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n. 56 settembre- dicembre 2006

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n. 56 settembre- dicembre 2006
Registrato presso il Tribunale di Roma n. 381/87 del 24-06-1987 - Anno XVI - 3° Quadrimestre Settembre - Dicembre 2006 - n° 56
Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. in L. 27/02/2004 n° 46 art. 1 Comma 2, DCB - ROMA
Quadrimestrale dell’Associazione per l’Assistenza
Morale e Sociale negli Istituti Oncologici
Settembre - Dicembre 2006
Retro di Copertina
Sommario
Sommario
2 Retro di Copertina
SALUTO DI COMMIATO
DEL PROFESSOR
ANTONIO RICCIO ALLA
PRESIDENZA AMSO
3-4
Stampa
5 Comunicato
Auguri del Segretario AMSO
6
i libri
7 Raccontare
Un altro giro di giostra
8 Cambiare le cose
Conferenza Nazionale del
9 IVVolontariato
in Oncologia
10
amica Poesia
11
a...
12-13 l’intervista
LINDA NARDONE
parlare d’altro...
14-15 per
Le rose nella storia
sul web
16 navigando
Farmaci scaduti
17 Emozioni
18-19 Diario Amso
20 incontri
Una storia
21
a lieto fine
LA TC SPIRALE A BASSA DOSE
NELLO SCREENING DEL TUMORE
AL POLMONE
I TUMORI DELLA MAMMELLA
IN ETÀ GIOVANILE
22 Angoli di Roma
ARA PACIS
Corso di formazione
23 59º
per volontari AMSO
ANTONELLO DA MESSINA
“La Vergine Annunciata o l’Annunciata”
(1476 - 1477)
Palermo
Galleria Regionale della Sicilia,
palazzo Abatellis
ANTONELLO DA MESSINA
D
a dove nasce quel magico senso di stupore che immancabilmente ci prende di fronte ad un quadro di Antonello da
Messina?
Una delle risposte potrebbe essere che, di fronte a questa
Annunciata si ha l’impressione di essere di fronte ad una persona “viva”. Questa sorta di magia, l’avevano notata già i primi estimatori del pittore che dissero di lui: “Pittore egregio, rendeva
vive le immagini delle cose...”
In effetti, pochi altri pittori avrebbero avuto, anche in futuro, tale
capacità. Alcuni critici hanno dato una spiegazione al fenomeno
su base materiale: e cioè grazie all’adozione di una tecnica pittorica ad olio propria dei fiamminghi, per cui Antonello riuscì a far
sprigionare dal colore una potenza plastica ancora sconosciuta.
Ed ecco che, i volti, sbalzati dallo sfondo, ci appaiono in una luce
davvero nuova.
Magico è il movimento quasi impercettibile della mano di Maria,
un gesto minimo, domestico, direi quasi familiare, come nella vita
di tutti i giorni. Nel quadro Maria è una giovanissima ragazza con
gli occhi bassi quasi non volesse guardare chi le sta davanti:
l’Arcangelo Gabriele, che le annuncia, la sua prossima maternità.
Con una mano Maria trattiene il velo azzurro ed il gesto è pieno
di pudore; l’altra mano, aperta e sospesa sembra voler trattenere, quasi un voler dire “aspetta... non sono ancora pronta...” In
questo gesto calmo, ma deciso, sembra sospeso il futuro dell’umanità. Quanta solennità nel rappresentare quel semplice gesto!
I contemporanei dicevano che, nei ritratti di Antonello “c’era l’anima”, c’era la rivelazione di una vita più intensa della nostra. Può
essere. Certo è che, guardando da vicino “l’Annunciata” viene il
sospetto di averla perduta, l’anima.
Un noto verseggiatore del tempo, tale Boschini, descrisse in dialetto veneto e con versi quasi stupiti il celebre dipinto:
“Diria che d’Antonello da Messina
che una madona con un libro avanti
che de stò mondo i studi tuti quanti
nò ghà certo una cosa cusì fina”
MFB
Amso Oggi
(quadrimestrale)
Registrato presso
il Tribunale di Roma
n° 381/87 del 24-6-1987
Direzione AMSO
Via delle Messi d’Oro, 156
00158 Roma
Tel. 06.52662107
Tel./fax 06.4181822
E-mail: [email protected]
Sito Internet:
www.associazione-amso.it
SALUTO DI COMMIATO
DEL PROFESSOR ANTONIO RICCIO
DALLA PRESIDENZA AMSO
Cambio di guardia
all ’Amso!
Dopo 10 anni di Presidenza il prof. Antonio
Riccio lascia l’incarico.
Nel ringraziarlo vivamente per l’attività svolta e
per le conquiste che l’Amso ha conseguito
sotto la sua guida, mi faccio portavoce, anche a
nome di tutti i Volontari, per esternargli la
nostra gratitudine per aver onorato la nostra
Associazione accettandone la guida.
Mi è gradito proporre qui di seguito, il suo
affettuoso saluto, già formulato in occasione
della 57° Assemblea 2005.
Auguri Professore!
Direttore responsabile
Maria Fiorella Belli
E-mail: [email protected]
Hanno collaborato:
Prof. Antonio Riccio
Dott. Tonino Cantelmi
Linda Nardone
Giovanni Lucchetti
Francesco Avallone
Mina Decaro
Aldo Nardini
Pina Cervini
Adriana Lucarelli
Vanda Marchesi
Lorella Salce (Ufficio Stampa
IFO)
Maria Fiorella Belli
Tona De Menna
In redazione:
Aldo Nardini
Stampa
Tipografia Bonanni
Viale XXV Aprile, 75
Colleferro (Rm)
Tel./fax 06.97304456
Impaginazione grafica
Tipografia Bonanni
In copertina:
Antonello da Messina
Il direttore
Cari amici dell’Amso,
già nell’Assemblea del 2005, nel sollecitarvi a vivere più intensamente la vita associativa,
invitai i più giovani a proporsi per assicurare un progressivo ricambio nel Consiglio Direttivo
e a ringiovanirne la stessa presidenza. Una delle volontarie presenti, giustamente, mi chiese
perché, dopo questo mio invito, fossi stato riconfermato poco prima per quattro anni, alla
presidenza. Risposi che l’elezione era obbligata a rispettare quanto dettato dallo Statuto, ma
che nulla mi avrebbe impedito di dimettermi dopo un anno, un mese o un giorno.
Vi comunico adesso che, in linea con quanto dichiarato allora, sono dimissionario,
essendo maturate a mio giudizio, delle condizioni nuove, sia all’Ospedale che nell’Amso.
Questo “nuovo” è dovuto sia alla nomina dei responsabili di ruolo nella dirigenza
dell’Ente nelle persone del Direttore generale Prof. Marino Nonis e del Direttore sanitario
aziendale Dott.ssa Marina Allocca, sia nella disponibilità di uno dei primari più prestigiosi
del Regina Elena, ad assumere la carica di Presidente dell’Amso: parlo precisamente del
Prof. Eugenio SANTORO.
Ho personalmente proposto il Prof. Santoro dopo aver illustrato al Consiglio Direttivo
la necessità che la presidenza dell’Amso fosse affidata a persona interna all’Istituto, autorevole per competenza clinica, con solide relazioni politiche e istituzionali, di note ed
apprezzate capacità organizzative sia in campo regionale che nazionale.
Il Prof. Santoro ha accettato con entusiasmo la proposta ed ha solo chiesto di rimandare
di qualche mese il suo insediamento, invitandomi nel frattempo, a mantenere la presidenza.
Nel fare un excursus nella mia decennale permanenza in Amso, constato che ho dato ma
anche ricevuto molto da essa. Infatti fino a che il mio rapporto con il paziente è stato di medico curante, ho sempre evitato di farmi coinvolgere in problemi che non fossero quelli legati alla
patologia; ho sempre curato la malattia ma non il malato, nel quale vedevo solo il tumore cerebrale o spinale, tumore benigno o maligno. L’Amso mi ha insegnato che nel malato vanno curati non solo il tumore ma anche, in taluni casi soprattutto, i problemi psicologici, quelli familiari e quelli economici: ed è qui che il ruolo del volontario è prezioso e insostituibile.
Permettetemi però di affermare che anch’io ho dato qualcosa all’Amso.
Ho revisionato lo Statuto che, vecchio di trent’anni, era a giudizio mio e del Consiglio
Direttivo di allora, anacronistico e superato. Ho rivolto poi la mia attenzione alla sede sociale di Via Ruspoli, dove disponevamo di una sola stanza che pure ci comportava un costo rilevante; successivamente, grazie ai buoni rapporti che avevo con l’allora Commissario
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Straordinario degli IFO, dott. Colaiacomo e con il responsabile dell’Ufficio Tecnico Arch. Carbonaro, ottenemmo
l’attuale sede di Via delle Messi d’Oro che dispone di sei
stanze ed una spaziosa sala riunioni. Ciò senza alcun costo
per l’associazione. Pian piano che la mia conoscenza
dell’Amso aumentava, rilevai che la documentazione iconografica che ne documentava l’attività era limitata solo
ad alcune foto ed al Bollettino di informazione. Ho deciso
allora di aggiornare un vecchio invito di quando ero in attività primariale al Regina Elena, a documentare in un filmato alcuni degli interventi chirurgici che ritenessi particolarmente impegnativi e istruttivi anche a fini didattici e
congressuali, chiedendo e ottenendo che venisse registrata,
in un filmato, parte della vita quotidiana dell’Amso. E’
stato possibile realizzare ciò grazie alla persistente disponibilità del promotore dell’invito, che mi onora della sua
amicizia, dott. Rosario Castaldi, dirigente della S.B.P.,
azienda leader in campo nazionale di registrazioni di programmi cinematografici e televisivi. E’ nata così la videocassetta, rigorosamente professionale, senza alcun costo
per l’associazione, con registrazione dell’attività di essa, sia
in alcuni settori dell’ospedale, sia nella sede di Via delle
Messi D’Oro, sia nella Casa di Accoglienza di Via Gaeta.
Questo video che ha goduto della testimonianza di Licia
Colò e Piero Angela, successivamente è stata presentato da
Pippo Baudo, alla presenza degli stessi testimoni, in una
riunione mondano-culturale tenuta a Palazzo Barberini
nel Maggio del 2000.
Il successo della manifestazione indusse uno dei presenti,
dott. Marco Di Stefano, a promuovere una serata di beneficenza a favore dell’Amso nel cortile della Basilica di S. Alessio.
Infatti il 17 luglio2000 la compagnia teatrale di Marcello Amici
rappresentò l’opera “Il giuoco delle parti” di Luigi Pirandello
e la banda musicale dell’Aeronautica di Pratica di Mare allietò
i presenti suonando pezzi di musica classica e popolare.
In questa occasione i presenti offrirono un consistente contributo con il quale venne acquistata una Panda regalata
dall’Amso all’Istituto Regina Elena per l’assistenza domiciliare.
Queste iniziative da me promosse hanno sempre trovato
sostegno nei Consigli Direttivi e sono servite anche da stimolo
a continuare su questa via. Il Consiglio Direttivo è stato inoltre promotore di un’altra manifestazione a Palazzo Barberini
nell’aprile 2003 con il Convegno “La Cura, la Solidarietà, la
Speranza” che ha visto come moderatore il prof. Michele
Mirabella e quali relatori il prof. Francesco Cognetti, direttore scientifico del Regina Elena, la dott.ssa Ada Sacchi, direttore del dipartimento di Oncologia sperimentale IRE, la dott.ssa
Patrizia Pugliese, responsabile del Dipartimento di Psicologia
Regina Elena, la dott.ssa Raffaella Milano, assessore politiche
sociali Comune di Roma, S.E. Mons. Armando Brambilla,
Vescovo ausiliare della Diocesi di Roma, Maria Sofia
Barbasetti, segretario generale Amso, ed infine il Prof.
Antonio Riccio, presidente Amso.
A conclusione della mia esperienza Amso, avevo avuto
sempre in programma di pubblicare le “Lezioni di
Oncologia”, date ai nostri aspiranti volontari nei corsi di
formazione da Docenti dell’Istituto. Soltanto nel 2005, grazie all’impegno e all’interessamento di un nostro volontario, a cui va il maggior merito, è venuto alla luce, senza
alcun costo per l’Amso, un piccolo volume in dignitosa
veste editoriale che raccoglie le lezioni dell’ultimo corso di
formazione. Esso fornisce una serie di informazioni sulla
malattia oncologica che io reputo istruttive, non solo per
gli allievi volontari, ma anche per i medici.
Devo inoltre far notare che molte cose sono cambiate ,
in positivo, in questi ultimi anni anche nei rapporti con la
struttura che ci ospita: adesso sono addirittura i responsabili dell’Istituto a sollecitare la nostra presenza nei principa-
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li snodi funzionali dell’Ospedale, oltre che nei reparti; siamo
per esempio passati dall’unico banco di accoglienza presente nell’atrio, a quelli oggi funzionanti in Radioterapia, in
Diagnostica per immagini, in Senologia, in Accettazione
Ricoveri, in Ematologia, negli Ambulatori generali e nel
Laboratorio di Analisi. Dobbiamo dare atto ad una nostra
volontaria, già in precedenza coordinatrice ospedaliera, del
merito di aver dimostrato ai dirigenti dell’Ente che il nostro
modello di accoglienza, basato sull’educazione, sulla gentilezza e soprattutto sul rispetto della “ persona” è la miglior
immagine che un Ente può fornire ai cittadini.
Lascio comunque nella certezza che l’Amso, sotto la
guida del prof. Santoro, affermerà sempre di più il suo
ruolo di associazione di volontariato leader nell’assistenza
al paziente oncologico. Il mio pensiero vola grato e riconoscente a tutti i volontari. Di alcuni di essi, poi, sia tra
quelli che lavorano a contatto con i pazienti, sia tra quelli
che prestano la loro opera nel Consiglio Direttivo e nella
Casa di Accoglienza, porterò con me il ricordo e l’ammirazione per la generosità, l’abnegazione, il sacrificio personale con cui hanno assolto ai loro compiti.
Non ho fatto, per ovvi motivi di opportunità, nomi tra coloro che sono ancora in servizio. Permettetemi però, di ricordare tra coloro che hanno lasciato l’Amso, le sig.re
Campitelli, Pizzarello, Rogai e Scafè il cui lavoro ha fatto
da concime per un sempre maggior sviluppo delle piante
della solidarietà, della fratellanza e della generosità.
Prof. Antonio Riccio
L’Amso mi ha insegnato
che nel malato vanno
curati non solo il tumore
ma anche, in taluni casi
soprattutto, i problemi
psicologici, quelli familiari
e quelli economici: ed è qui
che il ruolo del volontario
è prezioso e insostituibile.
C
S
omunicato
tampa
INSEDIATO IL NUOVO
CONSIGLIO SUPERIORE
DI SANITÀ:
MUTI E SANTORO
I VICE PRESIDENTI
LA DICHIARAZIONE
DI MARINO NONIS,
DIRETTORE GENERALE IFO
Roma, 23 novembre 2006 - Si è oggi insediato il nuovo
Consiglio Superiore di Sanità, alla presenza del Ministro
della Salute Livia Turco.
La prof.ssa Paola Muti, Direttore di Epidemiologia IRE e
il Prof. Eugenio Santoro, Direttore della Chirurgia
Oncologica IRE, entrambi degli Istituti Fisioterapici
Ospitalieri, sono stati nominati Vice Presidenti del
Consiglio.
Il Dott. Marino Nonis, Direttore Generale degli Istituti
Fisioterapici Ospitalieri appena ricevuta la notizia ha
dichiarato:
“Aggiungiamo eccezionalità ad eccezionalità, avendo per
la prima volta nella storia del Consiglio Superiore di
Sanità, per quanto mi risulta, due vice presidenti che
appartengono al medesimo istituto. Ne sono felice e
assolutamente orgoglioso e ringrazio il Ministro per
queste nomine.
Ribadisco quanto già scritto al Ministro, dopo aver
appreso che ben tre medici degli IFO erano stati nominati componenti del Consiglio, il terzo infatti è il Prof.
Mauro Picardo dell’Istituto Dermatologico San
Gallicano, e cioè che, stante l’indiscusso valore delle persone questa scelta costituisce un riconoscimento alla
struttura di appartenenza e ritengo di poterla considerare come un autorevole incoraggiamento per lo sviluppo del nostro IRCCS, che ho l’onore di dirigere da
giugno scorso.
Queste nomine ci confermano l’impegno e la responsabilità che i nostri Istituti hanno, quali laboratorio di
innovazione e trasferimento dei risultati della ricerca
biomedica a tutto il Servizio Sanitario Nazionale.”
Ufficio Stampa IFO
Lorella Salce
06 52662753
339 2511133
Siamo a Natale 2006: il 38° Natale dell’AMSO.
Alla fine di un altro anno vissuto con l’Associazione,
sempre più mi si affollano pensieri lieti e gravi sui
quali, in genere, non c’è possibilità di soffermarsi
dato lo scorrere rapido, direi vorticoso, della vita.
Desidero innanzitutto ringraziare il Professore
Antonio Riccio, nostro caro Presidente, che lascia
l’incarico per sua volontà.
Per ben otto anni ha condotto l’Associazione, le ha
permesso di crescere e di raggiungere nuove mete,
supportando e sopportando le individualità dei singoli Assistenti Volontari.
La Convenzione stipulata tra gli Istituti Fisioterapici
Ospitalieri - Roma e l’AMSO è una delle tante importanti iniziative raggiunte.
Altro ringraziamento ed augurio è ora per il
Professore Eugenio Santoro che ha accettato di buon
grado l’impegno della Presidenza dell’Associazione
che verrà assunta definitivamente dal 1° gennaio
2007.
Sicuramente il nuovo Presidente consentirà
all’Associazione di essere sempre più viva e attiva in
molte iniziative di solidarietà. La forza e lo slancio
generoso dei Volontari, che sono il corpo e l’anima
dell’AMSO, saranno il suo più valido aiuto e il supporto delle decisioni nella guida dell’Associazione.
Per i Volontari vorrei ricordare che è dal cuore che
scaturisce lo spirito di gratuità, è dal cuore che
nascono le motivazioni del loro impegno e queste si
manifestano in atteggiamenti e sentimenti.
Questa è l’intelligenza che nasce dal cuore.
Ogni Volontario nel servizio al malato deve esprimere comprensione, interessamento e solidarietà verso il
dolore altrui.
Questa è la compassione, ma il Volontario deve viverla con - passione, e questo ci riporta all’intelligenza
del cuore.
Non posso dimenticare tutti gli amici che collaborano con l’AMSO e ci aiutano così nella nostra attività
di sostegno morale e sociale ai malati.
Questo compito diventa sempre più gravoso e importante perché va aumentando il numero delle persone
che guariscono ma anche di quelle che continuano a
convivere con il cancro e che vanno ancora aiutate.
Per queste persone la vita è faticosa ed hanno bisogno del nostro sostegno concreto.
Il Segretario
Maria Sofia Barbasetti di Prun
a nome del Consiglio
Direttivo e mio personale
desidero che tutti ricevano
nell’abbraccio dell’AMSO
i più affettuosi Auguri di
Buon Natale e Buon 2007
5
LA TC SPIRALE
A BASSA DOSE
NELLO SCREENING DEL
TUMORE AL POLMONE
(1ª parte)
Il tumore del polmone rappresenta la prima causa di
morte per neoplasia al mondo ed il numero dei
decessi è superiore a quello del cancro al colon,
mammella e prostata complessivamente. Nell’87% la
causa del fumo di sigaretta ed il rischio di sviluppare
un cancro al polmone persiste ancora 10-15 anni
dalla cessazione del fumo. Il tumore del polmone sta
diventando sempre più frequente nel sesso femminile, per la crescente popolarità del fumo nelle donne e
per una possibile maggior predisposizione all’effetto
cancerogeno del tabacco.
Il cancro del polmone raramente è guaribile e questo
dato ha spinto i ricercatori ad individuare un test che
potesse permettere una diagnosi più precoce possibile.
Negli anni 70-80 sono stati effettuati studi per la valutazione dell’efficacia dello screening del cancro del
polmone che utilizzava la radiografia del torace e l’esame citologico dell’escreato in soggetti a rischio.
Questi studi non hanno dimostrato una riduzione
della mortalità. Bisogna dire che alla radiografia toracica possono sfuggire lesioni polmonari fino a 2 cm. di
diametro, in particolare se sono situate in sedi anatomiche sfavorevoli. Con l’avvento della “TC
spirale a bassa dose” (TCSBD) si sono
aperte nuove possibilità per la diagnosi precoce del cancro del polmone.
Con la TC spirale il tubo radiogeno che ruota
intorno al paziente emette radiazioni, mentre il lettino su cui è steso il paziente si sposta. In questo modo
si ha una acquisizione volumetrica degli organi compresi nell’indagine durante un singolo periodo di
apnea. Ciò consente di non saltare nessuna parte
anatomica e di ottenere, al termine dell’esame, ricostruzioni di immagini fino a 1 mm. di spessore, con la
possibilità di rilevare pertanto lesioni anche di 23mm. e di ricostruire immagini tridimensionali.
L’Istituto “Regina Elena” ha sperimentato di recente un prototipo dei nuovi sistemi di rilevamento automatico dei noduli polmonari (CAD), che si stanno
6
Dott. SALVATORE GIUNTA*
dimostrando un valido strumento di supporto nello
screening del polmone dove, di routine, bisogna analizzare al monitor circa 350 immagini per ogni soggetto esaminato.
La durata dell’indagine è di circa 20 secondi, periodo
in cui il soggetto deve mantenere l’apnea. La tecnica
usata è a bassa dose, che pure utilizzando pochi mA,
come dimostrato da diversi studi, non riduce le
potenzialità diagnostiche.
Tra gli studi che hanno confrontato la TC spirale con
la radiografia del torace, ricordiamo lo studio
ELCAP del 1999, effettuato su 1000 soggetti a
rischio per il cancro del polmone. Rispetto alla radiografia del torace,la TC ha mostrato positività per
neoplasia 4 volte maggiore; neoplasie in stadio iniziale, con una frequenza 6 volte maggiore, con resecabilità globale del tumore pari al 96%.
La prevalenza di tumori polmonari nella popolazione
indagata è stata del 2,7%. Le dimensioni erano nel
56%</= 1 cm. Sono stati inoltre rilevati tumori al
primo stadio nel 2,3% con la TC spirale, contro lo
0,4% rilevato con la radiografia del torace.
Diversi studi osservazionali effettuati sino ad ora in
Giappone, USA, Germania ed in Italia, hanno dimostrato le capacità diagnostiche della TCSBD nel rilevamento di neoplasie polmonari al primo stadio.
Presso l’Istituto “Regina Elena” è in corso uno
Screening del cancro del polmone con TCSBD in soggetti a rischio. Il progetto è stato approvato dal
Comitato Etico dell’Istituto “Regina Elena” ed ha ottenuto l’autorizzazione da parte del Ministero della
Salute con specifico decreto
*Dott. SALVATORE GIUNTA
Servizio di Radiologia Diagnostica per Immagini IRE
Responsabile progetto I-ELCAP
L
Raccontare i
ibri...
a cura di MARIA FIORELLA BELLI
UN ALTRO GIRO DI GIOSTRA
di Tiziano Terzani
Sulla sopracoperta del grosso volume, l’immagine di un vecchio con una lunga barba bianca. Mi colpiscono gli
occhi: acuti, penetranti, giovanissimi. Penso mi sarebbe piaciuto incontrarlo, non soltanto per lo straordinario
percorso professionale e umano fatto, quanto per l’altrettanto straordinario percorso-viaggio verso la morte da
lui intrapreso. Viaggiare è sempre stato per Terzani un modo di vivere e così, quando gli viene diagnosticato
un cancro, reagisce istintivamente mettendosi in viaggio alla ricerca di una soluzione.
Solo che questo è un viaggio diverso da quelli fatti fin’ora, è il più difficile e complicato proprio perché ha a
che fare con la sua sopravvivenza. Le varie tappe di questo lungo viaggio costituiscono appunto il tessuto del
libro, che consiglio a chi non lo avesse ancora letto. Il titolo é tratto da una considerazione fatta da Terzani
stesso, quando un medico bolognese, senza nessuna remora, lo mette al corrente della malattia in atto:
“Gli ero grato per essere stato bravo e chiaro. Così potevo, con calma, fare i miei conti, ristabilire le mie priorità
e prendere le decisioni necessarie. Stavo per compiere 59 anni e mi venne da voltarmi indietro. La mia vita fino
ad allora? Meravigliosa! Un’avventura dopo l’altra, un grande amore, nessun rimpianto, niente di importantissimo ancora da fare...Quella notte , in ospedale, nel silenzio rotto solo dal frusciare delle auto sull’asfalto bagnato
della strada e da quello delle suore sul linoleum del corridoio, mi venne in mente un’immagine di me che da allora mi accompagna. Mi parve che tutta la mia vita fosse stata come su una giostra: fin dall’inizio mi era toccato
il cavallo bianco e su quello avevo girato e dondolato a mio piacimento senza che mai - me ne resi conto allora
per la prima volta - mai nessuno fosse venuto a chiedermi se avevo il biglietto. No, davvero il biglietto non ce l’avevo. Tutta la vita avevo viaggiato a ufo! Bene: ora passava il controllore, pagavo il dovuto e, se mi andava bene,
magari riuscivo a fare...un altro giro di giostra”.
Per curarsi Terzani approda a New York al MSKCC( Memorial Sloan Kettering Cancer Center), la punta più
avanzata della medicina moderna occidentale, dove viene sottoposto ai trattamenti convenzionali previsti: chirurgia, chemioterapia, radioterapia; dopo qualche tempo approda ad un “centro alternativo” della California,
poi in India dove diventa semplice novizio in un’ashram, sempre in cerca di qualcuno o qualcosa che possa aiutarlo. E proprio qui, in India, Terzani arriva ad una visione di quello che di più profondo questo paese ha da
offrirgli: la spiritualità.
Ogni cultura ha un suo modo di affrontare i problemi umani, specie quelli della malattia e del dolore; così,
dopo essersi interessato all’omeopatia, Terzani si rivolge alle culture tipiche dell’Oriente, sperimentando sulla
propria pelle le più svariare soluzioni che vanno da strane diete a pozioni di erbe miracolose o di canti sacri.
Le sue tappe sono raccontate in modo ironico e disincantato: la medicina tibetana, cinese, ayurvedica, qi gong,
reiki, yoga e pranoterapia ci appaiono come estremi tentativi di trovare una soluzione all’eterno problema della
vita e della morte.
Alla fine, il viaggio esterno alla ricerca di una cura, si trasforma pian piano in un viaggio interiore, il viaggio
di ritorno alle radici divine dell’uomo. Anche l’incontro casuale con un vecchio saggio nell’Himalaya (ma niente è casuale perché mai niente succede per caso nelle nostre vite) non fa che accelerare la fine del suo cammino. Circondato dal silenzio della natura, una natura grandiosa e amica, Terzani arriva alla conclusione che
si tratta soprattutto di essere in armonia con se stessi, di saper guardare il cielo ed essere una nuvola, che si
tratta di “sentire la melodia” cioè tornare in armonia con l’ordine cosmico.
La cura di tutte le cure, dice Terzani, è quella di cambiare punto di vista,di cambiare se stessi; e con questa
sorta di rivoluzione interiore dare il proprio contributo alla speranza di un mondo migliore. Ma allora, viene
da chiederci: tutto il resto è inutile? Niente affatto. Tutto serve, tutto ci innalza, perché la mente gioca un ruolo
importantissimo nelle nostre vite, i miracoli esistono, ma ognuno deve essere l’artefice del proprio.
Termino con le parole di Terzani:
“Ognuno deve fare quella strada da solo. Non ci sono scorciatoie che posso indicare. I libri sacri, i maestri, i guru,
le religioni servono, ma come servono gli ascensori che ci portano in su facendoci risparmiare le scale. L’ultimo
pezzo del cammino, quella scaletta che conduce sul tetto dal quale si vede il mondo o sul quale ci si può distendere a diventare una nuvola, quell’ultimo pezzo va fatto a piedi, da soli...”
7
C
ambiare le cose
Favola d’inizio della
“IV Conferenza del Volontariato in Oncologia”
di Ovada
ANONIMO
...Una tempesta terribile si abbatté sul mare. Lame affilate di vento gelido trafiggevano l’acqua e la sollevavano in ondate gigantesche che si abbattevano sulla
spiaggia come colpi di maglio e come vomeri d’acciaio aravano il fondo marino
scaraventando le piccole bestiole del fondo, i crostacei e i piccoli molluschi, a decine di metri dal bordo del mare.
...Quando la tempesta passò, rapida come era arrivata, l’acqua si placò e si ritirò.
Ora la spiaggia era una distesa di fango in cui si contorcevano nell’agonia,
migliaia e migliaia di stelle marine. Erano tante che la spiaggia sembrava colorata di rosa.
...Il fenomeno richiamò molta gente da tutte le parti della costa. Arrivarono anche
delle troupes televisive per filmare lo strano fenomeno. Le stelle marine erano quasi
immobili. Stavano morendo.
...Tra la gente, tenuto per mano dal papà, c’era anche un bambino che fissava con
gli occhi pieni di tristezza le piccole stelle di mare. Tutti stavano a guardare e nessuno faceva niente. All’improvviso il bambino lasciò la mano del papà, si tolse le
scarpe e le calze e corse sulla spiaggia. Si chinò, raccolse con le piccole mani tre
piccole stelle di mare e, sempre correndo, le portò nell’acqua. Poi tornò indietro e
ripeté l’operazione.
...Dalla balaustra di cemento, un uomo lo chiamò: “Ma che fai ragazzino?”
“Ributto in mare le stelle marine. Altrimenti muoiono tutte sulla spiaggia!” rispose il bambino senza smettere di correre. “Ma ci sono migliaia di stelle su questa
spiaggia: non puoi certo salvarle tutte. Sono troppe!!! - gridò l’uomo - e questo succede su centinaia di altre spiagge lungo la costa! Non puoi cambiare le cose!”
...Il bambino sorrise, si chinò a raccogliere un’altra stella di mare e gettandola in
acqua rispose: “Ho cambiato le cose per questa qui”.
...L’uomo rimase un attimo in silenzio, poi si chinò, si tolse le scarpe e calze e scese
in spiaggia. Cominciò a raccogliere stelle marine e a buttarle in acqua. Un istante
dopo scesero due ragazze ed erano in quattro a buttare stelle marine nell’acqua.
Qualche minuto dopo erano in cinquanta, poi cento, duecento, migliaia di persone
che buttavano stelle di mare nell’acqua.
...Per cambiare le cose è necessario che qualcuno
ci creda ed inizi con la sua stessa vita;
altri verranno e si uniranno a lui e ben presto
tutti si accorgeranno che si può fare qualcosa
per salvare il mondo...
8
IV Conferenza
Nazionale
del Volontariato
in Oncologia
Puntuale si è svolta nei giorni 13 e 14 ottobre 2006
ad Ovada la “IV Conferenza Nazionale del
Volontariato in Oncologia” organizzata dall’associazione “VELA” e dalla “FAVO” , con il patrocinio dei
Ministeri della Salute e delle Politiche Sociali, Regione
Piemonte, Associazione Italiana di Oncologia Medica
(AIOM), Società Italiana di Psicooncologia (SIPO),
Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (SIMFER), Provincia di Alessandria, Comune di Ovada e
dalla Asl 22.
Appuntamento, questo ad Ovada, che costituisce
ormai, ogni due anni dal 2000, il momento focale dove
ritrovarsi tutti insieme e prendere forza e impulso per
nuovi traguardi a favore dei malati.
E’ stata l’occasione, infatti, per fare il punto sull’alleanza tra operatori sanitari, istituti a carattere scientifico e
volontari, per garantire sempre più l’umanizzazione
delle cure e la migliore qualità della vita a chi vive o ha
vissuto l’esperienza di un tumore.
L’incontro è iniziato con una pre-conferenza a “Villa
Bottaro” che si è trasformata in una assemblea partecipata dove sono stati messi a fuoco i grandi temi e
successivamente approfonditi durante la conferenza
tenuta presso il Teatro Comunale di Ovada.
Il Prof. Francesco De Lorenzo, Presidente della
“FAVO” (Federazione delle Associazioni di
Volontariato in Oncologia) nel suo intervento ha sottolineato l’importanza del progetto di riabilitazione
per i malati oncologici, che è stato elaborato a livello
nazionale con la collaborazione degli Istituti Tumori,
capofila quello di Milano e che prevede la presa in
carico globale del paziente oncologico per seguirlo in
quel processo di restituzione ad un recupero sia fisico
che psichico e funzionale, con obiettivo prioritario il
miglioramento della qualità della vita e il suo reinserimento nella società. Nel 1972 i sopravvissuti al cancro
erano 320 000 - ha affermato De Lorenzo - oggi
sono un milione e mezzo e saranno due milioni nel
2010: si impone impellente la necessità di offrire a
queste persone una vita recuperata in pieno, supportandole nel percorso che devono fare, con appoggi e
cure adeguate.
La “FAVO” sta anche operando per attivare una pro-
nvegni
di PINA CERVINI
grammazione del volontariato oncologico a livello
europeo per giungere ai risultati che sono già concreti negli Stati Uniti come ha messo in evidenza l’oncologa Diane Jeffery, del “National Cancer Institute” di
Washington, responsabile del Survivorship (studio
delle problematiche relative ai sopravvissuti al tumore).
Diane Jeffery ha dichiarato di essere ben lieta di mettere a disposizione della “FAVO” la sua esperienza per
una proficua collaborazione.
L’importanza del volontariato in questo difficile e
complesso settore è stata messa in evidenza dal Dott.
Marco Pierotti, responsabile scientifico del Centro
Tumori di Milano, il quale ne ha riconosciuto il valore
, definendolo una presenza indispensabile ed encomiabile.
Importantissimo si è rivelato anche il tavolo di lavoro
proposto dal Presidente di Farmindustria, Dott.ssa
Ruffilli, che per la prima volta vede la possibilità di confronto tra le industrie farmaceutiche, i rappresentanti
dei malati, dei medici, dei ricercatori scientifici e del
volontariato: un incontro che sarà foriero di una nuova
impostazione delle politiche dei farmaci, di cui tanto si
discute di questi tempi.
Inoltre nelle lucide e coinvolgenti relazioni degli interventi in cui è stato messo in evidenza il mondo del
tumore con tutte le sue sofferte e molteplici problematiche, è emersa l’esigenza di maggiori risorse economiche da destinare alle molteplici problematiche
che pone la malattia.
La conferenza si è conclusa con un intervento in diretta telefonica del Ministro della Salute Livia Turco che
ha avuto espressioni di gratitudine nei confronti dei
volontari, sottolineando la loro capacità di stare insieme, di confrontarsi e dare suggerimenti, mettendo le
competenze di ognuno a disposizione di tutti. Ha precisato inoltre di avere ottenuto in Finanziaria 6 miliardi in più per la salute e pertanto ha promesso che
prediligerà, con particolare attenzione, il campo oncologico.
Il Ministro ha concluso impegnandosi ad un incontro
prossimo con le Associazioni di Volontariato, per mettere a punto progetti riabilitativi comuni.
9
nvegni
di MINA DECARO
Da molti anni l’AMSO è presente con alcune assistenti nel
reparto di Oncologia del Policlinico Militare di Roma
“CELIO”; anche per questo è stata quindi invitata a partecipare ad un interessante Convegno che si è tenuto presso il Centro Alti Studi Difesa - Palazzo Salviati alla Lungara.
La Sanità Militare già da tempo si è attivata non solo in
campo operativo, fronteggiando le emergenze come fa da
sempre, ma anche nel campo della prevenzione e da questo punto di vista occorre ricordare come il tumore della
mammella sia il carcinoma più frequente della donna tanto
da assumere caratteri di malattia sociale.
Si stima che in Italia sopravvengano oltre 30.000 nuovi casi
ogni anno, la maggior parte trai i 50 e i 70 anni d’età, attualmente sono 300.000 le donne in Italia con una diagnosi di
carcinoma mammario. Al costante aumento d’incidenza, si
contrappone, negli ultimi anni, una diminuzione della mortalità, grazie soprattutto ad una migliore informazione delle
donne e ad una cultura della prevenzione che costituisce,
al momento, l’unica arma veramente
efficace a disposizione contro questa
malattia.
Obiettivo del seminario, organizzato
dalla Scuola Italiana di Senologia in
collaborazione con la Direzione
Generale della Sanità Militare, è stato
quello di affrontare non solo gli
aspetti della diagnosi e della cura ma
anche i risvolti psicologici e sociali
legati alla malattia.
Notevole è stata la partecipazione da
parte di specialisti italiani che hanno
portato le loro competenze diagnostiche e terapeutiche. Questi hanno
sottolineato che l’argomento è di
scottante attualità poiché si riscontra
un progressivo abbassamento dell’età
delle pazienti.
Rassicura peraltro sapere che è una
scoperta tutta italiana che la chirurgia
della mammella possa essere conservativa: “curare senza demolire” è il
motto della Scuola Italiana di
Senologia. Questo principio-guida ha
portato alla moderna evoluzione
della chirurgia oncologica che si avvale di tecniche di chirurgia plastica:
nasce così il chirurgo onco-plastico.
La dottoressa Scoccia di Pavia ha proprio descritto la nipple-sparing:
mastectomia con asportazione completa della ghiandola mammaria ma
10
I TUMORI DELLA
MAMMELLA IN
ETÀ GIOVANILE
(problemi clinici, aspetti psico-sociali
e norme legislative)
salvando completamente cute, areola e capezzolo.
E’ stata ribadita, in questa sede, l’importanza della ricostruzione immediata della mammella operata poiché negli ultimi 10 anni si è riscontrato un aumento della neoplasia
mammaria nella fascia d’età che va dai 15 ai 39 anni.
Pertanto, sulla base di un interesse pubblico crescente nei
confronti del problema, la classe medica sta cercando di
individuare uno screening specifico per fare diagnosi precoce anche nelle donne giovani; ma se è noto che nelle
donne giovani il tumore è causato da problematiche genetiche è indispensabile sottolineare come la maggior parte
dei tumori non sia ereditaria , più precisamente “non si
eredita il tumore ma la predisposizione”.
Particolare rilevanza ha poi, per le pazienti di questa fascia
d’età, il problema della gravidanza. Il dottor Sismondi di
Torino ha reso noto che le gravidanze dopo un carcinoma
mammario sono in aumento perché è posticipata l’età
delle gravidanze, aumenta la sopravvivenza delle pazienti e
c’è maggiore attenzione da parte dei
medici nel preservare la possibilità di
una gravidanza al termine delle terapie. Inoltre, lo stesso Sismondi consiglia alle pazienti di evitare di rimanere
incinte quando ancora potrebbero
avere recidive e, per questo, rimandare la gravidanza per almeno un paio
d’anni.
A conclusione della giornata il dottor
Antonio Caramanica si è detto orgoglioso di essere riuscito ad organizzare, nel Servizio di Senologia presso il
Policlinico Militare di Roma, la chirurgia oncologica della mammella in
ONEDAY-SURGERY.
Ha spiegato che il servizio di
Senologia è una struttura multidisciplinare, con tutte le competenze diagnostiche e terapeutiche in un’unica
sede, al fine di evitare ritardi diagnostici ed esecuzione di esami spesso
inutili e costosi ed offrire all’utenza un
processo diagnostico rapido, sicuro
ed un trattamento tempestivo ed
aggiornato allo stato attuale delle
conoscenze scientifiche.
In conclusione, si è avuta la netta sensazione di essere di fronte ad una nicchia di eccellenza della medicina italiana che coniuga, in perfetta sinergia,
il mondo medico con quello militare.
Poesia
amica
di MARIA FIORELLA BELLI
UMBERTO SABA
1883-1957
La poesia di Saba si è sempre mossa in una continua tensione tra
l’aspirazione all’infinito e la tenerezza per le piccole cose finite; tra
la spinta alla libertà e l’accettazione dell’ordine quotidiano.
Un percorso poetico tortuoso, complicato e sempre oscillante tra
la pacata contemplazione di sé e del mondo e tuttavia votato al
dolore di esistere. Saba è stato un cantore, popolare, della sofferenza umana. Del tutto privo del trionfalismo tipico dannunziano
e contro l’assordante “rumore” del futurismo, egli rivendica “l’onestà” della poesia, la fedeltà all’interiorità del verso, la purezza del
canto e soprattutto la pietà per la condizione umana.
Furono queste le ragioni che lo spinsero all’adozione di un linguaggio chiaro ed accessibile a tutti, alla scelta dei temi quotidiani,
alla difesa dell’onestà sentimentale e anche al rifiuto di legarsi a
gruppi letterari o ideologici, scelte che lo posero inevitabilmente
in una sorta di limbo critico.
E’ solo a partire dagli anni 60 che la cosiddetta “ingenuità” di Saba
viene valutata nella giusta luce e la sua figura entra a far parte, a
pieno titolo, dei grandi maestri del 900 italiano.
Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo...
Umberto Saba nasce il 9 marzo 1883 a Trieste, ancora parte
dell’Impero Austro-Ungarico; tuttavia, per le origini paterne, risulta cittadino italiano. Il padre, un conte veneziano, aveva sposato
Felicita Rachele Coen e per lei si era convertito alla religione
ebraica. Ma il matrimonio non è felice: troppo contrasto tra i due.
Il padre “gaio e leggero”, abbandona la moglie ancora prima della
sua nascita; la madre rigorosa e tutta dedita agli affari e alla religione, non ha tempo per il figlio che viene affidato ad una balia,
una contadina slovena Peppa Sabaz, che da poco aveva perduto il
proprio figlio. Questa donna, che lui chiamerà nei suoi versi
“madre di gioia” lo alleva con grande tenerezza, fino a suscitare
nella madre una dolorosa gelosia.
Questa guerra di sentimenti provoca non poche lacerazioni nella
mente del piccolo Berto che si vede strappato dalla cattolica
Peppa, che lo considerava il suo Gesù Bambino, per ritornare
all’ombra grigia e austera della madre.
Conteso tra due madri che, seppure in modo diverso, lo amano
moltissimo, Berto sente acutissima la mancanza della figura paterna; forse inizia proprio qui il suo personale dramma, fatto di malinconia e solitudine e che nel 1926 prende forma di poesia:
Tre poesie alla mia balia
...al seno
approdo di colei che Berto ancora
mi chiama, al primo, all’amoroso seno,
ai verdi paradisi dell’infanzia.
...il bimbo
è un uomo adesso, quasi un vecchio, esperto
di molti beni e molti mali. E’ Umberto
Saba quel bimbo. E va, di pace in cerca,
a conversare con la sua nutrice;
che anch’ella fu di lasciarlo infelice...
...Anche gli piace
a sera accendere il lume, restare
da lei gli piace, fino ch’ella gli dice:
“E’ tardi. Torna da tua moglie Berto”.
La moglie appunto: Carolina Woelfler, che poi sarà sempre e semplicemente la Lina del Canzoniere e di tutta la sua vita. Dal loro
matrimonio nasce Linuccia, un’altra figura femminile destinata ad
affacciarsi spesso nei suoi versi. Lina è sempre accanto al poeta
con amore e devozione, sia durante il furore della guerra che
durante la faticosa ricostruzione dell’attività di famiglia e cioè l’apertura di un negozio di libri e oggetti antichi, nella città di Trieste.
Verso i 35 anni il poeta si avvicina alla psicoanalisi, in seguito ad
una crisi nervosa e affronta una cura con Edoardo Weiss, insigne
allievo di Freud.
Intanto le leggi razziali e il fascismo costringono Saba a lasciare
l’Italia prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Si reca
in Francia, poi torna a Roma dove Ungaretti tenta di proteggerlo
dall’ostracismo riservato alla sua razza mista; quindi si rifugia a
Firenze, dove viene braccato. Sorretto dall’aiuto e dalla complicità di Montale e Carlo Levi, Saba riesce a salvarsi.
Dopo la liberazione fa ritorno definitivamente a Trieste, dove continua a scrivere e a ricevere premi e riconoscimenti. Ma la fama
non lo aiuta a vincere le crescenti crisi di depressioni ulteriormente aggravate dalla malattia della sua Lina. Lina muore nel 1956
e, dopo soli nove mesi, la mattina del 25 agosto 1957, Umberto
la raggiunge. Due anni dopo, per precisa volontà dell’autore, esce
postumo il libro “Epigrafe”, ultima raccolta di versi amari e disincantati: il suo testamento morale. Mi piace concludere con una
poesia, forse tra le più note, che Saba scrisse per Lina:
Donna
Quand’eri
giovinetta pungevi
come una mora di macchia. Anche il piede
t’era un’arma, o selvaggia.
Eri difficile a prendere.
Ancora
giovane, ancora
sei bella. I segni
degli anni, quelli del dolore, legano
l’anime nostre, una ne fanno. E dietro
i capelli nerissimi che avvolgo
alle mie dita, più non temo il piccolo
bianco puntuto orecchio demoniaco.
11
l’intervista a...
l’intervista a...
a cura di MARIA FIORELLA BELLI
LINDA
NARDONE
“Tesoriere” del Consiglio Direttivo A.M.S.O.
D) Anche questa intervista, come le altre fatte fino ad ora, ha lo scopo di fare una “piccola” conoscenza (tuttavia importante) con quelle persone che in qualche modo rappresentano
l’AMSO, ne fanno parte attiva da molti anni e hanno accumulato esperienze nel suo ambito.
L’intervistata di turno è Linda Nardone, che ha deciso di parlare un po’ di sé, della sua vita,
se vorrà, del suo cammino in AMSO, della sua esperienza all’interno del Consiglio Direttivo.
Inizierei subito con la domanda che ho rivolto a tutti gli intervistati: come hai conosciuto
l’AMSO?
Cara Fiorella, ho qui davanti a me l’ultima edizione del tuo “AMSOOggi” e mi sono soffermata a
lungo sulla pagina dedicata alla poesia; mi ha colpito la frase di Tagore : “La gioia di servire”, cioè
in senso lato, di fare qualcosa per gli altri che è , nel mio caso un’esigenza continua.
Mi sono avvicinata all’Amso in un periodo particolare della mia vita lavorativa. Il delicato incarico
che ricoprivo in un’importante società di Ingegneria, mi impegnava moltissimo e si traduceva
anche in continui spostamenti sia in Italia che all’estero.
Ho sempre dato moltissimo in campo lavorativo, pur cercando comunque un equilibrio con i miei
doveri familiari di madre e moglie. Ho aggiunto, con non poco sacrificio, ma con tanto entusiasmo, l’impegno con l’Amso nel lontano 1993, dopo un incontro con una collega. Era venuta a
chiedermi di trasformare il suo rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time, per poter dare
una presenza continuativa come volontaria all’Associazione Amso, alla quale era iscritta da alcuni anni.
La generosità ed il grande altruismo di questa persona, mi hanno coinvolto e portato, prima a
conoscere poi ad amare l’Amso per i suoi obiettivi profondamente nobili ed umanitari.
D) Leader nella vita lavorativa, sei da due
anni, membro del Consiglio Direttivo con la
carica di “Tesoriere”, quindi fai parte di un
gruppo di lavoro con molteplicità di pareri, di
compiti, di mentalità. Sei riuscita ad amalgamarti facilmente o hai avuto qualche difficoltà?
Ho cominciato a conoscere la parte gestionale e
amministrativa dell’Associazione nel 2001, quando
mi è stato offerto l’incarico di revisore nel
“Collegio dei Revisori” dal dott. Faciotti.
Nel 2002/2003 ho voluto portare la contabilità
dell’Associazione da manuale ai sistemi automatizzati e questo è stato possibile anche con l’aiuto
della “Spes”. Nel 2004, il nostro Presidente, Prof.
Riccio, apprezzando il lavoro svolto, mi ha proposto di entrare a far parte del Consiglio Direttivo e
con sorpresa ed emozione, ho raggiunto il secondo punteggio di fiducia, espresso dalle colleghe
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volontarie.
Il nostro Consiglio Direttivo nasce e si compone di volontari generosi, che
offrono la loro disponibilità di tempo e di esperienze, per un buon funzionamento dell’Amso.
In tutti noi del Consiglio, credo, ci sia tanta buona volontà di fare e di
migliorare. Purtroppo le condivisioni non sono sempre facili da raggiungere. Ho tante idee e vorrei fossero realizzate per un più consono e attivo prosieguo dell’Amso nel campo gestionale ed amministrativo. Non mi
sento, al momento di dire altro.
D) Nel corso di questa chiacchierata ho avuto modo di conoscerti un
po’ meglio. Mi pare di intuire una forte personalità, a volte faticosa da
gestire, e, a tratti un riserbo forse un pudore (o è soltanto timidezza?)
che ti fa sembrare distante dagli altri. Per altri versi poi, una dolcezza
molto accattivante, fa di te la splendida volontaria che sei. Ma c’è una domanda che voglio farti e che non era
assolutamente prevista; si è affacciata nella mia mente man mano che ti sentivo parlare, ed è questa: nella società odierna è sempre più dilagante un certo modo di fare “permissivo”, un “lasciar correre” che spesso rasenta il
disinteresse più estremo. Ti chiedo che cos’è il rigore per te Linda?
Fiorella, un po’ mi sorprende questa domanda, ma devo in tutta onestà dire che sei riuscita a vedermi dentro, nel profondo, come sono. Per tornare alla domanda precedente devo dire che nel primo periodo del Consiglio ho sofferto
molto, mi sono chiusa, non riuscivo a trovare un mio spazio, forse per me la sincerità e la lealtà sono valori da mettere al primo posto...
L’Amso è importante per me, credo fermamente nella sua missione e mi sento vicina alle tante volontarie e volontari che si impegnano con entusiasmo e rigore.
“Rigore”, ecco, una parola che ricorre spesso nel mio vocabolario. Rigore per me è “coerenza”, è qualcosa che viene
dal di dentro, non è superficialità o improvvisazione. Il rigore è vivere la vita con rispetto.
D) Della tua esperienza nei reparti di “Otorino”cosa vuoi dire? Se un volontario/a volesse intraprendere questo
tipo di attività, quali sono i consigli e suggerimenti che ti sentiresti di dare loro?
Per quanto mi è possibile, anche con l’impegno in Consiglio, continuo ad essere presente nel reparto “Otorino”. Non
conosco a fondo la realtà degli altri reparti, ma ritengo che “Otorino” sia molto particolare.
I pazienti hanno, il più delle volte, evidenti menomazioni sul volto e non sempre si ha il coraggio di avvicinarli con serenità. Fin dall’inizio il mio contatto è avvenuto in modo molto naturale e tranquillo, non vedo le loro diversità, cerco solo
il loro sguardo e ricevo, forse trasmetto, emozioni molto forti.
Ho portato in tirocinio, nel tempo, numerose assistenti; alcune purtroppo hanno trovato difficoltà nel rapportarsi, altre
invece sono riuscite con spontaneità e naturalezza a creare un clima di vero conforto, indispensabile in questo contesto.
E’ un’esperienza, Fiorella, emozionante e unica.
Comunicare senza parlare e cercare di trasmettere vicinanza e comprensione solo con lo sguardo o una carezza sui
quei volti scomposti che , a volte, riescono anche a sorridere.
Si ricorda che l’AMSO è sempre accanto al paziente in modo del tutto particolare a coloro che, terminata la degenza, tornano a casa.
L’AMSO infatti, continuerà ad assistere moralmente a domicilio quanti lo desiderano.
Per informazioni il nostro numero telefonico/fax è:
06.4181822 - 06.52662107
AMSO
è presente su internet
alla voce Oncologia
al seguente indirizzo
e-mail: [email protected]
www.associazione-amso.it
13
p
Rose
nella storia
per parlare d’ altro...
Le
a cura di GIOVANNI LUCCHETTI
Anche se reperti fossili ritrovati negli Stati Uniti (Colorado ed Oregon), testimoniano l’esistenza della rosa già 40 milioni di anni fa, sembra che il primo ad occuparsi seriamente della sua coltivazione sia stato Sargan I, re dei Sumeri nel VI
millennio a.C.
La rosa fece la gloria dei giardini pensili di Babilonia e quando Ciro conquistò questa città, offrì ai suoi funzionari, come
segno del potere, scettri adornati con rose d’argento.
Un antico detto persiano afferma che se hai due monete la prima deve servirti per comprare il pane, la seconda per una
rosa che servirà al tuo spirito.
Nell’antico Egitto le rose erano consacrate ad Iside e corone di Rosa Richardii, o rosa santa di Abissinia, facevano parte
dei tesori sepolti con i defunti.
I greci, che non dovevano essere dei grandi giardinieri, visto che Teofrasto nel 300 a.C. raccomandava di potare i cespugli di rose con il fuoco, ebbero tuttavia la rosa in grande considerazione sia nella mitologia che nella vita di tutti i giorni.
Lo stesso Teofrasto aveva realizzato una precisa catalogazione delle rose dell’epoca; del resto il più antico affresco raffigurante la rosa, quasi 2000 anni a.C., si trova nel palazzo di Crosso a Creta.
I poeti Saffo e Anacreonte descrivevano la rosa come la regina dei fiori ed Omero descriveva l’Aurora che con “dita di
rosa dipinge di colore il mondo ogni alba”; Omero stesso dice che Afrodite usò olio di rose per preparare il corpo di Ettore
alla sepoltura.
E se dal sangue di Adone ferito, nasce un meraviglioso roseto color porpora, Flora, gelosa, fece nascere sul luogo dove
avevano giaciuto Venere e Apollo, una moltitudine di cespugli di rose per far sì che tutti venissero a conoscenza dell’accaduto e per ricordare il nome dell’isola, Rodi (da rhodon = rosa in greco); del resto il nome di Eros, figlio di Venere non
è altro che l’anagramma di rose.............
Anche i romani ebbero in grande considerazione la rosa; Plinio il vecchio, nella sua Storia Naturale, descrive 12 varietà
di rose, tra le quali una è certamente la Rosa Centifolia, e nei reperti di Pompei ed Ercolano, si riconosce, senza alcun
dubbio, la Rosa Gallica.
Le rose venivano coltivate sia per ornamento, sia per produrre profumi e aromatizzare i cibi ; il vino alle rose era popolare e costoso e si conservano ancor oggi ricevute di pagamento dell’epoca.
Le rose venivano utilizzate per adornare tavoli e case sopratutto in particolari occasioni: narra Svetonio che Nerone abbia
speso, per un solo banchetto, quattro milioni di sesterzi in rose, mentre il pretore Verre veniva accusato da Cicerone di
giacere su cuscini di petali di rose pagati dai contribuenti. L’imperatore Eliogabalo (218 d.C) durante un banchetto fece
cadere dall’alto così tanti petali di rose che alcuni commensali morirono soffocati.
Anche la gente comune utilizzava le rose per adornare le case e venerare gli antenati, sulle tombe dei quali erano usi
portare rose rosse e rose bianche ( da qui la moderna superstizione che ci invita a non mischiare nello stesso vaso rose
rosse e bianche!).
Tra l’11 maggio e il 15 luglio si tenevano le Rosalia o feste delle rose che rientravano nel culto dei morti quale simbolo
di rigenerazione.
Per abbassare il costo delle rose che all’epoca venivano importate dall’Egitto, Roma fece costruire nei sud d’Italia dei grandi vivai con serre riscaldate da tubazioni, nelle quali scorreva acqua calda; venne inoltre realizzato un sistema di forzatura per avere rose fiorite anche in inverno.
Ma veniamo al medioevo, periodo in cui la rosa ebbe un primo momento di difficoltà e fu messa al bando come simbolo di immoralità, lussuria e riti pagani, mentre, nel contempo, nell’Islam più colto i ruscelli dei giardini imperiali veniva-
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no alimentati con acqua di rose. Il famoso poeta persiano Omar Khayyam (XI sec. dC.) si
augurava che ognuno potesse godere di un suo giardino privato fiorito di rose.
Successivamente la rosa si lega al mondo religioso poiché le spine ricordano la
corona di Cristo; nasce il rosario utilizzato nelle preghiere e la rosa diventa il
fiore della Madonna.
I rosari delle Carmelitane erano fatti con petali di rosa impastati e pressati, e
moltissime leggende medioevali contemplano le rose come testimonianza di
un intervento miracoloso della Vergine (Cantigas de Santa Maria del XIII sec.)
In questo periodo la rosa è intesa come simbolo di purezza assoluta (virtù
mariana), di natura profana (personificazione dell’amata) ed esoterica (simbolo di rigenerazione).
Nel rinascimento pittori e poeti celebrano la
rosa: Raffaello ispirandosi alla tradizione romana, nel “Banchetto delle nozze di Psiche” dipinge le Ore e le Grazie che spargono rose sulla
tavola ove banchettano gli dei, ma anche
Botticelli e Tiziano e tanti altri utilizzano la rosa
nella simbologia degli avvenimenti da loro rappresentati, ugualmente i pittori fiamminghi e olandesi.
L’amore per la rosa si diffonde in tutto il mondo: in
Germania si ha il Rosengarten, in Inghilterra scoppia la
guerra delle due rose, così detta dai simboli presenti nelle insegne ( ciascuna delle due famiglie combattenti gli York e i Lancaster avevano una rosa,
rispettivamente rossa e bianca), mentre in
India il Gran Moghul viene raffigurato sul
dorso dell’elefante mentre odora una
rosa.
L’amore per le rose cresce nei secoli;
l’Imperatrice Giuseppina Beauharnais
contribuì in modo determinante alla
diffusione dei roseti in Europa e nel
1814 vantava di possedere tutte le
specie di rosa allora conosciute. Giuseppina fu
forse la scintilla che fece nascere in Europa e successivamente
negli Stati Uniti la passione per la coltivazione delle rose antiche e classiche e la creazione di quelle moderne ed inglesi.
La rosa è sempre stata presente nelle opere di scrittori e poeti: nell’Antico
Testamento, nel Libro della Sapienza, la rosa viene definita il fiore della primavera; dopo i poeti greci e gli scrittori romani, Dante paragona l’amore paradisiaco al centro della rosa, mentre Shakespeare in “Giulietta e Romeo” testualmente dice:
this bud of love ,by
summer’s ripening breath
may prove a beauteos
flower when next we meet
Anche d’Annunzio fece numerose menzioni della rosa
nei suoi scritti e nella vita privata, Oscar Wilde scrisse
“L’usignolo e la rosa”, Pasolini le splendide “Poesie in
forma di rosa” senza dimenticare Prevert, Garcia
Lorca, Eco e tanti altri artisti che hanno celebrato la
rosa nel corso dei secoli.
Ci piace chiudere con la “storia” di San Valentino che
regalò una rosa a due fidanzati che bisticciavano, chiedendo loro di riconciliarsi stringendo insieme il gambo della
rosa e pregando il Signore di mantenere vivo il loro amore per
sempre...
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a cura di ALDO NARDINI
Farmaci scaduti: fanno male
o semplicemente non fanno?
Un ospite sgradito occupa spesso le nostre case: scarafaggi? Topi? Batteri? Venditori porta a porta? Niente di
tutto questo: semplicemente i farmaci scaduti . Una
recente indagine ha rivelato che il 65 per cento dei cittadini degli Stati Uniti ha in casa farmaci scaduti, e - dato più
sorprendente - che più della metà di loro li tiene coscientemente, per utilizzarli.
Ma quali danni possono derivare dall’assunzione di farmaci scaduti? Gli esperti affermano che la risposta dipende dalle modalità di conservazione del farmaco e dalla
sua natura specifica.“Di solito, la cosa peggiore che possa
accadere è che il farmaco perda efficacia col tempo”,
spiega Edward Langston, farmacista e presidente
dell’American Medical Association Board of Trustees. Solo
che certi farmaci, ad esempio l’efinefrina, che viene utilizzata per bloccare gli shock anafilattici,
perdono efficacia più rapidamente
degli altri:“Quando stai avendo una
reazione allergica potenzialmente
fatale l’ultima cosa che vuoi è
scoprire che il tuo farmaco non è
potente come dovrebbe”, chiosa
Michael Negrete, vice presidente della California Pharmacists
Association.
In generale, le date di scadenza sono
più vicine nei farmaci liquidi o iniettabili che in quelli in compresse:“Tutto quello che viene venduto in soluzione
acquosa potenzialmente si degrada più
facilmente”, spiega Todd Cecil, dirigente dell’United States Pharmacopeia
(USP), authority che vigila sulla vendita dei farmaci.
Alcuni farmaci, come l’aspirina, possono
durare anni dopo la data di scadenza (naturalmente se
non sono stati aperti). Un’aspirina scaduta può diventare
più acida e assumere un odore simile all’aceto: questo
può causare problemi allo stomaco. Uno studio della
Food and Drug Administration (FDA) su 122 farmaci di
ogni classe ha certificato che l’88 per cento, 5 anni dopo
la scadenza, è perfettamente integro. Tra i farmaci più
comuni che non rimangono integri a lungo segnaliamo la
penicillina in polvere e l’antimalarico meflochina.
Nonostante questi dati rassicuranti, Bill Bailey, direttore di
una delle catene farmaceutiche più importanti degli Usa,
avverte: “La mia raccomandazione? Se un farmaco è scaduto, è scaduto. Buttatelo via, potrebbe non avere l’effetto che deve avere”.
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A tal proposito è opportuno ricordare che i farmaci non
vanno eliminati come i normali rifiuti. È dovere di ogni cittadino quello di contribuire allo smaltimento dei farmaci
scaduti che, in quanto sostanze chimiche o biologiche,
non devono assolutamente essere disperse nell’ambiente
perché possono essere fonte di inquinamento. Non
vanno neppure buttati nella spazzatura né bruciati poiché
la loro combustione potrebbe sviluppare sostanze pericolose. Vanno piuttosto adibiti allo smaltimento differenziato attraverso gli appositi contenitori posti all’interno o
in prossimità delle farmacie, altrimenti chiedere al servizio per lo smaltimento dei rifiuti del proprio Comune.
Per quanto riguarda invece le modalità ottimali di conservazione dei farmaci, come è opportuno regolarsi?
Dove e come sistemare l’armadietto dei farmaci in casa?
Ecco alcuni consigli utili:
scegliere un luogo inaccessibile ai bambini, ben chiuso (con chiusura a prova di
bambino) ma accessibile agli adulti;
inoltre deve essere facilmente
riconoscibile;
posizionarlo in un luogo fresco
e asciutto, lontano dalla luce,
dall’umidità e da fonti di calore: se lo si vuole sistemare in
bagno o in cucina, è bene controllare che non ci sia troppa
umidità.
Inoltre l’armadietto dei medicinali
va tenuto in ordine: è importante
ricordarsi di controllare regolarmente la
scadenza dei prodotti ed eliminare le confezioni scadute, possibilmente sostituendole con quelle nuove;
può essere utile tenere al suo interno l’elenco dei numeri telefonici di emergenza e delle farmacie di turno;
è consigliabile conservare le medicine nella confezione
originale, insieme al foglietto illustrativo, che può essere
così consultato in caso di necessità: non travasare mai farmaci e altre sostanze potenzialmente pericolose in contenitori diversi da quelli originali;
non lasciare in giro compresse, capsule o altri medicinali,
soprattutto se senza scatola, per evitare pericolosi scambi. È bene ricordare che per un bambino ogni confetto
colorato è una caramella.
Fonte: Springen K. Is it OK to take expired medications?
Newsweek 27/10/2006.
EmozioniEmozioni
di VANDA MARCHESI
Quando pensavi
che non stessi guardando...
La storia di ognuno di noi è la storia del suo “essere amato”, infatti, se ripensiamo ai nostri momenti più
belli, quasi sempre sono momenti in cui ci siamo sentiti amati o abbiamo amato. Fortunati quelli che
hanno avuto una famiglia in cui, proprio perché ci si è sentiti amati, si è imparato fin da piccoli a dare e
a ricevere con semplicità ed a essere autenticamente se stessi. L’autenticità infatti è una caratteristica
che illumina le altre doti della persona.
A questo proposito voglio raccontarvi di un incontro avvenuto nel Day Hospital dove presto servizio.
C’era un giovanotto che quel giorno iniziava la sua chemioterapia ed è facilmente immaginabile quale
fosse il suo stato d’animo: paura e angoscia tenute però sotto controllo da un atteggiamento apparentemente calmo ed un’espressione distaccata. Mi avvicinai a lui dopo che l’infermiere aveva provveduto ad iniziare la somministrazione del primo farmaco, ora doveva solo pazientemente aspettare la fine
della cura di quel giorno (diverse ore): era iniziato quel particolarissimo viaggio pieno di incognite e speranze che solo chi ha passato questa esperienza conosce.
Conversammo a lungo anzi, forse, è più corretto dire che lui parlò a lungo e, alla fine della cura, dopo
aver trattato prima in maniera generale e poi via via sempre più personale di ciò che la diagnosi poi l’intervento ed ora la chemio significavano per lui, ci sentivamo come quegli occasionali compagni di viaggio che, sentendosi in sintonia si scambiano confidenze perché si sentono vicendevolmente capiti ed ora
tra loro , sconosciuti fino a poco prima, c’è una cosa bellissima: gratuità , amicizia e simpatia. Uscendo
dalla stanza, mentre il giovanotto era dalla capo- sala per fissare il successivo appuntamento, mi accorgo
di una bella signora che mi sorride ; mi avvicino e le chiedo se accompagna qualcuno e lei mi risponde
che è la mamma di quel ragazzo con cui parlavo. “Lei non se n’è accorta ma io l’ho guardata tutto il
tempo che ha parlato con mio figlio e lui man mano che parlava con lei cambiava espressione e un po’
alla volta tutta la tensione che aveva accumulato è andata scemando e poi l’ho visto addirittura ridere e
scherzare.Vorrei anch’io aiutarlo a sorridere di più”.
Parlammo delle difficoltà di chi è vicino e deve
dare sostegno pur avendone tanto bisogno lui stesso e di come, secondo me, poteva aiutare se stessa
e il figlio.Tornato il ragazzo, ci abbracciammo e ci salutammo come vecchi amici, mentre ci davamo l’appuntamento per la volta successiva.
Tornata a casa mi tornava alla mente la frase della signora ..”lei non se ne è accorta ma io la guardavo...”
Mi sono ricordata di uno scritto che avevo letto tanti anni prima. L’ho cercato, ritrovato e lo trascrivo
qui di seguito per condividerlo con voi. E’ stato scritto da una donna ormai adulta alla propria madre.
Cara mamma,
quando pensavi che non stessi guardando, hai appeso il mio primo disegno al frigorifero e ho avuto voglia
di continuare a stare a casa nostra per dipingere.
Quando pensavi che non stessi guardando, hai dato da mangiare ad un gatto randagio ed è allora che
ho capito che è bene prendersi cura degli animali.
Quando pensavi che non stessi guardando, hai cucinato apposta per me una torta di compleanno e ho
compreso che le piccole cose possono essere molto speciali.
Quando pensavi che non stessi guardando hai recitato una preghiera e io ho cominciato a credere nell’esistenza di un Dio con cui si può sempre parlare.
Quando pensavi che non stessi guardando, mi hai dato il bacio della buonanotte e ho capito che mi volevi bene.
Quando pensavi che non stessi guardando, ho visto le lacrime scorrere dai tuoi occhi e ho imparato che,
a volte, le cose fanno male ma che piangere fa bene.
Quando pensavi che non stessi guardando, ti sei preoccupata per me e ho avuto voglia di diventare me
stessa.
Quando pensavi che non stessi guardando, io guardavo e ho voluto dirti grazie per tutte quelle cose che
hai fatto, quando pensavi che non stessi guardando.
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29 Settembre 2006
6 Ottobre 2006
Presso il Centro Alti Studi Difesa - Palazzo Salviati
- la Scuola Italiana di Senologia e la Direzione
Generale della Sanità Militare, hanno indetto il
Convegno “I TUMORI DELLA MAMMELLA IN
ETA’ GIOVANILE”. Problemi clinici, aspetti
psico-sociali e norme legislative. L’insorgenza di
un tumore della mammella nelle donne giovani
rappresenta un evenienza che comporta, in ambito clinico, delle implicazioni del tutto particolari.
Obiettivo del Seminario è quello di affrontare non
solo gli aspetti della diagnosi e della cura, ma
anche i risvolti psicologici e sociali legati alla
malattia.
Per l’Amso erano presenti: Edda Compagnon,
Maria Sofia Barbasetti e Mina Decaro che presenta nelle pagine dedicate ai Convegni una interessante e approfondita relazione.
Le volontarie inserite nel progetto “IRENE” sono:
Enrica Marini e Anna Cecchinelli - Amso-
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Presso la sede della Regione Lazio, si è tenuto il
Convegno “STRATEGIE ASSISTENZIALI
INNOVATIVE” esperienze di continuità assistenziale nella Regione Lazio.Tema del Convegno
è stata l’assistenza domiciliare. Il dott. Andrea Pace, neurologo dell’IRE ha esposto il progetto “IRENE” che
sostiene l’attività domiciliare dei pazienti neuro-oncologici, attraverso visite specialistiche, trattamenti riabilitativi, assistenza infermieristica, supporto psicologico e centro ascolto telefonico attivo 24 ore su 24.
L’ospedalizzazione domiciliare specialistica non è ancora riconosciuta come attività di inquadramento ospedaliero e pertanto, al momento, non usufruisce di fondi
per poter attuare i programmi. Si è precisato invece,
come, da un punto di vista economico, una buona assistenza domiciliare riduca notevolmente i periodi di permanenza con un notevole contenimento di spesa. E’
stata auspicata inoltre, una rete di comunicazione tra
ospedale, medico di base, municipio di appartenenza,
servizi sociali e assistenze domiciliari, affinché si attui un
valido programma che abbia come scopo primario
quello di garantire al malato la possibilità di restare a
casa, nel proprio ambito familiare e contemporaneamente non sentirsi abbandonato a se stesso.
13 -14 Ottobre 2006
19 Ottobre 2006
Riunione Mensile degli Assistenti particolarmente ricca di spunti e di interventi. Numerosi gli assistenti intervenuti. Nel corso del pomeriggio Lia
Rodoletti ha parlato dei lavori di ristrutturazione in Casa Amso ormai ultimati; Luisa Crescenzi ha messo in evidenza l’andamento di un nuovo progetto in corso; Margherita Cavallo ha proposto due serate teatrali in favore
dell’Amso; alcuni coordinatori ed assistenti hanno espresso loro perplessità
inerenti il servizio; Pina Cervini ha parlato del suo intervento alla Conferenza
di Ovada e ha ribadito la necessità di seguire con maggior interesse ed impegno tutte le problematiche che interessano la nostra Associazione; Fiorella
Belli ha suggerito alcuni accorgimenti che possano rendere il nostro periodico meno costoso, pur mantenendone l’integrità.
18
La “IV Conferenza Nazionale del
Volontariato in Oncologia” svoltasi a OVADA, ha visto riuniti molti
dei
rappresentanti
delle
600
Associazioni di Volontariato che operano capillarmente sul territorio nazionale a favore dei malati di cancro e
delle loro famiglie. Un grande dibattito
per confrontarsi sui problemi, divulgare le finalità delle Associazioni, mettere
in gioco emozioni e motivazioni, mettere a punto progetti riabilitativi comuni.
Per l’Amso era presente Pina Cervini
che ha puntualmente relazionato per
noi l’interessante Convegno.
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12 e 16 Novembre 2006
Domenica12 Novembre alle ore 18 e giovedì 16 Novembre ore 21, presso il
Teatro “LE SALETTE” Vicolo del Campanile, 14 Roma - la Compagnia Teatrale
“L’imprevisto” ha presentato: “IL PRINCIPE E IL COLIBRÌ”, una rappresentazione teatrale a favore dell’Amso. La regia dello spettacolo è di Attilio Marangon.
28 Novembre 2006
24 Novembre 2006
Un gruppo di persone dell’ENI e
dell’EDS, capitanate da Mauro
Monarchi, Michele De Cunto,
Vincenzo Milo e Pino Genesio,
hanno organizzato una cena sociale a Castel di Guido (Roma), per
incontrare e far incontrare tra loro
le Associazioni di Volontariato, che
in questo anno sono state beneficate dai proventi del “Torneo della
Speranza” in memoria di Luciano
Onofri e Roberta Liberti. Per
l’Amso hanno partecipato Pina
Cervini e Maria Sofia Barbasetti.
6 Dicembre 2006
Si è concluso il 1° anno del
“Corso
Biennale
in
Psicologia Oncologica”
organizzato dall’IRE e dalla
Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, con il patrocinio
della Società Italiana di psicooncologia. Al Corso diretto
dalla dott.ssa Anita Caruso in
collaborazione con la dott.ssa
Antonia Tramontano, partecipano medici, psicologi, psicoterapeuti e counsellor. Per
l’Amso partecipa Adriana
Lucarelli.
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Nella saletta del Reparto di Oncologia Medica B,
è avvenuta la consegna ufficiale di 13 frigobar offerti dalla BANCA di ROMA e di un
grande frigorifero specifico per la conservazione di farmaci, offerto dall’Amso. Tutto
questo è avvenuto grazie all’interessamento della
nostra volontaria Tona De Menna. Per la Banca di
Roma erano presenti il dott. ALDO PROCARIO
(direttore della Funzione Istituzionale della Banca
stessa), il sig. Giovanni CROCE e il sig. Giuseppe
D’ANGELO. Per l’IRE il direttore generale degli
IFO dott. MARINO NONIS e Giovanna CIANFRANO della segreteria di direzione. La consegna
è avvenuta alla presenza del prof. Massimo
LOPEZ, direttore del reparto, di medici e personale infermieristico. Per l’Amso erano presenti il
presidente uscente Antonio RICCIO, il Consiglio
Direttivo, i volontari del reparto e Fiorella Belli in
qualità di Ufficio Stampa. Nel corpo del periodico
troverete la relazione di Tona De Menna.
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14 Dicembre 2006
In occasione delle festività natalizie,
si celebra a “Casa Amso” la Santa
Messa, per gli ospiti e i volontari.
Una bella consuetudine che si rinnova nel tempo e che rappresenta
un momento di raccoglimento e di
preghiera. Il Parroco Don Renzo
Giuliano celebrerà la Messa.
15 Dicembre 2006
Alle ore 13 presso la Chiesa dell’Istituto:
Celebrazione Eucaristica, presieduta da S.E. Mons.
A. BRAMBILLA, Vescovo per la Pastorale Sanitaria.
Tutti sono invitati alla celebrazione.
19
incontri
di ADRIANA LUCARELLI
una famiglia unita
Durante una visita in Reparto incontro un paziente che chiamerò Pietro. Mi fermo nella sua stanza perché è da solo:
pallido, avvilito, impaurito eppure fiero nel suo silenzio dovuto anche a una cannula che gli attraversa la narice e raccoglie
all’esterno in un sacchetto del liquido giallastro. Sta sul letto
seduto con le mani abbandonate e la testa china.
“Sono una volontaria” gli dico e aggiungo a bassa voce “sono
qui per farle un po’ di compagnia.” Silenzio.
Guardo le sue mani dalle dita lunghe e sottili e provo a dirgli:
“Lei ha le mani da pianista”. Mi guarda e con accento meridionale risponde: “Suono la fisarmonica”. Poi aggiunge: “Mi
sono sentito male, mi hanno fatto i raggi e mi veniva da vomitare”. Preoccupata per la cannula che immagino gli dia fastidio in gola gli dico indicandola: “E’ per questo?” E lui lentamente mi dice: “Questo mi ha salvato la vita”. Scopro che
viene da Amantea e che è arrivato in Ospedale il giorno
prima; sa di avere un tumore “nella pancia” e sarà operato il
giorno successivo. Gli chiedo se desidera abbassare il letto
per stare più comodo.“Quando verrà un infermiere”. Propongo di farlo io. “Se crede.” Risponde
con reticenza. Lo adagio più comodamente
e gli accomodo il cuscino dietro la testa.
Mi sembra che stia meglio. “Va meglio
così?” “Sì, grazie”.
“E’qui da solo?” gli chiedo. “No c’è
mia moglie. E anche mio figlio.
Sono fuori (del Reparto). Mi
hanno accompagnato a Roma.
Siamo arrivati ieri.” “Ha parenti
qui?” “Un tempo avevo un cugino carabiniere, poi è morto. Non
conosciamo nessuno. I miei
hanno dovuto cercare un albergo”. ”Anche lei è carabiniere?”
“No, sono macchinista”. ”Dove?”
“Sui treni”. Ricordo quanto ho letto
al mattino sul quotidiano e commento: “Ora le ferrovie sono in perdita”.
Solleva lo sguardo e lentamente mi dice:
“Ci sono tre capi a comandare. Prima c’era lo
Stato e tutto funzionava. Prima i macchinisti erano
due”. “Ora è da solo?” Mi informo. “No, c’è il capotreno”. E
precisa: “I due macchinisti li hanno lasciati nelle lunghe percorrenze. Hanno smesso di sostituire i binari. Pensano che
non si consumano? Si meravigliano quando ci sono gli incidenti! Io sono andato in pensione. Ho lavorato 37 anni. A
Genova, a Paola, a Cosenza”. “Quello del macchinista è un
lavoro affascinante: fa viaggiare, conoscere. Per questo lo ha
scelto?” “L’ho scelto per lavorare. C’era un concorso e mi
hanno preso. Prima c’erano i concorsi.Ti prendevano. Adesso
è difficile. Anche se hai studiato. Ho avuto un collega ingegnere, un altro laureato in matematica. Brave persone. Facevano
i macchinisti come me. Ora studi e non trovi lavoro. Mio figlio
ha voluto studiare...”
Entrano una signora giovane e minuta e un ragazzo alto e
bruno. Li accolgo sorridente e mi presento. Hanno il volto
20
teso, l’espressione disperata. Decido di restare. “Mi diceva
suo marito che venite da Amantea e che qui non conoscete
nessuno”. “Sì, risponde il figlio: ho dovuto cercare un albergo”. La signora aggiunge: “Quanto costano qui a Roma! E’
impossibile restare!” . Gli propongo Casa Amso e mostro il
dépliant che ho con me. “Ma davvero non bisogna pagare?”
chiede lei incredula e allora racconto l’origine della Casa e
spiego che l’accoglienza fa parte del nostro servizio. Pietro
dice: “E’ una cosa buona”. Allora incoraggio il figlio a telefonare per sapere se c’è posto. Il volto della signora diventa meno
teso. Le confido che quando l’ho vista entrare ho pensato che
non fosse la moglie ma una sorella minore di Pietro: “E’ così
giovane!” E lei risponde sorridendo, forse abituata a simili
osservazioni: “Ci passano dieci anni tra me e mio marito. Ci
siamo conosciuti da piccoli”. I suoi occhi ora luccicano di allegria. Le chiedo di raccontarmi la loro storia. Il figlio si è seduto ad ascoltare. Anche Pietro sembra tranquillo.“Avevo tredici anni quando ci siamo innamorati.” L’esordio mi incuriosisce.“Com’è successo? Dove vi siete incontrati la
prima volta?” Lei ora sorride contenta e
decide di continuare il racconto: “Ero
affacciata al balcone di mia zia e l’ho
visto passare. Mi ha guardato e mi
sono innamorata. E’ stato un colpo
di fulmine per tutti e due!”.
L’emozione le vela gli occhi di
lacrime; sorride felice ma ritiene
di doversi scusare: “Sa, sono
contenta perché mi piace
ricordare.” La esorto a continuare: “Ci siamo frequentati
per cinque anni e poi ci siamo
sposati”. “Una fuitina?” Le chiedo. “No”, mi risponde decisa,
quasi contrariata: “Pietro mi ha
rispettata fino all’ultimo. Fin quando siamo entrati in chiesa”. Il figlio
aggiunge: “La fuitina non si fa dalle
nostre parti: è un’usanza di Reggio
Calabria”. Poi continua:“Per me mio marito e
i figli sono tutto; sì, i figli e mio marito! Abbiamo
fatto molti sacrifici, soprattutto all’inizio. Abbiamo fatto a
meno di una casa comoda, di una macchina... però siamo sempre stati uniti. La famiglia unita è un bene importante!” Poi
aggiunge: “Oggi manca il lavoro, ecco perché i figli non si sposano!” E guardando suo figlio mi dice: “Se avesse un lavoro, lo
farei sposare!” Mi rivolgo al figlio: “Quanti anni hai?” “Ventisei.
Stavo per laurearmi ma ho dovuto posticipare la discussione
della tesi quando è successo”. I suoi occhi sono pieni di pianto. “Qui tuo padre è in buone mani: non preoccuparti!” gli
dico e poi aggiungo: “In che cosa ti laurei?” “Scienze della
comunicazione”. “Complimenti! Potrai farcela alla prossima
sessione, entro l’anno accademico!” “Sì.” Risponde e poi, dopo
una pausa, con la sicurezza senz’ombra dei giovani mi dice:
“Ce la farò”. “Ce la farete tutti!” rispondo con gioia e ci salutiamo.
Una storia
a lieto
Tutto è iniziato in un giorno di fine febbraio 2006, quando, nel reparto
di Medicina B (reparto nel quale presto servizio da molto tempo), furono ricoverati per essere sottoposti a terapia, pazienti operati allo stomaco, esofago e gola. Subito mi sono resa conto della loro necessità
effettiva di cibarsi esclusivamente con liquidi freddi e che questa esigenza era unicamente a carico delle famiglie che, come spesso succede all’IRE, abitavano lontano, cioè in altre province e regioni.
Esposi il problema, che mi sembrava veramente impellente, al primario
del reparto, prof. Massimo Lopez, il quale mi espresse il suo desiderio,
per i pazienti tutti, ma di questi in particolare, di voler dotare le stanze
di degenza, di piccoli frigoriferi (frigobar), ma che le finanze del reparto
purtroppo non lo permettevano. Aggiunse inoltre che, nonostante le
ripetute richieste alla Direzione Centrale, non riusciva neppure ad ottenere un frigorifero specifico e abbastanza capiente che contenesse farmaci chemioterapici ad alta deperibilità; per il momento questi erano
tenuti in un frigo normale.
Con l’autorizzazione scritta dallo stesso prof. Lopez, chiesi aiuto al
Consiglio Direttivo della nostra Associazione che, pur declinando l’invito per l’acquisto dei 13 piccoli frigobar, di buon grado e con generosità si rese disponibile per l’acquisto del grande frigo a temperatura controllata per i farmaci. A questo punto, con l’aiuto di familiari e amici,
sono riuscita a far approdare la mia richiesta alla Direzione Generale
della Banca di Roma, che nella persona del dott. Aldo Procario (direttore della Funzione Istituzionale della banca stessa), dimostrando una
disponibilità e sensibilità non comuni, ha fatti sì che la nostra richiesta
divenisse realtà.
Così, alla fine di giugno 2006 tutte le 13 stanze di degenza del reparto
di Oncologia Medica B, sono dotate di piccoli ma utilissimi frigobar, con
piena soddisfazione ed apprezzamento dei pazienti in particolar modo,
del prof. Lopez e del personale addetto al reparto.
fine
di TONA DE MENNA
Martedì 28 novembre, nella saletta del reparto di Oncologia Medica B
c’è stata la consegna ufficiale delle suddette donazioni al prof. Lopez. Al
piacevole incontro erano presenti i rappresentanti della Banca di Roma:
il dott. Aldo Procario, il sig. Giovanni Croce e il sig. Giuseppe D’Angelo;
in rappresentanza dell’IRE il dott. Marino NONIS (direttore generale
degli IFO) e la sig.ra Giovanna Cianfrano segretaria di Direzione. Il dott.
NONIS con un sintetico ma significativo discorso ha ringraziato la
nostra Associazione lodandone l’impegno ed il lavoro svolto con i
pazienti, ribadendo inoltre come la solidarietà sia un bene supremo a
cui tutti dobbiamo tendere. In rappresentanza dell’AMSO il Consiglio
Direttivo, il Prof. Antonio Riccio, il Segretario Generale Maria Sofia
Barbasetti, i volontari del reparto e Fiorella Belli come addetto Ufficio
Stampa.
21
Roma
Angoli di
di FRANCESCO AVALLONE
ARA PACIS
(seconda parte)
Alla carenza di tempo per il posizionamento e la riedificazione
dell’altare si aggiunse quella del denaro necessario alla ricostruzione delle parti mancanti; per questo materiali pregiati come
marmo, travertino e porfido vennero sostituiti con cemento da
eliminare in successivi lavori di ricostruzione. In tale contesto
nacque la Teca Morpurgo, dal nome dell’architetto cui era stata
affidata la sistemazione dell’intero complesso: una struttura in
cristallo, al cui interno fu collocata l’Ara Pacis.
Le polemiche, favorite anche dall’architettura metafisica della
piazza (Piazza Augusto Imperatore), iniziate prima dell’inaugurazione, continuarono anche durante la guerra. Per inciso i cristalli, trasportati a scopo precauzionale nei magazzini della
ditta fornitrice, furono distrutti durante il bombardamento di
San Lorenzo. Nel 1970 i cristalli furono riposizionati e venne
abbandonata l’idea di collocare altrove il monumento.
Dopo sessant’anni l’Augusteo era diventato quasi uno sconosciuto per i romani: poco visibile da Via del Corso, un’immagine
veloce e indistinta per le migliaia di automobilisti che ogni giorno percorrono il Lungotevere. Nel 1996 l’Amministrazione
capitolina affidò all’architetto Richard Meier l’incarico di progettare una nuova sistemazione per l’Ara Pacis. Nel 1997
venne presentato il progetto preliminare, divenuto esecutivo
nel 2000. Di nuovo si riaccesero le polemiche, nonostante nel
2003 siano state accolte le richieste di modifica avanzate dalla
Sovrintendenza Archeologica del Comune di Roma. I lavori,
che prevedono il recupero dell’intera area, Mausoleo compreso, sono ancora in corso.
Per quanto riguarda l’Ara Pacis anche la nuova sistemazione è
stata, ed è, oggetto di critiche violente, a mio modesto avviso
inevitabili in quanto decontestualizzata dall’impianto originario
(già visto nella prima parte, naturalmente non riproducibile) e
pertanto non in grado di evocare le suggestioni iniziali e che
cercheremo di riscoprire, almeno in parte.
La struttura si presenta come un parallelepipedo a base rettangolare; al suo interno è posto l’altare sacrificale, con due
porte diametralmente opposte: una, principale, di entrata, l’altra di uscita. Alla prima si arriva tramite una scalinata di dieci
gradini; di qui per arrivare all’altare ci sono altre due scale di
quattro gradini ciascuna, la seconda più stretta della prima. Al
termine dei gradini più stretti c’è l’altare sacrificale, mentre nel
retro ci sono altri quattro gradini per scendere fino alla porta
di uscita. Nella successione del salire e dello scendere osser-
22
viamo le “sequenze” numeriche: il quattro rappresenta la natura manifestata nelle sue componenti (quattro punti cardinali
con le corrispondenti quattro regioni dello spazio, quattro elementi costituenti la realtà fisica) e le fasi in cui si divide ogni ciclo
vitale (le età della vita umana, le stagioni nel ciclo annuale, le fasi
lunari nel ciclo mensile). La sua rappresentazione geometrica
oltre al quadrato è anche la croce. Se questa viene fatta ruotare attorno al centro (il punto di incontro dei due assi) si ha una
circonferenza, il cui numero rappresentativo è il dieci, simbolo
della manifestazione universale nel suo completo svolgimento.
Per i Pitagorici questa era la “circolatura del quadrato”.
Interessante è anche l’orientazione delle “porte”: ovest (quella
d’entrata) - est, analoga a quella del tempio di Apollo a Delo,
l’isola dove nacque il dio cui era associato anche il percorso
del sole. Come abbiamo già visto, l’Ara Pacis, il giorno dell’equinozio d’autunno era raggiunta dall’ombra dell’obelisco
dell’Horologium. Questa fase del percorso solare al tempo di
Augusto, per effetto della precessione degli equinozi, avveniva
nel segno della Bilancia. In altri termini la linea degli equinozi
(ovest, est) avveniva sull’asse Bilancia - Ariete. In questi segni
già Tolomeo “domiciliava” rispettivamente Afrodite e Ares, dalla
cui relazione adulterina era nata Armonia, cioè “colei che riunisce”. Superati i dieci scalini si entra in un “recinto” che poggia
su un basamento interamente ricostruito in pregiato marmo
di Carrara, da cui, attraverso dodici fessure, collegate con
altrettanti canaletti, usciva il sangue delle vittime sacrificate
misto all’acqua utilizzata per lavare l’altare. La decorazione
interna delle pareti sembra essere una citazione di antichi luoghi rituali: i “templa minora” della tradizione romana. I bassorilievi della parte inferiore richiamano le antiche recinzioni fatte
in pali di legno, al cui interno si celebravano i riti; quelli della
parte superiore, costituiti da ghirlande fissate con bende sacre,
e teschi di animali evocano gli ornamenti della palizzata stessa,
mentre l’alternanza di festoni (spighe, frutta e vegetazione) e
dei bucrani richiama l’alternanza della vita e della morte. I due
registri decorativi sono separati, lungo tutto il perimetro, da un
motivo orizzontale di palmetta; la palma infatti è spesso associata a riti di trionfo assieme all’ulivo, la pianta cui Leto si
aggrappò a Delo durante il parto di Artemide e di Apollo.
Legenda:
* Precessione degli equinozi: moto rotazionale dell’asse terrestre che
si compie in circa ventiquattromila anni. Pertanto circa ogni 2000
anni l’asse terrestre si sposta di 30°, cioè di un segno zodiacale.
* Bucranio: motivo ornamentale raffigurante una testa di bue adorna di nastri e festoni
59º
per Volontari
Corso di
Formazione
CENTRO CONGRESSI “R. BASTIANELLI” - VIA E. CHIANESI, 53 - ROMA
Programma
Inizio corso
lunedì 6 Novembre 2006
in Via della Messi d’Oro,156
Introduzione al Corso
Prof. A. Riccio
Presentazione del Consiglio
Direttivo AMSO • Prof. A. Riccio
Presentazione del Corso
Sig.ra M.G. Casentini
Etica e Metodo AMSO
Sig.ra M.S. Barbasetti
Mercoledì 8 Novembre 2006
I Servizi AMSO: Ospedale
Banco Accoglienza
Radioterapia • Accettazione
Ricoveri • Ematologia
Sig.ra M.S. Barbasetti
Sig.F. Avallone • Sig.ra L.Ricci
Sig.ra A.P. Melis
Lunedì 13 Novembre 2006
Psicologia del malato oncologico
Dott.ssa Patrizia Pugliese
Mercoledì 15 Novembre 2006
I Servizi AMSO:
Oncologia medica
Day Hospital • Chirurgie
Sig.ra T. De Menna • Sig.ra V. Marchesi
Sig.ra M. Cavallo • Sig. S. Cassia
Lunedì 20 Novembre 2006
Tumore del Polmone
Dott. Sandro Carlini
Sig.ra C. Mencaroni
Mercoledì 22 Novembre 2006
Tumore della Mammella
Dott.Alfredo Callopoli
Sig.ra A. Lucarelli
Lunedì 27 Novembre 2006
Tumori apparato digerente
Dott. Franco Graziano
Sig.ra Tosca Frison
Mercoledì 29 Novembre 2006
Resezione epatica e trapianti
di fegato
Dott. Giovanni Vennarecci
Mercoledì 24 Gennaio 2007
Chemioterapia e Ormonoterapia
Dott.ssa Irene Venturo
Sig.ra C. Santaiti
Lunedì 4 Dicembre 2006
Tumore della laringe
Dott. Paolo Ruscito • Sig.ra P. Santini
Martedì 30 Gennaio 2007
Tumore Tiroide
Prof. M. Luisa Appetecchia
Mercoledì 6 Dicembre 2006
Tumori urologici
Dott. Piero De Carli • Sig. G. Pugliese
Lunedì 11 Dicembre 2006
Generalità dei Tumori
Dott. Paolo Carlini
Mercoledì 13 Dicembre 2006
Endoscopia Digestiva
Prof. Giovanni Viceconte
Giovedì 1 Febbraio 2007
Tumori della Pelle
Diritti e Doveri in una
organizzazione di volontariato
Dott.ssa Caterina Catricalà
Sig.ra P. Cervini
Martedì 6 Febbraio 2007
Chirurgia Plastica
Dott. Antonio Varanese
Lunedì 18 Dicembre 2006
Depressione e Cancro
Dott.Tonino Cantelmi
Mercoledì 7 Febbraio 2007
Radioterapia
Dott. Fabrizio Ambesi Impiombato
Sig.ra R. Scognamiglio
Mercoledì 20 Dicembre 2006
Incontro tra volontari “anziani”
e “aspiranti” volontari
e piccolo rinfresco d’auguri
per le prossime feste
BUON NATALE
Lunedì 12 Febbraio 2007
“Periodico AMSO OGGI”
“Statuto e Regolamento AMSO”
“Casa Accoglienza”
Sig.ra F. Belli • Sig.ra P. Cervini
Sig.ra L. Rodoletti
Lunedì 8 Gennaio 2007
Tumori Encefalici
Prof. Emanuele Occhipinti
Dott. A. Pompili • Sig.ra M. Berardi
Mercoledì 14 Febbraio 2007
Assistenza domiciliare
Dott. A. Pace • Sig.ra A. Cicchinelli
Mercoledì 10 Gennaio 2007
Riabilitazione del malato
oncologico
Dott. Alberto Pietrangeli
Lunedì 15 Gennaio 2007
Diagnostica per immagini
Dott. Salvatore Giunta
Sig.ra M. Decaro
Mercoledì 17 Gennaio 2007
Tumori ematologici
“Volontariato Oggi”
Prof.ssa M.G. Petti • Sig.ra P. Cervini
Lunedì 22 Gennaio 2007
Ginecologia
Dott. Enrico Vizza • Sig.ra G. Giuliani
Lunedì 19 Febbraio 2007
La relazione d’aiuto
Dott.ssa A.Tramontana
Mercoledì 21 Febbraio 2007
Terapia del dolore
Dott.Walter Tirelli
Lunedì 26 Febbraio 2007
Rapporti con il personale
ospedaliero
Capo Infermiera Laura Iacorossi
Mercoledì 28 Febbraio 2007
“Chiusura del Corso “teorico”
Consegna degli attestati di frequenza
e piccolo rinfresco nella nostra Sede
di Via delle Messi d’Oro, 156
“Le lezioni si terranno presso il Centro Congressi “Raffaele Bastianelli” - Istituti Fisioterapici Ospitalieri
Via E. Chianesi, 53 dalle ore 17 alle ore 19 (mezzo di trasporto metro B - Eur Fermi - e navetta bus 700)
Eventuali cambiamenti di programma saranno tempestivamente comunicati durante il corso.
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CASA
AMSO
ASSOCIAZIONE
PER L’ASSISTENZA
MORALE E SOCIALE
NEGLI ISTITUTI
ONCOLOGICI
casa
amso
Via libera all’informazione
Non esitare
Il tumore non deve passare
La linea è a
disposizione
di tutti
È un servizio dei volontari
AMSO in collaborazione con
i Medici dell’Istituto “Regina
Elena per lo studio e la cura
dei tumori” di Roma
Orario: ore 9.00-12.00
dal lunedì al venerdì
aiutateci
ad
essere
tanti,
per
aiutare
tutti.
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