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n. 56 settembre- dicembre 2006
Registrato presso il Tribunale di Roma n. 381/87 del 24-06-1987 - Anno XVI - 3° Quadrimestre Settembre - Dicembre 2006 - n° 56 Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. in L. 27/02/2004 n° 46 art. 1 Comma 2, DCB - ROMA Quadrimestrale dell’Associazione per l’Assistenza Morale e Sociale negli Istituti Oncologici Settembre - Dicembre 2006 Retro di Copertina Sommario Sommario 2 Retro di Copertina SALUTO DI COMMIATO DEL PROFESSOR ANTONIO RICCIO ALLA PRESIDENZA AMSO 3-4 Stampa 5 Comunicato Auguri del Segretario AMSO 6 i libri 7 Raccontare Un altro giro di giostra 8 Cambiare le cose Conferenza Nazionale del 9 IVVolontariato in Oncologia 10 amica Poesia 11 a... 12-13 l’intervista LINDA NARDONE parlare d’altro... 14-15 per Le rose nella storia sul web 16 navigando Farmaci scaduti 17 Emozioni 18-19 Diario Amso 20 incontri Una storia 21 a lieto fine LA TC SPIRALE A BASSA DOSE NELLO SCREENING DEL TUMORE AL POLMONE I TUMORI DELLA MAMMELLA IN ETÀ GIOVANILE 22 Angoli di Roma ARA PACIS Corso di formazione 23 59º per volontari AMSO ANTONELLO DA MESSINA “La Vergine Annunciata o l’Annunciata” (1476 - 1477) Palermo Galleria Regionale della Sicilia, palazzo Abatellis ANTONELLO DA MESSINA D a dove nasce quel magico senso di stupore che immancabilmente ci prende di fronte ad un quadro di Antonello da Messina? Una delle risposte potrebbe essere che, di fronte a questa Annunciata si ha l’impressione di essere di fronte ad una persona “viva”. Questa sorta di magia, l’avevano notata già i primi estimatori del pittore che dissero di lui: “Pittore egregio, rendeva vive le immagini delle cose...” In effetti, pochi altri pittori avrebbero avuto, anche in futuro, tale capacità. Alcuni critici hanno dato una spiegazione al fenomeno su base materiale: e cioè grazie all’adozione di una tecnica pittorica ad olio propria dei fiamminghi, per cui Antonello riuscì a far sprigionare dal colore una potenza plastica ancora sconosciuta. Ed ecco che, i volti, sbalzati dallo sfondo, ci appaiono in una luce davvero nuova. Magico è il movimento quasi impercettibile della mano di Maria, un gesto minimo, domestico, direi quasi familiare, come nella vita di tutti i giorni. Nel quadro Maria è una giovanissima ragazza con gli occhi bassi quasi non volesse guardare chi le sta davanti: l’Arcangelo Gabriele, che le annuncia, la sua prossima maternità. Con una mano Maria trattiene il velo azzurro ed il gesto è pieno di pudore; l’altra mano, aperta e sospesa sembra voler trattenere, quasi un voler dire “aspetta... non sono ancora pronta...” In questo gesto calmo, ma deciso, sembra sospeso il futuro dell’umanità. Quanta solennità nel rappresentare quel semplice gesto! I contemporanei dicevano che, nei ritratti di Antonello “c’era l’anima”, c’era la rivelazione di una vita più intensa della nostra. Può essere. Certo è che, guardando da vicino “l’Annunciata” viene il sospetto di averla perduta, l’anima. Un noto verseggiatore del tempo, tale Boschini, descrisse in dialetto veneto e con versi quasi stupiti il celebre dipinto: “Diria che d’Antonello da Messina che una madona con un libro avanti che de stò mondo i studi tuti quanti nò ghà certo una cosa cusì fina” MFB Amso Oggi (quadrimestrale) Registrato presso il Tribunale di Roma n° 381/87 del 24-6-1987 Direzione AMSO Via delle Messi d’Oro, 156 00158 Roma Tel. 06.52662107 Tel./fax 06.4181822 E-mail: [email protected] Sito Internet: www.associazione-amso.it SALUTO DI COMMIATO DEL PROFESSOR ANTONIO RICCIO DALLA PRESIDENZA AMSO Cambio di guardia all ’Amso! Dopo 10 anni di Presidenza il prof. Antonio Riccio lascia l’incarico. Nel ringraziarlo vivamente per l’attività svolta e per le conquiste che l’Amso ha conseguito sotto la sua guida, mi faccio portavoce, anche a nome di tutti i Volontari, per esternargli la nostra gratitudine per aver onorato la nostra Associazione accettandone la guida. Mi è gradito proporre qui di seguito, il suo affettuoso saluto, già formulato in occasione della 57° Assemblea 2005. Auguri Professore! Direttore responsabile Maria Fiorella Belli E-mail: [email protected] Hanno collaborato: Prof. Antonio Riccio Dott. Tonino Cantelmi Linda Nardone Giovanni Lucchetti Francesco Avallone Mina Decaro Aldo Nardini Pina Cervini Adriana Lucarelli Vanda Marchesi Lorella Salce (Ufficio Stampa IFO) Maria Fiorella Belli Tona De Menna In redazione: Aldo Nardini Stampa Tipografia Bonanni Viale XXV Aprile, 75 Colleferro (Rm) Tel./fax 06.97304456 Impaginazione grafica Tipografia Bonanni In copertina: Antonello da Messina Il direttore Cari amici dell’Amso, già nell’Assemblea del 2005, nel sollecitarvi a vivere più intensamente la vita associativa, invitai i più giovani a proporsi per assicurare un progressivo ricambio nel Consiglio Direttivo e a ringiovanirne la stessa presidenza. Una delle volontarie presenti, giustamente, mi chiese perché, dopo questo mio invito, fossi stato riconfermato poco prima per quattro anni, alla presidenza. Risposi che l’elezione era obbligata a rispettare quanto dettato dallo Statuto, ma che nulla mi avrebbe impedito di dimettermi dopo un anno, un mese o un giorno. Vi comunico adesso che, in linea con quanto dichiarato allora, sono dimissionario, essendo maturate a mio giudizio, delle condizioni nuove, sia all’Ospedale che nell’Amso. Questo “nuovo” è dovuto sia alla nomina dei responsabili di ruolo nella dirigenza dell’Ente nelle persone del Direttore generale Prof. Marino Nonis e del Direttore sanitario aziendale Dott.ssa Marina Allocca, sia nella disponibilità di uno dei primari più prestigiosi del Regina Elena, ad assumere la carica di Presidente dell’Amso: parlo precisamente del Prof. Eugenio SANTORO. Ho personalmente proposto il Prof. Santoro dopo aver illustrato al Consiglio Direttivo la necessità che la presidenza dell’Amso fosse affidata a persona interna all’Istituto, autorevole per competenza clinica, con solide relazioni politiche e istituzionali, di note ed apprezzate capacità organizzative sia in campo regionale che nazionale. Il Prof. Santoro ha accettato con entusiasmo la proposta ed ha solo chiesto di rimandare di qualche mese il suo insediamento, invitandomi nel frattempo, a mantenere la presidenza. Nel fare un excursus nella mia decennale permanenza in Amso, constato che ho dato ma anche ricevuto molto da essa. Infatti fino a che il mio rapporto con il paziente è stato di medico curante, ho sempre evitato di farmi coinvolgere in problemi che non fossero quelli legati alla patologia; ho sempre curato la malattia ma non il malato, nel quale vedevo solo il tumore cerebrale o spinale, tumore benigno o maligno. L’Amso mi ha insegnato che nel malato vanno curati non solo il tumore ma anche, in taluni casi soprattutto, i problemi psicologici, quelli familiari e quelli economici: ed è qui che il ruolo del volontario è prezioso e insostituibile. Permettetemi però di affermare che anch’io ho dato qualcosa all’Amso. Ho revisionato lo Statuto che, vecchio di trent’anni, era a giudizio mio e del Consiglio Direttivo di allora, anacronistico e superato. Ho rivolto poi la mia attenzione alla sede sociale di Via Ruspoli, dove disponevamo di una sola stanza che pure ci comportava un costo rilevante; successivamente, grazie ai buoni rapporti che avevo con l’allora Commissario 3 Straordinario degli IFO, dott. Colaiacomo e con il responsabile dell’Ufficio Tecnico Arch. Carbonaro, ottenemmo l’attuale sede di Via delle Messi d’Oro che dispone di sei stanze ed una spaziosa sala riunioni. Ciò senza alcun costo per l’associazione. Pian piano che la mia conoscenza dell’Amso aumentava, rilevai che la documentazione iconografica che ne documentava l’attività era limitata solo ad alcune foto ed al Bollettino di informazione. Ho deciso allora di aggiornare un vecchio invito di quando ero in attività primariale al Regina Elena, a documentare in un filmato alcuni degli interventi chirurgici che ritenessi particolarmente impegnativi e istruttivi anche a fini didattici e congressuali, chiedendo e ottenendo che venisse registrata, in un filmato, parte della vita quotidiana dell’Amso. E’ stato possibile realizzare ciò grazie alla persistente disponibilità del promotore dell’invito, che mi onora della sua amicizia, dott. Rosario Castaldi, dirigente della S.B.P., azienda leader in campo nazionale di registrazioni di programmi cinematografici e televisivi. E’ nata così la videocassetta, rigorosamente professionale, senza alcun costo per l’associazione, con registrazione dell’attività di essa, sia in alcuni settori dell’ospedale, sia nella sede di Via delle Messi D’Oro, sia nella Casa di Accoglienza di Via Gaeta. Questo video che ha goduto della testimonianza di Licia Colò e Piero Angela, successivamente è stata presentato da Pippo Baudo, alla presenza degli stessi testimoni, in una riunione mondano-culturale tenuta a Palazzo Barberini nel Maggio del 2000. Il successo della manifestazione indusse uno dei presenti, dott. Marco Di Stefano, a promuovere una serata di beneficenza a favore dell’Amso nel cortile della Basilica di S. Alessio. Infatti il 17 luglio2000 la compagnia teatrale di Marcello Amici rappresentò l’opera “Il giuoco delle parti” di Luigi Pirandello e la banda musicale dell’Aeronautica di Pratica di Mare allietò i presenti suonando pezzi di musica classica e popolare. In questa occasione i presenti offrirono un consistente contributo con il quale venne acquistata una Panda regalata dall’Amso all’Istituto Regina Elena per l’assistenza domiciliare. Queste iniziative da me promosse hanno sempre trovato sostegno nei Consigli Direttivi e sono servite anche da stimolo a continuare su questa via. Il Consiglio Direttivo è stato inoltre promotore di un’altra manifestazione a Palazzo Barberini nell’aprile 2003 con il Convegno “La Cura, la Solidarietà, la Speranza” che ha visto come moderatore il prof. Michele Mirabella e quali relatori il prof. Francesco Cognetti, direttore scientifico del Regina Elena, la dott.ssa Ada Sacchi, direttore del dipartimento di Oncologia sperimentale IRE, la dott.ssa Patrizia Pugliese, responsabile del Dipartimento di Psicologia Regina Elena, la dott.ssa Raffaella Milano, assessore politiche sociali Comune di Roma, S.E. Mons. Armando Brambilla, Vescovo ausiliare della Diocesi di Roma, Maria Sofia Barbasetti, segretario generale Amso, ed infine il Prof. Antonio Riccio, presidente Amso. A conclusione della mia esperienza Amso, avevo avuto sempre in programma di pubblicare le “Lezioni di Oncologia”, date ai nostri aspiranti volontari nei corsi di formazione da Docenti dell’Istituto. Soltanto nel 2005, grazie all’impegno e all’interessamento di un nostro volontario, a cui va il maggior merito, è venuto alla luce, senza alcun costo per l’Amso, un piccolo volume in dignitosa veste editoriale che raccoglie le lezioni dell’ultimo corso di formazione. Esso fornisce una serie di informazioni sulla malattia oncologica che io reputo istruttive, non solo per gli allievi volontari, ma anche per i medici. Devo inoltre far notare che molte cose sono cambiate , in positivo, in questi ultimi anni anche nei rapporti con la struttura che ci ospita: adesso sono addirittura i responsabili dell’Istituto a sollecitare la nostra presenza nei principa- 4 li snodi funzionali dell’Ospedale, oltre che nei reparti; siamo per esempio passati dall’unico banco di accoglienza presente nell’atrio, a quelli oggi funzionanti in Radioterapia, in Diagnostica per immagini, in Senologia, in Accettazione Ricoveri, in Ematologia, negli Ambulatori generali e nel Laboratorio di Analisi. Dobbiamo dare atto ad una nostra volontaria, già in precedenza coordinatrice ospedaliera, del merito di aver dimostrato ai dirigenti dell’Ente che il nostro modello di accoglienza, basato sull’educazione, sulla gentilezza e soprattutto sul rispetto della “ persona” è la miglior immagine che un Ente può fornire ai cittadini. Lascio comunque nella certezza che l’Amso, sotto la guida del prof. Santoro, affermerà sempre di più il suo ruolo di associazione di volontariato leader nell’assistenza al paziente oncologico. Il mio pensiero vola grato e riconoscente a tutti i volontari. Di alcuni di essi, poi, sia tra quelli che lavorano a contatto con i pazienti, sia tra quelli che prestano la loro opera nel Consiglio Direttivo e nella Casa di Accoglienza, porterò con me il ricordo e l’ammirazione per la generosità, l’abnegazione, il sacrificio personale con cui hanno assolto ai loro compiti. Non ho fatto, per ovvi motivi di opportunità, nomi tra coloro che sono ancora in servizio. Permettetemi però, di ricordare tra coloro che hanno lasciato l’Amso, le sig.re Campitelli, Pizzarello, Rogai e Scafè il cui lavoro ha fatto da concime per un sempre maggior sviluppo delle piante della solidarietà, della fratellanza e della generosità. Prof. Antonio Riccio L’Amso mi ha insegnato che nel malato vanno curati non solo il tumore ma anche, in taluni casi soprattutto, i problemi psicologici, quelli familiari e quelli economici: ed è qui che il ruolo del volontario è prezioso e insostituibile. C S omunicato tampa INSEDIATO IL NUOVO CONSIGLIO SUPERIORE DI SANITÀ: MUTI E SANTORO I VICE PRESIDENTI LA DICHIARAZIONE DI MARINO NONIS, DIRETTORE GENERALE IFO Roma, 23 novembre 2006 - Si è oggi insediato il nuovo Consiglio Superiore di Sanità, alla presenza del Ministro della Salute Livia Turco. La prof.ssa Paola Muti, Direttore di Epidemiologia IRE e il Prof. Eugenio Santoro, Direttore della Chirurgia Oncologica IRE, entrambi degli Istituti Fisioterapici Ospitalieri, sono stati nominati Vice Presidenti del Consiglio. Il Dott. Marino Nonis, Direttore Generale degli Istituti Fisioterapici Ospitalieri appena ricevuta la notizia ha dichiarato: “Aggiungiamo eccezionalità ad eccezionalità, avendo per la prima volta nella storia del Consiglio Superiore di Sanità, per quanto mi risulta, due vice presidenti che appartengono al medesimo istituto. Ne sono felice e assolutamente orgoglioso e ringrazio il Ministro per queste nomine. Ribadisco quanto già scritto al Ministro, dopo aver appreso che ben tre medici degli IFO erano stati nominati componenti del Consiglio, il terzo infatti è il Prof. Mauro Picardo dell’Istituto Dermatologico San Gallicano, e cioè che, stante l’indiscusso valore delle persone questa scelta costituisce un riconoscimento alla struttura di appartenenza e ritengo di poterla considerare come un autorevole incoraggiamento per lo sviluppo del nostro IRCCS, che ho l’onore di dirigere da giugno scorso. Queste nomine ci confermano l’impegno e la responsabilità che i nostri Istituti hanno, quali laboratorio di innovazione e trasferimento dei risultati della ricerca biomedica a tutto il Servizio Sanitario Nazionale.” Ufficio Stampa IFO Lorella Salce 06 52662753 339 2511133 Siamo a Natale 2006: il 38° Natale dell’AMSO. Alla fine di un altro anno vissuto con l’Associazione, sempre più mi si affollano pensieri lieti e gravi sui quali, in genere, non c’è possibilità di soffermarsi dato lo scorrere rapido, direi vorticoso, della vita. Desidero innanzitutto ringraziare il Professore Antonio Riccio, nostro caro Presidente, che lascia l’incarico per sua volontà. Per ben otto anni ha condotto l’Associazione, le ha permesso di crescere e di raggiungere nuove mete, supportando e sopportando le individualità dei singoli Assistenti Volontari. La Convenzione stipulata tra gli Istituti Fisioterapici Ospitalieri - Roma e l’AMSO è una delle tante importanti iniziative raggiunte. Altro ringraziamento ed augurio è ora per il Professore Eugenio Santoro che ha accettato di buon grado l’impegno della Presidenza dell’Associazione che verrà assunta definitivamente dal 1° gennaio 2007. Sicuramente il nuovo Presidente consentirà all’Associazione di essere sempre più viva e attiva in molte iniziative di solidarietà. La forza e lo slancio generoso dei Volontari, che sono il corpo e l’anima dell’AMSO, saranno il suo più valido aiuto e il supporto delle decisioni nella guida dell’Associazione. Per i Volontari vorrei ricordare che è dal cuore che scaturisce lo spirito di gratuità, è dal cuore che nascono le motivazioni del loro impegno e queste si manifestano in atteggiamenti e sentimenti. Questa è l’intelligenza che nasce dal cuore. Ogni Volontario nel servizio al malato deve esprimere comprensione, interessamento e solidarietà verso il dolore altrui. Questa è la compassione, ma il Volontario deve viverla con - passione, e questo ci riporta all’intelligenza del cuore. Non posso dimenticare tutti gli amici che collaborano con l’AMSO e ci aiutano così nella nostra attività di sostegno morale e sociale ai malati. Questo compito diventa sempre più gravoso e importante perché va aumentando il numero delle persone che guariscono ma anche di quelle che continuano a convivere con il cancro e che vanno ancora aiutate. Per queste persone la vita è faticosa ed hanno bisogno del nostro sostegno concreto. Il Segretario Maria Sofia Barbasetti di Prun a nome del Consiglio Direttivo e mio personale desidero che tutti ricevano nell’abbraccio dell’AMSO i più affettuosi Auguri di Buon Natale e Buon 2007 5 LA TC SPIRALE A BASSA DOSE NELLO SCREENING DEL TUMORE AL POLMONE (1ª parte) Il tumore del polmone rappresenta la prima causa di morte per neoplasia al mondo ed il numero dei decessi è superiore a quello del cancro al colon, mammella e prostata complessivamente. Nell’87% la causa del fumo di sigaretta ed il rischio di sviluppare un cancro al polmone persiste ancora 10-15 anni dalla cessazione del fumo. Il tumore del polmone sta diventando sempre più frequente nel sesso femminile, per la crescente popolarità del fumo nelle donne e per una possibile maggior predisposizione all’effetto cancerogeno del tabacco. Il cancro del polmone raramente è guaribile e questo dato ha spinto i ricercatori ad individuare un test che potesse permettere una diagnosi più precoce possibile. Negli anni 70-80 sono stati effettuati studi per la valutazione dell’efficacia dello screening del cancro del polmone che utilizzava la radiografia del torace e l’esame citologico dell’escreato in soggetti a rischio. Questi studi non hanno dimostrato una riduzione della mortalità. Bisogna dire che alla radiografia toracica possono sfuggire lesioni polmonari fino a 2 cm. di diametro, in particolare se sono situate in sedi anatomiche sfavorevoli. Con l’avvento della “TC spirale a bassa dose” (TCSBD) si sono aperte nuove possibilità per la diagnosi precoce del cancro del polmone. Con la TC spirale il tubo radiogeno che ruota intorno al paziente emette radiazioni, mentre il lettino su cui è steso il paziente si sposta. In questo modo si ha una acquisizione volumetrica degli organi compresi nell’indagine durante un singolo periodo di apnea. Ciò consente di non saltare nessuna parte anatomica e di ottenere, al termine dell’esame, ricostruzioni di immagini fino a 1 mm. di spessore, con la possibilità di rilevare pertanto lesioni anche di 23mm. e di ricostruire immagini tridimensionali. L’Istituto “Regina Elena” ha sperimentato di recente un prototipo dei nuovi sistemi di rilevamento automatico dei noduli polmonari (CAD), che si stanno 6 Dott. SALVATORE GIUNTA* dimostrando un valido strumento di supporto nello screening del polmone dove, di routine, bisogna analizzare al monitor circa 350 immagini per ogni soggetto esaminato. La durata dell’indagine è di circa 20 secondi, periodo in cui il soggetto deve mantenere l’apnea. La tecnica usata è a bassa dose, che pure utilizzando pochi mA, come dimostrato da diversi studi, non riduce le potenzialità diagnostiche. Tra gli studi che hanno confrontato la TC spirale con la radiografia del torace, ricordiamo lo studio ELCAP del 1999, effettuato su 1000 soggetti a rischio per il cancro del polmone. Rispetto alla radiografia del torace,la TC ha mostrato positività per neoplasia 4 volte maggiore; neoplasie in stadio iniziale, con una frequenza 6 volte maggiore, con resecabilità globale del tumore pari al 96%. La prevalenza di tumori polmonari nella popolazione indagata è stata del 2,7%. Le dimensioni erano nel 56%</= 1 cm. Sono stati inoltre rilevati tumori al primo stadio nel 2,3% con la TC spirale, contro lo 0,4% rilevato con la radiografia del torace. Diversi studi osservazionali effettuati sino ad ora in Giappone, USA, Germania ed in Italia, hanno dimostrato le capacità diagnostiche della TCSBD nel rilevamento di neoplasie polmonari al primo stadio. Presso l’Istituto “Regina Elena” è in corso uno Screening del cancro del polmone con TCSBD in soggetti a rischio. Il progetto è stato approvato dal Comitato Etico dell’Istituto “Regina Elena” ed ha ottenuto l’autorizzazione da parte del Ministero della Salute con specifico decreto *Dott. SALVATORE GIUNTA Servizio di Radiologia Diagnostica per Immagini IRE Responsabile progetto I-ELCAP L Raccontare i ibri... a cura di MARIA FIORELLA BELLI UN ALTRO GIRO DI GIOSTRA di Tiziano Terzani Sulla sopracoperta del grosso volume, l’immagine di un vecchio con una lunga barba bianca. Mi colpiscono gli occhi: acuti, penetranti, giovanissimi. Penso mi sarebbe piaciuto incontrarlo, non soltanto per lo straordinario percorso professionale e umano fatto, quanto per l’altrettanto straordinario percorso-viaggio verso la morte da lui intrapreso. Viaggiare è sempre stato per Terzani un modo di vivere e così, quando gli viene diagnosticato un cancro, reagisce istintivamente mettendosi in viaggio alla ricerca di una soluzione. Solo che questo è un viaggio diverso da quelli fatti fin’ora, è il più difficile e complicato proprio perché ha a che fare con la sua sopravvivenza. Le varie tappe di questo lungo viaggio costituiscono appunto il tessuto del libro, che consiglio a chi non lo avesse ancora letto. Il titolo é tratto da una considerazione fatta da Terzani stesso, quando un medico bolognese, senza nessuna remora, lo mette al corrente della malattia in atto: “Gli ero grato per essere stato bravo e chiaro. Così potevo, con calma, fare i miei conti, ristabilire le mie priorità e prendere le decisioni necessarie. Stavo per compiere 59 anni e mi venne da voltarmi indietro. La mia vita fino ad allora? Meravigliosa! Un’avventura dopo l’altra, un grande amore, nessun rimpianto, niente di importantissimo ancora da fare...Quella notte , in ospedale, nel silenzio rotto solo dal frusciare delle auto sull’asfalto bagnato della strada e da quello delle suore sul linoleum del corridoio, mi venne in mente un’immagine di me che da allora mi accompagna. Mi parve che tutta la mia vita fosse stata come su una giostra: fin dall’inizio mi era toccato il cavallo bianco e su quello avevo girato e dondolato a mio piacimento senza che mai - me ne resi conto allora per la prima volta - mai nessuno fosse venuto a chiedermi se avevo il biglietto. No, davvero il biglietto non ce l’avevo. Tutta la vita avevo viaggiato a ufo! Bene: ora passava il controllore, pagavo il dovuto e, se mi andava bene, magari riuscivo a fare...un altro giro di giostra”. Per curarsi Terzani approda a New York al MSKCC( Memorial Sloan Kettering Cancer Center), la punta più avanzata della medicina moderna occidentale, dove viene sottoposto ai trattamenti convenzionali previsti: chirurgia, chemioterapia, radioterapia; dopo qualche tempo approda ad un “centro alternativo” della California, poi in India dove diventa semplice novizio in un’ashram, sempre in cerca di qualcuno o qualcosa che possa aiutarlo. E proprio qui, in India, Terzani arriva ad una visione di quello che di più profondo questo paese ha da offrirgli: la spiritualità. Ogni cultura ha un suo modo di affrontare i problemi umani, specie quelli della malattia e del dolore; così, dopo essersi interessato all’omeopatia, Terzani si rivolge alle culture tipiche dell’Oriente, sperimentando sulla propria pelle le più svariare soluzioni che vanno da strane diete a pozioni di erbe miracolose o di canti sacri. Le sue tappe sono raccontate in modo ironico e disincantato: la medicina tibetana, cinese, ayurvedica, qi gong, reiki, yoga e pranoterapia ci appaiono come estremi tentativi di trovare una soluzione all’eterno problema della vita e della morte. Alla fine, il viaggio esterno alla ricerca di una cura, si trasforma pian piano in un viaggio interiore, il viaggio di ritorno alle radici divine dell’uomo. Anche l’incontro casuale con un vecchio saggio nell’Himalaya (ma niente è casuale perché mai niente succede per caso nelle nostre vite) non fa che accelerare la fine del suo cammino. Circondato dal silenzio della natura, una natura grandiosa e amica, Terzani arriva alla conclusione che si tratta soprattutto di essere in armonia con se stessi, di saper guardare il cielo ed essere una nuvola, che si tratta di “sentire la melodia” cioè tornare in armonia con l’ordine cosmico. La cura di tutte le cure, dice Terzani, è quella di cambiare punto di vista,di cambiare se stessi; e con questa sorta di rivoluzione interiore dare il proprio contributo alla speranza di un mondo migliore. Ma allora, viene da chiederci: tutto il resto è inutile? Niente affatto. Tutto serve, tutto ci innalza, perché la mente gioca un ruolo importantissimo nelle nostre vite, i miracoli esistono, ma ognuno deve essere l’artefice del proprio. Termino con le parole di Terzani: “Ognuno deve fare quella strada da solo. Non ci sono scorciatoie che posso indicare. I libri sacri, i maestri, i guru, le religioni servono, ma come servono gli ascensori che ci portano in su facendoci risparmiare le scale. L’ultimo pezzo del cammino, quella scaletta che conduce sul tetto dal quale si vede il mondo o sul quale ci si può distendere a diventare una nuvola, quell’ultimo pezzo va fatto a piedi, da soli...” 7 C ambiare le cose Favola d’inizio della “IV Conferenza del Volontariato in Oncologia” di Ovada ANONIMO ...Una tempesta terribile si abbatté sul mare. Lame affilate di vento gelido trafiggevano l’acqua e la sollevavano in ondate gigantesche che si abbattevano sulla spiaggia come colpi di maglio e come vomeri d’acciaio aravano il fondo marino scaraventando le piccole bestiole del fondo, i crostacei e i piccoli molluschi, a decine di metri dal bordo del mare. ...Quando la tempesta passò, rapida come era arrivata, l’acqua si placò e si ritirò. Ora la spiaggia era una distesa di fango in cui si contorcevano nell’agonia, migliaia e migliaia di stelle marine. Erano tante che la spiaggia sembrava colorata di rosa. ...Il fenomeno richiamò molta gente da tutte le parti della costa. Arrivarono anche delle troupes televisive per filmare lo strano fenomeno. Le stelle marine erano quasi immobili. Stavano morendo. ...Tra la gente, tenuto per mano dal papà, c’era anche un bambino che fissava con gli occhi pieni di tristezza le piccole stelle di mare. Tutti stavano a guardare e nessuno faceva niente. All’improvviso il bambino lasciò la mano del papà, si tolse le scarpe e le calze e corse sulla spiaggia. Si chinò, raccolse con le piccole mani tre piccole stelle di mare e, sempre correndo, le portò nell’acqua. Poi tornò indietro e ripeté l’operazione. ...Dalla balaustra di cemento, un uomo lo chiamò: “Ma che fai ragazzino?” “Ributto in mare le stelle marine. Altrimenti muoiono tutte sulla spiaggia!” rispose il bambino senza smettere di correre. “Ma ci sono migliaia di stelle su questa spiaggia: non puoi certo salvarle tutte. Sono troppe!!! - gridò l’uomo - e questo succede su centinaia di altre spiagge lungo la costa! Non puoi cambiare le cose!” ...Il bambino sorrise, si chinò a raccogliere un’altra stella di mare e gettandola in acqua rispose: “Ho cambiato le cose per questa qui”. ...L’uomo rimase un attimo in silenzio, poi si chinò, si tolse le scarpe e calze e scese in spiaggia. Cominciò a raccogliere stelle marine e a buttarle in acqua. Un istante dopo scesero due ragazze ed erano in quattro a buttare stelle marine nell’acqua. Qualche minuto dopo erano in cinquanta, poi cento, duecento, migliaia di persone che buttavano stelle di mare nell’acqua. ...Per cambiare le cose è necessario che qualcuno ci creda ed inizi con la sua stessa vita; altri verranno e si uniranno a lui e ben presto tutti si accorgeranno che si può fare qualcosa per salvare il mondo... 8 IV Conferenza Nazionale del Volontariato in Oncologia Puntuale si è svolta nei giorni 13 e 14 ottobre 2006 ad Ovada la “IV Conferenza Nazionale del Volontariato in Oncologia” organizzata dall’associazione “VELA” e dalla “FAVO” , con il patrocinio dei Ministeri della Salute e delle Politiche Sociali, Regione Piemonte, Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), Società Italiana di Psicooncologia (SIPO), Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (SIMFER), Provincia di Alessandria, Comune di Ovada e dalla Asl 22. Appuntamento, questo ad Ovada, che costituisce ormai, ogni due anni dal 2000, il momento focale dove ritrovarsi tutti insieme e prendere forza e impulso per nuovi traguardi a favore dei malati. E’ stata l’occasione, infatti, per fare il punto sull’alleanza tra operatori sanitari, istituti a carattere scientifico e volontari, per garantire sempre più l’umanizzazione delle cure e la migliore qualità della vita a chi vive o ha vissuto l’esperienza di un tumore. L’incontro è iniziato con una pre-conferenza a “Villa Bottaro” che si è trasformata in una assemblea partecipata dove sono stati messi a fuoco i grandi temi e successivamente approfonditi durante la conferenza tenuta presso il Teatro Comunale di Ovada. Il Prof. Francesco De Lorenzo, Presidente della “FAVO” (Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) nel suo intervento ha sottolineato l’importanza del progetto di riabilitazione per i malati oncologici, che è stato elaborato a livello nazionale con la collaborazione degli Istituti Tumori, capofila quello di Milano e che prevede la presa in carico globale del paziente oncologico per seguirlo in quel processo di restituzione ad un recupero sia fisico che psichico e funzionale, con obiettivo prioritario il miglioramento della qualità della vita e il suo reinserimento nella società. Nel 1972 i sopravvissuti al cancro erano 320 000 - ha affermato De Lorenzo - oggi sono un milione e mezzo e saranno due milioni nel 2010: si impone impellente la necessità di offrire a queste persone una vita recuperata in pieno, supportandole nel percorso che devono fare, con appoggi e cure adeguate. La “FAVO” sta anche operando per attivare una pro- nvegni di PINA CERVINI grammazione del volontariato oncologico a livello europeo per giungere ai risultati che sono già concreti negli Stati Uniti come ha messo in evidenza l’oncologa Diane Jeffery, del “National Cancer Institute” di Washington, responsabile del Survivorship (studio delle problematiche relative ai sopravvissuti al tumore). Diane Jeffery ha dichiarato di essere ben lieta di mettere a disposizione della “FAVO” la sua esperienza per una proficua collaborazione. L’importanza del volontariato in questo difficile e complesso settore è stata messa in evidenza dal Dott. Marco Pierotti, responsabile scientifico del Centro Tumori di Milano, il quale ne ha riconosciuto il valore , definendolo una presenza indispensabile ed encomiabile. Importantissimo si è rivelato anche il tavolo di lavoro proposto dal Presidente di Farmindustria, Dott.ssa Ruffilli, che per la prima volta vede la possibilità di confronto tra le industrie farmaceutiche, i rappresentanti dei malati, dei medici, dei ricercatori scientifici e del volontariato: un incontro che sarà foriero di una nuova impostazione delle politiche dei farmaci, di cui tanto si discute di questi tempi. Inoltre nelle lucide e coinvolgenti relazioni degli interventi in cui è stato messo in evidenza il mondo del tumore con tutte le sue sofferte e molteplici problematiche, è emersa l’esigenza di maggiori risorse economiche da destinare alle molteplici problematiche che pone la malattia. La conferenza si è conclusa con un intervento in diretta telefonica del Ministro della Salute Livia Turco che ha avuto espressioni di gratitudine nei confronti dei volontari, sottolineando la loro capacità di stare insieme, di confrontarsi e dare suggerimenti, mettendo le competenze di ognuno a disposizione di tutti. Ha precisato inoltre di avere ottenuto in Finanziaria 6 miliardi in più per la salute e pertanto ha promesso che prediligerà, con particolare attenzione, il campo oncologico. Il Ministro ha concluso impegnandosi ad un incontro prossimo con le Associazioni di Volontariato, per mettere a punto progetti riabilitativi comuni. 9 nvegni di MINA DECARO Da molti anni l’AMSO è presente con alcune assistenti nel reparto di Oncologia del Policlinico Militare di Roma “CELIO”; anche per questo è stata quindi invitata a partecipare ad un interessante Convegno che si è tenuto presso il Centro Alti Studi Difesa - Palazzo Salviati alla Lungara. La Sanità Militare già da tempo si è attivata non solo in campo operativo, fronteggiando le emergenze come fa da sempre, ma anche nel campo della prevenzione e da questo punto di vista occorre ricordare come il tumore della mammella sia il carcinoma più frequente della donna tanto da assumere caratteri di malattia sociale. Si stima che in Italia sopravvengano oltre 30.000 nuovi casi ogni anno, la maggior parte trai i 50 e i 70 anni d’età, attualmente sono 300.000 le donne in Italia con una diagnosi di carcinoma mammario. Al costante aumento d’incidenza, si contrappone, negli ultimi anni, una diminuzione della mortalità, grazie soprattutto ad una migliore informazione delle donne e ad una cultura della prevenzione che costituisce, al momento, l’unica arma veramente efficace a disposizione contro questa malattia. Obiettivo del seminario, organizzato dalla Scuola Italiana di Senologia in collaborazione con la Direzione Generale della Sanità Militare, è stato quello di affrontare non solo gli aspetti della diagnosi e della cura ma anche i risvolti psicologici e sociali legati alla malattia. Notevole è stata la partecipazione da parte di specialisti italiani che hanno portato le loro competenze diagnostiche e terapeutiche. Questi hanno sottolineato che l’argomento è di scottante attualità poiché si riscontra un progressivo abbassamento dell’età delle pazienti. Rassicura peraltro sapere che è una scoperta tutta italiana che la chirurgia della mammella possa essere conservativa: “curare senza demolire” è il motto della Scuola Italiana di Senologia. Questo principio-guida ha portato alla moderna evoluzione della chirurgia oncologica che si avvale di tecniche di chirurgia plastica: nasce così il chirurgo onco-plastico. La dottoressa Scoccia di Pavia ha proprio descritto la nipple-sparing: mastectomia con asportazione completa della ghiandola mammaria ma 10 I TUMORI DELLA MAMMELLA IN ETÀ GIOVANILE (problemi clinici, aspetti psico-sociali e norme legislative) salvando completamente cute, areola e capezzolo. E’ stata ribadita, in questa sede, l’importanza della ricostruzione immediata della mammella operata poiché negli ultimi 10 anni si è riscontrato un aumento della neoplasia mammaria nella fascia d’età che va dai 15 ai 39 anni. Pertanto, sulla base di un interesse pubblico crescente nei confronti del problema, la classe medica sta cercando di individuare uno screening specifico per fare diagnosi precoce anche nelle donne giovani; ma se è noto che nelle donne giovani il tumore è causato da problematiche genetiche è indispensabile sottolineare come la maggior parte dei tumori non sia ereditaria , più precisamente “non si eredita il tumore ma la predisposizione”. Particolare rilevanza ha poi, per le pazienti di questa fascia d’età, il problema della gravidanza. Il dottor Sismondi di Torino ha reso noto che le gravidanze dopo un carcinoma mammario sono in aumento perché è posticipata l’età delle gravidanze, aumenta la sopravvivenza delle pazienti e c’è maggiore attenzione da parte dei medici nel preservare la possibilità di una gravidanza al termine delle terapie. Inoltre, lo stesso Sismondi consiglia alle pazienti di evitare di rimanere incinte quando ancora potrebbero avere recidive e, per questo, rimandare la gravidanza per almeno un paio d’anni. A conclusione della giornata il dottor Antonio Caramanica si è detto orgoglioso di essere riuscito ad organizzare, nel Servizio di Senologia presso il Policlinico Militare di Roma, la chirurgia oncologica della mammella in ONEDAY-SURGERY. Ha spiegato che il servizio di Senologia è una struttura multidisciplinare, con tutte le competenze diagnostiche e terapeutiche in un’unica sede, al fine di evitare ritardi diagnostici ed esecuzione di esami spesso inutili e costosi ed offrire all’utenza un processo diagnostico rapido, sicuro ed un trattamento tempestivo ed aggiornato allo stato attuale delle conoscenze scientifiche. In conclusione, si è avuta la netta sensazione di essere di fronte ad una nicchia di eccellenza della medicina italiana che coniuga, in perfetta sinergia, il mondo medico con quello militare. Poesia amica di MARIA FIORELLA BELLI UMBERTO SABA 1883-1957 La poesia di Saba si è sempre mossa in una continua tensione tra l’aspirazione all’infinito e la tenerezza per le piccole cose finite; tra la spinta alla libertà e l’accettazione dell’ordine quotidiano. Un percorso poetico tortuoso, complicato e sempre oscillante tra la pacata contemplazione di sé e del mondo e tuttavia votato al dolore di esistere. Saba è stato un cantore, popolare, della sofferenza umana. Del tutto privo del trionfalismo tipico dannunziano e contro l’assordante “rumore” del futurismo, egli rivendica “l’onestà” della poesia, la fedeltà all’interiorità del verso, la purezza del canto e soprattutto la pietà per la condizione umana. Furono queste le ragioni che lo spinsero all’adozione di un linguaggio chiaro ed accessibile a tutti, alla scelta dei temi quotidiani, alla difesa dell’onestà sentimentale e anche al rifiuto di legarsi a gruppi letterari o ideologici, scelte che lo posero inevitabilmente in una sorta di limbo critico. E’ solo a partire dagli anni 60 che la cosiddetta “ingenuità” di Saba viene valutata nella giusta luce e la sua figura entra a far parte, a pieno titolo, dei grandi maestri del 900 italiano. Amai trite parole che non uno osava. M’incantò la rima fiore amore, la più antica difficile del mondo... Umberto Saba nasce il 9 marzo 1883 a Trieste, ancora parte dell’Impero Austro-Ungarico; tuttavia, per le origini paterne, risulta cittadino italiano. Il padre, un conte veneziano, aveva sposato Felicita Rachele Coen e per lei si era convertito alla religione ebraica. Ma il matrimonio non è felice: troppo contrasto tra i due. Il padre “gaio e leggero”, abbandona la moglie ancora prima della sua nascita; la madre rigorosa e tutta dedita agli affari e alla religione, non ha tempo per il figlio che viene affidato ad una balia, una contadina slovena Peppa Sabaz, che da poco aveva perduto il proprio figlio. Questa donna, che lui chiamerà nei suoi versi “madre di gioia” lo alleva con grande tenerezza, fino a suscitare nella madre una dolorosa gelosia. Questa guerra di sentimenti provoca non poche lacerazioni nella mente del piccolo Berto che si vede strappato dalla cattolica Peppa, che lo considerava il suo Gesù Bambino, per ritornare all’ombra grigia e austera della madre. Conteso tra due madri che, seppure in modo diverso, lo amano moltissimo, Berto sente acutissima la mancanza della figura paterna; forse inizia proprio qui il suo personale dramma, fatto di malinconia e solitudine e che nel 1926 prende forma di poesia: Tre poesie alla mia balia ...al seno approdo di colei che Berto ancora mi chiama, al primo, all’amoroso seno, ai verdi paradisi dell’infanzia. ...il bimbo è un uomo adesso, quasi un vecchio, esperto di molti beni e molti mali. E’ Umberto Saba quel bimbo. E va, di pace in cerca, a conversare con la sua nutrice; che anch’ella fu di lasciarlo infelice... ...Anche gli piace a sera accendere il lume, restare da lei gli piace, fino ch’ella gli dice: “E’ tardi. Torna da tua moglie Berto”. La moglie appunto: Carolina Woelfler, che poi sarà sempre e semplicemente la Lina del Canzoniere e di tutta la sua vita. Dal loro matrimonio nasce Linuccia, un’altra figura femminile destinata ad affacciarsi spesso nei suoi versi. Lina è sempre accanto al poeta con amore e devozione, sia durante il furore della guerra che durante la faticosa ricostruzione dell’attività di famiglia e cioè l’apertura di un negozio di libri e oggetti antichi, nella città di Trieste. Verso i 35 anni il poeta si avvicina alla psicoanalisi, in seguito ad una crisi nervosa e affronta una cura con Edoardo Weiss, insigne allievo di Freud. Intanto le leggi razziali e il fascismo costringono Saba a lasciare l’Italia prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Si reca in Francia, poi torna a Roma dove Ungaretti tenta di proteggerlo dall’ostracismo riservato alla sua razza mista; quindi si rifugia a Firenze, dove viene braccato. Sorretto dall’aiuto e dalla complicità di Montale e Carlo Levi, Saba riesce a salvarsi. Dopo la liberazione fa ritorno definitivamente a Trieste, dove continua a scrivere e a ricevere premi e riconoscimenti. Ma la fama non lo aiuta a vincere le crescenti crisi di depressioni ulteriormente aggravate dalla malattia della sua Lina. Lina muore nel 1956 e, dopo soli nove mesi, la mattina del 25 agosto 1957, Umberto la raggiunge. Due anni dopo, per precisa volontà dell’autore, esce postumo il libro “Epigrafe”, ultima raccolta di versi amari e disincantati: il suo testamento morale. Mi piace concludere con una poesia, forse tra le più note, che Saba scrisse per Lina: Donna Quand’eri giovinetta pungevi come una mora di macchia. Anche il piede t’era un’arma, o selvaggia. Eri difficile a prendere. Ancora giovane, ancora sei bella. I segni degli anni, quelli del dolore, legano l’anime nostre, una ne fanno. E dietro i capelli nerissimi che avvolgo alle mie dita, più non temo il piccolo bianco puntuto orecchio demoniaco. 11 l’intervista a... l’intervista a... a cura di MARIA FIORELLA BELLI LINDA NARDONE “Tesoriere” del Consiglio Direttivo A.M.S.O. D) Anche questa intervista, come le altre fatte fino ad ora, ha lo scopo di fare una “piccola” conoscenza (tuttavia importante) con quelle persone che in qualche modo rappresentano l’AMSO, ne fanno parte attiva da molti anni e hanno accumulato esperienze nel suo ambito. L’intervistata di turno è Linda Nardone, che ha deciso di parlare un po’ di sé, della sua vita, se vorrà, del suo cammino in AMSO, della sua esperienza all’interno del Consiglio Direttivo. Inizierei subito con la domanda che ho rivolto a tutti gli intervistati: come hai conosciuto l’AMSO? Cara Fiorella, ho qui davanti a me l’ultima edizione del tuo “AMSOOggi” e mi sono soffermata a lungo sulla pagina dedicata alla poesia; mi ha colpito la frase di Tagore : “La gioia di servire”, cioè in senso lato, di fare qualcosa per gli altri che è , nel mio caso un’esigenza continua. Mi sono avvicinata all’Amso in un periodo particolare della mia vita lavorativa. Il delicato incarico che ricoprivo in un’importante società di Ingegneria, mi impegnava moltissimo e si traduceva anche in continui spostamenti sia in Italia che all’estero. Ho sempre dato moltissimo in campo lavorativo, pur cercando comunque un equilibrio con i miei doveri familiari di madre e moglie. Ho aggiunto, con non poco sacrificio, ma con tanto entusiasmo, l’impegno con l’Amso nel lontano 1993, dopo un incontro con una collega. Era venuta a chiedermi di trasformare il suo rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time, per poter dare una presenza continuativa come volontaria all’Associazione Amso, alla quale era iscritta da alcuni anni. La generosità ed il grande altruismo di questa persona, mi hanno coinvolto e portato, prima a conoscere poi ad amare l’Amso per i suoi obiettivi profondamente nobili ed umanitari. D) Leader nella vita lavorativa, sei da due anni, membro del Consiglio Direttivo con la carica di “Tesoriere”, quindi fai parte di un gruppo di lavoro con molteplicità di pareri, di compiti, di mentalità. Sei riuscita ad amalgamarti facilmente o hai avuto qualche difficoltà? Ho cominciato a conoscere la parte gestionale e amministrativa dell’Associazione nel 2001, quando mi è stato offerto l’incarico di revisore nel “Collegio dei Revisori” dal dott. Faciotti. Nel 2002/2003 ho voluto portare la contabilità dell’Associazione da manuale ai sistemi automatizzati e questo è stato possibile anche con l’aiuto della “Spes”. Nel 2004, il nostro Presidente, Prof. Riccio, apprezzando il lavoro svolto, mi ha proposto di entrare a far parte del Consiglio Direttivo e con sorpresa ed emozione, ho raggiunto il secondo punteggio di fiducia, espresso dalle colleghe 12 volontarie. Il nostro Consiglio Direttivo nasce e si compone di volontari generosi, che offrono la loro disponibilità di tempo e di esperienze, per un buon funzionamento dell’Amso. In tutti noi del Consiglio, credo, ci sia tanta buona volontà di fare e di migliorare. Purtroppo le condivisioni non sono sempre facili da raggiungere. Ho tante idee e vorrei fossero realizzate per un più consono e attivo prosieguo dell’Amso nel campo gestionale ed amministrativo. Non mi sento, al momento di dire altro. D) Nel corso di questa chiacchierata ho avuto modo di conoscerti un po’ meglio. Mi pare di intuire una forte personalità, a volte faticosa da gestire, e, a tratti un riserbo forse un pudore (o è soltanto timidezza?) che ti fa sembrare distante dagli altri. Per altri versi poi, una dolcezza molto accattivante, fa di te la splendida volontaria che sei. Ma c’è una domanda che voglio farti e che non era assolutamente prevista; si è affacciata nella mia mente man mano che ti sentivo parlare, ed è questa: nella società odierna è sempre più dilagante un certo modo di fare “permissivo”, un “lasciar correre” che spesso rasenta il disinteresse più estremo. Ti chiedo che cos’è il rigore per te Linda? Fiorella, un po’ mi sorprende questa domanda, ma devo in tutta onestà dire che sei riuscita a vedermi dentro, nel profondo, come sono. Per tornare alla domanda precedente devo dire che nel primo periodo del Consiglio ho sofferto molto, mi sono chiusa, non riuscivo a trovare un mio spazio, forse per me la sincerità e la lealtà sono valori da mettere al primo posto... L’Amso è importante per me, credo fermamente nella sua missione e mi sento vicina alle tante volontarie e volontari che si impegnano con entusiasmo e rigore. “Rigore”, ecco, una parola che ricorre spesso nel mio vocabolario. Rigore per me è “coerenza”, è qualcosa che viene dal di dentro, non è superficialità o improvvisazione. Il rigore è vivere la vita con rispetto. D) Della tua esperienza nei reparti di “Otorino”cosa vuoi dire? Se un volontario/a volesse intraprendere questo tipo di attività, quali sono i consigli e suggerimenti che ti sentiresti di dare loro? Per quanto mi è possibile, anche con l’impegno in Consiglio, continuo ad essere presente nel reparto “Otorino”. Non conosco a fondo la realtà degli altri reparti, ma ritengo che “Otorino” sia molto particolare. I pazienti hanno, il più delle volte, evidenti menomazioni sul volto e non sempre si ha il coraggio di avvicinarli con serenità. Fin dall’inizio il mio contatto è avvenuto in modo molto naturale e tranquillo, non vedo le loro diversità, cerco solo il loro sguardo e ricevo, forse trasmetto, emozioni molto forti. Ho portato in tirocinio, nel tempo, numerose assistenti; alcune purtroppo hanno trovato difficoltà nel rapportarsi, altre invece sono riuscite con spontaneità e naturalezza a creare un clima di vero conforto, indispensabile in questo contesto. E’ un’esperienza, Fiorella, emozionante e unica. Comunicare senza parlare e cercare di trasmettere vicinanza e comprensione solo con lo sguardo o una carezza sui quei volti scomposti che , a volte, riescono anche a sorridere. Si ricorda che l’AMSO è sempre accanto al paziente in modo del tutto particolare a coloro che, terminata la degenza, tornano a casa. L’AMSO infatti, continuerà ad assistere moralmente a domicilio quanti lo desiderano. Per informazioni il nostro numero telefonico/fax è: 06.4181822 - 06.52662107 AMSO è presente su internet alla voce Oncologia al seguente indirizzo e-mail: [email protected] www.associazione-amso.it 13 p Rose nella storia per parlare d’ altro... Le a cura di GIOVANNI LUCCHETTI Anche se reperti fossili ritrovati negli Stati Uniti (Colorado ed Oregon), testimoniano l’esistenza della rosa già 40 milioni di anni fa, sembra che il primo ad occuparsi seriamente della sua coltivazione sia stato Sargan I, re dei Sumeri nel VI millennio a.C. La rosa fece la gloria dei giardini pensili di Babilonia e quando Ciro conquistò questa città, offrì ai suoi funzionari, come segno del potere, scettri adornati con rose d’argento. Un antico detto persiano afferma che se hai due monete la prima deve servirti per comprare il pane, la seconda per una rosa che servirà al tuo spirito. Nell’antico Egitto le rose erano consacrate ad Iside e corone di Rosa Richardii, o rosa santa di Abissinia, facevano parte dei tesori sepolti con i defunti. I greci, che non dovevano essere dei grandi giardinieri, visto che Teofrasto nel 300 a.C. raccomandava di potare i cespugli di rose con il fuoco, ebbero tuttavia la rosa in grande considerazione sia nella mitologia che nella vita di tutti i giorni. Lo stesso Teofrasto aveva realizzato una precisa catalogazione delle rose dell’epoca; del resto il più antico affresco raffigurante la rosa, quasi 2000 anni a.C., si trova nel palazzo di Crosso a Creta. I poeti Saffo e Anacreonte descrivevano la rosa come la regina dei fiori ed Omero descriveva l’Aurora che con “dita di rosa dipinge di colore il mondo ogni alba”; Omero stesso dice che Afrodite usò olio di rose per preparare il corpo di Ettore alla sepoltura. E se dal sangue di Adone ferito, nasce un meraviglioso roseto color porpora, Flora, gelosa, fece nascere sul luogo dove avevano giaciuto Venere e Apollo, una moltitudine di cespugli di rose per far sì che tutti venissero a conoscenza dell’accaduto e per ricordare il nome dell’isola, Rodi (da rhodon = rosa in greco); del resto il nome di Eros, figlio di Venere non è altro che l’anagramma di rose............. Anche i romani ebbero in grande considerazione la rosa; Plinio il vecchio, nella sua Storia Naturale, descrive 12 varietà di rose, tra le quali una è certamente la Rosa Centifolia, e nei reperti di Pompei ed Ercolano, si riconosce, senza alcun dubbio, la Rosa Gallica. Le rose venivano coltivate sia per ornamento, sia per produrre profumi e aromatizzare i cibi ; il vino alle rose era popolare e costoso e si conservano ancor oggi ricevute di pagamento dell’epoca. Le rose venivano utilizzate per adornare tavoli e case sopratutto in particolari occasioni: narra Svetonio che Nerone abbia speso, per un solo banchetto, quattro milioni di sesterzi in rose, mentre il pretore Verre veniva accusato da Cicerone di giacere su cuscini di petali di rose pagati dai contribuenti. L’imperatore Eliogabalo (218 d.C) durante un banchetto fece cadere dall’alto così tanti petali di rose che alcuni commensali morirono soffocati. Anche la gente comune utilizzava le rose per adornare le case e venerare gli antenati, sulle tombe dei quali erano usi portare rose rosse e rose bianche ( da qui la moderna superstizione che ci invita a non mischiare nello stesso vaso rose rosse e bianche!). Tra l’11 maggio e il 15 luglio si tenevano le Rosalia o feste delle rose che rientravano nel culto dei morti quale simbolo di rigenerazione. Per abbassare il costo delle rose che all’epoca venivano importate dall’Egitto, Roma fece costruire nei sud d’Italia dei grandi vivai con serre riscaldate da tubazioni, nelle quali scorreva acqua calda; venne inoltre realizzato un sistema di forzatura per avere rose fiorite anche in inverno. Ma veniamo al medioevo, periodo in cui la rosa ebbe un primo momento di difficoltà e fu messa al bando come simbolo di immoralità, lussuria e riti pagani, mentre, nel contempo, nell’Islam più colto i ruscelli dei giardini imperiali veniva- 14 no alimentati con acqua di rose. Il famoso poeta persiano Omar Khayyam (XI sec. dC.) si augurava che ognuno potesse godere di un suo giardino privato fiorito di rose. Successivamente la rosa si lega al mondo religioso poiché le spine ricordano la corona di Cristo; nasce il rosario utilizzato nelle preghiere e la rosa diventa il fiore della Madonna. I rosari delle Carmelitane erano fatti con petali di rosa impastati e pressati, e moltissime leggende medioevali contemplano le rose come testimonianza di un intervento miracoloso della Vergine (Cantigas de Santa Maria del XIII sec.) In questo periodo la rosa è intesa come simbolo di purezza assoluta (virtù mariana), di natura profana (personificazione dell’amata) ed esoterica (simbolo di rigenerazione). Nel rinascimento pittori e poeti celebrano la rosa: Raffaello ispirandosi alla tradizione romana, nel “Banchetto delle nozze di Psiche” dipinge le Ore e le Grazie che spargono rose sulla tavola ove banchettano gli dei, ma anche Botticelli e Tiziano e tanti altri utilizzano la rosa nella simbologia degli avvenimenti da loro rappresentati, ugualmente i pittori fiamminghi e olandesi. L’amore per la rosa si diffonde in tutto il mondo: in Germania si ha il Rosengarten, in Inghilterra scoppia la guerra delle due rose, così detta dai simboli presenti nelle insegne ( ciascuna delle due famiglie combattenti gli York e i Lancaster avevano una rosa, rispettivamente rossa e bianca), mentre in India il Gran Moghul viene raffigurato sul dorso dell’elefante mentre odora una rosa. L’amore per le rose cresce nei secoli; l’Imperatrice Giuseppina Beauharnais contribuì in modo determinante alla diffusione dei roseti in Europa e nel 1814 vantava di possedere tutte le specie di rosa allora conosciute. Giuseppina fu forse la scintilla che fece nascere in Europa e successivamente negli Stati Uniti la passione per la coltivazione delle rose antiche e classiche e la creazione di quelle moderne ed inglesi. La rosa è sempre stata presente nelle opere di scrittori e poeti: nell’Antico Testamento, nel Libro della Sapienza, la rosa viene definita il fiore della primavera; dopo i poeti greci e gli scrittori romani, Dante paragona l’amore paradisiaco al centro della rosa, mentre Shakespeare in “Giulietta e Romeo” testualmente dice: this bud of love ,by summer’s ripening breath may prove a beauteos flower when next we meet Anche d’Annunzio fece numerose menzioni della rosa nei suoi scritti e nella vita privata, Oscar Wilde scrisse “L’usignolo e la rosa”, Pasolini le splendide “Poesie in forma di rosa” senza dimenticare Prevert, Garcia Lorca, Eco e tanti altri artisti che hanno celebrato la rosa nel corso dei secoli. Ci piace chiudere con la “storia” di San Valentino che regalò una rosa a due fidanzati che bisticciavano, chiedendo loro di riconciliarsi stringendo insieme il gambo della rosa e pregando il Signore di mantenere vivo il loro amore per sempre... 15 o sunl dwo sul w andovigsualndo su d g n i a a web lnawveibg naviga eb eb av w g i v l a a n d o su eb n n n a cura di ALDO NARDINI Farmaci scaduti: fanno male o semplicemente non fanno? Un ospite sgradito occupa spesso le nostre case: scarafaggi? Topi? Batteri? Venditori porta a porta? Niente di tutto questo: semplicemente i farmaci scaduti . Una recente indagine ha rivelato che il 65 per cento dei cittadini degli Stati Uniti ha in casa farmaci scaduti, e - dato più sorprendente - che più della metà di loro li tiene coscientemente, per utilizzarli. Ma quali danni possono derivare dall’assunzione di farmaci scaduti? Gli esperti affermano che la risposta dipende dalle modalità di conservazione del farmaco e dalla sua natura specifica.“Di solito, la cosa peggiore che possa accadere è che il farmaco perda efficacia col tempo”, spiega Edward Langston, farmacista e presidente dell’American Medical Association Board of Trustees. Solo che certi farmaci, ad esempio l’efinefrina, che viene utilizzata per bloccare gli shock anafilattici, perdono efficacia più rapidamente degli altri:“Quando stai avendo una reazione allergica potenzialmente fatale l’ultima cosa che vuoi è scoprire che il tuo farmaco non è potente come dovrebbe”, chiosa Michael Negrete, vice presidente della California Pharmacists Association. In generale, le date di scadenza sono più vicine nei farmaci liquidi o iniettabili che in quelli in compresse:“Tutto quello che viene venduto in soluzione acquosa potenzialmente si degrada più facilmente”, spiega Todd Cecil, dirigente dell’United States Pharmacopeia (USP), authority che vigila sulla vendita dei farmaci. Alcuni farmaci, come l’aspirina, possono durare anni dopo la data di scadenza (naturalmente se non sono stati aperti). Un’aspirina scaduta può diventare più acida e assumere un odore simile all’aceto: questo può causare problemi allo stomaco. Uno studio della Food and Drug Administration (FDA) su 122 farmaci di ogni classe ha certificato che l’88 per cento, 5 anni dopo la scadenza, è perfettamente integro. Tra i farmaci più comuni che non rimangono integri a lungo segnaliamo la penicillina in polvere e l’antimalarico meflochina. Nonostante questi dati rassicuranti, Bill Bailey, direttore di una delle catene farmaceutiche più importanti degli Usa, avverte: “La mia raccomandazione? Se un farmaco è scaduto, è scaduto. Buttatelo via, potrebbe non avere l’effetto che deve avere”. 16 A tal proposito è opportuno ricordare che i farmaci non vanno eliminati come i normali rifiuti. È dovere di ogni cittadino quello di contribuire allo smaltimento dei farmaci scaduti che, in quanto sostanze chimiche o biologiche, non devono assolutamente essere disperse nell’ambiente perché possono essere fonte di inquinamento. Non vanno neppure buttati nella spazzatura né bruciati poiché la loro combustione potrebbe sviluppare sostanze pericolose. Vanno piuttosto adibiti allo smaltimento differenziato attraverso gli appositi contenitori posti all’interno o in prossimità delle farmacie, altrimenti chiedere al servizio per lo smaltimento dei rifiuti del proprio Comune. Per quanto riguarda invece le modalità ottimali di conservazione dei farmaci, come è opportuno regolarsi? Dove e come sistemare l’armadietto dei farmaci in casa? Ecco alcuni consigli utili: scegliere un luogo inaccessibile ai bambini, ben chiuso (con chiusura a prova di bambino) ma accessibile agli adulti; inoltre deve essere facilmente riconoscibile; posizionarlo in un luogo fresco e asciutto, lontano dalla luce, dall’umidità e da fonti di calore: se lo si vuole sistemare in bagno o in cucina, è bene controllare che non ci sia troppa umidità. Inoltre l’armadietto dei medicinali va tenuto in ordine: è importante ricordarsi di controllare regolarmente la scadenza dei prodotti ed eliminare le confezioni scadute, possibilmente sostituendole con quelle nuove; può essere utile tenere al suo interno l’elenco dei numeri telefonici di emergenza e delle farmacie di turno; è consigliabile conservare le medicine nella confezione originale, insieme al foglietto illustrativo, che può essere così consultato in caso di necessità: non travasare mai farmaci e altre sostanze potenzialmente pericolose in contenitori diversi da quelli originali; non lasciare in giro compresse, capsule o altri medicinali, soprattutto se senza scatola, per evitare pericolosi scambi. È bene ricordare che per un bambino ogni confetto colorato è una caramella. Fonte: Springen K. Is it OK to take expired medications? Newsweek 27/10/2006. EmozioniEmozioni di VANDA MARCHESI Quando pensavi che non stessi guardando... La storia di ognuno di noi è la storia del suo “essere amato”, infatti, se ripensiamo ai nostri momenti più belli, quasi sempre sono momenti in cui ci siamo sentiti amati o abbiamo amato. Fortunati quelli che hanno avuto una famiglia in cui, proprio perché ci si è sentiti amati, si è imparato fin da piccoli a dare e a ricevere con semplicità ed a essere autenticamente se stessi. L’autenticità infatti è una caratteristica che illumina le altre doti della persona. A questo proposito voglio raccontarvi di un incontro avvenuto nel Day Hospital dove presto servizio. C’era un giovanotto che quel giorno iniziava la sua chemioterapia ed è facilmente immaginabile quale fosse il suo stato d’animo: paura e angoscia tenute però sotto controllo da un atteggiamento apparentemente calmo ed un’espressione distaccata. Mi avvicinai a lui dopo che l’infermiere aveva provveduto ad iniziare la somministrazione del primo farmaco, ora doveva solo pazientemente aspettare la fine della cura di quel giorno (diverse ore): era iniziato quel particolarissimo viaggio pieno di incognite e speranze che solo chi ha passato questa esperienza conosce. Conversammo a lungo anzi, forse, è più corretto dire che lui parlò a lungo e, alla fine della cura, dopo aver trattato prima in maniera generale e poi via via sempre più personale di ciò che la diagnosi poi l’intervento ed ora la chemio significavano per lui, ci sentivamo come quegli occasionali compagni di viaggio che, sentendosi in sintonia si scambiano confidenze perché si sentono vicendevolmente capiti ed ora tra loro , sconosciuti fino a poco prima, c’è una cosa bellissima: gratuità , amicizia e simpatia. Uscendo dalla stanza, mentre il giovanotto era dalla capo- sala per fissare il successivo appuntamento, mi accorgo di una bella signora che mi sorride ; mi avvicino e le chiedo se accompagna qualcuno e lei mi risponde che è la mamma di quel ragazzo con cui parlavo. “Lei non se n’è accorta ma io l’ho guardata tutto il tempo che ha parlato con mio figlio e lui man mano che parlava con lei cambiava espressione e un po’ alla volta tutta la tensione che aveva accumulato è andata scemando e poi l’ho visto addirittura ridere e scherzare.Vorrei anch’io aiutarlo a sorridere di più”. Parlammo delle difficoltà di chi è vicino e deve dare sostegno pur avendone tanto bisogno lui stesso e di come, secondo me, poteva aiutare se stessa e il figlio.Tornato il ragazzo, ci abbracciammo e ci salutammo come vecchi amici, mentre ci davamo l’appuntamento per la volta successiva. Tornata a casa mi tornava alla mente la frase della signora ..”lei non se ne è accorta ma io la guardavo...” Mi sono ricordata di uno scritto che avevo letto tanti anni prima. L’ho cercato, ritrovato e lo trascrivo qui di seguito per condividerlo con voi. E’ stato scritto da una donna ormai adulta alla propria madre. Cara mamma, quando pensavi che non stessi guardando, hai appeso il mio primo disegno al frigorifero e ho avuto voglia di continuare a stare a casa nostra per dipingere. Quando pensavi che non stessi guardando, hai dato da mangiare ad un gatto randagio ed è allora che ho capito che è bene prendersi cura degli animali. Quando pensavi che non stessi guardando, hai cucinato apposta per me una torta di compleanno e ho compreso che le piccole cose possono essere molto speciali. Quando pensavi che non stessi guardando hai recitato una preghiera e io ho cominciato a credere nell’esistenza di un Dio con cui si può sempre parlare. Quando pensavi che non stessi guardando, mi hai dato il bacio della buonanotte e ho capito che mi volevi bene. Quando pensavi che non stessi guardando, ho visto le lacrime scorrere dai tuoi occhi e ho imparato che, a volte, le cose fanno male ma che piangere fa bene. Quando pensavi che non stessi guardando, ti sei preoccupata per me e ho avuto voglia di diventare me stessa. Quando pensavi che non stessi guardando, io guardavo e ho voluto dirti grazie per tutte quelle cose che hai fatto, quando pensavi che non stessi guardando. 17 d sr r i m os d S R a D A M r is iA o O sd IM I Ro o ad A A i a i Diario Amso O r Diariod Amso m 29 Settembre 2006 6 Ottobre 2006 Presso il Centro Alti Studi Difesa - Palazzo Salviati - la Scuola Italiana di Senologia e la Direzione Generale della Sanità Militare, hanno indetto il Convegno “I TUMORI DELLA MAMMELLA IN ETA’ GIOVANILE”. Problemi clinici, aspetti psico-sociali e norme legislative. L’insorgenza di un tumore della mammella nelle donne giovani rappresenta un evenienza che comporta, in ambito clinico, delle implicazioni del tutto particolari. Obiettivo del Seminario è quello di affrontare non solo gli aspetti della diagnosi e della cura, ma anche i risvolti psicologici e sociali legati alla malattia. Per l’Amso erano presenti: Edda Compagnon, Maria Sofia Barbasetti e Mina Decaro che presenta nelle pagine dedicate ai Convegni una interessante e approfondita relazione. Le volontarie inserite nel progetto “IRENE” sono: Enrica Marini e Anna Cecchinelli - Amso- d r Presso la sede della Regione Lazio, si è tenuto il Convegno “STRATEGIE ASSISTENZIALI INNOVATIVE” esperienze di continuità assistenziale nella Regione Lazio.Tema del Convegno è stata l’assistenza domiciliare. Il dott. Andrea Pace, neurologo dell’IRE ha esposto il progetto “IRENE” che sostiene l’attività domiciliare dei pazienti neuro-oncologici, attraverso visite specialistiche, trattamenti riabilitativi, assistenza infermieristica, supporto psicologico e centro ascolto telefonico attivo 24 ore su 24. L’ospedalizzazione domiciliare specialistica non è ancora riconosciuta come attività di inquadramento ospedaliero e pertanto, al momento, non usufruisce di fondi per poter attuare i programmi. Si è precisato invece, come, da un punto di vista economico, una buona assistenza domiciliare riduca notevolmente i periodi di permanenza con un notevole contenimento di spesa. E’ stata auspicata inoltre, una rete di comunicazione tra ospedale, medico di base, municipio di appartenenza, servizi sociali e assistenze domiciliari, affinché si attui un valido programma che abbia come scopo primario quello di garantire al malato la possibilità di restare a casa, nel proprio ambito familiare e contemporaneamente non sentirsi abbandonato a se stesso. 13 -14 Ottobre 2006 19 Ottobre 2006 Riunione Mensile degli Assistenti particolarmente ricca di spunti e di interventi. Numerosi gli assistenti intervenuti. Nel corso del pomeriggio Lia Rodoletti ha parlato dei lavori di ristrutturazione in Casa Amso ormai ultimati; Luisa Crescenzi ha messo in evidenza l’andamento di un nuovo progetto in corso; Margherita Cavallo ha proposto due serate teatrali in favore dell’Amso; alcuni coordinatori ed assistenti hanno espresso loro perplessità inerenti il servizio; Pina Cervini ha parlato del suo intervento alla Conferenza di Ovada e ha ribadito la necessità di seguire con maggior interesse ed impegno tutte le problematiche che interessano la nostra Associazione; Fiorella Belli ha suggerito alcuni accorgimenti che possano rendere il nostro periodico meno costoso, pur mantenendone l’integrità. 18 La “IV Conferenza Nazionale del Volontariato in Oncologia” svoltasi a OVADA, ha visto riuniti molti dei rappresentanti delle 600 Associazioni di Volontariato che operano capillarmente sul territorio nazionale a favore dei malati di cancro e delle loro famiglie. Un grande dibattito per confrontarsi sui problemi, divulgare le finalità delle Associazioni, mettere in gioco emozioni e motivazioni, mettere a punto progetti riabilitativi comuni. Per l’Amso era presente Pina Cervini che ha puntualmente relazionato per noi l’interessante Convegno. a s m r o i a O IAS d I a r i o R S r O Mm i oI DoS s s m r m R oi 12 e 16 Novembre 2006 Domenica12 Novembre alle ore 18 e giovedì 16 Novembre ore 21, presso il Teatro “LE SALETTE” Vicolo del Campanile, 14 Roma - la Compagnia Teatrale “L’imprevisto” ha presentato: “IL PRINCIPE E IL COLIBRÌ”, una rappresentazione teatrale a favore dell’Amso. La regia dello spettacolo è di Attilio Marangon. 28 Novembre 2006 24 Novembre 2006 Un gruppo di persone dell’ENI e dell’EDS, capitanate da Mauro Monarchi, Michele De Cunto, Vincenzo Milo e Pino Genesio, hanno organizzato una cena sociale a Castel di Guido (Roma), per incontrare e far incontrare tra loro le Associazioni di Volontariato, che in questo anno sono state beneficate dai proventi del “Torneo della Speranza” in memoria di Luciano Onofri e Roberta Liberti. Per l’Amso hanno partecipato Pina Cervini e Maria Sofia Barbasetti. 6 Dicembre 2006 Si è concluso il 1° anno del “Corso Biennale in Psicologia Oncologica” organizzato dall’IRE e dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, con il patrocinio della Società Italiana di psicooncologia. Al Corso diretto dalla dott.ssa Anita Caruso in collaborazione con la dott.ssa Antonia Tramontano, partecipano medici, psicologi, psicoterapeuti e counsellor. Per l’Amso partecipa Adriana Lucarelli. r r Nella saletta del Reparto di Oncologia Medica B, è avvenuta la consegna ufficiale di 13 frigobar offerti dalla BANCA di ROMA e di un grande frigorifero specifico per la conservazione di farmaci, offerto dall’Amso. Tutto questo è avvenuto grazie all’interessamento della nostra volontaria Tona De Menna. Per la Banca di Roma erano presenti il dott. ALDO PROCARIO (direttore della Funzione Istituzionale della Banca stessa), il sig. Giovanni CROCE e il sig. Giuseppe D’ANGELO. Per l’IRE il direttore generale degli IFO dott. MARINO NONIS e Giovanna CIANFRANO della segreteria di direzione. La consegna è avvenuta alla presenza del prof. Massimo LOPEZ, direttore del reparto, di medici e personale infermieristico. Per l’Amso erano presenti il presidente uscente Antonio RICCIO, il Consiglio Direttivo, i volontari del reparto e Fiorella Belli in qualità di Ufficio Stampa. Nel corpo del periodico troverete la relazione di Tona De Menna. d 14 Dicembre 2006 In occasione delle festività natalizie, si celebra a “Casa Amso” la Santa Messa, per gli ospiti e i volontari. Una bella consuetudine che si rinnova nel tempo e che rappresenta un momento di raccoglimento e di preghiera. Il Parroco Don Renzo Giuliano celebrerà la Messa. 15 Dicembre 2006 Alle ore 13 presso la Chiesa dell’Istituto: Celebrazione Eucaristica, presieduta da S.E. Mons. A. BRAMBILLA, Vescovo per la Pastorale Sanitaria. Tutti sono invitati alla celebrazione. 19 incontri di ADRIANA LUCARELLI una famiglia unita Durante una visita in Reparto incontro un paziente che chiamerò Pietro. Mi fermo nella sua stanza perché è da solo: pallido, avvilito, impaurito eppure fiero nel suo silenzio dovuto anche a una cannula che gli attraversa la narice e raccoglie all’esterno in un sacchetto del liquido giallastro. Sta sul letto seduto con le mani abbandonate e la testa china. “Sono una volontaria” gli dico e aggiungo a bassa voce “sono qui per farle un po’ di compagnia.” Silenzio. Guardo le sue mani dalle dita lunghe e sottili e provo a dirgli: “Lei ha le mani da pianista”. Mi guarda e con accento meridionale risponde: “Suono la fisarmonica”. Poi aggiunge: “Mi sono sentito male, mi hanno fatto i raggi e mi veniva da vomitare”. Preoccupata per la cannula che immagino gli dia fastidio in gola gli dico indicandola: “E’ per questo?” E lui lentamente mi dice: “Questo mi ha salvato la vita”. Scopro che viene da Amantea e che è arrivato in Ospedale il giorno prima; sa di avere un tumore “nella pancia” e sarà operato il giorno successivo. Gli chiedo se desidera abbassare il letto per stare più comodo.“Quando verrà un infermiere”. Propongo di farlo io. “Se crede.” Risponde con reticenza. Lo adagio più comodamente e gli accomodo il cuscino dietro la testa. Mi sembra che stia meglio. “Va meglio così?” “Sì, grazie”. “E’qui da solo?” gli chiedo. “No c’è mia moglie. E anche mio figlio. Sono fuori (del Reparto). Mi hanno accompagnato a Roma. Siamo arrivati ieri.” “Ha parenti qui?” “Un tempo avevo un cugino carabiniere, poi è morto. Non conosciamo nessuno. I miei hanno dovuto cercare un albergo”. ”Anche lei è carabiniere?” “No, sono macchinista”. ”Dove?” “Sui treni”. Ricordo quanto ho letto al mattino sul quotidiano e commento: “Ora le ferrovie sono in perdita”. Solleva lo sguardo e lentamente mi dice: “Ci sono tre capi a comandare. Prima c’era lo Stato e tutto funzionava. Prima i macchinisti erano due”. “Ora è da solo?” Mi informo. “No, c’è il capotreno”. E precisa: “I due macchinisti li hanno lasciati nelle lunghe percorrenze. Hanno smesso di sostituire i binari. Pensano che non si consumano? Si meravigliano quando ci sono gli incidenti! Io sono andato in pensione. Ho lavorato 37 anni. A Genova, a Paola, a Cosenza”. “Quello del macchinista è un lavoro affascinante: fa viaggiare, conoscere. Per questo lo ha scelto?” “L’ho scelto per lavorare. C’era un concorso e mi hanno preso. Prima c’erano i concorsi.Ti prendevano. Adesso è difficile. Anche se hai studiato. Ho avuto un collega ingegnere, un altro laureato in matematica. Brave persone. Facevano i macchinisti come me. Ora studi e non trovi lavoro. Mio figlio ha voluto studiare...” Entrano una signora giovane e minuta e un ragazzo alto e bruno. Li accolgo sorridente e mi presento. Hanno il volto 20 teso, l’espressione disperata. Decido di restare. “Mi diceva suo marito che venite da Amantea e che qui non conoscete nessuno”. “Sì, risponde il figlio: ho dovuto cercare un albergo”. La signora aggiunge: “Quanto costano qui a Roma! E’ impossibile restare!” . Gli propongo Casa Amso e mostro il dépliant che ho con me. “Ma davvero non bisogna pagare?” chiede lei incredula e allora racconto l’origine della Casa e spiego che l’accoglienza fa parte del nostro servizio. Pietro dice: “E’ una cosa buona”. Allora incoraggio il figlio a telefonare per sapere se c’è posto. Il volto della signora diventa meno teso. Le confido che quando l’ho vista entrare ho pensato che non fosse la moglie ma una sorella minore di Pietro: “E’ così giovane!” E lei risponde sorridendo, forse abituata a simili osservazioni: “Ci passano dieci anni tra me e mio marito. Ci siamo conosciuti da piccoli”. I suoi occhi ora luccicano di allegria. Le chiedo di raccontarmi la loro storia. Il figlio si è seduto ad ascoltare. Anche Pietro sembra tranquillo.“Avevo tredici anni quando ci siamo innamorati.” L’esordio mi incuriosisce.“Com’è successo? Dove vi siete incontrati la prima volta?” Lei ora sorride contenta e decide di continuare il racconto: “Ero affacciata al balcone di mia zia e l’ho visto passare. Mi ha guardato e mi sono innamorata. E’ stato un colpo di fulmine per tutti e due!”. L’emozione le vela gli occhi di lacrime; sorride felice ma ritiene di doversi scusare: “Sa, sono contenta perché mi piace ricordare.” La esorto a continuare: “Ci siamo frequentati per cinque anni e poi ci siamo sposati”. “Una fuitina?” Le chiedo. “No”, mi risponde decisa, quasi contrariata: “Pietro mi ha rispettata fino all’ultimo. Fin quando siamo entrati in chiesa”. Il figlio aggiunge: “La fuitina non si fa dalle nostre parti: è un’usanza di Reggio Calabria”. Poi continua:“Per me mio marito e i figli sono tutto; sì, i figli e mio marito! Abbiamo fatto molti sacrifici, soprattutto all’inizio. Abbiamo fatto a meno di una casa comoda, di una macchina... però siamo sempre stati uniti. La famiglia unita è un bene importante!” Poi aggiunge: “Oggi manca il lavoro, ecco perché i figli non si sposano!” E guardando suo figlio mi dice: “Se avesse un lavoro, lo farei sposare!” Mi rivolgo al figlio: “Quanti anni hai?” “Ventisei. Stavo per laurearmi ma ho dovuto posticipare la discussione della tesi quando è successo”. I suoi occhi sono pieni di pianto. “Qui tuo padre è in buone mani: non preoccuparti!” gli dico e poi aggiungo: “In che cosa ti laurei?” “Scienze della comunicazione”. “Complimenti! Potrai farcela alla prossima sessione, entro l’anno accademico!” “Sì.” Risponde e poi, dopo una pausa, con la sicurezza senz’ombra dei giovani mi dice: “Ce la farò”. “Ce la farete tutti!” rispondo con gioia e ci salutiamo. Una storia a lieto Tutto è iniziato in un giorno di fine febbraio 2006, quando, nel reparto di Medicina B (reparto nel quale presto servizio da molto tempo), furono ricoverati per essere sottoposti a terapia, pazienti operati allo stomaco, esofago e gola. Subito mi sono resa conto della loro necessità effettiva di cibarsi esclusivamente con liquidi freddi e che questa esigenza era unicamente a carico delle famiglie che, come spesso succede all’IRE, abitavano lontano, cioè in altre province e regioni. Esposi il problema, che mi sembrava veramente impellente, al primario del reparto, prof. Massimo Lopez, il quale mi espresse il suo desiderio, per i pazienti tutti, ma di questi in particolare, di voler dotare le stanze di degenza, di piccoli frigoriferi (frigobar), ma che le finanze del reparto purtroppo non lo permettevano. Aggiunse inoltre che, nonostante le ripetute richieste alla Direzione Centrale, non riusciva neppure ad ottenere un frigorifero specifico e abbastanza capiente che contenesse farmaci chemioterapici ad alta deperibilità; per il momento questi erano tenuti in un frigo normale. Con l’autorizzazione scritta dallo stesso prof. Lopez, chiesi aiuto al Consiglio Direttivo della nostra Associazione che, pur declinando l’invito per l’acquisto dei 13 piccoli frigobar, di buon grado e con generosità si rese disponibile per l’acquisto del grande frigo a temperatura controllata per i farmaci. A questo punto, con l’aiuto di familiari e amici, sono riuscita a far approdare la mia richiesta alla Direzione Generale della Banca di Roma, che nella persona del dott. Aldo Procario (direttore della Funzione Istituzionale della banca stessa), dimostrando una disponibilità e sensibilità non comuni, ha fatti sì che la nostra richiesta divenisse realtà. Così, alla fine di giugno 2006 tutte le 13 stanze di degenza del reparto di Oncologia Medica B, sono dotate di piccoli ma utilissimi frigobar, con piena soddisfazione ed apprezzamento dei pazienti in particolar modo, del prof. Lopez e del personale addetto al reparto. fine di TONA DE MENNA Martedì 28 novembre, nella saletta del reparto di Oncologia Medica B c’è stata la consegna ufficiale delle suddette donazioni al prof. Lopez. Al piacevole incontro erano presenti i rappresentanti della Banca di Roma: il dott. Aldo Procario, il sig. Giovanni Croce e il sig. Giuseppe D’Angelo; in rappresentanza dell’IRE il dott. Marino NONIS (direttore generale degli IFO) e la sig.ra Giovanna Cianfrano segretaria di Direzione. Il dott. NONIS con un sintetico ma significativo discorso ha ringraziato la nostra Associazione lodandone l’impegno ed il lavoro svolto con i pazienti, ribadendo inoltre come la solidarietà sia un bene supremo a cui tutti dobbiamo tendere. In rappresentanza dell’AMSO il Consiglio Direttivo, il Prof. Antonio Riccio, il Segretario Generale Maria Sofia Barbasetti, i volontari del reparto e Fiorella Belli come addetto Ufficio Stampa. 21 Roma Angoli di di FRANCESCO AVALLONE ARA PACIS (seconda parte) Alla carenza di tempo per il posizionamento e la riedificazione dell’altare si aggiunse quella del denaro necessario alla ricostruzione delle parti mancanti; per questo materiali pregiati come marmo, travertino e porfido vennero sostituiti con cemento da eliminare in successivi lavori di ricostruzione. In tale contesto nacque la Teca Morpurgo, dal nome dell’architetto cui era stata affidata la sistemazione dell’intero complesso: una struttura in cristallo, al cui interno fu collocata l’Ara Pacis. Le polemiche, favorite anche dall’architettura metafisica della piazza (Piazza Augusto Imperatore), iniziate prima dell’inaugurazione, continuarono anche durante la guerra. Per inciso i cristalli, trasportati a scopo precauzionale nei magazzini della ditta fornitrice, furono distrutti durante il bombardamento di San Lorenzo. Nel 1970 i cristalli furono riposizionati e venne abbandonata l’idea di collocare altrove il monumento. Dopo sessant’anni l’Augusteo era diventato quasi uno sconosciuto per i romani: poco visibile da Via del Corso, un’immagine veloce e indistinta per le migliaia di automobilisti che ogni giorno percorrono il Lungotevere. Nel 1996 l’Amministrazione capitolina affidò all’architetto Richard Meier l’incarico di progettare una nuova sistemazione per l’Ara Pacis. Nel 1997 venne presentato il progetto preliminare, divenuto esecutivo nel 2000. Di nuovo si riaccesero le polemiche, nonostante nel 2003 siano state accolte le richieste di modifica avanzate dalla Sovrintendenza Archeologica del Comune di Roma. I lavori, che prevedono il recupero dell’intera area, Mausoleo compreso, sono ancora in corso. Per quanto riguarda l’Ara Pacis anche la nuova sistemazione è stata, ed è, oggetto di critiche violente, a mio modesto avviso inevitabili in quanto decontestualizzata dall’impianto originario (già visto nella prima parte, naturalmente non riproducibile) e pertanto non in grado di evocare le suggestioni iniziali e che cercheremo di riscoprire, almeno in parte. La struttura si presenta come un parallelepipedo a base rettangolare; al suo interno è posto l’altare sacrificale, con due porte diametralmente opposte: una, principale, di entrata, l’altra di uscita. Alla prima si arriva tramite una scalinata di dieci gradini; di qui per arrivare all’altare ci sono altre due scale di quattro gradini ciascuna, la seconda più stretta della prima. Al termine dei gradini più stretti c’è l’altare sacrificale, mentre nel retro ci sono altri quattro gradini per scendere fino alla porta di uscita. Nella successione del salire e dello scendere osser- 22 viamo le “sequenze” numeriche: il quattro rappresenta la natura manifestata nelle sue componenti (quattro punti cardinali con le corrispondenti quattro regioni dello spazio, quattro elementi costituenti la realtà fisica) e le fasi in cui si divide ogni ciclo vitale (le età della vita umana, le stagioni nel ciclo annuale, le fasi lunari nel ciclo mensile). La sua rappresentazione geometrica oltre al quadrato è anche la croce. Se questa viene fatta ruotare attorno al centro (il punto di incontro dei due assi) si ha una circonferenza, il cui numero rappresentativo è il dieci, simbolo della manifestazione universale nel suo completo svolgimento. Per i Pitagorici questa era la “circolatura del quadrato”. Interessante è anche l’orientazione delle “porte”: ovest (quella d’entrata) - est, analoga a quella del tempio di Apollo a Delo, l’isola dove nacque il dio cui era associato anche il percorso del sole. Come abbiamo già visto, l’Ara Pacis, il giorno dell’equinozio d’autunno era raggiunta dall’ombra dell’obelisco dell’Horologium. Questa fase del percorso solare al tempo di Augusto, per effetto della precessione degli equinozi, avveniva nel segno della Bilancia. In altri termini la linea degli equinozi (ovest, est) avveniva sull’asse Bilancia - Ariete. In questi segni già Tolomeo “domiciliava” rispettivamente Afrodite e Ares, dalla cui relazione adulterina era nata Armonia, cioè “colei che riunisce”. Superati i dieci scalini si entra in un “recinto” che poggia su un basamento interamente ricostruito in pregiato marmo di Carrara, da cui, attraverso dodici fessure, collegate con altrettanti canaletti, usciva il sangue delle vittime sacrificate misto all’acqua utilizzata per lavare l’altare. La decorazione interna delle pareti sembra essere una citazione di antichi luoghi rituali: i “templa minora” della tradizione romana. I bassorilievi della parte inferiore richiamano le antiche recinzioni fatte in pali di legno, al cui interno si celebravano i riti; quelli della parte superiore, costituiti da ghirlande fissate con bende sacre, e teschi di animali evocano gli ornamenti della palizzata stessa, mentre l’alternanza di festoni (spighe, frutta e vegetazione) e dei bucrani richiama l’alternanza della vita e della morte. I due registri decorativi sono separati, lungo tutto il perimetro, da un motivo orizzontale di palmetta; la palma infatti è spesso associata a riti di trionfo assieme all’ulivo, la pianta cui Leto si aggrappò a Delo durante il parto di Artemide e di Apollo. Legenda: * Precessione degli equinozi: moto rotazionale dell’asse terrestre che si compie in circa ventiquattromila anni. Pertanto circa ogni 2000 anni l’asse terrestre si sposta di 30°, cioè di un segno zodiacale. * Bucranio: motivo ornamentale raffigurante una testa di bue adorna di nastri e festoni 59º per Volontari Corso di Formazione CENTRO CONGRESSI “R. BASTIANELLI” - VIA E. CHIANESI, 53 - ROMA Programma Inizio corso lunedì 6 Novembre 2006 in Via della Messi d’Oro,156 Introduzione al Corso Prof. A. Riccio Presentazione del Consiglio Direttivo AMSO • Prof. A. Riccio Presentazione del Corso Sig.ra M.G. Casentini Etica e Metodo AMSO Sig.ra M.S. Barbasetti Mercoledì 8 Novembre 2006 I Servizi AMSO: Ospedale Banco Accoglienza Radioterapia • Accettazione Ricoveri • Ematologia Sig.ra M.S. Barbasetti Sig.F. Avallone • Sig.ra L.Ricci Sig.ra A.P. Melis Lunedì 13 Novembre 2006 Psicologia del malato oncologico Dott.ssa Patrizia Pugliese Mercoledì 15 Novembre 2006 I Servizi AMSO: Oncologia medica Day Hospital • Chirurgie Sig.ra T. De Menna • Sig.ra V. Marchesi Sig.ra M. Cavallo • Sig. S. Cassia Lunedì 20 Novembre 2006 Tumore del Polmone Dott. Sandro Carlini Sig.ra C. Mencaroni Mercoledì 22 Novembre 2006 Tumore della Mammella Dott.Alfredo Callopoli Sig.ra A. Lucarelli Lunedì 27 Novembre 2006 Tumori apparato digerente Dott. Franco Graziano Sig.ra Tosca Frison Mercoledì 29 Novembre 2006 Resezione epatica e trapianti di fegato Dott. Giovanni Vennarecci Mercoledì 24 Gennaio 2007 Chemioterapia e Ormonoterapia Dott.ssa Irene Venturo Sig.ra C. Santaiti Lunedì 4 Dicembre 2006 Tumore della laringe Dott. Paolo Ruscito • Sig.ra P. Santini Martedì 30 Gennaio 2007 Tumore Tiroide Prof. M. Luisa Appetecchia Mercoledì 6 Dicembre 2006 Tumori urologici Dott. Piero De Carli • Sig. G. Pugliese Lunedì 11 Dicembre 2006 Generalità dei Tumori Dott. Paolo Carlini Mercoledì 13 Dicembre 2006 Endoscopia Digestiva Prof. Giovanni Viceconte Giovedì 1 Febbraio 2007 Tumori della Pelle Diritti e Doveri in una organizzazione di volontariato Dott.ssa Caterina Catricalà Sig.ra P. Cervini Martedì 6 Febbraio 2007 Chirurgia Plastica Dott. Antonio Varanese Lunedì 18 Dicembre 2006 Depressione e Cancro Dott.Tonino Cantelmi Mercoledì 7 Febbraio 2007 Radioterapia Dott. Fabrizio Ambesi Impiombato Sig.ra R. Scognamiglio Mercoledì 20 Dicembre 2006 Incontro tra volontari “anziani” e “aspiranti” volontari e piccolo rinfresco d’auguri per le prossime feste BUON NATALE Lunedì 12 Febbraio 2007 “Periodico AMSO OGGI” “Statuto e Regolamento AMSO” “Casa Accoglienza” Sig.ra F. Belli • Sig.ra P. Cervini Sig.ra L. Rodoletti Lunedì 8 Gennaio 2007 Tumori Encefalici Prof. Emanuele Occhipinti Dott. A. Pompili • Sig.ra M. Berardi Mercoledì 14 Febbraio 2007 Assistenza domiciliare Dott. A. Pace • Sig.ra A. Cicchinelli Mercoledì 10 Gennaio 2007 Riabilitazione del malato oncologico Dott. Alberto Pietrangeli Lunedì 15 Gennaio 2007 Diagnostica per immagini Dott. Salvatore Giunta Sig.ra M. Decaro Mercoledì 17 Gennaio 2007 Tumori ematologici “Volontariato Oggi” Prof.ssa M.G. Petti • Sig.ra P. Cervini Lunedì 22 Gennaio 2007 Ginecologia Dott. Enrico Vizza • Sig.ra G. Giuliani Lunedì 19 Febbraio 2007 La relazione d’aiuto Dott.ssa A.Tramontana Mercoledì 21 Febbraio 2007 Terapia del dolore Dott.Walter Tirelli Lunedì 26 Febbraio 2007 Rapporti con il personale ospedaliero Capo Infermiera Laura Iacorossi Mercoledì 28 Febbraio 2007 “Chiusura del Corso “teorico” Consegna degli attestati di frequenza e piccolo rinfresco nella nostra Sede di Via delle Messi d’Oro, 156 “Le lezioni si terranno presso il Centro Congressi “Raffaele Bastianelli” - Istituti Fisioterapici Ospitalieri Via E. Chianesi, 53 dalle ore 17 alle ore 19 (mezzo di trasporto metro B - Eur Fermi - e navetta bus 700) Eventuali cambiamenti di programma saranno tempestivamente comunicati durante il corso. 23 CASA AMSO ASSOCIAZIONE PER L’ASSISTENZA MORALE E SOCIALE NEGLI ISTITUTI ONCOLOGICI casa amso Via libera all’informazione Non esitare Il tumore non deve passare La linea è a disposizione di tutti È un servizio dei volontari AMSO in collaborazione con i Medici dell’Istituto “Regina Elena per lo studio e la cura dei tumori” di Roma Orario: ore 9.00-12.00 dal lunedì al venerdì aiutateci ad essere tanti, per aiutare tutti.