionale in un contesto d’area dove risulta generalmente più elevato anche il dato della ex ASL 5. Le malformazioni congenite rappresentano un rilevante problema di salute pubblica avendo un grosso impatto sulla morbi/mortalità neonatale. Lo studio di queste condizioni utilizza diversi strumenti, quali le schede di dimissione ospedaliera (SDO), per evidenziare valori riguardanti l’intera popolazione dell'area. È da rimarcare, tuttavia, la possibilità di casi sfuggiti per minore gravità e/o per mancata verifica/segnalazione di eventuali malformazioni congenite nei nati morti quali causa/ concausa di decesso. Il tasso standardizzato riferito al triennio considerato rivela per l’ "Area Trisaia" un andamento inferiore a quello medio regionale ma superiore a quello dell’ ex Asl 5. Le differenze di genere sono di seguito specificate: • Maschi - comparazione decisamente inferiore vs la Basilicata, di qualche punto superiore vs l’ex ASL 5; • Femmine - comparazione al di sopra del valore espresso sia dal dato medio regionale sia dal territorio della ex ASL 5. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 262 > 263 Le rispondenze, a confronto "Area Trisaia - ex ASL n.5 - Regione", per sesso - triennio 2005/2007 - tassi grezzi e standardizzati - sono riportate nelle tabelle relative. TABELLA 1. MORBOSITÀ PER TUMORI MALIGNI (TUTTI); PER LEUCEMIE SPECIFICATE E NON; PER LINFOMI; PER MALATTIE DELLA TIROIDE (TUTTE); PER TUMORI MALIGNI DELLA TIROIDE; PER MALFORMAZIONI (TUTTE) - TASSO GREZZO PER 100.000 ABITANTI - AREA TRISAIA VS EX ASL 5 E BASILICATA - MASCHI Territorio Tumori Leucemie Tumori Malformazioni (tutti) specifiche Linfomi Malattie della tiroide maligni congenite e non (tutte) della tiroide (tutte) MASCHI - TRIENNIO 2005/2007 Area Trisaia 458,19 22,98 24,33 71,28 13,52 147,33 Ex ASL 5 480,67 23,53 24,37 71,43 11,76 136,97 Basilicata 556,48 32,69 32,47 113,86 7,89 209,99 Territorio Tumori Leucemie Linfomi Malattie Tumori Malformazioni (tutti) specifiche della tiroide maligni congenite e non (tutte) della tiroide (tutte) Fonte: nostra elaborazione TABELLA 2. MORBOSITÀ PER TUMORI MALIGNI (TUTTI); PER LEUCEMIE SPECIFICATE E NON; PER LINFOMI; PER MALATTIE DELLA TIROIDE (TUTTE); PER TUMORI MALIGNI DELLA TIROIDE; PER MALFORMAZIONI (TUTTE) - TASSO GREZZO PER 100.000 ABITANTI - AREA TRISAIA VS EX ASL 5 E BASILICATA - FEMMINE Fonte: nostra elaborazione FEMMINE - TRIENNIO 2005/2007 Area Trisaia 405,69 18,44 18,44 202,95 39,52 148,84 Ex ASL 5 398,25 15,41 21,09 221,43 35,69 124,91 Basilicata 416,23 17,42 21,05 373,9 25,57 132,61 Territorio Tumori Leucemie (tutti) Linfomi Malattie Tumori Malformazioni specifiche della tiroide maligni congenite e non (tutte) della tiroide (tutte) TOTALE - TRIENNIO 2005/2007 Area Trisaia 431,60 20,68 21,35 137,98 26,68 148,09 Ex ASL 5 438,73 19,40 22,70 147,76 23,94 130,83 Basilicata 485,08 24,92 26,66 246,24 16,89 170,60 TABELLA 3. MORBOSITÀ PER TUMORI MALIGNI (TUTTI); PER LEUCEMIE SPECIFICATE E NON; PER LINFOMI; PER MALATTIE DELLA TIROIDE (TUTTE); PER TUMORI MALIGNI DELLA TIROIDE; PER MALFORMAZIONI (TUTTE) - TASSO GREZZO PER 100.000 ABITANTI - AREA TRISAIA VS EX ASL 5 E BASILICATA - TOTALE Fonte: nostra elaborazione Territorio Tumori Leucemie Malattie Tumori Malformazioni (tutti) specifiche Linfomi della tiroide maligni congenite e non (tutte) della tiroide (tutte) MASCHI - TRIENNIO 2005/2007 Area Trisaia 465,79 22,69 25,25 76,42 14,01 148,03 Ex ASL 5 459,55 21,82 24,01 74,53 12,38 136,39 Basilicata 528,45 30,44 31,18 115,56 8,09 212,88 TABELLA 4. MORBOSITÀ PER TUMORI MALIGNI (TUTTI); PER LEUCEMIE SPECIFICATE E NON; PER LINFOMI; PER MALATTIE DELLA TIROIDE (TUTTE); PER TUMORI MALIGNI DELLA TIROIDE; PER MALFORMAZIONI (TUTTE) - TASSO STANDARDIZZATO PER 100.000 ABITANTI - AREA TRISAIA VS EX ASL 5 E BASILICATA - MASCHI Territorio Tumori Leucemie (tutti) Linfomi Malattie Tumori Malformazioni specifiche della tiroide maligni congenite e non (tutte) della tiroide (tutte) FEMMINE - TRIENNIO 2005/2007 Area Trisaia 434,66 19,14 18,91 203,76 39,14 150,16 Ex ASL 5 405,27 15,29 21,02 222,07 35,59 127,52 Basilicata 413,28 16,93 21,16 379,1 25,74 133,03 TABELLA 5. MORBOSITÀ PER TUMORI MALIGNI (TUTTI); PER LEUCEMIE SPECIFICATE E NON; PER LINFOMI; PER MALATTIE DELLA TIROIDE (TUTTE); PER TUMORI MALIGNI DELLA TIROIDE; PER MALFORMAZIONI (TUTTE) - TASSO STANDARDIZZATO PER 100.000 ABITANTI - AREA TRISAIA VS EX ASL 5 E BASILICATA - FEMMINE Fonte: nostra elaborazione Territorio Tumori Leucemie Malattie Tumori Malformazioni (tutti) specifiche Linfomi della tiroide maligni congenite e non (tutte) della tiroide (tutte) TOTALE - TRIENNIO 2005/2007 Area Trisaia 456,29 21,27 22,19 141,85 26,97 149,34 Ex ASL 5 436,78 18,71 22,62 150,13 24,29 132,16 Basilicata 474,15 23,86 26,23 249,96 17,12 172,02 TABELLA 6. MORBOSITÀ PER TUMORI MALIGNI (TUTTI); PER LEUCEMIE SPECIFICATE E NON; PER LINFOMI; PER MALATTIE DELLA TIROIDE (TUTTE); PER TUMORI MALIGNI DELLA TIROIDE; PER MALFORMAZIONI (TUTTE) - TASSO STANDARDIZZATO PER 100.000 ABITANTI - AREA TRISAIA VS EX ASL 5 E BASILICATA - TOTALE Fonte: nostra elaborazione Gli aborti spontanei, comune complicanza della gestazione, hanno un rischio che si aggira, normalmente, intorno al 15-20% delle gravidanze. Tra i fattori che in qualche maniera possono influenzare/condizionare la gestazione, fino a causarne un’interruzione spontanea, si annovera principalmente l’età della madre, ma non trascurabile è anche l’inquinamento ambientale. L’indicatore di abortività spontanea, utilizzato nello studio, è il tasso grezzo di abortività spontanea, cioè il rapporto fra gli aborti effettuati da donne in età feconda (15-49 anni) e la popolazione media femminile dell’anno in età feconda, moltiplicato per 1.000. A seguire i rilievi d’area. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > ITREC e monitoraggio Fonte: nostra elaborazione TABELLA 7. ABORTI SPONTANEI - TOTALE AREA TRISAIA VS EX ASL 5 E REGIONE BASILICATA TRIENNIO 2005/2007 Fonte: nostra elaborazione Totale casi Tasso grezzo per 1.000 donne Triennio 2005/2007 in età fertile (15-49 anni) Area Trisaia 226 5,96 ex ASL 5 352 5,93 Basilicata 2.575 5,98 TRIENNIO 2005/2007 NOTA Bisogna sottolineare che una indagine così condotta, (senza riferimenti ad altre condizioni ambientali e di salute dei residenti) sicuramente non può essere esaustiva riguardo all’associazione tra esposizione ed effetti, non prendendo atto di altre condizioni personali e non (l’abitudine al fumo di sigaretta, l’esposizione al fumo passivo, l’esposizione ad agenti chimici e fisici sul luogo di lavoro, l’esposizione a contaminazioni ambientali o di altra possibile origine (traffico veicolare, pesticidi, etc.), la valutazione dell’esposizione giornaliera agli aero-inquinanti, etc) che condizionano l’insorgere ed il perdurare di uno stato patologico. Tuttavia questa analisi, sebbene solo esploratrice, potrebbe rappresentare un iniziale impegno per una raccolta organica e sistematica volta a costruire un database, punto di partenza e di riferimento per iniziative analoghe volte ad affrontare in modo scientificamente rigoroso ed efficace il tema ambiente/salute nei siti monitorati regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 264 > 265 per il rischio di inquinamento del territorio. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > ITREC e monitoraggio Costa Ionica, evento alluvionale. Archivio Autorità di Bacino di Basilicata Capitolo 14 Rischio idrogeologico Il dissesto idrogeologico costituisce una delle problematiche ambientali più rilevanti della Basilicata. Particolare criticità deriva dal fatto che i fenomeni di dissesto sono presenti secondari dell’Appennino Lucano. E’ infatti da evidenziare che, nel corso degli ultimi cento anni ben 19 dei 131 centri abitati della Basilicata sono stati oggetto di provvedimento di trasferimento parziale o totale. Le cause della fragilità del territorio lucano sono da ascrivere a molteplici fattori, sia di origine naturale, quali le particolari caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e sismiche, sia di origine antropica, fra i quali assumono particolare rilievo gli usi del suolo praticati nel territorio nel corso della storia. Vaste azioni di disboscamento e dissodamento hanno interessato a più riprese i versanti montani e collinari, sulla spinta delle esigenze della popolazione via via determinatesi nel corso dei secoli, innescando, in un territorio dalle caratteristiche geologiche fragili, processi di erosione e di dissesto. Negli ultimi decenni, alcuni interventi, di sistemazione e consolidamento sono stati attuati sulla scorta delle risorse finanziarie sempre esigue rispetto all’entità e alla diffusione dei fenomeni e che, di certo, non sono state sufficienti a garantire la stabilità idrogeologica del territorio, evidenziando che le problematiche del dissesto necessitano oltre che di interventi, anche di azioni di prevenzione e strumenti di pianificazione del territorio caratterizzati da un approccio intersettoriale e riferiti ad ambiti territoriali unitari. Sulla base di tali necessità la legge 183/891 ha introdotto un profondo processo di riordino in materia di gestione e tutela territoriale e ambientale, basato sulla suddivisione del territorio in bacini idrografici, dotati di Autorità di Governo (Autorità di bacino) aventi il compito e le funzioni di svolgere attività conoscitiva, pianificatoria e gestionale necessaria al raggiungimento degli obiettivi di difesa del suolo e gestione razionale delle risorse idriche. Il principale strumento per il perseguimento dei fini suddetti è rappresentato 1 La L. 183/89 è il principale atto normativo in materia di difesa del suolo, è fondato su una concezione maturata a seguito di un dibattito disciplinare più che ventennale, secondo la quale politiche di difesa del suolo e di gestione delle risorse idriche efficaci devono necessariamente riferirsi ad ambiti territoriali unitari (bacini idrografici), che superano le logiche di frammentazione amministrativa e di mancato coordinamento degli interventi. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rischio idrogeologico in quasi tutte le superfici limitrofe e interne ai centri urbani ubicati sui rilievi principali e dal Piano di Bacino2, che costituisce, secondo i contenuti della L. 183/89, un piano territoriale di settore, con una duplice valenza, conoscitiva e pianificatoria-programmatica a cui corrispondono, quali fasi sequenziali ed interrelate, piani per sottobacini o per stralci relativi a settori tematici. In conseguenza degli eventi calamitosi verificatisi nel decennio successivo alla L.183 (fra i quali Sarno nel 1998, Soverato nel 2000), sono stati emanati una serie di decreti che hanno introdotto l’obbligo di redazione, da parte delle Autorità di Bacino, del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI), contenente la individuazione e perimetrazione delle aree a rischio di frana e a rischio di alluvione da sottoporre a specifiche misure di salvaguardia per la tutela delle popolazioni, dei beni economici, storici, ambientali. A seguito dell’emanazione dei suddetti decreti anche la Basilicata è stata dotata di PAI, tuttora vigenti, redatti dalle Autorità di Bacino territorialmente competenti. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 268 > 269 TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI CODICE INDICATORE DISPR UNITÀ DI FONTE MISURA COPERTURA COPERTURA STATO SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE TREND RID1 Superfici a rischio di frana S km2 Autorità di Bacino Regione 2010 − RID2 Suddivisione delle superfici per classe di rischio S km2 Autorità di Bacino Regione 2010 − RID3 Rischio idraulico S km2 Autorità di Bacino Regione 2010 ↔ RID4 Organizzazione istituzionale R km2 Autorità di Bacino Regione 2012 ☺ ↑ RID5 Pianificazione di Bacino R N° piani vigenti e in itinere Autorità di Bacino Regione 2001-2011 ☺ ↑ RID6 Attività di Polizia Idraulica R N° di sezioni Autorità di Bacino Territorio di competenza dell’AdB Basilicata 2003-2008 ☺ − RID7 Interventi attuati R euro Regione Regione 2003-2011 ☺ ↑ RID1. RISCHIO FRANA. SUPERFICI A RISCHIO FRANA I Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico oltre a costituire fondamentale strumento per la prevenzione dai rischi, rappresentano una importante fonte di dati conoscitivi, alla quale ci si è riferiti per la elaborazione degli indicatori sintetici di seguito riportati. FIGURA 1. SUPERFICI A RISCHIO IDROGEOLOGICO (KM2), 2010 Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata 2 Il Piano di Bacino come strumento di natura conoscitiva delinea un quadro di informazioni, opportunamente raccolte ed organizzate da cui emergono le criticità ambientali, le situazioni di emergenza territoriale e settoriale, le problematiche legate alla componente antropica; come strumento programmatico il Piano ha contenuti molteplici e complessi, fra i quali la definizione di linee strategiche di intervento, di programmi di intervento basati sulle priorità, di vincoli e prescrizioni ai fini della conservazione del suolo e della prevenzione da effetti dannosi derivanti da interventi antropici. FIGURA 2. RAPPORTO PERCENTUALE FRA LE SUPERFICI A RISCHIO IDROGEOLOGICO E SUPERFICI TERRITORIALI, 2010 Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata Le due figure mettono a confronto l’estensione delle superfici a rischio da frana presenti nella regione, nelle province di Potenza e di Matera, nonché il rapporto percentuale fra superfici a rischio di frana e superfici territoriali. Dal raffronto emerge che la provincia di Potenza è caratterizzata da un valore percentuale di aree a rischio superiore a quello regionale e, più che doppio rispetto a quello della provincia di Matera ove, al contrario, sono presenti estensioni di superfici a rischio idraulico più consistenti. RID2. SUPERFICI A RISCHIO FRANA PER CLASSI DI RISCHIO Come previsto dalla normativa in materia di difesa del suolo, i Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico classificano le aree a rischio di frana secondo quattro categorie: rischio moderato (R1), rischio medio (R2), rischio elevato (R3) e rischio molto elevato (R4). a rischio elevato e molto elevato rappresentano all’incirca il 60% del totale delle superfici a rischio, facendo emergere la rilevanza della problematica. L’indicatore mette a confronto le superfici a rischio suddivise per classi presenti nelle due province. Si evidenzia che mentre nella provincia di Matera il rischio è quasi equamente diviso tra le quattro classi, nella provincia di Potenza c’è una prevalenza di fenomeni a rischio elevato, molto elevato e medio. FIGURA 3. ESTENSIONE DELLE SUPERFICI A RISCHIO DA FRANA (KM2), 2010 Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rischio idrogeologico Le figure 3, 4 e 5 evidenziano che nel territorio regionale complessivamente le superfici FIGURA 4. VALORI PERCENTUALI PER CLASSE DI RISCHIO, 2010 Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata FIGURA 5. ESTENSIONE DELLE SUPERFICI A RISCHIO SUDDIVISE PER CLASSI DI RISCHIO NELLE PROVINCE DI MATERA E POTENZA (KM2), 2010 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 270 > 271 Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata FIGURA 6. RISCHIO DI FRANA. STRALCIO DELLE AREE LIMITROFE AD UN CENTRO URBANO, TRATTO DAL PIANO PER L’ASSETTO IDROGEOLOGICO Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata RID3. RISCHIO IDRAULICO Parallelamente alle aree a rischio di frana i Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico individuano le fasce di pertinenza fluviale che sono interessate da rischio di alluvione. Esse sono state suddivise per tempi di ritorno, ossia secondo la frequenza con la quale possono essere alluvionate a seguito di fenomeni di piena: alta frequenza di inondazione (tr 30 anni), moderata frequenza di inondazione (tr 200 anni), bassa frequenza di inondazione (tr 500 anni). In condizioni di rischio si trovano alcune parti di insediamenti produttivi e tratti di infrastrutture viarie di fondovalle realizzati negli scorsi decenni in aree dalla morfologia favorevole ricadenti, tuttavia, all’interno delle fasce di pertinenza fluviale. Dal punto di vista ambientale le fasce e i fiumi lungo i quali si sviluppano, rivestono una particolare importanza. Esse infatti svolgono una funzione di interconnessione tra aree naturalistiche di rilievo, fra le quali due parchi nazionali (Pollino e Val D’Agri) e la aree protette SIC e ZPS, costituendo i corridoi ecologici all’interno di una rete di importanza primaria per la conservazione della biodiversità (vedi capitolo sulle aree protette). FIGURA 7. LE FASCE DI PERTINENZA FLUVIALE ATTRAVERSANO E CONNETTONO LE AREE PROTETTE FIGURA 8. ESTENSIONE DELLE SUPERFICI A RISCHIO IDRAULICO NELLA REGIONE E NELLE DUE PROVINCE (KM2), 2010 Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rischio idrogeologico Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata FIGURA 9. VALORI PERCENTUALI RISPETTO ALLE SUPERFICI TERRITORIALI, 2010 Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata FIGURA 10. SUDDIVISIONE DELLE SUPERFICI A RISCHIO PER TEMPI DI RITORNO (KM2), 2010 Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata Le figure 8, 9 e 10 mettono a confronto le estensioni delle superfici a rischio idraulico presenti nella regione, nelle province di Potenza e di Matera, nonché il rapporto percentuale fra superfici a rischio e superfici territoriali. Dal raffronto emerge che esse ricadono prevalentemente nella provincia di Matera, attraversata dalla maggior parte dei corsi medi e inferiori dei fiumi (Bradano, Basento, Ca- regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 272 > 273 vone, Agri e Sinni). FIGURA 11. ESTENSIONE DELLE SUPERFICI A RISCHIO IDRAULICO SUDDIVISE PER BACINI IDROGRAFICI (KM2), 2010 Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata La figura 11 evidenzia che i fiumi Bradano e Basento rappresentano i corsi d’acqua lungo le cui sponde si sviluppano complessivamente più del 50% del totale delle aree alluvionabili della regione, seguiti da Agri, Sinni, Cavone e infine Noce, quest’ultimo avente preminente carattere torrentizio. Proprio le aree lungo i corsi medi e inferiori di Bradano e Basento nel mese di marzo 2011 sono state interessate da intensi eventi alluvionali che hanno provocato seri danni alle attività agricole, agli insediamenti residenziali e produttivi, alle strutture turistiche e alle infrastrutture (v. Focus 2). RID4. ORGANIZZAZIONE ISTITUZIONALE A seguito della L.183/89 la gestione della problematica della difesa del suolo è esercitata da quattro Autorità di Bacino. L’AdB della Basilicata, con competenze sui bacini idrografici dei fiumi Bradano, Basento, Cavone, Agri, Sinni e Noce (di cui il Bradano e il Noce parzialmente compresi nella Basilicata, gli altri totalmente), per una superficie di circa 7.644 km2 pari al 77% dell’intera regione; l’AdB della Puglia con competenze sul bacino del fiume Ofanto, per una superficie di circa 1.336 pari al 13% della regione; l’AdB Nazionale del Sele con competenze sul bacino del fiume Sele per una superficie di 834 km2 pari all’8% e infine in minima parte l’AdB della Calabria con competenze sul bacino del Lao, per soli 174 km2. FIGURA 12. SUDDIVISIONE DELLA REGIONE SECONDO LE AUTORITÀ DI BACINO COMPETENTI A seguito dei decreti emanati alla fine degli anni ’90 in conseguenza di eventi calamitosi, ciascuna delle AdB ha redatto il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) per la parte di territorio di propria competenza. I quattro Piani, approvati ed entrati in vigore negli anni 2001-2005, pur nell’ambito di inevitabili difformità metodologiche, individuano, perimetrano e classificano sia le aree a rischio di frana presenti lungo i versanti, sia le aree a rischio di alluvione lungo i corsi d’acqua. L’ACQUSIZIONE E L’AGGIORNAMENTO CONTINUO DEI DATI L’acquisizione e l’aggiornamento continuo dei dati sono fra le azioni importanti che Regione e Autorità di Bacino svolgono al fine di una conoscenza sempre più dettagliata e omogeneamente estesa a tutto il territorio. Ad esempio nel 2009 l’Autorità di Bacino della Basilicata ha acquisito le ortofoto a colori ed il rilievo altimetrico di dettaglio, ottenuto mediante tecniche di laser scanning, delle parti terminali dei corsi d’acqua principali e dell’intero tratto lucano della costa jonica, che hanno consentito di perimetrare con maggiore precisione le aree inondabili relative ad alcuni corsi d’acqua e di comprenderle nel Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI). Fra le iniziative più recenti si cita quella relativa all’acquisizione di un modello digitale del terreno di precisione e di ortofoto a curve di livello lungo alcuni tratti della rete idrografica minore, per la quale nell’agosto 2011 sono state avviate le procedure di gara. Tali dati consentiranno di determinare le aree inondabili anche in riferimento a corsi d’acqua secondari ricadenti nei bacini idrografici del Bradano, Basento, Cavone, Agri, Sinni Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rischio idrogeologico Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata e Noce, estendendo, pertanto, le norme per la prevenzione dal rischio già vigenti per i fiumi principali. RID5. PIANIFICAZIONE DI BACINO Gli strumenti della pianificazione di bacino sono i principali strumenti conoscitivi, normativi e tecnico-operativi mediante i quali vengono pianificate le norme d’uso finalizzate alla tutela dell’assetto idraulico e idrogeologico. Come riportato nei paragrafi precedenti ciascuna delle quattro Autorità di Bacino con competenza sul territorio regionale ha elaborato il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico avente la finalità di individuare e perimetrare le aree a rischio di frana e a rischio di alluvione da sottoporre a specifiche misure di salvaguardia per la tutela delle popolazioni, dei beni economici, storici, ambientali. I PAI sono stati redatti tra il 2001 e il 2005 e sono stati nel corso degli anni aggiornati e integrati più volte sulla base di nuove indagini, studi e approfondimenti, al fine di tener conto delle evoluzioni del territorio e acquisire nuovi elementi conoscitivi. Ai PAI si aggiungono: il Piano Stralcio per la determinazione del Bilancio Idrico e del Deflusso Minimo Vitale redatto dall’AdB della Basilicata nell’anno 2005, e il Piano di Gestione del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale redatto con il coordinamento dell’AdB Nazionale ricadente nel Distretto ai sensi del D.Lgs. 152/2006. A partire dal mese di luglio 2010 le Autorità di Bacino regionali e interregionali comprese all’interno del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale hanno concordemente avviato le attività per la redazione del Piano di gestione delle alluvioni, in attuazione del D.Lgs. 49/2010 e della Direttiva Europea 2007/603. TABELLA 2. STATO DELLA PIANIFICAZIONE DI BACINO Autorità di Bacino Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico Approvato con Delibera del Comitato Istituzionale n.26 del 5/12/2001 della Basilicata Piano Stralcio del Bilancio Idrico e del Deflusso Minimo Vitale Approvato con Delibera del Comitato del 17/10/2005 Autorità di Bacino Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico Approvato con Delibera del Comitato Istituzionale n.39 del 0/11/2005 Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico Approvato con Delibera del Comitato Istituzionale n.31 del 29/10/2001 Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico Approvato con Delibera del Consiglio Regionale n.115 del 28/12/2001 Piano di Gestione del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale Approvato con Delibera del Comitato Istituzionale dell’AdB Liri Garigliano Volturno con i rappresentanti delle Regioni G.U. n.55 dell’8/3/2010 Piano di Gestione delle alluvioni ai sensi del D.Lgs. 49/2010 In corso di redazione della Basilicata regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 274 > 275 Autorità di Bacino della Puglia Autorità di Bacino Interregionale del fiume Sele Autorità di Bacino della Calabria Distretto Idrografico Meridionale Distretto Idrografico Meridionale RID6. ATTIVITÀ DI POLIZIA IDRAULICA Un importante contributo alla conoscenza delle condizioni di rischio caratterizzanti il sistema idrografico è fornito dall’Attività di Polizia Idraulica e di Controllo del Territorio (P.I.), che l’Autorità di Bacino ha avviato a partire dall’anno 2003. 3 Nel mese di giugno 2013 è stata completata la elaborazione delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni da parte delle Autorità di Bacino di livello regionale, interregionale e nazionale comprese nel Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale. L'ultimazione delle mappe costituisce il completamento di una delle fasi del percorso di attuazione della Direttiva Europea 2007/60 sul rischio alluvioni, recepita in Italia con D.Lgs.49/2010, a cui dovrà seguire, entro giugno 2015, l'approvazione del Piano di gestione dei rischi di alluvioni. L’attività di P.I., introdotta dalla Legge n. 365/2000, consiste in un’attività straordinaria di sorveglianza e ricognizione lungo i corsi d’acqua e le relative pertinenze nonchè nelle aree demaniali, attraverso sopralluoghi finalizzati a rilevare le situazioni che possono determinare maggiore pericolo, incombente e potenziale per le persone e le cose, ed a identificare gli interventi più urgenti da realizzare. Tale attività, svolta annualmente, ha consentito, nel corso degli anni, di acquisire un patrimonio di dati utili e importanti ai fini della conoscenza del reticolo fluviale e della valutazione del rischio. I sopralluoghi e le ricognizioni sono mirati ad individuare: • le opere e/o gli insediamenti presenti in alveo e nelle relative pertinenze; • i restringimenti nelle sezioni di deflusso prodotti dagli attraversamenti o da altre opere esistenti; • le situazioni di impedimento al regolare deflusso delle acque; • le situazioni di dissesto, in atto o potenziale, delle sponde e degli argini; • l’efficienza e/o la funzionalità delle opere idrauliche esistenti nonché il loro stato di conservazione; • qualsiasi altro elemento che possa dar luogo a situazioni di allarme. Gli esiti dei rilevamenti vengono pubblicati in un dossier sia su supporto cartaceo che in formato digitale e trasmesso agli Enti competenti in merito alla manutenzione dei corsi ESEMPI DI SEZIONI RILEVATE DURANTE LE ATTIVITÀ DI P.I. NEL BACINO DEL FIUME SINNI FOTO 1. BRIGLIA DISTRUTTA PRIVA DI FUNZIONALITÀ FOTO 2. PONTE CON PILA IN ALVEO CON FORTE EROSIONE Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata FIGURA 13. SEZIONI RILEVATE LUNGO I CORSI D’ACQUA ATTRAVERSO L’ATTIVITÀ DI POLIZIA IDRAULICA Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rischio idrogeologico d’acqua e delle opere con essi interagenti. La figura 13 evidenzia le sezioni rilevate lungo i corsi d’acqua attraverso i sei cicli di attività di Polizia Idraulica, svolti annualmente tra il 2003 e il 2008. Si nota come per ogni annualità il numero di sezioni conosciute aumenta essendo costituito dalla somma delle sezioni rilevate in quella annualità e quelle rilevate negli anni precedenti. RID7. INTERVENTI ATTUATI4 Seppure le risorse finanziarie disponibili non sono commisurate alla diffusione e gravità delle criticità, alcuni programmi di interventi di consolidamento, sistemazione e recupero di aree interessate da rischio idrogeologico sono stati realizzati nel corso degli anni. Si pensi all’Accordo di Programma Quadro sulla Difesa del Suolo sottoscritto nel 2003 tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e la Regione Basilicata, finalizzato alla realizzazione di interventi di consolidamento e di difesa dal rischio idrogeologico, per un importo complessivo di 25 milioni di euro. Gli interventi sono stati suddivisi secondo quattro tipologie: 1. consolidamento versanti dei centri abitati ed aree limitrofe, attraverso la bonifica dei movimenti franosi e la loro stabilizzazione per la messa in sicurezza dei centri abitati e delle infrastrutture soggette a rischio; 2. sistemazione e bonifica idraulica, ripristino dell’officiosità dei corsi d’acqua, finalizzata alla stabilizzazione dell’assetto degli alvei fluviali attraverso la rimozione degli ostacoli al deflusso delle piene ricorrenti, alla rinaturalizzazione e protezione delle sponde dissestate ed in erosione, al ripristino delle sezioni d’alveo ed alla manutenzione delle reti scolanti; 3. mitigazione del dissesto idrogeologico e del rischio idraulico del territorio, attraverso interventi di sistemazione idraulico-forestale e di ripristino delle funzionalità del reticolo idrografico; regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 276 > 277 4. difesa della costa, attraverso interventi di ripristino, ripascimento e stabilizzazione del litorale ionico lucano, nonché opere di protezione e difesa del fiume Noce in prossimità del litorale tirrenico lucano. FIGURA 14. INTERVENTI ATTUATI MEDIANTE L’ACCORDO DI PROGRAMMA PER LA DIFESA DEL SUOLO, IMPORTI PER TIPOLOGIA Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata 4 Il presente capitolo è stato redatto sulla base dei dati conoscitivi disponibili al mese di maggio 2011. Informazioni sulle attività/interventi in itinere e programmati potranno essere acquisite presso la Struttura Tecnica Operativa dell’AdB e/o presso gli Uffici Regionali Competenti. FIGURA 15. PERCENTUALE DEGLI IMPORTI SPESI PER TIPOLOGIA DI INTERVENTO Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata Dalle figure 14 e 15 si evince che circa l’80% delle risorse dell’AQP sono state spese per l’attuazione di interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico e consolidamento di versanti limitrofi ai centri abitati, che mettono a rischio la popolazione presente. Nel mese di dicembre 2010 è stato approvato l’Accordo di Programma per il finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico, sottoscritto dalla Regione Basilicata e il Ministero dell’Ambiente. Il Programma comprende finanziamenti per 27 Meuro, e fa riferimento a risorse del POR Gli interventi compresi nel programma, in corso di attuazione, sono 85 e riguardano: il consolidamento di aree urbane, la sistemazione idraulica di corsi d’acqua, la mitigazione degli effetti delle mareggiate sulla costa jonica. Essi sono rivolti prioritariamente alla salvaguardia della vita umana attraverso la riduzione del rischio idraulico, di frana e di difesa della costa, mediante la realizzazione di nuove opere e con azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria. LA PROGRAMMAZIONE DEI FONDI COMUNITARI Nell’ambito della programmazione per l’utilizzo dei fondi comunitari, la Regione Basilicata ha previsto alcune misure tese al ripristino di equilibri naturali per la difesa dal rischio idrogeologico. Fra queste si cita la misura finalizzata al primo imboschimento di superfici non agricole, prevista dal Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013, per la quale nel mese di agosto 2011 è stato pubblicato il primo bando. Le risorse finanziare ammontano a € 1.749.835,00 e sono destinate a sostenere il recupero di terreni non agricoli (non coltivati e abbandonati) e la prevenzione di fenomeni di dissesto e degrado, attraverso azioni di imboschimento con specie idonee alla ricostituzione di habitat naturali tipici dell’area. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Rischio idrogeologico Basilicata 2007-2013 e risorse statali derivanti dalla L.191/2009 (Legge finanziaria 2010). regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 278 > 279 Il Programma integrato di interventi per la valorizzazione del bacino idrografico del fiume Noce1 Nell’anno 2008 l’AdB della Basilicata, il Gruppo di Azione Locale Alba e la Comunità Montana del Lagonegrese hanno redatto il Programma integrato finalizzato alla tutela e valorizzazione del bacino idrografico del fiume Noce. Tale Programma, promosso dal Gal Allba, ha rappresentato una importante esperienza di collaborazione fra enti e soggetti diversi, e ha trattato le problematiche della difesa del suolo e del rischio idrogeologico in un'ottica multidisciplinare e integrata con numerose altre tematiche che incidono nel governo del territorio. L’area interessata, coincidente con il bacino idrografico del fiume Noce, di estensione complessiva di 420 km2, presenta caratteri naturalistici di particolare importanza ed è inserita in un contesto territoriale nel quale sono state istituite, negli ultimi decenni, molteplici aree protette, fra le quali tre Parchi Nazionali (Pollino, Cilento, Val d’Agri). Il Programma Integrato è formulato attraverso il ricorso alla metodologia della Swot Analysis e del Logical Framework Approach. Sono state individuate le risorse del territorio gli elementi di criticità e i punti di debolezza, le opportunità da cogliere, gli obiettivi generali e specifici, le strategie, gli interventi e le azioni per tutelare, da una parte, gli aspetti naturali e ambientali dell’ambito fluviale, ricostruire l’identità storica del territorio, mitigare e contenere le situazioni di criticità causate dai fattori fisici e antropici (dissesti idrogeologici, usi del suolo non appropriati, inquinamento, sprawl). Mentre per favorire, dall’altra, lo sviluppo locale, valorizzando le caratteristiche ambientali, storiche e culturali delle comunità presenti, sia a fini turistici che ricreativi, e proponendo rinnovate opportunità di reddito da concretizzare con attività a basso impatto e ben integrate con il territorio. Strumento fondamentale per la costruzione del programma integrato è stata una intensa e articolata attività di ascolto e di partecipazione degli attori del territorio: soggetti pubblici (amministrazioni locali) e privati (imprenditori nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato, della ristorazione, della ospitalità; ed anche associazioni culturali, sportive, ricreative). Fra le azioni proposte nel programma vi sono: la rinaturalizzazione e il recupero di aree compromesse dell’ambito fluviale, la programmazione di forme di turismo eco-compatibile, la costruzione della rete delle greenways, la creazione di laboratori di ricerca socioambientale, l’animazione territoriale, la istituzione di organismi permanenti di confronto fra gli attori locali, il monitoraggio ambientale. Un primo passo concreto è stato rappresentato dalla sottoscrizione, da parte delle amministrazioni comunali interessate, del "Manifesto per il fiume", documento di impegno collettivo nei confronti del fiume, sottoscritto anche da 1.000 cittadini della Valle del Noce, che potrebbe essere propedeutico all’avvio di un percorso verso un contratto di fiume. Il Programma Integrato di Interventi, presentato nell’ambito dell’iniziativa dell’Istituto Nazionale di Urbanistica "Urbanopromo" nel mese di novembre 2009, ha ricevuto il "Pre- 1 Il Programma è stato pubblicato nella collana dei “Quaderni dell’AdB”, n.5, gennaio 2009, consultabile sul sito www.adb.basilicata.it Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Programma integrato di interventi per la valorizzazione del bacino idrografico del Noce FOCUS mio Urbanistica" in quanto caratterizzato da un "equilibrio degli interessi" conseguito grazie alla partecipazione e il coinvolgimento degli attori locali. FIGURA 1. BACINO DEL FIUME NOCE. A) INQUADRAMENTO TERRITORIALE, B) CARATTERI DEMOGRAFICI E VIABILITÀ regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 280 > 281 Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata FIGURA 2. SISTEMA DELLE AREE PROTETTE, CARATTERI MORFOLOGICI E RISCHIO IDROGEOLOGICO Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Programma integrato di interventi per la valorizzazione del bacino idrografico del Noce FIGURA 3. SCHEMA RIEPILOGATIVO DELLE AZIONI PREVISTE DAL PROGRAMMA INTEGRATO Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 282 > 283 FOCUS Eventi alluvionali GLI EVENTI ALLUVIONALI DEL MESE DI MARZO 2011 In data 01/03/2011 si sono verificati intensi eventi alluvionali, che hanno interessato ampie aree della Basilicata ed in particolare i tratti medi e bassi dei fiumi Basento e Bradano, nonché alcune zone ricadenti nei bacini del Cavone, dell’Agri e del Sinni. I sopralluoghi sulle aree colpite effettuate da parte degli enti competenti, nell’ambito del COM Centro Operativo Misto istituito il 4 marzo con il compito di coordinare i Servizi di Emergenza, hanno portato al censimento di circa 300 criticità e dissesti, documentate e catalogate in un dossier. FIGURA 1. UBICAZIONE DEI DISSESTI RILEVATI A SEGUITO DEGLI EVENTI ALLUVIONALI Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Eventi alluvionali Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata Esempi di dissesti causati dall’alluvione di marzo 2011, tratti dal dossier realizzato a seguito dei sopralluoghi. FOTO 1. FIUME CAVONE. ESONDAZIONE DI UN FOSSO CON ALLAGAMENTO DI UN SOTTOPASSO DELLA SS 106 COSTIERA JONICA FOTO 2. FIUME BRADANO: DANNI ALLE INFRASTRUTTURE VIARIE E TRASPORTO DI MATERIALI AGRICOLI IN PROSSIMITÀ DI SVINCOLO DELLA S.S. 106 Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata Gli eventi del marzo scorso, tuttavia, non costituiscono un episodio isolato. Negli ultimi decenni a causa delle note variazioni climatiche estreme, il territorio della Basilicata è stato interessato dall’alternarsi di periodi siccitosi, caratterizzati da accentuate crisi di approvvigionamento idrico, e di periodi particolarmente piovosi che sovente hanno generano alluvioni, crisi degli assetti dei versanti, straripamenti ed esondazioni dei corsi d’acqua, particolarmente rilevanti in corrispondenza delle foci fluviali. Inoltre, in concomitanza dei più recenti e intensi fenomeni piovosi di lunga durata si sono verificate, lungo la costa jonica lucana, violente mareggiate che hanno accentuato i processi erosivi dell’arenile, evidenziando il già noto problema dell’arretramento delle coste in Basilicata che ha assunto carattere emergenziale. Nell’anno 2009, l’Autorità di Bacino della Basilicata e il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata hanno avviato una serie di attività volte a fronteggiare la problematica, fra le quali la più importante è la elaborazione e approvazione della legge regionale n.39 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 284 > 285 del 13 novembre 2009, di Disciplina delle funzioni di in materia di difesa della costa, che individua una strategia per la gestione e la difesa delle aree costiere lucane, in recepimento degli indirizzi comunitari in materia di coste. Secondo quanto previsto dalla legge regionale sono state intraprese varie iniziative, fra le quali la istituzione dell’Osservatorio Regionale delle aree costiere (2010), e le attività di elaborazione del Piano regionale delle coste. FOTO 3 E 4. DANNI ALLE STRUTTURE BALNEARI Fonte: Autorità di Bacino della Regione Basilicata Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Eventi alluvionali Marsicovetere, Contrada Raia di Marangelo. Ernesto Salinardi Capitolo 15 Attività estrattive La proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 22.09.2006 propone misure destinate a proteggere il suolo ed a preservare la sua capacità di svolgere una pluralità di funzioni. La strategia prevede l’approntamento di un quadro legislativo che protezione nelle politiche nazionali e comunitarie, il rafforzamento della base conoscitiva ed una maggiore sensibilizzazione delle popolazioni. La proposta di direttiva assume il ruolo di elemento fondamentale nella strategia che dovrebbe consentire, agli Stati membri, di attuare misure adatte alle differenti e specifiche realtà locali al fine di individuare i problemi, prevenire il degrado del suolo e ripristinare i suoli inquinati o degradati. In quest’ottica deve, quindi, essere collocata l’attività di estrazione mineraria. L’attività estrattiva che viene svolta nelle cave è infatti connessa allo sviluppo economico della società con l’impiego delle risorse occorrenti per soddisfare le richieste delle materie prime sia nel settore della realizzazione delle opere civili che nella filiera industriale. Occorre tenere presente che, trattandosi di giacimenti minerari non rinnovabili, nell’esercizio dell’attività estrattiva, si deve garantire lo sfruttamento ottimale della risorsa coniugandola con la sicurezza, il paesaggio, la compatibilità ambientale, il vincolo idrogeologico, la tutela dei beni archeologici, etc. Con il termine "cava" si intende il luogo ove si effettuano lavori di escavazione per l’estrazione di materiali inerti e la loro successiva lavorazione e commercializzazione a fini di lucro da parte della ditta esercente. La vigente normativa mineraria1, considera con il termine cava la lavorazione estrattiva per la ricerca e la coltivazione di sostanze minerali, industrialmente utilizzabili. Questa definizione prescinde dal fatto che i lavori minerari vengano condotti a giorno (in superficie) o in sotterraneo e pertanto, giuridicamente, possono trovarsi cave coltivate in sotterraneo e miniere coltivate a giorno. La Regione Basilicata, a seguito del trasferimento delle competenze, si è celermente dotata della normativa di cui alla L.R. n.12/1979 successivamente integrata e modificata al fine di renderla rispondente alle nuove normative di settore. Il territorio regionale 1 Disposto del R.D. n.1443/1927 successivamente modificato con L. 7.11.1941 n.1360. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Attività estrattive consenta, in modo sostenibile, l’utilizzo e la protezione dei suoli, l’integrazione di questa presenta un variegato numero di giacimenti minerari per le varie tipologie di litotipi di interesse industriale che di interesse per opere civili, ma risulta anche gravato da tutta una serie di vincoli dovuta all’esistenza dei parchi nazionali, regionali, siti di interesse comunitario (SIC), zone a protezione speciale (ZPS), vincolo paesaggistico ambientale ed altri. Pertanto per il rilascio dell’autorizzazione regionale ad effettuare lavori di coltivazione mineraria è necessario acquisire i dovuti pareri e nulla osta favorevoli da parte degli Enti ed Uffici preposti a termini di legge. TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI, 2012 Fonte: Ufficio Geologico, Dip. Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, Regione Basilicata CODICE INDICATORE/INDICE DPSIR UNITÀ DI FONTE COPERTURA COPERTURA STATO CAV1 Numero e stato delle cave P Numero Regione Basilicata CAV2 Produzione mineraria P Mm3 Regione Basilicata TREND MISURA SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE Regione Basilicata 2010-2012 ↔ Regione Basilicata 2010-2012 ↔ CAV1. CAVE AUTORIZZATE In Italia le cave attive superano il numero di 5.700, alle quali vanno sommate le dismesse, nel numero di oltre 13.000 (fig.1). FIGURA 1. DISTRIBUZIONE DELLE CAVE ATTIVE SUL TERRITORIO NAZIONALE, 2011 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 288 > 289 Fonte: Legambiente, Rapporto Cave L’attuale normativa regionale per il rilascio dell’autorizzazione prevede la predisposizione, da parte del richiedente, della documentazione amministrativa e tecnica in conformità di quanto disposto dalla vigente normativa. Esaurita la fase istruttoria la richiesta formulata dalla ditta viene esaminata nel Comitato regionale per le attività estrattive che rilascia il proprio parere favorevole e/o sfavorevole e successivamente l’Ufficio Geologico e Attività Estrattive predispone il relativo provvedimento da sottoporre all’approvazione della Giunta Regionale. Questa procedura si applica ove la richiesta formulata sia stata sottoposta a procedura di screening. Nel caso si proceda con la fase di valutazione di impatto ambientale (VIA) si acquisisce il parere da parte del Comitato tecnico regionale per l’ambiente ed è l’Ufficio Compatibilità Ambientale a predisporre il relativo provvedimento da sottoporre all’approvazione della Giunta Regionale. La Giunta Regionale di Basilicata, a seguito del trasferimento dallo Stato alle Regioni delle competenze in materia di cave e torbiere, ha autorizzato2 214 attività estrattive. Di queste 59 risultano attualmente in attività, con provvedimento di autorizzazione in corso di vigenza; 33 risultano cessate, con relativo provvedimento di presa d’atto di ultimazione dei lavori di coltivazione mineraria e ripristino ambientale e 122 risultano formalmente non attive, per sopraggiunta scadenza del provvedimento di autorizzazione. FIGURA 2. SITUAZIONE DELLE CAVE AL 2012 Agli inizi del 2005, col bilancio di un ventennio di gestione tecnica ed amministrativa, è stato possibile varare una Legge Regionale di riforma della materia che, senza stravolgerne le finalità, in grado di recepire alcune sensibilità e sollecitazioni, soprattutto in ordine alla sostenibilità ambientale dell’attività estrattiva. Pertanto è stata emanata la Legge Regionale n. 19 del 25 febbraio 2005 - "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 27 marzo 1979, n. 12", a cui hanno fatto seguito una serie di deliberazioni attuative che sono andate a disciplinare: • la composizione del Comitato Regionale per le Attività Estrattive - D.G.R. n. 977 del 22.04.2005 - con le modifiche opportune per rendere l’organismo più aderente alle mutate necessità ed esigenze dell’amministrazione da una parte, del settore estrattivo dall’altra, nonchè della società civile; • le modalità di presentazione delle istanze connesse alla disciplina della coltivazione delle cave - D.G.R. n. 1720 del 08.08.2005 - con una articolata definizione del procedimento di autorizzazione, della forma e del contenuto dell’istanza, della documentazione amministrativa e degli allegati progettuali; • le modalità di costituzione del deposito cauzionale - D.G.R. n. 2206 del 04.11.2005 con una nuova regolamentazione per la garanzia della corretta esecuzione dei lavori 2 Ai sensi della Legge Regionale n. 12 del 27 marzo 1979. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Attività estrattive Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio Geologico, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata di coltivazione mineraria e della completa realizzazione dei lavori di sistemazione finale. I suddetti provvedimenti legislativi e normativi di riordino della materia hanno reso più efficaci gli strumenti di governo e di controllo del settore, sia per quanto riguarda le modalità di conduzione delle attività stesse, che per quanto riguarda il rispetto degli obblighi di sistemazione finale e ripristino ambientale delle aree interessate. L’obbligo imposto di ottemperare ad alcuni adempimenti preliminari all’avvio dell’attività estrattiva rende più efficace l’azione di orientamento e di controllo. È necessario, prima di iniziare o riprendere l’attività di cava (in caso di proroga o rinnovo di autorizzazione precedente alla legge regionale n. 19/2005 di riordino della materia) che la Ditta effettui la delimitazione georeferenziata dell’area di cava e che realizzi o adegui la recinzione secondo le norme vigenti. Questa misura consente, anche attraverso i moderni strumenti di telerilevamento e di aerofotogrammetria, di monitorare e verificare il rispetto dei limiti areali entro cui devono essere effettuati i lavori di coltivazione mineraria. Inoltre, è fatto obbligo ai soggetti autorizzati di garantire la corretta esecuzione dei lavori di coltivazione mineraria e la completa realizzazione dei lavori di sistemazione finale, attraverso un deposito cauzionale commisurato al costo effettivo di realizzazione delle opere previste. Questa ulteriore misura rende più efficace l’azione di controllo che si esercita per imporre modalità di coltivazione che consentano il progressivo e consecutivo avanzamento dei lavori di sistemazione finale rispetto ai lavori di coltivazione mineraria. La pressione sul settore per ottenere modalità di coltivazione orientate alla progressiva e definitiva sistemazione finale, comincia a dare qualche buon risultato anche sulle "cave storiche" della regione3. Tracciando una ipotetica linea di separazione tra lo stato dell’attività estrattiva prima e dopo l’entrata in vigore delle norme contenute nella legge regionale n.19/2005 di riordino della materia, risulta che dall’inizio degli anni ‘80 a tutto il febbraio 2005 sono state regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 290 > 291 autorizzate 139 attività estrattive di cui: • 54 risultavano in attività, con provvedimento di autorizzazione in corso di vigenza; • 28 risultavano cessate, con relativo provvedimento di ultimazione dei lavori di coltivazione mineraria e ripristino ambientale; • 57 risultavano formalmente non attive, per sopraggiunta scadenza del provvedimento di autorizzazione. FIGURA 3. SITUAZIONE DELLE CAVE DAGLI ANNI ’80 AL 2005, 2012 Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio Geologico, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata Proiettate ad oggi, le suddette 139 attività estrattive risultano: • 9 in attività, con vecchio provvedimento di autorizzazione tutt’ora in corso di vigenza; 3 Cave attivate diverso tempo prima che la competenza fosse trasferita dallo Stato alle Regioni e che sono state ereditate in condizioni di impatto sull’ambiente piuttosto gravose. • 5 in attività con rinnovo del provvedimento di autorizzazione giunto a scadenza; • 28 cessate, con presa d’atto di ultimazione dei lavori di coltivazione mineraria e ripristino ambientale; • 97 formalmente non attive, per sopraggiunta scadenza senza rinnovo del provvedimento di autorizzazione. Dall’entrata in vigore della legge regionale n. 19/2005 a tutt’oggi sono state autorizzate 80 attività estrattive; di queste 50 risultano attualmente in attività, con provvedimento di autorizzazione in corso di vigenza, 5 risultano cessate, con presa d’atto di ultimazione dei lavori di coltivazione mineraria e ripristino ambientale e 25 risultano formalmente non attive per sopraggiunta scadenza del provvedimento di autorizzazione. FIGURA 4. SITUAZIONE DELLE CAVE DAL 2005 AL 2012. Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio Geologico, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata Non deve ingannare il dato delle attività estrattive autorizzate dopo l’entrata in vigore della legge regionale n. 19/2005 in quanto la gran parte delle autorizzazioni rilasciate, vità precedenti. Il numero di autorizzazioni per nuove attività estrattive, dopo l’entrata in vigore della legge regionale n. 19/2005, risulta pari a 15. CAV2. PRODUZIONE MINERARIA I volumi estratti nel 2010, a livello nazionale, hanno superato i 150 Mm3 complessivi, con 90 Mm3 di sabbia e ghiaia, 41,7 Mm3 di calcare, 12 Mm3 di pietre ornamentali e, in misura minore, argilla e torba (Legambiente, Rapporto Cave 2011). FIGURA 5. RIPARTIZIONE DELLE CAVE IN ITALIA PER GRUPPI DI MATERIALI ESTRATTI, 2011 Fonte: Legambiente, Rapporto Cave La carta regionale riportata in figura 6 evidenzia la distribuzione territoriale delle cave attive nell’anno 2012. Su 59 cave attive il numero degli addetti è pari a 290 (figura 7), con il 70% da attribuire al settore civile ed il restante 30% al settore industriale, mentre la pro- Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Attività estrattive nell’ordine di 65 sul totale di 80, riguardano provvedimenti di rinnovo o proroga di atti- duzione totale di materiale è di poco superiore ai 2,5 Mm3 (figura 8), con il 53 % destinato al settore civile ed il restante 47% al settore industriale. FIGURA 6. DISTRIBUZIONE DELLE CAVE SUL TERRITORIO REGIONALE, 2012 regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 292 > 293 Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio Geologico, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata FIGURA 7. DISTRIBUZIONE DEGLI ADDETTI AL SETTORE NEL TERRITORIO REGIONALE, 2012 Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio Geologico, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata Con il medesimo criterio, la sintesi dei volumi estratti è rappresentata in figura 8. FIGURA 8. DISTRIBUZIONE DEI VOLUMI ESTRATTI SUL TERRITORIO REGIONALE, 2012 L’attività estrattiva in Basilicata, come già accennato, si distingue anche per la differente destinazione d’uso della produzione, che può avere sbocchi sia nel settore civile che nel settore industriale. I prodotti delle cave nel settore civile sono fondamentali per la realizzazione delle opere in cemento armato, costruzioni, strade, porti ed altro, mentre nel settore industriale, si ha la produzione di argilla, calcare, dolomia, pozzolana e silice, materie prime per la produzione di laterizi, del cemento, della calce, del vetro, di concimi etc.. Da evidenziare che la produzione delle pietre ornamentali, seppur esigua sul totale dell’estratto regionale (circa 34.600 m3), possiede un elevato valore economico. Infatti le cave di pietra ornamentale esplicano un ruolo fondamentale per la produzione dei materiali occorrenti per cordoli e pavimentazioni di piazze, marciapiedi, viali, realizzazione di camini, scale, portali, soglie per porte e finestre, pietra per rivestimento di muri, etc. Nei centri urbani sono visibili le testimonianze culturali e storiche ove alla pietra locale, opportunamente lavorata, plasmata e modellata dagli scalpellini, viene demandata la rappresentazione delle vicende della comunità. Inoltre la pietra ornamentale viene impiegata per la salvaguardia degli edifici dei centri storici e delle opere di edilizia storico monumentale rappresentativi della identità culturale delle nostre comunità. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Attività estrattive Fonte: nostra elaborazione su dati Ufficio Geologico, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata Strumenti di sostenibilità Relazione sullo Stato dell'Ambiente della Basilicata Il cielo di Intra, incontro ad Aliano. Margherita Sarli Capitolo 16 L’attività di sensibilizzazione e di partecipazione della comunità è fondamentale per lo sviluppo di politiche ambientali sostenibili nei vari settori; la conoscenza, infatti, è premessa per l’assunzione di scelte e comportamenti, singoli e collettivi, più responsabili tanto che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (DESS) per il periodo 2005-2014, affidando all’UNESCO il compito di coordinarne e promuoverne le attività. Nella Strategia Unece1 l’educazione, oltre ad essere un diritto umano, è un pre-requisito per raggiungere lo sviluppo sostenibile, non è volta a fornire risposte puntuali a problemi specifici, quanto piuttosto a stimolare il pensiero critico, il senso d’incertezza e del limite riferito agli effetti del nostro agire quotidiano, indurre il senso di collettività e responsabilità nei confronti del mondo in cui viviamo. In attuazione delle strategie internazionali e nazionali2 la regione Basilicata ha approvato nel 2010 il Programma pluriennale strategico EPOS (per l’Educazione e la PrOmozione della Sostenibilità Ambientale)3, contenente obiettivi, strategie, idee progetto, strumenti operativi e finanziari per la educazione e promozione della sostenibilità ambientale. Il Programma è sviluppato secondo i nuovi principi ordinatori dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile, che si sintetizzano nei seguenti tre paradigmi: • l’Educazione è per tutta la vita (come processo di scambio e di interazioni permanente - life long learning - che coinvolge tutti i cittadini nelle varie fasi della vita umana); • l’Educazione riguarda ogni aspetto della quotidianità (processo permanente di apprendimento sociale - social learning - che aspira a implementare trasformazioni culturali) 1 La Strategia Unece per l’educazione per lo sviluppo sostenibile è’ stata approvata dai Ministri dell’ambiente e dell’istruzione dei Paesi dell’area UNECE, di cui l’Europa fa parte, ,nel corso della conferenza di Vilnius svoltasi a maggio 2005. 2 “Nuovo Quadro programmatico Stato-Regioni e Province Autonome per l’educazione all’ambiente e alla sostenibilità” 2007-2009. 3 Il programma EPOS è stato approvato con DGR n. 2014 del 30/11/2010; è reso disponibile sul sito www.eposbasilicata.it ed è contenuto nell’apposita pubblicazione edita il 2012. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Educazione per lo sviluppo sostenibile Educazione per lo sviluppo sostenibile • l’Educazione è rivolta alla sostenibilità del vivere (legata alla crescita consapevole e a stili di vita virtuosi e rispettosi dell’ambiente). Tra le priorità del Programma strategico EPOS rientra il rafforzamento e l’ampliamento della Rete dei Centri e degli Osservatori di educazione ambientale per la sostenibilità (REDUS), intesi come agenzie territoriali che svolgono sul territorio, per conto della regione, l’attività di educazione, assicurando un servizio che non potrebbe svolgere direttamente. Nata nel 2002, la REDUS ha visto nel tempo rallentare la sua attività; di qui la necessità di rivitalizzarla e renderla operante nell’ottica di dimensione sistemica e di rete. Attualmente la rete è cresciuta nel numero e nella qualità delle prestazioni; si compone di associazioni Onlus, cooperative e società chiamati “nodi” variamente distribuiti sul territorio regionale, operanti con una propria specificità nel campo dell’educazione ambientale e dello sviluppo sostenibile4 attraverso diverse tipologie di funzioni: proposte educative, formazione, animazione e progettazione territoriale, informazione e comunicazione. La struttura organizzativa è composta da un Centro Regionale di Coordinamento, attestato presso la Direzione Generale del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, da un Responsabile del sistema, da un Laboratorio nel quale, oltre alla presenza dei Centri e degli Osservatori, è presente la direzione scolastica regionale e l’Arpa Basilicata. PROGRAMMA STRATEGICO 2010-2013 PER L’EDUCAZIONE E LA PROMOZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 298 > 299 FIGURA 1. EPOS. PROGRAMMA STRATEGICO 2010-2013PER L’EDUCAZIONE E LA PROMOZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE. Regione Basilicata Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità Direzione Generale via Vincenzo Verrastro, 5 85100 - Potenza 4 La REDUS opera secondo un “Sistema di Indicatori di qualità per la Regione Basilicata (S.I.QUAB)”, adottato con DGR n. n.223 del 21/2/2006), ed un disciplinare, approvato con DGR n 489 del 3/4/2006 e inegrato con DGR 2014 del 30/11/2010. INDICATORE/INDICE DPSIR UNITÀ DI FONTE MISURA COPERTURA COPERTURA STATO SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE TREND EDU1 Consistenza rete REDUS R n Dipartimento ambiente regionale 2011-2013 ☺ ↑ EDU2 Progetti e Spesa R N. interventi e Euro Dipartimento ambiente regionale 2011-2013 ☺ ↑ EDU3 Comunicazione e partecipazione R N. di partecipanti Dipartimento ambiente regionale 2011-2013 ☺ ↑ TABELLA 1. QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI EDU1. CONSISTENZA DELLA REDUS La REDUS risulta costituita da 29 Centri (CEAS) e 6 Osservatori (OAS) accreditati come “nodi”, a seguito di specifico procedimento amministrativo, e da 74 Amici della Rete riconosciuti come sostenitori della rete stessa, rappresentati da associazioni, scuole, enti locali, parchi regionali e nazionali. I centri e gli osservatori rappresentano una struttura integrata ed inscindibile rispetto ad un ente locale di riferimento che, in rete, accompagna i cittadini (bambini, adolescenti, adulti, anziani, tecnici, famiglie, amministratori) in percorsi di conoscenza, informazione, animazione e affezione verso l'ambiente, il territorio ed il paesaggio. Questa missione e condotta attraverso un processo di educazione formale, informale ed emozionale, attuato sul campo, facendo anche leva sul vissuto dei singoli, usufruendo degli strumenti semplici ed armoniosi che la natura continua a concedere. In tal senso, la REDUS rappresenta una vera e propria rete culturale al servizio dell’ambiente. FIGURA 2. DIFFUSIONE GEOGRAFICA DELLA REDUS (PER L’ELENCO DEI CEAS SI RIMANDA A WWW.EPOSBASILICATA.IT / LA RETE DI EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ DELLA REGIONE BASILICATA) Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Educazione per lo sviluppo sostenibile CODICE EDU2. PROGETTI E SPESA Le numerose iniziative attuate nel periodo 2011-2013 afferiscono a diverse tipologie, individuate in relazione ai bisogni espressi dalla comunità e considerando quattro assi d’intervento: Proposta educativa, Formazione, Animazione e progettazione territoriale, Informazione e Comunicazione. La spesa a sostegno delle iniziative, in generale, è cresciuta; in particolare l’asse animazione e progettazione territoriale ha assorbito nell’ultimo biennio la metà della spesa impegnata. A partire dal 2011, la Regione ha erogato a favore della REDUS contributi in conto capitale o forfettari ed ha emanato una serie di bandi pubblici prevedendo la composizione di un partenariato misto, formato da CEAS ed OAS, con la possibilità dell’ ulteriore coinvolgimento degli Amici della Rete o altri stakeholders del territorio, al fine di incentivare le sinergie della REDUS. I bandi emanati hanno considerato le tematiche scelte dall’ ONU ed UNESCO quali le foreste5, l’acqua6 e l’alimentazione7. • Un primo bando dal titolo "Costruire una società sostenibile" sul tema foreste ha finanziato cinque progetti per un impegno di € 125.000,00 (Laboratorio Foreste Territorio; Madre Foresta; Madea; Luoghi e comunità sostenibili; Living Forests). Ciascuno di essi si è concentrato su un aspetto specifico: l’attivazione di un laboratorio in foresta, campagne informative sul meccanismo di stoccaggio carbonio e protezione dell’erosione del terreno, studio dell’operato del Premio Nobel per la pace 2004 Wangari Maathai e ancora campi di volontariato internazionali e corsi per tecnici e professionisti. • Il bando "A…come acqua" per un impegno finanziario di € 60.000,00 ha consentito la realizzazione di due progetti: L’Albero dell’Acqua e Terre d’Acqua a cui hanno partecipato anche Acquedotto Lucano e Atoo idrica - Autorità d’ambito Territoriale regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 300 > 301 Ottimale Attraverso la realizzazione di percorsi educativi nelle scuole, campagne di sensibilizzazione, workshop e concorsi di idee, il tema è stato declinato nei suoi vari aspetti, quali: acqua e gestione, acqua ecosistemi e territorio, acqua salute e povertà, acqua e diversità culturale, acqua e stili di vita, acqua e rifiuti. I risultati sono confluiti in una mostra itinerante realizzata a Potenza, Matera e presso l’Ente Parco dell’Appennino Lucano Val D’Agri - Lagonegrese. • "Accrescere la fruibilità delle risorse naturali" è il titolo del terzo bando che ha previsto un impegno di spesa di € 300.000 per un totale di dieci progetti. Obiettivo del bando è stato quello di aumentare l’accessibilità dei luoghi in una logica di armonioso rapporto dell’uomo con l’ambiente, incentivando, in questo modo, la promozione di un turismo sostenibile. Dei dieci progetti solo due sono attualmente in essere (Piede Lento e Semasos), mentre sono in fase di attivazione gli altri. Il bando capitalizzava inoltre, gli ottimi risultati raggiunti con la realizzazione del progetto “E…state nei parchi”, promosso dal MATTM. L’iniziativa, realizzata dalla rete REDUS, nel mese di agosto 2011, ha consentito a quasi quattrocento bambini di frequentare le strutture dei centri ed avvicinarsi alla natura delle aree protette della regione. • Grazie al bando "Un viaggio per conoscere", teso a valorizzare l’ambiente come elemento imprescindibile per il benessere umano e a favorire forme di turismo sostenibile ed educativo, sono stati coinvolti direttamente gli alunni nella fruizione del 5 L’ ONU ha proclamato il 2011 “Anno internazionale delle foreste” per sostenere l’impegno di favorire la gestione e lo sviluppo sostenibile delle foreste di tutto il mondo e la diffusione della consapevolezza del ruolo capitale che esse svolgono per lo sviluppo sostenibile globale e a livello socio-culturale. 6 La sesta edizione della Settimana di Educazione allo Sviluppo Sostenibile UNESCO 2011 è stata dedicata all’ acqua, fonte primaria di vita del nostro pianeta. 7 La settima edizione della Settimana di Educazione allo Sviluppo Sostenibile UNESCO 2011 è stata dedicata a “Madre Terra: alimentazione, agricoltura ed ecosistema”. territorio regionale, per diffondere la conoscenza delle specificità culturali, ambientali, storiche ed economiche. Rivolto alle scuole secondarie di secondo grado l’impegno di spesa è stato di € 50.000,00. • Sei progetti sul tema dell’alimentazione, per un finanziamento totale di € 29.400,00 (Matera Green Food Energy, Bioalimenta il domani, La montagna lucana e le sue tradizioni alimentari e popolari, La filiera agroalimentare, Sapere i saperi - proposto in due scuole) hanno animato la settimana 19/25 novembre 2012 dedicata dall’Unesco all’alimentazione. • Nel 2012 sono stati emanati ulteriori quattro bandi rivolti ai Parchi, agli OAS e CEAS, alle scuole elementari e medie di Basilicata per un importo complessivo di € 305.000,00. I relativi progetti candidati sono in corso di valutazione. EDU3: COMUNICAZIONE E PARTECIPAZIONE Relazione sullo Stato dell'Ambiente > Educazione per lo sviluppo sostenibile FIGURA 3. IL PORTALE DEL SITO Il programma Epos al capitolo 5 riconosce nella comunicazione una questione strategica e uno strumento imprescindibile per la realizzazione di un progetto complesso di educazione ambientale, radicato anzitutto nella capacità di trasferire e consolidare una condivisione collettiva della responsabilità anche individuale verso il futuro delle generazioni successive. In attuazione a quanto indicato nel programma, è stato approvato un progetto operativo dal titolo “Comunicare Epos” che, mediante l’attivazione di un portale web dinamico www.eposbasilicata.it ha messo in campo un lavoro bidirezionale e sincronico, favorendo sia lo scambio di informazioni ed esperienze tra gli stakeholders interni alla Rete (C.E.A.S. - O.A.S.), sia la relazione con gli stakeholders esterni (cittadini, stampa, istituzioni, parchi). La vetrina virtuale, che ad un anno e mezzo dalla sua attivazione ha raggiunto la soglia delle 10.000 visite, ripropone la descrizione del programma EPOS, del sistema I.N.F.E.A. e della REDUS, ma riserva molto spazio alle iniziative che vengono realizzate sul territorio, attraverso un box dedicato alle news e spazi dedicati ai progetti, raccontati in itinere, oltre che a tematiche di competenza del Dipartimento Ambiente. Un’ulteriore azione comunicativa per la promozione della Rete, affinché essa possa essere catalizzatrice di economie sul territorio, è stata la pubblicazione di un catalogo dei CEAS, che racconta ogni centro attraverso una scheda descrittiva delle peculiarità e delle proposte educative più significative. La pubblicazione “La Rete di educazione alla sostenibilità della Regione Basilicata” è stata distribuita ai dirigenti scolastici degli istituti lucani perché possano cogliere le opportunità di formazione formale e non formale proposte dai CEAS e dare ai propri studenti l’opportunità di conoscere in maniera consapevole il territorio della Basilicata e la sua complessità. Infine, è stata realizzato un quaderno di viaggio “Scopri la Basilicata. I tanti segreti della Terra dei due mari” rivolto ai bambini per facilitare la conoscenza del territorio regionale e stimolare processi di identificazione. Organizzato in quattro sezioni, attraverso un linguaggio appropriato, il quaderno accompagna gradualmente i bambini alla scoperta della ricchezza del patrimonio storico-culturale-paesaggistico della regione e li invita al viaggio nei parchi. “Scopri la Basilicata” è entrata a far parte della rosa dei testi dell’edizione 2013 del Festival della Letteratura di Viaggio, tenutosi a Roma dal 26 al 29 settembre; è in distribuzione nelle scuole tramite i parchi. regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 302 > 303 FIGURA 4. SCOPRI LA BASILICATA. I TANTI SEGRETI DELLA TERRA DEI DUE MARI FOCUS Contabilità ambientale Il progetto "Contambiente" prevede la realizzazione di un sistema sperimentale di contabilità ambientale della regione Basilicata e delle provincie di Matera e Potenza. La contabilità ambientale è un sistema che identifica, quantifica, organizza, gestisce e comunica informazioni e dati ambientali, espressi attraverso indicatori fisici e monetari. Tale processo attribuisce importanza alla variabile "ambiente", considerata al pari della variabile economica all’interno delle politiche di un’organizzazione, sia essa pubblica o privata; la procedura nasce, quindi, dalla necessità di riformare i sistemi di definizione e controllo delle strategie pubbliche con procedimenti adeguati a misurare la sostenibilità dello sviluppo del territorio, ossia capaci di internalizzare la variabile ambientale nelle decisioni di politica economica. Fonte: Direzione Generale, Dipartimento Ambiente, Regione Basilicata Attraverso la realizzazione del bilancio ambientale, ciascuna delle tre amministrazioni coinvolte, espliciterà le ricadute delle sue politiche sul territorio e potrà dimostrare cosa essa "fa per il bene dell’ambiente", "come lo fa" e "con quale impegno di spesa". Finalizzata a costruire una base conoscitiva di supporto e orientamento a tutti i processi decisionali degli enti, la contabilità ambientale va al di là della semplice attività di reporting: quest’ultima è utilizzata per avere dei feedback - positivi o negativi - da parte degli stakeholder interni ed esterni all’ente per ridefinire in maniera condivisa politiche, piani e programmi. Come delineato nella D.G.R. n. 671/2011, per la Regione Basilicata è importante adottare un iter decisionale trasparente, deliberare gli impegni sulla base degli interessi della collettività, ossia di concerto con i soggetti portatori di interessi e, infine, adottare un sistema di pianificazione e controllo della efficacia delle azioni. Il progetto consta di 3 macro fasi, articolate in attività, come di seguito specificate. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Contabilità ambientale FIGURA 2. IL PROCESSO DI DEFINIZIONE DI UN SISTEMA DI CONTABILITÀ AMBIENTALE, 2012 • FASE 1. ANALISI E METODI: INQUADRAMENTO TERRITORIALE, AMBIENTALE ED ISTITUZIONALE. L’attività è riferita all’analisi di contesto del territorio interessato dal processo (la Regione Basilicata con le specificità delle due Provincie) da cui emergano le peculiarità sociali, economiche ed ambientali. L’analisi è altresì riferita alle competenze e funzioni degli enti rispetto alle politiche territoriali ed ambientali e sarà rappresentata nella forma del report. • FASE 2. SISTEMA DI CONTABILIZZAZIONE. Tale sistema è la struttura di rendicontazione, ciò che l’ente si propone di realizzare per qualificare il proprio intervento sulle tematiche ambientali. La struttura si ottiene incrociando le competenze attribuite all’ente dalle normative vigenti con i parametri di sostenibilità della valutazione ambientale strategica, utilizzata dall’Unione Europea per valutare le ricadute ambientali di politiche, piani, programmi, progetti. Nell’ottica della intersettorialità, il sistema di rendiconto si rivolge anche alle politiche che, pur non essendo tradizionalmente considerate ambientali, hanno tuttavia ricadute ambientali rilevanti, come le politiche energetiche, quelle dei trasporti e quelle legate alla pianificazione territoriale, etc. • FASE 3. STESURA DEL BILANCIO AMBIENTALE (PREVENTIVO O CONSUNTIVO), APPROVAZIONE E PUBBLICAZIONE. Il documento di bilancio ambientale è lo strumento con il quale saranno sintetizzate e comunicate le informazioni più importanti elaborate a partire dagli indicatori (fisici e monetari); trattandosi di un documento, che come il bilancio ordinario, è destinato a un pubblico di tecnici ma anche di cittadini, ne è prevista una redazione diversificata, ognuna delle quali adattata alle esigenze del target. COMUNICAZIONE regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 304 > 305 L’attività di comunicazione e divulgazione rappresenta un’attività trasversale ed integrativa di tutto il processo per promuovere e diffondere verso l’esterno e l’interno le attività messe in campo, il percorso ed i risultati. TEMPISTICA E STATO DELL’ARTE DEL PROGETTO Per la strutturazione del sistema sperimentale di contabilità ambientale e la definizione del bilancio ambientale è stato considerato un percorso progettuale di 20 mesi, in modo da garantire il supporto ai tre Enti nei due momenti di bilancio preventivo e consuntivo. Nel mese di settembre 2012 è stato sottoscritto il contratto tra la Regione Basilicata e l’assistenza tecnica che ha sancito l’avvio del progetto; dopo alcuni incontri con i tecnici degli Enti, a maggio 2013, sono stati presentati i primi risultati dell’analisi di contesto con l’individuazione del set di indicatori e delle fonti, cui fare riferimento nel prosieguo delle attività. PROGETTO LIFE+ "B.R.A.V.E." BETTER REGULATION AIMED AT VALORISING EMAS Il progetto B.R.A.V.E. è finalizzato a sviluppare soluzioni per il miglioramento della normativa ambientale e per la semplificazione degli obblighi a carico delle organizzazioni che hanno ottenuto la registrazione EMAS (Regolamento n. 1221/2009/CE) o altre forme di certificazione ambientale che, analogamente all’EMAS, prevedono un forte impegno a valutare, gestire correttamente e migliorare nel tempo le proprie prestazioni ambientali. Il progetto si pone come ambizioso obiettivo l’approvazione, da parte degli organi istituzionali competenti, di norme e regolamenti che favoriscano le organizzazioni registrate EMAS (o dotate di altra certificazione ambientale) riducendo gli oneri, i controlli, le ispezioni, ma anche introducendo agevolazioni fiscali a loro beneficio. BRAVE si inserisce in un filone normativo in cui le istituzioni comunitarie sono da tempo fortemente impegnate; la Commissione Europea, ad esempio, ha fatto della cosiddetta "Better regulation" in materia ambientale, e della conseguente "Regulatory relief", due bandiere del proprio piano d’azione per supportare la conformità legislativa da parte delle PMI europee. Di durata pluriennale, il progetto è finanziato dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea, attraverso il fondo "Life Plus" e dalle Regioni Lombardia e Basilicata. Partner di progetto sono: la Scuola Sant’Anna di Pisa, l’ARPA della Regione Lombardia, Confindustria Genova, il centro IEFE dell’Università Bocconi, Ambiente Italia Srl e due enti spagnoli, la Camera di Commercio della Regione di Valencia e lo IAT, l’Istituto Andaluso per le Tecnologie. Sono stati organizzati gruppi di lavoro a livello regionale, nazionale e comunitario aperti alla partecipazione di rappresentanti delle istituzioni, degli enti locali, delle imprese e delle associazioni di categoria che voglio realmente impegnarsi in un processo di miglio- Relazione sullo Stato dell'Ambiente > FOCUS > Contabilità ambientale ramento della normativa ambientale esistente. Paesaggio. Archivio iStock Capitolo 17 La valutazione ambientale La Valutazione Ambientale Strategica (VAS), formalmente introdotta all’interno dell’Unioè uno strumento per l’integrazione delle considerazioni ambientali nell’elaborazione, adozione ed approvazione di piani e programmi (p/p) che possono avere significativi effetti sull’ambiente. In particolare, l’art. 1 recita: "La presente direttiva ha l’obiettivo di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando che, ai sensi della presente direttiva, venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente." La VAS deve garantire che gli effetti sull’ambiente dell’attuazione delle previsioni di piani e programmi siano presi in considerazione durante l’elaborazione di p/p e prima della loro adozione ed approvazione. Inoltre, per valutare correttamente gli effetti derivanti dall’attuazione dei p/p, viene stabilita la necessità di dotare lo strumento di un piano di monitoraggio che, sulla base di indicatori ambientali, possa contribuire a verificare, in corso d’opera, la bontà delle scelte pianificatorie adottate. Nel corso dell’elaborazione del piano/programma e del rapporto ambientale è necessario definire: gli obiettivi di sostenibilità del piano/programma, i contenuti del monitoraggio, gli indicatori e i relativi metodi di calcolo, gli strumenti di supporto, il ruolo della partecipazione dei soggetti con competenze ambientali e del pubblico, l’identificazione dei ruoli e delle responsabilità, la quantificazione e l’allocazione di risorse adeguate allo svolgimento delle attività del monitoraggio, la definizione delle modalità di comunicazione delle relazioni periodiche sul monitoraggio, i meccanismi di ri-orientamento del piano/programma in caso di effetti negativi imprevisti. Gli stati membri avrebbero dovuto recepire la Direttiva entro il 21 luglio del 2004. L’Italia non ha rispettato tale termine ed ha recepito la Direttiva con la parte seconda del D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, entrata in vigore il 31 luglio 2007, successivamente modificato dapprima con il Decreto Legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008 e successivamente con il Decreto Legislativo n. 128 del 29 giugno 2010 "Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale". Il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (e s.m.i) Relazione sullo Stato dell'Ambiente > La valutazione ambientale ne Europea con la Direttiva 2001/42/CE (Direttiva VAS) entrata in vigore il 21 luglio 2001, prevedeva che le regioni adeguassero il proprio ordinamento alla nuova disposizione nazionale sulla VAS entro dodici mesi dalla sua entrata in vigore. Al momento, la Regione Basilicata non si è dotata di una propria norma, pertanto trovano diretta applicazione le disposizioni di cui all’art. 35 del succitato decreto: "In mancanza di norme vigenti regionali trovano diretta applicazione le norme di cui al presente decreto". In ultima analisi, la VAS ha introdotto un’interessante innovazione, riconducibile al momento di applicazione della valutazione stessa, che "deve essere effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma anteriormente alla sua adozione o all’avvio della relativa procedura legislativa" è quindi una procedura che accompagna l’iter pianificatorio. La VAS non è da intendersi come un procedimento autonomo, ma rappresenta un passaggio integrato nell’attività di pianificazione così come recentemente ribadito dal Consiglio di Stato che, con la sentenza 133/2011, ha definito la VAS "un parere che riflette la verifica di sostenibilità della pianificazione". E’ necessario, tuttavia, accrescere la cultura della valutazione, soprattutto in termini di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini nel processo valutativo. E’ indispensabile inoltre la realizzazione di sistemi di monitoraggio coerenti con quanto stabilito dalla normativa sulla VAS, che consentano di valutare gli effetti di un piano o programma e di riorientarlo ove necessario. A tal riguardo l’ISPRA sta coordinando un Gruppo di Lavoro Interagenziale "Monitoraggio piani VAS" al quale partecipa anche l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale di Basilicata (ARPAB), finalizzato a sviluppare linee di indirizzo per l’implementazione delle attività di monitoraggio nell’ottica di armonizzare le modalità operative adottate nei diversi ambiti normativi regionali. IN BASILICATA La Regione Basilicata ha inteso interpretare il suddetto disposto normativo (art. 35) individuando quale Autorità Competente l’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità, il cui compito è quello dell’adozione regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 308 > 309 del provvedimento di verifica di assoggettabilità e/o l’elaborazione del parere motivato (nel caso di valutazione di piani e programmi) sulla base di un rapporto ambientale redatto dal soggetto proponente il p/p. L’intero procedimento si sviluppa attraverso l’individuazione e la consultazione dei soggetti competenti in materia ambientale ai quali viene trasmesso il rapporto ambientale per acquisirne il parere; tra questi soggetti particolare rilevanza assume l’ARPAB che, oltre al suddetto parere, opera, di concerto con l’Autorità Competente e Procedente, al monitoraggio ambientale per assicurare il controllo degli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione del piano/programma, così da poter individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti ed adottare le opportune misure correttive. Il percorso affrontato dalla VAS nel tempo non è stato certo dei più facili; l’iter procedurale, infatti, ha dovuto affrontare una serie di ostacoli determinati da una pianificazione territoriale poco abituata ad accettare vincoli di natura ambientale, avendo come obiettivo prioritario soprattutto esigenze di tipo produttivooccupazionale. Oggi, la forte spinta impressa dai principi cardini dello sviluppo sostenibile e dai suoi metodi e strumenti applicativi sta portando le amministrazioni pubbliche ad adottare sempre maggiormente la VAS per garantire la compatibilità ambientale di p/p nelle accezioni "naturalistico-ecosistemica" e "paesaggistico-culturale". VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE La Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) è una procedura tecnico-amministrativa di verifica della compatibilità ambientale di un’opera, finalizzata all’individuazione, descrizione e quantificazione degli effetti di un progetto sulle componenti ambientali allo scopo di proteggere la qualità della vita, di mantenere integra la capacità riproduttiva degli ecosistemi, di salvaguardare la molteplicità delle specie, di promuovere l’uso delle risorse rinnovabili. La Valutazione di Impatto Ambientale è stata introdotta in Europa dalla Direttiva 85/337/CEE, aggiornata dalle Direttive 97/11/CE e 2003/35/CE. L’oggetto della Valutazione di Impatto Ambientale descritto dall’art. 3 della Direttiva n. 85/377/ CEE; la V.I.A. individua, descrive e valuta, in modo appropriato, per ciascun caso particolare…gli effetti diretti e indiretti di un progetto sui seguenti fattori: l’uomo, la fauna, la flora, il suolo, l’aria, il clima e il paesaggio, i beni materiali, il patrimonio culturale e l’interazione tra i suddetti fattori. L’art. 3 citato evidenzia l’unitarietà del complesso ecologico; da tale unitarietà deriva che il parametro della V.I.A. non è solo il rispetto delle discipline di settore, dei piani e degli standard, ma la valutazione degli effetti globali di un intervento secondo metodi tecnico-scientifici di indagine. Le finalità della disciplina della V.I.A. è quella di conciliare le esigenze dello sviluppo economico produttivo con quelle della salvaguardia del patrimonio ambientale, attraverso una scelta di compromesso che pregiudichi nella minor misura possibile il secondo in favore del primo. La Direttiva 97/11/CE, concernente la Valutazione dell’Impatto Ambientale di determinati progetti pubblici e privati, aggiorna ed integra la Direttiva del 1985. La procedura di Valutazione di Impatto Ambientale introdotta in Italia, dalla Legge 8 luglio 1986, n. 349 che istituiva il Ministero dell’Ambiente, dal D.P.C.M. n. 377 del 10 agosto 1988 (e s.m.i.) e dal D.P.R. 12 aprile 1996 riguardanti la regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale statali e regionali, è stata modificata con il D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 - Parte II che è stata sostituita dal D.Lgs. 16 gennaio 2008 n. 4 e più recentemente aggiornata dal D.lgs. 29 giugno 2010, n. 128. IN BASILICATA cepimento del D.Lgs. 152/2006 (e s.m.i.) e pertanto restano valide le disposizioni di cui all’art. 35 del citato decreto. In conformità con la Direttiva 85/337/CEE, la Regione ha emanato la L.R. n. 47/1994 che è stata modificata ed aggiornata con la L.R. n. 3/1996, entrambe abrogate dalla L.R. n. 47 del 14 dicembre 1998 (modificata parzialmente dalla L.R. 9 del 26 aprile 2007 e dalla L.R. n. 1 del 19 gennaio 2010), che disciplina la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale dei soggetti pubblici e privati, riguardanti i lavori di costruzione, impianti, opere, interventi che possono avere rilevante incidenza sull’ambiente, basata su una valutazione preventiva consistente nel giudizio da esprimersi sulle opere e sugli interventi proposti in relazione alle modificazioni ed ai processi di trasformazione che la loro realizzazione potrebbe determinare, direttamente o indirettamente, a breve o a lungo termine, temporaneamente, positivamente o negativamente, nell’ambiente. L’impatto di opere sull’ambiente rappresenta uno dei principali oggetti di attenzione da parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni locali e centrali. La procedura V.I.A. instaura un confronto tra decisori finali, proponenti e popolazione interessata, consentendo una decisione partecipata. La V.I.A. va intesa come processo di partecipazione dei cittadini; la pubblicità, l’informazione e la partecipazione del pubblico e delle istituzioni coinvolte, sono momenti di conoscenza della complessità ambientale e sociale, che consente ai soggetti sociali di controllare la coerenza e l’efficacia dell’operato delle autorità competenti nonché di arricchire lo stesso processo decisionale con le proprie osservazioni. La V.I.A. è un insieme di procedure alle quali devono essere sottoposti determinati progetti, al fine di prevederne e stimarne l’impatto ambientale, di identificarne e valutarne le possibili alternative, compresa la non realizzazione degli stessi, verificare la compatibilità di un’opera con le programmazioni generali e di settore ed infine di individuare le misure per minimizzare o eliminare gli impatti negativi. Essa mira a definire, in fase di progettazione, un quadro preciso della situazione in modo da ottenere un risultato il più possibile condiviso Relazione sullo Stato dell'Ambiente > La valutazione ambientale La Regione Basilicata non ha ancora provveduto ad emanare una legge regionale di re- e contemporaneamente consentire la scelta di un’opera ad impatto minimo. Per il suo approccio complessivo rappresenta quindi uno strumento di qualificazione e di supporto al processo decisionale. Nella procedura di Valutazione di Impatto Ambientale si distinguono: la fase di valutazione (V.I.A.), finalizzata all’analisi dello Studio di Impatto Ambientale ed alla successiva espressione del Giudizio di Compatibilità Ambientale, la fase di Screening o Verifica di Assoggettabilità alla V.I.A., riguardante l’attivazione di un meccanismo di valutazione delle caratteristiche del progetto, delle sue dimensioni, della sua localizzazione, attraverso il quale verificare se le opere progettate possono indurre ad un impatto ambientale significativo. Il risultato di tale verifica è la decisione, da parte della autorità competente, di sottoporre o meno il progetto alla fase di valutazione ambientale. Preliminarmente alla fase di V.I.A., il proponente ha la facoltà di sottoporre il progetto alla fase di Scoping, con l’ obiettivo di identificare, attraverso una consultazione tra proponente ed autorità competente, le informazioni che devono essere particolarmente approfondite nello Studio di Impatto Ambientale. La Regione Basilicata, ai sensi dell’art. 19 della L.R. n. 47 del 14 dicembre 1998 e dell’art. 29 del D.Lgs. 152/2006 (e s.m.i.), per l’attività di controllo sulla realizzazione delle opere sottoposte a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, si avvale dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale di Basilicata (A.R.P.A.B.). I tecnici dell’ A.R.P.A.B hanno svolto negli anni visite di cantiere volte a verificare la realizzazione del progetto così come approvato e giudicato compatibile con l’ambiente. Gli esiti di tali sopralluoghi sono stati verbalizzati ed inviati all’Ufficio Compatibilità Ambientale della Regione Basilicata ed ai Sindaci dei comuni territorialmente interessati. VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE La valutazione d’incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 310 > 311 sito o proposto sito della rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso. Tale procedura è stata introdotta dall’articolo 6, comma 3, della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" con lo scopo di salvaguardare l’integrità dei siti attraverso l’esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l’equilibrio ambientale. La valutazione di incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce lo strumento per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l’uso sostenibile del territorio. È bene sottolineare che la valutazione d’incidenza si applica sia agli interventi che ricadono all’interno delle aree Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo), sia a quelli che pur sviluppandosi all’esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito. La valutazione d’incidenza rappresenta uno strumento di prevenzione che analizza gli effetti di interventi che, seppur localizzati, vanno collocati in un contesto ecologico dinamico. Ciò in considerazione delle correlazioni esistenti tra i vari siti e del contributo che portano alla coerenza complessiva e alla funzionalità della rete Natura 2000, sia a livello nazionale che comunitario. Pertanto, la valutazione d’incidenza si qualifica come strumento di salvaguardia, che si cala nel particolare contesto di ciascun sito, ma che lo inquadra nella funzionalità dell’intera rete. Per l’interpretazione dei termini e dei concetti di seguito utilizzati in relazione alla valutazione di incidenza, si fa riferimento a quanto precisato dalla Direzione Generale (DG) Ambiente della Commissione Europea nel documento tecnico "Guida all’interpretazione dell’art. 6 della Direttiva Habitat. In ambito nazionale, la valutazione d’incidenza viene disciplinata dall’art. 6 del DPR 120/2003 (G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l’art.5 del DPR 357/1997 che trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat". Il DPR 357/97 è stato, infatti, oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europeaed è stato quindi modificato ed integrato con il DPR 120/2003. L’art. 6 della direttiva Habitat introduce, per le aree che costituiscono la Rete Natura 2000, la valutazione d’incidenza, ovvero una particolare procedura di valutazione preventiva, riferita agli habitat e alle specie per i quali i siti in questione sono stati individuati e non a particolari categorie di opere come nel caso della VIA. La valutazione d’incidenza rappresenta uno strumento di prevenzione che analizza gli effetti di interventi che, seppur localizzati, vanno collocati in un contesto ecologico dinamico. Ciò in considerazione delle correlazioni esistenti tra i vari siti e del contributo che portano alla coerenza complessiva e alla funzionalità della rete Natura 2000, sia a livello nazionale che comunitario. In base all’art. 6 del nuovo DPR 120/2003, comma 1, nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. Si tratta di un principio di carattere generale tendente ad evitare che vengano approvati strumenti di gestione territoriale in conflitto con le esigenze di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario. Il comma 2 dello stesso art. 6 stabilisce che, vanno sotpresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti. Sono altresì da sottoporre a valutazione di incidenza (comma 3), tutti gli interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti in un sito Natura 2000, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi. CODICE INDICATORE/INDICE DPSIR UNITÀ DI FONTE COPERTURA COPERTURA STATO MISURA SPAZIALE TEMPORALE ATTUALE TREND VAL1 Numero procedure VAS/ Numero di piani per Tipologie sottoposti a VAS R N REGIONE ARPAB BAS 2008-2010 ↑ VAL2 Numero per anno e tipologia di piani non assoggettabili a VAS R N/% REGIONE ARPAB BAS 2009-2011 ↑ VAL3 SCREENING Numero progetti per anno e Numero di progetti per provincia R N REGIONE ARPAB BAS 2004-2010 ↑ VAL4 SCREENING Percentuale progetti per settore R % REGIONE ARPAB BAS 2004-2010 ↑ VAL5 VIA Numero progetti per anno e per provincia R N REGIONE ARPAB BAS 2004-2010 ↔ VAL6 VIA Percentuale progetti per settore R % REGIONE ARPAB BAS 2004-2010 ↑ VAL7 VIA/SCREENING R Sopralluoghi effettuati per anno N REGIONE? BAS ARPAB 2004-2010 VAL8 VAL DI INCIDENZA ☺ ↑ TABELLA 2. QUADRO SINOTTICO INDICATORI Relazione sullo Stato dell'Ambiente > La valutazione ambientale toposti a valutazione di incidenza tutti i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi com- VAL1. NUMERO PROCEDURE VAS Il numero di istanze attivate presso l’Ufficio regionale Compatibilità Ambientale, per il periodo 2008-2010 (figura 3), dopo un avvio stentato ha manifestato un incoraggiante aumento che lascia intendere come la VAS possa diventare, in breve tempo, un punto fondamentale nella programmazione territoriale regionale. Le procedure di VAS attivate sono relative a diverse tipologie di Piani. La figura 4 mostra che la maggiore percentuale di Piani, per i quali si richiede il parere di compatibilità ambientale, è rappresentata dai Regolamenti Urbanistici comunali con oltre il 50% delle istanze attivate; seguono, con percentuali quasi identiche, le varianti urbanistiche ed i piani attuativi/operativi, sempre di valenza comunale. La quasi totalità delle istanze è relativa a verifica di assoggettabilità, mentre risultano ancora molto limitate le procedure di VAS ordinaria che hanno riguardato, soprattutto, piani regionali quali: il Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale, il Piano di Forestazione Regionale, il Programma Attuativo Regionale - Fondo per le Aree Sottoutilizzate 2007-2013, il Piano regionale di utilizzo delle aree demaniali marittime. FIGURA 3. NUMERO PROCEDURE VAS (2008-2010) regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 312 > 313 Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale, Regione Basilicata; ARPAB FIGURA 4. NUMERO DI PIANI PER TIPOLOGIE SOTTOPOSTI A VAS (2008-2010) Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale, Regione Basilicata; ARPAB VAL2. NUMERO DI PIANI PER ANNO E TIPOLOGIA L’indicatore evidenzia il numero di piani che hanno ottenuto il parere favorevole di non assoggettabilità alla procedura della Valutazione Ambientale Strategica, relativamente al periodo 2009-2011, rilevando nel triennio un incremento maggiore al 100%. FIGURA 5. NUMERO DI PIANI PER ANNO POSTI A VAS (20082010) In termini di percentuale della tipologia di piani che hanno ottenuto il parere favorevole di non assoggettabilità alla procedura della Valutazione Ambientale Strategica, distinguendo le tipologie (figura 6) di Regolamenti Urbanistici Comunali, Varianti Urbanistiche e Piani Attuativi, si nota che la maggior parte si riferisce ai regolamenti urbanistici con il 64%. FIGURA 6. PERCENTUALE DI PIANI POSTI A VAS Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale, Regione Basilicata; ARPAB Relazione sullo Stato dell'Ambiente > La valutazione ambientale Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale, Regione Basilicata; ARPAB VAL3. SCREENING - NUMERO PROGETTI PER ANNO E NUMERO PROGETTI PER PROVINCIA L’indicatore proposto riporta in figura 7 il numero di progetti che hanno ottenuto l’esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale per anno nell’intervallo temporale 2004-2010. FIGURA 7. NUMERO DI PROGETTI PER ANNO (2004-2010) Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale, Regione Basilicata; ARPAB I progetti che hanno ottenuto l’esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale per provincia, nel periodo considerato, sono in numero maggiore nella provincia di Potenza. Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale, Regione Basilicata; ARPAB regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 314 > 315 FIGURA 8. NUMERO DI PROGETTI PER PROVINCIA VAL4. SCREENING PERCENTUALE PROGETTI PER SETTORE L’indicatore proposto riporta la percentuale di progetti che hanno ottenuto l’esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale per un intervallo di tempo pari a sette anni e compreso tra il 2004 e il 2010 per i seguenti settori: infrastrutture, energia, attività estrattiva, gestione rifiuti, sistemazione del suolo, idrocarburi, strutture turistiche, stabilimenti produttivi, agricoltura. FIGURA 9. PERCENTUALE DI PROGETTI PER SETTORE Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale, Regione Basilicata; ARPAB Ad incidere maggiormente sul totale è il settore delle infrastrutture con il 26% seguito da quello energetico e delle estrazioni (16%). VAL5. VIA NUMERO PROGETTI PER ANNO E PER PROVINCIA L’indicatore proposto riporta in figura 10 il numero di progetti che hanno ottenuto il giu- FIGURA 10. NUMERO PROGETTI POSTI A VIA (2004-2010) Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale, Regione Basilicata; ARPAB L’indicatore proposto riporta il numero di progetti per provincia che hanno ottenuto il giudizio di compatibilità ambientale nell’intervallo di tempo 2004 - 2010. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > La valutazione ambientale dizio di compatibilità ambientale per anno nel periodo compreso tra il 2004 e il 2010. FIGURA 11. NUMERO PROGETTI POSTI A VIA PER PROVINCIA Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale, Regione Basilicata; ARPAB VAL6. VIA PERCENTUALE PROGETTI PER SETTORE L’indicatore proposto riporta la percentuale di progetti che hanno ottenuto il giudizio di compatibilità ambientale per un intervallo di tempo pari a sette anni e compreso tra il 2004 e il 2010 per i seguenti settori: infrastrutture, energia, attività estrattiva, gestione rifiuti, sistemazione del suolo, idrocarburi, strutture turistiche, stabilimenti produttivi, agricoltura. FIGURA 12. PERCENTUALE DI PROGETTI POSTI A VIA PER SETTORE regione basilicata dipartimento ambiente, territorio, politiche della sostenibilità 316 > 317 Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale, Regione Basilicata; ARPAB VAL7. VIA/SCREENING SOPRALLUOGHI EFFETTUATI PER ANNO (CONTROLLI) L’indicatore proposto riporta il numero di sopralluoghi effettuati per la verifica del rispetto delle indicazioni e prescrizioni dei progetti che hanno ottenuto il giudizio di compatibilità ambientale o l’esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale. FIGURA 13. NUMERO SCREENING PER ANNO (2004-2010) Fonte: Ufficio Compatibilità Ambientale, Regione Basilicata; ARPAB VAL8. VALUTAZIONE DI INCIDENZA L’obiettivo principale della valutazione è la previsione e la stima degli effetti ambientali di piani e progetti, al fine di proporre azioni mitigatrici. Il monitoraggio, in linea generale, è finalizzato alla verifica degli effetti stimati nel corso della realizzazione dell’opera e assicura il controllo sugli impatti ambientali significativi sull’ambiente provocati dalle opere approvate, anche, al fine di individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e correttive. Il monitoraggio assume anche un ruolo di sorveglianza del rispetto delle prescrizioni o raccomandazioni e consente l’implementazione delle buone pratiche. Relazione sullo Stato dell'Ambiente > La valutazione ambientale di consentire all’autorità competente di essere in grado di adottare le opportune misure Le Regioni di TRIA Web Collana di studi territoriali della Rivista Internazionale www.lupt.unina.it di Cultura Urbanistica “TRIA” fondata da Mario Coletta www.tria.unina.it Università degli Studi di Napoli Federico II Centro Interdipartimentale di Ricerca L.U.P.T. Edizioni Scientifiche Italiane Direttore Scientifico Guglielmo Trupiano Direttore Editoriale Raffaele Paciello Responsabile amministrativo Centro L.U.P.T. Maria Scognamiglio Coordinamento redazionale Centro L.U.P.T. Via Toledo, 402 - Napoli VIGGIANO, Donato; AA.VV. Relazione sullo stato dell'Ambiente della Regione Basilicata Collana: Le Regioni di TRIA Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 2012 pp. 320; 28 cm ISBN 978-88-495-2759-9 _______________________________________________ © 2013 by Edizioni Scientifiche Italiane s.p.a. 80121 Napoli, via Chiatamone 7 00185 Roma, via dei Taurini 27 Internet: www.edizioniesi.it E-mail: [email protected] I diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale o parziale e con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. 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