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Estratto da : BEPPE SEVERGNINI L`inglese. Nuove lezioni

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Estratto da : BEPPE SEVERGNINI L`inglese. Nuove lezioni
Estratto da :
BEPPE SEVERGNINI
L'inglese. Nuove lezioni semiserie (Rizzoli)
Come abbiamo visto parlando di usi e costumi telefonici, la lingua inglese abbonda di Temo... [I am
afraid that], Le spiace se? [Do you mind if?] Posso? [May I?] e Potrei?[Could I?]. In un ristorante di
Bristol, ad esempio, e' inammissibile tradurre il genere di conversazione che potreste avere in un
ristorante di Bologna. Affermare I want to change my table [Voglio cambiare tavolo], fissando negli
occhi il cameriere, convincera' tutti i presenti che siete un individuo socialmente pericoloso.
La formula esatta e' I am afraid this table is not entirely convenient, temo che questo tavolo non
vada del tutto bene.
E' la psicologia dell'inglese, in altre parole, ad essere complessa, forse perche' rappresenta un
popolo, quello inglese, altrettanto complesso. Non a caso, il fenomeno della «lingua educata» e'
quasi esclusivamente britannico. Restiamo al ristorante: se a Londra per chiedere una seconda
porzione di riso e' necessario lanciarsi in una serie di evoluzioni verbali [This was excellent. Do you
think I could have some more?], a Hong Kong e' perfettamente ammissibile gridare «more rice!»
[ancora riso!] tirando il cameriere per la giacca. Racconta Jason Hartcup, uno scultore britannico
con moglie australiana, che in occasione del suo primo soggiorno negli Stati Uniti in piu' di
un'occasione tenne di buon umore un intero ristorante ordinando le vivande attraverso convoluti
giri di frase [ I am sorry to bother you but I wonder if, by any chance, I might have two fried eggs ;
mi spiace disturbarla ma mi chiedo se, per caso, potrei avere due uova fritte]. Dopo qualche
tempo, dice oggi, mi sono reso conto che, in America, se uno vuole due uova fritte dice alla
cameriera: «Two fried eggs , due uova fritte.» Se proprio e' un gentiluomo, aggiunge «Please » .
La cosa importante - ed il motivo per cui ne parliamo in questo capitolo - e' questa: per capire
l'inglese non e' sufficiente comprendere le parole superando l'ostacolo dell'accento. Occorre
sapere d'avere a che fare con gente che impara a destreggiarsi con i condizionali e le forme di
cortesia subito dopo aver imparato a respirare.
Le cose da dire e da non dire, e i modi di dirlo e di non dirlo, sono infiniti. Ci limiteremo agli
infortuni piu' comuni. Occorre ricordare innanzitutto che l'inglese e' una lingua deliziosamente
ipocrita, e non costringe chi la parla all'imbarazzante franchezza dell'italiano. Da decenni gli
umoristi ricordano come la frase «messo sotto torchio dalla polizia» si traduca con «he's helping
the police with their enquiries», quando e' chiaro che l'interrogato - nove volte su dieci - non ha
alcun desiderio d'essere d'aiuto. La terminologia sportiva non e' meno eufemistica: un calciatore o
un giocatore di rugby puo' essere physical [violento], robust [molto violento], committed
[«impegnato», quindi omicida] e over-committed [psicotico].
Anche nella lingua di tutti i giorni e' bene sapere che l'eufemismo trionfa. You may have a problem
non vuol dire «potresti avere un problema»; significa che sei gia' nei guai fino al collo. Allo stesso
modo, I'm a bit tired vuol dire «sono a pezzi» , mentre a bit worried significa «terrorizzato». Chi
vuole vivere serenamente tra gli inglesi ha bisogno di sapere che alla domanda How are you?
[come stai?] non deve rispondere descrivendo i propri problemi digestivi. Basta che dica Very well,
thank you se sta discretamente, e not too bad [non troppo male] anche se e' in punto di morte.
A fare dell'inglese una lingua psicologicamente complessa contribuiscono molti fattori. La buona
educazione, una lodevole dose di ipocrisia, una certa timidezza - l' embarrassment resta la
malattia nazionale britannica - ed infine il famoso understatement . I dizionari traducono questo
termine come possono [affermazione troppo modesta, dichiarazione attenuata], ma non rilevano
come intorno all'understatement ruoti, di fatto, la lingua inglese.
Facciamo qualche esempio. Nessuna ragazza, in Inghilterra, e' «bassa».
Ci sono soltanto ragazze «not very tall», non molto alte. Le persone «antipatiche», in pratica, non
esistono, sebbene chi ha un po' di consuetudine con l'Inghilterra tenda a suggerire il contrario;
esistono invece «persone non molto simpatiche» [not very nice]. L'ungherese George Mikes,
subito dopo la guerra, sosteneva che le dichiarazioni d'amore dei giovani inglesi inglesi suonavano
pressapoco cosi': I don't object to you, you know [non ho obiezioni contro di te, sai]. Quando
proprio era amor fou - scriveva - il ragazzo poteva arrivare ad ammettere I rather fancy you, in fact
[Anzi mi interessi abbastanza]. Nell'ottobre 1987, poche ore prima dell'uragano che avrebbe
devastato Londra e l'Inghilterra meridionale, il metereologo della BBC annuncio' l'arrivo di una
southwesterly breeze , una brezza da sud-ovest. Ancora non si 'e capito se fosse solo una
previsione disastrosamente sbagliata, o invece l'estremo understatement .
Per le piccole bugie giudicate indispensabili alla vita sociale [sono stato trattenuto, ho avuto un
contrattempo, ho telefonato ma era occupato] e' stato inventato addirittura un nome: « little white
lies », le «piccole bugie bianche». Ma anche quando non si tratta di bugie resta il fatto che gli
inglesi non sempre vogliono dire quello che che dicono, e quasi mai dicono quello che vogliono
dire. Cosi' la frase We should have lunch together sometime non significa che l'interlocutore
inglese voglia davvero invitarvi a colazione, come le sue parole sembrano fare intendere. Vuole
soltanto manifestare un tiepido interesse a rivedersi, se proprio non se ne potra' fare a meno.
Allo stesso modo, come abbiamo gia' avuto occasione di scrivere, una normale conversazione al
termine di un party , in Inghilterra, diventa una pièce teatrale. Questo e' quello che accade, e
quello che un italiano di passaggio deve sapere, anche se e' un principiante in grado a malapena
di chiedere un bicchier d'acqua. Se un inglese, andandosene, dice affabilmente You should come
around for a drink sometime ( passa a bere qualcosa da me) , non vi sta invitando; vuole solo
essere genericamente gentile. Se volete traumatizzarlo, presentatevi il giorno dopo a casa sua,
possibilmente in un'orario sconveniente come le otto del mattino o le sette di sera. Se volete farlo
felice, invece, rispondetegli I'll give you a ring, ti daro' un colpo di telefono. L'ospite inglese sa che
non lo farete mai, e per questo vi sara' riconoscente. E' possibile pero' che, nella foga della
recitazione, vi chieda di rimando Do you want my telephone number?, temendo segretamente una
risposta affermativa. Se saprete chiudere la conversazione con un grande sorriso esclamando I'm
sure you're in the book , sono certo che sei nell'elenco del telefono, ve lo sarete conquistato per la
vita.
La lingua inglese e' talmente impastata di buone maniere che spesso perfino gli insulti diventano
moine. Bisogna conoscerle, pero', in modo da sapere quando arrabbiarsi. Se qualcuno vuol farvi
capire che il vostro inglese e' spaventoso, ad esempio, dira' con un sorriso Your English is
somewhat unusual [il suo inglese e' insolito]. L'equivalente dell'italiano «Che stupidaggine!» e' I
agree up to a point [sono d'accordo fino ad un certo punto] o I can see a few problems in doing this
[Posso vedere alcuni problemi cosi' facendo]. Qualunque frasi inizi con I'm afraid... [ho paura] How
strange... [che strano] e I'm sorry, but... [mi spiace, ma] e' un segnale preciso: significa che il vostro
interlocutore sta pensando di voi tutto il male possibile.
L'abilita' di noi stranieri sta nel non stupirci. Dobbiamo ricordare che ogni lingua ha le sue
caratteristiche, e la caratteristica - meglio: lo scopo - dell'inglese e' prevenire la sincerita'
imbarazzante di chi parla italiano. Dobbiamo ricordare anche un altro particolare: non da ieri
l'inglese e' una lingua educata. Il giorno in cui la Regina Vittoria si arrabbio' moltissimo con un
suddito non decapito' il malcapitato, come avrebbe fatto uno zar o un imperatore qualsiasi, ma
disse: We are not amused [non ci siamo divertite]. La frase, giustamente, passo' alla storia. E
piacque ai sudditi, che compresero bene quanto la regina fosse furibonda.
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