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La figura dell`artista nella storia dell`arte oggi

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La figura dell`artista nella storia dell`arte oggi
Sopravvalutata, sacrosanta, scandalosa?
La figura dell'artista nella storia dell'arte oggi
Anselm Feuerbach, Autoritratto giovanile, 1852/53, olio su tela,
cm. 42 x 32, Staatliche Kunsthalle Karlsruhe (Inv.Nr. 946)
ROME ART HISTORY NETWORK
Giornata di studi ideata da
Ariane Varela Braga (RAHN)
A cura di
Lorenzo Ciccarelli (Università di Roma “Tor Vergata”)
e Sarah Kinzel (Humboldt-Universität zu Berlin)
La seconda giornata di studi del RAHN – “Sopravvalutata, sacrosanta, scandalosa? La figura
dell'artista nella storia dell'arte oggi”, 3-4 aprile 2014 – è stata dedicata agli studi monografici
su un singolo artista e al loro ruolo nel panorama delle ricerche di dottorato in corso nelle
università italiane e nelle accademie straniere a Roma. Le questioni di carattere metodologico
su cui ci si è interrogati sono state: è ancora valido il metodo di narrazione biografica che ha
nelle Vite del Vasari il suo prototipo più celebre? Come impiegare metodi e spunti di ricerca che
provengono da discipline alleate ma diverse dalla storia dell’arte, quali la sociologia, la storia
culturale, la psicanalisi, l'antropologia, i gender studies? Come affrontare lo studio di artisti
poliedrici che sono allo stesso tempo pittori, scultori, architetti, scrittori, designer? Come tener
conto delle vicende biografiche di un artista nella descrizione della sua parabola professionale?
Come studiare il ruolo dell’artista in opere d'arte “senza” creatore?
Nella prima sessione – intitolata ‘Sotto la lente. Spunti biografici da un passato remoto’ – gli
interventi hanno riguardato artisti le cui informazioni biografiche risultano frammentarie spesso
distorte dagli artisti stessi o cancellate e confuse dalla distanza temporale. Antonino Tranchina
(“Sapienza”, Università degli Studi di Roma) ha presentato alcune proposte di attribuzione di
opere allo scultore medievale Gandulfos, la cui enigmatica firma è presente su una conca marmorea conservata al museo “M. Accascina” di Messina. Si è tentato di fornire qualche indicazione su come si possa studiare un artista la cui biografia risulti ignota. Anche le informazioni
biografiche sugli orefici attivi a Venezia nel Settecento sono scarse. Francesca Stopper
(Università degli Studi di Trieste) ha mostrato però come, attraverso uno studio comparato di
diverse tipologie di fonti storiche, sia possibile affrontare questo impervio ma intrigante tema di
ricerca. Di grande interesse è risultato il binomio artista-bottega; in particolare nell’indagine
sull’autorialità di un artista inserito nella “macchina” di un lavoro collettivo come quello di una
bottega.
La distinzione tra fatti e finzioni, la distorsione e il travisamento che comporta il racconto autobiografico sono alcuni aspetti messi in luce dall’intervento di Michele Nicolaci (“Sapienza”,
Università degli Studi di Roma) su Giovanni Baglione (1566–1643). In particolare Nicolaci si è
interrogato sul senso di un “catalogo ragionato” delle opere di un artista e sui limiti e gli obiettivi
di un tale strumento. Come integrare e utilizzare i metodi propri della sociologia nella ricerca
storica è stata invece la questione sviscerata dall’intervento di Marije Osnabrugge (Universiteit
van Amsterdam), che ha presentato alcuni dei risultati della sua ricerca sui pittori olandesi e sul
loro status di migranti lavoratori a Napoli verso il 1600.
In collaborazione con:
www.romearthistnet.com
[email protected]
In conclusione della prima sessione la prof.ssa Claudia Conforti (Università di Roma “Tor
Vergata”) ha tenuto una conferenza sulle Vite di Giorgio Vasari, soffermandosi in particolare sui
significati nascosti e sul contenuto precettistico di alcune vite esemplari, come quella di Giulio
Romano o Baldassare Peruzzi.
La seconda sessione – ‘Prendere le distanze. Vite appena trascorse’ – ha ospitato interventi
riguardanti artisti vissuti fra Otto e Novecento. Gli archivi personali e le informazioni biografiche sono assai più ricche per questi artisti e gli studiosi possono fare ricorso anche a riviste,
fotografie e film. La moltiplicazione dei luoghi conosciuti e dei contatti diretti o virtuali rappresentano per un artista contemporaneo l'aumento esponenziale di riferimenti e possibili fonti
d’ispirazione. Il problema per lo storico dell’arte si ribalta: come gestire quest’abbondanza
d'informazioni? Come classificarle e renderle fruibili?
Una possibilità è quella di concentrarsi sulle testimonianze personali come le lettere private o i
diari – stando però attenti a mantenere un'adeguata distanza critica. Anche in una fonte supposta autentica, come l'autobiografia d'artista, la verità è spesso ambigua come ci insegna il
caso dello scultore inglese John Gibson (1790–1866) e la doppia datazione del suo rilievo Ero
e Leandro che ha presentato Anna Frasca-Rath (Universität Wien). Per evitare valutazioni
errate è opportuno comparare fonti diverse, come mostrato nell’intervento di Maria Saveria
Ruga (Università degli Studi di Pisa) incentrato sulle autobiografie con autoritratti e “ritratti
d'amicizia” di pittori napoletani del secondo Ottocento.
L’artista “poliedrico” era al centro di un altro interessante caso di studio. Valentina Vacca
(Università degli Studi della Tuscia) ha approfondito il caso di Leonor Fini (1908–1996) – pittrice, illustratrice, ceramista, costumista – in cui biografia e opera risultano inscindibilmente
intrecciate. Infine, Giorgia Gastaldon (Università degli Studi di Udine) ha preso in esame i primi
anni d’attività (1958–1964) di Mario Schifano (1934–1998). Imporsi cautela e distanza critica,
occupandosi di personaggi così prossimi temporalmente e geograficamente, è stato uno degli
argomenti al centro di quest’ultimo intervento (letto, in assenza della relatrice, dai due curatori
della giornata di studi).
A quasi cinque secoli dalle Vite di Vasari, il fascino del racconto biografico e la forza del binomio vita-opere continuano ad avere un notevole mordente sugli storici dell’arte. Sembra però
comune anche la consapevolezza delle insidie rappresentate dall’assenza di distanza critica e
dal carattere selettivo e fuorviante delle memorie autobiografiche.
In collaborazione con:
www.romearthistnet.com
[email protected]
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