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Esche per il fuoco

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Esche per il fuoco
Esche per il fuoco
Noterete la generazione di fumo, indicazione che il processo di
accensione è in atto. Alcuni autori suggeriscono questo metodo
perché il soffio potrebbe insufflare troppa anidride carbonica o
l'umidità contenuta nel fiato.
Qualunque sia il metodo che adottate, sappiate che, in genere,
l'accensione è improvvisa, non appena all'interno del nido si
raggiunge la condizione ottimale, quindi, nel caso, è meglio
soffiare nell'involto tenendolo più alto del viso, per evitare che
una sfiammata coinvolga i capelli.
All'apparire delle fiamme, si pone il nido all'interno del cono del
focolare.
Esche per il fuoco
Per accendere un fuoco occorre ovviamente la legna, di
dimensione scalare e opportunamente impilata per ottimizzare il
fuoco, ma soprattutto serve un'esca per avviarlo.
La ricerca di materiale secco per l'esca è un'impresa tutt'altro
che semplice, specie nella stagione fredda o in quelle intermedie,
che sono spesso umide, per non parlare di quando piove.
Quando si ha con se un accendino, si possiede una fiamma
duratura, in grado di avviare un fuoco con poco sforzo, spesso
con una pigna secca, oppure un'esca scadente composta da
semplici bastoncini su cui siano state ricavate decine di scaglie
per aumentarne la superficie esposta alla fiamma.
Le cose cambiano con l'archetto, la lente d'ingrandimento, le
barre di ferro cerio, l'acciarino oppure una pietra ferrosa o con
presenza di pirite abbinate alla selce; tutti strumenti che vanno
considerati attrezzi d'emergenza, di cui è corretto conoscerne
l'uso, ma da utilizzare solo come estrema ratio, quando
l'accendino non funziona e non si dispone di fiammiferi.
Dopo aver fatto molta pratica, per imparare sia la tecnica, sia il
concetto di pazienza, si riesce ad accendere quasi sempre un
fuoco con questi metodi alternativi, ma il successo è subordinato
alla qualità del materiale combustibile che nella sua più ampia
accezione prende il nome di esca.
Parlando di esche, in genere ci si riferisce a materiali vegetali
secchi, lanuginosi o riducibili in tale stato per sfregamento o
sfilacciatura, che offrano la maggiore superficie possibile agli
agenti ossidanti: che siano, quindi, facilmente infiammabili.
Ciò che di seguito viene esposto può essere utilizzato
indifferentemente per avviare un fuoco sia con accendino o
fiammifero (in modo rapido ed efficiente), sia con strumenti più
spartani.
Esche per il fuoco
Rifacendoci ai concetti di autosufficienza, è buona norma
disporre sempre di un contenitore a tenuta in cui riporre una
generosa riserva di esca da fuoco, ben secca, in modo da non
trovarsi mai nella necessità di doverla reperire nei momenti
peggiori.
Vanno bene le scatole per il lucido da scarpe oppure piccoli
barattoli di plastica con tappo a vite, come quelli da crema per le
mani, ma anche le buste di plastica con la chiusura Ziploc.
Cedro del Libano e Pioppo
Del cedro, che si trova in poche aree del nostro Paese, si sfrutta
la porzione interna della corteccia. Questo strato ligneo è in
genere molto asciutto.
Seguendo le linee dei fasci legnosi, si suddivide il foglio in sottili
strisce, quindi si strofinano l'una con l'altra usando le mani,
oppure si strofinano i pezzi sopra una roccia, in modo da sfibrarli
ed ottenere una sorta di lanuggine.
Il pioppo è una valida alternativa al cedro, ed è presente un po'
ovunque, perfino in città.
Esche per il fuoco
La polvere di magnesio o la limatura sono piroforiche (si ossidano
rapidamente se esposte all'aria), pertanto è pericoloso
trasportarle: nella migliore delle ipotesi, perdono capacità
d'innesco, nella peggiore si accendono spontaneamente.
Sfruttando l'acciarino, composto da una lama di ferro o acciaio al
carbonio, assieme alla selce, si deve provocare l'accensione della
brace su un pezzo di stoffa carbonizzata o di fungo esca e
mantenerla viva soffiandoci gentilmente sopra o meglio
agitandola in aria (il soffio insuffla anche anidride carbonica e
l'umidità contenute nel fiato).
Qualunque sia il metodo, se l'innesco non è già nel nido, lo si
depone ora al suo interno.
Se non sono presenti fiamme, è necessario apportare ossigeno in
modo che l'esca induca l'accensione della vegetazione di cui il
nido è composto; due sono i metodi, in base alla scuola di
pensiero:
1.
soffiate al centro del nido, mentre avvolgete gentilmente
l'esca con brace al suo centro. Sono necessari soffi
prolungati ma non violenti, cercando di mantenere una certa
continuità perché i fumi di combustione possono soffocare
le fiamme sul nascere
2.
avvolgete l'esca con brace al centro del nido, quindi
tenendo un'estremità di questo involto, fate compiere al
braccio un movimento nell'aria, disegnando la figura del
numero 8 o del simbolo di infinito. Questo agitare porterà
aria nel cuore del nido di fibre vegetali, favorendone la
combustione.
Esche per il fuoco
Il nido non è circolare, ma allungato, in modo che si possano
ripiegare le fibre per creare una camera in cui contenere l'esca;
serve infatti per contenere o ricevere la brace che funge da
innesco.
Quando si utilizza una lente d'ingrandimento come strumento per
accendere un fuoco, è necessario tenere a mente che si sta
utilizzando un oggetto moderno in un contesto operativo
primitivo.
Generare una fiamma in questo modo richiede materiale
estremamente secco e facilmente infiammabile; occorre quindi
porre al centro del nido l'esca precedentemente descritta,
opportunamente polverizzata o sprimacciata.
A questo punto si possono concentrare i raggi solari sulla massa
polverizzata onde bruciarla per generare la brace.
Esche per il fuoco
Lo strato interno della corteccia è un prodotto polivalente, usato,
oltre che per esche da fuoco, anche per creare cordame.
Sfruttate il coltello, l'accetta o qualsiasi strumento da taglio per
tagliare un grosso pezzo di corteccia. Dovete ora strappare i
filamenti che assomigliano a cordini che compongono la porzione
interna della corteccia e trattarli come le fibre del cedro.
Se non fossero secche, è possibile metterle sotto gli indumenti in
modo che il calore corporeo le asciughi.
Corteccia di betulla
Un'altra esca molto valida è la corteccia di betulla.
Con il ferro cerio, il procedimento è un po' più rapido, infatti le
sue scintille a quasi 4000 gradi provocano l'immediata
combustione della parte del nido investita dal flusso caldo.
Se si possiede una barra di magnesio, si lima un po' di materiale
sul nido, poi lo si attiva con le scintille del ferro cerio.
Bisogna ricordare che la limatura brucia rapidissima al calor
bianco se investita dalle scintille del ferro cerio, s'incendia
anche se umida e non si spegne né con l'anidride carbonica, né
con la sabbia.
Le barre non si possono accendere con le scintille in normali
condizioni d'uso e trasporto (è difficile farlo anche con la
fiamma ossidrica), quindi sono sicure.
La betulla è un albero a foglia caduca che può raggiungere i
15–30 m di altezza.
Le betulle si caratterizzano per la corteccia bianca che si stacca
a sfoglie con consistenza “cartacea”. Resistono a condizioni
ambientali avverse, quali geli improvvisi e prolungati e lunghi
periodi di siccità; in Italia sono diffuse nelle zone montane ma
sono tipiche prevalentemente del nord Europa dove spesso
formano boschi puri. Alle nostre latitudini è possibile trovarle
anche come piante ornamentali in parchi e giardini.
Esche per il fuoco
Esche per il fuoco
Tife
La Tifa è nota
per
la
caratteristica
infiorescenza
cilindrica
vellutata,
di
colore
marrone.
Le tife sono uno dei simboli degli ambienti umidi ma prosperano
molto bene nei pressi dei piccoli corsi d'acqua, specie lungo i
fossi. Ciò che si sfrutta come esca per il fuoco è proprio
l'infiorescenza.
Al suo completo stadio di maturazione, l'infiorescenza si
presenta cotonata: e questo il momento migliore per sfruttarla
come esca.
Prelevate i batuffoli; non ha importanza se sono un po' umidi
(considerato l'ambiente di raccolta), basta tenerli sotto i vestiti
per cinque minuti e al momento opportuno potranno svolgere
egregiamente il loro compito.
Foglie secche
Le foglie non sono l'esca migliore e vanno raccolte con attenzione
perché spesso sono umide; devono essere sprimacciate (come
quando si separano le piume di un cuscino battendolo con le mani)
ma se non sono più che secche, non bruciano bene.
La pianta presenta rami con midollo molto grosso, bianco,
leggerissimo e compatto, che viene raccolto ed usato per
includere e poi sezionare parti vegetali da osservare al
microscopio.
Il midollo di sambuco asciutto è un’ottima esca per accendere il
fuoco.
Nido, esca e accensione del fuoco
Utilizzando fiammiferi o accendino, se non si usa una pigna
perché non ci sono conifere in zona, il nido si può inserire
direttamente sotto il cono del focolare, accendendolo senza
troppe attenzioni.
Nel caso in cui si utilizzino ferro cerio, acciarino e selci, lente
d'ingrandimento o l'archetto, l'accensione richiede alcune
attenzioni.
Il nido ha questo nome perché ne ha l'aspetto: si tratta di un
ricettacolo formato da erba molto secca, foglie secche
sprimacciate, porzioni di corteccia frantumate, licheni a rami
filamentosi di colore verde-grigiastro, frequenti sui rami e sui
tronchi di conifere, spesso di vecchi larici o di querce.
Esche per il fuoco
Esche per il fuoco
Licheni a rami filamentosi
Panno carbonizzato
Un tipo di questi licheni molto comune sulle vecchie querce è il
cosiddetto
“muschio
della
quercia” (Evernia prunastri).
Questo lichene cresce solo due
millimetri all’anno, elegante e
delicato, con le sue piccole
ramificazioni come corna di cervo,
di un verde acceso se bagnato,
grigio-verde se asciutto.
Le masse cespugliose più grandi
sono circa sei centimetri. Va
raccolto e lasciato asciugare in
modo da poterlo utilizzare come
esca per il fuoco.
Esistono altri tipi di licheni di questo genere ad es. sui vecchi
larici es. la Barba di Larice (Usnea barbata).
La produzione del panno
carbonizzato funziona con
lo stesso principio delle
carbonaie,
dove
si
convertiva il legno in
carbone.
Il processo di pirolisi
artigianale è semplice:
tagliate della stoffa di
cotone, lino, juta o canapa
in strisce da 3 x 3
centimetri e inseritele all'interno di un barattolo di metallo con il
tappo ben serrato.
È necessario che non entri aria durante la combustione (o che sia
in quantità veramente limitata).
Ponete il barattolo su un letto di carboni ardenti per almeno 5
minuti (tempo variabile in base allo spessore del metallo e della
stoffa - occorre sperimentare), poi toglietelo dalle braci e
lasciate che si raffreddi in modo naturale con il tappo sempre
chiuso. A raffreddamento avvenuto aprite il tappo e fate
scivolare i pezzi di stoffa che dovrebbero essere neri. Se così
non fosse, è necessario ripetere il processo.
Questo panno carbonizzato è fragile e può essere conservato
dentro piccoli contenitori, come indicato in precedenza.
La pirolisi trasforma la fibra vegetale in un sottoprodotto a lenta
combustione ma con un punto di accensione basso.
È estremamente suscettibile alle scintille, anche a quelle più
minute, generate dallo sfregamento di un pezzo di ferro su una
pietra (selce o simile).
Midollo di sambuco
Il Sambuco è un alberello o
arbusto comunissimo lungo
le siepi campestri, lungo i
corsi d’acqua e presso i
casolari
di
campagna,
nonché alla periferia delle
città, dove rappresenta un
relitto della vegetazione
spontanea.
Esche per il fuoco
Esche per il fuoco
Bambù
Poliporo
Il bambù è presente in molte zone del nostro Paese perché fu
piantato per ottenere materiale
di sostegno utile in agricoltura
per la coltivazione dei fagioli,
pomodori e piante ad andamento
sarmentoso, che richiedano un
sostegno idoneo in fase di
crescita.
Il poliporo è un fungo che
parassitizza i tronchi delle
betulle:
ha
consistenza
lignea, con struttura a
semicerchio e ciò che serve
al nostro scopo è il sottile
strato di copertura della
cappella.
Poiché si espande rapidamente in
terreni umidi, non è difficile
trovarne interi cespugli sul
limitare di boschi o attorno ad
aree rurali abbandonate.
Ovviamente è necessaria una canna secca e non verde.
Questo va asportato con un
coltellino e tagliato a strisce
larghe un paio di centimetri
e lunghe circa tre.
Non è tanto il bambù in quanto tale ad essere interessante come
esca, quando i suoi trucioli.
Per ricavarli, impugnate un coltello, ponetelo a novanta gradi
rispetto alla canna e strofinate la lama avanti e indietro su di
essa. Questo dovrebbe creare qualcosa che assomiglia a soffice
segatura.
Tale materiale di risulta è eccezionale, abbinato all'accendino, al
ferro cerio o l'acciarino con selce, inoltre può essere sfruttato
per accendere il fuoco con l'archetto o con altri sistemi a
frizione.
Va quindi fatto asciugare; in questa condizione è molto
suscettibile alle scintille, alla stregua del panno carbonizzato.
Un metodo per innescare una porzione del fungo esca con
scintille, è quello di disporne più pezzi su una superficie piana
asciutta, quindi sfregare l'acciarino sulla selce o il ferro cerio
sopra l'esca.
Le scintille di un acciarino durano frazioni di secondo, ma
producendone in quantità, la probabilità d'innesco è alta.
Ovviamente è necessario tenere in considerazione il grado di
umidità dell'aria in cui si opera.
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