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Dicembre 2005 - L`Eco di Aversa

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Dicembre 2005 - L`Eco di Aversa
il nuovo
NUMERO 20 - DICEMBRE
2005
Il logo riprende un dipinto di Gennaro Conti del 1886 raffigurante Gaetano Parente
nell’atto di indicare a Vittorio Emanuele la via Roma. Il “gesto” astratto dal suo
contesto interpreta per noi l’atteggiamento di “orgoglio e devozione” alla città.
Sommario
L’editoriale
In primo piano
Attualità
Scuole
Cultura e Storia
Muse
Palazzo Parente
Associazioni
Vicende ecclesiastiche
Economia, diritto
1
1 (2; 3; 7)
234
45
56
6
7
7
8
8
F O G L I O C I T TA D I N O D I AT T U A L I TA ’ E C U LT U R A
Il nuovo “L’eco di Aversa” è una riedizione del giornale fondato da Gaetano Parente nel
1861. Viene distribuito gratuitamente presso edicole, chioschi, pubblici esercizi. Su richiesta
e a spese dell’interessato può essere recapitato per posta.
L’editoriale
Auguri!
I condirettori editoriali
Un anno sta finendo, un altro è
in arrivo. Se fossimo pragmatici
e concreti dovremmo dire: “Un
altro anno uguale agli altri”. E
dirvi “Auguri” senza nemmeno
il punto esclamativo. Ed invece
no. Noi siamo, ce ne dispiace,
ancora sognatori, idealisti, puri.
Gli eventi della vita non ci
hanno indurito il cuore, spento la
passione; ancora un bel film o una
bella poesia ci emozionano, ci
fanno piangere. Ed, allora, a voi
che ci seguite, a chi non ci ama,
agli aversani tutti, tanto di destra
quanto di sinistra, tanto credenti
quanto non credenti, sentiamo,
con il cuore in mano, di dire:
“L’anno che viene facciamo
che sia diverso. Lavoriamo
uniti per questa città. Facciamo
che diventi bella dentro e fuori.
Che la gente venga da lontano
e, dopo avere girato per le
nostre strade, dica: ‘Che bella
città! Che bel centro storico!
E che mozzarella buona!’. Che
le note di Cimarosa e degli
altri musicisti risuonino per
il mondo, negli Auditorium
più importanti. Che tanti
direttori d’orchestra famosi
come Baremboin dirigano
Cimarosa. Che per i vicoli del
centro storico, tutto rinnovato
La redazione de “L’eco di Aversa” conserva, in archivio, la raccolta completa dei numeri
dell’antico giornale al fine di conservarne la memoria e ricordare un tratto di storia cittadina.
Chiunque fosse interessato può richiederne copia scrivendo a [email protected]
e pieno di negozi, si sentano
parlare lingue diverse, tutte,
però, che decantano Aversa.
Che i quotidiani del mondo
non si debbano più occupare di
Aversa solo per informare circa
la mondezza o i morti per tumore
o le discariche di rifiuti tossici,
ma, piuttosto, del ‘Festival
Cimarosa”, pari, almeno, a
quello, dedicato a Rossini, di
Pesaro; di apprezzati centri studio
sui Normanni e sui musicisti
aversani; del Palio e così via.Che
per il Parco Pozzi, ristrutturato
con pochi soldi e con un minimo
di buon gusto (messi da parte
gli inutili progetti di esperti
a concorso), si possa correre
o camminare o passeggiare
serenamente. L’anno che viene
prendiamo consapevolezza del
fatto che i nostri ‘interessi’ ce
li facciamo assai di più con
una città bella, ordinata, pulita
perché la Cultura ed il Turismo
portano occupazione e soldi. E,
subito dopo, rimbocchiamoci le
maniche, mettiamoci al lavoro.
Lavori in corso, dunque…
Ed allora, forza, che l’anno in
arrivo ci dia (oltre a serenità
e salute anche) il coraggio di
ritrovarci e di costruire una
città nuova. Mettendo da parte
le tessere di qualunque partito,
le ideologie, i protagonismi,
le invidiuzze, gli ‘orti’ e gli
‘orticelli’”. E’ questo l’augurio
che facciamo. Ci auguriamo che
si possa, finalmente, cominciare
a costruire un’Aversa diversa.
Un’Aversa normale. Un’Aversa
che sfoggi, dinanzi al mondo
intero, i beni appartenenti al
proprio patrimonio storico,
artistico,
architettonico,
musicale. Auguri, auguri, auguri!
In primo piano
L’Approfondimento / Un progetto Partita di ritorno Ciaramella-Fiordiliso
per Aversa. 1° Cultura; 2° Turismo.
Cimarosa apre il Natale
2005 di Montalto di
Castro e di Aversa
La parola a Fiordiliso
di Antonio Santi
di Stefania Natali*
continua a pag. 2 >>
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Intervista a
Emilia
Narciso
presidente Unicef provincia Caserta
di Maria Luisa Coppola e Antonio Santi
Emilia Narciso è aversana.
Prima
aversana
presidente
Unicef provincia di Caserta.
Prima intervista che rilascia
ad un periodico. L’abbiamo
incontrata.
Ascoltiamo
il
suo interessante messaggio.
L’ i n v i t o p e r i l c o n c e r t o d i M o n t a l t o c u r a t o d a l l ’ a s s o c i a z i o n e P a r e n t e e d a L’ E c o
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Ho conosciuto Antonio Santi
durante l’estate 2005. Con lui
e con altri si è parlato spesso
di Cultura e Turismo. Della
necessità che il turismo trovi
supporto nella Cultura. Perché
la Cultura non sono migliora la
vita cittadina, ma apre anche le
porte della città ai non cittadini.
Eppure, quante difficoltà, quante
lotte per far capire questo
elementare concetto persino alla
categoria dei commercianti di
cui faccio parte e che, da anni,
cerco di promuovere! Ma tutto
il mondo è paese se, come mi
raccontava Antonio con passione,
l’associazione Parente ed il
periodico L’Eco hanno trovato le
nostre stesse difficoltà. Un giorno
d’agosto ebbi modo di conoscere
anche Yago Mahugo Carles
che era ospite, di passaggio,
di Antonio dopo aver dato un
Concerto in Siena. Parlammo di
musica classica, dell’Accademia
Chigiana, del cd con le “Sonate
per pianoforte” di Cimarosa,
dell’assurdo per cui tale cd è
finito nelle case di tutti i più
grandi esecutori della musica
del 700 (Leonard, Carmen
Prieto, Rousset, Achucarro ecc.
ecc.) ma non è stato degnato di
attenzione dall’amministrazione
comunale di Aversa. Nemo
profeta in patria sua! Dopo
tanti discorsi Antonio e Yago mi
hanno messo a disposizione, a
titolo gratuito, la loro passione,
il loro lavoro. Alla prima
occasione ho “approfittato”
della disponibilità offertami.
E così il “tempio” della
centrale Enel Alessandro Volta
– la più grande d’Italia, punto di
svolgimento di attività culturali
di altissimo livello (vi si è
tenuto, per esempio, un concerto
di Bacalov) – ha ospitato alcune
Sonate per pianoforte di
Domenico Cimarosa eseguite
dal giovanissimo professore,
presso il Conservatorio di
Madrid, Yago Mahugo Carles.
continua a pag. 3 >>
continua a pag. 7 >>
Natale 2005,
foto ricordo
di Anna Della Volpe
continua a pag. 2 >>
Partita di ritorno Ciaramella-Fiordiliso
La parola a Fiordiliso
Ho appreso del confronto tra il
sindaco Ciaramella e Gino
Fiordaliso dai quotidiani. I
resoconti della stampa non mi
hanno illuminato molto, pertanto
ho
creduto
opportuno
approfondire l’occasione di
confronto. Gino Fiordaliso
appartiene
all’area
Ulivo,
Ciaramella al polo delle Libertà.
Un
confronto
tra
questi
personaggi potrebbe farci capire
qualcosa sulle future posizioni di
tali schieramenti. E’ mia
intenzione rispettare il principio
del contraddittorio, garanzia di
imparzialità e democrazia. Ho,
così, enucleato una serie di
domande che saranno sottoposte
ad entrambi gli esponenti citati.
Oggi la parola tocca a Gino
Fiordaliso. La prossima volta la
parola toccherà al sindaco
Domenico Ciaramella. A voi
lettori toccherà, invece, valutare
le dichiarazioni dell’uno e
dell’altro esponente. Incontro
Gino Fiordaliso a palazzo
Parente. Ci conosciamo da anni,
quindi mi permetto di dargli del
tu. Che tipo di formazione
scolastica,
universitaria
e
professionale caratterizza Gino
Fiordiliso? Ho fatto il liceo
classico, poi mi sono laureato in
giurisprudenza. Ho lavorato nel
mondo bancario, ma, dopo 10
anni, ho preferito svolgere
attività libera nel campo
economico-finanziario.
Hai
ricoperto incarichi nel governo
cittadino? Sono stato assessore
al Bilancio, Acquedotto e
servizio legale con il Sindaco
Golia. Che impressione hai
della macchina comunale? La
mia impressione è stata sempre
estremamente positiva perché la
macchina comunale ha sempre
potuto contare su dipendenti e
dirigenti validi e su un Segretario
generale di qualità. Appartieni
alla Margherita. Perché questa
scelta? Sono un uomo di centro
che al tempo stesso è fortemente
critico
con
la
politica
berlusconiana. Di conseguenza
credo che nella “Margherita”
risiede la mia collocazione
naturale.
Pensi
che
la
Margherita
possa
andare
d’accordo con Rifondazione?
Credo proprio di si, perché gli
amici
di
Rifondazione
interpretano,
ormai,
un
comunismo
moderno
ed
adeguato alle evoluzioni storiche
degli ultimi decenni. Non
possiamo certo pensare come
Berlusconi il quale, di recente,
ha sostenuto che “la sinistra agita
il vessillo della tirannia”. Se
teniamo conto che la Russia e la
Cina oggi sono diventate paesi
simbolo del “libero mercato”,
risulta veramente difficile per
qualsiasi persone di buon senso
sostenere o comprendere una
simile
esternazione.
Sarai
candidato a Sindaco? Per una
tale candidatura come pure per
candidarsi c’è ancora molto
tempo. La cosa veramente
importante sarà che il centrosinistra riconquisti il governo
della città. Non conta troppo,
cioè, la circostanza di chi sarà
scelto come candidato per la
carica di Primo Cittadino. Qual’è
il tuo programma, quali sono,
cioè, le ragioni per cui votarti?
Per il programma vorrei
precisare un concetto base. Il
centro-destra ed il centro-sinistra
hanno due diverse idee di città.
Queste
sono
date
dalla
individuazione
dei
servizi
primari da offrire ai cittadini che
ogni colazione fa. Ora, se la
coalizione che ci amministra
sceglie, come priorità assoluta,
la strada di un notevole
indebitamento per realizzare
opere pubbliche trascurando
tutto ciò che è qualità della vita
in città, vuol dire che ha
individuato servizi primari che
una amministrazione di centrosinistra non potrebbe mai
condividere. Ma se avessi pieni
poteri quale idea di città
attueresti e quali sarebbero i
servizi primari a cui daresti
priorità? Sono assolutamente
convinto che Aversa, sotto il
profilo della vivibilità, abbia
moltissimo da migliorare per cui
i servizi da offrire ai cittadini con
priorità assoluta sarebbero, tanto
per esemplificare, i seguenti:
primo, una maggiore attenzione
ai servizi sociali in favore delle
categorie più deboli alle quali
sono oggi destinate pochissime
risorse finanziarie; secondo, la
costruzione di almeno un grande
parcheggio che decongestioni il
traffico consentendo sia di
allargare ulteriormente le isole
pedonali sia di evitare che ci
siano auto parcheggiate ai lati
delle strade; terzo, la risoluzione
in
maniera
definitiva
dell’emergenza rifiuti attraverso
un sistema che elimini il ricorso
alle discariche e sia in grado
anche di produrre energia
elettrica e termica a vantaggio di
Aversa e di più paesi dell’agro;
quarto, una più efficace pubblica
illuminazione soprattutto nel
centro storico e nelle periferie;
quinto, uno spazio maggiore da
destinare alla cultura ed alla
musica con appuntamenti teatrali
e concerti che vadano al di là
della semplice festa di piazza;
quinto, più attenzione al
problema della sicurezza (è di
questi giorni la notizia che molti
nostri concittadini sono costretti
a ricorrere a vigilantes privati)
potenziando
l’illuminazione
pubblica e facendo in modo che
polizia, carabinieri e vigili urbani
pattuglino anche periferie e
centro storico. Certo, mi rendo
perfettamente conto che queste,
come tante altre finalizzate ad
una migliore vivibilità, sono
iniziative che prevedono processi
politici lunghi ed articolati, ma,
comunque,
bisogna
pur
cominciarne almeno a parlare
con coraggio. La nostra città ha
bisogno di respirare, e solo così
la si fa respirare. Quali sono gli
errori
dell’attuale
amministrazione presieduta da
Ciaramella? Il non aver dato il
giusto peso agli interventi da me
citati privilegiando, invece, la
cosa più facile e più banale che
c’era e, cioè, l’indebitamento
fino al collo mediante la
contrazione di mutui solo per
realizzare
qualche
opera
pubblica. Visto che hai parlato
più volte di mutui, a quanto
ammonta l’indebitamento del
Comune? La giunta Ciaramella
ha ereditato mutui già in essere
per 18 milioni di Euro a fine
2002. A fine 2005 i mutui sono
diventati 50 milioni di Euro ed a
fine 2006 saranno oltre 55
milioni di Euro. Nel solo anno
2005 sono state pagate rate di
mutui per un importo superiore a
3 milioni e mezzo di Euro e,
molto probabilmente, l’ultima
tranche sarà pagata oltre il 31
Dicembre 2005 per non sforare i
parametri del patto di stabilità.
Questi sono i dati dei bilanci
ufficiali del Comune di Aversa,
sia consuntivi che di previsione,
sui quali sarei ben lieto di essere
smentito, ma sempre e solo con
altri dati ufficiali di bilancio. La
mia paura è che questo tipo di
politica legherà necessariamente
le
mani
alle
future
amministrazioni che avranno
pochi margini discrezionali di
spesa e poche risorse da dedicare
al miglioramento della qualità
della vita in città che, invece,
meriterebbe ben altra attenzione.
In merito al centro storico, allo
stato
completamente
abbandonato, cosa proponi?
Innanzitutto vorrei precisare che
mi risulta che a tutt’oggi il piano
di recupero non ha completato il
suo iter di approvazione. E poi,
se
veramente
si
vuole
salvaguardare il centro storico,
perché non si è ancora
provveduto con una delibera di
giunta a modificare la norma che
prevede, attraverso una semplice
denuncia di inizio attività, la
ristrutturazione edilizia anche
con abbattimento e ricostruzione?
E’ dei nostri giorni la denuncia
dell’abbattimento di un vecchio
edificio a S. Audeno che va ad
aggiungersi ad altri precedenti
scempi in pieno centro storico. Il
sistema per evitare speculazioni
sul centro storico, tra l’altro tra i
più belli d’Italia, c’è; bisogna
verificare, però, se c’è anche una
seria volontà politica in tal senso,
e qui ho qualche dubbio.
Cambiamo argomenti. Sei a
favore della scuola pubblica o
privata? Della scuola pubblica.
Sei a favore della sanità
pubblica o privata? Della sanità
pubblica. Un libro che ti
accompagna nella vita? Non ne
ho uno in particolare, ma,
avendoli riletti da adulto, mi
affascinano i grandi classici della
letteratura italiana. Un film che
ti accompagna nella vita? La
vita è bella di Benigni. Quali
sono le tue figure di riferimento
in campo umano, politico,
sociale, economico? I miei
genitori scomparsi entrambi
molto prematuramente. Poi tutte
le grandi figure del passato come
Ghandi e Giovanni Paolo II e, tra
i politici, alcuni protagonisti
della storia recente del nostro
paese. Tra le grandi personalità
viventi, poi, sicuramente il
Presidente Ciampi nella doppia
veste di politico ed economista.
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>> continua da pag. 1
di Franco Candia
Da
sopra
a
sotto,
nell’ordine:
via
Roma;
albero
davanti al cine
Metropolitan;
ancora
davanti
al
Metropolitan
(sinistra),
via
Diaz
(destra);via
Diaz
angolo
Variante; in
particolare
l’albero posto in piazza
M u n i c i p i o
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L’Ascom
e il
cartellone
di Natale
Natale 2005
tra poco sarà anche in internet!
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- DICEMBRE 2005
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Attualità
>> continua da pag. 1
NUMERO 20
il nuovo
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2
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Ho letto le affermazioni rilasciate
da Confesercenti a L’Eco di
Aversa.
Tali
affermazioni
necessitano di una risposta.
Secondo la logica di un sereno
ma
onesto
contraddittorio.
Che L’Eco di Aversa, dandomi
la parola, dimostra di voler
rispettare in pieno. Anzittutto
vorrei dire che, ogni anno, il
comune chiama a raccolta tutte
le associazioni cittadine più
rappresentative per organizzare il
programma delle manifestazioni
del Natale. Senonché, da anni,
accade che, in considerazione
della gravosità dell’impegno da
portare avanti (organizzazione,
contatti,
coordinamento,
contrattazioni), alla fin fine
l’Ascom si ritrova, suo malgrado,
a gestire l’appuntamento del
Natale. In questo non c’è,
però, nessun protagonismo
né
monopolizzazione.
Evidentemente si tratta solo
del fatto che l’Ascom riesce a
portare avanti bene la gestione
del complesso impegno. Certo,
può accadere pure che si
commetta qualche involontario
errore, ma ciò rientra nella
norma e, del resto, è all’insieme
del risultato finale che bisogna
guardare, non al particolare.
Quanto agli oneri economici
delle manifestazioni, voglio
precisare che si autorizzano solo
spese ragionevoli, indispensabili
e regolarmente munite di ricevuta
o fattura. Le manifestazioni del
Natale devono vedersi non come
occasione di protagonismo,
ma come un momento di festa
per la città e, quindi, per tutti.
Quest’anno non volevamo, e lo
dico sinceramente, assumere, per
un’altra volta ancora, la gestione
del cartellone natalizio, ma alla
fine, come sempre, ci siamo
ritrovati a doverlo fare. Abbiamo
accettato per passione, per amore
di Aversa . Perché riteniamo
indispensabile animare la città
nel periodo più bello dell’anno
e far ritrovare la gente che ha
voglia di uscire, di vedersi, di
trascorrere momenti di serenità.
Anche quest’anno l’impegno
sarà gravosissimo e ci assorbirà
completamente per un lungo
periodo di tempo. Però ne vale
la pena.
NUMERO 20
il nuovo
- DICEMBRE 2005
3
da Attualità
Un altro
pezzo di
storia se
ne va...
di Giuseppe Capone
Polemiche intorno al centro
storico. E’ di questi giorni,
infatti, la notizia di una nuova
bagarre tra le forze politiche
aversane. Oggetto del contendere
l’abbattimento di un vecchio
edificio a via Sant’Audeno.
La sinistra grida allo scandalo.
Gli esponenti di Rifondazione
Comunista hanno asserito che
ciò che è stato fatto in via Sant’
Audeno offende la città di Aversa
e tutti i cittadini che hanno
visto, in pochi attimi, andare in
frantumi un altro pezzo di storia
cittadina. I nostri amministratori
– hanno tuonato i comunisti
aversani – sono pochi attenti alle
tradizioni storiche aversane. In
questo modo l’Amministrazione
Ciaramella, ancora una volta, ha
dimostrato chiaramente di non
voler preservare quanto di bello
e di antico ha il centro storico.
Combatteremo in tutti i modi
possibili – hanno sentenziato i
Comunisti aversani. Il nostro
obiettivo primario è capire,
innanzitutto, se i lavori in
questione sono stati autorizzati
e da chi. Qualora scoprissimo
che tali lavori siano stati
autorizzati, verificheremo se le
norme urbanistiche sono state
rispettate. La città – rincarano
la dose i comunisti aversani
- in quest’ultimo periodo è
stata privata di un altro pezzo
di storia: il cinema della Valle.
Nessun è stato interpellato. I
cittadini hanno dovuto solo
ed esclusivamente subire. Gli
aversani non possiamo e non
devono restare a guardare
inermi questo scempio. In
occasione
dell’abbattimento
del Della Valle, il Sindaco
Ciaramella e l’ex assessore
all’urbanistica Salvatore Pezone
si impegnarono a verificare la
laicità delle opere sul centro
Storico. A questo punto una
domanda viene spontaneo porsi.
Che fine hanno fatto le promesse
di due dei più importanti
uomini politici aversani? E’
facile dare una risposta. Come
sempre l’impegno “profuso” è
rimasto lettera morta. Una cosa
ormai a cui dovremmo essere
abituati!!! Dopo il solito slancio
propagandistico, le promesse
“da marini” lasciano il tempo che
trovano. Intanto, però, i cittadini
aversani si sono visti defraudati
della propria storia, dei propri
ricordi, in nome di non si sa
quali interessi, in nome di non
sa quali manovre politiche. E’
giunto il momento che i politici
si impegnino e fare l’interesse
dei cittadini, a tutelare la storia,
le tradizioni di chi, come loro, in
posti come il Della Valle hanno
lsciato un frammento della loro
vita. Quello stesso frammento
che in pochi minuti non hanno
pensato due volte a polverizzare.
Non bisogna attender le elezioni
per dimostrare interesse per gli
elettori. Non si può dire, come
ha fatto qualche esponente
politico della maggioranza,
verificheremo,
lavoreremo,
abbiamo ereditato una situazione
difficile. E’ bello “lavarsi le
mani” come fece il ben già
noto Ponzio Pilato. E’ giunto
il momento di rimboccarsi le
maniche e lavorare nell’interesse
della città e dei cittadini. La
storia di Aversa è patrimonio di
tutti e tutti devono impegnarsi
per difenderla. Non è giusto che
“i pochi” decidano per tutti.
2. Passo L’approfondimento / Un progetto per Aversa. 1° Cultura; 2° Turismo
Cimarosa
dopo passo Un lungimirante progetto
Club
Unesco
Castel
Volturno
apre
il
Le
Natale 2005
alberature
delle nostre
di Montalto
strade
e di Aversa
di Giuseppe Alessandro Ciambrone
di Carlo Liguori
Avete
mai
guardato
le
“alberature” che ornano le
nostre strade pubbliche? Si
tratta di alberelli più o meno
alti, che limitano le strade della
nostra città, soprattutto quelle
appena
rifatte.
Guardateli
bene, potrete vedere così una
intera collezione di fondi di
magazzino, piante invecchiate
in vaso, asimmetriche, riciclate e
spacciate per alberi da ornamento.
In pratica ci stanno adornando la
città con dei fondi di magazzino.
Ma non è finita qui: se continuate
ad osservare troverete che questi
alberelli sono sostenuti da pali di
castagno ancora più malandati e
storti della pianta che dovrebbero
tenere dritta, tra l’altro piantati
nel mezzo della radice di queste
ultime e non capisco quindi se la
stiano trafiggendo o sostenendo.
Questi pali poi per norma e
regola d’arte, dovrebbero essere
privi di corteccia (scorzati si
dice in gergo) ma la corteccia
la hanno ancora tutta intera: un
palo di castagno dritto e scorzato
costa molto di più di uno storto
e ancora con la corteccia. Volete
sapere
perché
dovrebbero
essere scorzati? Per evitare che
marciscano troppo in fretta e per
evitare che diventino riparo per
insetti dannosi. In ogni caso spero
che tutti questi servizi che non ci
vengono offerti quanto meno
non ce li facciano pagare. Ma
questa è una magra consolazione
perché esiste solo un disciplinare
di procedura corretta e non
anche uno di procedura scoretta:
immaginate che facendola pagare
di meno venisse realizzata una
illuminazione che non funzioni
o una strada piena di fossi,
sembrerebbe una cosa da terzo
mondo, non vi pare? Il verde è
importante per una città e deve
essere gestito con competenza
e senza superficialità inoltre
è anche una importante voce
di spesa del bilancio di ogni
comune. Come sempre non cerco
colpevoli o responsabili ma
voglio solo informare e magari
chiedere la partecipazione dei
cittadini.
Con piacere pubblichiamo
l’articolo
dell’architetto
Ciambrone anche se non riguarda
Aversa. Riteniamo, difatti, che
il tema trattato rappresenta
un innovativo, lungimirante,
intelligente modo di ragionare
n ambito turistico. Il modus
operandi di cui all’articolo va
preso ad esempio per chiunque
voglia pensare ad un’Aversa
diversa, basata su una moderna
economia che non potrebbe
non avere effetti anche sociali.
“Il Club UNESCO Castel
Volturno ... al fine di diffondere
nel
territorio
di
Castel
Volturno i valori della Cultura,
dell’Educazione, della Scienza,
della Pace e della Tolleranza,
PROPONE di recuperare il
Borgo medioevale di San
Castrese, nel centro storico
della città (…), che attualmente
verte in un grave stato di
abbandono, e di ripristinarne, ...,
anche le destinazioni d’uso delle
originarie botteghe artigiane
al piano terra e residenze al
primo piano (…). Il progetto
prevede, inoltre, di destinare
le botteghe a “Laboratori
delle Tradizioni Artigianali
Campane”.
Ad
esempio,
laboratori per: 1) la produzione
dei liquori della penisola
sorrentina-amalfitana...; 2) la
produzione dei vini tipici...; 3) la
conservazione dei prodotti tipici
e dell’arte culinaria...; 4) l’arte
dolciaria...; 5) la lavorazione
artigianale della mozzarella di
bufala (che il Club UNESCO
di Castel Volturno propone
alla Federazione Mondiale
di includere nella lista dei
processi di lavorazione antichi
da preservare come “Patrimonio
Immateriale
dell’Umanità”);
6) la lavorazione artistica del
presepe (...); 7) la lavorazione
serica di San Leucio… ed altri
ancora. Il progetto di tramandare
le tradizioni e le antiche
lavorazioni artigianali rientra
negli ideali dell’UNESCO. In
particolare questa proposta si
integra nei programmi per la
valorizzazione dell’artigianato
intrapresi dai Club UNESCO
di tutt’Italia per desiderio del
prof. Tullio Tentori durante i
lavori dell’Assemblea dei Club
UNESCO tenutasi nel 2000
ad Alberobello. L’UNESCO
attribuisce grande importanza
al lavoro artigianale. Accanto
al patrimonio artistico e
naturale, l’artigianato rientra
nel patrimonio immateriale. I
mestieri artigianali costituiscono
un vero patrimonio vivente.
L’obiettivo finale che si intende
perseguire con il recupero del
Borgo San Castrese, è quello di
conservare e rinnovare attività
tradizionali, inserendole in
nuovi circuiti, anche al fine di
interessare i giovani, creando
nuovi
spazi
occupazionali
e percorsi paralleli per una
ricaduta turistica di qualità, in
modo da valorizzare lo sviluppo
di alcune aree parallele che
altrimenti rimarrebbero tagliate
fuori dallo sviluppo economico.
Da un punto di vista tecnico,
architettonico e distributivo,
i vani al primo piano del
complesso urbano possono
diventare gli alloggi degli
artigiani e dei loro apprendisti.
Si propone, infatti, di bandire
delle “borse di studio” che
potrebbero essere finanziate da
enti pubblici nazionali, regionali,
provinciali, locali o da privati in
partnership con enti stranieri,
destinate a giovani di tutto il
mondo intenzionati ad assimilare
le tradizioni artigianali campane.
Gli apprendisti, terminati gli
stages presso i laboratori,
porterebbero nel proprio Paese
un “bagaglio” di conoscenze e
tecniche
da
mettere
a
disposizione del proprio popolo
e per se stessi anche a fini
imprenditoriali (apertura di una
bottega artigiana, insegnamento
presso un istituto di formazione
specializzato…). Ne scaturirebbe
un’inevitabile
diffusione
e
pubblicizzazione delle Nostre
Tradizioni, dei Nostri Valori,
che fanno dell’Italia, agli occhi
del mondo intero, un riferimento
unico ed inimitabile. I laboratori
diventano anche un elemento
ed un polo di riferimento
turistico importante. I visitatori
infatti possono visionare le
tecniche di lavorazione avendo
libero accesso alle botteghe
artigianali nelle quali sono
anche previste delle aree per la
vendita al dettaglio. I laboratori
per la pizza, per la conserva
del “pomodoro San Marzano”,
per i dolci, per i liquori e
per la mozzarella, diventano
caffetterie, ristoranti ed enoteche
con spazi interni ed esterni come
la corte centrale del borgo,
fulcro dell’intero complesso
urbanistico. Questo progetto
pone un’attenzione prioritaria
verso l’idea di valorizzare i
prodotti tipici (agroalimentari e
dell’artigianato) anche attraverso
il turismo, con un’attenzione
particolare
alle
norme
internazionali che si occupano
della materia per la e protezione
e diffusione delle diversità,
della “traditional knowledge”,
del folklore, della policromia
e del paesaggio antropologico.
Gli investimenti economici per
il recupero del borgo possono
essere attinti attraverso il
processo del project financing.
Si pensa ad un bando pubblico
attraverso il quale si invitano gli
imprenditori privati a finanziare
il progetto. In cambio, gli stessi
possono gestire, per un periodo
di tempo stabilito, le attività
commerciali, i laboratori e
le residenze. Terminato tale
periodo, gli immobili rientrano
nuovamente nel patrimonio
e nella gestione del Comune,
della Provincia, della Regione
e dello Stato. L’Associazione
Albergatori e Ristoratori del
Litorale Domitio, di cui sono
Presidente dal Maggio 2000, è
disposta ad investire 500.000
euro per le opere necessarie al
parziale recupero del Borgo in
cambio della gestione delle
botteghe e dell’occupazione
delle residenze recuperate per
la durata di 20 anni. Il dr. prof.
Leonard Mitchell, direttore del
Centro di Sviluppo Sostenibile
della California, direttore e clinic
professor del Centro di Sviluppo
Economico del Sud California,
University
of
Southern
California, dove ho elaborato una
ricerca sullo sviluppo economico
delle aree meno industrializzate
del Mezzogiorno in qualità
di unico vincitore in Italia
della borsa di studio Fulbright
Thomas Foglietta 2003-04,
finanziata dai Governi degli
Stati Uniti d’America e d’Italia
(L. 12/06/80), è particolarmente
interessato ad una partecipazione
economica al progetto. Lo
scorso luglio, con 14 ricercatori
per un periodo di 2 settimane,
è stato ospite a Castel Volturno
nel mio albergo al fine di
effettuare sopralluoghi dell’area,
elaborare, con il sottoscritto, una
“analisi economica di massima”
e comprendere le potenzialità del
progetto per istituire una
eventuale
sede
del
Suo
Dipartimento nel Borgo. Il
risultato dello studio in mio
possesso ha evidenziato che
l’investimento iniziale degli
imprenditori, fra opere di
recupero architettonico ed avvio
attività commerciale, può essere
recuperato in 5 anni dall’avvio
dell’esercizio dei laboratori delle
tradizioni artigianali campane e
dall’occupazione degli annessi
alloggi. Si può quindi contare
su introiti economici in attivo
rispetto all’investimento iniziale
nei successivi anni di gestione
delle botteghe ed occupazione
degli alloggi. Nel mese di
novembre ho incontrato la dr.ssa
Rosemarie Lambert, consulente
della Business Education UK,
una prestigiosa fondazione
culturale britannica connessa
con
numerose
università
inglesi disposte ad investire in
Italia, fra cui la Thames Valley
University di Londra. La dr.ssa
Lambert effettuerà a breve un
sopralluogo al Borgo e valuterà
la suddetta “analisi economica di
massima” al fine di considerare
una eventuale partecipazione
economica all’intervento di
recupero urbano da parte di
enti, università e fondazioni
culturali del Regno Unito. La
Iashimoto Europe s.r.l. che ho
conosciuto tramite il prof. arch.
Francesco Scardaccione della
Facoltà di Architettura della
“Federico II” di Napoli e che ,
al momento, ha realizzato opere
di architettura per 500 milioni di
euro in Italia, è interessata ad
effettuare un sopralluogo al più
presto (dicembre 2005 – gennaio
2006). Il Sindaco, la Giunta ed i
Consiglieri comunali di Castel
Volturno sono stati informati
e, favorevoli al progetto, si
sono riproposti di discuterne in
Consiglio al fine di approvare un
eventuale accordo di programma
con gli imprenditori privati, non
appena gli stessi formuleranno
una proposta concreta e sorretta
da adeguate garanzie bancarie,
ed assicurare inoltre una quota
partecipativa dell’Ente. Tutto
ciò premesso SI INVITANO gli
spettabili Enti a cui la proposta
è inviata, se interessaTi, a
contattarmi al 338 8412787 o al
334 9850812 per suggerimenti,
integrazioni,
partecipazioni,
studi inerenti la fattibilità del
progetto, per visionare “l’analisi
economica
di
massima”
relativa
all’investimento
e
per effettuare sopralluoghi al
Borgo San Castrese ed alle
innumerevoli attrattive storiche,
artistiche,
architettoniche,
naturalistiche e ludiche, di cui
il litorale Domitio Flegreo e la
Provincia di Caserta sono dotati.
>> continua da pag. 1
Il grande Luis Bacalov
L’evento ha aperto il Natale
2005, organizzato dalla mia
associazione, di Montalto. E,
allo stesso tempo, il Natale 2005
di Aversa. Il concerto si è svolto,
tra un folto pubblico. Abbiamo
ammirato, nell’occasione, la
perfetta squadra di hostess
dell’istituto Mattei di Aversa,
capitanata della professoressa
Maria Di Grazia. Abbiamo
degustato una mozzarella di
bufala che ci ha lasciato senza
parole ed un gradevole vino
asprinio. Abbiamo conosciuto
il presidente dell’Ascom di
Aversa, Franco Candia, con il
quale, insieme agli assessori al
Turismo e Commercio Gabrile
Rossi, del comune di Montalto,
e Nicola De Chiara, del comune
di Aversa, si è parlato a lungo
di strategie e sinergie culturali
e commerciali. Devo dire che il
taglio pragmatico e propulsivo
di Franco Candia mi trova
perfettamente d’accordo e mi
convince che l’incontro del
4 dicembre non si è concluso
dopo il concerto. E, del resto,
questi sono gli accordi con i
quali ci siamo salutati. Difatti,
Montalto ha ospitato Aversa,
poi Aversa ospiterà Montalto. La
disponibilità dell’Enel, infine,
va sottolineata e ringraziata;
in
particolare
ringraziamo
il direttore ingegnere Teloni
nonchè l’ingegnere Maiuli,
incaricato delle relazioni esterne.
Ad Antonio Santi - e concludo il merito di questo interscambio
altrmenti impensabile.
Dove ogni oggetto è... unico.
Irripetibile!
VIA MAGENTA, 88
81031 AVERSA (CE)
4
NUMERO 20
il nuovo
- DICEMBRE 2005
da Attualità
L’approfondimento /
Un progetto
per Aversa.
1° Cultura;
2° Turismo
ASCOM
in prima
linea a
Montalto
di Antonio Santi
Foto sopra: Montalto
di
Castro,
le
mura.
Sotto:
centrale
Enel
Alessandro
Vo l t a
Il Concerto di Montalto,
protagonisti
Cimarosa
(la
Cultura) e la mozzarella
di bufala (il Turismo), ha
trovato l’entusastico appoggio
dell’Ascom e di Franco
Candia. Da queste pagine
de L’Eco vorrei esprimere
un sincero ringraziamento,
anche per conto de L’Eco
e dell’associazione Parente
quali promotori dell’evento, al
presidente dell’Ascom. Credo
che l’appoggio all’iniziativa in
discorso nasce da un solo fatto:
la convinzione che il progetto
“1° Cultura; 2° Turismo” non
è peregrino. Personalmente non
smetterò di sostenere che se non
si lotta per fare una Cultura seria,
di qualità, qualificante non si va
da nessuna parte. Fare Cultura
seria, di qualità, qualificante
è l’unica strada per cambiare
Aversa. Per arrivare ad un’altra
Aversa, ad un’Aversa diversa,
ad un’Aversa normale: Aversa
(non capitale dell’illegalità,
della
“mondezza”,
delle
strade sgangherate, del caos
ambientale, delle morti per
tumore, del centro storico in
stato di abbandono, ma) città
turistica.
Come
Montalto,
Vulci, Orbetello, Tuscania e
via discorrendo. Aversa città
turistica. La realizzazione di
questo sogno dipende solo da
noi. Basta metterci passione,
basta uscire dall’apatia, dalla
convinzione-prigione secondo
cui “Tanto non cambia niente”.
E mettere da parte faziosità,
invidiuzze,
particolarismi,
protagonismi che, stupidamente,
intralciano le sinergie. E mettere
da parte pure i partiti di ogni
colore che, ab immemore,
promettono,
promettono,
promettono, promettono… e,
poi, non fanno niente.
Intervista
a Visco
di Giancarlo Fornari
Si apre, da questo numero
de L’Eco, una finestra del
periodico “Contrappunti”. rivista
telematica di informazione
e
controinformazione.
L’operazione è stata resa
possibile dal fatto che Antonio
Santi, condirettore editoriale de
L’Eco, fa parte del comitato di
redazione di “Contrappunti”. La
sinergia continuerà nel tempo
con utilità, speriamo, per i nostri
lettori. Giancarlo Fornari, autore
delòl’articolo che abbiamo scelto
di pubblicare in questo numero,
è un caro amico attualmente
professore di Comunicazione
Pubblica presso l’Università
della Tuscia e di Camerino. E’
stato direttore delle relazioni
esterne dell’Agenzia delle
Entrate.
Come diceva della nouvelle
cuisine, “tutto nel conto e niente
nel piatto”. Così si potrebbe
sintetizzare il Visco-pensiero
sulla Finanziaria 2006 versione
Tremonti, peggiorata anche
rispetto alle bozze di Siniscalco.
Nulla per il risanamento, nulla
per il rilancio dell’economia. E
pagheremo a lungo gli effetti
della politica dei condoni, che ha
reso impossibile la lotta alle
evasioni. In questa intervista a
Contrappunti.info l’ex ministro
dell’Economia
valuta
la
situazione attuale e le prospettive
future. Quanto a Fazio, il
protagonista del tormentone di
questa estate, avrebbe dovuto
fare
un
passo
indietro
all’indomani della pubblicazione
delle intercettazioni. Ma ha
potuto contare sull’incapacità
del governo di esprimere una
posizione netta, al di là delle
sceneggiate
del
Ministro
dell’economia.
D.
Questa
finanziaria potrebbe contribuire
– come sostengono gli attuali
responsabili dell’economia – a
portare il paese fuori dalla
stagnazione? R. Dovremmo
prima di tutto capire come siamo
arrivati a questa situazione.
Senza risalire troppo indietro
possiamo individuare tre fasi,
grosso modo coincidenti la
prima con gli anni Settanta, la
seconda con gli anni Ottanta fino
ai primi Novanta, la terza con gli
anni del centrosinistra, dal ‘94
fino al 2000. La prima fase è
quella terribile degli anni di
piombo in cui tutto è a rischio,
dalla democrazia alla lira. Se ne
esce con un grande sforzo di
solidarietà
nazionale
ma
l’economia è alle strette e il
sistema industriale continua a
perdere pezzi. Il periodo
successivo è quello delle
occasioni perdute. Non si fa
nulla
per
recuperare
competitività, si lascia esplodere
il deficit: tra il 1980 e il 1992 il
debito pubblico sale dal 57 al
124 per cento. Infine il
centrosinistra: che mette ordine
nei conti, porta il paese
nell’Europa
dell’euro,
Scuole
razionalizza il sistema fiscale,
cerca di riorganizzare il sistema
industriale, avvia privatizzazioni
e
liberalizzazioni.
Non
dimentichiamo che ancora agli
inizi degli anni Novanta eravamo
in una situazione di socialismo
reale – la maggior parte delle
banche e metà delle industrie
erano in mano pubblica. D. E
poi? R. Poi arriva la destra, e
invece di continuare sulla linea
del risanamento inverte di nuovo
il ciclo. Una seria politica di
bilancio avrebbe permesso di
realizzare quei cambiamenti
strutturali del sistema economico
e del welfare che altri paesi –
penso soprattutto a quelli
socialdemocratici
del
nord
Europa – hanno saputo fare.
Questi invece hanno riesumato
tutte le pratiche di governo e
sottogoverno
della
prima
Repubblica: i funzionari pubblici
nominati per lealtà politica,
l’assistenzialismo. Con in più la
convinzione che per creare un
sistema di mercato bisognasse
dare botte ai sindacati e ridurre le
imposte. Meno sindacato e meno
tasse era la loro ricetta per
risollevare
l’economia,
totalmente fallita. Nel tempo che
Bondi ha impiegato per riportare
la Parmalat in borsa questa
destra non è riuscita neppure ad
approvare quella legge per la
difesa del risparmio che in
America hanno realizzato in
pochi
mesi.
In definitiva abbiamo perso
cinque anni, cinque anni di
malgoverno e nongoverno, e se
ne vedono i risultati. E’ proprio
di questi giorni il rapporto di
Business
International
che
evidenzia la tragica perdita di
attrattività del nostro paese per
gli investitori esteri: nell’ultimo
anno abbiamo perso ben otto
posizioni
precipitando
dal
ventitreesimo al trentunesimo
posto fra i 60 Paesi considerati.
Tra i settori più penalizzanti,
fisco e mercato del lavoro.
Proprio quelli che nei progetti
del governo avrebbero dovuto
rappresentare i fattori propulsivi
della nostra economia. D. E
siamo adesso di fronte alla
scadenza
della
legge
Finanziaria. Come può essere
considerato il disegno di legge
Tremonti? R. Un’altra occasione
mancata. Le misure per sostenere
la ricerca sono inadeguate, come
lo sono quelle per aiutare le
imprese a internazionalizzarsi.
Le piccole e medie imprese che
sono l’ossatura del nostro
apparato produttivo non trovano
incentivi a fare sistema. Ma non
solo non c’è nulla per uscire
dalla stagnazione, dal lato degli
stanziamenti. Non c’è nulla
neanche per il risanamento, dal
lato delle entrate. D. Cosa pensa
delle grandi entrate che
dovrebbero arrivare dalla lotta
alle evasioni? R. Le previsioni
di recupero di evasione della
Finanziaria,
anche
se
ridimensionate - grazie agli
interventi della ragioneria – a
trecento milioni per il 2006, sono
solo fumo negli occhi. La lotta
alle evasioni non è possibile in
un sistema fiscale inquinato dai
condoni. La politica dei condoni
segna il fallimento non solo
morale ma anche economico
della gestione Tremonti. In
questi anni il gettito ordinario
delle imposte, al netto dei
condoni, ha subito un crollo di
circa un punto e mezzo.
Nonostante gli aumenti delle
aliquote
di
partecipazione
stabiliti dagli enti locali. L’unico
prelievo che è aumentato in
questi anni è stato quello delle
ritenute sui redditi di lavoro
dipendente. Dal ‘98 al 2001,
durante
il
governo
del
centrosinistra, riuscimmo a
ridurre le tasse di quattro punti e
mezzo almeno, mantenendo
costante, grazie al recupero di
evasione, la pressione fiscale .
Avevamo cercato di costruire un
sistema fiscale orientato a
sostenere la crescita. Avevamo
fatto partire il fisco telematico, la
dichiarazione col modello Unico,
le Agenzie fiscali indipendenti e
con una organizzazione basata
sul rapporto costi-ricavi. Era solo
l’inizio di un’operazione che
avrebbe dovuto essere proseguita
e che invece non lo è stata, anzi.
L’unica preoccupazione dei
nuovi governanti è stata
smantellare tutto ciò che era stato
fatto, realizzare i condoni e
consentire ai loro amici che
avevano mandato i capitali
all’estero di riportarli in Italia a
basso costo. E’ ridicolo parlare di
lotta alle evasioni da parte di chi
in tutti questi anni non ha potuto,
o meglio non ha voluto, rendere
operativa quell’anagrafe unica
dei conti bancari che noi
avevamo messo in cantiere e che
avrebbe molto snellito tutti i
controlli. D. Per l’anagrafe
bancaria sembra ci sia un
progetto, si prevede che dovrebbe
finalmente partire dall’anno
prossimo. R. Non è più così. Il
progetto era nei lavori preparatori
di Siniscalco. Ma nella manovra
versione Tremonti, l’anagrafe
unica dei conti bancari è sparita
completamente.
In
queste
condizioni è problematico sia
accertare che riscuotere. D.
Adesso però è in programma la
riforma della riscossione, che
dovrebbe dare dei risultati
positivi. Lei come la valuta? R.
Non vedo punti positivi in quel
progetto. Il problema della
riscossione in sé è stato molto
sdrammatizzato, come è noto,
con l’adesione all’accertamento
e con le altre misure che abbiamo
preso negli anni Novanta.
Rimaneva da risistemare il
versante
della
riscossione
coattiva, per il quale le banche
non avevano ancora la cultura
giusta.
Ma
escludo
che
nazionalizzare questo servizio –
per di più, prendendosi in collo
10.000 dipendenti – possa di per
sé risolvere quel problema. D.
Tutto sommato Lei crede che
siamo davanti a una Finanziaria
elettoralistica? R. Lo vedremo
meglio quando governo e
maggioranza scopriranno tutte le
loro carte. Intanto si può dire che
siamo davanti a una Finanziaria
fatta di fumo, basta guardare il
risibile progetto, chiamiamolo
così, della cosiddetta Banca per il
Sud. Una Finanziaria in cui
l’unica cosa concreta sono i tagli
agli enti locali. D. Dopo il grande
clamore sulle operazioni “mordi
e fuggi” dei raiders sui capitali
delle imprese ci sono state molte
richieste, anche da sinistra, di
incidere sui guadagni di capitale
e sulle rendite finanziarie. Ma
sono molti quelli che considerano
misure di questo tipo in contrasto
con il regime della Pex,
l’esenzione delle partecipazioni,
applicato ormai in Italia come
nella maggioranza degli altri
Paesi europei. R. Dobbiamo
distinguere tra le due questioni.
Una cosa è l’esenzione che
riguarda i dividendi, che è la
contropartita dell’abolizione del
credito di imposta. Un’altra cosa
è la tassazione dei guadagni di
capitale, specie quelli realizzati
con pratiche speculative e non
con il normale trasferimento di
partecipazioni azionarie. Su
questi guadagni è corretto e
opportuno incidere. Non ritengo
però che le misure previste dalla
Finanziaria siano in grado di dare
una soluzione adeguata a questo
problema. D. E a proposito di
operazioni
bancarie,
non
possiamo non parlare della
questione Banca d’Italia. Lei è
stato tra quelli che ritenevano
che il Governatore avrebbe
dovuto lasciare, non è così? R.
Certamente ero di questa
opinione, ma non per motivi di
carattere legale. Il Governatore
ha posto la questione di sue
eventuali dimissioni sul piano
legale, e il governo – nella
riunione di agosto del Comitato
del credito – ha commesso
l’errore di seguirlo su questa
strada. Ma il problema non è di
sostanza, è di forma. In una
istituzione
basata
sulla
persuasione morale, la forma dei
comportamenti diventa sostanza.
Fazio avrebbe dovuto andarsene
– e il governo avrebbe dovuto
invitarlo con la dovuta energia a
farsi da parte – il giorno dopo la
pubblicazione
delle
intercettazioni
delle
sue
conversazioni con un banchiere
da lui vigilato. La “moral
suasion” del governatore è
fondata sulla sua autorevolezza,
che ora è irrimediabilmente
perduta. Su questa strada
avrebbero dovuto insistere i
responsabili del Tesoro, anziché
mimare sceneggiate davanti ai
giornalisti.
D.
Un’ultima
domanda sulle prospettive. In
vista di un cambiamento di
governo dopo le elezioni, in
materia di politica fiscale ci sono
molte aspettative ma anche
qualche preoccupazione. Sembra
di cogliere il timore che con un
nuovo governo ci si debba
attendere un capovolgimento
completo del sistema fiscale, una
specie di ribaltone che porterebbe
tutto com’era prima dell’arrivo
di Tremonti. Una ipotesi che
aumenterebbe
i
costi
amministrativi e stravolgerebbe
le strategie fiscali delle imprese.
R. Credo si possa senz’altro
mettere
da
parte
queste
preoccupazioni. La nostra cultura
non è quella del ribaltone. Siamo
convinti che un sistema fiscale
non si possa capovolgere come
un guanto ogni cinque anni. Ci
limiteremo a mettere ordine
cambiando solo le cose che sono
veramente inconciliabili con un
sistema
fiscale
moderno.
Proseguendo nella strada che
avevamo iniziato, che era quella
della semplificazione, non della
complicazione. Non per niente
siamo
quelli
che
hanno
consentito, per la prima volta
nella storia del fisco occidentale,
la compensazione totale di debiti
e crediti fiscali e contributivi.
Non mi sembra che le imprese
abbiano da temere dalla nostra
politica. Le complicazioni e le
confusioni sono venute dopo.
Basta vedere quello che è stato
fatto in tema di incentivi agli
investimenti e di detassazioni
Irap: una continua altalena di
disposizioni contraddittorie, con
i decreti legge che stabilivano
benefici
e
la
finanziaria
successiva che li annullava
addirittura con effetto retroattivo
e poi con altri decreti che
cambiavano nuovamente le carte
in tavola. Il tutto mettendo in
grave crisi gli imprenditori che
nel frattempo avevano applicato
correttamente
le
norme
precedenti. Per carità, non credo
proprio che gli imprenditori
dovranno provare nostalgia per
quel modo di governare
Pe r
meno
la
Cultura
fondi!
, le informazioni che nessuno ti dà
Aperta una
biblioteca
all’Innico
Caracciolo
di Giovanni Sparaco
Mesi fa, durante un collegio dei
docenti, il prof. Lello Pagetta
lanciò il progetto di creare una
biblioteca scolastica, ma poi ha
cambiato istituto ed io ho raccolto
immediatamente l’idea; all’inizio
di quest’anno scolastico sono
iniziati i lavori che sono stati
completati in meno di due mesi.
In tanti anni di insegnamento in
questo istituto ed in altri istituti
di Aversa ho avuto modo di stare
a contatto con tanti ragazzi e mi
sono reso conto che dedicano
poco o niente del loro tempo
alla lettura. Le conseguenze di
ciò sono: povertà di linguaggio,
difficoltà nell’esprimersi in
italiano, difficoltà nell’affrontare
lo studio eventuale di una lingua
classica o straniera. Il progresso
galoppante fatto di e-mail, sms e
parole abbreviate per esigenze di
spazio, ha portato ad allontanare
i giovani anche dalla scrittura,
creando deficienze nel contenuto
e nell’estetica (calligrafia). La
sala allestita per la biblioteca
è diventata subito un luogo
accogliente, dove trascorrere
utili momenti culturali mediante
la lettura di un buon testo, la
consultazione di giornali e
riviste e la visione di cd-rom e
dvd sui temi più vari. Lo stesso
ambiente sarà anche sede della
redazione de “Il Caracciolo”,
giornale
dell’Istituto.
Gli
alunni, alcuni in particolare,
si sono entusiasmati tanto
da collaborare in maniera
eccellente
al
progetto,
dedicandosi a tempo pieno
a tutte le mie indicazioni ed
ai miei consigli. Li ringrazio
con tutto il cuore per questa
fattiva collaborazione e spero
che questa nuova iniziativa
possa essere un piccolo seme
per frutti sempre più numerosi
e di qualità sempre migliore.
NUMERO 20
il nuovo
da Scuole
di Mario Pedata
di Rossella Iovinella
La lettera inviata da L’Eco
Foto
sopra:
la
Cattedrale
di
Aversa.
Foto
sotto:
Moschea
Blu
di
Istanbul
Chi di noi nella sua carriera
scolastica non ha avuto
un “prof.” di religione?
Quell’ora settimanale per
molti è stato un appuntamento
che rimane ancora caro
nella memoria. L’ora in
cui si poteva allontanare
anche dai programmi, far
venire a galla se stessi e le
problematiche più condivise.
Non messe da parte le
annose polemiche sul valore
culturale di un insegnamento
confessionale
in
una
scuola laica, riconosciuto
comunque che “i principi
del cattolicesimo fanno parte
del patrimonio storico del
popolo italiano” (L. 121/85),
oggi l’insegnamento della
religione ha un nuovo statuto
che lo solleva dalla precarietà
ed equipara questa categoria
di docenti ai rispettivi colleghi
di ruolo. Alcuni ricorderanno
che il “prof.” di religione era
quello più soggetto a continui
cambiamenti, la sua nomina
procedeva
dall’Ordinario
Diocesano che gli attribuiva
la sede di servizio e
l’orario unitamente ad una
attestazione
di
idoneità
all’insegnamento specifico.
La legge 186 del 18 luglio 2003,
fermo restando l’attestazione di
idoneità da parte dell’Ordinario,
ha istituito il ruolo per i docenti di
religione attraverso un concorso
per titoli ed esami. Che, poi, si
è tenuto su scala nazionale. Non
sono mancate polemiche circa
il nuovo stato giuridico degli
insegnanti di religione ritenuti
da alcuni docenti di serie B,
catechisti più che professori.
Lo stato italiano riconosce la
facoltatività di scelta di avvalersi
o meno di tale insegnamento
religioso nella scuola da parte
delle famiglie e degli studenti.
Questi, volendo, qualora non si
avvalgono di tale insegnamento,
possono frequentare un’altra
disciplina (quasi mai attivata,
vista anche l’esiguità dei non
avvalentesi), praticare studio
personale o assistito e, in ultimo,
lasciare la scuola durante l’ora
di religione. Il voto attribuito
dal docente di religione non fa
media con le altre materie.
Un “Grazie!”
al Mattei
ed alla
professoressa
Di Grazia
5
Cultura e Storia
Il docente Circa la La ristampa - AVERSA
DI STORIA E DI VITA
di religione lettera de ASPETTI
L’Eco alle di Enzo Di Grazia
scuole
alle scuole aversane dice che
queste “realizzano molteplici
attività culturali degne di nota
e interesse”. Vero, verissimo.
Leggendo tali parole mi è venuto
subito alla mente il convegno
“Spazio e tempo dall’antichità ad
Einstein” – organizzato presso il
liceo classico Cirillo con la
collaborazione
dell’Istituto
Italiano per gli Studi Filosofici,
relatori lo storico della filosofia
Aniello Montano e l’astrofisico
Giuseppe Longo – con cui si è
chiuso in bellezza, tra scrosci
di applausi e congratulazioni,
lo scorso anno scolastico,
molto intenso. Nell’occasione
si registrò, infatti, da parte
degli alunni - novità assoluta
- una partecipazione artistica
notevole Difatti: avvio, segnato
dall’esecuzione al piano dalle
note di Chopin (valzer opera 64,
num. 1 e 2) da parte dell’alunna
Alessandra Donasi; conclusione
suggellata da una sonata di
Beethoven (terzo tempo,opera
27 num. 2), ad opera
dell’alunna Caterina Rainone.
E, quali piacevoli intermezzi,
la recitazione di una splendida
poesia di Pedro Salinas,
nonché l’interpretazione di un
testo di Elisa:”performances”
accompagnate da chitarra e che
hanno visto protagonisti quattro
diversi studenti. Un evento
importante o, meglio, degno
di nota e interesse che vide
coinvolto il liceo classico Cirillo
“in toto” ma di cui, credo, nessun
periodico di Aversa ha mai
parlato. La proposta de L’Eco,
di offrire uno spazio alle scuole
ed alle loro attività, mi sembra,
quindi, inedita, interessante,
utile. Una vera opportunità.
- DICEMBRE 2005
2 puntata - Continua nei prossimi numeri
“PARTE I – ORIGINE E
VICENDE
STORICHE
DELLA CITTA’ – AVERSA
NEL MEDIO EVO: GLI
SVEVI E GLI ANGIONI
Dopo la conquista da parte del
re di Sicilia, Aversa perse la sua
importanza e da quel momento
diventò una delle tante città del
Regno, senza una storia sua,
ma che dipendeva dalle vicende
che interessavano tutta l’Italia;
solo di tanto in tanto avveniva
qualche episodio particolarmente
importante che la riguardava
da vicino, e che assumeva
particolare importanza. Nel
1197, alla morte dell’imperatore
Enrico IV, divenne suo erede
Federico II, ma un principe
tedesco, Ottone IV di Brunswick,
tentò di impadronirsi del trono, e
scese in Italia a conquistarlo. Nel
1210 giunse a Capua e, nella
marcia verso Napoli, arrivò ad
Aversa, ma la nostra Città, fedele
all’imperatore Svevo Federico
II, gli oppose resistenza, e gli
impedì di continuare nella
marcia. Quando poi Federico
II sconfisse il suo avversario e
divenne imperatore, per premiare
Aversa della sua fedeltà, le
concesse molti benefici, come
l’esenzione da alcune tasse, ecc.
La città rimase sempre fedele
agli imperatori della casa Sveva;
e quando, alla morte di Federico
II, il nipote Corradino fu privato
del trono da Manfredi, Aversa
si schierò al fianco del giovane
principe; e continuò a difenderlo,
anche quando Carlo d’Angiò fu
chiamato ad impadronirsi del
Regno di Sicilia. Nel 1268 il
giovane Corradino tentò di
riprendere da Carlo d?Angiò il
suo impero; la città di Aversa
si schierò con lui, e quando
avvenne
l’ultima
battaglia
di Corradino a Tagliacozzo,
nell’esercito svevo c’erano
anche molti aversani, comandati
dal nobile Riccardo Rebursa.
Dopo la sconfitta, Corradino
dovette fuggire insieme ad
alcuni compagni, tra i quali c’era
l’aversano Riccardo. Vagarono
a lungo per i campi, finchè
giunsero al castello di Astura,
di cui erano signori due fratelli,
Giovanni e Pietro Frangipane,
che catturarono il principe ed il
suo seguito. Attirati dall’oro che
Carlo d’Angiò aveva promesso,
li consegnarono al re, che li fece
condannare a morte. All’alba
del 29 ottobre del 1268, sulla
piazza del Mercato di Napoli,
Corradino lasciava la vita; e con
lui morirono i suoi compagni, tra
i quali Riccardo Rebursa. Per
vendicarsi dell’aiuto, che la città
aveva dato a Corradino, Carlo
d’Angiò fece assalire Aversa dai
suoi soldati, e la città fu messa a
ferro e a fuoco. I beni di Riccardo
Rebursa furono donati ai soldati
di Carlo d’Angiò. La madre e
la vedova del nobile aversano
si ritirarono nel convento di S.
Francesco, che esse avevano
fondato. Con Carlo I si iniziò
a Napoli la dinastia angioina; e
i re di questa casa ebbero cara
la città di Aversa, dove fecero
ostruire un castello, che fu
teatro di una importante vicenda.
Giovanna I, regina di Napoli,
aveva sposato Andrea d’Angiò,
fratello del re Luigi d’Ungheria;
il 17 settembre del 1345, la
regina e suo marito, di passaggio
per Aversa, si fermarono nel loro
castello, che si trovava dov’è
ora la chiesa di Casaluce. Nella
notte, Andrea fu impiccato ad
uno dei balconi del castello. Alla
notizia della morte del fratello,
il re d’Ungheria, che riteneva la
regina responsabile del delitto,
scese in Italia per vendicarsi; vi
giunse il 15 gennaio del 1348.
Giovanna fuggì ad Avignone,
per domandare la protezione
del papa; il re, giunto ad Aversa,
uccise i responsabili del delitto,
e si impadronì del Regno. Ma,
a causa di una pestilenza, fu
costretto ad andare via, e lasciò
a Napoli un esercito ungherese
sotto il comando di Corrado
Lupo (Konrad Wolf). Il 31 agosto
del 1348 Giovanna tornò a
Napoli, e sposò Luigi di Taranto.
In quell’anno scoppiò ad Aversa
un grave terremoto, che molti
danni recò alla Città. Col ritorno
della regina, gli Ungheresi
di Corrado Lupo avevano
cominciato a girare la campagna,
organizzati in ‘compagnia di
ventura’; anzi, spesso assalivano
le città per depredarle. Nel 1352
assalirono Aversa; la città si
difese a lungo e valorosamente,
guidata dall’incitamento di un
cittadino, Giovanni Pignatiello;
ma dovette poi cedere per fame,
e pagare un riscatto di 37.000
ducati. Il re Luigi di Taranto
curò che fossero riparati i danni
portati ad Aversa dal terremoto,
e dall’assalto degli Ungheresi.
Nel 1361 un’altra compagnia di
ventura, con a capo Giovanni
Montreal d’Albarno (detto fra’
Moriale), assalì la Città per
conquistarla; intervenne in aiuto
un’altra compagnia di ventura,
guidata da Malatesta da Rimini
e
dall’aversano
Giannotto
Stendardo; e la Città fu liberata.
(PARTE I – ORIGINE E
VICENDE
STORICHE
DELLA
CITTA’)
ANGIOINI, DURAZZESCHI
E
ARAGONESI
Non avendo figli la regina
Giovanna I, molti aspiravano al
trono: Carlo III di Durazzo portò
la guerra contro Giovanna, e i
nobili della regione si divisero
in due partiti, angioini (a favore
della regina e del suo protetto
Luigi d’Angiò), e durazzeschi (a
favore di Carlo III di Durazzo).
Anche ad Aversa vi erano due
gruppi; nel 1372, gli angioini,
con al capo Giacomo del Balzo,
occuparono la Città e, dopo una
violenta lotta, la devastarono.
Nel 1382, Carlo III sconfisse ed
uccise la regina, si impossessò
del Regno e, per premiare gli
Aversani che lo avevano aiutato,
fece riparare la città danneggiata.
Alla sua morte, nel 1386, vi
furono altre lotte tra i due gruppi
(angioini e durazzeschi), che
interessarono tutte le città; finchè,
nel 1400, divenne re Ladislao di
Durazzo, che regnò fino al 1414,
quando morì, secondo alcuni
storici, ad Aversa. La sua morte
riaprì le lotte tra durazzeschi
(difensori di sua figlia Giovanna
II), angioini (seguaci di Luigi II
d’Angiò) e aragonesi (seguaci
di Alfonso re di Sicilia); nelle
varie città vi furono varie lotte
e scontri: Aversa fu occupata
una prima volta da Alfonso di
Aragona; ma il tradimento di
Giovanotto Pertusa la consegnò
in mano al capitano di ventura
Attendolo Sforza, al soldo degli
angioini. Alla fine, Alfonso
d’Aragona riuscì a conquistare
il trono; con lui inizò, a Napoli,
la dinastia Aragonese; anche i
regnanti di questa casa amarono
Aversa; e qui fecero costruire un
castello, sulle rovine di quello di
Rainulfo Drengot, che ancora
oggi esiste nei pressi della chiesa
di S. Maria a Piazza. Nel 1501,
il Regno di Napoli fu ceduto ai
Francesi; ma alcune città non
gradirono il nuovo dominio, e
dovettero essere sottomesse: tra
queste, vi fu anche Aversa. Fu
attaccata, una prima volta, nel
1502, dalle truppe del generale
Obignì; una seconda volta, nel
1503, dai soldati del generale
Armagnac; tutte e due le volte
subì gravi danni. Intanto, per il
possesso dell’Italia lottavano
Francesi e Spagnoli, mentre gli
Italiani assistevano impotenti
alle lotte; l’unico episodio del
valore italiano fu la disfida di
Barletta, combattuta tra tredici
cavalieri italiani e tredici
francesi, il 13 febbraio 1503: del
gruppo degli italiani, accanto ad
Ettore Fieramosca e Fanfulla da
Lodi, faceva parte il cavaliere
aversano Ludovico Abenavolo.
Nel 1503, si istituì a Napoli il
vicereame spagnolo; ma il re
di Francia tentò, più volte, di
conquistare l’Italia Meridionale.
Nel 1528, un esercito francese,
sotto il comando del generale
Lautrec, pose l’assedio a Napoli;
il viceré spagnolo, Filiberto
d’Oranges,
rotto
l’assedio,
sconfisse l’esercito francese, che
si ritirò e si rifugiò, il 28 agosto
1528, ad Aversa; assaliti dagli
Spagnoli, i Francesi resistettero
a lungo; ma il 6 settembre 1528
furono costretti a capitolare.
In quell’occasione la Città
ricevette gravissimi danni per
l’uso delle armi da fuoco: i
colpi di cannone distrussero le
mura, quasi completamente.”.
2. La città di Ruggero II (1135-1156)
di Maria Chiara Naselli Stevens
Nel 1135 prese il potere
L’Eco di Aversa e l’associazione
Gaetano Parente, tra gli
organizzatori del concerto di
Montalto, ringraziano il Mattei
e la professoressa Maria Di
Grazia per la disponibilità e
la professionalità dimostrate.
La professionalità dell’intera
squadra ha colpito un po’ tutti
i partecipanti all’evento i quali
hanno voluto saperne di più.
Aversa, quindi, ha fatto proprio
una bella figura! Grazie!
Ruggero II avendo vinto,con
le sue truppe, un duro assedio
della città di Aversa. La città
di Ruggero II d’Altavilla si
ampliò secondo l’originario
sistema
radiocentrico
inglobando all’interno di
un nuovo tracciato murario
le parrocchie normanne di
S.Maria a Piazza, S.Nicola,
S.Giovanni
Evangelista
e S.Andrea che avevano
favorito la nascita di nuovi
quartieri. Le quattro chiese
costruite al di fuori della
città
rainulfiana
erano
caratterizzate da una pianta
a tre navate dal contenuto
sviluppo longitudinale: la
navata centrale era più ampia
delle due laterali ed aveva un
notevole slancio verticale; gli
slarghi irregolari antistanti
le parrocchie svolgevano
un’importante
funzione
di
aggregazione
della
collettività testimoniata dalla
presenza, attorno ad essi,
di antiche fabbriche civili
come, per esempio, palazzo
Merenda (poi Gaudioso)
e palazzo Fedele nella
piazza S.Nicola. Lo studio
delle trasformazioni urbane
della città di Aversa è stato
caratterizzato dalla scarsità di
fonti iconografiche. Aversa,
infatti, fu per lungo tempo
trascurata dai cartografi; per
questo motivo ha assunto
un’importanza fondamentale
la tavola di Angiolillo
Arcuccio, il Martirio di
S.Sebastiano, del 1468,
custodita nel deambulatorio
della cattedrale: nel fondale
della tavola, alle spalle
della figura del santo,
si
sviluppa
l’esemplare
veduta di un’Aversa turrita
e compatta ma, soprattutto,
è ben leggibile nella sua
originaria articolazione con
le sue quattro torri il castello
di Ruggero II. Il castello fu
costruito fuori porta S.Andrea,
nel borgo di Mercato vecchio,
in posizione strategica per il
controllo della via Atellana.
Continua
nei prossimi numeri
Legenda.
Verde = la città di
Rainulfo. Rossiccio =
la città di Ruggero
6
di Sergio D’Ottone
Mi si consenta una doverosa
premessa: non so se il prossimo
numero de L’Eco di Aversa,
in cui verrà pubblicato questo
mio contributo, vedrà la luce
prima o dopo del 19 dicembre,
giorno in cui avrà luogo a
Palazzo Parente, in Aversa,
AUGURI,CULTURA!,
un
incontro natalizio tra le realtà
culturali della città, organizzato
dal Touring Club Italiano e
dall’Associazione Pro Loco,
nell’ambito delle manifestazioni
per il Natale 2005, promosse
dall’Amministrazione
Comunale.
Si
tratta
La
stella di
Natale
di Carlo Liguori*
L’Euphorbia
pulcherrima,
è conosciuta da tutti come
stella di Natale ed è la pianta
da fiore cui tutti pensano
quando si avvicinano le
feste natalizie. Produce
delle bellissime “foglie” (in
verità questi tipi di foglie
si chiamano brattee) lunghe
ed ovate, che una volta si
trovavano in commercio
solo rosse; queste la fanno
apparire attraente e spingono
tutti all’acquisto. Il fiore vero
invece si trova al centro di
queste bratee ed è piccolo,
verde-giallo ed insignificante.
La sua durata dipende dalla
ubicazione della pianta e
dalla temperatura del locale
in cui si trova. Se la pianta è
sana e robusta e viene tenuta
nelle giuste condizioni può
durare anche 3 o 4 mesi
dall’ acquisto. I più fortunati
sostengono di averle fatte
rifiorire anche per più anni;
questo è possibile ma la
“fioritura” non sarà mai
bella ed appariscente come
quella del primo anno.
In ogni caso, quali sono
le giuste condizioni per
conservarci questa pianta
il più a lungo possibile? La
stella di Natale vuole luce
intensa, non ama stare in
sostanzialmente di un brindisi
beneaugurante con tutti coloro
che personalmente o quali
rappresentanti ed aderenti di
istituzioni
ed
associazioni
sono già impegnati da tempo
e vogliono continuare ad
impegnarsi per la crescita
culturale
della
città.
Le
testimonianze culturali, presenti
ad Aversa – frutto di un
volontariato, convinto, denso
di sacrificio, spesso in silenzio
e senza enfasi – offrono un
contributo significativo per
mettere in risalto le numerose
energie positive e nel contempo
per combattere il degrado
costante e strisciante, che
purtroppo è ancora tanto diffuso
nel nostro territorio. L’incontro
natalizio intende sottolineare
la volontà di conoscersi e
sincronizzarsi sempre di più, pur
nel rispetto delle individualità
e delle singole peculiarità
associative ed istituzionali,
per camminare dalla stessa
parte, affinché Aversa abbia il
ruolo di attrazione culturale e
turistica che merita. La Cultura
ad Aversa ha bisogno di auguri,
ha bisogno di considerazione,
non può continuare ad essere
la cenerentola, da rispolverare
quando torna utile o quando
serve a camuffare iniziative, che
non hanno niente di culturale.
Ecco
dunque
AUGURI,CULTURA!, che non
è solo un evento natalizio e
datato, ma qualcosa di più, un
progetto per il futuro, fatto di
tanti momenti, di tanti confronti
per crescere insieme.
stanze buie o in corridoi
poco illuminati: in caso
contrario farà bella mostra
di sé solo per poco tempo.
Per la temperatura invece
le case calde favoriscono la
vegetazione, il suo minimo
termico si attesta sui 13°C
(ricordiamo che questa pianta
è originaria del Messico).
L’irrigazione deve essere
moderata, ma il terriccio deve
essere sempre umido, per cui
vale la regola del poco ma
spesso. Concimazione: Per il
periodo natalizio, evitate ogni
nutrizione della pianta. Per gli
appassionati invece che non
vogliono rinunciare a nulla
iniziate, ogni due settimane,
dalla fine della primavera fino
all’autunno, a somministrare
un normale fertilizzante
liquido. Altre notizie: Per chi
vuole conservare la sua stella
proceda in questo modo:
dopo la “fioritura” si poti la
pianta a 15-20 cm dalla base.
Si proceda ad un rinvaso, in
vaso leggermente più grande,
usando una miscela di 2/3 di
terriccio (quello acquistato
in busta) ed 1/3 di terra di
giardino o di campo (solo
terriccio è sempre sbagliato!).
Poi sospendere le irrigazioni
fino alla primavera (marzo
– aprile). La pianta riprenderà
a vegetare normalmente ma
se si vuole stimolarla ad una
nuova “fioritura” si deve
mantenere per 8 settimane
consecutive, per non più di
10 ore alla luce e chiaramente
per non più di 14 ore al buio
ininterrotto. Così facendo la
stella si colorerà di nuovo...
in bocca al lupo.
* Agronomo
- DICEMBRE 2005
Muse
da Cultura e Storia
Auguri
Cultura!
NUMERO 20
il nuovo
Menu Concerto di Natale CineCité
La
del della Cappella
Pranzo Musicale Lauretana seconda
notte
di
di
nozze
Natale
di Raffaele Oliva
di Gaetano Bencivenga
di Anna Della Volpe
Ad Aversa, il Natale è
caratterizzato da pranzi
natalizi che non sono il
sinonimo di una vera e
propria tradizione.
Le
famiglie
possono
preparare anche pranzi
molto differenti tra loro.
Di solito, però, ci sono
una serie di pietanze che
non possono mancare sulle
nostre tavole. Piatti senza i
quali non sarebbe Natale.
Primi piatti:
Minestra in brodo
Insalata di rinforzo
Minestra maritata
Cappone ripieno
Maccheroni al ragù
Parmigiana di melanzane
Pizza alla scarola
Secondi
piatti e
contorni
Capretto a forno con
patate e piselli
Capitone/Anguilla
(avanzata dal giorno
precedente cosparsa con
un po’ di aceto o messa
addirittura nell’insalata di
rinforzo, così da perdere un
po’ del suo grasso)
Broccoli neri , friarielli ,
melanzane, peperoncini
verdi
Carne al ragù
Il pesce: polipo affogato,
spigola all’acqua pazza;
gamberoni e vongole
Le zuppe: zuppa di
lenticchie e scarole
Dolci e frutta
Struffoli
Mostaccioli
Roccocò
Raffaiuoli a cassata
e raffaiuoli semplici
Babà
Casatiello dolce (panettone)
Pastiera
Ciociole
(Frutta secca, noci,
nocciole, datteri, prugne,
fichi. Castagne del prete )
Bevande
Acqua,
vino,
spumante
e limoncello.
Domenica 18 dicembre alle
ore 18.30, presso la Chiesa
Cattedrale in Aversa si è tenuto
l’atteso “Concerto di Natale
2005”. Anche quest’anno la
“Cappella Musicale Lauretana”
del Duomo di Aversa
ha
espresso alla propria città
gli auguri natalizi con un
programma musicale ricco
e nutritissimo. I brani scelti,
significativi, espressione di una
preghiera di “Pace” nel mondo,
di Bach, Gounod, Vivaldi,
S. Alfonso, Gruber, Berlin,
Pierpoint, “Jesus Christ you are
my life” di M. Frisina, che è stato
l’inno per le “Giornate Mondiali
della Gioventù”, concludendo
poi, con “Jesus Christ Superstar”
di Webber tratto dal Musical
del 1969. La Corale polifonica
presieduta dal prof. Raffaele
Oliva conta un organico di
circa 50 elementi che, nel corso
di un lungo (18 anni) tirocinio
formativo si sono impegnati
a far rivivere lo splendore,
la bellezza e l’armonia della
musica sacra curando, con
impegno settimanale, le forme
di espressione come il canto e
quella esteriore di una Liturgia
vissuta, atte ad
esaltare la
bellezza della fede. In questo
cammino di crescita, il merito
più fecondo va riconosciuto al
Direttore artistico della “Cappella
Musicale Lauretana”, il Maestro
Mons. Don Franco Grammatico,
la cui competenza ed eccezionale
sensibilità artistica non sfuggì
a Sua Santità Josef Ratzinger
che, in occasione del Convegno
Pastorale della nostra Diocesi
nel 2001, si complimentò con
il nostro Arcivescovo Mario
Milano e apprezzò l’impegno
dei coristi. Hanno accompagnato
i canti i Maestri Proff.. Luigi
Orabona e Luigi Del Prete.
Il Presidente della Corale,
Raffaele Oliva, e il Direttivo
ringraziano il Sindaco della
Città di Aversa, Dott. Domenico
Ciaramella, e l’assessorato
alla cultura nella persona del
Dott. Nicola De Chiara per
aver offerto il patrocinio.
Parete Art Music
di Tina Falco
E’ nata, a Parete, una nuova
associazione
culturale
denominata
“Parete
Art
Music”. L’entità ha preso vita
dall’iniziativa di un gruppo
di giovani interessati a tutto
quello che fa cultura dalle
nostre parti. E si propone di
richiamare
l’attenzione
di
tutti verso le svariate forme di
spettacolo e comunicazione,
nonché di dar intessere varie
attività collaborative con altre
associazioni ampliando sempre
più i propri orizzonti. Nel mese
di ottobre si è tenuta, a Parete,
in Piazza Berlinguer, la prima
manifestazione dell’ente. La
serata è stata patrocinata dal
Comune di Parete e presentata
da Roberto Iriti, membro
dell’associazione
nonché
esperto di rilievo del settore
musicale. Si è riscontrata una
cospicua affluenza di persone da
ogni parte del circondario, segno
evidente dell’interesse della
gente verso le nuove iniziative
soprattutto se scaturite dalla
fantasia e dalla tenacia di giovani
leve. Alla kermesse hanno preso
parte numerosi talenti artistici
provenienti da varie zone della
regione. Con la loro esibizione
hanno dato vita alla prima delle
innumerevoli
manifestazioni
previste dall’associazione. Un
modo di presentarsi al pubblico
di notevole impatto che sarà di
sicuro sprono per le iniziative
che verranno. Un augurio di
cuore ai giovani componenti
della Parete Art Music per un
futuro ricco di belle e importanti
iniziative!
Poesie
indifferenza nelle ossa.
Muto stridolio.
Mi appoggio alla colonna
fredda,
di marmo.
In equilibrio sulle magri asse
delle mie gambe
tremo.
Incerte le mie mani
si immergono nel calore delle
tasche.
E intanto continua
l’occhio imperscrutabile
del silenzio.
Immagine
di Maria Ranalli
Convulsioni.
Sospiri di un vento gelido
che spazza via tutto
incurante,
penetrando con
Fra le macerie e gli stenti di una
Bologna prostrata dalla seconda
guerra mondiale, si barcamenano
la cinquantenne Liliana (Katia
Ricciarelli, una rivelazione!)
e il figlio Nino (ottimo Neri
Marcoré). Ridotti alla fame,
i due cercano di arrangiarsi
alla meglio: la donna diventa
l’amante di un grasso protettore,
mentre il giovane sopravvive
grazie a piccoli furti. Il destino
muta improvvisamente il proprio
corso quando giunge la lettera
di Giordano (Antonio Albanese,
davvero intenso), fratello del
padre di Nino e proprietario di
una masseria a Fasano, in Puglia.
Il poveretto, reso quasi imbecille
da un trattamento di elettroshock
e da sempre innamorato della
cognata, venuto a conoscenza
dell’attuale stato di indigenza dei
consanguinei, li convoca a casa
propria. Dopo un avventuroso
viaggio in una macchina
malconcia (e rubata!), madre e
figlio arrivano a destinazione,
ma
immediatamente
incontrano
l’ostilità
delle
vecchie zie Eugenia e Suntina
(rispettivamente Marisa Merlini
e Angela Luce, entrambe in
stato di grazia), timorose di un
nuovo sconvolgimento nella loro
esistenza e, soprattutto, in quella
del fragile nipote. Giordano si
mostra, però, piu’ determinato
della sua (presunta) malattia
mentale e della resistenza
delle anziane donne, e riesce
infine a sposare l’indifferente
Liliana, illudendosi di poter,
un giorno, consumare il tanto
agognato matrimonio. Diretto e
sceneggiato da Pupi Avati, il film
sembra concludere una trilogia
sulla disillusione amorosa,
cominciata con Il cuore altrove
(2003) e continuata con Ma
quando arrivano le ragazze?
(2004), rappresentando rispetto
ai precedenti un episodio dai
toni maggiormente crepuscolari.
Un clima di perenne attesa regna
sovrano nell’intera pellicola
che, addirittura, sembra non
concludersi, aprendo invece
la strada a una speranza di
redenzione, seppur amara. Altri
temi avatiani quali la simpatia
per i perdenti e la purezza dei
sentimenti pur sono presenti
e risultano incastonati nella
cornice di una Bologna (ma
anche di una Puglia) sempre
piu’ in simbiosi con lo spirito
malinconico dell’autore. Che
non si perde, però, in manierismi
e smancerie, regalando al suo
pubblico
un’opera
matura,
asciutta ed essenziale. Da
consigliare a tutti coloro che
prediligono umane fiabe intrise
di dura realtà.
NUMERO 20
il nuovo
- DICEMBRE 2005
7
Palazzo Parente Associazioni
Wojtyla, il profilo Intervista a
Emilia Narciso
dei viaggi
presidente Unicef provincia Caserta
di Alberto Alfano
di Maria Luisa Coppola e Antonio Santi
>> continua da pag. 6
Nell’atmosfera calda di Palazzo
Parente,
oramai
divenuto
un cenacolo culturale ricco
d’iniziative, una dolce signora
dai modi affabili e gentili e
un distinto e cordiale signore
hanno tenuto avvinto un nutrito
uditorio. Il tema: “Wojtyla, il
profilo dei viaggi” naturalmente
accattivante, e i due personaggi
di particolare attrattiva per il
ruolo avuto accanto ad una figura
fondamentale. Si tratta di Paloma
Gomez Borrero, giornalista e
scrittrice (ad esempio, Elogio
dell’Allegria,
Mondatori),
corrispondente per la Spagna
di Radio Vaticana, vaticanista
RAI e TV-E, che ha seguito
Papa Giovanni Paolo II in 104
viaggi nel mondo e di Maurizio
Milic, Comandante Alitalia, che
ha condotto l’aereo del Papa in
numerosi di questi viaggi. Serata
voluta e organizzata da L’Eco
di Aversa, dall’Associazione
Gaetano Parente e dal Serra Club
Aversa, oramai da un po’ in stretto
sodalizio, moderata da Maria
Luisa Coppola, presidente del
Club serrano. Un racconto quello
della giornalista - in un eccellente
italiano (è peraltro sposata con
un generale dell’Aeronautica
Militare Italiana poi divenuto
comandante
Alitalia)
con
simpatica inflessione spagnola
- a partire dalla sera della
elezione a Pontefice di Carol
Wojtyla. Necessariamente una
sintesi per la vastità dei ricordi,
incentrata su eventi di particolare
significato, preziose icone di
una figura che amiamo tutti,
a cui le parole della Borrero
hanno dato un colore particolare,
più intimo, più intenso, più
esclusivo; notazioni tratte dai
discorsi del Papa fatti nei posti
più lontani, in tutti i continenti,
ma anche frasi ascoltate più
da vicino ricche di umanità,
di tenerezza, di autorevolezza
morale e spirituale. Nella sala
una crescente emozione, i volti
rapiti dei presenti tradivano
la commozione, specialmente
quando i ricordi hanno toccato
l’incontro del Papa con le
popolazioni più povere e
diseredate del mondo, con i
giovani ed i piccoli di tutte le
razze, ma anche con i governanti,
alcuni di altra confessione
religiosa, altri spesso
di
dichiarata “fede” ateistica, come
il Presidente del Messico che
lo ha chiamato “Signor Papa”,
un “Messico conquistato dal
Papa e questi dal Messico”,
che ha affidato all’abbraccio
ravvicinato di qualche suo
figlio il grido di aiuto: “Tu sei
la nostra voce, parla per noi!”
per ridare dignità e rispetto alle
popolazioni, specialmente di
confine, martoriate dai trafficanti
di droga; e il feeling con l’ateo
Gorbaciov; e l’incontro con
l’Imperatore del Giappone
da questi voluto fermamente,
nonostante i cattolici siano lì
una esigua minoranza (ma dove
c’è l’Università dei Gesuiti
considerata la migliore); e
la visita a Cuba con Fidel
Castro, la cui <<rivoluzione è
di lotta mentre quella di Cristo
è di amore>>, che ha subìto il
fascino evangelico del grande
Karol da seguirlo in tutta la sua
permanenza alla stregua, mi è
sembrato, di… un innamorato
che segue l’oggetto del proprio
amore, da far esclamare al poeta
Gabriel Garcia Marquez, amico
della Borrero, che “Fidel seguiva
il Papa e sentiva messe!”. Il
Presidente del Benin che gli
dichiarò: ”sono comunista,
marxista, leninista ma ho come
protettore San Matteo!”. E,
ancora, Serajevo <<città di odio
che deve diventare città della
pace! Aprite le porte alla pace!>>,
con la S. Messa celebrata dinanzi
al cimitero detto di “Giulietta e
Romeo” in memoria dell’antica
convivenza pacifica di cristiani
e musulmani. E la Borrero
racconta di un bambino il cui
nome nella lingua locale vuol
dire “secchio d’acqua” perché
scampato all’aborto in quanto
il prezzo da pagare all’ospedale
per effettuarlo era appunto un
secchio d’acqua che la mamma
non aveva. Toccante in Terra
Santa l’incontro del Papa con
Edith, anziana signora ebrea
unica della famiglia scampata
allo sterminio nazista e rimasta
sola e salvata dall’allora “don”
Karol da un disperato suicidio. La
tristezza dei giovani e il diffuso
alcoolismo in Canada, dove alta
è la percentuale dei suicidi, con
l’incontro affettuoso con Celyn
Dion, allora nota solo in quella
nazione, che ha cantato per lui.
La commozione ha avuto poi il
suo punto più alto nel racconto
dell’incontro con Madre Teresa
di Calcutta, pennellate d’amore
e di carità di due figure che
hanno fatto la storia morale
e spirituale del nostro tempo,
voce dei poveri, degli oppressi,
due grandi doni – per chi crede!
– del Signore, poderose “sberle”
all’indifferenza,
all’avidità
e all’egoismo dilaganti. Il
racconto della Borrero è stato
inframmezzato armonicamente
dai ricordi del Comandante
Milic,
dalla
vastissima
esperienza di volo e conoscenza
del mondo e di molte lingue, che
ha illustrato i percorsi dei viaggi
più impegnativi e importanti e gli
aspetti tecnici della navigazione,
con “noterelle” sui velivoli
impiegati, ma nelle cui parole
c’era ancora tutta l’emozione
e commozione provate negli
incontri a bordo, sia pure fugaci
e fuori protocollo e infrante
“bilateralmente”,
piccole,
gustose tessere di umanità, di
tenerezza e di gesti gentili, che
hanno contribuito non poco a
scaldare il cuore dei presenti.
Da quanto tempo opera per
l’UNICEF? Sono in Unicef da
più di 15 anni. Che cosa l’ha
fatta avvicinare all’UNICEF
e poi proseguire nell’impegno
preso? Forse Le dirò cose che
a prima vista Le apparranno
eccessive ma sulle quali vorrei
invitare tutti a una riflessione
più profonda. Sono fermamente
convinta che per costruire e
mantenere una vera democrazia
bisogna partire dall’infanzia.
Di fronte alla minaccia del
terrorismo, alla povertà estrema
in ogni parte del mondo, ad
una diffusa sensazione di diritti
negati, i leaders mondiali hanno
riconosciuto la necessità di
“intensificare la democrazia”,
ovvero di promuovere una
democrazia più comprensiva
e capace di rispondere meglio
alle richieste della società civile.
Ebbene, la promozione di uno
spirito civico e democratico
è un processo che comincia
nella prima infanzia e consiste
nell’investire in settori come la
lotta alle povertà e l’istruzione,
che mettono le persone in grado
di sostenere ruoli più efficaci
nella politica e di promuovere
il formarsi di associazioni e
altre istituzioni nella società
civile che siano sganciate
dall’ufficialità. Dunque, per
costruire la democrazia si
deve partire dall’infanzia. La
speranza, per conseguire una
democrazia matura, è riposta
in quei bambini che sono
stati preparati fin dall’inizio a
impegnarsi nella scuola ed i
cui giudizi e punti di vista sono
apprezzati in famiglia, a scuola,
nella comunità e nella società;
che hanno potuto sperimentare
la diversità dell’esperienza
umana ed il valore della
discussione e che hanno trovato
l’opportunità di acquisire ed
affinare le loro competenze. Se
i bambini trovano nell’infanzia
le opportunità necessarie a
sviluppare competenze di tipo
partecipativo,
acquisteranno
anche le qualità necessarie per
diventare validi membri di una
società democratica. Oggi,
invece, come bene emerge dal
Rapporto sull’infanzia 2005, che
sarà presentato all’Assemblea
delle Nazioni Unite a New
York il 14.12.2005, sono ancora
milioni i bambini che trascorrono
tutta la loro vita in povertà,
abbandonati, senza istruzione,
malnutriti e vulnerabili. Se
pensassimo che, in un’epoca
di
globalizzazione,
fosse
possibile dividire le attività di
intervento a favore dell’infanzia
in compartimenti, seguendo
criteri localistici o nazionali,
verremmo meno al nostro
dovere di adulti appartenenti alle
società cosiddette sviluppate.
Ovviamente, lo stesso errore
lo commetteremmo se ci
dimenticassimo delle situazioni
di forte disagio e di non meno
importante povertà che vive
parte dell’infanzia a noi vicina.
Queste convinzioni, il necessario
“strabismo umanitario” di chi
deve guardare fuori e dentro casa
propria contemporaneamente,
mi motivano all’azione con
Unicef
Italia.
Dell’attività
prestata per l’UNICEF quali
momenti ricorda di più e perché
I momenti che ricordo con un
carico emotivo maggiore sono
quelli che mi hanno visto a
diretto contatto con l’infanzia
disabile e le sue lotte quotidiane
per ottenere non l’impossibile ma
quanto deriva dai più elementari
diritti. E’ stata insediata
come presidente provinciale
dell’UNICEF da poco ed è
giovane: ha paura dell’impegno
assunto? Sono il più giovane
presidente Italiano ed ho molta
paura dell’impegno e della
responsabilità di rappresentare
l’UNICEF in una delle province
più grandi per numero di comuni.
Ho però l’entusiasmo per portare
avanti il mio compito. Qual è il
Suo progetto a medio e lungo
termine per UNICEF provincia
di Caserta? Sebbene da tanto
in UNICEF, sono da poco nella
provincia di Caserta. Ritengo
pertanto
necessario
partire
da una verifica sullo stato di
applicazione nell’intero territorio
casertano della Convenzione sui
Diritti dell’Infanzia del 1989, del
Piano Nazionale Infanzia e della
normativa italiana vigente in
materia di diritti dei minori, alla
luce della modifica del Titolo V
della Costituzione italiana e del
relativo passaggio di competenze
dallo Stato alle Regioni in
materia di politiche sociali e
per l’infanzia. Successivamente
cercheremo di dare il nostro
contribuito per la costruzione
di città che possano qualificarsi
“amiche dei bambini e delle
bambine”. Che atteggiamento
avrà con i politici in generale?
Li contatteremo tutti, invitandoli,
laddove sarà necessario, ad
aiutarci per far rispettare
la Convenzione sui Diritti
dell’Infanzia, recepita con legge
dello Stato e la cui attuazione
è dunque un preciso dovere
giuridico oltre che morale.
Rispetto all’UNICEF ha notato
differenze di atteggiamento
da parte della destra o della
sinistra? Assolutamente no. C’è
un programma dell’UNICEF
istituito nel 1991 denominato
“Sindaci difensori dei bambini”
che ci porta a lavorare al fianco
dei Sindaci per garantire i diritti
dei bambini e degli adolescenti
nei territori da essi amministrati.
Tale programma mi ha già
consentito di lavorare con
alcuni amministratori che hanno
dimostrato un forte impegno
ed una spiccata sensibilità per
le problematiche dell’infanzia
e dell’adolescenza. Chi ritiene
essere vicino ai principi ed
all’azione
dell’UNICEF
in provincia di Caserta? In
primo luogo le numerosissime
scuole del territorio con i loro
dirigenti ed i loro instancabili
insegnanti, le pazienti mamme
degli alunni impegnati in attività
che ci aiutano a raccogliere
fondi. Ed ancora i Vigili del
fuoco ed in particolare il loro
Comandante, dott. Sabatino, il
Questore di Caserta, la Brigata
Garibaldi, l’Aeronautica di
Caserta, il Presidente della
Provincia, i quattro Sindaci che
attualmente hanno la nomina
di “difensori ideali”, le tante
aziende che soprattutto a Natale
scelgono di fare gli auguri con
i nostri biglietti e le nostre
agende, le tante associazioni
che promuovono iniziative
con noi, numerosi giornali,
l’Eco di Aversa che dal primo
incontro con l’Unicef di Caserta
nell’aprile di questo anno, non ha
mai fatto mancare il suo sostegno
e la sua attenzione e la nostra
voce. Cosa direbbe a chi volesse
avvicinarsi
all’UNICEF?
FATELO! I bambini di ogni
parte del mondo hanno bisogno
di ognuno di noi. Chi è
interessato può contattarci alla
e-mail comitato.caserta@unicef.
it oppure alla sede del Comitato
Provinciale in Via Roma, 8
a Caserta, tel. 0823.320055.
Foto dell’evento “Nato e Unicef per la pace a Palazzo Parente”. Da sinistra a destra:
E m i l i a N a r c i s o d u r a n t e l ’ i n t e r v e n t o ; b a m b i n i U n i c e f ; r a g a z z i U n i c e f, E m i l i a N a r c i s o
L.ar.te.s.
e il teatro
invisibile
di Grazia Lecce
L.AR.TE.S (Piccolo Teatro
Caligola), in collaborazione
con i Teatri d’Arte Mediterranei
(T.A.M.), sotto il patrocinio
del Comune di Aversa e
della Regione Campania, ha
inaugurato sabato 5 e domenica
6 novembre 2005 una rassegna
di teatro contemporaneo, ben
diciannove
rappresentazioni,
dal
titolo
“Verso
Sud”
che si articolerà in diversi
appuntamenti fino al mese di
marzo 2006. L’Associazione
L.AR.TE.S. nasce nel Novembre
del 1985 dal lavoro di Rocco di
Santi; dedica i primi cinque anni
della sua attività in laboratorio
dell’approfondimento di tutte
le discipline del movimento.
Il primo vero tentativo di
definizione di un’idea teatrale
nasce nel 1990, partendo
da un testo della tradizione
napoletana di Salvatore di
Giacomo:
“quand
l’amour
meurt”. Sulla scia sperimentale
del primo lavoro si esplorano
altre dimensioni sceniche come
il teatro dell’assurdo di Karl
Valentie, il mimo espressivo, il
teatro di strada, ect. Settantatre
le produzioni teatrali ed oltre
1000 repliche in tutta Italia,
18 rassegne di teatro, 11 lavori
teatrali inediti ed originali. Da
Novembre 2005 a Marzo 2006,
dunque, si terrà la rassegna
di
teatro
contemporaneo.
Compagnie provenienti da tutta
Italia si esibiranno in spettacoli
e rappresentazioni ogni fine
settimana. L.AR.TE.S stesso con
i suoi ragazzi porterà in scena due
suoi grandi successi: “Goree”
e “Avarietè”, rispettivamente il
27 e 20 gennaio 2006, il nati dal
genio di Rocco di Santi. Nei suoi
vent’anni di storia L.AR.TE.S ha
apportato delle modifiche alla sua
strutturazione interna. Nel 2005
R. di Santi in collaborazione
con Carmen Pommella (allieva
ed attrice al Teatro Bellini
di Napoli) ha dato il via alla
formazione di una “compagnia
stabile giovani”, istituendo
corsi di perfezionamento per
giovani attori che hanno deciso
di intraprendere l’affascinante
esperienza del teatro. Nasce
così, dopo anni di lavoro, uno
stile teatrale nuovo fatto di
movimento, di nuove gestualità,
che ha come obbiettivo non più
quello di ricostruire un testo
ma di ricrearlo, proponendo
una dimensione priva di
confini e la costruzione di
un’opera aperta.
8
Vicende ecclesiastiche
Anno
nuovo
per le
Cristine
di Teresa Calabresi
Santuario N.S. dell’Acquasanta
dove sposò Maria C. di Savoia
L’Arcivescovo
di
Aversa,
Mario Milano, ha presieduto,
come di consueto la cerimonia
dell’inaugurazione
dell’anno
sociale 2005/2006 della Sezione
Aversana dei “Convegni di
cultura Maria Cristina di
Savoia”. L’evento si è realizzato
nella Cappella del Seminario
diocesano alla presenza e con
la viva partecipazione di tutte le
socie. In apertura la Presidente
Patrizia Salemme Menditto ha
rivolto un indirizzo di saluto ed
un ringraziamento al Vescovo
per l’assidua ed affettuosa
cura mostrata nei confronti
NUMERO 20
il nuovo
dell’associazione. E non è un
caso che egli sia personalmente
intervenuto con la sua presenza
e con il suo contributo. A sua
volta, il Vescovo ha rivolto
parole di compiacimento per il
lavoro intenso e proficuo svolto
dall’Associazione in stretta
aderenza con gli scopi perseguiti,
in particolare contribuendo “a
dare una formazione religiosa,
morale, culturale” diretta verso
“un’autentica
testimonianza
cristiana ed una presenza attiva
nella vita sociale”. È seguita
l’Eucaristia alla quale ha preso
parte anche l’assistente ecclesiale
dell’Associazione
Monsignor
Fernando Angelino, ed il Rettore
del Seminario Don Stefano Rega.
Quindi, nella magnifica cornice
della Pinacoteca, la Presidente
ha illustrato il programma di
attività previste per l’anno
sociale 2005/2006, incentrato
sulla lettera Enciclica “Senza la
domenica non possiamo vivere”,
cui ha fatto da prolusione un
ampio panorama dell’opera
svolta dall’Associazione nel
decorso anno sociale con
appuntamenti svolti intorno a
temi di studio diretti ad offrire
momenti di meditazione e “nuovi
orizzonti e prospettive moderne
assolutamente cristiane”. Ha
ricordato, in particolare, le
relazioni svolte dallo stesso
Assistente ecclesiale nonché da
Monsignor Tino Mariano, dal
Reverendo Vincenzo Romano.
Ha, in particolare annunciato
che il programma di attività del
nuovo anno sociale è incentrato
sulla lettera Enciclica “Senza la
domenica non possiamo …”, e da
Monsignor Pietro Sudar vescovo
ausiliare di Sarajevo; e, infine,
gli incontri mensili in cattedrale
e le lezioni specificamente intese
ad esaltare le “Radici Cristiane
dell’Europa” (concluse con
il convegno del M.E.L.C.).
Tornando al “leit motiv” del
nuovo anno ha chiarito trattarsi
di un cammino proposto
dagli orientamenti pastorali
della C.E.I. per il primo
decennio del 2000 incentrato
su “Comunicare il Vangelo
in un mondo che cambia”
laddove “La comunità cristiana
potrà essere considerata una
comunità di servizio del Signore
se custodirà la centralità
della domenica” di modo che
la
celebrazione
eucaristica
domenicale
costituisca
“il
luogo
…
dell’educazione
missionaria della comunità
cristiana” riappropriandosi della
sua sacralità anche a costo di
perdere la sua aria “festaiola”
e “pantofolaia”. Sottolinea a
questo punto la Presidente il
ruolo che dovrà svolgere la donna
specificamente chiamata in causa
dalla “lettera alle donne” di S.S.
Giovanni Paolo II. Ha quindi
svolto una dotta relazione sul
tema “Il Pellegrinaggio”, quale
introduzione allo svolgimento
della parte del tema “Radici
Cristiane” del nuovo anno
sociale. Ha concluso gli
interventi di Monsignor Angelino
che ha assicurato l’impegno
proprio e delle associate nello
svolgimento del tema. I lavori
sono stati conclusi dal consueto
momento conviviale.
- DICEMBRE 2005
Economia, diritto
Giovani in La Governance del
Seminario coraggio che vorremmo
di Giovanni Caianiello
rifl
ettono
di Mario Pedata
Circa 300 giovani vogliono
lasciarsi
coinvolgere
dall’esperienza di P. Massimo
Nevola, Gesuita di origini
napoletane, fondatore della Lega
Missionaria Studenti. Domenica
13 novembre, ore 9.30 circa,
il cortile interno del seminario
si anima, poi celebrazione
eucaristica officiata dal Vescovo
Mario Milano. L’iniziativa
prende il via dal Centro
Diocesano per le Vocazioni,
diretto da Don Stefano Rega,
rettore del Seminario, in
collaborazione con il Serra
Club di Aversa. Durante il rito
Padre Nevola ha mostrato quali
e quante sfide offre lo scenario
di
povertà
internazionale
proponendo di aderire al Progetto
Speranza 2006. Praticamente
si tratta di partecipare a turni
di volontariato in paesi come
Romania, Albania, Bosnia, Sri
Lanka per fare un’esperienza
forte. Immagini inquietanti
accompagnano i racconti di
Padre Nevola. Prossimi incontri:
19 febbraio 2006, 6 maggio
2006. Per informazioni: Don
Stefano Rega, 0818901991;
[email protected]
Aversa
Palazzo Parente
(via G. Parente, 2)
19 dicembre 2005
ore 17.30
Anche quest’anno si è tenuto
il Convegno dei Giovani
Imprenditori di Confindustria.
Nello splendido paesaggio di
Capri si è parlato di sviluppo
imprenditoriale, discusso sulle
problematiche del territorio e
sugli impegni che vanno presi
congiuntamente con la classe
dirigente politica affinché si
possa riattivare quel dinamismo
industriale che da sempre
ha caratterizzato l’Italia e la
Campania. Montezemolo, in
particolare, ha esortato a fare
‘Sistema’ di obiettivi, di strategie,
di conoscenza e competenza
di tutti gli attori dello sviluppo
sociale ed economico del paese.
Tutti riconoscono che è giunto il
momento di reagire, di puntare
al rilancio delle potenzialità
imprenditoriali italiane ed in
particolare del mezzogiorno,
di trasformare le imprese da
semplici pedine di provincia
a veri player sulla scacchiera
economica mondiale, di coltivare
la capacità di visione globale
nelle strategie produttive. Il
deficit di investimenti deve
essere colmato da una ripresa
della fiducia nelle potenzialità
intrinseche della classe dirigente,
in termini di idee innovative
e di crescita competitiva, di
riscoperta delle doti creative
e di lungimiranza nelle scelte
strategiche nei diversi settori
industriali.
L’ingegno,
la
creatività, la tradizione, la
qualità, la emozione e la passione
di fare impresa e del ‘made in
italy’ possono essere i nostri
punti di forza per competere
a livello della concorrenza
mondiale ed in particolare contro
quella travolgente dell’estremo
est cinese. Non a caso,
l’ideogramma cinese indicante
l’Italia significa ‘il paese delle
idee’: è da questa semplice
affermazione
che
bisogna
ripartire. Nella consapevolezza
che l’impresa è il motore primo
dello sviluppo economico e
dinamismo sociale, i Giovani
Imprenditori si impegnano a
riattivare la macchina della
crescita sulla base del buon
esempio,
dell’etica
della
trasparenza, del riconoscimento
che non è più sostenibile
scaricare sulle generazioni future
la responsabilità delle scelte di
oggi. Gli interventi straordinari
devono essere sostituiti con
quotidiano impegno efficace,
con una governance del coraggio
per una Italia che vorremmo.
PERIODICO MENSILE
direttore responsabile:
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