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Gentile di Niccolò di Giovanni di Massio detto
GENTILE DA FABRIANO Eseguita da: Beatrice Mussat Beatrice Carmini Gloria Cipolla Redazione Grafica di : Beatrice Mussat Indice Biografia Polittico Quaratesi Madonna in trono col Bambino e angeli musicanti Polittico di Valle Romita da Pag. 2 a Pag. 4 da Pag. 5 a Pag. 10 da Pag. 11 a Pag. 11 da Pag. 12 a Pag. 13 Pag: 1/13 Biografia Gentile di Niccolò di Giovanni di Massio detto Gentile da Fabriano (Fabriano, 1375 circa – Roma, settembre 1427) è stato un pittore italiano. Tra i più importanti esponenti del Gotico internazionale, incarnò nel suo secolo la tipica figura dell'artista itinerante, che preferiva spostarsi per trovare le più svariate occasioni di lavoro offerte dalle corti piuttosto che stanziarsi a bottega. La sua pittura poetica e fiabesca, il gusto per la linea e un uso impareggiabile degli elementi decorativi lo portarono al vertice della scuola italiana dell'epoca, ricevendo commissioni di grandissimo prestigio. Con la visita a Firenze entrò in dialogo con il nascente umanesimo nell'arte e, pur senza rinunciare al proprio stile, iniziò una consapevole transizione tra il decorativismo tardogotico e l'essenzialità rinascimentale. Nacque a Fabriano nel 1375 circa da Niccolò di Giovanni, mercante. Gentile da Fabriano disegnato da Giorgio Vasari Non si conosce nulla sulla sua formazione ma nella prima opera a noi nota, la tavola con la Madonna col Bambino e i santi Niccolò e Caterina e un donatore, eseguita per la chiesa di San Niccolò a Fabriano tra il 1395 e il 1400, ora a Berlino, i caratteri stilistici sono legati prevalentemente alla cultura tardogotica lombarda, impostata sulla tradizione umbro-marchigiana. Sin da giovane iniziò a spostarsi, recandosi nei centri delle Marche e in Lombardia (alcuni ipotizzano una formazione pavese, dove esisteva un importante atelier di miniatura).Dal 1405 circa fu a Venezia, dove risultava iscritto alla Scuola dei Mercanti. Per la chiesa di Santa Sofia dipinse una tavola, perduta. Nel 1408-1409 gli venne commissionata la decorazione murale della Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale, per la quale eseguì l'affresco con la Battaglia tra Ottone III e i Veneziani, andata perduta come il resto degli affreschi (per via del clima veneziano, che tende a sciupare velocemente gli affreschi, sostituiti nel secolo successivo dalla pittura su tela). Qui conobbe sicuramente Pisanello e forse Michelino da Besozzo. Altra opera, documentata ma perduta, è una tavola per Francesco Amadi pagata il 27 luglio 1408. Verso il 1410, indicativamente dopo uno dei soggiorni veneziani, è databile il Polittico di Valle Romita oggi alla Pinacoteca di Brera, di cui fa forse parte anche un pannello con la Crocifissione. Si tratta del suo primo capolavoro, dipinto per un eremo francescano nei pressi di Fabriano. In quest'opera in cui le derivazioni lombarde (colori tenui, attenzione ai dettagli naturalistici, gusto Pag: 2/13 lineare), aggiornate sull'opera di Michelino da Besozzo si accentuano, insieme a un maggiore equilibrio e solidità formale (i santi poggiano fermamente i piedi a terra), l'iconografia dell'Incoronazione della Vergine sospesa in cielo è però tipicamente veneziana, mentre sono caratteristiche destinate a diventare tipiche dell'artista la lavorazione finissima dell'oro, la preziosità degli abiti, la capacità di rendere la consistenza dei materiali (come la pelliccia della Maddalena) grazie a un tratto soffice e sfumato che annulla i contorni. Numerosi furono gli spostamenti in quegli anni. Si sa che tornò nelle Marche e lavorò in Umbria e in Lombardia.Negli anni 1411-1412 fu a Foligno, dove eseguì i disegni per il ciclo decorativo di palazzo Trinci su commissione di Ugolino III. La stesura pittorica, più povera, è dovuta quasi integralmente ad allievi, tra i quali forse Jacopo Bellini. Tra il gennaio 1414 e il 1418 andò a Brescia, dove decorò la Cappella del Broletto, lavoro quasi interamente perduto. Nella primavera 1420 fu nuovamente a Fabriano.Il 6 agosto 1420 è documentato a Firenze, dove si iscrisse all'Arte dei Medici e Speziali.Eseguì su commissione del ricchissimo Palla Strozzi l'Adorazione dei Magi, opera terminata nel maggio 1423, per l'altare della Cappella Strozzi a Santa Trinita, sulla quale dispiegò il corteo dei Magi, formando in secondo piano diversi focolai di azione, non legati tra loro. L'oro dei dettagli sontuosi è quasi abbagliante e le figure, sebbene disposte in profondità, non seguono alcuna prospettiva, ma sono semplicemente accostate creando un effetto irreale e fiabesco. In primo piano i due gruppi (a sinistra la sacra famiglia e a destra il corteo) sono separati dalla figura dritta del giovane re; accorgimenti del genere permettono all'opera di essere letta da più punti di vista, su cui lo spettatore e invitato a soffermarsi ed ad analizzare ogni singolo particolare in momenti successivi.Del maggio 1425 è il polittico commissionato dalla famiglia Quaratesi per l'altar maggiore della chiesa di San Niccolò sopr'Arno a Firenze, firmato e datato, oggi smembrato e disperso in vari Musei (Uffizi, National Gallery di Londra, Pinacoteca Vaticana e National Gallery di Washington). In questa opera si vede una transizione dello stile di Gentile influenzato dalla cultura umanistica fiorentina, che in quegli anni si andava affernmando, con un'accurata osservazione delle sculture antiche. Le figure sono pacate e monumentali, costruite solidamente, con colori compatti e con un segno più sobrio, più vicine alle opere di Lorenzo Ghiberti e di Masolino da Panicale.Nella stessa chiesa fu scoperto nel 1862 (ma forse proveniente da altra sede) un secondo polittico di Gentile, particolare sia per lo sviluppo orizzontale della struttura, sia per il carattere narrativo, inconsueto in una pala d’altare. Vi si trovano rappresentate l'Intercessione di Cristo e Maria all'Eterno nel pannello centrale, la Resurrezione di Lazzaro e l'incontro di tre Santi in un contesto urbano in quelli ai lati, e San Ludovico di Tolosa e San Bernardo da Chiaravalle nei pannelli estremi. L'opera accoglie molti motivi stilistici dal Masaccio della Cappella Brancacci della chiesa del Carmine, ed in particolare una resa dello spazio e della realtà assai distante dalle consuete forme del fabrianese, ma di cui l'artista aveva già dato prova nella predella del Polittico Quaratesi.Tra il giugno e l'agosto 1425 fu a Siena, dove dipinse per il palazzo dei Notai, sulla piazza del Campo, una Madonna col Bambino in facciata (altra opera Pag: 3/13 perduta).Tra l'agosto e l'ottobre del 1425 si spostò ad Orvieto per l'esecuzione dell'affresco con la Vergine col Bambino e Santi all'interno del Duomo, nel quale i corpi solidi si profilano da sotto i panni e le espressioni si umanizzano, abbandonando i modi cortesi delle prime opere.Nel gennaio 1427 arrivò a Roma, dove ricevette una commissione prestigiosissima su incarico di Martino V: la decorazione della navata centrale di San Giovanni in Laterano, la cattedrale di Roma. La morte, nell'agosto dello stesso anno, gli impedì di concluderla, e l'opera fu terminata da Pisanello cinque anni dopo. Questo ciclo, culmine dell'arte tardogotica in Italia, venne distrutto dopo i lavori di Borromini alla basilica, ma se ne conoscono un disegno copiato da Borromini stesso e alcuni frammenti, su cui però la critica non è unanime circa la provenineza e originalità.In data 14 ottobre 1427 Gentile veniva ricordato come già morto. Venne sepolto nella chiesa di Santa Maria Nova, odierna Santa Francesca Romana; la sua tomba è anch'essa scomparsa. Pag: 4/13 Polittico Quaratesi Il Polittico Quaratesi venne dipinto da Gentile da Fabriano nel 1425 a Firenze per la cappella della famiglia Quaratesi nella chiesa di San Niccolò Oltrarno. Smembrato in più musei, è l'opera più importante del soggiorno fiorentino dell'artista dopo la Pala Strozzi. Storia Probabilmente Gentile mise mano all'opera non molto tempo dopo il completamento della Pala Strozzi. Nel testamento del committente Bernardo di Castello Quaratesi, datato 1422, si trova un codicillo che ordinava l'esecuzione di una tabulam per l'altare maggiore della chiesa, da compiersi entro tre anni dalla morte. L'artista dipinse anche un altro polittico di minori dimensioni, il cosiddetto primo polittico Quaratesi (rimasto nella chiesa di San Niccolò e finito di restaurare nel 2008), generalmente ritenuto un antecedente del polittico maggiore. Descrizione Il polittico venne smembrato in epoca imprecisata ed oggi se ne conoscono quattro dei cinque scomparti e vari pezzi della predella. In particolare si hanno: • • • • • • • • • • Madonna col Bambino e angeli con cimasa con Angeli e medaglione col Redentore, (scomparto centrale), 222,70x83, The Royal Collection, Hampton Court, in deposito alla National Gallery di Londra Santa Maria Maddalena, con cimasa (scomparto sinistro), 200x60, Uffizi, Firenze San Nicola di Bari, con cimasa (scomparto sinistro), 200x60, Uffizi, Firenze San Giovanni Battista, con cimasa (scomparto destro), 200x60, Uffizi, Firenze San Giorgio, con cimasa (scomparto destro), 200x60, Uffizi, Firenze Nascita di san Nicola (scomparto di predella), 36,5x36,5, Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano San Nicola dona tre palle d'oro alle fanciulle povere (scomparto di predella), 36,5x36,5, Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano San Nicola salva una nave dal mare in tempesta (scomparto di predella), 39x62, Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano San Nicola salva tre giovani messi in salamoia (scomparto di predella), 36,5x36,5, Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano Miracolo dei pellegrini alla tomba di san Nicola (scomparto di predella), 36,5x36,5, National Gallery of Art, Washington D.C. Pag: 5/13 Stile L'opera è caratterizzata da colori chiari e brillanti e da una profusione di ori e dettagli preziosi che avevano reso celebre lo stile opulento di Gentile. All'altissima qualità degli ornati (soprattutto i ricchi drappi, tappeti e tessuti) corrisponde la grazia dei personaggi. I pannelli sono inoltre caratterizzati da una maggiore sintesi nell'accostamento dei personaggi, che appaiono più monumentali e isolati rispetto all'Adorazione dei Magi. A differenza di altre opere precedenti di Gentile qui la percezione dello spazio resta misurabile, come nel trono della Vergine, con i gradini che procedono dal primo piano in profondità. Nei pannelli dei santi si nota una magnifica resa dei dettagli, come nella fascia del piviale di san Nicola dove si trovano sette quadri dentro il quadro con Storie dell'infanzia di Cristo, Natività, Adorazione dei Magi, Fuga in Egitto, Strage degli Innocenti, Presentazione al Tempio e Battesimo. La Strage degli Innocenti, dettaglio della veste di San Nicola La Presentazione al Tempio dettaglio della veste di San Nicola La tecnica usata è molto ricercata e riesce a dare l’idea della morbidezza dei corpi e della consistenza dei tessuti. L’uso del pointillisme nella ghiaia delle viuzze delle Storie la rende reale. Gli altri santi sono ruotati e creavano una sorta di semicerchio attorno alla Vergine. Per esempio la Maddalena, all'estremità sinistra, è quasi di profilo. Quest'ultima santa si può confrontare con quella del Polittico di Valleromita, di circa vent'anni prima, per comprendere quanto lo stile di Gentile si sia nel frattempo evoluto verso una maggiore compostezza e solidità. Se nel polittico di Valleromita essa teneva il calice con la sola punta delle dita, qui lo afferra saldamente con i palmi. Pag: 6/13 Predella I cinque scomparti della predella, conservati nella Pinacoteca Vaticana e alla National Gallery of Art, mostrano le storie di san Nicola di Bari. La predella risultava separata dal polittico già alla fine del XVIII secolo, quando confluirono verso Roma, mentre il quinto venne messo più tardi all'asta, finendo a Pistoia (famiglie Puccini, poi Tucci e Spada) e poi venendo immesso sul mercato antiquario nel 1928, finendo nella collezione Kress e da qui a Washington. La prima storia è quella della Nascita, in ambiente domestico che ,con uno scorcio di due stanze inesatto, da un’aria intimamente familiare. Molti sono i dettagli di minuta osservazione, come l'arredamento della stanza dove dorme la puerpera, lo sgabello con le fasce messe ad asciugare davanti al camino, il catino col santo bambino, la sorpresa delle levatrici che lo vedono alzarsi e pregare. Nascita di san Nicola (scomparto di predella), 36,5x36,5, Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano La scena successiva mostra la benevolenza di Nicola che donò tre palle d'oro a tre ragazze povere per permettere loro di maritarsi. Anche qui viene mostrato un interno familiare, dove le tre ragazze sono intente ad attività domestiche (spogliarsi per andare a letto e aiutare il vecchio padre a togliersi le calze). L'effetto notturno è dato dai dettagli più che dalla luce, come lo scuretto della finestra già chiuso. Il santo si trova all'esterno, arrampicato alla finestra, mentre ha già lanciato due palle e sta per tirare la terza, reggendosi alla grata. San Nicola dona tre palle d'oro alle fanciulle povere (scomparto di predella), 36,5x36,5, Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano Pag: 7/13 La scena centrale doveva essere quella del miracolo di San Nicola che salva una nave dalla tempesta, che è l'unica ad aver mantenuto la forma originale con le tracce degli archetti (dopo il restauro). La leggenda a cui si riferisce è quella di una nave colta da una tempesta in mezzo al mare, che viene salvata dall'apparizione provvidenziale del santo. In questa piccola scena in realtà gli unici dettagli sull'atmosfera sono le vele strappate dal vento, per il resto sia il mare San Nicola salva una nave dal mare in tempesta (scomparto di predella), 39x62, Pinacoteca Vaticana, che il cielo appaiono calmi. Più concitati sono gli Città del Vaticano uomini sulla nave, che sono presi dall'agitazione e cercano di alleggerire la nave scaricando la stiva in mare o pregando il santo. Anche in questo caso grande è l'attenzione ai dettagli reali, dalle funi alle scalette, dall'ancora alla scialuppa, fino al ballatoio sull'albero maestro con la sua bandierina. Inoltre il pittore vi inserì elementi fantastici di pura poesia, come la sirena, la stella marina o l'ombra di alcuni pesci. La quarta scena è San Nicola che salva tre giovani messi in salamoia. Secondo la leggenda tre ragazzi si fermarono in una locanda di un oste malvagio, che li derubò, li uccise e li fece a pezzi nascondendoli in botti nella salamoia. Il vescovo li riportò allora in vita. Anche qui la scena è ambientata in una stanza, una dispensa dove si vedono vari oggetti stoccati (sacchi, cesti e un mazzo di agli). Dietro il santo si trovano l'albergatore e sua moglie pentiti, mentre all'estremità destra si scorge un avventore che sta ignaro al tavolo a bere, tagliato a metà in maniera apparentemente casuale da un pezzo di edificio. Gentile inoltre aggiunse alcuni dettagli che rendvano l'osservazione dello spettatore più gustosa, in questo caso l'insegna con la luna dorata e i geroglifici appesi alla parete. San Nicola salva tre giovani messi in salamoia (scomparto di predella), 36,5x36,5, Pinacoteca Vaticana, Città del Vaticano Pag: 8/13 L'ultimo pannello è il Miracolo dei pellegrini alla tomba di san Nicola, cioè il prodigio per il quale chi si reca alla tomba del santo trova guarigione. La scena è ambientata all'interno di una basilica al centro della cui navata mediana si trova il sarcofago rialzato verso il quale convergono le persone che lo toccano. molti sono i malati e si vede anche un'ossessa sorretta da una donna; in primo piano invece si vede un uomo guarito, che se ne va con le proprie gambe tenendo ormai le stampelle sulla spalla. L'ambientazione della scena è minuziosamente descritta. Della chiesa si vedono gli affreschi del catino absidale (si distingue anche il soggetto Cristo in mandorla tra la Vergine, san Nicola e i simboli degli evangelisti), la fascia sottostante con cinque storie di Miracolo dei pellegrini alla tomba di san Nicola (scomparto di predella), 36,5x36,5, National Gallery of Art, Washington D.C. san Nicola (le medesime della predella!), le decorazioni delle navate laterali (otto affreschi e polittici). Lo spazio è reso efficacemente dalla successione delle colonne in profondità, con lo scorcio delle volte e delle lunette con le finestre circolari. I punti più lontani sono più bui e ombrosi e vi si distinguono appena le sagome, come quella di un monaco che avanza. Pag: 9/13 Ricostruzione Polittico Quaratesi Pag: 10/13 Madonna in trono col Bambino e angeli musicanti La Madonna in trono col Bambino e angeli musicanti è una tempera su tavola (115×64 cm) di Gentile da Fabriano, conservata alla Galleria nazionale dell'Umbria di Perugia e databile al 1405-1410 circa. L'opera proviene dalla chiesa di San Domenico ed è generalmente attribuita a un periodo dell'attività di Gentile ricco di viaggi, quando si spostava tra Venezia, le Marche e l'Umbria, anche se alcuni lo collocano agli ultimi anni del soggiorno fiorentino (1424-1425). La tavola è di forma cuspidata, anche se il curioso coronamento a bulbo è frutto di un riadattamento nei secolo XVII-XVIII delle forme originarie, che è stato reintegrato dai recenti restauri. La Madonna, elegantemente adornata con un manto dove sono evidenziate le pieghe cadenzate ed eleganti del gotico internazionale, è seduta su un trono composto in prospettiva intuitiva dove, tra gli archetti gotici, spuntano fitte fronde di arbusto. Il Bambino è seduto sulle sue ginocchia e guarda sorridente lo spettatore mentre tiene in mano una melagrana, simbolo di fertilità e di regalità. Le mani affusolate della Vergine fanno per prendere il frutto ed abbracciano con compostezza il Bambino sulla sinistra. Ai piedi della Madonna si trova un coro di piccolissimi angeli (anche in questo caso un elemento medievale arcaizzante, per via delle proporzioni gerarchiche), che stanno cantando un inno leggendo da un rotolo dove si trova la notazione musicale. Il loro stato di conservazione è pessimo, infatti su gran parte delle loro vesti il pigmento originale è perduto. Il fondo è l'astratto oro, mentre la base è composta, come nel polittico di Valleromita, da un prato fiorito dove sono rappresentate con precisione varie pianticelle fiorite. L'opera è un esempio di stile gotico internazionale ed anche ammettendo una datazione più tarda, avvicinabile agli influssi rinascimentali di Firenze, mostra un certo schematismo che è ancora lontano dal modo di pensare di Masaccio e i suoi seguaci. Per esempio la Madonna ha un volto convenzionalmente aristocratico, non ispirato a una reale fisionomia, e le ombre, anche se la testa è girata verso il basso, sono stese nella solita maniera che illumina la canna del naso, la guancia, la parte sopra le sopracciglia, il mento. Anche l'espressione è convenzionale e predomina un senso di irrealtà fiabesca, dove la reale consistenza è annullata. Notevole è la tecnica di Gentile, che crea un complesso sovrapporsi di strati di colore, con risultati di estrema dolcezza. Pag: 11/13 Polittico di Valle Romita Il Polittico di Valle Romita è uno dei primi dipinti pervenutici di Gentile da Fabriano, databile al 1410-1412. È una tempera su tavola (280x250cm, di cui 157,20x79,6 la tavola centrale, 117,50x40 le tavole laterali inferiori e 48,9x37,8 le tavole superiori) ed è conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano. È firmato in basso al centro sulla tavola centrale ("GENTILIS DE FABRIANO PINXIT"). La destinazione originaria era l'eremo francescano di Val di Sasso (detta anche Valle Romita) nei pressi della sua città natale, Fabriano. Forse il pannello della Crocifissione, situato nella stessa sala del museo, era anticamente il pannello superiore del polittico. Non si ha documentazione scritta dell'origine del dipinto, per cui sono state avanzate varie ipotesi. Una delle più suggestive indica come committente il Signore di Fabriano Chiavello Chiavelli che fece restaurare nel 1406 il convento in previsione di farvi ospitare la sua sepoltura. Il tema dell'incoronazione della Vergine, caro all'osservanza francescana, potrebbe allora essere stato scelto per decorare la chiesa rifondata. La datazione oscillerebbe così tra il 1406 e il 1414, anno in cui Gentile lasciò le Marche per trasferirsi a Brescia, sotto Pandolfo Malatesta. La presenza di elementi ispirati dal gotico internazionale di Michelino da Besozzo (come la resa minuziosa dei dettagli naturalistici) ha fatto poi pensare un incontro dei due artisti a Venezia, dove Gentile si recò a più riprese, circoscrivendo così la datazione del polittico al 1410-1412. Il polittico venne smembrato probabilmente già nel XVIII secolo e nel 1811 giunsero a Brera la tavola centrale e i quattro scomparti laterali inferiori, direttamente dall'eremo che era stato soppresso. Le quattro tavole minori, tagliate di forma rettangolare, vennero acquistate da una collezione privata nel 1901. La cornice neogotica risale al 1925. Pag: 12/13 Dettaglio del prato Il polittico è composto da cinque scomparti a doppio registro. Il pannello centrale mostra l'Incoronazione della Vergine con una rappresentazione della Trinità e un coro di angeli musicanti in basso. Questa scena fu disegnata ispirandosi ai mosaici bizantini che Gentile aveva visto a Venezia nella basilica di San Marco, come dimostra soprattutto l'eterea sospensione nel cielo delle figure, l'astratta parte inferiore e l'abbacinante fondo oro. Del tutto nuova è invece la capacità del pittore di lavorare le superfici, soprattutto gli abiti, dove riesce a trasmettere il senso della diversa consistenza materica, grazie a una stesura a tratti soffici della pittura. I quattro pannelli laterali ospitano altrettante figure di santi: da sinistra si vedono San Girolamo con un modellino della chiesa in mano, San Francesco d'Assisi, San Domenico e la Maddalena. Queste figure sono poste in un giardino, appoggiate con passo leggero, ma saldo, su un prato fiorito dove sono dipinte svariate specie botaniche con la massima precisione. Tra i brani di virtuosismo pittorico si annoverano la morbida veste di pelliccia bianca della Maddalena o gli espressivi piedi di san Francesco, coperti di soffice peluria. I quattro pannelli superiori, entro le cuspidi, mostrano invece San Giovanni Battista in preghiera nel deserto, il Martirio di Pietro da Verona, Santo francescano (sant'Antonio da Padova?) in lettura e San Francesco che riceve le stimmate. L'opera mostra una serie di influenze fabrianesi, lombarde, venete ed umbre, è composta in maniera poco omogenea: l'Incoronazione e i quattro santi nei pannelli laterali hanno un'aria contemplativa, mentre le scene nelle cuspidi sono più concrete, interessate alla caratterizzazione personale dei santi attraverso la scelta degli episodi e delle ambientazioni. L'insieme è comunque equilibrato e dotato di maggiore solidità rispetto alle coeve opere lombarde (come quelle di Michelino da Besozzo). Pag: 13/13