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DIMMI IL TUO NOME COLLANA DI TEOLOGIA TRINITARIA Direttore Rogelio G M Pontificia Università Gregoriana Comitato scientifico Antonio R Università degli Studi di Trieste Giovanni G Università degli Studi di Padova Ildefonso M M Universidad Pontificia de Salamanca Raúl F–B Universität Bremen DIMMI IL TUO NOME COLLANA DI TEOLOGIA TRINITARIA La considerazione del mistero di Dio uno e trino ha smesso di essere un capitolo marginale della riflessione teologica per diventare di nuovo quel che fu nel primo millennio del cristianesimo: centro della teologia, fondamento della fede e fonte della spiritualità. Incontrare il vero Dio fu l’anelito dell’uomo Giacobbe (Gen ,) ed è l’anelito di tante persone. La collana intende contribuire a rispondere a questo desiderio fondamentale dell’essere umano. Essa si rivolge agli studiosi dei vari settori dell’indagine teologica ma anche a tutti quelli che desiderano approfondire la loro fede. Jean Paul Lieggi La sintassi trinitaria Al cuore della grammatica della fede Copyright © MMXVI Aracne editrice int.le S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Quarto Negroni, Ariccia (RM) () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: febbraio A Domenico e Maurizio, i miei fratellini, nella gioia dell’esperienza “trinitaria” di fraternità che condividiamo in famiglia e nel ministero presbiterale . . . per la fede, la carità e la speranza che questo legame consolida. A mamma e papà, ai quali dobbiamo questa gioiosa possibilità per il dono della vita che grazie a loro abbiamo ricevuto da Dio, riconoscenti per quanto ci hanno insegnato e trasmesso con le loro parole e il loro esempio. Motrëes e vogël që Jezusi ia ka dhenë jetës sime, pëe pastërtinë dhe bukurinë që prania e saj i di të bëj të lulezojnë në kopshtin e ditëve të mia. Figura . Clipeo di Basilio Magno — particolare dell’Exultet I di Bari (pergamena, XI secolo, Museo Diocesano di Bari). Con la scelta di collocare questa immagine in apertura del presente volume, l’autore intende esprimere il suo debito di riconoscenza nei confronti del Padre Cappadoce al quale si deve la prima elaborazione del paradigma della syn–taxis trinitaria. E così nascono i libri, nell’amore, e così nascono i libri che nessuno legge mai, e così il libro prima di nascere Dio lo deposita in te come una manciata di fango che diventa luce. Domandano tutti come si fa a scrivere un libro. Si va vicino a Dio e gli si dice: feconda la mia mente, mettiti nel mio cuore, e portami via dagli altri, rapiscimi. Così nascono i libri, così nascono i poeti. (A M, ultima pagina di Corpo d’amore. Un incontro con Gesù) Indice Introduzione Capitolo I I modelli interpretativi dell’unità e della trinità di Dio .. Preludio: tra modelli e paradigmi, – .. Il modello di unità personale (Unus in Trinitate), – ... Il contributo teologico concorde dei primi tre secoli, – ... I limiti e i rischi del modello di unità personale, – .. Il modello di unità assoluta (Unum in Trinitate), – ... La prospettiva teologica di Agostino e Tommaso, – ... I limiti e i rischi del modello di unità assoluta (o intra–personale), – .. Excursus: il rapporto tra le tradizioni teologiche orientale e occidentale, – ... Circa il punto di partenza delle due tradizioni, – ... La questione del Filioque, – ... La condanna di Gioacchino da Fiore al concilio Lateranense IV, – .. Il modello inter–personale, – ... La prospettiva teologica di Riccardo di San Vittore, – ... I limiti e i rischi del modello inter–personale, – .. Il modello pericoretico–comunionale, – ... Il contributo teologico di Gisbert Greshake, – ... I limiti e i rischi del modello pericoretico–comunionale, . Capitolo II Dalla sinergia alla syn–taxis .. A confronto con il pensiero di Alexandre Ganoczy, – ... Il paradigma della sinergia nei diversi saperi, – ... In continuità con la riflessione teologica di Greshake, – ... L’articolazione della riflessione teologica di Ganoczy, – .. La questione centrale: coesistenza di comunione e gerarchia, – .. Per una sinergia ordinata: la sintassi, – ... Dalla sinergia alla sintassi, – ... L’intuizione di Basilio di Cesarea, – ... Il guadagno della sintassi trinitaria, . Capitolo III La fecondità della sintassi per il pensiero credente .. Alcune polarità paradossali della fede, – ... Asimmetrie relative alla relazione tra Dio e la creazione, – ... Asimmetrie nel campo della cristologia e della relazione tra Gesù Cristo e il mistero dell’uomo, – ... Asimmetrie nel campo dei temi ecclesiologici ed ecumenici, – ... Asimmetrie su temi di teologia fondamentale, – ... Asimmetrie Indice su temi antropologici, – .. As–saggi circa la rilevanza della sintassi nella riflessione teologica, – ... Il rapporto tra l’uomo e il resto del creato, – ... Il rapporto tra natura divina e natura umana nella persona di Gesù, – ... Il rapporto tra la figliolanza divina di Gesù e la nostra partecipazione alla sua figliolanza divina, – ... Il rapporto tra primato e collegialità/sinodalità nella Chiesa, – ... Il rapporto tra Scrittura e Tradizione, – ... Il rapporto tra chi accoglie e chi è accolto, tra chi dona e chi accoglie il dono, . Congedo Antologia . Basilio di Cesarea, Trattato sullo Spirito Santo, – . Atenagora, Supplica per i cristiani, – . Tertulliano, Trattato contro Prassea, – . Origene, Commento al Vangelo di Giovanni, libro II, – . Basilio di Cesarea, Trattato contro Eunomio, – . Basilio di Cesarea, Lettera , – . Basilio di Cesarea, Lettera , – . Gregorio di Nazianzo, Discorso : Apologetico, – . Gregorio di Nazianzo, Discorso : Sul battesimo, – . Agostino d’Ippona, Trattato sulla Trinità, libro II, – . Simbolo di Fede dell’XI Concilio di Toledo (), – . Riccardo di San Vittore, Trattato sulla Trinità, libro III, – . Concilio Lateranense IV (), Sull’errore dell’abate Gioacchino, – . Tommaso d’Aquino, Se gli attributi essenziali siano stati convenientemente appropriati alle varie Persone dai santi Dottori, – . Tommaso d’Aquino, Se il Figlio sia nel Padre e il Padre nel Figlio, – . Tommaso d’Aquino, Se la natura possa assumere fatta astrazione dalla personalità, – . Concilio di Firenze, Decreto per i copti (), – . Concilio Vaticano II, Decreto sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio, – . Karl Rahner, Metodo e struttura del trattato “De Deo trino”, – . Jürgen Moltmann, Teologia trinitaria della croce, – . Jürgen Moltmann, Pericoresi e trasfigurazione, – . Ioannis Zizioulas, La persona come ipostasi dell’essere, – . Walter Kasper, Trinità nell’unità, – . Hans Urs Von Balthasar, Identità e differenza in Dio, – . Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Chiarificazione su Le tradizioni greca e latina circa la processione dello Spirito Santo ( settembre ), – . Gisbert Greshake, La Trinità come communio, – . Elmar Salmann, La natura scordata. Un futile elogio dell’ablativo, – . Christoph Theobald, Dio è relazione, – . Nonna Verna Harrison, Un approccio ortodosso al mistero della Trinità, . Sigle e abbreviazioni Bibliografia Indice dei nomi Introduzione Alla riscoperta di un concetto chiave per la teologia trinitaria Il mistero trinitario, cuore della fede cristiana, non poche volte ha conosciuto e forse continua a conoscere un’imbarazzante situazione, che Bruno Forte ha molto opportunamente definito “esilio della Trinità” . Si tratta di una situazione nella quale tale mistero centrale della fede cristiana viene a volte percepito dagli stessi cristiani, paradossalmente, come superfluo se non addirittura d’intralcio nella credibilità di Dio e della sua esistenza . In ragione di tutto ciò, la sfida sempre nuova con la quale la teologia deve confrontarsi è quella di mostrare come il mistero trinitario sia davvero fondamento di tutta la fede cristiana e centro per tutta la . A distanza di trent’anni, pur ammettendo che passi in avanti se ne sono fatti sia nella coscienza dei fedeli che nella riflessione teologica, si deve riconoscere che si potrebbe ancora oggi condividere la sua affermazione: « Non è esagerato affermare che siamo ancora davanti a un esilio della Trinità dalla teoria e dalla prassi dei cristiani. È forse proprio questo esilio che fa sperimentare la nostalgia e motiva la bellezza di un ritrovamento della “patria trinitaria” nella teologia e nella vita » (B. F, Trinità come storia. Saggio sul Dio cristiano, San Paolo, Cinisello Balsamo [a ed. ], p. ). Come anche di una certa attualità resta la ben nota denuncia che Karl Rahner affidò alle pagine di Mysterium Salutis nel lontano e che è stata poi ripresa da ogni testo e manuale di teologia trinitaria; con essa il teologo tedesco riconosceva che molti cristiani, « nonostante la loro esatta professione della Trinità, siano quasi solo dei “monoteisti” nella pratica della loro vita religiosa » (K. R, Il Dio trino come fondamento originario e trascendente della storia della salvezza, in Mysterium Salutis , Queriniana, Brescia , p. ; si può leggere questa pagina nel suo contesto nella prima parte del testo dell’antologia posta a conclusione del presente volume [il par. nel testo di Rahner]; questo contributo di Rahner al Nuovo corso di dogmatica come teologia della storia della salvezza, che è l’opera Mysterium Salutis, è stato poi pubblicato in un volume appositamente ad esso dedicato a cura di Catherine Mowry LaCugna: K. R, La Trinità, BTC , Queriniana, Brescia — le pagine che qui si citeranno sono comunque sempre quelle di Mysterium Salutis vol. ). . Lo mostra efficacemente Gisbert Greshake nelle parole con le quali apre il suo studio di teologia trinitaria, un’opera che considero eccellente e tra le più felici e stimolanti nel panorama della riflessione teologica degli ultimi anni, e a cui più volte io rimanderò nelle pagine di questo mio saggio. In particolare, per una presentazione della “situazione della fede trinitaria e della dottrina sulla Trinità” (questo il titolo del paragrafo) si veda G. G, Il Dio unitrino. Teologia trinitaria, BTC , Queriniana, Brescia , pp. –. Introduzione riflessione teologica, e sempre più deve diventarlo. È proprio a tale sfida che desidero offrire il mio contributo proponendo in questo saggio l’assunzione di un “paradigma” che, partendo dal mistero trinitario e in particolare dalla riflessione sulla relazione tra le persone divine, divenga un concetto chiave per tutto il vissuto cristiano e per la sua riflessione credente, permettendo così di cogliere ed evidenziare la rilevanza del mistero trinitario nella vita e nella fede di ogni cristiano e dell’intera comunità ecclesiale. Il paradigma al quale mi riferisco è quello della syn–taxis: termine greco che potrebbe essere reso in italiano con “coordinazione” (syn=con; taxis=ordinamento), ma che preferisco conservare nella sua assonanza al greco (sintassi), anche per raccogliere le suggestioni che questa espressione porterà con sé. A mio giudizio, e mi auguro che queste pagine lo confermino, il paradigma della sintassi potrebbe opportunamente rappresentare il concetto chiave della teologia trinitaria. Tenterò, infatti, di mostrare in queste pagine come questo concetto, che si ritrova presente, in modo germinale, nella teologia dei Padri Cappadoci, e di Basilio Magno in particolare, meriti di essere oggi riscoperto e valorizzato dalla dottrina trinitaria, sia per dar luce al mistero dell’unità tripersonale di Dio, sia per cogliere la valenza di questo mistero per la comprensione dell’intera fede e della realtà. Lo scopo del saggio, or ora dichiarato, giustifica anche la struttura del presente lavoro: il cuore della proposta lo si ritrova infatti nel secondo capitolo, quello centrale, nel quale mi pongo innanzitutto a confronto con il pensiero del teologo ungherese Alexandre Ganoczy e del paradigma della sinergia sul quale egli si è soffermato in una sua recente pubblicazione. È stata la sua riflessione, infatti, che mi ha stimolato a riscoprire il concetto della sintassi e, attraverso l’incontro con i testi di Basilio di Cesarea, mi ha condotto ad articolare maggiormente il senso e la portata del paradigma della sintassi. Attorno a questo centro, si dispiegano poi i contenuti degli altri due capitoli. Il primo ne offre in qualche modo una preparazione, raccogliendo ciò che ho ritenuto necessario offrire al lettore per porlo nelle condizioni di comprendere l’apporto che il paradigma della sintassi può consegnare oggi alla teologia trinitaria; in particolare, mi sono soffermato ad illustrare, attraverso la presentazione di quattro modelli, gli elementi essenziali del contributo offerto dalla teologia cristiana, nella sua storia bimillenaria, nel cogliere le coordinate del rapporto tra l’unità di Dio e la sua realtà tripersonale. Introduzione Il terzo capitolo, infine, tenta di porre in luce il guadagno che il paradigma della sintassi può offrire ad una lettura trinitaria della fede e della realtà. In particolare, dopo aver enucleato i diversi ambiti della fede cristiana nei quali emerge una certa “asimmetria” che potrebbe ricevere luce e fondamento dalla sintassi trinitaria, mi soffermo — a titolo esemplificativo — ad abbozzare una riflessione, a mo’ di as–saggio, su alcuni di essi: il rapporto tra l’uomo e il resto del creato, il rapporto tra natura divina e natura umana nella persona di Gesù, il rapporto tra la figliolanza divina di Gesù e la nostra partecipazione alla sua figliolanza divina, il rapporto tra il Regno e la Chiesa, il rapporto tra primato e collegialità/sinodalità nella Chiesa, il rapporto tra la Scrittura e la Tradizione, ed infine il rapporto — nelle relazioni umane — tra chi accoglie e chi è accolto, tra chi dona e chi accoglie il dono. Ho volutamente definito questi approfondimenti degli “as–saggi” perché il termine ci ricorda l’esperienza che viviamo con il cibo: si “assaggia” un cibo per verificarne la bontà e goderne compiutamente quando poi lo si gusterà al momento opportuno e con la giusta compagnia, per nutrire così il corpo e lo spirito. Considerando lo spazio dedicato a ciascun approfondimento, ciò che propongo in queste pagine non può essere allora che un “as–saggio”. Il termine “as–saggio”, inoltre, contiene in sé il richiamo alla forma letteraria del “saggio”, e cioè quella di uno studio critico, normalmente breve, su un argomento specifico. Il terzo capitolo si strutturerà per l’appunto come un insieme di diversi piccoli saggi, animati dallo scopo di introdurre alla percezione della fecondità del paradigma della sintassi, con l’auspicio che — a partire dalle annotazioni e dai riferimenti bibliografici che in queste pagine si offriranno — io stesso, o chi desiderasse accompagnarmi in questo cammino, possa nel futuro dedicare a queste e ad altre “asimmetrie paradossali della fede” studi più approfonditi. “As–saggi” vogliono essere anche i numerosi testi raccolti nella corposa antologia posta a conclusione del volume, sia per invitare il lettore ad un contatto diretto con i “Padri”, di ieri e di oggi, della fede e della riflessione teologica, sia per introdurre in un prezioso campo di ricerca che certamente riserverà, a chi avrà la pazienza di avventurarvisi, abbondanti tesori di riflessione teologica e spirituale e illuminati e illuminanti stimoli per lo studio e la ricerca personali. Termino questa breve introduzione esplicitando una delle suggestioni che il paradigma della sintassi porta con sé e che nel sottotitolo Introduzione di questo volume viene suggerita: quella del riferimento alla “grammatica della fede”. Porre al centro della riflessione trinitaria la sintassi ha il vantaggio di far cogliere la suggestiva intuizione che ci viene consegnata già a partire dalla stessa formulazione lessicale del paradigma; infatti, il termine sintassi rimanda all’organizzazione del linguaggio, del discorso. E, sulla scia di questa analogia, di questa metafora, mi piace far riecheggiare qui il richiamo alla “grammatica” di Dio che ricorre in alcune parole di tre valenti teologi. Il primo è Karl Rahner che, nel suo Corso fondamentale sulla fede, trattando del significato dell’incarnazione, si chiede: « L’immutabile può “diventare” qualcosa? » . Rispondendo a tale quesito, egli non può che osservare che la verità di fede del Logos che è “diventato carne”, se non vuole — come non intende fare — contraddire l’idea dell’immutabilità di Dio, ci pone di fronte alla necessità di “ripensare” l’ontologia stessa, che « deve orientarsi secondo il messaggio della fede e non farla da maestra a tale messaggio » . E così giunge alla seguente conclusione: L’asserzione sull’immutabilità di Dio è un’asserzione dialettica nello stesso senso di quella sulla sua unità nella e nonostante la Trinità, cioè: queste due asserzioni rimangono per noi realmente giuste di fatto solo se subito pensiamo insieme le altre due asserzioni sulla Trinità e rispettivamente sull’incarnazione, senza che ci sia lecito pensare le une come anteposte alle altre. [. . . ] Con ciò siamo giunti a un estremo ontologico che un’ontologia puramente razionale forse non presagirebbe neppure. Ovviamente a tale ontologia riesce difficile prender atto di questo estremo e inserirlo come formula originaria nei primordi e tra le origini del suo dire. La realtà assoluta o, meglio, l’Assoluto ha la possibilità — nella pura libertà della sua infinita non–relatività che egli sempre conserva — di diventare lui stesso l’altro, il finito; ha la possibilità, nel mentre egli estrinseca se stesso, si dona, di porre l’altro come sua propria realtà. Il fenomeno originario da cui dobbiamo partire non è il concetto di un’assunzione che ovviamente presupponga come già esistente la realtà da assumere e che si limiti ad assegnarla a colui che l’assume, assegnazione che poi non riesce propriamente mai come si deve, perché viene respinta dall’immutabilità di Dio dialetticamente concepita per sé sola come rigida e isolata, né giunge mai a toccare Dio in quanto l’Immutabile. Secondo la fede il fenomeno originario è proprio l’autoestrinsecazione, il divenire, la kenosis e la ghenesis di Dio stesso, il quale può divenire in quanto egli, nel porre l’altro originato, diventa lui stesso l’originato, senza essere costretto a divenire nella sua peculiarità, nella sua . È questo il titolo del paragrafo che si può leggere in K. R, Corso fondamentale sulla fede. Introduzione al concetto di cristianesimo, San Paolo, Cinisello Balsamo , pp. –. . Ibidem, p. . Introduzione originarietà. Nel mentre egli, data la sua perenne pienezza infinita, si estrinseca, sorge l’altro come realtà divina sua propria. Già Agostino affermava che Dio assumit creando ed anche che assumendo creat: nel mentre estrinseca se stesso e perciò, ovviamente, è presente nella stessa estrinsecazione, egli crea. Crea la realtà umana nel mentre la assume come propria. Egli — il Logos — costituisce ciò che è distinto da sé nel mentre lo detiene come suo proprio, e viceversa: dal momento che egli vuole veramente avere l’altro come realtà sua propria, lo costituisce nella sua genuina realtà. Dio fuoriesce da sé, lui stesso, lui nella sua qualità di pienezza che si dona. [. . . ] La creatura, in base alla sua essenza più intima e profonda, dev’essere concepita come la possibilità del poter–essere–assunta, dell’essere–materiale per una possibile storia di Dio. Nel creare la creatura, nel mentre la pone fuori dal nulla nella sua realtà propria, distinta da lui, Dio la abbozza come la grammatica di una possibile automanifestazione divina. Ed egli non la potrebbe progettare diversamente neppure qualora di fatto tacesse, perché anche questo silenzio da parte di Dio presupporrebbe pur sempre delle orecchie che odono il suo mutismo. La “fatica del concetto”, alla quale il teologo gesuita ci ha chiamati con la sua riflessione, non di meno ci consegna un’inaudita e luminosa verità: è l’uomo stesso la grammatica di Dio. Questa profonda verità, che le parole di Rahner pongono al cuore della logica stessa della rivelazione e dell’incarnazione, viene fatta riecheggiare da un altro teologo tedesco, Walter Kasper, che pur senza riferirsi esplicitamente al testo rahneriano, nella sua opera cristologica, afferma con profonda convinzione: L’antropologia è, per così dire, la grammatica di cui Dio si serve per autoesprimersi; ma la grammatica in quanto tale rimane aperta agli enunciati più diversi e trova la sua determinazione concreta soltanto nella vita umana di Gesù. Se non si accetta questa differenza, si deve ammettere che nella storia di salvezza non può accadere alcunché di veramente nuovo per la coscienza trascendente dell’uomo, al di là del puro fatto che l’idea del Salvatore assoluto si è appunto realizzata in Gesù di Nazareth e in nessun altro. La grammatica di Dio, e la grammatica della fede che da essa scaturisce, aperta com’è per sua stessa natura agli enunciati più . Ibidem, pp. – (il corsivo è dell’autore). E, proseguendo, Rahner afferma: « Partendo di qui potremmo definire l’uomo — ponendolo nel suo mistero supremo e più oscuro — come ciò che sorge quando l’autoespressione di Dio, la sua Parola, viene pronunciata con amore nel vuoto del nulla non–divino. Per questo infatti il Logos incarnato è stato pure chiamato la parola abbreviata di Dio. L’abbreviazione, la cifra di Dio stesso è l’uomo » (ibidem, p. ; qui il corsivo è mio). . W. K, Gesù il Cristo, BTC , Queriniana, Brescia , p. . Introduzione diversi che trovano in Cristo la propria determinazione assoluta e paradigmatica, è una grammatica segnata dalla sintassi trinitaria, è una grammatica che nella sintassi dispiegata dalle persone divine nelle relazioni eterne d’amore, che sono la vita stessa di Dio, e nella storia che vivono con l’uomo e tutte le sue creature, trova le autorevoli “regole” per percorrere strade che conducano a qualcosa di “veramente nuovo nella coscienza dell’uomo” e nella storia che quotidianamente l’uomo è chiamato a costruire. Del resto, la stessa vita filiale di Gesù mostra il riferimento fondante e costitutivo che lui, e in lui ogni uomo, devono riconoscere alla relazione con il Padre. Tanto che, ben a ragione, il teologo redentorista François–Xavier Durrwell può affermare: Il Padre è come « il luogo di Gesù» (M.J. L G, Celui qui vient d’ailleurs. L’Innocent, Paris , p. ; San Cirillo d’Alessandria: « Il Padre è, per così dire, il luogo naturale del Figlio » — cfr. In Io. ,; Thesaurus ; PG ,; ,), la casa dove abita. Il bambino di dodici anni aveva dichiarato: « Devo stare nella casa del Padre mio » (Lc ,). Il tempio di Gerusalemme era un simbolo del quale più tardi Gesù ha detto: « È la casa del Padre mio » (cfr. Gv ,). Bambino, risponde da bambino alla chiamata del Padre che sente nel cuore e vuole stare, almeno per qualche giorno, nella casa del Padre. Ma la vera casa, della quale il tempio è simbolo, egli non la lascia mai: « Il figlio resta nella casa per sempre » (Gv ,), perché « io sono nel Padre » (Gv ,), « rimango nel suo amore » (Gv ,). Quando scoccherà l’ora pasquale, che è quella della piena filiazione, Gesù abiterà interamente nel Padre. Neanche il pensiero di Gesù lascia mai il Padre, non si lascia distogliere da lui. [. . . ] Il Padre costituisce a tal punto l’orizzonte del pensiero che persino la grammatica di Gesù è retta dal riferimento al Padre. Di numerose frasi dei Vangeli il lettore non coglie tutto il significato se non introducendovi il nome del Padre. Se quindi è vero che l’uomo è la grammatica di Dio, è ancor più vero — come ci ha insegnato la lezione che Durrwell ha raccolto dall’esperienza filiale di Gesù Cristo — che questa grammatica è retta dal riferimento ineludibile al Padre. Il linguaggio dell’uomo, della sua vita prima ancora che delle sue parole, deve imparare quindi dalla grammatica del Logos di Dio e del suo disegno di amore. Ed è per questo che raccolgo, dalle pagine . F.X. D, Il Padre. Dio nel suo mistero, Città Nuova, Roma , pp. – (il corsivo è mio). Il teologo francese precisa subito dopo che l’introduzione del nome del Padre è richiesta al lettore dall’uso del “passivo teologico”. Introduzione di un libro dello scrittore Erri De Luca, l’invito — formulato con una eleganza che suscita stupore per la bellezza e la profondità che porta con sé — a fondare ogni nostra grammatica sulle “regole” che Dio stesso ha scelto di darsi per “parlare” all’uomo, nella logica di una rivelazione che è auto–comunicazione, partecipazione della sua stessa vita divina: Una sola delle sue manifestazioni ha un formato fisso: la parola. « E disse »: la divinità scende in una grammatica, in un vocabolario e un alfabeto. Sceglie di consistere in una voce. Questo è il suo intervento più insistente, la sua riduzione ad altezza d’uomo. Solo la sua parola è antropomorfa. Nel Nuovo Testamento tacerà, incarnandosi in un corpo fino all’estremo della distruzione. Nell’Antico Testamento c’è il suo: « E disse ». Qui si raccoglie l’emergenza fisica della divinità. Il linguaggio dell’uomo ha quindi bisogno della grammatica di Dio per realizzare pienamente se stesso, e di questa grammatica la sintassi trinitaria è il cuore. È proprio questa sintassi che ora desidero esplorare per mettere in luce come dalla Trinità derivi ogni nostra comprensione della realtà, dell’uomo e della fede. . E. D L, G. M, Almeno , Feltrinelli, Milano , p. .