Sul metodo degli elementi finiti applicato a problemi di elasticità piana
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Sul metodo degli elementi finiti applicato a problemi di elasticità piana
MECH.1 - Modellistica e Approssimazione Numerica di Problemi in Meccanica dei Continui http://mox.polimi.it MO X MECH.1 - Modellistica e Approssimazione Numericadi Problemi in Meccanica dei Continui – p. Contenuti della lezione Il problema elastico modello: energia potenziale Formulazione debole del problema elastico Esistenza e unicità della soluzione debole Formulazione agli spostamenti Modelli bidimensionali per l’elasticità Discretizzazione della formulazione agli spostamenti Forma matriciale del problema discretizzato Validazione numerica Il caso di materiali incomprimibili MECH.1 – p. Riferimenti bibliografici 1. T.J.R. Hughes, The Finite Element Method - Linear static and dynamic finite element analysis, (Cap. 2 e 4), Prentice-Hall (1987). 2. O.C. Zienkiewicz, The Finite Element Method, Mc-Graw Hill (1977). 3. S.C. Brenner, L.R. Scott, The Mathematical Theory of Finite Element Methods, (Cap. 9), TAM 15, Springer-Verlag New York (1994). 4. D. Braess, Finite Elements: Theory, Fast Solvers, and Applications in Solid Mechanics, (Cap. 6), Cambridge University Press, Cambridge (1997). 5. R. Dautray, J.L. Lions, Mathematical Analysis and Numerical Methods for Science and Technology, (Cap. 1), Vol. 1, Springer-Verlag Berlin Heidelberg (1990,2000). 6. PdeTool Manual, The MathWorks Inc. Inoltre, per ulteriori riferimenti al modello matematico del problema dell’elasticità lineare nel caso di materiali comprimibili e incomprimibili, si può fare riferimento alle Lezioni ELL1 e MECH2 di questo Corso. MECH.1 – p. Il problema elastico modello: energia potenziale Consideriamo un corpo elastico lineare isotropo che occupa il dominio , vincolato sul bordo (con vincolo omogeneo), sottoposto sulla parte di bordo ( , ) e soggetto alla al carico forza di volume . % (-& (1) e 8 7 / . / , con ; :;* 9 < : campo di spostamento tale che 7 . dove 120 543 6 . 03 03 / ,+* " # '(& ) #$ ! Introduciamo il funzionale energia potenziale totale del sistema costituito dal corpo e dalle forze e : campo di deformazione associato a . 8 tale che ? 30 ! = > ? 03 ! 7 ! e tale che ? 03 7 30 8 = > ? : campo di sforzo associato a ; MECH.1 – p. ! F (3) "A ) EDC ! BA) A @ Equazione costitutiva: , : modulo elastico e modulo di Poisson del materiale; @ A dove (2) 03 ! Equazione cinematica: ' 3 0 ) ' 0? 3 Relazioni costitutive 8 tensore identità. Introducendo i parametri di Lamè 00 . 7 G e 6 40 . CD F , ) GI KL J F ! M è un tensore simmetrico e definito positivo per AN O < . P (4) (5) M dove o in forma compatta !H ! F ) DEC G H! H del materiale si ha MECH.1 – p. Formulazione agli spostamenti % Sostituendo le (5) e (4) nella (1), otteniamo la seguente espressione dell’energia potenziale &? (-& # '(& ) % R+* H! ! ) I G KL J Q " # *+ " # ) &' # ! ) GI KLJ !H S Il campo di spostamento corrispondente alla configurazione di equilibrio assunta dal corpo elastico sotto l’azione dei carichi e dei vincoli esterni è la soluzione del seguente problema X TRUJ VW Y (6) ? ] su :R* [ 6 \ 7 [6 9 < Z nello spazio MECH.1 – p. S La formulazione debole del problema (6) si ottiene annullando la variazione prima di rispetto a e valutandola in , e diventa: ^ ?7 Z (-& (7) R+* " # # ('& &' ! tale che ! M Z S 7 S cercare In Meccanica dei Continui, il problema (6) è noto come Principio di Minimo dell’Energia Potenziale, mentre il problema (7) è il Principio dei Lavori Virtuali (cf. lezione ELL1). MECH.1 – p. Esistenza e unicità della soluzione del pb. elastico ^ 7 Z ) GI KLJ SI KL J ('& H! S ! ('& ! d c Z ! M S è il funzionale lineare e continuo ? (-& *+ " # #$ ('& ` # ` Z c d mentre (8) è la forma bilineare S _ ## _ baZ dove ` S _ S 7 Z Il problema debole (7) è della forma astratta: tale che cercare Z ## _ Per dimostrare l’esistenza e l’unicità della soluzione di (8) è necessario sia coerciva sullo spazio . Ciò è verificare che la forma bilineare possibile grazie ad un’importante proprietà, detta disuguaglianza di Korn. MECH.1 – p. La disuguaglianza di Korn < f hg e un dominio aperto con bordo regolare a tratti. Esiste allora una tale che ^ ?7 Z 99 ! ('& i f 99 (9) ! Y Q f 7 Sia costante Z ## _ è coerciva sullo La (9) permette di concludere che la forma bilineare spazio e pertanto, applicando il Lemma di Lax-Milgram, che il problema (8) ammette soluzione unica. j 99 mkl 99 kn p?oo N Y S 99 99 < gj S Da ciò segue anche la stima a priori per la soluzione , ovvero che esiste una costante tale che MECH.1 – p. Forma forte del problema dell’elasticità in su su div S S # < S ) < tur tsr q S S' Il problema forte corrispondente alla formulazione debole (8) è il seguente: tale che cercare (10) S ) GI KLJ SF !H S dove v | zyx w ${x (cf. lezione ELL1). MECH.1 – p. 1 Modelli bidimensionali per l’elasticità (I) Sotto opportune ipotesi, è possibile semplificare le equazioni del modello elastico 3D ottenendo due differenti modelli 2D, noti come modello plane stress e modello plane strain. Plane stress (stato di sforzo piano) - ipotesi: il corpo ha una dimensione (spessore) trascurabile rispetto alle altre due (es.: piastra); il carico è applicato nel piano di simmetria dello spessore e non ha componenti trasversali rispetto a tale piano. z L y L>>t x t MECH.1 – p. 1 < . . ( < ~ '} Assumendo che il piano coincida con il piano di simmetria dello spessore e che l’asse sia orientato perpendicolarmente ad esso, si ha che - dove ! P "A < < tur sr q - ! ! tr r < A < Q A @ tur "A sr q . tr r e . è in generale non nulla e ? ! ) ! "A " ! A ! Osservazione: la componente di deformazione può essere post-calcolata come MECH.1 – p. 1 Modelli bidimensionali per l’elasticità (II) Plane strain (stato di deformazione piana) - ipotesi: si suppone che il corpo abbia una dimensione molto maggiore rispetto alle altre due (es.: trave snella, cilindri, alberi,...); non ci sono spostamenti lungo l’asse della trave, ma solo in direzione perpendicolare all’asse stesso; e hanno componente nulla ~ ~ tutti i carichi applicati sono indipendenti da rispetto all’asse . L>>h y h L x z MECH.1 – p. 1 coincida con l’asse di simmetria si ha che ?< - - ! < ~ Assumendo che l’asse In questo caso la legge costitutiva (3) rimane quella valida nel caso generale, previa opportuna eliminazione delle righe e delle colonne le cui componenti sono nulle. ? è in generale non nulla e può ) A Osservazione: la componente di sforzo essere post-calcolata come MECH.1 – p. 1 Discretizzazione del problema elastico in 2D tale che (11) ^ 7 ? Z &- ,+* " # # ('& ('& ! M S ! S 7 cercare Z L’approssimazione Galerkin-elementi finiti del problema (7) diventa: 0 ' } , '} 6 40 0 0 S 0 ' } 6 40 } S' , 7 le componenti del campo di spostamento Su ciascun elemento possono essere espresse come 0 ; delle rispettive funzioni di base definite su : restrizioni su ; 5 I J T dove . 0 0 S : gradi di libertà dell’approssimazione relativi all’elemento MECH.1 – p. 1 < b n ¡ b ¡ b < tr r & ? ¢& ¡ b < ¡ b b < n b b n n b b < utr sr q !6 QQ ! 66 ! Q tr r tur sr q b < b Utilizzando la relazione cinematica (2) otteniamo la seguente espressione per : il tensore di deformazione ! S S Q trrtrrrrtrr utrrtrrrrtrr Q 6 ? & < < < tsrtrrtrrtrrr q SQ 6 6 S trtrrtrrtrrr < < Q < 6 S 6 Limitiamo nel seguito la nostra attenzione al caso di elementi finiti . il vettore degli spostamenti dei nodi Indicando con dell’elemento (numerati secondo la usuale convenzione antioraria), si ha: & S6 6 Q S Q S Forma matriciale (I) MECH.1 – p. 1 Forma matriciale (II) 7 ^ & ¢ M ¢ '(& £ _ S £ ¤ £ & Nell’assemblaggio del sistema lineare associato a (11) è conveniente lavorare a livello del singolo triangolo di griglia (cf. lezione IMPL2). Si ha è la matrice di rigidezza dell’elemento . £ ¤ dove ('& £ ¥ £ Il contributo al termine noto dovuto alla forza di volume è ? (-& 1 1 §£ +R* ¦ £ mentre quello dovuto al carico di superficie è MECH.1 – p. 1 e A @ Consideriamo una piastra quadrata di lato unitario con sottoposta a uno stato di trazione come indicato in figura. ?< Patch test: stato di sforzo costante (I) g N=1 g N=1 ?< . S @ } "A @ "A ' La soluzione esatta del problema è: 6¨ Il metodo numerico (che utilizza elementi finiti ) deve essere in grado di risolvere esattamente (a meno della precisione macchina) il caso test in oggetto. MECH.1 – p. 1 Patch test: stato di sforzo costante (II) Impostiamo con Pdetool il caso test proposto. Disegnamo un quadrato di lato unitario con il lato sinistro disposto sull’asse delle ordinate e selezioniamo i parametri nel modo seguente: Application: Structural Mechanics Plane Stress. . , A @ PDE Coefficients: ?< Boundary Conditions: sui lati inferiore e sinistro fissiamo condizioni di Dirichlet imponendo il valore di u e v esatti, mentre sui lati superiore e destro assegnamo lo sforzo normale, di valore unitario. Usiamo una griglia molto rada (ad esempio 4 elementi) e risolviamo il problema (cliccando sul bottone =). Quindi: esportiamo i parametri della mesh (da Export Mesh); esportiamo la soluzione (da Export Solution) che è rappresentata da un vettore di lunghezza 2*nv, dove nv=size(p,2) è il numero dei vertici della triangolazione; estraiamo le componenti U=u(1:nv); V=u(nv+1:end) e facciamone un disegno con pdesurf: il campo di spostamento lineare è rappresentato in maniera esatta. MECH.1 – p. 1 Patch test: stato di sforzo costante (III) Per calcolare il tensore degli sforzi, è necessario: } ea del campo di spostamento S ' calcolare le derivate parziali rispetto a approssimato ; calcolare le componenti del tensore di deformazione utilizzando la (2); utilizzando la legge costitutiva dello stato di sforzo piano, calcolare lo sforzo. 6¨ La funzione pdegrad calcola il gradiente dello spostamento a partire (tale tensore è dall’espressione del gradiente delle funzioni di base costante su ). La funzione pdesmech (che internamente utilizza pdegrad) calcola le componenti del tensore di deformazione e di sforzo assegnando in ingresso i parametri della mesh p,t, il tensore di rigidezza c (ottenuto da PDE, Export PDE coefficients), le componenti della soluzione [U;V] e il nome della quantità da calcolare. sxx=pdesmech(p,t,c,[U;V],’tensor’,’sxx’); syy=pdesmech(p,t,c,[U;V],’tensor’,’syy’); txy=pdesmech(p,t,c,[U;V],’tensor’,’sxy’); Anche il campo di sforzo è rappresentato in questo caso in maniera esatta, essendo un tensore costante. MECH.1 – p. 2 Caso test 2 (I) ?< A @ Consideriamo come secondo caso test una piastra quadrata di lato unitario e sottoposta a uno stato di trazione come indicato in figura con e vincolata allo spostamento orizzontale e verticale rispettivamente sui lati sinistro e inferiore. g N,x= 2 g N,y= 6x g N,y= 2 g N,y= 2y g N,x= 2 @ "A ? '} @ } )A Q " S © La soluzione esatta del problema è Risolviamo il problema in modo analogo a prima. Poiché il metodo numerico utilizza elementi finiti lineari in questo caso non ci aspettiamo di rappresentare in modo esatto la soluzione. MECH.1 – p. 2 Caso test 2 (II) 9 ' ? " 9 X T¬ 9 ' ' " S X T¬ 9 S' mª «k o T¬ S " S ª Risolviamo il problema impostato (con la griglia proposta da Matlab) e, dopo aver definito l’espressione della soluzione esatta e aver esportato la soluzione del problema da PdeTool, calcoliamo la norma infinito dell’errore, definita come ®< L’errore risulta essere dell’ordine di , e quindi, come previsto, l’approssimazione con elementi finiti lineari non è in grado di rappresentare esattamente una funzione quadratica. Calcoliamo ora il campo di sforzo a partire dal campo di spostamento: sxx=pdesmech(p,t,c,[uu;vv],’tensor’,’sxx’) syy=pdesmech(p,t,c,[uu;vv],’tensor’,’syy’) sxy=pdesmech(p,t,c,[uu;vv],’tensor’,’sxy’) Chiaramente l’approssimazione ottenuta è costante a tratti, ovvero non vi è continuità dello sforzo tra un triangolo e l’altro. MECH.1 – p. 2 Post-calcolo del campo di sforzo Come possiamo migliorare la rappresentazione del campo di sforzo? S il campo di spostamento che abbiamo calcolato è una funzione con gradi di libertà nei nodi della griglia; lineare a tratti e continua su S vorremmo, pertanto, ottenere una rappresentazione del campo di sforzo nel medesimo spazio di approssimazione utilizzato per . Possiamo applicare la seguente procedura di ricostruzione del gradiente (da cui poi calcolare le componenti della deformazione e quindi dello sforzo): £ S¯ S ¯ calcoliamo sulla triangolazione . Tale tensore risulta essere costante su ogni elemento e sarà indicato come . Possiamo attribuire tale valore al baricentro dell’elemento ; di 0° nel nodo calcoliamo X3 ²,± ,³£ S¯ S ¯ per ricostruire il valore di 3 9 R²± 9 S ¯ 0 ° (12) . 0° è l’insieme degli elementi che afferiscono al nodo 0´ dove La routine pdeprtni effettua esattamente questa procedura. I risultati prodotti sono quelli disegnati dal comando Plot di PdeTool. MECH.1 – p. 2 Il caso di materiali quasi-incomprimibili (I) Alcuni materiali di interesse industriale (ad esempio la gomma) sono quasi-incomprimibili, ovvero è necessario spendere molta energia per causarne un cambiamento di volume. Equivalentemente, un materiale quasi incomprimibile sottoposto a uno stato di sforzo tende a deformarsi senza modificare apprezzabilmente il proprio volume. (13) dove Z Z µ Z EDC I LKJ S < ! S Z µ Matematicamente, la condizione di incomprimibilità si esprime come rappresenta la deformazione volumetrica. ? H ) "A )A A @ )A H H ) G ¶ @ ¶ È possibile (e interessante) formulare la (13) in funzione dei parametri di Lamè del materiale introducendo il modulo di taglio e il modulo di elasticità volumetrico MECH.1 – p. 2 Il caso di materiali quasi-incomprimibili (II) " A )A ¶ · Definendo il rapporto c ¸ G c ? B¹) A¸ c B¹) · (13) ¸ segue che (14) » ½ V X URJ Y½ ¼ ª S " ª Y Y S " S N ª ª º G Valori elevati del parametro rendono il problema elastico di ardua risoluzione numerica. Dal lemma di Ceá si ha infatti che ## _ Hf , » è la costante di coercività di ; ## _ è la costante di continuità della forma bilineare H ) º G dove » ºP può diventare molto grande nel limite e dunque segue che il rapporto incomprimibile, ovvero l’errore commesso nell’approssimazione può diventare molto grande (l’errore non è dovuto in questo caso all’uso di una griglia troppo rada!). MECH.1 – p. 2 Il caso di materiali quasi-incomprimibili (III) Il problema del trattamento numerico di materiali nel limite incomprimibile si manifesta attraverso l’insorgere del cosiddetto fenomeno di volume locking. A A titolo di esempio, mostriamo in figura il comportamento dell’errore di discretizzazione (cf. la (14)) nel caso del problema test precedentemente esaminato, al variare di . −1 10 ν=0.49999 −2 10 ν=0.3−0.45 p=1 −3 10 −2 10 −1 10 0 10 Dal punto di vista numerico, il locking si traduce nel fatto che la matrice di rigidezza della formulazione agli spostamenti diventa estremamente mal condizionata nel limite incomprimibile. Ciò rende indispensabile adottare formulazioni alternative. MECH.1 – p. 2 Formulazione a più campi nel caso incomprimibile KLJ ?S " ¾ GI Per ovviare alle difficoltà nel trattamento del caso incomprimibile precedentemente discusse, è necessario modificare la relazione costitutiva (4) introducendo la pressione idrostatica: ¾' ¾ div in in su su turrr ? strrr I S S KLJ # < S < S ) < q S S' In questo modo la formulazione del problema elastico nel caso incomprimibile diventa: cercare , tali che (15) " ?¿¾ F !H S S dove MECH.1 – p. 2 La (15) è nota come formulazione di Herrmann del problema dell’elasticità e rappresenta un classico esempio di problema a più campi (in questo caso, spostamento e pressione idrostatica). È significativo osservare che la medesima formulazione (15) costituisce il modello matematico del moto viscoso di un fluido viscoso (equazioni di Stokes, saranno trattate nel Corso di Fluidodinamica Numerica). La formulazione debole corrispondente alla (15) conduce alla risoluzione di un problema di punto-sella, a differenza di quanto accade nel caso della (10) a cui corrisponde un problema di minimo. Ciò ha rilevanti conseguenze dal punto di vista numerico nella scelta di una approssimazione stabile e convergente per la coppia spostamento-pressione (velocità-pressione nel caso del problema di Stokes). Tale scelta è subordinata alla condizione di compatibilità di Babuska-Brezzi (cf. Corso di Fluidodinamica Numerica a cui rimandiamo per una discussione degli elementi finiti stabili econvergenti per l’approssimazione di (15)). MECH.1 – p. 2