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Linee operative del Centro di Primo Ascolto e Coinvolgimento

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Linee operative del Centro di Primo Ascolto e Coinvolgimento
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Linee operative
del Centro di Primo Ascolto
e Coinvolgimento Diocesano
“porta dei cocci”
Le linee guida sono state redatte nell’ottobre 2005 dalla direzione della
Caritas Diocesana Bergamasca e costituiscono il riferimento tecnico per
gli operatori del CPAC Diocesano
Il testo, è prodotto come manoscritto per uso interno
Linee guida per il Centro di Primo Ascolto Diocesano “Porta dei cocci”
STORIA del Centro di Primo Ascolto
Il Centro di Primo Ascolto e Coinvolgimento (di seguito CPAC) ha iniziato la
sua attività nel 1977, per iniziativa della Caritas Diocesana Bergamasca,
quale servizio per dare udienza e risposta alle molteplici richieste di aiuto
che quotidianamente pervenivano alla Caritas.
Da un avvio caratterizzato da richieste inoltrate soprattutto da persone senza
fissa dimora e da "professionisti" dell'accattonaggio, il CPAC è passato a
prendere in considerazione situazioni sempre più diversificate provenienti
per lo più dalle aree del disagio giovanile, del carcere, della sofferenza
psichica, dell'handicap, dell'immigrazione "difficile", dell'AIDS, della
disoccupazione, degli anziani e delle famiglie in difficoltà.
Nel corso degli anni la struttura del CPAC è andata sempre più
consolidandosi fino a divenire, nel 1990, uno dei "servizi segno" essenziali
della Caritas Diocesana Bergamasca, gestiti dall'Associazione Diakoniaonlus.
Dal 1994 il CPAC attua la propria azione di "ascolto" sia nei confronti delle
povertà "locali" sia nei confronti delle povertà "migratorie" (dopo un periodo
in cui i due servizi erano distinti l'uno dall'altro), fornendo per tutti un aiuto sia
nella fase di prima emergenza che nella successiva costruzione progettuale.
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Identità del CPAC
Il CPAC, gestito dall'Associazione Diakonia-onlus su delega della Caritas
Diocesana Bergamasca, è:
"servizio segno", espressione della carità della comunità cristiana diocesana, che si propone di offrire attenzione, ascolto e risposta ai variegati
bisogni del territorio;
"luogo" in cui le persone in difficoltà possono sperimentare la presenza e
la condivisione della comunità cristiana, attraverso l'ascolto, la relazione
e la risposta al bisogno;
"strumento" che permette alla comunità cristiana di osservare, conoscere
e "condividere" i bisogni concreti delle persone in difficoltà;
"espressione" del lavoro di un gruppo di persone che vivono l'ascolto
come attenzione e servizio reso ad ogni persona in difficoltà.
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Finalità del CPAC
Il CPAC è un segno visibile dell’impegno della Caritas che è al servizio della
pastorale della carità, in esso la comunità cristiana attraverso l’opera di
alcuni operatori rende quotidianamente visibile l’attenzione e la sollecitudine
per i poveri:
è una "porta aperta" per ascoltare e dare attenzione a persone in difficoltà secondo lo spirito evangelico, attraverso un'azione costante di coinvolgimento dell'interessato, della famiglia e della realtà ecclesiale e civile
per contribuire al superamento di situazioni di bisogno e al ripristino dell'autonomia del soggetto stesso;
è una "antenna" per captare i bisogni emergenti sul territorio attraverso
l'ascolto diretto delle persone in difficoltà;
è uno "strumento" per diffondere una cultura della solidarietà nei confronti:
• delle persone in difficoltà, per dar loro voce e per aiutarle ad essere
protagoniste e soggetti attivi nel superamento della loro condizione di
disagio e nella ricerca di se stesse;
• dei volontari e degli operatori, che vi trovano uno spazio di confronto
per crescere, come uomini e come cristiani, nella prossimità e nel
servizio ai fratelli;
• della comunità cristiana, perché viva il proprio essere "comunione" in
una continua tensione missionaria, percorrendo i cammini di sofferenza e di disagio delle persone, perché al di là dei bisogni che le
opprimono, emerga sempre la grandezza della loro dignità;
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• della comunità civile, perché si mantenga costantemente attenta alle
povertà del proprio territorio, facendosene carico concretamente e
impegnandosi in un cammino di corresponsabilità
Occorre sottolineare come i CPAC (Diocesano e parrocchiali) non
esauriscano l’attenzione caritativa della comunità, anzi la sollecitano a
spendersi sul territorio, attraverso modalità di “ascolto diffuso” e capillare.
Protagonista dell’ascolto è tutta la comunità, nella duplice funzione: di
risorsa e di promozione. Obiettivo dei CPAC è allora quello di contribuire a
far crescere nella comunità cristiana, uno stile di prossimità, attento alla
persona, capace di valorizzare le relazioni umane.
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Compiti del CPAC
1. “Il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo”
Ascoltare significa mettere in atto un atteggiamento che tende a rendere
protagonista chi parla di se: deve verificarsi un incontro. La persona deve
sentirsi accolta, accettata, capita, aiutata a comprendere il suo problema
reale. L’ascolto è finalizzato ad instaurare una relazione di aiuto. Chi ascolta
e chi è ascoltato vengono coinvolti, con ruoli diversi, nella definizione di un
progetto graduale che tende a promuovere la persona nella sua integrità
aiutandola ad affrontare e a gestire il suo bisogno.
Chi ascolta con stile di fraternità evangelica, cerca di capire, di conoscere,
esprime comprensione empatica, senza lasciarsi travolgere.
Ascoltare significa allora:
fare silenzio, creare spazio;
dare precedenza all’altro;
voler capire;
non giudicare;
riconoscere;
cogliere la sostanza;
“regalare” tempo.
2. L’obiettivo del CPAC non è risolvere tutti i problemi, ma esprimere il primato dell’ascolto come strumento di promozione della persona. È quindi
un luogo dove, preferibilmente:
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• non si offrono dei “servizi” , ma si aiutano le persone ad acquisire la
propria indipendenza;
• si orientano le persone verso altre realtà specifiche dove ricevere le
risposte ;
• l’attenzione ha come centro la persona più che il bisogno di cui è
portatrice;
• ci si propone di superare la logica assistenziale, per assumere una
logica promozionale e progettuale, affinché le persone ritrovino fiducia in se stesse e negli altri, prendano coscienza della propria situazione e riescano a stabilire relazioni costruttive, in grado di permettere loro un migliore reinserimento sociale.
• si sviluppa la capacità di andare verso i poveri, e non solo attenderli,
individuando costantemente i bisogni e le risposte-strumenti che devono essere messe in atto nei confronti di chi fatica ad accedere ai
servizi e creando spazi di socializzazione per i più disagiati.
3. A partire dalle situazioni di bisogno che si presentano, il CPAC deve saper promuovere un'azione capillare di sensibilizzazione, collegamento e
collaborazione sul territorio di provenienza o di residenza della persona,
in modo da attivare le comunità ecclesiali e civili nel farsi carico, quanto
prima, della stessa e nell' "inventare" risposte ai suoi bisogni.
4. Collaborare nell’accompagnamento e nella crescita dei Centri di Primo
Ascolto parrocchiali e nei percorsi formativo-esperienziali per operatori e
volontari.
5. Studiare, formulare e verificare progetti di riabilitazione e di risocializzazione per soggetti in situazione di disagio; fare da "filtro" per le ammissioni nei servizi segno promossi dalla Caritas e da altre realtà ecclesiali e
di accompagnamento per i servizi pubblici presenti sul territorio provinciale.
6. Contribuire allo sviluppo dell'Osservatorio diocesano delle povertà, dei
bisogni e delle risorse.
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Destinatari del CPAC
Coloro che si rivolgono al CPAC sono generalmente persone in difficoltà:
uomini o donne senza fissa dimora, persone dimesse dall'ospedale
psichiatrico o dal carcere, ospiti dei vari centri di accoglienza, persone con
problemi d'alcool o droga, stranieri immigrati, nomadi, giovani con difficoltà
di adattamento, ragazze madri, disoccupati, persone anziane, minori,
famiglie disgregate, sfrattati, omosessuali, prostitute, familiari di ricoverati
lontani da casa, ecc.
Destinatari del CPAC sono anche i CPAC parrocchiali presenti o in
costituzione nelle parrocchie, nonché alcune realtà impegnate nel sociale,
che chiedono collaborazione e/o consulenza.
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Metodologia
1. La prospettiva d’intervento
Il CPAC ha il compito di promuovere, attivare la persona e le realtà ad essa
collegate affinché vengano individuate risposte utili al superamento della
condizione di bisogno. Quella del coinvolgere è perciò una delle attività più
importanti per raggiungere tale obiettivo.
Questa metodologia è fondata sul lavoro di rete e punta al coinvolgimento
del maggior numero possibile di risorse presenti sul territorio:
della persona: malgrado la situazione di bisogno, è sempre un essere
umano con una sua dignità, con molte possibilità e potenzialità "nascoste", tutte qualità che devono essere riscoperte e attivate;
del suo gruppo sociale primario di riferimento e cioè la famiglia, i condomini, i colleghi di lavoro, il gruppo etnico;
delle comunità ecclesiali: visto il ruolo pedagogico della Caritas, anche il
CPAC, che è il suo strumento operativo, è chiamato a coinvolgere le parrocchie (parroci, coadiutori, Caritas parrocchiali, centri primo ascolto,
gruppi missionari, gruppi caritativi, volontari) attraverso la segnalazione
della persona in difficoltà, la richiesta di assunzione totale o parziale (con
il supporto del CPAC o a supporto dell'ente pubblico) del problema in
questione, offrendo comunque opera di informazione sulle strategie di intervento, di coordinamento, di supervisione e di verifica;
dei servizi pubblici e privati: con queste strutture è necessario scambiarsi
le informazioni a disposizione sulla persona e sullo stato di bisogno in
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modo da poter concordare gli obiettivi e le modalità di intervento, stabilendo anche i reciproci ruoli nella gestione del soggetto in difficoltà.
2. Le modalità d'intervento
a) Primo livello
L'accoglienza
Rappresenta la prima fase in cui la persona, che si rivolge al CPAC, viene
accolta. Si espletano le formalità richieste dalla normativa sulla privacy e
dalla gestione dell’Osservatorio Diocesano delle povertà, dopo di che la
persona viene accompagnata all'operatore per il colloquio personale (la
stessa procedura viene seguita per le richieste che pervengono per via
telefonica).
Segretariato sociale (informazione – orientamento - educazione all'utilizzo
del territorio).
Quando esistono sul territorio realtà che possono (per competenza, perché
hanno a disposizione delle risorse o hanno attivato specifici servizi) fare
fronte allo stato di bisogno e alle richieste della persona in difficoltà, si
indirizza la stessa a queste realtà "ad hoc", dando indicazioni sulle modalità
di accesso e sul funzionamento del servizio (indirizzo, orari di apertura,
persone di riferimento, ecc., magari con l'utilizzo di una mappa comprensiva
di indirizzario), possibilmente contattandolo direttamente per segnalare la
persona e facendo, se necessario, opera di accompagnamento.
Alla base di questa modalità sta il fatto che il CPAC non deve diventare un
servizio sostitutivo e nemmeno un doppione di altri servizi, ma cercare di
avere prevalentemente una funzione di stimolo nei confronti del territorio.
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Accoglienza dell'emergenza
In alcune situazioni di emergenza, in assenza dell'intervento di altri servizi e
dove manca il tempo di avviare l'opera di orientamento e di coinvolgimento
degli stessi, il CPAC può assumere, temporanea-mente, la gestione della
situazione di bisogno, con l'obiettivo di tamponare le necessità più urgenti.
b) Secondo livello
Presa in carico progettuale
Di fronte a situazioni in cui l'informazione, l'orientamento e il coinvolgimento
di altre realtà non siano sufficienti, il CPAC, se ritenuto opportuno e fattibile
in riferimento ai suoi compiti specifici, alle risorse, alle finalità e agli obiettivi
generali, avvia la presa in carico progettuale della persona: predispone un
progetto (o prende parte ad eventuali progetti già avviati da altri servizi) dove
sono definiti gli obiettivi, gli interventi da attivare, i relativi costi, i tempi di
realizzazione, le modalità, i ruoli.
La presa in carico e la definizione di un progetto di intervento, nel coniugare
professionalità e carità, competenza e servizio, presuppongono:
accogliere la persona come “unica”: non come un “caso” da risolvere, ma
come “storia” da assumere;
prendere coscienza del “bisogno vero” e delle possibilità reali di affrontarlo in termini di risorse personali, territoriali, comunitarie (compresi i
servizi Caritas), formali ed informali;
dopo aver individuato le cause del disagio, formulare un progetto con la
persona che, partendo dalla valorizzazione delle sue potenzialità e dalla
concretezza del bisogno, valuti le risorse disponibili, individui le strategie
operative per affrontare e risolvere il problema, definendo degli obiettivi
realistici, graduali e verificabili nel tempo;
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coinvolgere e utilizzare i servizi istituzionali di riferimento e la comunità
ecclesiale attorno ai bisogni emersi: attivare una rete di risorse disponibili, a partire da quelle della persona.
3. La verifica dell'intervento
Il momento della verifica, della valutazione e della riprogettazione comune è
un aspetto metodologico molto importante che consente all’equipe degli
operatori del CPAC di:
• esprimere la dimensione comunitaria del proprio servizio;
• condividere risorse e abilità di ciascuno per affrontare e risolvere i problemi;
• garantire continuità, unità e omogeneità al lavoro;
• imparare a leggere il vissuto e a far tesoro dell’esperienza maturata.
L’equipe del CPAC sviluppa la verifica su quattro diversi livelli, definiti in
ordine di priorità:
1. sull’andamento dei “casi” (rammentando che le persone avvicinate non
sono dell’operatore ma del CPAC);
2. sull’operatore, sul gruppo (definizione e rispetto delle comuni modalità di
lavoro);
3. sul raggiungimento degli obiettivi e sul funzionamento del Centro (rispetto alla missione del CPAC stabilita Associazione Diakonia-onlus in stretta
collaborazione con la Direzione Caritas e del rapporto costo/beneficio del
servizio svolto);
4. sull’evoluzione dei bisogni della comunità (e sulla opportunità di suggerire alla Associazione Diakonia l’istituzione di nuovi servizi-segno).
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Organizzazione del lavoro
L'operatore che esegue il primo colloquio diventa, ordinariamente, figura di
riferimento all'interno del CPAC per una data persona.
Le notizie riguardanti ciascuna persona sono riportate, dai singoli operatori,
in cartelle personali appositamente strutturate e costantemente aggiornate.
Ai singoli operatori compete il relativo inserimento dei dati anche nel sistema
informatico a disposizione del CPAC, nell’osservanza delle normative vigenti
sulla privacy.
Per ogni persona l'operatore raccoglie le informazioni utili dal contesto
sociale, identifica con adeguati approfondimenti, le situazioni per le quali
ritiene possibile la stesura di un progetto. Dopo aver predisposto una prima
bozza dello stesso ed essersi confrontato con il coordinatore del CPAC
redigerà un progetto personalizzato sia in formato cartaceo che
informatizzato, inviandolo al coordinatore per il prosieguo della pratica. Ad
eccezione degli interventi di emergenza, come di seguito illustrati, solo dopo
l’approvazione definitiva da parte del Consigliere Delegato dal Presidente
dell’Associazione Diakonia-onlus, il progetto diventerà esecutivo.
L'operatore, inoltre, segue passo-passo il procedere del progetto e provvede
alla messa in atto dei mezzi e degli strumenti per la sua realizzazione.
Nel caso in cui il progetto coinvolga altri enti o servizi, periodicamente
vengono svolti incontri collegiali tra l'operatore del CPAC che segue la
persona e gli operatori dei servizi interessati.
A seguito della proposta scaturita dal Tavolo “Grave Marginalità” istituito
dall’Ambito territoriale n. 1, il CPAC svolge un ulteriore servizio di Ascolto e
coordinamento, con le seguenti finalità:
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Servizio pubblico di tutela dei diritti della popolazione in condizione di
grave marginalità e di promozione della contrattualità dei servizi rivolti a
questa fascia di popolazione rispetto ai servizi territoriali o specialistici.
Servizio di ascolto per le persone e gli operatori dell’Ambito:
⇒ per le persone: finalizzato alla valutazione della situazione della persona per la definizione di un progetto possibile;
⇒ per gli operatori: finalizzato ad offrire uno spazio di consulenza/orientamento in merito a:
♦ legislazione;
♦ risorse presenti sul territorio;
♦ valutazione di interventi già in atto.
Servizio di coordinamento di tutte quelle realtà che nell’Ambito si occupano di interventi al superamento della condizione di esclusione
Servizio per la gestione delle “accoglienze” così come definite dallo specifico protocollo d’intesa tra Ambito territoriale di Bergamo e realtà aderenti al progetto. L’iter per l’approvazione dei singoli progetti, segue la
prassi prevista dal presente documento.
Relativamente all'osservazione delle problematiche riferite all'area della
grave emarginazione, gli operatori del CPAC, su indicazione del
coordinatore e su espresso incarico del Consigliere Delegato, potranno
partecipare ad Organismi istituzionali, gruppi di lavoro e quant’altro venga
ritenuto utile per un miglior svolgimento della propria attività.
Settimanalmente l'equipe del CPAC si ritrova per un momento di
programmazione delle attività e dell’organizzazione del lavoro, di norma il
martedì dalle ore 14.30 alle ore 15.00.
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Come precedentemente indicato nel paragrafo sulla verifica degli interventi,
ogni quindici giorni è previsto l'incontro di verifica, di norma il martedì dalle
ore 15,00 alle ore 17,30.
Il Coordinatore del CPAC partecipa, inoltre, alle riunioni programmate per il
coordinamento dei Servizi Segno dell’Associazione Diakonia-onlus.
Semestralmente il coordinatore, sentiti gli operatori del CPAC, redige una
relazione sull'attività svolta, l'utenza, le caratteristiche, le richieste e segnala
le situazioni di disagio prese in carico, l'evoluzione della rete di contatti e
altre particolarità.
Su richiesta del Consigliere Delegato, della Direzione Caritas, o su
autonoma iniziativa del CPAC stesso, nel corso dell’anno possono essere
redatte alcune particolari relazioni riguardanti tematiche specifiche, quali le
situazioni legate ad emergenze, nuovi aspetti del fenomeno migratorio o del
disagio sociale, ecc. come valido contributo al lavoro dell’Osservatorio delle
Povertà.
Nessun documento o comunicazione di dati, anche statistici, riguardanti
l’utenza del CPAC, comunque in possesso degli operatori, potrà essere
divulgato e/o consegnato a terzi senza specifica autorizzazione scritta da
parte del Consigliere delegato dal Presidente dell’Associazione Diakoniaonlus, ad eccezione dei documenti personali dell’utente necessari alla
realizzazione del progetto individuale approvato.
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Strumenti
1 Sede
II CPAC ha sede in via Conventino n° 8 a Bergamo (in ambienti messi a
disposizione dall'Associazione Diakonia-onlus- Caritas Diocesana
Bergamasca) e ha un ingresso per il pubblico in via Gavazzeni n° 9 a
Bergamo. Telefono: 035.4598.450 - Fax. 035.4598.401.
La sede è composta da: una sala d'attesa, da tre uffici per l'ascolto e le
riunioni, più doppi servizi.
Ogni ufficio dispone di un proprio apparecchio telefonico (la sala d'attesa
funge anche da "centralino" con possibilità di comunicazione sia esterna che
interna, anche diretta con gli Uffici Caritas) e di tutti gli strumenti informatici
necessari.
Il CPAC è aperto da Lunedì a Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.00 (apertura
al pubblico dalle ore 9.00 alle ore 12.00) e dalle ore 14.00 alle ore 17.30 (per
colloqui su appuntamento, per lavoro di rete, di ricerca risorse).
Fatto salvo il periodo di riunioni d’equipe, gli operatori del CPAC dovranno
comunque garantire, anche nelle ore pomeridiane, l’accoglienza e l’ascolto
di persone che chiedono una prima risposta di emergenza ad un loro
bisogno.
2. Scheda Personale
Dopo ogni colloquio, l'operatore organizza ed aggiorna i dati principali
riguardanti la persona ascoltata, la sua storia personale, il suo stato di
bisogno, la sua richiesta e la risposta data, nella "scheda personale"
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appositamente predisposta e la aggiorna ogni volta che il contatto con la
persona in situazione di bisogno si ripete. L’operatore è tenuto ad aggiornare
personalmente la relativa scheda informatica. Le schede devono essere
archiviate in appositi schedari, ordinate per numero. Nel rispetto della
normativa sulla privacy le schede, al termine del lavoro, non possono essere
lasciate negli uffici in visione a persone estranee al Centro stesso.
I fac- simile delle schede personali, sono espressamente stabiliti dalla
Associazione Diakonia-onlus, anche sulla base di indicazioni formulate dagli
operatori del CPAC.
3. Progetto di rete per la rilevazione delle povertà
Al fine di rilevare in modo più corretto le povertà ed i bisogni emergenti, è
stato attivato un programma software di archiviazione, osservazione ed
elaborazione dei dati dell'utenza del CPAC, seguendo le linee operative
predisposte dalla Caritas Italiana, che permettono alla Caritas Diocesana, la
partecipazione al “Progetto Rete” per la stesura di un Dossier Regionale
sulle Povertà che i Cpa incontrano.
Il programma funge da:
archivio del CPAC - nel programma vengono immessi tutti i nominativi
delle persone in difficoltà presentatisi al CPAC;
data base per la conoscenza delle povertà locali e migratorie - con le caratteristiche del soggetto, le richieste e le risposte;
mappatura delle risorse.
Più in generale, il programma di software è uno dei principali strumenti per
leggere i mutamenti avvenuti nel corso del tempo in relazione alla tipologia
dell'utenza, ai bisogni espressi, alle risposte date e quindi alla metodologia
di intervento messa in opera.
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4. Gestione delle risorse economiche
L’operatore del CPAC per lo svolgimento della sua attività può disporre di
risorse economiche secondo le seguenti modalità:
Per situazioni di emergenza:
Si qualificano come situazioni di emergenza quelle esigenze che richiedono
un solo intervento. Per queste l’operatore può erogare un singolo buono
alimentare, o un pasto caldo, o l’accoglienza per una notte, o una doccia e/o
un cambio abiti, redigendo comunque la scheda informatica del programma
di gestione del servizio.
Per ogni singolo progetto personalizzato:
Per tutte le situazioni diverse dalla prima emergenza, l’operatore deve
redigere uno specifico progetto personalizzato. Tale progetto deve essere
approvato dal coordinatore del CPAC e dal Consigliere Delegato dal
Presidente dell’Associazione Diakonia-onlus. Solo in tal caso diventa
pienamente operativo.
Non sono ammesse deroghe. Il mancato rispetto delle procedure sopra
indicate espongono l’operatore alla personale responsabilità giuridica
ed alle conseguenti sanzioni economiche a suo carico.
5. Centri di accoglienza
II CPAC utilizza per l'accoglienza sia strutture del privato sociale che centri
gestiti o in collegamento con l'Associazione Diakonia-onlus, dei quali fa da
filtro. Gli attuali centri di accoglienza sono:
• Centro Pluriservizi "Zabulon", Centro "Zarepta", Centro “B. L. Palazzolo”,
Centro di accoglienza "Sara Casa”, Centro “S. Micaela”, Centro "Kairos",Casa famiglia Doris, Centro Diurno Battaina
L'Associazione Diakonia-onlus ha messo a disposizione del CPAC anche
alcuni luoghi per accoglienze a lungo termine. Gli attuali appartamenti a
disposizione sono:
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• a Bergamo, un appartamento in via Canovine, uno in via Borgo Palazzo
e due in via Palazzolo, due appartamenti in Almenno San Salvatore, un
appartamento in Comune di Dalmine, un appartamento in Comune di Arcene, un appartamento in Comune di Costa Serina, un appartamento in
Comune di Pedrengo, e un appartamento in Comune di Alzano Lombardo.
6. Sportello “ Poveri ma cittadini”
Per le persone con problemi giuridici e penali, la Caritas ha promosso
l’istituzione di un servizio – segno denominato “Poveri ma cittadini”, un
servizio di secondo livello cui possono accedere i vari responsabili dei servizi
di primo livello, dei CPAC parrocchiali ed in genere delle Parrocchie che
segnalano il singolo caso e le esigenze di difesa legale delle persone
interessate al servizio. Oltre alla presenza di avvocati di strada, il servizio si
può avvalere anche di un Ufficio di Mediazione Penale e sociale, che può
avvalersi di un gruppo di esperti in materia.
7. Sportello “ microcredito”
Per le persone che vivono momenti di grave difficoltà economica (sostegno
iniziale per assunzione mutuo, pagamenti di rate, indebitamenti vari, ecc.), la
Caritas ha promosso, in collaborazione con alcune banche, un servizio che
consiste nell’erogazione di prestiti di piccola entità. A fianco di questo
sportello, gli operatori del CPAC, possono inoltre usufruire anche dei servizi
offerti dalla fondazione San Bernardino, voluta dai Vescovi lombardi per
combattere le situazioni di usura.
8. Documentazione
Fatto salvo la documentazione di uso giornaliero, gli operatori del CPAC
possono utilizzare la documentazione della Biblioteca sita nei nuovi locali
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degli uffici pastorali Diocesani di Via del Conventino e tutto il materiale
presente nella rete intranet della Caritas Diocesana e dell’Associazione
Diakonia-onlus.
9. Formazione
La formazione di base è volta ad approfondire identità, funzioni, modalità
operative, rapporti interni e esterni del CPAC e la conoscenza dei fenomeni
di povertà, delle dinamiche di relazione, delle politiche sociali locali, delle
linee e dell'organizzazione sociale e pastorale ai vari livelli.
Diverse sono le modalità formative messe in atto:
• supervisione agli operatori, all'attività svolta e ai progetti promossi nelle
riunioni bisettimanali sotto la guida del coordinatore;
• partecipazione alle attività formative promosse dall’Associazione stessa,
dalla Caritas Diocesana Bergamasca o da altri Uffici Pastorali;
• partecipazione a Convegni e Seminari organizzati dalla Caritas Italiana o
dalla Delegazione Regionale Caritas;
• partecipazione ad altre iniziative, private o pubbliche, ritenuti utili alla
formazione degli operatori del CPAC.
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Ruoli
Il CPAC è gestito dall'Associazione Diakonia-onlus che ne dirige l'attività
attraverso un consigliere delegato nominato dal Presidente della stessa.
L'Associazione Diakonia-onlus, nel rispetto delle normative vigenti,
provvede:
alla sede;
al funzionamento del CPAC;
all'arredamento degli uffici;
al personale addetto;
al reperimento dei fondi necessari;
alla copertura assicurativa dei volontari, delle persone in servizio civile
volontario e di tutte le persone accolte nei servizi-segno gestiti dalla medesima.
All'interno del CPAC operano: il Coordinatore, gli Operatori di ruolo,
eventuali giovani in servizio civile volontario e volontari.
a) Consigliere Delegato dal Presidente
I compiti del Consigliere Delegato sono di:
collegamento dell'operatività del CPAC con l’Associazione stessa;
indirizzo dell'attività;
approvazione dei progetti;
verifica della progettazione;
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realizzazione generale delle attività;
autorizzazione dei permessi e delle ferie degli operatori;
autorizzazione delle uscite di servizio degli operatori sul territorio.
b) Coordinatore
I compiti del Coordinatore sono:
coordinare il lavoro degli operatori, dei volontari e verificare che corrisponda alle finalità del CPAC mediante apposite riunioni di verifica;
mantenere rapporti con enti pubblici e privati per questioni inerenti il lavoro del CPAC;
mantenere per conto del CPAC i rapporti con la Direzione Caritas Diocesana Bergamasca;
relaziona periodicamente al Consiglio Direttivo dell’Associazione Diakonia-onlus sull'andamento dell'attività del CPAC stesso;
controfirma gli interventi progettuali proposti degli operatori, secondo le
modalità stabilite e li sottopone all’approvazione del Consigliere Delegato;
concordare con il personale del CPAC uscite, riunioni, permessi, straordinari e ferie e li sottopone all’approvazione del Consigliere Delegato;
collaborare con la Caritas Diocesana nella promozione e nella supervisione dei CPAC parrocchiali.
c) Operatore.
Si occupa di:
ascoltare i soggetti in difficoltà;
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sottoporre alla firma dell’interessato la liberatoria prevista dalla Associazione Diakonia–onlus per il trattamento dei dati personali senza la quale
non è possibile erogare alcuna prestazione;
compilare e aggiornare le schede personali, sia cartacee che informatiche;
stilare progetti di intervento individualizzati;
relazionare al coordinatore e alla equipe sull'andamento dei singoli progetti;
mantenere i contatti con tutte le varie realtà delle Istituzioni pubbliche e
del privato sociale per un efficace lavoro di rete;
collaborare nella promozione e consulenza dei Centri di Primo Ascolto
parrocchiali, su espressa richiesta della Direzione Caritas;
promuovere e partecipare a gruppi di studio e di ricerca riguardanti le
problematiche legate ai bisogni espressi dalle persone che si rivolgono al
CPAC.
d) Volontari e persone in servizio civile volontario
Si affiancano agli operatori, nell’attività del CPAC. A seconda delle
specifiche competenze, i volontari potranno essere impegnati sia in attività di
accoglienza che di ascolto. Il coordinatore del CPAC, proporrà al Consigliere
Delegato dal Presidente dell’Associazione Diakonia-onlus, l’utilizzo più
idoneo dei vari volontari disponibili, che potranno essere effettivamente
impiegati solo dopo il deposito nella segreteria dell’Associazione Diakoniaonlus dei documenti personali utili ai fini assicurativi.
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Linee guida per il Centro di Primo Ascolto Diocesano “Porta dei cocci”
Nota finale
Per quanto non espressamente indicato nel presente documento (nei
contenuti, nei compiti e nella organizzazione del CPAC Diocesano), si rinvia
a specifiche comunicazioni formulate dalla Associazione Diakonia-onlus
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Linee guida per il Centro di Primo Ascolto Diocesano “Porta dei cocci”
Indice
Storia del Centro di Primo Ascolto ........................................................... pag. 01
Identità del CPAC ........................................................................................ pag. 02
Finalità del CPAC ........................................................................................ pag. 03
Compiti del CPAC ....................................................................................... pag. 05
Destinatari del CPAC .................................................................................. pag. 07
Metodologia ................................................................................................ pag. 08
La prospettiva d’intervento..............................................................pag. 08
Le modalità d’intervento..................................................................pag. 09
La verifica dell’intervento ................................................................pag. 11
Organizzazione del lavoro.......................................................................... pag. 12
Strumenti ..................................................................................................... pag. 15
1. Sede............................................................................................pag. 15
2. Scheda personale.......................................................................pag. 15
3.Progetto di rete per la rilevazione delle povertà ......................... pag. 16
4. Gestione delle risorse economiche ............................................pag. 17
5. Centri di accoglienza ..................................................................pag. 17
6. Sportello „poveri ma cittadini“ .....................................................pag. 18
7. Sportello „microcredito“...............................................................pag. 18
8. Documentazione ........................................................................pag. 18
9. Formazione.. ...............................................................................pag. 19
Ruoli ............................................................................................................ pag. 20
Nota finale.................................................................................................... pag. 23
Indice............................................................................................................ pag. 24
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….. noi siamo un colloquio,
presto saremo un canto …..
CARITAS DIOCESANA BERGAMASCA
via del Conventino, 8
24125 Bergamo
Tel. 035/4598400
Fax 035/4598401
E-mail: [email protected]
Sito Internet: www.caritasbergamo.it
Il Centro di Ascolto e Coinvolgimento Diocesano “porta
dei cocci”, è un servizio segno della Caritas Diocesana
Bergamasca. E’ un servizio che fa dell’ascolto e della costruzione di progetti personalizzati due elementi chiave
del proprio agire. Il documento presenta sinteticamente
lo stile che deve accompagnare il lavoro degli operatori
nell’ascolto dei poveri. In particolare si presentano non
solo gli elementi costitutivi dell’ascolto progettuale, ma
anche le linee operative di gestione del Centro stesso.
Questi indirizzi metodologici, proprio perché “stile” dell’ascolto Caritas, diventano riferimenti certi e vincolanti
per l’equipe degli operatori. Nel contempo, essi possono
costituire un valido riferimento operativo anche per tutti
i CPAC parrocchiali presenti nella Diocesi di Bergamo.
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