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ARRIVEDERCI IN TUTTE LE LINGUE!

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ARRIVEDERCI IN TUTTE LE LINGUE!
PIAZZA
MERCANTI
CASTELLO
SFORZESCO
STAZIONE
CENTRALE E IL
“PIRELLONE”
DUOMO
MILANO:
LUOGHI, TEMPI
E PERSONE
TEATRO LA
SCALA
SANTA MARIA
DELLE GRAZIE
PIAZZA LA
SCALA
SANT’AMBROGIO
GALLERIA
VITTORIO
EMANUELE II
ARRIVEDERCI IN TUTTE LE
LINGUE!
MILANO: LUOGHI, TEMPI E PERSONE
MILANO OGGI
Potete trovare alcune immagini di Milano sul nostro sito di classe.
Clicca qui
Il nostro viaggio
Ore 8.40, Venerdì 24 Febbraio 2012.
Siamo arrivati a Milano, in Stazione Centrale, non c’era la guida, ma c’era
comunque tantissima gente: chi scendeva e saliva dai treni, chi vendeva
oggetti e chi, come noi, si stava dirigendo fuori dalla Stazione o verso la
Metropolitana.
Eravamo stanchi più che mai, perché il ritrovo in Stazione era previsto per le
7.45 e molti di noi si erano svegliati alle 6.45 circa. Era molto divertente
osservare le facce dei nostri compagni, perché più che degli esseri umani
sembravano degli zombie, con le occhiaie e con uno sguardo imbambolato,
probabilmente perché si sono svegliati prima del loro orario abituale.
Appena scesi dal treno eravamo già molto affamati, ma dovevamo tenere duro
fino alle 13.00: fortunatamente, per “bontà” degli accompagnatori, a sorpresa,
abbiamo fatto uno spuntino.
Nella Piazza Duca d’Aosta, antistante la Stazione, c’era molta gente di
passaggio, ma ci è rimasto impresso un ragazzo che si è unito a noi nel fare
la nostra foto di classe, con in mano un giornale con scritto in prima pagina:
“Yes, we can!” affiancato dalla foto del presidente Obama.
Quando siamo arrivati alla stazione della Metropolitana, abbiamo preso la
linea verde in direzione Abbiate Grasso. La metropolitana era colma di gente
di ogni tipo, età, lingua e gusti ed eravamo molto alle strette… Che caldo!
Ci siamo diretti verso la Chiesa di S. Ambrogio, dove ci aspettava Loudovic,
la nostra guida di origine francese. Loudovic ci ha accompagnato in una
visita guidata attraverso la città di Milano.
Durante questa gita abbiamo incontrato persone di varie etnie, probabilmente
turisti. Abbiamo dedotto che Milano è una città multietnica non solo
osservando ciò che accadeva intorno a noi o annusando gli odori, ma
ascoltando le varie lingue: abbiamo riconosciuto l’inglese e il francese, forse
anche il cinese e le lingue africane, dato che coloro che le parlavano parevano
cinesi ed africani.
Nazione
FILIPPINE
EGITTO
CINESE REP
POPOLARE
PERU
ECUADOR
SRI LANKA
CEYLON
ROMANIA
MAROCCO
UCRAINA
ALBANIA
Abitanti
33.745
28.643
18.946
%
15,5
13,2
8,7
17.672
13.542
13.340
8,1
6,2
6,1
11.154
5,6
7.618
3,5
5.728
2,6
5.283
2,4
Fonte : Comune di Milano – 31/12/2010
Questa tabella rappresenta il numero di stranieri a Milano.
Pensavamo ci fossero parecchi albanesi e cinesi, ma la tabella ci ha smentito:
la maggior parte di stranieri proviene dalle Filippine.
Sapendo che nella nostra scuola c’è un ragazzo Filippino di nome Gian
Marco, che però ha vissuto per circa 8 anni a Milano lo abbiamo invitato
subito in classe .
Finalmente è arrivata l’ora di pranzo, ci siamo accalcati sulle panchine di
Piazza della Scala e ci siamo gustati il nostro pranzo al sacco.
Lungo il nostro tragitto abbiamo incontrato anche molti mendicanti, forse
malati e denutriti, che chiedevano umilmente l’elemosina.
Abbiamo incontrato più volte alcuni musicisti ed artisti di strada, per
esempio, davanti all’entrata del Castello Sforzesco abbiamo incontrato un
mimo travestito da statua e un nostro compagno molto generoso ha donato
qualche moneta ed è stato contraccambiato con un saluto ed una
“strizzatina” d’occhio.
Nella nostra cittadina, Chiari, non si incontrano nella stessa giornata tante
persone di diverse etnie oppure mendicanti, musicisti ed artisti di strada,
quindi Milano è sicuramente diversa dai paesi in cui noi viviamo, proprio
quello che deve essere la città capoluogo della Lombardia.
Siamo stati molto fortunati perché siamo andati a visitare la città di Milano
durante la settimana della moda e in alcune zone della città, per esempio al
Castello Sforzesco, c’erano degli stand dove le modelle e i modelli sfilavano.
In Via Dante inoltre c’era un teleschermo in cui si potevano osservare le sfilate
e i modelli che presentavano dei prodotti commerciali.
Aspetto economico
Milano, oltre che essere la Capitale della Moda, è anche la
città scelta come sede dell’EXPO, un’esposizione
internazionale del 2015 che si terrà dal 1° Maggio al 31
Ottobre, intitolata: “Nutrire il Pianeta, Energia per la
Vita”.
Il tema sarà il diritto ad un’alimentazione sana, sicura e
sufficiente per tutti gli abitanti della
Terra.
Il comune di Milano, visto che l’EXPO è un
evento molto importante, anche se sarà nel
2015, si sta già preparando tanto che in
Via Dante abbiamo notato molte bandiere
rappresentanti i Paesi partecipanti.
Aspetto culturale
Durante la nostra visita, spesso per strada abbiamo incontrato persone
mascherate per il Carnevale, soprattutto bambini che giocavano e si
lanciavano i coriandoli; infatti Piazza Duomo e Via Dante erano piene di
coriandoli. In questa città non si festeggia solo il Carnevale comune del
Martedì Grasso, ma si festeggia anche il Carnevale Ambrosiano, il Sabato
dopo, quindi è vacanza tutta la settimana… Che fortuna!
Secondo la tradizione l’arcivescovo di Milano Ambrogio era in pellegrinaggio
il giorno esatto della liturgia quaresimale, il Mercoledì, e chiese al popolo di
aspettarlo prima di celebrare le liturgie quaresimali, che infine vennero
eseguite la prima Domenica di Quaresima.
Da quel giorno questo evento non fu più dimenticato, tanto che oggi a Milano
il rito delle ceneri si svolge la prima Domenica di Quaresima.
Aspetto fisico e politico
Milano si trova nella regione Lombardia, a sudovest.
Milano è la città capoluogo della Lombardia.
Ci sono 4 fiumi importanti per la città di Milano
: il Ticino, l’Adda, il Mincio e il Po.
In Lombardia ci sono 4 laghi: il lago di Garda, il
lago d’Iseo, il lago di Como, il lago Maggiore.
Per andare a Milano abbiamo preso il treno da Chiari, sulla rete ferroviaria che
si estende da Milano in tutta la Regione; noi abbiamo preso la linea Milano –
Venezia.
Ci sono anche tante autostrade che collegano Milano con il resto d’ Italia.
In Piazza La Scala si trova il Palazzo Marino e il municipio della città, dove
si trovano gli uffici del Sindaco, Giuliano Pisapia e della Giunta Comunale.
Durante la nostra visita abbiamo incontrato molta gente, ma non avremmo
mai pensato che questa città avesse circa 1.338.436 abitanti e una superficie
di 181,76 Km², quindi con una densità di 76.363,75 abitanti per km².
Elena, Luca e Lorenzo
IL CASTELLO SFORZESCO
NELL’I-PAD
Erano circa le 11.00 quando ci
siamo trovati a lato di un
monumento
meraviglioso
e
imponente…
Appena siamo entrati nel castello,
abbiamo notato molte persone:
bambini con costumi carnevalizi e
scolaresche intente ad osservare il
castello e ad ascoltare la guida.
Ma la nostra guida era diversa da tutte le altre: proprio davanti alla facciata
del castello, ha tolto dalla sua borsa un I-Pad, con il quale ci ha mostrato
alcune immagini riguardanti il castello qualche secolo fa.
Vi è mai capitato di vedere una guida che utilizza per spiegare un I-Pad? Non
vi sembra raro?
La storia del castello
I resti attuali del castello sono solo una piccola parte della cittadella originale
che comprendeva altre fortificazione circondate da bastioni a forma di stella.
È comunque il più grande castello italiano, anche se nel tempo ha subito
moltissimi danni.
È un opera maestosa con interni e cortili in stile gotico-rinascimentale.
Fu edificato da Francesco Sforza nel 1450 sui resti della Rocca Viscontea,
costruita sui ruderi del castello di Porta Giovia.
Il castello divenne proprietà di Lodovico Maria Sforza, detto il Moro, nel 1495.
Nel castello lavorarono grandi architetti e pittori del tempo, come Bramante e
Leonardo. Con la morte dell’ultimo degli Sforza, Francesco II, il castello
divenne una fortezza.
Durante la dominazione spagnola, francese ed austriaca fu trasformato in
caserna e dopo la sconfitta degli austriaci si pensò di restaurarlo. Questo
compito fu affidato all’architetto Luca Beltrami. Nel 1893 il castello divenne
del comune e la caserma venne trasformato nel magnifico edificio attuale.
Il castello subì altri danni durante i bombardamenti del 1943, ma
successivamente vennero ricostruiti alcuni edifici, sistemato il museo di arte
antica e i saloni della rocchetta.
Il castello è rivolto verso la città e presenta ai lati due torrioni rotondi. Nel
mezzo della cortina si trova la torre del Filarete ricostruita nel 1900. Fra le
varie torri, si trova la torre aggiunta nel 1477 da Bona di Savoia.
Il museo di arte antica è famoso nel mondo per le opere di Leonardo e
Michelangelo, i più grandi artisti italiani.
In quale periodo storico?
Durante il Basso Medioevo…
Cartina Italia (1454)- libro di Storia
Con la pace di Lodi, nel 1454, l’Italia venne divisa in alcuni Stati e le cinque
piccole potenze regionali erano il Ducato di Milano, la Repubblica di Venezia,
la Signoria di Firenze, lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli. La forza
politica si basava su tre Stati: Venezia, Firenze e Milano.
Nel 1447 morì Filippo Maria Visconti e, non avendo eredi maschi, il Ducato
passò a Francesco Sforza, suo genero. Alla sua morte suo figlio Ludovico,
detto il Moro, usurpò il trono Ducale che spettava a suo fratello Gian
Galeazzo. Ludovico scatenò la prima guerra d’Italia.
I Navigli
Sono canali artificiali che erano destinati
alla navigazione, all’irrigazione del suolo,
ma erano anche una rete commerciale per
la città.
Per la città di Milano fu importante il
Naviglio Grande, utilizzato per trasportare
il marmo per la costruzione del Duomo.
La costruzione del primo tratto navigabile
dei Navigli risale alla seconda metà del XII
secolo.
Il primo canale fu il Ticinello, inaugurato nel 1179, lungo 50 chilometri,
diede via alla costruzione del Naviglio Grande.
Nel 1457 Francesco Sforza affidò a Bertola da Novate la costruzione del
Naviglio della Martesana. In soli 35 anni, dal 1439 al 1475, nel territorio
milanese furono costruiti ben 90 chilometri di canali resi navigabili dalla
presenza di 25 conche.
Le conche di navigazione sono opere in muratura che permettono alle barche
di superare i dislivelli di un corso d'acqua. La conca di navigazione è
costituita da due portoni, uno a monte uno a valle, che racchiudono un tratto
di canale contenente il dislivello tra il canale di monte e il canale di valle. Le
barche provenienti dal lago Maggiore entravano nella conca, si chiudevano le
porte di monte e si riduceva l’acqua facendo abbassare le navi fino a
raggiungere la quota del Naviglio. Raggiunto il livello del canale di valle, si
aprivano le relative porte e le barche potevano immettersi nel nuovo canale.
Per realizzare i navigli, si misero all’opera grandi ingegneri, per es. Leonardo
da Vinci che ideò un sistema di chiuse che esiste ancora, su richiesta di
Ludovico il Moro che verso la fine del Quattrocento lo incaricò di rendere
possibile la navigazione dal lago di Como fino a Milano.
Nella seconda metà dell’Ottocento i trasporti via fiume diminuirono a causa
della lentezza dei viaggi (3 km all’ora), sostituiti dalle ferrovie e dalle linee
tranviarie. Infine le automobili causarono l’abbandono dei navigli, le cui
acque furono inquinate dalle industrie che le utilizzarono. I navigli furono
trascurati per molti anni e nel 1977 lo Stato incaricò la regione Lombardia
di gestire il Naviglio della Martesana, cosa che fu realizzata a partire dal
1980.
In passato i navigli erano molto popolari e rappresentavano il punto di ritrovo
di negozi e mercatini, mentre ora si trovano locali alla moda frequentati da
giovani universitari, modelle, artisti, ma anche botteghe antiquarie e di
artigiani.
ALCUNI NAVIGLI DI MILANO
Naviglio Grande
Naviglio Grande, il più antico, fu
costruito negli anni 1177 a 1257 e nasce
dal Ticino. Con la sua lunghezza di 50
km serviva come sistema di trasporto
fluviale dal Lago Maggiore e la Svizzera
e fu essenziale per trasportare i marmi
utilizzati per la costruzione del Duomo.
Ancora oggi i Navigli servono per irrigare i campi e sono indispensabili per lo
sviluppo dell'agricoltura.
Naviglio Pavese
Il Naviglio Pavese fu costruito all'inizio
del 1300. Parte dalla Darsena e, passando
Binasco e Pavia, dopo 33 km confluisce
nel Ticino.
Alla Porta Ticinese si incontrano il
Naviglio Grande e Naviglio Pavese nella
Darsena. Rappresentava il porto della città,
fu costruita nel 1603 e serviva per
agevolare il trasporto delle merci a Milano.
Naviglio di Martesana
Riceve l'acqua dall'Adda, percorre 38
chilometri attraverso la campagna e entra
in Milano, dove svanisce sotterraneo.
Ancora oggi serve per l'irrigazione dei
campi. Lungo il Naviglio della Martesana
è la pista ciclabile, che porta da Milano
all'Adda.
Nicolò, Giulia e Marius
PIRELLONE E STAZIONE CENTRALE
NOI A MILANO
Finalmente, alle ore 9.00, siamo arrivati a
Milano, ma Loudovic, la nostra guida,
purtroppo, quando siamo arrivati in
stazione centrale non c'era e perciò non
abbiamo molte informazioni al riguardo.
Abbiamo però notato che:
- sulla facciata principale c'è un numero in
caratteri romani e pensiamo che sia la data
di costruzione,
- a sud della Stazione c'è un grattacielo con il numero “0” in evidenza,
- ma la cosa che più ci ha colpito e che forse abbiamo capito meglio è che noi
siamo VERAMENTE fortunati e questo ce l' hanno fatto capire i senza tetto
che erano fuori dalla stazione.
La cosa bella di quelle persone è che sorridono!
Sorridono e hanno voglia di dire il motto di Obama: ”Yes, we can!” e uno lo ha
dimostrato infiltrandosi nella foto di gruppo che stavamo facendo con il
giornale di Obama e la citazione scritta prima.
C'è stata anche un'altra persona che l’ha dimostrato: un ragazzo che aveva
solo una gamba e, mentre noi facevamo un'altra foto di gruppo tutti
sorridendo e con felicità, si è messo a guardarci sorridendo anche lui e
abbiamo pensato che forse era felice per noi, ma provava anche un po' di
malinconia o invidia, perché magari lui i suoi “anni d'oro” non li ha passati
così bene come li stiamo passando noi.
Stazione Centrale
Si trova nella piazza Duca D’Aosta.
Dicembre 1906:
è stato lanciato il primo “Concorso per la facciata della nuova stazione
viaggiatori”.
Luglio 1907:
la commissione designata a giudicare i progetti, è presieduta dall’architetto
milanese Camillo Boito, preside della locale Accademia di Belle Arti. la
commissione scartò ben dieci dei diciassette progetti presentati perché “non
soddisfano alle condizioni del programma… o non rispondono nel loro
insieme alle esigenze dell’arte applicata allo speciale soggetto”, e non
aggiudicò né il primo né il secondo premio, pur segnalando due progetti come
i più meritevoli.
Settembre 1911:
un nuovo concorso, e nel frattempo il progetto di base fu rivisto in diverse
parti.
Questa volta al bando partecipò anche il Comune di Milano, che, col suo
contributo, elevò notevolmente il livello dei premi destinati ai vincitori. I
progetti presentati al secondo concorso furono ben quarantatré, e a giudicarli
fu una commissione ancora presieduta da Boito; anche questa volta ne furono
selezionati sette, dai quali estrarre i quattro da premiare. Alla fine degli
esami la commissione fu unanime nell’assegnare il primo premio al progetto
intitolato “In motu vita” di Ulisse Stacchini, ed il secondo al progetto “Per
non dormire” di Boni e Redaelli.
Agosto 1912:
il consiglio di amministrazione delle
FF.SS. (Ferrovie dello Stato) fece suo
definitivamente il progetto di
Stacchini, ma già da subito i timori
che il tumultuoso sviluppo in atto per
il traffico ferroviario portasse alla
costruzione di un manufatto
insufficiente fecero scattare una serie
di
richieste
di
varianti
ed
adeguamenti.
Marzo 1913:
Stacchini presentò una prima variante: in essa era degno di particolare nota
il fatto che veniva eliminata la galleria anteriore per i tram, inizialmente
prevista, e che la facciata, nel primo progetto essenzialmente a sviluppo
orizzontale, acquistava ora anche degli elementi verticali. La variante
ottenne, come previsto, anche l’approvazione del Consiglio Comunale di
Milano, ma nel passaggio alla successiva fase di valutazione dei costi di
costruzione e dei compensi per il progettista, cominciarono a manifestarsi
pesanti divergenze di opinione fra Stacchini e la direzione.
Febbraio 1914:
la Direzione deliberò di abbandonare il progetto di variante, e di troncare ogni
rapporto con il progettista, dando però nel contempo il via all’esecuzione del
fabbricato interno dei servizi tecnici della stazione, con l’intenzione che essa
potesse così entrare in funzione nel 1917.
1915:
ma il Comune non era propenso a questa soluzione riduttiva; dopo una serie
di batti e ribatti e nuove trattative, svolte sia a Milano che a Roma, si arrivò
ad una convenzione definitiva con l’architetto, ed alla redazione di un terzo
progetto.
Pochi mesi dopo, l’entrata in guerra dell’Italia provvide a bloccare l’inizio di
concreti lavori di costruzione, dando per altro tempo a Stacchini di
perfezionare il progetto ed i disegni.
Agosto 1917:
l’ Architetto presentò il progetto della facciata sistemato.
1924:
all’approvazione del progetto definitivo, non prima di aver tardivamente
inserito una ulteriore, importante variante, cioè la realizzazione delle grandi
coperture a tettoia che oggi caratterizzano la stazione, al posto delle pensiline
che fino a quel momento erano state previste.
Dicembre 1924:
i lavori poterono finalmente riprendere
1926:
partirono gli scavi delle fondamenta dell’edificio centrale.
1929:
Le pesanti strutture in acciaio
, realizzate tutte per chiodatura a caldo,
furono costruite dalle Officine di
Savigliano, vennero messe abbastanza facilmente in opera con gru e
paranchi, anche grazie alle cerniere di cui erano dotate, al culmine ed alla
base.
Pirellone
E’ un edificio moderno e si nota perché ha
linee essenziali e slanciate.
Si trova nella piazza Duca D’Aosta, sul
lato sinistro della Stazione centrale. Fu
progettato nel 1950, iniziarono a costruirlo
nel 1956 ed inaugurato il 4
Aprile 1960.
All’ inizio è stato la sede della Telecom Italia poi nel 1978 venne venduto alla
regione Lombardia: ora vi raccontiamo meglio tutta la sua storia.
1950:
la società Pirelli decide di realizzare una nuova sede direzionale, che Alberto
Pirelli già immagina essere un avveniristico grattacielo. Come posto viene
scelta la Piazza Duca D’Aosta.
Tra il 1956 e il 1960:
è stato costruito e rimane con i suoi 127,10 m.
l'edificio più alto di Milano. All'interno dei suoi 30
piani trovano posto la sala del Consiglio Regionale e
gli uffici di otto Direzioni Generali. I restanti uffici
della Regione sono distribuiti tra le altre sedi
situate a Milano e nelle province lombarde.
4 aprile 1960:
inaugurazione
1978:
il grattacielo viene venduto alla Regione Lombardia. Le trattative vengono
condotte da Leopoldo Pirelli e da Cesare Golfari, allora Presidente della
Regione. Nel Giugno 1978 fu approvata la legge regionale che dava mandato
alla giunta di procedere all'acquisto, nonché alle necessarie ristrutturazioni.
1983:
trasformazione degli uffici e dei servizi con la supervisione dell'Architetto
Bob Noorda.
18 Aprile 2002:
un aereo da turismo pilotato dall'italo-svizzero Luigi Fasulo, 64 anni, si
schianta contro il 26° piano del palazzo, danneggiando gravemente la
struttura esterna. Oltre a Fasulo, le vittime sono due dipendenti della
Regione Lombardia. Oggi il 26° piano ospita un memoriale del grave
incidente dedicato alle due vittime.
Maggio 2005:
è stato riaperto dopo un completo restauro delle facciate esterne in curtain wall
e degli spazi interni, ed è tornato ad ospitare la Giunta regionale e le sedute
del Consiglio regionale, che rimarranno qui fino alla costruzione della nuova
sede della Regione nella zona Garibaldi.
Ora la giunta della Regione Lombardia ha cambiato sede e si ritrova nel
Palazzo della Lombardia.
La giunta regionale è composta da:
. presidente: Roberto Formigoni;
. vice presidente: Andrea Angelo Gibelli;
. assessori: Daniele Belotti (Commercianti e Esercenti di Negozio )
Giulio Boscagli (Professioni non altrove Classificabili )
Massimo Buscemi (Imprenditori Titolari e Amministratori
Delegati di Imprese Industriali, dei Trasporti, del Credito dei Servizi )
Raffaele Cattaneo (Professioni non altrove Classificabili)
Romano Maria La Russa (Imprenditori Titolari e Amministratori
Delegati di Imprese Industriali, dei Trasporti, del Credito dei Servizi )
Carlo Maccari (Farmacisti )
Stefano Giovanni Maullu (Imprenditori Titolari e Amministratori
Delegati di Imprese Industriali, dei Trasporti, del Credito dei Servizi )
Marcello Raimondi (Scrittori, Giornalisti e Pubblicisti )
Giovanni Rossoni (Insegnanti non Altrove Classificati )
Domenico Zambetti (Direttori Generali e Categorie Similari della
Pubblica Amministrazione )
“…fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.”
(Divina Commedia, Dante Alighieri, Inferno, canto XXVI, vv.119-120)
Abbiamo voluto concludere con questa frase perché il ragazzo con mezza
gamba che ci guardava sembrava che pensasse: “Fortunati voi che potete
studiare e che potete viaggiare!”
Elena e Mihai
PIAZZA LA SCALA
UN VENERDI’ DI SOLE, PICCIONI E CIBO
Ore 13.15: su queste panchine, in piazza della Scala abbiamo pranzato!
Loudovic, la nostra guida francese, ci ha lasciati nella Galleria Vittorio
Emanuele II. Dopo pochi metri di cammino siamo giunti in piazza La Scala,
per un voluto e meritato ristoro. Lì ci ha colpiti la folla che, come noi,
pranzava. C’era gente di tutte le età, ma anche i piccioni che si abbuffavano,
come noi, con le patatine di Luca. C’era una persona che colpiva, era una
ragazza non molto alta e di media corporatura con i capelli corti blu, notata
grazie a una nostra compagna. Un’altra cosa che abbiamo notato appena
arrivati in piazza è stato uno striscione appeso a Palazzo Marino con
un’immagine di Rossella Urru e ci siamo subito chiesti chi fosse questa
donna e perché le avessero dedicato uno striscione. Questa pausa ci è servita
non solo per mettere qualcosa sotto i denti, ma anche per riposarci un po’:
faceva molto caldo quel giorno e i nostri accompagnatori si sono seduti su
una panchina a parte ed erano sfiniti più di noi!
LA STORIA
La piazza è ottocentesca, infatti venne costruita nel 1855. Nei decenni
seguenti venne rinnovata soprattutto da Luca Beltrami che disegnò i quattro
lampioni a candelabro, la recinzione, la fontanella e la sistemazione
dell’aiuola a forma circolare. Luca Beltrami nacque a Milano nel 1854 e morì
nel 1933. Si laureò al Politecnico di Milano, poi si trasferì a Parigi e studiò
alla scuola delle Belle Arti. Tornato in Italia ottenne prestigiosi incarichi. Nel
1890 completò la facciata di Palazzo Marino. Nel 1893 fondò l’Ufficio
Regionale per la conservazione dei monumenti e come responsabile
dell’Ufficio fece diversi interventi nelle chiese milanesi. Beltrami va ricordato
non solo nel campo della ristrutturazione storica e progettazione, ma anche
nel settore politico e civile, infatti fu governatore e parlamentare. Negli anni
in cui visse Beltrami l’Italia non era ancora unita.
STORIA PALAZZO MARINO
In questa piazza si trova Palazzo
Marino, ovvero la sede del comune
che si estende da Piazza San Fedele
a Piazza della Scala fra via Case
Rotte e via Tommaso Marino ed ha
un ampio cortile interno. Il
committente fu un banchiere
genovese: Tommaso Marino. Questo
palazzo è sede dell'amministrazione
comunale milanese dal 9 settembre 1861.
TEMPI STORICI
Negli anni della costruzione della piazza l’Italia non era ancora unita,
infatti ci furono battaglie per unirla. Le truppe franco-piemontesi sconfissero
quelle austriache (anche Chiari era dominata dagli austriaci) nella battaglia
di Magenta nel 1859, a Solferino e a San Martino, strappando la Lombardia
agli austriaci. Un anno dopo l’Italia era divisa: a Nord c’era il Regno di
Sardegna che comprendeva Lombardia, Liguria,Toscana ed Emilia
Romagna, mentre il Veneto era ancora austriaco. Lo Stato della Chiesa
rimaneva sempre in Centro Italia e a Sud il Regno delle Due Sicilie. Nel
1860 oltre alle battaglie di Magenta, San Martino e Solferino, ci fu la
spedizione dei Mille chiamata così perché combatterono in mille uomini per l’
unità d’Italia e molti di loro provenivano dalla Lombardia, soprattutto da
Bergamo, infatti quando siamo andati a Bergamo sul cartello della città c’è
scritto “ Bergamo la città dei Mille”.
MONUMENTO A LEONARDO DA VINCI
Oltre al Palazzo Marino c’è un monumento dedicato a
Leonardo Da Vinci. L’idea di realizzare la statua è nata
nel 1856 per un concorso delle belle arti di Brera, alla fine
vinse questa statua che venne inaugurata nel 1872. La
costruzione del monumento si intrecciò con la nascita
dello Stato Italiano, che decise di finanziare le spese
chiedendo anche la partecipazione del Comune di Milano.
Le spese sostenute dallo stato arrivarono soltanto dieci anni dopo. Ai piedi
della statua di Leonardo si trovano i suoi quattro discepoli: Andrea Salaino,
G. Antonio Boltraffio, Cesare da Sesto e Marco d’Oggiono. Le statue sono
state realizzate in marmo bianco di Carrara (come il duomo di Siena),
mentre il basamento è in granito di Baveno. Leonardo Da Vinci fu un grande
pittore, infatti realizzò le più grandi opere dell’arte, come la Dama con
l’ermellino e la Monnalisa (Gioconda).
LETTERATURA
Nell’Ottocento ci furono dei grandi scrittori : Alessandro Manzoni, Ugo
Foscolo, Giacomo Leopardi, Giovanni Verga, Giosuè Carducci, Giovanni
Pascoli, Gabriele D’Annunzio.
“Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta.”
Alessandro Manzoni, Opere, 1821.
Abbiamo concluso con questa strofa scritta dal milanese Alessandro
Manzoni perché parla della morte di Napoleone, un generale dell’Ottocento,
descritta da un grande scrittore e anche perché racconta quello che è successo
in quel periodo.
Alice e Luca
SANT’AMBROGIO
L’UOMO DELLA FRUSTA E DEL PASTORALE
Durante il tragitto tra la metropolitana e Sant'
Ambrogio continuavamo a pensare come sarebbe
stata la nostra guida.
Sapevamo che si chiamava Alice, e visto che una
nostra compagna di classe ha il suo stesso nome,
immaginavamo che anche lei avrebbe potuto
assomigliarle, ma arrivati
davanti
alla basilica, non abbiamo trovato nessuno, solo due uomini, che pian piano
si avvicinavano e ci hanno comunicato che la nostra guida non era potuta
venire, perché malata.
Al suo posto c'era Loudovic, un uomo alto, molto
simpatico e con uno strano accento, perché
francese.
Al suo fianco, un uomo "muto", non ci parlava
mai, sembrava fosse la nostra guardia del corpo,
peccato non averlo conosciuto, perché uno che si
veste completamente di nero e si mette delle All
Star rosse, deve essere per forza matto come noi!
La storia
Sant’Ambrogio è una delle cinque basiliche romaniche fondate da Ambrogio
ed
è
una
delle
più
antiche
chiese
di
Milano.
L’edificazione iniziò nel 379 e terminò nel 386, anno in cui fu consacrata
da Ambrogio e dedicata ai Santi martiri perché costruita nel "Cimitero dei
Martiri".
Quattro secoli dopo, nel 789, l'arcivescovo Pietro fondò accanto alla basilica
un
monastero
benedettino.
Fra il IX e il XII secolo, grazie agli arcivescovi Angilberto II e Ansperto presero
avvio le trasformazioni che configurarono la Basilica, mentre più tardi
seguirono le decorazioni pittoriche del Bramante, del Bergognone e del Luini.
Nel settembre del 1395, davanti alla basilica, Gian Galeazzo Visconti venne
incoronato
primo
Duca
di
Milano.
Nel 1857 ci fu un radicale restauro statico e artistico con il consolidamento
delle strutture per evitare ulteriori crolli alle volte. Le aggiunte barocche
vennero smantellate e ci furono degli scavi archeologici e una ricognizione
sotto
l'altare
d'oro
per
ritrovare
i
corpi
dei
Santi.
Altri lavori di consolidamento furono realizzati nel 1937-40.
Dopo i danni dei bombardamenti alleati del 1943 la basilica fu oggetto di un
radicale risanamento esterno.
Basilica ieri e oggi
La vita del santo
Ambrogio nacque nel 339-340 circa, nella Gallia
(attuale Francia) esattamente a Treviri. Sant'Ambrogio
aveva due fratelli, Marcellina, (consacratasi a Dio nelle
mani di Papa Liberio nel 353) e Satiro, anch'essi
venerati
poi
come santi.
Era figlio di un funzionario romano e, dopo la sua
morte, Ambrogio con la madre e i fratelli Marcellina e
Satiro, rientrò a Roma. Ambrogio studiò diritto e
retorica e iniziò la sua carriera giuridica a Sirmio.
Divenne amministratore della Liguria e dell'Emilia in Milano, dove si
trovava nel 374 quando il vescovo Aussenzio, ariano, morì. Per evitare
disordini, in qualità di governatore, egli radunò i fedeli per eleggere il nuovo
vescovo. Dopo il discorso del governatore, dall’assemblea si alzò un grido:
‘’Ambrogio Vescovo!’’. Ambrogio, sorpreso e anche spaventato, proclamò di non
essere neppure battezzato, tentando di fuggire. Tutto fu inutile. Ricevette così
il Battesimo, e otto giorni dopo, la consacrazione episcopale, il 7 dicembre di
quell’anno. La sua influenza fu particolarmente decisiva nella situazione
ecclesiastica e politica dei suoi tempi. Lottò estremamente ed inflessibilmente
per il riconoscimento esclusivo della Chiesa di fronte al paganesimo,
all'arianesimo e alle altre eresie; come fece per la sua libertà e autonomia dal
potere politico, sostenne anche dinanzi all’Imperatore non solo i diritti della
Chiesa, ma l’autorità dei suoi pastori e difese con gli scritti e con l'azione la
dottrina della vera fede contro gli ariani. Morì il 4 aprile del 397, sabato
santo.
La frusta e il pastorale
Abbiamo deciso di mettere come sottotitolo "l'uomo con
il pastorale e la frusta” perché Sant’Ambrogio è
raffigurato con lo staffile, una frusta formata da
una lunga e robusta striscia di cuoio assicurata a un
manico, e con il pastorale, lungo bastone ricurvo in
alto, simbolo dell'autorità ecclesiastica e spirituale del
vescovo. La prima iconografia di Sant’Ambrogio con
in mano lo staffile compare su un bassorilievo del
secolo XI, che si trova nell’atrio della basilica. Un secolo dopo troviamo la
stessa iconografia nei rilievi che ornano la Porta Romana dopo la
ricostruzione di Milano seguente la rovina del Barbarossa. Gli episodi
leggendari che riguardano lo staffile di Ambrogio sono numerosi. Lo staffile
simboleggia la forza del suo ingegno di Dottore della Chiesa impegnato a
combattere l’eresia ariana con la predicazione e con gli scritti.
La Basilica
Nel IV secolo, tra il 379 e il 386, Sant' Ambrogio volle edificare
sull'area del cimitero dei Martiri cristiani la chiesa intitolata
"Basilica Martirum" che, alla morte del santo Vescovo, assunse il
suo nome.
Essa è fonte e simbolo della religiosità milanese. Nel IX secolo fu
trasformata pressa poco con le caratteristiche attuali. I campanili
sono di due epoche diverse: quello dei monaci è del IX secolo, mentre quello
detto dei Canonici è del XII. Alla fine del 1400 il cardinale Ascanio Sforza,
essendo Abate commendatario, chiamò il Bramante per la ricostruzione della
canonica e del monastero, ma i lavori rimasero incompiuti per la caduta del
Moro. Nel 1630 procedettero ad opera di Francesco Maria Richini e
continuarono fino al 1797 anno in cui la basilica venne usata come ospedale
militare. Nel 1943 la basilica fu colpita due volte dai bombardamenti, ma a
guerra finita se ne iniziò subito il restauro: i lavori si conclusero nel 1968.
La colonna del diavolo
Nella piazza, sul lato sinistro rispetto alla basilica, è presente
una colonna, comunemente detta "la colonna del diavolo". Si
tratta di una colonna di epoca romana, oggetto di una
leggenda secondo la quale la colonna fu testimone di una
lotta tra sant'Ambrogio ed il demonio. Il maligno cercando di
trafiggere il santo con le corna finì invece per conficcarle nella
colonna. Dopo aver tentato a lungo di divincolarsi, il demonio riuscì a
liberarsi e, spaventato, fuggì. La tradizione popolare vuole che i fori odorino
di zolfo e che appoggiando l'orecchio alla pietra si possano sentire i suoni
dell'inferno.
L'ARTE: l'altare di Voulvinio
L'altare ideato da Voulvinio per la basilica di
Sant'Ambrogio a Milano è l'opera più raffinata di età
carolingia in Italia: tutto rivestito di lamine d'oro e
d'argento a sbalzo (cioè lavorate con un martelletto
dall'interno), è composto da panelli con scene della vita
di Gesù sul fronte e di Sant'Ambrogio sul retro. Pietre preziose, smalti e
piccoli cammei abbelliscono le cornici dei quadrati.
LETTERATURA: poesia di Giuseppe Giusti dedicata a Sant'Ambrogio
Uno dei poeti che dedicò la sua poesia è Giuseppe Giusti (18091850), un tempo certamente più conosciuto dagli studenti (i
suoi versi si imparavano a memoria fin dalle elementari,
spesso senza capirci un’acca). I suoi versi sono in un
linguaggio, la parlata toscana, spesso oscuro e comunque di
non facile impatto. Eppure chiamava le sue poesie “scherzi”,
senza prendersi troppo sul serio. Su uno di questi
“scherzi”, Sant’Ambrogio lavorò a lungo per giungere ad una poesia dal
tono narrativo, fondendo l’emozione lirica con l’occasione comica.
La lirica prende spunto da un fatto realmente accaduto: mentre si trovava a
Milano, ospite di Alessandro Manzoni, Giusti fece visita alla basilica di
Sant’Ambrogio e s’imbatté in un gruppo di soldati austriaci che a quei tempi
occupavano il Lombardo-Veneto. Il canto intonato da quei soldati suscitò nel
poeta una commozione inaspettata da cui scaturì una riflessione
profonda sulla sorte dei popoli che spesso sono soltanto delle marionette nelle
mani di chi detiene il potere.
Immaginando di rivolgersi ad un alto funzionario della polizia granducale
(il poeta è pistoiese) o austriaca, Giusti inizia con questi versi:
Vostra Eccellenza, che mi sta in cagnesco
per que’ pochi scherzucci di dozzina,
e mi gabella per anti-tedesco
perché metto le birbe alla berlina,
o senta il caso avvenuto di fresco
a me che girellando una mattina
càpito in Sant’Ambrogio di Milano,
in quello vecchio, là, fuori di mano.
Denis e Vanessa
LA GALLERIA VITTORIO EMANUELE II
RACCONTA L’ITALIA
Erano le ore 12.45 del 24.02.2012 e finalmente si avvicina sempre più
il momento del balletto “Giselle” al teatro La Scala, ma soprattutto l’ora di
pranzo!
Una volta terminata la visita al Duomo, ci siamo recati nella Galleria Vittorio
Emanuele II, ultima nostra tappa accompagnati dalla nostra guida Loudovic.
Questa galleria è un insieme di negozi e storia, ed è per questo che c’è tanta
gente, ma tutti noi ci siamo stupiti vedendo un ragazzo con una cresta molto
alta anche perché non avevamo mai visto niente del genere, poi abbiamo
notato anche due “spose” che secondo noi erano cinesi. Beh… forse perché era la
settimana della moda e del carnevale?!
Ci siamo impressionati, perché non avevamo mai visto una coppia di sposi
nella famosa galleria di Milano così “conciata”, di solito in Italia, o meglio a
Chiari, si va in chiesa e si celebra la cerimonia con abbigliamento sobrio, ma
forse in Cina è diverso.
EPOCA E TEMPI
E adesso un po’ di storia.
La Galleria Vittorio Emanuele II è stata costruita e progettata nel 1865 da
Giuseppe Mengoni.
La prima pietra fu posta in presenza del re Vittorio Emanuele II.
Venne costruita in stile eclettico tipico della seconda metà dell’Ottocento
milanese.
Essa è a forma di croce e collega piazza Duomo con piazza Scala.
Negli anni sessanta è stata ristrutturata la pavimentazione a forma di
ottagono centrale realizzando un mosaico con gli stemmi dei Savoia. E’ di
forma ottagonale, perché dalla cupola centrale partono otto vie. La galleria
subì molti danni durante la II Guerra Mondiale, infatti Loudovic, la nostra
guida di origine francese, prima di farci entrare ci ha fatto notare dei fossili
incastrati nel marmo del pavimento. Questo ricorda le giovani origini del
nostro Paese.
La galleria fu terminata nel 1877 e fu concesso l’accesso a tutto il pubblico
ed oggi è una delle principali sedi dello shopping, ma non solo, ci sono anche
bar, fastfood ristoranti e un hotel molto rinomato.
Essa è ancora la più bella contrada di Milano.
STEMMI
All’interno della galleria abbiamo osservato, nella pavimentazione
dell’ottagono centrale, gli stemmi che raccontano l’evoluzione della storia
dell’unità d’Italia attraverso le sue capitali.
Gli stemmi delle 4 città:
1. TORINO: toro e lo stemma sabaudo
2. FIRENZE: giglio
3. ROMA: lupa
4. MILANO: scrofa semilanuta
1. Stemma Sabaudo
Il simbolo milanese nasce dall’ unione
dell’ insegna della nobiltà, che è il
rosso, e del popolo, che è il bianco.
3. Lupa di Roma
La leggenda racconta che, dopo l’
abbandono dei due gemelli Romolo e
Remo da parte dello zio, una lupa
allattò i fratellini che crebbero e, dopo
che Romolo uccise Remo, pentendosene
gli intitolò la città che aveva fondato:
Roma.
2. Giglio Fiorentino
Il giglio fiorentino è diventato simbolo
della città di Firenze, probabilmente
perché nei dintorni della città ne
crescevano di una varietà particolare.
4. Toro di Torino
Una leggenda, scritta da
Ghirardi nell’Almanacco di
Torino per il 1881, narra di un
toro coraggioso che affrontò ed
uccise un terribile serpente, che
terrorizzava la città.
Enxhi e Michele
SANTA MARIA DELLE GRAZIE
INTERESSANTE…
Alle ore 11.00 noi alunni della classe seconda A siamo giunti a ”Santa
Maria delle Grazie” accompagnati da una guida francese di nome Loudovic.
STORIA
Nel xv secolo in Italia si affermarono
gli Stati regionali e Milano era la
capitale del Ducato di Milano.
Il duca della città, che era Francesco
Sforza,
fece
costruire
molti
monumenti in Milano e dintorni tra
cui la chiesa di S. Maria delle Grazie.
Il terreno su cui fu costruita era di
proprietà dei monaci domenicani, infatti la chiesa inizialmente era intitolata
a S. Domenico, il fondatore dell’ordine dei domenicani, ma nel 1469 cambiò
il nome in S. Maria delle Grazie.
La costruzione iniziò il 10 Settembre del 1463 e le ultime ristrutturazioni
furono fatte nel 1934-37.
Nel 1492 Ludovico il Moro fece demolire l’abside
il tiburio
ARTE
.
della chiesa per costruirci
La costruzione della chiesa e del convento fu eseguita dal 1465 al 1482 su
progetto di Guiniforte Solari. La chiesa è costruita in stile gotico lombardo
con all’interno tre navate con cappelle laterali che rappresentano lo stile
compositivo tradizionale anche se si trovano dei segni rinascimentali come le
colonne al posto dei pilastri e la decorazione della navata centrale.
Dal 1490 vennero realizzate trasformazioni architettoniche da Ludovico il
Moro che voleva fare della chiesa il mausoleo della sua famiglia. Egli affidò a
Bramante il compito
di costruire una nuova
tribuna per sostituire
il presbiterio solariano,
a
Leonardo
commissionò l’Ultima
Cena
mentre
a
Cristoforo
Solari
dovette scolpire il coperchio del sepolcro di Ludovico e della moglie Beatrice da
collocare al centro del coro. Ludovico il Moro voleva rifare anche la facciata ma
i lavori si interruppero per la morte della moglie Beatrice nel 1497 e la caduta
del governo del Moro nel 1499 mentre la tribuna, la sagrestia e l’Ultima Cena
(Il Cenacolo nel refettorio) furono completate.
All’interno è presente un coro in legno, ovvero una struttura dove le persone si
riunivano a pregare.
Ci è piaciuta molto la chiesa, ma la parte che ci è piaciuta di più è stata la
cupola illuminata vista dall’interno perché abbiamo notato molto i particolari
delle finestre e le decorazioni sul muro.
TRACCE STORICHE
All’uscita della chiesa la guida ci ha fatto
notare che sul muro di una casa c’erano due
frecce che indicavano le lettere U.S., che
significavano “Uscita di Sicurezza”. Infatti
alcuni milanesi, per ricordare la guerra,
hanno lasciato questi segni sul muro per
avvisare i cittadini che potevano nascondersi
in quella cantina in caso di bombardamenti.
IL CENACOLO
Il cenacolo fu realizzato nella
seconda metà del Quattrocento
dove Leonardo dipinse l’Ultima
Cena. L’aula è rettangolare, chiusa
da volte a lunette e decorata con
due rappresentazioni pittoriche:
oltre
all’Ultima
Cena,
la
Crocifissione
di
Donato
Montorfano. Le due scene sono
unite da un fregio pittorico, che prima era su tutte le pareti laterali, con
ghirlande vegetali che sostengono cartelli con delle citazioni della Bibbia in
cui si ispira la vita monastica. Sopra ci sono ritratti di monaci e di santi,
opere di Donato Montorfano, che oggi sono incomplete a causa dei
bombardamenti del 1943 che distrussero la volta e la parete orientale mentre
la parte dell’Ultima Cena fu salvata grazie a dei sacchi di sabbia. Prima
dell’intervento di Leonardo questo ambiente era diverso: aveva una forma
simmetrica con sedici finestre, otto per parete, allineate alle lunette al di sopra
della trabeazione. Si pensa che sia stato Leonardo ad imporre la diversa
sistemazione delle finestre per realizzare “L’Ultima Cena”.
Filippo e Arianna
IL TEATRO LA SCALA
“GISELLE”
Questa è La Scala vista dall’esterno, non è
per niente come ce l’aspettavamo, anzi è il
contrario rispetto all’esterno.
Come vedete La Scala è tutta un’altra cosa
vista dall’interno, infatti appena vista
siamo rimasti colpiti dalla sua maestosità e
bellezza.
Può
contenere
ben
millecinquecento persone e, quando ci
siamo andati noi, i posti erano quasi tutti
esauriti.
Appena varcato l’ingresso ci siamo diretti
verso i nostri palchi, ma prima di arrivarci
abbiamo dovuto salire un’infinità di scale
fino ad arrivare al terzo piano nella sezione
di destra. Una volta sistemati abbiamo
cominciato subito ad avvertire un gran
caldo ed essendo vestiti per bene, con
camicie e maglioni il caldo è diventato
intenso e fastidioso.
Come vedete in questa foto, alcuni nostri
compagni di classe cercano di allungare le mani verso la platea per cercare un
po’ di aria fresca.
La trama di “Giselle”
I atto
La storia si svolge in un villaggio, durante la vendemmia. La protagonista è
Giselle, una giovane contadina: la sua più grande passione è ballare. Un
giorno incontra un giovane, Albrecht, e se ne innamora. Albrecht è un
principe, ma si traveste da popolano per conquistare Giselle. Albrecht viene
smascherato da un giovane popolano, innamorato di Giselle, quando nel
villaggio arriva la corte di Albrecht e la sua futura sposa. Giselle impazzisce e
muore per il dolore.
II atto
Nel mezzo della notte Albrecht trova la tomba di Giselle, dalla tomba escono
Giselle trasformata in una villi, la regina delle villi e altre villi che lo fanno
danzare fino allo svenimento. Giselle, però, innamorata di Albrecht, lo
sostiene fino all’alba e le villi scompaiono.
Che simbolo è?
Osservando ci siamo accorti che quello
è lo stemma dei Savoia.
La storia
Il teatro La Scala è stato costruito tra il 1776 e il
1778.
Prima di essere costruito c’era la chiesa di S. Maria
della Scala e il teatro ha preso il nome dalla chiesa che
c’era prima. L’architetto che decise di costruire la
Scala fu Giuseppe Piermarini. La Scala venne
inaugurata il 3 Agosto 1778..
L’edificio subì grandissimi danni il 15 e 16 Agosto
del 1943, durante la II Guerra mondiale, causati da
bombardamenti aerei, ma il teatro fu ricostruito
esattamente come era e dove era. Fu riaperto l’ 11
Maggio 1946 con un concerto di Arturo Toscanini “L’Europa Riconosciuta”
di Antonio Salieri.
PER CHI NON E’ ANDATO MAI AL TEATRO LA SCALA, CONSIGLIAMO DI
ANDARCI: E’ STUPENDO!
VI VOGLIAMO DARE DUE PICCOLI CONSIGLI: “VESTITEVI LEGGERI” E ANDATE
IN COMPAGNIA, ALTRIMENTI CON CHI VI CONFRONTERETE, SCAMBIERETE LE
VOSTRE OPINIONI AL TERMINE DELLO SPETTACOLO?
Denise e Paul
Il DUOMO DI MILANO
“MARIAE NASCENTI”
Abbiamo scelto di colorare questa pagine perché sul nostro libro di Geografia
le pagine riguardanti le città più importanti hanno lo sfondo colorato.
Finalmente si arriva in Duomo alle ore 12,45.
La piazza del Duomo era affollatissima:
c’erano bambini travestiti e
festeggiavano il carnevale, c’erano turisti
che fotografavano il Duomo e lo
ammiravano e un ragazzo che aveva una
cresta molto lunga.
Infine abbiamo visto dei ragazzi neri che
hanno regalato dei braccialetti porta
fortuna ai nostri compagni e non solo.
Il Duomo di Milano è l’opera più
importante dell’architettura gotica in
Italia. La costruzione maestosa è in marmo bianco e si estende su una
lunghezza di oltre 157 metri. Le bellissime finestre di vetro colorato sono
attraversate dalla luce che illumina l’interno.
Il Duomo fu iniziato nel 1386 e nella costruzione intervennero diversi
architetti. La facciata, fu iniziata nel 1567 e venne costruita in stile
classico-barocco. Nel 1805, si conclusero i lavori della facciata, mentre
proseguì per tutto il novecento la creazione delle piccole e piccolissime torri.
GIAN GALEAZZO
1351-1402
I lavori sono iniziati per volere di Gian Galeazzo e Antonio da
Saluzzo.
Gian Galeazzo è nato nel 1351 ed è morto nel 1402. Figlio di
Galeazzo II e di Bianca di Savoia. Nel 1361 sposò Isabella di
Valois, figlia del re di Francia che nel 1373 morì.
Nel 1378 morì anche il padre, Galeazzo II.
Il 1° maggio 1395 l’imperatore Venceslao concedeva a Gian Galeazzo il titolo
di duca di Milano per 100.000 fiorini; l'anno dopo lo investiva della contea di
Pavia e nel 1397 lo proclamava duca di Lombardia: era la solenne
investitura, da lui lungamente desiderata.
ANTONIO DA SALUZZO
Saluzzo-Milano
Antonio da Saluzzo proveniva da una famiglia
aristocratica, forse imparentata con i potenti marchesi della
regione Lombardia e fu eletto vescovo di Savona nel 1356.
Fu l'iniziatore della costruzione del Duomo di Milano nel
1386. L'opera venne avviata con il contributo del Duca Gian
Galeazzo Visconti, non solo per rispondere alle esigenze ed
alle aspirazioni dei milanesi di avere una nuova cattedrale
più capiente per la celebrazione delle funzioni liturgiche, ma
anche perché già dal 1392 l'antica chiesa metropolitana di Santa Tecla era
stata reputata ormai inutilizzabile perché pericolante.
di riferimento
durante i bombardamenti nemici.
Accettando il progetto di Simone Arsenego, Antonio da Saluzzo in quello
stesso anno si preoccupò della posa della prima pietra sul luogo dove sorgeva
la chiesa di Santa Maria Maggiore e nelle immediate vicinanze del battistero
di San Giovanni alle Fonti, ancora visibile tutt'oggi sotto il sagrato.
Entrambi gli edifici sacri erano stati fondati da Sant'Ambrogio nel IV secolo.
LA MADONNINA
Sulla guglia maggiore del Duomo è posta la
statua in rame dorata raffigurante la Madonna
Assunta, alta 4,16 m.
La statua venne disegnata da Giuseppe Perego,
fusa dall'orafo Giuseppe Bini
ed inaugurata il 30 dicembre 1774.
Durante la 2^ Guerra Mondiale la Madonnina
venne ricoperta di stracci per
evitare che i riflessi potessero venire
usati
come punto
PAPA MARTINO V E IL RINASCIMENTO ITALIANO
Nel 1418, Papa Martino V
consacrò l'altare
maggiore del Duomo.
Papa Martino V nacque a Genezzano nel 1368 e
morì a Roma nel 1431.
Apparteneva a una delle più antiche e importanti
famiglie di Roma.
Studiò all'Università di Perugia.
Martino V fu il primo papa ad occuparsi del rilancio
di Roma anche in termini monumentali e artistici.
Nel 1423 indisse un giubileo per celebrare la
rinascita cittadina. Il suo piano mirava a ridare
lustro alla città, ma aveva anche una precisa
finalità politica: recuperando lo splendore della
Roma Imperiale egli si proclamava anche il suo
continuatore e diretto erede.
Alessia, Massimiliano e Claudio
PIAZZA MERCANTI
UN MODO DI PARLARSI MOLTO CURIOSO
Siamo arrivati in Piazza Mercanti
alle ore 12.00.
…un giorno uggioso…
Appena arrivati in Piazza Mercanti, Loudovic ci ha raccontato che in passato
si usava mettersi sotto il portico, in angoli opposti e si conversava di affari o
di argomenti privati.
Il nostro compagno Luca, non ha potuto trattenersi dall’urlare alla
Professoressa, che era dall’altra parte del portico, “Le voglio bene!”.
La storia
Piazza Mercanti fu creata come centro della vita cittadina in epoca
medioevale, precisamente nel basso medioevo, nel XIII secolo, con una pianta
rettangolare.
In quest’epoca i mercanti vendevano erbe, spezie …
La piazza gremita dai banchi dei mercanti e dai negozianti cittadini serviva
in
occasioni
straordinarie
per
le
pubbliche
ordinanze.
Al centro della piazza c'è un pozzo, fino al 1879 posto sull'altro lato, su via
Mercanti, poi restituito al Broletto nel 1921.
In
origine
aveva
funzione
di
Chiuso nel 1583, fu rifatto un ulteriore RESTAURO.
pozzo
pubblico.
Verso il 1866 fu aperta al pubblico distruggendo gli ingressi che
comunicavano con le sei porte della città.
Ora è circondata dalla Loggia degli Osii, dalle Scuole Palatine e dal Palazzo
della Ragione che presenta su una colonna una scrofa mezza coperta di pelo e
mezza senza: da qui nacque il nome Mediulanum, cioè mezzalana.
La Piazza Mercanti è lontana dal caos e dal traffico cittadino.
Venne costruita nel 1316 per ordine di Matteo Visconti, che intendeva
realizzare attorno al Palazzo della Ragione un sistema di portici nei quali
comporre le attività giuridico notarili della città. Deve il nome ai palazzi e alle
proprietà degli Osii site in questo punto prima della sua realizzazione.
Dalla Loggia degli Osii i magistrati annunciavano alla cittadinanza editti e
sentenze, affacciandosi dal balconcino (detto "parlerà"), ornato da
un'aquila che stringe una preda, simbolo della giustizia con le insegne dei
quartieri di Milano e gli stemmi Viscontei ed è costruita con marmo nero e
bianco.
Dopo il Medioevo, la Loggia venne deturpata nel Seicento e nel Settecento, con
il tamponamento delle arcate, l'aggiunta di una scala esterna e altre
modifiche.
Nel restauro del 1904 venne eliminato il fastigio settecentesco che era stato
aggiunto al centro del palazzo, sul cornicione, e vennero sostituiti con nuove
colonne i pilastri del portico a piano terra; questi pilastri, del Seicento,
avevano a suo tempo sostituito le colonne originarie cui le attuali si ispirano.
Venne inoltre liberato il primo piano loggiato che era stato anche soppalcato e
vennero riaperte le arcate tamponate.
L’EXPO
L’expo avrà luogo a Milano tra il 1° maggio e il 31 ottobre 2015.
Il tema proposto per la Expo è Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, e vuole
includere tutto ciò che riguarda l'alimentazione, dal problema della
mancanza di cibo per alcune zone del mondo, a quello dell'educazione
alimentare.
Il Palazzo della Ragione
Il Palazzo della Ragione fu il centro della
vita della città dall'anno della sua
costruzione, nel 1233, quando esso fu
eretto per volontà del podestà Oldrado da
Tresseno o Dresano, e rimase inutilizzato
per un lunghissimo periodo, sino
al 1776.
Divenuto sede degli archivi notarili,
nel 1773 - durante il regno dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria - per
incrementate esigenze di spazio fu completamente rinnovato dall'architetto
Francesco Croce, che obliterò le trifore medievali, sopraelevò
l'edificio
realizzando degli ampi finestroni ovali e lo ridusse allo stile neoclassico.
Nel 1854, il portico del pianterreno fu chiuso da vetrate sostenute da tralicci
di ghisa e il soffitto fu poi sostituito da archi a volte a vela.
Il Palazzo della Ragione è uno dei palazzi più antichi di Milano e negli anni
‘80 divenne proprietà del comune, il quale ha eseguito i lavori di restauro e
ristrutturazione: oggi ci tengono molte mostre, in particolare fotografiche.
Le stanze hanno spazi ampi e il soffitto alto e la luce fioca permette di
regolare l’illuminazione anche di giorno.
Il Palazzo delle Scuole Palatine, così chiamato dal 1605 e interamente rifatto
nel 1664 dopo un incendio che lo rase al suolo, si trova nel lato sud
occidentale della Piazza dei Mercanti.
L’architettura presenta una certa ricchezza ornamentale, con busti imperiali
nei riquadri sopra le colonne binate, figure femminili nei triangoli ai lati
degli archi; nel 1657 fu collocata la statua di Sant’Agostino in una nicchia
del piano superiore. Nella seconda metà del settecento insegnarono qui Parini
e Beccaria.
Eleonora e Luca
NOTA 1: Alla fine del XVIII secolo, i processi dell’industria portarono alla
realizzazione di nuovi materiali edilizi, quali ferro, ghisa, cemento armato,
che offrono possibilità di ideazione impossibili con quelli tradizionali di
pietra. Le innovazioni ebbero inizio in Inghilterra, paese in cui l’industria
siderurgica era all’avanguardia rispetto al resto d’Europa, e poi si allargarono
rapidamente in tutti i paesi industrializzati. Da allora, invenzioni tecniche,
nuovi materiali, esigenze espressive e funzionali sollecitarono la ricerca,
offrendo sempre nuove possibilità agli architetti come Ulisse Stacchini che
usò questo stile per costruire la stazione Centrale.
NOTA 2: Abside: termine usato per le basiliche e nelle chiese cristiane per
indicare la tribuna o grande nicchia con volta a cupola, dietro il coro,
all'estremità degli stessi edifici.
NOTA 3: Tiburio: è un elemento architettonico che racchiude al suo interno
una cupola proteggendola. Può assumere svariate forme, come quella
cilindrica, cubica, a parallelepipedo o prismatica, a seconda se la cupola ha
pianta poligonale o circolare. Generalmente è costituito da un tetto a spioventi
chiuso in sommità da una lanterna.
NOTA4: Leggenda: C’era una volta un gran serpente, che abitava nei
dintorni di Torino ed era la paura dei cittadini, poiché tanti venivano presi
altrettanti divorati.
I Nessuno lo affrontava perché il mostro, appena decideva la preda, il poveretto
era spacciato; se invece il viandante fosse stato il primo ad attaccare il brutto
animale, questo perdeva tutta la sua forza e ferocia.
Nessuno riusciva mai a sconfiggere il serpente.
Però in città c’era un grande toro e, spinto il quadrupede contro il mostruoso
divoratore di uomini, a forza di cornate lo uccise e liberò la città, dove fu
ricevuto con grandi feste e,il popolo, lo fece diventare simbolo della città.
Arrivederci in tutte le lingue!
Francese: Aurevoirre!
Inglese: Good bye!
Portoghese: Adeus!
Russo: Прощай!
Spagnolo: ¡Adiós!
Cinese: 再见!待会儿见!
Giapponese: またね。
Tedesco: Auf Wiedersehen!
Polacco: Do widzenia!
Ungherese: Viszlát!
Olandese: Tot ziens!
Rumeno: La revedere!
Turco: Hoşçakal!
Svedese: Hejdå!
Italiano: Arrivederci!
Finlandese: Näkemiin!
Ebraico: !‫היי‬
Norvegese: Ha det!
Slovacco: Nazdar
Croato: Doviđenja!
Arabo: ‫لا! مع السلمة! الى اللقاء‬
ً ‫مرحبا! أه‬
Greco: Γειά!
Coreano: 안녕히 계세요/안녕히
Ceco: Na shledanou!
Albanese: mirupafshim
Danese: Farvel!
Esperanto: Adiaŭ!
Sloveno: Na svidenje
Catalano: Adéu!
Serbo: Zbogom!
Irlandese: Dia duit
Estone: Nägemiseni
Lituano: Sveiki
Thailandese:
!
Urdu: ‫ع ل ی کم ال س الم‬
Bulgaro: Сбогом!
Portoghese brasiliano: Tchau!
Latino: Salvete
Islandese: Bless!
Africano: Goeie dag
Faroese: Bei
Curdu: Xwahafiz
Macedone: Догледање
Azerbaigiano: Sağol
Lettone: Uz drīzu redzēšanos!
Indonesiano: Selamat siang
Ucraino: Побачимось!
Malese: Jumpa lagi!
Bretone: Kenavo!
Frisone: Oan't sjen!
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