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Due righe di saluto.

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Due righe di saluto.
Ai miei alunni e alunne di 2^C,
approfitto dell'ultimo giorno di scuola per salutarvi e per dedicarvi un pensiero che spero avrete la
pazienza di leggere (a differenza di tante pagine del libro di fisica...).
Vi ringrazio per tutto quello che, consapevolmente o meno, mi avete dato in questi due anni, in termini di
vicinanza e di calore umano (esito a dire “affetto”, per non rendere troppo sdolcinato un biglietto che
ha già un tasso di glicemia estremamente elevato).
In molte occasioni, il pensiero di avere un'ora di lezione con voi mi ha aiutato a venire a scuola anche
quando non me la sarei sentita, e a superare dei momenti difficili, in cui il mio lavoro mi è sembrato
inutile e privo di significato.
Mi dispiace per le occasioni in cui non mi sono comportato bene, ho perso la pazienza, ho alzato la voce, e
vi prego di scusarmi per questi episodi. Vi ringrazio per tutte le volte in cui mi avete “sopportato” e
avete accettato le mie debolezze umane senza mai farmene un rimprovero.
Mi dispiace ancora di più se non sono stato capace di dedicare la stessa attenzione ad ognuno di voi, e se
non sono stato in grado di accorgermi delle vostre difficoltà e dei vostri problemi. Non ho il coraggio di
chiedervi scusa per questo, perché io stesso non riuscirei a scusarmi per queste carenze, che considero
molto più gravi delle precedenti.
In un film di qualche anno fa si diceva che un giornalista deve saper mantenere “la giusta distanza” dai
fatti: non deve tenersi troppo lontano, per riuscire a cogliere i dettagli dell'avvenimento, ma non deve
neanche avvicinarsi troppo, per non rimanere coinvolto a livello emotivo, perdendo così in distacco e
obiettività.
Se, come penso, questo ragionamento deve valere anche per un insegnante, probabilmente con voi non
sono sempre riuscito a mantenere la giusta distanza e la necessaria imparzialità. Confesso, però, che la
mia parte meno razionale non riesce ancora a considerare come un errore i momenti in cui mi sono
sentito più vicino a voi.
Forse per questo è giusto che al triennio abbiate un insegnante che, rispetto a me, riesca ad essere più
professionale. Mi costerà molto non vedervi in maniera regolare, ma, probabilmente, sarà la scelta
migliore per la vostra crescita personale.
Comunque, se per caso dovessimo ritrovarci nella 3^C dell'anno prossimo, sono sicuro che continuerete a
comportarvi in maniera corretta, come avete sempre fatto, senza approfittare della mia “debolezza”
verso di voi.
Se, invece, il nostro rapporto scolastico terminerà qui, vi confermo che, nei limiti delle mie forze e delle
mie capacità, cercherò di essere sempre presente per voi, in ogni caso in cui doveste avere bisogno di un
aiuto o di un consiglio.
Vi auguro di conservare sempre le vostre qualità che ho avuto modo di apprezzare in tante occasioni, in
particolare la simpatia, la spontaneità, la sincerità.
Sono convinto che riuscirete a crescere anche come gruppo, aumentando la coesione tra di voi e
superando le piccole incomprensioni che sono naturali, tra ragazzi e ragazze di sedici anni.
Spero che ognuno di voi possa realizzare i propri sogni, sviluppare le proprie potenzialità, e che possa
essere felice, per quanto è possibile esserlo in questo mondo.
Un saluto ed un abbraccio.
Natalino Pacca
(in realtà, avevo cercato di “personalizzare” il fumetto conclusivo, mettendone uno diverso per ciascuno
di voi; quello riportato qui è riferito a Eleonora)
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