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Monza. Anche Dante ora dà fastidio
42_47 3 04-MAR-11 15:12:28 VITA IN MOVIMENTO Camposampiero. Inaugurata la nuova Culla L’ idea era stata presentata nel novembre del 2009 in un convegno svoltosi a Camposampiero sui temi della maternità. Ora Camposampiero inaugura la sua culla per la vita che va ad aggiungersi alle tente presenti in Italia, la quinta del Veneto. Si tratta di un’iniziativa lanciata dal Movimento per la vita nel 1993 per dare una risposta e soprattutto per sensibilizzare al problema dei neonati abbandonati subito dopo il parto. Le Culle sono la versione “tecnologica” delle antiche “ruote degli esposti” in cui le madri in difficoltà lasciavano i neonati che spesso sarebbero stati accuditi da conventi ed istituti religiosi. Esse hanno ereditato dalle Ruote il significato e la ragione di esistere. Oltre ad accogliere bambini in sicurezza per il piccolo e nell’anonimato per la donna, esse si pongono al centro del tessuto urbano come presenza profetica di una cultura dell’accoglienza e del rispetto della vita che è la stessa oggi come ieri. La culla di Camposampiero, inaugurata ufficialmente nelle scorse settimane alla presenza di numerose autorità politiche, religiose e militari, è stata fortemente voluta dall’impegno e dalla passione di Antonio Montemitro, che da anni svolge la sua opera di ginecologo. E’ stata realizzata a tempo di record grazie alla sinergia tra Comune di Camposampiero, Ulss 15, Lion’s Club e movimento per la vita di Camposampiero con la sponsorizzazione e la disponibilità di molte aziende locali. “Questo è un monumento contro l’indifferenza che accompagna le interruzioni di gravidanza» ha affermato Montemitro, augurandosi che nessuno venga mai deposto nella culla. «Questa imponente struttura serve a ricordare che tutti i bambini vanno accolti e mai buttati via». Nel Camposampierese non si ha notizia di casi di bambini abbandonati subito dopo il parto e quindi si spera che la culla non sia necessaria. La struttura posizionata nei pressi dell’ospedale, rappresenta un uomo e una donna stilizzati, uniti da un raggio di luce (la vita); è stata progettata dagli architetti Alberto Sabbadin e Maurizio Malvestio. All’interno, in un cuscino termico controllato per via domotica dal personale ospedaliero, in caso di estrema necessità, disagio o disperazione, potrà essere lasciato il neonato che la madre non si sente in grado di crescere. Ciò che la culla garantisce è il perfetto anonimato di tutta l’operazione: un anonimato che, come ha ricordato nel suo intervento il vice presidente nazionale del Movimento per la Vita Pino Morandini, è un diritto della donna. E’ possibile per le madri in difficoltà partorire in ospedale senza lasciare le proprie generalità e lasciando il proprio bambino alla struttura sanitaria che provvederà ad avviarlo all’adozione. Negli interventi che si sono succeduti è stato unanime l’apprezzamento per l’iniziativa e soprattutto la sottolineatura del valore simbolico che essa riveste. PINO MARCONATO Monza. Anche Dante ora dà fastidio... È 44 marzo 2011 stata la frase di Dante “tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle i fiori, i bambini” seguita da “nei nostri ospedali i bambini li stanno uccidendo con l’aborto”a dar fastidio a una femminista che reclamava il diritto delle donne ad abortire, senza però riuscire a dire perché un bambino che peraltro non ha chiesto lui di essere concepito non abbia anche lui il diritto di vi- vere, e perché si vedono quelle stesse donne che dopo l’aborto urlare e piangere perché rivogliono indietro il bambino. Quel manifesto dice la cruda verità: l’Italia sta uccidendo i suoi figli e la verità come ha detto Giovanni Paolo II non va taciuta, ne detta a metà, ne ammorbidita. Alla femminista e alla Direzione sanitaria dell’ospedale chiamata dalla stessa, non dava 42_47 4 04-MAR-11 15:12:28 Busto. La mostra tradotta in croato A distanza di un anno dalla sua prima presentazione, la mostra “Un grande Sì alla vita” continua a riscuotere interesse e un inaspettato successo. Più di 30 sono gli allestimenti effettuati in varie parti d’Italia (da Bolzano a Potenza passando per Varese, Milano, Bologna, Ascoli Piceno, Roma, Fiuggi Family Festival …). Tradotta in croato, "Veliko Da Životu", la mostra è stata presentata presso lo storico palazzo Milesi di Spalato in occasione delle “Giornate di cultura cristiana”, con l’intento di allestirla successivamente in altre città croate. Ideata e realizzata all’interno del Cav di Busto Arsizio, in occasione del Ventennale di fondazione, la mostra è composta di 28 pannelli concernenti le maggiori problematiche inerenti l’origine della vita. «Questa mostra – afferma il principale curatore, Giovanni Rimoldi – è il risultato di un triplice vissuto. E’ innanzitutto frutto della stupenda esperienza degli amici e delle volontarie del Cav di Busto. Ad essa si affianca quella maturata all’interno dei corsi di bioetica tenuti presso le classi del Liceo Scientifico “Tosi” di Busto. fastidio la bancarella dell’africano con i suoi libri e gadget vari, il volantinatore che propinava prestiti, o la zingara che chiede tutti i giorni l’elemosima all’ingresso (e che ci ha raccontato di aver già fatto 13 aborti)... no, davamo fastidio proprio noi che eravamo lì a difendere la sacralità della vita. Se in quel manifesto ci fosse stato scritto che l’ospedale di Monza fa tanti interventi di appendicite la Direzione sanitaria non avrebbe di certo mandato i vigilantes per cercare di strappare via (senza peraltro riuscirci) quel manifesto. Questo perché per un ospedale è difficile giustificare ai cittadini che parte delle loro tasse viene utilizzato per E’ questa una Croato esperienza affaLa presentazione a Spalato scinante: il diadella mostra del Cav di Busto logo con i giotradotta in croato vani obbliga ad analizzare tematiche che sono di grande attualità». «La terza esperienza – aggiunge la moglie Anna, che ha collaborato alla realizzazione della mostra – ci coinvolge nella nostra vita di coppia, con la dolorosa esperienza durata quindici anni a motivo di una presunta sterilità, con quella gioiosa per il concepimento ormai inaspettato e del tutto naturale di nostra figlia Maria Gabriella, con la successiva acuta sofferenza per la sua perdita dopo solo cento giorni di vita per un’inguaribile malattia». La mostra è stata posta fin dall’inizio sotto la protezione di Santa Gianna Beretta Molla. Per essa hanno pregato il marito Pietro, da poco scomparso, e la figlia Gianna Emanuela. ANTONIO PELLEGATTA sopprime esseri umani innocenti nel caldo ventre materno, perché non ha giustificazioni da dare, perché davanti all’orrore si perdono le parole o forse per la grande e giusta vergogna che prova nell’eseguire questi interventi. Vale la pena di ricordare che in questo ospedale tutti i gineco- logi sono obiettori pertanto la struttura deve ricorrere ad un equipe – peraltro ben pagata – di operatori esterni, e che per legge nessuna struttura ospedaliera è tenuto ad eseguire questi interventi. Come cittadino e come infermiere rivolgo un accorato appello a questo ospedale per il quale come donatore Avis dono il sangue ogni mese e per il quale con orgoglio ho lavorato, di cessare di eseguire gli interventi di aborto e di utilizzare tutte le sue risorse solo al servizio della vita, contribuendo così alla costruzione di un mondo migliore e degno di essere vissuto dai nostri figli. GIORGIO CELSI 45 marzo 2011