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Ruolo e funzioni del comune e del sindaco in protezione civile

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Ruolo e funzioni del comune e del sindaco in protezione civile
Ruolo e
funzioni del
comune e del
sindaco in
protezione
civile
Perché un progetto sui sindaci?
La protezione civile in Italia
43
/01
Legge 225/92
80
/98
L.
3
112
/98
D.
L.
1
R
DP
D.
/70
96
e9
gg
Le
66
/81
• Dal punto di vista normativo e
amministrativo la protezione civile è una
D.L
materia relativamente giovane.
gs
Il cammino della
protezione civile
italiana
Sappiamo che fin dall’inizio della sua storia lo Stato italiano ha
concepito la protezione civile esclusivamente come attività di
“soccorso pubblico post disastro” invece che come una risposta
organica da parte del sistema paese alle condizioni di rischio
diffuso e costante del paese.
Per più di un secolo, dal 1870 fino al 1990, ci si è sempre limitati
a organizzare gli interventi “dopo” l’evento, mentre espressioni
come previsione e prevenzione sembravano non far parte del
vocabolario normativo e istituzionale.
LO SVILUPPO ISTITUZIONALE ITALIANO
DELL’ULTIMO SECOLO
130 anni di storia italiana
Stato liberale
1870-1920
Lasciava fare
Stato sociale
1920-1990
Stato sussidiario
1990-2000
Faceva tutto
Aiuta a fare
Il Principio di
Sussidiarietà
Negli anni 90, anche
grazie
all’integrazione
europea, si riafferma
Questo principio, desunto dalla Dottrina Sociale della Chiesa,
nasce nel 1931 con Papa Pio XI, il quale nell’Enciclica
“Quadragesimo Anno” scrive:
“Come è illecito togliere agli individui ciò che
essi possono compiere con le forze e
l’industria propria per affidarlo alla
comunità, così è ingiusto rimettere a una
maggiore e più alta società quello che nelle
minori e inferiori comunità si può fare”.
COSA CHIEDONO I CITTADINI ALLA
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
DOPOGUERRA
Anni 60/70
Benessere
economico
Anni 80/90
Ambiente e
qualità di
vita
Terzo millennio
Sicurezza
civile
L’EVOLUZIONE DEGLI ORGANI DI P.C.
Legge 996/1970
D.P.R. 66/81
Legge 142/90
La P.C. è affidata in
teoria al Sindaco e al
Commissario di Governo
Prefetto e Sindaco
sono “Organi” di
P.C. in qualità di
U.d.G.
I comuni acquistano
maggiore autonomia
dallo Stato
Legge 225/92
Il Sindaco diviene
Autorità Comunale di
P.C.
Legge 81/93
Il Sindaco viene eletto
direttamente
dai cittadini
D.Lgs 112/98
Il Comune acquista la
totalità delle
competenze di P.C.
SECONDO IL CONCETTO MODERNO, OGNI CITTADINO
E’ OPERATORE DI PROTEZIONE CIVILE
DOPO L’IRPINIA SI AFFIDA LA COMPETENZA AI PREFETTI
Dopo l’Irpinia
ci si interroga
sulle
differenze
registrate
rispetto al
Friuli.
Il legislatore
corre ai ripari
con il DPR
66/81. Si
teorizzano il
COM e il CCS.
Si individua
nel Prefetto il
ruolo e il
soggetto
ideali.
L’Italia viene
divisa in
cento caselle
uguali (le
Prefetture)
per garantire
la stessa
qualità di
intervento in
ogni regione.
Le Prefetture
costituiranno
per venti anni
il presidio
locale di
riferimento
per la
protezione
civile
Le cifre del soccorso urgente in Europa
ORGANICO DEI
POMPIERI
POPOLAZIONE
N. COMUNI
SUPERFICIE
(Kmq)
TOTALE
SERVITI IN
TEMPI UTILI
NON SERVITI IN
TEMPI UTILI
57.268.578
8.104
301.000
46.087.754
4.342
149.667
11.210.701
3.762
151.332
primo
presid
di Protezio
riale
ccorre
di
coinv
Prote
eve essere
e vavalorizza
individu
te all’even
nel
ontariato
comune
or
ZAMBERLETTI fonda la protezione civile
Il disegno di legge della 225/92, presentato nel 1982 e approvato dopo
10 anni di dibattito, contiene tre intuizioni di importanza storica, che
rivoluzionano l’impianto filosofico della protezione civile italiana.
Nel 1982 nasce anche il Dipartimento della Protezione Civile. Gli effetti si vedono subito.
MA COSA E’ LA NUOVA PROTEZIONE CIVILE?
Per la prima volta la legge n. 225/1992 definisce un concetto di protezione civile che
non si limita a fronteggiare le conseguenze di situazioni di emergenza, ma
comprende attività di previsione e prevenzione. Scopo della Protezione Civile diviene
quello di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni
derivanti dalle calamità naturali o da quelle causate dall’uomo. Sue specifiche attività
sono
la previsione
la prevenzione
il soccorso
il superamento
dell’emergenza
La carenza di qualcuna di questa componenti può
risultare determinante per il successo o l’insuccesso
Il RUOLO DEL COMUNE ACQUISTA IMPORTANZA
Dopo l’autonomia statutaria conquistata
nel 1990, è con quella impositiva del
1992 (D.lgs. 30.12.1992 n. 504) che la
protezione civile diviene un servizio
locale indispensabile, da assicurare
nell’ambito delle attività ordinarie, e non
da delegare ad altri soggetti in occasione
delle
emergenze.
Un
Decreto
Ministeriale di attuazione (28 maggio
1993) inserisce la Protezione Civile fra i
servizi
comunali
indispensabili.
Un’accelerazione
definitiva
al
cambiamento arriva con la legge delega
Bassanini 15.3.1997 n. 59 e il D.lgs
31.3.1998 n.112, sistema definitivamente
le competenze di province e comuni sulla
scorta del nuovo sistema istituzionale
decentrato. La modifica apportata alla
Costituzione (Legge Costituzionale
18.10.2001 n. 3) mette il timbro finale
sulla svolta.
E LA PROTEZIONE CIVILE
ENTRA NEGLI ENTI LOCALI
La protezione civile entra in comune
1990
Con la legge 142 (oggi confluita nel nuovo Testo
Unico degli EE.LL.) si sancisce l’autonomia dei
Comuni e delle Province dai tradizionali vincoli e
controlli dello Stato. Spetta ai comuni occuparsi
dei cittadini, ma non per conto dello Stato.
La protezione civile entra in comune
1992, Febbraio
Con la legge 225 nasce il Servizio nazionale di
protezione civile, che indica nei comuni e nei Sindaci
alcuni protagonisti delle attività, e individua in attività
da svolgersi localmente (previsione e prevenzione) e
in alcune realtà diffuse (il volontariato) degli elementi
di forte innovazione.
La protezione civile entra in comune
1992, dicembre
Con il D. lgs 504 si sancisce addirittura
l’autonomia “impositiva” dei Comuni. Il
Sindaco muove direttamente la leva fiscale,
e ha l’obbligo di restituire il gettito in termini
di servizi, soprattutto quelli definiti dalla
legge come “indispensabili”.
La protezione civile entra in comune
1993, maggio
Tra i servizi indispensabili il legislatore inserisce
pochi mesi dopo (DM 28.5.93) anche la protezione
civile, che diviene così un dovere per il comune e
non più per lo Stato. Si tratta di una rivoluzione
copernicana, anche perché il servizio indispensabile
non riguarda più solo il momento del cosiddetto
“soccorso”, ma allarga il tiro alle attività di
prevenzione.
La protezione civile entra in comune
1993
Grazie alla legge 81, il legame tra il nuovo comune
e la popolazione si rinsalda ulteriormente con
l’avvento dell’elezione diretta del sindaco. Egli
diviene ormai un punto di riferimento popolare molto
diverso rispetto al passato.
La protezione civile entra in comune
1998
Dopo i primi anni anni di controversa
applicazione della 225 e del suo sistema di
ripartizione di competenze, la riforma di
decentramento
e
semplificazione
detta
“Bassanini” realizza una più puntuale fotografia
delle responsabilità politiche da assegnare alle
istituzioni. Inoltre, a seguito di alcuni disastri, il
“Decreto Sarno” comincia ad elencare alcuni
obblighi reali per gli EE.LL. in materia di
prevenzione e pianificazione dell’emergenza
La protezione civile entra in comune
1999
Con la legge 265, anche il dovere di
informare e avvertire la popolazione, in
precedenza compito importantissimo del
Prefetto, passa totalmente sulle spalle dei
sindaci.
La protezione civile entra in comune
2001
Con la Legge Costituzionale 18 ottobre
2001 n. 3, si mette il timbro finale sul
processo di rivoluzione copernicana dei
rapporti interistituzionali. Ciò che fino ad
ora era affidato agli enti locali per
concessione, da ora in poi “spetta”. La
piramide è rovesciata.
NASCONO LE AUTONOMIE LOCALI
E IL FEDERALISMO
Conseguenze dirette della rivoluzione normativa
degli anni novanta sono:
- il riavvicinamento dei cittadini alle istituzioni
- un rapporto più diretto con il sindaco eletto
- l’uso della leva fiscale per i servizi
- lo snellimento della burocrazia della P.A.
- l’aggiornamento della Costituzione
- l’ingresso di nuovi bisogni sociali
La gestione
d’emergenza
fino al 2000
Sistema
nazionale di
P.C.
CCS
Ricognizione
preventiva e
burocratica del
bisogno e
concentramento
di richieste
COM
RICHIESTE DEI COMUNI
L’unico centro
decisionale e di controllo
viene congestionato
dalle richieste dei gradi
inferiori di
coordinamento.
E’ il periodo
dell’accentramento
amministrativo e
operativo, tipico di ogni
statalismo.
Si distribuiscono
disponibilità
Dall’emergenza
Molise 2002 in poi
si valorizza il ruolo
del comune anche
in emergenza.
DPC
CCS
COM
INTERVENTI DEI
COMUNI
Il sistema
sussidiario
favorisce il
decentramento
del processo
decisionale. Ma
perché questa
fiducia negli
EE.LL.?
Ma perché
proprio il
comune?
Il comune è da sempre la cellula ideale di
organizzazione della comunità, in grado di assicurare
ai suoi membri i tre maggiori valori attesi:
• Il benessere
• La qualità della vita
• La sicurezza
Le principali fonti normative si trovano nel D. lgs. 18.8.2000 n. 267
“Testo Unico delle leggi sull’Ordinamento degli Enti Locali”:
Art. 3 Autonomia dei comuni e delle province
1. Le comunità locali, ordinate in comuni e province, sono autonome.
2. Il comune e' l'ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo
sviluppo.
3. La provincia, ente locale intermedio tra comune e regione, rappresenta la propria comunità, ne cura gli
interessi, ne promuove e ne coordina lo sviluppo.
4. I comuni e le province hanno autonomia statutaria, normativa, organizzativa e amministrativa, nonché
autonomia impositiva e finanziaria nell'ambito dei propri statuti e regolamenti e delle leggi di
coordinamento della finanza pubblica.
5. I comuni e le province sono titolari di funzioni proprie e di quelle conferite loro con legge dello Stato e
della regione, secondo il principio di sussidiarietà. I comuni e le province svolgono le loro funzioni anche
attraverso le attività che possono essere adeguatamente esercitate dalla autonoma iniziativa dei cittadini
e delle loro formazioni sociali.
Art. 13 Funzioni
1. Spettano al comune tutte le funzioni amministrative che riguardano la popolazione ed il territorio
comunale, precipuamente nei settori organici dei servizi alla persona e alla comunità, dell'assetto ed
utilizzazione del territorio e dello sviluppo economico, salvo quanto non sia espressamente attribuito ad
altri soggetti dalla legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.
2. Il comune, per l'esercizio delle funzioni in ambiti territoriali adeguati, attua forme sia di decentramento
sia di cooperazione con altri comuni e con la provincia.
Quali sono gli
strumenti tipici?
Negli
Enti
Locali,
il
Programma di mandato, il
Bilancio di Previsione e il
Piano
Esecutivo
di
Gestione (PEG) sono gli
strumenti
tipici
della
programmazione idonei a
scandire in modo pratico
e ordinato le attività di
protezione
civile
nel
tempo ordinario.
IL RUOLO DEL SINDACO
In una realtà amministrativa fortemente
decentrata e fondata sull’autogoverno, la
figura del sindaco del comune può
risultare particolarmente decisiva per
l’organizzazione di un sistema efficace di
risposta. La conoscenza del territorio
(previsione), le attività quotidiane a favore
del territorio e della popolazione
(prevenzione), la vicinanza ai luoghi
colpiti in caso di necessità (soccorso) che
lo caratterizzano, fanno del Sindaco la
figura principale della protezione civile
futura, soprattutto se nell’interno di un
compiuto sistema di autonomie locali.
I diversi ruoli del sindaco
Capo della
Amministrazione
Ufficiale
di Governo
Autorità
Comunale
Assicura i servizi
comunali
indispensabili come
la protezione civile.
Assicura l’erogazione
dei servizi
indispensabili di
competenza statale.
Effettua i primi
interventi urgenti e
di soccorso.
Svolge le funzioni
di cui all’art. 108
del d.lgs. 112/98 e
all’art. 6 della L.
225/92.
Emana
provvedimenti
contingibili ed
urgenti.
Emana atti di
rilevanza locale.
Informa il Prefetto.
SINDACO
Emana atti e
ordinanze di
protezione civile.
Informa la
popolazione.
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Aspetti penali rilevanti per il sindaco in P.C.
Art. 328 C.P
Rifiuto o
omissione di
atti d’ufficio.
Rifiutare
indebitamente
un atto del
proprio ufficio
che deve
essere
compiuto senza
ritardo.
Art. 449 c.p.
Disastro colposo
Chiunque, a
causa della sua
azione, causa per
colpa un
incendio, una
frana, un crollo,
un’inondazione,
ecc.
SINDACO
Art. 40 c. 2 C.P.
Reati Omissivi
Non impedire
un evento che
si ha l’obbligo
giuridico di
impedire,
equivale a
cagionarlo.
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I compiti del sindaco
Per proteggere i suoi cittadini, al sindaco non è richiesto di
fare miracoli prima, durante o dopo l’emergenza, né di
improvvisarsi manager professionista dei disastri.
Tuttavia….
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ILSINDACO HA IL
DOVERE PRIMARIO
DI CONOSCERE E
RICONOSCERE,
MEGLIO DI OGNI
ALTRO, I RISCHI
PRESENTI NEL
SUO TERRITORIO
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Il Sindaco ha il
potere e soprattutto
il dovere supremo di
salvaguardare la vita
dei suoi cittadini.
Il comune deve essere il primo ente a scattare in
soccorso in occasione di una emergenza
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MA QUANTI E QUALI SONO
I COMPITI DEL SINDACO?
Realizzare le attività di previsione
Realizzare gli interventi di
prevenzione
Realizzare una struttura comunale
Preparare le attività di emergenza
Predisporre i piani comunali
Effettuare i primi interventi urgenti
Attivare i primi soccorsi alla
popolazione
Vigilare sull'attuazione dei servizi
urgenti
Utilizzare il volontariato comunale
Informare la popolazione sui rischi
Erogare un servizio ordinario di P.C.
In pochi anni si sono
decuplicati ........
I diversi poteri del sindaco in P.C.
Evento di tipo A
Eventi di tipo B
Evento di tipo C
Gestione ordinaria
dell’evento (DPR
554/99 e 384/01)
Gestione ordinaria
dell’evento (DPR
554/99 e 384/01)
Gestione ordinaria
dell’evento (DPR
554/99 e 384/01)
Straordinaria ma
senza poteri
derogatori (art. 15
+ art. 108)
Straordinaria ma
senza poteri
derogatori (art. 15 +
art. 108)
Ordinanze C & U.
derogatorie, ma
solo a protezione
dell’incolumità
Ordinanze C & U.
derogatorie, ma solo
a protezione
dell’incolumità
Straordinaria
“senza” e anche
“con” poteri
derogatori derivati
da O.P.C.M. (art. 5
L. 225)
SINDACO
Ordinanze C & U.
derogatorie, ma
solo a protezione
dell’incolumità
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POTERI ECCEZIONALI DEL SINDACO
art. 32 della legge 23.12.1978 n. 833 (di riforma del servizio sanitario
nazionale)
art. 7 all. E della legge 20.3.1865 n. 2248 (requisizione d’urgenza
della proprietà privata per grave necessità pubblica)
art. 835 del Codice Civile (requisizione d’urgenza);
art. 49 del D.P.R. 8 giugno 2001 n. 327 (occupazione d’urgenza di
beni immobili di privati per esigenze di grave necessità pubblica)
art. 4 del D.L. 18 giugno 1986 n. 282 (adozione di provvedimenti
cautelari per la tutela della salute pubblica, con la sospensione della
produzione e della vendita di alimenti o bevande che risultino
pericolosi per la salute).
artt. 3 e 12 del D.P.R. 24 maggio 1988 n. 236 (divieto di potabilità
delle acque destinate al consumo umano in caso di episodi di
inquinamento);
art. 13 del D.L.vo 5.2.1997 n. 22 - “Decreto Ronchi” (ricorso a forme
speciali di smaltimento di rifiuti in caso di comprovata necessità
artt. 6 e 7 del D.Lgs 30.4.1992 n. 285 “Nuovo Codice della Strada”
(Regolazione della circolazione per motivi di sicurezza pubblica)
Le risorse gestionali del sindaco in P.C.
Evento di tipo A
(Ordinario)
Gestione in
economia
Volontariato
Strutture e risorse
locali
Eventi di tipo B
(Ordinario)
Gestione in economia
Volontariato
Strutture e risorse
locali
Intervento
sussidiario di altri
enti ed organi
SINDACO
Evento di tipo C
(Emergenza)
Gestione in
economia
Volontariato
Mezzi, risorse e
strutture di
carattere
straordinario sia
locali che di
provenienza
esterna sussidiaria
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Le risorse gestionali del sindaco in emergenza
Risorse locali
Risorse
esterne
Strumenti
ordinari
Evento di tipo C
Finanza locale
Deroghe
Contributi statali
Le risorse a disposizione del sindaco
Deroghe
Deroghe
normative
normative
Collaborazioni
Collaborazioni
Risorsedella
dellapianificazione
pianificazione
Risorse
SINDACO
Strutture
Strutture
operativelocali
locali
operative
Volontariato
Volontariato
Personale
Personale
comunale
comunale
Provvidenze
Provvidenze
esterne
esterne
Risorsedidibilancio
bilancio
Risorse
Conoscenza
Conoscenza
degliaspetti
aspetti
degli
giuridici
giuridici
Dimestichezzacoi
coi
Dimestichezza
linguaggi
linguaggi
dellealtre
altrestrutture
strutture
delle
operative
operative
Attitudinealal
Attitudine
lavoroesterno
esterno
lavoro
disagiato
eedisagiato
Familiaritàcon
conl’uso
l’uso
Familiarità
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tecnici
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Abitudinealla
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Abitudine
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Conoscenzadei
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condizioni
particolari
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Conoscenzadelle
delle
Conoscenza
tecnichedidi
tecniche
comunicazioneee
comunicazione
ascolto
didiascolto
Polizia Municipale e protezione civile
• Insomma, si può ben affermare che la
protezione civile da alcuni anni è entrata
prepotentemente a far parte del
patrimonio amministrativo delle regioni e
degli enti locali.
• Tuttavia esistono ancora diverse criticità
nell’attuazione delle leggi e nella compiuta
organizzazione del sistema, che sono
legate a diversi fattori.
CRITICITA’ EVIDENZIATE
•
•
•
•
•
•
•
•
Limiti della normativa nazionale
Legificazione regionale variegata
Difficoltà dei piccoli comuni italiani
Carenza di programmazione locale
Tradizionalismo e resistenza all’innovazione
Propensione al localismo
Insofferenza verso forme di coordinamento
Carenze formative di tecnici e amministratori
- Pianta organica completa
- Presenza di polizia
municipale
- Gettito fiscale in abbondanza
- Intensa attività edilizia
- Ottime comunicazioni
- Attività economiche
- Presenza di associazioni
- Servizi pubblici efficienti
- Forza politica
- Anonimato fra i cittadini
Comuni sopra i
20.000 abitanti
Comuni fra i 5.000 e i 20.000 abitanti
Pianta organica sufficiente
Presenza di attività economiche
Polizia Municipale e UTC proporzionati
Presenza di associazionismo locale
Presenza di gettito fiscale
Servizi pubblici efficienti
Presenza di moderata attività edilizia
Conoscenza fra i cittadini
Comunicazioni e mobilità sufficienti
Presenza di professionalità nell’ente
Comuni sotto i 5.000 abitanti
Pianta organica insignificante
Scavalco figure più importanti
Assenza di polizia municipale
Gettito fiscale trascurabile
Attività edilizia assente
Comunicazioni scarse
Assenza attività economiche
Assenza associazionismo
Servizi pubblici carenti
Conoscenza fra i cittadini
Sindaco part time !
E’ TEMPO DI SVILUPPARE E POTENZIARE LA
CAPACITA’ DI RISPOSTA DEI PICCOLI COMUNI
PROPOSTE
1) Una maggiore autonomia dei comuni nella fissazione dei limiti alle indennità di
carica dei sindaci, in modo da consentire agli eletti di sospendere la loro attività
professionale per dedicarsi a tempo pieno al mandato amministrativo.
2) Una maggiore spinta sulla formazione degli amministratori, del personale e
degli operatori in generale. Mentre sul piano della dotazione di attrezzature e di
tecnologia abbiamo raggiunto livelli difficilmente superabili, sul piano della
qualificazione professionale e della capacità di collaborare fra operatori possiamo
fare ancora tantissimo.
3) Una maggiore valorizzazione della risorsa del volontariato locale, nelle forme
che la normativa nazionale e regionale consente, con una particolare attenzione
per le zone non servite da un sufficiente servizio di soccorso tecnico urgente.
4) Un potenziamento dell’esperienza della gestione associata delle funzioni non
limitata ai piccoli comuni.
IN QUESTO MODO SI PUO’ RENDERE UN GRANDE SERVIZIO AL PAESE
Progetto Sindaci
QUALE RISPOSTA?
• Luogo di incontro delle professionalità comunali
per la protezione civile
• Centro propulsore di attività formative
• Punto di raccordo delle informazioni sul settore
per la Pubblica Amministrazione
• Strumento operativo e di supporto a
disposizione degli amministratori e degli
operatori degli Enti Locali
COME SI PUO’ GESTIRE IN UN COMUNE
UNA EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE
Il principale obiettivo del sindaco in
emergenza è garantire sempre e comunque
nelle prime 72 ore, anche in assenza di aiuti
sovraordinati, i più importanti ed urgenti
interventi di
1) Rimozione dei pericoli principali o residui.
2) Prima assistenza alla popolazione colpita.
COME SI PUO’ GESTIRE IN UN COMUNE
UNA EMERGENZA DI PROTEZIONE CIVILE
I principali nemici del sindaco in
emergenza possono essere:
- L’inevitabile sensazione di inadeguatezza
personale rispetto ai compiti richiesti,
- L’atavico timore di essere abbandonati dagli
enti sovraordinati;
- L’eventuale scarsa propensione comunicare
- La preparazione tecnica approssimativa
PRINCIPALI ELEMENTI
DELLA GESTIONE
•
•
•
•
•
1) Manovre di bilancio ove possibile
2) Gestione interventi in economia
3) Attività di raccordo e coordinamento
4) Censimento danni e piano di intervento
4) Superamento e riorganizzazione
CHI PAGA
GLI
INTERVENTI
DELLE
PRIME
ORE?
METODO DI GESTIONE INTRA O EXTRA BILANCIO?
Le prassi più utilizzate
1) Ci sono i soldi e si fa la variazione al Bilancio
2) Non ci sono i soldi e si fa la variazione senza
attestazione del ragioniere.
3) Non ci sono soldi, non si fanno variazioni e si
attua una gestione fuori bilancio (artt. 191, 194 e
202 T.U. D.lgs 267/00)
Qual è l’utilità della VARIAZIONE al
BILANCIO e al PEG?
Essa serve a far rientrare nelle attività di
“gestione”
tipica
gli
interventi
d’emergenza (verbali di somma urgenza,
interventi delle ditte, ecc)
IL VERBALE DI SOMMA URGENZA E I LIMITI DI SPESA
NELLE PRIME ORE GLI INTERVENTI NON COMPORTANO DI NORMA
UNA SPESA ENORME. NON SI TRATTA ANCORA DI PROVVEDERE
ALLA RISCOSTRUZIONE.
DUNQUE, NELL’ATTESA DELLE PROVVIDENZE DELLO STATO O
DELLA REGIONE, I PRIMI PROVVEDIMENTI URGENTI SI POTRANNO
ATTUARE MEDIANTE IL SEMPLICE RICORSO AI REGOLAMENTI
554/99 E 384/01, SENZA UTILIZZARE STRUMENTI ECCEZIONALI
COME L’ORDINANZA. SOLO IN CASO ECCEZIONALE, OVE CIO’
NON BASTI, IL SINDACO POTRA’ DEROGARE CON PROPRIA
ORDINANZA AI LIMITI DI SPESA PER GLI AFFIDAMENTI DIRETTI
(Aut. Vig. LL.PP.).
L’ORDINANZA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
L’Ordinanza del P.C.M. è uno strumento eccezionale che serve ad
accelerare il superamento dell’emergenza. Può essere emanata solo per
esigenze di protezione civile, e in generale contiene:
1) Finanziamenti e risorse per la gestione economica dell’emergenza.
2) Agevolazioni e ristori per i privati danneggiati.
3) Risorse per la ricostruzione pubblica.
4) Deroghe a svariate normative per facilitare e accelerare le procedure
gestionali.
L’Ordinanza del P.C.M. non va attesa messianicamente. Va, anzi,
governata da Regione ed Enti locali nella sua fase di formazione, curando
ove possibile che vengano inserite in fase di predisposizione le norme
necessarie alla migliore gestione dell’emergenza da parte dei poteri locali.
IL COORDINAMENTO E IL RACCORDO POLITICO
IL SINDACO DI UN COMUNE IMPEGNATO IN
PROTEZIONE CIVILE NON DEVE MAI DIMENTICARE
ALCUNI OBIETTIVI IRRINUNCIABILI DELLA GESTIONE
EMERGENZIALE:
1) Far girare e far convivere le risorse professionali e
umane coinvolte nel sistema dei soccorsi.
2) Incitare la popolazione a tenere alto il morale.
3) Guidare efficacemente il comune verso il ritorno alla
normalità nei servizi cittadini.
4) Impegnarsi in una intensa attività di management e di
comunicazione istituzionale e pubblica.
Come si richiede lo stato di emergenza
COMUNE di ___________
Provincia di _________
Oggetto: Richiesta dichiarazione stato di emergenza.
- Alla Regione ___________
- Al Dipartimento della Protezione Civile
- Al Prefetto di ________
Attesa gravissima situazione determinatasi, causa evento_------------- del ------------------- , che ha interessato il territorio
comunale, e riscontrata l’impossibilità di fronteggiare l’evento con mezzi e poteri ordinari, si rappresenta l’urgente
necessità di richiedere al competente organo la “dichiarazione di stato emergenza”, ai sensi dell’articolo 5, comma 1,
della legge 24.2.1992 n. 225, nonché l’attivazione urgente degli interventi di cui all’articolo 3 della legge 28.12.2002 n.
286. L’area interessata comprende le frazioni/località di _______________________________. E’ in corso
l’accertamento e la valutazione dei danni, stimati provvisoriamente nel modo seguente:
_______________________
_______________________
In attesa di ulteriori e opportune determinazioni si richiede, ai sensi dell’art. 15 comma 4 della suddetta legge 225/92,
l’impiego di forze e risorse aggiuntive per l’affrontamento dell’emergenza. Si comunica altresì di aver provveduto, ai
sensi dell’art. 15 comma 3 medesima Legge 225/92, a garantire i primi interventi di soccorso e di assistenza a favore
delle popolazioni colpite.
li______________________
IL SINDACO
NORMATIVA
NORMATIVA EE
SISTEMA
SISTEMA
AMMINISTRATIVO
AMMINISTRATIVO DI
DI
RIFERIMENTO
RIFERIMENTO
INFORMAZIONE
INFORMAZIONE
PUBBLICA
PUBBLICA
INDIVIDUAZIONE
INDIVIDUAZIONE
DI
DI OBIETTIVI
OBIETTIVI
EE RISORSE
RISORSE
l
de
i
t
pi c o
om da
I c sin
COSA SERVE
PER
REALIZZARE
UN SISTEMA
COMUNALE
MODERNO DI
PROTEZIONE
CIVILE?
MONITORAGGIO
MONITORAGGIO
DEI
DEI RISCHI
RISCHI
PROGRAMMI
PROGRAMMI
PREVISIONE
PREVISIONE
EE PREVENZIONE
PREVENZIONE
PIANIFICAZIONE
PIANIFICAZIONE
DI
DI EMERGENZA
EMERGENZA
FORMAZIONE
FORMAZIONE
DEGLI
DEGLI
OPERATORI
OPERATORI
CENTRO
CENTRO
OPERATIVO
OPERATIVO
Le fasi di sviluppo della programmazione comunale
STEP 8
ESERCITAZIONI
STEP 7
INFORMAZIONE
PUBBLICA
STEP 6
PREPARAZIONE
PROCEDURE
STEP 5
FORMAZIONE
DEGLI OPERATORI
FINALITA’ GENERALE:
Individuare
obiettivi,
risorse e processi per
sostenere le attività di
prevenzione e risposta
in emergenza.
STEP 4
PREDISPOSIZIONE
RISORSE
STEP 3
INDIVIDUAZIONE
OBIETTIVI
Ricapitolando …..
STEP 2
RACCOLTA
INFORMAZIONI
STEP 1
INDIVIDUAZIONE
DEI RISCHI
RISCHIO IDROGEOLOGICO e DIGHE
INDIVIDUAZIONE DELLE AREE A RISCHIO
(PREVENZIONE)
Prevenzione
DURATA DEL PROGETTO E DELLE ATTIVITA’
activitès/ attività
n.
2004
1
2
3
4
5
6
7
8
2005
9
#
#
#
1
2
3
4
5
6
7
8
2006
9
#
#
#
1
2
3
4
5
6
7
8
9
#
1a
1b
2
3
4
Occorre dare una scansione temporale alle iniziative di prevenzione
territoriale e in generale alle attività di protezione civile, distribuendole
all’interno del periodo del mandato amministrativo del sindaco del
comune
#
#
LA PREVENZIONE DIRETTA
LA PREVENZIONE INDIRETTA
AREE
INONDABILI
I piani di emergenza
I lavori pubblici
La pianificazione urbanistica
L’istruzione scolastica
1
2
3
La formazione degli operatori
La politica ambientale
LA PREVENZIONE DIRETTA
Le opere pubbliche
Funzioni di supporto
F.1 Tecnica e di
pianificazione
F.8 Servizi Essenziali
F.2 Sanità
F.9 Censimento danni a
persone e cose
F.3 Mass-media e
informazione
F.10 Strutture Operative
F.4 Volontariato
F.5 materiali e mezzi
F.6 Trasporti e
Circolazione, viabilità
F.7 Telecomunicazioni
F.11 Enti Locali
F.12 Materiali pericolosi
F.13 Assistenza alla
popolazione
F.14 Coordinamento
Centri Operativi
GESTIONE DI EVENTI ESTREMI
Quando
è che un
piano
risulta
efficace?
L'efficacia e la funzionalità dei Piani di
Protezione
Civile
sono
fortemente
correlate ad alcune attività il cui sviluppo
risulta strategico per ottenere una effettiva
mitigazione dei danni:
1.una
adeguata
formazione
ed
informazione alla popolazione nella
fase di previsione;
2.la pianificazione delle attività nella fase
di prevenzione.
3.La preparazione dell'organizzazione
per le operazioni procedurali per la
fase operativa e gestionale.
INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE
Cittadini !
In tempo di pace
•sul Piano di Emergenza e i comportamenti corretti da tenere
•Preventivamente sulle aree di accoglienza individuate
Durante l’emergenza
sull’evoluzione della situazione, sull’organizzazione dei soccorsi, sugli interventi
di assistenza alla popolazione, sulle disposizioni per la risistemazione nei centri
di accoglienza e tendopoli, sulle segnalazioni di pericolo, sulle operazioni di
sopralluogo agli edifici danneggiati ......
I DOVERI DI INFORMAZIONE DEL SINDACO
Ic
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•
DPR 17.5.1988 n. 175 recante “Attuazione della direttiva CEE n. 82/501 (modificata con la Direttiva 88/610), relativa ai rischi di
incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali, ai sensi della legge 16 aprile 1987, n. 183”
•
Legge 19 maggio 1997, n. 137 recante "Sanatoria dei decreti-legge recanti modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 17
maggio 1988, n. 175, relativo ai rischi di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali".
Art. 1…..
11. I sindaci dei comuni ove sono localizzate le attività industriali disciplinate dalla presente legge rendono immediatamente note alla
popolazione le misure di sicurezza e le norme di comportamento da seguire in caso di incidente rilevante, tramite la distribuzione di
copia delle sezioni 1, 3, 4, 5, 6 e 7 della scheda di informazione di cui al comma 9, nella forma integrale inviata dal fabbricante,
completandola della sezione 2 e successivamente sulla base delle conclusioni dell'istruttoria.
•
Decreto Legislativo 17 agosto 1999, n. 334 recante "Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericoli di incidenti
rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose"
Art. 22 (Informazioni sulle misure di sicurezza)
4. Il comune, ove e' localizzato lo stabilimento soggetto a notifica porta tempestivamente a conoscenza della popolazione le
informazioni fornite dal gestore ai sensi dell'articolo 6, comma 5, eventualmente rese maggiormente comprensibili, fermo restando
che tali informazioni dovranno includere almeno i contenuti minimi riportati nelle sezioni 1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7 della scheda informativa di
cui all'allegato V.
•
D.P.R. 6 febbraio 1981 n. 66 recante “Regolamento di esecuzione della legge 8 dicembre 1970, n. 996, recante norme sul soccorso
e l'assistenza alle popolazioni colpite da calamità. Protezione civile”.
Articolo 32 Segnalazioni da parte di enti pubblici e di privati.
I sindaci, gli organi dello Stato e degli altri enti pubblici sono tenuti a segnalare immediatamente al prefetto l'insorgere di situazioni di
pericolo o il verificarsi di eventi calamitosi che abbiano comportato o possano comportare grave danno all'incolumità delle persone o
ai beni, precisandone il luogo, la natura e l'entità.
Articolo 36 Avvertimenti alla popolazione.
Allorché occorra informare le popolazioni di situazioni di pericolo o comunque connesse con esigenze di protezione civile, vi
provvede il prefetto, che si avvale dei mezzi tecnici da individuarsi nei piani provinciali di protezione civile, e, in caso di urgenza, il
sindaco.
•
Legge 3 agosto 1999 n. 265
Articolo 12
1. Sono trasferite al sindaco le competenze del prefetto in materia di informazione della popolazione su situazioni di pericolo per
calamità naturali di cui all'articolo 36 del regolamento di esecuzione della legge 8 dicembre 1970 n 996 approvato con decreto del
L’informazione alla popolazione
e la formazione degli operatori possono essere garantite
y Insegnando comportamenti di autoprotezione;
y elaborando opuscoli informativi;
y effettuando incontri con la popolazione e le scuole;
y predisponendo nelle zone a rischio una segnaletica
informativa;
y predisponendo una segnaletica interattiva di supporto
alla gestione dell'emergenza.
y effettuando esercitazioni per circoscrizioni o
agglomerati significativi
La comunicazione di crisi
Per essere uno strumento efficace di gestione della crisi,
la comunicazione prodotta dal sindaco e dal comune
deve, in modo ancora più rigoroso rispetto a quanto non
accada in un contesto di gestione ordinaria, soddisfare
una serie di requisiti. Infatti, la comunicazione in stato di
crisi deve essere:
- tempestiva e il più possibile esaustiva;
- continuamente aggiornata;
- centralizzata per essere coerente;
- trasparente e riferita a valori etici dichiarati;
- rivolta sia all'interno sia all'esterno dell’organizzazione;
- aperta all'ascolto.
FONTI DI FINANZIAMENTO DELLA PROTEZIONE
CIVILE
• Mezzi Ordinari
Bilancio dell’Ente di parte corrente
Bilancio dell’Ente di parte investimenti
• Mezzi Straordinari
- Trasferimenti da Enti
- Leggi speciali di spesa nazionali e regionali
- Sponsorizzazioni e finanziamenti privati
- Ordinanze di protezione civile
- Mutui
Mezzi finanziari ordinari
Risorse proprie dell’Ente
• Centri di imputazione del PEG
• Spese vincolate alla sicurezza pubblica
• Spese vincolate di settore (antincendio,
agricoltura, caccia e pesca, formazione,
assetto del territorio, ecc.)
Mezzi finanziari ordinari
Risorse trasferite e finanziamenti
• Trasferimenti alle regioni del D.lgs 112/98
• Fondo regionale di P.C. art. 138 c.16 Legge
388/00 (legge finanziaria 2001)
• Finanziamenti regionali per la gestione
associata di funzioni comunali
• Contributi regionali su presentazione di
progetti
• FSE su iniziative di formazione
Mezzi finanziari straordinari
Risorse per l’emergenza
• Ordinanze P.C.M. ex art. 5 L. 225/92
• Fondi rotativi e trasferimenti per emergenze
dalle regioni
• Ricorso al credito a seguito di interventi urgenti
ex artt. 191 e 194 del T.U. D.lgs. 267/00
• Utilizzo dell’avanzo di amministrazione
• Utilizzo del Fondo di Riserva alla fine dell’anno
• Progetti su Call Proposal della U.E.
LE ORDINANZE DEL SINDACO
IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE
Può accadere che per il raggiungimento di alcuni scopi legati
alla tutela dei cittadini, gli atti amministrativi ordinari non siano
sufficienti, e si debba ricorrere allo strumento più forte a
disposizione del sindaco: l’ordinanza necessitata, che può
essere utilizzata per singoli casi di tutela dell’incolumità come
pure per esigenze di protezione civile.
L’Ordinanza di protezione civile del Sindaco deve
raggiungere due obiettivi principali:
1) riuscire ad esplicare immediatamente i suoi
effetti
2) evitare eventuali impugnazioni (e le relative
responsabilità collegate)
REQUISITI DI UN’ORDINANZA
- Adeguata motivazione
- Adeguata istruttoria tecnico-amministrativa
- Efficace pubblicazione
- Indicazione degli articoli di legge da derogare
- La presenza di un’urgenza reale e indifferibile
- La contingibilità (evento straordinario)
- La temporaneità
LIMITI DI UN’ORDINANZA
- l’impossibilità di andare in contrasto con i principi costituzionali che
concorrono a determinare i principi generali dell’ordinamento o con
le materie oggetto di riserva assoluta di legge;
- la necessità di trovare fondamento in una norma di legge.
- la limitazione "ragionevole" degli interessi giuridicamente protetti
e/o costituzionalmente garantiti;
- il nesso di strumentalità tra l’esigenza di intervento tempestivo e
l’atto straordinario;
- la ragionevolezza dell’intervento e la proporzionalità tra il
provvedimento e la realtà circostante
- la temporaneità degli effetti;
ELEMENTI DI UN’ORDINANZA
L’ordine e la chiarezza nell’esposizione sono elementi
determinanti ai fini dell’efficacia dell’atto. Appare
conveniente suddividere l’atto in quattro parti.
•
•
•
•
1) Intestazione dell’ordinanza
2) Parte narrativa
3) Parte dispositiva
4) Parte finale
1) INTESTAZIONE DELL’ORDINANZA
Vanno indicati:
- il comune di appartenenza;
- l’organo che emana l’atto (il Sindaco);
- la data dell’atto;
- il numero progressivo assegnato all’atto
nell’apposito registro delle ordinanze (condizione
importante per la regolarità dell’atto).
- l’eventuale numero di protocollo.
2) PARTE NARRATIVA
a) PREMESSA
Si espone il fatto, nei tempi e nei modi, che rende necessario l’atto
b) MOTIVAZIONE
Si espongono le motivazioni generali e particolari dell’ordinanza, sottolineando
gli effetti particolari che rendono l’atto contingibile ed urgente
le cause o i rischi che con l’ordinanza si intendono o si ritiene di poter rimuovere
i particolari rischi derivanti da un’eventuale inerzia di carattere tecnico-amministrativo
c) FONTI NORMATIVE DI RIFERIMENTO
Si richiamano, le norme –o i singoli articoli di leggi e regolamenti che
obbligano
vincolano
giustificano
rafforzano
l’atto di imperio del sindaco. Ricordarsi di eventuali O.P.C.M. ex. art.5 L.225/92.
3) PARTE DISPOSITIVA
a) ORDINE
Si dettaglia l’ordine del Sindaco specificando
• i destinatari dell’atto (parte molto delicata per gli aspetti legati alla notifica)
• il dettaglio delle azioni da compiere obbligatoriamente
• i tempi di decorrenza e/o scadenza da porre a carico degli obbligati
b) MODALITA’ DI ESECUZIONE E DI NOTIFICA
Si elencano
• i destinatari cui notificare l’ordinanza
• gli eventuali destinatari per conoscenza
• gli incaricati dell’esecuzione
• gli incaricati della notifica
• le modalità particolari di notifica
• le eventuali sanzioni a carico degli obbligati o dei mancati esecutori
• le modalità e la tempistica di una eventuale affissione / pubblicizzazione
4) PARTE FINALE
a) INDIVIDUAZIONE E NOMINA del Responsabile del procedimento
b) CLAUSOLE DI TRASPARENZA
Si elencano preventivamente le possibilità e i tempi di ricorso contro l’atto
c) LOCALITA’, DATA E FIRMA
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