Storie dal sisma: mamma salva la figlia e muore Trovati sei ragazzi
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Storie dal sisma: mamma salva la figlia e muore Trovati sei ragazzi
Storie dal sisma: mamma salva la figlia e muore Trovati sei ragazzi vivi nella casa dello studente Estratta viva dalle macerie una bimba di due anni, a San Gregorio. Trovati 6 ragazzi ancora in vita nella casa dello studente. Universitario di vent'anni individuato sotto le macerie grazie al telefonino. Si scava a mani nude. La mobilitazione su <strong><a href="/a.pic1?ID=341932">Facebook</a></strong> e <strong><a href="/a.pic1?ID=341925">Twitter </a></strong> Redazione - Lun, 06/04/2009 - 18:49 commenta L'Aquila - Le mille storie della tragedia si susseguono di ora in ora. Testimonianze drammatiche che vengono a galla grazie ai racconti dei sopravvissuti o ai ricordi, ancora drammatici, di chi ha assistito alla morte di parenti, amici e conoscenti. I vigili del fuoco hanno estratto viva dalle macerie una bambina di due anni a San Gregorio, frazione del comune dell’Aquila: a salvarla, facendole scudo con il proprio corpo, sarebbe stata la madre, morta nel crollo dell’abitazione. La piccola è stata immediatamente trasportata in ospedale da un elicottero dei vigili. Salvato dal cellulare che suona La sorella lo chiama al cellulare e lui, da sotto le macerie, riesce a risponderle e a dare indicazioni perché i soccorritori possano individuarlo e portarlo in salvo. Forse deve la vita a quella chiamata lo studente universitario di Fermo nelle Marche, 20 anni, travolto con altri compagni dal crollo della Casa dello studente all’Aquila. Erano trascorsi pochi minuti dalla scossa delle 3:32: la sorella e il padre dello studente, allarmatissimi, tentano di rintracciarlo al cellulare, senza ricevere risposta. Si rivolgono al 118, i vigili del fuoco, la polizia di Fermo, e a quel punto, si riesce ad allestire un ponte telefonico con la zona del crollo. La ragazza e il fratello si parlano: lui, con un filo di voce, fornisce dati utili perché chi scava fra le macerie, al buio, possa raggiungerlo, e alla fine viene tirato fuori, incolume. È sotto choc ma sta bene, non ha riportato ferite nè traumi, ed è già rientrato a casa. Un altro compagno di alloggio invece non ce l’ha fatta. E fra quel che resta della Casa dello studente si scava ancora. "A mani nude tra le macerie, così li ho salvati" Ha cominciato a scavare a mani nude subito dopo la scossa e la mattina alle 9, con i suoi amici, era ancora lì sopra le case crollate, a cercare di tirare fuori dei corpi. Alla fine Fabiano Ettorre - 30 anni, di Tempera, volontario della Protezione civile - ne ha contati 11: sei morti e cinque ancora vivi. "Me lo sentivo", dice. Non era andato a dormire, Fabiano Ettorre, e dopo il terremoto avvertito intorno alla mezzanotte dice di aver sentito che qualcosa di brutto sarebbe successo. "Mi sono attaccato a internet per vedere quale era la magnitudo e poi sono rimasto lì, vestito, davanti al pc". Alle 3:32 è successo quello che Fabiano temeva. Ha preso in braccio i due figli e, insieme alla moglie, è uscito di casa. "Non ci torneremo presto", dice adesso a uno dei due bambini. Ma non è stato quello il suo primo pensiero. Messa infatti la famiglia al sicuro, ha cominciato a darsi da fare. Fabiano, diversi suoi amici, gli abitanti di Tempera - poche centinaia, si conoscono tutti - si sono riuniti e hanno cominciato a scavare. Hanno continuato per tutta la notte, guardando dovunque, cercando di carpire ogni lamento: e se qualcuno sentiva un bisbiglio, lì cominciavano a scavare. A mani nude, appunto, senza protezioni particolari. Qualcuno, al massimo, indossava un casco da moto. Trovati 6 ragazzi vivi nella casa dello studente Tra le tante cattive notizie che arrivano da L’Aquila una almeno incoraggia i soccorritori e la Protezione civile: sei ragazzi sono stati estratti vivi dalle macerie della Casa dello studente collassata nel terremoto che ha colpito il capoluogo abruzzese la scorsa notte alle ore 3 e 32. A darne notizia è Marta Di Gennaro, vice capo dipartimento della Protezione civile. "Sei ragazzi sono stati estratti vivi dalla Casa dello studente", spiega la Di Gennaro che poi fa il punto sui lavori che si stanno svolgendo in commissione grandi rischi: "si tratta di una riunione molto concreta, molto poco teorica, calata nel contesto. Questo anche grazie al fatto che, per l’eccezionalità dell’evento, la commissione si è riunita proprio a L’Aquila". Storie di coraggio e altruismo Sono storie di altruismo, di coraggio e di grande pena quelle che questa squadra improvvisata di volontari può raccontare. Le buone notizie si alternano a quelle drammatiche: l’ultimo salvataggio, quello di una donna - gravissima, ma viva - arriva pochi istanti prima che venga estratto dalle macerie l’ultimo cadavere. Sono marito e moglie, li hanno trovati abbracciati. Tempera, a 7 chilometri dall’Aquila, nell’epicentro del sisma, è un paese quasi completamente distrutto. La gente si è trovata per molte ore a fronteggiare l’emergenza da sola. I primi soccorsi Il primo mezzo dei vigili del fuoco è arrivato nella piazzetta, davanti alla chiesa crollata intorno alle 8: sono quattro ragazzi del posto, gli stessi che la notte si erano dati da fare senza uniforme e ora sono tornati nella loro veste ufficiale. Le case della parte alta del paese sono letteralmente sventrate. La gente circola tra le macerie, attonita. È pericoloso, perchè le scosse si susseguono, ma ognuno può andare dove vuole liberamente. Solo alle 10 una pattuglia della polizia arriva per sistemare un nastro che dovrebbe servire a impedire l’accesso alle due strade che portano alla zona più a rischio: poi se ne va. I rugbisti aiutano i soccorritori soccorritori L’Aquila Rugby, grande decaduta della palla ovale italiana che attualmente gioca in A/2, è in prima fila con i suoi giocatori, per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto. "Ci siamo attivati tutti, e ci hanno utilizzato per evacuare l’ospedale", racconta il direttore tecnico Massimo Mascioletti, gloria del rugby abruzzese e ct dell’Italia ai Mondiali del 1999. "È un vero caos - racconta al telefono Mascioletti con tono commosso -, ma facciamo tutto ciò che è possibile. Durante l’evacuazione il nostro estremo Dario Pallotta (colosso di 1.86 per 96 chili ed azzurro nel rugby a sette n.d.r.) si è caricato sulle spalle una donna anziana con tutta la bombola dell’ossigeno che le serviva per respirare. È una tragedia...".