SOMMARIO: 1. Criminalità organizzata: concetti e definizioni. 2. Le
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SOMMARIO: 1. Criminalità organizzata: concetti e definizioni. 2. Le
Criminalità organizzata di Ernesto U. Savona SOMMARIO: 1. Criminalità organizzata: concetti e definizioni. 2. Le organizzazioni criminali transnazionali: a) cartelli colombiani; b) organizzazioni criminali nigeriane; c) organizzazioni criminali italiane; d) organizzazioni criminali dell'Est europeo; e) organizzazioni criminali di origine asiatica. 3. Organizzazioni a livello locale. 4. Due vicende che ogni tanto si incontrano: la Mafia siciliana e quella americana. 5. Strategie criminali nell'Europa che cambia: a) il traffico di emigranti; b) il traffico di materiale strategico.- un pericolo emergente? 6. Le attività collaterali: il riciclaggio. 7. La risposta internazionale. 8. Le risposte nazionali. Bibliografia. 1. Criminalità organizzata: concetti e definizioni. Analizzando i cambiamenti quantitativi e qualitativi della criminalità nel mondo, si possono individuare alcuni segnali di una sua parziale trasformazione da una dimensione individuale a una sempre più complessa e organizzata. I fenomeni criminali sembrano seguire lo sviluppo economico e sociale delle società moderne, riproducendone i meccanismi. Più complessa diventa la società nelle sue articolazioni, più complessa tende a diventare la criminalità che ne riproduce le patologie. Le finalità dell'arricchimento illegale e i mezzi adottati per il loro perseguimento tendono a uscire dalla dimensione `occasionaleindividuale' od 'organizzata-semplice' per entrare maggiormente in quella 'organizzata-complessa'. La criminalità organizzata di oggi è diversa da quella di ieri, e si modifica in relazione ai cambiamenti del sistema sociale, politico, economico e culturale al quale tende ad adattarsi. La Mafia siciliana, ad esempio, ha seguito i cambiamenti della società siciliana passando da un modello rurale a uno urbano-imprenditoriale: un cambiamento che si è tradotto anche nei modi di investire le risorse accumulate illegalmente, passando dall'acquisto di terre a quello di appartamenti e poi all'acquisizione di imprese. Conseguenza dell'aumento di questa complessità criminale è la diffusione di reti che collegano, da una parte, le organizzazioni criminali tra loro e con la criminalità comu ne e, dall'altra, con istituzioni e consulenti professionali dell'economia legale. Più articolate sono queste reti, maggiori sono le informazioni e le sinergie nel cogliere le opportunità criminali, e maggiori sono le economie di scala in attività collaterali come il riciclaggio dei proventi delle attività illecite. E questo un processo di razionalizzazione della criminalità che comporta una complicata riorganizzazione, in circuiti collegati, di forme diverse di criminalità e di un continuum tra attività criminali e attività legali (v. Savona, 1990). Il settore delle droghe è un caso emblematico: i trafficanti a volte corrompono, minacciano e uccidono poliziotti e giudici che li ostacolano, tendono a eliminare i membri delle organizzazioni criminali concorrenti e indirettamente spingono i consumatori a commettere furti, rapine e altri reati, per procurarsi il denaro necessario per acquistare le droghe. Alla fine riciclano i loro introiti e li reinvestono nell'economia legale. In questo caso reati diversi, appartenenti alla criminalità comune, economica e organizzata, sono collegati alla stessa organizzazione criminale e inseriti in un circuito decisionale dove l'uno risulta essere funzionale all'altro. Non è quindi una tipologia di reati che distingue la 428 criminalità organizzata da quella non organizzata, ma una certa specificità organizzativa dotata di alcune caratteristiche. C'è differenza tra la banda di ladri che si forma per commettere una rapina e l'organizzazione criminale dedita con continuità ad affari illeciti. Nel primo caso siamo di fronte a un'organizzazione temporanea, nel secondo a un'organizzazione permanente o di lunga durata. La durata è quindi un elemento caratterizzante, insieme a quello della reputazione. Quest'ultima è una caratteristica che le organizzazioni criminali ricevono nel tempo e che deriva dalla percezione che mass media, organi di polizia e di giustizia diffondono in relazione alle conoscenze maturate. Questa reputazione, che porta ad associare certi comportamenti criminali a una data organizzazione, fa sì che proprio quest'organizzazione venga definita come appartenente alla categoria `criminalità organizzata'. Un attentato o Criminalità organizzata un omicidio classificato come `mafioso' ha un significato diverso da un attentato o un omicidio commesso in modo anonimo. La valenza simbolica di quell'aggettivo dipende dalla reputazione, e così gli effetti che ne derivano, interni o esterni al mondo criminale. Si possono riassumere le caratteristiche che costituiscono il minimo comune denominatore della criminalità organizzata: deve trattarsi di un'organizzazione strutturata (gerarchica o flessibile) di persone che collaborano per un periodo di tempo prolungato o indefinito, finalizzata all'arricchimento, sia personale che dell'organizzazione, attraverso l'uso della corruzione e della violenza e con la commissione di reati. Più cresce la complessità del fenomeno della criminalità organizzata, maggiore è la difficoltà di una definizione comunemente accettata dalle agenzie del controllo- penale, dagli studiosi, dai mass media e dagli stessi membri `pentiti' delle strutture criminali, i quali hanno arricchito la conoscenza del fenomeno, anche se spesso da un particolare punto di vista e con conoscenze parziali. Tra le definizioni di natura legislativa può essere ricordata quella espressa dall'art. 416 bis del Codice penale italiano introdotto con la legge Rognoni-La Torre del 1982, secondo il quale l'elemento fondamentale dell'associazione a delinquere di stampo mafioso si identifica nell'impiego della stessa associazione, al fine di esercitare specifiche forme di pressione economica e politica sulla collettività e sugli individui: "L'associazione è di stampo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento o di omertà che ne deriva, per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali". In ambito statunitense, l'Organized crime control act del 1970 - comprendente il più noto Racketeer influenced and corrupt organizations statute, conosciuto con l'acronimo RICO - non dà una definizione esatta di criminalità organizzata, sebbene i comportamenti puniti da questa legge permettano di capire che cosa debba essere considerata tale. Ci si trova di fronte a questo fenomeno nel caso in cui alcune persone siano coinvolte in un "pattern of racketeering activities", cioè abbiano compiuto in un periodo di dieci anni, in modo non episodico e traendone profitto, due o più reati, che includono - ma non si limitano a - l'omicidio, il gioco d'azzardo, l'usura, il traffico di stupefacenti e la corruzione (18 United States Code, §§ 19611968). La RICO punisce chi si infiltra in imprese legali, utilizzando i proventi derivanti da un "pattern of racketeering activities". La polizia federale tedesca, Bundeskriminalamt, definisce la criminalità organizzata come una commissione di reati pianificata, determinata dallo scopo di profitto o potere. Questi reati devono essere di rilevante entità e devono essere commessi da più di due persone che collaborano per un periodo prolungato o indefinito di tempo, ciascuna con una serie di propri compiti specifici. I criminali devono agire attraverso una struttura che si avvicini a quella di un'impresa o di un'attività commerciale, servirsi della violenza o di altri mezzi di intimidazione ed esercitare un'influenza sulla politica, sui media, sull'amministrazione pubblica, sull'autorità giudiziaria e sull'economia. A queste definizioni si aggiungono quelle degli studiosi che, concentrando la loro attenzione sulla `sottocultura' della criminalità organizzata, hanno privilegiato un approccio di tipo antropologico e sociologico. Nella realtà statunitense gli approcci di tipo sottoculturale hanno conosciuto un periodo di massimo fulgore negli anni dal 1930 al 1960, durante i quali era maggiormente accreditata la tesi secondo la quale `Cosa nostra' rappresentava una sorta di `cospirazione' 428 Savona degli immigrati italiani contro lo Stato americano. Sulla base di questo modello, molti criminologi identificarono la criminalità organizzata statunitense in una struttura di tipo multifamiliare, rigidamente incentrata sui valori della Sicilia rurale, connotata dalla rigida adesione dei suoi membri a regole sottoculturali che erano proprie del gruppo etnico al quale appartenevano e risultavano essere direttamente `ricalcate' su quelle che caratterizzavano le famiglie meridionali dell'inizio di questo secolo (v. Cressey, 1969 e 1972). Questo approccio trascurava il fatto che in America, nel corso dei decenni, si erano sviluppate differenti organizzazioni criminali composte da appartenenti a diversi gruppi etnici e culturali, e che i modelli sottoculturali, dai quali originavano le considerazioni proposte dai ricercatori, erano spesso lontani dalla realtà, perché derivanti dall'immagine che di quest'ultima avevano le commissioni di inchiesta del governo statunitense e le altre agenzie di controllo sociale. Anche se certamente interessante, l'approccio di tipo sottoculturale non è in grado di rappresentare interamente la realtà criminale espressa dalla criminalità organizzata. La sempre maggiore interazione tra questa forma di criminalità e il sistema economico e politico ha portato alcuni autori a considerare con crescente attenzione le sue forme imprenditoriali che sono il riflesso delle forme imprenditoriali dell'economia legale. È stata questa la premessa dell'enterprise theory of investigation sviluppata dall'FBI americana alla fine degli anni settanta, che ha direttamente influenzato gli studi di autori italiani come Arlacchi (v., 1983), Catanzaro (v., 1988), Gambetta (v., 1992), Santino e La Fiura (v., 1990) sulla criminalità organizzata come impresa. Pur tra molte diversità, questi autori hanno analizzato la struttura imprenditoriale della criminalità organizzata italiana e le sue interazioni con il sistema sociale, politico ed economico legale. Questa criminalità organizzata di stampo mafioso non tende solo al conseguimento di illeciti profitti, ma persegue una strategia di occupazione del potere, subordinando il progresso della società agli interessi privati di gruppi ristretti, a scapito dell'interesse pubblico. Insomma, una struttura economica e di potere che opera stabilmente e in connessione con l'articolazione del sistema economico-politico. Sempre più sottile è la soglia tra criminalità organizzata e criminalità economica (v. Ruggiero, 1996), tanto che nel panorama internazionale si sta diffondendo la dizione di `criminalità organizzata finanziaria' per descrivere quella forma di criminalità organizzata che si occupa degli arricchimenti illeciti realizzati attraverso truffe e frodi organizzate, come quelle dirette al bilancio dell'Unione Europea. La stessa criminalità organizzata tradizionale si sta poi sempre più 'finanziarizzando' per il bisogno di investire nell'economia lecita i capitali accumulati, nascondendoli, quando possibile, nei mercati finanziari per renderli anonimi e quindi meno suscettibili di rischi di confisca. C'è invece differenza tra criminalità organizzata e organizzazioni terroristiche riguardo alle finalità: queste ultime hanno infatti finalità ideologiche di sovvertimento del potere costituito, mentre la prima è finalizzata all'arricchimento spesso in collusione con il potere costituito. 2. Le organizzazioni criminali transnazionali. Come le imprese si internazionalizzano per massimizzare i guadagni e minimizzare i costi, così anche le organizzazioni Criminalità organizzata criminali tendono a oltrepassare i confini dei singoli Stati per ricercare sui mercati internazionali maggiori opportunità di arricchimento; nel contempo esse evitano il rischio di essere intercettate e distrutte, con l'arresto e il sequestro dei beni dei loro membri. L'ambito internazionale permette l'ottimizzazione di opportunità e rischi, sia perché molti traffici illegali si vanno sempre più internazionalizzando (traffico di droghe e auto rubate, per fare solo due esempi), sia perché le attività di polizia e la giustizia penale camminano ancora su percorsi nazionali e con molta difficoltà e lentezza su quelli internazionali. Opportunità di affari e law enforcement risk sono i due fattori principali di questo processo di internazionalizzazione delle organizzazioni criminali che continuano a essere determinanti - oggi come in passato - per le storie individuali dei diversi gruppi criminali. Se c'è ancora una certa vaghezza su ciò che può rientrare nella definizione di `criminalità transnazionale', c'è invece un consenso di fatto su quelle che possono essere considerate le più importanti organizzazioni a livello mondiale. Tra queste, procedendo da ovest verso est, i cartelli colombiani, le organizzazioni criminali nigeriane, la Mafia siciliana e più in generale le organizzazioni criminali italiane, le organizzazioni criminali russe, le Triadi cinesi, la Yakuza giapponese. Alcuni di questi gruppi possiedono tradizioni molto antiche, come le organizzazioni di origine asiatica e la Mafia siciliana, altri sono relativamente più giovani, come i cartelli colombiani e la Mafia russa, e altri ancora sono venuti all'attenzione internazionale solo negli ultimi anni, come i gruppi nigeriani. Nei paragrafi che seguono si traccerà il profilo di tali gruppi. a) Cartelli colombiani. I cartelli colombiani sono le organizzazioni criminali che hanno avuto il più rapido sviluppo e hanno affrontato più rapidamente i processi di internazionalizzazione. La loro storia nel traffico internazionale della cocaina si intreccia con la vicenda politica della Colombia, con le `guerre alla droga' proclamate dai governi degli Stati Uniti e con l'allarme del mondo intero. Dopo la blanda attenzione al problema dell'eroina, alla metà degli anni ottanta, l'allarme internazionale sul problema droga coincide con l'entrata dei cartelli colombiani nel mercato mondiale della cocaina in posizione quasi monopolistica; proprio con il loro avvento espressioni come 'narco-traffico', 'narco-dollari', 'multinazionali del crimine' e 'guerra alla mafia' divengono sempre più ricorrenti nel descrivere situazioni che si riferiscono all'allarme cocaina e al pericolo rappresentato dai cartelli. Ed è proprio intorno al problema del traffico della cocaina che le legislazioni nazionali di questi ultimi anni assumono un forte andamento repressivo, sviluppando nel contempo una serie di strumenti di cooperazione internazionale di tipo multilaterale e bilaterale che coinvolgono legislatori, polizie e giudici. La vicenda colombiana - o meglio la vicenda della cocaina e poi dei suoi derivati come il crack - presenta sue caratteristiche specifiche nel mercato internazionale delle droghe illegali: esse vengono prodotte soltanto in alcune aree ben definite sulle quali i cartelli esercitano un regime di monopolio, e ciò consente loro di acquistare tutta la materia prima, raffinarla in cocaina ed esportarla nei paesi consumatori. Se c'è concorrenza, questa si svolge tra i Cartelli di Medellin, di Cali e del Nord-Est, inclusi anche i cartelli più piccoli che ruotano intorno ai tre grandi. I mercati locali della distribuzione sono invece frammentati e competitivi; piccoli gruppi di spacciatori si combattono per il controllo del territorio. La violenza di molte delle grandi città americane, come Washington, è il prodotto di questa frammentazione e competizione. Al contrario, in Europa, dove i mercati della cocaina sono strutturati diversamente da quelli americani, non c'è frammentazione tra i gruppi né competizione che produca violenza. L'espansione dei cartelli in Europa trova il suo riscontro 428 Savona nell'alto consumo di cocaina, secondo soltanto a quello degli Stati Uniti. Esistono due opinioni sulle strutture organizzative dei cartelli nel continente europeo: la prima, più diffusa tra le varie polizie, è che essi abbiano creato una sorta di joint venture con altre organizzazioni criminali, come la Mafia e la Camorra, per l'importazione (e in alcuni casi la distribuzione) della cocaina; la seconda afferma invece che il controllo dell'importazione e della distribuzione negli altri paesi sarebbe rimasto nella mani delle organizzazioni colombiane. La situazione è comunque fluida e tende a variare con il tempo e a seconda dei diversi contesti nazionali. In Italia -dove, essendo le organizzazioni criminali più consolidate, la prima ipotesi dovrebbe essere maggiormente plausibile - la Mafia siciliana e la Camorra hanno ripetutamente tentato l'ingresso nel mercato della cocaina fin dalla metà degli anni ottanta; tuttavia la caratteristica struttura di tale mercato concentrazione della produzione in poche aree determinate e del traffico nelle mani dei cartelli colombiani - ha impedito alle organizzazioni criminali italiane di riprodurre quell'oligopolio che esse erano state in grado di garantirsi nel business dell'eroina. E stato fatto, tuttavia, il tentativo di ottenere dai cartelli colombiani il monopolio dell'importazione della cocaina in Italia e, forse, nell'intera Europa. Ciò si è potuto verificare in numerose occasioni, come, ad esempio, nel caso dell'operazione Big John - relativa all'esportazione di 600 chilogrammi di cocaina da Medellin a Palermo - dove la Mafia per ottenere l'esclusiva minacciò i colombiani di uccidere ogni loro corriere indipendente. Il fallimento di questo tentativo è dimostrato dal numero dei corrieri di cocaina che ancora oggi continuano a entrare in Italia e a effettuare consegne a importatori diversi dalla Mafia o dalla Camorra. È probabile, tuttavia, che si siano sviluppati accordi collusivi tra alcune `famiglie' mafiose ed esponenti dei cartelli colombiani. Le due caratteristiche del rapporto tra la Mafia e il business della cocaina si possono così riassumere: da una parte collusione agli alti livelli del traffico, in una posizione di dipendenza dei mafiosi rispetto ai colombiani, come evidenziato dall'operazione di polizia internazionale Green Ice del settembre 1992; dall'altra, competizione ai livelli più bassi dell'importazione e della distribuzione con altri gruppi criminali. I cartelli sono organizzazioni articolate per funzioni di diverso grado di complessità; la loro struttura è `a cellula', in modo da impedire i contatti tra i vari aderenti ed evitare il rischio di incriminazione per reati associativi. Esistono due modelli di cellule: il primo costituisce parte integrante dell'organigramma del cartello; il secondo è invece una cellula `a contratto'. Si tratta - in quest'ultimo caso - di una persona affidabile, alla quale viene offerto un contratto limitato a una singola operazione, come il trasporto o la distribuzione; questa persona, a sua volta, può reclutare cinque o sei persone operative. La struttura dei cartelli è oggi in grado di organizzare servizi per l'attività di riciclaggio e per l'assistenza legale centralizzata per i propri associati, così da minimizzare il rischio di collaborazione con la giustizia di qualcuno incriminato in Colombia o fuori: si tratta di una forma di ricatto che vede spesso gli avvocati nominati dal cartello perseguire più l'interesse del cartello che quello dell'imputato. Un'altra forma di controllo avviene attraverso i conti correnti di coloro che operano per il cartello in altri paesi: costoro devono lasciare i loro depositi in Colombia, sottoponendosi così a un controllo centralizzato e a possibili ulte- Criminalità organizzata riori ricatti diretti a minimizzare il rischio di loro fughe o collaborazioni con la giustizia. b) Organizzazioni criminali nigeriane. La crescita della criminalità organizzata nigeriana è relativamente recente e si è verificata nei primi anni ottanta in conseguenza del crollo del prezzo dei petrolio. Poiché l'economia del paese si basava sul greggio, in conseguenza di questa crisi molti nigeriani.- alcuni dei quali residenti all'estero e con un livello di istruzione superiore - hanno visto ridursi le proprie fonti di guadagno, e hanno allora deciso di intraprendere carriere criminali, molto spesso fortunate. I Nigeriani hanno sviluppato grosse capacità di traffico e si crede siano secondi soltanto ai Cinesi nell'importazione di eroina negli Stati Uniti. Questo è possibile anche grazie alla libertà con la quale possono operare nel proprio paese di origine, sia per la debolezza della legislazione e del sistema di law enforcement, sia per l'instabilità politica e per la corruzione. Le organizzazioni criminali nigeriane sono capaci di cambiare rapidamente i percorsi di traffico e sono molto flessibili per ciò che riguarda il profilo dei corrieri, le tecniche di camuffamento e la scelta dei prodotti. Le attività dei gruppi nigeriani non si limitano solo ai narcotici, ma si estendono alle frodi e alle estorsioni: i Nigeriani sono infatti esperti in frodi riguardanti le carte di credito, i contributi di assistenza governativi, le attività assicurative e i trasferimenti elettronici. I membri di queste organizzazioni preferiscono vivere all'estero, anche in maniera modesta, e trasferire i loro proventi in Nigeria, dove mancano i controlli antiriciclaggio. I forti legami familiari e tribali tra gli appartenenti a questi gruppi e l'utilizzo di dialetti molto stretti rendono difficile le investigazioni di polizia (v. Williams e Savona, 1996). c) Organizzazioni criminali italiane. Quando si parla di criminalità organizzata in Italia, ci si riferisce a un quadro abbastanza complesso, popolato da una varietà di gruppi e organizzazioni. Tra queste quelle comunemente accertate sono la Mafia in Sicilia, la Camorra in Campania, la 'Ndrangheta in Calabria, la Sacra Corona Unita in Puglia. Tra queste organizzazioni la più nota per durata e reputazione è la Mafia siciliana. Nonostante molte delle attività mafiose abbiano carattere regionale e sebbene il potere della Mafia sia circoscritto alla Sicilia, questa organizzazione ha nondimeno avuto, nel corso del tempo, sviluppi di carattere internazionale. Si tratta di un processo che ha seguito i flussi migratori dei Siciliani all'estero. Così come è accaduto in passato, quando l'emigrazione di molti Siciliani verso gli Stati Uniti ha favorito il loro inserimento nel mercato criminale americano, più recentemente si è verificato un fenomeno simile nelle regioni centrali e settentrionali d'Italia e in tutta l'Europa (specialmente in Germania), comprese le zone orientali. In Italia, la rete di gruppi criminali si sta diffondendo quasi in ogni regione (specialmente, in Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana ed Emilia Romagna) attraverso lo sviluppo di contatti più o meno strutturati con organizzazioni (domestiche o di immigrati) che operano a livello locale, con il coinvolgimento di imprenditori nel mercato degli affari e di pubblici ufficiali attraverso il ricorso sistematico alla corruzione (v. DIA, 1995, pp. 17-20). Recentemente, le organizzazioni criminali italiane sono andate incontro a una serie di sconfitte che possono essere imputabili ai seguenti fattori : 1) la rottura dei vecchi rapportiequilibri con la classe politica dominante; 2) l'entrata in vigore, nel 1992, di una nuova normativa penitenziaria che ha interrotto i legami tra i capi e il mondo esterno, rendendo più complicati anche i rapporti con le loro famiglie; 3) un crescente numero di `pentiti' soprattutto nella Mafia e nella Camorra (da dieci nel 1992 a più di duemila nel 1997): si tratta 428 Savona di criminali che decidono di collaborare con i giudici, spesso dopo il loro arresto, fornendo notizie sulla struttura e sulle attività dell'organizzazione. In cambio ricevono protezione per sé e per i loro familiari, assistenza economica e una riduzione di pena. Proprio per questi fattori, le organizzazioni criminali italiane stanno attraversando una fase di riorganizzazione delle proprie strutture e attività. La Mafia, ad esempio, per proteggersi dalle rivelazioni dei collaboratori di giustizia, sembra stia creando una nuova generazione di mafiosi che, a differenza di quanto avvenuto fino a ora, non verranno informati sulla struttura e sugli altri componenti del gruppo e non verranno fatti entrare nell'organizzazione attraverso il consueto rito di iniziazione. Un segnale di questi cambiamenti è l'utilizzo crescente dei criminali comuni, non conosciuti dagli organi di polizia come mafiosi, o addirittura di incensurati, per compiere operazioni come gli attentati di Roma, Firenze e Milano del 1993. Anche la struttura delle alte gerarchie mafiose si sta modificando in modo radicale: è divenuta più chiusa, articolata in compartimenti stagni e impermeabile alle investigazioni. Le organizzazioni criminali italiane stanno tentando di guadagnare terreno all'interno del mercato internazionale, senza tuttavia perdere il controllo del territorio d'origine e delle attività criminali e commerciali già avviate: si stanno specializzando in determinati campi e in diversi settori operano a stretto contatto. Ad esempio, la Sacra Corona Unita sembra essersi sparsa al di là del suo territorio di origine, la Puglia. La medesima area geografica comprende, infatti, criminali che appartengono a tutte e quattro le organizzazioni criminali: ciò dipende dal fatto che la Puglia rappresenta un punto di passaggio e di collegamento con importanti gruppi criminali di recente formazione, operanti in Montenegro, Albania e in altri paesi dell'Europa orientale. Un esempio di attività criminale organizzata a livello imprenditoriale, largamente sotto il controllo delle organizzazioni criminali in certe aree geografiche, è rappresentato dalle frodi al bilancio dell'Unione Europea. Dal 1° gennaio 1993, data in cui sono cadute le barriere doganali, i criminali hanno fatto largo utilizzo delle capacità acquisite in materia di frodi sull'IVA, normalmente eludendo l'imposta sulle importazioni di bestiame. Le investigazioni doganali hanno evidenziato come i gruppi criminali utilizzassero fatturazioni false per evadere l'IVA sulle importazioni di carne dalla Germania, dal Belgio e dai Paesi Bassi. Il meccanismo è relativamente semplice e si è avvantaggiato di leggi deboli - che sono state in vigore fino al 31 dicembre 1996 - perché emanate in un periodo di transizione: tali leggi hanno permesso il pagamento dell'IVA sulla base di una dichiarazione sul valore dei beni fatta dal compratore, e non invece secondo quanto rilevato dai controlli doganali alle frontiere. Il metodo di falsa fatturazione utilizzato è relativamente lineare: il compratore italiano si serve di una `cartiera' (una società di facciata diretta da un prestanome) che agisce come intermediatrice tra la società straniera e quella italiana. La società di facciata riceve i documenti riguardanti l'acquisto e vende i beni alla società italiana, emettendo una fatturazione, senza pagare l'IVA. Nel caso in cui venissero svolti dei controlli, la società italiana può mostrare i documenti relativi alle operazioni interne portate avanti con la `cartiera'; queste `cartiere' nascono e muoiono assai velocemente, giacché lo scopo dei criminali è ovviamente quello di lasciare meno tracce possibili. Tali Criminalità organizzata frodi non si limitano soltanto all'olio, alla carne e ad altri prodotti agricoli (sebbene essi rappresentino ancora la fonte principale di proventi illeciti; v. Ministero dell'Interno, 1995), ma coinvolgono le importazioni dei più svariati beni di consumo, spesso attraverso l'adozione di metodi di frode molto più sofisticati. Risulta, infatti, che un terzo di tutte le frodi commesse ai danni dell'Unione Europea abbia luogo in Italia. In termini monetari, il bilancio è anche peggiore: il 67,5%-pari a 79,49 milioni di ECU - della somma totale viene frodato in Italia, specialmente in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, dove vi è una stretta connessione tra frodi e criminalità organizzata (v. Guardia di Finanza, 1994). L'edilizia è sempre stata un settore di investimento privilegiato dalla criminalità organizzata italiana. Dal momento che non richiede tecnologie avanzate o un elevato grado di expertise, può essere utilizzata per attività di riciclaggio (attraverso il pagamento dei salari, l'acquisto di macchinari e materiali) e permette di controllare il territorio attraverso l'offerta di lavoro e la canalizzazione del consenso politico. Esiste, infatti, una connessione tra organizzazioni criminali, potere politico, amministrazione pubblica e diversi settori dell'economia tale da determinare una convergenza di interessi tra i soggetti operanti nel campo degli appalti pubblici: il politico fornisce lavoro all'imprenditore in cambio di una tangente; l'imprenditore paga tangenti al politico e fornisce denaro e lavoro al mafioso; il mafioso prende denaro dall'imprenditore, assicurando, in cambio, la pace sociale e il controllo sulla forza lavoro, e garantisce supporto elettorale al politico. Le grandi imprese di costruzione che hanno vinto le gare di appalto, successivamente subappaltano il lavoro a piccole imprese controllate o condotte direttamente dalle organizzazioni criminali, spesso organizzate sotto forma di cooperative edilizie (v. Commissione Parlamentare Antimafia, 1991). Per controllare il settore edilizio, la criminalità organizzata ha lavorato a lungo al fine di acquisire il monopolio nei settori chiave del trasporto di terra, della fornitura di materiali edilizi, della produzione e distribuzione di calcestruzzo e cemento. Alla crisi politica italiana, a partire dal 1990, ha fatto rapidamente seguito la crisi del settore edilizio, che certamente era uno dei più inquinati dalla criminalità. La diminuzione dei favori politici ai criminali attraverso la concessione di appalti insieme a una crisi dell'edilizia - e quindi una diminuzione dei profitti criminali nel settore - ha privato la Mafia di una delle sue essenziali risorse. A partire dal 1988, i `clan' criminali italiani sono riusciti a trarre ingenti profitti dal settore dei rifiuti, creando una rete di "società-schermo' capaci di canalizzare tangenti verso i partiti politici (v. Guardia di Finanza, 1994). La Sacra Corona Unita si è così inserita nello smaltimento dei rifiuti urbani, collaborando, quando necessario, con la Mafia, la Camorra e la 'Ndrangheta. I gruppi criminali organizzati hanno assunto il monopolio della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti nella regione campana e fanno sentire il loro peso, anche se non raggiungono una situazione monopolistica, in Calabria, Sicilia e Puglia. Gli stessi gruppi, poi, controllano di fatto il traffico dei rifiuti tossici industriali, provenienti dalle imprese settentrionali e diretti verso le discariche meridionali. Una presenza di criminali in questo settore è stata registrata anche in altre regioni del paese, in particolare nel Lazio, nelle Marche, in Toscana, in Liguria e in Lombardia. A causa della difficoltà di reperimento di luoghi da adibire a discariche abusive di rifiuti, questa attività illecita sta diventando sempre più lucrativa. E evidente, poi, l'esistenza di un collegamento diretto tra lo sviluppo incontrollato dell'industria sommersa del calcestruzzo e il susseguente utilizzo di questo materiale nelle discariche. Di solito i gruppi criminali vanno alla ricerca di cave, oppure utilizzano vasti spazi aperti che equipaggiano per ricevere sia rifiuti urbani che ogni altro genere di rifiuti tossici. I criminali, per assicurarsi luoghi dove smaltire i rifiuti, cercano, a volte, di forzare la chiusura di 428 Savona discariche regolarmente autorizzate, utilizzandole poi in modo clandestino. In alcuni casi il cratere della discarica giunta al limite di capienza viene ricoperto con altri materiali e il terreno viene utilizzato per la costruzione di complessi edilizi abusivi. Questo settore illecito - sebbene consenta `entrate' assai elevate, paragonabili a quelle provenienti dal traffico di eroina (v. Commissione Parlamentare Antimafia, 1993) - soffre di una debolezza congenita, perché manca completamente di segretezza. Cave non autorizzate, discariche di rifiuti, edificazione abusiva non passano facilmente inosservate alle autorità, di conseguenza, per cercare di limitare il problema, le organizzazioni criminali hanno dovuto rafforzare il controllo sul territorio, ottenendo completa fedeltà da parte degli autisti dei camion e riducendo al silenzio - con metodi più o meno violenti - gli ambientalisti. Ma lo smaltimento dei rifiuti è solamente il primo stadio di questo affare. Quando la situazione ambientale nei pressi delle discariche abusive diviene critica, le organizzazioni criminali convertono le loro attività, offrendo alla pubblica amministrazione i propri servizi in ordine al ripristino ecologico dei luoghi degradati. I gruppi criminali ricavano elevati guadagni anche dallo smaltimento dei rifiuti tossici. Si calcola che degli oltre tre milioni di tonnellate di rifiuti tossici prodotti annualmente dall'industria italiana, soltanto cinque o seicentomila tonnellate siano eliminate attraverso procedimenti legali. Ciò che resta viene esportato illegalmente verso paesi stranieri, spesso sottosviluppati, processo che, naturalmente, richiede la collaborazione di altre organizzazioni all'estero. Un altro nuovo mercato che consente alle organizzazioni criminali di accumulare ingenti guadagni è rappresentato dalla contraffazione di documenti. In quest'ambito sono stati stretti saldi legami con organizzazioni criminali straniere, in particolare con quelle russe. La produzione di documenti falsi è un'attività estremamente redditizia, perché può essere utilizzata in molteplici casi e con finalità differenti: esempi ne sono la creazione di documenti falsi per gli immigrati illegali, di falsi documenti bancari - come carte di credito (v. Guardia di Finanza, 1995), certificati, obbligazioni, mezzi di pagamento - e di banconote (in particolare dollari statunitensi). Con l'aiuto di laboratori di riproduzione e stampa, le organizzazioni criminali producono ex novo dollari falsi o, utilizzando un processo chimico particolare, convertono banconote da un dollaro in biglietti da cento dollari. I dollari falsificati vengono venduti alle organizzazioni russe che li impiegano investendoli nei paesi occidentali o facendoli circolare nel mercato nazionale; le organizzazioni italiane ricevono in cambio armi, prodotti chimici per la raffinazione delle droghe e altre materie prime da collocare nei mercati legali. Ha assunto un ruolo rilevante anche la contraffazione di prodotti di marca e di capi di moda firmati, che sono poi esportati verso i nuovi e ricchi mercati dei paesi dell'Est. Il traffico di armi in Italia è quasi esclusivamente nelle mani delle organizzazioni criminali italiane, prevalentemente della 'Ndrangheta, risultando nel complesso collegato alla sua attività internazionale di intermediazione economica e finanziaria. Sono state scoperte armi particolarmente pericolose (come bazooka, armi da fuoco automatiche e una vasta gamma di esplosivi) provenienti dagli arsenali dell'ex Iugoslavia, importate con l'aiuto e la copertura di società di import-export aventi sede in paesi stranieri (v. Ministero dell'Interno, 1995). Savona d) Organizzazioni criminali dell'Est europeo. Le organizzazioni criminali dell'Est europeo vanno moltiplicandosi giorno dopo giorno in relazione a diversi fattori geopolitici, come la caduta del comunismo, la disgregazione dell'URSS, l'introduzione dell'economia di mercato e gli alti livelli di corruzione. Grande attenzione viene riservata, a livello mondiale, alle mafie russe: pur costituendo un fenomeno `nuovo' dalle origini poco conosciute, tali organizzazioni si stanno espandendo con rapidità e rappresentano ormai, nel panorama della criminalità organizzata transnazionale, una realtà consolidata. In Russia esistono più di 5.600 gruppi criminali, che si dedicano a diverse attività illecite. Nella capitale russa, una delle organizzazioni criminali più attive è quella di origine cecena: la sua organizzazione monolitica e i legami etnici che la caratterizzano, stretti al punto da non permettere l'entrata nel gruppo di elementi non appartenenti alla stessa etnia, la rendono particolarmente pericolosa, sia a livello locale che internazionale. Nell'assetto attuale della criminalità organizzata russa, un ruolo importante è giocato dal consolidamento e adattamento ai mutamenti degli ultimi anni dei gruppi criminali noti come vory v zakone, i `ladri che seguono il codice'. Nel mondo della malavita russa, queste organizzazioni occupano tradizionalmente una posizione di prestigio e autorità: i vory v zakone disprezzano tutto ciò che è collegato alla società `comune' e, secondo il loro codice di condotta, devono vivere solamente di ciò che deriva dalle loro attività illecite. Le caratteristiche di questo gruppo criminale oltre a quella di essere strutturato su livelli gerarchici - sono: la capacità di adattarsi molto bene ai cambiamenti sopravvenuti nell'ex Unione Sovietica, un'età media molto bassa dei membri dell'organizzazione, la capacità di diffondere tra i giovani la propria ideologia criminale, la continua espansione territoriale sia nel panorama locale che sovranazionale. Ad esempio, secondo informazioni del Ministero degli Interni russo, questi gruppi si stanno espandendo dall'area urbana moscovita sia verso altre regioni del paese, sia a livello internazionale. Tra gli affari delle mafie russe ci sono i furti e i traffici di antichità verso l'Occidente, la prostituzione, il furto di auto, il traffico di armi e di narcotici (v. Fituni, 1993, pp. 6-7); ma molte altre attività si possono aggiungere a questa lista. Le mafie russe sono per natura opportuniste, vanno cioè dove vi siano affari da fare, sia a livello locale che sui mercati internazionali. Come la Mafia siciliana, tendono al controllo del territorio, eliminando i possibili criminali rivali, mentre- a livello internazionale- tendono a utilizzare le proprie capacità di traffico e di commercio illegale per qualsiasi bene che possa rappresentare un'opportunità di guadagno, dalle automobili alle armi, dai medicinali alle materie prime. In tema di riciclaggio dei proventi delle attività illecite si deve considerare l'importanza del processo di privatizzazione, che al momento si sta sviluppando in molti Stati dell'Europa orientale. Grande apprensione solleva il fatto che ricchi criminali, sia locali - incluse persone che sotto il regime socialista si erano macchiate di reati economici - che stranieri, riescano a investire i propri capitali in quote di imprese privatizzate o acquistino direttamente società, riuscendo a esercitare un controllo sopra un ampio spettro di attività economiche. Tale processo è assai difficile da arrestare. Le privatizzazioni in corso permettono alle organizzazioni criminali di infiltrarsi nel mondo degli affari legittimi, anticipando una fase che di solito si attua nella seconda generazione dei gruppi criminali. Nel lungo periodo, con legislazioni e regolazioni appropriate, questo ulteriore gradino nella scala delle opportunità sociali potrebbe permet tere a questi nuovi imprenditori di acquistare una posizione legittima all'interno della società, lasciandosi alle spalle le proprie origini criminali. Sfortunatamente non vi è però alcun motivo per supporre che un ricco 428 Criminalità organizzata imprenditore, che conosce, a motivo delle sue passate esperienze, i vantaggiosi profitti che possono derivare dall'intimidazione e dalla corruzione, rinunci a queste pratiche. Solamente l'esistenza di un effettivo rischio di law enforcement - e la consapevolezza da parte dell'imprenditore criminale del rischio di perdere quella posizione sociale che è riuscito a raggiungere-potrà portare all'abbandono dei comportamenti criminali. Un ostacolo particolare all'efficienza dell'azione contro il riciclaggio nei paesi dell'ex Unione Sovietica è rappresentato dal controllo delle banche da parte dei criminali stessi o comunque di persone inserite nei loro `libri paga' o disposte a fare affari con loro. Si ritiene che in Russia circa 2.000 banche siano influenzate, se non addirittura controllate, dai gruppi criminali più potenti, e che ciò accada anche in altri paesi dell'Europa orientale. Al di là dei controlli, molte banche e istituzioni finanziarie dell'Europa orientale, esattamente come avviene per le loro controparti americane o europeo-occidentali, non compiono alcuno sforzo per differenziare i fondi legittimi da quelli illegittimi. Troppo spesso mancano quei meccanismi legali e quella competenza professionale che permettono di rilevare sofisticati processi di riciclaggio. e) Organizzazioni criminali di origine asiatica. Le organizzazioni criminali cinesi più antiche e maggiormente strutturate sono le Triadi con base a Hong Kong. Si tratta di organizzazioni `multiscopo' - nel senso che si dedicano a una pluralità di affari illeciti - le quali rappresentano un'evoluzione delle società segrete create nel XVII secolo per spodestare la dinastia Qing. Molti dei vecchi rituali, come l'iniziazione, sono ancora osservati (v. Bresler, 1980; v. Morgan, 1960). Alcune delle Triadi, come la Sun Yee Ori (la maggiore delle Triadi di Hong Kong), operano in paesi come gli Stati Uniti, il Canada e l'Australia. Le loro attività di traffico di droga, di riciclaggio di denaro e di estorsione si stanno trasferendo da Hong Kong verso questi paesi a causa del passaggio di Hong Kong sotto la sovranità della Repubblica Popolare Cinese. Le Triadi sono solo una piccola parte della costellazione di gruppi criminali cinesi che operano in tutto il mondo; esistono prove crescenti di una joint venture criminale tra le Triadi e gli altri gruppi criminali cinesi che operano in paesi occidentali, come gli Stati Uniti. Le Triadi sono saldamente radicate in tutte le più grandi comunità cinesi sparse per il mondo, incluse quelle di Amsterdam, Londra, Manchester, New York e San Francisco e recentemente anche quelle presenti nelle città italiane. Le loro attività locali sono le estorsioni, il racket delle protezioni, il gioco d'azzardo e il materiale pornografico. Le attività internazionali comprendono una pesante partecipazione nel traffico di eroina verso gli Stati Uniti e l'Europa, insieme al traffico di armi e ad altri generi di attività 'opportunistiche', come il furto e il traffico di automobili lussuose e di yachts verso mercati più ricchi, e di beni di consumo verso la Repubblica Popolare Cinese, e le frodi internazionali con carte di credito. Particolarmente intenso è il traffico di migranti verso gli Stati Uniti. È stato recentemente stimato che tutte queste attività producono annualmente un fatturato totale di 210,2 miliardi di dollari (v. Myers, 1994, pp. 4-5). I modi con cui le Triadi maneggiano il denaro rispecchiano il loro originale processo di internazionalizzazione: piuttosto che intra Criminalità organizzata prendere elaborati procedimenti di occultamento dei proventi criminali, esse preferiscono compiere investimenti diretti a generare più fondi, dimostrando scarsa preoccupazione per le inchieste ufficiali riguardanti le origini dei loro capitali. La Yakuza, originaria del Giappone, può essere considerata il più vasto gruppo criminale del mondo, con almeno 110.000 membri e 2.500 gangs associate (v. President's Commission ori Organized Crime, 1986). Questo gruppo ha avuto origine tra il XVI e il XVII secolo in Giappone e si è evoluto attraverso strutture gerarchiche simili a quelle della Mafia siciliana; il wakato (presidente) controlla vari vicepresidenti, ai cui ordini ci sono diversi luogotenenti che danno ordini a una schiera di wakai shu (soldati). I cambiamenti sociali e politici avvenuti in Giappone dopo la seconda guerra mondiale hanno offerto molte opportunità al crimine organizzato (v. National Police Agency of Japan, 1983). Le organizzazioni appartenenti alla Yakuza sono coinvolte nella pornografia, nei narcotici e nelle estorsioni; trafficano anfetammine dagli Stati Uniti al Giappone e forniscono armi da fuoco al mercato giapponese, altamente regolato (v. Los Angeles Police Department, 1984). 3. Organizzazioni a livello locale. Al di là delle organizzazioni criminali analizzate perché hanno una dimensione internazionale e comunque costituiscono quelle la cui persistenza e reputazione superano i confini nazionali, esiste una pluralità di organizzazioni criminali che, possedendo le caratteristiche della durata e della reputazione, agiscono a livello locale ma sono in grado di estendere `ramificazioni' al di là di questa dimensione. Ad esempio, in Canada esistono cinque tipi di organizzazioni criminali di carattere locale: le motorcycle gangs; i gruppi criminali asiatici; i gruppi criminali italiani, concentrati nella parte orientale; i gruppi criminali emergenti dell'Europa orientale, concentrati nella parte meridionale dell'Ontario; la criminalità organizzata nativa, presente in tutto il paese. Negli Stati Uniti gruppi di Afroamericani e Ispanici dominano le attività criminali nelle loro rispettive etnie, controllano la distribuzione della droga nelle strade e in alcuni casi sono implicati anche nella distribuzione ai più alti livelli. Spesso interagiscono con i trafficanti internazionali di droga che controllano la vendita all'ingrosso e la distribuzione regionale. Le motorcycle gangs, come gli Hell's angels, sono divenute gruppi ben organizzati, implicate in una larga varietà di attività criminali, tra cui lo spaccio di droghe. Il Violent crime control act del 1994 è stato diretto specificamente contro le bande di strada e ha previsto, qualora ricorrano determinate circostanze, una condanna fino a 10 anni di carcere per i reati commessi dalle gangs aventi a oggetto droga o considerati particolarmente violenti. La legge definisce come "banda criminale di strada" un gruppo o una associazione di cinque o più persone il cui fine è quello di compiere un reato federale connesso alla droga - punibile con una condanna ad almeno cinque anni di reclusione - o un reato federale grave. Esistono circa 800-900 bande che differiscono per dimensioni, complessità e ferocia, da chapters (piccole bande), organizzate in modo approssimativo, a grandi gruppi presenti in tutto il paese e anche all'estero. Gli Hell's angels hanno quasi 70 chapters in 13 paesi di 4 continenti (v. Abadinsky, 19903). Altre bande come gli Outlaws, i Pagans e i Bandidos sono coinvolte nel traffico di droga e di armi, nella prostituzione, nel furto d'auto su vasta scala e nei contratti di omicidio per conto di Cosa nostra. II rappresentante tipico di una di queste bande è bianco, di sesso ma schile, di età compresa fra i venti e i trent'anni, generalmente proveniente dalla classe operaia, con istruzione limitata e scarsa qualificazione professionale; molti hanno già riportato condanne penali. Per essere ammessi a far parte della banda è necessario essere presentati da suoi membri. La cerimonia di iniziazione può richiedere che il candidato 428 Savona commetta un'azione criminosa, anche grave, dall'omicidio al furto, secondo gli ordini ufficiali del club. Una volta ammesso, il nuovo membro può indossare le insegne e i colori del club, un privilegio che corrisponde alla qualifica di made guy delle famiglie criminali. Le bande differiscono dalle tradizionali famiglie mafiose di Cosa nostra per diversi motivi: non sono etnicamente omogenee, né sono legate da vincoli di parentela o da vincoli territoriali definiti; inoltre, i componenti mostrano apertamente la loro appartenenza a una banda. In comune hanno, però, una struttura gerarchica, una catena di comando e un rituale di ammissione; tutte sono infine organizzazioni che si autoperpetuano con attività illegali diversificate e sparse sul territorio. 4. Due vicende che ogni tanto si incontrano: la Mafia siciliana e quella americana. La vicenda della Mafia italo-americana negli Stati Uniti e quella della Mafia siciliana in Italia si prestano a una lettura incrociata, non solo perché le due mafie hanno origini e strutture `culturalmente' simili, ma anche perché sull'altro versante, quello dell'attività di contrasto, vi sono molti punti in comune, pur nella differenza dei sistemi giuridici dei due paesi. La loro storia scorre su linee parallele con alcuni punti di incontro. In Italia come negli Stati Uniti, la successione degli eventi presenta alcune similarità. Cambiano in alcuni casi soltanto la frequenza e l'ampiezza delle oscillazioni. Si inizia con una sottovalutazione del fenomeno della criminalità organizzata a livello investigativo e giudiziario negli Stati Uniti fino al 1950 e in Italia fino alla metà degli anni sessanta. Poi si sviluppa una forte attenzione politica al problema, che si traduce negli Stati Uniti in ripetute commissioni parlamentari di inchiesta, che nel 1970 sollecitano l'emanazione di una legislazione ad hoc come la RICO, parte dell'Organized crime act (da qui viene il modello della criminalità come impresa), e la attribuzione di più forti poteri (electronic surveillance) alle agenzie del law enforcement, insieme alla predisposizione di un programma di assistenza ai collaboratori della giustizia, il Witness security program. In Italia le ripetute commissioni di indagine del fenomeno mafioso che si succedono nel tempo non producono innovazione negli strumenti legislativi fino a quando la forte pressione determinata nel 1982 dalle uccisioni del deputato Pio La Torre e del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa e di sua moglie, accelera i tempi della emanazione della legge Rognoni-La Torre, anche questa modellata, come quella americana di dodici anni prima, sul paradigma della criminalità come impresa. Negli Stati Uniti il periodo successivo all'emanazione della RICO è caratterizzato da un decollo lento del numero delle incriminazioni dei membri delle organizzazioni criminali, prevalentemente collegate con Cosa nostra, provocato anche da un ritardo degli apparati investigativi nell'utilizzare paradigmi nuovi per analizzare il fenomeno e da conflitti tra le diverse agenzie investigative. Questi momenti vengono superati attraverso la creazione di strutture orizzontali, come le Organized Crime Strike Forces, dipendenti dal Dipartimento della Giustizia e articolate in alcune zone-chiave della nazione americana, con rappresentanti di tutte le strutture investigative e giudiziarie competenti. Criminalità organizzata Dalla metà degli anni ottanta il funzionamento degli apparati investigativi e giudiziari americani segna notevoli successi nella lotta alle famiglie di Cosa nostra, incriminando e condannando tutti i membri principali (v. Savona, Le mafie._ 1994). In Italia dopo le leggi antimafia vengono celebrati i maxiprocessi, ma si registra una diminuzione delle capacità investigative e un'accentuazione dei conflitti interni e trasversali tra organi investigativi e giudiziari. Soltanto alla fine degli anni novanta - e soprattutto nel 1992, dopo l'omicidio del giudice Falcone - l'approvazione di una legislazione di supporto alla protezione dei pentiti, norme più efficaci sul piano processuale e il contrasto alle attività di riciclaggio (già predisposto con la legge n. 55 del 1990 e con la legge n. 197 del 1991) hanno permesso quella che oggi viene considerata sicuramente un'azione efficace dello Stato contro la Mafia, che ha prodotto i suoi effetti portando anche alla cattura dei capi dell'organizzazione. In questa breve storia del fenomeno in Italia e negli Stati Uniti, è possibile cogliere degli elementi comuni, che si possono riassumere in una serie di `pregiudizi' e di `orgogli'. Le agenzie investigative e gli organi giudiziari vanno elaborando modelli interpretativi del fenomeno che per un verso sono tratti dalla realtà analizzata, ma che per l'altro sono frutto di immaginazione, di distorsioni interpretative, dì deviazioni; questi pregiudizi alimentano gli `orgogli' delle diverse agenzie investigative, le quali presentano un alto tasso di conflittualità reciproca. La lettura incrociata degli avvenimenti nei due paesi presenta lati di un certo interesse. Prima degli anni cinquanta negli Stati Uniti, e fino a tutti gli anni sessanta in Italia, Cosa nostra, da una parte, e la Mafia, dall'altra, sono quasi del tutto trascurate dall'opinione pubblica e dagli organi investigativi e giudiziari. Il paradigma prevalente è `la mafia non esiste, forse esistono i mafiosi'. Con le Kefàuver hearings del 1951 si incomincia a sviluppare negli Stati Uniti il pregiudizio della cospirazione : "la mafia come prodotto degli immigrati siciliani in America. Una organizzazione contro lo Stato". Un pregiudizio che porterà le agenzie investigative a lavorare su obiettivi limitati, trascurando i notevoli aspetti di americanizzazione del fenomeno. Questo pregiudizio ha contribuito a orientare-le strategie investigative verso la cattura dei capi delle famiglie mafiose, specie se di origine italiana. In Italia, la consapevolezza dell'importanza del fenomeno mafioso si intreccia con la violenza prodotta dalle varie guerre di mafia che dal 1963 in poi caratterizzano la storia di questo paese. La stessa strategia, quella della cattura delle singole persone, soprattutto dei capi, costituisce il paradigma fondamentale delle azioni di polizia e giudiziarie. La legge sul soggiorno obbligato è un prodotto dell'equazione `allontanamento del capo = eliminazione della struttura criminale' che ha involontariamente contribuito alla espansione nazionale del fenomeno della criminalità organizzata in Italia (v. Smuraglia, 1994). Come si è detto in precedenza, è con il 1970, negli Stati Uniti, e con il 1982, in Italia, che la Mafia come impresa o sistema di imprese organizzate diventa il paradigma prevalente delle legislazioni in tutti e due i paesi, nonché - parzialmente, tramite una lenta evoluzione - dentro gli apparati investigativi. L'evoluzione del paradigma, dal singolo boss all'impresa criminale, negli Stati Uniti avviene per gradi: si conosce e si studia la struttura delle imprese criminali, le loro attività illegali, le diversità, a volte notevoli, tra le diverse famiglie di Cosa nostra operanti. Nel 1981 l'FBI adotta una nuova strategia investigativa chiamata enterprise theory of investigation (v. Sessions, 1988), che sempre di più costituirà il quadro di riferimento per l'intelligente contro la criminalità organizzata, Savona Queste vicende sono state seguite dai ricercatori con alterno interesse. Negli Stati Uniti sono stati sviluppati due modelli interpretativi: quello di Cressey (o modello governativo), fondato sull'esperienza dell'autore come consulente della Commissione governativa contro la criminalità organizzata del 1967, secondo il quale la criminalità organizzata sarebbe una struttura gerarchica composta da 25 famiglie appartenenti a Cosa nostra, di origine siciliana, coordinate da una Commissione (v. Cressey, 1969); e quello di altri studiosi (v. Albini, 1971; v. lanni e Reuss-lanni, 1972; v. Kelly, 1986; v. Reuter, 1983), secondo cui la criminalità sarebbe organizzata in strutture meno burocratiche, una sorta di network di relazioni: un modello di criminalità organizzata certamente più disorganizzata di come risulta nel modello governativo. Il modello governativo e quello dei ricercatori sono ancora oggi oggetto di dibattito nell'analisi di Cosa nostra. Conoscenze maggiori e più approfondite di qualche anno fa ci permettono di considerare ambedue i modelli relativamente validi, nel senso che la pretesa di descrivere questo genere di organizzazione malavitosa utilizzando solo l'uno (il modello dell"unica struttura'), oppure l'altro (quello di `una serie di organizzazioni confederate') nascondeva un'inevitabile ignoranza delle strutture dei processi organizzativi e delle diversità delle attività che hanno caratterizzato la vita di Cosa nostra americana. Con le maggiori conoscenze che si hanno oggi del fenomeno, si può parlare di strutture oscillanti tra i due modelli, a seconda del tipo di `famiglia' e/o di mercato illegale. In certi casi si è avuta la prevalenza di una struttura fortemente gerarchizzata, in altri casi quella di piccoli imprenditori autonomi, collegati reciprocamente in una struttura simile a quella di un club oppure di una camera di commercio. L'attenzione dedicata a Cosa nostra dalle agenzie federali e dagli organi giudiziari ha fatto registrare negli ultimi anni notevoli successi. Le cinque famiglie di New York sono state tutte incriminate e processate e i loro membri condannati a una lunga detenzione. Nella stessa condizione si trovano oggi i membri di gran parte delle 25 famiglie che costituivano Cosa nostra americana. Le risorse allocate per ottenere tale risultato hanno fatto trascurare altri gruppi organizzati che operano con strutture diverse nello scenario della criminalità organizzata americana: i gruppi dei colombiani, giamaicani, cubani, in aggiunta a quelli più tradizionali dei cinesi, vietnamiti, motorcycle gangs, per fare soltanto alcuni nomi. Il successo americano nella lotta alla criminalità tradizionale (Cosa nostra) è il frutto della combinazione di cambiamenti sociologici e socioculturali degli appartenenti a questi gruppi e di cambiamenti intervenuti nella legislazione e nell'organizzazione degli apparati investigativi competenti. Con le condanne dei componenti di queste `famiglie' si è sperimentato nella realtà che uno sforzo coordinato di buona legislazione, di buona intelligence e di buona organizzazione degli apparati investigativi e giudiziari può essere efficace. A livello giudiziario questo può essere istituzionalmente un punto di arrivo. A un altro livello, che è anche quello della ricerca, ci si interroga su ciò che accadrà dopo questi successi e sulle loro conseguenze, vale a dire se essi si siano tradotti nella scomparsa o nella diminuzione delle attività criminali. Analisi attuali e scenari futuri sulla criminalità organizzata americana, fondati sulla conoscenza di certi processi in atto, portano a considerare almeno due possibili ipotesi di evoluzione: una riorganizzazione secondo criteri e con strutture diverse di frammenti dei vecchi gruppi organizza. ti e/o la sostituzione di altri gruppi organizzati negli spaz di mercato lasciati liberi dagli appartenenti a Cosa nostra che sono in stato di detenzione. 4 2 Criminalità organizzata Ambedue i processi sono già avvenuti nella storia della criminalità organizzata americana e sono utili per capire la situazione attuale e le sue evoluzioni. In molti casi le attività criminali illegali tradizionali continuano a prosperare, così come le infiltrazioni nei mercati legali. Questo ripropone il problema di quale strategia sia più adatta a combattere la criminalità organizzata. Il dibattito è aperto e, constatati i limiti oggettivi dell'azione penale, si discute l'idea di porre mano ad alcune riforme della regolazione amministrativa proprio per ridurre quelle opportunità di criminalità che sono fondamentali per la sopravvivenza di organizzazioni di tipo opportunistico e per diminuire la suscettibilità di alcuni mercati alle infiltrazioni della criminalità organizzata (v. Williams e Savona, 1996). Savona sviluppare i propri traffici o per collaborare con altri gruppi. L'entrata dei gruppi criminali dell'Europa orientale sui mercati criminali internazionali ha quindi ulteriormente contribuito a cambiare profondamente lo scenario europeo. Il mutamento non è costituito solo da un aumento quantitativo delle attività tradizionali della criminalità organizzata, quali il traffico di stupefacenti, di automobili rubate, di oggetti contraffatti, di frodi, ecc., ma anche da un miglioramento nelle capacità imprenditoriali della criminalità organizzata, frutto di cambiamenti generazionali verificatisi nei suoi quadri e delle nuove opportunità di affari offerte dal processo di trasformazione in atto nell'Europa orientale, come il traffico di emigranti e di materiali strategici. a) Il traffico di emigranti. 5. Strategie criminali nell'Europa che cambia. La crescente globalizzazione dell'economia mondiale che nell'ultimo decennio ha contribuito alla libera circolazione delle merci e delle persone, è uno dei fattori che in Europa, più che in altri continenti, contribuisce ad accrescere il rischio di una maggiore diffusione della criminalità organizzata. A questo si aggiunge la vicinanza con le economie in transizione dell'Europa centrale e orientale e l'apertura dei loro mercati. Questi fattori hanno aperto agli imprenditori dell'Europa occidentale una serie di opportunità di espansione e di collaborazione con i loro colleghi dell'Est, così come ha aperto agli imprenditori criminali nuove e lucrose opportunità di affari e di scambio con altri gruppi criminali. Nell'espandere in questi paesi i propri interessi, i criminali tendono a massimizzare le loro opportunità di ricchezza minimizzando i rischi, cercando di prevenirli, controllarli o assorbirli: il più importante di tali rischi è naturalmente quello di essere individuati, arrestati e di vedere confiscate le ricchezze accumulate. Professionalità e informazione sono oggi le due caratteristiche che accompagnano questa espansione e che permettono alle organizzazioni criminali di sfruttare a proprio vantaggio le differenze di regolamentazione tra i diversi paesi nei quali decidono di operare. Negli ultimi anni, il progresso tecnologico, con le innovazioni nel campo delle telecomunicazioni e dei trasporti, ha fornito infatti mezzi molto efficienti che hanno contribuito a questo processo di espansione. Le organizzazioni criminali si sono dotate rapidamente di telefoni cellulari, telefax, reti telematiche, mezzi veloci, con il risultato di spostarsi più facilmente, ricevere notizie in tempi più rapidi e sottrarsi ai controlli, modificando continuamente i loro percorsi ed eludendo in tal modo le forze dell'ordine. E con questi presupposti che l'Europa (da sempre importantissimo mercato di consumo di beni illegali per le grandi organizzazioni criminali internazionali insieme agli Stati Uniti), dal tempo della caduta dei regimi socialisti nei paesi dell'Europa orientale, ha conosciuto un aumento nella presenza di soggetti criminali altamente organizzati che operano al loro interno rischiando di comprometterne la sicurezza. Ma come si presenta attualmente il quadro europeo della grande criminalità alla luce di questo processo di trasformazione mondiale? L'Europa di oggi si presenta come un crocevia di gruppi criminali operanti internazionalmente, i quali nel tempo hanno consolidato la loro presenza e rese stabili le rotte dei loro traffici grazie al progressivo abbattimento dei confini, anche all'interno dell'Unione Europea, e con l'apertura dei paesi dell'Europa orientale al resto del mondo. E così che dal crocevia dell'Unione Europea -a causa di questa mutata situazione geopolitica internazionale e grazie alla pericolosa `porosità' dei confini dell'Unione verso i paesi dell'Europa orientale - si ramificano traffici illegali internazionali con destinazioni in diversi continenti. A conferma di ciò, si rileva anche la presenza di una massiccia presenza di criminali provenienti dall'Est che usano l'Unione Europea per Le difficoltà economiche sopravvenute in seguito alla disgregazione dei regimi socialisti dei paesi dell'Europa dell'Est hanno fornito un forte impulso alla domanda di emigrazione e quindi al traffico di migranti da parte delle organizzazioni criminali. Sono aumentati i flussi migratori dall'Europa orientale verso quella occidentale e si sono aperte nuove rotte percorse dai trafficanti, soprattutto dall'Asia orientale, meridionale e centrale. Se prima le principali rotte di traffico verso i paesi dell'Unione Europea erano quelle che da sud si dirigevano verso nord (ad esempio, dal Maghreb attraverso la penisola iberica e dal Medio Oriente attraverso i Balcani), ora sembra essere la via orientale quella responsabile della maggior parte dei movimenti di immigrati illegali in Europa (v. ICMPD, 1995, p. 1). Ben presto le organizzazioni criminali si sono concentrate su questo traffico: il pacchetto di servizi che esse offrono per entrare nei paesi ricchi dell'Europa (comprendente documenti falsi, trasporto, alloggio durante il viaggio, ecc.) ha un costo medio compreso tra i 500 e i 2.500 dollari per persona a seconda della destinazione, equivalente a una stima per il mercato europeo che va da 100 milioni a 1,1 miliardi di dollari nel 1993 (v. Gunatilleke, 1994, p. 9). La maggior parte degli immigrati illegali provenienti dall'Est entra attraverso il confine della Polonia con la Lituania. La via baltica - che si snoda attraverso gli Stati dell'ex Unione Sovietica -è utilizzata in modo particolare dai Centroasiatici i quali se ne servono per raggiungere i Paesi Scandinavi su imbarcazioni che salpano dall'Estonia, dalla Lettonia o dalla Lituania. La via balcanica che attraversa la Turchia e gli Stati dei Balcani, è di solito usata per raggiungere la Germania. Ci sono però diverse biforcazioni possibili: dalla Bulgaria è possibile attraversare la Romania e l'Ungheria avendo come destinazione la Germania, oppure attraversare la Macedonia e l'Albania e di qui raggiungere la vicina Italia, dove si può rimanere o prolungare il viaggio verso la Germania o altri Stati europei occidentali. La rotta meridionale è percorsa principalmente da Rumeni, Bulgari, Turchi e cittadini della ex Iugoslavia. Ma i trafficanti di immigrati stanno diversificando le loro rotte e i punti preferiti di sbarco sono i numerosi porti di attracco lungo le coste italiane. Una stima delle dimensioni del fenomeno è fornita dall'International Centre for Migration Policy Development. Secondo questo organismo, nel 1993 un numero di migranti che va da 100.000 a 220.000 si sarebbe servito, in modi più o meno intensi, in una o più fasi del viaggio, dell'aiuto dei sindacati del traffico al fine di essere trasportati in uno Criminalità organizzata Stato dell'Europa occidentale. L'ICMPD basa questa stima sulla considerazione che circa il 15-30% degli immigrati illegali entrati in Europa occidentale (tra 250.000 e 300.000) si siano serviti dei trafficanti e che lo stesso abbiano fatto il 20-40% dei richiedenti asilo sprovvisti di diritti fondati (stimati in 300.000; v. Widgren, 1994). Altre fonti forniscono notizie ancora più allarmanti: ad esempio, secondo una stima l'80% dei richiedenti asilo in Germania vi arriva con l'ausilio dei trafficanti (v. Werthebach, 1993); secondo il governo della Repubblica Federale Tedesca la quota degli illegali che si serve dei trafficanti va dal 40 al 70% (v. Government of the Federal Republic of Germany, 1994, p. 4); secondo il 1996 Report of the presidential initiative to deter alien smuggling, redatto dagli State and Justice Departments, dall'Immigration and Naturalization Service, dalla Coast Guard, dalla CIA e dall'FBI, le cifre sono ancora più alte: sarebbero circa 500.000 gli immigrati che entrano illegalmente negli Stati dell'Europa occidentale ogni anno. Tali cifre configurano per l'Unione Europea due specifici rischi, che possono rivelarsi destabilizzanti per l'ordine interno: da una parte, le opportunità criminali danno alla criminalità organizzata una forza e degli strumenti in grado di renderla un attore capace di condizionare le economie di molti paesi; dall'altra, con la forza del ricatto, della soggezione e della violenza, le stesse organizzazioni sono in grado di procurarsi nei paesi di destinazione un esercito composto da bassa manovalanza criminale, che spesso rappresenta per i clandestini l'unica alternativa per ripagare i debiti contratti con l'organizzazione, anche perché essi sono a tutti gli effetti dei fuorilegge. I clandestini, infatti, vengono gestiti da un vero e proprio network di singoli operatori, di criminali, di organizzazioni strutturate o di task .force create ad hoc per risolvere particolari problemi o fornire specifici servizi. Si tratta di operatori criminali collegati reciprocamente per gestire tutte le fasi dell'operazione, dal reclutamento nel paese di origine, al transito nei diversi paesi lungo la strada, fino alla sistemazione dei clandestini nel paese di destinazione, dove i gruppi criminali locali li impiegano in lavoro nero, spaccio di stupefacenti e prostituzione (v. Savona e altri, 1997). b) Il traffico di materiale strategico: un pericolo emergente? Si crede che un altro pericolo emergente causato dai mutamenti geopolitici dell'Europa orientale sia il traffico di materiale nucleare dalla Russia. Un esempio può essere rappresentato da ciò che è accaduto nel 1993 a Vilnius (Lituania) dove sono state ritrovate 4 tonnellate di berillio sottratte da un centro di ricerca nucleare russo. Le caratteristiche più preoccupanti del fatto sono che almeno un alto funzionario del governo regionale russo e un alto funzionario del centro di ricerca sono risultati coinvolti insieme a una organizzazione collegata al KGB, a gruppi di criminalità organizzata e a un mercante di armi con un passato di rapporti con paesi del Medio Oriente e organizzazioni terroristiche (v. Cochran, 1995). Malgrado ciò e nonostante l'ampia casistica riportata sulla stampa internazionale (v. Williams e Woessner, 1995; v. Bundeskriminalamt, 1992 e 1993), non si conosce la dimensione economica di questo traffico, né si è sicuri se esso rappresenti una importante attività delle organizzazioni criminali. La gran parte dei casi di contrabbando di materiale nucleare finora accertati coinvolge individui singoli o piccoli gruppi con nessun apparente contatto con la grande criminalità (v. Woolsey, 1994). Non esistono nemmeno prove che qualche gruppo terroristico abbia ottenuto materiale nucleare contrabbandato (v. Oehler, 1996). La casistica esistente, riguardante quasi sempre l'Europa come territorio di transito e di negoziazioni, non va co munque sottovalutata. Se attualmente il pericolo rimane minimo, molti esperti credono infatti che verrà presto il giorno in cui il terrorismo nucleare diventerà una realtà (v. Ward, 1996) grazie a una serie di condizioni favorevoli, come l'ampia Savona quantità e gamma di materiali, le diverse fonti da cui attingere, i diversi soggetti che vi gravitano attorno e infine la vasta serie delle possibili utilizzazioni destabilizzanti di questi materiali. Su questi punti si possono fare alcune riflessioni. Con l'entrata in crisi dell'intero sistema economico e strategico del Patto di Varsavia, si è venuto a creare un più o meno agevole accesso all'imponente patrimonio strategico e scientifico accumulato durante il periodo della guerra fredda. Scarsi controlli, scarsa motivazione economica e il dilagante fenomeno della corruzione a tutti i livelli hanno fatto sì che personale militare, scienziati e tecnici, con la complicità di doganieri, esponenti del governo ed esponenti dei servizi segreti, siano in grado di trasformare quello che rimane della superpotenza militare della Russia in un potenziale `supermercato' per l'approvvigionamento di materiale strategico e per l'acquisizione di `cervelli' e delle conoscenze scientifiche necessarie (v. Perry, 1995). Bisogna anche aggiungere che i materiali che rappresentano un pericolo per la sicurezza interna di ogni paese non sono costituiti solo da armi nucleari o materia prima fissile adatta alla costruzione di ordigni nucleari, ma anche, e soprattutto, da materiale a basso contenuto radioattivo. Quest'ultimo, non adatto a usi militari, può però diventare un efficace strumento da utilizzare a fini terroristici, se combinato con una bomba convenzionale per produrre una contaminazione radioattiva pur se a basso livello (v. Woolsey, 1994). Se si considerano anche le armi batteriologiche e chimiche, i rischi di un uso terroristico di questi strumenti crescono ulteriormente, perché le tecnologie a esse associate trovano applicazione anche in campo civile. Gruppi criminali o terroristici non hanno bisogno di dotarsi di particolari o imponenti infrastrutture per produrre questi veleni: è infatti sufficiente procurarsi soltanto piccole quantità di precursori, disponibili sul mercato legale. Riflettendo quindi sugli effetti devastanti che un uso irresponsabile di questi veleni potrebbe provocare, è naturale che sia diffusa una certa preoccupazione per il fatto che gruppi terroristici od organizzazioni criminali possano ottenere e usare - o minacciare di usare - questi strumenti, non solo per costruire ordigni esplosivi, ma per contaminare riserve di acqua, centri commerciali, ecc., e provocare devastanti danni psicologici (v. Oehler, 1996). Questi pericoli di minaccia ambientale - provenienti dall'esterno attraverso qualche gruppo criminale o terroristico che persegua fini destabilizzantisommati ai pericoli interni, dovuti a un'immigrazione illegale destinata a dedicarsi esclusivamente ad attività illegali, determinano la crescente preoccupazione dell'opinione pubblica europea; tali pericoli provengono entrambi da organizzazioni con ramificazioni o collaborazioni in innumerevoli aree geografiche, le quali godono del più o meno implicito appoggio di diversi settori (da quello militare o di pubblica sicurezza a quelli politici e imprenditoriali). Purtroppo, la frammentarietà dell'azione di contrasto e le difficoltà nella cooperazione internazionale fanno sì che essi rappresentino una reale minaccia per la sicurezza dell'Europa. 6. Le attività collaterali: il riciclaggio. I criminali hanno bisogno di `lavare' i proventi delle loro attività illecite per nasconderne l'origine, evitando così il rischio di vederseli sequestrare e di essere identificati. Questa attività si chiama comunemente `riciclaggio' e può essere suddivisa in tre fasi: 1) accumulazione: si tratta della produzione di una rilevante quantità di capitali attraverso l'attività criminale; 2) trasformazione: consiste nello sviluppo di fasi diverse attraverso una serie di operazioni semplici o complesse, spesso ripetute (ad esempio, trasferimento di capitali per mezzo di reti telematiche in una molteplicità di conti correnti o da un conto corrente all'altro) con l'obiettivo di separare i capitali dalle fonti illecite; 3) investimento: si tratta del reinvestimento dei capitali passati attraverso le prime due fasi in attività legali. Il termine 'riciclaggio' si riferisce prevalentemente alla seconda e alla terza fase, anche se tutte e tre vanno considerate come un continuum che va dalla produzione del denaro sporco fino all'investimento in una attività legale. La domanda di riciclaggio è stimolata principalmente da tre fattori (v. Savona, La grande corsa..., 1994): 1) la disponibilità, da parte delle organizzazioni criminali, di capitale liquido proveniente da attività illecite; 2) la loro volontà di infiltrarsi nei mercati legali, come parte di un unico processo che caratterizza l'azione dei gruppi criminali organizzati, sia nel mercato illegale che in quello legale (v. Smith, 1980); 3) il bisogno degli appartenenti alle organizzazioni criminali di ridurre il law enforcement risk, cioè la somma delle probabilità di essere individuati, arrestati, condannati e reclusi con la confisca dei beni. Il denaro 'sporco', infatti, può essere una traccia investigativa per risalire all'organizzazione criminale. I primi due fattori sono legati alla struttura, alle attività, alle entrate e alla durata dell'organizzazione. Il terzo mette in relazione la domanda di riciclaggio con la legislazione e le attività investigative indirizzate a scoprire le tracce del denaro (v. Colombo, 1990). Più avanzata è la specializzazione delle attività investigative e giudiziarie nel settore economicofinanziario, maggiore è la necessità per l'organizzazione criminale di minimizzare il law enforcement risk. Ciò significa che l'evoluzione dei metodi di riciclaggio corrisponde alle capacità dell'organizzazione da un lato, e alle reazioni degli investigatori dall'altro. Una crescente sofisticazione nei metodi di controllo tenderebbe quindi ad accompagnarsi a una crescente sofisticazione nelle attività di riciclaggio (v. Savona e De Feo, 1997). L'offerta di servizi di riciclaggio è determinata dalla domanda. La scelta del metodo ottimale dipende dalle opportunità offerte, dall'abilità del gruppo criminale e dei suoi membri e affiliati, dal consiglio di esperti e dalla complicità degli operatori bancari e finanziari. Nelle operazioni di riciclaggio effettuate dalla Mafia, uno dei servizi da acquistare e vendere, insieme alle capacità degli esperti, è quello della fiducia. I consulenti esterni sono a questo proposito i soggetti 'a rischio' per le organizzazioni criminali, finendo spesso per costituire gli anelli deboli dell'organizzazione. La combinazione tra domanda e offerta produce la scelta del metodo di riciclaggio preferito e della sua dimensione, che può essere locale, nazionale o internazionale. I fattori rilevanti, a questo proposito, sono la cultura di appartenenza dell'organizzazione criminale, le capacità di informazione, l'estensione delle attività criminali e le opportunità offerte dai servizi di riciclaggio. I cartelli colombiani, più di altri gruppi criminali, operano a livello internazionale e con l'assistenza di esperti nel settore del riciclaggio; ciò per il carattere internazionale delle loro operazioni, le quali consistono prevalentemente nel traffico di cocaina al di fuori dei confini nazionali. La dimensione internazionale aiuta infatti a ridurre principalmente il law enforcement risk e, in alcuni casi, a massimizzare i benefici degli investimenti. Un altro aspetto determinante è rappresentato dal ciclo. Alcune attività di riciclaggio si limitano alle fasi della produzione e circolazione, mentre altre provvedono anche a quella dell'investimento nell'economia legale. Negli anni in cui le transazioni bancarie in contanti non venivano controllate, gli investimenti in beni immobili erano i metodi preferiti per il riciclaggio. Lo stesso avviene con riguardo alle società immobiliari diffuse in molti paesi dell'Europa orientale, le quali forniscono oggi opportunità di riciclare il denaro sporco per mezzo di investimenti in proprietà immobiliari. I metodi di riciclaggio possono essere semplici o complessi a seconda delle dimensioni dell'operazione, del numero di fasi, del carico di lavoro necessario e del mezzo/organizzazione utilizzato. Il trasporto materiale di valuta all'estero è un metodo semplice, mentre la creazione o l'utilizzo di una società di copertura o di un guscio societario vuoto è più complesso. Entrambi sono metodi frequentemente usati insieme ad altri, tra cui: a) l'acquisto di assegni circolari per un valore inferiore a quello soggetto a controllo; b) lo structuring, cioè la frammentazione del capitale 'sporco' in tanti piccoli importi di valore inferiore a quello richiesto dalle leggi bancarie per la denuncia delle transazioni; e) l'accredito presso istituzioni bancarie dei cosiddetti 'paradisi fiscali' e penali; prestiti a rimborso; finanziamenti/operazioni in contante; gioco d'azzardo e case da gioco; sistemi bancari occulti; utilizzo di fatture false o gonfiate; cambio di valuta; società di brokeraggio/mediazione. Nel passaggio da schemi semplici a schemi più complessi, il riciclaggio è direttamente correlato allo sviluppo interno dell'organizzazione criminale e al suo processo di accumulazione. L'unica maniera per seguire tale evoluzione consiste nell'esaminare le caratteristiche dell'organizzazione criminale e lo sviluppo delle sue attività, anche se non sempre un'organizzazione criminale 'sviluppata' usa sistemi sofisticati per il riciclaggio del denaro prodotto dalle sue attività criminali. In termini generali è possibile delineare una tipologia delle attività di riciclaggio che consideri diversi gruppi di variabili, quali: il grado di complessità della struttura dell'organizzazione criminale, come, ad esempio, la creazione, all'interno dell'organizzazione stessa, di una sezione specializzata nel riciclaggio del denaro, così come nel caso del Cartello di Medellín in Colombia; il tipo di attività criminali svolte nel mercato illegale e legale e il volume dei profitti prodotti; le opportunità fornite dalla collusione tra le organizzazioni criminali e le istituzioni (amministrazioni locali), le banche e le aziende finanziarie. Questa tipologia può così essere riassunta usando la metafora della 'lavatrice/lavanderia', all'interno della quale possono essere individuate quattro operazioni principali. 1) 'Lavaggio a mano': quando un'organizzazione criminale utilizza il denaro, solitamente un basso ammontare, per acquistare beni e servizi per l'organizzazione. Questo è il metodo più semplice, spesso usato per i primi sequestri di persona. 2) 'Lavatrice in famiglia': ogni organizzazione, o 'famiglia' criminale, ricicla il denaro secondo gli scopi dell'organizzazione e secondo le opportunità offerte dalle collusioni con le banche e le istituzioni finanziarie del territorio sul quale la medesima 'famiglia' opera. I'programmi di lavaggio' possono consistere nel 'ciclo breve' - come nel caso di libretti di risparmio al portatore, o intestati a prestanomi (tale sistema è sempre meno utilizzato a causa dei nuovi sistemi di controllo delle transazioni in contante) - oppure nel 'ciclo lungo', composto dalle fasi del 'lavaggio', del 'risciacquo' e dell"asciugatura', come si possono definire i diversi passaggi che vanno dalla pulitura del denaro al suo investimento in attività produttive del circuito economico legale. 3) 'Lavatrice nel condominio': si tratta del caso in cui più 'famiglie', appartenenti alla stessa organizzazione criminale, come nel caso della Mafia, organizzano un servizio di riciclaggio per le 'famiglie' con la complicità di appartenenti Savona Consiglio europeo dei ministri degli Interni e della Giustizia la decisione su queste materie. Non esiste - né al momento si intende creare - una giurisdizione europea. I problemi della repressione della criminalità vengono affrontati dai singoli paesi. Lo sviluppo della criminalità transnazionale ha reso evidenti i limiti di questo approccio, sollecitando all'interno di questo quadro forme sempre più sviluppate di cooperazione tra i paesi dell'Unione. Nell'impossibilità di avere un diritto penale europeo, polizia europea, pubblici ministeri e giudici europei, i singoli paesi stanno sviluppando forme di collaborazione nel settore delle informazioni e delle azioni di contrasto. In questa direzione si muovono i programmi Grotius di scambi nel settore della giustizia, Sherlock per migliorare la lotta alla falsificazione dei documenti, Stop per impedire il traffico di esseri umani e lo sfruttamento sessuale di bambini, e il programma Oisin per incoraggiare la cooperazione tra gli Stati membri nell'applicazione della legge. Contemporaneamente, a livello di Commissione europea si sta sviluppando una serie di iniziative dirette ad armonizzare le legislazioni penali degli Stati membri per il reato di frode comunitaria, uno dei reati che oggi caratterizza l'azione delle organizzazioni criminali in Europa. La Direzione generale per il controllo finanziario ha recentemente pubblicato il Corpus iuris, un tentativo avanzato di unificare le norme penali dei paesi membri per la lotta alle frodi al bilancio dell'Unione Europea. Si tratta di un esperimento che prelude a una futura legislazione penale europea. Sempre nell'ambito dell'Unione Europea si è sviluppata l'Europol, un organismo di analisi investigativa al quale partecipano rappresentanti dei quindici paesi dell'Unione Europea (v. Fijnaut, 1996). Questo organismo non ha poteri di intervento diretti e deve quindi ricorrere alle polizie nazionali: i suoi ambiti di analisi e di investigazione sono assegnati dal Consiglio europeo dei ministri degli Interni e della Giustizia e per il momento riguardano la criminalità organizzata, il riciclaggio, i furti di automobili e le migrazioni illegali. 6. Trattati bilaterali. - Al di là degli organismi e degli strumenti indicati - che si riferiscono a un ambito multilaterale, perché si rivolgono a più paesi contemporaneamente -, la cooperazione internazionale si sviluppa anche attraverso trattati bilaterali nei quali due paesi si accordano per cooperare in materia di estradizione e di assistenza legale e giudiziaria, scambiandosi informazioni di tipo investigativo, giudiziario e riconoscendo validità reciproca ai rispettivi atti processuali. I trattati di estradizione o di mutua assistenza legale e giudiziaria hanno forme e contenuti diversi a seconda della diversa evoluzione dei problemi che vi vengono rappresentati. Lo sviluppo della criminalità organizzata ha accelerato accordi di questo tipo. Il trattato Italia-Stati Uniti del novembre 1982 rappresenta, da questo punto di vista, un esempio di completezza e di efficacia. La sua applicazione in questi anni ha dimostrato la validità di uno strumento di questo tipo per risolvere i problemi di cooperazione internazionale che nascono dagli sviluppi transnazionali della criminalità organizzata. 8. Le risposte nazionali. Il diritto penale dei paesi attraversati dal problema 'criminalità organizzata' si è andato modificando rapidamente. In modo particolare, i paesi con ordinamento giuridico di tradizione romanistica (paesi di civil law) hanno dimostrato una grande flessibilità. L'Italia ha modificato negli ultimi quindici anni tutta la legislazione penale sul tema definendo nuovi reati, nonché nuove e più efficaci sanzioni; tra questi, il reato di partecipazione a un'organizzazione criminale e la confisca dei proventi illeciti. Pur tra molte differenze di cultura e tradizione giuridica - e grazie all'impulso delle organizzazioni internazionali - si è andato producendo in questi ultimi anni un sistema abbastanza omogeneo di regolazione penale, mirato ad adattare il diritto Criminalità organizzata penale ai cambiamenti della criminalità organizzata. Esiste ormai una categoria accettata di reati che è possibile ritrovare nelle legislazioni penali di molti paesi; in genere si tratta proprio dei reati commessi dalle organizzazioni criminali. Tra questi: traffico e distribuzione illecita di narcotici, rapine organizzate, traffici in auto rubate, commercio illegale di armi, ricatto, gioco d'azzardo illecito, sequestro a scopo di ricatto, estorsioni, frodi, riciclaggio di denaro, contraffazione di denaro pubblico o di titoli. Anche i paesi della nuova Comunità di Stati Indipendenti (ex URSS) stanno attraversando un processo di aggiornamento delle loro legislazioni penali contro la criminalità organizzata. In molti paesi dell'Est europeo è in atto un processo inteso a rendere le diverse legislazioni omogenee tra loro e in linea con quelle dell'Europa occidentale. E questo il risultato di un processo di modernizzazione avviato sotto l'impulso di programmi di assistenza tecnica elaborati dalle Nazioni Unite e dal Consiglio d'Europa e dall'Unione Europea. Questi paesi considerano il crimine organizzato come un problema molto serio e stanno procedendo a sostituire i vecchi reati a sfondo ideologico, tradizionalmente associati con le attività organizzate antirivoluzionarie, con nuove e più moderne fattispecie penali. In anni recenti molte nazioni - in accordo con la Convenzione di Vienna del 1988 - hanno introdotto nel loro sistema normativo penale il reato di riciclaggio dei proventi derivanti dal traffico di droghe. Considerando le difficoltà di applicazione di questa fattispecie penale e il fatto che oggi il traffico di droga rappresenta soltanto una delle molte attività criminali capaci di generare proventi di vaste dimensioni, è emersa in diversi Stati dell'Europa occidentale, negli Stati Uniti e in Australia, la tendenza ad ampliare la serie dei 'reati-presupposto', cioè quelli da cui derivano i proventi criminali, passando dal solo traffico di droghe ad altre categorie di reati fino a ricomprendere tutte le azioni criminali più gravi. Al contrario, i paesi dell'America Centrale e Meridionale e dell'Asia, criminalizzando il riciclaggio come un reato distinto, spesso limitano la sua estensione esclusivamente ai proventi derivanti dalla droga. Gli Stati dell'Europa orientale cominciano soltanto ora ad affrontare questi temi nel contesto di un riesame globale della legislazione sulla proprietà, della normativa bancaria e delle procedure. La corruzione favorisce in modo particolare le attività della criminalità organizzata. Per cercare di limitare questo problema, molti paesi hanno emanato speciali legislazioni anticorruzione. La lotta al crimine organizzato sarebbe sicuramente più efficace se tutti i paesi seguissero le raccomandazioni anticorruzione adottate dalle Nazioni Unite, dall'OCSE (Organizzazione di Cooperazione e di Sviluppo Economico) e dal Consiglio d'Europa. La corruzione internazionale sta crescendo come fenomeno criminale in quanto parte della dimensione transnazionale del crimine organizzato. La stragrande maggioranza dei paesi, a differenza di quanto avviene negli Stati Uniti, non punisce coloro che corrompono pubblici ufficiali stranieri. E una specie di lasciapassare alla corruzione internazionale, che in molti casi viene ulteriormente facilitata dalle amministrazioni fiscali, permettendo la deduzione del prezzo della corruzione dai costi delle attività sostenute dall'impresa. Se si considera che tutti i paesi che permettono questo reato puniscono poi la corruzione nazionale, è difficile comprendere, se non per pure ragioni opportunistiche, la persistenza di questo doppio criterio di giudizio positivo a livello internazionale, negativo all'interno delle proprie frontiere. 435 Savona Esiste una progressiva convergenza delle politiche nazionali riguardanti le sanzioni patrimoniali contro la criminalità organizzata e consistenti nel sequestro e nella successiva confisca dei beni provenienti da reato. Si tratta di misure che negli Stati Uniti e in Europa si sono sviluppate in coerenza con le stesse disposizioni antiriciclaggio, cioè quelle dirette a impoverire e quindi a distruggere le imprese criminali rendendo sempre più rischiosa la loro attività. Queste sanzioni patrimoniali non sono necessariamente in connessione con il riciclaggio. Ci sono paesi che non avendo nella loro normativa il reato di riciclaggio hanno però sanzioni come la confisca dei beni, un'eredità di vecchie legislazioni penali che la prevedevano come sanzione insieme alla reclusione. In molti ordinamenti c'è l'obbligo - per i pubblici ministeri, gli investigatori e la polizia- di condurre le investigazioni di loro competenza ogni volta che esistono indizi di reato: è quella che si definisce `obbligatorietà dell'azione penale'. In altri ordinamenti, invece, possono essere previsti poteri discrezionali, che permettono alle agenzie di law enforcement di scegliere di non investigare un reato o di non iniziare un processo. Quando esiste, questa discrezionalità è spesso utilizzata da parte degli investigatori nei confronti degli informatori e di tutti coloro che collaborano attivamente con informazioni a produrre prove che potranno poi, una volta esibite in sede processuale, contribuire alla condanna degli appartenenti all'organizzazione criminale. L'esperienza positiva condotta in alcuni paesi con l'introduzione di tecniche sofisticate per la raccolta delle prove, come le intercettazioni telefoniche e ambientali, gli infiltrati nelle organizzazioni criminali, la vendita controllata delle droghe, ha costituito il presupposto per l'estensione di queste misure a molti altri paesi. La difficoltà di bilanciare, da una parte, il diritto alla privacy e, dall'altra, la necessità del sistema di giustizia penale di identificare i criminali, caratterizza la definizione e le innovazioni di questi potenti Criminalità organizzata mezzi di raccolta delle prove. Le leggi nazionali che ne autorizzano o negano la possibilità di utilizzo sono influenzate da questo dibattito. Sistemi di bilanciamento sono stati trovati in molti Stati che hanno fatto largo e fruttuoso uso di questa tecnologia contro i gruppi di criminalità organizzata. L'efficienza di questa tecnologia è limitata e permette di lavorare solo in una prospettiva a breve termine: i criminali si stanno adattando a queste tecniche moderne, usando sempre più frequentemente telefoni e fax criptati, che rendono impossibile ogni tipo di intercettazione, privando così la polizia di uno strumento molto importante per la sua azione. La delicatezza del ruolo dei collaboratori di giustizia e il loro contributo nella fase di raccolta delle prove ha sollecitato lo sviluppo di speciali disposizioni o programmi di protezione. Questi programmi sono uno strumento essenziale nella lotta alla criminalità organizzata e si sono rivelati così efficaci negli Stati Uniti e in Italia da indurre i paesi che ne erano sprovvisti a svilupparli al loro interno. Si tratta della possibilità di adottare misure che permettano il cambiamento di residenza e di identità dei testimoni, insieme a una vera e propria difesa fisica, nel caso in cui vi siano pericoli provenienti dall'imputato accusato o dai membri dell'organizzazione criminale alla quale appartiene. Questo può comportare la necessità di fornire al testimone nuovi documenti che rendano possibile assumere una nuova identità a lui e alla sua famiglia, con una casa temporanea dove vivere, sussidi e assistenza nella ricerca di un nuovo lavoro. Si discute molto sulla natura istituzionale di questi programmi. Si critica la eccessiva vicinanza tra le funzioni di protezione e quelle investigative, quando gli apparati di polizia sono responsabili di ambedue. Onde evitare rischi di distorsioni provocate da questa vicinanza e promuovere una maggiore efficienza dei programmi, si va profilando uno sviluppo del modello americano, cioè un programma gestito in modo completamente indipendente dalle agenzie investigative e dai pubblici ministeri. Bibliografia. ABADINSKY, H., Organized crime, Chicago 1990`;. ALBINI, J. L., The American mafia: genesis of a legend, New York 1971. ARLACCHI, P., La mafia imprenditrice, Bologna 1983. BRESLER, F., The trail of the Triads, New York 1980. BUNDESKRIMINALAMT, Organized crime in the Federal Republic of Germany: the situation in 1993, Wiesbaden 1992. BUNDESKRIMINALAMT, Organized crime in the Federal Republic of Germany: the situation in 1994, Wiesbaden 1993. BUREAU OF INTERNATIONAL NARCOTICS MATTERS, International narco tics control strategy report, Washington 1994. CATANZARO, R . , Il delitto come impresa. Storia sociale della mafia, Padova 1988. COCHRAN, T. 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